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In questo saggio volle affrontare la critica alle strutture mentali aprioriche e volle
rispondere anche allo scetticismo humiano, sfuggendo dagli esiti a cui questi era giunto
(tra cui l’abolizione del concetto di scienza e della legge scientifica). Kant voleva restituire
alla scienza e alla filosofia valore conoscitivo certo, entro i limiti dell’intelletto umano, e
rifondare la metafisica su basi scientifiche.
Per prima cosa, Kant recuperò la considerazione costruttivistica della matematica.
Precedentemente essa era stata considerata come una scienza definitoria; per Kant la
matematica non era né solo definitoria, né solo empirica. Le verità matematiche né erano
tali per definizione né di ragione. Kant, invece, le riteneva costruttive, nate da presupposti a
priori della mente a contatto con l’esperienza. Le verità matematiche erano dunque, sia
aprioriche sia feconde nella esperienze (sintetiche). Queste verità infatti hanno un
elemento di fecondità nell’esperienza ma ne hanno anche uno di universalità, dato che
tutti gli uomini rielaborano le informazioni alla stessa maniera.
Pertanto la matematica era apriorica perché proveniva dalle strutture della mente umana
ma si attivava a contatto con l’esperienza. Da ciò deduciamo che per Kant la mente umana
era costruita su basi matematiche.
Secondo Kant, la filosofia doveva adottare il metodo matematico nell’espressione dei
giudizi.
Tutti i filosofi avevano cercato di esporre le facoltà conoscitive umane. Per Kant esse erano:
-sensibilità: divisa in senso interno e sensi esterni.
-intelletto (Verstand): facoltà che si attiva quando si struttura la percezione.
-ragione (Vernunft): con questa facoltà l’uomo tendeva ad andare oltre l’esperienza. Era
tipico della mente umana, infatti, andare oltre l’esperienza, verso il trascendente ma questo
non voleva dire che giungeva a conoscenza certa.
Schema della Critica della Ragion Pura
Con le categorie Kant descrive come giungere a conoscenza certa. Nella dialettica, analizza
i processi conoscitivi che non giungono a conoscenza certa, le tensioni oltre l’esperienza e
gli errori più comuni.
ESTETICA TRASCENDENTALE
Kant aveva una visione idealista dello spazio e del tempo e quindi contraria al realismo di
Newton. Questi l’aveva ritenuti assoluti. Però, già l’empirismo aveva introiettato spazio e
tempo. Kant criticò il realismo dicendo che spazio e tempo, diversamente da tutte le altre
cose, erano “non-cose” perché non hanno proprietà (colore, sapore, esistenza). Essi,
dunque, erano nel soggetto che esperiva. La posizione di Kant, però, era contraria anche a
Leibnitz (che l’aveva ritenuti il complesso di relazione tra gli oggetti). Per Kant questa
posizione non era accettabile perché se spazio e tempo fossero stati relazioni l’uomo non
potrebbe conoscere spazio e tempo tra le cose; invece, l’uomo poteva conoscere lo Spazio
e il Tempo perché erano dentro l’uomo. Spazio e Tempo erano le strutture innate nella
mente, che non provenivano dall’esperienza ma la permettevano.
Essi erano soggettivi in quanto pertenevano al soggetto conoscente, ma erano anche
uguali in tutti i soggetti e per questo universali. Le forme pure di spazio e di tempo si
legavano alla struttura matematica della mente (tempo stava a matematica come spazio
stava a geometria). Ogni volta che si faceva esperienza sensibile c’erano questi elementi.
Conoscere, però, non era solo approcciare l’oggetto attraverso i sensi (altrimenti i bambini
conoscerebbero). Infatti, per poter conoscere era necessario che la percezione venisse data
nella sensibilità e nell’intelletto.
LOGICA TRASCENDENTALE: ANALITICA
Protagonisti sono l’intelletto e la ragione. Alle intuizioni che provenivano dalla sensibilità si
doveva accompagnare una introiezione dell’oggetto. Esso doveva essere interiorizzato,
pensato. Kant, infatti diceva che “Le intuizioni senza i concetti sono cieche”: esse infatti non
davano conoscenza di per sé perché l’oggetto percepito doveva essere interiorizzato. Kant,
però, diceva anche che “I concetti senza le intuizioni sono vuoti”: ovvero, i concetti
dovevano avere una corrispondenza nell’intuizione.
Per Kant pensare voleva dire formulare giudizi. Quando l’oggetto venivano dati
nell’esperienza esso poteva essere conosciuto attraverso le intuizioni (forme pure: spazio e
tempo) ma poi doveva pensare l’oggetto cioè dargli un giudizio (attribuire un predicato ad
un soggetto). Esistevano due differenti tipi di giudizi:
-giudizi empirici (a posteriori): venivano formulati dopo che si era fatta esperienza. Essi,
però, potevano essere formulati solo in virtù del fatto che nella mente umana esistevano
certe strutture di giudizio che erano innate, non empiriche, pure.
-giudizi puri (a priori): sono quelle suddette strutture di giudizio innate e pure che
permettono la formulazione di giudizi empirici.
A quelle strutture di giudizio, poi, corrispondevano concetti (o categorie). L’uomo aveva
concetti nella propria mente che prima non aveva e che aveva appreso empiricamente.
Oltre a questo, però, vi erano concetti puri che corrispondevano alle strutture di giudizio
innate.
Pensare l’oggetto voleva dire, quindi, strutturarlo attraverso gli schemi propri dell’intelletto
(strutture di giudizio e corrispondenti categorie)
Kant diceva che il processo conoscitivo consisteva in uno schematismo trascendentale
(ovvero il modo in cui l’oggetto veniva pensato attraverso le strutture di giudizio e le
corrispondenti categorie/concetti). Erano queste le modalità con cui la mente interiorizzava
l’oggetto.
Nella mente esistevano 12 strutture di giudizio innate e le corrispondenti categorie:
In sostanza, nella Critica della ragion pura, Kant ha respinto il dogmatismo e lo scetticismo
in favore del criticismo: domandarsi cosa l’uomo conosce e con quali mezzi.