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Omelia Domenica – T.

Ordinario C
Cari fratelli e sorelle!
Oggi il Signor Gesù continua con il suo insegnamento per i suoi e tutti coloro che vogliono
seguirlo per la strada della vita e vivere come cristiani.
Tutta la liturgia della Parola di oggi attira la nostra attenzione sulla grande virtù della umiltà. Già
nella prima lettura abbiamo sentito come questo autore dell’Antico testamento, insegna ai suoi discepoli
con l’affetto di un padre: “Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo
generoso”.
Con il vangelo, che abbiamo sentito, iniziano i chiarimenti sulla porta stretta che ci permette di
entrare nella dinamica della salvezza. Così, oggi ci viene detto che questa porta, oltre ad essere stretta, è
bassa; e attraverso di essa entreranno solo i più piccoli, gli umili.
Invitato a pranzo tutti guardavano Gesù, ma Lui osserva anche il loro comportamento e nota come
tutti cercano i primi posti sul tavolo. Da questa osservazione, dice due parabole: la prima è indirizzata a
tutti gli invitati. Suggerisce che è più prudente non scegliere il primo e il miglior posto, ma posizionarsi
nell'ultimo. Un modo grafico di presentare il principio evangelico con cui chiude le due esempi: “Perché
chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. L'insegnamento di Gesù è che ogni vero
discepolo deve seguire la via dell'umiltà. Il discepolo, infatti, deve mostrare con la sua vita gli
insegnamenti del Maestro.
La seconda, invece, indirizzata a colui che l’aveva invitato: “non devi invitare parenti o amici o
vicini ricchi; ma ai poveri, storpi, zoppi e ciechi”. Tramite questa parabola il Signore insegna ai suoi
discepoli che non dovrebbero mai fare del bene con gli occhi sulla retribuzione che si aspettano di
ricevere. Chi condivide quello proprio, senza cercare ricompensa in questo mondo, lo riceverà da Dio, che
è generoso in grado infinito.
Si bene dobbiamo riconoscere che a tutti ci piace il riconoscimento e la gloria, il Signore ci
avverte che questo atteggiamento di cercare i primi posti e il riconoscimento degli altri, se non prendiamo
cura di noi stessi, ci possono portare fuori della realtà, già che il nostro vero valore e la nostra realtà
profonda e vera è ciò che siamo davanti a Dio. Per quello possiamo dire che la umiltà ci mantiene nella
realtà. Infatti, Santa Teresa diceva che “l'umiltà è camminare nella verità”. Questo comporta non negare
tutto il bene e il valore che abbiamo, ma riferirci sempre alla sua origine e fonte: che è Dio.
Non solo è stretta la porta che porta in cielo, adesso il Signore aggiunge che è bassa, solo gli umili
possono passare per essa, e sarà difficile per coloro che si credono più grandi che gli altri. (che non
ascoltano, che non si lasciano consigliare degli altri, che non sono capace di chiedere perdono, di mettersi
al servizio degli altri). La via dell'umiltà è stata la via di Gesù in questo mondo, in cui abbiamo il modello
perfetto.
Possiamo dire che i due temi principali delle parabole sono: l’umiltà e il servizio disinteressato.
Solo l'umile, colui che non cerca sé stesso, ha luogo nel suo cuore per amare e servire disinteressatamente
i bisognosi. Non fa le opere di misericordia per mostrarsi, ma per compassione; lo fa con tutto il cuore
perché è consapevole della ricchezza che il Signore gli ha dato e vuole condividere con gli altri.
Per quello oggi, cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore questo grande dono dell’umiltà. Per
guardare la nostra realtà e la degli altri sotto lo sguardo di Gesù, il Maestro e così nutrita la nostra fede
della sua Parola e della sua Eucaristia, possiamo essere testimoni e umili servitori del regno di Dio, sotto
la guida dello Spirito Santo.

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