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Vocazioni
(Appunti di esperienze personali)
3
Nella mia vita, mi sono trovato principalmente tra giovani
studenti di Ginnasio o di Liceo, e tra giovani appartenenti ad
Associazioni Religiose. È chiaro quindi, che fatti da me portati,
riguarderanno quasi sempre questa categoria di persone, le
cose però che dico, possono valere anche per i più grandi.
Inoltre, mia intenzione è quella di parlare della Vocazione
in genere, e siccome la Vocazione può essere 1) Sacerdotale,
2) Sacerdotale e Religiosa insieme, 3) Religiosa per Fratello
laico, 4) Religiosa femminile (per Suore), e 5) anche per
qualcuno di questi moderni Istituti Religiosi Laicali, approvati
ultimamente dalla Chiesa, mi fermerò, ora su una specie di
Vocazione ed ora su un’altra. Spesso non distinguo, perché
parlo di quello che è comune a qualsiasi specie di Vocazione,
cioè la Chiamata. Il Lettore però potrà capire senza difficoltà,
dove si parla di Vocazione Sacerdotale, dove di Vocazione
Religiosa e Sacerdotale, dove si fa allusione alle Vocazioni
femminili, ecc.
Non ho voluto dividere e distinguere troppo la materia, per
conservare al libretto quelle freschezza e varietà che, mentre
piace, riesce anche a dare un’idea più completa del problema.
Prego i Lettori di avvisarmi, se troveranno qualche errore
o qualche esagerazione, di aiutarmi se sembra loro che
debba sviluppare meglio qualche pagina o qualche punto, di
informarmi sulle loro impressioni, e così darmi nuova materia
per una prossima possibile edizione.
Per loro comodità, metto il mio indirizzo, mentre chiedo la
carità di un’Ave Maria.
Emvin Busuttil S. J.
Borgo S. Spirito, 5 - Roma
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Introduzione
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Emvin Busuttil
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Trovare, esaminare, provare le Vocazioni
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Trovare, esaminare, provare le Vocazioni
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Emvin Busuttil
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Trovare, esaminare, provare le Vocazioni
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Emvin Busuttil
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Trovare, esaminare, provare le Vocazioni
Al lavoro, dunque!
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PRIMA PARTE
Alla ricerca delle
Vocazioni
Prima di tutto
Pregare!
Inutile dilungarci. Siamo tutti persuasi, e non c’è bisogno
di ripetere parecchie volte la stessa cosa. Sarebbe come voler
convincere qualcuno che per vivere bisogna respirare.
Si tratta di una cosa eminentemente soprannaturale, che ha
del misterioso, che non si può vedere o giudicare coi calcoli
umani, per quanto basati sul Dogma o sulla Morale cristiana.
Ognuno di noi dovrebbe offrire ogni giorno qualche preghiera
per aver lume e possibilità di aiutare qualche Vocazione.
Spesso si dice: «Tra i miei giovani, non c’è speranza».
Non è vero. Prega!
Altri dicono: «In questa materia non ci capisco nulla: temo di
prendere qualche granchio».
Prega; e non temerai più;... e comincerai a capire.
E alla preghiera bisogna accoppiare il digiuno, cioè la
penitenza, la mortificazione, voluta o accettata.
E tutto questo, sottolineato.
Come si vede, siamo ben lontani dall’esercizio di un qualche
mestiere o di una qualche carriera. Chi si vorrà ostinare a
vedere in noi delle persone abili nel far cadere i giovani
nella rete dei loro inganni, gente che vuol fare proselitismi,
non comprenderà questo nostro linguaggio che riguarda la
preparazione soprannaturale.
Siamo su un piano totalmente differente.
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Emvin Busuttil
Per orientarci
Per cominciare proprio da lontano, vediamo un po’ in quanti
modi svariati può nascere una Vocazione, o meglio, come
comincia a manifestarsi nell’individuo.
È necessario che noi conosciamo questi modi perché può darsi
che qualche giovane, affidato a noi, passi per qualcuna di queste vie.
Non si tratta per ora del metodo di esaminare le Vocazioni, ma
di vedere i modi nei quali possono cominciare a manifestarsi.
Siamo ancora molto lontani dall’essere in grado di giudicare se
una Vocazione è vera o no.
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Alla ricerca delle Vocazioni
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Alla ricerca delle Vocazioni
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Emvin Busuttil
3. - Vedere un morto
Tutti conoscono la storia della Vocazione di S. Francesco
Borgia, terzo Generale della Compagnia di Gesù. Si era già
dato ad una vita intensamente cristiana, ma il colpo fatale gli fu
dato dalla vista del cadavere dell’Imperatrice Isabella, disfatto
dalla morte. Aveva conosciuto quella giovane sovrana, e si era
unito anche lui al coro unanime che lodava la sua meravigliosa
bellezza. E adesso? Lo colse un senso così profondo della vanità
delle cose della terra, che da Duca di Gandia lo trasformò in un
fervente Religioso, e poi in un Santo.
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Perciò?
Da quel che abbiamo detto appare chiaro che la Vocazione
può cominciare a manifestarsi in mille maniere, e che qualsiasi
argomento o avvenimento può servire per manifestare la
Volontà di Dio.
Chiedere ad un giovane, come «gli venne» la Vocazione,
potrà servire per conoscere meglio il ragazzo ed il suo carattere,
ma generalmente non ci potrà dare alcuna luce per giudicare
se la Vocazione è vera o no. Il primo impulso è un’occasione
che orienta il giovane verso la vita Religiosa, non una ragione
decisiva che lo convinca definitivamente.
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6. - Desiderio di soffrire
Ci sembra un’ingiustizia sapere che Gesù ha tanto sofferto
per noi, mentre noi godiamo tante piccole comodità.
Il pensiero di tanti peccati, e di tanta ingratitudine verso Dio da
parte degli uomini, lascia, è vero, indifferenti i più, ma colpisce
altri nel più vivo, e fa loro sentire il dovere di soffrire e di
sacrificarsi per essere simili a Gesù, per riparare a quello che
fanno tanti cattivi.
Spesso però non pensano ai «Perché». È il loro amore per
Dio che li spinge a ciò.
Può darsi che si tratti di un pentimento sincero dei propri
peccati; qualche volta in vece è un bisogno del cuore, che
comprende di non poter amare Dio senza soffrire. Allora
si vedono queste anime darsi al sacrificio, rinunziare
volontariamente a tanti svaghi e divertimenti leciti; fornirsi di
strumenti di penitenza per far soffrire il corpo; e intanto, così,
trovano la gioia e la pace dell’anima, e hanno la sensazione che
cominciano davvero ad amare Dio.
Cresce quindi la devozione al S. Cuore, devozione di amore
e di riparazione; si ammirano i Religiosi perché fanno una vita
di sacrificio; si pratica la compunzione del cuore, che porta alla
mortificazione, non solo interna, ma anche esterna.
Ho conosciuto due ragazzi che, durante la ricreazione,
dopo di aver pregato un po’ cercavano un posto nascosto, e
poi... camminavano in ginocchio sulle pietre... per soffrire.
Un ragazzo di 13 anni metteva una tavola sul materasso,
facendo finta di dormire comodo; altri come S. Luigi,
tormentavano il loro sonno con pietruzze tra le lenzuola.
Ho conosciuto altri che dormivano sulla nuda terra; e
quanti altri mi hanno chiesto, non invano degli strumenti
di penitenza!
Questo è uno dei segni più sodi e più sicuri di Vocazione; e
da queste pagine vorrei dire a tutti, che dobbiamo presentare la
vita religiosa, come essa è realmente, cioè una vita di rinunzia e
di sacrificio. È inutile cercare di mitigare questo lato scomodo
della vita religiosa. Non sarebbe sincerità, e d’altra parte,
nasconderemmo ciò che la vita religiosa ha di più attraente.
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Alla ricerca delle Vocazioni
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8. - Orrore al peccato
Una paura salutare del peccato, che si considera come il vero
e l’unico male dell’anima.
Intanto si vedono amici e conoscenti immersi nella corruzione
e nella rovina spirituale; si desidera un modo di trovarsi lontani
da tanti pericoli. Si cerca un modo di vivere in cui il peccato
sia quasi impossibile.
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6 Vocations, pag 7.
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SECONDA PARTE
Esaminando una
vocazione
Che cos’è?
Per poterla esaminare, bisogna prima di tutto sapere che cos’è.
E senz’altro dobbiamo dire che essa è un «atto di misterioso
amore di predilezione da parte di Gesù, verso un’anima, che
Egli chiama al Sacerdozio o alla vita religiosa».
È un atto di amore, essenzialmente. Lo dice il Vangelo
quando parla del giovane, che con occhio sfavillante assicura il
Maestro Divino di aver sempre osservato i Comandamenti, ma
che tuttavia sente che ancora gli manca qualche cosa. Allora,
dice S. Luca, il Salvatore “intuitus eum dilexit eum». Posò su
di lui il suo sguardo, sguardo divino, scrutatore e creatore, e in
quello sguardo mise tutto il suo cuore.
Fu uno sguardo d’amore... Ci riporta un po’ a quell’altra
frase del Vangelo, a proposito di un’altra chiamata: «Respexit
humilitatem Ancillae suae».
È un atto di amore misterioso, perché resterà sempre vero
che nessuno sa perché Gesù chiama questo giovane, piuttosto
che quell’altro. Non sono i meriti o la bontà dell’individuo che
determinano la sua chiamata: essa dipende solo dalla libera scelta
fatta dal Redentore. «Non vos me elegistis, sed ego...» Solo Lui
agisce in quest’affare; Egli chiama chi vuole, e perché vuole.
Chi è chiamato quindi, è un Prescelto, un Prediletto, un
Privilegiato. Per lui son preparati i tratti di un’intimità divina
col Redentore, Egli metterà Se stesso nelle sue mani, ubbidirà
alla sua parola, gli affiderà ciò che ha di più caro, le anime.
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Un po’ di Teologia
Passiamo un po’ a vedere la definizione di Vocazione, o
meglio quello che, secondo i Teologi, si deve avere, e basta
avere, per essere certi di essere chiamati da Dio.
Bisogna distinguere parecchi passi.
Vocazione generale
Sarebbe l’invito alla Perfezione che Gesù rivolge a tutti i
fedeli, ma che non implicherebbe necessariamente uno stato
di vita particolare. Tutti infatti siamo chiamati a santificarci,
ciascuno nel proprio stato.
Alcuni però insistono nel dire che esiste pure una chiamata
generale che si riferisce ai Consigli Evangelici, e perciò alla
vita religiosa; e adducono come prova della loro asserzione le
parole di Gesù al giovane del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto,
va, vendi quello che hai... e vieni, e seguimi». E siccome queste
frasi di Gesù, benché dette a un individuo particolare, di solito
sono destinate dal Maestro Divino per insegnamento di tutti,
si può anche pensare che Egli abbia voluto dare a tutti quelli
«che desiderano essere perfetti», il consiglio di vendere tutto e
di seguirlo nella povertà, castità ed obbedienza.
Del resto, anche altre frasi del Vangelo, (come per es. La
tua fede ti ha salvato; Servo fedele, entra nel gaudio del tuo
Signore; Molto le è rimesso perché molto ha amato; Siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro; Se mangerete la mia
carne, avrete la vita in voi), dette a delle persone determinate,
vengono applicate a tutti.
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Esaminando una Vocazione
Tanto più che ci sono altre parole di Gesù, ancora più generiche,
con le quali Egli promette il centuplo in questa vita, ed anche la
vita eterna, a tutti quelli che lasceranno padre, madre, fratelli,
sorelle, campi, figli, ecc. «propter nomen meum». E qui è certo
che si parla di Vocazione.
Donde nacque la sentenza di questi Teologi, che affermano,
che in qualche maniera tutti siamo chiamati alla vita Religiosa;
basta che vogliamo essere perfetti9.
Non vogliamo insistere su questa conclusione; ci basti sapere
che parecchi sostengono questa sentenza. Non è qui il caso di
fare una difesa o una confutazione.
Vocazione particolare
È la chiamata individuale che Dio fa solamente a chi Egli
vuole chiamare allo stato sacerdotale o religioso, e precisamente
consiste:
a) nell’ornare il Chiamato di quelle doti morali, spirituali
e fisiche che lo rendono adatto a tale stato di vita.
b) nel dargli una grazia interna, mediante la quale, il giovane
arrivi a giudicare la vita religiosa come uno stato più perfetto
dello stato laico, e che più facilmente conduce alla salvezza
eterna; ma questo giudizio non deve essere solo teorico e fatto
considerando i due stati in se stessi ed oggettivamente, ma deve
arrivare alla persuasione e alla convinzione che, praticamente
e per lui la vita religiosa è migliore, più perfetta in ordine
alla sua santificazione e più sicura in ordine alla sua salvezza
eterna. Senza questa grazia interna e soprannaturale, il giovane
potrebbe arrivare a capire che la vita religiosa è più perfetta
della vita laica, come arrivano a comprenderlo anche i non-
cattolici, ma non arriverà alla convinzione pratica che per lui,
(preso col suo carattere, doti, circostanze di vita e aspirazioni),
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Vocazione esterna
È la definitiva accettazione del Candidato; fatta dalla legittima
autorità in nome della Chiesa. Avvenuta questa accettazione,
la Vocazione non è più un fatto di carattere interno e privato,
ma viene completata, definitivamente sanzionata e, direi quasi,
concretata, dall’Autorità competente.
Qualcuno ha voluto dire che la Vocazione propriamente
detta, consistesse solo in questa Vocazione esterna, ma i più
tengono che ci vuole anche quella interna; altrimenti avremo la
«forma», ma senza la «materia»11.
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Esaminando una Vocazione
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E il sentimento?
Come si vede, quindi, è tutta questione di volontà e
d’intelligenza, con la quale si comprende e si giudica ciò che
fa per la santificazione, perfezione o salvezza dell’anima che
cerca la sua via, o del prossimo che essa vuole aiutare e salvare.
Gesù disse: «Se vuoi»; non «Se ti senti attirato».
Sono perciò in errore quelli che esigono che l’anima senta
una certa attrazione verso lo stato religioso; che essa veda
chiaramente e si convinca sensibilmente che Dio la vuole nella
Religione.
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Esaminando una Vocazione
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Le altre condizioni
Abbiamo parlato della convinzione.
Parleremo delle doti che sono necessarie per uno che si vuole
consacrare a Dio.
Doti di intelligenza. - Che sia capace di fare gli studi richiesti
dall’Ordine che egli vorrebbe abbracciare. E qui, per carità,
non esageriamo né in un senso, né nell’altro. Vi sono alcuni
Superiori Religiosi che, scarseggiando di Vocazioni, accettano
con facilità chiunque si presenti. Lo stesso capita qualche volta
in certi Seminari, con delle conseguenze poco onorevoli per la
Chiesa di Dio. Ciò allontana le anime dalla direzione spirituale
e da quel rispetto che devono avere per tutto ciò che riguarda
la religione.
Il Sacerdozio è una responsabilità. Esso deve essere faro
di luce, guida nel cammino, consiglio nel dubbio. Spesso il
Sacerdote, dovrà dirimere questioni scabrose, dovrà dirigere
anime straordinarie e difficili, dovrà cacciarsi in questioni molto
intricate, e quasi sempre, deve essere un dirigente, un capo.
Non tutti sono capaci di questo.
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Esaminando una Vocazione
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Esaminando una Vocazione
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Ma non basta
Tutto quello che abbiamo detto finora non basterà a darci la
sicurezza di una Vocazione. Anche il giovane che ha tanti di
questi segni e tutte le doti richieste, non può ancora dire di
aver tutto. Ci vuole ancora che egli, conosciuto il suo stato
e convinto della volontà di Dio, sorretto dalla grazia divina,
liberamente e coscientemente, con un atto della sua volontà,
dica il suo «Voglio»!
Gesù non impone la coscrizione, ma vuole dei Volontari;
vuole dei generosi che lo seguano per amore, non per forza, o
perché non ne possono fare a meno.
Chi lavora per le Vocazioni deve guardarsi dall’influire mai
direttamente sulla volontà del giovane. Potrà illuminarlo,
togliergli le difficoltà che nascono da qualche errore di giudizio,
potrà condurlo passo dopo passo, durante tutto il periodo della
sua decisione, ma al punto decisivo il giovane deve restare solo
con Dio. Deve avere la convinzione che è lui che decide, che la
Vocazione la deve unicamente a Dio e alla sua volontà. Così sarà
la sua Vocazione, non la vocazione del Padre tale, o dello zio...
Mi capitò una volta con un giovane. Era venuto a fare gli
Esercizi Spirituali per la scelta dello stato, e soleva venire da me
per qualche consiglio. Un giorno me lo vedo venire abbattuto.
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Emvin Busuttil
Gli scrissi subito che la mia lettera era stata una manovra per
sondare il terreno, e che dalla sua risposta comprendevo che
Dio gli aveva veramente fatto capire che lo chiamava.
E cosi si decise. Lui!
Intanto, ecco un brano di una lettera, mandatami nel periodo
della sua formazione religiosa. Si tratta di una di quelle crisi
che capitano quasi a tutti i Religiosi. Egli rimase saldo nella
sua Vocazione, ma, sarebbe stato così, se invece di far scegliere
lui stesso, avessi deciso io la sua Vocazione?
«Ho cercato di fare della santità la mia ambizione
- ho sperato di diventare un santo tutto d’un pezzo,
un santo moderno. Se non ho ancora abbandonato la lotta,
dubito però se riesco ancora a credere nel mio ideale.
Sento il peso del dovere, la responsabilità nel mio lavoro
e la necessità di sviluppare le mie qualità, e sono nemico
della mediocrità».
«Ma questa lotta per vivere secondo questo ideale mi
snerva, e mi trascino stanco e sfatto, pieno di ansietà.
Ciò mi fa amare poco la mia vita qui (allude alla casa
nella quale si trovava), sento che mi trovo fuori posto,
però mi aggrappo alla mia Vocazione fino alla morte,
perché sono convinto che Dio (lo sottolinea tre volte)
mi vuole qui. Per favore, non creda che io sia incerto
o indeciso riguardo alla mia Vocazione. Non ho mai
dubitato un istante della giustezza della mia scelta; ma
gli è che dalla morte di mio papà, non sono mai più stato
contento, eccetto per qualche radioso momento».
Ma per fortuna, la crisi (come ogni crisi) passò e fu
da lui felicemente superata. Tre mesi dopo, mi scrive:
«Grazie delle sue lunghe lettere; qualche volta le rileggo
come lettura Spirituale e come Meditazione. Sono più
contento e ho trovato la via della fiducia e dell’abbandono
in Dio».
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Esaminando una Vocazione
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Esaminando una Vocazione
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Esaminando una Vocazione
Questi giovani sono già decisi, non hanno bisogno di stare a fare
l’elezione o la scelta dello stato; per loro, scrivere i pro e i contro
per vedere quale sia la volontà di Dio, sembra un perditempo,
una cosa inutile: nessuno potrà cambiare la loro idea.
Eppure... è proprio il caso di dire: Non bisogna fidarsi del
sentimento. Non che si tratti qui di solo sentimento, perché
c’è molta grazia del Signore; ma c’è anche molto di fervore
e spesso di fervore sensibile che, coll’andare del tempo potrà
diminuire, ed anche svanire: e se la Vocazione è fondata solo su
questo, e non piuttosto su delle convinzioni che siano frutto di
ragionamento e di esperienza, potrà venire fortemente scossa
nei momenti di crisi e di tentazione, e qualche volta, viene
miseramente perduta.
Perciò, pur incoraggiando questi tali, e mostrando ogni fiducia
nella loro sincerità e nella grazia che Dio dà loro, dobbiamo
esigere che facciano per iscritto la loro elezione, che scrivano
cioè, i motivi per i quali scelgono lo stato religioso, e che si
convincano coll’intelligenza, che hanno ragione a scegliere
questo stato sublime.
E questa carta, frutto di meditazione, di riflessione e di
lumi spirituali, deve essere conservata; e nel momento della
tentazione o di tentennamento, il giovane deve rileggerla per
ritornare alle fonti della sua Vocazione, e non lasciarsi sbandare
da altre vie, più o meno inquinate, che forse attraversano la sua.
3) Tempo di calma. Decisione basata sul ragionamento. È lo
stato di coloro che non si sentono mossi sensibilmente dalla
grazia, ma si trovano in uno stato di tranquillità. Un po’ come
quel giovane che voleva che facessi io la decisione per lui.
Costoro non devono credere, che per questo essi non hanno
Vocazione, come sono soliti pensare tanti secolari, ma devono
anch’essi fare la loro scelta, e considerare a fil di logica, perché
sono stati creati, qual’è lo scopo della loro vita sulla terra, e
quale via sembra più adatta per loro, per raggiungere, meglio,
con più facilità e con più sicurezza il loro fine.
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L’elezione
Preparazione remota
Non bisogna far fare subito l’elezione. Bisogna che prima
il giovane sappia i vantaggi della vita religiosa, la portata
dei SS. Voti, l’ubbidienza, la castità, ecc. Sappia quali siano
i doveri del Sacerdote, la bellezza di questa eccelsa dignità;
deve aver capito un po’ che cosa lascia, e la bellezza anche
del Sacramento del Matrimonio, che è un grande sacramento,
pieno di significati mistici e strumento nelle mani di Dio
Creatore.
E per dirgli tutto questo non c’è fretta. Non bisogna farlo
tutto in una volta, ma a poco a poco, frenando un po’ la fretta
del giovane. Così avrà il tempo di gustare, di rendersi conto,
di ponderare, e quando in seguito farà l’elezione, avrà già una
certa maturità.
Preparazione prossima
Fatto questo, bisogna fissare un giorno nel quale si
farà l’elezione, e prepararsi ad esso con una Novena al S.
Cuore o alla Madonna. Meglio ancora se il giovane potrà
fare gli Esercizi Spirituali nel silenzio e nel raccoglimento.
Questi giorni di preparazione devono essere giorni di
preghiera, di lettura spirituale, di ritiro e di penitenza. Si
tratta di ottenere che Dio si faccia sentire con la sua grazia
e con i suoi lumi.
Non si sta per fare una cosa materiale, ma un atto
soprannaturale, e se non c’è l’aiuto di Dio, si è sicuri di
sbagliare.
Un’altra cosa da fare è quella di mettere da parte ogni
difficoltà che si presenta alla mente. Il demonio suole
turbare il giovane e impedirgli di far bene la scelta dello
stato, col presentargli delle difficoltà insuperabili, di modo
che il giovane, invece di cercare sinceramente la Volontà di
Dio, si convince prima del tempo, che egli non potrà mai
essere Sacerdote o che la vita Religiosa non è fatta per lui.
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3. Si raggiunge la Perfezione
Come il Giovane del Vangelo. Aveva osservato i comandamenti
di Dio, ma capiva che ciò era troppo poco. L’anima sua anelava
a qualche cosa di più alto, voleva fare qualche cosa di più per
Dio che era tanto buono; non si contentava di fare il puro
necessario. E Gesù gli rispose: «Se vuoi essere perfetto, vendi
tutto, e seguimi da vicino».
Il Religioso è in uno stato che tende continuamente alla
Perfezione; la cerca e la procura con ogni mezzo. La Chiesa
approva le Regole degli Ordini Religiosi per dire che chi le
osserverà, raggiungerà certamente la perfezione.
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6. Ho paura dell’inferno
Non si tratta di codardia o di viltà, ma di un sentimento santo,
che non si potrebbe avere senza una vera grazia di Dio, e che è
capace da solo a fare dei Santi. Anzi sappiamo che la Vocazione
di S. Brunone che fu poi il fondatore dei Certosini, fu dovuta
ad un grande timore dell’inferno.
Quando egli era ancora Dottore parigino, dovette assistere
alle esequie del celebre Professore Raimondo Diocrés,
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Vera vocazione
Chi si decide di farsi Religioso per qualcuno o alcuni di questi
motivi soprannaturali, può dire di avere la Retta Intenzione, e
cioè il primo requisito, necessario per avere una vera Vocazione.
Se poi ha anche le doti di intelligenza, di volontà e di purezza
richieste dalla vita che egli vuole abbracciare, avrà il secondo
requisito, necessario per avere vera Vocazione.
Se finalmente, fatta la domanda ai Superiori, viene da loro
accettato, avrà anche il terzo requisito necessario.
Con questi tre requisiti, si può parlare di vera Vocazione in
tutti i suoi elementi.
In base a queste tre cose, il giovane ed il suo Direttore
Spirituale, possono giudicare con sicurezza, se vi è vera
Vocazione o no, e prendere quindi una decisione seria,
cosciente e ponderata.
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Esaminando una Vocazione
Motivi insufficienti
1. Lo vuole la mamma
Alcune mamme, molto buone, chiedono al Signore la grazia
di avere un figliolo Sacerdote, e non temono di esternare
questo loro desiderio al ragazzo. Egli cresce con questa «forma
mentis», e non pensa ad altra via possibile per lui. Non osa dire
di no alla mamma, e neppure si rende conto che potrebbe anche
scegliere altro. In questo caso il ragazzo non pensa al bene che
potrà fare, alla bellezza del Sacerdozio, ma è solo preoccupato
di far piacere alla mamma.
3. Sarò rispettato
È vero che il Sacerdote è vilipeso, deriso, e spesso, odiato;
ma è anche vero che presso altri è amato e rispettato. Essere
considerati uomini di Dio, avere il titolo di Padre, il fatto che tutti
ricorreranno a lui, può essere decisivo per uno che, in altro stato
di vita sarebbe uno dei tanti, perché di capacità molto mediocri.
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9. Mi piace l’abito
Questo vale specialmente per le giovani, che qualche volta
scoprono un’eleganza attraente nelle cuffie di certe suore, o
nel colore e foggia dell’abito. Altre volte è invece simpatia
naturale per una suora che: «mi vuol tanto bene. Vorrei stare
sempre con lei!»
Tutto sembra «grazioso», «carino», «delibato». Qualche
visino, dei sorrisetti, degli sguardi un po’ obliqui... ed ecco la
Vocazione.
No! Questa non è serietà. Non si fonda tutto un avvenire su
queste sciocchezze. E poi, si capisce, si torna indietro, con
grande meraviglia di tutti: «Stava tanto bene! Era così carina!
Le volevano tanto bene! Non le mancava niente!»
Sfido! Le mancava tutto, perché le mancava la Vocazione
divina.
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Un altro metodo
Può darsi che col solo considerare e pesare i vantaggi e gli
svantaggi, il giovane non arrivi ad una soluzione soddisfacente,
e resti ancora nel dubbio.
S. Ignazio propone un altro metodo per conoscere la Volontà
di Dio. Praticamente si può attuare in questa maniera: Scrivi una
lettera ad uno sconosciuto, nella quale devi cercare di descrivere
fedelmente il tuo stesso stato d’animo, le preoccupazioni, i
desideri, le ansie, le paure, ciò che ti sembra del tuo avvenire,
le difficoltà che prevedi, ecc.
Poi metterai la lettera in un cassetto e la lascerai li per quindici
giorni. Intanto intensificherai la preghiera per avere lume dal
Cielo. Dopo quindici giorni la riprenderai, e immaginandoti che
ti venga da un amico che tu ami sinceramente e del quale vuoi
il vero bene, ti sforzerai di rispondergli punto per punto, dando
spassionatamente il tuo giudizio su quello che egli ti scrive, e
consigliandolo di fare quello che ti parrà meglio nel Signore.
Poi farai vedere il tuo lavoro ai tuo Direttore Spirituale.
Questo metodo, che a prima vista può sembrare puerile, è
invece, molto efficace, specialmente perché obbliga il giovane
ad esprimere per iscritto quello che prova e sente. In tal
modo, le difficoltà e i sentimenti non restano un non so che di
indefinito, ma prendono una forma concreta e consistente, e si
possono più facilmente vagliare, controllare e vedere nella loro
vera luce.
Qualche volta, nella fantasia, si presenta no delle difficoltà
insormontabili, un vero blocco di ostacoli, che poi, scrivendo
e descrivendo sulla carta, appaiono futili, o banali, o esagerati,
o inconsistenti.
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Esaminando una Vocazione
Decisione
Dopo l’illuminazione dell’intelligenza, con meditazioni ed
esami, con considerazioni, e colloqui col Direttore Spirituale,
il giovane che crede di trovare nel suo cuore il gran dono della
Vocazione, con un atto libero della sua volontà, deve decidere
di seguire la Vita Religiosa.
Arrivato ad un certo punto, il giovane deve prendere questa
posizione netta per il si, o per il no; non può restare un eterno
indeciso, né andare avanti per forza di inerzia. Deve poter
dire trionfante e con sicurezza: Ho deciso. Ed orientarsi
definitivamente verso il suo ideale, preparandosi interiormente
ed esteriormente al raggiungimento completo, totale e definitivo
della sua Vocazione.
L’autore sostiene una età precisa, ma lascia molta libertà in base alle qualità
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della persona e del paese al quale appartiene. Nel Direttorio dei Seminari
Minori dell’IVE, nei numeri 143-144, si sottolinea la stessa idea riguardo il
Seminario Minore, ma aprendo la porta ai bambini ancora più giovani per i
quali si dovrà fare una struttura diversa: «Normalmente l’età dei candidati
al Seminario Minore è quella propria degli studenti di Scuola Media e
Superiore. Nei casi dei giovani che, avendo superato questa età, ancora
debbano finire i loro studi, deve cercarsi un'altra alternativa che non implichi
l’ingresso al Seminario Minore. Laddove sia possibile e si veda conveniente
si erigerà pure il Preseminario. Questo dovrà avere una struttura diversa
da quella del Seminario Minore, con degli orari ed attività diversi, proprie
dell’età dei bambini. Per il Preseminario dovrà essere adattata la struttura,
attività, i mezzi per la vita spirituale e la disciplina». Il Preseminario ha come
scopo la cura dei germi di vocazione, anche se il bambino non fosse del tutto
convinto ancora di averla. (N.d.E.)
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Emvin Busuttil
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Esaminando una Vocazione
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Esaminando una Vocazione
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TERZA PARTE
Provando una Vocazione
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Provando una Vocazione
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Emvin Busuttil