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L’EDILIZIA
L’intervento edilizio riguarda il singolo intervento di trasformazione del territorio.
La dimensione edilizia si pone come dimensione attuativa della dimensione urbanistica.
Verifiche ex ante
Ruotano intorno al concetto di titolo abilitativo in senso proprio.
Verifiche ex post.
Riguardano l’agibilità.
Gli interventi di titolo abilitativo edilizio sono tutti gli interventi di trasformazione durevole del territorio,
anche gli interventi minori.
Esempio
Anche le casette per gli attrezzi che montiamo nel giardino hanno bisogno di titolo abilitativo edilizio.
Fino al 1985 ogni intervento edilizio avrebbe dovuto essere preceduto da un vero e proprio titolo
abilitativo edilizio maggiore, la concezione edilizia, un provvedimento amministrativo per autorizzare
qualsiasi intervento.
Dal 1985 è iniziato un processo di semplificazione dei titoli abilitativi edilizi che per alcuni elementi ha
eliminato la necessità del titolo abilitativo edilizio, per altri interventi ha previsto titoli abilitativi edilizi
non solo di formazione amministrativa ma atti formati dallo stesso privato con una sua assunzione di
responsabilità questi atti nascono con la Legge n. 27 del 1985.
Per interventi minori introduce lo strumento dell’ASSEVERAZIONE.
Oggi non è più un autonomo titolo abilitativo edilizio.
Quello che viene introdotto è il principio secondo cui un’attività edilizia non deve essere preceduta da un
provvedimento dell’amministrazione, ma il momento di verifica può essere sostituito da
un’autodichiarazione del privato.
L’asseverazione chiama in causa il ruolo del professionista che è chiamato ad un’assunzione di
responsabilità.
Deve quindi dichiarare che quel progetto è conforme alle norme e ai piani.
Il professionista fa ciò che normalmente farebbe l’amministrazione.
Nel Testo Unico l’attività edilizia è divisa in alcuni ambiti:
1. MANUTENZIONE ORDINARIA
Si occupa delle finiture degli edifici e degli impianti tecnologici.
Può comportare una sostruzione degli impianti tecnologici esistenti.
Il regime amministrativo è l’attività completamente libera.
2. MANUTENZIONE STRAORDINARIA
Ha la finalità non solo di una mera conservazione dell’esistente ma può comportare il rinnovo e la
sostituzione di parti dell’edificio senza modifiche delle destinazioni d’uso, dei volumi, delle
superfici.
Gli interventi sulle parti strutturali possono essere previsti in manutenzione straordinaria ma
comportano la necessita di completare la pratica con i calcoli strutturali.
Il regime amministrativo è quello della CILA.
4. RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
Comprende la demolizione e la ricostruzione.
È un intervento sia di demolizione del corpo di fabbrica che di nuova costruzione.
In alcuni casi è quindi qualcosa di più della nuova costruzione.
La finalità dovrebbe essere la trasformazione dell’organismo edilizio.
Si punta ad un intervento più radicale che non è soltanto di modifica di alcuni elementi ma è un
cambio più significativo del complesso edilizio.
Il regime amministrativo è alternato: o PdC o SCIA (SUPER SCIA).
5. NUOVA COSTRUZIONE
Riguarda sia i casi in cui un intervento sia impattante sia in casi in cui non lo sia.
Riguarda la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o interrati, opere di urbanizzazione e
infrastrutture.
Il regime amministrativo è quello della SUPER SCIA.
Permesso di Costruire (PdC)
Il Permesso di Costruire comporta un’istanza del privato con un provvedimento del comune.
1. ELABORATI DI PROGETTO
Sono piante, prospetti, schemi degli impianti che descrivono l’intervento che si vuole realizzare.
2. RELAZIONE ILLUSTRATIVA
L’intervento viene descritto in forma narrativa.
Quanto più l’intervento è complesso tanto più la relazione sarà importante.
3. ASSEVERAZIONE
L’asseverazione è la dichiarazione del professionista che attesta la conformità alle norme e ai
piani sia delle preesistenze sia del nuovo che si andrà a realizzare.
In Emilia-Romagna è espressamente previsto che il professionista debba dichiarare lo stato
legittimo delle preesistenze.
Esempio
Io comune di Ravenna rilascio una concessione per gli stabilimenti balneari che ha durata nel tempo.
Arriva la necessità di ampliamento del porto ma la concessione ha ancora durata di altri 10 anni.
Cosa faccio?
Posso annullare la concezione per sopravvenute ragioni interesse pubblico.
Gli atti amministrativi di durata sono sempre revocabili.
I provvedimenti del PdC anteriori all’entrata in vigore del Decreto del Fare o Legge n. 15 del 2013 hanno
visto modifiche nei loro termini.
La Legge n. 15 del 2013 prevede che non ci sia un limite massimo di durata alle proroghe
La Legge Regionale dell’Emilia-Romagna prevede che le proroghe dei termini di inizio e fine lavori
possano essere fatte senza un limite massimo.
Le comunicazioni di proroghe devono essere accompagnate da un’asseverazione del professionista che
afferma che la pianificazione non è cambiata.
La violazione dei termini comporta la decadenza del PdC.
Si basa sul fatto che non sia necessario munirsi del PdC ma che basti la dichiarazione del privato intesa
come dichiarazione della parte, del committente e del professionista.
Rimane la possibilità di un controllo ex post rispetto alla dichiarazione del privato e all’inizio dei lavori.
Possiamo distinguere:
Il controllo ex post si traduce nella possibilità del comune di fare un ordine di sospensione dei lavori.
Il comune può verificare la pratica e qualora non sia conforme impedisce di proseguire.
Il comune può fare questo entro 30 giorni.
Se si ritiene che una SCIA sia illegittima occorre prima svolgere una fase amministrativa e chiedere al
comune di intervenire nell’esercizio dei suoi poteri di tutela.
Se il comune non interviene il privato può contestare davanti al TAR l’inerzia del comune sulla base
dell’azione contro il silenzio in adempimento.
Questo meccanismo è stato esteso anche alla CILA.
Il comune può anche non controllare la pratica perché c’è un sistema di controlli a campione.
Se il comune non arriva nei 30 giorni e magari si sta costruendo qualcosa con evidenti violazioni cosa
succede?
Il legislatore ha stabilito che sebbene la SCIA non sia un provvedimento amministrativo è stata comparata
ad essi per la POSSIBILITÀ DI ANNULLAMENTO IN AUTOTUTELA.
La SCIA non può essere impugnata direttamente al TAR.
L’annullamento in autotutela ha termine di 1 anno dal momento in cui è stato rilasciato il provvedimento
oggetto di annullamento.
Si inizia a costruire, iniziano ad arrivare comunicazioni, il privato può fare l’annullamento in autotutela ma
viene annullata la SCIA.
I procedimenti amministrativi edilizi sono “terra di nessuno”.
Chi è legittimato per quanto riguarda gli interventi sulle parti comuni?
Il condominio si ha quando un immobile è articolato in almeno 2 unità immobiliari.
Quando si superano 6 unità immobiliari si ha la figura dell’amministratore di condominio.
Una villa bifamiliare è considerata condominio anche se non vi è la presenza dell’amministratore.
In teoria per l’intervento sulle parti comuni è legittimato ogni singolo condomino.
Ogni singolo condomino può agire autonomamente.
Ma di fatto nella maggior parte dei casi viene chiesta una firma di tutti i condomini.
Ciascun singolo condomino ha quindi la legislazione ma i comuni di solito tendono ad imporre la firma
dell’amministratore qualora esso sia presente e la firma di tutti i condomini.
Qualsiasi titolo abilitativo, in particolare il PdC, viene rilasciato con la dicitura “senza pregiudizio dei diritti
dei terzi”.
Esempio
Immaginiamo che il signor Rossi chiede un PdC senza essere proprietario ma dichiarandosi proprietario, il
comune rilascia il PdC ma questo non significa che il signor Rossi sia proprietario.
Questo PdC viene quindi rilasciato senza pregiudizio dei diritti dei terzi, in questo caso dei diritti del vero
proprietario.
In passato alcuni comuni, che avevano regolamenti divergenti dal Codice civile, rilasciavano il PdC per
effettuare degli interventi che da Codice civile non si potevano fare ma che il regolamento locale
consentiva.
Poi la giurisprudenza è cambiata e si è stabilito che i regolamenti locali non possono derogare al Codice
civile.
Il PdC autorizza quell’intervento edilizio in astratto, indipendentemente da tutte le questioni privatistiche
che possono sussistere sullo sfondo.
Questo vale spesso per i condoni o per gli interventi nei condomini.
Negli anni ’80 andava di moda comunicare due vani con degli archetti tirando giù un muro portante.
Questo incideva sui rapporti condominiali perché i muri portanti da Codice civile sono di proprietà
comune.
In questo caso dopo qualche anno posso fare una sanatoria ordinaria, ma ho sanato solo rispetto alla
dimensione edilizia ma non rispetto ai miei condomini che possono in qualsiasi momento chiedere il
ripristino, cioè di realizzare un nuovo muro portante.
È una sanatoria rispetto al comune e non rispetto ai terzi.
I titoli abilitativi edilizi si formano senza pregiudizio dei diritti dei terzi, nel senso che non vanno a
spostare il piano dei rapporti tra privati (chi era proprietario rimane proprietario, chi non lo era rimane
tale)
Chi ha violato qualche disposizione non è che veda sanata solo perché qualcuno gli ha messo il timbro del
comune.
Non rischio l’ordine di demolizione del comune ma quello del privato.
Potenziamento del PdC
1. PdC IN DEROGA
Può essere in deroga al PRG.
La Legge ammette la possibilità che il PdC comporti variante al PRG.
Il PdC è il titolo abilitativo edilizio per intervento di attuazione dell’attuazione del PRG.
È il singolo intervento edilizio a cui può essere riconosciuta la possibilità di andare in variante al
PRG.
Abbiamo il rilascio del PdC firmato dal dirigente ma prima o dopo, in via di autorizzazione prima e di
ratifica dopo, ci deve essere la delibera del consiglio comunale.
La delibera permette al dirigente di procedere, o se esso ha già provveduto vuol dire che l’ha fatto
con una clausola e l’intervento del comune avverrà ex post
Anteporre la valutazione dell’organo tecnico rispetto a quella dell’organo d’indirizzo “non è bello”
ma è giuridicamente possibile.
Quali sono i presupposti della deroga?
Ci devono essere presupposti d’interesse pubblico con una motivazione plausibile.
Il caso tipico è quello dei PdC in deroga per strutture alberghiere.
L’attività albergherà, pur non essendo un’attività di servizio pubblico, risponde di interessi pubblici.
Esempio
Nel contesto di una parte urbana in cui per quella ZTO consentano determinati volumi e altezze è
frequente che si conceda la realizzazione di un intervento di altezze maggiori, sulla base del fatto
che si va ad infrastrutturale dal punto di vista della ricettività quella parte del territorio urbano.
2. PdC CONVENZIONATO
Può essere accompagnato da una convenzione con il comune.
Si ha quindi nei casi in cui al provvedimento unilaterale si accompagna la stipula di una convenzione
pubblico-privato (tra comune e il privato).
Questo vale per i Pdc sugli interventi di maggiore complessità dal punto di vista qualitativo e
quantitativo.
24/11/2021
Il Pdc pur essendo un titolo abilitativo, al pari dei piani attuativi, può andare in variante rispetto al PRG o a
strumenti equiparati.
Affinché questo avvenga è necessaria una deliberazione in consiglio comunale che viene rilasciata prima del
rilascio del provvedimento vero e proprio del Pdc (questo provvedimento potrebbe essere fatto prima della
delibera).
Agibilità
Non è un titolo ma ha in comune con i titoli la funzione di essere un atto di controllo ex-post e non ex-ante.
L’agibilità, nei casi in cui è obbligatoria, se non è presente non consente l’utilizzo legittimo dell’immobile.
Nasce già con il testo unico delle leggi sanitarie.
Nella prassi veniva distinta in abitabilità (si usa ancora questo termine) e usabilità.
Nasce legata al controllo ex-post dell’intervento per verificarne in origine solo il profilo igienico-sanitario.
Oggi ha un significato molto più esteso; l’intervento realizzato deve essere conforme a tutte le norme e ai
piani.
Il titolo abilitativo diventa un po' il termine di riferimento per l’agibilità.
L’agibilità è la verifica finale della correttezza dell’intervento edilizio.
Esempio
Se io ho ottenuto il Pdc per realizzare un certo edificio con determinate caratteristiche e poi realizzo un
edificio differente, anche se è a norma rispetto alla normativa ma non è conforme al titolo presentato non
si può attestare l’agibilità.
Facoltativamente può essere sempre fatta a pratica di agibilità ma non ha senso perché è una pratica in più
e molto delicata.
Attualmente l’agibilità è diventata una SCIA, sia secondo la legislazione nazionale che per la legislazione
dell’Emilia-Romagna (Legge n. 15 del 2013).
In quest’ultimo caso si chiama SCCEA (SEGNALAZIONE CERTIFICATA DI CONFORMITÀ EDILIZIA E
AGIBILITÀ).
La SCCEA è efficace immediatamente, nel momento in cui viene presentata l’edificio ha già l’agibilità.
Le modalità di controllo a campione cambiano a seconda delle regioni.
È una segnalazione che richiede la firma di un professionista.
L’agibilità può essere chiesta anche facoltativamente.
Oggi è uno dei pochi strumenti per avere un’attestazione di conformità del costruito.
L’agibilità era l’unico titolo formale con cui si poteva attestare la conformità di un immobile.
Il Decreto 66/2020 ha introdotto qualcosa di simile all’agibilità, ha previsto la possibilità di fare una pratica
che non si chiama agibilità ma ha gli stessi contenuti di quella facoltativa e che consiste nell’attestazione
della conformità edilizia di un immobile esistente anche indipendentemente dalla realizzazione di
pratiche edilizie sullo stesso.
La dichiarazione di conformità dell’esistente è spesso un problema e può essere fatta con la SCEEA o con
questa nuova attestazione del 2020.
Dal 1977 i titoli abilitativi edilizi hanno previsto l’onerosità del costruire.
L’onerosità vale solo per gli interventi sottoposti a PdC e a SCIA.
Quindi non tutti gli interventi prevedono il pagamento di oneri.
Le voci che compongono quest’ambito sono normalmente 2:
1. ONERI DI URBANIZZAIZONE
Sono oneri con cui l’interessato (privato) contribuisce alle spese che il comune deve sostenere
per le opere di urbanizzazione.
Gli oneri sono quindi volti a supportare il comune rispetto alla realizzazione delle opere di
urbanizzazione.
Le OPERE DI URBANIZZAZIONE sono le infrastrutture del territorio che vanno a completare la
parte privata dell’intervento per consentirne un’adeguata finzione.
Si distinguono in:
OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIE
Sono reti di distribuzione, strade, fognature, verde pubblico.
OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIE
Sono più per esigenze sociali ma sono sempre importanti.
Sono asili, scuole, attrezzature sanitarie, centri culturali.
Sulla base di determinate tabelle il privato fornisce un pagamento che dovrebbe andare a
supporto del pagamento degli interventi da realizzarsi.
Fra le norme recenti ci sono quelle che vogliono garantire che le somme incassate per le opere
vengano utilizzate per realizzare le opere di urbanizzazione.
Il privato paga queste somme oppure può effettuare la REALIZZAZIONE A SCOMPUTO, ovvero
anziché dare un tot di denaro realizza direttamente delle opere il cui valore è pari a quel tot di
denaro che avrebbe dovuto dare realizzazione diretta delle opere a scomputo rispetto al
pagamento di oneri.
Il pagamento degli oneri va effettuato al momento del ritiro del PdC (arriva una PEC dal comune
dicendo che è stato rilasciato il PdC, ma non ce lo rilascia finché non abbiamo versato il contributo
per gli oneri), mentre il costo di costruzione va pagato dopo la fine dei lavori, ma anche esso è
determinato sulla base di apposite tabelle.
Questa logica di condivisione dei costi si ritrova nell’Istituto del Contributo Straordinario che è
stato concepito negli ultimi 10 anni.
Prima del 2010 con una norma specifica soltanto per gli interventi della città di Roma D.L.78/2010,
e poi nel 2014 con una norma statale, il legislatore ha deciso di ripartire tra il privato e il comune il
plusvalore degli interventi realizzati nel comune (articolo 10 del D.L. n. 133 del 2014).
Il legislatore si riferisce ai casi in cui ci sia una variante urbanistica, un intervento in deroga o un
intervento con cambio di destinazione d’uso, e che ciò determini un maggior valore rispetto alla
situazione preesistente.
La somma in questione era inizialmente fissata al 66% del maggior valore, mentre la seconda
norma del 2014 non indica una quota ma lascia agli strumenti regionali e locali di occuparsi della
questione.
Queste norme sono molto delicate, anche perché nel nostro sistema la maggior aliquota per la
persona fisica è il 43% (per redditi superiori ai 90.000 euro), quindi il 66% è un po’ alto.
Le prestazioni patrimoniali imposte devono avere base legale.
In materia di oneri di urbanizzazione si può far ricorso entro 10 anni dalla comunicazione della
somma degli oneri.
Nella realizzazione a scomputo delle opere di urbanizzazione da parte di un privato si devono o non
si devono rispettare le regole per gli appalti pubblici?
La Corte costituzionale ha stabilito che al di sopra di una certa somma le opere di urbanizzazione
non possono essere realizzate da parte del privato perché svierebbe dalle gare di appalto
pubbliche, sarebbe elusivo della gara di appalto.
2. COSTO DI COSTRUZIONE
Si parla di un importo che dovrebbe essere parametrato in base ai costi di costruzione.
Esempio
Nonostante io abbia fatto un intervento conforme ai piani e alle norme generali, non avendo il titolo
abilitativo edilizio l’intervento non è conforme rispetto alle norme che riguardano il procedimento.
Gli abusi sostanziali si presentano quando si fa un piano in più, metrature in più ecc.
La presenza di un abuso edilizio rende non legittima qualsiasi nuova pratica su quell’immobile (con
qualche piccola deroga temporanea per quanto riguarda il super bonus) perché qualsiasi intervento sul
costruito richiede la dichiarazione di stato legittimo.
Per gli abusi di maggiorità si rientra in una sfera di conseguenze amministrative e penali molto pesanti.
Una volta che il comune verifica la sussistenza di uno dei tre abusi emette un ordine di sospensione lavori
in via cautelare e urgente, se non ci sono lavori in corso emette un ordine di rimessione in pristino, ovvero
un ordine di demolizione.
In determinati casi il comune può intimarci di fare degli interventi che erano presenti nel progetto e che
sono stati soppressi.
L’ordine di demolizione comporta l’obbligo giuridico per il destinatario del provvedimento di realizzare la
demolizione nel termine di 90 giorni, se questo non accade ci sono due conseguenze gravissime
1. La demolizione verrà eseguita dal comune con rivalsa delle spese nei confronti del responsabile .
2. L’area di sedime (luogo dove sorge l’edificio) verrà trasferita all’ente locale (comune).
Questo termine di 90 giorni è prorogabile (secondo leggi regionali e norme locali) ma è sfasato rispetto ai
ricorsi al TAR.
Il ricorso al TAR si può fare sempre entro 60 giorni, ma se questo non fa una pronuncia di urgenza posso
sforare i 90 giorni e perdere la proprietà del mio fondo.
25/11/2021
Conseguenze sul piano civilistico per immobili successivi al 1977 ci deve essere l’indicazione del titolo
abilitativo edilizio, se nell’atto di compravendita non c’è questo atto è nullo.
Per immobili totalmente abusivi vi è anche il divieto di allaccio alla rete dei servizi pubblici.
Tutti gli abusi salgono di grado quando l’immobile oggetto è sottoposto a tutele (tutele statali e tutele
documentali).
Se un immobile è sottoposto a vincolo artistico l’abuso sale di grado.
L’ordinamento ammette la possibilità di sanatoria delle difformità (noi ci riferiamo alle sanatorie
giuridiche).
Il legislatore prevede sempre le SANATORIE ORDINARIE e in aggiunta, in alcune fasi, ha previsto un certo
periodo di tempo per poter sanare abusi attraverso i CONDONI EDLIZI (sono sanatorie che si sono potute
fare in certi periodi per abusi non sanabili in base alle sanatorie ordinarie).
Per quando riguarda le sanatorie ordinarie l’ipotesi principale è la SANATORIA PER DOPPIA CONFORMITÀ.
La sanatoria per doppia conformità comporta la conformità all’epoca dell’abuso e la conformità all’epoca
della sanatoria.
È previsto il pagamento di un’oblazione pari al doppio del contributo di costruzione.
1. 1985
Consentiva di sanare l’impossibile
2. 1994
3. 2003
Era meno clamoroso dei due precedenti.
Alcune regioni ci hanno provato ad introdurre dei condoni minori come la regione Emilia-Romagna con la
legge del 2004 che recepiva il condono nazionale e introduceva un condono come sanatoria ordinaria
rispetto agli abusi storicizzati.
Gli abusi storicizzati sono quegli abusi che non sono sanabili ma che sono estremamente risalenti nel
tempo e talora di scarso impatto sul valore tutelato.
Nel nostro sistema giuridico la disciplina dei materiali e delle metodiche per le costruzioni è rimessa ad un
Decreto del Ministero delle Infrastrutture che è previsto dall’articolo 52 del Testo Unico dell’Edilizia.
È il DM del 14 gennaio del 2008 (approvazione delle nuove norme tecniche delle costruzioni).
Questo vale per carichi, sovraccarichi, portanza, utilizzabilità dei singoli materiali e delle singole tecniche.
È possibile utilizzare materiali e sistemi costruttivi differenti non previsti nel DM del 2008, tuttavia la loro
idoneità deve essere comprovata da una dichiarazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il
massimo organo tecnico del Ministero delle Infrastrutture.
Antisismica
Come molte discipline nel nostro paese anche la disciplina antisismica è cambiata a seguito di una tragedia.
In seguito ad una live scossa di terremoto una scuola elementare in Molise, in cui era stato fatto un
intervento di sopraelevazione, collasso su sé stessa e morirono più di 20 bambini.
Il legislatore italiano intervenne con un’ordinanza di protezione civile.
La classificazione sismica del territorio nazionale è stata modificata con un’ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri del 20 marzo del 2003.
Fino al 2003 il territorio nazionale era classificato in 3 categorie sismiche, con l’ordinanza del 2003 si è
prevista una nuova classificazione in 4 categorie e si è introdotto il principio secondo cui non vi è nessuna
zona del territorio completamente priva di rischio sismico.
Nel 2008 questo sistema di classificazione per fasce si è sovrapposto ad un altro sistema.
Ora il rischio sismico non è più legato all’appartenenza ad un certo comune ma è legato all’essere inserito
in un singolo quadrante.
Il territorio nazionale è stato suddiviso in quadranti per cui per ognuno di questi quadranti è individuati
un rischio sismico preciso.
Il rischio sismico non segue quindi i confini dei comuni.
PARERE SUL PRG per i comuni che non siano inseriti nella 4° fascia è necessario un apposito parere
acquisito nell’ambito di formazione del PRG e che la legge nazionale prevede anche per gli strumenti di
attuazione.
Il parere è dell’ufficio tecnico regionale.
La regione Emilia-Romagna ha delegato questo alle province.
Per la regione Emilia-Romagna la sensibilità è cambiata dopo il sisma del 2012 in cui ci sono stati non pochi
problemi giuridici.
La maggior parte delle vittime erano nei capannoni industriali perché la normativa edilizia dell’epoca non
imponeva l’obbligo della giuntura tra elementi verticali e orizzontali.
Il fatto che ci siano standard minimi non è detto che si debba costruire sulla base di questi standard.
Non è detto che ciò che non è imposto da una norma specifica non sia ugualmente doveroso anche se
non ho una norma ad hoc posso e devo avere un criterio di prudenza (alcuni processi per il sisma del 2012
sono ancora in corso).
Le due normative di riferimento, che in precedenza erano separate, sono da qualche anno riunite in un
unico testo legislativo.
È il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio approvato con Decreto Legislativo n. 42 del 2004 chiamato
anche Codice Urbani perché venne promosso dal Ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani.
La disciplina dei beni culturali nel nostro paese nasce da leggi, la prima nel 1909 e poi nel 1938, che sono
ancora oggi alla base del Codice dei Beni Culturali del 2004.
Beni culturali
Per quanto riguarda i beni culturali il primo strumento amministrativo da tenere presente è il VINCOLO o
DICHIARAZIONE DI NOTEVOLE INTERESSE.
È un provvedimento con cui gli uffici di competenza del Ministero dei Beni Culturali (oggi Ministero della
Cultura) ravvisano un particolare interesse storico, artistico e archeologico per determinati beni.
Il vincolo può essere non solo su un intero immobile ma anche su una parte.
Quello che chiamiamo vincolo è uno dei provvedimenti più delicati nell’ambito dell’amministrazione del
governo del territorio.
Intervento di modifica del costruito ho una villa palladiana e vorrei fare un intervento di modifica come
un rifacimento degli impianti.
Devo fare sicuramente la pratica edilizia ma devo fare anche una PRATICA ALLA SOVRINTENDENZA.
Tutti gli interventi che riguardano beni sottoposti a vincolo devono essere autorizzati dalla
sovrintendenza.
Questa autorizzazione viene chiamata nella prassi NULLAOSTA.
Devo munirmi di un’autorizzazione separata e distinta.
La sovrintendenza ha a sua volta un potere di vigilanza, può quindi venire in cantiere per verificare lo
svolgimento dei lavori e ordinarne la sospensione.
Per un vincolo vi è quindi la necessità di un nullaosta e della vigilanza che si può tradurre in un
provvedimento analogo ai provvedimenti repressivi del comune.
Quando parliamo di pratiche separate parliamo di pratiche che in passato sarebbero state del tutto
separate ma oggi questa pluralità di adempimenti che occorrono per uno stesso intervento edilizio ha degli
esempi di coordinamento.
Normalmente l’utente dovrebbe rivolgersi ad un unico interlocutore, allo sportello unico presso il comune.
01/12/2021
I beni culturali non sono necessariamente di proprietà pubblica, anzi spesso sono di proprietà privata e da questo
punto di vista va detto che in casi particolari lo Stato può promuovere l’espropriazione dei beni culturali, ma non è
dell’esproprio che stiamo parlando.
Parliamo di PRELAZIONE, è il diritto riconosciuto dalla legge ad un terzo di sostituirsi all’acquirente alle stesse
condizioni.
La prelazione esiste anche nel rapporto tra privati.
Esempio
Prelazione agricola.
Se io vendo un fondo agricolo e ci sono coltivatori che hanno le proprietà confinanti essi hanno la preazione.
Questo vuol dire che se io trovo l’accordo per vendere il mio fondo agricolo al signor Rossi per 200.000 € devo scrivere
a questi proprietari dei terreni confinanti che ho trovato da vendere il fondo al signor Rossi.
Esempio
Se io sono proprietario della villa palladiana devo dare la comunicazione alla Sovrintendenza che ho raggiunto questo
accordo preliminare per la vendita dell’immobile e la Sovrintendenza entro 60 giorni dalla comunicazione può
rispondermi dicendo che si sostituiscono all’acquirente (con cui ho pattuito), comprandolo alle stesse condizioni.
La Soprintendenza opera ovviamente quando c’è disponibilità di cassa, perché acquista al prezzo pattuito e non a
quello che vuole.
Vediamo quindi che la prelazione non è esproprio, subentra un altro acquirente che acquista alle stesse condizioni e
non c’è perdita di denaro.
Occuparsi di questioni di governo del territorio e di edilizia significa occuparsi di un tema in cui c’è un certo margine
di illegalità (ad esempio per quanto riguarda “il nero”).
Rischio n. 1 immaginiamo di vendere un immobile dove dichiariamo di venderlo a 300.000 € però ne prenderemo
altri 200.000 € in nero accordandoci con il primo acquirente.
Nel momento in cui la Sovrintendenza lo viene a sapere quelle somme che sono girate in nero non esistono più.
Rischio n. 2 immaginiamo di acquistare un immobile e il giorno dopo questo crolla e noi l’abbiamo pagato tot soldi
più altri in nero, l’assicurazione paga la parte “legale”, non il nero.
Beni paesaggistici
Sono di due categorie:
Questi ultimi coprono una gran parte del paese, circa il 40% del territorio nazionale.
I piani urbanistici non si limitano alla parte esclusivamente del comune ma contengono una Carta Unica del Territorio,
dove sono rappresentate tutte le tutele che incidono del territorio, in modo tale che gli operatori che intervengono
sul territorio sappiano anticipatamente quali sono i beni sottoposti a tutela paesaggistica.
Per quanto riguarda i beni paesaggistici abbiamo uno strumentario che per i beni culturali non c’è, ossia una il PIANO
PAESAGGISTICO.
La pianificazione paesaggistica è o un piano autonomo regionale accordato con la Sovrintendenza o fa parte di una
sezione ad hoc del Piano Regionale.
In entrambi i casi il piano è importante anche dal punto di vista giuridico oltre che dal punto di vista culturale perché
prevale su tutti i piani di governo, in particolare sul PRG.
Il piano paesaggistico si occupa sostanzialmente di completare la disciplina di legge con una serie di indicazioni tarate
sulle specificità di quel territorio.
Questo vale a maggior ragione da quando il Codice Urbani ha previsto la VESTIZIONE DEI BENI PAESAGGISTICI.
Fin lì erano visti come una disciplina di esclusione, dal Codice Urbani il bene paesaggistico è visto come un bene sia
da tutelare che da valorizzare.
Analogie e differenze fra la Tutela dei beni paesaggistici e la Tutela dei beni culturali
Anche per i beni paesaggistici è necessaria un’autorizzazione quando si va a fare un intervento in zona sottoposta a
vincolo paesaggistico.
Esempio
Io sono proprietario di una casa di campagna sui colli della provincia di Verona e quel bene è sottoposto a tutela
paesaggistica.
Se voglio andare a ristrutturare il mio intervento dovrà rispettare le caratteristiche tradizionali di quella zona, come
l’utilizzo di determinati tipi di materiali.
Ogni intervento edilizio può essere oggetto di numerose discipline, ognuna delle quali è presidiata da un
autonomo adempimento amministrativo (autorizzazione o SCIA e affini).
Tradizionalmente questi adempimenti erano e rimanevano separati, da più di vent’anni il legislatore ha
cominciato a cercare di introdurre degli STRUMENTI DI COORDINAMENTO nei casi in cui una stessa attività
sia sottoposta a più procedimenti amministrativi.
Servono per “semplificare la vita al privato”, in modo che egli non debba gestire ciascun procedimento
separatamente.
Sono possibili due principali livelli di semplificazione: una prima semplificazione è soltanto organizzativa, io
creo uno sportello unico che è l’unico ufficio a cui il privato si rivolge, in modo che il privato si interfacci
sempre con una solita persona).
La seconda modalità va a stabilire un nesso funzionale fra i singoli procedimenti, nel senso che fa sì che
diventino un unico procedimento, quindi, quelli che erano procedimenti autonomi diventano parti di un
procedimento unificato, in queto caso io non ho solo la stessa faccia ma ho un’unificazione procedimentale
che fa sì che io abbia un’istanza unica, un procedimento unico conclusivo e un coordinamento più forte
tra le singole attività.
Il legislatore nel corso degli anni ’90 ha iniziato a porsi il problema degli impianti produttivi per cercare di
semplificare i termini e l’attività amministrativa.
Attualmente il legislatore ha recepito questi due modelli in due ambiti che ci interessano.
Esempio
Io presento un progetto per fare quel determinato intervento e l’ufficio dell’Unione che ha il
compito dell’antisismica mi scrive dicendo che le strutture come le abbiamo pensate non vanno
bene e l’autorizzazione antisismica non viene rilasciata fino a quando non ci sarà un’integrazione
della progettazione.
Questo non riguarda solo l’antisismica ma anche il profilo edilizio di base che è di competenza
dell’ufficio tecnico comunale.
La legge ha previsto anche una sanzione più forte, ha previsto che gli atti amministrativi che
vengono messi fuori dal procedimento unificato siano giudicati inefficaci, quindi se io acquisisco al
di fuori del procedimento il PdC, quell’atto è inefficace.
CONFERENZA DI SERVIZI
È il modo con cui un’attività privata sottoposta a una pluralità di adempimenti amministrativi può
comportare una unificazione degli adempimenti; è un qualcosa che va nella direzione di
unificazione forte quella dello sportello unico per le attività produttive ma estesa anche al di fuori di
questo ambito.
La sua disciplina si attiene ai codici 14 e seguenti della Legge 241 del 1990 (legge fondamentale sul
procedimento amministrativo).
La conferenza si sviluppa in vari sotto-procedimenti, ma si distingue fra conferenza dei servizi
semplificata e conferenza dei servizi ordinaria.
Quella ordinaria è quella in cui i funzionari delle varie amministrazioni, anziché lavorare ognuno
per conto proprio si trovano in una riunione, il progetto viene esaminato congiuntamente e ogni
funzionario/rappresentante di ogni amministrazione espone il suo punto di vista davanti agli
altri, per evitare che il progetto venga continuamente riveduto per tutti gli uffici.
La conferenza dei servizi dovrebbe servire quindi per unificare e coordinare le valutazioni.
Il legislatore dopo anni ha introdotto la modalità semplificata o asincrona, in cui si persegue questa
unificazione ma senza la necessaria presenza fisica dei vari funzionari coinvolti (per i procedimenti
minori ovviamente).
È pensata in modo tale che ci sia una unificazione ma anche per fare un intervento devono essere
tutte d’accordo le amministrazioni, altrimenti non si fa.
La conferenza dei servizi non nasce solo per coordinare le Istruttorie, ma anche perché la decisione
venga assunta superando eventuali poteri di blocco (togliere l’autonomo rilievo di ciascuno degli
interessi pubblici).
La conferenza, quindi, può vedere una decisione positiva nonostante ci siano dei dissensi purché ci
sia la prevalenza delle valutazioni favorevoli degli assensi da parte delle amministrazioni
partecipanti.
Quindi, può consentire il superamento del dissenso di una o più amministrazioni partecipanti.