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Provincia di Piacenza
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Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Orografia
1.3 Idrografia
1.3.1 Fiumi
1.3.2 Laghi
1.4 Clima
2 Storia
2.1 Piacenza antica
2.2 Piacenza medievale
2.3 Piacenza nel periodo delle Signorie
2.4 I Farnese a Piacenza
2.5 I Borboni a Piacenza e la sconfitta di
Napoleone Localizzazione
2.6 Maria Luigia d'Austria Stato Italia
2.7 L'affrancamento dall'Austria
2.8 L'istituzione della provincia Regione Emilia-Romagna
2.9 La nascita industriale Amministrazione
2.10 La Grande Guerra
2.11 Il Bobbiese diviene piacentino e la Val Ceno Capoluogo Piacenza
parmense Presidente Francesco Rolleri (PD) dal
2.12 Il Fascismo a Piacenza 14-10-2014
2.13 Il Dopoguerra
2.14 Dal 2000 Data di 1859
2.14.1 Referendum consultivi sulla fusione di istituzione
comuni Territorio
2.15 Simboli
3 Monumenti e luoghi d'interesse Coordinate 4503N 942E
3.1 Architetture religiose del capoluogo
3.2 Architetture civili Superficie 2 585,86 km
3.3 Architetture militari
3.4 Siti archeologici Abitanti 286 572[1] (30-6-2016)
3.5 Aree naturali
Densit 110,82 ab./km
4 Societ
4.1 Evoluzione demografica Comuni 48 comuni
4.2 Etnie e minoranze straniere Province Parma, Pavia, Cremona,
4.3 Lingue e dialetti
confinanti Lodi, Genova (Citt
4.4 Religione
4.5 Tradizioni e folclore
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Geografia fisica
Territorio Sito istituzionale (http://www.provincia.
piacenza.it/)
La provincia di Piacenza si
estende nella pianura
Padana a sud del fiume Po, nella parte occidentale della regione Emilia-
Romagna. Il confine nord con le province di Lodi e Cremona
rappresentato dal fiume Po. A sud confina con la Citt Metropolitana di
Genova (Liguria) tramite l'Appennino Ligure con il confine che
situato prima dello spartiacque. Eccetto un tratto di confine ad est con la
provincia di Parma che segue il torrente Stirone ed un tratto del confine
ad ovest con la provincia di Pavia che segue il corso del fiume Trebbia
La Val Luretta d'inverno
gli altri confini sono convenzionali.
Orografia
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Le vette pi alte della provincia sono situate nelle alte valli di Boreca,
Nure ed Aveto. Le principali sono il monte Maggiorasca (1803 m), il
monte Bue (1777 m), il monte Nero (1752 m), il monte Lesima
(1724 m), il monte Chiappo (1700 m), il monte Cavalmurone (1671 m),
il monte Legn (1669 m), il monte Alfeo (1651 m) ed il monte Carmo
(1640 m).
Idrografia
In alta val Nure esistono piccoli laghi di origine glaciale, il lago Moo[9],
il lago Bino[10] e il Lago Nero[11].
Clima
Il clima pi continentale in pianura grazie alla lontananza dalle masse d'acqua mediterranee, mentre in
montagna la vicinanza della Liguria influenza il clima rendendolo pi simile ad un temperato caldo[12].
Le precipitazioni annue sono pari a circa 850900 mm in pianura piacentina per 80-85 giorni piovosi e 1000
1500 mm nella media collina per un centinaio di giorni di pioggia, con un incremento che segue l'incremento di
altitudine. A partire dagli ultimi anni del XX secolo sono diminuite le precipitazioni invernali e sono aumentate
quelle autunnali[12]. Le nevicate sono abbastanza comuni con una media di 40 cm all'anno in pianura che
aumenta nettamente in collina e montagna[12].
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Storia
Piacenza antica
Anche se alcuni documenti attestano l'esistenza della citt di Piacenza gi in epoche preistoriche, la sua
fondazione datata 218 a.C., anno in cui i Romani crearono (su probabile preesistente insediamento celtico),
sulla riva destra del Po, la prima e dunque pi antica colonia romana, Placentia (Terra che Piace, per la fertilit
delle sue terre e per la vicinanza con il Po), avamposto militare contro le invasioni dei Galli. Grazie alle grandi
opere (disboscamento, bonifica del territorio, costruzione della Via Emilia, arteria principale della Pianura
Padana) realizzate dai coloni romani che vi si stabiliscono, Piacenza diviene in breve tempo una citt sempre
pi importante, centro del sistema viario romano, tanto che lo stesso Giulio Cesare fissa qui, per un breve
periodo, il suo quartier generale.
Piacenza medievale
Con la crisi delle istituzioni comunali, Piacenza diventa il terreno di scontro delle pi facoltose famiglie della
citt, che si fronteggiano per assumerne la guida. In questo travagliato periodo si susseguono al potere
numerose dinastie: gli Scotti o Scoto, i Pallavicino, i Visconti e gli Sforza. Una famiglia nobiliare che faceva
parte dei capitanei del Vescovo di Piacenza furono i Confalonieri, che avevano il privilegio di accompagnare
l'insediamento del nuovo vescovo in Cattedrale con un ben descritto cerimoniale, e questo privilegio era
riservato espressamente al "pi anziano della stirpe" dei Confalonieri. La casata vanta un insigne avo: San
Corrado Confalonieri, eremita del Terzo Ordine di San Francesco, nato in Calendasco nel 1290 e morto in fama
di santit nella grotta 'dei miracoli' presso Noto in Sicilia.
I Farnese a Piacenza
Dopo essere stato parte del ducato di Milano, nel 1521 il piacentino cade sotto al dominio del papato[13]. Nel
1545 Papa Paolo III istituisce il Ducato di Parma e Piacenza, ponendone alla guida il figlio Pier Luigi[14], che
viene per ucciso due anni dopo da una congiura composta da locali famiglie nobili[15] In seguito a questo
episodio il piacentino viene occupato dalla truppe imperiali di Ferrante I Gonzaga[16]. Il figlio di Pier Luigi,
Ottavio Farnese riesce a conservare il dominio di Parma, che diventa cos la capitale del Ducato, mentre il
piacentino ritorna sotto il dominio della famiglia Farnese nel 1585, ceduto da Filippo II di Spagna, con il quale
aveva firmato il trattato di Gand[16]. Sotto il governo di Ottavio iniziano anche i lavori per la costruzione di
palazzo Farnese a Piacenza[15].
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Morto senza eredi l'ultimo duca, Antonio Farnese, nel 1731 il ducato Palazzo Farnese
passa a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e del re Filippo V
di Spagna.
Il nuovo duca Carlo I si stabilisce a Parma nel 1731[18], tuttavia nel 1738, con il terzo trattato di Vienna che
sancisce la fine della guerra di successione polacca, viene riconosciuta a Carlo la corona del Regno delle Due
Sicilie, mentre il Ducato di Parma e Piacenza passa agli austriaci, nella persona dell'imperatore Carlo VI
d'Asburgo. Nel 1748 con il trattato di Aquisgrana il ducato torna sotto il dominio della famiglia Borbone,
assegnati al Reale Infante Don Filippo, fratello di Carlo[18].
Nel 1814, con l'esilio di Napoleone all'Elba, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla viene assegnato alla
moglie di Napoleone, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena; tale decisione viene poi confermato vita natural durante
dal congresso di Vienna[20], nonostante le rivendicazioni dei Borbone, ai quali sarebbe per ritornato alla morte
della duchessa[20].
In questa nuova Europa, il Ducato di Parma e Piacenza viene assegnato a Maria Luigia d'Austria. Sovrana
molto amata dai suoi sudditi, Maria Luigia riesce a valorizzare Piacenza dal punto di vista culturale ed artistico,
come nessun altro aveva fatto. Alla sua morte Piacenza chiede ed ottiene, prima fra tutte le citt, l'annessione al
Piemonte, guadagnandosi per questo il titolo di "Primogenita".
L'affrancamento dall'Austria
Dopo la sconfitta di Custoza, la citt cade nuovamente sotto la dominazione austriaca che, caratterizzata da una
forte repressione nei confronti dei patrioti, crea profondi malcontenti fra la popolazione e sfocia nella seconda
guerra di indipendenza. Questo scontro significher per Piacenza l'affrancamento dall'Austria e l'annessione al
regno sardo, poi regno d'Italia.
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La provincia di Piacenza venne istituita nel 1859, con decreto dittatoriale di Carlo Farini, in previsione
dell'annessione dell'Emilia al Regno di Sardegna; era suddivisa nei circondari di Piacenza e di Fiorenzola[21].
L'amministrazione provinciale ha sede dal marzo 1860 presso il Palazzo della Provincia di corso Garibaldi[22].
La nascita industriale
Negli anni immediatamente successivi, la citt rimane esclusa dal processo di sviluppo economico che
coinvolge molti centri italiani e solo verso la fine del XIX secolo cominciano a nascere anche qui le prime
sporadiche realt industriali, e si fa presto strada un nuovo soggetto sociale, il ceto operaio; da questo
momento, Piacenza diventa parte attiva del processo di sviluppo economico che sta travolgendo l'intero Paese e
anche qui inizia a godere di un nuovo benessere, mai conosciuto prima.
La Grande Guerra
Se la prima guerra mondiale porta a Piacenza, sede di un importante stabilimento bellico, ricchezza e lavoro, il
prezzo che la provincia deve pagare per questa nuova prosperit rappresentato dal sacrificio dei numerosi
soldati caduti in battaglia.
Nel 1923 Bobbio e parte del suo territorio, inserita anticamente nella Contea di Bobbio divenuta nel 1743
Provincia di Bobbio sotto i Savoia fino all'unit d'Italia, entra a far parte per la prima volta del territorio della
provincia di Piacenza[23].
In contemporanea i comuni di Bardi e Boccolo dei Tassi, sitauti in alta Valle del Ceno, in quanto facenti parte
del bacino imbrifero della Val Taro, passano alla provincia di Parma[24][25]. Nel 1926 alcune frazioni del
comune di Boccolo, che veniva contestualmente aggregato a Bardi, ritornarono in provincia, diventando parte
dei comuni di Farini d'Olmo e Ferriere[26].
Tale spartizione delle terre, frutto di una mera divisione geografica, unita allo "scambio" dei territori genovesi,
ha creato divisioni ancora oggi visibili. Per quanto concerne il comune di Bardi, tuttora parte della Diocesi di
Piacenza (cos come alcuni comuni dell'Oltrep Pavese[27]) alla quale fa riferimento anche come
conservatoria[28]. Inoltre sono marcate le differenze tra i popoli parmensi e quelli della Val Ceno: cultura,
dialetto, tradizioni e gastronomia. Tratti ancora oggi legati alla vecchia provincia di appartenenza.
Il Fascismo a Piacenza
Durante gli anni successivi, caratterizzati dal regime fascista, la citt registra un forte sviluppo architettonico,
con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e popolari. L'agricoltura resta il settore trainante e non si
registrano significativi cambiamenti nel sistema economico. Con il declino del regime fra la popolazione cresce
il malcontento per la difficile situazione sociale, e trovano spazio numerose brigate partigiane.
Il Dopoguerra
L'eccezionale ripresa economica che Piacenza conosce negli anni cinquanta, porta la citt a godere di uno
sviluppo industriale senza precedenti nel campo dell'agricoltura e dei trasporti, di un significativo aumento
demografico e del boom urbanistico che ne consegue. Sulle colline del Piacentino vengono scoperti e perforati i
primi pozzi petroliferi d'Italia (per la terza volta al mondo, dopo Romania e Stati Uniti). In pianura, presso la
localit di Cortemaggiore, viene individuato un giacimento di metano particolarmente significativo in grado di
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dare una spinta decisiva al boom italiano del Dopoguerra. Nasce in quella occasione il cane a sei zampe della
Supercortemaggiore, allora simbolo e motivo d'orgoglio per una nazione in forte crescita, oggi marchio di Eni
(la principale multinazionale italiana).
Dal 2000
Nella notte fra il 14 settembre e il 15 settembre 2015 una parte della provincia di Piacenza fu devastata dalle
esondazioni improvvise del Nure e del Trebbia, dovute al maltempo e ad ammassi di detriti, che causarono
danni ingenti e la morte di tre persone. Le localit pi colpite sono state Roncaglia, Bettola, Farini, Ponte
dell'Olio, Ferriere, Rivergaro, Bobbio, Marsaglia di Corte Brugnatella, Ottone[29].
La tabella riepiloga i referendum consultivi per la fusione di comuni tenutisi a partire dal 1 dicembre 2013. In
grassetto sono indicati i comuni che hanno approvato il quesito[30][31][32][33].
Nibbiano
1854 45,8% 64,01% 35,99% Alta Val
28 maggio
Pecorara 697 49,5% 66,08% 33,92% -
2017 Tidone[36]
238 65,5% 79,74% 20,26%
Caminata
Simboli
Architetture militari
Siti archeologici
Velleia Romana (Lugagnano Val d'Arda), ospita i resti di un municipum romano caduto in rovina a
partire dal IV secolo; nel 1747 vi fu trovata la tabula alimentaria traianea, conservata al museo
archeologico nazionale di Parma.
Piana di San Martino (Pianello Val Tidone), contiene i resti di un insediamento abitato nella preistoria, tra
l'et del Bronzo e l'et del ferro e, poi, successivamente, in epoca tardoantica e medievale[38].
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Aree naturali
Societ
Evoluzione demografica
La tabella seguente riporta l'evoluzione del numero dei residenti nella provincia dal 2001 al 2015[44]:
Anno Residenti
2001 263.855
2002 267.274
2003 270.946
2004 273.689
2005 275.861
2006 278.224
2007 281.616
2008 285.922
2009 288.003
2010 289.875
2011 284.440
2012 286.336
2013 288.483
2014 288.013
2015 286.997
Al 31 dicembre 2015 nel territorio provinciale risultano essere residenti 41.227 stranieri (19.989 uomini e
21.238 donne)[45], pari al 14,36%[46] dell'intera popolazione.
Romania: 6.395
Albania: 6.291
Marocco: 4.556
Macedonia: 2.979
Ecuador: 2.228
India: 2.194
Ucraina: 2.038
Bosnia ed Erzegovina: 1.193
Egitto: 1.093
Lingue e dialetti
Accanto all'italiano, sopravvive il dialetto piacentino, ascritto alla lingua emiliana nonostante i diversi elementi
condivisi con quella lombarda. Sull'Appennino piacentino sono invece presenti dialetti di transizione tra
emiliano e ligure, che cedono il passo a variet liguri in alcuni comuni dell'alta Val Trebbia.
Religione
Nella giurisdizione ecclesiastica della Chiesa cattolica, gran parte del territorio della provincia coincide con
l'area della diocesi di Piacenza-Bobbio. Essa suddivisa in 7 vicariati e comprende, oltre a gran prate del
piacentino anche l'alta val Trebbia genovese, parte dell'Oltrep Pavese, la val Taro e la val Ceno nel
parmense[27]. Fanno invece parte della diocesi di Fidenza le parrocchie situate nei comuni di Castelvetro
Piacentino, Monicelli d'Ongina e Villanova sull'Arda, riunite nel vicariato della bassa piacentina[47].
Tradizioni e folclore
La zona della provincia pi conservatrice per quanto riguarda il folklore l'area dell'Appennino, cio quella
rimasta pi isolata da certe influenze esterne e dalla modernit. Il patrimonio delle tradizioni di buona parte
dell'Appennino piacentino riconducibile a quello dell'area delle Quattro Province. Con questo nome si
definisce un territorio prevalentemente montuoso suddiviso amministrativamente tra le province di ben quattro
regioni distinte: Genova (Liguria), Piacenza (Emilia-Romagna), Pavia (Lombardia) e Alessandria (Piemonte),
dove la gente ha mantenuto per secoli usi e costumi molto simili. Ci evidente soprattutto per quanto riguarda
i canti, la musica, i balli e le feste popolari. Le alte valli piacentine comprese in questo territorio sono la Val
Trebbia, la Val Tidone, la Val d'Aveto e, soprattutto, la Val Boreca, mentre la Val Nure risente in maniera
minore di questo patrimonio e la Val d'Arda ne esclusa.
Canti
I canti folkloristici di Piacenza e del territorio circostante sono scomparsi almeno dall'inizio del XX secolo.
Facevano parte di un genere noto come matinda, che prendeva il nome dal momento della giornata nella quale
venivano eseguiti, la mattina appunto. I brani della matinda erano per lo pi a carattere amoroso e simili a
quelli di altre zone dell'Italia Settentrionale. Composti da quattro o sei versi - raramente otto - endecasillabi che
seguivano ritmi differenti, venivano intonati durante le attivit lavorative o all'inizio della primavera, con
accompagnamento di chitarra e fisarmonica, per corteggiare le ragazze nubili. I testi erano cantati in dialetto
piacentino, ma talvolta inframmezzati da voci derivanti da variet di altre lingue gallo-italiche o da storpiature
del toscano. Ci stato spiegato con l'origine non autoctona di parte di essi, nati dunque in altre province e
regioni circostanti e adattati al piacentino.
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Il genere era impropriamente conosciuto anche come buinda, termine che in realt indicava un tipo di
composizione poetica di un cantastorie o verseggiatore popolare, che in versi descriveva avvenimenti reali e li
esponeva spesso in forma ironica o satirica. Sebbene siano per lo pi conosciute nella loro versione milanese,
tali opere letterarie, pubblicate su fogli volanti, erano realizzate anche nel Piacentino[48].
Musica e balli
La musica dell'Appennino piacentino, compreso nell'area delle Quattro province, tradizionalmente eseguita
con piffero dell'Appennino, msa (simile alla piva pi comune in Val Nure) e fisarmonica. La msa, una
cornamusa appenninica ad un solo bordone, forse lo strumento pi caratteristico e che attira le maggiori
curiosit. Al giorno d'oggi vi sono solo un paio di costruttori e anche i suonatori sono rimasti in pochi. Lo
strumento cadde in disuso ad inizio del XX secolo, soppiantata dalla pi moderna fisarmonica. Negli ultimi
decenni ricomparsa ed tornata ad accompagnare il piffero, unendosi addirittura alla fisarmonica. possibile
ascoltare i suonatori di questi strumenti alle feste da ballo nei paesi e nelle frazioni dell'Appennino piacentino
(o in quelli delle tre province limitrofe) o in alcuni festival folkloristici che si tengono in estate.
In occasione di sagre, feste del patrono, festival folkloristici, celebrazioni della Pasqua o del Carnevale
possibile assistere all'esibizione degli strumenti tipici che eseguono musiche da ballo come la giga (a due o a
quattro), la monferrina o l'alessandrina. Esisteva un tempo anche la bisagna, danza scomparsa e recentemente
ricostruita nel comune di Ferriere. Qualcuno l'ha ricordata come un ballo eseguito con i bastoni (come nel ballo
del Morris inglese), dopo che erano andati perduti i passi e per anni era stata riproposta solo come musica per
piffero. Altre fonti non citano per l'uso dei bastoni.
All'inizio dell Novecento nelle campagne piacentine era ancora diffuso il bal dal fer - detto anche bal dal fr
nelle zone montuose - (ballo del ferito), un ballo di gruppo in forma ludica. Accompagnato da chitarra e
fisarmonica, era eseguito da una coppia di ballerini scelti, attraverso battute prestabilite, da una figura che
conduceva le danze. I ballerini si scambiavano un botta e risposta di rime durante la danza, le quali erano
utilizzate per fare complimenti, tessere lodi, lanciare sfide o vendette amorose, effettuare dichiarazioni d'amore
o con l'intento d'indispettire il partner. Dopo un paio di giri si interrompeva per cambiare compagno o
compagna e riprendere con i passi e le rime[49]. Altri balli a figure e a simboli di simile tipologia erano il bal dal
tu-tu, il bal dal cir, il bal dal csin e il bal dal spc' , frequenti sulle aie nel periodo dello scartocciamento del
granoturco[50].
Festivit e celebrazioni
Ad esclusione delle feste patronali, alle quali si sono aggiunte innumerevoli sagre per la promozione dei
prodotti tipici della gastronomia piacentina, sono poche le feste tradizionali sopravvissute alla modernit e allo
spopolamento delle aree rurali, in particolare dell'Appennino. Tuttavia, proprio nelle zone di montagna che si
svolgono ancora le celebrazioni legate al ritorno della primavera. Si tratta del Calendimaggio, che generalmente
si svolge la sera del 30 aprile. Con questo nome si definisce una festa di natura pagana, di probabile origine
celtica (forse collegata a Beltaine), diffusa in quasi tutta l'Europa e che in Italia si mantenuta vitale
prevalentemente nei territori pi isolati. Nell'Alta Val Trebbia piacentina questo evento noto anche come
Carlin di maggio, mentre sui monti della Val Tidone celebrato come Festa d'la galina grisa (Festa della
gallina grigia). Relegati oggi ai centri appenninici, gli appuntamenti legati al Calendimaggio avevano luogo in
una pi vasta zona delle campagne piacentine ancora nella seconda met del XIX secolo[51].
Ancora sentita la ricorrenza legata all'arrivo di Santa Lucia da Siracusa il 13 dicembre. Come in altre localit
della Lombardia, del Veronese e del Trentino, anche nel Piacentino questo giorno molto atteso dai bambini,
cui la Santa durante la notte far visita con l'asinello per dispensare loro dolci e doni di ogni sorta.
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Sanit
Il pi importante centro sanitario della provincia l'ospedale di Piacenza. Questi i principali presidi ospedalieri
provinciali[52]:
Cultura
Universit
Musei
Musei a Piacenza
Musei Civici di Palazzo Farnese, ospitati nel palazzo vignolesco, divisi in sezioni dedicate al Medioevo,
al Rinascimento, ai Fasti Farnesiani, ai Vetri e alle Ceramiche, oltre alla Pinacoteca, all'Armeria, al
Museo delle Carrozze, al Museo Archeologico e al Museo del Risorgimento. Qui conservato il fegato
etrusco di Piacenza[56].
Museo di Storia Naturale all'Urban Center, area nata dalla riqualificazione dell'ex macello cittadino,
suddiviso nelle sezioni Botanica, Zoologia e Scienze della Terra[57].
Galleria d'arte moderna Ricci Oddi che raccoglie pi di settecento opere dall'Ottocento ai giorni nostri[58].
Collegio Alberoni, vasto complesso architettonico dotato di una pinacoteca, osservatorio astronomico,
museo di scienze naturali e biblioteca[59].
Musei in provincia
Museo dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio, allestito nella parte del monastero originariamente
adibita alle arti liberali e nello scriptorium, include oggetti legati alla storia cittadina, nonch al culto di
san Colombano[60].
Museo archeologico della Val Tidone di Pianello Val Tidone, ospitato nei sotterranei della Rocca
municipale, ospita numerosi reperti rinvenuti nella vallata[61].
Museo archeologico di Travo, con sede nel Castello Anguissola, ospita i reperti raccolti dal Gruppo di
Ricerca Culturale La Minerva in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-
Romagna in alcuni dei 175 siti archeologici della val Trebbia[62]
Museo della citt di Bobbio, anch'esso ospitato in un'ala dell'abbazia di san Colombano raccoglie reperti
relativi al Santo e all'attivit dello Scriptorium[63]
Museo diocesano di Bobbio, situato nel palazzo vescovile
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Cucina
Essi costituiscono un immancabile antipasto, ma altri celebri sono il salame cotto, i ciccioli (chiamati grasi in
piacentino), la bortellina (burtlina in piacentino) della Val Nure, Val Trebbia e Val Tidone (sorta di frittella di
farina, accompagnata coi salumi o coi formaggi)[70], il chisuln o torta fritta[71] (tipica di solo di alcuni comuni
della Bassa Val d'Arda, ma comunissima in altre province dell'Emilia-Romagna a volte col nome di gnocco
fritto) sempre in abbinamento coi salumi), il batar (focaccina della Val Tidone), la polenta fritta e la gustosa
torta di patate della montagna.
Comunissimi tra i secondi sono l'anatra e la faraona arrosto, la pcula 'd caval ("pcula" di cavallo)[74], lo
stracotto d'asina, lo stracotto alla piacentina, la bomba di riso di Bobbio[75], le lumache alla bobbiese[76], il
tasto o tasca (punta di vitello ripiena) variante della cima alla genovese che di casa sull'Appennino
Piacentino, la delicata anguilla in umido, l'anguilla marinata nota come burattino o bratin, gli zucchini ripieni
dell'Appennino che mostrano chiare tracce liguri e, tra i secondi pi poveri, il merluzzo in umido e la famosa
polenta disponibile in tantissime varianti (consa, cio con strati di sugo e formaggio grana, oppure con i
ciccioli, o in accompagnamento alla pcula 'd caval ecc.).
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Come si nota da questo lungo elenco di ricette della provincia, la citt di Bobbio pu vantare un buon numero
di ricette locali, tanto da essere in alcuni casi separata dalla cucina del resto della provincia per essere
considerata a s stante[81].
Enologia
Molto diffusa nel Piacentino anche la viticoltura (ci sono documentazioni che affermano la conoscenza della
vite nel territorio fin dal primo millenio avanti Cristo[82]), che apporta alla provincia di Piacenza vasta notoriet
nel campo dell'enologia. Infatti diversi sono i vini prodotti sui colli piacentini, tra i quali vini bianchi come:
Malvasia, Ortrugo, Trebbianino Val Trebbia; e vini rossi come: Bonarda, Gutturnio e Barbera, e altri ancora,
che hanno ottenuto il riconoscimento di vini DOC. I vini DOC del Consorzio Colli Piacentini sono ben 21:
Gutturnio, Gutturnio Classico, Gutturnio Superiore, Gutturnio Riserva, Barbera, Bonarda, Bonarda Spumante,
Cabernet Sauvignon, Pinot Nero, Ortrugo, Trebbianino Val Trebbia, Monterosso Val d'Arda, Malvasia,
Sauvignon, Val Nure, Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot V.S.Q.P.R.D., Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno,
Novello[83][84].
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Geografia antropica
Comunit montane
Il territorio piacentino comprendeva tre comunit montane, poi sciolte tra il 2008 e il 2013[85][86][87]:
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Sede
Denominazione Comuni
amministrativa
Bobbio
Cerignale
Coli
Corte Brugnatella
Comunit montana Appennino
Piacentino Ottone
Bobbio
Piozzano
Travo
Zerba
Bettola
Farini
Ferriere
Comunit Montana valli del Nure e
dell'Arda Gropparello
Bettola
Vernasca
Morfasso
Caminata
Nibbiano
Comuni
Farini
Agazzano Ferriere
Alseno Fiorenzuola d'Arda
Besenzone Gazzola
Bettola Gossolengo
Bobbio Gragnano Trebbiense
Borgonovo Val Tidone Gropparello
Cadeo Lugagnano Val d'Arda
Calendasco Monticelli d'Ongina
Caminata Morfasso
Caorso Nibbiano
Carpaneto Piacentino Ottone
Castel San Giovanni Pecorara
Castell'Arquato Piacenza
Castelvetro Piacentino Pianello Val Tidone
Cerignale Piozzano
Coli Podenzano
Corte Brugnatella Ponte dell'Olio
Cortemaggiore Pontenure
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Rivergaro Vernasca
Rottofreno Vigolzone
San Giorgio Piacentino Villanova sull'Arda
San Pietro in Cerro Zerba
Sarmato Ziano Piacentino
Travo
Comuni pi popolosi
1 Piacenza 102.173
4 Rottofreno 12.148
5 Podenzano 9.156
8 Rivergaro 7.000
9 Pontenure 6.527
10 Cadeo 6.126
Altre citt:
Bobbio[88] 3.577
Bobbio
48 Zerba 78
Unioni di Comuni
In Provincia di Piacenza sono presenti otto Unioni che raggruppano tutti i comuni del territorio eccetto il
Caminata, Gazzola, Lugagnano Val d'Arda e Piacenza[89]:
Unione Val Tidone, composta da cinque comuni: Borgonovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Nibbiano,
Pecorara, Pianello Val Tidone e Ziano Piacentino.
Unione montana alta val Nure, composta da quattro comuni: Bettola, Farini, Ferriere e Ponte dell'Olio.
Unione montana Valli Trebbia e Luretta, composta da otto comuni: Bobbio, Cerignale, Coli, Corte
Brugnatella, Ottone, Piozzano, Travo e Zerba.
Unione Bassa Val Trebbia e Val Luretta, composta da sette comuni: Agazzano, Calendasco, Gossolengo,
Gragnano Trebbiense, Rivergaro, Rottofreno e Sarmato.
Unione Bassa Val d'Arda Fiume Po, composta da sette comuni: Besenzone, Caorso, Castelvetro
Piacentino, Cortemaggiore, Monticelli d'Ongina, San Pietro in Cerro e Villanova sull'Arda.
Unione Via Emilia Piacentina, composta da quattro comuni: Alseno, Cadeo, Fiorenzuola d'Arda e
Pontenure.
Unione Val Nure e Val Chero, composta da cinque comuni: Carpaneto Piacentino, Gropparello,
Podenzano, San Giorgio Piacentino e Vigolzone
Unione alta val d'Arda, composta da tre comuni: Castell'Arquato, Morfasso e Vernasca
Economia
La struttura dell'economia prevalentemente industriale con piccole e medie imprese, soprattutto
manifatturiere. Seguono il settore commerciale, la produzione di servizi alle imprese e il settore delle
costruzioni. Punti di eccellenza sono presenti nella robotica e nell'automazione industriale. Rilevanti per qualit
e quantit sono il settore agricolo e le attivit di trasformazione ad esso collegate.
Servizi
Grazie alla vicinanza strategica con le aree industriali della Pianura padana e alla presenza di importanti vie di
comunicazione (ferrovie ed autostrade) a partire dagli anni 2000 si sono sviluppati vari poli logistici nella
provincia: uno nel capoluogo, nella frazione di Le Mose, a breve distanza dal casello autostradale di Piacenza
Sud, dove si sono insediate aziende come UniEuro, Italiarredo[90] ed IKEA[91]. Il polo piacentino si candida
inoltre ad essere la piattaforma logistica privilegiata per il Porto di La Spezia, a questo scopo nel luglio 2015
stato firmato un protocollo d'intesa tra il comune e l'autorit portuale ligure[92]. Un altro a Castel San Giovanni
dove, sfruttando la vicinanza con Milano, si sono insediate aziende come Conad, Bosch, LG Electronics ed
Amazon per una superficie totale di 1.300.000 metri quadrati[93]. Infine uno a Monticelli d'Ongina che vede la
presenza tra le altre di Whirlpool ed Enel per una dimensione di 144.500 metri quadrati[94].
A poca distanza dal polo logistico del capoluogo si trova il quartiere fieristico, terminato nel 2000 e composto
da 3 padiglioni espositivi per complessivi 14.000 m, un'area esterna da 8000 m, due sale congressi ed una sala
corsi[95].
Turismo
Il capoluogo fa parte del Circuito Citt d'Arte della Pianura Padana insieme ad altre citt lombarde ed
emiliane[96]. Nel 2015 si sono registrati in provincia 222.938 arrivi e 444.944 presenze, di cui circa la met nel
capoluogo[97]. I principali elementi di attrazione turistica della provincia sono l'enogastronomia e i castelli,
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alcuni inseriti nel circuito dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Per quanto riguarda
gli sport invernali nella zona di Bobbio sono presenti piste da sci di fondo e impianti di risalita per lo sci
alpino[98].
Infrastrutture e trasporti
La provincia di Piacenza attraversata da tre strade statali: la Strada
statale 45 di Val Trebbia che conduce a Genova[99], la Strada Statale 9
Via Emilia che unisce Milano a Rimini[100] e la Strada statale 725
Tangenziale di Piacenza. Altre strade in passato statali ed ora passate in
capo alla provincia sono la Strada statale 10 Padana Inferiore[101], SP
359 R di Salsomaggiore e di Bardi, la SP 412 R della Val Tidone[102], la
SP 461 R del Penice, la SP 462 R della Val d'Arda, SP 586 R della Valle
dell'Aveto, la SP 587 R di Cortemaggiore, la SP 588 R dei Due Ponti e
la SP 654 R di Val Nure. La stazione del capoluogo nel 1939
Tra il 1881 e il 1938 la provincia era caratterizzata da una vasta rete tranviaria interurbana a vapore, gestita a
partire dal 1908 dalla SIFT, che comprendeva le linee:
Inoltre, dal 1908 il capoluogo fu servito da una rete tranviaria urbana a trazione elettrica, che nel 1924
raggiunse San Rocco al Porto. Le tranvie urbane furono soppresse nel 1955 e sostituite da autolinee gestite
dalla societ Auto Guidovie Italiane[108].
Nel comune di San Giorgio Piacentino presente l'aeroporto militare di Piacenza-San Damiano, fino al
settembre 2016 sede del 50 Stormo dell'Aeronautica militare italiana, e diventato da quella data Comando
Aeroporto Piacenza con un utilizzo a supporto delle strutture operative dell'aeronautica[109].
Amministrazione
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Di seguito presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questa provincia.
28 giugno 2004 8 giugno 2009 Gian Luigi Boiardi centro-sinistra Presidente [110]
8 giugno 2009 14 ottobre 2014 Massimo Trespidi Il Popolo della Libert Presidente [110]
Sport
La principale squadra calcistica della provincia stato il Piacenza Football Club, che ha militato per 8 stagioni
in Serie A. Dopo il fallimento del 2011 la squadra cittadina con maggior seguito e ritenuta l'erede del defunto
Piacenza FC il Piacenza Calcio 1919, militante in Lega Pro. La formazione, disputa le partite interne allo
Stadio Leonardo Garilli, come in precedenza il Piacenza FC. Tra le societ calcistiche cittadine vi anche il
Pro Piacenza 1919, che milita per la terza volta in un campionato professionistico, la Lega Pro. Fuori dal
capoluogo la societ principale il Fiorenzuola, capace di raggiungere nel 1995 la finale play-off per la
promozione in Serie B. Negli anni '40 anche l'Olubra di Castel San Giovanni milit per alcune stagioni in serie
C.
Per quanto riguarda la pallavolo, la provincia di Piacenza rappresentata dalla squadra maschile cittadina della
Pallavolo Piacenza (attualmente in serie A1) che ha al suo attivo uno scudetto, una Coppa Italia, una
supercoppa italiana e due coppe europee, e in passato dalla squadra femminile River Volley, nata a Rivergaro e
poi trasferitasi a Piacenza, bi-campione d'Italia, spostatasi a Modena nel 2016[111].
Nella pallacanestro, l'Unione Cestistica Piacentina, nata dalla fusione tra le squadre di Piacenza e Fiorenzuola,
ha disputato il campionato di Legadue nella stagione 2011-2012 prima di non iscriversi e successivamente
fallire. Dopo la scomparsa dell'UCP a rappresentare la pallacanestro a Piacenza c' la Pallacanestro Piacentina
che milita in Serie B e il Piacenza Basket Club fusosi nel 2016 con UC Casalpusterlengo portando la squadra
lodigiana a disputare le partite del campionato di Serie A2 a Piacenza[112].
Sono presenti inoltre diverse squadre di rugby, tra cui le due pi importanti Piacenza Rugby Club e Rugby
Lyons Piacenza che hanno all'attivo diversi campionati di Serie A1/Eccellenza.
Note
1. ^ [1] (http://demo.istat.it/pop2016/index.html)
2. ^ La val Tidone (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/valli-monti/item/la-val-tidone.
html?category_id=245) turismo.provincia.piacenza.pc.it
3. ^ La val Trebbia (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/valli-monti/item/la-val-trebbi
a.html?category_id=245) turismo.provincia.piacenza.pc.it
4. ^ La val d'Arda (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/valli-monti/item/la-val-d-arda.
html?category_id=245) turismo.provincia.piacenza.pc.it
5. ^ La val d'Aveto (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/valli-monti/item/la-val-d-avet
o.html?category_id=245) turismo.provincia.pc.it
6. ^ La val Boreca (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/valli-monti/item/la-val-boreca.
html?category_id=245) turismo.provincia.piacenza.pc.it
7. ^ Lago artificiale e diga di Mignano (http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/ambiente-e-natura/luoghi-di-i
nteresse-naturalistico/item/lago-artificiale-e-diga-di-mignano.html) turismo.provincia.pc.it
8. ^ Il lago di Trebecco (http://www.pianellovaltidone.net/turismo/luoghi-da-visitare-in-val-tidone/204-il-lago-di-trebec
co) pianellovaltidone.net
9. ^ Lago Moo (http://www.vallardana.it/lago_moo.html) vallardana.it
https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Piacenza 20/24
31/8/2017 Provincia di Piacenza - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Piacenza 23/24
31/8/2017 Provincia di Piacenza - Wikipedia
Bibliografia
Marzio Dall'Acqua, Ducati d'Emilia, signorie di Romagna, 2001, Touring Club Italiano, Milano
Marco Cacozza, La Ferrovia Piacenza-Bettola, Tutto Treno & Storia n 19 (aprile 2008), Duegi Editrice,
Ponte San Nicol (PD), pagg. 50-65
Francesco Ogliari, Franco Sapi, Ritmi di ruote. Storia dei trasporti italiani volume 10. Emilia-Romagna,
a cura degli autori, Milano, 1969
Altri progetti
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dichiarato riscoprire e valorizzare Piacenza e la sua provincia.
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