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Recanati
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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Recanati (disambigua).
Indice
Geografia fisica
Storia
Origini e fondazione di Recanati
Recanati fra basso Medioevo e l'età dei comuni
Recanati fra Rinascimento ed età moderna
Recanati nel Risorgimento
Recanati nell'epoca contemporanea
Monumenti e luoghi d'interesse
Luoghi gigliani
Luoghi leopardiani
Localizzazione
Arte e architettura
Chiese Stato Italia
Palazzi e architetture civili Regione Marche
Piazze e monumenti pubblici
Architetture militari Provincia Macerata
Siti archeologici Amministrazione
Società Sindaco Antonio Bravi (lista civica)
Evoluzione demografica
dal 10-6-2019
Dialetto
Territorio
Cultura
Biblioteche Coordinate 43°23′54.78″N
Scuole 13°33′09.11″E
Musei Altitudine 293 m s.l.m.
Eventi
Superficie 103,46 km²
Economia
Abitanti 20 659[1] (31-10-2023)
Amministrazione
Sport Densità 199,68 ab./km²
Società sportive Frazioni Bagnolo, Castelnuovo,
Ginnastica Artistica Chiarino, Le Grazie,
Calcio Montefiore, Santa Lucia,
Pallacanestro Fontenoce, Costa Dei
Altre società sportive
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Come altri centri marchigiani, anche Recanati è la tipica Patrono san Vito, san Flaviano
"città balcone" per l'ampio panorama che vi si scorge: Giorno
città e borgate sono sparse in gran numero nell'ampia 15 giugno
festivo
distesa, tra piani, valli e colline.
Cartografia
Storia
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Il 1296 segnò un'epoca importantissima. In quest'anno infatti si manifestò che la cappella venerata
dentro la chiesa di Loreto, a quel tempo territorio recanatese, era la Santa casa di Nazaret, portata
dagli angeli dalla Palestina.
Scrive Monaldo Leopardi nei suoi annali: "Il secolo decimoquarto sorgeva torbido e minaccioso
come aveva già tramontato il secolo precedente, e in molte comuni della Marca si vedevano
preludi di novità e apparecchiamenti di guerra. Questi segni apparivano principalmente in
Ancona, Fermo, Iesi, Camerino, Cagli, Fano, Osimo e Recanati". Fra questi paesi infatti non
mancavano discordie che spesso portavano a scontri, a guerre e a lunghi assedi. Per questo nel
1301 il rettore della Marca Piero Caetani fece pubblicare una costituzione che "intimava di non
fare sedizione, esercito, cavalcata ne verun'altra mossa", pena forti sanzioni. Nonostante questo
negli anni a venire gli scontri furono numerosi e cruenti.
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Gli anni dal 1311 al 1315 furono fra i più lugubri della storia recanatese. Le fazioni dei guelfi e dei
ghibellini ardevano in città sempre con maggior fuoco. Recanati, storicamente legata alla parte
guelfa, aveva nel Vescovo Federico e nella sua famiglia un forte sostenitore di quella parte,
suscitando gelosia e acredine nell'altra parte. Così nel 1312 alcuni nobili ghibellini recanatesi,
sostenuti dal podestà, dai magistrati e da molti consiglieri, assalirono le proprietà del Vescovo
saccheggiandole. La Curia generale citò a comparire il Comune e le persone coinvolte,
condannandoli al pagamento di mille lire di ravennati, causando così nuovi tumulti. La città cadde
in mano ghibellina e vi rimase per due anni resistendo ai diversi assedi, finché Giovanni XXII
mandò da Avignone un monito; il rettore della Marca, Amelio di Lautrec, mandò suo cugino
Ponzio Arnaldo con ingenti forze, costringendo i ghibellini alla resa. Tutto sembrava tornato alla
pace quando scoppiò la congiura: nella notte furono introdotti uomini armati di Osimo, comandati
da Lippaccio e Andrea Guzzolini. Sopraffatto il Marchese, fecero prima strage del suo esercito, poi
trucidarono i capi guelfi e le loro famiglie, senza risparmiare donne e bambini. Il Vescovo e il clero
furono cacciati e chiunque fosse ligio al Papa fu carcerato.
Il 15 maggio 1322 i guelfi recanatesi fecero il loro ingresso pacifico a Macerata ma Amelio, per
vendicare l’uccisione del nipote e dei suoi compagni nel precedente scontro, ordinò l’incendio e la
devastazione della città e distrusse le fortificazioni, le case dei capi ghibellini e il Palazzo dei Priori.
Nonostante la gravità dei danni, Recanati seguitò a essere uno dei comuni più importanti della
provincia. Nel 1324 termina la guerra tra Amelio e Recanati, si auspicava un periodo di concordia
per riparare ai danni subiti. Il 29 giugno 1326 i ghibellini guidati dai nobili recanatesi, assalirono il
palazzo del Comune tentando di uccidere il Podestà e di far sollevare il popolo. Ma il piano fallì e
gli organizzatori della rivolta furono presi e impiccati. Negli anni successivi i Recanatesi si
mantennero fedeli al pontefice Giovanni XXII e al vescovo Francesco de’ Silvestri di Cingoli, il
quale aveva l’incarico di pacificare la regione e di perdonare i ribelli. In cambio dell’assoluzione il
vescovo Francesco de’ Silvestri impose una multa di tremila fiorini e la consegna di dodici ostaggi
al mese. La Sede Vescovile fu restituita solo nel 1354[4]
Nel 1393 Bonifacio IX concesse alla Città la facoltà di battere moneta in rame, argento e oro, da
ritenersi valida in tutto lo Stato.
Il 13 settembre 1405 il Consiglio Comunale approvava una raccolta ordinata delle Costituzioni,
Statuti e Ordinamenti della Città di Recanati divisa in quattro libri stampati col titolo: Diritti
municipali, o Statuti dell'illustre Città di Recanati. Questi statuti furono chiesti dalla Città di
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Nel 1422, Papa Martino V ordinò che nella già celebre fiera
annuale che si svolgeva a Recanati, i mercanti, le merci e i
Statua monumentale di Leopardi
concorrenti, avessero libero e sicuro accesso. Questo rafforzò
nella piazza comunale
notevolmente la fiera che contribuì in modo sensibile allo
sviluppo economico della città, consentendo di intrecciare
relazioni diplomatiche coi principali centri italiani ed europei.
Per due secoli Recanati ebbe un ruolo di rilievo negli scambi commerciali dell'Adriatico; nel corso
degli anni vi giunsero uomini di lettere, come l'umanista Antonio Bonfini, giuristi, come Antonio
da Cannara, e celebri pittori, quali Lorenzo Lotto, Guercino, Caravaggio, Sansovino, Luigi
Vanvitelli. In questo clima, nella metà del Cinquecento, una famiglia di scultori, i Lombardi
(Aurelio, Ludovico e Girolamo Lombardi), giunse dalla nativa Ferrara e Venezia per lavorare a
Loreto e aprì la propria fonderia dietro la chiesa di San Vito. Col tempo Recanati divenne un
importante centro fondiario. Altri si aggiunsero a loro: Tiburzio Vergelli di Camerino, Antonio
Calcagni (padre di Michelangelo Calcagni,scultore), Sebastiano Sebastiani, Tarquinio e Pier Paolo
Jacometti, Giovan Battista Vitali. Furono la scuola scultorea recanatese a dare il via alla tradizione
di orafi e argentieri che da allora hanno lavorato sul territorio nei secoli successivi.
Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente a una giovane albanese di nome Elena.
Slavi e albanesi erano presenti in gran numero nelle campagne marchigiane, rifugiatisi qui per
sfuggire ai predoni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell'apparizione fu costruita di lì a poco la
chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di città il castello di
Loreto, edificato intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione
di Recanati. Per tutto il XVIII secolo Recanati dovette sopportare aggravi e fastidi per fornire
foraggi e vettovaglie ora agli austriaci, poi agli spagnoli e ai francesi. Questo durò fino al Trattato di
Aquisgrana (1748).
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moderna. Nel 1893 un tratto di litorale viene scorporato dal territorio comunale per costituire il
nuovo comune di Porto Recanati.
Nel 1937 con R.D. nº 1335, convertito nella Legge 2255, viene istituito il Centro Nazionale di Studi
Leopardiani, la cui sede era stata progettata da Guglielmo De Angelis d'Ossat. Nel 1968, il politico
recanatese Giacomo Brodolini, eletto nelle file del PSI viene nominato Ministro del lavoro e della
previdenza sociale nel secondo governo di Mariano Rumor (1968-1969). Da Ministro, introdusse
fondamentali riforme nel mondo del lavoro: il superamento delle gabbie salariali, la
ristrutturazione del sistema previdenziale e l'elaborazione dello Statuto dei lavoratori sono solo
alcune delle iniziative di cui fu promotore.
Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati, che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si
impone come una delle più importanti manifestazioni nazionali di musica d'autore. Nel 2005 il
festival si trasferisce allo Sferisterio di Macerata Nel 2008 nasce a l'Artika Festival che propone
esposizioni di arte contemporanea, performance e concerti. Il festival, che propose artisti come
Hernan Chavar, Nicola Alessandrini, Niba, Hotel Nuclear, 7/8 kili, Zapruder filmmakersgroup,
Davide Savorani, Carloni & Franceschetti, cessò la sua attività nel 2012. Il festival vide la presenza
di musicisti come Turin Brakes, Dente, Bachi da pietra, Ronin, IOIOI, Il pan del diavolo, Above the
tree, Der Feuerkreiner, OvO, Uochi Toki, Pitch, Bob Corn, Dadamatto. Nella letteratura fra gli altri
sono stati ospitati Paolo Nori e Alessandro Bonino.[6]
Luoghi gigliani
Casa natale di Beniamino Gigli: si trova a Recanati in via
Risorgimento (contrada Castelnuovo). Gigli vi nacque il 20 marzo
1890, come ricorda una targa commemorativa. Il palazzo è risalente
alla metà dell'Ottocento, realizzato come struttura condominiale in
laterizio a vista, con intonaco che fascia le cornici dei portali e delle
finestre, che sono distribuite in due ordini, divise orizzontalmente da
fasce marcapiano che segnano i tre livelli del palazzo. Alla base gli
archi a tutto sesto sono più grandi per ospitare l'accesso principale e
le botteghe.
Aula Magna (Pianoforte di Gigli), all'interno del Palazzo comunale, in
Piazza Leopardi, si trova lo storico pianoforte di Beniamino e Rina
Gigli.
Museo "Beniamino Gigli", all'interno del Teatro Persiani è visitabile il
Beniamino Gigli museo dedicato al grande tenore recanatese, voluto e realizzato con il
sostegno del nipote recanatese di Beniamino Gigli, Luigi Vincenzoni.
Giardini "Beniamino Gigli": si trovano a fianco del Teatro Persiani.
Casa di riposo "Ester Gigli": si trova in via XX settembre.
Villa Gigli: si trova tra Recanati e Loreto lungo viale Beniamino Gigli. Sorge sul colle Montarice,
fu lo stesso tenore che volle questa residenza, acquistando il terreno all'inizio degli anni Venti,
dando l'incarico di edificazione all'architetto Guido Cirilli, allievo del Sacconi. Successivamente
Gigli delegò il fratello Catervo Gigli, professore di Belle Arti. I lavori iniziarono nel 1920, nel
1923 entrò in cantiere l'architetto Florestano Di Fausto, che si scontrò con Catervo per la
monumentalità eccessiva del progetto, terminato nel 1927. La villa si estende su un vasto
parco, costituito da un giardino all'italiana, fatto di simmetrie e geometrie, dove siepi perimetrali
cingono gruppi ordinari di alberi, palmette e sfere di bosso in topiaria. I lati nord e sud del
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Luoghi leopardiani
Palazzo Leopardi: è la casa
natale del poeta, affacciata su
Piazzetta Sabato del Villaggio.
Il palazzo è abitato dai
discendenti e aperto al
pubblico. Esso venne
ristrutturato nelle forme attuali
dall'architetto Carlo Orazio
Leopardi verso la metà del
XVIII secolo. L'ambiente più La casa natale di Giacomo Leopardi
suggestivo è senza dubbio la
biblioteca, che custodisce oltre
Ritratto di Giacomo Leopardi 20.000 volumi, tra cui incunaboli e antichi volumi, raccolti dal
padre del poeta, Monaldo Leopardi.
Piazzetta del Sabato del Villaggio: sulla quale si affaccia Palazzo
Leopardi. Lì vi si trova la casa di Silvia e la chiesa di Santa Maria in Montemorello (XVI
secolo), nel cui fonte battesimale fu battezzato Giacomo Leopardi nel 1798.
Orto sul Colle dell'Infinito: Posto sulla sommità del Monte Tabor, è il giardino dell'ex convento di
Santo Stefano da cui si domina un panorama vastissimo verso le montagne. Questo panorama
avrebbe ispirato l'omonima poesia composta dal Leopardi a 21 anni. L'Orto è situato a poca
distanza da Palazzo Leopardi e nel 2017 è stato dato in concessione al FAI, che lo gestisce e
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Arte e architettura
Chiese
Concattedrale di San Flaviano.La porta principale è posta
sulla fiancata laterale, non ha una facciata e il vasto interno
è a tre navate con bellissimo soffitto a cassettoni in legno. A
esso è annesso il Palazzo Vescovile e le ex-Carceri.
All'interno della cattedrale vi è il sarcofago di papa Gregorio
XII ivi sepolto e il Museo Diocesano.
Chiesa di Santa Maria di Castelnuovo. È la chiesa più
antica di Recanati ed è appartenuta ai benedettini di Fonte
Avellana. Posta lungo la strada per Castelnuovo (via Interno della Cattedrale
Angelo Giunta), ha la struttura in laterizio a capanna, pianta
rettangolare: la facciata ornata da tre finestre, quella
centrale a mezzaluna, affiancata da due ad oculo, in basso in asse con la mezzaluna il portale
di pietra romanico con arco a tutto sesto e lunetta. La torre campanaria è la più antica della
città (XII secolo), a pianta quadrata a svettante, con ordine di bifore per facciata, e decorazione
ad archetti pensili in cima. Nella lunetta del portale bizantineggiante vi è un bel bassorilievo del
Mastro Nicola Anconetano firmato e datato 1253, raffigurante la Madonna in trono con i santi
Michele e Gabriele. L'affresco raffigurante la Madonna con Bambino che si trova all'interno è
attribuito a Pietro di Domenico da Montepulciano. Da questa chiesa proviene il polittico su
tavola con la Madonna in trono col Bambino e Santi di Guglielmo Veneziano (1382), oggi al
Museo Diocesano.[8]
Chiesa di San Francesco d'Assisi. Si trova nella parte nord-ovest, in via Castelfidardo.
L'annesso convento fu fondato nel XII secolo, ampliato in quello successivo dai Frati Minori
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cornice superiore è decorata da dentelli e archetti pensili. L'interno a navata unica è molto
semplice.
Chiesetta della Madonna delle Grazie. La chiesa fu costruita sul luogo in cui si dice comparisse
la Beata Vergine a una giovane albanese di nome Elena. La chiesa e gli affreschi di Giacomo
di Nicola da Recanati che vi si trovano richiedono un urgente restauro.
Chiesa di Santa Maria di Varano. La chiesa e l'annesso convento furono costruiti per i Frati
Minori Osservanti a spese dell'allora vescovo di Macerata e Recanati, il forlivese Nicolò
dall'Aste[10]. Era chiamata anche "chiesa degli Zoccolanti" dal nome popolare dei Frati Minori
Osservanti, ossia Frati "zoccolanti" (unificati nell'Ordine dei Frati Minori). Parte dell'allora
convento divenne nel 1873 il pubblico cimitero, nel quale vi è sepolto Beniamino Gigli. La
cappella di San Diego fu fatta eseguire da don Diego Zapata. Vi sono poi due tele di Pier
Simone Fanelli, San Francesco e San Lorenzo da Brindisi e un Sant'Antonio di Marino
Pasqualini. L'altare ligneo è del XVII secolo.
Chiesa di S. Giovanni in Pertica (detta del Beato Placido). L'edificio religioso, che si trova fuori
Porta Romana, fu costruito nel secolo XIII e fu ricostruito nel secolo XVI e nel 1529 prese
anche il nome del beato che presso questa chiesa fondò una comunità apostolina e vi fru
sacerdote e vicario. La chiesa conserva il corpo del beato e all'altare di sinistra una tavola,
forse in origine un gonfalone, con la Madonna del Soccorso con i Beati Placido e Bartolomeo
in basso che sono in realtà la stessa persona, Bartolomeo Placido, la cui iconografia fu
erroneamente sdoppiata già in antico. La tela fu dipinta probabilmente da Baldo de Sarofini ed
è databile, specie per l'impianto spaziale che non può non prescindere dagli esempi di
Palmezzano e Solario dell'inizio del secolo, alla metà del secondo decennio del
Cinquecento.[11] L’annesso monastero, rimaneggiato nei secoli, è oggi adibito ad asilo.
Chiesetta di Sant'Anna. Costruita alla fine del XV secolo, è stata rifatta ampiamente nel XVIII.
La facciata barocca in laterizio ha una grande cornice presso l'architrave in pietra con
iscrizione, all'interno della chiesa c'è una copia della Santa Casa di Loreto, com'era prima
dell'incendio del 1921, e un'icona votiva della Madonna.
Convento di Santo Stefano. Sul Colle dell'infinito, fu eretto nel 1394 come monastero delle
Francescane femmine, istituito nel 1443, e soppresso nel 1486. Il monastero nuovo fu rifatto
nel 1507, terminato nel 1535, come testimoniato nel breve di papa Alessandro VI. La chiesa fu
reintitolata a santo Stefano nel 1691, con ristrutturazione barocca, decorazione del soffitto a
volta a botte e apparati a stucchi. Soppresso nel 1810, il monastero andarono disperse varie
opere d'arte. Nel 1852 fu rilevato dalle Figlie del Sacro Cuore, che vi istituirono un istituto per
l'educazione. Attualmente il convento è di proprietà comunale ed è usato per convegni e
manifestazioni.
Palazzo Mazzagatti. In via Roma, apparteneva originariamente ai Massucci della Stella. Deve
il suo disegno o a Giuliano da Maiano o a Luciano Laurana. La facciata è un esempio di
architettura gentilizia signorile, nella corte interna la doppia svelta loggia come nel Palazzo
Venieri permette l'accesso ai piani superiori. Lo stemma nobiliare si trova sull'architrave della
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Architetture militari
Castello di Montefiore
Porte civiche
Porta Marina: posta tra via Carducci, via XX Settembre e via Cesare Battisti, è detta anche
"Porta Pia" da l nome di papa Pio VI che la fece rifare daccapo dall'architetto Giuseppe
Valadier (1783). L'impianto originario è del XIV secolo, il progetto fu affidato a Francesco
Cianfaroni da Jaesi, che delegò il Valadier; ha un busto bronzeo di Papa Braschi, Pio Vi e lo
stemma della famiglia nobiliare, abbattuto nel 1860 dai piemontesi. I lati dell'arco a tutto sesto
si notano i due posti di guardia, con delle bocche da fuoco laterali. Le due terrazze originarie
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Siti archeologici
Insediamento di Fontenoce: gli scavi condotti nel 1984-1985, 1992, e 1997-1998, hanno
individuato un abitato riferibile a una fase avanzata del neolitico (VI millennio a.C.)
Necropoli di Fontenoce - Area Guzzini: gli scavi condotti dal 1992 al 1997, hanno portato alla
luce un'importante necropoli eneolitica costituita da 20 tombe a grotticella artificiale (IV
millennio a.C.). In zona sono stati trovati anche degli abitati.
Necropoli Cava Koch: necropoli eneolitica (IV millennio a.C.).
Contrada "Valle Memoria": la "memoria" indica di solito il luogo dove erano sepolti i martiri
cristiani durante i primi secoli. Vicino alla chiesetta detta "Ottaviani" (in territorio che è proprietà
della Santa Casa, nei pressi del ponte sulla strada Regina) c'è tuttora una fonte d'acqua viva,
detta "Fons Episcopi", dove un antichissimo vescovo e alcuni cristiani furono condotti e
martirizzati durante le persecuzioni romane. Il vescovo e i martiri provenivano dalla città di
"Potentia" che sorgeva alla foce dell'attuale fiume Potenza.
Società
Evoluzione demografica
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Abitanti censiti
Dialetto
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti marchigiani.
Si possono passare ad analizzare innanzitutto gli elementi di chiara derivazione anconetana: essi
avvicinano il recanatese non tanto al dialetto del capoluogo marchigiano ma piuttosto a quello dei
comuni limitrofi quali Loreto, Castelfidardo e Osimo, con cui Recanati, grazie alla vicinanza, ha
sempre avuto notevoli scambi non solo commerciali ma anche linguistici, al punto che nella ex
frazione di Porto Recanati, divenuta comune autonomo dalla fine del XIX secolo, gli influssi
anconetani dominano nettamente, e la parlata locale è di conseguenza iscrivibile nella famiglia
anconetana in senso stretto. I tratti "anconetani" più significativi sono:
La mancanza totale della metafonesi da –o e da –i finale, per le vocali toniche “e” e “o” sia
chiuse sia aperte, tipica invece del maceratese e di un po' tutto il centro-sud italiano: per cui a
Recanati si ha furbétto e non furbittu come a Macerata, macèllo e non macéllu, rótto e non
rutto, pòrto e non pórtu, ecc; tuttavia tale fenomeno, che attualmente si arresta al di sotto del
fiume Potenza, doveva essere un tempo presente pure a Recanati, come dimostrato da
documenti dei secoli XIV -XV (terrino, quillo, quisto), e uno degli ultimi relitti metafonetici
riscontrabili è stato un quilli in un testo ottocentesco; infine nella parlata attuale è da segnalare
come la seconda persona del verbo “essere”, pur coincidendo con l'italiano “sèi”, nelle forme
interrogative ausiliarie diventa sì (Ci si jito?);
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L'indistinzione tra -o finale (derivante dalle originarie -o, -ō del latino) e -u finale (da -ū latina),
per cui anche a Recanati, come in tutta l'area perimeridiana e in Toscana, le -u latine si sono
aperte in -o (lupo < lat. LUPUM); è inoltre da segnalare che a Recanati, ma anche a Loreto,
Jesi, Potenza Picena e Civitanova Marche, non è neppure avvenuto il fenomeno contrario, per
il quale tutte le -o finali dell'italiano sono divenute -u (iu magnu < io mangio, lu stòmmigu < lo
stomaco), come si verifica invece nel triangolo Ancona-Osimo-Porto Recanati;
La lenizione intervocalica (o “rilassamento”), avvertibile però in maniera più sporadica e meno
sistematica che nell'area anconetana, perché è vitale di fatto solo per -c-, che diventa spesso,
ma non sistematicamente, -g-, ad es. nello stesso nome della città, che viene reso come
Reganati, bagià per “baciare”, brugià per “bruciare”, vesciga per “vescica”, fògo per “fuoco”,
siguro per “sicuro”, gambià per “cambiare”, mentre per il passaggio da -t- a -d-, che è
sistematico nell'osimano ma già meno frequente a Loreto, si riscontrano solo pochissimi casi,
come fadigà, che contiene la lenizione di entrambe, e aiudo/aiudà per “aiuto/aiutare”;
La mancanza del passaggio da b iniziale e intervocalica a v, presente invece a Macerata
(babbo e non vavvu, bé e non vé per “bere”, bardascio e non vardasciu);
Lo sdoppiamento della -rr-, (tèra, guèra), assente a Macerata città, ma presente in alcune aree
della provincia, come Matelica e San Severino Marche;
La pronuncia con “è” aperta di molti vocaboli che invece nel maceratese suonano con “è”
chiusa, ad es. viène, bicchièro per “bicchiere”, nonché i suffissi in -mento e in -mente, ad es.
‘bbijamènto per "abbigliaménto”, capamènto per “scelta” ;
L'uso dei pronomi personali lù e lia per “lui” e “lei”, tipici delle Marche e dell'Umbria
centrosettentrionali, in antitesi alle forme centromeridionali issu/éssa. Tuttavia, almeno fino a
poco tempo fa era in uso la forma isso nelle frazioni di campagna più vicine a Macerata;
L'uso del pronome interrogativo cò? nel senso di “che cosa?”, tipico dell'anconetano-osimano,
ma non dello jesino che usa invece que?, né del maceratese, che usa la forma italiana che?
L'uso del pronome personale e interrogativo te, in luogo della forma maceratese (e italiana) tu;
L'uso della particella latina *intus con la variante locale ntru/ntri (da int+ru/ri), "in/nei"
equivalente all'anconetano ntel/nti (ntru core "nel cuore", ntri cori "nei cuori");
L'eliminazione di e intervocalico nella particella "per" (pr'i viculi "per i vicoli");
L'uso nel gerundio delle forme -anno ed -enno (guardanno, vedenno), contrariamente al
maceratese, che le unifica nella forma -enne (guardenne, vedenne).
Invece tra gli aspetti che avvicinano il recanatese alla famiglia maceratese-fermano-camerte, vanno
annoverati:
L'uso della parte finale e non di quella iniziale del latino “illud” per la costruzione dell'articolo
determinativo maschile singolare “il”: infatti mentre nelle finitime località di Loreto e Porto
Recanati è in uso la forma anconetana el, a Recanati è presente ‘u , da un più antico ru, forma
quest'ultima ancora presente a Filottrano; da qui derivano ‘a (da ra) per “la”, 'i (da ri) e l'per “i,
gli”, ‘e (da re) per “le”; tra Recanati e le aree immediatamente più a nord passa perciò una
cesura molto importante a livello linguistico nazionale, in quanto segna il passaggio dalle forme
dialettali perimeridiane, disposte lungo la linea Roma-Perugia-Ancona, che appunto usano la
parte iniziale di “illud”, a quelle mediane in senso stretto, nonché a quelle meridionali, che
invece ne usano la parte finale;
Il passaggio da "g" iniziale e intervocalica a "j" (joco/jocà per “gioco/giocare” da latino “iocus”,
fujì/fujato per “fuggire/fuggito”), e lo stesso vale per "gh" iniziale (janna per "ghianda");
Il passaggio da doppia "-ll-" intervocalica a -j- (bujito per “bollito”, curaji per “coralli”, puji per
“polli”, mujche per “molliche”), presente comunque pure nell'osimano;
La pronuncia generalmente sorda di "s" intervocalica, mentre già a Porto Recanati tende a
pronunciarsi maggiormente sonora per influssi anconetani;
Il mantenimento di “t” latina in matre/patre;
L'apocope anche dei suffissi in "-ro" (da -io), seppur non estesa e generalizzata come nel
maceratese, perché risulterebbe attestata per i soli suffissi in "-aro", come ad es. pajà per
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“pagliaio”, pegurà per “pecoraio”, carzulà per "calzolaio", da notare poi la coesistenza in
callà/callaro per "caldaio", ma ferraro, sartore;
L'assimilazione progressiva ND > NN (il mondo> u monno, quando> quanno, passando>
passanno), presente comunque pure nella provincia di Ancona, tranne che nel capoluogo.
Frequente è pure l'assimilazione di LD > LL (caldo > callo), mentre è un po' più rara
l'assimilazione di MB > MM (pijà gammó “prendere il sopravvento”, cammiale "cambiale", ma
trombetta);
La sonorizzazione di “c” dopo nasale (mancare > mangà, bianco > biango), tipica anche di
Jesi, mentre risulta essere scomparsa a Osimo; il fenomeno analogo per “t” a Recanati è
presente solo sporadicamente, perciò pare essere regredito: sopravvive ad es. la forma déndro
per “dentro”;
Con i sostantivi che indicano grado di parentela l'aggettivo possessivo può essere espresso
con una particella proclitica (ad es. tu' madre, tu' padre), o con una enclitica (màmmeta,
bàbbeto), esattamente come a Jesi;
La pronuncia con “è” chiusa di molti vocaboli che invece nei comuni limitrofi della provincia di
Ancona e a Porto Recanati suonano con “è” aperta, ad es. trénta, pénso, sénza, vérde, férmo,
vénne;
L'uso della particella latina *in medio (ad): mecquì, mellà (=qui, là), presente anche a
Camerino, Matelica, Cingoli, Treia, ma che si riscontra pure nelle Marche centro-settentrionali,
a San Marino, nell'Umbria e nel Lazio settentrionale; lo stesso dicasi per la preposizione dativa
ma per "a": ma mé per "a me", e di conseguenza mù (ma+'u) per “al/allo” (mù patre "al padre"),
mà (ma+'a) per “alla”, mì (ma+'i)per “ai” e mé (ma+'e) per "alle";
L'uso di 'llo, 'lla, 'lli, 'lle per "quello, quella, quelli, quelle" come nelle Marche centromeridionali,
a differenza dell'anconetano-osimano che ha qul/qula;
Nell'imperfetto si può riscontrare il contrasto tra le forme "maceratesi", presenti in "-evo" (avìo,
dicìo "avevo, dicevo"), e quelle "anconetane", presenti in "-avo" (jàvo "andavo", contro il
maceratese jìo), e lo stesso può dirsi per le forme verbali del presente, che presentano infatti
caratteristiche morfologiche di transizione, come ad es. faciamo, jamo per "facciamo, andiamo"
(cfr. anconetano famo, 'ndamo e maceratese facimo, jimo).
Infine sono da ritenere forme tipiche esclusivamente di Recanati nuà/vuà per “noi/voi”, sopre per
“sopra” e sotta per “sotto”, questi ultimi due fenomeni guizzanti anche altrove.
Il lessico locale recanatese attinge anch'esso tanto dall'area anconetana quanto da quella
maceratese. Eccone alcuni esempi: armango=almeno, bardascio=bambino, ciuétta=civetta,
derèto=dietro, fugaraccio=falò, 'gna=bisogna, igno’=in giù, jòppa=zolla, lala=ala, minga=mica,
négne=nevicare, pertegara=aratro, 'rsumijo=fotografia, sbrégo=strappo, torcolétto=rametto,
vèspera=vespa, zécchere=zecche.
Analogamente ciò vale a proposito dei modi di dire: ciacca l'ajo=ben ti sta, de riffe o de raffe=in
qualche maniera, è como jì a curre c'u lebbre=è una gara impari, jì a gatto mino’=camminare
carponi, mango pe' mele=nemmeno per sogno, e me' cojoni=però, ci vorrebbe pure, pijà
gammo’=prendere il sopravvento, sartà u fosso=fare il salto di qualità, secco
rrabbito=magrissimo, voja de fadigà sarteme addosso=detto di persona sfaticata.
Ancora, sono di seguito riportati alcuni proverbi tipici: ‘A cerqua nun fa’ i melaranci=ogni albero
dà il proprio frutto, ogni uomo dà solo quel che ha, Mejo puzzà de vì che d'ojo santo=meglio
ubriachi che in fin di vita, Carta canta e villan dorme= lo scritto si fa sentire (cioè fa prova),
mentre il contadino dorme (nel senso che non può farsi sentire, cioè non ha voce in capitolo perché
non sa scrivere), perciò è sempre indispensabile avere prove scritte perché le parole volano e non
restano, Quanno u gallo canta da gajina, a casa va in ruìna=quando l'uomo fa la parte della
donna (si lascia comandare), le cose in famiglia non vanno mai bene, Sant'Antò d'a barba bianga,
se nun negne nun se magna=se a Sant'Antonio abbate (17 gennaio) non nevica non si ha cibo,
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Anno bisesto, anno funesto=l'anno bisestile è pieno di contrarietà, D'istate u monte, d'inverno a
fonte=per regolarsi sul tempo che farà, l'estate si guarda la montagna, d'inverno il mare, Scirocco,
oggi tiro e dumà scrocco=Oggi soffio e domani porto acqua.
Uno dei cittadini storicamente più illustri di Recanati, Giacomo Leopardi, in una lettera allo
scrittore piacentino Pietro Giordani del 30 maggio 1817, ebbe modo di segnalare i pregi della
favella recanatese, soffermandosi in particolare sulla pronuncia: “Ella non può figurarsi quanto
sia bella. È così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né
della leziosaggine toscana né della superbia romana, mentre basta uscir due passi dal suo
territorio per accorgersi di una notabile differenza, la quale in più luoghi pochissimo distanti,
non che notabile è somma”.
Cultura
Biblioteche
Archivio comunale di Recanati
Archivio della Banda musicale Beniamino Gigli, archivio
esclusivamente musicale, conserva soprattutto mss e
stampe che si riferiscono al repertorio praticato dalla
banda.
Biblioteca Comunale Benedettucci
Biblioteca del Centro culturale Charles Péguy
Biblioteca del Centro nazionale di studi leopardiani: La Biblioteca Leopardi
biblioteca del centro nazionale di studi leopardiani si
compone di circa 15.000 "pezzi" fra libri, recensioni, riviste
e miscellanee. Una raccolta critica esclusiva sulla
produzione leopardiana che inizia con le prime edizioni a stampa del poeta.
Biblioteca del convento dei cappuccini
Biblioteca del Convento dei padri passionisti
Biblioteca diocesana di Recanati
Biblioteca padre Clemente Benedettucci: archivio esclusivamente musicale, conserva
soprattutto mss e stampe che si riferiscono al repertorio praticato dalla Banda. La maggior
parte è costituita da fantasie e trascrizioni da opere e operette (in particolare italiane), risalenti
per lo più al periodo 1880/1930.
Biblioteca privata Leopardi: la biblioteca storica dei conti Leopardi è in gran parte frutto della
ricerca di Monaldo Leopardi, che acquistò libri nelle fiere vicine, in occasioni varie e
approfittando della soppressione di molte congregazioni religiose fra il 1808 e il 1810. La
biblioteca si accrebbe anche grazie alle continue donazioni di parenti e amici e agli acquisti
fatti dai discendenti di Monaldo.
Biblioteca popolare del Centro Culturale Fonti San Lorenzo
Scuole
Sono presenti sul territorio della città di Recanati: 6 scuole materne o dell'infanzia, 6 scuole
elementari o primarie, 2 circoli didattici (materna ed elementare), una scuola media o secondaria
di I grado, il Liceo "Giacomo Leopardi" (che comprende gli indirizzi classico, scientifico, scientifico
scienze applicate, linguistico, liceo delle scienze umane e liceo delle scienze umane indirizzo
economico sociale) l'Istituto Tecnico Industriale "Enrico Mattei" (con specializzazioni di
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Musei
Museo civico Villa Colloredo Mels: di impianto medievale,
l'edificio assunse la fisionomia di Palazzo verso la fine del
500, diventando oggetto di continue trasformazioni nei
secoli seguenti fino a ottenere l'aspetto attuale in età
neoclassica. L'inaugurazione è avvenuta nell'estate 1998
dopo il trasferimento della Pinacoteca dal Palazzo
Comunale. È articolato in quattro sezioni: la sezione
archeologica, che permette di conoscere l'organizzazione
di una comunità neolitica con varie sovrapposizioni fino
all'età del ferro; la sezione medievale che documenta la vita
della città nel periodo di massimo splendore e comprende, Messer Marsilio e moglie di Lorenzo
tra l'altro, opere di Ludovico di Magno da Siena (not. 1395), Lotto (1523), nel museo diocesano
Pietro di Domenico da Montepulciano (att. XV secolo) e di Recanati
Vincenzo Pagani (1490-1568); la sezione rinascimentale
che raggruppa quattro tra le più significative opere di
Lorenzo Lotto (1480 - 1556): l'Annunciazione di Recanati, il
Polittico, la Trasfigurazione, il San Giacomo Maggiore, la
sezione dedicata al Seicento e Settecento. Uno spazio per
le esposizioni temporanee artistico-culturali è situato al
piano terra.
Museo diocesano: presso la Cattedrale di San Flaviano,
che vanta dipinti dal XIV al XVI secolo di artisti quali:
Guglielmo da Venezia, Pietro di Domenico da
Montepulciano, Ludovico Urbani, Giacomo da Recanati
(1443), una attribuita al Mantegna e una Santa Lucia del Particolare del Polittico di Recanati
Guercino, Pomarancio, arredi e oreficerie di vari secoli,
sculture, messali, opere d'arte minore. Tra i marmi: una
statua romana e un lavabo di Andrea Sansovino
Il Civico museo Beniamino Gigli: all'interno del Teatro Persiani è visitabile il museo dedicato al
grande tenore recanatese[13]
Museo di arte contemporanea e dei pittori dell'emigrazione: si trova nell'ex convento di
Sant'Agostino, è stato inaugurato nel 2001 per ospitare opere di artisti quali Virgilio Guidi,
Cesare Peeruzzi, Arnaldo Ciarocchi, Luigi Bartolini, Wladimiro Tulli, Aurelio De Felice,
Domenico Purificato. Il museo è suddiviso in quattro sezioni, l'astrattismo, quello dei pittori
umbri, la grafica e pittori recanatesi del '900, due sale dedicate a W. Tulli e Lorenzo Gigli.
Museo della chitarra Oliviero Pigini: si trova presso il palazzo comunale, inaugurato nel 2004,
ospita modelli di chitarra della ditta EKO, prodotti tra gli anni '60-'70, usati per la musica beat e
rock 'n roll.
Museo del silicio "Silicio Inside": temporaneamente allestito nel biennio 2011-12, è stato poi
inserito in maniera permanente nel contesto urbano recanatese dal 2013. Collaborando con
l'Università di Camerino e l'Associazione della Cultura d'Impresa "Il Paesaggio
dell'Eccellenza", il tema riguarda l'uso del silicio e le sue proprietà chimico-fisiche di
sfruttamento per le apparecchiature elettroniche e industriali.
Eventi
Amantica: Nato nel 2010 si svolge nel quartiere di Castelnuovo e propone un programma
incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Il festival vede la direzione
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[14]
artistica di Elisa Ridolfi.
Botteghe Aperte: Nato nel 2010 si svolge ogni anno nella zona artigianale ex Eko e propone
un'esposizione e dimostrazione di prodotti artigianali del territorio. Il programma prevede inoltre
conferenze tematiche, corsi di degustazione, esibizioni musicali, laboratori e giochi per
bambini. L'evento è organizzato dall'associazione culturale Su la Testa.[15]
Memorabilia: festival di musica folk e pop in memoria del cantante marchigiano Oliviero de
Quintajé. Il festival è organizzato dal Centro fonti San Lorenzo.
Electronic Music Festival Recanati (EMF Recanati): Evento culturale di musica elettronica che
si svolge nella piazza G. Leopardi, organizzato da giovani artisti recanatesi.
Economia
Lo stesso argomento in dettaglio: Distretto industriale plurisettoriale di Recanati -
Osimo - Castelfidardo.
Sul suo territorio hanno sede l'azienda iGuzzini, produttrice di apparecchi di illuminazione per
interni ed esterni, l'azienda Clementoni, produttrice di giocattoli educativi e la fabbrica F.lli
Guzzini che produce stampi in plastica.
Amministrazione
Storici sindaci sono stati Luigi Flamini, negli anni '50, e
Franco Foschi, dal 1960 al 1970.
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29/02/24, 12:45 Recanati - Wikipedia
22 giugno 1990 23 aprile 1995 Luca Marconi Democrazia Cristiana Sindaco [16]
26 giugno [16]
24 aprile 1995 Roberto Ottaviani Sinistra Sindaco
1999
13 giugno [17]
27 giugno 1999 Fabio Corvatta Centro-sinistra Sindaco
2004
21 giugno [17]
14 giugno 2004 Fabio Corvatta Centro-destra Sindaco
2009
25 maggio [18]
22 giugno 2009 Francesco Fiordomo Partito Democratico Sindaco
2014
Partito Democratico-UDC-Liste [19]
25 maggio 2014 9 giugno 2019 Francesco Fiordomo Sindaco
civiche
Sport
Società sportive
Ginnastica Artistica
La società di spicco per la ginnastica artistica è l’Associazione dilettantistica Artistica Recanati che
festeggia nel 2023 i suoi trent’anni; da quest’anno milita in serie C.
Calcio
Come nel resto d'Italia, il calcio è la disciplina più popolare e seguita. La principale squadra di
calcio locale è l'Unione Sportiva Recanatese 1923 che milita in Serie C. Le altre squadre cittadine
sono il CSI Recanati, l'Atletico Recanati e l'Europa Calcio, tutte e tre militanti in Terza Categoria.
Pallacanestro
A Recanati la pallacanestro è uno sport molto radicato. In città hanno sede l'Unione Sportiva
Basket Recanati, militante in Serie B, e l'Associazione Dilettantistica Pallacanestro Recanati,
militante in Serie C.
Tornei
Guzzini Challenger: torneo professionistico di tennis giocato sul cemento.
https://it.wikipedia.org/wiki/Recanati 22/24
29/02/24, 12:45 Recanati - Wikipedia
Note
1. Dato Istat (https://demo.istat.it/app/?a=2023&i=D7B) - Popolazione residente al 31 ottobre
2023 (dato provvisorio).
2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in
Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia
e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012
(archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
4. ^ Armando Bettini, Storia di Recanati, Recanati, Tecnostampa, novembre 1990, pp. 52-63.
5. ^ Lapide Commemorativa a Giuseppe Garibaldi (http://www.chieracostui.com/costui/docs/searc
h/schedaoltre.asp?ID=4459/)
6. ^ Sito di Artika Festival (http://www.artikafestival.it/) Archiviato (https://web.archive.org/web/201
10521095903/http://www.artikafestival.it/) il 21 maggio 2011 in Internet Archive.
7. ^ FAI, Orto sul Colle dell'infinito, su fondoambiente.it.
8. ^ A. Marchi, Trecento veneziano nelle terre adriatiche marchigiane, in Pittura veneta nelle
Marche, a cura di V. Curzi, Cinisello Balsamo, 2000, pag. 46.
9. ^ P. Mazzei, Pier Simone Fanelli d’Ancona: un pittore “eccentrico” nelle Marche del Seicento, in
Historia Nostra, 1/2009, pag. 71.
10. ^ Amico Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Alessandro
Mancini, Macerata 1854, Tomo I, p. 139, n. 26.
11. ^ Matteo Mazzalupi, Baldo de’ Sarofini, Madonna del Soccorso e i Beati Placido e Bartolomeo,
in Lorenzo de Carris e i pittori eccentrici nelle Marche del primo Cinquecento, a cura di
Alessandro Delpriori, catalogo di mostra, Perugia, 2016, pagg. 94 - 97.
12. ^ Statistiche I.Stat (http://dati.istat.it/Index.aspx) - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
13. ^ Museo Beniamino Gigli, su Infinito Recanati.
14. ^ Sito di Amantica, su amantica.it (archiviato il 5 luglio 2012).
15. ^ Sito dell'associazione culturale Su la Testa promotrice dell'evento Festa dell'artigiano -
Botteghe Aperte (http://www.sulatestanews.it/)
16. http://amministratori.interno.it/
17. Repubblica.it - Elezioni 2004, su repubblica.it. URL consultato il 23 ottobre 2012 (archiviato il 25 gennaio
2011).
18. ^ Speciale elezioni 2009 - Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009 - Comunali - Recanati, su
repubblica.it. URL consultato il 23 ottobre 2012 (archiviato il 28 maggio 2013).
19. ^ Sito del Ministero degli interni, su elezionistorico.interno.gov.it. URL consultato il 15 luglio 2014.
Bibliografia
Giovanni Francesco Angelita, Origine della città di Ricanati e la sua historia e discretione
(1601), ristampa a cura di F. Foschi, Micheloni Editore, 1978
https://it.wikipedia.org/wiki/Recanati 23/24
29/02/24, 12:45 Recanati - Wikipedia
Voci correlate
Leopardi (famiglia)
Palazzo Leopardi
Stadio Nicola Tubaldi
Altri progetti
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