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MONUMENTA VATICANA SELECTA


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MONUMENTA VATICANA SELECTA PAOLO LIVERANI, GIANDOMENICO SPINOLA, PIETRO ZANDER

Forse nessun luogo al mondo, in un ambito territoriale così limitato, evi-


denzia un Patrimonio Artistico tanto differenziato ed alto nei suoi rag-
giungimenti espressivi.
LE NECROPOLI VATICANE
Il sito, dai suoi livelli archeologici precristiani e cristiani del primo S. Pie- LA CITTÀ DEI MORTI DI ROMA
tro al S. Pietro attuale con la piazza, i palazzi e i giardini, è stato luogo di
impressionanti risultati in architettura, affresco, scultura e arti decorati-
ve; ma il Vaticano è parimenti il contenitore di raccolte archeologiche,
artistiche e librarie che coprono migliaia di anni di storia dell’umanità,
dagli Egizi all’arte dei nostri giorni.
Dei volumi che affrontino il Patrimonio Artistico del Vaticano dovranno
di volta in volta darsi dei limiti precisi e congrui. Non la scelta antologi-
ca di capolavori, ma l’affondo su importanti episodi artistico-culturali an-
che con diverse chiavi di lettura, con l’intento di costituire un ponte tra il
contesto e i suoi raggiungimenti artistici.
Patrimonio Artistico Vaticano perciò come lettura del manufatto, della
fabbrica e dell’opera d’arte, contestualizzati o, se vogliamo, in reciproco
scambio con la cultura, la teologia, la fede, le riforme, ma anche la politi-
ca e le ragioni di stato o, infine, la curiosità per altre culture del presente Introduzione di
o del passato. Francesco Buranelli

La presente iniziativa coinvolge le direzioni editoriali di Jaca Book e di Libreria Editri-


ce Vaticana, e la direzione dei Musei Vaticani. La curatela è affidata a Francesco Bura-
nelli, Roberto Cassanelli e Antonio Paolucci.

VOLUMI PUBBLICATI

Heinrich W. Pfeiffer, S.J.


LA SISTINA SVELATA
ICONOGRAFIA DI UN CAPOLAVORO

Nicole Dacos
LE LOGGE DI RAFFAELLO
L’ANTICO, LA BIBBIA, LA BOTTEGA, LA FORTUNA
MUSEI VATICANI
Alberta Campitelli
GLI HORTI DEI PAPI
I GIARDINI VATICANI DAL MEDIOEVO AL NOVECENTO

LIBRERIA EDITRICE VATICANA


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Copyright © 2010 INDICE LE SCENE DELL’ANTICO E DEL NUOVO TESTAMENTO


by
Editoriale Jaca Book SpA, Milano
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano
Musei Vaticani, Città del Vaticano
All rights reserved

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Editoriale Jaca Book SpA, Milano

INTRODUZIONE
Per le immagini delle Necropoli in Via Triumphalis
© Musei Vaticani Capitolo primo
Foto Archivio Fotografico Musei Vaticani, L. Giordano/ Lanzani ????? INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO
PAG. 11

Per le immagini delle Necropoli sotto la Basilica di San Pietro Capitolo secondo
I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI
© Fabbrica di San Pietro in Vaticano
PAG. 23

Prima edizione italiana Capitolo terzo


ottobre 2010 LE NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
PAG. 41
Revisione di Roberto Cassanelli
Capitolo quarto
LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS
In copertina PAG. 141
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Capitolo quinto
LE NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO CONSERVAZIONE E RESTAURO
Pag. 287

Copertina e grafica NOTE


Ufficio grafico Jaca Book Pag. 331

BIBLIOGRAFIA
Pag. ???

INDICE DEI NOMI


Pag. ???

ISBN 978-88-16-60434-6

Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma


ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book, Servizio Lettori
Via Frua 11, 20146 Milano
Tel. 02/48561520/29 – Fax 02/48193361
e-mail: serviziolettori@jacabook.it
internet: www.jacabook.it
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CAPITOLO PRIMO
INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

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INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

Non si può trattare il tema delle Necropoli Vaticane nizzazione topografica e spaziale una struttura sociale Forse dobbiamo spingerci ancora più a sud includendo dell’attuale via della Conciliazione. Un tardo commenta-
senza collocarle nel contesto dell’area in cui si trovano. complessa e stratificata. anche l’odierno quartiere di Trastevere, o per lo meno tore di Orazio – lo Pseudo-Acrone della prima metà del
Un’area periferica rispetto alla Roma imperiale, anche se È il momento in cui si definiscono anche i territori delle quella parte di esso compresa in età imperiale nel circui- V secolo – parlando del sepolcro a piramide che si rico-
destinata in età tardo-antica ad assurgere a ben altra varie comunità – urbane o meno – che gravitano sul to delle mura Aureliane. Lo stesso Plinio il Vecchio3, nosceva ancora fino al primo Rinascimento in corrispon-
notorietà grazie proprio a una delle sue tombe più pove- basso corso del Tevere, un periodo che il mito assegna ai infatti, colloca «in Vaticano» il campicello di Cincinnato, denza dell’angolo tra via della Conciliazione e via della
re: quella di un pescatore provinciale giustiziato da primi re della città di Roma, attribuendo loro la respon- che fronteggiava il più antico porto militare di Roma, Traspontina, lo pone in Vaticano chiamandolo – con de- 3
Nerone probabilmente nei giorni successivi al grande sabilità della sua organizzazione. A questo stesso costruito sulla opposta riva sinistra4. Fino a pochi anni fa nominazione del tutto arbitraria – sepulcrum Scipionis10.
incendio che devastò la città nel 64 d.C. Su questa momento possiamo far risalire anche l’ager Vaticanus, si riteneva che i Navalia – questo era il nome dell’area Il dubbio però che questa fonte si sia espressa in manie-
tomba, infatti, sarebbe sorta la più grande basilica cristia- che ancora all’epoca di Plinio il Vecchio, nel I secolo portuale – si trovassero relativamente a nord, verso il ra approssimativa, citando cioè per semplicità il toponi-
na e il termine «Vaticano» avrebbe acquisito progressiva- d.C., sopravviveva come entità ormai nota forse solo agli Campo Marzio5, tuttavia la recente identificazione di mo meglio conosciuto nelle vicinanze solo come punto di
mente una connotazione molto forte come uno dei centri eruditi antiquari. Plinio, infatti1, descrive questo ager – queste strutture nel grande edificio repubblicano, anco- riferimento generico, è legittimo e dunque una tale pos-
principali della cristianità, fino a diventare sede del cioè questo territorio – come esteso per lungo tratto ra conservato ai piedi dell’Aventino6 e precedentemente sibilità andrà considerata con molta cautela.
vescovo di Roma e uno Stato le cui dimensioni sono lungo la riva destra del Tevere (la ripa Veientana sul ver- identificato con la Porticus Aemilia, ha rimesso in discus- L’area dell’ager Vaticanus non era particolarmente rino-
inversamente proporzionali alla sua notorietà. sante etrusco del fiume) partendo a monte da un punto sione le idee tradizionali a riguardo. mata a causa della vicinanza del Tevere e probabilmente
Per impostare il tema, è opportuno iniziare considerando che, sulla opposta riva sinistra, corrisponde a una posi- Indipendentemente dalla sua estensione però, l’ager delle frequenti inondazioni delle rive, essa aveva anzi
i periodi più antichi, quelli che vedono la formazione di zione tra i centri di Crustumerium e di Fidene e che, pro- Vaticanus doveva essere il territorio di una comunità che fama di essere malsana11 e di produrre un vino cattivo12.
Roma come città, nel senso che diamo storicamente alla cedendo verso sud per una dozzina di chilometri, dove- entrò presto a far parte di Roma a cominciare dall’età Il Vaticanum, invece, grazie alla sua vicinanza con la città
parola, ossia non un semplice addensamento di popola- va raggiungere e comprendere il colle del Gianicolo, regia, traccia di una realtà geopolitica che ci fa intravve- era attraversato da vie di una certa importanza e costitui-
zione, ma un luogo che manifesta attraverso la sua orga- chiamato «Monte Vaticano» dal poeta Orazio2. 2 dere un Lazio assai più frammentato di quanto non
appaia in età pienamente storica. All’incirca in questo
periodo altri territori di analoga estensione e status (ager
Latinus, Lucullanus e Solonius) sono attestati immediata-
mente all’interno o all’esterno dei confini del primitivo
territorio di Roma7, ma presto verranno inglobati dalle
principali città storiche e, infine, da Roma stessa.
Questa situazione – che già all’epoca di Plinio doveva
essere retaggio di un passato non più vitale – cambia nel
II secolo d.C. Da quest’epoca non sentiamo più parlare di
ager Vaticanus, ma solo del toponimo Vaticanum, assai
più ristretto per estensione. Sulla base di una serie di
indicazioni delle fonti antiche possiamo restringerlo alla
collina vaticana e all’attuale Piazza San Pietro, in breve
un’area non molto differente da quella che oggi conoscia-
mo con il nome di Città del Vaticano8. La prima attesta-
zione proviene proprio da una famosa iscrizione della
necropoli sottostante alla basilica di San Pietro9: qui –
sulla facciata del sepolcro A, il più orientale tra quelli
finora scavati – si trova l’iscrizione che riporta un estrat-
to delle ultime volontà del defunto titolare del monumen-
to funerario, un certo Gaius Popilius Heracla (cfr.III-2),
che chiede di essere sepolto IN VATIC(ANO) AD CIRCUM. È
chiaro che una simile indicazione ha senso solo se riferita
a un’entità territoriale di limitate dimensioni – dunque
non un ager esteso per chilometri – inoltre si definisce in
rapporto al Circo Vaticano, sul quale torneremo tra poco.
Prima però è necessario concludere il discorso sulla deli-
mitazione del nuovo toponimo: si deve infatti ricordare
che forse esso si estendeva a comprendere anche l’area

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va un luogo ambito per i giardini e le ville suburbane


della nobiltà romana. In età imperiale era collegato a
Roma da un paio di ponti: il più antico risaliva forse a
Caligola, che verosimilmente l’aveva costruito per acce-
dere rapidamente ai giardini ereditati dalla madre
Agrippina, ma che nel Medioevo era chiamato Pons
Neronianus13 secondo quella tendenza popolare che attri-
buiva tutto ciò che rientrava in quest’area al famigerato
imperatore, colpevole di aver bruciato Roma e di aver
martirizzato Pietro. Il ponte non ebbe vita molto lunga:
non compare nell’elenco dei ponti presente nei Cataloghi
Regionari della fine del III secolo, probabilmente demoli-
to per ragioni difensive in connessione con la costruzio-
ne delle mura Aureliane. I suoi piloni erano ben visibili
nel XVIII secolo14 e ancora oggi, durante i periodi di
magra, si intravedono sotto il pelo dell’acqua subito a
4 valle dell’attuale ponte Vittorio Emanuele, tanto che
qualche anno fa un giornalista sprovveduto tentò lo
scoop facendoli passare per una scoperta inedita. Il col-
legamento tra le due rive rimase invece assicurato dal
Ponte Elio15, costruito dall’imperatore Adriano per
garantire un comodo accesso al suo sepolcro, un ponte
che è ancora in uso, pur attraverso i numerosi rifacimen-
6 ti e restauri, con il nome di Ponte Sant’Angelo. Proprio
la presenza del sepolcro dell’imperatore, di fronte alla
testata sulla riva destra, ne garantiva la sicurezza in perio-
di di incertezza politico-militare e infatti, già a partire
dalle guerre gotiche del VI secolo d.C., il sepolcro venne
trasformato in fortilizio per divenire infine l’imprendibi-
le Castel Sant’Angelo che tutti conoscono.
Attraverso questi ponti non solo si poteva accedere al prevedeva che «il Tevere venisse condotto da Ponte
Vaticano, ma ci si poteva immettere in due grandi diret- Milvio lungo i rilievi del Vaticano, che il Campo Marzio
trici viarie che si dividevano in un punto imprecisabile venisse ricoperto di edifici e che invece la piana vaticana
dell’attuale piazza San Pietro e lungo le quali si sarebbe- diventasse una specie di Campo Marzio»16. Per spostare
ro disposte le necropoli discusse in questo volume. La via il corso del Tevere verso ovest Cesare aveva già incarica-
Trionfale puntava verso nord su Monte Mario e sull’etru- to del progetto un ingegnere greco. Uno sguardo alla
sca Veio (odierna Isola Farnese), invece la via Cornelia e carta permette di immaginarsi il piano nelle grandi linee:
un braccio dell’Aurelia, che per il primo tratto procede- tenendo conto della presenza di Monte Mario, che si 5
vano unite, si dirigeva verso ovest in direzione dell’altra affaccia direttamente sul Tevere, il nuovo alveo si sareb-
grande vicina etrusca: Caere (odierna Cerveteri). be dovuto aprire un po’ a sud-ovest di Ponte Milvio. Si
Questa posizione rendeva la zona ambita, sia per le pro- può immaginare che la linea scelta seguisse un percorso
prietà nobiliari suburbane – che permettevano ai loro vicino a quello dell’attuale viale Angelico, curvando
proprietari di godere degli agi della campagna a una bre- all’altezza di Piazza del Risorgimento verso sud-est in
vissima distanza dall’Urbe – sia per progetti di sviluppo modo da sfiorare la collina vaticana e ricollegarsi al vec-
urbano. Cesare aveva concepito un disegno faraonico e chio corso subito dopo l’attuale ponte Vittorio Emanuele
nell’estate del 45, meno di un anno prima del suo assas- II. Si sarebbe tagliata così un’ampia ansa, facendo accele-
sinio, aveva presentato la lex de Urbe augenda, la legge rare la corrente del fiume, mentre la superficie della
sull’ampliamento della Città. Secondo Cicerone, essa piana vaticana, unita a quella del Campo Marzio e, più a

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nord, a quella compresa nell’ansa del Tevere ai piedi Roma era quello di Augusto. Solo nel IV secolo questa innanzitutto il fatto che – qualsiasi cosa ne pensasse effettivamente furono rinvenute numerose sculture egizie
delle colline dei Parioli, si sarebbe più che triplicata, per- parola acquisisce il significato di «tomba imperiale», per Antinoo – l’iscrizione lo designa come «Molto ed egittizzanti: innanzitutto le statue colossali di granito
mettendo enormi sviluppi urbanistici. Si trattava del più cui iniziamo a sentir parlare di mausoleo di sant’Elena, di Fortunato» nel senso di «colui che è chiamato dagli dei», della regina Tuya – madre di Ramsete II –, del faraone
visionario dei progetti di Cesare, che nessuno degli impe- Costanza, di Onorio e Maria e, in genere, di vari membri secondo una concezione che si potrebbe parafrasare con Amasi, di Tolomeo Filadelfo, di Arsinoe II e di una prin-
ratori che vennero dopo di lui si sentì di riprendere. della famiglia regnante20. A quell’epoca, però, il sepolcro il famoso verso di Menandro «muore giovane chi al cielo cipessa anonima, divise oggi tra il Museo Gregoriano
L’idrogeologia del Vaticano fu così risparmiata e l’area di Adriano era da tempo al completo: dopo la sepoltura è caro». Inoltre si afferma che l’obelisco sorgeva sulla Egizio in Vaticano29 e la Collezione Albani30. Inoltre vi si
rimase suddivisa in diverse proprietà: già all’epoca di di Giulia Domna – moglie di Settimio Severo – e del tomba del giovane, che si trovava in una proprietà del- rinvenne la statua di ippopotamo oggi alla Ny Carlsberg
Cesare nella piana dove avrebbe voluto deviare il fiume, figlio Geta, esso infatti non accolse più nessuna deposi- l’imperatore a Roma. Il termine egizio sht che si traduce Glyptotek31, ma soprattutto non va dimenticato l’obeli-
sorgevano i Giardini di Scapula, che facevano gola a zione. qui con «giardini» può considerarsi equivalente al latino sco che dal XIX secolo domina la scalinata di Trinità ai
Cicerone. Probabilmente il proprietario era quel Tito La seconda precisazione concerne la tal Domizia che horti e dunque l’editore propone si possa trattare degli Monti32, ma il cui basamento tornò alla luce ancora negli
Quinzio Scapula, seguace di Pompeo, che si era suicida- diede il nome alla proprietà. Nei manuali si discutono horti di Domizia, dove Adriano stava preparando la sua anni ’30 del secolo scorso all’angolo tra via Sardegna e
to subito dopo la sconfitta subita a Munda – città ispani- fondamentalmente due ipotesi: per alcuni si tratterebbe stessa sepoltura, o in alternativa degli horti Sallustiani28. via Toscana33.
ca non lontana dall’odierna Cordoba – proprio a opera di Domizia Lepida, prima moglie di Passieno Crispo e zia 8 Questi ultimi erano forse la proprietà romana più amata La nuova lettura del testo geroglifico mette fuori gioco
di Cesare. È verosimile che le sue proprietà fossero sul paterna di Nerone, che la fece uccidere nel 59 d.C. e si dagli imperatori, che si estendeva in un’area che a nord vecchie interpretazioni, che vedevano in questa proprie-
mercato a prezzi relativamente convenienti, data la dis- impossessò dei suoi beni21; per altri, invece, si dovrebbe coincideva pressappoco con la linea seguita successiva- tà imperiale la famosa Villa Adriana presso Tivoli, men-
grazia politica del proprietario. Cicerone sognava di pensare a Domizia Longina, moglie di Domiziano22. mente dalle mura di Aureliano, tra porta Pinciana e tre una proposta più recente di riconoscervi i giardini
costruirvi una tomba per la sua amata figlia, morta in gio- In realtà è possibile una terza ipotesi, più semplice e sod- Porta Salaria, mentre a sud si può pensare che terminas- detti Adonea, che sarebbero da riconoscere sul Palatino34,
vane età, ma subiva la concorrenza di un altro ricco disfacente, che emerge dai recenti studi sulla famiglia se lungo un limite approssimativamente equivalente a è stata scartata dalle ricerche archeologiche più recenti e
potenziale acquirente, il tribuno della plebe Lucio Roscio dell’imperatore Adriano23. I legami di parentela di que- quello marcato oggi da via XX Settembre. In questa zona dal riesame della documentazione35.
Othone17, né sappiamo con certezza come finì la vicenda. st’imperatore, infatti, sono stati chiariti solo negli ultimi
anni24, dimostrando che la madre deve identificarsi in
Domizia Paulina Lucilla maggiore, mentre la sorellastra
Le proprietà principali erano però quelle che sarebbero era Domizia Calvisia Lucilla minore, madre a sua volta di
finite nelle mani della casa imperiale: gli horti di Marco Aurelio. A questo punto l’dea che Adriano abbia
Agrippina Maggiore, ereditati dal figlio Caligola, e, poco costruito il suo sepolcro negli horti ereditati dalla madre
più a est, gli horti di Domizia. I primi dovevano occupa- è abbastanza naturale, senza che sia più necessario ipotiz-
re la valle vaticana che si estende alla sinistra dell’attuale zare passaggi di proprietà intermedi più o meno com-
basilica di San Pietro, tra questa e la via Cornelia-Aurelia, plessi25.
e probabilmente si estendevano in direzione del Tevere Per terminare il discorso sugli horti di Domizia e sulle
fin verso il già citato Ponte Neroniano18. Al centro di essi, sepolture famose in essi presenti si deve aggiungere un
nella valletta, Caligola costruì il suo circo, probabilmen- altro elemento, che andrà meglio approfondito in altra
te parte in muratura e parte in legno, e al centro vi collo- sede, ma che non si può fare a meno qui di toccare bre-
cò il colossale obelisco fatto venire da Alessandria su una vemente. La recente riedizione da parte di Jean-Claude
nave costruita appositamente. L’obelisco rimase al suo Grenier26 dell’iscrizione geroglifica dell’obelisco che
posto ancora molto dopo l’abbandono del circo, fino al ornava il Circo Variano e che dal 1822 si erge sul colle 7
1586, quando papa Sisto V incaricò l’architetto Fontana Pincio, ha permesso infatti alcune importanti acquisizio-
di trasferirlo al centro di Piazza San Pietro, di fronte alla ni. L’obelisco, com’era già noto, fu commissionato da
nuova basilica rinascimentale19. Adriano, il quale vi fece incidere un’iscrizione in onore
La seconda proprietà appena ricordata si estendeva, dell’amato Antinoo, morto nel 130 in circostanze tragi-
invece, al di fuori dei limiti del Vaticanum inteso in senso che nel Nilo. Nel testo egizio si parla della tomba di
ristretto, poco più a est. Gli horti di Domizia sarebbero Antinoo, ma il passo in questione (sul lato I, colonna A)
divenuti famosi perché Adriano vi avrebbe costruito il ha una piccola lacuna, che è stata ora integrata in manie-
suo sepolcro, ma qui si dovrà fare un paio di precisazio- ra più soddisfacente27. La traduzione del passo che qui
ni: anzitutto, benché tale monumento sia noto anche interessa è quella proposta dall’ultimo editore: «Il Molto
nella letteratura specialistica come «mausoleo», tale Fortunato che è nell’Aldilà e che riposa in questo luogo
denominazione è filologicamente arbitraria. Mai nelle consacrato che si trova all’interno dei Giardini di pro-
fonti antiche viene chiamato così perché, nei primi tre prietà del Principe a Roma». Senza entrare nei dettagli
secoli dell’era cristiana, l’unico mausoleo esistente a della discussione filologica, basti rilevare pochi elementi:

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Tra gli horti di Domizia e quelli di Sallustio, però, è faci- anche il tratto attraversato oggi da via della anche l’apostolo Pietro. Domizia e di quelli Sallustiani dovette convincere gli
le preferire i primi: infatti – a parte la presenza del sepol- Conciliazione, si devono ricordare almeno un’altro paio Non è facile precisare aspetto e posizione del circo: dove- imperatori a questo passo.
cro di Adriano, che all’epoca della realizzazione dell’obe- di importanti sepolcri tardo-repubblicani o della prima va certamente occupare la valletta tra la collina vaticana L’area venne lasciata dunque a disposizione dei sepolcri
lisco doveva essere già in costruzione – va rilevato che età imperiale. Del primo, a forma di piramide, si è già e la via Aurelia-Cornelia con orientamento est-ovest, ma e uno in particolare di dimensioni notevolissime – circa
solo quelli si estendevano al di fuori del pomerio36, il con- accennato: oltre che con la denominazione arbitraria di anche in questo caso vanno riviste criticamente le rico- 30 metri di diametro – venne costruito proprio al centro
fine giuridico-sacrale che segnava il limite tra città e ter- sepulcrum Scipionis, era noto nel Medioevo come struzioni correnti, ampiamente diffuse anche a livello dell’area che un tempo era occupata dal Circo. Non pos-
ritorio, tra potestà civile e militare e – quel che qui più Memoria Romuli o Meta Romuli. Veniva infatti messo in divulgativo. Un importante studio di Filippo Magi44, siamo dare un nome neanche in questo caso al suo titola-
importa – tra mondo dei vivi e mondo dei morti. In parallelo alla piramide sepolcrale, che tutt’oggi si vede infatti, ipotizzava un circo di grandi dimensioni: circa re, anche perché in età tardoantica venne sopraelevato,
epoca imperiale, infatti, conosciamo un’unica eccezione37 accanto a Porta San Paolo e che – nonostante rechi tut- 580 metri di lunghezza per quasi 100 di larghezza. Si collegato alla basilica di San Pietro, dedicato a
all’antica legge, già presente nelle XII tavole dell’inizio t’ora il nome del suo titolare, Gaio Cestio – era definita sarebbe esteso dall’altezza dei propilei meridionali di sant’Andrea fratello di Pietro e utilizzato come ingresso
della Repubblica, secondo la quale nessuno doveva esse- simmetricamente Meta Remi, richiamandosi così ai due Piazza San Pietro fin sotto la chiesa di Santo Stefano laterale alla basilica. Più tardi – fino alla demolizione nel
re seppellito all’interno della città: la deposizione di mitici fondatori dell’Urbe. Della piramide vaticana in degli Abissini, alle spalle della basilica di San Pietro. La 1777 – servirà come sagrestia49. Chi costruì la rotonda
Traiano, le cui ceneri vennero poste nella cameretta alla realtà – nonostante qualche ipotesi recente39 – non cono- difficoltà di individuazione delle sue strutture sono funeraria nei primi anni del III secolo d.C., come mostra-
base della sua colonna, tra la Basilica Ulpia e le cosiddet- sciamo il titolare. indubbiamente legate al poderoso interro subito: nove no i bolli di mattone rinvenuti nella muratura, doveva
te Biblioteche del suo complesso forense. Accanto ad essa doveva sorgere anche un sepolcro a due metri dividono la pavimentazione attuale dalla pista del certamente essere un personaggio di altissimo livello,
In sintesi il «luogo consacrato», cioè la tomba, di piani e a pianta circolare, raffigurato in vedute tardome- primo secolo45. perché non è possibile trovare alcun monumento parago-
Antinoo sorgeva probabilmente sul lato destro del dioevali. È probabilmente questo il monumento che, a Per sintetizzare i pochi dati certi: oltre all’orientamento e nabile al di fuori di quelli della casa imperiale.
Tevere, non lontano dal monumentale sepolcro di partire dal XII secolo, le fonti chiamano Tiburtino o al livello del circo, conosciamo solo la posizione origina- Quella funeraria, dunque, dovette diventare la destina-
Adriano, per continuare nella morte in qualche modo il Terebinto di Nerone40, benché già in quel periodo doves- ria dell’obelisco, collocato al centro della spina – la bar- zione principale dell’area, anche se non esclusiva. Una
legame che era esistito in vita. È chiaro inoltre che il se trovarsi in pessimo stato di conservazione. riera che divide a metà nel senso della lunghezza la pista, importante presenza tra II e IV secolo era quella di un
Circo Variano – il luogo di ritrovamento dell’obelisco a Probabilmente il primo nome deriva dal suo originario per permettere alla bighe di corrervi intorno. Le dimen- santuario dedicato al culto misterico della Magna Mater,
sud-est della città – non doveva avere alcuna relazione rivestimento in travertino, mentre il secondo – oltre alla sioni ipotizzate, invece, sembrano eccessive e non si la grande madre orientale Cibele, definito Phrygianum,
con la tomba di Antinoo. Dobbiamo invece pensare a un solita tendenza ad attribuire in Vaticano ogni emergenza accordano con i pochi dati di scavo disponibili: le mura- in quanto la dea aveva origine Frigia, oppure noto nella
reimpiego voluto dalla famiglia dei Severi, gli imperatori romana a Nerone – deriva da identificazioni erudite con ture che si trovano sotto i propilei meridionali fanno cerchia dei devoti come Vaticanum, con significato spe-
che allestirono i loro Horti Spei Veteri (il giardino presso un arbusto di Terebinto che sarebbe sorto sul luogo della parte probabilmente delle sostruzioni per il terrazzamen- cialistico del termine evidentemente diverso da quelli
l’antico Tempio della Speranza) nei pressi dell’attuale tomba dell’apostolo, secondo la versione greca dello to dell’area, ma non del circo vero e proprio o dei suoi visti all’inizio. Addirittura Vaticanum divenne il nome
basilica di Santa Croce in Gerusalemme e che in quel- Pseudo-Marcello41, l’ultima e più ampia redazione degli carceres – i box di partenza delle bighe – come riteneva il per antonomasia del santuario di Cibele anche al di fuori
l’occasione dovettero trasportare sulla spina del circo il atti apocrifi di Pietro risalente al VI secolo; in altre fonti Magi. Sotto a Santo Stefano, inoltre, si trovano tombe di Roma: a Lione (antica Lugdunum) e a Kastel presso
prestigioso ornamento, a imitazione di quanto era già del XII secolo viene chiamato invece «Obelisco di romane a un livello di circa sette metri superiore a quel- Mainz (Castrum Mogontiacum) due iscrizioni citano i
stato fatto per il Circo Massimo e per il Circo di Caligola Nerone»42. lo della pista del circo46 e anche sull’allineamento ipotiz- locali santuari della Magna Mater rispettivamente come
e Nerone. Ciò avvenne in un’epoca – forse il regno di Ai piedi della collina vaticana sorgeva la struttura monu- zato per il lato nord sotto Piazza San Pietro è stato trova- Vaticanum50 e Mons Vaticanus51. Si riproduce così – ben-
Elagabalo38 – in cui si doveva essere spenta ormai la vene- mentale che più fortemente caratterizzava gli horti di to un sepolcro a nove metri di profondità47, ma nessuna ché su scala più ridotta – quello stesso fenomeno per il
razione per Antinoo. D’altronde solo un imperatore Agrippina, il già citato Circo di Caligola e Nerone. traccia delle sue gradinate. quale il tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva
poteva permettere questo spostamento e ciò per due Sintetizzando una complessa vicenda, questo circo fu Non abbiamo dunque elementi per definirne meglio la nelle varie colonie di Roma prendeva il nome di
ordini di motivi: innanzitutto si trattava di uno sposta- risistemato da Nerone, che lo frequentava volentieri per pianta di questo circo, il quale non dovette nemmeno Capitolium, dal nome del grandioso tempio che sorgeva
mento tra due proprietà imperiali, in secondo luogo la esibirvisi come auriga. Nelle vicinanze aveva costruito avere una vita eccessivamente lunga. Gli scavi condotti sul Campidoglio a Roma52.
spoliazione di una tomba in linea di massima era vietata anche un teatro ligneo per tenervi le prove generali delle dal Castagnoli per ritrovare le fondazioni dell’obelisco in Il Phrygianum oltre che da alcune fonti letterarie è atte-
dal diritto sacrale, ma eccezioni potevano essere conces- sue esibizioni canore. Probabilmente in questo stesso piazza dei Protomartiri Romani48 (cfr. III-5) hanno infatti stato soprattutto da numerose dediche epigrafiche – pur- 9
se dall’unico che avesse autorità in questo campo, il pon- teatro – secondo una delle tre differenti versioni che cir- appurato che la pista del circo cadde in disuso e venne troppo tutte rinvenute fuori posto – che commemorano
tifex maximus, la massima autorità religiosa romana. colavano a riguardo – avrebbe anche cantato il mitico occupata da sepolcri a camera già nella seconda metà del il sacrificio di un toro (taurobolium) compiuto dai fedeli
Date le prerogative che comportava questa carica, essa – incendio di Troia, mentre osservava ispirato quello assai II secolo d.C. e che, entro i primi anni del III secolo, che lo consideravano un rito purificatore e salvifico. Una
dalla fine dell’età repubblicana al IV secolo d.C. inoltrato più reale della stessa Roma, devastata da fuoco nel 64 venne interrata di quasi tre metri. Si dovette trattare di descrizione del rito alquanto grandguignolesca ci è forni-
– venne riservata all’imperatore stesso. Circo Variano e d.C.43. Subito dopo l’imperatore aprì i giardini della sua un’operazione pianificata in base a un cambiamento di ta da Prudenzio53, il poeta e polemista cristiano del IV
obelisco di Antinoo vennero infine tagliati fuori dal cir- proprietà vaticana ai senza tetto scampati alle fiamme e destinazione d’uso e alla perdita di interesse nei confron- secolo, secondo cui esso sarebbe consistito in una sorta
cuito urbano mediante la costruzione delle mura infine utilizzò circo e giardini per giustiziare i cristiani in ti dell’area da parte della casa imperiale. Nel II secolo i di battesimo di sangue: il toro sarebbe stato sgozzato su
Aureliane e, privi di difesa, dovettero subire i danni forme crudelmente spettacolari: a essi, infatti, era stata giardini di Agrippina non sono più citati dalle fonti e le una griglia di legno sopra una fossa nella quale era sceso
inflitti dall’assedio dei Goti di Totila nel 547. addossata la colpa del disastro, utilizzandoli come capro funzioni da essi svolte passano ad altri horti: la vicinanza il fedele che veniva inondato dal sangue della vittima.
Torniamo ora all’area vaticana. Se di essa faceva parte espiatorio nella famosa persecuzione in cui fu ucciso al centro della città e la maggiore comodità degli horti di Tuttavia un recente e più severo esame della documenta-

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INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

zione ha posto seri e condivisibili dubbi su questa versio- Contemporaneamente però proprio la presenza dell’apo-
ne, troppo polemica per essere indenne da sospetti54. In stolo e il suo culto costituirono un forte incentivo per i
ogni caso questo culto – pur conoscendo alti e bassi – nel cristiani a farsi seppellire per quanto possibile vicino alla
corso del IV secolo convisse in concorrenza con la basili- tomba del santo. Una necropoli essenzialmente cristiana
ca cristiana dedicata al principe degli apostoli, almeno è attestata nel IV secolo nell’area immediatamente a ovest
fino a quando la costituzione dell’imperatore Teodosio e a monte della basilica. Purtroppo il suo scavo avvenne
del 391 decretò la chiusura dei luoghi di culto pagano. A solo casualmente e fuori di un controllo scientifico nella
giudicare da alcuni indizi è probabile che si trattasse di prima metà del XIX secolo, durante lo sfruttamento della
un’area aperta con sacelli dedicati a Cibele, Attis ed cava Vannutelli, luogo di estrazione di argilla per la vici-
eventualmente altre divinità della sua cerchia – sul tipo di na fornace. Vennero alla luce diverse iscrizioni57 e un paio
quanto conosciamo nel Campus della dea a Ostia – e che di sarcofagi paleocristiani58, reperti giunti per la maggior
la sua collocazione fosse a monte della basilica. parte nei Musei Vaticani. Tra le prime va notata soprat-
Sempre a monte della basilica – area panoramica e più tutto la piccola stele di Licinia Amias59, di discussa data-
salubre – possiamo ritenere vadano collocate anche le zione: essa veniva infatti datata attorno al 200 d.C. e con-
proprietà di Quinto Aurelio Simmaco, il più autorevole siderata come la più antica attestazione di sepoltura cri-
dei senatori pagani alla fine del IV secolo d.C., e del gene- stiana nell’area al di fuori della basilica, ma negli ultimi
ro Nicomaco Flaviano, entrambe citate nelle lettere del anni questa idea è stata contestata, in maniera probabil-
primo55. mente troppo radicale e senza argomenti definitivi60.
La costruzione della basilica di San Pietro, infine, spostò In ogni caso al più tardi ai primi del V secolo dobbiamo
completamente gli equilibri e i fuochi urbanistici, ma in considerare concluso l’utilizzo delle necropoli che sono
qualche maniera mantenne – almeno per un certo tempo oggetto del presente volume: le deposizioni successive
– la vocazione funeraria di quest’area. Le necropoli circo- saranno tutte strettamente legate alla basilica, da quella di
stanti, è vero, vengono poco alla volta abbandonate e Giunio Basso61 alla camera sepolcrale dei Probi-Anici62,
sono poche le tracce di sepolture che possiamo ricondur- alle sepolture di Onorio, Maria e della famiglia imperiale
re ancora ai primi del V secolo56. Questo tuttavia è un nella rotonda di Santa Petronilla, all’estremità del trans-
fenomeno generalizzato che si ripete con piccole diffe- etto meridionale della basilica63, a quelle infine – soprat-
renze in tutto il territorio circostante alla città. tutto ecclesiastiche – nell’ambito della stessa basilica.

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CAPITOLO SECONDO
I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

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I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

Nei capitoli che seguono si avrà un saggio della ricchezza zione del rito più antico si compie certamente anche gra- un atteggiamento verso la morte derivato verosimilmente cui era posto il defunto che doveva essere incinerato.
della documentazione archeologica relativa alle usanze zie all’affermazione del cristianesimo, che da un lato da una versione alquanto popolare dell’epicureismo, Spenta la fiamma e raffreddate le ceneri, i resti delle ossa
funerarie. Purtroppo a tale abbondanza di dati materiali accolse la tradizione giudaica, dall’altro nutriva una oppure alla tomba «degli Egizi», in cui – pur senza erano raccolti, lavati e depositati nell’urna12. Nei casi di
non corrisponde una equivalente ricchezza di informazio- forma di rispetto verso il corpo inteso come tempio dello sopravvalutare l’evidenza iconografica degli affreschi – i inumazione, invece, si può forse pensare che la parte della
ni nelle fonti letterarie ed epigrafiche, dalle quali ci aspet- Spirito Santo. Tale apporto tuttavia non fece che sancire riferimenti culturali della famiglia sembrano sensibili alle vittima destinata al defunto venisse bruciata su di un bra-
teremmo invece una serie di chiarimenti che illuminino il termine di un processo già chiaramente segnato: nella mode orientali, o infine si consideri la tomba «dei ciere accanto alla tomba.
quanto emerso dagli scavi. Per quanto possa sembrare documentazione romana, l’ultima incinerazione che Valerii», un nucleo familiare particolarmente preoccupa- Successivamente si aveva un periodo di nove giorni di
anomalo, infatti, non abbiamo nessuna fonte che ci chia- conosciamo con una datazione sicura è proprio in to di esibire le sue credenziali di cultura classica – lettera- lutto13, o meglio di otto giorni secondo il computo moder-
risca, per esempio, le motivazioni del passaggio dal rito Vaticano, quella di Trebellena Flaccilla, la cui urna cine- ria e retorica – per quanto è possibile giudicare dalle scel- no, poiché gli antichi calcolavano sia il giorno di inizio
dell’incinerazione a quello dell’inumazione1. Nelle necro- raria marmorea nel sepolcro T sotto la basilica di San te del programma decorativo. che quello finale. Al termine si celebravano due sacrifici:
poli la documentazione archeologica ci permette di con- Pietro contiene una monetina costantiniana del 317-3187, Cercheremo dunque di vedere innanzitutto quali fossero un olocausto ai Mani del defunto, le divinità infere, e il
statare la decisa prevalenza delle incinerazioni in età dunque appena successiva all’editto del 313, con il quale i riti di cui finora si è potuta delineare per via archeologi- sacrificio di un ariete ai Lari, le divinità protettrici della
tardo-repubblicana e durante la prima età imperiale, fino Costantino consentì ai Cristiani di praticare la propria ca solo la cornice – per così dire – costituita dalle struttu- famiglia. Alla fine, questa volta presso la casa, si teneva la
all’inizio del II secolo, mentre successivamente il rito inu- religione. re funerarie rinvenute nelle varie necropoli esaminate. cena novemdialis: il banchetto definito appunto «del
matorio prende progressivamente il sopravvento e le La documentazione letteraria è abbastanza informativa su Dividendo i riti connessi al funerale da quelli che perio- nono giorno». Questo poneva termine al lutto e riuniva i
necropoli si affollano di sepolture in fosse e – nei casi più quel che riguarda i riti accessori: l’esposizione del cadave- dicamente commemoravano i defunti già trapassati9, ini- parenti al resto della comunità, tanto che potevano esse-
ricchi – in sarcofagi marmorei. re, i funerali e tutta la dimensione pubblica del rituale zieremo dai primi chiarendo preliminarmente che la trac- re invitati amici e vicini o – nel caso di personaggi di gran-
Se utilizziamo come campione le sepolture dell’area della funerario, che – attraverso il tributo di onori al defunto – cia che si propone non è in nessun modo da intendere de importanza – una moltitudine di persone che poteva
Galea, constatiamo una progressione piuttosto chiara: la permetteva di esibire, rafforzare o riaffermare lo status come una regola rigida, ma piuttosto come uno schema arrivare fino a comprendere tutta la città. La logica di
tomba 1b – databile intorno al 125 d.C. – fu costruita del gruppo familiare8. Sulla dimensione per così dire pri- che veniva adattato di volta in volta alle disponibilità eco- questi riti è chiara: essi accompagnavano il passaggio del
come colombario destinato esclusivamente a incinerazio- vata del rito le informazioni restano invece scarne, fram- nomiche della famiglia del defunto nonché alla sua con- defunto nell’Aldilà prima separandolo dalla famiglia e
ni; le due inumazioni, ricavate nel pavimento a mosaico, mentarie e non sempre coerenti. Si trattava di pratiche dizione sociale. unendolo ai defunti – particolarmente significativo in
appartengono infatti a una fase di riuso del III secolo d.C. che erano note a tutti i componenti della comunità e delle Esaminiamo dunque i riti di sepoltura: in prossimità della questo senso era il sacrificio ai Mani – mentre in un
La tomba – del 130-140 d.C. circa – è purtroppo conser- quali non v’era quindi necessità o interesse a registrare o tomba, secondo Cicerone, veniva immolata una scrofa10, secondo momento la famiglia veniva restituita alla comu-
vata solo in piccola parte, ma doveva presentare una trasmettere la memoria. Inoltre la religione romana era rito di grande importanza in quanto fondava la tomba nità dei vivi. Tutto ciò era sottolineato anche dall’abbi-
grande quantità di urne cinerarie, circa 40, a fronte di una costituzionalmente priva di una sistematizzazione teologi- come tale; è probabile che sul rogo – nel caso dell’incine- gliamento: all’inizio del periodo di lutto i parenti maschi
sola forma e di un sarcofago fittile per un totale di cinque ca complessiva, ma piuttosto tendeva a codificare nelle razione – venissero deposte offerte tra cui anche porzioni indossavano la toga pulla, cioè la toga di colore scuro –
inumazioni2. Un rapporto leggermente diverso – circa tre grandi linee le prassi rituali, che aiutavano a regolare la di carne11. Cerere non era una divinità infera, ma nella sua nerastro o bruno –, le donne invece tra la morte del
quarti di incinerati contro un quarto di inumati – è vita nei momenti critici della morte e del passaggio delle qualità di dea della terra era colei che accoglieva il corpo parente e la sepoltura usavano indossare il ricinum, suc-
riscontrabile anche per la tomba 11, degli anni intorno al generazioni, che intervenivano nella definizione dei rap- del defunto, così come faceva per esempio con le semen- cessivamente chiamato mafurtium, un velo che copriva
140-150 d.C.3. Nella terrazza sottostante le quattro tombe porti tra gli dei e gli uomini, delle gerarchie all’interno dei ti delle coltivazioni. In altre parole questa dea presiedeva testa e spalle14, mentre durante il funerale avevano un
a camera presentano una cronologia posteriore di mezzo due rispettivi gruppi e, infine, dei rapporti tra vivi e a quello spazio in cui avveniva l’assimilazione del defun- mantello anch’esso pullus, cioè di colore scuro come le
secolo che si riflette in un ulteriore sbilanciamento tra i morti. Una pragmatica piuttosto che una filosofia teoreti- to agli dei Mani. Non si trattava dunque di un sacrificio toghe maschili.
due riti. La tomba 8 – la più antica della serie, databile ca, che lasciava prive di indicazioni normative le creden- funerario propriamente detto e d’altronde il defunto non Contemporaneamente il defunto era rivestito dei suoi
intorno al 160-180 d.C., sembra prevedere un rapporto di ze nell’Aldilà e le modalità più specifiche di sopravviven- era ancora passato nel mondo dei morti, perché altrimen- abiti migliori, quasi con una sorta di inversione dei ruoli:
uno a due tra incinerazioni e inumazioni4. La mancanza za oltre la morte: in breve tutte quelle domande esisten- ti sarebbe stato necessario celebrare un olocausto, cioè in questo modo il defunto sembrava far parte ancora dei
del muro di fondo e di parte del lato sud impedisce, però, ziali sulle quali oggi sembra impossibile non interrogarsi. quel tipo di sacrificio che veniva offerto alle divinità infe- vivi, mentre i familiari erano marcati visivamente nella
una valutazione sicura. Il rapporto si mantiene più o Tutto ciò era certamente presente alla cultura antica, ma re. Infatti mentre in un sacrificio ordinario le carni della loro vicinanza al mondo dei morti. Solo al termine del lut-
meno costante nelle tombe 6 e 7 – circa del 180-190 d.C.5 dipendeva da convincimenti personali o da tradizioni vittima potevano – e dovevano – essere mangiate dai par- to i parenti tornavano alle vesti normali, poiché avevano
– nella 6 l’adiacente tomba 6, appartiene al medesimo familiari e potevano coesistere fianco a fianco o addirittu- tecipanti al rito, in un sacrificio agli dei degli inferi tutto recuperato il loro ruolo nella società dei viventi e poteva-
complesso della precedente e ne condivide ovviamente ra sovrapporsi soluzioni molto diverse, sulle quali i dati veniva bruciato – come dice la parola greca «olocausto» no tornare a esercitare i loro commerci o le magistrature.
anche la cronologia; doveva presentare. Infine la tomba 2 archeologici forniscono indicazioni da utilizzare solo con – perché i vivi non potevano aver parte alcuna con le divi- Una struttura solo parzialmente differente era quella dei
– risalente al 180-190 d.C. ma rifatta intorno alla metà del notevole cautela. nità del mondo dei morti. Parentalia, le feste dei morti, che si celebravano ogni
III secolo d.C. – non presenta incinerazioni né nella prima Questo quadro appare confermato dalle differenti sfuma- Le carni della vittima venivano ripartite dunque tra anno tra il 13 e il 21 febbraio e che ci sono descritte abba-
né nella seconda fase, ma solo inumazioni6. Il passaggio ture che si intuiscono per esempio all’interno della stessa Cerere, che riceveva le interiora (exta), il defunto e i stanza dettagliatamente da Virgilio15 e da Ovidio16. Dopo
dall’uno all’altro rito è dunque molto graduale e sono necropoli sotto la basilica vaticana. Qui troviamo, nel giro parenti in un banchetto che – durante gli ultimi due seco- le celebrazioni iniziali del ciclo (i Parentalia in senso pro-
documentate incinerazioni ancora nel III secolo d.C., per di pochi metri, espressioni assai differenti: si pensi alla li della Repubblica – veniva chiamato silicernium. Una prio e ristretto) si aveva un periodo di lutto di otto gior-
esempio nel settore dell’Autoparco. La completa spari- sepoltura di Flavio Agricola nel sepolcro R, che manifesta volta consumato il pasto comune, si accendeva il rogo su ni, che precedeva la celebrazione di un sacrificio con con-

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I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

nesso banchetto in onore del defunto sulla tomba sono riconoscibili in diversi sepolcri22 anche perché a tracce di questo trattamento cromatico si conservano o addirittura perenne29, a chi lascia disposizioni per
(Feralia). All’indomani veniva celebrato un secondo ban- maggio o a giugno si celebravano le feste dei Rosalia ancora in pochi casi fortunati, come nel coperchio del un’accensione di lucerna tre volte al mese30 – alle calende,
chetto, che poneva termine al lutto e riuniva le famiglie. durante le quali delle rose venivano portate alle tombe sarcofago di [F]L(AVIA) VERA E AUR(ELIA) AGRIPPINA alle none e alle idi31 – fino a casi più misurati, ove è richie-
Lo schema di questa prima sezione era dunque simile a dei propri cari23. dalla tomba dei sarcofagi nella necropoli di Santa Rosa. sta solo un’accensione a mesi alterni32.
quello già visto per i riti della sepoltura. Il primo banchet- Anche sugli altari funerari, necessari per bruciare la parte Elementi che documentano le visite periodiche dei paren- Ulteriore onnipresente traccia di questi sacrifici compiu-
to presso la tomba, nei casi più ricchi e fastosi, poteva del sacrificio dedicata ai defunti, sono spesso scolpiti ti dei defunti si sono conservati in maniera particolarmen- ti in onore dei defunti è data dalla preoccupazione di
prevedere anche la celebrazione di giochi funebri. festoni e ghirlande di fiori e di frutti. Non si deve pensa- te evidente nella stessa necropoli di Santa Rosa, grazie al mantenere fisicamente una via di comunicazione con
L’iscrizione di Quintus Cominius Abascantus, da Miseno re a una decorazione fine a se stessa: nel mondo antico il fatto che – almeno una parte di essa – fu precocemente loro, per lo più mediante un tubo di terracotta che dalla
in Campania17, ricorda dettagliatamente i fondi lasciati concetto stesso di decorazione era radicalmente diverso seppellita da una frana già nel corso dell’età adrianea. Nel superficie del terreno raggiungeva l’urna cineraria o
dal defunto per tali celebrazioni, prevedendo i premi per da quello moderno. In altre parole, il soggetto di una piccolo colombario XVI, per esempio, giacevano in un anche la fossa, in modo che le libagioni potessero rag-
i lottatori e le spese per l’organizzazione dei giochi, per decorazione pittorica o scultorea doveva legarsi tematica- angolo tre brocchette, latinamente «urceoli», simili a giungere le ceneri o il corpo del defunto. L’importanza di
l’olio, per i fiori con cui decorare la tomba (specificando mente e funzionalmente all’uso dell’ambiente in cui si quelli raffigurati sul fianco sinistro di ogni ara. Essi erano questo rito doveva essere notevole visto che ci si preoccu-
le violette e le rose)18, nonché per il banchetto da offrire trovava o dell’elemento che rivestiva. I festoni floreali necessari per versare le libagioni di vino, olio o latte ai pa, in caso di cambiamento di proprietà del terreno, di
sul triclinio, menzionato espressamente sul terrazzo della sulle are, dunque, non erano altro che la pietrificazione – defunti. Un numero considerevole di lucerne, inoltre, è garantirsi comunque l’accesso ai propri defunti, come
tomba19 e, naturalmente, per il sacrificio in suo onore. per così dire – delle ghirlande che effettivamente accom- stato trovato a diretto contatto con le urnette, subito testimonia l’iscrizione del colombario 7 della necropoli
Il secondo banchetto, invece, quello tenuto presso la casa pagnavano i riti dei defunti. Prova ne sia un dettaglio non sopra il coperchio in terracotta che chiudeva l’olla – il dell’Autoparco33. Al tempo stesso, pur di mantenere que-
per riunire la famiglia e concludere le celebrazioni, avve- sempre evidente, ma facilmente riscontrabile per esempio 5-10 vaso a forma di pentola che murato nella nicchia del sto accesso diretto, si passava sopra agli evidenti inconve-
niva il 22 febbraio. La festa era nota come Charistia o nelle are di Lucius Passienus Optatus e di Passiena colombario costituiva il ricettacolo più diffuso per le nienti di ordine igienico che dovevano sorgere quando il
Cara cognatio e prevedeva un sacrificio ai Lari, ma coin- Prima, nella necropoli di Santa Rosa24, dove al di sopra ceneri dei defunti. Il costume di accendere una lucerna tubulo immetteva in una inumazione.
volgeva – secondo Ovidio – anche la dea Concordia. della cornice si notano ancora i forellini con tracce dei sui resti del parente scomparso è attestato anche in altre
Questo banchetto non aveva più nulla a che fare con i ganci in corrispondenza delle estremità delle ghirlande aree sepolcrali. Forse meno frequente a Ostia25, è meglio Una preoccupazione costante della cultura romana era
morti, ma solo con i vivi. Alla festa pagana, in epoca cri- scolpite: essi servivano durante le festività ad appendere attestato in altre necropoli italiane come ad Angera26, quella di mantenere, anche nella tomba, il nocciolo della
stiana si sovrappose a Roma la festa della cattedra di vere ghirlande di fiori, che si sovrapponevano a quelle presso Varese, e a Voghenza27, presso Ferrara. propria di identità. Tale preoccupazione si realizzava
Pietro20. marmoree, la cui verosimiglianza in ogni caso doveva Si conservano diverse testimonianze, soprattutto epigrafi- innanzitutto nell’uso di iscrizioni incise su marmo, ma
L’ultimo tipo di festività dedicata ai defunti non era fissa, essere migliorata dall’uso del colore, un tempo normal- che, che trasmettono istruzioni per gli eredi a questo anche semplicemente dipinte, come è chiaro per esempio
ma era una celebrazione della durata di un solo giorno, mente e abbondantemente utilizzato sui candidi marmi, riguardo: dai più preoccupati per la cura della propria nel colombario 1 della necropoli dell’Autoparco34, dove
che poteva essere legata a un anniversario: si trattava della ma oggi quasi sempre completamente svanito. Solo poche dimora finale, che chiedono una accensione quotidiana28, tutte le lastrine dei loculi hanno perso il nome, verosimil-
Parentatio e comportava un sacrificio commemorativo, o mente dipinto, che si è conservato invece solo nell’unico
meglio un olocausto ai Mani del defunto, senza banchet- caso in cui fu anche inciso.
to dunque. L’identità romana aveva inoltre una fondamentale com-
Volgendoci di nuovo alla documentazione archeologica è ponente sociale, in quanto veniva spesso indicato, oltre al
abbastanza agevole identificare i riscontri materiali ai riti nome, il ruolo svolto in vita dalla persona: il suo curricu-
appena descritti. Tali riscontri riguardano soprattutto i lum – come diremmo oggi – nei casi socialmente più ele-
banchetti funerari celebrati in prossimità della tomba vati o almeno il lavoro svolto, anche se da semplice servo.
durante i Parentalia, poiché quelli celebrati durante il Quando il censo lo permetteva, venivano conservate
funerale dovevano svolgersi piuttosto in prossimità del anche le sembianze fisiche; alcune tombe mostrano una
rogo. Più volte si è infatti accennato al terrazzo soprastan- forte preoccupazione in questo senso da parte dei loro
te ad alcuni dei sepolcri sotto la basilica Vaticana (sepol- proprietari e in particolare nella tomba «dei Valerii»,
cri E, F, H, L, O), che poteva essere utilizzato per i ban- sotto la basilica vaticana, troviamo replicata l’immagine
chetti funebri, mentre per le sepolture più modeste si del defunto nella statua in stucco, nel ritratto in marmo
deve pensare ad apprestamenti provvisori e di fortuna. È ad altorilievo, nella maschera funeraria presa direttamen-
ben nota d’altronde la presenza nella necropoli del Porto te sul volto del cadavere, nel ritratto che forse questa
3 di Ostia di letti tricliniari in muratura di fronte alle immagine ha ispirato35. Nelle altre necropoli – utilizzate
4 tombe21. Nella necropoli sotto la basilica di San Pietro è da famiglie o gruppi sociali meno economicamente favo-
stato scavato anche un pozzo nella zona antistante al riti – i ritratti sono più rari: va ricordato il piccolo
sepolcro H, che doveva evidentemente servire per questi Tiberius Natronius Venustus nella necropoli di Santa
riti. Ancora una traccia dell’uso di decorare le tombe con Rosa36, o la stele di Ma con il figlio Crescens nella necro-
fiori si riscontra nelle decorazioni dipinte e scolpite: rose poli dell’Autoparco37, o ancora i ritratti riconoscibili sui

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I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

sarcofagi. alate, rinvenuto nella tomba dei sarcofagi (VIII), nella


Così come le iscrizioni potevano dar luogo, nei casi più necropoli di Santa Rosa41. Su questo fenomeno si sono
elaborati, a esercizi poetici e retorici che ci conservano affaticati in molti e la bibliografia è vasta e articolata42: la
talvolta testi di un certo valore letterario – così le imma- risposta più facile è stata quella di ipotizzare che – visti i
gini permettevano un gioco metaforico non molto dissi- tempi di realizzazione del sarcofago certamente alquanto
mile, anche se realizzato con un linguaggio che aveva lunghi – esistessero produzioni di serie già pronte nelle
potenzialità e vincoli differenti da quelli della parola scrit- botteghe degli scultori, tra le quali i parenti del defunto
ta. Il messaggio figurato è infatti al tempo stesso più vago, potevano scegliere al momento del funerale il tipo più
ma anche più intuitivo e connotante, almeno per coloro adatto. Per ragioni contingenti di vario tipo non sempre si
che – a differenza dell’osservatore moderno – partecipa- aveva l’opportunità o la possibilità di terminare il lavoro
vano della stessa cultura e dello stesso immaginario col- facendo eseguire sulla testa sbozzata il ritratto secondo le
lettivo. fattezze del defunto stesso. Una simile spiegazione, di per
Farsi raffigurare come Valerinus Vasatulus sul suo sarco- sé perfettamente verosimile, si scontra però contro l’osser-
fago a cavallo in una vivace caccia non vuol dire necessa- vazione che esistono casi – come il sarcofago «Dogma-
riamente che il giovane sepolto nella necropoli sotto la tico»43, oggi nel Museo Pio-Cristiano in Vaticano – che, 11
basilica vaticana fosse un valente cacciatore38. Nel lin- per le loro straordinarie dimensioni e per il repertorio ico-
guaggio figurato romano la caccia era segno di virtù e nografico unico prescelto, rendono impossibile pensare a
semplicemente questo era il messaggio che gli osservatori una produzione che non sia stata eseguita su specifica
del rilievo percepivano in maniera immediata e intuitiva. commissione. Altre spiegazioni ipotizzano che il sarcofa-
In altri casi si possono trovare anche defunti nelle vesti di go fosse preparato durante la vita, come del resto spesso
personaggi divini: ciò non voleva significare una pretesa avveniva per l’intera tomba, ma che per una forma di
di divinizzazione o la devozione a una specifica divinità. superstizione il committente non si fosse voluto vedere
Più semplicemente, se il marito dedicava alla moglie un raffigurato da morto sul suo sarcofago. Infine teorie più
ritratto in cui questa appariva raffigurata nelle vesti di fantasiose, che proiettano audacemente preoccupazioni
Venere, egli voleva significare che la defunta aveva la gra- postmoderne sulla mentalità antica, vi vedrebbero un
zia e la bellezza della dea, con una metafora simile a quel- affievolimento del carattere identificante del ritratto, sen-
la che avrebbe espresso a parole definendola affettuosa- tito come non più necessario, in una sorta di instabilità
mente la sua Venere39. In altri casi la sovrapposizione del identitaria.
ritratto del defunto sul corpo di un personaggio di un In realtà – tralasciando i motivi accidentali che impediva-
mito classico e ben noto serviva a inserire la vicenda no di portare a termine un ritratto – tutta la questione
umana in un contesto più elevato, in una vicenda anche acquista maggiore chiarezza se la si considera proprio dal
tragica, ma che il mito e la letteratura avevano ormai tra- punto di vista opposto, ossia quello del ruolo eminente-
sfigurato e che permetteva di proiettare la vicenda priva- mente identificante del ritratto, che – nell’ambito del lin-
ta e personale in un quadro e in un ordine che la rende- guaggio figurativo – è in tutto equivalente alla funzione
vano esprimibile e – in qualche modo – significativa, oltre del nome proprio. Non può tacersi infatti che un gran
ovviamente a rendere il dolore di chi rimaneva tollerabi- numero di sarcofagi, pur presentando una tabella pronta
le. In secondo luogo un’espressione così codificata secon- per accogliere l’iscrizione con il nome del defunto, resta-
do una retorica dell’immagine fortemente formalizzata no privi dell’iscrizione e presentano dunque un fenome-
attestava agli occhi dello spettatore l’alto livello culturale no del tutto analogo sul versante epigrafico. In questo
e sociale raggiunto dal defunto e dalla sua cerchia familia- secondo caso, si potrebbe naturalmente ipotizzare che l’i-
re. scrizione fosse stata dipinta e che fosse successivamente
Piuttosto, quel che da sempre ha posto qualche difficoltà svanita. In effetti conosciamo una serie di sarcofagi con il
agli interpreti di tali immagini è il fatto che in un certo ritratto scolpito e con l’iscrizione mancante, mentre l’in-
numero di casi si trova sul rilievo – peraltro completa- verso è assai raro, anzi a mia conoscenza posso citare solo
mente rifinito – il ritratto del defunto lasciato sbozzato un caso, quello del sarcofago di Maconiana Severiana44.
senza che fosse portato a termine. È il caso del citato sar- Il presupposto che nome e ritratto fossero equivalenti da
cofago di Valerinus Vasatulus40, ma anche del sarcofago un punto di vista funzionale e semiotico è un dato abba-
con un ritratto entro un clipeo sorretto da due vittorie stanza intuitivo, ma è possibile confortare questa asser-

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I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

zione con ulteriori argomenti. Tra i vari possibili ne baste- celeste (secondo la celebre espressione di san Paolo), matrimonio, per cui una figlia passava in un’altra famiglia ancora un’ultima evidenza – di per sé modesta e poco
rà citare un paio: il primo è il confronto con il caso, ben Paolino invece, peccatore penitente, il vecchio uomo ter- e dunque veniva sepolta in un altro sepolcro, oppure del appariscente – ma che proprio per questo non trova faci-
noto nell’archeologia romana, della damnatio memoriae, reno ovvero, come dice nel secondo dei carmi spediti a secondo matrimonio di una vedova che così avrebbe li riscontri in necropoli simili e invece apre spazio a con-
il provvedimento che veniva preso contro personaggi pri- Severo: «Il venerabile ritratto dell’uomo testimonia seguito nella sepoltura il secondo marito50. Il caso specifi- siderazioni anche metodologiche sui limiti della docu-
vati e imperatori – si pensi a Nerone o a Domiziano – che Martino / la seconda immagine riporta l’umile Paolino»48, co è forse documentabile in quanto possediamo alcuni mentazione archeologica. Nella necropoli di Santa Rosa,
si fossero macchiati di particolari delitti o indegnità. dove umile va inteso nel senso etimologico: da humus, esempi in cui un sarcofago a due posti – bisomo, nella ter- infatti, un settore ha restituito una serie di piccole fosse
Quando qualcuno veniva colpito da tali provvedimenti, dunque legato ancora alla terra49. minologia archeologica – reca sulla fronte un doppio riempite di ceneri senza alcuna traccia né di cinerario, né
venivano cancellati da tutti i monumenti pubblici sia i Detto altrimenti Paolino temeva che la giustapposizione ritratto in cui uno solo dei due coniugi è portato a finitu- di corredo, se si fa eccezione di pochi casi in cui, assieme
suoi ritratti che il suo nome iscritto, per rimuoverne la del ritratto di un santo veneratissimo, come San Martino, ra nei suoi tratti fisionomici, mentre il secondo rimane alle ceneri, sono stati rinvenuti dei chiodi54. Va innanzitut-
memoria pubblica. In aggiunta si potrebbe citare anche e del suo proprio ritratto inducesse a una equivalenza tra allo stato di abbozzo. Per citare casi concreti si può ricor- to chiarito che non si tratta di ceneri provenienti dal rogo
un brano famoso del Vangelo di Matteo, in cui Cristo, i due e portasse a rivolgere le proprie preghiere al vesco- 12 dare il sarcofago di Flavius Faustinus, morto nel 354 d.C., – come nel caso di fosse di una certa ampiezza rinvenute
riferendosi alla moneta del tributo a Cesare, chiede ai vo ancora vivente invece che al santo. Al di là delle preoc- il cui sarcofago – conservato al Museo Pio Cristiano in nell’ambito di necropoli di area centroeuropea – ma di
farisei e agli erodiani: «Di chi è questo ritratto e l’iscrizio- cupazioni morali e propriamente cristiane, non possiamo Vaticano – presenta un clipeo con il ritratto di Faustinus piccole quantità, paragonabili a quelle che si rinvengono
ne?»45. È chiaro dal contesto che i due elementi – il nome fare a meno di riconoscere qui lo stesso meccanismo completamente rifinito, accanto a quello solo sbozzato nelle urne più comuni. Inoltre, benché chiodi siano atte-
dell’imperatore e il suo ritratto presenti sul denario – riscontrabile nei sarcofagi pagani. Apporre il nome o il della moglie51. Anche al Museo Nazionale Romano si stati con funzione apotropaica in alcune sepolture55, la
venivano considerati equivalenti. ritratto su di un sarcofago, dunque, voleva dire non solo trova un caso simile52: sulla cassa del sarcofago sono raffi- loro presenza isolata di fronte alla totale mancanza di
A partire dall’assunto di questa equipollenza tra nome e dichiararne il titolare, ma anche – in mancanza di indica- gurati miracoli di Cristo, sul coperchio invece la tabella è qualsiasi altro elemento che accompagni la sepoltura
immagine e tornando alla problematica del ritratto non zioni specifiche differenti – affermarne la presenza all’in- rimasta priva di iscrizione, mentre ai lati sono due clipei: spinge a ipotizzare un diverso tipo di spiegazione. Si deve
finito dei sarcofagi, si può ricordare che nelle iscrizioni terno della tomba. Nel corso dei Parentalia o di altre cele- quello di sinistra è occupato da un ritratto femminile ricordare infatti che tra le urne cinerarie di marmo esisto-
della fine della repubblica e della prima età imperiale – in brazioni private (parentationes), ciò avrebbe potuto com- orante completamente finito, mentre quello di destra ha no numerosi esempi di cinerari che costituiscono un caso
particolare in quelle che attestavano la proprietà del portare fraintendimenti con il rischio che membri della solo un ritratto maschile sbozzato. Infine il sarcofago di chiaro di imitazione di forme in materiali deperibili.
sepolcro ed elencavano gli aventi diritto alla sepoltura – i familia potessero offrire i sacrifici per i defunti anche a Pullius Peregrinus53, della collezione Torlonia, mostra il Esiste per esempio una serie abbastanza nutrita di urnet-
Romani erano attenti a specificare chi fosse vivente e chi persone viventi. Il rischio non era del tutto teorico se si ritratto di Peregrinus completo, mentre quello della musa te con quattro pieducci, che imita in maniera evidente
già defunto: accanto ai primi infatti segnavano una V – pensa che la familia poteva comprendere oltre al nucleo che gli sta di fronte, e che evidentemente era riservato alla cassette lignee56. La presenza di chiodi, dunque, si
abbreviazione per vivus – accanto ai secondi invece la let- ristretto – secondo l’accezione moderna del termine fami- moglie, è solo sbozzato. potrebbe spiegare facilmente pensando appunto a cinera-
tera greca _, abbreviazione che viene definita theta glia – anche i servi e i liberti con le loro rispettive famiglie ri realizzati in legno di cui la versione litica sarebbe una
nigrum e che sta per Ë (·Ì_Ì) o Ë(_Ì·ËÔÚ) in quanto fino a formare un gruppo numericamente assai consisten- Tra i numerosi temi di riflessione che emergono dall’esa- imitazione più duratura e costosa che mantiene una
indica una persona defunta. Scendendo in epoche più te. Un simile errore rituale, naturalmente, non deve esse- me degli scavi di queste necropoli, merita attenzione forma considerata tradizionale, così come d’altronde
tarde possiamo trovare situazioni diverse, ma che corri- re visto secondo categorie morali cristiane, ma come un
spondono alla medesima logica e allo stesso tipo di preoc- qualcosa che alterava lo status degli attori coinvolti, con-
cupazione: nei mosaici paleocristiani e altomedioevali, fondendo le parti e generando un pericoloso disordine in
per esempio, si faceva una chiara distinzione iconografica un nodo fondamentale per la cultura antica, ossia proprio
tra i santi, che portavano l’aureola, e il dedicante, per nella rigida distinzione tra vivi e morti che abbiamo visto
esempio un pontefice ancora vivo al momento della dedi- accuratamente segnalata nei rituali funerari e sacrificali
ca, il cui capo era iscritto in un nimbo quadrato, che lo sopra descritti.
evidenziava e allo stesso tempo lo differenziava da chi era Possiamo dunque ritenere che il romano previdente si
già nella condizione beatifica della visione di Dio. Gli preoccupasse in anticipo di preparare la sepoltura pro-
esempi si potrebbero ulteriormente moltiplicare, ma pria e dei congiunti, scegliendo anche i sarcofagi necessa-
basterà aggiungere ancora il caso narrato dalle lettere di ri, ma lasciando in bianco l’iscrizione e il ritratto. I casi
Paolino di Nola46, il santo vescovo del V secolo, a cui l’a- della vita potevano modificare le scelte più accuratamen-
mico Sulpicio Severo aveva chiesto un ritratto da mettere te pianificate: per pensare ad avvenimenti comuni, la
nel battistero delle sue due basiliche di Primuliacum, in morte prematura di membri più giovani della famiglia
Gallia, di fronte a quello di San Martino di Tours. In un poteva modificare la destinazione dei sarcofagi – non è
primo tempo Paolino si negò recisamente47, ma in seguitò raro infatti scoprire che un ritratto sbozzato preparato
accettò di soddisfare la richiesta dell’amico, a patto che per una donna fosse rilavorato come maschile o viceversa
venissero apposte due iscrizioni ai ritratti per evitare – oppure una morte in viaggio poteva rendere difficolto-
malintesi. Secondo i testi proposti dallo stesso Paolino, so o impossibile il rientro della salma. Ancora una causa
san Martino avrebbe rappresentato l’immagine dell’uomo di possibile mutamento di destinazione era quella di un

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I RITUALI: ASPETTI ANTROPOLOGICI E RELIGIOSI

sono attestate nella necropoli di Porto di Ostia casse que alterano in qualche misura la nostra percezione del
lignee per inumazioni57. In altri casi possiamo anche pen- fenomeno funerario, impedendoci di riconoscere le
sare fossero state utilizzate ceste di vimini: anche questo sepolture della fascia socialmente più debole.
tipo infatti ci è documentato nelle urnette marmoree, che Al tempo stesso si deve pure sottolineare come la suddi-
imitano la forma dei canestri sia a Roma58, sia, ancor più visione interna delle necropoli – almeno per quel che
14 frequentemente, nella regione di Aquileia59. Evidenze riguarda le aree considerate – non doveva essere soggetta
paragonabili erano state finora segnalate in altre aree del- a una rigorosa pianificazione. È chiaro che l’area sotto-
l’impero, per esempio a Treviri o in Britannia60, ma sem- stante alla basilica Vaticana è preferita da sepolture di un
brerebbe che non siano state segnalate in precedenza in certo livello economico e sociale, ma allo stesso tempo si
Italia centrale. Ovviamente – se è giusta questa ipotesi – deve constatare negli altri nuclei una certa eterogeneità –
si dovrà immaginare che le ceneri fossero avvolte prelimi- forse spiegabile parzialmente con differenze cronologi-
narmente in un tessuto61, per evitare che i resti del defun- che, non sempre facilmente apprezzabili – ma in ogni
to si perdessero filtrando attraverso le fessure del cane- caso troviamo in stretta prossimità sepolcri di una certa
stro. dignità, che si sforzano di utilizzare gli spazi in maniera
Che evidenze di questo tipo siano finora sfuggite all’at- abbastanza razionale, e sepolture che invece occupano in
tenzione può essere dovuto a causalità della conservazio- maniera assai irregolare gli spazi liberi – o ritenuti tali –
ne dei contesti, alla natura del suolo, così come all’esilità fino a zone di sepoltura assai povere come nelle incinera-
stessa dei resti. Pur nella loro scarsa consistenza, però, zioni in urne lignee – se è giusta la interpretazione sopra
esse provano l’esistenza di una differenziazione ancora proposta – o come più tardi nelle inumazioni prive di cor-
maggiore di quanto finora si potesse sospettare tra sepol- redo e coperte a stento da pochi laterizi di reimpiego.
ture che potevano usufruire di edifici più o meno elabo- In definitiva da queste notazioni, benché sintetiche e non
rati, arricchiti con decorazioni ad affresco, in stucco o in sistematiche, emerge come, attraverso una lettura più fine
pietra, nei quali i resti umani erano raccolti in urne o sar- della apparente uniformità data da alcune opzioni fonda-
cofagi marmorei e – all’altro estremo della scala sociale – mentali della cultura antica di fronte alla morte, sia possi-
deposizioni di estrema povertà, come quelle appena bile intravedere una estrema varietà di scelte, di atteggia-
descritte. Se l’interpretazione proposta è corretta, siamo menti e di credenze, nonché una stratificazione sociale e
inoltre costretti a ipotizzare l’esistenza di altri appresta- culturale estremamente varia e complessa: è questo il
menti in materiale deperibile, come per esempio stele o motivo che rende lo studio delle necropoli e degli usi
piccoli recinti, che essendo realizzati in legno o con funerari romani tanto importante per la comprensione
siepi62, non hanno potuto sopravvivere fino a noi e dun- della città dei vivi.

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CAPITOLO TERZO
LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA
E LA TOMBA DI SAN PIETRO

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA


E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

La necropoli vaticana scavata al di sotto della basilica di pre nel Medioevo – veniva chiamato Tiburtino o
San Pietro è senza dubbio la più famosa dell’area, anzi Terebinto di Nerone2. A sud del Circo, invece, una came-
potremmo dire che è la necropoli vaticana per antonoma- ra sepolcrale fu rinvenuta dal Magi durante la costruzio-
sia. Questo è dovuto certamente all’importanza storica, ne dell’Aula delle Udienze Paolo VI3: si trattava di un
topografica e archeologica dello scavo, per il quale non si colombario, cioè di un edificio funerario che prevedeva,
hanno a Roma esempi comparabili per livello qualitativo almeno originariamente, solo incinerazioni. La soglia
e stato di conservazione. Tuttavia una notorietà ancora della porta – aperta a sud verso la vicina via Cornelia-
maggiore è dovuta alla presenza, nella stessa necropoli, di Aurelia, si trovava allo stesso livello dell’arena del Circo
una tomba di straordinario interesse: quella dell’apostolo vaticano e la sua datazione risaliva a un momento tra
Pietro, nucleo generatore a cui si deve il motivo della Nerone e Domiziano, dunque alla seconda metà del I
costruzione della sovrastante basilica e di tutto il succes- secolo d.C. In via di ipotesi si potrebbe pensare che trac-
sivo complesso monumentale vaticano. cia di un’altro sepolcro simile, non troppo distante, ci sia
Il capitolo dedicato a questo settore, dunque, dovrà esse- conservata dall’ara funeraria di Tiberius Claudius
re maggiormente articolato per rendere conto di una serie Abascantus, Tiberius Iulius Tyrus e Nonia Stratonice4,
di problemi che, anche se in taluni casi superano l’ambi- databile alla stessa epoca. L’altare, oggi disperso, era
to più ristretto relativo ai sepolcri e alle usuali problema- venuto alla luce nei primi decenni del XVI secolo poco
tiche archeologiche, sono indispensabili per una com- più a est, durante i lavori di ampliamento del palazzo del
prensione più ampia del significato complessivo di questi cardinale Lorenzo Pucci, quello che più tardi sarebbe
scavi, su cui si è appuntata l’attenzione di specialisti di diventato sede del Sant’Uffizio – oggi Congregazione per
molte discipline e si è accumulata una bibliografia la Dottrina della Fede.
immensa. Si pensi che nel 1964 fu necessario un volume È solo nel secondo secolo che, terminata la disponibilità
di 260 pagine per raccogliere 870 schede bibliografiche degli spazi in prossimità del ponte e lungo la via
relative alle pubblicazioni apparse fino allora sul com- Cornelia, le tombe della necropoli avrebbero aggirato da
plesso di problematiche suscitate da queste scoperte1. est il Circo e avrebbero cominciato a occupare le pendi-
Oggi, a quarantacinque anni di distanza, non basterebbe ci della collina, attestandosi sulla linea di rispetto a nord
un volume altrettanto corposo per recensire gli studi che del Circo stesso: sono le tombe monumentali più antiche
sono seguiti a quella data. scavate in quest’area (tombe A-G, O, S, cfr. fig. 1), quel-
È evidente, d’altra parte, che questi temi potranno essere le che – tra l’età di Adriano e i primi anni dell’età antoni-
qui ripresi solo in maniera sintetica e fortemente selettiva; na – si dispongono subito a monte di quello stretto viot-
in compenso lo sguardo d’insieme permetterà di cogliere tolo, che gli scavatori hanno chiamato iter e che tutt’oggi
alcune connessioni che possono sfuggire a una visione di costituisce l’asse est-ovest del sepolcreto.
dettaglio e, soprattutto, il senso generale della discussio- Se infatti esaminiamo la cronologia relativa delle camere
ne fin qui svolta. Inoltre – poiché è in programma un funerarie e il loro fisico addossarsi l’una all’altra, è evi-
ulteriore volume di questa stessa serie dedicato alla basi- dente che l’occupazione del suolo procedeva a partire da
lica – quest’ultima sarà toccata solo incidentalmente per est e che il sepolcro A, quello di Popilius Heracla che l’i- 2
quel che è indispensabile alla comprensione delle proble- scrizione dichiara costruito IN VATICA(NO) AD CIRCUM5,
matiche generali. non è solo il più orientale, ma anche il più antico tra quel-
All’epoca di Nerone, il pendio meridionale della collina li del suo tipo. All’epoca della sua costruzione, inoltre,
vaticana declinava fino a raggiungere una linea che dove- non esisteva ancora il sepolcro ÿ, che attualmente gli si
va costituire il limite di rispetto del Circo. In quell’epoca, erge di fronte a sbarrare la visuale verso valle, e dunque
però, questa parte del colle non era ancora occupata da l’indicazione ad Circum poteva essere intesa nel senso più
sepolcri monumentali, che sorgevano semmai in aree pregnante: «al margine dell’area del Circo». Potremmo
poste più a est – più vicine dunque al Ponte Neroniano – dire, senza forzare troppo le cose, che i parenti di
o più a sud – nella fascia compresa tra il Circo e la via Heracla, riuniti per le cerimonie funebri sul terrazzo che
Cornelia-Aurelia. In epoca tardo-repubblicana o augu- copriva il sepolcro, potevano godere la vista degli spetta-
stea, infatti, si datano la piramide che sorgeva in corri- coli delle corse delle bighe che si svolgevano nella pista
spondenza dell’inizio di via della Conciliazione – la cd. sottostante, pochi metri più a sud.
Meta Romuli – e l’adiacente sepolcro circolare che – sem- Solo nella seconda metà del II secolo, come si è detto, il

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

Circo viene abbandonato e occupato da sepolcri – uno di Secondo buona parte degli studiosi, nel corso di questa LA SEPOLTURA DI PIETRO Ostiense. Visto il contesto, con la parola «trofei» vanno
essi è stato rinvenuto proprio a ridosso delle fondazioni persecuzione trovò la morte per crocifissione9 anche l’a- intese le tombe dei due apostoli, il cui martirio viene così
5 dell’obelisco6 – che invadono o superano verso valle il postolo Pietro. Una cronologia leggermente diversa è Finora si è parlato dello sviluppo complessivo della equiparato a un trionfo della fede sulla morte e sul pecca-
limite dell’iter (sepolcri H, U, T, R)7. invece quella che si ricava da san Girolamo10, che si rifà necropoli considerando solo i sepolcri monumentali dal- to.
Torniamo però al momento iniziale, quello in cui il Circo a sua volta alla Cronologia (perduta) di Eusebio di l’età adrianea in poi. Non si è però considerata la possibi- Da un punto di vista archeologico una serie importantis-
ancora svolgeva appieno la sua funzione. In età neronia- Cesarea: secondo questi scrittori il martirio di Pietro lità di rinvenire in un’epoca anteriore tombe più modeste: sima di elementi – benché non sempre di facile lettura e
na questo edificio e i giardini circostanti furono teatro sarebbe avvenuto tre anni più tardi, nel 67. La differen- questo infatti è il caso della tomba in cui sarebbe stato interpretazione – è emersa dai grandi e difficoltosi scavi
della persecuzione con cui l’imperatore intese gettare za, evidentemente, non è sostanziale: ben altri sono i deposto l’apostolo Pietro. L’argomento per la sua com- che furono compiuti al di sotto del pavimento delle
sulle spalle dei cristiani la colpa dell’incendio che aveva temi di questa vicenda che sono stati dibattuti con pas- plessità e importanza merita una discussione specifica. Grotte vaticane in due momenti sotto il pontificato di Pio
devastato gran parte della città nel 64 d.C. Alcuni furo- sione e sui quali è forse oggi possibile una posizione più La prima notizia storica sicura sulla sepoltura dell’aposto- XII (1940-49, 1953-57). La metà occidentale della basilica,
no crocifissi, altri arsi come torce umane, altri ancora equilibrata, che tenga conto anche di alcune recenti lo, è quella trasmessaci dal già citato Eusebio di Cesarea11, infatti, si dispone oggi su tre livelli. Il primo è quello del
sbranati dalle belve inscenando pantomime mitologiche8. acquisizioni. il primo storico della Chiesa. Questi cita Gaio, un presbi- pavimento attuale della chiesa, ma subito al di sotto si
tero che scrive attorno al 200 in polemica con Proclo, ere- estendono gli ambienti delle Grotte, dove sono conserva-
tico montanista, il quale vantava la tomba dell’apostolo (o te memorie relative alla storia della basilica e numerosi
del diacono) Filippo a Ierapoli in Frigia. Gaio gli con- sepolcri pontifici. Il livello del pavimento di questi
trappone invece i «trofei» degli apostoli Pietro e Paolo ambienti è sostanzialmente quello della basilica costanti-
visibili a Roma rispettivamente in Vaticano e sulla via niana, che i primi progetti della nuova chiesa rinascimen-

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tale intendevano mantenere. Tuttavia, quando Antonio stesso muro rosso. Ad esse va aggiunta, sullo stesso asse 9
da Sangallo il Giovane subentrò come architetto alla dire- verticale, una terza nicchia sotterranea, di cui si parlerà 10
zione della Fabbrica di San Pietro (1520), apportò alcune fra un momento.
importanti modifiche all’originario progetto del Per ora basti dire che l’edicola, il muro rosso e il vialetto
Bramante. Oltre a irrobustire i pilastri della cupola, abo- retrostante furono costruiti tutti in un’unica fase la cui
lendone i nicchioni, decise di dare una proporzione più cronologia si ricava da una serie di bolli impressi sui mat-
classica alle navate e a tal fine sopraelevò di circa tre metri toni, prodotti al più tardi al più tardi nel 161 d.C13.
il pavimento, sostenendolo con una serie di volte che for- L’edicola, inoltre, fu subito riconosciuta concordemente
marono ambienti accessibili, ossia le famose Grotte vati- come il «trofeo» di cui parla Gaio. Le due colonnine –
cane. Nel secolo appena trascorso Pio XII decise di abbas- una delle quali oggi non più in posto – dovevano sostene-
sarne la pavimentazione per guadagnare spazio: iniziaro- re un piano di marmo per dar risalto alla nicchia maggio-
4 no allora a emergere i sepolcri romani, che già a più ripre- re. Al di sopra di questa sorta di mensola – di cui restano
se nei secoli precedenti erano stati intravisti. Nonostante le impronte anche nel muro rosso – esisteva una seconda
le difficoltà della seconda guerra mondiale, in corso in nicchia più piccola, ma dotata di una finestrina. Il coro-
quegli anni, il pontefice diede inizio alla prima stagione di namento dell’edicola è perso e quello a timpano triango-
scavi, dalla quale emersero le strutture funerarie oggi visi- lare, indicato delle ricostruzioni correnti, è puramente 7
tabili al terzo e più profondo livello. La storia architetto- indicativo e ipotetico. La nicchia maggiore coincide oggi
nica della basilica spiega anche il perché gli scavi si siano con la Nicchia dei Palli nella Confessione al di sotto del- 8
fermati a est con il sepolcro A, quello di Popilius Heracla: l’altare, quella nicchia – cioè – che appare rivestita da un
oltre questo limite inizia l’estensione della basilica proget- mosaico medioevale (molto integrato) raffigurante Cristo,
tata dal Maderno che, per ragioni di capienza, ne trasfor- nella quale vengono deposti i palli, ossia le corte stole
mò la pianta da croce greca a croce latina, prolungando- caratteristiche degli arcivescovi, prima che vengano loro
la notevolmente. Tutta la parte orientale della costruzio- consegnate come segno del vincolo particolarmente stret-
ne, dunque, rispetta il livello impostato dal Sangallo, ma to che li lega alla sede apostolica di Pietro.
fonda il pavimento su di un terrapieno invece che su In corrispondenza dell’edicola e al di sotto del piano anti-
arcuazioni. Ciò significa che un’eventuale prosecuzione co di campagna, invece, doveva trovarsi una fossa che si
degli scavi in direzione dell’ingresso della basilica, a dif- incassava parzialmente anche nella fondazione del muro
ferenza dei precedenti interventi, non potrebbe più avve- rosso a formare la terza nicchia sotterranea a cui si è
nire tranquillamente sotto le volte delle Grotte, ma accennato sopra, peraltro di forma alquanto irregolare.
dovrebbe smontare il pavimento della basilica, interfe- La fossa, in cui ci si aspettava di rinvenire le reliquie del-
rendo pesantemente con la liturgia che vi si celebra. l’apostolo, risultò invece sconvolta e priva di resti umani.
Gli scavi, eseguiti nel settore immediatamente circostan- Attorno all’edicola vennero alla luce diverse deposizioni
te all’altare papale e addirittura in parte sotto di esso, riferibili a varie epoche. Le due più antiche erano anterio- 14
rivelarono una situazione estremamente intricata, ma – in ri alla monumentalizzazione del Campo P: la prima è la
estrema sintesi – arrivarono a identificare un’area scoper- tomba Ë, una fossa coperta di tegole a cappuccina, una
ta in mezzo agli altri edifici funerari, che fu chiamata delle quali conserva un bollo dell’età di Vespasiano.
6 Campo P12. Benché lo stato di conservazione fosse in Questo indice cronologico, però, non sembra sicuro, poi-
parte pregiudicato dalle fondazioni delle strutture ché il livello relativamente alto a cui è stata rinvenuta la
costruite nei secoli successivi – tra le quali sono da conta- tomba fa pensare piuttosto a un’epoca alquanto posterio-
re anche le colonne del baldacchino bronzeo del Bernini re e in tal caso il bollo sarebbe spiegabile con un reimpie-
– si poté riconoscere sul lato occidentale dell’area scoper- go14. Più affidabile la datazione della tomba, una cassa di
ta il muro di cinta, detto semplicemente «muro rosso» dal terracotta molto profonda, coperta da tegole e da una
colore del suo intonaco. Alle sue spalle correva un viotto- struttura in muratura, che può datarsi, ancora una volta
lo in salita (detto clivus dagli scavatori), che permetteva grazie un mattone bollato, agli anni 115-123 d.C15.
l’accesso all’adiacente recinto funerario Q. Sul lato orien- In una fase successiva alla realizzazione del «trofeo di
tale del muro rosso, quello che dava sul Campo P, si tro- Gaio», venne inserito in esso un muro, spostando la
vava invece una semplice edicola con due colonnine, che colonnina di destra. Si tratta del muro g, detto anche
inquadravano due nicchie sovrapposte, ricavate nello muro dei graffiti, perché coperto da una fitta serie di graf-

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

11 fiti devozionali. Tale muro era appoggiato di testa al muro qui»). Le due parole – unica attestazione del nome di
12 rosso, ma in maniera non perfettamente ortogonale, e Pietro tra le centinaia di graffiti presenti – si trovano pur-
13 conteneva un loculo ricavato al suo interno dopo la sua troppo sul margine di una lacuna per cui non è possibile
costruzione. Tale loculo, rivestito di lastrine di marmo, escludere del tutto letture diverse17.
sarebbe stato rinvenuto sostanzialmente vuoto dagli sca- Si può raccogliere qualche ulteriore elemento in relazio-
vatori. Alcuni anni più tardi, invece, la nota epigrafista ne all’ipotesi della Guarducci: il primo è costituito da
Margherita Guarducci iniziò a studiare i graffiti lasciati un’osservazione che meriterebbe un’attenta verifica. La
dagli antichi pellegrini sul muro g. Nel corso di tali ricer- basilica costantiniana sorse con il «trofeo di Gaio» posto
che – sulla base della testimonianza di Giovanni Segoni, nel punto focale dell’abside. L’orientamento della chiesa,
capo degli operai che avevano lavorato agli scavi – riten- tuttavia, non è esattamente quello della necropoli o del
ne di poter identificare in magazzino una cassetta di ossa, circo, ma ne diverge di pochi gradi. Questa stessa diver-
che sarebbero state rimosse dal loculo all’insaputa degli genza sarebbe esattamente riscontrabile nel muro g, il
archeologi. Tali ossa – secondo la sua ricostruzione – quale venne pure compreso nella memoria costantiniana.
sarebbero appunto quelle di Pietro: in epoca non ben Gli architetti dell’imperatore e di papa Silvestro, perciò,
precisabile – ma comunque prima dell’intervento di avrebbero stabilito l’orientamento della fabbrica proprio
Costantino che aveva racchiuso il trofeo in una specie di su questo piccolo muro, che ai loro occhi avrebbe avuto
custodia di muratura, la cosiddetta memoria – le ossa un’importanza straordinaria18. Anche questo argomento
sarebbero state riesumate dalla fossa e collocate nel locu- tuttavia non è risolutivo poiché – se verificato – provereb-
lo, dopo essere state avvolte in un panno di porpora intes- be solo che all’inizio del IV secolo il loculo era altamente
suto di fili d’oro, di cui esisteva ancora qualche traccia16. considerato e sarà dunque stato considerato la sepoltura
A sostegno di questa interpretazione, la Guarducci portò dell’apostolo.
15 la testimonianza di un graffito, che proveniva dal rivesti- Più interessanti sono le recenti ricerche sulla tomba di
16 mento d’intonaco del muro rosso nel punto in cui vi si san Paolo nella basilica sulla via Ostiense19. Qui, infatti, al
appoggiava il muro g, anche se purtroppo non rinvenuto di sotto dell’altare pontificio al centro del transetto, è
in situ. Vi si leggono due parole greche altamente sugge- stata identificata una cassa marmorea – secondo ogni evi-
stive, che la studiosa integrò –_ÙÒ[ÔÚ] / _ÌÈ («Pietro è denza un sarcofago – che non è collocato al livello della

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA


E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

basilica originaria costantiniana, ma a quello sopraeleva- allora si prese coscienza dell’importanza della tradizione Ignazio prosegue facendo il confronto tra la sua pochez- ne terminologica sarà a questo punto utile. Nella lettera-
to del pavimento della fine del IV secolo, cioè della basili- apostolica: in altre parole si sentì il bisogno di richiamar- za di prigioniero condannato e la dignità degli apostoli tura corrente si parla tradizionalmente di «mausolei» per
ca teodosiana di seconda fase. Se è giusta la lettura che si si ai fondatori della comunità quali garanti della trasmis- Pietro e Paolo, apostoli e liberi in quanto hanno già intendere le camere funerarie che la compongono, ma
offre come più immediata, si tratterebbe del corpo dell’a- sione del patrimonio di fede. Il «trofeo di Gaio» in affrontato il martirio. Se si traggono tutte le conseguenze questo termine non è esatto e verrà qui evitato. Il termi-
postolo che, anche in questo caso, sarebbe stato esumato Vaticano è infatti la prima attestazione archeologia di un da questa comparazione, dobbiamo riconoscere che c’è ne latino è semmai monumentum, nel senso di ciò che fa
dalla deposizione originaria e rialzato a un livello compa- culto di questo tipo così come lo è, sul piano testuale, la un’ulteriore implicazione: il santo antiocheno fa intende- memoria del defunto: lo si trova infatti riferito alla tomba
tibile con la nuova sistemazione architettonica della chie- passione di san Policarpo, vescovo in Asia Minore, che si re allusivamente che non vuole per sé una tomba circon- nell’iscrizione già citata di Popilius Heracla (fig. 3*). A
sa, in altre parole un innalzamento che non ne mutava la data agli stessi anni. data dalla venerazione come invece sono quelle degli Roma, d’altra parte, per i primi tre secoli della nostra era
posizione planimetrica. Inoltre – proprio nei giorni in cui In secondo luogo, non sembra impossibile che un ricor- apostoli Pietro e Paolo. Questa sottile deduzione ci offre esisteva un solo mausoleo: quello di Augusto30. Nemmeno
si scrivono queste righe – è stato annunciato che, median- do possa trasmettersi per via orale per un secolo: in ter- dunque la testimonianza che cercavamo proprio a metà per il famoso sepolcro di Adriano – che pure spessissimo
te un endoscopio, si sono potuti identificare all’interno mini umani questo arco temporale corrisponde a tre dell’arco di quel secolo in cui mancano notizie sulla viene detto mausoleo nella letteratura scientifica e divul-
del sarcofago piccoli resti di ossa e di due tessuti: uno di generazioni e può essere coperto con un solo passaggio di sepoltura apostolica. gativa – le fonti antiche usano questa parola31. Solo nei
lino color porpora intessuto di fili d’oro e un secondo informazioni da nonno a nipote25. Infine va considerata la La discussione ha raggiunto toni particolarmente accesi territori romani dell’Africa settentrionale il termine mau-
blu20, una situazione che nel suo complesso non può che nuova interpretazione che di recente Stefan Heid26 ha in anni passati, ma ciò è almeno in parte dovuto a non soleo si trova effettivamente impiegato per designare
richiamare quella ricostruita dalla Guarducci per le ossa proposto per la lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia. aver marcato a sufficienza la distinzione tra i diversi piani camere funerarie simili a quelle della necropoli vaticana,
di Pietro, fatta salva la distanza cronologica tra le due esu- Verso il 110 il vescovo viene trasferito a Roma, condan- su cui si pone il problema28. Bisogna infatti considerare ma si tratta evidentemente di un uso regionale e provin-
mazioni. nato a essere gettato in pasto alle belve del Circo, ma scri- almeno tre livelli: quello storico della morte di Pietro a ciale32. A Roma, invece, il termine avrà una evoluzione
Questi sono i dati principali, che sono stati interpretati ve ai Romani un’importante lettera pregandoli di non far Roma, quello archeologico della identificazione della solo a partire dal IV secolo quando lo troviamo impiegato
però in maniera fortemente divergente dagli studiosi che nulla per impedire il suo martirio: allora sarà discepolo di tomba e, infine, l’ultimo che riguarda la devozione per le per indicare unicamente le sepolture imperiali – dunque
si sono occupati del problema21. Come è facilmente com- Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il suo corpo27. reliquie. con un’accezione specifica molto ristretta.
prensibile, non tutti hanno accettato la ricostruzione pro- È implicito che, con questo tipo di martirio, il mondo Posta in questi termini la questione, appare subito evi- Si è accennato nelle pagine precedenti al grande interro
posta dalla Guarducci e le critiche vanno dalla negazione non vedrà il suo corpo perché – divorato dalle fiere – non dente come il primo livello sia di gran lunga il più impor- che ricopre la necropoli ma è necessario chiarirne in
dell’identificazione delle ossa – visto che le complesse avrà una tomba e dunque non potrà essere venerato. tante: è infatti questo il nocciolo duro della tradizione maniera più esplicita la genesi. La necropoli era prevalen-
vicende sopra descritte tra lo scavo e il fortunoso rinveni- che, benché in modi per lo più allusivi e non del tutto temente pagana e – prescindendo dalla presenza del «tro-
mento non lasciano una completa tranquillità a riguardo espliciti, è tuttavia coerente nel riportare la notizia della feo di Gaio» – solo nelle sue ultime fasi iniziò a mostrare
– per arrivare fino a posizioni più radicali, che negano morte di Pietro a Roma sotto Nerone. Questo fatto non anche qualche traccia di sepolture cristiane. Quando
anche la presenza originaria di una deposizione in corri- viene ormai più messo seriamente in dubbio e, con un’ec- Costantino conquistò Roma eliminando il rivale
spondenza della fossa sotto il trofeo22. cezione, studiosi di diverse tendenze – sia cattolici sia Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (312), procla-
Uno dei principali problemi è l’osservazione che, tra la protestanti – concordano in ultima analisi su di esso29. mò l’editto di tolleranza di Milano (313), concedendo la
morte dell’apostolo (64 o 67 d.C.) e il primo dato certo Per il secondo livello, quello dell’identificazione della libertà di culto alla Chiesa. Tra le sue prime preoccupa-
successivo (la costruzione del «trofeo di Gaio», diciamo tomba, abbiamo la ragionevole certezza che già attorno zioni fu quella di dare sostegno e visibilità a questa nuova
entro il 161), si apre un arco temporale di circa un seco- alla metà del II secolo essa venisse identificata con il «tro- comunità religiosa, che usciva finalmente dall’ombra già
lo, in cui non si hanno elementi testuali o archeologici feo di Gaio», mentre per il periodo anteriore abbiamo con una strutturazione piuttosto robusta, ma che era
che permettano di capire come si fosse conservata memo- visto le diverse interpretazioni proposte e le complesse sostanzialmente priva di luoghi di culto in cui l’assemblea
ria della sepoltura in mancanza di una ricorrenza liturgi- problematiche, ma al tempo stesso va riconosciuto che in dei fedeli potesse riunirsi per la liturgia e per riconoscer-
ca o di una qualche forma di registrazione. Sappiamo definitiva non esistono motivi per negare a priori questa si come comunità.
infatti che, ancora verso la metà del III secolo, la celebra- possibilità e che le diverse posizioni degli studiosi sono Iniziò quindi la costruzione di diverse basiliche, tra cui a
zione della festa dell’apostolo il 29 giugno non avveniva legate in maniera considerevole alla fiducia che accorda- Roma la prima dovette essere la cattedrale dedicata al
in Vaticano, ma presso le Catacombe oggi dette di San no alla tradizione successiva. Salvatore, detta successivamente San Giovanni in
Sebastiano23, sulla via Appia, mentre contemporanea- Infine, per quanto riguarda il riconoscimento delle reli- Laterano. Quasi subito, però, rivolse la sua attenzione al
mente quella di san Paolo era già celebrata lo stesso gior- quie non abbiamo certezze ma, senza voler svalutare l’im- luogo dove la tradizione indicava la sepoltura dell’aposto-
no sulla via Ostiense, dunque presso la sua tomba. A San portanza dell’aspetto devozionale, questo piano del dis- lo Pietro. Il prestigio e il significato di questo martire
Sebastiano si è trovato effettivamente un complesso com- corso non può che considerarsi subordinato ai preceden- furono la ragione delle dimensioni straordinarie della
17 posto da un porticato e da spazi per banchetti, sulle cui ti. Il problema dell’identificazione delle ossa, in altre costruzione, che dovette superare ostacoli tecnici e legali
murature sono graffite invocazioni agli apostoli Pietro e parole, non pregiudica né la ricostruzione storica, né il gravissimi, in quanto non si volle in alcun modo toccare
Paolo24. significato e il ruolo ecclesiale del vescovo di Roma, né la posizione della sepoltura. Questa si trovava sul fianco
A questa importante obiezione si può rispondere in infine l’importanza della basilica vaticana. del colle con una doppia pendenza: più ripida in direzio-
diverse maniere: innanzitutto è logico che il culto dei ne nord-sud, più lieve in direzione ovest-est. Inoltre la
martiri sia fiorito solo a partire da un momento della vita LA NECROPOLI presenza tutt’intorno della necropoli, le cui tombe erano
della Chiesa in cui si iniziavano a verificare le prime serie tutelate dal diritto e dalla consuetudine, non era un pro-
divergenze teologiche e le prime eresie, in quanto solo Chiarite le questioni preliminari, è giunto il momento di blema da poco. Con una delle tipiche contraddizioni di
affrontare l’esame della necropoli. Una prima osservazio-

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quest’epoca di trasformazioni, per costruire la più grande con il Salvatore raffigurato al centro. Nel registro supe- Pilato. Se scendiamo al registro inferiore, troviamo al cen- lismo organico ancora notevole, se si considera la media
basilica cristiana Costantino dovette agire in qualità di riore troviamo la scena chiave: Cristo, giovane e imberbe tro ancora una volta il Cristo, questa volta raffigurato nel della produzione di sarcofagi figurati coevi. Il rilievo è
Pontefice Massimo, la più alta autorità sacerdotale paga- è raffigurato secondo una variante dello schema detto suo ingresso a Gerusalemme. Lo schema iconografico qui insolitamente alto e le figure si stagliano contro il fondo
na competente in materia di diritto sacrale. In questa della Traditio legis: con la sinistra infatti consegna un utilizzato gioca di finezza con l’immaginario presente allo in modo da essere valorizzate dal forte chiaroscuro; la
veste poté dunque autorizzare i colossali lavori, che por- rotolo contenente la nuova legge a Pietro, inteso come spettatore antico, al quale l’ingresso di Cristo doveva cornice architettonica isola le scene, ne gerarchizza l’im-
tarono allo sbancamento della collina a monte della colui che presiede la comunità apostolica, mentre alla sua richiamare l’adventus degli imperatori (ma anche degli alti portanza relativa e scandisce il ritmo figurativo, anche se
tomba e all’interro di quella a valle, fino a una quota di sinistra è Paolo, l’altra colonna della Chiesa di Roma. funzionari), cioè il loro arrivo solenne e cerimoniale in la distribuzione delle scene tiene conto di criteri compo-
almeno sette metri, per creare le sostruzioni e la grande Proprio sulla figura dei due santi martiri, infatti, essa fon- città, al cospetto della popolazione e del senato o dei siti e ha portato a molte discussioni tra gli specialisti.
19 piattaforma su cui sarebbe sorta San Pietro. dava la sua origine apostolica e la sua autorevolezza tra le decurioni. Un tale richiamo avviene però mediante una Il sarcofago di Giunio Basso, venne rinvenuto all’estremi-
È grazie a questo interro che la necropoli si è potuta con- altre chiese locali. sorta di contrappunto: il carro imperiale trainato da caval- tà occidentale della basilica, proprio all’apice dell’abside
servare in uno stato straordinario, se paragonato alla Il Cristo si rivolge direttamente allo spettatore manife- 21 li è sostituito qui da una cavalcatura modesta, l’asino, e sulla linea della tomba di Pietro, dunque in una posizio-
maggior parte degli altri casi simili. Le tombe della necro- standosi in quella frontalità che viene utilizzata con insi- tutta la scena allude a un adventus sì regale, ma al tempo ne altamente privilegiata che si spiega solo con l’altissimo
poli erano state viste occasionalmente più volte nel corso stenza nell’arte tardoantica e paleocristiana: allo stesso stesso portatore di pace e salvezza, che rifugge dalla mani- livello del defunto.
della costruzione della basilica rinascimentale, dei lavori tempo egli interpella lo spettatore e si impone con l’auto- festazione del trionfo bellico e del potere terreno38.
18 nella Confessione o, infine, in quelli attorno all’altare revolezza della sua posa. Benché di fattezze giovanili è Sempre sul registro inferiore, a sinistra della scena centra- Sepolcro A, di Popilius Heracla
pontificio come quando – nel 1626 – fu realizzato il bal- seduto su una sorta di trono dalle gambe scolpite a forma le troviamo l’immagine di Adamo ed Eva ai lati dell’albe-
dacchino bronzeo del Bernini33. Tra questi rinvenimenti – di leone e sopraelevato su un gradino. Posa inoltre i piedi ro del bene e del male, in posa pudica per aver appena Una trattazione topograficamente coerente della necro-
che nei casi più importanti saranno ricordati più avanti – su una figura barbata che emerge dal terreno a mezzo commesso quel peccato originale che il Cristo ha redento poli, tuttavia, non può che cominciare dall’altra estremi-
va menzionato almeno quello del sarcofago di Giunio busto ed è coperta sul capo da un mantello rigonfio, che con la sua incarnazione. All’estremità è invece Giobbe tà, dal sepolcro A, già più volte citato, di Popilius
Basso avvenuto sotto Clemente VIII (1597) durante l’am- disegna un arco, mentre viene trattenuto con le due mani seduto nella sua disgrazia dopo avere perduto la sua for- Heracla39. Ad esso si possono dedicare solo poche righe:
pliamento della confessione34. Il defunto era un personag- alle estremità. È la raffigurazione del Cielo o, alla greca, tuna, i suoi affetti e la sua salute: simbolo al tempo stesso dell’importantissima iscrizione infatti si è già trattato a
gio giunto al vertice della carriera politica dei suoi tempi: del Kosmos, che deriva dall’arte romana, ma che viene della condizione di dolore dell’uomo, ma anche della sua più riprese (fig. 3*). Si può aggiungere che l’iscrizione è
all’epoca dell’imperatore Costanzo II, nel 359, era stato risignificata per conferire al Salvatore una sovranità sul- incrollabile fiducia in Dio. Alla destra, invece, è Daniele costituita da un estratto del testamento di Heracla con
nominato Prefetto della città di Roma all’età di 42 anni, l’universo e alla nuova legge una valenza che trascende il (con testa di restauro) nella fossa dei leoni, ancora una precise istruzioni per la costruzione del suo sepolcro
ma era morto lo stesso anno35. tempo e lo spazio. volta immagine di colui che s’affida completamente a (monumentum). Queste comprendono sia le risorse
Il sarcofago è un caposaldo per l’arte paleocristiana sia Nelle raffigurazioni della fronte del sarcofago si legge Dio, mentre all’estremità è scolpito Paolo che viene con- finanziarie da destinare alla costruzione, che il luogo in
20 per la sua precisa datazione, sia per la qualità altissima dei tutta una serie di richiami alla basilica di San Pietro e alla dotto al martirio, necessario complemento alla scena del- cui sarebbe dovuto essere costruito: in Vaticano in pros-
suoi rilievi, sia, infine, per la complessità del suo pro- sua decorazione: a differenza delle altre edicole che rac- l’arresto di Pietro già vista sul registro superiore. simità del circo «presso il sepolcro di Ulpius Narcissus»,
gramma figurato. Sulla fronte appare infatti decorato con chiudono le scene laterali, le due poste al centro di cia- Si tratta nel complesso di una delle più alte realizzazioni che dunque dobbiamo ritenere si trovi sepolto pochi
una serie di scene derivate dall’Antico e dal Nuovo scun registro che accolgono l’immagine di Cristo sono le tra i sarcofagi dell’epoca, specchio dell’alto livello della metri più a est sotto l’ampliamento della basilica dovuto
Testamento organizzate su due registri sovrapposti, cia- sole a essere delimitate da colonne decorate a bassissimo committenza. La bottega di scultori che ne è responsabi- al Maderno. Il costo del sepolcro, 6.000 sesterzi, è pure
scuna racchiusa in una cornice architettonica secondo la rilievo da tralci di vite entro cui si riconoscono piccoli le è capace di rielaborare motivi tradizionali con una un dato interessante: non possiamo sapere quanto ricca
tradizione dei sarcofagi a colonne. L’ordine delle scene putti vendemmianti. È facile riconoscere in esse le colon- certa originalità; i personaggi sono rappresentati con uno fosse l’ornamentazione interna e anche le dimensioni
non è cronologico o narrativo, ma piuttosto gerarchico, ne vitinee che circondavano la tomba dell’apostolo Pietro stile classicista, che si manifesta nella scelta di un natura- complessive sono ricostruibili solo per comparazione con
nell’abside della basilica e che, secondo il Liber
Pontificalis (34.16), lo stesso Costantino aveva fatto veni-
re dall’oriente. Tutt’oggi esse possono essere ammirate,
inserite nelle nicchie superiori dei quattro pilastri che
reggono la cupola36: esse costituivano una chiara allusio-
ne alla sepoltura di Pietro tant’è vero che lo stesso Bernini Vecchio
S. Pietro
vi si ispirò nella realizzazione del suo baldacchino bron-
zeo. Anche l’iconografia del Cristo, seduto sul Kosmos
mentre consegna la legge, sembra d’altronde un’allusione Mausoleo
S. Andrea
di Onorio
sintetica ai due mosaici che dovevano decorare la basili-
ca: quello sull’arcone trionfale, che divideva le navate dal
transetto, con il Cristo seduto sul globo del mondo, e
quello nell’abside, che doveva utilizzare lo schema della
Traditio legis37. Nuovo
S. Pietro
Continuando l’esame del registro superiore, ai lati della 1900
scena centrale e in significativo parallelismo, si riconosce
a sinistra la scena dell’arresto di Pietro e simmetricamen-
IV sec.
te, a destra, l’arresto dello stesso Cristo, mentre alle estre-
mità si trovano a sinistra il sacrificio di Isacco – figura del I sec.

sacrificio salvifico di Cristo – e a destra il giudizio di

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO

gli altri sepolcri completamente scavati; del sepolcro è dello stesso secolo l’arcone venne chiuso con un muro in
stata infatti liberata dall’interro solo la porta d’ingresso, opera listata, un tipo di muratura di realizzazione abba-
stretta tra i contrafforti di contenimento della terra e di stanza rapida, caratterizzato da un paramento esterno in
sostegno alle strutture soprastanti. Si può comunque ipo- cui si alternano filari di mattoni e di blocchetti di tufo. Il
tizzare che occupasse un’area di circa 25 metri quadrati e passaggio veniva ora assicurato da una porta, mentre la
dunque non era tra i più vasti e imponenti. Tuttavia – per luce doveva entrare da un paio di finestre ricavate nella
avere un termine di confronto – va ricordato che questa parte alta dell’arcone. Forse in questo momento l’iscrizio-
cifra corrispondeva al soldo di cinque anni di un legiona- ne, che si trovava in origine a destra della porta del corti-
rio40, il che da un lato dà la misura dell’investimento le, fu spostata su questo muro, che ne conserva l’incasso
necessario per l’acquisto del terreno e l’erezione dell’edi- sopra l’architrave. Contemporaneamente, nella camera
ficio funerario, dall’altro della capacità economica che principale, vennero realizzati gli arcosolii per le inuma-
poteva raggiungere un certo numero di liberti. zioni visibili nella parte bassa delle pareti: in questo
Di fronte al sepolcro A, a meno di due metri, è un’altro periodo, infatti, il rito dell’incinerazione era quasi sparito
muro antico, quello posteriore del sepolcro indicato con e c’era bisogno di nuove fosse per le deposizioni.
la lettera greca Psi, che fa parte delle camere funerarie In un momento finale, ormai durante i lavori del cantiere
costruite sul finire del II secolo d.C., quando il limite di costantiniano della basilica, la porta del cortile venne
rispetto dell’area del circo venne meno e la necropoli chiusa e la parete rialzata fino al piano della basilica. Si
poté occuparne gli spazi. Neanche questo sepolcro, però, costruì allora nella parte orientale del cortiletto una sca-
è stato scavato e se ne riconosce solo l’angolo nord-occi- letta in muratura che, sia pure in maniera disagevole,
dentale41. dovette permettere di accedere dall’alto alla tomba fino
all’ultimo, fin quando cioè si dovette procedere all’inter-
Sepolcro B, di Fannia Redempta ro completo della tomba.
La decorazione pittorica mostra varie fasi che dobbiamo
Il sepolcro che segue cronologicamente, si addossò alla collegare alle varie ristrutturazioni subite dalle strutture.
parete occidentale del sepolcro A a breve intervallo di Le pitture più fini sono indubbiamente quelle della prima
tempo42. Il nome con cui è noto non corrisponde in real- fase: su un fondo bianco nella nicchia centrale della pare-
tà alla sua fondatrice, ma semplicemente a una donna che te frontale si riconosce il pavone, attributo caratteristico
vi fu sepolta in epoca relativamente tarda dal marito di Giunone, di fonte a un cratere – verosimilmente di
Aurelius Hermes, liberto imperiale forse di Settimio vetro – colmo di fiori e frutti. Sulla parete sinistra, inve-
Severo e Caracalla43. Ignoriamo il nome dei proprietari ce, la nicchia centrale era ornata dai simboli di Venere: si
originari, perché l’iscrizione a fianco della porta fu rimos- riconosce ancora parte di una cassetta d’oro da toeletta,
sa. Al momento della costruzione, che risale all’età del- dalla quale una colomba estrae una collana, mentre forse
l’imperatore di Adriano, il sepolcro si presentava compo- una seconda colomba è simmetricamente disposta a
sto da due ambienti: un cortile recintato da un muro alto destra. Sulla cassetta è uno scettro con una corona di
quasi tre metri, da cui si accedeva alla camera vera e pro- fiori, allusivo al potere della dea. La corrispondente nic-
pria attraverso un ampio arco. La camera – coperta con chia della parete destra lascia intravedere appena una lan-
volta a crociera – presentava la solita divisione delle pare- cia, forse allusione a Marte.
ti a nicchie alternate nella parte superiore, mentre quella In origine le nicchie dovevano essere inquadrate da
22 inferiore è mascherata dagli arcosolii aggiunti più tardi. È colonnine come nel sepolcro G, che dovette essere deco-
solo in un secondo momento che la camera vera e propria rato dalla stessa bottega, ma le aggiunte in stucco venne-
venne separata più nettamente dal cortile: attorno alla ro eliminate nella ridecorazione della seconda metà del III
metà del III secolo, infatti, fu pavimentata con un mosai- secolo. Nella parte alta sono notevoli le lunette decorate
co in bianco e nero di stile alquanto schematico e rigido, da quadri con due uccelli affrontati ai lati di coppe su un
con due colombe simmetricamente disposte ai lati di un esile stelo, ma il programma più interessante doveva tro-
cratere, mentre il resto del pavimento era decorato da varsi nella volta, ancora sostanzialmente conservata. Lo
esili girali vegetali. Contemporaneamente, sulla linea del- schema degli affreschi è organizzato con cinque meda-
l’arcone, si pose un’ampia soglia in travertino a marcare il glioni a croce di cui quello centrale, di dimensioni mag-
passaggio con il cortile. Nel corso della seconda metà giori, mostra ancora – benché in parte svanita – la quadri-

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ga di Helios, divinità che ebbe notevole fortuna nel III segue un ippocampo cavalcato da un secondo erote, al
secolo e che viene raffigurata di tre quarti con il braccio centro si indovina una nereide dal manto rosso a cavallo
destro sollevato a reggere la frusta, vestita con il chitone di un centauro marino, mentre il gruppo all’estremità
a maniche lunghe e il mantello purpureo svolazzante die- destra è ormai indecifrabile. La pittura meglio conservata
tro le spalle, mentre il capo è incorniciato di un nimbo è quella dell’arcosolio occidentale: su un essere marino
circolare. Gli altri quattro medaglioni raffiguravano le non meglio identificabile, dal corpo avvolto a spire, siede
stagioni: probabilmente a ovest è la primavera e sul lato un erote dalle ali azzurre aprendo la scena a sinistra, segue
opposto l’autunno, mentre sul lato meridionale è l’inver- un ippocampo realizzato con tratto veloce condotto da un
no. Perduto infine il medaglione dell’estate. centauro marino, che si volge verso il centro della compo-
In un secondo momento, come si è detto, venne steso un sizione. Regge un bastone pastorale e, alla sua sinistra, 24
sottile strato di calce che servì di base a una nuova deco- svolazza un mantello azzurro. Il suo corpo si tende in due
razione. Buona parte di essa è documentata solo da foto spire attorcigliate su cui si appoggia semisdraiata una
d’epoca perché rimossa dai primi restauri, che intesero nereide dal vivace manto rosso, che le lascia scoperto il
recuperare la prima fase decorativa. Si trattava di uno corpo dalla cintola in su. L’incarnato di colore chiaro spic-
stile alquanto più grossolano, con una ripartizione linea- ca sul colore della veste, sul tono verdastro dell’ippocam-
re delle superfici in cui si inserivano immagini di volatili po e sul blu delle onde. A destra restano solo tracce di un
e racemi vegetali. La parte inferiore delle pareti, invece, ultimo ippocampo cavalcato da un erote.
compresi gli arcosolii realizzati in quella stessa occasione, Incontriamo una maggiore elaborazione sugli arcosolii
aveva una decorazione a finti marmi. del registro superiore, incorniciati da ghirlande di fiori e
frutta su cui si posano volatili. Le differenze nei frutti
Sepolcro ?, «dei Tullii e dei Caetennii» alludono alle diverse stagioni dell’anno: dalla primavera
all’autunno. Alle estremità delle ghirlande erano sileni e,
Di fronte al sepolcro B fu costruito all’inizio del III secolo al centro, una maschera di Pan – parte del ben collauda-
il piccolo sepolcro Chi. Il suo ingresso è purtroppo bloc- to repertorio dionisiaco – in genere purtroppo malamen-
cato da una fondazione cinquecentesca e l’accesso è assai te conservate. Questo repertorio è coerente con il tema
difficoltoso e può avvenire solo dalla volta, sfondata dagli delle scene principali all’interno degli arcosolii. La pittu-
operai di Costantino44. È un peccato perché si tratta di ra in migliore stato è quella della parete settentrionale,
uno dei sepolcri più fini della sua epoca, a causa della ric- che raffigura una scena abbastanza complessa: il ritrova-
chezza e varietà delle decorazioni, superate solo dall’adia- mento di Arianna a Nasso da parte di Dioniso. A sinistra 25
cente sepolcro Phi. Il tono è stabilito già dal pavimento, l’eroina cretese giace con il braccio sinistro alzato e piega-
rivestito di opus sectile con uno schema geometrico di for- to dietro il capo, nel gesto caratteristico del sonno secon-
melle ricavate da una decina di marmi differenti dai colo- do le tradizioni iconografiche antiche. Il busto nudo risal-
ri più vari: breccia di Sciro, marmo Caristio, di Chios, ta sul manto rosso, mentre la veste – dalla cinta in su – è
bigio di Capo Tenaro, bardiglio di Luni, ardesia, breccia di un giallo carico. Un lembo del mantello viene solleva-
corallina dalle cave della Bitinia, Pavonazzetto dalla Frigia to da un satiro del corteggio del dio, che la scopre ammi-
e il cosiddetto Africano, in realtà proveniente da Teos in rato sia nel senso proprio che metaforico del termine. Il
Asia minore, quello che gli antichi chiamavano Luculleo. personaggio si volge verso Dioniso per richiamare la sua
Le pareti ospitano due livelli sovrapposto di arcosolii per attenzione e il dio avanza appoggiandosi a un satirello. È
inumazioni, visto che in quest’epoca il rito incineratorio vestito di un ampio manto, regge un tirso con la sinistra,
era caduto in disuso. mentre tende la destra verso la fanciulla addormentata in
Il loculo superiore della parete occidentale era decorato un dialogo silenzioso. Come contorno si riconoscono
con un rilievo a racemi vegetali in stucco di grande quali- ancora una menade all’estrema sinistra. Al di sopra della
tà. Le pareti sono bianche per dare maggior risalto alle figura di Arianna, sullo sfondo, un satiro emerge semina-
scene mitologiche affrescate a decorazione degli arcosolii. scosto da una roccia; all’estrema destra infine, dietro al
Nei tre del registro inferiore sono raffigurate scene di Dioniso, è ancora una coppia formata da un sileno barba-
divinità marine, sopra i quali pendono strisce rosse, una to e da una menade.
stilizzazione che allude a ghirlande o nastri. Più in parti- Sotto questo affresco, al centro del loculo, era un emble-
colare l’arcosolio settentrionale è dedicato al trionfo di ma – un riquadro di mosaico finissimo – purtroppo quasi
Venere, che risalta nella sua nudità sullo sfondo scuro di completamente perduto. Si distinguono solo uno sfondo
un panneggio sostenuto ai lati da un centauro marino e da costituito da un velario appeso a un colonnato, che deve
23 un tritone. A sinistra un piccolo erote cavalca un delfino indicare l’interno di un palazzo in cui si svolge una scena,
tra le onde, mentre a destra il pendant è perduto. forse mutuata dal repertorio tragico.
L’arcosolio orientale ha una conservazione peggiore: a Nell’arcosolio orientale assistiamo invece all’incontro tra
sinistra si intuisce un erote accompagnato da due delfini, Marte e Rea Silvia. I colori sono assai evanidi, ma si

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA


E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

distinguono almeno i contorni delle figure. La vestale, Elisi dell’ipogeo degli Ottavii, leggermente più tarda46, cinerario a Passulena Secundina, verosimilmente una addossati in un secondo tempo – e che era costituita da
che dal dio concepirà i gemelli fondatori di Roma, dorme nonché alcuni affreschi meno noti dalla Domus parente che non faceva parte del nucleo familiare ristret- un cespo di verzura schizzata in maniera frettolosa. Nella
secondo uno schema invertito ma analogo a quello di Transitoria del Palatino47. Si può pensare quindi a una to in quanto portava un gentilizio differente. Tullia muratura che si sovrappone a questo zoccolo è ancora
Arianna. Accanto a lei, all’estremità destra del campo datazione severiana, all’inizio del III secolo48. Secunda in effetti era andata sposa a Marcus Caetennius chiara al centro l’impronta di un vaso baccellato proba-
figurato, è un personaggio maschile che deve rappresen- Antigonus e venne sepolta assieme a lui nel sepolcro F53, bilmente in marmo, che doveva servire da cinerario.
tare il Sonno. Di fronte a Rea, al centro della composizio- Sepolcro C, di Lucius Tullius Zethus che pure apparteneva a un ramo della famiglia, come si Questa scena circense è una delle prime occorrenze, se
ne, è il dio guerriero che osserva la donna: indossa l’elmo vedrà fra poco. Dunque il primo testo era per lo meno non la prima, di questo soggetto in ambito funerario e
ed è armato di spada, lancia e scudo, mentre la parte infe- Del sepolcro C, costruito in opera listata subito dopo il B prematuro. Come specificano le ultime righe, allora, la pone diversi interrogativi. Da un lato si potrebbe infatti
riore del corpo è avvolta dal manto scarlatto, segno del- ma ancora in età adrianea49, conosciamo il nome del pro- madre destinò a Secundina il cinerario ormai destinato a leggere la scena di caccia sulla parete orientale come una
l’autorità militare, il paludamentum. Davanti a lui un pic- prietario, che figura nell’iscrizione al di sopra della porta rimanere vuoto, poiché la figlia Secunda chiaramente venatio – cioè uno spettacolo di caccia alle belve offerto
colo erote attira la sua attenzione su Rea. Nella metà di d’ingresso50: Lucius Tullius Zetus lo costruì per la sposa avrebbe seguito il marito in un altro sepolcro. Benché la pure nel circo – e dunque ipotizzare che Zethus, verosi-
destra si distingue una figura femminile velata, che siede Tullia Athenais, per i figli Tullia Secunda e Tullius madre non sia nominata è evidente che deve trattarsi di milmente un liberto, avesse funzioni organizzative nel-
con la mano portata al mento nel tipico gesto di chi osser- Athenaeus, nonché per i loro liberti e liberte. L’iscrizione Athenais e che ciò avvenne quando il marito Zethus era l’ambito di questi spettacoli. In questo caso però non
va preoccupato: va probabilmente interpretata come la si preoccupa di indicare anche le dimensioni della pianta già defunto. Quest’ultimo nel frattempo doveva avere necessariamente andrebbe ipotizzato un legame con il
dea Vesta. Due piccole figure appena leggibili di pastori dell’edificio: 12 piedi romani per 18, che corrispondono trovato posto nell’urna al centro della parete, nella posi- vicino circo di Caligola e Nerone perché, oltre alla sua
la separano dal dio Marte. a quelle tutt’oggi constatabili (m 3,58 x 5,40). Era questa zione più importante, la cui iscrizione è purtroppo perdu- condizione privata, in età adrianea esso sembra fosse
L’ultima scena, nell’arcosolio orientale, è la più compro- una precauzione spesso utilizzata per evitare abusi e ta. È possibile che le righe relative a Tullia Secunda nel declinante, forse anche per le maggiori attenzioni che
messa. Si tratta di una scena di ambito dionisiaco, forse occupazioni illegali. L’iscrizione è coronata da un fregio frattempo fossero state stuccate per mascherarle, non l’imperatore dedicava agli Horti di Domizia. Resta una
relativa all’infanzia del dio. A cominciare da sinistra si elegantemente giocato sulla differenza di colore del cotto corrispondendo alla realtà. Che un sepolcro riservato a seconda possibilità di lettura e cioè che la caccia e i gio-
distingue una figura femminile che alza l’avambraccio dei mattoni, mentre ai lati è inquadrata da due finestrine. un membro della famiglia riceva una diversa destinazione chi circensi vadano letti in chiave privata, piuttosto che
destro, forse in segno di stupore, seguita da un satiro che L’interno è abbastanza semplice: coperto con volta a bot- 27 non stupisce – un paio di casi sono noti nel sepolcro H come allusione professionale, che si debbano cioè vedere
sostiene un bambino con il braccio sinistro. Più a destra te, ha le pareti intonacate di bianco, il pavimento decora- «dei Valerii» – più difficilmente spiegabile è invece il fatto la caccia come simbolo di virtù e le corse di quadrighe
è una seconda figura femminile in posizione simile alla to da un mosaico bordato da una greca e campito con che il nome della persona fosse già stato inciso sull’urna come simbolo di vittoria e metafora della vita, significato
prima, che guarda un cigno ai suoi piedi. L’affianca una girali vegetali. Per la maggior parte la decorazione è a tes- dichiarandone implicitamente l’avvenuta morte, quando che nei sarcofagi trova numerosi paralleli con alcune atte-
coppia formata da una figura femminile panneggiata e un sere bianche e nere, ma alcuni tocchi di tessere colorate era cura costante di coloro che si preparavano il sepolcro stazioni precoci già in età adrianea.
satiro. Chiude la scena una donna che si inchina offrendo ne ravvivano i dettagli; al centro doveva essere un riqua- segnalare di avervi provveduto in vita, in modo da non Tornando alla parete nord, le pitture delle nicchie supe-
un cesto di fiori. dro più pregiato – un emblema – purtroppo mancante. permettere che i riti funerari andassero destinati a perso- riori sono quasi completamente perdute, tranne quella
Il programma decorativo è chiaramente differenziato: Sotto il mosaico devono trovarsi alcune incinerazioni, ne che, non essendo defunte, non ne avevano diritto54. della nicchia inferiore destra dove si riconosce ancora un
nella parte inferiore sono raffigurati soggetti marini, assai come si deduce dai fori per i tubuli, che servivano a La decorazione originale non è ben conservata e in parte pavone, simbolo di Giunone, presentato frontalmente
diffusi nei sarcofagi del periodo, mentre gli arcosolii immettervi le libagioni durante le festività dei defunti, per è coperta da un ridipintura di seconda fase. In basso con uno scettro appoggiato a una colonna alla sua sini-
superiori sono riservati a storie di amori difficili in cui permettere anche a questi di partecipare alla festa. doveva correre una zoccolatura a finto marmo. Al di stra. Le altre nicchie presentano per lo più scene campe-
però la divinità si unisce all’essere umano, una sorta di Le pareti laterali accoglievano arcosolii nella parte infe- sopra, sulla parete est, sono evanide tracce di una scena stri o decorazioni vegetali, ma nelle nicchie più settentrio-
riflessione figurata che – mediante le categorie della mito- riore e nicchie per incinerazioni in quelle superiore, men- di caccia, mentre sulla parete di fondo, sopra al cinerario nali dell’ordine inferiore le pareti laterali verso il fondo,
logia ereditata dalla tradizione – cerca di inquadrare la tre quella di fondo era occupata solo da incinerazioni. Le di sinistra, è l’immagine di un auriga della squadra degli quelle immediatamente visibili dal visitatore che si affac-
vicenda umana e comprendere la sua fine inevitabile in nicchie centrali erano sempre quelle principali, a doppia azzurri – la factio Veneta, una delle due principali che si cia alla tomba, mostrano tracce di nature morte con attri-
un disegno più ampio, che collega l’umano e il divino e altezza con catino superiore decorato a conchiglia, e contendevano le vittorie nelle corse delle bighe. Il corri- buti divini: a destra un elmo dorato con una lancia e uno
che cerca di rendere sopportabile il dolore di chi resta, dovevano essere affiancate in origine da colonnine in 26 dore ha la destra alzata a reggere una corona, mentre la scudo allude a Minerva, o eventualmente a Marte, a sini-
dando al tempo stesso spazio alla speranza per i defunti. stucco, come nel sepolcro G. Al di sopra correva un coro- sinistra doveva impugnare un ramo di palma entrambi stra una capra di montagna con accanto uno scettro
Una datazione precisa del sepolcro, in mancanza di bolli namento a timpani e lunette semicircolari alternati. simboli di vittoria. Davanti a lui si intuisce il tiro a quat- avvolto in bende svolazzanti sono attributi di Dioniso.
o di altri indizi sicuri, è difficile poiché si deve basare solo Sulla parete di fondo, quella più onorevole, furono tro cavalli della sua quadriga. Sembra probabile che la Il soffitto, solo parzialmente conservato, doveva essere
sulla valutazione dello stile delle pitture, che in quest’e- addossate in un secondo tempo a non molta distanza di scena circense dovesse estendersi su tutta la parete: sulla quello più vivacemente colorato. Era infatti decorato a
poca manca di punti di riferimento sicuramente datati. Le tempo dalla costruzione due are-cinerario: quella di destra si intuiscono tracce evanide di una quadriga sim- cassettoni delimitati da cornici di stucco, con il fondo
figure sono allungate e trattate con qualche pretesa di destra accolse le ceneri di Tullius Athenaeus51, quella di metrica, forse da attribuire a un auriga dei verdi – ossia colorato di rosso porpora o di un nero-bluastro su cui
monumentalità, le larghe ombreggiature accompagnano i sinistra, invece, presenta un’iscrizione alquanto inusuale. della factio Prasina, principale rivale degli azzurri nelle spiccano vasi e motivi vegetali.
corpi ma senza conferire loro una vera profondità e volu- Inizialmente, infatti, vi fu inciso un testo52, che dichiara corse circensi – mentre al centro è una palma, simbolo di
metria: questi tratti possono ricordare, oltre alle pitture che nell’urna è deposta Tullia Secunda, la figlia del titola- vittoria, da cui pendono due festoni simmetrici. Al di Sepolcro D
della vicina tomba Phi, il ratto di Proserpina dal colom- re del sepolcro. In un secondo momento, però, vennero sotto si riconosce l’originaria decorazione dello zoccolo
bario dei Caecilii di Ostia45, o meglio la scena dei Campi aggiunte tre righe che asseriscono che la madre cedette il della parete – coperto dai cinerari che qui sono stati Ignoriamo il nome della famiglia titolare del sepolcro D,

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costruito appena dopo il C55. L’iscrizione che doveva tro- altre due simmetriche sul lato est sono state distrutte con
varsi accanto alla porta d’ingresso non si è conservata in l’angolo del sepolcro, parte della facciata e della porta
quanto fu smurata dagli operai costantiniani per le opere dalle fondazioni rinascimentali del colonnato destro della
di consolidamento in maniera simile a quanto già si è navata principale della basilica di San Pietro57.
visto nel sepolcro B. Anche il C, sebbene più semplice, Ai lati della porta, sulla facciata, dovevano essere due
presentava una simile articolazione con una corte scoper- emblemi musivi a colori, sorta di quadretti di mosaico
ta d’ingresso recintata da un muro alto poco meno di tre fine realizzati direttamente su un bipedale, il caratteristi-
metri, mentre solo la camera più interna era coperta a co mattone romano quadrato così chiamato dalla sua
volta. Dunque, per il cantiere della basilica petrina, la misura di due piedi per lato. Resta solo il mosaico di sini-
porta venne privata degli stipiti di travertino e murata, stra poiché, anche in questo caso, il simmetrico esempla- 28
sopraelevando tutto fino al livello del nuovo piano di re a destra della porta è sparito a causa delle fondazioni
campagna e per di più inserendo nello spessore della rinascimentali. Quello sopravvissuto è conservato in
porta una serie di corpi d’anfora incastrati l’uno nell’altro maniera parziale, ma è opera di notevole finezza per l’e-
a formare una tubazione – ben visibile attraverso la brec- poca della sua realizzazione: raffigura la morte di
cia riaperta dagli scavi archeologici – che serviva a smal- Penteo58, soggetto della nota tragedia di Euripide, Le
tire le acque piovane dal piano superiore. Baccanti. Il re di Tebe, che si rifiutava di ammettere il
L’interno non ha una ricca decorazione e anzi parte del- culto di Dioniso nella sua città, viene ucciso e fatto a
l’intonaco è caduta, rendendo visibile il paramento inter- pezzi dalle Baccanti, donne invasate dal sacro furore del
no in opera mista di reticolato in tufo con ricorsi e dio, durante un rito sul monte Citerone. Si vede solo il
ammorsature di mattoni, una tecnica assai caratteristica pino su cui Penteo si è rifugiato assediato dalle Menadi
per l’età di Traiano e Adriano. Era stato progettato come armate di lance e spade e da una tigre.
colombario, cioè per accogliere unicamente incinerazio- All’interno il pavimento è costituito da un magnifico opus
ni, e solo in un momento successivo, all’epoca di Settimio sectile geometrico di mattonelle di marmi pregiati, dello
Severo, una deposizione venne ad aggiungersi nell’ango- stesso tipo di quello già descritto per il sepolcro Chi. Le
lo sud-occidentale del cortiletto d’ingresso, coperta di tre pareti sono occupate da due file di arcosolii sovrapposti,
tegole bollate56. Le pareti hanno una singola fila di nic- in tutto quattro per parte sui lati e due sul fondo.
chie: si distinguono per dimensione le due al centro delle Le sepolture della fila superiore sono inserite in una sorta
pareti laterali del cortiletto e quella al centro della parete di cassa in muratura, la cui parete esterna è decorata a
di fondo, l’unica a pianta semicircolare. Il pavimento non stucco a imitazione di una fronte di sarcofago strigilato, la
esisteva, o meglio era probabilmente costituito di tavole tipica decorazione a baccelli ondulati simmetricamente
di legno. disposti ai lati di una tabella rettangolare centrale, desti-
nata forse per iscrivervi i nomi dei defunti. La conserva-
Sepolcro _, «dei Marcii» zione migliore si ha sul lato orientale a sinistra di chi
Dirimpetto ai sepolcri C e D è il muro di fondo del sepol- entra.
cro Phi, costruito – come gli altri della fila a valle – in un Le pareti – e quel poco che resta della volta – sono coper-
momento più avanzato del periodo d’uso della necropoli, te di un intonaco di colore rosso vivo, che serve di base
dopo l’abbandono del Circo. Il suo ingresso è rivolto a alla decorazione dipinta e che si stacca in maniera croma-
sud verso la viabilità principale, come tutti gli altri sepol- ticamente netta rispetto al pavimento chiaro marmoreo e
cri, ma si apre a una quota di qualche gradino inferiore a al fondo degli arcosolii della fila inferiore. Negli spazi tra
quella del viottolo che lo separa da C e D. Appare di essi si distinguevano tracce di cesti di frutta e – negli
costruito con paramento laterizio all’esterno – nobilitato angoli – di figure umane evanide con le braccia sollevate
da paraste angolari corinzie – e in opera listata all’inter- e un’aureola, una sorta di telamoni. Sul lato occidentale al
no, ma completamente decorato con affreschi e stucchi. di sopra dell’arcosolio resta anche traccia del pavone sini-
La volta, distrutta al momento dell’interro, era a crociera. stro di una coppia simmetrica, simbolo di immortalità,
Il sepolcro ospitava essenzialmente inumazioni poiché le davanti al quale si indovina una colonna gialla con un’a-
uniche nicchie per incinerazioni sono quella sulla parete sta appoggiata, che doveva sostenere un cesto di frutti.
d’ingresso, ai lati della porta. Restano visibili solo le due All’interno degli arcosolii inferiori, lo sfondo è azzurro
nicchie sovrapposte sul lato occidentale della porta: le chiaro e le scene sono tutte di carattere acquatico, come

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

del resto abbiamo già visto nel sepolcro Chi. In quello


settentrionale, nascosto dall’imponente sarcofago centra-
le, è dipinto un corteggio marino suddiviso su due registri
sovrapposti, nel tentativo di suggerire una certa profondi-
tà prospettica. Negli arcosolii laterali, tutti con scene
ambientate sulle rive del Nilo, fiume paradisiaco per
eccellenza, sono ancora leggibili le pitture dei due verso il
fondo. Vi si riconoscono dei pesci e diversi uccelli acqua-
tici in mezzo alle canne palustri: soprattutto anatre, ma
anche fenicotteri, cigni e forse un cormorano.
Gli arcosolii del registro superiore, invece, sono incorni-
29 ciati da ricche ghirlande di fiori e frutti sostenuti da eroti
sospesi nell’aria. Uccelli si poggiano simmetricamente
nelle lunette mentre nello spazio tra un arcosolio e l’altro
31 due Sileni barbati con il nimbo – una sorta di aureola uti-
lizzata soprattutto durante la tarda antichità per le figure
divine e a volte per quelle imperiali59 – emergono da cali-
ci di acanto. Nella destra reggono ciascuno un vaso per il
vino, il kantharos, e un timpano o un tirso. Nelle lunette
– queste a fondo rosso a differenza delle inferiori – erano
dipinte scene mitologiche, di cui sono riconoscibili anco-
ra solo quelle a sinistra dell’ingresso. Si trattava delle
scene più importanti di tutta la decorazione, che può
essere ancora ricostruita grazie alle foto di scavo, quando
la leggibilità non era ancora così compromessa dalle stra-
tificazioni dei sali dell’umidità di risalita. Sul lato princi-
32 pale, quello nord, era raffigurato Dioniso che ritrova
Arianna addormentata, soggetto già incontrato nel sepol-
cro Chi: a destra era la principessa cretese semisdraiata,
mentre nella metà opposta si stagliava il dio in posa quasi
frontale; nella lunetta dell’arcosolio sinistro della parete
orientale appariva il tema parallelo romano dell’incontro
tra Rea Silvia e il dio Marte, ancora una volta raffigurato
secondo lo schema incontrato già nel sepolcro Chi. Sulla
lunetta destra della stessa parete era rappresentato invece
un tema tipico dell’oltretomba: Eracle – a sinistra – pre-
30 senta al re Admeto la moglie di questi, Alcesti, avvolta nel
chitone e nel mantello. A seguito di un oracolo che decre-
tava la morte del re, si era offerta in sostituzione del mari-
to, ma Eracle era disceso agli inferi e l’aveva strappata al
regno dei morti, riportandola nuovamente sulla terra.
Sul lato occidentale, il meglio conservato, si trovano due
miti insoliti: nella lunetta di sinistra Hermes è riconosci-
bile dal petaso – il cappello alato – e dal kerykeion – l’a-
sta con i serpenti incrociati –, davanti a lui sono tre figu-
re femminili, forse le tre figlie di Aglauro e Cecrope, re di
Atene: Erse, Aglauro e Pandroso. Alle sue spalle siede
invece una figura ammantata. Al centro, tra due delle

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figlie, è un oggetto di sagoma cilindrica non meglio leggi- mente curata62. Gli stipiti e l’architrave della porta sono 35
bile. Nella lunetta di destra invece si deve riconoscere al stati infatti asportati e così, purtroppo, l’iscrizione che era
centro Leda, raffigurata di tre quarti di spalle mentre si inserita al di sopra e la finestrina di destra. Tuttavia il
volge quasi completamente nuda, dietro di lei una serva, paramento in laterizio è un ottimo esempio della finezza
alle estremità sono probabilmente due personificazioni di che poteva essere raggiunta in questi casi, mentre le edi-
luoghi: una ninfa giacente a sinistra e un giovane seminu- cole che incorniciavano l’iscrizione perduta e le due fine-
do a destra. strine ai lati sono eseguite con gusto, scolpendo il lateri-
Al centro del sepolcro, infine, troneggia il grande sarco- zio stesso per dar forma ai capitelli corinzi e alle cornici,
33 fago che Quintus Marcius Hermes aveva fatto realizzare giocando al tempo stesso sulle differenze cromatiche
da vivo per sé e per la moglie Marcia Thrasonis60. È que- dovute alla cottura dei mattoni e formando – nelle lesene
sta sepoltura imponente, che ha dato il nome all’intero ai lati dell’iscrizione – un disegno a doppia treccia di sem-
sepolcro. Il titolare è raffigurato sulla fronte del coper- plice, ma sicuro effetto.
chio a sinistra, con i capelli ricci, la toga e in mano un L’interno era pavimentato con un mosaico bianco e nero 34
volume arrotolato, allusione alle sue competenze ammini- dal disegno piuttosto semplice a triangoli, quadrati ed
strative, mentre due eroti alati sorreggono alle sue spalle elementi lanceolati, ma si riconoscono anche delle svasti-
un velo che – nel linguaggio dell’epoca – intendeva esal- che, simbolo solare. Le pareti, come usuale, erano divise
tarne la figura. Nella metà opposta due vittorie alate com- tra gli arcosolii, destinati a coprire le fosse per le inuma-
piono lo stesso servizio per la moglie, che regge nella sini- zioni nella fascia inferiore, e le nicchie per le olle cinera-
stra un pomo o una melagrana – segno di vita e rinascita rie nella parte superiore. Le nicchie principali erano
– mentre il gesto della destra va letto forse come quello inquadrate da colonnine di stucco scanalate, conservate
dei tres digiti porrecti, le tre dita sollevate61 in segno di solo in parte. Ancora più sopra, l’ultima fascia decorativa
allocuzione. sotto la volta è costituita da un coronamento di timpani
La cassa principale è un superbo esempio della produzio- triangolari alternati ad archetti. La simmetria tra le pare-
ne dell’avanzata età severiana: una nicchia centrale, ti non è tuttavia completa a causa di una scala a due
inquadrata da due colonne tortili che reggono un arco, rampe, che occupa parte della parete destra, e che condu-
incornicia la figura di un giovane Dioniso ebbro, che si ceva sul terrazzo superiore del sepolcro, dove verosimil-
appoggia con la sinistra a un tirso e con la destra regge mente si tenevano i banchetti funebri.
una tazza a due manici per vino, un kantharos, mentre un Nell’arcosolio della parete di fondo è l’iscrizione di Titus
satirello gli sta al fianco per sostenerlo. Ai lati sono due Aelius Tyrannus63, un liberto imperiale che ebbe un inca-
pannelli strigilati – la decorazione a baccellature ondula- rico di segretario – a commentariis – nell’amministrazione
te che abbiamo già visto replicata in stucco sugli arcoso- della Provincia Belgica. La sua deposizione doveva essere
lii superiori – mentre alle estremità una menade e un sati- la più importante del sepolcro e gli venne dedicata dalla
ro suonano e danzano completamente rapiti dall’estasi moglie Aelia Andria e dal suocero Aelius Valerianus,
del dio. Colpisce la politura perfetta e luminosa della verosimilmente proveniente anch’egli dalla familia
superficie marmorea, che gli conferisce una perfezione un Caesaris, cioè dal corpo dei servi dell’imperatore.
poco manierata. La decorazione delle pareti è prevalentemente su fondo
La datazione del sepolcro non può approfittare di ele- bianco: nella parte inferiore gli arcosolii sono decorati
menti sicuri e l’inquadramento stilistico delle pitture in con finto marmo, sul registro superiore invece le nicchie
questo periodo è ancora privo di punti fermi. I migliori principali hanno un bel fondo rosso, mentre quelle mino-
paralleli sia tematici sia stilistici sono già stati notati con il ri rettangolari sono inquadrate da linee rosse e violette e
sepolcro Chi e di conseguenza dobbiamo considerarlo presentano sul fondo un repertorio di immagini distribui-
pressappoco contemporaneo datandolo tra gli ultimi anni te in modo da corrispondersi simmetricamente: coppe su
del II secolo d.C. e gli inizi del III. alto piede cilindrico, ghirlande di frutta, pigne – simbolo
di immortalità e rinascita – fiaccole, corone di fiori, reti-
Sepolcro E, «degli Aelii» celle piene di petali appese assieme a una coppia di flau-
ti, animali (cervi e pappagalli)64. Inoltre la fascia al di
Nonostante i danni dovuti ai lavori del cantiere costanti- sopra delle nicchie a contatto con la volta è decorata sulla
niano, la facciata del sepolcro E appare ancora particolar- parete ovest con un canestro di fiori ai lati del quale è dis-

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IN ARRIVO
facciata + interno
sepolcro da ftp

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posta simmetricamente una coppia di pavoni – da inten- in una delle nicchie rettangolari della parete occidentale
dere in questo caso come allusioni alle stagioni – mentre e contiene una moneta di Iulia Mamea (madre dell’impe-
sulla parete di fondo, ai lati del catino della nicchia deco- ratore Alessandro Severo, 222-235).
rato a conchiglia, sono crateri giallo oro – vasi da simpo- La datazione del sepolcro si basa sullo stile e sulla
sio – con accanto un grappolo di uva a sottolinearne il sequenza delle tombe: il sepolcro «degli Aelii» fu infatti
significato. Del soffitto – originariamente decorato a cas- costruito dopo il D, ma prima di F, dunque dobbiamo
settoni a fondo scuro – resta solo qualche sezione negli attribuirlo agli ultimi anni dell’età di Adriano (117-138) o
36 angoli, poiché fu sfondato dagli operai della basilica ai primissimi di Antonino Pio (138-161).
costantiniana per poter interrare il sepolcro durante i
lavori di fondazione. Sepolcro F, «dei Tullii e dei Caetennii maggiori»
Vanno ricordati infine alcuni vasi di alabastro di altissima
qualità rinvenuti nelle nicchie: in particolare una brocca Adiacente al sepolcro E e ad esso immediatamente suc-
37 di onice (oinochoe), con una delicata decorazione alla cessivo fu il primo a emergere nel gennaio del 1941,
base dell’ansa a testa di Medusa, e un cratere dello stesso quando iniziarono i lavori per abbassare il pavimento
materiale, entrambi ancora sigillati in quanto furono uti- delle Grotte Vaticane66. Le sue dimensioni sono ragguar-
lizzati come cinerari. Si tratta di una pratica abbastanza devoli, seconde solo a quelle del sepolcro «dei Valerii»,
diffusa, ricordata in maniera allusiva anche nelle fonti: si ma la fronte presenta una curiosa asimmetria. La porta
pensi a Papinio Stazio che canta «l’onice lucente che infatti è spostata a destra rispetto all’asse centrale, mentre
chiuse le tue ossa nel suo grembo»65. Mentre questi vasi al di sopra la cornice dell’iscrizione – purtroppo perduta
devono risalire ancora a età adrianea, una terza urna, in – e le adiacenti finestrelle sono perfettamente centrate.
marmo bianco e di forma più semplice, è ancora murata Ciò è dovuto alla scala interna che incomincia subito alla
destra dell’ingresso e si snoda su due rampe girando
anche lungo la parete orientale per raggiungere il terraz-

IN ARRIVO
zo superiore, utilizzato verosimilmente per i banchetti
funebri, come d’altronde avviene anche nei sepolcri E e
H.
Al di sopra della porta – che conserva gli stipiti e il gran-
de architrave di travertino – la cornice dell’iscrizione

sepolcro e soffitto principale e delle adiacenti le finestrelle è decorata supe-


riormente da un coronamento di volute vegetali e palmet-
te realizzato in cotto di colore più chiaro del paramento
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murario. Ai lati si trovano due ulteriori pannelli decorati-

da ftp vi: a sinistra una tavola di laterizio, scolpita a bassissimo


rilievo, raffigura una pernice su uno sfondo campestre; a
destra era invece un edificio disegnato giocando – anche
in questo caso – sui toni più chiari e più scuri del lateri-
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zio, ma purtroppo alquanto danneggiato. Si tratta di una


architettura complessa e non facilmente inquadrabile
nelle tipologie usuali: nella metà inferiore si riconosce un
podio con una grande scalinata, che sale tra due fiancate
in prospettiva, al di sopra di ciascuna delle quali è un
colonnato, sul piano superiore – ma in primo piano –
dovevano elevarsi due colonne a reggere la copertura che
suggerisce una volta cassettonata, forse a pianta centrale.
Al centro si inseriva probabilmente un’apertura per dare
luce al pianerottolo della scala interna.
Verosimilmente l’asportazione dell’iscrizione, delle
mostre marmoree delle finestrine e i danni al pannello a
soggetto architettonico sono dovuti ai lavori costantinia-
ni, durante i quali la necropoli fu sepolta per realizzare la
terrazza di base della basilica vaticana.
All’interno il pavimento originario – solo in parte conser-
vato – era costituito da un mosaico bianco e nero con
motivi vegetali, mentre lungo i lati maggiori erano incas-

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO

sate una serie di lastrine di marmo bianco con un foro: si labri e delicati cigni bianchi che reggono esili ghirlande,
trattava dell’imbocco dei tubuli che immettevano nelle disposte simmetricamente. Questa decorazione, però, è
incinerazioni sottostanti al pavimento e che servivano – mascherata sui lati occidentale e di fondo in quanto, per
durante i riti annuali dei defunti – a versare le offerte ricavare nuove sepolture, vennero costruiti banconi in
40 liquide. muratura lungo le pareti davanti agli arcosolii. La sepol-
Le pareti erano divise nella maniera usuale tra arcosolii, tura più tarda tra queste è sul lato ovest e ha restituito
nella parte inferiore, per accogliere le inumazioni e nic- bolli laterizi dell’inizio de IV secolo68, di poco anteriori al
chie, in quella superiore, per le incinerazioni. momento in cui la necropoli venne sepolta sotto la basili-
L’articolazione di questa parte, però, era scandita in ca costantiniana.
maniera particolarmente netta e decorata riccamente e Al centro della camera troviamo invece un documento
con colori assai vivaci, abbandonando dunque il fondo risalente alla prima generazione, quella dei fondatori: qui
chiaro utilizzato in altri sepolcri. I lati lunghi ospitavano troneggia infatti l’ara funeraria dedicata a Marcus
ciascuno due nicchie semicircolari a doppia altezza con Caetennius Antigonus e alla moglie Tullia Secunda69.
catino decorato a conchiglia, incorniciate da colonnine in Quest’ultima era la figlia di Lucius Tullius Zethus, che
stucco – non più conservate – e coronate da una trabea- avevamo già incontrato trattando la tomba C, dove –
zione su cui sporgeva un timpano. Tra di loro erano le come si è detto – si conserva un’ara-cinerario originaria-
nicchie minori rettangolari poste su doppio livello. La mente destinata a lei e in seguito ceduta a una parente70.
parete di fondo aveva una sola nicchia maggiore, chiara- La tomba F, dunque, apparteneva in origine ai Caetennii
mente quella più importante dell’edificio, coronata supe- e infatti si conservano diverse iscrizioni relative a membri
riormente da un timpano e inserita in un arcone absidato di questa famiglia: nella nicchia sinistra della parete di
con catino affrescato, che amplificava l’enfasi architetto- fondo è l’urnetta di Marcus Caetennius Tertius71, un liber-
nica, reduplicandone l’effetto su scala maggiore e attiran- to della famiglia; in una nicchia della parete est è l’urnet-
do immediatamente l’attenzione del visitatore. ta di Marcus Caetennius Ganymedis72, un’altro liberto;
La scena affrescata nel catino absidale è stata restaurata
di recente, recuperando alla leggibilità l’immagine, prece-
dentemente molto offuscata. Manca purtroppo della
parte superiore sinistra, ma quanto resta è sufficiente a
inquadrare il soggetto: è rappresentata la nascita della dea
41 Venere, che sorge dal mare assisa su un manto violetto (il
busto è perduto) ed è inquadrata tra due tritoni che
emergono a mezzo busto dalle acque (quello di sinistra è
quasi completamente perduto). L’effetto doveva avere
una certa grandiosità, anche per la collocazione, che la
valorizzava in maniera particolare, e la scena è probabil-
mente la più antica che ci sia giunta di questa iconografia,
più tardi spesso utilizzata nei rilievi dei sarcofagi67.
IN ARRIVO
Il lato occidentale, invece, al di sopra delle nicchie ha una

42
scena bucolica al centro della quale spiccano un ariete e
un toro tra bassi alberi e arbusti. La scena probabilmen-
te continuava sulla parete di ingresso, la meno riccamen-
rilievo pernice
te decorata, dove si riconoscono ancora una pernice e
degli alberi con altri uccelli.
La volta fu demolita dagli operai di Costantino, ma si
da ftp
conserva quanto basta a comprenderne il disegno com-
plessivo: una crociera decorata a cassettoni.
Gli arcosolii laterali hanno il fondo bianco decorato con
fiori e uccelli, mentre esternamente la parete che li inqua-
dra ha un tono purpureo carico, su cui si stagliano cande-

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nella nicchia di destra della parete nord è l’urnetta di un Gorgonia. Sotto al testo principale, infine, due colombe
terzo liberto, Marcus Caetennius Chryseros73. affrontate inquadrano una invocazione a caratteri più pic-
Evidentemente, attraverso il matrimonio di Tullia coli con l’ultimo saluto del marito, che parla in prima per-
Secunda, anche i Tullii, benché titolari già del sepolcro C, sona: «Feci per la moglie dolcissima».
ottennero il diritto di sepoltura nel sepolcro E. Nel ban- Dal punto di vista della cronologia, la costruzione del
cone addossato al lato di fondo, infatti, in posizione cen- sepolcro è ben databile grazie a diversi bolli laterizi che
trale, è l’iscrizione che forse chiudeva il loculo retrostan- risalgono al decennio 140-150 e anche il mutamento nel-
te e che ricorda la sepoltura del diciannovenne Lucius l’iconografia e nella scelta dei colori dominanti degli
Tullius Hermadion74, sepolto dal padre omonimo. Questi affreschi può essere considerato rappresentativo dell’evo-
aveva riservato a se stesso un’urnetta75 con tabula ansata luzione stilistica che si avverte tra l’età di Adriano e quel-
retta da due eroti, che si trova nella stessa tomba, nella la di Antonino Pio.
nicchia centrale della parete di fondo. È interessante
osservare il passaggio generazionale e rituale: siamo vero- Sepolcro Z, «degli Egizi»80
similmente nel III secolo e il padre ha scelto per sé il vec-
chio rito dell’incinerazione mentre per il figlio aveva pre- Di fronte ai sepolcri E ed F, nella fila più a valle si trova
ferito l’inumazione, che ormai si era affermato come rito una camera funeraria di particolare interesse per il suo
prevalente. programma figurativo, unico nel panorama romano. Essa
Appaiono infine ulteriori nomi estranei alle due famiglie sorge sul pendio originario della collina vaticana, a un
e di cui non riusciamo a ricostruire i rapporti parentelari livello inferiore rispetto allo stradello – l’iter che attraver-
con gli altri defunti. Nella stessa sepoltura del giovane sa tutta la necropoli – ma gli volge le spalle aprendosi
Hermadion venne aggiunta una seconda deposizione la verso valle. La parete d’ingresso, tuttavia, non esiste più
cui iscrizione – in un latino alquanto scorretto – fu incisa in quanto è stata troncata per edificare le fondazioni del
nello spazio rimasto libero sulla destra della lastra origi- colonnato meridionale della navata principale della basi-
naria: si tratta del venticinquenne Siricius, sepolto dalla lica. È infatti attraverso un antico varco di cantiere in tali
moglie76 e probabilmente morto tra la fine del III e l’inizio fondazioni che avviene oggi l’accesso dei visitatori alla
del IV secolo. Nello stesso bancone, all’estremità occiden- tomba e all’intera necropoli.
tale, è la lastra che chiude un sarcofago di terracotta e La struttura della tomba è piuttosto semplice anche per-
ricorda un bambino di sei anni, Marcus Aurelius Hieron, ché – essendo stata costruita alla fine del II secolo, in un
figlio omonimo di un militare di lunga ferma di Marco periodo cioè in cui l’inumazione era il rito prevalente –
Aurelio77. Sulla parete di destra, invece, nell’arcosolio più non ebbe bisogno di prevedere la fitta articolazione delle
settentrionale, è la lunga iscrizione con cui Aurelia pareti in piccole nicchie, necessaria per accogliere le inci-
Eutychiane dedica la deposizione del marito Aurelius nerazioni. Lungo ciascuna delle tre pareti81 sono due ar- 44
Nemesius proclamando orgogliosamente le sue doti cosolii che si raddoppiano con un ordine superiore desti-
musicali e la sua funzione di magister chori orchistolpalae nato ad accogliere sarcofagi, come in forma semplificata
et pantomimorum, ossia di capo di un coro che accompa- si è visto già nei sepolcri Chi e Phi. La volta è a vela con
gnava danze acrobatiche e pantomimi78. un finestrino aperto sulla sommità di ogni parete, il pavi-
Infine vediamo apparire, probabilmente ai primi del IV mento era lastre di marmo, ma ne sopravvivono solo pic-
secolo, perfino una sepoltura cristiana: una fossa scavata coli tratti sul lato settentrionale, che assomigliano allo
nel pavimento è coperta da una lastra con l’iscrizione di schema decorativo del sepolcro Phi. L’unico aggetto
Aemilia Gorgonia79, sepolta a ventott’anni dal marito. rispetto alle pareti è un pilastrino tra i due arcosolii della
43 Oltre alla terminologia (anima dulcis, dormit in pace), parete di fondo, la cui funzione non è chiara.
anche l’apparato figurativo fa identificare la giovane Le pareti sono coperte di un intonaco dal fondo unifor-
moglie come cristiana: sulla sinistra, infatti, si riconosce me rosso-arancio. Qui è una ulteriore evidente differenza
una donna in atto di attingere acqua da un pozzo, simbo- rispetto alle pareti chiare di tradizione adrianea o a quel-
lo di vita eterna. Non si tratta però dell’episodio evange- le dai forti contrasti che si osservano in età antonina
lico della Samaritana al pozzo – che pure avrà influenza- (sepolcro F). La lettura di questi affreschi è enormemen-
to iconograficamente la scena – ma della stessa defunta, te migliorata dopo i recenti restauri e forse solo gli scava-
come specifica la didascalia soprastante: Anima dulcis / tori poterono osservare altrettanto bene gli affreschi. In

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ogni caso, per il fenomeno della risalita capillare dell’umi- ingenuità e goffaggine, ripete immagini egizie che non
dità e della sua successiva evaporazione, che depositava appaiono filtrate attraverso una reinterpretazione elleni-
sulle superfici i sali formando un velo biancastro sempre stico-romana. Questo aveva fatto ritenere che la famiglia
più spesso, le immagini rimasero per decenni sagome dif- committente avesse un reale e forte legame con l’Egitto e
ficilmente decifrabili. la sua cultura e che avesse dunque fornito dei modelli alla
Ora si distingue una partizione della parete, suddivisa bottega che realizzò gli affreschi. Gli studi più recenti
orizzontalmente da una fascia rossa che passa poco al di tendono invece a sfumare questa affermazione, poiché
sopra della sommità degli arcosolii superiori. Una fascia sono possibili alcuni confronti con pitture pompeiane82 o
chiara più sottile passa in alto, alla base della finestrella, – in epoca tarda – con le tarsie marmoree della basilica di
mentre altre linee verticali inquadrano le figure principa- Giunio Basso83, che rendono meno rara questa iconogra-
li. Al centro è una figura divina egizia che avanza di pro- fia. Si può parlare dunque di un interesse dei committen-
46 filo verso sinistra, con il lungo scettro Uas nella destra ti per il mondo egizio ed eventualmente per forme di reli-
mentre la sinistra stringe una croce lobata, l’Ankh simbo- giosità di derivazione egiziana, il che si accorderebbe con
lo della vita. Il torso è stretto in una sorta di corpetto blu l’assenza di incinerazioni, ma non è prudente andare
con la decorazione rishi a squame, mentre un corto e attil- oltre.
lato gonnellino dello stesso colore ha una decorazione a Questo significa anche che non si può mettere troppo
triangoli e rosette. La testa è facilmente riconoscibile l’accento sulla differenza stilistica tra gli affreschi e i sar-
come quella di Horus con il caratteristico becco e occhio cofagi in marmo che vi si sono trovati – perfettamente
di falco. Il capo è coronato dal disco solare. La figura inseribili nella produzione romana – come se l’utilizzo di
sembra sorgere da un basso basamento, come se si trat- questi ultimi segnasse un cambiamento nelle idee religio-
tasse di una statua. Al di sotto della fascia rossa è delinea- se della famiglia titolare. Più semplicemente non esistono
to un rettangolo: come una sorta di pilone o basamento. a Roma sarcofagi egittizzanti e anche una partecipazione
La figura è inquadrata in un largo rettangolo delimitato personale a culti egizi non escludeva altre forme più tra-
da una linea chiara con gli angoli superiori attraversati dizionali – soprattutto nelle scelte figurative, che erano
ciascuno da un semicerchio pendente. Ai lati altri due determinate anche da altri fattori. Un certo eclettismo
riquadri più stretti accolgono altre due figure: a sinistra – delle scelte religiose è infatti attestato a Roma e d’altron-
benché ridotto a una silhouette – si riconosce il bue Apis de un sarcofago di alto livello qualitativo era necessario
con il disco solare tra le corna rivolto verso Horus, a per connotare l’alto livello sociale del defunto e – per
destra invece si indovina l’immagine forse di un volatile riflesso – della famiglia. La scelta di rappresentazioni
(forse un Ibis?) posto su un alto zoccolo. Alle estremità mitologiche tratte da un repertorio ben collaudato, da un
45 della parete, infine, sono due testine di Gorgone, del tut- lato manifestava una cultura raffinata, dall’altro permet-
to normali per l’ambiente romano imperiale. teva di inquadrare il lutto in narrazioni tradizionali che
Su quanto resta delle pareti laterali, la suddivisione dei permettevano di mettere in parallelo la vicenda umana e
campi è simile: a sinistra, sulla base delle foto di scavo, è temporale della famiglia e quelle divine e atemporali degli
stato letta una possibile sfinge, che però, per coerenza dei e degli eroi. In altre parole era questo un modo per
con il resto delle figurazioni, potrebbe essere forse inter- attribuire un senso ai passaggi critici della vita – quali
pretata come Anubis (?) nelle sembianze di sciacallo appunto la scomparsa di un familiare – rileggendoli alla
accovacciato; la figura di destra, invece, è chiaramente luce di categorie che, prima ancora che religiose nel senso
riconoscibile con il dio Thoth, in forma di babbuino moderno del termine, avevano la capacità rassicurante e
47 anch’esso accovacciato, coronato da un disco solare tra le familiare di un’antica tradizione.
corna, rivolto verso l’ingresso perduto della tomba. Negli arcosolii della tomba, infatti, sono esposti numero-
Quanto alla datazione – nonostante la rarità dei confron- si sarcofagi, per lo più strigilati, ossia con quella caratte-
ti – dobbiamo porre la costruzione e decorazione della ristica decorazione a baccelli ondulati simmetricamente
tomba nella prima età severiana, all’inizio del III secolo disposti diffusissima nel III secolo, che veniva spesso
d.C., per ragioni di cronologia relativa – la tomba è ante- alternata a pannelli figurati posti alle estremità e al centro
riore anche se di poco al sepolcro Phi – e di tipologia. del campo frontale della cassa. La fronte dei coperchi
Quel che ha colpito i primi commentatori è che l’icono- invece ripete collaudati repertori con cortei di esseri
grafia dei personaggi principali, sia pure con qualche mitologici marini. Il sarcofago più rappresentativo, tutta-

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via, è certamente quello la cui cassa è decorata con il mito sepolcro F e, ancora più tardi a sinistra e alle spalle, il
48 di Arianna. Figlia del re di Creta Minosse, aiutò l’eroe sepolcro H86. Era anche uno dei pochi coperto da un tetto
Teseo a uscire dal Labirinto dopo aver ucciso il Minotau- a doppio spiovente invece che a terrazza. Parte della
ro e lo seguì innamorata, ma venne abbandonata da que- copertura in tegole fu ritrovata durante gli scavi e vi si
sti sulla spiaggia dell’isola di Nasso. Caduta in un profon- poterono leggere diversi bolli87 dell’età dell’imperatore
do sonno venne ritrovata dal dio Dioniso, che ne fece la Adriano, che permettono una datazione sicura dell’intero
sua compagna. La scena è di altissima qualità e in un per- edificio.
fetto stato di conservazione, che permette addirittura di Attualmente sia la sua fronte sia il suo interno sono visi-
apprezzare tracce della policromia originaria, particolar- bili solo in maniera parziale e difficoltosa a causa delle
mente evidente nei resti di rosso presenti sul manto fondazioni successive: un arcone di rinforzo del cantiere
49 dell’Arianna. La scena è costruita sapientemente, con Dio- costantiniano maschera buona parte della facciata, che
niso che avanza sul suo carro trainato da un centauro all’e- era coronata da una fila di grandi rosette attorno a una
stremità sinistra del campo figurato. Tutto attorno l’atmo- patera centrale e giocava sulle diverse tonalità del colore
sfera è quella dell’ebbrezza divina che riempie di sé ogni dei mattoni. L’interno, invece, è occupato in parte da una
personaggio del corteggio e che si manifesta nell’abban- fondazione cinquecentesca e da alcuni pilastri in cemen-
dono alla musica e alla danza. Pur in questa eccitazione to armato di rinforzo, aggiunti nel 1948 durante gli scavi
generale, al centro della scena si ha un attimo di sospen- per esigenze statiche. Nonostante questo, il sepolcro con-
sione del ritmo, dovuta alla presenza di Arianna seminu- serva ancora buona parte della volta affrescata, tranne
da, nella classica posizione del dormiente, con il braccio che nella parte meridionale, forata dagli operai di
destro sollevato sopra la testa e il manto che si apre a vela Costantino quando dovettero riempirlo di terra.
ad amplificare il suo gesto e a far da sfondo alla bellezza All’interno, come è usuale, le pareti sono divise in zone
del suo corpo. Le menadi, i satiri e gli eroti del corteo si sovrapposte: in quella inferiore si aprono gli arcosolii per
fermano estasiati e si volgono al dio, che sta arrivando, le inumazioni, in quella superiore le nicchie a pianta alter-
per indicargli la scoperta. Il corteggio decora anche la nativamente semicircolare e rettangolare per ospitare le
fronte del coperchio, sia pure con un rilievo meno alto. Il incinerazioni. Al centro di ogni parete c’è una nicchia a
repertorio dionisiaco era senza dubbio quello più diffuso doppia altezza fiancheggiata da colonnine e chiusa supe-
in quest’epoca e trasmetteva – non sappiamo se solo in riormente da un catino decorato a conchiglia, mentre ai
forma metaforica e poetica o più propriamente religiosa – lati si aprono nicchie minori su due livelli, alcune delle
una speranza di rinascita e partecipazione alla vita divina quali furono murate e nuovamente affrescate in una
così come era successo ad Arianna. La datazione deve seconda fase, probabilmente assai tarda, di poco anterio-
essere collocata nella media età severiana: le proposte più re alla chiusura del sepolcro. Sulle nicchie richiuse furo-
recenti tendono infatti ad abbassarne l’epoca rispetto no dipinti vasi ripieni di fiori e uccelli con uno stile
all’inquadramento inizialmente avanzato84. impressionistico e un po’ frettoloso. Questa ridipintura
In questo sepolcro il vero cambiamento di orientamento interessò in maniera estensiva le pareti e probabilmente la
religioso si riscontra solo in una deposizione femminile volta: nella nicchia centrale della parete settentrionale,
della seconda metà del III secolo, che si trova sotto l’arco- per esempio, fu dipinto un pavone in posizione frontale,
solio della parete sinistra, in un sarcofago di terracotta. ma durante i restauri seguiti allo scavo la ridipintura fu
Sul fondo dell’arcosolio fu dipinta in rosso un’iscrizione asportata da buona parte delle superfici per recuperare
che – già frammentaria e difficilmente decifrabile all’epo- l’aspetto originario e ne resta solo una documentazione
ca della scoperta – è ora quasi del tutto svanita. Il nome fotografica in bianco e nero.
non era riconoscibile, ma accanto all’iscrizione erano i La prima fase, invece, è di mano più raffinata: la volta è
simboli della palma e della colomba, caratteristici delle decorata con festoni e riquadri vivacizzati da piccoli ani-
deposizioni cristiane85. mali, vasi ed elementi vegetali, ma soprattutto l’attenzio-
ne viene catturata da una immagine dipinta sopra al tim-
Sepolcro G, o «del Docente» pano centrale della parete frontale, ben visibile appena si
entra. Raffigura un personaggio barbato seduto di tre
Quando fu costruito, il sepolcro era ancora isolato e solo quarti su uno sgabello mentre stende un rotolo su un
in un secondo momento vi si addossarono a destra il tavolino. Indossa un’ampia veste di un pretenzioso color 50

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violaceo porporino, mentre davanti a lui attende in piedi chie per incinerazioni simili a quelle del recinto d’ingres-
un personaggio di statura minore, espediente figurativo so, gli altri lati hanno una scansione architettonica assai
per sottolineare la sua sottomissione gerarchica. Il colore movimentata. Il pavimento era coperto di lastre di
bruno della sua veste, inoltre, indica che si tratta di un marmo, la parte inferiore delle pareti è invece dipinta a
abito quotidiano di lavoro, una tunica pulla. All’epoca imitazione di marmi policromi e in essa si aprono gli arco-
dello scavo fu interpretata come una lezione impartita da solii destinati ad accogliere i primi sarcofagi. Al di sopra
un maestro al suo scolaro e di qui deriva il nome del di questa fascia, le pareti sono ricoperte di stucco bianco
sepolcro «del Docente», ma più verosimilmente si tratta e articolate in un vivace alternarsi di nicchie a pianta
di un amministratore intento a verificare i conti di fronte semicircolare e quadrata, opera di una bottega di alta
a un servo. qualità che lavorava secondo un programma decorativo
raffinato e accuratamente pianificato.
Tomba H, o «dei Valerii» La suddivisione tra la fascia inferiore con le sepolture e
quella superiore con gli stucchi è netta e non comporta
La tomba H, o «dei Valerii» è senza dubbio la più gran- semplicemente a un cambio di decorazione, ma anche l’a-
de e ricca dell’intera necropoli88. La sua struttura si arti- dozione di criteri gerarchici e organizzativi differenti,
cola in un recinto d’ingresso lungo le cui pareti si aprono come si vedrà meglio più avanti.
nicchie per incinerazioni, evidentemente riservate a servi Nella fascia inferiore le deposizioni poste negli arcosolii
e liberti della famiglia. Dal recinto si accedeva alla came- della parete di fondo – quella settentrionale – sono desti-
ra principale, che – sull’architrave della porta – reca l’i- nati alla famiglia dei proprietari. Nell’arcosolio centrale
scrizione del proprietario89, Gaius Valerius Herma, che doveva essere il committente della tomba, Gaius Valerius
edificò il sepolcro per se stesso, per sua moglie Flavia Herma, insieme alla moglie Flavia Olympias92. Sotto l’ar-
Olympias, per i figli Valeria Maxima e Gaius Valerius cosolio di sinistra venne deposto il figlio Gaius Valerius
Olympianus, nonché, come era usuale, per i suoi liberti e Olympianus, morto ancora bambino alla tenera età di
liberte e i loro discendenti. quattro anni, mentre quello di sinistra fu destinato alla
Herma doveva essere un liberto, come si deduce dal fatto figlia Valeria Maxima, di poco più fortunata del fratello,
che, a differenza della moglie, egli non indica il patroni- in quanto visse dodici anni. Le morti precoci erano abba-
mico. Doveva aver raggiunto una ragguardevole posizio- stanza frequenti nella società romana dove la mortalità
ne, poiché possedeva i mezzi per erigere un sepolcro infantile era elevata, ma si può sospettare che proprio la
familiare di tutto rispetto, inoltre doveva aver raggiunto morte dei familiari abbia costituito la spinta alla costru-
anche un certo livello culturale, aspetto che viene forte- zione dalla tomba da parte di Herma. Che i figli fossero
mente esibito nella decorazione interna e che potrebbe già morti al momento della costruzione si deduce dalle
forse corrispondere a una carriera in ambito amministra- dimensioni ridotte degli arcosolii ad essi destinati: se
tivo. infatti così non fosse, il posto che spettava loro di diritto
L’interno del sepolcro è una camera alquanto vasta con sarebbe stato commisurato all’altezza di un adulto. È pro-
52 una scaletta sulla destra che permetteva di accedere al ter- babile che neanche la moglie fosse viva all’epoca poiché
razzo superiore, utilizzato per i riti e i banchetti funebri90. nell’iscrizione dedicatoria sulla porta, Herma è l’unico
L’edificio funerario si inserisce tra i due sepolcri adiacen- dedicante. Questa situazione ha fatto ipotizzare che la
ti – la tomba I, «della Quadriga», a sinistra e quella G, famiglia fosse rimasta vittima della grande pestilenza che
«del Docente», a destra e per questo ha una forma a L nel 166 falcidiò la popolazione dell’impero93, tuttavia
con un piccolo ambiente che si estende alle spalle della questo spostamento della datazione avrebbe conseguenze
tomba G. a catena che complicherebbero la vicenda costruttiva dei
L’epoca di costruzione può essere stabilita con sufficien- sepolcri vicini – che da questa data in parte dipendono –
te sicurezza grazie a un mattone bollato ancora in situ, cosicché va considerata con molta cautela ed è preferibi-
databile tra il 155 e il 16191, mentre alla stessa epoca le mantenere la datazione tradizionale.
riconduce lo stile dei magnifici stucchi e il tipo dei ritrat- La decorazione della parte superiore delle pareti è senza
ti. La camera è infatti decorata con un programma ricco dubbio quella che attira immediatamente l’attenzione di
e complesso, che non trova uguali a Roma e in Italia. chi si affaccia nella tomba. Le nicchie principali accoglie-
Mentre nella parete d’ingresso sono ricavate ancora nic- vano statue in stucco poste ciascuna su di un piccolo

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basamento, imitazione sostitutiva di più costose statue in uomini maturi vestiti alla greca, con il manto che lascia invece, la nicchia ospita l’immagine – solo parzialmente perché raffigurato nell’atto del sacrificio: nella mano
marmo. Nella nicchia centrale della parete frontale dove- scoperta parte del petto. I loro sguardi convergono verso conservata – di Hypnos, allusione al Sonno della morte e destra infatti ha la patera per le libagioni. Il volto è solo
va essere la figura più importante, segnalata dalla posizio- un punto centrale della stanza: il personaggio di sinistra forse promessa di risveglio, mentre il catino superiore è parzialmente conservato ma si riconosce un uomo barba-
51 ne e dall’altezza maggiore della nicchia. Di questa statua sembra un poco più giovane e ha barba e capelli corti e decorato con due amorini che al posto delle solite ali piu- to. Nel catino che chiude superiormente la nicchia sono
purtroppo conosciamo solo un’ombra o meglio un’im- curati, al contrario la figura di destra appare più avanza- mate hanno ali di pipistrello, adatte al volo notturno, e rappresentati a bassorilievo una cassetta con accanto un
pronta sul fondo: essa infatti fu distrutta dai lavori del ta negli anni, con una capigliatura e una barba più lunga, sostengono una cornucopia che, fatto rarissimo negli rotolo di papiro parzialmente aperto a sinistra e un astuc-
cantiere costantiniano, che – rialzando il livello della fluente e mossa. Dobbiamo riconoscervi due filosofi o stucchi romani, è realizzata in un impasto che assume cio di stili con piccolo calamaio incorporato, allusione
necropoli fino al tetto dei sepolcri – realizzò la terrazza su forse un filosofo in quello di destra e un retore in quello tonalità dorate, così come i sottostanti papaveri, ennesi- all’educazione letteraria del personaggio. Si deve trattare
cui sorse la basilica costantiniana di San Pietro negli anni di sinistra95. Torneremo tra un attimo su questa associa- ma allusione al riposo finale. Anche qui, ai lati della nic- del titolare del sepolcro, Gaius Valerius Herma, raffigu-
’20 del IV secolo94. Per far questo gli operai scoperchiaro- zione tra filosofi e divinità. Va però segnalato che i catini chia principale, sono due coppie di nicchie minori a scar- rato solennemente nella toga del cittadino romano. Si
no le tombe e costruirono dei setti murari trasversali di queste due nicchie presentano pure una decorazione a sella sovrapposte, con due satiri e due menadi alternati in può aggiungere che – a differenza di quella del suo patro-
prima di procedere all’interro. In questo modo ottennero bassorilievo simmetrica: sopra al filosofo di sinistra è uno schema chiastico. no raffigurato sulla parete di fronte – la sua toga è perfet-
una sorta di struttura a casseforme che imbrigliava le infatti una figura femminile semisdradiata con la parte Le pareti orientali e occidentali hanno un carattere assai tamente intonata all’epoca. Va da sé che la vecchia iden-
terre, evitando slittamenti e cedimenti, che avrebbero inferiore del corpo avvolta in un manto e la superiore differente, pur nel rispetto dello schema generale. Nella tificazione del personaggio in questione con l’imperatore
potuto minare la solidità dell’edificio sovrastante. Uno di nuda dalla cintura in su, i capelli sono intrecciati di spi- parete orientale, subito a destra di chi entra, c’è spazio Marco Aurelio99 – proposta a causa di una certa aria
questi setti – rimosso durante lo scavo archeologico – ghe e frutti, mentre nella mano sinistra regge una cornu- per una sola nicchia a piena altezza, ai lati della quale si «antonina» – non viene più accettata oggi alla luce sia del
attraversava a metà la camera sepolcrale passando per la copia. Sullo sfondo sono accennati a bassissimo rilievo collocano le solite coppie di nicchie sovrapposte destina- contesto, sia di una più rigorosa metodologia di studio
porta – dalla quale vennero rimossi gli stipiti ora sostitui- una roccia e un albero. Nella nicchia del filosofo di te a cinerari. La figura che occupa la nicchia maggiore è dei ritratti. Si parla in questi casi piuttosto di assimilazio-
ti da una muratura moderna di restauro – e andando ad destra, invece, è una figura maschile in posa simmetrica, un uomo in toga, di età matura con segni di avanzata cal- ne del ritratto privato a quello imperiale oppure di «volto
appoggiarsi proprio al centro della nicchia. Quel che pos- la barba è lunga e fluente e a incorniciare la capigliatura 53 vizie, sguardo ispirato e bocca socchiusa. Al di sopra, nel del tempo» (Zeitgesicht) per caratterizzare certi modelli
siamo ricostruire è una figura maschile in nudità eroica, sporge a mo’ di corona una chela. Nella destra sostiene catino che copre la nicchia, sono raffigurati a bassorilievo fisionomici particolarmente fortunati in determinate epo-
drappeggiata con un corto mantello gettato dietro le spal- un remo e nel gomito sinistro passa un’ancora. È facile gli strumenti della sua professione: un dittico di tavolette che.
le, che passa sugli avambracci e ricade ai lati. La mano riconoscere la coppia di personificazioni della Terra e cerate per appunti ed esercizi scolastici, uno stilo, una Le nicchie laterali ospitano a sinistra un personaggio fem-
sinistra doveva sorreggere un’asta, come testimonia una dell’Oceano che chiudono, per così dire, la serie di figu- ciotolina, forse per sciogliere l’inchiostro96, e una bacchet- minile di età giovanile. Anche qui gli oggetti raffigurati
linea di fori per sostegni metallici che la ancoravano alla razioni della parete nord come tra due parentesi, dando ta forse da maestro. L’espressione del personaggio si into- nel catino della nicchia aiutano l’identificazione: si tratta
parete, mentre i piedi erano calzati da stivaletti. Come loro un senso di completezza che ne esalta il significato na con questi elementi e la bocca socchiusa suggerisce di una cista, contenente verosimilmente gli oggetti per la
apparirà chiaro fra un attimo, si doveva trattare di una riferendolo a una realtà cosmica, non certo limitata l’atto di recitare versi, dettare o impartire una lezione. toletta, di un unguentario contenente profumo e di uno
divinità, per la quale si è proposta l’identificazione con all’ambito familiare della camera in cui sono racchiuse. Nella mano sinistra reca una sorta di tavoletta su cui specchio, tutti elementi del mondo muliebre che ben si
Apollo o Mercurio, figure rappresentate generalmente Le nicchie erano separate da erme, sempre realizzate in erano dipinte tre lettere [—-]MAE, ora meno ben conser- intonano a una ragazza nubile in attesa delle nozze. Deve
con tratti giovanili e slanciati e con il corpo nudo, ma non stucco, purtroppo alquanto fragili e dunque per lo più vate, che sono state interpretate come parte del nome trattarsi della figlia Valeria Maxima. L’altra nicchia, inve-
si possono scartare del tutto altre possibilità. perdute. Gli esemplari meglio conservati sono quelli che [HER]MAE al genitivo. Nel personaggio potrebbe forse ce, accoglie il ritratto di una donna più matura, al di sopra
Nella nicchia a scarsella immediatamente a sinistra sono i si sono potuti ricostruire nella parete occidentale. Le identificarsi il patrono di Gaius Valerius Herma97. della quale sono raffigurati elementi che si confanno a
resti di una statua di Minerva affine al cosiddetto tipo estremità della parete settentrionale, infine, sono occupa- A questo va aggiunto un dettaglio, che rafforza tale pro- una matrona: un cesto per la lana, spola e fuso e un ogget-
Velletri, ancora identificabile grazie alla testa elmata, te ciascuna da due nicchie a scarsella di dimensioni ridot- posta: la toga è di un tipo particolare per il quale è diffi- to circolare non identificato. Anche in questo caso è faci-
mentre di quella a destra l’interpretazione è dubbia. te, sovrapposte l’una all’altra. Esse non hanno funzione cile citare confronti precisi98, è alquanto più corta del le riconoscervi la moglie di Herma, Flavia Olympias.
L’attuale figura ha una testa di Selene – come è facile puramente decorativa, ma servono a ospitare nel piano di modello in uso nell’età di Marco Aurelio, inoltre, mentre Le nicchie principali sono separate come al solito da cop-
capire grazie al crescente lunare sulla fronte – ma pur- base due olle cinerarie ciascuna. Il fondo è decorato di il sinus – l’ampia piega ricadente sotto al ginocchio destro pie di nicchie minori a scarsella sovrapposte, destinate ad
troppo si tratta di un’integrazione arbitraria dell’epoca stucco a basso rilievo, con le immagini affrontate sul regi- – è compatibile con gli esempi del secondo secolo, il bal- accogliere cinerari e decorate con l’usuale repertorio dio-
dello scavo. I recenti restauri hanno chiarito oltre ogni stro superiore di un satiro in corsa – molto mal ridotto – teus – l’orlo che passa trasversalmente sul petto e che in nisiaco di satiri e menadi alternati. Da notare le erme che
ragionevole dubbio che si tratta di una testa non perti- e di una menade raffigurata nell’ebbrezza della danza genere ricade con una morbida piega sopra la vita – è in questa parete sono meglio conservate, poste a scandire
nente, leggermente più piccola, mentre la testa originale dionisiaca, con un timpano – una sorta di tamburello – diritto come negli esemplari del primo secolo d.C. Si ha gli spazi, tutte di fattura estremamente abile e in parte
doveva essere coperta da un velo, di cui si leggono anco- nella sinistra e un tirso nella destra. Nelle nicchie inferio- l’impressione che si sia voluta raffigurare un’immagine recuperate grazie all’attento restauro degli ultimi anni.
ra le tracce sul fondo. Anche in questo caso, dunque, ri, invece, la simmetria si inverte e si contrappongono a fuori moda se non addirittura all’antica, per indicare che Tentiamo una sintesi: gli spazi delle pareti nella parte
rimaniamo in dubbio sull’identità della figura per insuffi- sinistra una menade in corsa, con il tirso sulla spalla, e a il personaggio faceva parte di una generazione passata e superiore mostrano una chiara suddivisione tra la parete
cienza di elementi caratterizzanti. destra un piccolo Pan danzante, che stringe la sua siringa aggiungere forse un tono di autorità al suo aspetto. Il di fondo e quelle laterali. La prima costituisce una sorta
La presenza di Minerva, in ogni caso, e l’altezza maggio- (strumento musicale a fiato con più canne) nella mano patrono di Herma, ovviamente, non doveva essere sepol- di larario in cui, accanto alle divinità protettrici, sono
re della nicchia centrale ci assicurano che si tratta di una destra e un’anfora di vino nella sinistra, tenuta per il pun- to in questa tomba e infatti non è neppure nominato nel- posti anche due personaggi che agli occhi di Valerius
triade di divinità e l’ipotesi di riconoscere Mercurio – o tale come fosse una clava. l’iscrizione sull’ingresso. Nell’arcosolio sottostante è Herma dovevano rivestire una funzione particolare: forse
alla greca Hermes – nell’immagine centrale sarebbe in Per concludere la descrizione, bisognerà accennare bre- sepolta invece Dynate, moglie di Gaius Valerius Eutychas due maestri, forse due modelli intellettuali le cui opere
tono con le attribuzioni funerarie di questo dio, che vemente al prosieguo della parete di fondo sulla destra, su concessione di Herma in qualità di suo patrono. avevano costituito un riferimento privilegiato per la sua
potrebbe essere presente anche in qualità di nume tutela- nell’ambiente minore retrostante al sepolcro G. Passiamo all’ultimo lato, quello occidentale, a sinistra di formazione culturale100. Non stupisce eccessivamente
re del committente Herma, per l’evidente richiamo nel Nell’arcosolio inferiore è deposta Valeria Asia, probabil- chi entra (fig. 57*). Su questo lato si trovano tre nicchie questa mescolanza di divino e umano se si pensa alla reli-
cognome. Nelle nicchie ai lati della triade si riconoscono mente assieme al suo patrono Valerius Princeps, che pos- principali: al centro è – come sempre – il personaggio più giosità di questo periodo, che inizia a mescolare aspetti
invece figure di tipo alquanto differente: si tratta di due siamo ritenere fratello di Valerius Herma. Al di sopra, importante, una figura maschile togata con il capo velato più propriamente religiosi a insegnamenti filosofici che,

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO
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anziché restare astratti e accademici, orientavano lo stile romana, secondo i quali la parete frontale di qualsiasi
di vita. Si tratta di una tendenza che si svilupperà piena- complesso – la più visibile – è perciò stesso la più impor-
mente in età tardoantica portando a quella caratteristica tante e onorevole. A questo primo criterio va aggiunta
forma ibrida di religiosità civile o di filosofia misticheg- ovviamente una forte esigenza di simmetria come princi-
giante e allegorizzante, in cui la cultura letteraria e filoso- pio di organizzazione dello spazio. È dunque la sepoltura
fica acquisisce sempre maggiore peso non solo per le sue della coppia titolare della tomba che deve aver posto nel-
qualità spirituali, ma anche come segno di status, come l’arcosolio al centro della parete di fondo, ma quando si
patente di nobiltà intellettuale, che permette, anche a sale alla fascia superiore, quella decorata, la rappresenta-
coloro che non hanno nobili natali, una certa ascesa zione segue altre priorità e il pater familias deve cedere il
sociale. Personaggi come Herma – e forse come già il suo luogo più onorevole ai personaggi che costituiscono i
patrono – sottolineano la padronanza di una tradizione numi tutelari e i riferimenti morali e culturali della fami-
culturale e delle forme espressive di una tecnica letteraria glia.
e oratoria elaborata ed esigente, l’unica che permettesse Va notato inoltre che l’immagine dei Valerii di prima
non solo di ottenere ascolto presso l’élite, ma anche di generazione – per così dire – è resa presente in maniera
inserirsi nell’amministrazione statale, che progressiva- insistente non solo nelle statue in stucco della parete
mente verrà retta sempre più da burocrati formati nelle ovest, nell’iscrizione sull’ingresso e in quelle particolari
scuole dell’impero e sempre meno da magistrati educati sugli arcosolii. Dalla camera provengono infatti due teste
in privato, nel quadro dalle tradizioni familiari di servizio ritratto di marmo101: la prima è maschile, barbata con i
alla res publica. capelli scolpiti in ciocche corpose e aggettanti fortemen-
L’insistenza sui segni della cultura, dunque, non va letta – te marcate dal gioco di ombre dei profondi solchi, secon-
con indebita modernizzazione – come snobismo intellet- do il gusto coloristico dell’età antonina. La seconda è 55
tuale, né in una prospettiva soltanto spirituale e privata, femminile, con il velo sul capo trattenuto dalla mano sini-
ma, più in generale, nel quadro dei valori della società stra con gesto ricercato, i capelli divisi in bande al centro
dell’epoca, impersonati in questo momento storico dallo della fronte e una pettinatura complessa, che nella parte
stesso imperatore Marco Aurelio, dedito a una severa superiore avvolge una treccia su se stessa a turbante, a
disciplina filosofica, intesa come necessario fondamento imitazione dell’acconciatura in voga a corte nella tarda
per la sua azione politica. età adrianea e nella prima età antonina. L’espressione è 54
Le pareti laterali, come s’è visto, sono invece dedicate quella autorevole, ma riservata, di una matrona e sorge
decisamente al versante umano e al titolare dell’edificio spontanea l’attribuzione dei due ritratti a Valerius Herma
funerario: la famiglia fondatrice è schierata sulla parete e alla moglie Flavia Olympias anche in considerazione
occidentale con la moglie e la figlia maggiore ai lati del delle somiglianze con i tratti sopravvissuti delle statue in
pater familias, mentre il figlio minore non viene raffigura- stucco: le due teste dovevano far parte di un rilievo posto
to a causa dell’età troppo precoce della sua scomparsa. all’ingresso del sepolcro. Se un frammento di piede, pure
Sulla parete di fronte viene infine presentato quello che rinvenuto nel sepolcro, è attribuibile allo stesso comples-
probabilmente va riconosciuto come il patrono, le cui so avremmo un rilievo a figura completa piuttosto che
orme – almeno a giudicare dagli attributi professionali – una semplice coppia di busti. Va anche osservato che la
vennero seguite dallo stesso Herma e furono verosimil- pettinatura di Olympias appare leggermente rétro, il che
mente alle origini della sua stessa fortuna. ben si accorderebbe con l’ipotesi sopra espressa, secondo
Se torniamo a quanto accennato all’inizio della descrizio- la quale la tomba sarebbe stata costruita dopo la sua
ne della tomba si vede ora meglio che cosa si intendesse morte. Un secondo ritratto femminile, questa volta un
per differenziazione nella gerarchia degli spazi. In poche busto in stucco, è stato pure rinvenuto nella tomba e pre- 57

parole questa risulta dal fatto che i personaggi raffigurati senta una stretta somiglianza con il ritratto in marmo,
nelle sculture in stucco della parte superiore delle pareti cosicché può essere attribuito anch’esso a Olympias, ben-
non hanno alcuna relazione necessaria e diretta con i ché forse la raffiguri in una età leggermente più avanzata:
defunti sepolti negli arcosolii inferiori: Valerius Herma e è stato ipotizzato che questo ritratto potesse essere espo-
i suoi familiari sono infatti rappresentati sulla parete occi- sto nei pressi della sepoltura della donna, dunque presso
dentale, ma sepolti in quella settentrionale. Questo deri- l’arcosolio centrale della parete nord102.
va dall’adozione dei principi comuni a tutta l’architettura Un bustino in stucco minore del naturale e di fine fattura

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raffigura invece una giovane donna e potrebbe restituirci è tratta dal volto di un bimbo di neanche un anno, del
le fattezze della figlia Valeria Maxima, ma è presente quale non abbiamo altri ritratti e di cui non possiamo ipo- 58
56 anche un ulteriore bustino di un fanciullo, che si è forte- tizzare il nome.
mente tentati di identificare con il piccolo Gaius Valerius Il rinvenimento di simili maschere è noto a Roma e in
Olympianus103. Benché manchi la parte destra del volto la diverse regioni dell’impero (Lione in Francia, Alessandria
qualità del ritratto è di livello assai notevole e si segnala ed Hermopolis in Egitto, El-Jem e Sousse in Tunisia,
anche per due ulteriori particolari. Il primo è che – non- Alacer do sal in Portogallo, probabilmente anche Atene e
ostante la capigliatura corta del bambino – sul retro del Leptis Magna)107, ma va aggiunto a quelle già note un
capo, nella parte sinistra, è evidente una ciocca che si ulteriore esempio vaticano, purtroppo perduto. Pirro
allunga dall’occipite fin dietro l’orecchio. Si tratta di un Ligorio, il famoso architetto e antiquario di Pio IV, ricor-
elemento comune a diversi altri ritratti infantili, che veni- da infatti che nel 1543, durante gli scavi per le fondazio-
va tradizionalmente interpretato come assimilazione del ni di un settore delle mura vaticane, quello del bastione
fanciullo all’immagine del piccolo Horus, segno di una del Belvedere, vennero alla luce alcuni edifici funerari
iniziazione al culto misterico di Iside, madre del dio. romani: in uno di essi era «un morto il quale non haueua
Studi più sistematici e recenti hanno dimostrato, invece, la sua testa alloco suo ma tramezzo le gambe; et in luoco
come tale acconciatura – generalmente limitata a fanciul- dela testa era posta una forma o cavo di gesso doue era
li al di sotto dei dieci anni – si incontri anche in ritratti di formata la effigie di quello, la qual forma si serua nella
fanciulle, anche se in numero più ridotto, per le quali l’as- guardarobba del Papa»108.
similazione a Horus è improponibile. Inoltre fanciulli con Come si è detto, nella tomba «dei Valerii» si osserva
questa caratteristica ciocca si ritrovano in connessione un’insistenza notevole sulla conservazione dell’immagine
con il culto di altre divinità quali Dioniso, Demetra e con fisica e dei tratti fisionomici dei defunti. Si deve ricorda-
i misteri eleusini, cosicché sembra interpretabile in re anche che, durante gli scavi, alcune delle inumazioni
maniera più generica. Non la si dovrà pertanto leggere risultavano sottoposte a un trattamento volto a conserva-
come segno di una iniziazione vera e propria, ma piutto- re o a prolungare l’integrità del corpo, verosimilmente
sto di affidamento a una delle divinità appena citate104. una forma di mummificazione semplificata rispetto alle
Nei ritratti funerari infantili questo segno esprime la spe- pratiche egizie109. Tutto ciò è tanto più notevole in quan-
ranza che la divinità – quale essa sia – si prenda cura della to nella stessa tomba è ancora abbondantemente attesta-
vita ultraterrena del piccolo defunto, interpretazione che ta l’incinerazione, rito che peraltro sembra riservato ai
viene rafforzata in questo caso dalle abbondanti tracce di membri meno favoriti della familia, schiavi e forse liberti
doratura che coprono il ritratto, un elemento che confe- di minore importanza.
risce all’immagine un’aura nobilitante ed eroizzante e Questa osservazione ha spinto a indagare ulteriormente
suggerisce l’appartenenza a un mondo superiore. nelle concezioni spirituali di questo gruppo di defunti,
I ritratti in stucco non sono molto diffusi, probabilmente anche tenendo conto del lungo periodo di utilizzo della
anche per la fragilità del materiale che ne ha conservati tomba. L’edificio sepolcrale, infatti, non era destinato ad
pochi esemplari105, e dunque il corredo di questa tomba è accogliere solo i familiari più stretti di Herma, ma era
alquanto eccezionale. Ad essi, però, vanno aggiunti anche stato costruito con una previsione più ampia: poteva
alcuni frammenti di un altro tipo di raffigurazioni affini. infatti ospitare circa 170 deposizioni e di fatto – fino al
Si tratta di maschere funerarie in gesso realizzate per suo interro sotto la basilica costantiniana – arrivò a con-
calco diretto sul volto del defunto106. Una prima rappre- tenerne fino a 250. Della spiritualità e dell’orientamento
senta il volto di un fanciullo di pochi anni e potrebbe culturale della famiglia del fondatore si è già detto: alcu-
essere servita come modello per la realizzazione del busti- ni hanno voluto andare oltre riconoscendovi anche la
59 no dorato di Gaius Valerius Olympianus. Oltre a questa presenza di una componente egittizzante110, a causa della
maschera, che è un positivo ricavato da un calco, esisto- presenza dei corpi mummificati, delle maschere funerarie
no due matrici frammentarie relative ad altri due volti: la – pratica frequente in Egitto – del fanciullo con la ciocca,
prima è presa da un uomo barbato e conserva solo la della vecchia identificazione della statua nella parete di
metà sinistra del volto. Anche in questo caso la tentazio- fondo con Selene, di una possibile assimilazione tra
ne di vedervi le fattezze di Valerius Herma è molto forte. Minerva e Iside e infine di una relazione tra i motivi dio-
La seconda, in due elementi che si compongono insieme, nisiaci dei satiri e delle menadi e il culto isiaco. Tutti que-

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sti elementi, però, sembrano fragili: alcuni – come si è zione dedicatoria sul coperchio. Questa recita: «Agli Dei
accennato – sono venuti a cadere in base a osservazioni Mani. Valerinus Vasatulus visse 31 anni, 3 mesi, 10 gior-
ulteriori, mentre gli altri non sono sufficientemente con- ni, 3 ore. La moglie Valeria Florentia fece per il suo mari-
notanti111. Resta difficile perciò identificare con precisio- to, di animo benemerente. La sua deposizione (avvenne)
ne le motivazioni religiose o filosofiche degli usi funerari il 7 settembre»114. Nel complesso non si vedono segni evi-
della famiglia. Più interessante è osservare qualche indi- denti della fede del defunto. Trattandosi di un sarcofago
zio, che ha fatto pensare che alcuni suoi membri fossero della fine del III secolo – periodo in cui l’arte cristiana è ai
divenuti cristiani nell’ultimo periodo di utilizzazione del primi passi e a stento è riconoscibile come tale – l’iscrizio-
sepolcro. In tal caso il sepolcro avrebbe avuto un partico- ne e la figurazione rispettano tutte le convenzioni usuali
lare valore in quanto collocato assai vicino alla tomba del- nel mondo romano, come la puntuale registrazione della
l’apostolo Pietro. Si tratta di tre diverse testimonianze, durata della vita, che doveva probabilmente avere un
che necessitano però di una discussione critica per poter significato per l’oroscopo del defunto, oppure la menzio-
essere interpretate correttamente. ne degli dei Mani, le divinità dei defunti. Questo elemen-
Nella camera funeraria – una volta esauriti gli spazi pre- to, anzi, sembrerebbe tipicamente pagano, se non fosse
visti originariamente negli arcosolii – vennero collocati che la sua presenza doveva essere un elemento ormai con-
anche sarcofagi che occuparono lo spazio centrale. Tra venzionale, forse apposto autonomamente dagli scultori
essi è un sarcofago di notevole livello qualitativo, attual- dei sarcofagi perché la sua presenza qualificava la sepol-
mente esposto nel recinto d’ingresso della tomba112. Esso tura come res sacra e la poneva sotto la tutela della legge
60 è databile per ragioni tipologiche e stilistiche verso il 270: e della consuetudine. Sono infatti noti più di un centinaio
sulla cassa è scolpita una scena che conoscerà notevole di casi di tombe cristiane tra le più antiche dove questa
fortuna nella produzione funeraria di quegli anni e raffi- formula è presente115. Quel che tuttavia è importante, nei
gura una movimentata caccia al leone, con un giovane casi cristiani, è il fatto che il nome del defunto che segue
cavaliere dalla corta barba nel ruolo protagonista, in posi- la formula DM sia al caso nominativo o al dativo, dunque
zione centrale. Deve trattarsi del defunto, il quale non staccato da quanto lo precede. Se al contrario fosse al
necessariamente doveva essere un appassionato di safari: genitivo, la dedica andrebbe intesa come posta agli dei
nel linguaggio figurativo romano, infatti, la caccia è segno Mani del defunto stesso, cosa ovviamente incompatibile
di virtù nel senso di valore fisico e coraggio. Il coperchio, con la fede cristiana. Nel presente caso, dunque la formu-
invece, ha come sempre un rilievo più basso e meno accu- la DM, presa da sola, non è veramente discriminante né in
rato e anzi taluni hanno dubitato, forse a torto, della sua senso cristiano, né in senso pagano e dobbiamo tornare a
originale pertinenza alla cassa: al centro una tavola ansa- esaminare l’insieme globalmente.
ta sorretta da due eroti alati accoglie l’iscrizione di dedi- Come si è visto, a un primo esame il sarcofago sembra
ca, a destra si riconosce un carro trainato dai buoi carico rispettare tutte le convenzioni dei monumenti pagani, o
degli animali uccisi durante una battuta di caccia, mentre come si dovrebbe dire più correttamente, dei monumen-
a sinistra due geni con una fiaccola accesa – simbolo di ti profani. Alcuni piccoli dettagli hanno fatto sospettare
vita – sostengono un velo che funge da sfondo a un busto che Valerinus possa essere un cristiano116: si tratterebbe
dal volto non finito. All’estremità destra si trova infine un della presenza di due palmette graffite agli angoli supe-
pavone, simbolo di immortalità. riori della tabella ansata, nonché – nel testo dell’iscrizio-
Il ritratto sbozzato è assai frequente nei sarcofagi di que- ne – della qualifica benemerenti e soprattutto della men-
sto periodo in quanto veniva rifinito eventualmente con il zione della depositio, cioè del giorno della sepoltura, che
ritratto del defunto al momento del suo effettivo utilizzo, per i cristiani segnava l’inizio della nuova vita.
quando cioè ne riceveva il corpo113. In questo caso il I primi due criteri sono davvero molto fragili e non reg-
ritratto sul coperchio non è stato terminato e, in ogni gono a un serio esame, mentre tradizionalmente si dà
caso, lo si sarebbe dovuto rilavorare radicalmente, poiché assai più peso alla presenza della data della depositio.
era stato preparato come femminile, dunque inadatto al Anche in questo caso, tuttavia, uno studio più sistemati-
titolare effettivo del sarcofago e al soggetto decisamente co ha dimostrato che tra le iscrizioni precostantiniane
maschile della figurazione. Si ritenne sufficiente rifinire questa indicazione si ritrova sia nelle iscrizioni cristiane
con le fattezze del defunto la testa del cavaliere al centro sia in quelle profane, dove anzi è statisticamente preva-
della cassa, nella figurazione principale, e incidere l’iscri- lente: solo in epoca posteriore diverrà – soprattutto in

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ambito romano – un segno effettivamente caratteristico


dell’epigrafia cristiana117. Siamo così costretti a revocare
in dubbio l’ipotizzato cristianesimo di questo personag-
gio.
Più chiara – ma pure con qualche limite – è una seconda
iscrizione della tomba «dei Valerii»: quella di Flavius
Istatilius Olympius118, morto a 35 anni e lodato per il suo
spirito giocondo e alieno dai litigi. Sulla prima riga,
accanto al nome del defunto, compare il cristogramma,
ossia l’abbreviazione formata dalle due lettere greche Chi
e Rho sovrapposte, le prime due del nome di Cristo. Il
margine di dubbio che può rimanere non riguarda la fede
cristiana di Olympius, ma semmai la pertinenza dell’iscri-
zione a una deposizione della tomba. Non è noto infatti il
contesto preciso di rinvenimento, eccettuato il fatto che
fu ritrovata in una seconda fase, a scavi terminati, duran-
te i restauri compiuti negli anni 1953-54119. Inoltre il cri-
stogramma è un elemento che in epoca precostantiniana
appare solo in pochissimi casi dubbi oppure come abbre-
viazione e non come simbolo120. Questo caso dovrebbe
quindi datarsi al brevissimo periodo che corre tra la bat-
taglia di Ponte Milvio del 312 e la costruzione della basi-
lica che – come si è accennato – va datata agli anni ’20 del
IV secolo . Resta perciò un margine di dubbio sulla sua
121

effettiva pertinenza al corredo epigrafico della tomba o se


non debba piuttosto ritenersi proveniente da sepolture
scavate in epoca successiva nel pavimento della basilica.
Un ultimo documento, certamente il più notevole, ha
pure le sue difficoltà interpretative: esso è costituito da
disegni e iscrizioni tracciati nella nicchia centrale della
parete di fondo, a sinistra della gamba della scomparsa
figura divina in stucco discussa più sopra. Si distinguono
due teste schizzate l’una al di sopra dell’altra in maniera
alquanto schematica e accompagnate da alcune iscrizioni
a carboncino. La Guarducci122, la nota epigrafista già cita-
ta a proposito della tomba di Pietro, interpretò la testa
inferiore come immagine di Pietro e quella superiore
come Cristo. Accanto a quest’ultima, un gruppo di segni
di difficile interpretazione sarebbe da leggere come
abbreviazione di CHR(ISTUS), mentre, ai lati della testa, la
studiosa riconobbe ulteriori iscrizioni formate di segni
minuti in parte sovrapposti l’uno all’altro, che interpretò
come riferite a Cristo e contenenti complesse allusioni
teologiche. Accanto al volto di Pietro, infine, riconobbe
un’ulteriore iscrizione di carattere più semplice e legger-
mente sgrammaticata che, nello scioglimento delle abbre-
viazioni e con le integrazioni proposte dall’editrice, reci-
terebbe «Pietro prega Cristo Gesù per i santi uomini cri-
stiani sepolti presso il tuo corpo!»123.
Le due teste sono tutt’ora visibili, perché disegnate prima
delle iscrizioni con un pigmento a cui era stato aggiunto
un legante organico, come hanno dimostrato indagini
recentissime condotte con riprese fotografiche multispet-
trali124. Invece le iscrizioni – a carboncino ma senza legan-

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te – sono svanite assai presto e ne rimangono solo foto sempre accettato qualcosa del mondo infero. La decisio-
d’epoca, che ovviamente non possono sostituire l’esame ne salomonica fu che trascorresse sei mesi con la madre e
diretto, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà di let- sei con il marito: così sarebbe nata l’alternanza delle sta-
tura e interpretazione di questi documenti. Per questo gioni.
motivo nessuno ha potuto in seguito verificare le letture La scena occupa il riquadro centrale del pavimento, la
proposte, che restano così sospese in una sorta di limbo fascia che funge da cornice è decorata sul lato d’ingresso
epigrafico. da due tigri disposte araldicamente ai lati di un cratere,
Anche l’interpretazione ulteriore che la Guarducci pro- mentre sui lati lunghi sono scene di caccia in cui leoni
poneva, e che cioè si trattasse – almeno per le iscrizioni inseguono gazzelle, intervallati da cesti di fiori che corri-
più antiche – di testimonianze della fine del III secolo di spondono illusionisticamente a quelli simili, dipinti al
persone che frequentavano la tomba125, è stata messa in centro delle pareti laterali. Il ratto di Persefone è un tema
discussione: sembra infatti più semplice considerarle largamente utilizzato nell’arte funeraria fino ad epoca
dovute a qualcuno degli operai del cantiere costantinia- tarda129: in questo caso lo stile è disegnativo, con linee
no, disegnate negli anni o forse nei mesi in cui la tomba bianche per evidenziare i dettagli interni delle figure, trat-
era in procinto di essere interrata. Sarebbe altrimenti teggiate con una certa disinvoltura ma senza eccessiva
strano che iscrizioni simili venissero disegnate ai piedi di attenzione ai volumi; inoltre la figura di Hermes sembra
una statua di Mercurio o di una simile divinità pagana126. giustapposta in maniera non del tutto integrata nel resto
Le tracce più importanti di cristianizzazione della necro- della figurazione, sia per le dimensioni che per la posa
poli andranno dunque cercate altrove. frontale e un po’ teatrale che contrasta con il dinamismo
della quadriga. Tali caratteristiche, unitamente alla consi-
Sepolcro I, «della Quadriga» derazione dei confronti migliori – in particolare del
mosaico di soggetto simile dalla via Portuense130 – orien-
Posta nella fila più antica dei sepolcri, quella a monte, la tano per una datazione nella tarda età antonina, in con-
tomba «della Quadriga»127 è accessibile solo attraverso un temporanea con la seconda fase decorativa degli affre-
varco aperto nel 1946 nell’angolo sud-orientale128, per schi.
permetterne lo svuotamento e l’accesso. La facciata era Le pareti sono organizzate secondo il sistema usuale, ma
stata infatti inglobata in un muro di fondazione costanti- le dimensioni della tomba hanno permesso di ricavare in
niano, che ha riutilizzato anche gli stipiti della porta ori- costruzione solo due arcosolii, uno per parte nelle pareti
ginaria. Le dimensioni della camera sono modeste – se laterali. Al centro della parete di fondo, si impone alla
comparate ai sepolcri adiacenti – ma lo stato di conserva- vista la nicchia semicircolare con catino a conchiglia mar-
zione è abbastanza buono, soprattutto dopo i recenti cato da una fascia blu perimetrale: la sua posizione è ulte- 64
restauri, e in particolare è conservato quasi completamen- riormente esaltata dall’inquadramento tra colonnine tor-
te il pavimento musivo, che dà il nome al sepolcro e che tili di stucco, che reggono un frontoncino triangolare. Il
è danneggiato solo all’estremità settentrionale da una fondo della nicchia spicca invece per il suo rosso vivace e
fossa aperta in una fase tarda. ai suoi lati si aprono due nicchie minori rettangolari,
Si tratta di un mosaico in bianco e nero, in cui si ricono- sovrastate da riquadri affrescati su fondo pure rosso. Tali
sce facilmente un tema funerario caratteristico: Plutone, riquadri sono dipinti con scene mitiche intonate all’am-
il dio degli inferi, rapisce Persefone, portandola sulla sua biente: la loro leggibilità è fortemente compromessa dalla
quadriga, preceduto da Hermes, il dio che – tra le nume- tecnica di realizzazione, una pittura a tempera aggiunta in
rose competenze – ha anche quella di accompagnare le un secondo momento sul fondo rosso, mentre solo in
62 anime nell’oltretomba. Secondo il mito, la madre di parte i recenti restauri hanno recuperato i dettagli perdu-
Persefone – Demetra, dea della terra, della fertilità e delle ti. Sulla destra si riconosce la coppia di Ercole e Alcesti,
messi – dopo il rapimento si ritirò dall’Olimpo e la terra personaggi protagonisti di un mito di morte e risurrezio-
divenne arida e improduttiva. Gli dei allora si riunirono ne: Admeto, per aver dimenticato un sacrificio ad
per decidere di restituirle la figlia, ma nel frattempo Artemide, sarebbe dovuto morire, ma Apollo gli conces-
costei aveva mangiato un seme di melograno offertole da se di essere sostituito da un parente. La moglie Alcesti si
Plutone. Era troppo poco per trattenerla per sempre nel- offrì al suo posto, ma Ercole – ospite di Admeto – com-
l’oltretomba, ma al tempo stesso la giovane aveva pur battendo con Thanatos (la Morte) riuscì a strapparle la

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donna e a riportarla al marito. Sul riquadro a sinistra della Sepolcro L, «dei Caetennii minori»
nicchia invece è una seconda coppia con una figura sedu-
ta e abbandonata sulla sua destra, vestita solo di un Costruito in laterizio è successivo al sepolcro I «della
manto accanto a un personaggio in posa frontale alle sue Quadriga», ma è anteriore al sepolcro M «degli Iulii»,
spalle. L’interpretazione è assai discussa, il primo editore che ne utilizza il muro occidentale137. Potrebbe porsi
vi aveva riconosciuto, per coerenza con la tematica gene- ancora entro il terzo quarto del II secolo d.C. Il suo nome
rale della decorazione, la morte della stessa Alcesti131, ma deriva dal fatto che i suoi proprietari sono imparentati
l’ultimo restauro ha chiarito piuttosto che la figura recli- con i Caetennii del sepolcro F, ma le dimensioni di questa
nata è maschile, potrebbe dunque essere preferibile l’in- camera sono inferiori. Al momento dello scavo la sua fac-
terpretazione alternativa avanzata, ossia la morte di ciata era completamente coperta da un muro del cantiere
Adone accanto ad Afrodite132. costantiniano della basilica, muro che tagliava a metà l’i-
Le pareti laterali mostrano una simile articolazione, ma lo ter che collega tutta la necropoli in senso est-ovest. Solo
stato di conservazione e la mancanza di elementi caratte- nel 1946 – tre anni più tardi – si poté aprire il varco
rizzanti univoci rende ancor più difficile l’identificazione attualmente percorribile e mettere in luce la fronte dell’e-
delle silhouettes nei riquadri subito a destra e a sinistra dificio. Su di essa è l’iscrizione principale, tra due fine-
dell’ingresso, gli unici decorati. A sinistra, infatti, si vede strelle a feritoia e inquadrata da una cornice a ovoli di
una figura femminile dalle vesti svolazzanti e con un cotto: la dedica è posta agli dei Mani di Caetennia Hygia,
63 nastro o una ghirlanda nelle mani, che è stata intesa come morta ventunenne, da parte del padre Marcus Caetennius
una Stagione133 – il che forse incontra qualche difficoltà Hymnus e del fratello Marcus Caetennius Proculus.
essendo la figura priva delle sue compagne – o secondo Sopra l’iscrizione è incastonato un piccolo rilievo raffigu-
altri come Laodamia134. Nel riquadro immediatamente a rante un’ascia e ai lati due anforette; sulla destra della fac-
sinistra, dopo il restauro, si è resa visibile una figura ciata si riconosceva un riquadro murato dagli operai
maschile stante ridotta a poco più di un ombra. Sulla costantiniani: doveva trattarsi di una finestrella per dare
parete di fronte, invece, in posizione simmetrica è raffigu- luce al pianerottolo di una scala che saliva alla terrazza
rato un altro personaggio maschile in piedi e nudo – con superiore – in modo analogo al sepolcro F – oppure di un
solo un mantello gettato sulla spalla sinistra – mentre si rilievo marmoreo distaccato durante le operazioni di can-
appoggia alla lancia: l’immagine è chiaramente quella di tiere in età costantiniana e tamponato in muratura. Ora
un eroe, ma anche qui i pareri sono discordi: si trattereb- questo dettaglio è nascosto da un arcone moderno realiz-
be di Admeto135, marito di Alcesti, per coerenza con il zato per motivi statici. Gli stipiti in travertino riportano
resto della decorazione, o di Protesilao136, il marito di ancora le misure del sepolcro: 13 piedi di larghezza sulla
Laodamia morto sotto le mura di Troia, per il quale la fronte e 19 di profondità (in agro).
moglie ottenne dagli dei ancora un giorno di vita. L’interno è stato scavato solo parzialmente in quanto
Al di sopra delle nicchie laterali, sono dipinti su fondo riempito per più di metà dallo spesso muro, che costitui-
65 bianco dei prati fioriti con uccelli – un pavone e un’ana- va la catena di fondazione su cui si innalzava il cosiddet-
tra –, sulla parete di fondo un riquadro rosso è decorato to arcone trionfale della basilica costantiniana, l’arco cioè
con un candelabro tra due cigni, mentre il fondo chiaro che permetteva il passaggio tra la navata principale e lo
della parete è popolato da uccelli di vario tipo. Si potreb- pseudo-transetto in cui si trovava la memoria costantinia-
be pensare a immagini allegoriche, che alludono a divini- na della tomba di Pietro. A nord, addossata al retro del
tà: i cigni sarebbero dunque legati ad Apollo, il pavone a sepolcro stesso, si vide la fondazione e un breve tratto di
Giunone e l’anatra a Venere. Restano infine tratti della alzato di una tarda esedra di non chiara interpretazione138.
volta cassettonata e decorata di stucchi a rilievo – si indo- Fu in ogni caso possibile scavare lungo l’interno della
vina la presenza delle personificazioni delle stagioni – su parete occidentale, ricavando almeno un’idea della sua
sfondi dai vivaci colori. architettura interna. Il pavimento è disfatto, ma le pareti
Come si è accennato gli affreschi della tomba mostrano sono articolate secondo lo schema tradizionale: arcosolii
due successive fasi decorative, probabilmente non molto nella parte inferiore, nicchie per incinerazioni in quella
distanti cronologicamente. Della prima è sopravvissuto superiore. Nella fascia superiore si alternano nicchie a
solo qualche scarso lacerto, ma risale al momento della tutta altezza – con catino a conchiglia inquadrate ai lati da
costruzione della tomba, che si pone verso il 160 d.C., in colonnette di stucco – e nicchiette quadrate su due livelli
ogni caso in un momento immediatamente successivo alla sovrapposti. Il tutto è coperto da una trabeazione corona-
tomba H, «dei Valerii», a cui si addossa; la decorazione ta da timpani alternati a triangolo ed ad arco. Nel timpa-
attualmente visibile – mosaico pavimentale compreso – è no nord fu rinvenuto un bollo del 142 che offre un termi-
invece essenzialmente della seconda fase, di una decina ne di datazione139, ma non così utile come potrebbe sem-
d’anni più tarda. brare, poiché – come si è detto – il sepolcro è comunque
successivo a quello «della Quadriga», dunque più tardo

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di almeno una ventina d’anni rispetto al bollo. decorazione, che corrisponde anche a un cambiamento
Nel 1942, infine, venne rinvenuta un’iscrizione sepolcra- negli orientamenti religiosi della famiglia proprietaria.
le fuori posto nel sepolcro C, dedicata agli dei Mani di Lo zoccolo delle pareti presenta una decorazione piutto-
Caetennia Procla, morta ventenne, dal marito Marcus sto severa e sobria, che imita un rivestimento a lastre mar-
Aurelius Filetus. In base al nome si potrebbe ipotizzare moree. Il fondo è chiaro con i listelli scuri o rossi, mentre
una parentela con il Caetennius Proculus che, assieme al i riquadri o cerchi al centro dei vari campi sono di colore
padre, dedicò questo sepolcro140, ma ovviamente data la giallo – allusione al marmo numidico. La decorazione più
situazione del sepolcro non è possibile trovare una con- interessante è però quella della parte superiore delle
ferma definitiva. pareti e della volta. Quest’ultima è la meglio conservata,
nonostante il foro centrale – quello a cui si affacciarono
Sepolcro M, «degli Iulii» o del Cristo Sole gli scopritori rinascimentali – e la caduta di un terzo delle
tessere nell’angolo nordoccidentale. Quasi completamen-
Il più piccolo dei sepolcri della necropoli141 è allo stesso te cadute anche le tessere della decorazione parietale, ma
tempo uno dei più famosi nella storia dell’arte cristiana e per fortuna l’immagine è ancora perfettamente leggibile
compare regolarmente in tutti i manuali per la sua volta a grazie alla sinopia, il dettagliato disegno preparatorio del
mosaico. A differenza della maggior parte degli altri, que- mosaico. Sulla volta appare una figura giovanile nimbata
sto sepolcro era già stato visto nel Rinascimento in occa- e radiata, che indossa una lunga veste cinta sul petto e un 66
sione di lavori edilizi nella basilica: nel 1574, infatti, si mantello svolazzante, nella mano sinistra regge il globo,
volle edificare una sorta di portichetto davanti all’altare mentre procede in piedi su una quadriga di cavalli bian-
di papa Sisto I, che era subito a destra dell’ingresso all’a- chi lanciata al galoppo da est verso ovest, volgendosi leg-
rea presbiteriale142. Nello scavo per fondare due colonne germente alla sua sinistra. Il fondo è realizzato con tesse-
«fu ritrovata una bella sepoltura (...) tutta di musaico re gialle e innervato da una lussureggiante vite che span-
antiquo con figure che parevano cavalli, più presto giudi- de i suoi tralci su tutta la superficie, lasciando solo al cen-
cai fosse di gentili. (...) Alla finestrella di detto sepolcro o tro un campo ottagonale per la quadriga. Alcune delle
camera era una tavola di marmo busciata per dar lume e tessere dell’aureola e della veste dell’auriga celeste sono
in mezzo a detta tavola di marmo era queste lettere»143. dorate. Se possedessimo solo questa scena, saremmo por-
Segue, nel documento citato, la trascrizione dell’iscrizio- tati immediatamente a definirla come una tradizionale
ne principale della tomba, che era dedicata al piccolo immagine di Helios, il sole che attraversa il cielo rappre-
Iulius Tarpeianus – morto a poco meno di due anni – dai sentato dalla volta145. Tuttavia le scene ancora leggibili
genitori Iulia Palatina e Maximus144. Poiché il bimbo sulle pareti – soprattutto adesso grazie ai restauri che
porta il nome della madre e il padre non ha gentilizio, hanno rimosso le abbondanti salificazioni dalla superficie
Palatina doveva essere una liberta che conviveva con un – orientano la lettura in tutt’altro senso. Sulle pareti infat-
servo. ti sono riconoscibili le silhouettes di tre scene, sempre cir-
Il sepolcro fu costruito in un passaggio rimasto tra i condate dagli onnipresenti tralci di vite: a sinistra si indo-
sepolcri L ed N, sfruttandone le pareti esterni collegate vina un buon pastore, purtroppo mancante nella parte
con due setti in laterizio e una bassa volta a crociera. Le inferiore, con una pecora sulle spalle e una seconda appe- 67
sue origini pagane sono testimoniate da un’unica nicchia na intuibile ai suoi piedi; assai meglio conservato il dise-
sul fondo, contenente due incinerazioni e murata nella gno della parete di fondo, che mostra un pescatore che ha
seconda fase decorativa. Per il resto vennero trovate solo appena catturato un grande pesce all’amo, mentre un
inumazioni al di sotto del pavimento, mancante: sull’asse secondo nuota accanto al primo fuggendo (fig. 78*).
centrale è infatti una sorta di arcosolio sotterraneo largo Sulla parete destra, infine, è la scena più complessa e più
poco più di mezzo metro con una deposizione e ai suoi connotante: su una nave con la prora rivolta verso destra,
lati sono altre due fosse, ognuna con due sepolture due marinai alzano le braccia mentre una figura cade in
sovrapposte, separate da quella centrale da mattoni posti acqua nelle fauci di un mostro marino. È la scena di
di taglio. Sopra il livello pavimentale a ridosso della pare- Giona ingoiato dal pesce nel quale, secondo il racconto 68
te orientale era l’ultima inumazione, la tomba a cassone t. biblico, rimarrà tre giorni: figura della morte e risurrezio-
La prima fase del sepolcro è di difficile datazione perché ne di Cristo.
occultata completamente dalla decorazione successiva; Nessuna delle altre due scene – presa isolatamente –
un termine cronologico è dato dalla costruzione dei potrebbe manifestare in maniera univoca un significato
sepolcri adiacenti, a cui è ovviamente posteriore, ma resta cristiano. Infatti, nel corso del III secolo, proprio nei rilie-
un margine di incertezza e la presenza di incinerazioni vi dei sarcofagi immagini di pastori con pecore in spalla e
potrebbe far propendere per un momento ancora entro la di pescatori fanno parte di quel repertorio bucolico, che
seconda metà del II secolo d.C. Abbiamo maggiori ele- sostituisce progressivamente le immagini mitologiche uti-
menti, invece, per la profonda ristrutturazione della sua lizzate in precedenza. Solo Giona, pur riutilizzando sche-

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA


E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

mi di tradizione classica, è sufficientemente tipico da non si siano convertiti e abbiano deciso di trasformare la
poter essere attribuito che al repertorio cristiano. Questo decorazione in maniera più consona al loro credo, oppu-
caposaldo comporta un riorientamento della lettura di re a una nuova famiglia subentrata nella proprietà del
tutto il complesso: il pastore e il pescatore – che in ambito sepolcro, che eventualmente potrebbe essere stato scelto
pagano potevano essere compresi come coppia allusiva anche per l’attrazione spirituale costituita dalla vicinanza
alla terra e al mare – acquistano chiare risonanze neotesta- della tomba di Pietro.
mentarie. Possiamo dunque riconoscervi il Buon Pastore
della parabola evangelica, mentre l’immagine del pescato- Sepolcro N, «degli Aebutii e dei Volusii»
re di anime viene utilizzata nel Nuovo Testamento in di-
verse occasioni, senza contare il significato del pesce come Gli scavi degli anni ’40 del secolo passato non poterono
simbolo cristologico ed eucaristico. A questo punto anche vedere molto più della facciata di questa camera sepolcra- 72
il carro di Helios deve essere risemantizzato in chiave cri- le. L’interno, infatti, era occupato dal pilastro che serviva
stiana e bisogna scorgervi il Cristo-Sole, di cui – con accen- da sostegno alla grande statua di Pio VI scolpita dal
tuazioni diverse – esiste ampia traccia nella patristica146. Canova e posta al centro della confessione, davanti all’al-
La datazione di questo straordinario ciclo, pur con qual- tare pontificio della basilica soprastante. Solo nel 1979,
che oscillazione147, si attesta attorno alla metà del III seco- quando la statua fu spostata all’estremità orientale delle
lo: si tratta di un momento in cui l’arte cristiana sta for- Grotte, il pilastro fu demolito liberando l’ambiente151.
mando il suo repertorio. Lo fa ovviamente a partire dal L’iscrizione sulla facciata è particolarmente interessante
vocabolario preesistente della tradizione classica, cercan- in quanto comprende due testi su due registri sovrappo-
do in essa i temi figurati più adatti, ma anche quelli che sti, ma contemporanei. La prima iscrizione è dedicata a
potessero risultare neutri da un punto di vista religioso, o Marcus Aebutius Charito, che si costruì la tomba da vivo
comunque capaci di essere utilizzati in un nuovo linguag- riservandola anche – come consueto – ai suoi liberti, ma
gio e riempiti di nuovi contenuti. È un processo parago- senza nominare altri membri della famiglia, il che fa rite-
nabile in tutto e per tutto a quello che avviene in ambito nere che fosse rimasto celibe. Quando l’edificio sepolcra-
letterario, quando i Padri della Chiesa utilizzano con le era ancora in costruzione dovette subentrare anche
intelligente selezione le armi della retorica classica per un’altra famiglia: infatti la seconda dedica è posta agli dei
esprimere un nuovo mondo simbolico e ideale e una Mani di Gaius Clodius Romanus, diciannovenne, da
nuova sensibilità, mettendo questi strumenti al servizio parte dei genitori Lucius Volusius Successus e Volusia
dell’omiletica, dell’apologetica e della catechesi148. Megiste, che dichiarano di avere acquistato il sepolcro
Un simile complesso ha un valore straordinario in quan- per metà (in parte dimidia)152.
to è il primo mosaico cristiano e rappresenta un anello Quando l’interno del sepolcro fu scavato, venne ritrovata
essenziale per la comprensione dello sviluppo iniziale di nella nicchia centrale della parete destra l’urnetta di
quest’arte. In seguito, nel corso del IV secolo, lo schema Romanus153. di forma quadrata aveva sulla fronte l’iscri-
di un personaggio che sale in cielo su un carro sarebbe zione che ripete la dedica posta sull’iscrizione principale. 71
stato utilizzato sia su sarcofagi, in particolare per l’imma- Sui fianchi invece sono rappresentati a sinistra due balsa-
gine del profeta Elia rapito in cielo149, che – almeno in un mari chiusi da un tappo e sulla destra un thymiaterion, un 69

caso – per un mosaico monumentale: quello della cappel- bruciaprofumi di foggia elaborata a calice, assieme a una 70

la di Sant’Aquilino nella basilica di San Lorenzo a lucernetta. Si tratta di un’iconografia poco consueta, ma
Milano, di controversa lettura, ma che secondo alcuni per i balsamari – a parte quello raffigurato in stucco nella
rappresenterebbe appunto Cristo Sol Invictus150. nicchia di Valeria Maxima del sepolcro H – si può citare
Infine la scelta di questa iconografia attesta la presenza di un’urna da Lucca datata alla seconda metà del I secolo
un gruppo familiare convertito, verosimilmente nella sua d.C.154, mentre il thymiaterion potrebbe essere avvicinato
interezza, al cristianesimo: come si è visto negli altri ai due sostegni visibili su un’urnetta romana della fine del
sepolcri più a est, le sepolture cristiane sono alquanto I-inizi del II secolo d.C. . Particolarmente interessante è
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rare e poco appariscenti, oltre che spesso un poco più il dettaglio del rinvenimento all’interno dell’urna di una
tarde150. Per comprendere le scelte di questa famiglia è moneta databile in età traianeo-adrianea156, che portereb-
difficile decidersi tra due ipotesi alternative: si potrebbe be a rialzare la datazione della tomba, stabilita dai suoi
pensare infatti a un sepolcro di famiglia i cui proprietari primi scavatori su base alquanto esile in base alla relazio-

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO

ne tra la quota di spiccato dell’edificio e quella degli edi- Si può ricordare, infine, che durante gli scavi si rinvenne
fici adiacenti. Una datazione relativamente alta si trove- davanti al sepolcro, all’altezza dell’iscrizione della faccia-
73
rebbe invece in armonia sia con i confronti sopra citati ta, un bel sarcofago paleocristiano del primo quarto del
per l’urnetta, sia con gli affreschi dell’interno che, benché IV secolo , evidentemente calato in una sepoltura dal
158

rovinati, mostrano un repertorio vegetale su fondo bian- pavimento della basilica, con un fregio continuo raffigu-
co, con ghirlande, fiori e – sopra la porta – un bel cande- rante la caratteristica trilogia di scene petrine (battesimo
labro vegetale, tutti elementi che ben si potrebbe colloca- dei suoi carcerieri, predizione del rinnegamento e arre-
re in età adrianea, sia infine con la presenza di un unico sto), scene tratte dal Nuovo Testamento (guarigioni del
arcosolio per inumazioni nella parete di fondo, che indi- cieco nato e dell’emorroissa, resurrezione di Lazzaro)
cherebbe un momento in cui ancora prevale nettamente così come dal Vecchio (Mosè riceve la legge, Daniele
il rito incineratorio. avvelena il drago dei Babilonesi, sacrificio di Isacco). Al
Per il resto le pareti laterali sono articolate con nicchie centro della cassa campeggia una figura femminile oran-
alternativamente a pianta semicircolare e quadrata su due te, che – per i tratti del volto individualizzati – deve esse-
livelli, mentre la parete di fondo, sopra l’arcosolio, ha una re riconosciuta come la titolare della deposizione, mentre
grande nicchia con calotta a conchiglia, al di sopra della sul coperchio, ai lati dell’iscrizione – purtroppo priva di
quale sono affrescati due pavoni, simbolo di immortalità nome – è la scena di Giona gettato in mare e dei tre fan-
già altre volte incontrato negli affreschi della necropoli157. ciulli nella fornace.
La volta a botte è conservata solo in piccola parte e così
il pavimento, in mosaico bianco e nero decorato a girali Sepolcro V e area di fronte al sepolcro N
vegetali.
Di fronte ai sepolcri L ed M si vede l’angolo nord-occi-
dentale del sepolcro V159, che non poté essere indagato, in
quanto al suo interno continuava il muro trasversale di
fondazione dell’arcone trionfale, già discusso per il sepol-
cro L. Il suo ingresso si apriva verso sud, come avviene
per tutti i sepolcri della fila più a valle, e con essi deve
condividere una datazione non anteriore alla seconda
metà del II secolo.
In corrispondenza di questi sepolcri l’iter, che provenen-
do da est serviva la necropoli dividendo le due file di
sepolcri, era bloccato da tombe a cassone in muratura
poste di traverso – ora non più conservate – che si erano
addossate da un lato al sepolcro L, «dei Caetennii mino-
ri». Le loro tracce sono rimaste, sul lato opposto del viot-
tolo, anche sulla cortina settentrionale del sepolcro V, che
a sua volta si era addossato a queste tombe. Essendo per-
ciò V successivo a L, arriviamo anche per questa via a
datarlo verso la fine del II secolo. In questo momento
dunque, chi avesse percorso l’iter avrebbe dovuto com-
piere una deviazione aggirando da sud il sepolcro V per
raggiungere la piazzola, lastricata di mattoni, sul cui lato
nord si aprivano i sepolcri M, N e O, mentre a ovest era
delimitata dal sepolcro U. A quest’ultimo infine si addos-
savano ulteriori tombe a cassone sovrapposte, di cui resta
traccia sulla cortina, restringendo ancora lo spiazzo.
La piazzetta dovette essere infine sbarrata dai muri del
cantiere costantiniano che servivano a imbrigliare l’inter- 74
ro per il rialzamento del terrazzo su cui sarebbe sorta la

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA


E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

basilica: è ancora visibile parte del muro che univa in ni infantili. La parete di destra aveva una porta che dava
direzione est-ovest lo spigolo sud-occidentale di L con nel sottoscala, le cui pareti erano decorate con l’usale
quello sud-orientale del recinto di O. alternanza di grandi riquadri verdi e gialli, tranne che per
la parete in cui si apriva la porta, affrescata con rose su
Sepolcro O, «dei Matucci» fondo bianco. In un secondo tempo tale andito fu occupa-
to da un grande sarcofago in terracotta e l’accesso venne
Già nel 1822 questo sepolcro era stato intravisto, nel corso murato, infine la scala venne sfondata da sepolture calate
dei lavori per gettare la fondazione che doveva sostenere dall’alto, ossia dal pavimento della basilica. Anche la pare-
la statua canoviana di Pio VI al centro della confessione, te di fondo della camera principale era stata nascosta da
davanti all’altare papale160. Tale fondazione, come già nel sepolture calate dall’alto, ora rimosse per ripristinare la
caso dell’adiacente sepolcro N, non permise che un’esplo- situazione originaria: qui infatti si apriva una nicchia
razione molto parziale durante gli scavi degli anni ’40 del ampia e poco profonda con un catino decorato da un 75
secolo scorso161 e solo nel 1979 lo spostamento della statua affresco a fondo azzurro, purtroppo quasi completamente
consentì di accedervi completamente. perduto. Si potrebbe pensare a una scena marina di carat-
Il tipo architettonico è alquanto originale, se comparato tere simile a quella della nicchia di fondo del sepolcro F.
con gli altri sepolcri della stessa necropoli: la camera fune- La parte inferiore della parete, invece, alternava due ri-
raria, infatti, è circondata su fronte e lati da un recinto che quadri gialli con ghirlande a uno centrale verde; nella par-
forma una sorta di corridoio perimetrale con accesso te inferiore era un basso bancone, verosimilmente destina-
decentrato sull’angolo sud-orientale e che, sul lato occi- to a sostenere l’urna del patrono, Titus Matuccius Pallas,
dentale, accoglie una scala in muratura che sale alla terraz- che doveva trovarsi nel luogo più onorevole.
za superiore. Mentre la camera è realizzata in laterizio, il Nel sottoscala furono trovati alcuni frammenti di iscrizio-
recinto è in opera mista di reticolato – la caratteristica ni uno dei quali deve provenire dalla tomba stessa, in
muratura romana in tufelli disposti a scacchiera con orien- quanto conserva la dedica a Titus Matuccius Demetrius,
tamento a 45° – con ammorsature e angoli in laterizio, una morto a ventiquattro anni, posta dal liberto suo compagno
tecnica tipica del periodo traianeo-adrianeo. Altra indica- Titus Matuccius Hermaiscus165.
zione di relativa antichità è il fatto che in costruzione ven-
nero previste esclusivamente incinerazioni; inoltre uno Sepolcro T, «di Trebellena Flaccilla»
sguardo alla pianta generale rivela chiaramente come il
muretto meridionale del recinto si allinea con grande pre- Il sepolcro venne costruito insieme a quello adiacente U,
cisione sullo stesso filo della fronte dei sepolcri più antichi con cui condivide dimensioni, tipo e decorazione166.
che sorgono più a est (A-G), segno che – quando fu edifi- Entrambi si addossarono alla parete meridionale del re-
cato in età adrianea – il circo più a sud era ancora in fun- cinto del sepolcro O, ma risultano posteriori anche al se-
zione e condizionava la posizione dei sepolcri con la sua polcro S, in quanto un condotto fognario che passa accan-
area di rispetto162. Tale datazione è infine confermata anche to a quest’ultimo venne tagliato dalla loro costruzione.
dal bollo su un mattone bipedale della finestrina a sinistra L’esterno ha un paramento in laterizio, l’interno è in
dell’iscrizione dedicatoria, sopra l’ingresso della camera163. opera listata, a ricorsi alternati di laterizio e tufelli; il pavi-
L’iscrizione stessa è una dedica al patrono Titus Matuccius mento è in lastre di marmo. Il nome deriva dal rinveni-
Pallas da parte di due suoi liberti, Titus Matuccius mento, nella nicchia subito a sinistra dell’ingresso, di
Entimus e Titus Matuccius Zmaragdus, che esercitavano un’urnetta che ora campeggia in posizione assai più evi-
l’attività di tessitori o mercanti di teli di lino164. dente, per ragioni espositive. La defunta, in effetti, non 76
L’interno è piuttosto austero: il pavimento – conservato avrebbe di per sé alcun motivo di notorietà e l’urnetta
solo in parte – era in laterizio; la volta – anch’essa conser- stessa è scolpita in un pezzo di marmo di reimpiego. La
vata in misura molto parziale – era a crociera. Le pareti sua forma è molto semplice, con una tabula ansata che
sono scandite da riquadri gialli e verdi separati da larghe occupa tutto il lato frontale e reca la dedica agli dei Mani
fasce purpuree, impreziosite da una semplice decorazione di Trebellena Flaccilla, posta dalla madre Valeria Tecina. Il
vegetale in bianco. Le pareti laterali ospitano nicchie per nome di quest’ultima ha fatto sospettare un possibile lega-
incinerazioni su due livelli, ma in due di esse, sul lato me con i Valerii della tomba H, ma il gentilizio è alquanto
orientale, furono inserite in un momento tardo inumazio- diffuso e la datazione della deposizione è assai più tarda,

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E LA TOMBA DI SAN PIETRO E LA TOMBA DI SAN PIETRO

come si vedrà. Tutto l’interesse dell’urnetta sta nel fatto Nell’arcosolio occidentale è dipinta una pantera che inse- 80 serpente. Per quanto riguarda la fascia superiore della Sepolcro S di Flavius Agricola
che al suo interno fu rinvenuta, tra le ceneri, una moneta gue un cervo dalle corna ampiamente ramificate, pur- 77 81 parete, quella del lato di fondo è molto rovinata dalle fon-
costantiniana della zecca di Lione databile tra il 317 e il troppo ridotti a sagome: nelle foto di scavo si indovinano dazioni rinascimentali, che non permettono di riconosce- Aggirando da sud i sepolcri T e U si incontra il sepolcro
318: si tratta dunque non solo della più tarda sepoltura ancora degli alberi che formavano il paesaggio dello sfon- re altro che le gambe di un cavallo in moto verso sinistra. S, ad essi antecedente come s’è detto171. Ci si avvicina alla
datata prima della costruzione della basilica167, di cui costi- do. Il simmetrico arcosolio orientale è chiuso e vi si è Più interessante è invece la decorazione delle nicchie cen- zona più importante della necropoli, al centro della quale
tuisce uno dei termini più precisi di datazione, ma anche anteposto un bancone, quello frontale è illeggibile. Al trali delle pareti laterali: in quella occidentale si riconosce si trova il «trofeo di Gaio» già discusso, ma per questo
della più tarda incinerazione nota a Roma. Per spiegare centro della parte superiore della parete di fondo doveva l’immagine – delineata con mano sicura e rapida – di un stesso motivo questa camera funeraria e le altre che si esa-
questo fatto dobbiamo pensare a un particolare tradizio- essere invece un gruppo di cui si riconosce solo parte di giovane vestito solo di un manto svolazzante, montato su mineranno in sequenza sono anche quelle più danneggia-
nalismo di stampo pagano, ovvero si deve immaginare che un amorino, mentre sulla destra è conservato un delfino un cavallo bianco, che sale rampante verso sinistra. Ha in te sia dalle sepolture di epoche successive – era infatti un
la morte sia avvenuta fuori Roma cosicché, per riportare i che si avvolge al tridente di Nettuno. mano una fiaccola e il capo, sottolineato da una aureola, privilegio assai ambito in età tardoantica e medioevale
resti della defunta nella tomba di famiglia, la scelta dell’in- Quanto infine alla datazione, possiamo basarci sui rap- è coronato da una stella: il personaggio è facilmente rico- essere sepolti presso l’apostolo – sia dalle strutture della
cinerazione si sarebbe imposta per ragioni pratiche. porti strutturali con gli altri sepolcro vicini, inoltre il 82 noscibile con Lucifer, la stella del mattino. Di fronte a lui confessione, con il suo corridoio semianulare e le cappel-
Non conosciamo il primo fondatore del sepolcro, poiché gusto per campiture a colori forti e una tecnica impressio- – nella nicchia opposta – è una sagoma assai meno ben le collegate, nonché infine dal baldacchino innalzato nel 83
l’iscrizione principale sulla facciata è perduta. L’unica nistica ed essenziale fa pensare alla fine dell’età antonina, conservata, ma tuttavia agevolmente ricostruibile. 1626 da papa Urbano VIII Barberini su disegno di Gianlo-
altra iscrizione che proviene verosimilmente dalla tomba forse la fine del II secolo d.C.169. Raffigura il suo simmetrico compagno Vesper, che caval- renzo Bernini, quello che ancora adesso costituisce uno
è la dedica – pertinente a un arcosolio – posta da Samiaria ca in discesa verso destra, la stella della sera. L’unica stra- dei tratti più caratterizzanti della basilica.
Hermocratia al marito Decimus Laelius Alexander e al Sepolcro U nezza è che ci si aspetterebbe una posizione invertita: In particolare la storia di quest’ultimo intervento merita
ventenne figlio Decimus Laelius Lucilianus168. Lucifer è infatti dipinto sul lato del tramonto e viceversa un breve excursus: sia per spiegare le interferenze con le
All’interno il sepolcro presenta arcosolii lungo i lati e il Per struttura, dimensioni e tecnica edilizia il sepolcro U è Vesper, ma forse questo è chieder troppo al pittore, il cui strutture d’età romana, che più volte verranno ricordate,
fondo, mentre al di sopra le pareti laterali mostrano una del tutto simile al gemello sepolcro T170. Anche la distri- intento era piuttosto quello di decorare il sepolcro inse- sia per l’interesse peculiare della vicenda e per alcuni rin-
nicchia centrale inquadrata da colonnine in stucco e con buzione delle nicchie e la scelta dei colori si ripete, ma in 79 rendovi allusioni alla complementarietà tra alba e tra- venimenti avvenuti in tale occasione, che integrano il
catino a conchiglia, affiancata da due nicchiette quadrate questo caso le pitture sono meglio conservate e leggibili, monto, così come negli arcosolii l’aquila che afferra la panorama archeologico e storico del complesso della
sovrapposte per lato. I colori delle pareti sono vivaci: specie dopo il recente restauro: gli arcosolii sono tutti serpe allude a Giove e il pavone alla sua divina consorte necropoli172.
dominano il rosso e il giallo. Sul fondo della nicchia cen- affrescati con immagini di animali sul fondo chiaro: nel- Giunone. Nelle nicchie quadrate minori laterali, infine, si Già in precedenza, nel XVI secolo e ai primi del XVII, si
trale di destra è affrescata una testa di Dioniso da cui si l’arcosolio di fronte all’ingresso due tortore volano ripete la decorazione già vista in T con rametti di rose su erano avuti rinvenimenti di iscrizioni o di sepolture in
staccano girali vegetali, che si espandono ai lati e sui cui affrontate, l’arcosolio di destra è decorato da un pavone 78 fondo bianco e un calice di verzura. La datazione è la quest’area critica173. Tuttavia, quando vennero scavati i
poggia un uccello per parte. Nelle nicchiette quadrate si che avanza verso sinistra tra due alberelli e quello di sini- stessa del suo sepolcro gemello. fondamenti delle quattro colossali colonne bronzee desti-
vede un calice di verzura con un uccello e rametti di rose. stra, in parte mancante, ha un’aquila che piomba su un nate a reggere il baldacchino barocco, si ebbe una vivace

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discussione per il timore reverenziale che incuteva la pro- nella documentazione e, in particolare, proprio quelli
spettiva di avvicinarsi alla tomba dell’apostolo. all’interno del sepolcro S. Qui, infatti, emerse la statua di
L’Archivio della Biblioteca Apostolica Vaticana conserva un personaggio adagiato sulla kline, il lettino da convivio,
traccia di queste dispute: lettere contrarie174, relazioni secondo un tipo di ritratto funerario diffuso nella media
favorevoli all’impresa175, relazioni storiche176. I documenti età imperiale. L’uomo è avvolto in un manto che gli lascia
più interessanti sono, però, le relazioni che vennero com- scoperta la metà superiore del corpo, con una coppa da
pilate sullo scavo stesso, di un dettaglio e un’accuratezza libagione nella mano sinistra e la destra portata al capo
veramente notevoli per l’epoca, segno dello straordinario per reggere una corona di fiori. Il volto barbato ha i trat-
interesse (e in alcuni casi del timore), che a tutti i livelli ti e lo stile caratteristico dell’epoca di Antonino Pio e può
della curia si nutriva per quest’impresa. Ne esistono una datarsi attorno al 160 d.C.182. Quel che colpì i contempo-
in latino del notaio capitolino Giovanni Battista ranei fu l’iscrizione relativa al suo sepolcro, che non solo
Nardone177 e una in italiano di Ugo Ubaldi178, a cui si pos- ci informa sul nome del defunto, ma gli dà la parola; è lo
sono aggiungere le note, più stringate, del diario del stesso Flavio Agricola, che apostrofa direttamente il letto-
Torrigio179. I lavori erano seguiti da alcuni canonici di San re e spettatore mediante un breve componimento in dis-
Pietro appositamente deputati, i soli autorizzati a metter tici elegiaci:
mano sui resti, le ossa e i reperti. Perfino il canonico «Tivoli è patria per me, io sono l’Agricola che chiamano
Antonio Maria Aldobrandini fu costretto a fare richiesta Flavio: proprio io sono qui a giacere, come mi vedete;
scritta per essere ammesso a visitare gli scavi180. così pure trai mortali, negli anni che i fati (mi) concessero,
Le cautele e le discussioni costrinsero ad alcuni aggiusta- coltivai la mia animuccia, né mai fui a corto della bevanda
menti del progetto berniniano, il che spiega per esempio di Bacco.
l’anomala pianta rettangolare del baldacchino181. Quel E prima mi precedette Primitiva, moglie dilettissima,
che è più interessante da un punto archeologico, però, Flavia ella stessa, devota della casta dea Iside,
sono alcuni rinvenimenti di cui si è conservata memoria tanto premurosa quanto piena di dignità nell’aspetto,

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con la quale trascorsi tre decine di anni dolcissimi. riore della parete, inoltre, si sono conservate tracce che risaliva a Domiziano, le due più tarde a Settimio Severo185, terreno, è il sepolcro R’, quasi completamente distrutto
E a compenso della sua stirpe mi lasciò Aurelio Primitivo, permettono di ricostruire la consueta articolazione di nic- databili rispettivamente al 193 e al 194. Poiché, però, per dalle fondazioni del corridoio centrale della confessione e
che coltivasse con la sua devozione i nostri onori, chie a pianta rettangolare e semicircolare alternate. Quelle il trattamento degli occhi dei due eroi, dei capelli di dalle deposizioni calate dal pavimento soprastante della
e serena mi serbò una dimora per sempre. della parete occidentale vennero però demolite in un Meleagro, nonché della veste di Atalanta la cassa deve basilica costantiniana187.
Amici che leggete vi esorto: versate il liquore di Bacco secondo tempo per far posto a un’inumazione. essere datata in un momento leggermente anteriore186 – al Se ne conserva quasi solo la facciata d’ingresso. Dal poco
e bevete molto, cingete le tempie di fiori I rapporti di sovrapposizione con i sepolcri vicini e lo stile decennio 180-190 – ci troviamo davanti a un reimpiego che ne rimane tuttavia, sembra si dovesse trattare di una
e l’unione di Venere non rifiutate alle belle fanciulle; del ritratto di Agricola inducono a datare il sepolcro attor- oppure a due deposizioni successive. In quest’ultimo caso camera alquanto irregolare, con il lato d’ingresso sul cli-
dopo la morte terra e fuoco consumano il resto»184. no alla metà del II secolo d.C. le monete sarebbero state aggiunte assieme alla seconda vus più stretto di quello di fondo, dove si apriva invece un
deposizione. arcosolio utilizzato per diverse sepolture sovrapposte le
Il componimento unisce un linguaggio diretto ed esplicito Sepolcro R Insieme al sarcofago, ne venne rinvenuto un secondo une alle altre e separate da tegole. La prima e più profon-
a qualche ricercatezza e gioco di parole: la prima riga, ad 85 infantile, di forma ovoidale con strigilature e due riquadri da, quindi quella che data il sepolcro, aveva tra le tegole
esempio, gioca sul gentilizio, potrebbe infatti anche tra- Sul lato occidentale del sepolcro S passa un viottolo priva- 86 alle estremità della fronte dove è raffigurata due volte la di copertura un bollo databile tra 146 e 161 d.C.188, lo
dursi altrettanto bene «Tivoli è patria per me, io sono il to in salita, chiamato clivus dagli scavatori, che separa S dal defunta assistita da una ancella: a sinistra in cattedra con la stesso tipo che fu trovato in cinque esemplari nel fognolo
contadino che chiamano Flavio», mentre più avanti, sepolcro R. Di quest’ultima camera funeraria non rimane lira, a destra su uno sgabello accanto a una meridiana. Un sottostante al clivus antistante. La copertura della deposi-
approfitta del cognome della moglie per insistere sulla molto: già tagliata dalle fondazioni della cripta semianula- terzo sarcofago era infine quasi totalmente privo di deco- zione successiva, che vi si era sovrapposta, aveva invece
priorità della morte di quest’ultima con un’allitterazione re della basilica medievale, fu intravista successivamente razione, con una tabella anepigrafe sulla cassa e dei viticci una tegola con un bollo di età compresa tra l’età di Marco
un po’ pedante («Praecessitque prior Primitiva»). Infine nei lavori attorno alla Confessione del 1615, mentre la fon- sul coperchio. Per la storia edilizia dei sepolcri immediata- Aurelio e quella severiana e una seconda con un bollo
nelle ultime raccomandazioni agli amici che restano, l’e- dazione della colonna sud-occidentale del baldacchino mente più a nord, del vialetto e dei due recinti settentrio- dell’età di Marco Aurelio (161-180 d.C.)189. Adiacente a
sortazione a bere molto e a cingersi il capo di fiori è raffor- berniniano la riempirono per la maggior parte184. nali – il Q e il Campo P – il sepolcro R deve datarsi subi- R’ era una cisterna e il sepolcro stesso si sovrapponeva a
zata dall’esempio personale, visto che il suo simulacro sta Si è potuto in ogni caso riconoscere che la suddivisione to dopo la metà del II secolo. Ancora più a ovest si intravi- strutture anteriori, di funzione non del tutto chiara, com-
compiendo esattamente gli stessi gesti. Non sono però delle pareti era quella solita: inferiormente erano gli arco- dero appena esigui resti, che vennero interpretati come prendenti altre deposizioni, una delle quali con una tego-
questi gli aspetti che colpirono di più la corte pontificia, solii, superiormente le nicchie tra colonnine di stucco, con l’attacco delle murature di un’ulteriore camera sepolcrale, la recante un bollo degli anni 138-141190.
ma piuttosto, per così dire, quell’epicureismo popolare decorazioni affrescate di tipo vegetale. Solo in una secon- completamente distrutta, che venne chiamata R’. Tra le sepolture tarde calate dall’alto, una è ancora visibi-
che informa di sé tutto il componimento, invitando a da fase venne scavato un vano al di sotto del pavimento le in situ: un sarcofago paleocristiano inserito nella mura-
godere la vita finché possibile e inneggiando alle gioie dis- originario per una profondità di 2,30 metri, una sorta di Sepolcro R’ tura che divide R da R’, la cui cassa sconfina anche nel cli-
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pensate dalle belle ragazze. Evidentemente imbarazzava cripta riempita progressivamente dall’alto di deposizioni. vus antistante. La fronte, rivolta verso sud, cioè visibile
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un personaggio che coltivava una filosofia spicciola così Fu con un certo stupore misto a timore che gli scavatori Sull’allineamento della facciata di R, subito a nord ma a dal sepolcro R, è strigilata con al centro il ritratto di una
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poco consona alla santità del luogo e alla vicinanza delle del secolo scorso si resero conto in questa maniera che la una quota superiore a causa della pendenza naturale del coppia inserito in un clipeo (un disco a forma di scudo,
reliquie dell’apostolo deposte lì vicino. La statua finì nella colonna del baldacchino si reggeva praticamente sul
collezione di famiglia Barberini finché – al principio del vuoto.
secolo scorso – tramite il commercio antiquario prese la Una volta che gli antichi proprietari del sepolcro ebbero
via dell’esportazione fuori d’Italia per raggiungere una esaurito lo spazio della cripta, collocarono sul pavimento
sede meno severa, mentre l’iscrizione venne distrutta dopo della camera altri tre sarcofagi. Il primo di essi è partico-
la scoperta, per fortuna non senza essere stata prima rico- larmente significativo: sia di per sé sia per la cronologia di
piata. Anche della statua, d’altronde, restano disegni del- utilizzo del sepolcro. Si tratta di una cassa decorata da stri- 84

l’epoca, che ne hanno permesso una sicura identificazione.


Degli scavi seicenteschi restò traccia anche in un polian-
drio, un ricettacolo che accolse pietosamente i resti umani
emersi durante i lavori di fondazione, riconosciuto duran-
gilature sulla faccia anteriore, con al centro un arco che
inquadra due figure su una base, a imitazione di un grup-
po scultoreo. Sono rappresentati Meleagro e Atalanta: due
dei più famosi cacciatori della mitica caccia al cinghiale
IN ARRIVO
te gli scavi archeologici degli anni ’40183. Durante quest’ul-
timo intervento, pur se condotto con le notevoli limitazio-
ni imposte dalle fondazioni berniniane, si poté appurare
che il sepolcro era stato edificato prevedendo sia il rito del-
Calidonio, con un’iconografia non molto frequente in
questa versione. La fronte del coperchio, invece, aveva un
decorazione tratta da un repertorio assai più usuale: ai due
lati della tabella destinata ad accogliere l’iscrizione – pur-
mausoleo r
sarcofago da ftp
l’inumazione sia quello dell’incinerazione: sono stati visti troppo mai realizzata o solo dipinta e dunque svanita – si
arcosolii nelle pareti occidentale e settentrionale, mentre dispiega una fila di esseri marini: a sinistra dei ketoi (sorta
nel pavimento musivo sono inserite lastrine marmoree di serpenti marini) e a destra dei tritoni. All’interno erano
forate, che permettevano di versare le offerte di libagione deposti insieme un adulto e un infante; assieme ad essi era
ai defunti sepolti nelle urne sottostanti. Nella parte supe- anche un gruzzolo di monete di varia epoca: la più antica

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antica forma onoraria) sovrapposto alla scenetta idilliaca verso la porta posta al termine settentrionale del clivus. A
di un pastore che munge una pecora, mentre alle estremi- est il muro perimetrale coincideva con la prosecuzione 90
tà si trovano le immagini degli apostoli Pietro e Paolo191. settentrionale del muro rosso del Campo P, di cui si è par-
La cassa, che contiene ancora due corpi, si data stilistica- lato all’inizio di questo capitolo. La struttura sembra
mente al secondo quarto del IV secolo, ma deve essere databile attorno alla metà del III secolo.
stata reimpiegata in epoca successiva, in quanto il coper- Il recinto Q si sovrappose – come era già avvenuto per R’
chio non si adatta bene e non pare quello originario. – a strutture anteriori: verosimilmente una cisterna con-
temporanea alla costruzione del clivus, al muro rosso e al
Recinto Q sepolcro R’.

Ancora più a nord di R’ si apriva un recinto a cielo aper- Campo P


to, che poté essere scavato solo con difficoltà e che risul-
tò distrutto in gran parte dalle fondazioni del corridoio Siamo tornati così finalmente al luogo da cui era partito
centrale della confessione, dalla cappella Clementina e questo capitolo, all’area scoperta delimitata a ovest dal
dalla colonna nord-occidentale del baldacchino del clivus e dal recinto Q e a sud dal sepolcro S (fig. 8*). Non
Bernini192. Costruito in laterizio, era pavimentato con una si ripeterà quanto già si è detto trattando la tomba di
sorta di mosaico a grosse tessere di selce e prevedeva Pietro. Sarebbe possibile infatti una descrizione più det-
esclusivamente inumazioni, disposte in arcosolii lungo il tagliata delle varie fasi delle strutture qui rinvenute, ma
perimetro. Era privo di copertura e vi si accedeva attra- non apporterebbe molta più chiarezza in un discorso

IN ARRIVO
sarcofago r
donna che studia
da ftp

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necessariamente sintetico come è questo. Basti dire in anche dai frequentatori pagani dell’area, in modo da scon-
chiusura che questo settore della necropoli – se si prescin- giurare eventuali profanazioni e danneggiamenti.
de dalle sepolture isolate del Campo P – dovette essere L’accesso al Campo P non poteva avvenire né tramite l’i-
occupato nel giro di pochi anni a partire da sud e da ter – l’asse principale di questo settore di necropoli, per
ovest. Come si è visto infatti esistevano già in età adrianea quanto ci è dato di conoscere – né tramite il clivus, che
cisterne che vennero riutilizzate in parte come sepolture terminava nel recinto Q, ma necessariamente attraverso
nell’area che sarebbe stata occupata dal sepolcro R’. un percorso che passava a monte della fila settentrionale
Venne quindi edificato il sepolcro S, poi quello R e infine, dei sepolcri. Non si hanno elementi per dire se anche in
verso il 160, il complesso del clivus, delimitato a est dal questa fascia più settentrionale la necropoli fosse altret-
muro rosso, con accesso verso ovest al nuovo sepolcro R’ tanto fittamente occupata, ma in ogni caso lo spazio dis-
e a nord a una cisterna, più tardi sostituita dal recinto Q. ponibile nel Campo P non permette di ipotizzare la par-
In questa attività edilizia si dovette inserire anche la comu- tecipazione di grandi numeri di fedeli alle commemora-
nità cristiana, per monumentalizzare il luogo venerato zioni che vi si saranno svolte. Forse anche questo aspetto
come sepoltura dell’apostolo. Ciò dovette avvenire da un della disponibilità degli spazi è un argomento da tener
lato per la maggiore coscienza maturata dell’importanza presente quando si discute la celebrazione della festività
dell’apostolo come garante della fede della comunità dei santi Pietro e Paolo il 29 giugno, che, come si è
romana stessa e come tramite diretto con l’insegnamento detto193, almeno dal 258 si sarebbe tenuta per san Paolo
di Cristo, dall’altro – e non sarà un aspetto da sottovaluta- sul luogo della sua sepoltura sulla via Ostiense, mentre
re – per salvaguardare dall’espansione edilizia della necro- per san Pietro si svolgeva ancora presso le catacombe
poli il luogo venerato e dargli uno statuto riconoscibile oggi dette di San Sebastiano, sulla via Appia.

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CAPITOLO QUARTO
LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS

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LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS

INTRODUZIONE TOPOGRAFICA soggette ai frequenti straripamenti del Tevere. Non a caso st’area del Vaticano – detta Belvedere dal quattrocentesco stalle e angusti ricoveri delle tombe a camera più vicine
la viabilità cittadina – che vedeva il cuore di Roma sulla palazzetto di Innocenzo VIII Cybo (1484-1492) – sono alla via18. In seguito, la concomitanza del progressivo
In area extraurbana, l’antica via Triumphalis aveva origine riva sinistra – si raccordava sull’altra sponda con il quar- documentati alcuni sporadici rinvenimenti effettuati in impaludamento dell’area a valle e la sovrapposizione dei
dalla sponda settentrionale del Tevere, partendo prima tiere di Trastevere, molto più a sud, alle falde del più riprese dal ’500 agli inizi del ’900, ma purtroppo non frequenti cedimenti del colle causarono l’interro anche
dal ponte Neroniano e in seguito dal ponte Elio, all’altez- Gianicolo, con una serie di ponti che favorirono lo svilup- è sempre possibile collocarli topograficamente con preci- dei sepolcri riutilizzati, con il loro completo abbandono.
za del sepolcro di Adriano1. La strada lasciava il percorso po edilizio e l’inurbamento solo di questa zona. In segui- sione9. Allo stesso modo si può ricordare il ritrovamento In età bassomedievale poco interferirà con i resti interra-
della via Cornelia, in un punto non precisabile ma proba- to quest’area trans-tiberina vaticana, ove attualmente si in quest’area – definita all’epoca genericamente «Prato di ti: come accennato, la sommità nord-orientale del colle fu
bilmente nell’area dell’attuale piazza San Pietro, per diri- distribuisce il quartiere di Prati, venne progressivamente Belvedere» – di una piccola porzione di necropoli nel oggetto d’importanti lavori solo a partire dagli ultimi
gersi verso nord, passando nella valle al di sotto del colle occupata da una serie di sepolcri, alcuni dei quali di gran- 184010. Altre parti minori della stessa necropoli sono decenni del ’400, con la costruzione del palazzetto del
Vaticano e indirizzandosi verso monte Mario; all’altezza de imponenza, primo fra tutti la piramide detta nel venute alla luce in occasione di lavori edili sotto l’edificio Belvedere di Innocenzo VIII, cui seguirono altre grandi
della Giustiniana (VI miglio) la via Triumphalis incrociava Medioevo Meta Romuli, che sorgeva in approssimativa delle Poste Vaticane11, sotto San Pellegrino degli imprese edilizie nei secoli successivi. Come riflesso di
la via Cassia-Clodia che passava immediatamente a ovest corrispondenza con il moderno imbocco di via della Svizzeri12, sotto il cortile di San Damaso13, sotto l’officina questa nuova occupazione dell’area, si può rilevare il
di Veio. Quindi l’originario percorso corrispondeva gros- Conciliazione e che venne demolita durante il pontificato elettrica14 e, subito al di fuori della Città del Vaticano, in ritrovamento di vari cunicoli di spoliazione delle struttu-
so modo all’antica via Veientana ma, presumibilmente a di Alessandro VI (1492-1503)6. via Leone IV15. re antiche sepolte, destinati a reperire materiale da costru-
seguito della distruzione di questa città etrusca ad opera Soprattutto notevole, però, era il sepolcro dell’imperato- Alcuni lavori hanno portato a scoperte di maggior entità, zione, e di alcuni tagli e rasature, dovuti alla realizzazione
di Furio Camillo (396 a.C.), cambiò il nome in re Adriano, poi trasformato in Castel Sant’Angelo7. che – ove possibile – hanno offerto l’occasione di studi di terrazzamenti per i giardini.
Triumphalis e – tramite il ponte o un guado – sembra Questo genere di destinazione dell’area si andò consoli- più approfonditi e la possibilità di musealizzare le aree L’importanza di questi contesti sepolcrali non si basa sulla
dovesse connettersi, all’interno di Roma, con la via porti- dando nel corso dei secoli successivi e i sepolcri si sovrap- scavate. Seguendo la loro collocazione topografica, dalla preziosità e sulla qualità delle tombe e dei relativi corredi,
cata che terminava proprio con la Porta Triumphalis2 di posero ad altri sepolcri. sommità verso valle, possiamo elencare il settore della ma sul loro eccezionale stato di conservazione. Si è ritro-
età repubblicana, alle pendici del Campidoglio. In particolare nell’area dello Stato di Città del Vaticano, Galea – scoperto negli anni ’30 da Enrico Josi e ampliato vato inoltre un gran numero d’iscrizioni, altari, urne, sar-
In età imperiale la via Triumphalis ha significato essenzial- fin dal ’500, sono emerse a più riprese parti di una gran- in occasione degli scavi del 199416, il settore nel seminter- cofagi e suppellettili varie; spesso i contesti erano integri
mente per il traffico locale, riducendo la sua importanza a de necropoli8, che si distribuiva irregolarmente dalla som- rato dell’edificio dell’Autoparco, rinvenuto da Filippo e al proprio posto. Le stesse tombe – almeno quelle più
favore del tratto suburbano della via Cassia-Clodia, che mità del colle lungo le pendici nord-orientali fino a valle, Magi tra il 1956 e il 1958, quello al di sotto dell’attuale antiche – non di rado sono venute alla luce sigillate da
attraversa il Tevere tramite Ponte Milvio. Essa tuttavia in corrispondenza del primo tratto della via Triumphalis. struttura dell’Annona Vaticana, scavato da Enrico Josi nel frane o da reinterri, quindi la struttura poteva presentare
compare ancora sulla Tabula Peutingeriana, copia Da questa strada partiva una viabilità minore, costituita 1930 ed ora accessibile solo occasionalmente tramite in buono stato il suo apparato decorativo, costituito da
medioevale di una carta topografica il cui originale si data da brevi e tortuosi diverticoli, e una serie di piccole e sco- un’angusta botola, e infine l’area di necropoli scoperta in mosaici, affreschi e stucchi. Non si tratta di opere d’arte
tra il 325 e il 362 d.C.3, dove la via appare come collega- scese rampe, che si raccordavano fra loro e permettevano occasione dei recenti lavori per la costruzione del par- di qualità assoluta, ma di segnali di vita e di gusto che si
mento tra Roma e la Basilica di San Pietro. la frequentazione delle aree sepolcrali. La prima fase che cheggio di Santa Rosa, negli scavi del 200317. Queste aree possono seguire diacronicamente, nel loro sviluppo nel-
Per comprendere meglio l’antropizzazione della zona, possiamo riconoscere si colloca almeno a partire dall’età della necropoli vaticana lungo la via Triumphalis saranno l’arco di più di trecento anni. D’altra parte il popolo dei
bisogna a questo punto ricordare che il colle Vaticano – augustea, quando sono documentabili con certezza le singolarmente descritte nei paragrafi che seguono, cer- defunti di questa parte della via Triumphalis non appare
come gli altri di Roma – aveva una sua lontana origine vul- prime tombe, che si distribuiscono sul colle vaticano cando di presentare – di volta in volta – la nascita, lo svi- particolarmente ricco, si tratta prevalentemente di una
canica, con un nucleo che prevedeva la sovrapposizione senza un preciso programma edilizio. Le prime sepolture luppo e la fine delle strutture sepolcrali e delle pratiche classe sociale che potremo definire medio-bassa. Sono
geologica di argille sterili e banchi di tufo, mentre gli stra- sono individuali; si tratta d’inumazioni e incinerazioni che 1 funerarie. soprattutto le sepolture di schiavi e liberti a usufruire di
ti più superficiali erano composti da sabbie e ghiaie, depo- prendono posto là dove il terreno lo permetteva: uno In linea generale, se non è determinabile con esattezza l’o- questo pendio per la loro dimora ultraterrena, anche se
sitate dalle alluvioni preistoriche del Tevere: ne consegue spianamento del pendio, uno spiazzo, una radura tra la rigine di questa necropoli, è comunque possibile docu- molti di loro facevano parte della vasta e influente familia
una grande instabilità e una forte predisposizione a frane vegetazione, senza un orientamento preordinato o un mentarne l’esistenza a partire dalla fine del I secolo a.C. e dell’imperatore. In un solo caso – la ricca tomba VIII (dei
e cedimenti. Per questa sua natura geologica, l’area – in organico progetto urbanistico. seguirne lo sviluppo fino ai primi anni del IV secolo d.C., sarcofagi), nel settore di Santa Rosa – si può documenta-
forte pendenza – non si prestava tanto a una fitta occupa- La prima fase sepolcrale non sembra quindi prevedere quando – intorno al 320 d.C. – poche centinaia di metri re il sepolcro di una famiglia con almeno un membro
zione edilizia suburbana, ma venne piuttosto destinata a evidenti modifiche del terreno e le tombe sembrano adat- più a sud verrà edificata la basilica costantiniana sulla appartenente alla classe equestre. Le iscrizioni, le decora-
coltivazioni di orti e vigne oltre che, naturalmente, a sepol- tarsi all’orografia del colle, quasi distribuendosi secondo tomba di Pietro. Forse la costruzione di questo imponen- zioni e i corredi ci presentano personaggi di differente
ture4. Questa vocazione d’uso non impedirà nella zona le sue curve di livello; in qualche caso si può osservare una te edificio di culto – culla della Cristianità romana – provenienza e impiegati in mestieri comuni o rari, inoltre
l’insediamento di tenute private e imperiali suburbane, gravitazione o un collegamento verso la viabilità seconda- affrettò la fine dell’uso sepolcrale di questa zona del si possono intuire dei legami con religioni, filosofie e tra-
presumibilmente con le relative strutture per il soggiorno5. ria, che aveva origine dalla via Triumphalis. Le tombe più Vaticano, mentre solo nell’area della nuova basilica si con- dizioni diverse: è la storia della vita e delle speranze degli
Per tutta l’età repubblicana questo primo tratto della via antiche dovevano prendere posto ai lati della Triumphalis, tinuerà a seppellire. Per secoli la via Triumphalis continuò uomini che emerge dal loro sepolcro. Vi sono quindi tutte
Triumphalis era quindi inserito in un paesaggio poco ospi- occupandone le aree limitrofe su più file, poi si preferì a essere percorsa dai pellegrini che giungevano da setten- le condizioni per ricostruire un tessuto storico-sociale
tale; il colle Vaticano doveva presentarsi piuttosto selvag- passare in «zona panoramica», come attestano alcune trione alla tomba del Principe degli Apostoli, rimanendo articolato e di particolare interesse, inoltre si è creata l’oc-
gio, boscoso ed incolto, mentre le zone di fondovalle e le sepolture di età augustea fin sotto la sommità del colle, in quindi sempre frequentata; non a caso alcune tracce di casione per approfondire alcuni aspetti del rituale funera-
aree limitrofe erano pianeggianti, ma anche paludose, prossimità della seicentesca fontana della Galea. In que- vita in età altomedievale attestano la trasformazione in rio finora poco documentati.

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Galea poter realizzare la viabilità moderna; una tomba e un lato


di altre due vennero invece conservate entro larghe arca-
Il settore della necropoli della via Triumphalis viene detto te al di sotto del terrazzamento moderno.
«della Galea» dalla fontana omonima, a ridosso del palaz- Nello stesso sito tra il 1994 e il 1995 seguirono dei nuovi
zetto del Belvedere di Innocenzo VIII Cybo (1484-1492). scavi, necessari per la creazione di un magazzino
La fontana è costituita da un grande bacino, nel cui cen- dell’Ufficio Vendita Pubblicazioni e Riproduzioni dei
tro fu posto – durante il pontificato di Clemente IX (1667- Musei Vaticani, ampliando l’area archeologica scoperta
1669) – il modello di un galeone, realizzato, sotto Paolo V negli anni ’30. Il rinvenimento di nuove sepolture ha per-
(1605-1621), in piombo con finiture in bronzo, su proget- messo di verificare la loro disposizione su tre antichi ter-
to di Carlo Maderno. Dai cannoni, dagli alberi, dai pen- razzamenti, con un andamento abbastanza regolare, che
noni e da un trombettiere sul castello di poppa nascono creava piazzole e spazi di risulta poi occupati da tombe
gli zampilli, che creano una serie di giochi d’acqua desti- individuali, a incinerazione e inumazione21. La realizza-
nati ad allietare un piccolo parco di siepi e alberelli. zione del magazzino ha comportato qualche sacrificio –
Infatti, nel ’600, l’area a valle del lunghissimo Corridoio come la parziale demolizione dei pochi resti pertinenti al
del Bramante era destinata a giardino, organizzato su terrazzamento superiore o la loro obliterazione al di sotto
diverse terrazze e adibito in parte ad orto; di esso si con- delle strutture moderne – ma ha anche permesso di isola-
servano varie vedute, tra cui si può ricordare quella ripor- re l’area archeologica all’interno del nuovo edificio. In
tata in un’incisione del 1615 di Maggi e Mascardi. Gli questa maniera si è potuto procedere con tempi e mezzi
interventi post-antichi in questa zona si possono conside- più adeguati a nuovi piccoli saggi di scavo e a una serie di
rare piuttosto limitati, potendosi documentare solo alcu- restauri che sono proseguiti fino al 200522.
ni cunicoli cinquecenteschi – destinati al recupero di ma- In altre aree limitrofe della sommità del colle Vaticano
teriali edilizi da reimpiegare nelle nuove fabbriche ponti- recentemente si sono fatti altri rinvenimenti pertinenti
ficie – e la realizzazione di scarpate e di contrafforti rela- alla stessa parte di necropoli. Nel 1995, uno sterro super-
tivi ai terrazzamenti. Di conseguenza l’area, fino ai lavori ficiale per la risistemazione dell’aiuola di fronte alla fon-
degli anni ’30, si presentava archeologicamente quasi tana della Galea ha portato alla luce un coperchio di urna
integra, sigillata dalle terre del giardino. cineraria con uccellini e palmette acroteriali23. Negli anni
Proprio a seguito del Trattato Lateranense del 1929, la 1998-2000, in occasione dei lavori per il Giubileo, si effet-
zona venne interessata da una serie lavori edili, necessari tuarono altre scoperte da porre in relazione con le tombe
alla riorganizzazione interna del nuovo piccolo Stato del sulla sommità del Vaticano; queste avvennero in seguito
Vaticano. Innanzitutto sembrò un’esigenza primaria la agli sbancamenti per la costruzione del nuovo ingresso
realizzazione di una viabilità più articolata; di conseguen- dei Musei Vaticani24 e per la realizzazione del nuovo posto
za si praticarono alcuni sterri necessari ai nuovi percorsi di ristoro25.
e collegamenti, fornendo, allo stesso tempo, l’occasione I tre terrazzamenti del settore della Galea sono occupati
che permise importanti ritrovamenti. In particolare, tra il da sepolture cronologicamente vicine fra loro; certamen-
maggio e il settembre 1930 si realizzò una strada per rac- te sono da presumere almeno un altro terrazzamento più
cordare la zona nord-orientale dello Stato con l’area som- a monte e numerosi più a valle. L’edificazione dell’area 2
mitale del Belvedere; spianando e regolarizzando il per- sembra infatti partire dalla sommità, per poi procedere
corso, poche decine di metri a valle della fontana della negli spazi di volta in volta ricavati più in basso, con qual-
Galea si rinvennero le prime tombe a camera, che subito che adattamento all’irregolare pendio. Il terrazzamento
vennero descritte ed ebbero una prima edizione ad opera più elevato – tra quelli individuati – occupa uno stretto
dello Josi19. Le tombe risultarono prive della copertura e spazio quasi a ridosso delle fondazioni della galleria che
parzialmente tagliate dagli sbancamenti per le terrazze oggi ospita il Museo Chiaramonti. Le sepolture qui ritro-
del giardino; erano disposte su più file lungo il pendio, vate appartengono all’età augustea e ai primi decenni del
che declinava dalla zona poi occupata dalla Scala del I secolo d.C., quindi, come accennato, risultano essere le
Bramante. Gli antichi terrazzamenti apparvero distribui- più antiche dell’area. Si tratta di poche tombe a camera
ti su di una viabilità minore, con occasionali raccordi tra- conservate al livello delle fondazioni con cinerari e fosse
mite rampe trasversali in forte pendenza20. Purtroppo tre scavate nel pavimento destinate a sepolture su piani
camere sepolcrali e parte di una quarta furono rase per sovrapposti (formae). A fianco si trovavano alcune pove-

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re inumazioni: in un caso la fossa era coperta da una serie porta del sepolcro è protetta dalla terra di eventuali frane
di mattoni bipedali e due di essi recano un bollo degli o dalle piogge con una lastra, inserita di taglio nel terreno
inizi del I secolo d.C.26. davanti alla soglia.
Il terrazzamento sottostante marca un salto di livello di Nell’angolo nord-ovest del colombario è stato ritrovato
circa un metro e mezzo e un salto cronologico di un seco- un laterizio con il bollo di Paetinus e Apronianus, conso-
lo. La datazione di tutte le sepolture è infatti contenuta li del 123 d.C.33: dunque la tomba è stata edificata dopo
nella prima metà del II secolo d.C., in particolare tra gli questa data, ma prima delle tombe a cassetta 17 e 18,
anni 120 e 150 d.C. Sono state individuate sei tombe a forse due osteoteche, che vi si appoggiano. Questi due
camera, due osteoteche (contenitori di ossa), quattro piccolissimi monumenti sepolcrali sono costituiti da mat-
tombe ad inumazione, coperte da una semicappuccina toni rivestiti di un bauletto di malta, stuccato e dipinto di
(una sorta di tettuccio formato da un sola fila di tegole rosso; un piano marmoreo forato, posto entro una picco-
appoggiate al muro adiacente), e tre incinerazioni in la nicchia dipinta, permetteva di versare le libagioni
terra, entro olle di terracotta – i caratteristici vasi ovoida- all’interno della sepoltura 17. All’interno della cassetta è
li che costituiscono il più diffuso contenitore per ceneri in un laterizio con un secondo bollo simile al precedente34.
età romana. Nell’adiacente e coeva tomba 18 è inserita una stele con
La tomba 5 sorgeva dietro alla fontana di Gregorio XVI27, il ritratto di un fanciullo a bassorilievo raffigurato con
accanto ad essa è la tomba 1a, della quale si conserva il una corta frangetta, di moda soprattutto in età traianea
lato occidentale, mentre il resto è stato rasato per la rea- (98-117 d.C.)35; al di sotto è il testo che chiarisce l’identi-
lizzazione della strada28. Della camera – in opera laterizia tà del giovane defunto: si tratta del tredicenne Publius
e a pianta rettangolare29 – si conserva il bancone a ridos- Cornelius Protoctetus. È possibile che la stele possa esse- 4
so del muro, ove sono incassate otto olle cinerarie e una re relativa ad una prima sepoltura del fanciullo, forse ori-
nicchia per altri due cinerari all’angolo settentrionale Le ginariamente inumato in una fossa e pochi anni dopo
fotografie effettuate durante gli scavi dello Josi30 ci traslato nell’osteoteca. La dedica del padre, Eutychus, al
mostrano qualche elemento di più: lungo il lato setten- figlio Protoctetus e alla donna Protocenins può far pen-
trionale, un’altra nicchia con due olle cinerarie e, al di sare che la tomba a cassetta 17 ospiti quest’ultima.
sotto, un sarcofago in terracotta, mentre sul lato orienta- Di fronte alle due osteoteche, tra il colombario 1b e la tomba 11,
le era una forma destinata ad accogliere quattro o cinque passa un breve viottolo che si collega ad una rampa, alle spalle
inumazioni sovrapposte. Il sepolcro si appoggia al colom- della tomba 11, che raccorda il terrazzamento intermedio con
bario 1b, circa del 125 d.C., e a causa della prevalenza quello superiore. Nel secondo quarto del II secolo d.C., quindi
delle incinerazioni sulle inumazioni, si può dedurre una subito prima della costruzione della tomba 11, il viottolo non esi-
cronologia contenuta negli anni intorno al 130-140 d.C. steva e l’area appariva libera; in quest’area vennero praticate una
Il colombario 1b sembra il più antico del terrazzamento serie di incinerazioni, di cui si conservano tre olle fittili interrate,
intermedio: di forma quasi quadrata – circa 3 metri per con il tubulo delle libagioni inserito nel coperchio forato (cinera-
lato – è costruito per ospitare tre file di due nicchie su cia- ri 14, 15 e 16)36.
3 scuna delle pareti laterali31. Al centro del lato di fondo è Verso il 140-150 d.C. viene costruita la tomba 11 – di
una nicchia maggiore delle altre, destinata presumibil- forma quadrangolare, circa 3,5 x 4 metri – adibita al rito
mente alla coppia titolare della tomba, mentre la parete misto37. Sulle pareti, in opera mista di laterizi e tufelli, 5
d’ingresso prevedeva nicchie più piccole; si può quindi sono due o tre file di nicchie, mentre al di sotto del piano
valutare un numero complessivo di 28 incinerati. La de- pavimentale sono quattro formae per quattro o cinque
corazione interna della camera era costituita da una breve inumati ciascuna; tre formae sono poste longitudinalmen-
cornice in laterizi e da un’elegante serie di motivi decora- te dopo l’ingresso, mentre la quarta occupa trasversal-
tivi in stucco, con tracce di colore: il precario stato di con- mente tutto il lato di fondo e al di sopra di essa, appog-
servazione permette solo di intuire – all’interno delle nic- giato ad una mensola di travertino, venne posto un sarco-
chie – dei personaggi inquadrati entro finte architetture. fago di terracotta. Tutti gli spazi interni erano rivestiti
Il pavimento era in mosaico bianco e nero, ma di esso si d’intonaco bianco e si conservano anche le tracce di una
conservano solo poche tessere in un angolo presso la decorazione affrescata con una serie di riquadri rossi
soglia in travertino; due fosse per inumazioni della secon- lungo la zoccolatura e tralci vegetali fioriti – in rosso e
da metà del III secolo d.C., hanno distrutto il resto32. La verde – tra le nicchie e al di sopra di esse.

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Alcuni oggetti di corredo – piccole anforette, calici brucia- databili al corso del I secolo d.C. Tutte le tombe di quest’area più
profumi di terracotta e balsamari vitrei – erano riposti interna sono ora coperte dal magazzino moderno.
nelle nicchie, sopra il coperchio dei cinerari, mentre nelle Il terrazzamento inferiore si presenta con una struttura
fosse delle formae si sono ritrovate un’applique bronzea a assai più definita e stabile. Una larga muratura di fonda-
valva di conchiglia e qualche altra ceramica. Le formae zione – con una cortina a blocchetti di cappellaccio43 –
erano chiuse da un piano di mattoni che fungeva da pavi- protegge l’area dagli eventuali smottamenti del terreno
mento; nella forma orientale si è rinvenuta una copertura della terrazza intermedia e, allo stesso tempo, funge da
a cappuccina, che chiudeva presumibilmente la cassa muro posteriore per una serie di almeno cinque tombe a
lignea. Il tutto era sigillato da un piccolo tappeto musivo camera in fila. Il sepolcro più a valle della serie fu indivi-
di tessere bianche attraversate da una banda nera. Si trat- duato in occasione degli scavi degli anni ’30; si tratta della
ta probabilmente di una delle ultime deposizioni nel tomba 444. Se ne possono ricostruire parzialmente le pare-
sepolcro, risalente alla seconda metà del II secolo d.C. – ti – in opera mista a blocchetti di cappellaccio e fasce in
quando gli spazi disponibili si andavano esaurendo38. In mattoni – che presentano una piccola cornice in laterizi
origine erano previste 52 incinerazioni e 16 inumazioni. nella parte superiore e gli arcosolii con le formae nella
Circa due generazioni devono aver usufruito del sepolcro, parte inferiore45. Simile, nella tecnica e nella planimetria,
in uso fino alla fine del II secolo d.C.: benché l’assenza d’i- doveva essere l’adiacente tomba 3, anch’essa nota solo da
scrizioni non permetta di decidere con certezza sembra si poche informazioni e fotografie degli anni ’30; l’unico
tratti della proprietà di un collegio funeraticio39 piuttosto elemento che la differenzia dalla precedente consiste in
che di un gruppo familiare. Questi collegi erano una sorta alcuni brani di affresco – una serie di motivi floreali su
di cooperative i cui membri, di estrazione sociale medio- fondo chiaro – sulla parete di fondo di un arcosolio46.
bassa, pagavano un contributo per costruire la tomba, e La posizione e la struttura di questi due sepolcri è simile
acquistando così uno o più loculi. Ulteriori periodici ver- alle tombe adiacenti 2, 6 e 7, tutt’oggi conservate e visibi-
samenti di denaro dei parenti garantivano la manutenzio- li; si tratta di un progetto organico che, intorno al 180-
ne del sepolcro e le cerimonie in memoria dei defunti. 190 d.C., edifica almeno cinque tombe in sequenza e
La tomba 11 divenne un polo di attrazione per varie sepolture ad ristruttura completamente un sesto sepolcro, la tomba 8.
inumazione. A parte la semicappuccina 19, realizzata alle spalle Queste tombe, originariamente pavimentate con un
dei sepolcri 1a e 1b, le semicappuccine 12 e 13 si appoggiano sul mosaico geometrico bianco e nero, condividono il lungo
fianco orientale della tomba 11 mentre la tomba 10 si dispone e largo muro posteriore e le pareti che di volta in volta le
lungo il fianco occidentale40. Quest’ultima è una fossa coperta da dividono; inoltre si affacciano tutte – direttamente o tra-
mattoni sesquipedali41 posti in piano e, in corrispondenza del mite un breve avancorpo a cielo aperto – sullo stesso viot-
volto del defunto, da un’anfora del tipo «Dressel 2-4», quasi inte- tolo e sono decorate sulla fronte da un’elegante cornice
gra; manca infatti solo il puntale e, inserita verticalmente, serviva laterizia, con sequenza di varie modanature: un kyma
condotto per le libagioni. Questo tipo di anfora da vino ci dà una lesbio continuo, un tondino con astragalo, un fregio a
indicazione cronologica solo approssimativa, essendo prodotto in dentelli ed un kyma ionico, tra esse sono una serie di gole
un lungo arco cronologico – dagli inizi del I alla metà del II seco- e di listelli47. L’accesso alle tombe era garantito da brevi
lo d.C. Poco significativo è anche un bollo del 120 circa d.C.42 pre- scalette, composte da tre alti gradini, essendo il viottolo
sente su un mattone della copertura, in quanto si tratta di un ele- ad una quota inferiore di circa un metro; questo dislivel-
mento di reimpiego. Di conseguenza è la posteriorità rispetto alla lo si era reso necessario per salvaguardare i sepolcri dalle
tomba 11 a determinare la datazione di questa sepoltura – come infiltrazioni delle piogge e dagli interri. Il progetto preve-
delle altre inumazioni vicine – alla metà del II secolo d.C. Poco si de sia incinerazioni – entro contenitori di terracotta
può aggiungere sulle sepolture del terrazzamento intermedio, se murati negli angoli – sia inumazioni, entro le formae rica-
non ricordare la presenza di altre sepolture individuali e altre vate sotto gli arcosolii; quest’ultimo rituale è di gran
tombe a camera in un’area vicina: si tratta di quelle parzialmente lunga prevalente. Tali caratteristiche sembrano più ido-
individuate in prossimità del limite occidentale dello scavo. In nee a una ripartizione delle camere sepolcrali tra i mem-
particolare, sono riconoscibili le tombe a camera 20 e 21, adibite bri di un collegio funeraticio, ma, anche in questo caso,
al rito misto e databili intorno alla metà del II secolo d.C., e le l’assenza di iscrizioni di sicura pertinenza non permette
tombe 22, 23 e 26, della prima età imperiale, insieme alle sepoltu- di stabilire le possibili relazioni tra i defunti.
re individuali ad inumazione 24, 25 e 27, invece genericamente La tomba 2 sembra anteriore alla 3, che, a giudicare da

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quanto ci è noto dagli appunti e dalle foto dello Josi, vi colare entrando a destra è un’antilope rampante, sulla
venne addossata in un secondo momento. Essa presenta parete dell’arco che divide le due sezioni è una figura fem-
due chiare e distinte fasi edilizie: la prima – assegnabile minile ammantata in volo (probabilmente un’Aura), con
agli anni intorno al 180-190 d.C. – è relativa all’impianto una pianticella al di sotto, a sinistra è un volto entro un cli-
dell’intera schiera di edifici funerari, mentre la seconda è peo, forse un gorgoneion, tra due uccelli in volo. 7

ascrivibile alla metà del III secolo d.C.48. Di pianta rettan- Differente è la decorazione all’interno dell’arcosolio.
golare49, originariamente presentava un bancone con due Nella parete di fondo, inquadrato da due sottili ghirlande
arcosolii lungo le pareti laterali e con uno solo su quella rosse pendenti e aperte «a tenda», è un soggetto cultuale:
di fondo, al di sotto erano le formae, per cinque inumati su di un terreno irregolare è posto un altare, su cui arde
sovrapposti. Non si conservano invece i resti dei cinerari la fiamma; subito a destra è una colonnina verde, su cui si
che, nelle altre tombe, risultano murati agli angoli. Per appoggiano un mantello rosso, uno scudo bruno e giallo
analogia con le altre tombe della serie, nella prima fase la ed una lancia, mentre a sinistra è un elemento in bruno e
pavimentazione doveva prevedere un tappeto musivo con giallo non chiaramente identificabile. Poco avanti il sot- 8
motivi geometrici realizzati con tessere bianche e nere. tarco è scandito da riquadri lineari in rosso, giallo e verde,
La seconda fase – attribuibile ai decenni centrali del III con una mandorla al vertice, entro cui è un uccello acqua-
secolo d.C. – cambia radicalmente la struttura del sepol- tico, colto mentre spicca il volo; ai lati del sottarco sono
cro50. Viene completamente rimossa la pavimentazione a invece due cavalli marini verdi.
mosaico, quindi si scava un ambiente ipogeo, fino ad una I soggetti descritti trovano vari confronti nella produzio-
quota di circa 2,60 metri inferiore al piano originario, ne pittorica del II secolo d.C., ma stilisticamente appaio-
esponendo tutto il perimetro delle fondazioni. La scalet- no espressi in queste forme stilizzate e «moderatamente
ta di accesso parte subito a sinistra dell’ingresso, con due impressionistiche» solo a partire dalla tarda età severiana,
gradini, piega a 90° gradi e scende di altri quattro gradi- perdurando fino alla fine del III secolo d.C.52. Particolar-
ni, quindi con un altro gomito ad angolo retto di due gra- mente simili si possono considerare i temi figurativi e le
dini dà accesso all’ipogeo; per creare la scaletta si è sacri- partizioni architettoniche del sepolcro degli Ottavii, in
ficata la prima forma della parete sinistra con i relativi una zona molto più esterna della via Triumphalis (ora al
arcosolio e bancone. All’interno di questo piccolo Museo Nazionale Romano)53, e di due ambienti della
ambiente sotterraneo viene ricavato un arcosolio nella cosiddetta Villa Piccola, sotto San Sebastiano sull’Ap-
parete di fondo, sotto cui è disposta una forma per gli pia54, datati alla prima metà del III secolo d.C. Tra la
inumati; sulla parete opposta è invece una tomba a cap- seconda metà del III e gli inizi del IV secolo d.C. si posso-
puccina (non scavata), di cui rimangono i laterizi a dop- no collocare invece le decorazioni affini di alcuni ambien-
pio spiovente murati nelle pareti, mentre di fronte alla ti della domus sotto San Giovanni e Paolo al Celio55 e, ad
scaletta è una tomba a cassone, un particolare tipo di Ostia, quelle della stanza VII dell’Insula dalle Pareti Gialle
sepoltura che prevede un’inumazione all’interno di una e del termopolio di via della Casa di Diana56.
sorta di baule in muratura51. La pavimentazione è a mo- Nella prima sezione del piccolo vano ipogeo, la figura
saico, ma lo scavo di una fossa per un’inumazione succes- dell’Aura in volo manca della testa, a causa di una lacuna
siva ne ha lasciato solo pochi brani. dovuta ad una manomissione del sepolcro; poco al di
Assai meglio conservata è la decorazione pittorica ad affre- sopra, infatti, è una piccola nicchia rettangolare, che
sco, che ha origine in corrispondenza dell’ultimo gomito doveva presumibilmente ospitare un’iscrizione o un ele-
della scaletta; qui è un’alta zoccolatura rossa, su cui è un mento decorativo o cultuale. Tale elemento venne aspor-
riquadro campito da un tralcio di rosa. Internamente la tato in occasione dello scavo di un lungo cunicolo cin-
decorazione pittorica si svolge su tre registri. Nella parte que/seicentesco, che, dopo aver interessato le tombe vici-
inferiore prosegue l’alta zoccolatura, costituita da riquadri ne e il piano superiore della tomba 2, ha anche sfondato
con fasce rosse, campiti da vari motivi geometrici, tra cui la volta dell’ambiente ipogeo. Questo cunicolo era desti-
grandi scudi circolari rossi al centro e pelte verdi inserite nato alla ricerca di materiale – più o meno prezioso – da
diagonalmente negli angoli. Le pareti e la volta sono inve- riutilizzare, di conseguenza si può attribuire a questa cir-
6 ce scandite da finte architetture stilizzate, realizzate con costanza anche il danneggiamento di un sarcofago infan-
sottili fasce di color rosso e verde; si creano così degli tile ritrovato nell’ipogeo durante i lavori degli anni ’3057.
scomparti, entro cui sono sospese piccole figure. In parti- Sulla cassa è scolpito a bassorilievo un soggetto detto

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convenzionalmente «le isole dei Beati», ove si compongo- semicircolare, al centro, con due cinerari e due minori, ret-
no imbarcazioni con eroti, colti in attività marinare, in un tangolari, con un solo cinerario; al di sotto di ogni arcoso-
contesto portuale (presumibilmente Alessandria d’Egit- lio è una forma, per la deposizione di cinque inumati. Il
to)58; al centro è la figura semidistesa del giovane defunto lato di fondo presenta un grande arcosolio, con al di sotto
9 (dal volto non rifinito). Il sarcofago – databile intorno al la consueta forma e al di sopra un bancone destinato ad un
300 d.C. – rappresenta la testimonianza più tarda dell’u- sarcofago; questa parete conserva labili tracce di una deco-
so sepolcrale nell’intero settore della Galea. razione a fasce azzurre.
La costruzione del vano ipogeo previde, logicamente, Il mosaico pavimentale si presenta di un certo interesse; si
anche il rifacimento del pavimento della camera superio- tratta di un tappeto, all’interno di una bordatura in lateri-
re59. Reimpiegando le tessere del mosaico originario si zi, realizzato con tessere bianche e nere disposte a produr-
11
realizzò un tappeto musivo incorniciato da una serie di re un motivo geometrico di tipo illusionistico. Dal-
sottili lastre di marmo; all’interno, dopo una larga fascia l’intersezione di fasce sinuose si generano larghi fiori esa-
nera, si dispose il soggetto figurato su campo bianco, con gonali bianchi con sei petali neri. Il motivo trova numero-
un invito verso la soglia. La decorazione del mosaico è si confronti; in particolare si possono ricordare alcuni pavi-
costituita da quattro cespi d’acanto che partono diagonal- menti ostiensi, come quello del portico della domus dei
mente dagli angoli della camera per convergere verso il Pesci68 e quello della Schola del Traiano69, genericamente
centro, ove su di un ramo si trova appollaiato un piccolo datati nel corso del III secolo d.C. Nel presente contesto si
10 uccello, forse un merlo. Come per gli affreschi, anche può invece ricavare una cronologia più alta, determinata
questo soggetto è assai diffuso nel corso del II secolo dal rinvenimento di due mattoni bollati, posti come diviso-
d.C.60, ma trova i migliori confronti stilistici nella produ- rio tra due sepolture all’interno di una delle formae; questi
zione del secolo successivo, come testimoniano i mosaici mattoni coprono la deposizione inferiore – quindi la più
ostiensi dell’Insula dell’Aquila61, della Schola del Traiano62 antica – della seconda forma del lato sinistro della camera.
e quelli della tomba 55 e del portichetto della tomba 34 Il bollo menziona le figlinae Publinianae nel praedium di
nella necropoli dell’Isola Sacra63. Aemilia Severa, una clarissima femina (cioè una donna di
In questa camera superiore non sembrano attestate nuove famiglia senatoria) attestata a Roma tra il 190 e il 210 d.C.70:
sepolture nel corso del III secolo d.C., di conseguenza si essendo ripetuto su due diversi mattoni, costituisce un’at-
può ipotizzare la sua trasformazione in un’anticamera adi- tendibile indicazione cronologica per l’occupazione inizia-
bita alle pratiche funerarie, come i refrigeria, i periodici le del sepolcro71. Nella tomba non si sono rinvenuti mate-
banchetti in commemorazione dei defunti. Il periodo riali posteriori alla metà del III secolo d.C., di conseguenza
intercorso tra le due fasi può esser valutato in circa tre si può ipotizzare che il sepolcro sia stato in uso per poco
generazioni, ma non è possibile stabilire se le trasformazio- più di mezzo secolo (tra il 180-190 e il 250 d.C.).
ni edili siano riferibili ad un riuso della tomba abbandona- La tomba 7 chiude la serie di sepolcri schierati lungo il
ta o a un utilizzo prolungato della stessa famiglia o dello medesimo muro di terrazzamento72. Questo muro ha una
stesso collegio funeraticio proprietari nella prima fase64. rientranza in corrispondenza dell’ingresso della tomba 11,
A fianco si apre la tomba 6, simile per forma e dimensio- più antica ma evidentemente ancora in uso; di conseguen-
ni65 alla tomba 2, con cui condivide una parete laterale e la za si riducono le dimensioni della tomba 7, di forma quasi
prosecuzione del muro di fondo66. Di fronte al sepolcro quadrata73. Lungo le pareti laterali e di fondo nella parte
due muretti, paralleli fra loro e appoggiati perpendicolar- inferiore sono tre arcosolii, in quella superiore due banco-
mente agli angoli esterni della tomba, sembrano creare un ni per sarcofagi sui lati e tre nicchie sulla parete di fondo.
piccolissimo cortile a cielo aperto prospiciente sul viottolo Come è normale la nicchia centrale semicircolare è più
che raccordava il terrazzamento67. Il cunicolo di spoliazio- ampia e ospita due cinerari mentre le laterali a pianta ret-
ne cinque/seicentesco, già ricordato a proposito della tangolare hanno un cinerario ciascuna.
tomba 2, ha asportato la soglia e gli stipiti d’ingresso, dan- Le pareti sono rivestite d’intonaco bianco; una sottile
neggiando il primo tratto della pavimentazione musiva; fascia rossa delinea il bordo degli arcosolii, mentre motivi
durante il suo percorso sotterraneo ha sfondato anche le vegetali – in color grigio-verde, purtroppo mal conservati
pareti laterali. Ad ogni modo, sulla base di quanto si con- – decorano gli spazi superiori.
serva, si possono ricostruire su ognuna delle pareti latera- Al centro della camera il mosaico è stato ritrovato spro-
li due arcosolii con tre nicchie al di sopra: una maggiore, fondato per il crollo della volta; la causa di ciò è da adde-

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bitare a un pozzo di ispezione cinque/seicentesco, da cui to nella fase del 180-190 d.C. Un ulteriore elemento relativo a que- ticolarmente precoce di questo motivo da porre in un perio- to; un esempio illustre di questo rito è raffigurato in un rilie-
hanno origine due rami del cunicolo di spoliazione sto primo sepolcro è forse individuabile in una struttura addossa- do valutabile negli anni intorno al 170-180 d.C. vo della tomba degli Haterii (fine del I-inizi del II secolo d.C.). Fig. 1
descritto in precedenza: il primo ramo si dirige verso est ta alla parte inferiore della tomba (presumibilmente di prima fase), L’interro della tomba appare progressivo: strati di ghiaia e Come si è accennato, gli interri della terrazza intermedia e di quel-
e attraversa le tombe 6 e 2, mentre il secondo, scavato in costruita in mattoni sesquipedali; potrebbe trattarsi di un piano argilla poco alla volta coprono i gradini, quindi penetrano la inferiore sembrano dovuti a precoci cedimenti del colle. Infatti,
direzione sud-ovest, penetra nella tomba 8, oltrepassan- per i banchetti rituali o, più probabilmente, di una sorta di cupa, anche all’interno del sepolcro. L’abbandono del sepolcro, al loro interno si sono rinvenuti materiali ceramici non più tardi
dola. Anche in questo caso attraverso il cunicolo vennero un’inumazione entro muratura. Due mattoni di questa struttura, avvenuto entro la metà del III secolo d.C., sembra preceden- della metà del III secolo d.C.; su questa base si può immaginare che
asportati gli stipiti e la soglia dell’ingresso della tomba, che recano un bollo databile tra l’80 ed il 100 d.C., potrebbero te al completamento degli spazi funerari disponibili, forse a – una volta completata l’occupazione delle formae e utilizzati i
danneggiando la prima parte del mosaico. Il tappeto indirizzare verso una simile cronologia la prima fase del sepolcro81. causa della sua inagibilità. cinerari, per un lasso temporale che si può valutare in due genera-
musivo è incorniciato da una fascia di lastrine marmoree, La fronte è rivestita d’intonaco rosso e presenta tre gradi- Nell’area antistante alle scalette delle tombe 7 e 8 si è rinve- zioni – molte tombe venissero abbandonate e si fossero progressi-
che inquadrano due bande di tessere nere; al centro è il ni di accesso. La camera interna, come accennato, ha una nuta una stele di particolare interesse, che presenta due iscri- vamente riempite con la terra di una serie di frane, a questo punto
12 motivo geometrico in bianco e nero. Come in precedenza pianta allungata82 leggermente trapezoidale; il fondo del- zioni contrapposte sulla stessa faccia: la prima, probabilmen- non più rimossa. Nella seconda metà del III secolo d.C., infine,
si tratta di un gioco decorativo illusionistico, che ha origi- l’ambiente non è attualmente visibile, in quanto rimane al te della metà del I secolo d.C., venne realizzata a partire dal- sopravvivono solo le tombe 1b e 2, poste sullo stesso allineamen-
ne dall’intersezione di più cerchi allacciati: nelle sovrap- di sotto della pavimentazione del magazzino moderno. La l’originario margine superiore della lastra, la seconda – frut- to, ma su due differenti terrazzamenti; la prima, il colombario 1b,
posizioni si generano delle «foglie d’olivo» nere, che cir- parete sinistra del sepolcro fu parzialmente demolita dal 13 to di un reimpiego posteriore di almeno un secolo – fu inve- viene riutilizzata per inumazioni, apportando delle rozze demoli-
coscrivono esagoni bianchi dai lati concavi, campiti da cunicolo di spoliazione cinque/seicentesco. Si possono ce scolpita dopo aver capovolto la stele, partendo dall’origi- zioni, a scapito del pavimento a mosaico e di varie nicchie sulle
fiori a croce. Questo gusto decorativo – creato dalla so- però ricostruire due arcosolii lungo le pareti laterali, con nario margine inferiore. L’iscrizione più antica – che conser- pareti per ricavare degli improvvisati arcosolii per nuove deposi-
vrapposizione di elementi geometrici curvilinei – caratte- formae al di sotto, e tre nicchie al di sopra. Per il muro di va un elegante testo ricco di allusioni – commemora Antonia zioni; la seconda trasforma e ridecora più elegantemente lo spazio
rizza gran parte della produzione musiva del II secolo fondo – individuato solo in cresta – si può ipotizzare un Titiana; l’epitaffio si rivolge in prima persona al passante, interno, aggiungendo anche un ambiente ipogeo affrescato. Si può
d.C.74. Lo stesso concetto ispiratore è infatti riscontrabile solo arcosolio, e al di sopra una nicchia per una coppia di esordendo con «Ecco il rogo di Antonia Titiana» – per ritenere che questa fascia – disposta su almeno due terrazzamenti
in alcuni mosaici datati tra il 130 ed il 150 d.C., come nel incinerati. «rogo» non s’intende l’ustrinum (il luogo della pira) ma le e per una larghezza non definibile – abbia risentito meno dei primi
triclinio di fondo degli Hospitalia di Villa Adriana75 e in Anche in questo caso appare pregevole la pavimentazione a ceneri sepolte – e poi definendo poeticamente la sua origine imponenti cedimenti del colle, intorno alla metà del III secolo d.C.;
un sacello lungo il Decumano di Ostia76, ma si ritrova mosaico bianco e nero, pertinente ad una fase coeva a quella romana. Prima di nominare il «santissimo» marito Marcus forse i sepolcri più interni hanno in qualche modo protetto questi
anche in pavimenti creati con inserti marmorei, come dei sepolcri vicini (circa 180-190 d.C.) o di poco successiva. Nonius Pythagora, ricorda di aver lasciato un figlio piccolo e sepolcri appena più esterni e la loro agibilità potrebbe aver favori-
quello rinvenuto recentemente nel territorio di Cisterna Il tappeto musivo è incorniciato da un bordo di lastre mar- un fratello, che sembra esser definito come suonatore di flau- to il loro riutilizzo fino ai primi anni del IV secolo d.C.
di Latina77. moree e da una larga e irregolare fascia di tessere nere; il to, benché siano possibili altre interpretazioni88. Questo
All’interno della camera sepolcrale sono state ritrovate motivo centrale si crea, come nelle tombe adiacenti, con aspetto richiamerebbe le cerimonie di prothesis (l’esposizione Autoparco
alcune iscrizioni, che potrebbero esser pertinenti ai cambi di colore nelle aree d’intersezione di fasce ondulate. del defunto), quando alle lamentationes partecipavano prefi-
defunti della tomba78. Anche in questo caso la cronologia Qui esse producono una serie di ovali bianchi, disposti in che (lamentatrici professionali) e, appunto, suonatori di flau- Circa cinquanta metri a sud-est, dunque più a valle del
dei materiali rinvenuti nel riempimento della camera sug- posizione diagonale con andamento alternato; gli ovali sono settore della Galea, è il settore dell’Autoparco, che pre-
gerisce un precoce abbandono del sepolcro, intorno alla circoscritti da pelte e da rettangoli con i lati concavi e conves- senta i terrazzamenti per le sepolture ad un livello una
metà del III secolo d.C., forse determinato da una frana si. Il motivo decorativo è rintracciabile attraverso alcune quindicina di metri più basso (cfr. tav. 1). Questa parte
scesa dalla sommità del colle. varianti, circoscritte alla prima metà del III secolo d.C. della Necropoli Vaticana sulla via Triumphalis fu ritrovata
La tomba 8 è il sepolcro più occidentale tra quelli rinve- Identico, ma con alcuni elementi decorativi (tra cui animali) in occasione degli sterri per la costruzione dell’Autoparco
nuti nella terrazza inferiore; non è disposto lungo il muro all’interno degli ovali, è il mosaico dell’ambiente C di una Vaticano, negli anni 1956-5889.
di terrazzamento, ma trasversalmente, con un ingresso villa romana di Lanuvio83; solo simili, nell’impostazione com- L’ampiezza e l’importanza dei rinvenimenti imposero l’e-
rivolto a est e ruotato di quasi 90° rispetto alle tombe a positiva e illusionistica, sono invece due mosaici di Roma – il secuzione degli scavi archeologici diretti da Filippo Magi,
camera precedenti79. pavimento di un ambiente di una domus nei pressi di San che, al termine dei lavori, coordinò anche i primi restauri,
Di conseguenza bisognerà ipotizzare che il viottolo del terrazza- Paolo alla Regola84 e di alcuni vani del Paedagogium85 – e un gli allestimenti e la musealizzazione dell’area archeologica.
mento inferiore termini in corrispondenza di questa tomba o che mosaico di Ostia, nel corridoio D della domus di Apuleio86. Come i settori vicini, anche quello dell’Autoparco si pre-
qui pieghi ad angolo retto, per scendere poi con una rampa verso Un ultimo confronto può essere istituito con il mosaico del senta caratterizzato da una serie di brevi terrazzamenti, su
un terrazzamento inferiore. La camera ha un orientamento molto frigidarium delle grandi terme di Aquileia87, della metà del III cui prendono posto numerose tombe a camera affiancate
vicino a qeullo delle più antiche tombe della terrazza intermedia secolo d.C., che testimonia la lunga durata del motivo. da sepolture individuali. Nell’area indagata si possono 14
(soprattutto le tombe 11, 22 e 26) e anche la struttura interna è Queste cronologie di confronto del mosaico sembrano con- riconoscere quattro terrazzamenti, ma la loro distinzione
irregolare, come dovesse adattarsi a spazi preordinati. Queste ano- trastare con il fatto che la tomba 7 (del 180-190 d.C.) si non è sempre precisa, in quanto le differenze di quote tra
malie topografiche e strutturali potrebbero esser causate da una appoggia sulla tomba 8 che dunque è più antica. Ne conse- l’uno e l’altro sono variabili: in alcune zone tendono a con-
preesistenza: alcune murature in corrispondenza dell’angolo di gue che il sepolcro, anche nella sua seconda fase, deve essere giungersi e in alcune epoche sembrano in parte sovrap-
contatto con la tomba 7 sembrano infatti esser pertinenti ad un leggermente anteriore rispetto alle tombe a schiera preceden- porsi. Gli spazi appaiono comunque molto ristretti, infat-
sepolcro precedente80, poi quasi completamente rasato e ricostrui- temente descritte e che il mosaico costituisce un esempio par- ti si deve considerare che, in poco meno di 20 metri, è

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osservabile un dislivello di più di 5 metri, con una penden- secolo d.C. Alcuni rinvenimenti monetali estendono que-
za media valutabile attorno al 30%. Tra un terrazzamento sto ambito cronologico alla seconda metà del III secolo
e l’altro, lungo il pendio scosceso, si distribuisce un gran d.C., non per quanto concerne nuove strutture sepolcra-
numero di sepolture individuali, sia a incinerazione sia a li, ma solo relativamente ad alcune inumazioni individua-
inumazione, che nel corso del tempo si sovrappongono, si li. In considerazione della progressiva e ininterrotta occu-
tagliano o si coprono. Nel complesso si sono ritrovati una pazione sepolcrale del colle, senza una reale soluzione di
ventina di monumenti sepolcrali, sessantotto tombe a cap- continuità e senza estesi progetti edilizi, queste fasi sono
puccina (fosse coperte da laterizi a doppio spiovente), quindi da considerarsi per lo più convenzionali. Per tutti
dodici tombe a fossa con copertura piana, sei sarcofagi, i motivi sopra accennati, converrà, anche nell’illustrazio-
sette cupae (sepolture individuali «a botte») e un gran ne di questa parte di necropoli, procedere seguendo un
15 numero di incinerazioni entro are-cinerario o in olle sepol- ordine cronologico e partendo dalle tombe più vicine alla
te direttamente nel terreno e segnalate da stele e cippi. via Triumphalis. 17

Un aspetto da tener sempre presente è l’irregolarità del- Le prime sepolture documentate nell’area sono databili
l’andamento di questi livelli artificiali, subordinati all’o- agli anni immediatamente successivi alla metà del I seco-
rografia del colle e condizionati dalla loro occupazione lo d.C. In particolare, nella terrazza inferiore, che nella
progressiva; infatti i terrazzamenti iniziano nell’area più parte individuata risulta più pianeggiante del resto dell’a-
vicina alla via Triumphalis, qualche decina di metri più a rea, si conservano due are-cinerario della metà del I seco-
valle, e col tempo procedono verso l’alto, seguendo e lo d.C. o dei due decenni successivi. Si tratta dell’altare 5,
adattandosi alle ondulazioni del terreno. Bisogna consi- con dedica a Marcus Valerius Amandus, forse un liberto
derare inoltre che, ogni volta che si occupa uno spazio della nobile famiglia dei Marcii Valerii Messallae90, e del-
superiore, la terra asportata dovrà esser scaricata di fian- l’altare 4, dedicato a Marcus Oppius Receptus, che si pre-
co o su un terrazzamento inferiore, comunque rispettan- senta internamente vuoto, per accogliere le ceneri, ed
do i precedenti sepolcri ancora in uso. La mancanza di esternamente conserva due piccoli chiodi di ferro, presu-
una pianificazione di questi spazi sepolcrali, l’instabilità mibilmente per appendervi una ghirlanda vegetale91. A
del terreno e i vincoli imposti dall’orografia e dalle pree- fianco sono state messe in luce alcune stele in travertino,
sistenze sono quindi la causa non solo di questa irregola- all’incirca coeve.
re disposizione dei terrazzamenti, ma anche dei diversi Ad una quota di poco superiore è il livello di un secondo
16 orientamenti e forma dei sepolcri. La conformazione geo- terrazzamento, che in questo periodo – la metà o secon-
logica instabile del «cappello» del colle Vaticano ha per- da metà del I secolo d.C. – si presenta occupato da poche
messo solo una regolarizzazione parziale del pendio, tombe in muratura e da un numero maggiore di sepoltu-
periodicamente interessato da una serie di smottamenti; re individuali. In età neroniana (54-68 d.C.), poco a
in particolare va menzionata una frana che in età flavia monte degli altari 4 e 5, venne costruita la tomba 10, una
(69-96 d.C.) ha coperto gran parte delle tombe allora in grande area sepolcrale a cielo aperto, delimitata da un
uso. Su questa frana, maggiore delle altre, si impostano le recinto in opera reticolata con ricorsi in laterizio, rivesti-
fasi edilizie successive, anch’esse tuttavia soggette ad altri ta esternamente d’intonaco rosso92. Il recinto è privo di 18
cedimenti del colle. ingressi e finestre, di conseguenza l’accesso era garantito
L’ambito cronologico di questo settore di necropoli sem- solo da una scaletta lignea, che forse era calata dal vicolo
bra più contenuto rispetto a quello delle aree adiacenti, a monte del sepolcro. Su questo lato vennero realizzate
potendosi valutare in un periodo di circa due secoli, dalla due file di cinque nicchie, ognuna delle quali conteneva
metà del I secolo d.C. alla metà o seconda metà del III. In due urne cinerarie fittili, per un totale di venti defunti.
particolare si sono individuate cinque fasi principali: la Già agli inizi del II secolo d.C., però, il recinto era in
fase I, contenuta tra la metà del I secolo d.C. e il regno di abbandono; pochi decenni dopo si riempì progressiva-
Vespasiano (69-79 d.C.), la fase II, che dura per il resto mente di terra, divenendo una sorta di terrapieno quasi
dell’età flavia (79-96 d.C.), la fase III, che comprende i pianeggiante, che venne poi occupato da tombe a inuma-
regni di Nerva (96-98 d.C.), Traiano (98-117 d.C.) e zione (a cupa e a cappuccina).
Adriano (117-138 d.C.), la fase IV, relativa all’età antoni- Sempre in età neroniana si costruì, poco più a ovest e ad
na (138-192 d.C.), e la fase V, che inizia con l’età severia- una quota leggermente più elevata, un altro recinto (4a),
na (fine del II secolo d.C.) e prosegue fino alla metà del III ma di dimensioni molto inferiori. Esso è costituito da un

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basso muro in reticolato con ammorsature a blocchetti di circa 70/80 anni; non si può comunque escludere che il
tufo rivestito di intonaco rosso93. Il lato di fondo ha posto sepolcro possa esser stato riutilizzato dopo il suo abban-
per una fila di tre nicchie per cinerari e serve contempo- dono e il suo primo interro97.
raneamente da contrafforte per contenere le terre sopra- Sia nel ripido pendio sul fianco sinistro del recinto 10 sia nel breve
stanti. Internamente una base in travertino sosteneva un spazio pianeggiante a valle della tomba a camera 6 si dispone una
cippo o un altare, su cui doveva essere iscritta la dedica serie di sepolture ad incinerazione direttamente scavate nel terre-
del sepolcro, che, in virtù della ridotta altezza del recinto, no, spesso corredate da una stele in marmo o in travertino con la
era visibile e leggibile dall’esterno. Il recinto 4a sopravvis- dedica al defunto. Queste sepolture sono genericamente databili
se alla costruzione dei vicini colombari 6 e 7, rispettiva- alla seconda metà del I secolo d.C. e sopra il loro interro, qualche
mente del 60-80 d.C. e del 110-120 d.C., ma venne inter- decennio più tardi, verranno realizzate nuove sepolture individua-
rato e danneggiato con l’edificazione del colombario 4, li, questa volta ad inumazione. Sulla base di queste occupazioni
della fine del II secolo d.C.94: si può quindi dedurre una del terreno si può individuare una convergenza di queste sepoltu-
sua frequentazione almeno fino ai primi decenni del II re della metà o seconda metà del I secolo d.C. verso due aree vici-
secolo d.C. ne, ove il pendio diveniva più pianeggiante: la prima da porsi in
Il colombario 6 appare immediatamente successivo ai corrispondenza degli altari 4 e 5, la seconda – con andamento a
due recinti di età neroniana appena descritti, poiché «L» – di fronte e di fianco alle tombe 4a e 6.
sfrutta la parete destra del recinto 10 come muro di fondo Sempre in età neroniana di fronte al colombario 6, ma ad
e adatta la sua fronte all’angolo del recinto 4a; questi con- un livello leggermente più basso – viene edificato il
dizionamenti hanno causato la curiosa forma trapezoida- colombario 8, che presenta il miglior stato di conservazio-
le della camera sepolcrale, con il lato di fondo più largo ne e la maggiore ricchezza tra i sepolcri scoperti nell’a-
di quello d’ingresso. La struttura – in opera mista di late- rea98. La tomba – costruita con cortina laterizia esterna e
rizi e reticolato, originariamente rivestimento d’intonaco opera mista di reticolato e laterizi all’interno – si affaccia
rosso – si apre sulla piazzola antistante con una bassa verso nord, dando le spalle ai sepolcri precedentemente
porta in travertino e due finestrelle; sopra la porta è il descritti e presentandosi con un orientamento differente.
riquadro per l’iscrizione con la dedica, non conservata95. Si può quindi dedurre la sua relazione con un diverso
19 Internamente viene realizzata una sola fila di nicchie: tre percorso viario, forse una rampa da collocarsi tra i setto-
da due olle sui lati e due per una sola olla sulla parete ri dell’Autoparco e quello di Santa Rosa. Nella camera
d’ingresso; sul lato di fondo, a ridosso del recinto 10, si sepolcrale sono ricavati due ordini di nicchie, per un tota-
costruisce invece un arcosolio. Il cocciopesto pavimenta- le di 38 olle cinerarie, ma disposte alquanto irregolarmen-
le presenta dei tagli che sono stati interpretati in funzio- te a causa delle differenti esigenze della committenza e di
ne del drenaggio delle acque che s’infiltravano nel sepol- alcune modifiche successive al progetto. Nella parete
cro; lungo il lato sinistro il cocciopesto ingloba un sarco- destra si ampliò la nicchia centrale fino a comprendere
fago di terracotta, di un tipo attestato nel II secolo d.C.: quattro olle, decorandola con un mosaico parietale poli-
da ciò si può dedurre che tale pavimentazione appartiene cromo incorniciato da una fila di conchiglie (del tipo car-
ad una seconda fase della tomba. dium edule). Al contrario nella parete sinistra, una nicchia
La camera sepolcrale fu anche dotata di un’interessante destinata alla sepoltura di un fanciullo venne realizzata in
decorazione ad affresco: sia sulle pareti che sulla volta a un secondo momento, unendo verticalmente due nicchie
botte si dipinse una sorta di padiglione all’interno di un sovrapposte.
viridarium (un piccolo giardino), realizzato con un telaio La decorazione del sepolcro è scandita da cornici lateri-
di traverse e riquadri rossi, con nastri allacciati pendenti, zie, che inquadrano le appliques in stucco e gli affreschi;
alla cui base sorgono cespugli con lunghe foglie verdi e tra quest’ultimi si può apprezzare una serie di motivi geo-
20 fiori rossi. Si tratta di motivi ornamentali particolarmente metrici – dipinti in rosso, giallo e verde – che affiancano
diffusi in tombe della seconda metà del II secolo d.C. e viticci d’edera, tralci d’acanto e una cesta di frutta. Al
del III, ma assai più rari in contesti sepolcrali come il pre- centro della parete di fondo è una piccola edicola, riqua-
sente, della seconda metà del I secolo d.C.96. Tra i nume- drata da una cornice di mattoncini e con la volta decora-
rosi rinvenimenti ceramici all’interno del sepolcro, una ta da una valva di conchiglia in stucco. Al suo interno è
serie di lucerne databili alla prima metà o alla metà del II una statuetta acefala, ugualmente di stucco, che raffigura
secolo d.C. fa pensare ad un lungo utilizzo, valutabile in un personaggio seduto, vestito di una pesante tunica e di

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un mantello; le mani sono posate in grembo a reggere una ti. Lungo lo stesso vicolo, ma più a sud-est, è la stele 28,
doppia tavoletta cerata e uno stilo: sembrerebbe quindi databile verso il 50-60 d.C.; l’iscrizione presenta la dedica
esser rappresentato uno scriba intento nel suo lavoro, a Verecunda, serva (ancilla) in un tempio di Venere negli
forse proprio il principale committente del sepolcro o Horti Serviliani, e a suo marito Saturninus, schiavo presso
21 forse l’amministratore del collegio funeraticio. Infatti, le la Biblioteca Latina (forse in relazione con gli stessi Horti
sei iscrizioni conservate in situ nel sepolcro attestano che Serviliani)102. Questa nuova menzione degli Horti Servi-
la tomba fu occupata da personaggi non imparentati fra liani – dove lavora anche lo schiavo Eros, sepolto nel co-
loro, ma presumibilmente membri del collegio99. In que- lombario 8 – conferma, in questa prima fase della necro-
sto caso si può valutare che la tomba e il relativo collegium poli, lo stretto rapporto di vari defunti con alcune proprie-
restarono in attività per circa mezzo secolo, fino ai primi tà imperiali, presumibilmente vicine alla via Triumphalis.
decenni del II secolo d.C. Tra i defunti è menzionato un Da questi Horti Nerone sembra abbia iniziato la sua tragi-
certo Eros, un servus atriensis (una sorta di portiere) degli ca fuga da Roma nel 68 d.C.103.
Horti Serviliani; questa tenuta è una proprietà imperiale, A fianco della stele 28, in posizione leggermente arretrata,
più volte menzionata in iscrizioni sepolcrali di quest’area è un basamento su cui sono collocati tre altari in fila (24,
in età neroniana, che dovrebbe quindi collocarsi in un 25 e 26), spostati più volte – in antico e nuovamente dopo
luogo presumibilmente non lontano dalla via gli scavi del 1958 – per mancanza di spazio104. In ordine 24
Triumphalis100. Altre due lastre iscritte sono invece rela- cronologico, il primo altare – il 24, più a sinistra della serie
tive a due cassoni, realizzati in una seconda fase, per acco- – è dedicato intorno al 60-70 d.C. a Iulia Tryphera e a
gliere incinerazioni; in particolare quello di sinistra con- Tiberius Iulius Atimetus, patronus carissimus, dunque il
serva ancora la bella copertura formata da una lastra di patrono e probabilmente anche il marito della donna; il
alabastro – con due incavi circolari per l’inserimento delle secondo – il 26, quello più a destra – conserva la dedica di
ceneri e relativi tappi della stessa pietra – come del resto Iulia Threpte, figlia della coppia precedente, al suo primo
in alabastro è un piccolo altare posto all’interno della marito, Caius Valerius Hymnus; nel terzo – il 25, posto al
camera sepolcrale, subito di fronte all’ingresso. A questa centro – la giovane vedova Iulia Threpte, con minor cura
seconda fase, da collocarsi comunque entro gli inizi del II e forse minor passione, pone la memoria per il suo secon-
secolo d.C., va attribuita la realizzazione di altre sepoltu- do marito, Lucius Maecius Onesimus. I tre altari si affian-
re a incinerazione sotto le lastre marmoree del pavimento. cano nell’arco di circa due decenni e gli spazi previsti si
Anche sul livello più elevato del settore dell’Autoparco riducono obbligatoriamente, limitati anche dalla realizza-
sono conservate alcune tracce dell’occupazione di età zione di altre sepolture individuali; se Iulia Threpte ini-
neroniana del pendio. Una sorta di breve pianoro caratte- zialmente manifesta la volontà di esser seppellita accanto
rizza la parte superiore dello scavo; qui, affacciate su di al suo primo marito, con la seconda dedica sposta gli alta-
una piazzola e collegate da un vicolo, sono una serie di ri e cambia idea: il suo secondo marito non è più definito
sepolture della seconda metà del I secolo d.C., alle cui dulcissimus e non compare più il sibi («per sé»), che avreb-
spalle la pendenza del colle riprende con un piccolo salto be indicato in quel luogo la tomba che si era preparata.
di quota. Si distingue per qualità la stele 32, di fatto una Su questa stretta piazzola pochi anni dopo, tagliando
piccola edicola marmorea, dedicata alla moglie Ma (una verso monte una ridotta porzione del pendio, si ricava lo
donna che prende il nome da una divinità della Cap- spazio per la costruzione di due tombe a camera. Subito
padocia) e al figlio Crescens da Nunnius, un servus saltua- a destra della stele di Verecunda, intorno al 70-90 d.C., si
rius di Nerone, quindi l’addetto a una tenuta (saltus) costruisce il piccolo colombario 1, un sepolcro a pianta
imperiale101. L’iscrizione è incisa alla base della stele, men- quasi quadrata in opera laterizia105. Il colombario era ini-
23 tre la parte superiore, coronata da un elegante frontonci- zialmente destinato al solo rito incineratorio e a questo
no con uccelli che si abbeverano da un bacino, reca scol- scopo vennero realizzate sulle pareti più file di nicchie
piti i busti dei due defunti: il fanciullo presenta una capi- per ospitare le olle murate. Al centro del muro di fondo 25

gliatura a caschetto, con una fitta frangia che ricade sulla emerge un avancorpo, costituito da un’edicola maggiore
fronte, assai di voga in età neroniana, la donna è acconcia- delle altre, per la coppia titolare della tomba, e da una
ta secondo la moda adottata da Agrippina Minore (madre seconda nicchia inferiore, con un tubulo che portava le
22 di Nerone). Davanti alla stele sono infisse due anfore, pre- libagioni ad un cassone sotto il pavimento; ai lati sono
sumibilmente gli imbocchi per le libagioni ai due defun- due piccole cassette in muratura, collegate solo con l’e-

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LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS

sterno del sepolcro tramite un’apertura retrostante. In pavimento, è di dimensioni maggiori, di conseguenza si può ipo-
corrispondenza delle nicchie sono state murate delle sot- tizzare possa esser stato utilizzato per le libagioni rituali. Questo
tili lastrine marmoree, che dovevano recare dipinto il tipo di distribuzione interna è riscontrabile nei sepolcri XXV, XXXV
nome del titolare, in seguito svanito; solo una di esse – e XX (di Alcimus) del vicino settore di Santa Rosa, di poco più
essendo stata incisa – conserva ancora la dedica a antichi.
Quintus Sentius Philetus, morto a 45 anni106. L’apparato Nei primi decenni del II secolo d.C. una nuova fase edili-
decorativo si compone di cornicette di stucco e motivi zia caratterizza la piazzola a nord-ovest dei sepolcri 4a, 6
floreali affrescati; non si conserva invece quasi nulla del- e 10. In questo periodo si costruiscono vari piccoli
l’originaria pavimentazione a mosaico, asportata nella colombari «a dado», destinati quindi al rito incineratorio,
prima metà del III secolo d.C. per scavare le fosse per due in cui lo spazio viene sfruttato intensivamente: all’interno,
fanciulli. Recentemente, a ridosso della soglia, si è espo- su circa un metro quadrato di superficie, si aprono fitte
sta una di queste due sepolture – relativa a un bambino serie di nicchie sulle pareti, mentre altre olle sono mura-
forse morto per idrocefalia – che ha permesso di rinveni- te al di sotto del piano pavimentale..
re il cosiddetto obolo di Caronte, una moneta messa nella Questi colombari «a dado» – i sepolcri 11, 12 e 9 – si
bocca del defunto per pagare il suo trasporto nell’Oltre- affacciano verso est, mentre il più esterno della serie, il
tomba107. In questo caso si tratta di un asse databile tra il sepolcro 13, si apre verso nord, dove uno spazio vuoto
211 e il 222 d.C., che attesta un riuso del sepolcro ben lascia supporre la presenza di un’originaria larga rampa.
successivo alla sua edificazione. Le fronti sono arretrate rispetto a quella del colombario 26

Contemporaneamente, poco a destra della stele di 7, di Antigonus, di poco posteriore.


Nunnius (la 32), si costruisce il colombario 3, anch’esso La più antica tomba della serie è il colombario 12,
formato da una camera sepolcrale quasi quadrata in late- costruito agli inizi del II secolo d.C., in posizione isolata,
rizio, esternamente rivestita di intonaco rosso. In origine a circa tre metri dal recinto 4a; a sud di esso si appogge-
era stato progettato per sole incinerazioni, ma ben presto rà il colombario 11 e a seguire il 7, mentre a nord gli si
accolse anche inumazioni108: sotto le pareti scandite dalle addossa il doppio colombario 9/13114. La facciata di que-
nicchie per le olle, furono scavate fosse per tombe a cap- sta serie di tombe viene costruita con una cortina laterizia
puccina; altre vennero realizzate sotto la pavimentazione, di ottima qualità, di sottili mattoni rossi legati con un
originariamente a mosaico e lastre marmoree. basso letto di malta; questo genere di cortine era prepara-
Sull’intonaco bianco delle pareti spiccano motivi vegetali ta per esser lasciata a vista, mentre il loro prosieguo lungo
sotto una serie di fasce rosse. le pareti laterali si presentava assai meno curato, poiché
Negli anni successivi al colombario si addossano numerose sepol- era ricoperto da uno spesso strato di intonaco dipinto di
ture, a incinerazione semplice – come la stele 35 – o entro una pic- rosso.
cola struttura a dado – come quella segnata dalle stele 33 e 34 L’accesso al piccolo ambiente 12 avveniva tramite una
degli Aufidii109. Tutta la piazzola fu quindi occupata da varie sepol- porticina, di cui si conserva la soglia in travertino; in real-
ture individuali, talvolta segnalate da stele o cippi, altre volte da tà – date le ridotte dimensioni – all’interno si entrava car-
tubuli o parti di anfore per le libagioni; tra queste si può ricorda- poni o semplicemente ci si affacciava per svolgere le pra-
re una tomba a fossa con un sarcofago di terracotta a forma di tiche funerarie in onore dei defunti. Lungo le pareti si
vasca, che reca sul bordo un bollo anteriore al 79 d.C. e che dopo distribuiscono due file di due nicchie, per una o due olle,
più di un secolo venne inglobato nelle fondazioni della tomba 5110. mentre la parete di fondo prevede due nicchie di dimen-
Poco a valle è un’area occupata in età flavia da alcune incinerazio- sioni maggiori, sovrapposte, con una sola olla ognuna.
ni protette da parti di anfore, da una tomba a cappuccina e da Sempre sulla parete di fondo è visibile quanto resta della 27

alcune sepolture segnalate da stele (40, 41, 42, 43 e 95)111. Qui, pregevole decorazione ad affresco: sull’intonaco bianco è
verso la fine del I secolo d.C., si costruisce il colombario 14 e si dipinta una serie di riquadri in rosso e bruno, che delimi-
colloca davanti all’ingresso, ma con diverso orientamento, l’altare tano il campo figurato, a sua volta incorniciato da un
39112. Il piccolo edificio sepolcrale si sovrappone a una tomba a listello di stucco e da sottili fasce rosse; al suo interno
cappuccina più antica113 ed è realizzato in opera reticolata con sono due sottili candelabri vegetali pure in rosso, con
ammorsature a tufelli e un ricorso di laterizi; l’interno è intonaca- uccellini appollaiati. Una decorazione assai simile è pre- 28
to in bianco con una fascia rossa. I cinerari si dispongono agli sente nel colombario 3 del settore dell’Annona (cfr. infra)
angoli sotto il piano pavimentale; un quinto incasso, al centro del e, data la vicinanza e la contemporaneità delle due tombe,

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si può sospettare la medesima mano. Si tratta di un’evo-


luzione dello «stile a candelabri», che ha origine mezzo
secolo prima, tra il tardo terzo stile ed il quarto stile pom-
peiano (metà del I secolo d.C.), e che perdura con espres-
sioni di qualità variabile fino a tutta la prima metà del II
secolo d.C.115. La pavimentazione in marmo – con un pic-
colo tratto di opus sectile all’ingresso – è successiva alla
realizzazione di nuove incinerazioni al di sotto del piano
pavimentale: questa seconda fase rientra ancora entro la
metà del II secolo d.C.
Il doppio colombario 9/13 è un unico blocco edilizio
costituito da due camerette di ridottissime dimensioni;
sono in opera laterizia e si dispongono a «L» con il
muretto divisorio in comune (cfr. tav. 26). Il colombario
9116 ripete in scala ridottissima la struttura delle tombe
maggiori. Rispetto agli altri colombari va segnalato il
pavimento a mosaico di tessere bianche e nere, con un
motivo geometrico noto come «nodo di Salomone», una
sorta di treccia che illusionisticamente non ha né inizio né
fine e per questa ragione è interpretabile come un’allego-
ria dell’immortalità o è possibile vedere, nel suo anda-
mento «labirintico», un valore apotropaico (tav. 30)117.
Ad un angolo del riquadro musivo centrale è infisso un
tubulo per le libagioni verso un’incinerazione sotto il
pavimento.
A sud del colombario 12, si addossa il colombario 11, che
allinea la sua fronte a quella del sepolcro precedente118.
Qui lo spazio particolarmente angusto ha imposto lo
sfruttamento del muro sud del colombario 12 per ricava-
re una nicchia, l’unica del piccolo sepolcro, che non pre-
senta olle murate, ma solo un ripiano per la collocazione
di cinerari e arredi funerari. Anche in questo caso la
decorazione pittorica del sepolcro è solo vagamente intui-
bile da quel poco che si conserva: una serie di motivi
vegetali di color rosso e verde, quasi del tutto evanescen-
ti, sembrano disporsi sull’intonaco bianco delle pareti.
Assolutamente nulla rimane, invece, della pavimentazio-
ne, completamente asportata dallo scavo di piccole fosse
per nuove incinerazioni. Ci soccorre nell’interpretazione
delle dinamiche familiari del sepolcro una stele, che reca
la dedica al fanciullo Quintus Muttienus Atimetus, morto
a poco più di un anno119; Alla base della stessa stele si
aggiunge una seconda dedica ad un fratellino, cui è stato
dato lo stesso nome e che purtroppo ha avuto in sorte lo
stesso destino di una morte prematura. Si può ritenere
che anche i genitori possano aver voluto esser sepolti
accanto agli sfortunati fanciulli, facendo collocare le pro-
prie urne al di sotto del pavimento smantellato. Una sta-
tuetta, non finita, di un erote che reca un vaso sulla spal-
la – un soggetto frequentemente attestato nella decorazio-
ne di fontane e di giardini – è stata trovata di fronte al
29 colombario 9, a un paio di metri di distanza. Si è pensato
che questa iconografia, solitamente estranea alla scultura
funeraria, possa invece esser stata reinterpretata ritenen-

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LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS dola intonata alla sepoltura dei fanciulli e che quindi ti da tombe precedenti interrate e si riutilizza tutto ciò che può tor-
possa provenire proprio da questo sepolcro120. nare utile per dare accoglienza e memoria ai nuovi defunti126.
Dopo poco tempo viene costruito il colombario 7 – l’ulti- Esemplificativo del tipo della tomba a cappuccina è la
mo di questa serie – realizzato con cortina laterizia all’e- sepoltura 35, in prossimità dell’angolo sud-orientale del
sterno e opera mista di reticolato e mattoni all’interno. Il colombario 8: risultando esposta su di un taglio del terre-
piccolo sepolcro si appoggia al fianco del colombario 11, no, è visibile in sezione per tutto il suo sviluppo. Dal livel- 33

ma in posizione più avanzata verso il centro della piazzo- lo originario del terreno sorge la stele ad essa relativa che
la121. La tomba, segnalata dalla stele con la dedica di Titus – pur mancante di gran parte del testo – conserva tutta-
Manius Antigonus a sé e ai propri figli, fu eretta sovrap- via l’indicazione delle dimensioni dell’area di rispetto.
ponendosi a una sepoltura anteriore segnalata da una Alla base dell’iscrizione partono tre tubuli che, innestati
stele. Al momento della costruzione la stele venne inglo- verticalmente l’uno nell’altro, conducevano le libagioni
bata nel muro di fondo, modificandone il testo122. Infatti verso il volto del defunto; questi è deposto in una fossa
l’iscrizione apposta da Antigonus, ancora durante la sua profonda m 1,40 e coperto da una serie di laterizi dispo-
vita, specifica una sorta di servitù di passaggio per rag- sti a doppio spiovente (appunto «a cappuccina»)127.
giungere Apuleia Atticilla e Apuleius Valens, insieme allo Dal pozzo 69 proviene un lenzuolo d’amianto – rinvenu-
schiavo imperiale Eutychus e a Claudia Epiteusis. Si to a m 5 di profondità, piegato in un mortaio (purtroppo
deduce, quindi, che una prima iscrizione sulla stele si rife- perduto) e ora esposto all’interno dell’area archeologica
risse a queste quattro incinerazioni – accessibili per le li- tra due vetri in un pannello a parete128. In passato si è pen- 32
bagioni attraverso un’anfora e un tubulo nella nicchia in sato che questo raro manufatto – tessuto con la fibra mi-
basso presso l’angolo in fondo a sinistra. Quando Antigo- nerale ignifuga – servisse durante l’incinerazione per iso-
nus acquistò l’area per realizzarvi la tomba di famiglia, lare i corpi dalla legna che li consumava, ma in almeno
dovette riutilizzare la vecchia stele per riportare l’accordo uno dei tre o quattro casi documentati era in relazione
che stabiliva il diritto di transito per i parenti dei due con un inumato entro un sarcofago. Il Magi, quindi, riten-
30 Apuleii (forse madre e figlio) e degli altri due defunti123. ne potesse trattarsi di un esempio delle funebres tunicae,
Le pareti della piccola camera sepolcrale sono rivestite menzionate da Plinio (Naturalis Historia 19,19) come pre-
d’intonaco bianco, su cui sono dipinte fasce gialle e rosse, ziosissime e difficili da tessere. L’incorruttibilità del tessu-
a sottolineare le partizioni architettoniche, inquadrate da to, a questo punto, potrebbe essere destinata a un allego-
elementi in stucco. Una serie di frammenti di stucco con rico augurio d’immortalità del defunto che lo avesse usato
tracce di pittura e doratura, rinvenuta durante lo scavo, come sudario. Alcune recenti analisi sembrano indicare
permette di ricostruire anche una copertura a cassettoni, un tipo di amianto con fibre particolarmente lunghe,
con motivi figurati a rilievo. Il mosaico pavimentale bian- quindi più facili da tessere (e non cancerogene!), che non
co e nero sembra appartenere a una seconda fase, in risulta attestato nel suolo italiano, ma piuttosto potrebbe
quanto si può rilevare sulle pareti l’impronta di un prece- essere di origine spagnola.
dente lastricato marmoreo. A sua volta il tappeto musivo Dopo la regolarizzazione di questo pianoro intermedio,
si interrompe nella seconda metà del sepolcro, probabil- nel settore dell’Autoparco sembrano essersi esauriti gli
mente tagliato da successive sepolture. Sulle pareti si dis- spazi liberi sulle brevi terrazze per poter organizzare dei
tribuiscono due file di nicchie, in alternanza rettangolari nuovi sepolcri in muratura; le tombe a camera che descri-
e semicircolari; nella nicchia superiore di fondo – mag- veremo, infatti, si sovrappongono sempre a sepolture pre-
giore delle altre e presumibilmente destinata alla coppia cedenti abbandonate. Il colombario 2 venne edificato
titolare del sepolcro – è una scena in stucco di difficile let- intorno alla metà del II secolo d.C. sulla terrazza superio-
tura a causa della sua lacunosa conservazione: i brani re, addossato al colombario 1, ormai in stato di abbando-
superstiti sembrano escludere un soggetto mitologico, no, e al di sopra di altre sepolture ad incinerazione del I
secolo d.C. e della prima metà del II129. A sua volta il 31
mentre è più facile ipotizzare fosse raffigurato il mestiere
di Antigonus124. colombario 2 verrà rasato, fin quasi all’altezza del piano
La piazzola antistante a questi piccoli colombari dei primi anni del pavimentale, dal taglio del pendio per la realizzazione di
II secolo d.C. viene progressivamente occupata da una serie di sepolture successive. Di conseguenza il suo stato di con-
sepolture individuali terragne. Le prime sono delle incinerazioni servazione permette solo di riconoscere una camera ret-
entro olle sepolte direttamente nel terreno o entro contenitori fitti- tangolare, con file di nicchie sulle pareti; sulle pareti ri-
li e anfore; ad esse si affiancano, nel corso dei decenni successivi, mangono sporadiche tracce di una decorazione ad affre-
varie inumazioni, entro fosse semplici, tombe a cappuccina o sar- sco, con fasce verticali rosse ed elementi vegetali. Della
cofagi di terracotta125. Per tutto il II secolo d.C. – e fino alla metà del pavimentazione originaria si intuisce solo un tappeto mu-
secolo successivo – tutti gli spazi liberi vengono progressivamente sivo di tessere nere, ma in una seconda fase è stato rifatto
occupati da queste sepolture individuali: si realizzano fosse entro o dopo l’inserimento di nuove incinerazioni, decorandolo
a ridosso dei sepolcri in muratura, si sfruttano gli spazi già occupa- con il motivo apotropaico, già descritto in precedenza,

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del nodo di Salomone.


Al colombario 2 si addossano presto una serie di inuma-
zioni a cappuccina o a semicappuccina (con un solo spio-
vente di laterizi), mentre di fronte al suo ingresso, sull’al-
tro lato del viottolo, si conserva un bell’esempio di cupa
dipinta di rosso130. Le cupae, in latino «botti», sono un
particolare tipo di sepoltura, con il defunto posto entro
Fig. 2 un loculo costruito con laterizi, a sua volta coperto o
Fig. 3 inglobato in una struttura a bauletto intonacata. Queste
Fig. 4 «botti» trovano la massima diffusione tra il II ed il III seco-
lo d.C., soprattutto nell’Africa mediterranea, in Spagna,
in Dacia ed in Italia131. Dalla vicina cupa 7, presumibil-
mente la sepoltura di uno scriba del II secolo d.C., provie-
ne un prezioso corredo destinato ad accompagnare il
defunto con gli attrezzi del suo mestiere. Questa tomba
ha restituito un asse dell’85 d.C. (una moneta che comun-
que deve aver circolato per molti decenni), un calamaio
cilindrico in bronzo, una coppetta ovale bronzea, un’altra
coppa a forma di conchiglia, una lamina metallica, una
piccola spatola d’osso, una pomice emisferica, due vaset-
ti di vetro, alcuni stili, oltre a materiale organico, del
quale non rimane più nulla (un volumen, una tavoletta
34 cerata?)132. Ora il corredo è conservato in una vetrina
all’interno dell’area archeologica.
Di qualche anno posteriore rispetto al colombario 2 è il
vicino sepolcro 4, che trova ottimi confronti con le tombe
6, 7 e 8 della Galea e che, quindi, è anch’esso databile
intorno al 170-190 d.C.133. Il sepolcro 4 si presenta con
una pianta irregolarmente quadrata per rispettare le
tombe precedenti, come il colombario 6 o la stele 36134;
non si cura invece del recinto 4a, ormai completamente
interrato, a tal punto che sopra di esso si apre il suo
ingresso, all’angolo meridionale della piazzola, ma ad una
quota ben superiore rispetto a quella dei colombari a
dado degli inizi del II secolo d.C. Le murature sono di
laterizio rivestito d’intonaco rosso, all’esterno, e in opera
mista di mattoni e tufelli, all’interno. Il sepolcro è desti-
nato al rito misto: sulle pareti laterali sono tre arcosolii,
sotto ciascuno dei quali si apre una forma per quattro o
cinque inumati – posti in verticale, divisi da lastre di
marmo o da bipedali, i caratteristici mattini quadrati di 2
piedi per lato (60 cm) – mentre nicchie per due olle cine-
rarie si aprono nella parte superiore della parete; un sar-
cofago infantile di terracotta giace sul pavimento, subito
35 dopo l’ingresso. Come per le tombe coeve della Galea,
anche in questo caso il pavimento è a mosaico geometri-
co, con un motivo illusionistico di tessere bianche e nere.
Gli elementi del disegno emergono dall’intersezione di

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cerchi e quadrati, che generano ottagoni dai lati concavi una più antica «tegola mammata» – una tegola con
inscritti entro quadrati, con alternanza di spazi bianchi e distanziatori per intercapedini – che reca l’impronta di un
neri135. L’apparato decorativo prosegue sulle pareti, dipin- piede umano con a fianco quelle di un cane e di un uccel-
te ad affresco sull’intonaco bianco: si alternano partizioni lo, impresse quando era in corso l’essiccazione della
geometriche, come una serie di fasce rosse e ocra, un creta.
oscillum136 con nastri, una sorta di pelta (piccolo scudo L’edificio sepolcrale 5 trova stringenti confronti – nell’ar-
lunato) con elementi vegetali e figurati, come roselline in ticolazione interna, come nella scelta dei materiali per la
rosso e verde e un uccellino di color ocra con testa e ali costruzione – con alcune serie di tombe, grosso modo
nere. coeve, dei settori vicini. In particolare appaiono assai
Il sepolcro 4 rimase in uso per molti decenni, sopravvi- simili le tombe 2, 6, 7 e 8 del settore della Galea, i sepol-
vendo alle numerose frane che si susseguirono lungo il cri 6, 7, 8 dell’Annona e due serie di tombe – VII e XV, a
pendio nel III secolo d.C. Per contrastare l’interramento nord, e IX, XXIX e XII, a sud – di Santa Rosa; la seconda
della tomba venne costruito un muretto ad angolo subito serie di Santa Rosa, per la sua posizione (meno di 5 metri
a monte della soglia, con vari pezzi di reimpiego, tra cui più a nord), pur differendo nell’orientamento potrebbe
perfino due elementi di urne cinerarie di marmo137. Tale addirittura riconnettersi alla presente serie. Si può quindi
lungo utilizzo del sepolcro è confermato dal ritrovamen- dedurre l’impiego delle stesse manovalanze – o, quanto
to sotto la soglia di una moneta della moglie di Caracalla, meno, delle medesime ditte – per un progetto edilizio di
Lucilla (161-169 d.C.), di due monete nel sarcofago maggiore respiro, che, in età severiana, cercò di struttura-
infantile fittile, di cui una di Commodo (un asse del 192 re con maggiore organicità vari terrazzamenti e differenti
d.C.), e di altre due monete all’interno di due formae, una aree della necropoli sulla via Triumphalis.
di Settimio Severo (forse un asse del 194 d.C.) e l’altra di Nelle vetrine si conservano varie parti di statue e scultu-
Gallieno (un antoniniano del 268 d.C.). re in genere (tra cui due piccoli busti di aurighi), lucerne,
A chiudere le fasi edilizie del settore dell’Autoparco è il bruciaprofumi, balsamari vitrei, vasellame per le libagio-
complesso sepolcrale 5, databile tra la fine del II e la ni, chiodi delle casse lignee, bottoni e altri reperti dello
prima metà del III secolo d.C., le cui murature sono rasa- scavo, connessi alle deposizioni e al culto dei morti, non
te fin sotto il piano pavimentale, a parte l’angolo nord- di tutti purtroppo è noto il preciso contesto di rinveni-
ovest, che conserva parte dell’alzato138. Anche in questo mento. Tra i materiali esposti vanno ricordate anche quat- 36-45
caso la sua costruzione ha tagliato o si è sovrapposta a tro defixiones141: sottili lamine di piombo – spesso ripiega-
sepolcri più antichi, come può ben documentare il sarco- te – che recano incise le maledizioni che alcune persone
fago a vasca in terracotta (con bollo precedente al 79 affidavano ai defunti, come tramite, perché le portassero
d.C.), cui si è fatto già cenno, inglobato nelle fondazioni. alle divinità infere; si augurava in questo modo ogni sorta
L’edificio sepolcrale 5, realizzato con una cortina a bloc- di malattia e disgrazia a chi era inviso, ma quasi mai la
chetti di tufo, è situato nella parte settentrionale del ter- morte. Due defixiones mancano del contesto di rinveni- 48

razzamento più elevato ed è composto da tre camere mento, invece una terza laminetta fu trovata sotto un
identiche affiancate, che si affacciano verso valle, sul vico- teschio nel sepolcro 4 e una quarta presso un’olla vicino
lo che percorre la necropoli da nord-ovest verso sud-est, alla stele 32 (di Nunnius).
ma a una quota rialzata. Ognuna delle camere sepolcrali Sulle pareti dell’area archeologica sono stati montati una
è scandita da due arcosolii lungo le pareti laterali e uno serie di laterizi bollati e gran parte delle stele, delle lastre
lungo quella di fondo, per un totale di circa sessanta inu- iscritte, delle urne, dei frammenti di sarcofagi, delle deco-
mati. Questa quantità di spazio appare più adatta a un razioni architettoniche non ricontestualizzabili o non
collegio funeraticio139 che a un’occupazione familiare: il ricollocabili in situ. Tra questi, alcuni manufatti sono par-
giudizio è reso più complesso dal fatto che le fosse sono ticolarmente curiosi e meritano una menzione. È il caso
state rinvenute vuote mentre nella forma corrispondente di una copertura di cinerario, con il foro per le libagioni
all’angolo meglio conservato si trovò un accumulo di ossa coperto da un chiusino, costituito da un disco marmoreo
riesumate e qui raccolte insieme: resta possibile anche l’i- – su cui è incisa la dedica al defunto – che ruota tramite
potesi che questa serie di edifici sepolcrali non sia stata un perno142, oppure dell’iscrizione di Eubulus, morto fan-
sistematicamente utilizzata140. Da segnalare come curiosi- ciullo, che augura al passante un destino migliore del suo,
tà è il riuso – come divisorio all’interno di una forma – di chiedendo poi la cortesia di non manomettere il suo

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LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS

46 sepolcro143. Al di là dell’interesse storico-artistico, queste verso gli edifici della Tipografia Poliglotta e dell’ambula-
47 testimonianze, restituiscono un eccezionale quadro sulla torio; la sua collocazione topografica indica che doveva
49 composizione sociale – o per meglio dire umana – della essere a ridosso della via Triumphalis, di cui si rinvenne
necropoli. poco oltre un breve tratto, in corrispondenza dell’attuale
via del Pellegrino. Gli scavi esposero più di trenta sepol-
Annona cri, di cui almeno ventitré ben distinguibili, ma di essi
conserviamo assai poco, in quanto, a seguito della costru-
Uno dei settori di necropoli più vicino alla via zione dell’Annona, fu distrutta gran parte di questo setto-
Triumphalis è quello dell’Annona, che prende appunto il re di necropoli e le poche tombe superstiti sono attual-
nome dall’edificio dell’Annona, costruito agli inizi degli mente ispezionabili solo attraverso un’angusta botola nei
anni ’30 per accogliere i magazzini delle derrate alimenta- magazzini dell’edificio moderno. In particolare si conser-
ri e gli spazi per la relativa vendita. Nell’estate del 1930 vano quasi integre solo le tombe 2 e 3, mentre le tombe 1,
Enrico Josi seguiva tutti gli sterri che, dopo i Patti 4, 5, 10 e 22 sono parzialmente inglobate nelle strutture 50
Lateranensi144, dovevano creare gli spazi per le infrastrut- moderne; il resto è perduto145.
ture del nuovo Stato del Vaticano. Quindi, contempora- Anche questo scavo degli anni ’30 risulta scarsamente
neamente ai rinvenimenti nel settore della Galea, furono documentato. Lo Josi ci ha lasciato solo pochi appunti e
portate alla luce le tombe nel settore dell’Annona e nelle varie fotografie, sia panoramiche sia di dettaglio; su que-
aree limitrofe, tra le attuali via della Tipografia e via del sta base si è cercato di ricostruire in grandi linee la topo-
Pellegrino. Questa zona pianeggiante di fondovalle, sca- grafia, la storia e la struttura di questa parte della necro-
vata per circa 630 metri quadrati, si estendeva anche poli146. Con questi limiti l’analisi delle strutture sepolcrali 51
è in parte solo indicativa e sono possibili solo poche veri- 52
fiche dirette147. Alcuni approfondimenti e aggiornamenti
si possono effettuare soprattutto con l’esame dello stretto
rapporto esistente con i sepolcri dei settori vicini; in par-
ticolare il recente scavo del settore di Santa Rosa permet-
gri
no te di proporre dei confronti stringenti e d’intuire delle
Pelle fasi edilizie comuni.
del
Via Come nelle aree precedentemente descritte, la progressi-
va occupazione delle adiacenze della via Triumphalis ha
prodotto una serie di appoggi, tagli e sovrapposizioni dif-
ficilmente organizzabile in fasi chiaramente distinguibili:
si può documentare con certezza la presenza di sepolcri a
partire dalla metà del I secolo d.C., mentre le ultime
tombe sono databili entro la metà del III secolo d.C., pur
potendosi intuire una frequentazione funeraria del sito
fino agli inizi del IV secolo d.C. In seguito, la costruzione
della basilica di San Pietro portò prevalentemente al
transito di pellegrini nell’area, dato che la via Triumphalis
rimase uno dei suoi principali percorsi di accesso da
nord. Ad ogni modo si possono convenzionalmente rico-
noscere alcune fasce cronologiche di occupazione: alla
metà del I secolo d.C. è attribuibile il colombario 14, il
più antico della necropoli; a una fase tra la seconda metà
del I e gli inizi del II secolo d.C. si possono assegnare i
colombari 1, 2, 3, 4 e 12 e i sepolcri 21, 22 e 23; generica-
mente alla seconda metà del II secolo d.C. si possono
Via della Tipo datare i sepolcri 11, 15 e 19; appartenenti a un’ultima
grafia
ampia fase, tra la fine del II e la prima metà del III secolo

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d.C., si possono considerare i sepolcri in serie – 6, 7 e 8 al di sotto del pavimento. Il motivo ornamentale si basa zialmente162. Si riconosce la presenza di almeno un ordine di nic- fago fittile e i resti di più persone inumate. La tomba ha restituito
–, il tardo colombario 9, i sepolcri 5, 13, 16, 17, 18, 20 e su di un gioco illusionistico di quadrati e rombi che s’in- chie per olle cinerarie, in un contesto decorativo particolarmente anche il frammento di un sarcofago marmoreo con scena di aratu-
infine il sepolcro 10, probabilmente il più recente. Per tersecano, creando un ottagono ed altri elementi geome- curato, con intonaco probabilmente rosso (le foto conservate sono ra, di non sicura pertinenza.
quanto riguarda le sepolture individuali, le tombe minori trici affiancati. Sia il soggetto dell’affresco dell’arcosolio in bianco e nero) e ornato di stucchi che incorniciano le nicchie. In prossimità del centro della piazza, presto due struttu-
e quelle solo parzialmente esposte, il loro inserimento sia il motivo decorativo del mosaico trovano numerose All’epoca dello scavo si conservava anche parte della pavimenta- re sepolcrali si addossarono al colombario 12. La prima è
cronologico appare ancora più aleatorio, mancando dei analogie con lavori del pieno II secolo d.C. o, addirittura, zione a mosaico, con un motivo di riquadri bianchi su fondo forse un piccolo colombario, con incinerazioni entro
dati concreti sul loro contesto di scavo. anche posteriori: tra i confronti possibili per l’affresco, si nero163, tagliato su un lato, probabilmente per una fossa per inu- anfore murate sotto il pavimento, mentre la seconda –
Come accennato, la tomba più antica individuata in que- può menzionare – in virtù della sua breve distanza – quel- 56 mazione. posteriore – si insedia davanti al suo ingresso, andandosi
sto settore di necropoli è il colombario 14, costruito negli lo realizzato nella tomba VIII (dei sarcofagi) di Santa Rosa, Tra i colombari 2 e 4 si inserì il colombario 3, sotto la cui ad appoggiare anche alla muratura del sepolcro 11.
anni intorno alla metà del I secolo d.C., in corrisponden- databile però agli inizi del III secolo d.C. e differente per fronte poi si realizzerà anche una forma esterna164. La Quest’ultimo, malgrado si presenti ad un livello legger-
za del vertice nord-orientale del grande spiazzo pianeg- stile, mentre più affini sono vari esempi ostiensi, della tomba, a pianta quasi quadrata165, venne realizzata alli- mente inferiore rispetto a quello del colombario 12, come
giante, in un’area in prossimità della via Triumphalis. Le seconda metà del I e dei primi decenni del II secolo neando perfettamente le murature in opera laterizia della già accennato ne occupa le strutture, in parte demolendo-
foto degli anni ’30 permettono di riconoscerne almeno in d.C.154. In realtà è proprio la struttura del colombario che fronte e del retro con quelle del colombario 2. Lungo il le, ed è quindi posteriore. Il colombario 11, a pianta ret-
maniera approssimativa la planimetria e la struttura148. suggerisce una cronologia a cavallo tra la fine del I e gli lato sinistro è una scaletta diretta verso un piano superio- tangolare in opera listata di blocchetti di tufo e mattoni,
Aveva una pianta grossomodo quadrata149 ed era costrui- inizi del II secolo d.C.: la prevalenza del rito incineratorio, re, probabilmente un solarium (una sorta di terrazza) ove è infatti databile alla seconda metà del II secolo d.C.172. Su
ta in laterizio e internamente rivestita d’intonaco chiaro. con una sola forma sul lato di fondo, è confrontabile con si svolgevano le libagioni e le cerimonie in onore dei ognuna delle pareti laterali è un arcosolio, a protezione di
L’ingresso si apriva al centro del lato settentrionale, l’uni- quella del colombario III (degli Stucchi) di Santa Rosa, defunti. La camera sepolcrale, rivestita d’intonaco chiaro una forma per inumati; sulla parete di fondo invece si
co a non presentare nicchie. Sul lato di fondo e sulle pare- molto vicino anche nell’apparato decorativo e databile con motivi floreali affrescati, prevedeva almeno due ordi- costruì una grande nicchia, con tre olle cinerarie, decora-
ti laterali, invece, si vedono più file di nicchie in cui sono appunto a questi anni155. In un momento successivo il ni di nicchie per due olle cinerarie ciascuna; la pavimen- ta ad affresco con un ramo d’acanto e una simile decora-
murate olle cinerarie: due in quelle centrali maggiori e colombario venne raso al suolo e sui suoi resti si impostò tazione era invece costituita da un tappeto musivo di tes- zione pittorica doveva ornare anche gli arcosolii. Come
solo una in quelle laterali; un ultimo cinerario è all’inter- una struttura sepolcrale a blocchetti di tufo sul lato set- 55 sere bianche, con una bordura nera. Di notevole interes- pavimentazione si realizzò un mosaico in bianco e nero,
no di un bauletto in muratura all’angolo sinistro del lato tentrionale, mentre sul muro posteriore, nella prima metà se lo scavo che si fece sotto il mosaico: qui si portarono con una serie di quadrifogli che incorniciano un grande
di fondo. Della pavimentazione rimaneva solo la prepara- del II secolo d.C., vennero eretti i colombari 1 e 2. alla luce due pozzetti collegati con la pavimentazione tra- cespo d’acanto: si tratta di un soggetto vegetale assai dif-
zione in conglomerato, nella quale erano visibili dei con- A nord del colombario 21, ma sullo stesso allineamento, si realiz- mite due tubuli per le libagioni. In particolare, il tubulo fuso nel corso del II secolo d.C. e qui replicato in uno stile
dotti. Approfondendo lo scavo al di sotto di essa lo Josi za anche il colombario 22, in opera laterizia, di forma quadrata, al centro del pavimento a mosaico conduceva a un’urna piuttosto corsivo173. Nove incinerazioni prendono posto 60

mise in luce sei anfore del tipo «Dressel 20» – un conte- ma leggermente più piccolo156. Anche questo conserva pochissimo di marmo della fine del VI – inizi del V secolo a.C., di pro- al di sotto del piano pavimentale, come ci attestano le
nitore da trasporto per l’olio importato dalla Baetica (in dell’elevato, essendo stato rasato e coperto da altri sepolcri: in par- duzione greca, composta da una cassetta e dal suo tettuc- lastrine marmoree forate, corrispondenti agli imbocchi
Spagna)150, del sottotipo prodotto entro la prima età flavia ticolare la fronte dei colombari 2 e 3 si è sovrapposta al suo muro 57 cio (forato dal tubulo) con acroteri angolari166. La distan- dei tubuli, tra un quadrifoglio e l’altro.
58 – che erano state riusate come cinerari151. Sul suo lato di fondo. Il colombario 22 presentava una struttura simile al 21, za cronologica tra la realizzazione dell’urna greca e la Lungo il margine meridionale della piazza, sull’altro lato del per-
occidentale in seguito si insedierà parte del sepolcro 13. con file di nicchie per due olle cinerarie murate al loro interno e costruzione della tomba è di almeno sei secoli e pone una corso viario che la taglia in senso est-ovest, si edifica il sepolcro 19,
Certamente il colombario doveva esser affiancato da altre tombe, un analogo motivo geometrico pavimentale a tessere bianche e questione non facilmente risolvibile167: si tratta di un sempre risalente alla seconda metà del II secolo d.C. È una gran-
ma le fasi successive non ci permettono di riconoscerle, a parte nere di quadrati sovrapposti a rombi157. acquisto antiquario di lusso per destinarvi le ceneri di un de tomba rettangolare174 con ingresso aperto sulla via a nord175,
qualche struttura individuata al di sotto del tardo sepolcro 10, al Il periodo di utilizzo di questi piccoli colombari dovette essere defunto dai gusti particolarmente ricercati o, più proba- destinata ad accogliere i defunti inumati entro le formae disposte
centro dell’area di scavo, e un grande basamento marmoreo, per- piuttosto breve, visto che pochi anni dopo la loro costruzione – bilmente, del rinvenimento casuale di un antico sepolcro, lungo le pareti. Il pavimento a mosaico bianco e nero, ripete lo
tinente a un’ara-cinerario monumentale demolita, che sorgeva comunque entro la metà del II secolo d.C. – vennero coperti dalla di cui poi si è riutilizzato il manufatto più prezioso? schema dell’opera isodoma, con finta muratura di blocchi posti di
davanti al sepolcro 11 e al colombario 12152. Solo sul lato opposto costruzione di un’altra serie di colombari a una quota leggermen- Allo stesso periodo – la prima metà del II secolo d.C. – appartiene testa e di taglio. Tale motivo ornamentale è noto fin dal I secolo
della piazza, quello sud-occidentale, si possono riconoscere dei te superiore, che invase la parte posteriore delle camere sepolcra- il colombario 12, che però occupa un’area centrale del pianoro, d.C., ma rimane in voga anche nel II secolo d.C., in numerose
sepolcri leggermente più tardi rispetto al colombario 14: si tratta li; il resto delle strutture venne rasato per un vicolo che passava una decina di metri più a est dei sepolcri precedentemente descrit- varianti176, tra cui quella del mosaico del colombario I del vicino
dei colombari 21 e 22, della seconda metà del I secolo d.C. o dei davanti alle nuove tombe. Le prime due – i colombari 1 e 2 – sem- ti168. La tomba, in opera laterizia, doveva trovarsi in corrisponden- settore di Santa Rosa (della metà del II secolo d.C.).
primissimi anni del secolo successivo. Le due tombe presentano brano costruite in un unico blocco, realizzato in opera laterizia za dell’incrocio tra due vicoli. Il sepolcro soffrì delle distruzioni Alla stessa fase edilizia appartiene il sepolcro 15, lungo il margine
una simile struttura interna, sono costruite alla medesima quota, si nella prima metà del II secolo d.C. Del colombario 1 conosciamo causate dalla costruzione della tomba 11, di qualche decennio suc- orientale della piazza, in una posizione non distante dal percorso
allineano sulla stessa direttrice e si aprono verso oriente: restano le solo la parete settentrionale, con due ordini di nicchie sovrappo- cessiva, che ne invase la sua parte occidentale. Internamente il della via Triumphalis. La pianta trapezoidale della tomba è dovu-
soglie delle porte in travertino. Devono essere state costruite insie- ste158. Le pareti, rivestite di intonaco bianco, sembrano esser state colombario presenta le consuete file di nicchie per le olle cinera- ta al condizionamento di una preesistenza: forse la via o un sepol-
me su un lieve pendio che saliva alle loro spalle. decorate da motivi vegetali affrescati. Assai meglio conservato – e rie; altre incinerazioni erano riposte entro alcune anfore vinarie, cro più antico orientato su di essa177. La tomba, costruita in opera
Il colombario 21 è una piccola struttura a pianta quadra- tuttora esistente sotto al magazzino dell’Annona – è il colombario del tipo «Dressel 2-4»169, collocate sotto il piano pavimentale a laterizia, ha il suo ingresso sul lato meridionale, presumibilmente
ta costruita in laterizi153. Le pareti laterali sono scandite da 2, un sepolcro a pianta rettangolare159 con nicchie su tutte e quat- lastre di marmo, quasi del tutto asportato già in antico. su di un diverticolo che dalla via Triumphalis portava al grande
file di nicchie con olle cinerarie murate all’interno, men- tro le pareti, disposte su più ordini (anche se se ne conserva solo Alla stessa fase dovrebbe appartenere il sepolcro 23, solo generi- spiazzo. Una fotografia degli anni ’30 ci mostra il sepolcro, che
tre nella parete di fondo si apre un arcosolio, con una il primo). Al centro della parete di fondo e di quelle laterali è una camente collocabile nell’area nord-est dello scavo170. Questa strut- almeno su di un lato aveva una forma per le inumazioni; la pavi-
forma sottostante per accogliere gli inumati. Il fondo del- nicchia di dimensioni maggiori, con due piccole mensole destina- tura – la prima ad esser ritrovata negli anni ’30 – era costruita con mentazione musiva risulta sfondata, forse a causa di una camera
l’arcosolio presenta due pavoni affrescati, ai lati di una te alle colonnine di una sorta di edicola160. Forse a seguito di frane, 53 una cortina di laterizi, mentre i pozzetti, sotto il pavimento e col- ipogea, come nella seconda fase della tomba 2 della Galea. Il tap-
54 cesta colma di frutta. Il pavimento è costituito da un tap- lo spazio di fronte alla soglia fu rialzato e in seguito vi si costruì legati alla superficie tramite tubuli, sono realizzati con blocchetti peto a mosaico presenta un campo bianco con un motivo figurato
peto musivo, con decorazione geometrica in bianco e sopra una sorta di rozza cupa, una piccola struttura in muratura di tufo e coperti a cappuccina con mattoni bipedali171. In essi si – forse un grande cespo d’acanto – quasi del tutto distrutto; il sog-
nero; lungo le pareti laterali, il mosaico incornicia degli destinata a contenere e proteggere un sarcofago fittile161. rinvennero le ossa combuste di defunti incinerati; un’altra fossa, getto è disposto all’interno di due riquadri neri mentre sul lato
imbocchi per i tubuli che comunicano con incinerazioni Poco più a nord venne costruito il colombario 4, scavato solo par- più grande e al centro del pavimento, conservava invece un sarco- della parete obliqua era un campo triangolare.

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Il sepolcro 15 era ancora in funzione quando, qualche tempo edilizio dei sepolcri 6, 7 e 8, senza però metterli fuori uso. Il sepol-
dopo, venne costruita la tomba 16, che si addossa alla parte sini- cro 5, in opera listata, si inserì all’angolo tra il primo sepolcro della
stra della sua fronte, ma ne lascia libero l’ingresso178. La tomba, a serie (non numerato), la tomba 6 ed il colombario 4. Si tratta di
pianta rettangolare179, è costruita in opera listata, con la muratura una tomba destinata al rito misto: sulla parete di fondo è una
esterna a mattoni e quella interna, in corrispondenza delle formae, forma per gli inumati, mentre sulle pareti laterali sono due nicchie
a blocchetti di tufo180. La rasatura delle murature non permette di per olle cinerarie e sotto il piano pavimentale sono ricavati altri
verificare la presenza di nicchie per incinerazioni, mentre le forme spazi per incinerati187. Più ad oriente il colombario 9, in opera late-
si dispongono lungo le pareti laterali nord e sud, e si può ipotizza- rizia, si addossa alla fronte e alle scalette della tomba 8; interna-
re l’ingresso ad ovest, verso la piazza. Alla stessa fase sembra attri- mente sulle pareti laterali sono disposte due nicchie per due olle
buibile anche il sepolcro 17, identificabile solo attraverso qualche cinerarie, mentre sulla parete di fondo è una nicchia maggiore,
foto panoramica: costruito in opera laterizia a fianco del prece- con tre olle188. La costruzione di un colombario in un periodo così
dente, è di grandi dimensioni e presentava un ingresso probabil- tardo rappresenta certamente un’anomalia: nella prima metà del
mente rivolto nella stessa direzione181. Anche il lato meridionale III secolo d.C. la pratica inumatoria è ormai il rituale sepolcrale
della piazza venne occupato, tra la fine del II e la prima metà del adottato in modo quasi assoluto. Forse è il piccolissimo spazio a
III secolo d.C., da nuovi sepolcri. La tomba 18, in opera listata, si disposizione a imporre la creazione di sepolture solo per defunti
appoggia al lato orientale del sepolcro 19, in posizione leggermen- incinerati oppure siamo di fronte ad una famiglia particolarmente
te arretrata182; la tomba 20 si addossa invece sul lato opposto, alli- tradizionalista.
neandosi perfettamente con la sua fronte verso il grande spiazzo e Ancora posteriore è il sepolcro 10, che si insedia al centro
sovrapponendosi parzialmente al colombario 21183. della piazza – di fronte alle scalette della serie di tombe 6,
Assai curioso è il rinvenimento, appena oltre la soglia, 7 e 8 – inglobando e distruggendo un gran numero di
della parte inferiore di una statua di Venere accanto a un tombe precedenti: probabilmente si tratta del più tardo e
piccolo Priapo, databile alla metà del II secolo d.C.; si grande sepolcro del settore dell’Annona189. L’edificio, in
tratta di un soggetto allusivo alla prosperità e alla fertili- opera listata, è a pianta rettangolare190, con ingresso rivol- 61
tà, apparentemente più adatto alla decorazione di ville e to a sud, cioè verso lo spazio ancora libero della piazza.
giardini che al contesto sepolcrale184, a meno che non si Nel suo interno si distribuiscono due arcosolii sulle pare-
tratti del ritratto di una defunta rappresentata nelle vesti ti laterali e un solo arcosolio su quella di fondo. La tomba
della dea, secondo un costume ben attestato nelle necro- – pur ripetendo la struttura interna dei sepolcri degli inizi
59 poli di quest’epoca. del III secolo d.C. – dimostra di essere posteriore: vi si
Sempre in età severiana venne occupato anche il fronte settentrio- appoggia pur rispettandone gli accessi; di conseguenza si
nale della piazza, con almeno quattro grandi sepolcri appartenen- può ipotizzare una cronologia contenuta nei decenni cen-
ti ad un unico complesso, che si contrappone perfettamente alla trali del III secolo d.C. Certamente il settore dell’Annona
serie sul lato meridionale; solo tre di questi sepolcri sono stati anche in seguito sarà stato occupato da nuove sepolture
completamente esposti negli anni ’30: le tombe 6, 7, e 8185. La (almeno fino agli inizi del IV secolo d.C.), ma queste si
costruzione, in opera listata di laterizi e blocchetti di tufo, si pre- dovranno immaginare meno monumentali e a una quota
senta come una serie di camere sepolcrali che si aprono a sud superiore: le successive vicende storiche del sito, conse-
verso la piazza, tramite scalette; internamente, le sepolture ad inu- guentemente, devono averne asportato ogni traccia.
mazione erano disposte su più livelli entro le formae sotto gli arco-
solii lungo le pareti. Questi sepolcri a schiera ripetono la struttu-
ra, l’organizzazione interna e la tecnica edilizia delle tombe coeve Santa Rosa
del settore, ma si possono ben confrontare anche con le altre
tombe della fine del II o degli inizi del III secolo d.C. dei settori Il settore di Santa Rosa è la parte della necropoli lungo
vicini, quali la serie delle tombe 2, 6, 7, 8 della Galea, l’edificio 5 l’antica via Triumphalis scavata più di recente. Lo scavo
dell’Autoparco e la serie delle tombe IX, XXIX e XII di Santa Rosa. ha avuto origine nel febbraio 2003 ed è terminato nel giu-
Un paio di metri più a est, al di là di un vicolo, si edificò il sepol- gno dello stesso anno, quindi – dopo un’interruzione di
cro 13, anch’esso in opera listata, di cui però si rinvennero solo quasi tre anni – nella primavera e nell’estate del 2006 si è
poche strutture; la sua costruzione invase parte del colombario 14, proceduto ad una campagna di sondaggi, restauri e alle-
ormai da più di un secolo in abbandono186. stimenti che hanno portato l’area a esser musealizzata e, a
Dopo pochi anni due piccole tombe si addossarono al complesso partire dall’ottobre 2006, anche visitabile dal pubblico 191.

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62 Il progetto del nuovo parcheggio è nato dalla necessità di ripetere sul terreno l’andamento delle curve di livello del
snellire il traffico all’interno della Città del Vaticano; per pendio. Se accettiamo l’ipotesi che la zona rientrasse
questo motivo si scelse la zona del piazzale di Santa Rosa, ancora nei limiti della proprietà imperiale, la cospicua
all’interno delle mura vaticane (nel tratto corrispondente presenza tra i defunti di schiavi e liberti imperiali della
all’ultima parte di via Leone IV che piega per raggiungere famiglia giulio-claudia potrebbe far ritenere che questi
Piazza Risorgimento). Lo scavo archeologico è intervenu- venissero favoriti nella concessione dell’uso sepolcrale del
to solo dopo qualche mese dall’inizio degli sterri intrapre- colle Vaticano.
si dal cantiere edile, al momento in cui sono emerse le Nella seconda metà del I secolo d.C., fino ai primi decen-
prime prove irrefutabili di presenze archeologiche, ma al ni del II secolo d.C., si comincia a riconoscere una qual-
tempo stesso quando purtroppo era avvenuta già la che forma di occupazione pianificata dell’area: vengono
distruzione di alcuni sepolcri e l’asportazione di materia- costruiti sepolcri di maggiori dimensioni e alcuni di essi
le archeologico, che in un secondo momento si è cercato registrano nelle relative iscrizioni l’area di rispetto, spia di
di ricontestualizzare192. una prima lottizzazione degli spazi. Si creano vari brevi
In un’area di circa 500 metri quadrati, le indagini archeo- terrazzamenti artificiali, tagliando il pendio e riportando
logiche hanno messo in luce più di quaranta strutture le terre subito a valle, si spianano le aree intorno ai picco-
sepolcrali collettive di diversa grandezza e circa duecen- li edifici funerari e, presumibilmente, si disboscano gli
tocinquanta tombe individuali – di cui più di 230 a inci- spazi intorno alle radure naturali. Tutta questa serie d’in-
nerazione e circa 20 a inumazione – disposte su diversi terventi umani favorisce l’installazione di nuove tombe,
63 terrazzamenti. Attualmente si sta lavorando a un proget- ma, allo stesso tempo, riduce la stabilità del pendio. Gli
to per la prosecuzione degli scavi verso sud, in modo da smottamenti di terra, che hanno sempre percorso le val-
collegarli con quelli vicini dell’Autoparco e formare un’u- lette tra i costoni del colle, a questo punto sono meno fre-
nica grande area archeologica sotterranea193. L’occasione nati e le grandi piogge divengono una costante minaccia
di poter indagare, con criteri moderni e metodologie per l’area. Poco prima della metà del II secolo d.C., una
scientifiche, un sito così poco alterato dagli interventi grande frana, maggiore delle precedenti, si incanala nella
successivi sta portando una messe eccezionale di nuovi piccola valle e si blocca contro le murature di una serie di
dati per lo studio sulle sepolture e sui rituali funerari delle colombari (III, XVII, XVIII e II) che la chiude prima di un
classi meno abbienti di Roma. breve salto di quota. Questa schiera di sepolcri costitui-
In questo settore della necropoli il terreno si distende in sce uno sbarramento che impedisce alla frana uno sfogo
una minuscola valle, che in leggera pendenza percorre naturale verso valle e produce un rialzamento del terreno
trasversalmente l’area, per poi ridiscendere bruscamente di più di due metri, che sigilla con un grande strato di
con un breve salto di quota, fino ad un altro breve piano- ghiaia e argilla tutte le tombe a monte della barriera.
ro. Poco oltre – a meno di cinquanta metri di distanza e I parenti dei defunti di questa parte di necropoli rinun-
circa cinque metri più in basso – doveva passare la via ciano a riportare alla luce le tombe dei loro cari. Solo
Triumphalis. Il pendio, almeno inizialmente, si presenta- qualche tempo dopo, verso la metà del II secolo d.C.,
va molto accidentato e sconnesso, con vari tagli naturali riprende l’uso sepolcrale della zona; l’esperienza negativa
creati nel terreno dallo scorrimento delle acque piovane, maturata suggerisce la costruzione di terrazzamenti in
che defluivano dalla sommità del colle e si incanalavano muratura più stabili e affidabili, realizzati scavando le
evitando piccoli rilievi, asperità, altri ostacoli. Le prime loro fondazioni proprio all’interno della frana. Su di essi
tombe si distribuirono con una certa libertà ed irregolari- si costruiscono tombe più imponenti delle precedenti e
tà, sfruttando gli spazi disponibili che più sembrarono accanto, negli spazi di risulta, prendono posto le sepoltu-
idonei; si può osservare come alcuni sepolcri in muratura re più povere. Si può seguire la costruzione dei sepolcri
– coevi e adiacenti – fossero orientati in maniera differen- fino ai primi decenni del III secolo d.C. e le pratiche fune-
te: evidentemente bastava la presenza di un albero o di un rarie fino agli inizi del IV secolo d.C., dopodiché le tombe
grande cespuglio a condizionare l’orientamento del loro saranno progressivamente abbandonate e diventeranno 64
ingresso. ricoveri o saranno destinati a usi differenti. 65
Tra la fine del I secolo a.C. e la metà del secolo successi- Il settore di Santa Rosa, in sintesi, può esser analizzato
vo, quindi, queste sepolture si disposero adattandosi cronologicamente in due grandi fasi. La prima, caratteriz-
all’orografia del colle e la loro distribuzione sembra quasi zata in modo quasi esclusivo dal rito incineratorio (fig. 5),

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inizia alla fine del I secolo d.C. – anche se non si può Abascantus, un altro servo, che lavorava come aquarius I secolo d.C.-prima metà del II)210, una peculiarità che si tuito da alcune urne cinerarie marmoree che riproduco-
escludere la presenza di una fase precedente, ancora (indicazione generica che designa un subalterno dell’am- può osservare con chiarezza anche nel vicino settore no questi contenitori e che comunque, pur nel maggior
sepolta – e termina con la grande frana del 130-140 d.C.; ministrazione delle acque pubbliche di Roma)201 proba- dell’Autoparco. Il loro rapporto – valutabile in circa il lusso, vogliono rimanere legati a questo tradizionale e
la seconda, prevalentemente connotata dal rito inumato- bilmente nello stesso luogo. Il Nemus Cai et Luci corri- 90% di anfore «di Spello» e il 10% di «Dressel 2-4» – è popolare uso sepolcrale215. A questo punto è lecito sup- Fig. 5
rio (fig. 6), ha origine poco tempo dopo la frana e finisce sponde al Nemus Caesarum, noto da varie fonti202 e chia- inversamente proporzionale rispetto a quanto si può veri- porre l’esistenza di molti manufatti funerari e, persino
intorno agli inizi del IV secolo d.C., forse con la costruzio- mato così (come sulla nostra stele, ma in greco) solo da ficare negli scavi dei coevi contesti urbani. Si tratta di forse, di piccoli edifici sepolcrali in legno o altro materia-
ne della basilica sulla tomba di Pietro (verso il 320 d.C.). Cassio Dione203. Si trattava di un giardino monumentale anfore per il trasporto di vino, la loro forma era quindi le deperibile. La moltitudine degli anonimi sepolti entro
All’interno, queste due grandi fasi, sono ulteriormente creato nel complesso degli horti di Cesare, presso la piuttosto simile, ma le anfore «di Spello» presentano la cinerari – o inumati in fosse – originariamente forse
articolate, ma risultano individuabili solo sequenze locali Naumachia di Augusto a Trastevere, in memoria di Lucio spalla più ampia ed il corpo più ovoidale, mentre le dichiarò la propria identità attraverso il proprio nome
di settore. Chi era più benestante era in grado di organiz- e Caio Cesare, i due figli di Giulia e di Agrippa che dove- «Dressel 2-4» hanno la spalla più breve e spigolosa ed il dipinto o inciso su stele lignee. Alcuni di essi potrebbero
zare il luogo della sua sepoltura dignitosamente, preno- vano ereditare da Augusto le redini dell’Impero e che corpo più allungato. Evidentemente il primo tipo (il aver trovato il ricovero per l’eternità all’interno di tombe
tandosi uno spazio all’interno di una tomba in muratura, invece morirono prematuramente nel 2 e nel 4 d.C.204. La meno comune) era più ricercato proprio per la forma: – a forma di casupola, di botte o di fornetto – o recinti
66 chi era più povero trovava uno spazio là dove poteva. Naumachia Augusti, inaugurata nel 2 a.C. e destinata ai solitamente veniva tagliata la loro parte superiore per costruiti con strutture di tavole e assi; questa ipotesi, non
D’altra parte le soluzioni erano scelte di volta in volta; per combattimenti navali, venne costruita alimentando un esser riutilizzata come protezione della sepoltura e a que- dimostrabile fisicamente, è solo suggerita dalla presenza
i meno abbienti raramente si può riconoscere una vera grande bacino con l’aqua Alsietina proveniente dal lago sto scopo serviva un’anfora che potesse inglobare al di aggregazioni di tombe individuali coeve in aree circo-
pianificazione nell’occupazione degli spazi: la morte non di Martignano (Alsietinus), vicino al lago di Bracciano; al meglio i cinerari sottostanti. scritte216.
può esser programmata e, nel loro caso, nemmeno esser centro dello specchio d’acqua era un isolotto artificiale Sotto una di queste anfore «di Spello», nell’area del pia- Ai primi decenni del I secolo d.C. si può attribuire l’ini-
inserita in progetti di lunga durata. Di qua si scavava una (di circa 60 x 40 metri) – ove vennero commemorati Caio noro, venne posta una piccola scultura marmorea, collo- zio della costruzione dei più antichi sepolcri in muratura;
fossa e di là si buttava la terra di risulta, coprendo tombe e Lucio Cesare – collegato, con un ponticello ligneo, al cata appena sopra l’incinerazione. La statuetta, che con- queste tombe sono realizzate in opera reticolata, prima, e
precedenti. Le stratigrafie così divengono spesso confuse Nemus Caesarum, sulla riva accanto205. serva tracce di color rosso, raffigura un uomo dai tratti laterizia o mista, poi. Hanno una forma cubica, con
e le datazioni devono quindi essere ricavate da altre con- Nella terrazza inferiore è l’altare in travertino, della prima 69 marcati, vestito di una corta tunica211. Il personaggio, steso copertura voltata a botte, con olle cinerarie fittili munite
siderazioni, in particolare dall’incerto rapporto che inter- metà del I secolo d.C., che Cominia Optata dedica al sul fianco sinistro e rannicchiato, trova appoggio su di una di coperchio murate in costruzione nel pavimento; le loro
corre tra le cronologie relative da un lato, determinate dal marito, lo scultore Tiberius Claudius Thesmus206. Il lavo- grande lanterna e su di una brocca rovesciata; al braccio
rapporto fisico tra i sepolcri, e le cronologie assolute dal- ro del defunto non è dichiarato nel testo iscritto, ma nella destro, piegato per appoggiarvi la guancia, è infilato il
l’altro, ricavabili dall’analisi degli elementi intrinseci raffigurazione a bassorilievo sulla fronte: infatti Thesmus manico di un borsone, tenuto ben stretto, per timore che
datanti presenti in alcune tombe194. è rappresentato, seduto su di uno sgabello davanti al suo qualcuno possa derubarlo dei suoi viveri. Si tratta di un
Le più antiche sepolture del settore di Santa Rosa sono cane, mentre è impegnato nella realizzazione di un busto servus lanternarius (o lampadarius), addormentatosi212 nel-
individuabili sul fianco della piccola valle, nella parte a con mazzuolo e scalpello. Il mestiere dello scultore è rara- 68 l’attesa del padrone che sarebbe tornato durante la notte,
monte dello scavo, e sono riconoscibili in alcune incine- mente raffigurato in epoca romana; si possono ricordare per aprirgli la porta di casa, e per tutelarlo da eventuali
razioni segnalate da stele di travertino, con iscrizioni che la famosa lastra sepolcrale di Eutropos (cronologicamen- malintenzionati. Il soggetto è certamente non comune –
paleograficamente sembrano databili tra gli ultimi decen- te molto più tarda), nel Museo Archeologico di Urbino207, un esempio è conservato nel Museo Chiaramonti in
67 ni del I secolo a.C. e i primi del secolo successivo. Tra ma se ci si limita a Roma l’unico confronto possibile è Vaticano213 – e finora si riteneva idoneo alla decorazione di
queste si possono ricordare due tabellarii (il tabellarius costituito da un altare privo di iscrizione – per soggetto ville e giardini, mentre in questo caso, l’unico finora di cui
aveva un incarico simile a quello del moderno postino)195 molto simile a quello di Thesmus, anche se di circa un si conosca il contesto di rinvenimento, assume logicamen-
della prima metà del I secolo d.C.: si tratta di Primus, che secolo più tardo (110-120 d.C.) – conservato nei Musei te un valore funerario214. A questo punto rimane il dubbio
preparò da vivo lo spazio per la sepoltura sua e di Vaticani208: qui l’anonimo scultore ritrae una donna entro se tale rappresentazione scultorea debba riguardare diret-
Herennia Secunda196, e di un secondo schiavo imperiale, un clipeo, forse la moglie, che si pone in posa (di fronte tamente il lavoro di un povero e anonimo schiavo lì sepol-
Priscus, sepolto dalla sua probabile contubernalis (convi- in piedi), elegantemente acconciata con il grande toupet to o se vi sia una lettura allegorica e quindi raffiguri una
vente) Claudia Stacte (una liberta), insieme a Successus, di ricci di moda in quel periodo. rassicurante presenza, destinata idealmente ad illuminare
conservus (in questo caso ex collega di schiavitù) di Poco alla volta compaiono lungo il pendio numerose l’oscuro tragitto del defunto verso l’ultima dimora.
Claudia Stacte197. Come accennato, sono qui sepolti molti anfore parzialmente interrate, destinate a coprire i cinera- Nel terreno si sono notati anche alcuni incavi riempiti di
servi della familia dell’imperatore; ad esempio in cima ri sottostanti e a fornire loro l’imbocco per le libagioni; la ossa combuste e, talvolta, di frammenti di carbone, con
alla valletta è la tomba di Fulcinia Nereidis, sepolta dalla loro densità, però, non permette sempre di porle in diret- tracce di perni e di chiodi. Questi elementi permettono di
conserva Heraclida198. Altre due stele di travertino sono ta relazione alle are e alle iscrizioni intorno a cui si dis- riconoscere le più umili incinerazioni della necropoli: le
inserite nel terreno di un piccolo pianoro più a valle; la pongono. Per tutta la seconda metà del I secolo d.C., si ossa combuste di alcuni defunti incinerati dovevano esse-
più antica reca la memoria di una liberta, Lucina199, l’altra può notare come le anfore dette «di Spello» (metà del I re riposte in ceste o canestri di vimini o in cassette di
invece ricorda uno schiavo, Grathus200. Quest’ultimo è un secolo d.C.-metà del II)209 siano numericamente di gran legno, un materiale organico che si è poi dissolto per l’a-
servo imperiale ex Nemore Cai et Luci, commemorato da lunga prevalenti sulle anfore tipo «Dressel 2-4» (inizi del cidità della terra. Un riflesso – assai più costoso – è costi-

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ridotte dimensioni non permettono un reale accesso, ma Quintilia Albana223. Negli anni di queste memorie iscritte,
solo un affaccio dall’esterno per i rituali funerari. La gli Azzurri, appunto la factio Veneta, erano nelle simpatie
struttura di questi sepolcri – confrontabile con simili imperiali; in particolare è noto dal De Vita Caesarum di Fig. 6
tombe nelle necropoli della via Ostiense (presso la basili- Svetonio che Vitellio (69 d.C.), il quale era un loro acca-
ca di San Paolo) e di Porto (nelle vicinanze di Fiumicino) nito protettore e giunse persino a giustiziarne i denigrato-
– è avvicinabile alla forma di piccoli forni, di conseguen- ri224. Altre iscrizioni menzionanti aurighi si riscontrano in
za nel testo saranno chiamate tombe a forno. Tra le più ambiti vicini e si dovranno presumibilmente porre in rela-
antiche, probabilmente di età augustea, è la tomba XXXIV, zione con il Circo di Caligola e Nerone in Vaticano225.
situata nel piccolo pianoro nella parte inferiore della val- Ad ovest, sul ciglio del pendio in prossimità del pianoro,
letta, che presenta quattro grandi olle inserite nel pavi- sono altri due piccoli sepolcri a forno, la tomba XXV e la
mento; anomalo e curioso è il paramento impiegato per tomba XXXV. La più antica è certamente la tomba XXXV,
rivestire il nucleo cementizio delle murature: si tratta di che conserva – alla base della fronte – una lastra (a forma
cubilia (blocchetti piramidali a base quadrata) di tufo dis- di tabula ansata) con la dedica alla fanciulla Erotis, morta
posti su file orizzontali217, anziché a formare una sorta di a 14 anni, posta dal marito Onesimus e dal padre
disegno a scacchiera diagonale come sarebbe normale per Glaucia226. All’interno – entro il piano in muratura, into-
70 l’opera reticolata. Di fronte è una stele di travertino con nacato e decorato da riquadri rossi su fondo bianco –
dedica di Poppidia Musa, al marito Crescens (defunto a sono tre olle cinerarie e un tubulo al centro; sulle pareti e
30 anni) e al figlio Quintus Poppidius Thesmus (morto a sul fondo sono invece affrescati corsivamente dei racemi
16 anni), che dovrebbe essere in relazione con questo fioriti. Non deve sorprendere la giovane età della sposa
sepolcro o, più difficilmente, con il simile sepolcro XXII, defunta, perché era una prassi abbastanza consueta il
che dopo qualche tempo gli si addossa, sfruttando la matrimonio in una fase della vita che noi consideriamo
parete sinistra della tomba precedente come muro di adolescenziale. La tomba, costruita in età tiberiana (14-37
fondo218. Non si può tuttavia escludere del tutto che fosse d.C.) per Erotis, venne probabilmente poi utilizzata
pertinente ad alcune incinerazioni vicine219; comunque anche da Glaucia e da Onesimus. In epoca posteriore si
questo gruppo di incinerati, in virtù delle strette relazio- interrò e fu danneggiata da una sepoltura a incinerazione
ni fisiche tra le loro sepolture, potrebbe costituire un
unico ambito familiare rappresentato in più generazioni.
Meno di due metri a nord-est è un altro sepolcro del
medesimo tipo, la tomba XXXI, costruita in opera retico-
lata esternamente intonacata in rosso; sul piano del pavi-
mentale sono murate quattro olle cinerarie, disposte
davanti alla piccola nicchia di fondo220. In seguito, nel
corso della seconda metà del I secolo d.C., a questo sepol-
cro si affianca l’incinerazione di Artoria Prima (forse in
relazione con i defunti all’interno del sepolcro), segnalata
da un tubulo per le libagioni e da una stele iscritta221; la
dedica a questa donna, morta a 26 anni, viene fatta dal
marito Clemens, che si definisce HORTATOR FACT(IONIS)
VENETAE. CLEMENS – anche se il termine hortator non è
del tutto chiaro – dovrebbe essere un abile cavallerizzo
che partecipava alle gare di corsa nel circo: il suo compi-
to sembra quello di aiutare l’auriga della squadra Veneta
(gli Azzurri) a rilanciare i cavalli e migliorarne la traietto-
ria nelle curve, montando a pelo un cavallo accanto alla
biga (o alla quadriga)222. Certo non a caso dalla stessa area
di Santa Rosa proviene un’altra stele di un hortator della
fazione Veneta, Titus Albanus; il testo riporta la dedica
della nutrice Quintilia Tyche al defunto e a sua moglie

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successiva. Tutti questi sepolcri in scala ridottissima con- Questa edicola marmorea è posta davanti ad un cassone
servano uno strato d’intonaco rosso come rivestimento – in laterizi, chiuso da una lastra di travertino forata – a
della muratura esterna; questo colore – per altro assai ridosso del fondo del sepolcro. Al centro di quest’ultima
comune nei rivestimenti murari romani – doveva emerge- edicola è il bel ritratto del fanciullo, inquadrato da colon-
re nel panorama delle aree destinate a necropoli. Solo la nine corinzie e incassato al di sotto del timpano, su cui è
tomba XXV mostra affrescata, sopra il rosso, un’elegante iscritto hic situs est («qui è deposto»); alla base è un rilie-
teoria di cespi vegetali, con lunghe foglie verdi e gialle 227. vo ove invece sono riportati il nome e la durata della vita
71 Questo piccolo colombario è costruito in opera laterizia, del piccolo defunto. 72
con l’ingresso aperto a valle (a nord-est); sotto l’imbocco Assai curiosa risulta la procedura per la realizzazione del-
della tomba a forno si conserva l’impronta della lastra l’edicola: questa non era stata creata per accogliere il
(mancante) che recava l’iscrizione, mentre sul piano busto e ciò è ben evidente dalla sua rilavorazione, con la
interno sono murate quattro olle cinerarie e, al centro un scalpellatura praticata per l’inserimento della testa.
grande tubulo fittile per le libagioni228. Anche la testa, prodotta da una bottega di alta qualità di
Su di un pianoro vicino alla via Triumphalis, dopo un età giulio-claudia, doveva aver avuto in origine una collo-
breve salto di quota, si affaccia il minuscolo colombario cazione differente, come ben testimoniano la lavorazione
XIV, costruito intorno al 20 d.C.; il suo ingresso è rivolto a tutto tondo anche del retro del capo e le vistose corre-
verso un viottolo che correva parallelo alla Triumphalis (a zioni ottiche del volto. Il rialzamento e il maggior rilievo
nord-ovest) e che serviva le coeve sepolture del piano- dato nel viso all’occhio e allo zigomo destri, accompagna-
ro229. La tomba presenta una nicchia, per olle cinerarie, ti dalla conseguente modifica della parte corrispondente
sulle due pareti laterali e su quella di fondo ed è pavimen- della bocca, provano che originariamente la testa doveva
tata da un opus sectile di mattonelle quadrate di marmo esser posta a sinistra dello spettatore (e vista preferibil-
bianco230. mente da quel lato); di conseguenza doveva far parte di
Alle spalle viene costruito un sepolcro di dimensioni un gruppo statuario familiare, concepito probabilmente
maggiori, la tomba IV (dei Natronii), una famiglia di liber- per un ambito domestico, che doveva forse prevedere la
ti, che evidentemente disponeva di una discreta possibili- presenza di altri personaggi (i genitori?) alla sinistra del
tà economica231. La tomba è databile tra il 20 ed il 40 d.C., fanciullo232.
anche se le sue strutture sono parzialmente coperte dalle Nel corso della seconda metà del I secolo d.C. la tomba
fasi successive; la pianta è condizionata dalla presenza del IV subì un primo rifacimento: nell’anticamera, a fianco
colombario XIV, che impose l’apertura del suo ingresso dell’ingresso, venne costruito un fornetto in opera lateri-
verso sud-est, su di una piccola piazzola. Si compone di zia per incinerazioni, che ha restituito quattro lucerne,
una corta anticamera, su cui s’innesta, trasversalmente e dei primi decenni del II secolo d.C., lì poggiate per dar
irregolarmente, la piccola camera sepolcrale principale, luce durante le cerimonie funerarie233. Lungo il lato sini-
una sorta di stretto recinto rettangolare; il suo perimetro stro, nell’interro sopra il bancone di prima fase, si è ritro-
completo comunque non è ben definibile, in quanto le vato un bustino in terracotta con un ritratto femminile
sue murature sono state rasate e coperte dalle costruzioni sormontato da un’alta acconciatura (il cosiddetto
successive della tomba VI (dei Passieni) e soprattutto della Schildtoupet) di moda nella tarda età flavia e nella prima
tomba I, mentre si conserva invece, sigillata dall’interro età traianea (circa 90-110 d.C.)234. Questo genere di busti-
del successivo rialzamento pavimentale, quasi tutta l’area ni fittili – in tutto il mondo romano – sono spesso associa-
inferiore. Poco oltre l’anticamera si apre la camera sepol- ti a sepolture infantili: quasi sempre erano dei crepundia,
crale, con un secondo fornetto e un bancone in muratura dei sonagli vuoti, con piccoli batacchi o sassolini all’inter-
lungo il lato sinistro; su questo bancone si costruì un’edi- no. Molti di essi riproducevano – e sembra questo il caso
cola, con piccole colonne e capitelli di terracotta. Presso – le fattezze delle madri235. Secondo un’altra interpreta- 73
il lato di fondo di questa sorta di camera/corridoio sono zione potrebbero essere identificati con i sigilla, le sta-
alcune sepolture segnalate da una serie di tubuli interrati tuette che venivano donate ai bambini durante i Sigillaria
per le libagioni, dalla stele dedicata da Natronia Sinphyle festività dei Saturnalia236.
al figlio morto a venti anni, Tiberius Natronius Un’altra sepoltura infantile di grande interesse è costitui-
Zmaracdis, e dall’edicola di Tiberius Natronius Venustus, ta da una piccola tomba a fossa, coperta da un solo ses-
defunto a soli quattro anni, quattro mesi e dieci giorni. quipedale (un mattone da un piede e mezzo: ca. 45 cm

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74 per lato), venuta alla luce a seguito di un sondaggio237. La Sempre della metà del I secolo d.C. e tipologicamente
tomba è stata scavata a fianco di un colombario (XXV) simili appaiono le tombe XXVI, XXXIII e XXI, in prossimi-
della metà del I secolo d.C., sito al centro della valletta e tà del limite occidentale dell’area di scavo: anche in que-
poi completamente distrutto dalla costruzione della sto caso delle prime due non rimane quasi nulla, essendo
tomba XII (della fine del II secolo d.C.). Lo scheletro ci tagliate dalla palificazione moderna, mentre la terza è
indica la sepoltura di un bambino di poco meno di un intatta241. Il sepolcro XXI è una struttura cubica in opera
anno – come ci attesta anche la mancata fuoriuscita dei laterizia, una tomba a forno con volta a botte affacciata
denti da latte – che è stato accompagnato da un piccolo verso nord-est, sul livello inferiore. Esternamente è rive- 76
corredo, composto da una serie di vasetti acromi, del tipo stito del canonico intonaco rosso e reca incassata sulla
detto a pareti sottili, e da un uovo di gallina posto presso parte inferiore della fronte una lastra marmorea, con inci-
la mano destra. Anche in questo caso si deve ricordare la sa la dedica a Faenia Lyris, morta a soli 4 anni, postale da
funzione di crepundia (sonagli) assunta da molte uova, parte dei genitori, Publius Aledius Priscus e Faenia
che, forate e riempite di semi, servivano da trastullo ai Favor242. Sorprendente è l’integrità del corredo posto
bambini: quest’uovo, però, sembra vuoto e intatto, di all’interno: sono state rinvenute quattro lucerne e una
conseguenza si dovrà dargli un valore differente. ciotola per le offerte di cibo, conservate nella collocazio-
Piuttosto che vedervi un inconsueto alimento per il pic- ne originaria, sopra le quattro olle cinerarie murate nel
colo defunto – visto che solitamente si offrivano alimenti piano pavimentale. Di particolare delicatezza sono anche
liquidi (latte, miele, vino) attraverso i tubuli – è più i motivi floreali gialli affrescati sull’intonaco bianco della
opportuno riconoscervi un elemento allegorico stretto in volta e della parete di fondo.
mano, un simbolo di rinascita, una nuova vita che si con- Subito di fronte, poco tempo dopo (intorno al 60 d.C.),
trappone all’ingiusta fine prematura. venne costruito il sepolcro XX, di Alcimus, una struttura
Poco più a monte sono altri piccoli sepolcri a forno, circa di forma cubica in opera laterizia, con un rivestimento
della metà del I secolo d.C., costruiti in opera laterizia, ma d’intonaco rosso all’esterno e bianco all’interno (tav.
purtroppo quasi del tutto rasati dalle successive fasi 68)243. Entro il pavimento sono murate sette olle cinerarie
sepolcrali238. Il primo ad esser costruito è la tomba XXVIII, di terracotta, di cui una coperta da una piccola lastra con
con ingresso rivolto a nord, verso la parte inferiore della i forellini per le libagioni; un’ottava urna cineraria – di
piccola valle; nel pavimento sono murate alcune olle di vetro, biansata e chiusa con due coperchi sovrapposti –
terracotta ed un tubulo, ma il piano è stato tagliato da venne appoggiata presso un angolo della tomba ed è tut-
due tombe a cappuccina del III secolo d.C., che ne hanno tora colma delle ossa combuste del defunto (attualmente
alterato la conservazione239. Ad una quota più elevata esposta in una vetrina. Al centro del pavimento è un largo 79

viene poi costruita la tomba XXVII, che si pone addossata tubulo, che conduceva a uno spazio sotterraneo, di gran-
al lato posteriore della precedente, sfruttando come muro dezza di poco inferiore a quella del sepolcro. Accanto alle
di fondo il retro della tomba XXVIII. La tomba XXVII, di olle erano poste alcune lucerne, databili tra la fine del I e
conseguenza si apre verso sud, sul versante più elevato il corso del II secolo d.C., che attestano una continuità
del pendio, e conserva la soglia in travertino; sul piano d’uso funerario per vari decenni244.
interno sono incassate cinque olle cinerarie fittili, entro le Come stipite sinistro dell’ingresso del sepolcro, a fianco
quali sono stati riposizionati (dopo il restauro) alcuni della soglia, è stata posta una grande stele di travertino,
oggetti del corredo – due lucerne e un balsamario di vetro che si è rivelata di eccezionale interesse. Nella parte infe- 77

– in modo da riproporre l’aspetto del sepolcro così come riore è iscritta la dedica di Fabia al marito Alcimus, un
era apparso durante lo scavo. Poco si conserva di due servo di Nerone «CUSTOS DE THEATRO POMPEIANO DE
sepolcri posti ancora più a monte, in corrispondenza del- SCAENA», che quindi come lavoro faceva l’addetto ed il
l’angolo sud-occidentale dell’area di scavo. Il XXIII è stato custode alle scene del Teatro di Pompeo245. Nel riquadro
completamente distrutto dalla palificazione moderna, superiore della stele, a bassorilievo, è scolpito Alcimus, in
mentre il colombario XXIV, caratterizzato da nicchie per piedi, vestito con una corta tunica; nelle mani reca uno
cinerari sulle pareti, è attraversato da due pali in cemen- scalpello e un’ascia, con cui materialmente doveva curare
to armato al suo interno, ma il previsto ampliamento le scenografie teatrali e macchine di scena, mentre accan-
dello scavo dovrebbe permettere di riportarlo in buona to sono scolpiti gli altri attrezzi del suo lavoro, legati alla
parte alla luce240. fase di progettazione ed esecuzione: una squadra, un

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compasso, una livella (archipendolo) e una sorta di groma scopo propiziatorio251. Più verosimile, però, appare un uso
o di asta da misurazione246. Gli strumenti e il testo epigra- sepolcrale di questo spazio, riconoscendovi un grande
fico documentano una professione qui documentata per cinerario comune, destinato ai resti dei defunti di minor
la prima volta, che si svolge in uno dei più famosi monu- rilievo. A questo proposito si può anche ricordare il ritro-
menti di Roma: il Teatro di Pompeo, il più grande della vamento, tra le terre di dilavamento del settore di Santa
città ed il primo ad esser costruito in muratura, nel 55 Rosa, di un grande blocco di travertino (inv. 52461) – il
a.C.247. Nella Curia del Teatro di Pompeo, un secolo piano di una struttura sepolcrale – con tre incavi rettango-
prima, venne ucciso Cesare, poi l’edificio ebbe varie lari per piccoli cinerari (lignei?) e grande foro centrale
modifiche e subì notevoli rifacimenti; tra questi va ricor- passante, che doveva permettere di collocare le ceneri,
dato un grande intervento di restauro iniziato da Tiberio prima, e le libagioni, poi, in questo spazio sotterraneo. fig. 7
e terminato da Caligola o da Claudio248. È probabile che Sul pianoro sottostante – con lo stesso orientamento della
Alcimus abbia partecipato a questi restauri e forse, se tomba XX (di Alcimus), parallelo alla via Triumphalis e più
ancora in vita, persino agli allestimenti per Tiridate. Nel vicino ad essa – si costruisce il colombario VI (dei Passieni)
66 d.C., infatti, in occasione dell’incoronazione a Roma di di dimensioni ben maggiori rispetto al precedente252. Il
Tiridate come re d’Armenia, lo storico Cassio Dione colombario, in opera laterizia, ha subito i danni dei lavori
descrive i grandi apparati voluti da Nerone: «non solo il edili moderni, come altri due sepolcri coevi subito a nord
palcoscenico, ma anche l’intera area interna dell’edificio (tra cui il XIX), e conserva in elevato solo le strutture in
venne coperta d’oro, come del resto venivano adornate prossimità del suo angolo occidentale. La grande camera
d’oro tutte le strutture mobili che vi venivano introdotte, sepolcrale – a pianta quadrata, con ingresso da nord-est –
ragion per cui attribuirono a quel giorno medesimo l’epi- organizza su ogni parete da quattro a sei nicchie, per due
teto di “dorato”. I tendoni che erano stati stesi per proteg- olle cinerarie, disposte su di una sola fila; in particolare,
gere dai raggi solari erano di porpora e nel mezzo di essi sulla parete laterale destra è anche una grande edicola, che
vi era ricamata un’immagine di Nerone che conduceva un ha restituito una bella olla cineraria di vetro accanto alle
cocchio e intorno a lui delle stelle d’oro splendenti»249. olle fittili murate253. Nella parte inferiore delle pareti sono
Pochi anni dopo, con il grande incendio dell’80 d.C., la due sepolture a inumazione: una cupa, costruita sul pavi-
scena del teatro venne completamente distrutta e tutto il
lavoro di Alcimus andò certamente in fumo250. Non deve
sorprendere che tale affascinante attività fosse affidata a
un semplice servo imperiale, le sue capacità lo portarono
a tale incarico ed egli, consapevole del suo ruolo, esprime
chiaramente l’orgoglio per il proprio lavoro nel testo epi-
grafico, come nella puntuale notazione degli strumenti
che accompagnano la sua raffigurazione.
La presenza di un tubulo al centro del piano del sepolcro
è una caratteristica riscontrabile in molti piccoli edifici
sepolcrali dell’area, durante il I secolo d.C. La sua funzio-
ne è certamente da porsi in relazione con le libagioni
rituali in memoria dei defunti, ma – differenziandosi dagli
altri imbocchi diretti nei cinerari – si dovrà cercare un uti-
lizzo più definito. Nel caso del sepolcro XX di Alcimus,
tale cavità è stata creata con due coppi affrontati, che con-
ducono a un piccolo spazio sottopavimentale costruito in
opera laterizia; a fianco è un piccolo tubulo indirizzato
verso il medesimo pozzetto. Si è pensato potesse esser
questa l’area consacrata agli dei Mani – le anime degli
antenati defunti – cui si affidava la tutela e la protezione
della tomba; se così fosse a loro sarebbero dirette le offer-
te di cibo – soprattutto liquido (latte, vino e miele) – a

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LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS LA NECROPOLI VATICANA SULLA VIA TRIUMPHALIS

mento presso l’angolo ovest del colombario, e una sorta sono un cigno e due uccellini che si litigano un verme, fonda nicchia rettangolare da un piccolo pozzo, destinati fondo bianco, sono ricavate due nicchie: sul piano di
di vasca rivestita di intonaco rosso, che accoglie al suo con un delfino sotto la ghirlanda. Ai piedi degli eroti sono alle pratiche cultuali (tav. 74). In corrispondenza dell’in- quella di sinistra sono inserite due olle cinerarie, mentre
interno un sarcofago infantile di terracotta254. due aquile, con la testa rivolta al centro verso l’iscrizione. gresso, tra i piedritti e l’architrave in travertino, si conser- in quella di fondo ben tre. Sul pavimento sono murate
Di grande qualità e interesse sono due altari, quasi certa- Sulla fronte, tra la tabella iscritta e la ghirlanda, è una va parte del telaio in ferro della piccola porta lignea, due stele marmoree, quasi certamente di reimpiego, che
mente provenienti da questo sepolcro e rimossi all’inizio scena dionisiaca che si svolge davanti a un velario sorret- murata nel calcestruzzo della fondazione del successivo recano dei testi sepolcrali: nella prima è la dedica di
80 dei lavori edili, prima dell’intervento archeologico. Il to da due vittorie alate: un satiro – seduto su di una pelle sepolcro V (della fine del II-inizi del III secolo d.C.): ciò Larcius Hermeros alla moglie Victoria e alle giovani figlie
81 primo altare è decorato sulla fronte da protomi di ariete, felina con un grappolo d’uva nella mano destra alzata – attesta che al momento della grande frana del 130-140 Asinoinis e Victorina, nella seconda Rubellia Augustalis
cui è legata una ghirlanda, con due aquile al di sotto e al sorregge sulla coscia sinistra Dioniso infante, proteso d.C. il sepolcro era chiuso e ben conservato, quindi forse commemora il marito Cerialis.
centro un gorgoneion (una testa di Medusa che serviva a verso il grappolo; di fronte è una menade, coperta da un ancora utilizzato o frequentato. Presto altre sepolture a incinerazione si dispongono
83 scacciare il malocchio; sul coronamento, da un cratere panneggio e da una nebride257, che pone sul capo del sati- Sempre nella seconda metà del I secolo d.C. viene costrui- intorno a questi sepolcri in muratura267. Tra queste, qual-
fuoriescono due tralci acantiformi che si ripiegano in cor- ro un tralcio di pampini. 82 to, sul limite occidentale dell’area di scavo, il sepolcro che metro più a monte (a sud), sono una piccola tomba a
rispondenza dei pulvini255. I due altari, di alta qualità, sono all’incirca coevi, anche XIII, un piccolo edificio in opera laterizia di forma semici- cassetta, con lastre marmoree inserite di coltello nel terre-
Tipologicamente e iconograficamente l’altare risulta inse- se, per motivi prosopografici, il secondo deve esser di 85 lindrica. Della tomba è visibile solo la facciata, mentre il no, e l’altare marmoreo di Marcus Vibius Marcellus, della
ribile nella produzione della prima età flavia, ma si posso- poco posteriore al primo. I personaggi commemorati resto è stato tagliato dalla palificazione moderna; ad ogni fine del I-inizi del II secolo d.C., che sigilla l’incinerazione
no trovare degli antecedenti anche in epoca neroniana256. sono liberti tutti collegabili, per via diretta o indiretta, alla modo la sua profondità è ricavabile dalle misure della del personaggio entro il basamento sottostante268. Sulla
Proprio a quest’epoca ci riporta infatti l’iscrizione, con la familia Caesaris, una caratteristica, come già detto, comu- proprietà incise sull’architrave di travertino della portici- fronte del piccolo altare è la dedica posta da parte della
dedica alla figlia Flora posta dai genitori Passiena Prima e ne in età giulio-claudia a molti defunti sepolti in questa na d’accesso: cinque piedi (circa 1,5 metri)262. Di questa moglie, Maria Quinta, e della figlia, Vibia Marcella, con
Tiberius Claudius Optatus; successivamente venne ag- zona della via Triumphalis258. Una prossima approfondita porta lignea si conservano – bloccati nel cemento moder- la specificazione dell’incarico di Legatus Coloniae
giunta la menzione anche del figlio Tiberius Claudius ricerca prosopografica potrà chiarire meglio l’eventuale no, ma ancora al loro posto – il telaio e i cardini di ferro, Augustae Firmae svolto dal defunto. Si deduce quindi che
Proclus e, al di sotto della ghirlanda, di Lucius Passienus legame di questi liberti con un personaggio storico, Gaius che ci indicano anche in questo caso un sepolcro perfet- egli fosse un rappresentante, una sorta di ambasciatore269,
Optatus, liberto di una donna e fratello di Passiena Sallustius Crispus Passienus259, secondo marito di tamente chiuso al momento del suo interro263. Sopra l’ar- inviato presso le autorità centrali da una città della pro-
Prima. Di grande interesse è la specificazione del lavoro Agrippina Minore, madre dello stesso Nerone: le sue pro- chitrave è stata montata un’ara-cinerario marmorea, vincia Baetica in Spagna, Augusta Firma Astigi (l’odierna
di Optatus: egli era un liberto di Nerone che rivestiva il prietà – e di conseguenza anche i suoi schiavi e liberti – incassata nella volta a botte264, sulla cui fronte è scolpita la Écija presso Siviglia). Varie incinerazioni s’insediano
compito di tabularius a patrimoniis, quindi era un archivi- furono ereditate da Agrippina e alla sua morte, nel 59 dedica di Vivia Anthiocis al marito Aulus Cocceius intorno all’altare di Marcellus270, in particolare, nel terre-
sta dell’amministrazione del patrimonio privato dell’im- d.C., passarono nella proprietà imperiale260. Hilarus, le cui ossa combuste ancora si conservano all’in- no di fronte all’altare si conserva una piccola e curiosa
peratore. Dichiararsi liberto di Nerone – e nello specifico, Grosso modo contemporanea al sepolcro dei Passieni è la terno dell’urna. Questo particolare posizionamento del- lastra esagonale, con una patera a bassorilievo che presen-
addirittura con un compito molto delicato e di fiducia – tomba XXXII, costruita in laterizi in prossimità dell’ango- l’ara-cinerario del titolare del sepolcro induce a ritenere ta fori per le libagioni al centro, su cui è l’iscrizione D(IS)
sarebbe risultato quanto meno inopportuno dopo la lo nord-occidentale dell’area di scavo, tra due sepolcri che originariamente quest’ara avesse un’altra collocazio- M(ANIBUS) / MA . FE, con le ultime quattro lettere scolpite
morte e la conseguente damnatio memoriae dell’imperato- all’incirca coevi (tra cui la tomba XIX) quasi completa- ne e che solo in secondo momento sia stata edificata la in senso retrogrado.
re (la cancellazione delle sue immagini e del suo nome dai mente distrutti. La tomba XXXII è un’anomala struttura a tomba in muratura, allo scopo di dare maggior lustro al Tra gli ultimi anni del I secolo d.C. e i primi del secolo
monumenti pubblici), ne consegue che il testo dovette pianta trapezoidale, una planimetria che risente dei con- defunto e di permettere la sepoltura dei suoi familiari. successivo, anche la parte inferiore dell’area ebbe una
venire scolpito quando Nerone era ancora vivo, quindi dizionamenti dovuti alla presenza di alcuni sepolcri pre- Al lato sinistro della tomba si affianca, in posizione arre- prima riorganizzazione strutturale, orientata sull’allinea-
entro il 68 d.C. cedenti e alla sua particolare posizione presso un bivio: trata, un piccolo sepolcro a dado, presumibilmente una mento viario della Triumphalis. Venne creato un terrazza-
Il secondo altare è dedicato alla memoria di Passiena era infatti vincolata da una rampa a gradoni, che collega- tomba per incinerazioni pertinente alla stessa famiglia di mento in fondo alla piccola valle, con la costruzione di tre
Prima – verosimilmente la donna menzionata nell’altro va due terrazzamenti della necropoli, lungo il suo lato set- Hilarus, mentre altre due sepolture a incinerazione, que- sepolcri in serie (le tombe III, XVII e XVIII), cui seguì un
altare come madre di Flora e moglie di Optatus – il cui tentrionale, e da un viottolo in salita (ad est), su cui apri- sta volta individuali si appoggiano sul fianco destro del quarto (la tomba II), realizzato dopo pochi anni. 86
busto è ritratto entro una valva di conchiglia, tra due del- va il suo ingresso261. Esternamente era completamente ri- sepolcro e sul retro del colombario XVI265. Proprio il La tomba III, la prima da sud, è il sepolcro a camera più
fini, al centro del coronamento. Cooptato nella dedica è vestita d’intonaco rosso, mentre internamente – al di sot- colombario XVI, in opera laterizia intonacata di rosso e grande, più ricco e meglio conservato della serie, l’unico
il suo liberto Lucius Passienus Evaristus; quest’ultimo, in to di una curiosa volta irregolare – presentava dei motivi databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., sem- che presenta l’ingresso rivolto verso sud-est, mentre le
seguito alla sua morte, viene aggiunto come dedicatario floreali e geometrici (quasi del tutto evanescenti) dipinti bra essere una sorta di appendice del sepolcro preceden- tombe che seguono sono aperte verso il pianoro a sud-
da parte della moglie e liberta, che porta lo stesso cogno- sull’intonaco chiaro. La disposizione dei cinerari si distri- te. È infatti costruito in appoggio allo stipite destro della ovest. Si può definire un colombario, in quanto presenta
me – Prima – in onore della patrona. Nel ritratto Passiena buiva su due livelli: su un alto bancone in muratura, che tomba XIII, con la fronte avanzata verso valle266. Anche un solo arcosolio sul lato di fondo, con la canonica forma
Prima compare acconciata con la tipica capigliatura della girava sul lato sinistro e su quello di fondo, erano incas- questa tomba era quasi intatta, conservandosi, oltre la per inumati al di sotto, mentre le pareti laterali sono arti-
tarda età giulio-claudia, che segue una moda nota in molti sate sette olle fittili, mentre agli angoli del pavimento si soglia in travertino, il bilico del cardine e parte del telaio colate in due file di nicchie, con urne fittili murate nel
ritratti di Agrippina Minore, la madre di Nerone. Sul sono costruiti in un secondo momento altri due bauletti di ferro della porta, e, adagiato sul pavimento, il corredo loro piano interno, inquadrate da paraste, colonnine, cor-
corpo dell’altare le ghirlande sono rette da due eroti – agli per accogliere nuove incinerazioni. Nell’angolo tra la per le cerimonie funerarie, composto da tre urceoli (pic- nici, volticelle a valva di conchiglia e frontoncini di stuc-
angoli della fronte – o legate alle corna di due protomi porta ed il bancone è una colonnina, con capitello corin- cole brocche per le libagioni) ed alcune lucerne e balsa- co271. Entro alcune nicchie e sopra ai ripiani corrispon- 89
d’ariete, sulle facce laterali; su ognuna delle facce laterali zio, in stucco dipinto di rosso e giallo, che divide una pro- mari. Sulle pareti interne, decorate da tralci di rosa su denti è stato trovato buona parte del corredo funerario,

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composto di vari bruciaprofumi, lucerne, balsamari e Di questo episodio non sembra esistano altre trasposizio-
vasetti per le offerte. Ugualmente in stucco sono i casset- ni figurate antiche, quindi parrebbe trattarsi di una ico-
toni della volta a botte – incorniciati da due serie di kyma- nografia inedita, sia nell’arte greca sia nell’arte romana277.
tia ionici tra listelli e gole – al cui interno sono dei motivi Nella nicchia al centro della parete sinistra si svolge una
floreali e dei soggetti mitologici, mentre negli spazi circo- scena con cinque personaggi davanti ad un velario: quat-
lari di risulta fra di essi si riconoscono delle protomi tro fanciulle accompagnano un personaggio maschile – di
90-97 umane272. dimensioni maggiori – verso un grande recipiente sotto
Il pavimento a mosaico propone un curioso motivo deco- cui arde una fiamma, alla cui destra sembra conservarsi
rativo asimmetrico, con tessere bianche e nere: all’interno parte di un ariete. La prima delle giovani donne (a destra) 99
di una serie di riquadri, verso l’ingresso sono affiancati sospinge per un braccio l’uomo – curvo in avanti e dal
due rettangoli di colore diverso, al centro segue un esago- passo incerto – mentre le altre sembrano indicare il con-
no oblungo disposto diagonalmente entro un quadrato, a tenitore con i gesti delle braccia: si tratta certamente del
sua volta iscritto entro una corona di altri quattro quadra- mitico racconto del re Pelia condotto dalle figlie verso il
ti; nelle aree d’intersezione e sovrapposizione avviene il calderone bollente, cui, a fianco, si può forse riconoscere
cambio di colore273. In corrispondenza degli angoli del Medea. La vicenda è un episodio dell’epopea degli
tappeto musivo sono inseriti quattro tubuli, indirizzati Argonauti, che val la pena di esser raccontato. Pelia usur-
verso altrettante incinerazioni sottopavimentali274. pò il trono di Iolco al fratello Esone, che tenne prigionie-
Meritano un’attenzione particolare le scene in stucco, ro nel palazzo; Giasone, figlio di Esone, dopo la conqui-
nelle tre nicchie principali – a pianta semicircolare, con sta del vello d’oro in Colchide, impostagli da Pelia, volle
copertura a valva di conchiglia – poste al centro delle il trono legittimo. A questo punto si servì di Medea, la
pareti laterali e di quella di fondo. Tutte queste rappre- maga ingannatrice, che asseriva di avere un filtro che per-
sentazioni – che conservano ancora qualche esile traccia metteva il ringiovanimento; per provare ciò prese un vec-
di colore – sembrano tratte da miti greci legati alla morte, chio ariete, lo fece a pezzi e lo bollì con il filtro: con uno
filtrate attraverso le versioni dei grandi poeti latini, quali stratagemma l’operazione sembrò riuscita. Quindi con-
Ovidio e Virgilio. I due episodi raffigurati sulle nicchie vinse prima Pelia stesso e poi le sue figlie Evadne e
laterali prevedono un velario disposto alle spalle dei per- Anfinome (ma non Alcesti) ad adottare la stessa fatale
sonaggi, un inquadramento che potrebbe suggerire una procedura: le Peliadi fecero a pezzi il padre e lo gettaro-
rappresentazione in un contesto teatrale. no nel calderone; contemporaneamente gli Argonauti
Sulla nicchia di fondo, di cui si conserva solo la parte entrarono in Iolco e la conquistarono. Questa rappresen-
destra della scena, si staglia, in primo piano, un personag- tazione in stucco sembra essere una versione trasposta
gio barbato, vestito con una tunica e avvolto in un pesan- dalle Metamorfosi di Ovidio278, di cui esistono numerose
te mantello, mentre seduto regge con la mano sinistra un raffigurazioni; due, in particolare, appaiono iconografica-
98 ramo, appoggiato al braccio. Il berretto frigio attesta la sua mente piuttosto vicine, su di un affresco da una domus di
origine dall’Asia Minore. Ai suoi piedi è accucciato Pompei (Regio IX, 2, 16)279 e sul lato sinistro di un sarco-
Cerbero, il mostruoso cane a tre teste posto a guardia fago con il mito degli Argonauti, dalle Catacombe di
dell’Oltretomba. In secondo piano è un altro personaggio Pretestato280.
barbato, questa volta nudo e in piedi, appoggiato a un Più complessa è l’interpretazione della terza scena, raffi-
ramo o un giunco, che stringe nella mano sinistra. La gurata nella nicchia centrale della parete destra. Qui la ca- 100

scena può essere interpretata come Enea che sta per entra- duta di buona parte dello stucco applicato non permette
re nell’Ade, con il ramo d’oro in mano (che deve rico- una buona lettura del soggetto rappresentato; si possono
struirsi nella parte perduta), dopo che la Sibilla ha addor- descrivere, solo sommariamente, tre personaggi, con un
mentato il feroce Cerbero con una focaccia soporifera; alle velario alle spalle. A sinistra è un personaggio seduto,
spalle è una personificazione fluviale dell’Oltretomba, avvolto in un ricco panneggio, con uno scudo poggiato
forse il fiume Acheronte o forse il fiume Stige275, sulle cui alle spalle, per terra, e una lancia posta diagonalmente;
sponde il passo virgiliano dell’Eneide pone l’incontro con sembra presentarsi con le gambe incrociate e le braccia
Cerbero (VERG., Aen., VI, 410-425)276. Nella metà sinistra piegate verso il petto o verso il volto. Dietro, in secondo
– mancante – della nicchia si potrebbe supporre la rappre- piano, è un pilastro con capitello ionico, da cui pendono
sentazione dell’imbarcazione di Caronte e la stessa Sibilla. due ghirlande, mentre di fronte è un altro personaggio in

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piedi, quasi del tutto mancante, che si rivolge al primo; colombario XVII, con un motivo di quadrati neri disposti mergere persino i sepolcri più a monte, superando, ad riconoscibile, anche se con le murature in gran parte rasa-
sembra di potersi intuire una veste pesante, un lungo in file diagonali287; nel mosaico, lungo il lato sinistro e esempio, di circa mezzo metro la volta della tomba XIII. te: la tomba X, la più piccola, e la tomba V, la più grande;
manto che arriva sulle gambe – sotto forse coperte da quello di fondo, sono stati inseriti dei tubuli che comuni- Tutta l’area del settore di Santa Rosa venne sigillata dalla in entrambe si può apprezzare la pavimentazione musiva,
pantaloni orientali – fin quasi all’altezza delle ginocchia, e cano con le incinerazioni sottopavimentali. Anche in que- frana e le tombe non furono più riportate alla luce; occa- con una decorazione geometrica a tessere bianche e nere.
forse un berretto frigio sulla testa. Alle spalle dei primi sti due sepolcri si doveva articolare una preziosa decora- sionalmente si praticarono delle fosse per inumazioni Il motivo del mosaico della tomba X si svolge all’interno
due personaggi, di proporzioni minori, è raffigurato una zione a stucco applicato, sia sulle pareti che sulla volta, entro quei vecchi sepolcri che erano rimasti solo parzial- di un riquadro centrale bianco incorniciato da una fascia
figura in abiti militari: sotto il mantello (paludamentum) purtroppo distrutta dalle spoliazioni del ’500/’600 e di cui mente interrati, ma per qualche anno non si costruì ex nera decorata da esagoni allungati. Al centro è un fiore a 102
indossa una corazza anatomica (lorica) con le pteryges si sono ritrovati solo dei frammenti nell’interro. novo alcuna struttura. croce, con quattro petali cuoriformi, inscritto in un cer-
(una sorta di gonnellino di strisce di cuoio) e i tipici alti Il colombario II – il più grande e il più tardo della fila, Più tardi, intorno al 150-160 d.C., una nuova occupazio- chio, da cui partono a raggiera otto candelabri vegetali
calzari (mullei); con la mano sinistra sembra stringere una anche se di pochi anni – si appoggia sul fianco del colom- ne sepolcrale interessò dapprima l’area più a nord, con stilizzati, con foglie lanceolate e calici chiusi. Questi ele-
spada, mentre la destra è accostata al petto. Su queste basi bario XVIII e sul retro del colombario I della terrazza infe- una serie di sepolcri disposta a «V»: le tombe XXX, X, V e menti ornamentali si articolano in differenti composizio-
incerte, l’interpretazione dell’iconografia è poco definibi- riore288; anch’esso si affaccia sulla piazzola a sud-ovest, ma la camera (attualmente demolita) sopra la tomba VI (dei ni in numerosi altri mosaici, creati in un lungo lasso cro-
le; si può pensare a una delle numerose scene di commia- la sua fronte è avanzata rispetto agli altri289. Gli stipiti e 101 Passieni). Contemporaneamente, subito a valle, si costruì nologico, dalla metà del II agli inizi del III secolo d.C.294.
to, con la partenza di un guerriero, che il velario alle spal- l’architrave dell’ingresso sono stati ritrovati fuori posto, la tomba I e, a fianco, un secondo sepolcro sopra la tomba Ancor più diffuso è il motivo decorativo del mosaico
le e il contesto funerario potrebbero riportare alla rappre- pronti per essere asportati con la solita galleria di spolia- IV (dei Natronii). Dopo circa altri due o tre decenni, si della tomba V, caratterizzato da file diagonali di foglie
sentazione teatrale di un soggetto mitologico tragico. È zione; al di sopra della porta era un riquadro, delimitato edificò anche nell’area meridionale, con il vicolo terrazza- lanceolate nere, che partono da triangolari neri dai lati
però possibile proporre, tra i temi mitologici, due episo- con listelli di laterizio, che accoglieva una lastra marmorea to, che divide la serie di tombe XII, XXIX e IX, poste al di concavi e convessi; in corrispondenza delle intersezioni si
di, con iconografie simili alla presente, che vedono Achil- con iscritta la dedica del sepolcro, asportata nel XVI-XVII sopra, dalla tomba VII, nel terrazzamento inferiore. A que- creano altrettante figure geometriche bianche dai lati
le come protagonista: nel primo Achille è seduto – legger- secolo. Su ognuna delle pareti, compreso il lato di fondo, sto punto gli interventi edilizi non poterono più prescin- concavi e convessi. Il mosaico è inseribile nella serie 103
mente piegato in avanti e con la mano portata verso la sono tre file di tre nicchie ognuna; al centro del lato di dere da una consistente regolarizzazione del pendio. caratterizzata da motivi geometrici composti illusionisti-
testa – che affranto riceve la notizia della morte di fondo è una nicchia maggiore, decorata da una valva di Il primo impianto sepolcrale di questa nuova sistemazio- camente, che segna gran parte della produzione della
Patroclo281; nel secondo Achille, sempre seduto e con le conchiglia in stucco, applicata sulla volticella, e da un ne successiva alla frana s’insedia su di un piccolo rilievo seconda metà del II e della prima metà del III secolo d.C.;
armi accanto, riceve il vecchio re troiano Priamo, che lo velario rosso affrescato nel catino290. Anche le pareti della nella zona settentrionale e si distribuisce intorno ad un’a- di questa tipologia abbiamo già visto alcuni esempi nelle
supplica per avere il corpo di suo figlio Ettore282. camera, a pianta rettangolare, sono affrescate: su un rea libera triangolare291, dove si affacciano la tomba XXX, tombe 6, 7 e 8 del settore della Galea (cfr. supra), ma dei
In occasione della grande frana del 130-140 d.C., il fondo chiaro emergono dei sottili racemi, con foglioline la tomba X e la tomba sovrapposta al colombario VI (dei confronti più stringenti si possono trovare in vari mosai-
colombario III si interra parzialmente ed entro questo brune, da cui pendono dei viticci lineari, con pomi rossi Passieni); solo la tomba V e il sepolcro adiacente – a nord- ci ostiensi coevi295.
interro viene scavata la fossa per una inumazione, che legati e figure di uccellini in volo. Le decorazioni pittori- est, ma ora completamente distrutto – hanno l’ingresso Subito a valle, come accennato, durante questa fase della
intacca anche la pavimentazione283. Di lì a poco, verso la che, che seguono le partizioni architettoniche, sono stili- aperto verso nord-ovest, su di un vicolo – o una rampa – metà del II secolo d.C. fu riedificata la tomba IV, copren-
fine del II secolo d.C., la tomba verrà sigillata da un gran- sticamente in linea con le altre del periodo, inquadrabili che collega la terrazza inferiore alla piazzola triangolare292. do il sepolcro dei Natronii, e accanto si costruì la tomba I.
de muro di terrazzamento – per la realizzazione di una nel cosiddetto IV stile maturo. Queste tombe presentano notevoli analogie con un siste- Quest’ultima s’insediò su di uno spazio che doveva esser
serie di tombe ad una quota superiore – che ne chiuderà Non si conservano i nomi dei defunti di questo sepolcro, ma sepolcrale riscontrato della necropoli della fontana già occupato da sepolture precedenti296, ma di cui non
definitivamente l’ingresso. Questo muro, a sua volta, sarà che dovevano esser dipinti sulle lastrine marmoree inseri- della Galea – quello dei sepolcri 2, 6, 7 e 8 – databile al rimangono tracce, utilizzando la stessa impresa edile che
forato da una galleria di spoliazione del XVI-XVII secolo, te nella muratura al di sotto delle nicchie. Solo una dedi- 180-190 d.C., a cui sarebbero lievemente anteriori (150- edificò l’adiacente sepolcro al di sopra della tomba IV (dei
che asporterà i piedritti e l’architrave della tomba e ca, questa volta incisa, è presente su di una lastrina mura- 160 d.C.): cambia, infatti, anche il rapporto proporziona- Natronii)297: queste due tombe in sequenza si segnalano
distruggerà anche parte della nicchia del muro di fondo. ta entro un bauletto in conglomerato, costruito in un le tra incinerazioni e inumazioni, che in questo caso è per l’identità delle soluzioni tecniche adottate, con le
Come accennato, contemporaneamente alla costruzione angolo del colombario in una seconda fase, quando viene grosso modo paritetico, mentre alla necropoli della Galea pareti realizzate in opera laterizia, mentre gli arcosolii, con
del colombario III, si edificano gli altri due colombari del- demolito il pavimento originario, a mosaico, per creare già prevede circa il 30% di incinerazioni e il 70% di inu- le sottostanti formae per le inumazioni hanno la cortina di
la serie: la tomba XVII e la XVIII. Anche queste tombe han- spazio ad ulteriori incinerazioni; sulla lastrina, dopo la mazioni. La loro struttura consiste in una camera sepol- blocchetti di cappellaccio. Nel caso della tomba I gli arco-
no subito le spoliazioni attraversati come sono dalla galle- consacrazione agli dei Mani, è riportato il nome della crale quadrangolare, in opera laterizia all’esterno e a bloc- solii si distribuiscono solo sul lato di fondo e sul lato sini-
ria, che, oltre agli stipiti e all’architrave in travertino della defunta, Signa Felicula. chetti di cappellaccio negli arcosolii interni; questi ultimi stro, mentre sul destro sono assenti per mancanza di spa-
porta d’ingresso, questa volta ha interessato anche le Le precauzioni prese allo scopo di salvaguardare i sepol- si dispongono lungo le pareti laterali e contengono una zio; su tutti i lati interni sono le nicchie per i cinerari e sul
pareti, con l’asportazione dei mattoni delle cortine mura- cri dagli interri dovuti ai cedimenti delle aree sommitali – forma al di sotto. Le nicchie per cinerari, invece, sono lato di fondo, ancora al di sopra, una finestrella aperta sul
rie per il loro reimpiego. come il disporre delle barriere di lastre o di mattoni, posti ricavate in prossimità degli angoli dell’ambiente e, presu- retro. Le pareti del colombario erano decorate da motivi
Il colombario XVII284 e il colombario XVIII285 si presentano di taglio davanti agli ingressi – non servirono intorno al mibilmente, al di sopra degli arcosolii; altre incinerazioni lineari rossi su fondo bianco, mentre l’intradosso della
come due camere sepolcrali a pianta quadrata, affacciate 130-140 d.C., quando la grande frana si incanalò nella val- si dovevano trovare sotto il pavimento come mostrano i volta era scandito da lacunari in stucco applicato; questa
verso la piazzola a sud-ovest; sulle pareti sono almeno due letta, per poi bloccarsi, come si è già detto, contro la fron- tubuli inseriti nei mosaici293, attraverso i quali potevano decorazione è purtroppo conservata solo parzialmente.
file di nicchie, ognuna destinata a due olle cinerarie mura- te dei colombari III, XVII, XVIII e II. A quel punto la massa essere raggiunte per le libagioni. Rimane invece buona parte della pavimentazione musiva,
te286. Si conserva solo la pavimentazione a mosaico del di terra, riempì tutta la valletta e si sollevò tanto da som- Della serie, solo due sepolcri si conservano in maniera che compone, con tessere bianche e nere, un motivo che

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richiama la struttura dell’opera isodoma298; questa deco- del colombario III (parzialmente interrato)303.
razione risulta attestata soprattutto nella prima metà del Appena sotto il vicolo era un campo aperto destinato alle
II secolo d.C. e dovrebbe esser stata realizzata con la inumazioni dei poveri, sepolti in semplici fosse che spes-
prima fase del sepolcro299. so mancano anche della copertura a cappuccina con late-
La tomba I si apre a nord-est, tramite un gradino e una rizi304. Dalla posizione dello scheletro si può dedurre che
soglia in travertino, verso una piazzola chiusa, una sorta i defunti erano strettamente avvolti da un sudario ed
di vicolo cieco, ove in precedenza si affacciavano anche erano inumati senza una cassa lignea, ma, forse, con la
gli ingressi del colombario XIV, del sepolcro XI (su cui poi sola protezione di una tavola.
s’insedierà la tomba VIII, dei sarcofagi), e della tomba IV La serie dei sepolcri sul terrazzamento superiore – le
(dei Natronii), anche nella sua seconda fase. tombe XII, XXIX e la più arretrata tomba IX – e le tombe
A fianco, la tomba IV venne interrata per poco più di un VII e XV del terrazzamento inferiore sono organizzate
metro e quanto emergeva al di sopra fu rasato. Nella stes- come camere – costruite in opera listata, a blocchetti di
sa occasione ad una quota superiore si costruirono, lungo cappellaccio e ricorsi in laterizi – con arcosolii e formae
il lato di fondo e il lato nord-occidentale, una serie di lungo le pareti, che, con certezza almeno in due casi (le
arcosolii a blocchetti di cappellaccio (un tufo scadente tombe XV e XXIX), presentano quattro cinerari murati in
tratto dalla superficie dei banchi di questa roccia), desti- corrispondenza degli angoli. Il passaggio dal rito incine- 105
nati a inumazioni sovrapposte; inoltre si realizzò una ratorio a quello inumatorio è qui ben espresso dalle per-
pavimentazione a mosaico, che oggi risulta quasi del tutto centuali, che sembrano assegnare al primo il 25% delle
asportata dalle fosse di successive inumazioni. attestazioni e al secondo il 75%. Queste percentuali sono
Verso il 180-190 d.C. inizia anche una nuova regolarizza- in linea con le coeve tombe 2, 6, 7 e 8 della Galea, molto
zione dell’area meridionale del settore. Su questa parte simili anche nella struttura; ugualmente vicine nell’artico-
del pendio viene tagliata la terra riportata dalla frana e si lazione sono anche altre serie sepolcrali dei settori di
costruiscono due lunghi muri di sostruzione paralleli, rea- necropoli lungo la via Triumphalis, in particolare si fa
lizzati con un’opera listata che alterna filari di blocchetti riferimento alle tombe 6, 7 e 8 dell’Annona e all’edificio
di tufo e ricorsi in laterizio coperti da uno strato di into- 5 dell’Autoparco305. All’interno di una forma della tomba
104 naco rosso300. Si creano così tre terrazzamenti: sul più ele- IX si è ritrovato in frammenti il sarcofago di Ulpia
vato prende posto la serie di sepolcri già citata (IX, XXIX e Marcella, della prima metà del III secolo d.C.; sulla fron-
XII), al livello mediano è un vicolo in salita da nord verso te della cassa, decorata con strigilature e inquadrata da
sud, al di sotto è un campo destinato alle inumazioni indi- colonnette, campeggia l’imago clipeata (il ritratto a mez-
viduali più povere e a un altro sepolcro in muratura. Il zobusto entro uno scudo) della giovane donna, con il
vicolo, stretto dalle due lunghe murature, collegava dia- volto non rifinito306. Questi sepolcri in serie sembrano 106
gonalmente il terrazzamento inferiore con quello superio- nascere dalla committenza di un collegio funeraticio, ma
re, verso l’area dell’Autoparco; fu costruito utilizzando al loro interno occasionalmente si possono distinguere
prevalentemente elementi di reimpiego, come molti mat- defunti con maggiori possibilità economiche.
toni e, addirittura, due basamenti precedenti: quello su Sulla terrazza inferiore è la tomba VII, di dimensioni mag-
cui era commemorato il longevo Lucius Sutorius giori delle altre, che si dispone parallelamente al terrazza-
Abascantus, morto a 90 anni301, e quello che sosteneva la mento superiore, circa un metro più a valle (ad est) del
statua di una donna, di nome Iulia Prima302. Con la sua vicolo307. Circa 8 metri più a nord – sullo stesso livello, ma
costruzione si sigillarono alcune incinerazioni precedenti: orientata sul vicino tratto della via Triumphalis – viene
il piano di calpestio era infatti a una quota coincidente costruita la tomba XV. Questo sepolcro, costituito da una
con la parte superiore dell’altare dello scultore Thesmus piccola camera quadrata (di quasi tre metri per lato), s’in-
(cfr. supra), tanto che un suo pulvino risulta consumato sedia in un vicolo cieco, chiuso dai sepolcri XI, I, IV e XIV,
dal passaggio. Il muro di terrazzamento superiore coinci- e si doveva aprire verso nord-est, proprio in prossimità
de con i muri perimetrali sud-est e nord-est della nuova della Triumphalis308. Internamente si presenta strutturata
serie di sepolcri della terrazza superiore (IX, XXIX e XII), come le precedenti, con le pareti scandite da un arcosolio
quindi, permetteva di collegare il viottolo con il livello con la forma sottostante; agli angoli si conservano anche
superiore, tramite una breve e larga rampa trasversale, due strutture cubiche in muratura con l’imbocco per le
passando tra il muro nord-est della tomba XII e la fronte ceneri. Di notevole interesse è il ritrovamento di alcune

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inumazioni entro sarcofagi fittili, con copertura di tegole di più di un secolo e ormai in abbandono – e si costruisce
e bipedali (mattoni quadrati di due piedi – 60 cm – di al di sopra il sepolcro VIII, in opera listata di laterizi e
lato); questi, a loro volta, erano chiusi da grandi lastre blocchetti di cappellaccio, addossandosi alle murature
marmoree, di cui due iscritte. Il testo più notevole, anche dei sepolcri III, XVII, XVIII e I. Alle sue murature dell’an-
per qualità, riguarda la dedica alla memoria e alla sancti- golo meridionale si lega fisicamente la tamponatura della
tas di una giovane honesta femina, Cocceia Marciana, piccola rampa, che collegava trasversalmente il vicolo alla
morta a 16 anni e 11 mesi, da parte della madre, Marcia terrazza superiore. Questa tamponatura – che si allinea
Successa (circa metà del III secolo d.C.). La titolatura come prolungamento del muro superiore del vicolo314 –
lascia intendere la probabile classe equestre della giovane chiude definitivamente, oltre alla rampa, anche l’ingresso
donna309, un aspetto sociale che costituisce una novità nel del colombario III; entro questo colombario, già parzial-
panorama sociologico dell’area, ma non un unicum, mente interrato dalla frana del 130-140 d.C., si era conti-
potendosi in quegl’anni documentare un altro sepolcro nuato a seppellire, fino alla fine del II secolo d.C., realiz-
con defunti di egual rango, la tomba VIII, la più ricca tra zando delle fosse per inumati fino alla quota del mosaico
quelle individuate nella necropoli. pavimentale. Con la costruzione della tomba VIII si ridu-
Durante il III secolo d.C. varie sepolture individuali ad ce ulteriormente anche la larghezza dell’accesso inferiore
inumazione si dispongono, oltre che nell’area sotto il al vicolo tra i terrazzamenti del 180-190 d.C., che in quel
vicolo, anche in tutti gli altri settori della necropoli liberi punto si piega in uno strettissimo passaggio ad imbuto.
da sepolcri in muratura in uso310. Tra queste si possono La tomba VIII si presenta come una grande camera sepol-
ricordare, ad ovest della serie di tombe IX, XXIX e XII, due crale quadrata (di circa 5,60 metri per lato), in opera lista-
tombe a cappuccina entro fosse che tagliano la frana e le ta di tufelli e laterizi, con due arcosolii e formae sottostan-
107 strutture del vecchio sepolcro XXVIII (cfr. supra)311; da ti per ogni lato (cfr. figg. 8 e 9); solamente il lato d’ingres-
menzionare è anche una cupa coeva, piuttosto malridotta, so, aperto a nord-est, dispone di un solo arcosolio, doven-
alle spalle del sepolcro XX (di Alcimus)312. Ugualmente do lasciare l’altra metà alla soglia del sepolcro315. Nella
degno di menzione è il ritrovamento di alcune inumazio- struttura e nell’articolazione il sepolcro si può confronta-
ni che presentano il defunto con una moneta di bronzo in re con la tomba Z («degli Egizi»), nella necropoli sotto-
bocca, il cosiddetto obolo di Caronte, che le fonti antiche stante alla basilica di San Pietro, datato alla fine del II
indicano come il prezzo per il trasporto nell’Ade313. A secolo d.C., che, grazie alla sua integrità e conservazione,
fianco di questi defunti più poveri, come accennato, com- può costituire un valido aiuto alla ricostruzione delle
pare nella necropoli anche la ben più agiata classe eque- parti incomplete del presente sepolcro316. In questo caso 108
stre, come sembra attestare la sepoltura di Cocceia si dovrà supporre la presenza di alte nicchie (di cui si
Marciana e soprattutto come ci viene confermato da vedono alcune parti) al centro della parte superiore delle
quella di Publius Caesilius Victorinus, nella tomba VIII. pareti, di conseguenza i sarcofagi – almeno otto, rinvenu-
Questa tomba appartiene all’ultima fase edilizia della ti parte integri e parte in frammenti nel sepolcro – si
necropoli, inquadrabile nei primi due decenni del III potranno collocare solo nella parte bassa della tomba,
secolo d.C. presumibilmente quattro incassati sotto gli arcosolii e gli
Verso il 200-220 d.C., appunto, vengono parzialmente altri al di sopra della pavimentazione musiva317.
rasate le murature in laterizi della tomba XI – precedente Il sepolcro presenta un notevole apparato decorativo,

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solo in parte conservato. Mancano, infatti, quasi del tutto Stagioni, con pedum – il bastone dei pastori – e selvaggi-
gli affreschi sulle pareti318, mentre si possono osservare na nelle mani e una piccola pantera tra le gambe; sulle
solo due soggetti all’interno degli arcosolii del muro di facce laterali, a rilievo più basso, sono scolpiti due grifo-
fondo: tra ghirlande fiorite sono, a sinistra, un pavone e, ni alati. A questa cassa è probabilmente associabile parte
a destra, una cesta ricolma di frutta319. Di maggior interes- di un’alzata di coperchio, con mascheroni angolari, deco-
se è il mosaico pavimentale, realizzato con tessere bian- rata sulla fronte con una scena di caccia (a sinistra) e una
che e nere, con un soggetto figurato che si svolge all’inter- di banchetto (a destra)323; al centro è la tabula con iscritta
no di un motivo a treccia e di un riquadro lineare. Nei la dedica di un uomo alla figlia [F]L(AVIA?) VERA e alla
quattro angoli sorgono dei cespi di vite, da cui partono i moglie AUR(ELIA) AGRIPPINA. Sia sulla cassa sia sull’alza-
lunghi viticci che incorniciano la scena centrale, forman- ta si conservano delle tracce policromia: alcune linee di
do un pergolato; dai viticci pendono alcuni strumenti color rosso evidenziano i dettagli delle raffigurazioni324,
musicali: i cembali, un corno, un flauto semplice, un flau- con uno stile dal gusto grafico ben comprensibile nella
to a più canne e altri non ben riconoscibili. Lungo il penombra di un sepolcro, dove i colori erano poco distin-
bordo, al centro di ogni lato, prendono posto quattro guibili ed era più necessario rinforzare la leggibilità della
eroti, intenti in lavori e festeggiamenti in occasione della scena rafforzandone i contorni325. Il secondo sarcofago,
vendemmia: il primo (dall’ingresso, in senso orario) porta un lavoro di notevole qualità di età tardo-severiana, reca
una fiaccola e una scala, il secondo è intento a cogliere un scolpita sulla fronte della cassa la scena della caccia al 112
grappolo usando un falcetto, il terzo è arrampicato su di Cinghiale Calidonio326. Si tratta di una mitica caccia ad un 113
una scala e sta per fissare una lanterna sulla pergola, l’ul- feroce cinghiale che infestava le campagne di Calidone, 114
timo, con un falcetto in mano, è piegato per riporre un mandato da Artemide per punire Eneo, re di quella città,
grappolo nella cesta. Il tema figurativo centrale, rivolto reo di non aver onorato la dea come era dovuto.
verso l’ingresso, è costituito da due personaggi di dimen- Meleagro, figlio di Eneo, convocò i maggiori eroi greci
sioni maggiori: in primo piano è Dioniso, con il braccio per uccidere la feroce belva, che fu prima ferita dalle frec-
destro proteso e con il sinistro presumibilmente posto ce dell’eroina Atalanta e quindi finita dalla lancia dello
sulla spalla di un giovane satiro; quest’ultimo, con un stesso Meleagro: tutti i principali personaggi del mito
pedum (il bastone dei pastori) in mano, gli è a fianco e compaiono nella rappresentazione sul sarcofago. Il
cerca di sostenere il dio del vino ebbro. Si tratta di un coperchio che si può associare alla cassa, per dimensioni
tema molto attestato, nella media e tarda età imperiale, e marmo, presenta degli eroti intenti in attività agricole,
soprattutto sui sarcofagi, ma riproposto anche in varie quali la mietitura e la vendemmia327.
opere musive320; in particolare si può considerare in sinto- Di altri tre sarcofagi, grosso modo coevi, si conservano
nia con lo stile musivo della produzione di età severiana, solo dei frammenti, di due dei quali si può riconoscere
pur trovando buoni confronti iconografici anche con parte della raffigurazione. Sull’angolo destro di una cassa
mosaici di qualche decennio posteriori321. (circa 220-230 d.C.) si conserva l’appassionato bacio di
Dopo le prime sepolture entro le formae, presto la tomba Amore e Psyche, con accanto una vittoria alata in volo 115
VIII comincia ad essere occupata da un buon numero di che doveva sostenere il ritratto del defunto (come nel
sarcofagi. Nella prima metà del III secolo d.C., lungo il primo sarcofago), mentre sulla faccia laterale è scolpito, a
lato sud-orientale vengono collocati un sarcofago con due rilievo più basso, un grifone alato328; al frammento di
Vittorie alate e un sarcofago con la caccia al Cinghiale cassa è forse associabile parte di un coperchio, sulla cui
Calidonio, mentre – forse incassate negli arcosolii – si alzata sono degli eroti vendemmianti e un mascherone
aggiungono altre due o tre casse marmoree, la cui collo- angolare329. Sull’angolo sinistro di un’altra cassa, all’incir-
cazione non è precisabile, in quanto sono state ricostrui- ca coeva, è un Genio di Stagione con la mano sinistra
te recuperandone i frammenti che in età tarda erano stati alzata e un pedum tenuto appoggiato lungo il braccio
gettati nelle formae periferiche. Il primo dei sarcofagi destro; a destra s’intuisce il mantello di una figura in volo
menzionati presenta, sulla fronte della cassa, due vittorie (un erote?), sotto cui è una faretra rovesciata, mentre
alate che recano il busto della defunta in un clipeo, con il sulla faccia laterale sinistra è il solito grifone alato330, ele-
109 volto solo abbozzato; sotto il clipeo sono due eroti in mento fisso del repertorio.
110 barca, tra le personificazioni giacenti della terra e del La famiglia proprietaria della tomba appare quindi eco-
111 mare: Tellus e Okeanos322. Agli angoli sono due Geni delle nomicamente agiata e sembra voler continuare a seppelli-

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re i propri familiari nelle costose urne marmoree331; per da una cesta. Il sarcofago trova ottimi confronti – nei sog-
tutto il III secolo si continuano quindi ad aggiungere nel getti e, talvolta, anche nel ritratto – in analoghe urne mar-
sepolcro nuovi sarcofagi. Leggermente più tardo dei pre- moree, attribuibili alla seconda metà del III secolo d.C.336.
cedenti (genericamente attribuibile alla metà del III seco- L’ultimo sarcofago, a vasca ovale strigilata, viene inserito
lo d.C.) sembra l’angolo sinistro di un’altra cassa, che nella tomba VIII verso la fine del III secolo d.C. Come ci
presenta un erote sopra la tana di una lepre, affiancato, indica l’iscrizione sulla tabula incisa sull’alzata del coper-
verso il centro della cassa, da una vittoria alata in volo chio337, appartiene ad un giovane di rango equestre,
sopra un pavone332. Publius Caesilius Victorinus, appunto Eques Romanus,
Nella seconda metà del III secolo si seppelliscono due morto a soli 17 anni, 5 mesi e 27 giorni. Le strigilature del-
defunti in sarcofagi di grande interesse: il primo, con un la fronte convergono verso la mandorla centrale, decorata 119
ritratto virile inserito nel tradizionale clipeo, viene posto da un’anfora stilizzata338. Agli angoli sono due campi figu-
di fronte ai due arcosolii del lato di fondo – entro i quali rati che ospitano due personaggi in piedi. A destra, di
è stato ritrovato in frammenti – e il secondo, di Publius fronte a un velario, è un filosofo – barbato, con la veste
Caesilius Victorinus, viene sistemato a chiudere il primo che lascia scoperta la spalla destra – che con due dita della
arcosolio del lato nord-ovest della tomba. A seguito di mano destra (nel gesto della parola) tocca un volumen
questi ultimi due nuovi arrivi, si sposta anche il sarcofago (rotolo), tenuto stretto nella sinistra; a destra dei suoi
con Vittorie, che, per lasciar spazio in prossimità dell’in- piedi, è una cesta colma di rotoli. A sinistra invece è una
gresso, viene trascinato di fronte all’urna di Victorinus, al donna velata, dall’acconciatura a onde, con entrambe le
centro della tomba. Questa operazione ha causato forti mani alzate, in atteggiamento orante; alle sue spalle sono 120
danneggiamenti al mosaico333, che è sprofondato – sotto il due alberelli con un uccello appollaiato in cima a quello di
sarcofago con Vittorie e sotto quello con il ritratto virile destra, che si rivolge alla donna339. Il coperchio, ricompo-
nel clipeo – di una trentina di centimetri. A questo punto sto da diversi frammenti, è ornato da due coppie di delfi-
la scena centrale del mosaico, con le figure di Dioniso ni tra i flutti340, che convergono verso il centro, ove è la
ebbro e del giovane satiro, parzialmente lacunose nell’a- tabella con il nome del defunto.
rea inferiore, sono state integrate da un rozzo restauro, Questo sarcofago ha posto la questione della cristianità o
che si è limitato a risarcire la lacuna con tessere di reim- meno del giovane cavaliere Victorinus. La figura della
piego, senza cioè ricostruire la figurazione; viene utilizza- donna orante mostra dei dettagli, come la presenza di un
to uno stile che si potrebbe quasi definire impressionisti- uccello sull’albero alla sua sinistra, comuni alla successiva
co: nelle lacune ove erano le figure si inserisce una sorta – ed esplicita – iconografia paleocristiana: trattandosi di
di puntinato di tessere bianche e nere, mentre nelle altre una figura femminile, non si può identificarla con
parti mancanti vengono poste solo tessere bianche334. Victorinus, ma piuttosto con l’Anima in preghiera. Allo
Nello stesso periodo la tomba sembra aver subito anche stesso modo va rilevata la sua associazione con la figura
dei restauri strutturali, forse dovuti ad alcuni cedimenti del filosofo, sull’angolo opposto della cassa: a questo
della copertura335. punto potrebbe essere identificato come un lettore delle
Il più antico dei ultimi due sarcofagi menzionati, databile Sacre Scritture e i delfini, sull’alzata, apparterrebbero a
116 verso il 260-280 d.C., presenta la cassa decorata con bac- uno dei comuni temi «neutri», riscontrabili nel repertorio
cellature rudentate. Sulle facce laterali sono scolpiti a bas- iconografico criptocristiano di età precostantiniana. Altri
117 sorilievo due leoni, che si abbeverano entro dei crateri elementi, invece, inducono a dubitare della fede cristiana
(vasi per mescolare acqua e vino). Le fiere sembrano del defunto. Innanzitutto lo stesso contesto della tomba,
emergere sulla fronte della cassa aggirandone i lati e pren- fin dalla sua costruzione segnato da vari richiami pagani,
dendo progressivamente corpo, con un rilievo che come ci documenta il tema dionisiaco del mosaico; su
aumenta di spessore sulla fronte della cassa stessa. Al cen- questa linea si prosegue, nel corso del III secolo, con i sog-
tro è un ritratto maschile entro un clipeo: un uomo dallo getti mitologici degli altri sarcofagi. Ma l’aspetto che più
118 sguardo severo, con corta barba e capelli aderenti al capo, si allontana dalla sfera cristiana è proprio nell’iscrizione
che regge con la mano destra un lembo della sua veste. con la dedica a Victorinus: questa esordisce con la consa-
Sotto il clipeo è una scena d’aratura, con due buoi che tra- crazione agli dei Mani, che, come è noto, si riscontra
scinano l’aratro, sospinti da un contadino con una frusta, ancora su più di un centinaio delle prime iscrizioni sepol-
mentre davanti un altro contadino lancia le sementi prese crali cristiane, e che è stata spiegata come forma di tradi-

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zionalismo, come elemento predisposto dalla bottega di Pietro: solo lì, infatti, si continuerà a seppellire.
scultori già per così dire di serie o per la sua valenza giu- Lungo la via Triumphalis cominceranno a passare i pelle-
ridica che sanciva l’inviolabilità del sepolcro341. In tali grini che si recano alla basilica e alla tomba dell’Apostolo
casi, però, la formula D(IS) M(ANIBUS) viene seguita dal provenendo dal nord; è verosimile che in età altomedie-
nome del defunto al nominativo, mentre qui il nome del vale, i sepolcri più vicini al percorso viario possano esse-
defunto è al genitivo, dunque si specifica che si tratta re stati utilizzati come ricovero per viaggiatori e animali.
degli dei Mani di Victorinus, un dettaglio che costituisce Alcune tracce di questi riutilizzi sono riscontrabili pro-
un ostacolo probabilmente insormontabile per una lettu- prio nel settore di necropoli di Santa Rosa: nella tomba
ra cristiana delle scene rappresentate sulla cassa. A que- VIII, ad esempio, si demoliscono quasi tutti i sarcofagi e si
sto punto apparirebbe più logico ritenere l’orante una gettano i loro frammenti entro le formae, per disporre di
generica raffigurazione di Pietas e il filosofo leggerlo maggior spazio; solo il sarcofago di Victorinus e quello
come un’allusione all’erudita cultura filosofico-letteraria con le Vittorie – pur privati dei coperchi – vengono
del giovane defunto. lasciati al loro posto, quasi integri, forse utilizzati come
Dopo circa un secolo di utilizzo il sepolcro viene abban- mangiatoia342.
donato e si interra progressivamente. In realtà tutte le aree Segue quindi un lungo periodo di totale abbandono,
di necropoli vaticane prospicienti sulla via Triumphalis durante il quale tutta l’area subisce un progressivo note-
sembrano interrompere in questo periodo l’uso sepolcra- vole interro. Bisognerà aspettare i secoli XVI e XVII per
le e le pratiche funerarie. Forse è proprio la costruzione – ritrovare delle nuove tracce di presenza umana nell’area,
intorno al 320 d.C. – della basilica costantiniana sopra la quando, per reperire materiale da costruzione e cercare
tomba del Principe degli Apostoli, circa duecento metri qualche resto di valore, si praticarono una serie di cuni-
più a sud, a disincentivare la destinazione sepolcrale di coli, pozzi e gallerie lungo tutto il pendio orientale del
questa zona, a favore delle aree più vicine alla tomba di colle Vaticano.

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CAPITOLO QUINTO
LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO 1. Pianta schematica della Necropoli Vaticana con l’indicazione LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO degli edifici sepolcrali sottoposti a restauro negli ultimi dieci anni: CONSERVAZIONE E RESTAURO
1. Campagna di restauro 1998-1999; 2. Interventi di restauro
dell’anno 2000; 3. Restauri del 2007.

Alla vigilia del Giubileo del 1950 si concludevano le diffi- davanti alla tomba L o «dei Caetennii minori», un passag-
cili esplorazioni sotto la Confessione di San Pietro in gio faticosamente aperto nelle solide fondazioni dell’arco
Vaticano che portarono alla scoperta della tomba del trionfale della basilica costantiniana. Nel corso dei lavori
primo papa e al ritrovamento di ventidue edifici sepolcra- vennero superate impreviste e notevoli difficoltà grazie
li, edificati nel corso del II secolo e successivamente inter- alla determinazione e alla professionalità dei tecnici della
rati per la costruzione della basilica costantiniana. Con il Fabbrica di San Pietro e, in particolare, di Giuseppe
graduale procedere degli scavi, che si concentrarono nei Nicolosi (1889-1967), professore di «Scienza delle
tormentati anni della seconda guerra mondiale, la necro- Costruzioni» e architetto della medesima Fabbrica dal
poli romana si svelò agli occhi dei primi archeologi così 1934. Basti pensare al riguardo all’impegnativa opera di
come la videro per l’ultima volta gli operai di Costantino. sottofondazione della colonna sud ovest del baldacchino
Sotto il pavimento dell’antica chiesa riemerse allora un del Bernini, quando ci si accorse, nell’estate del 1942, che
luogo dove il tempo sembrava essersi fermato a un lonta- tale basamento poggiava su una volticella gravemente
no giorno del IV secolo quando il sole cessò per sempre di lesionata di una tomba romana1. Se i lavori a cui si è
illuminare le tombe, le strade e i vicoli che attraversavano accennato condizionarono le consecutive opere di risana-
il sepolcreto. Rimossa la terra del riempimento costanti- mento, fu soprattutto la realizzazione del solaio di cemen-
niano si riscoprirono i muri in laterizio, le decorazioni a to armato a determinare la scelta dei successivi provvedi-
stucco e a mosaico, le iscrizioni, le urne cinerarie, i sarco- menti per la conservazione del sito. Infatti con la costru-
fagi e gli splendidi affreschi che per mille e seicento anni zione di tale copertura, iniziata nel luglio del 1948, la
avevano conservato pressoché inalterati i colori originari. necropoli veniva definitivamente confinata in un ambien-
Dopo tanti secoli la terra restituiva all’uomo un sito rima- te ipogeo, sotto le grotte Vaticane in corrispondenza con
sto praticamente intatto e inviolato, affidandogli nel con- la sovrastante navata centrale della basilica2.
tempo il non facile compito di conservare per le genera- Così la conclusione di tali lavori nel 1949, segnò l’inizio
zioni future e di rendere fruibile un luogo di straordinaria dei mali tipici di ogni ambiente sotterraneo, essenzialmen-
importanza religiosa, storica e archeologica. te riconducibili a instabili condizioni microclimatiche e a
Così, come dopo un lungo letargo, la necropoli al suo problemi di natura microbiologica. Elevati valori di tem-
risveglio fu interessata da importanti lavori, talvolta auda- peratura e di umidità, connessi ad alti tassi di anidride
ci, ma tuttavia necessari, per poter procedere con le esplo- carbonica e a incontrollate correnti d’aria, determinarono
razioni. Vennero infatti aperti dei varchi sulle fondazioni i primi inconfondibili segni di un progressivo degrado
dell’antica e della nuova chiesa, fu necessario deviare e percepibili sull’opera nelle formazioni superficiali di sali
assicurare il deflusso delle acque freatiche e fu indispen- (cloruri, solfati e nitrati), di alghe e di microrganismi che,
sabile rinforzare e sottofondare i piloni delle sovrastanti con il passare del tempo, occultarono i rivestimenti mura-
strutture che erano stati privati delle terre che li sostene- ri e le decorazioni pittoriche. A questi fenomeni di dete-
vano. Ancora oggi, lungo le stradine della necropoli e rioramento contribuirono anche i numerosi visitatori,
all’interno degli edifici sepolcrali, si scorgono pilastri di inconsapevoli veicoli di spore e batteri e responsabili di
cemento armato, poderose strutture murarie moderne e, dannose variazioni microclimatiche.

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

Ai mali della necropoli si cercò di porre rimedio con una Particolarmente utile si è rivelato lo studio delle numero- o rinvenuti durante gli scavi. Con meticoloso realismo il Bruno Maria Apollonj Ghetti (1905-1989) ebbe l’incarico
serie di interventi per lo più attuati secondo un criterio di se fotografie in bianco e nero custodite presso la Fabbrica medesimo dipinto mostra sul moderno solaio di cemento di documentare strutture e monumenti rinvenuti nel corso
urgenza, al di fuori di un piano generale tale da compren- di San Pietro. Una accurata campagna fotografica venne un’estesa formazione di umidità di condensa nella forma delle ricerche sotto la Confessione di San Pietro. Venne
dere l’intera area degli scavi, fino a quando, a cominciare infatti realizzata durante gli scavi al fine di documentare di numerose gocce d’acqua. Evidentemente già nella metà così elaborata la prima planimetria generale degli scavi, si
dal 1998, a quasi cinquanta anni di distanza dalla conclu- strutture, decorazioni e reperti, ma anche lavori compiuti del secolo passato l’elevata quantità d’acqua contenuta realizzarono rilievi degli edifici sepolcrali nell’area occi-
sione delle prime esplorazioni, la Fabbrica di San Pietro per poter procedere con le ricerche archeologiche salva- nell’ambiente allo stato di vapore condensava sulla super- dentale della necropoli e vennero eseguite piante e sezioni
dispose di avviare un articolato programma di lavoro, che, guardando la statica della sovrastante basilica. Tali foto- ficie fredda del solaio, provocando un processo di deumi- delle strutture esistenti presso la «Memoria Apostolica».
a seguito di attente indagini preliminari, ha consentito di grafie, eseguite per la maggior parte da Renato Sansaini, dificazione e alterando l’equilibrio termo igrometrico Tali disegni, in parte rielaborati dall’ing. Francesco Vac-
attuare una serie di interventi conservativi al fine di arre- vennero in gran numero pubblicate nella relazione ufficia- 18 all’interno della tomba. chini (1915-1993), già dirigente dell’Ufficio Tecnico della
stare o ridurre le cause del degrado, per provvedere di le delle Esplorazioni sotto la Confessione di San Pietro in 19 Per quanto concerne la documentazione grafica si ricorda Rev.da Fabbrica di San Pietro, vennero pubblicati nei due
conseguenza al restauro delle strutture e delle importanti Vaticano: due grandi volumi presentati al papa Pio XII il 19 la campagna di rilevamento architettonico eseguita prima citati volumi delle «Esplorazioni»12. Inoltre, nel 1944, il
decorazioni3. Un’impresa impegnativa e difficile, oggi in dicembre 1951 da mons. Ludwig Kaas, segretario econo- e durante la celebri esplorazioni archeologiche del secolo prof. Giuseppe Zander (1920-1990), dirigente tecnico
buona parte conclusa, che ha richiesto il sinergico impe- mo della Fabbrica di San Pietro5. Ulteriori riprese foto- passato (1939-1949). I professori Giovanni Cicconetti della medesima Fabbrica tra il 1980 e il 1990, eseguì con
1 gno di figure professionali diverse. Si pensi ad esempio al grafiche vennero effettuate durante le ricerche intraprese, 5 (1872-1953) e Carmelo Aquilina della Scuola d’Ingegneria l’architetto Franco Sansonetti il rilievo della tomba H o
lavoro del chimico per le analisi dei materiali e delle sali- tra il 1952 e il 1958, da Adriano Prandi e da Margherita 6 dell’Università di Roma, realizzarono allora un esatto rilie- «dei Valerii», all’epoca ancora in corso di scavo13. Disegni
ficazioni presenti sulle opere, al biologo per lo studio dei Guarducci nell’area della sepoltura di Pietro e nella vo topografico, che, per la prima volta, metteva in precisa e grafici didattici vennero poi elaborati dall’ing. Adriano
dannosi microrganismi (alghe, funghi, batteri e attinomi- tomba «dei Valerii»6. Nuove fotografie vennero eseguite rispondenza le strutture della basilica con quelle sotto- Prandi (1900-1979) presso la tomba di san Pietro14.
ceti) e al fisico per il monitoraggio dei parametri ambien- nel 1980 all’interno delle tombe situate nella parte orien- stanti delle grotte11. Iniziati gli scavi della necropoli il prof. Nel 1980 l’Istituto Archeologico Germanico di Roma,
tali (temperatura, umidità relativa, anidride carbonica, tale della necropoli7 e, successivamente, prima, durante e
ossigeno), all’illuminotecnico per la definizione di un ido- dopo le recenti opere di restauro (1998-2000 e 2007), in
neo sistema di illuminazione e, naturalmente, all’opera del ogni singolo edificio sepolcrale dell’area centrale e occi-
restauratore, dell’architetto e dell’archeologo. dentale degli scavi8. 7
In generale l’articolazione del lavoro ha costituito l’appli- Accanto alla documentazione fotografica si ricordano le
cazione di un metodo che da una preliminare indagine riproduzioni pittoriche eseguite all’interno di alcune tom-
conoscitiva, attraverso l’analisi dello stato di conservazio- be nel corso delle esplorazioni e negli anni immediatamen-
ne e l’individuazione delle cause di degrado, ha portato te successivi alla conclusione degli scavi. I primi sei acque-
all’intervento di restauro e alla definizione di un piano di relli, dipinti tra il 1945 e il 1946 da A. Levi, riproducono
manutenzione ritenuto indispensabile per la conservazio- particolari figurati della tomba M (volta e pareti nord ed
ne del sito. est) e della tomba Phi (arcosolii superiori delle pareti
Nelle pagine che seguono si presentano i principali inter- ovest, nord ed est). Nel 1950 altri quattro acquerelli ven-
venti adottati dalla Fabbrica di San Pietro per la cono- nero eseguiti all’interno della tomba F da G. Alessio (volta 8-10
scenza e la conservazione degli ambienti ipogei della e particolari della parete ovest). 13-16
necropoli. Al riguardo volentieri si ricorda la fattiva colla- Oltre alle summenzionate riproduzioni pittoriche su carta
borazione del Dottor Nazzareno Gabrielli, già direttore si conservano presso la Fabbrica di San Pietro altri dieci
del Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani dipinti su tela realizzati tra il 1951 e il 1955 dal norvegese
e consulente della Fabbrica di San Pietro4. F. Fjürgenson. Tali preziosi dipinti vennero donati al papa
e, nel 1975, furono dati in custodia alla Fabbrica di San
STUDI PRELIMINARI E ACQUISIZIONE DELLA DOCUMENTA- Pietro9. In essi sono raffigurate le vedute interne del Clivus
ZIONE GRAFICA E FOTOGRAFICA e dei seguenti edifici sepolcrali: Z, Phi, B, E, F, H, I, M,
T10. La rappresentazione interna di ogni singola tomba,
Da sempre le persone impegnate nella conservazione e nel con le iscrizioni, i sarcofagi e le urne cinerarie nella loro 17
restauro sono soliti paragonare la loro attività a quella del prima sistemazione, trova puntuali corrispondenze nelle
medico. Pertanto il restauro della necropoli è stato prece- fotografie custodite dalla Fabbrica di San Pietro. Tra i
duto dalla preliminare conoscenza del paziente. Così per dipinti di Fjürgenson particolare interesse riveste la vedu-
ciascuna tomba è stata studiata e acquisita la documenta- ta della tomba H, in quanto riproduce fedelmente lo stato 5. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, veduta della parete
interna ovest durante gli scavi.
zione esistente: bibliografia, fotografie, rilievi grafici, rela- di conservazione delle decorazioni a stucco prima degli
zioni e note tecniche su precedenti lavori e interventi con- interventi di restauro del 1958, che comportarono, tra l’al- 6. Necropoli Vaticana, Tomba Phi o “dei Marci”, particolare della
servativi. tro, la ricollocazione in opera di diversi frammenti caduti parete interna ovest subito dopo gli scavi.

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7. Necropoli Vaticana, Tomba N o


“dei Aebutii”, documentazione fotografica
eseguita prima e dopo l’intervento di
restauro.

8-10. Fabbrica di San Pietro, Tomba M o


“dei Iulii”, acquerelli su carta eseguiti da
A. Levi tra il 1945 e il 1946: A. Volta con
figura del Cristo-Sole; B. Parete interna
nord con pescatore; C. Parete interna est
con Giona inghiottito dal mostro marino.

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11. Fabbrica di San Pietro,


Tomba B o “di Fannia Redempta”.

12. Fabbrica di San Pietro,


Tomba T o “di Trebellena Flaccilla”.

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO


CONSERVAZIONE E RESTAURO

13-16. Fabbrica di San Pietro,


Tomba F o “dei Caetenni”,
acquerelli su carta eseguiti
da G. Alessio. A. Veduta della
parete interna ovest; B. Particolare
della decorazione della volta;
C. Parete interna ovest, ariete;
D. Parete interna ovest, toro.

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17. Pianta della


Necropoli Vaticana con
l’indicazione delle
Tombe riprodotte nei
dipinti su tela di F.
Fjürgenson tra il 1951 e
il 1955: Tomba Z o
“degli Egizi” (cm 67x82);
Tomba Phi o “dei Marci”
(cm 61x74); Tomba B o
“di Fannia Redempta”
(cm 61x74); Tomba E o
“degli Aelii” (cm 74x61);
Tomba F o “dei
Caetenni” (cm 67x82);
Tomba H o “dei Valeri”
(cm 67x82); Tomba I o
“della Quadriga” (cm
74x61); Tomba M o “dei
Iulii” (cm 52x63); Tomba
T o “di Trebellena
Flaccilla” (cm 67x55);
Clivus (cm 67x82).

Q
P
H B
M E D
O L F C
R1 N G B1 A
I D1

S
R H1
U PHI CHI
T X
V
Z

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CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

19. Fabbrica di San Pietro,


18.Fabbrica di San Pietro, veduta veduta interna della Tomba H o
interna Tomba F o “dei Caetenni”, “dei Valeri”, acquerello di F.
acquerello di F. Fjürgenson (1953) Fjürgenson (1953-‘55)

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO


CONSERVAZIONE E RESTAURO

nell’ambito di un attento studio condotto nella parte gevano la necropoli e le cause che li avevano determinati.
orientale della necropoli, ebbe l’opportunità di realizzare La conseguente «prescrizione della cura» si è articolata in
un nuovo e scrupoloso rilievo architettonico di quest’area una serie di provvedimenti tesi ad eliminare o ridurre le
rimasta priva di documentazione grafica15. cause del degrado, in alcuni interventi di pronto soccorso
20 Infine, tra il 1998 e il 1999, la Fabbrica di San Pietro, a e nel restauro in senso stretto, paragonabile all’operazio-
completamento della precedente campagna di rilevamen- ne chirurgica.
to architettonico, diede incarico allo Studio 3R di Gli studi preliminari al restauro, che si riassumono nei
Giuseppe Tilia di realizzare un nuovo rilievo strumentale successivi paragrafi, hanno consentito la definizione di
delle decorazioni e delle strutture esistenti nell’area ovest una «terapia prudente», con la somministrazione di «far-
degli scavi. Veniva così acquisita una più completa docu- maci» attentamente valutati nei loro «effetti indesiderati»,
mentazione per la zona della necropoli attorno alla tomba affinché, dopo milleottocento anni, il sito potesse ritrova-
di Pietro con la produzione di piante dei vari livelli e re naturalmente un proprio equilibrio senza interventi
sezioni nelle scale di 1:25 e 1:10 e con disegni dei partico- traumatici (opere di «isolamento» delle strutture dai ter-
21 lari decorativi più significativi in scala 1:516. rapieni e «climatizzazioni forzate») che ne avrebbero irri-
Tornando al confronto tra «restauro» e «medicina», per mediabilmente compromesso la conservazione.
«definire il quadro clinico del paziente» è stato inoltre
necessario eseguire nuove ricerche e approfondite analisi VALUTAZIONE DELLO STATO TERMOIGROMETRICO
di laboratorio. Sulla base di tali indagini, condotte con
sofisticate apparecchiature e avvalendosi delle più moder- Lo studio dei parametri termoigrometrici in un ambiente
ne tecnologie, è stato definito lo stato di conservazione ipogeo sottoposto alla fruizione del pubblico, riveste fon-
della necropoli nel suo complesso e in ogni sua compo- damentale importanza per la valutazione dello stato di
nente (pitture murali, stucchi, superficie lapidea, cortine conservazione del sito e per la definizione dei conseguen-
in laterizio, ecc.). Questo impegnativo lavoro, che non ti lavori e delle opere di restauro e di manutenzione.
lascia percepibili tracce sulle opere, rappresenta il Così per la necropoli di San Pietro, caratterizzata da pro-
momento iniziale di ogni restauro e, in particolare, assu- blemi di umidità di diversa tipologia (da terrapieno, di
me fondamentale importanza per un sito confinato in risalita e di condensazione), si è reso indispensabile predi-
ambiente ipogeo con particolari problematiche conserva- sporre un impianto stabile per il monitoraggio in conti-
tive. Non a caso il celebre architetto Leon Battista Alberti nuo e l’acquisizione informatizzata dei valori di umidità
(1404-1472) asseriva con decisione che «l’efficacia dei relativa (UR) e di temperatura (T) nell’intera area degli
rimedi dipende per la maggior parte dei casi dalla cono- scavi. A tale scopo sono stati collocati sensori per il rileva-
scenza che si ha della malattia» (De aedificatoria 10,1). mento costante dei parametri microclimatici lungo tutto il
Grazie all’esame autoptico, alle indagini strumentali e alle percorso di visita (iter) e all’interno dei singoli edifici
analisi di laboratorio, è stato quindi possibile formulare sepolcrali. Sono stati inoltre predisposti alcuni rilevatori
una «diagnosi», ovvero sono stati indicati i mali che afflig- di temperatura a contatto con le superfici intonacate e

OPERA LATERIZIA

OPERA LATERIZIA

OPERA LISTATA
CONGLOMERATO
20. Ricostruzione grafica 21. Pianta e sezioni
della sequenza delle TRAVERTINO nord e sud della Tomba
Tombe H-A lungo l’iter N o “dei Aebutii” nella
della Necropoli Vaticana. LATERIZI MODERNI Necropoli Vaticana
Da Mielsch-Hesberg- (rilievo G. Tilia-
Gaertner 1986 e 1995. MALTA Studio 3R)

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

dispositivi di controllo e riferimento ambientale nelle va. A tale scopo venivano posti in essere i seguenti prov- necropoli, ad aumentare «l’effetto camino» e a introdurre anticondensa25. Fig. 2-3
grotte vaticane e all’esterno della basilica17. vedimenti: negli scavi aria secca non filtrata e non depurata. La chiusura delle singole tombe e gli sbarramenti ad aper-
Le informazioni ottenute con il monitoraggio microclima- 1) eliminazione dell’effetto camino con la creazione di Si decideva infine di chiudere con porte e pannelli isolan- tura automatica lungo il percorso di visita determinavano Fig. 4
tico e il successivo studio dei dati acquisiti, hanno consen- una «bussola» di contenimento presso le scale di acces- ti i singoli edifici sepolcrali, in modo che questi non risen- i seguenti benefici effetti:
tito di stabilire che la temperatura presentava normali so agli scavi; tissero delle inevitabili alterazioni microclimatiche dovute 1) normalizzazione dei parametri di temperatura e umi-
variazioni stagionali (anche se ritardate a causa della par- 2) interruzione della ventilazione lungo il percorso di alla presenza del pubblico (l’apporto termico di un uomo dità relativa;
ticolare ubicazione del sito sovrastato dall’imponente visita degli scavi con porte provviste di dispositivi per di media statura corrisponde all’incirca al calore emesso 2) equilibrio fra la tensione di vapore dei terrapieni e
basilica) e che i valori di umidità relativa rimanevano l’apertura automatica; da una lampadina di 80 watt). Quest’ultimo provvedi- quella dell’ambiente;
comunque alti all’interno degli edifici sepolcrali e lungo il 3) chiusura delle botole sul solaio di cemento armato mento avrebbe determinato una notevole diminuzione 3) conseguente arresto della migrazione delle soluzioni,
percorso di visita. posto tra la necropoli e le grotte; delle salificazioni sulle opere, per la instaurata condizione ricche di sali, dall’interno dei terrapieni sulle superfici
Sulla base di tali presupposti si trattava di stabilire se si 4) predisposizione di porte a chiusura delle singole di equilibrio fra la tensione di vapore dell’ambiente e con decorazioni pittoriche e a stucco.
dovessero condurre impegnativi lavori di isolamento delle tombe. quella dei terrapieni, substrato delle stesse opere. Il rag- Come controindicazione ai provvedimenti sopra descritti
strutture della necropoli dai terrapieni circostanti, per giungimento di tale equilibrio, con elevati gradienti di si producevano i seguenti effetti indesiderati:
abbatere o diminuire sensibilmente l’umidità o se, al con- PROVVEDIMENTI PER LA RIDUZIONE DEI FLUSSI D’ARIA umidità relativa, avrebbe inoltre inibito il movimento del- 1) proliferazione di microrganismi all’interno degli edi-
trario, si dovesse lasciare detta umidità, con l’avvertenza LUNGO IL PERCORSO DI VISITA E PER IL MIGLIORAMENTO l’acqua dai terrapieni verso la superficie degli intonaci e fici sepolcrali per il contenuto incremento della tempe-
di stabilizzarla e quindi di allontanare tutti quei problemi DELLO STATO TERMOIGROMETRICO ALL’INTERNO DELLE avrebbe quindi ostacolato la migrazione delle soluzioni ratura;
connessi e conseguenti al raggiungimento del punto di TOMBE ricche di sali con la conseguente formazione delle danno- 2) formazione di umidità di condensa dovuta al raggiun-
rugiada18. se salificazioni. Le porte di chiusura degli edifici sepolcra- gimento del punto di rugiada sulla superficie fredda del
A dirimere la questione contribuirono le numerose anali- Per poter stabilizzare i valori di temperatura e di umidità li sono costituite da un vetro-camera, con cristalli monta- soffitto di cemento armato;
si di laboratorio su campioni di sostanza prelevati dagli relativa della necropoli veniva predisposta una «bussola» ti su infissi di acciaio inox, muniti di adatto dispositivo 3) riduzione della cubatura d’aria lungo il percorso di
intonaci delle pitture murali e dagli stucchi delle decora- di contenimento in prossimità delle scale di accesso agli
zioni architettoniche e figurate19. Da tali indagini si rileva- scavi. Veniva in questo modo costituito un locale isolato
va che la materia costitutiva di dette opere presentava dotato di porte automatiche sequenziali. Questo interven- Maggio 99 - Mausoleo di Valerius Herma
00 23,5
sostanziali alterazioni rispetto alla sua originaria natura. Si to consentiva inoltre di ridurre le correnti preferenziali Umidità Relativa 23,2
100
Temperatura e Umidità Relativa
19,0
riteneva pertanto rischioso sottrarre acqua da tali materia- dovute alla differenza di quota tra l’entrata e l’uscita della 94

li, dal momento che, paradossalmente, l’acqua stessa necropoli («effetto camino»)21. Per incrementare i positivi 88 22,3 98 18,2

UMIDITÀ RELATIVA (%)


poteva essere considerata un prezioso elemento di coesio- risultati ottenuti con l’installazione della «bussola», veni-

TEMPERATURA (°C)
82
Temperatura
ne degli elementi costitutivi della mutata materia. vano inoltre collocate, lungo il percorso di visita una serie 21,4
96 17,4

Dunque, se da un lato l’acqua non poteva essere sottratta di porte ad apertura automatica, che, oltre a contenere le 76

per il problema della decoesione dei materiali, dall’altro summenzionate correnti, avevano principalmente lo 94 16,6
70 20,5
costituiva la causa principale delle dannose salificazioni scopo di annullare «l’effetto pompa»22 causato dal movi-

28-0:0

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28-12:0

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28-21:0

28-23:0
92 15,8
che deturpavano e ammaloravano le opere. Infatti l’acqua mento d’aria prodotto dal ripetuto passaggio dei visitato-
contenuta nelle murature, e principalmente in quelle con- ri, i cui effetti si rilevavano nelle salificazioni affioranti 90 15,0
tro terra, evaporando per le instabili condizioni ambienta- sulle cortine prospicienti le aree di percorrenza, ma anche 1 5 10 15 20 25 30 31
Media-UR18 Media-T18
li, depositava i suoi sali sulla superficie dando origine a sulle decorazioni pittoriche e a stucco all’interno delle Fig. 1. Stabilizzazione della
dannosi fenomeni di degrado. tombe23. È noto infatti che i fenomeni di evaporazione che temperatura e dell’umidità relativa Maggio 99 - Mausoleo di Valerius Herma
dopo l’installazione delle porte ad Temperatura e Umidità Relativa
Così lo studio dei parametri microclimatici in relazione determinano la fuoriuscita dei sali, sono originati non sol- apertura automatica lungo il percorso 100 18,0

agli elementi costitutivi della materia e alle diverse mani- tanto dalle instabili condizioni microclimatiche, ma anche di visita della necropoli. Il grafico
festazioni del degrado, ha consentito di definire un crite- da turbolenze d’aria più o meno accentuate (fig. 11). evidenzia la variazione dei parametri 98 17,6
microclimatici (aumento della

UMIDITÀ RELATIVA (%)


rio di intervento «prudente» e «minimale», teso a stabili- Venivano inoltre chiuse le aperture circolari (diametro di

TEMPERATURA (°C)
temperatura e conseguente
re l’equilibrio termoigrometrico tra l’interno delle struttu- un 1m circa) esistenti sul solaio di cemento armato che Fig. 1 diminuzione dell’umidità relativa),
96 17,2

re e l’ambiente circostante. costituisce il soffitto della necropoli e il pavimento delle nelle fasce orarie di apertura al
pubblico della necropoli. 94 16,8
In considerazione delle quantità e qualità delle salificazio- grotte24. Tali botole, provviste sul piano delle grotte di
ni sulle opere20 e della forte alterazione degli intonaci artistiche grate di bronzo con stemmi papali, erano state Fig. 2-3. Andamento 92 16,4
affrescati e degli stucchi che presentavano un notevole realizzate dopo la conclusione degli scavi per «arieggiare» termoigrometrico rilevato all’interno
del Mausoleo H o “dei Valeri”, dopo
mutamento della matrice carbonatica con un apprezzabi- gli ambienti ipogei della necropoli. Una soluzione che si la predisposizione della porta con 90 16,0
0 4 8 12 16 20 24
le contenuto di acqua, si decideva di non effettuare trau- rivelò in seguito inopportuna, perché contribuì sensibil- vetro camera: in alto grafico mensile; Media-UR18 Media-T18
matici interventi volti alla diminuzione dell’umidità relati- mente ad alterare l’equilibrio termoigrometrico della in basso grafico giornaliero.

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Porte di cristallo dei mausolei

Infisso in acciaio inox


provvisto su entrambi i lati di una resistenza

Vetro camera
provvisto di guarnizione e gel di silicie
VISARM all’esterno
TEMPERATO all’interno

Valvola
22. Necropoli Vaticana, Tomba O o “dei per l’immissione dell’azoto
in alto valvola di uscita
Matucci”, estese salificazioni sulla parete
interna nord.
Cavo d’uscita della resistenza
23. Pagina a fianco: Necropoli Vaticana, Collegato al sistema anticondensa
porta predisposta all’ingresso della cosituito di: 1. Alimentatore, 2.
Tomba F o “dei Caetenni”; qui in basso la Trasformatore, 3. Timer.
stessa immagine con l’indicazione delle
principali caratteristiche tecniche (Fig. 4).

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO 27. Necropoli Vaticana, Tomba A o LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO “di Popilius Heracla”, iscrizione CONSERVAZIONE E RESTAURO
marmorea sopra la porta d’ingresso
con evidente formazioni algale di
colore verde.

visita degli scavi, con aumento della CO2 apportata dai accennato, rendevano inderogabile un preliminare studio
visitatori. di tutte le componenti biodeteriogene a sviluppo epilitico
(sulle superfici) o sospese nell’aria (aerosol). Così, con l’in-
Per arrestare o ridurre tali «effetti indesiderati» si proce- tenzione di attivare mirate strategie conservative, già nel
deva come segue: 1998 veniva avviata un’accurata indagine aerobiotica e
1) tipizzazione dei i microrganismi e allestimento di fitosociologica al fine di individuare i prodotti biocidi ido-
antibiogrammi per la selezione di efficaci prodotti bio- nei a debellare le diverse forme di microrganismi presenti
cidi. Ulteriori provvedimenti per combattere il prolife- nella necropoli e dannosi per il monumento e per la salu-
rare di microrganismi biodeteriogeni. brità del luogo26. Si rendeva pertanto necessario effettuare
2) applicazione di pannelli isolanti sul soffitto freddo di prelievi di microrganismi nell’aria e sulle opere; allestire
cemento armato per prevenire la formazione di umidità delle colture e subcolture per la tipizzazione di tali forme
di condensa; e, conseguentemente, degli antibiogrammi per la valuta-
3) abbattimento della concentrazione di CO2 mediante zione e la selezione di efficaci prodotti biocidi27. 28

un «sistema integrato» dotato di idonei dispositivi per il A seguito della tipizzazione delle forme autotrofe (alghe) e
prelevamento di aria pulita (opportunamente filtrata e delle forme saprofaghe (batteri, attinomiceti e microfun-
condizionata) e di apparecchi atti depurare l’aria inter- ghi) sono stati allestiti degli antibiogrammi per rilevare
na dal particolato e dalla CO2; l’efficacia dei principali prodotti biocidi allora disponibili
4) regolazione del flusso dei visitatori. in commercio28. Tra i differenti prodotti, testati alle diver-
se diluizioni, si sono rivelati maggiormente efficaci il
INDAGINE AEROBIOTICA E FITOSOCIOLOGICA E PROVVEDI- Troysan 174 nella concentrazione del 5% per debellare
MENTI PER COMBATTERE IL PROLIFERARE DI MICRORGANI- batteri, alghe e attinomiceti e il Metatin 70/40, nella con-
SMI BIODETERIOGENI centrazione del 3%, per combattere batteri e microfunghi.
È tuttavia necessario precisare che l’efficacia di tali bioci-
Lo studio microbiologico in un sito confinato in ambiente
ipogeo riveste grande importanza per la definizione degli
interventi conservativi e di restauro e per la messa a punto
di un adeguato e necessario piano di manutenzione. In
particolare, negli scavi di San Pietro, la proliferazione dei
microrganismi è favorita all’interno degli edifici sepolcrali,
chiusi da porte di cristallo, dall’assenza di ventilazione e
dagli aumentati valori di temperatura, mentre lungo il per-
corso di visita è incrementato dal continuo passaggio delle
persone, inconsapevoli veicoli di spore e batteri e apporta-
tori di calore. Inoltre, prima dei restauri, la predisposizio-
ne di non idonei impianti artificiali di illuminazione, origi-
nava sulle superfici umide della necropoli la comparsa di
alghe con effetti cromatici indesiderati e, talvolta, con
fenomeni di microesfoliazione della pietra, dei laterizi,
degli stucchi e degli intonaci affrescati.
Gli effetti dell’aggressione delle popolazioni algali e di atti-
nomiceti, funghi e batteri, si evidenziavano sulle superfici
della necropoli in estese macchie verdi in prossimità delle
24-26. Necropoli Vaticana, Tomba H o sorgenti luminose, in diffuse incrostazioni e macchie nera-
“dei Valeri”, testa della figura in stucco
della nicchia centrale della parete est, stre o biancastre, in polveri policromatiche, in patine ver-
prima e dopo il trattamento biocida. 24-27 dastre, ecc. Tali palesi manifestazioni di degrado e le carat-
L’intervento ha consentito di debellare teristiche ambientali del sito con elevato impatto antropi-
l’evidente aggressione di natura
microbiologica.In basso la stessa testa co, unitamente agli effetti negativi dei provvedimenti per il
dopo il restauro del 2007. miglioramento delle condizioni microclimatiche a cui si è

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

Fig. 5 di è pertinente al prodotto con il quale gli stessi vengono le nuove chiusure erano stati isolati dalla contaminazione pittoriche e a stucco. sperimentazione, non avendo riscontrato in tale periodo
diluiti e veicolati sulle opere29. antropica, è stato possibile ridurre gli interventi di disin- Infine, come si dirà in seguito, ulteriori provvedimenti per alcun fenomeno di condensazione su un simile pannello
Alcuni biocidi, come il Metatin 70/40, sono stati oggi fezione generale all’interno delle tombe, preferendo mira- contrastare la proliferazione algale sono stati adottati di cadorite, intonacato con calce e pozzolana, apposita- 29
sostituiti con prodotti alternativi, che è necessario cono- te applicazioni di prodotti biocidi a terra, sulle murature dalla Fabbrica di San Pietro dotando le luci di idonei fil- mente collocato sul solaio di cemento armato della tomba 30
scere attentamente prima del loro impiego. In particolare e sulle strutture moderne, e in quelle parti delle decora- tri per inibire la fotosintesi clorofilliana. C o di Tullius Zethus31.
occorre osservare bene la formulazione di ciascuno, per zioni ritenute più a rischio per la loro collocazione (espo-
valutare il grado di polarità del composto o, diversamen- sizione alla luce) o dove, in precedenza, erano stati regi- APPLICAZIONE DI PANNELLI ISOLANTI SUL SOFFITTO FRED- SOLUZIONI PER ABBATTERE LA CO2 APPORTATA DAI VISITA-
te, se il composto non è assolutamente polare. Sulla base strati fenomeni più accentuati di biodeterioramento. DO DI CEMENTO ARMATO PER PREVENIRE LA FORMAZIONE TORI E RENDERE L’ARIA DELLA NECROPOLI PIÙ SALUBRE
di tali valutazioni potranno essere utilizzati solventi Nel desiderio di evitare una sorta di «accanimento tera- DI UMIDITÀ DI CONDENSA
acquosi, o meglio quelli alcolici, con almeno tre atomi di peutico» nella somministrazione dei prodotti biocidi, uni- Purtroppo i parametri microclimatici ottimali per la
carbonio (all’aumentare del numero degli atomi di carbo- tamente o in alternativa ai trattamenti a cui si è accenna- Come in chimica due prodotti posti a reagire danno luogo buona conservazione del sito non possono concordare
nio aumenta la sua permanenza sul substrato) per i pro- to, sono stati installati in punti strategici del percorso di a calcolati effetti di reazione, così determinate soluzioni con i valori di temperatura e umidità auspicati per un’a-
dotti polari. Diversamente potranno essere solubilizzati i visita idonei depuratori d’aria a flusso continuo per una adottate per ostacolare o ridurre alcune cause di degrado,
prodotti non polari, o parzialmente polari, nei solventi opportuna disinfezione ambientale contro spore e batteri. possono provocare nuovi fenomeni dannosi per le opere.
alcanici puri (n-ottano o suoi isomeri), se il biocida deve Tali apparecchi, proporzionati alla cubatura d’aria da Tali fenomeni debbono essere previsti e valutati per poter 29. Raggiungimento del “punto di rugiada” nella forma di gocce
d’acqua di condensazione sulla superficie fredda del solaio di
essere dato direttamente sulle pitture o in acquaragia bonificare, sono provvisti di aspiratori, filtri e lampada decidere della bontà dei criteri progettuali, propedeutici cemento armato all’interno della Tomba C o “di Tullius Zethus”.
minerale, per altre disinfezioni di substrati meno delicati. ultravioletta germicida. agli interventi di restauro. Così ai benefici apportati al
Gli accurati studi microbiologici correlati ai parametri A seguito di studi e attente sperimentazioni, la Fabbrica microclima con la chiusura degli edifici sepolcrali, fanno 30. Necropoli Vaticana, Tomba C o “di Tullius Zethus”, pannello
sperimentale di “cadorite” o “termanto” (polivincloruro espanso),
chimico fisici della necropoli (condizioni microlimatiche, di San Pietro ha inoltre valutato la possibilità di impiego seguito fenomeni di degrado di natura microbiologica, intonacato con calce e pozzolana per evitare la condensazione del
tasso di CO2, idratazione delle strutture, sali solubili, luce, di lampade UV germicide nelle ore notturne e in assenza previsti e arginati secondo le modalità descritte al para- vapore d’acqua sul solaio di cemento armato.
temperatura, ecc.), hanno consentito di elaborare un di pubblico30. Tali lampade, dotate di alette per orientare grafo precedente.
meditato piano di manutenzione che prevedeva inizial- e direzionare le radiazioni ultraviolette, potrebbero essere Tuttavia, come si è detto, un’ulteriore conseguenza nega-
mente due cicli di disinfezioni l’anno da eseguirsi nei mesi usate secondo programmate tempistiche e limitatamente tiva della chiusura delle tombe è determinata dal raggiun-
primaverili e autunnali, compatibilmente con i giorni di ad alcuni periodi e luoghi, per contrastare la diffusione di gimento del punto di rugiada sulla superficie fredda del
chiusura al pubblico degli scavi. Inoltre, costatata l’effica- microrganismi lungo il percorso di visita e, soprattutto, solaio di cemento che sovrasta ogni camera funeraria.
cia dei trattamenti biocidi negli edifici sepolcrali, che con all’interno degli edifici sepolcrali con delicate decorazioni Anche questo secondo «effetto indesiderato» era d’al-
tronde prevedibile. Infatti la quantità d’acqua allo stato di
vapore, che ad una certa temperatura satura la camera
BYOCID % Bacteria Actinomjcet. Microfunghi Algae della tomba senza raggiungere il punto di rugiada, non
1%
2%
poteva rimanere nello stesso stato venendo a contatto con
Preventol R80 3%
1%
la superficie fredda del soffitto. Così il solaio di cemento
Nipacide DFF
2%
3%
armato all’interno dell’edificio si sarebbe comportato
Nipacide DFX
1%
2%
come una sorta di deumidificatore naturale, sottraendo
3%
1%
significative percentuali d’acqua (presenti allo stato di
Troysan 174 2%
3%
vapore nell’ambiente), con conseguenti alterazioni del
Troysan 1AF3
1%
2%
delicato equilibrio microclimatico all’interno dell’edificio
3%
1%
e con formazione e caduta di gocce d’acqua sulle opere.
Traetax 225 2%
3% Pertanto per prevenire fenomeni di deumidificazione
Metatin 470/40
1%
2%
dovuti alla condensa d’acqua sulla superficie fredda del
3%
cemento, si rendeva necessario «aumentare la temperatu-
1%
Metatin 5810 2%
3%
ra» di tale superficie. A tale scopo veniva «scaldato» il sof-
fitto mediante l’apposizione di pannelli di «cadorite» o
«termanto» (polivinile cloruro espanso), dello spessore di
28. Necropoli Vaticana, Tomba B o “di Fannia Redempta”,
formazioni biodeteriogene di natura autotrofa sulle decorazioni cm 5, ancorati al solaio di cemento e da esso separati da
pittoriche della volta. distanziometri di cm 2 del medesimo materiale, in modo
da formare su ciascun pannello un’intercapedine perfetta-
Fig. 5. Tabella con la valutazione dei diversi prodotti biocidi
(disponibili nell’anno 1998), testati con l’allestimento degli mente chiusa.
antibiogrammi per microfunghi, attinomiceti, alghe e batteri. Tale provvedimento veniva adottato dopo due anni di

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO Fig. 6. Istogramma delle presenze registrate LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO nella necropoli di San Pietro dal 1970 ad CONSERVAZIONE E RESTAURO
oggi.

gevole fruizione della necropoli da parte di un elevato mente direzionato, in modo da non lambire le opere pit- Pertanto, nel desiderio di garantire la massima fruizione ILLUMINAZIONE DELLA NECROPOLI DI SAN PIETRO
numero di visitatori. toriche e murarie delle tombe. Idonei apparecchi per la della necropoli, senza tuttavia trascurare le necessarie
Molte persone infatti hanno manifestato il loro disagio ionizzazione negativa dell’aria avrebbero inoltre migliora- attenzioni per la conservazione del sito, e volendo conte- L’installazione del primo impianto elettrico stabile nella
per le specifiche condizioni microclimatiche degli scavi di to l’assorbimento di ossigeno da parte dell’uomo32. nere i disagi di una visita in un luogo sotterraneo con le necropoli risale al 1951. Una cura particolare fu allora
San Pietro, dove i valori di umidità relativa sono partico- Tale progetto ha tuttavia subito una battuta di arresto a descritte caratteristiche ambientali, è stato sensibilmente prestata dai tecnici della Fabbrica di San Pietro nel posi-
larmente elevati. Tale disturbo viene percepito soprattut- causa delle mutate condizioni ambientali delle grotte da ridotto il tempo di permanenza negli scavi, privilegiando zionamento dei cavi di alimentazione, che non dovevano
to nei mesi estivi, quando maggiormente alta è la tempe- dove l’aria doveva essere prelevata. Infatti dall’aprile del- spiegazioni preliminari nelle cosiddette «Sale Archeolo- arrecare disturbo alla vista e, soprattutto, dovevano
ratura. Per alcuni il disagio è accresciuto dal fatto di tro- l’anno 2005 il numero delle presenze in tali ambienti è giche» delle grotte e soste prolungate nella «Cappella rispettare tutti i muri antichi, «tenendo presente contem-
varsi in un ambiente sotterraneo, tra i tre e gli otto metri notevolmente aumentato a causa del pellegrinaggio alla Clementina» e presso la «Memoria Apostolica». Sono stati poraneamente le difficili condizioni ambientali, in specie
sotto il pavimento della basilica, e dall’essere costretti a tomba del papa Giovanni Paolo II, presenze che alterano inoltre distribuiti più opportunamente i diversi gruppi di per l’umidità»36. Molti lavori vennero in seguito realizzati
transitare in spazi di contenute dimensioni illuminati da le condizioni microclimatiche e microbiologiche del sito. visitatori nelle diverse fasce orarie di apertura al pubblico negli ambienti ipogei della necropoli, ma solo in anni rela-
una luce soffusa. Tuttavia, in assenza del menzionato sistema di preleva- degli scavi e si sta infine lavorando per contenere il nume- tivamente recenti le lampadine elettriche tradizionali ven-
La Fabbrica di San Pietro ha da sempre dedicato a questo mento e di trattamento dell’aria, è in fase di sperimenta- ro dei visitatori. Rispetto ad altri siti archeologici il rag- nero sostituite con lampade al neon, ritenute meno dan-
aspetto una particolare attenzione, soprattutto dopo la zione un dispositivo per l’abbattimento della CO2 con la giungimento di quest’ultimo obiettivo risulta essere più nose per le opere, più sicure e più resistenti all’umidità.
chiusura dei singoli edifici sepolcrali e la collocazione di calce sodata e/o con il carbone attivo33. complesso perché la visita alla necropoli non costituisce Con tali luci, talvolta collocate in prossimità di stucchi,
porte ad apertura automatica lungo il percorso di visita. Il soltanto un suggestivo itinerario storico-culturale, ma rap- pitture e mosaici, venne illuminata l’intera area degli
problema della salubrità dell’aria (inquinanti chimici e REGOLAZIONE DEL FLUSSO DI VISITATORI presenta un vero e proprio pellegrinaggio. Risalendo il scavi, senza distinzione tra strutture antiche e moderne.
biologici aerodispersi), è infatti un fattore particolarmen- colle Vaticano e percorrendo l’antico sentiero in terra bat- Pertanto nel 1998, nel programmare gli interventi per il
te significativo per un sito ipogeo circondato dalle argille Ad integrazione e in attesa dell’attuazione delle ipotizzate tuta tra le tombe precostantiniane della necropoli, si giun- risanamento e la valorizzazione della necropoli, la proget-
del colle Vaticano e sovrastato dalle imponenti strutture soluzioni per abbattere la CO2 e rendere l’aria della necro- ge infatti all’umile sepoltura di Pietro, centro e origine tazione di un nuovo impianto di illuminazione rientrò tra
della basilica; un sito, peraltro, sottoposto ad un’alta fre- poli più salubre, e in considerazione dell’aumentato della maestosa basilica e cuore pulsante della Cristianità. le opere ritenute più urgenti, impegnative e importanti37.
quentazione di pubblico (oltre 60.000 visitatori registrati numero dei visitatori negli scavi e nelle sovrastanti grotte Per le motivazioni a cui si è accennato, non sempre è pos- La luce avrebbe dovuto infatti valorizzare gli eleganti edi-
nel solo anno 2008). A tale sentita problematica si ricolle- dove si trovano le tombe dei papi, sono state proposte le sibile accogliere in tempi brevi il crescente numero di visi- fici in laterizio e le pregevoli decorazioni in essi custodite,
ga la predisposizione di idonei apparecchi per la disinfe- seguenti soluzioni: tatori che chiede di accedere agli scavi. Al riguardo, per senza tuttavia alterare il delicato equilibrio microclimati-
zione dell’aria e il continuo monitoraggio delle quantità di 1) riduzione del tempo di permanenza dei visitatori in supplire in parte a tale oggettiva difficoltà, l’Ufficio co e favorire la crescita di dannosi microrganismi.
ossigeno presente in necropoli. Mediante sensori oppor- necropoli; Internet della Santa Sede ha recentemente reso disponibi- Il principale vincolo progettuale fu pertanto quello di illu-
tunamente distribuiti lungo il percorso di visita è infatti 2) prolungamento dei tempi di attesa tra i diversi grup- le un percorso virtuale nella necropoli di San Pietro. Si minare gli scavi con sorgenti luminose fredde, ovvero con
possibile controllare i valori della CO2, che sono costante- pi in visita agli scavi; ricorda infine che l’Ufficio Scavi della Fabbrica di San lampade che apportassero nell’ambiente la minor quanti-
mente contenuti al di sotto dei livelli di allarme. 3) contenimento del numero dei visitatori. Pietro provvede all’organizzazione di visite guidate solo tà di calore. Si decise allora di contenere la potenza elettri-
Per migliorare e agevolare la fruizione degli scavi si sta Tali provvedimenti si rendono necessari poiché, come si è su prenotazione35. ca nominale installata in circa 5 kW e di illuminare la
inoltre valutando la possibilità di realizzare un sistema di avuto modo di osservare, la presenza dell’uomo negli necropoli con fibre ottiche e con alogeni montati su appa-
ricambio d’aria lungo il percorso di visita, integrato con ambienti ipogei della necropoli di San Pietro, costituisce recchi tecnici dotati di opportuni filtri. Con tali apparec-
apparecchi ionizzatori e idonei dispositivi per depurare una delle principali cause di degrado. L’uomo contribuisce chiature è stato possibile ridurre al massimo la dispersio-
n. visitatori
l’aria dal particolato e dalla CO2. infatti ad alterare il delicato e ricercato equilibrio microcli- 70000 ne del calore, la quantità di lux delle singole sorgenti lumi-
Al riguardo un progetto di massima prevedeva la predi- matico, è inconsapevole veicolo di spore e batteri, ed è infi- nose e l’emissione di radiazioni UV. Le sorgenti luminose
sposizione in alcune botole che collegano la necropoli alle ne responsabile della produzione di anidride carbonica. 60000 sono state generalmente collocate all’esterno degli edifici
grotte, di speciali apparecchi per l’immissione e l’emissio- L’importanza dell’impatto antropico sulla conservazione sepolcrali e comunque sempre a distanza dagli stucchi,
ne dell’aria. Tali aspiratori erano stati opportunamente del sito risulta essere chiaramente evidente dalle presenze 50000 dalle cortine in laterizio e dalle opere pittoriche.
studiati con filtri per tagliare il particolato e gli inquinan- dei visitatori annualmente riportate su L’Attività della Un secondo vincolo nella definizione del nuovo impianto
ti chimici e biologici e con dispositivi ad ultrasuoni per Santa Sede34. Da tali meticolosi resoconti emerge che dal 40000 era costituito dai requisiti di inalterabilità che dovevano
umidificare l’aria. Il sistema di ricambio d’aria proposto 1970 ad oggi hanno visitato la necropoli di San Pietro più avere i materiali e tutte le componenti dell’impianto da
doveva funzionare in alcune ore della notte, quando l’aria di un milione e duecentomila persone. È da notare al 30000 predisporre nell’ambiente ipogeo della necropoli, che,
delle grotte è più pulita e/o durante le visite agli scavi, riguardo il progressivo incremento delle visite che rispec- come si è detto, è caratterizzato da valori di umidità rela-
quando speciali sensori, posti in punti strategici della chia un crescente interesse per questo sito di fondamenta- 20000 tiva particolarmente elevati.
necropoli, segnalavano un significativo incremento degli le importanza religiosa e storica: si passa infatti dalle 7.784 Infine per abbattere in misura significativa la proliferazio-
inquinanti. Naturalmente l’aria portata negli scavi doveva presenze del 1970, alle 23.016 unità del 1980 e alle 29.723 10000 ne delle formazioni algali, si è cercato di inibire, almeno in
essere immessa con i medesimi valori di umidità relativa persone del 1990. Nell’anno 2000 si registrano 37.670 pre- parte, la fotosintesi clorofilliana38, ovvero l’assorbimento
della necropoli e con un flusso lentissimo e opportuna- senze; nel 2003, 45.345 e nel 2008, 61.529. Fig. 6 0 anni da parte della clorofilla delle radiazioni luminose che atti-
1970 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 2006 2008

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Fig. 7. Grafico che evidenzia l’abbattimento della frazione spettrale tra 32. Necropoli Vaticana, piazzola tra le Tombe M, N, U e V,
700 e 770 nm. veduta dell’illuminazione a fibre ottiche sul controsoffitto,
realizzato con pannelli di alluminio alveolare per nascondere
31. Necropoli Vaticana, veduta dell’iter, con binario in acciaio e alluminio i cavi dell’impianto elettrico e del monitoraggio.
contenente 200 terminali per fibre ottiche. Il sistema è orientato in modo
da ridurre al minimo la visibilità del solaio e delle murature moderne,
producendo un’omogenea e suggestiva luce radente sulle cortine in
laterizio dei mausolei con puntualizzazioni dirette in modo da
evidenziare sarcofagi, iscrizioni, portali e decorazioni in laterizio.

vano il processo di fotosintesi. Tali radiazioni sono essen- soprattutto, di decorazioni a stucco, il lavoro è stato sud-
zialmente due: la prima, è posta nel visibile tra 400 e 500 diviso in diverse fasi di intervento, individuate in base allo
nm ed è la più attiva; la seconda è al limite del visibile tra stato di conservazione e alla dislocazione spaziale degli
700 e 770 nm. Quest’ultima radiazione è stata abbattuta edifici sepolcrali. Ogni singola tomba è stata così trasfor-
Fig. 7 mediante la predisposizione di filtri, fatti realizzare appo- mata in una «sala operatoria», dove i restauratori sono
sitamente per le esigenze conservative della necropoli. intervenuti dopo aver eseguito accurate «mappature» dei
Livelli di illuminazione diversi sono stati adottati per materiali, dello stato di conservazione e del restauro.
distinguere l’interno delle camere sepolcrali dall’esterno La pulitura delle cortine in laterizio e delle murature
degli edifici in origine a cielo aperto. Con opportuni costantiniane con ricorsi orizzontali di blocchetti di tufo
accenti luminosi sono state valorizzate le opere, le iscrizio- alternati a filari di mattoni, si è rivelata particolarmente
ni e i particolari decorativi più significativi. Sono state laboriosa per l’estesa presenza di efflorescenze e di carbo-
inoltre progettate e realizzate apposite strutture per ridur- natazioni saline, di residui di terre sedimentati e per la
re al minimo la visibilità degli apparecchi di illuminazione, formazione di attacchi biologici di varia natura.
delle componenti elettriche ausiliarie e dei cavi di alimen- Altrettanto laboriosi sono stati gli interventi per sanare
tazione. In particolare, lungo il tratto dell’iter compreso fenomeni di disgregazione, alveolizzazione ed esfoliazione
tra le Tombe B e F, i generatori per le fibre ottiche sono dei laterizi.
stati collocati su un binario di acciaio ancorato al soffitto L’impegnativa opera di restauro ha così consentito di
di cemento armato; un sostegno che ha anche la funzione apprezzare l’eleganza delle facciate, costituite da ordinate
di dissipare e trasmettere il calore sulla superficie fredda file di mattoni, accuratamente levigati e connessi da sotti-
31 del cemento, evitando in tal modo il dannoso fenomeno li strati di malta colorata (impasto di calce spenta e polve-
della condensa d’acqua a cui si è accennato. re di mattone), con i giunti tra i ricorsi dei laterizi eviden- 36
Grazie a tali soluzioni la necropoli è oggi illuminata da ziati da una stilatura bianca in leggero rilievo. Il restauro
una luce discreta che lascia in penombra le strutture delle facciate degli edifici sepolcrali ha pemesso anche il
moderne ed evidenzia le opere antiche, in modo da guida- recupero delle pregevoli decorazioni in cotto, talvolta
re il visitatore attraverso un suggestivo percorso che gra- decorate con inserti di pomice e mattoni gialli e rossi,
dualmente lo accompagna a riscoprire le radici più antiche finemente lavorati e intagliati a mano (tombe E, F, G, L).
e profonde della basilica e della Chiesa cattolica39. Sono stati inoltre individuate sulle murature stesure di
intonaco dipinto (tombe G e V), fori di chiodi per affis-
IL RESTAURO sioni votive (tomba V) e tracce di nero fumo sovrapposte
a mattoni con evidenti segni di degrado antico e pertanto
Eliminate o ridotte le cause del degrado era tuttavia
necessario intervenire sulle cortine in laterizio e sulle
decorazioni delle tombe che mostravano in maniera evi-
%T
dente i segni del tempo e di precedenti interventi realizza- 100

ti con materiali non idonei. Sono stati pertanto chiamati 90

professionisti di comprovata esperienza nel restauro in 80

ambiente ipogeo, che hanno operato avvalendosi delle 70

più moderne tecnologie40. Le numerose analisi di labora- 60

torio hanno consentito la scelta dei prodotti più idonei 50

per la pulitura delle superfici, per i consolidamenti e per 40

le stuccature. Sono stati adoperati prodotti inorganici per 30

la loro resistenza agli attacchi biodeteriogeni e si è evitata 20

l’applicazione di protettivi superficiali. 10

Dopo i primi interventi d’urgenza o di «pronto soccorso», 0


300 400 500 600 700 800 900 1000
nm
1100
per arrestare la caduta di frammenti d’intonaco dipinto e,

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33-34. Necropoli Vaticana, Tomba N o “degli Aebutii e dei Volusii”, 35. Necropoli Vaticana, Tomba F o “dei Caetenni”, particolare del 37. Necropoli Vaticana, Tomba F o “dei Caetenni”, LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
prospetto esterno sud prima e durante il restauro. paramento in laterizio della facciata con ordinate file di mattoni prospetto esterno sud, particolare della decorazione CONSERVAZIONE E RESTAURO
accuratamente levigati e connessi da sottili strati di malta dipinta in cotto policromo con veduta architettonica.
ed evidenziati da una stilatura bianca in leggero rilievo.

36. Necropoli Vaticana, Tomba E o “degli Aeli”, prospetto esterno


sud, particolare della decorazione in cotto.

riconducibili ai fuochi accesi al principio del IV secolo,


35 quando la necropoli venne interrata per la costruzione
37 della basilica costantiniana.
Per quanto riguarda il mosaico, particolarità tecniche di
significativa importanza sono emerse con il restauro della
39 tomba M o «degli Iulii»41. Su tutta la superficie interna,
40 compresa l’area del registro superiore e della volta desti-
nata alla decorazione a mosaico, si è potuta infatti consta-
tare una omogenea stesura di intonaco e una scialbatura
di ocra gialla dipinta a fresco, sulla quale erano state trac-
ciate le sinopie che dovevano fornire la guida per l’inseri-
mento delle tessere. La gamma dei pigmenti utilizzati per
tali disegni preparatori appare fedelmente riprodotta
dalle singole tonalità delle tessere. Infatti nelle lacune del
tessellato, in cui rimane la sola impressione delle tessere
sui fondi già preparati e dipinti (Giona, parete est; Cristo-
Sole, volta) si leggono chiaramente all’interno delle figure
pennellate dirette tracciate con colori diversi (nero, gri-
gio, rosso), cui si sovrappongono ordinate file di tessere di
uguale tonalità anche se talvolta compare una maggiore
varietà di sfumature. È stato così possibile riscontrare
l’uso di tessere policrome di pasta vitrea trasparenti, che,
nell’aureola e nelle vesti del Cristo-Sole, sono talvolta rive-
stite da una sottile foglia d’oro protetta da una cartellina
vitrea anch’essa trasparente. Nella figura del Cristo-Sole e
dei cavalli sono presenti almeno due gradazioni di tessere
di pietra calcarea e marmo bianco-grigio. Le altre parti del
mosaico sono costituite principalmente da paste vitree ric-
che di sfumature cromatiche (quattro gradazioni di giallo,
cinque di verde, tre di azzurro, due di rosso, ecc.). Le
dimensioni delle tessere usate nei fondi è più grande e
regolare (max mm 5 x 7) rispetto a quelle usate per descri-
vere le parti figurate, più piccole ed irregolari (min. mm 3
x 3): in entrambi i casi lo spessore è di circa 10 mm.
Anche il restauro delle decorazioni pittoriche, eseguite
principalmente a fresco nelle più antiche tombe della fila
nord e a fresco con sopradipinture a secco nelle tombe
fila sud, ha dato eccellenti risultati. Rimosse le vistose
stuccature di cemento, le spesse ed estese incrostazioni di
sali e i residui di terra dalle superfici pittoriche, sono state
scoperte decorazioni dai vivaci colori di cui non si sospet-
tava l’esistenza e sono riapparse figure dipinte, che negli
ultimi anni erano divenute ombre evanescenti solo in
parte leggibili. Gli interventi conservativi eseguiti nella
necropoli hanno consentito non soltanto una più appro-
fondita conoscenza dell’iconografia delle singole tombe,
ma hanno anche permesso di acquisire maggiori informa-
47-50 zioni sulle antiche tecniche d’esecuzione e sui materiali .

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38. Necropoli Vaticana, Tomba F o “dei Caetenni”, decorazione 39-40. Necropoli Vaticana, Tomba M o “dei Iulii”, parete interna 41. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, cavità centrale di 42. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, restauro di
recante i segni degli stampi impressi sullo stucco fresco. est con Giona inghiottito dal mostro marino, prima e dopo un’erma dove in origine era alloggiato l’asse di sostegno in legno un’erma della parete ovest mediante inserimento di un nuovo
le opere di restauro. Nell’immagine a sinistra è evidente rivestito da una spirale di corda di cui è visibile l’impronta. sostegno in vetro resina all’interno della cavità centrale
l’estesa proliferazione di alghe verdi in prossimità della fonte
luminosa priva di filtri per inibire la fotosintesi clorofilliana. 43-46. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”,
pareti interne ovest e nord, particolari delle erme.

Anche il restauro degli elementi lapidei ha dato inaspetta- menti erradici dei bassorilievi con figure dionisiache,
ti risultati. Sono state individuate evidenti tracce di colo- delle decorazioni architettoniche e della statua di Hypnos.
re su antichi sarcofagi di marmo e sul piano marmoreo del La paziente opera di pulitura è stata eseguita con bisturi,
presbiterio dell’antica basilica, esattamente nel luogo microtrapani e, per le parti più delicate, con sofisticate
dove si ergeva la colonna sud-ovest del ciborio eretto nel apparecchiature laser. Il restauro ha offerto inoltre l’op-
IV secolo sulla «Memoria Costantiniana», è stata scoperta portunità di riscoprire inediti graffiti sepolcrali e interes-
la significativa iscrizione AT (!) PETRU(M), per indicare la santi tracce di lavorazione (impronte di stampi per l’ese-
destinazione a San Pietro del blocco di marmo utilizzato cuzione degli elementi decorativi ripetitivi, incisioni pre-
da Costantino42. paratorie per la realizzazione dei bassorilievi, uso del pig-
Per il restauro delle decorazioni a stucco, una menzione mento ocra nell’impasto dello stucco di calce e polvere di 38

particolare merita l’intervento condotto all’interno della marmo)46. Decorazioni a finti marmi policromi sono state 54

tomba H o «dei Valerii» nel corso dell’anno 200743. In restaurate in prossimità degli arcosolii, mentre tracce di
questa tomba, dove parziali interventi conservativi erano policromia sono state individuate tra le pieghe delle vesti
stati eseguiti tra il 1957 e il 1958, dopo le preliminari inda- di alcune statue in stucco.
gini diagnostiche e i primi consolidamenti, laboriosa si è Infine, per non compromettere eventuali ricerche future
rivelata la rimozione delle stuccature cementizie, realizza- sono state volutamente risparmiate dall’intervento di puli-
te nel secolo scorso per fermare la caduta di parti d’into- tura limitate porzioni di intonaco con labili iscrizioni a
naco e per risarcire numerose lacune nelle decorazioni a carboncino e disegni pittorici (pareti est e nord). È noto
stucco44. Particolarmente difficoltoso è stato il restauro infatti che nella nicchia centrale della parete nord, con-
delle erme mediante l’inserimento di un sostegno di vetro trapposta alla porta d’ingresso, vennero individuati all’e-
resina nella cavità interna, dove in antico era alloggiato un poca degli scavi i disegni sovrapposti di due busti virili,
asse di legno rivestito da una spirale di corda e dove, in che si vollero allora riferire a Cristo (in alto) e a san Pietro
precedenti interventi, era stata impropriamente inclusa (in basso) (fig. 37). Accanto a tali immagini vennero viste 51

una armatura di fili di rame allettata con una malta di pol- alcune iscrizioni, che già negli anni immediatamente suc-
41 vere di travertino e gesso45. Inoltre lo studio dei frammen- cessivi agli scavi non erano più leggibili. In particolare nei
ti di stucco custoditi nei depositi della Fabbrica di San superstiti e non chiari segni ai lati della figura inferiore,
Pietro ha consentito di ricomporre e restituire alla tomba Margherita Guarducci, nell’ottobre del 1952, pensò di
43-46 «dei Valerii» tre magnifiche erme (una sulla parete ovest e leggervi una preghiera rivolta a Pietro per i cristiani sepol-
due sulla parete nord). ti presso il suo corpo47. L’individuazione di tale iscrizione
È stato infine possibile ricollocare in opera alcuni fram- resta ancora oggi molto dubbia e fondate perplessità con-

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

47-48. Necropoli Vaticana, Tomba F o “dei Caetenni”,


parete interna est, prima e dopo le opere di restauro.

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO CONSERVAZIONE E RESTAURO

49-50. Necropoli Vaticana, Tomba T o “dei Trebellena Flaccilla”,


parete interna est, prima e dopo le opere di restauro.

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LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO 51. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, parete nord, 54. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
CONSERVAZIONE E RESTAURO veduta della nicchia centrale parzialmente scavata (1943) parete nord, particolare della decorazione a stucco CONSERVAZIONE E RESTAURO
con i due busti virili sovrapposti tracciati con pigmento ad impasto ocra sopra la figura di Hypnos
nero sull’intonaco bianco.

52. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, nicchia


centrale della parete nord, immagine multispettrale
a colori in luce visibile. Nell’immagine è appena
percepibile il profilo del busto virile inferiore mente poco prima dei lavori intrapresi da Costantino,
(elaborazione Art-Test s.n.c).
risultano ora molto sbiaditi e appena visibili, ma perfet-
53. Necropoli Vaticana, Tomba H o “dei Valeri”, nicchia tamente leggibili all’ultravioletto.
centrale della parete nord, immagine in fluorescenza Nell’ambito dei lavori intrapresi all’interno della tomba
UV a banda stretta con picco a 750 nm e larghezza
di 50 nm. Nell’immagine è evidente il disegno H, la Fabbrica di San Pietro ha infatti ritenuto opportu-
del busto virile inferiore. La differente visione no fare eseguire preliminari indagini multispettrali in
del disegno superiore è dovuta al fatto che in fluorescenza UV (ultravioletto), nel visibile e in rifletto-
questo secondo caso l’adesivo organico usato
come legante conserva un buon quantitativo
grafia nel primo IR (infrarosso)48. L’analisi e il confronto
di pigmento, che rende ancora visibili gran delle informazioni acquisite e, soprattutto lo studio delle
parte dei segni rinvenuti al momento immagini in fluorescenza UV (a banda stretta con picco
dello scavo (elaborazione Art-Test s.n.c).
a 750 nm e larghezza di 50 nm) ha consentito di stabili-
re con assoluta certezza che disegni e perdute iscrizioni
vennero eseguite in tempi e modi diversi. I due busti viri-
li vennero infatti realizzati mediante l’uso di un pigmen-
to con adesivo organico visibile all’ultravioletto, mentre
52 le iscrizioni vennero probabilmente realizzate con del
53 nero fumo, procedimento che ha determinato la scom-
parsa del colore solubilizzato e dilavato dalla forte umi-
tinuano da più parti ad essere avanzate sull’interpreta- dità della tomba. Comunque di tale presunto colore le
zione del presunto testo e sulla lettura delle altrettanto summenzionate indagini non hanno rilevato neppure
ipotetiche e perdute scritte vicino alla figura superiore. una minima traccia. Le fotografie in fluorescenza UV del
Prescindendo da tale questione, le iscrizioni non sono busto inferiore hanno inoltre svelato inediti particolari necessarie, ma indispensabili per un sito confinato in
oggi più leggibili, mentre i disegni, tracciati verosimil- della figura (spalla sinistra, panneggio delle vesti) ed è ambiente ipogeo con le caratteristiche ambientali a cui si
stato anche possibile accertare che alcuni segni, interpre- è accennato e per un luogo soggetto a un alta affluenza
tati dalla professoressa Margherita Guarducci come di pubblico. Pertanto costanti lavori di manutenzione da
parte della iscrizione (prime tre lettere della parola parte di personale qualificato si richiedono per quelle
HOM[INI]BUS), sono in realtà parte del disegno, eseguito, parti della necropoli di San Pietro esposte al continuo
come si è detto, con un pigmento diverso dall’iscrizio- passaggio di pellegrini e visitatori, che, come è stato
ne49. ricordato, sono i principali responsabili delle dannose
Al termine dei lavori è stata realizzata una teca di cristal- alterazioni microclimatiche e microbiologiche. Facendo
lo per osservare dall’esterno la tomba «dei Valerii», in ricorso al linguaggio giuridico si potrebbe affermare che
modo da non alterarne il delicato equilibrio microclima- «la difesa deve essere proporzionata all’offesa». È noto,
tico, costantemente controllato dal sistema di monitorag- infatti, che le opere di manutenzione ordinaria debbano
gio computerizzato di alta precisione. essere direttamente proporzionali alla fruizione del sito.
In attesa di proseguire le opere di restauro nella parte Per queste motivazioni, nell’attuazione del piano di
orientale degli scavi, la Fabbrica di San Pietro è impe- manutenzione della necropoli, particolare impegno
gnata nella prosecuzione delle programmate opere di richiede l’opera di rimozione dei sali dai paramenti
manutenzione. murari disposti lungo il percorso di visita e quindi sog-
getti alle inevitabili variazioni termoigrometriche e ai
LE OPERE DI MANUTENZIONE movimenti d’aria provocati dalla presenza e dal passag-
gio delle persone50.
Terminato il restauro ha avuto inizio la «terapia di man- La rimozione dei sali al loro primo manifestarsi sulle cor-
tenimento», ovvero l’attuazione di un meditato program- tine in laterizio e gli altri interventi manutentivi a cui si è
ma di manutenzione, che si esplica attraverso il monito- accennato, vengono effettuati dalla Fabbrica di San
raggio continuo dei parametri ambientali, frequenti veri- Pietro per evitare, o almeno differire nel tempo interven-
fiche sullo stato di conservazione delle opere, periodici ti chirurgici difficili, costosi, eroici. Infatti molto caro
trattamenti biocidi e mirate e sistematiche cure. agli specialisti della conservazione è il motto: «mantene-
Premurose sollecitudini sono da ritenersi non soltanto re per non restaurare».

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NOTE

CAPITOLO PRIMO res, in C. Castillo (a cura di), Epigrafia juridica romana cludendo monumenti che difficilmente potrebbero
(Actas del Coloquio internacional AIEGL, Pamplona 9- considerarsi all’interno del pomerio, quali i Saepta e
1
Plin., Nat. Hist. 3.53: Tyberis (...) Veientem agrum a 11.4.1987), Pampelune 1989, pp. 159-174; Ead., La fa- l’Iseo Campense.
Crustumino, dein Fidenatem Latinumque a Vaticano mille de l’empereur: pour de nouveaux ‘Mémoires d’- 37
Attestata esplicitamente da Eutropio 8.4.2: Traianus
dirimens (...). «Il Tevere (...) che divide il territorio ve- Hadrien’, in J. Charles-Gaffiot, H. Lavagne (a cura solus omnium intra urbem sepultus est («Il solo Traia-
iente da quello di Crustumerio, poi il territorio Fide- di), Hadrien. Trésors d’une villa impériale (cat. della no, tra tutti, è stato sepolto all’interno della città»). Di
nate e Latino da quello Vaticano». mostra, Paris 22.9-19.12.1999), Milano 1999, pp. 27- recente B. Gesemann, Zum Standort der Traianssäule,
2
Hor., Carm. 1.20.3-8. 36; F. Chausson, in G. Bonamente, H. Brand (a cura in Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmu-
3
Nat. Hist. 18.20. di), Historiae Augustae Colloquium Bambergense, Bari seums Mainz 50, 2003, pp. 307-28 ha contestato que-
4
Liv., 3.26.8. 2007, pp. 131-133. sta fonte, ma senza forti argomenti, cfr. P. Liverani,
5
F. Coarelli, QuadTopAnt 1968, pp. 31-32; Id., MEFRA 25
F. Chausson, Deuil dynastique et topographie urbaine RendPontAcc LXXIX, 2006-2007, p. 291, nota 2.
89, 1977, p. 823; L. Quilici, in Tevere, un’antica via per dans la Rome antonine, in N. Belayche (a cura di), Ro- 38
C. Paterna, voce Circus Varianus, in LTUR V, 1999,
il Mediterraneo, Roma 1986, p. 227; F. Coarelli, voce me, les Césars et la Ville aux deux premiers siècles de pp. 237-238.
Navalia, in Lexicon Topographicum Urbis Romae III, notre ère, Rennes 2001, pp. 293-395***; Liverani, in Il 39
Su scarsi fondamenti vi si è voluto riconoscere il se-
Roma 1996, pp. 339-400; Id., Il Campo Marzio, Roma giardino antico, cit. supra, nota 19, pp. 88-90; J.-C. polcro della gens Cornelia (M. Castelli, Dedica onora-
1997, pp. 345-361. Grenier, L’Osiris ANTINOOS (Cahiers de l’ENIM I), Mon- ria di età tiberiana a due membri della famiglia degli
6
L. Cozza, P.L. Tucci, Navalia, Archeologia Classica tpellier 2008, p. 44 (consultabile on-line: http://re- Scipioni, MEFRA 104, 1992, pp. 177-208; cfr. L. Chioffi,
57, 2006, pp. 175-201. cherche.univ- BullCom C, 1999, p. 52), ovvero il cenotafio di Corne-
7
LIVERANI 1999, pp. 13-19; Id., voce Vaticanus ager, montp3.fr/egyptologie/enim/index.php?page=ce- lio Gallo (M. Verzar-Bass, in M. Cima – E. La Rocca
LTUR Sub V, 2008, pp. 235-236. nim&n=1); cautele in F. Chausson, Annuaire – EPHE, [a cura di], Horti romani (Atti del convegno interna-
8
Per la discussione delle fonti cfr. Liverani 1999, pp. SHP, 139, 2006-2007, pp. 96-97 (consultabile on-line: zionale, Roma 4-6 maggio 1995), BullCom Suppl. 6,
19-21; Id., voce Vaticanum, LTUR Sub V, 2008, pp. 233- http://ashp.revues.org/index220.html). 1998, pp. 422-424. I dubbi relativi alla prima identifi-
234. 26
Grenier, L’Osiris ANTINOOS, cit. a nota precedente. cazione sono dovuti alle condizioni fortunose del rin-
9
AE 1945, 136; F. De Visscher, A propos d’une inscrip- Esclusivamente per la sua storia moderna si veda venimento che non permettono di escludere un caso
tion nouvellement découverte sous la basilique de Saint D’Onofrio, Gli obelischi, cit. supra, nota 20, pp. 304- di reimpiego – frequentissimo per i marmi in area vati-
Pierre, L’Antiquité Classique XV, 1946, pp. 117-126. 305, 435-445. cana a causa della costruzione della basilica rinasci-
10
Ps.-Acro, in Hor. Epod. 9.25. B.M. Peebles, La «Me- 27
Cfr. già J.-C. Grenier, MEFRA 98, 1986, pp. 222-225; mentale.
ta Romuli» e una lettera di Michele Fermo, RendPon- Grenier, L’Osiris ANTINOOS, cit., pp. 8, 37-45. 40
P. Liverani, voce Terebintus – Tiburtinum Neronis
tAcc XII, 1936, pp. 21-63; G. Gatti, Fasti Archeologici 28
K. Lehmann Hartleben – J. Lindros, Il Palazzo degli (nelle fonti medioevali), in LTUR Sub V, 2008, pp. 137-
IV, 1949, pp. 359-360, n. 3771; M. Demus-Quatember, Horti Sallustiani, Acta Instituti Romani Regni Sueciae 138. Il testo fondamentale da cui tutti gli altri dipen-
Est et alia Pyramis, Rom 1974; P. Liverani, voce Pyra- 4, 1935, pp. 196-227; F. Castagnoli, Gli Horti Sallu- dono è quello dei Mirabilia (§ 20: R. Valentini – G.
mis in Vaticano, in LTUR Sub IV, pp. 275-276. stiani, in Gaio Sallustio Crispo, Opere (ed. Mariotti), Zucchetti, Codice topografico della città di Roma III,
11
Tac., Hist. 2.93.1. Roma 1972, pp. 383-396; G. Cipriani, Horti Sallustia- Roma 1946, pp. 45-46).
12
Mart. 1.18.1-2; 6.92.3; 10.45.5; 12.48.13-14. ni, Roma 1982 (II ed.); B. Ferrini – S. Festuccia, Quiri- 41
Ps.-Marcellus, redazione A, 63 (ed. Lipsius, p. 172);
13
P. Liverani, voce Pons Neronianus, in LTUR IV, 1999, nale. Horti Sallustiani, BollArch 28-30, 1994 (1999), redazione B, 84a (ed. Lipsius, p. 216); versione latina
p. 111. pp. 85-108; P. Innocenti – M.C. Leotta, s.v. Horti Sal- 63 (ed. Lipsius, p. 173).
14
Cfr. G. Vasi, Delle magnificenze di Roma antica e mo- lustiani, in LTUR III, 1996, pp. 79-81; E. Talamo, Gli 42
Ordo di Benedetto Canonico: processioni in vigilia
derna V, Roma 1754, p. XIX, tav. 87, n. 2; B. D’Overbe- horti di Sallustio a Porta Collina, in Cima – La Rocca Nativitatis Domini (Valentini – Zucchetti III, cit., p.
ke, Les restes de l’ancienne Rome III, La Haye 1763, 1998, pp. 113-169; P. Innocenti – M.C. Leotta, Horti 212) e in secunda feria (Ibid., p. 218). Non va confuso
tav. di fronte a p. 11. Sallustiani: le evidenze archeologiche e la topografia, con l’obelisco del Circo di Caligola e Nerone, che al-
15
F. De Caprariis, voce Pons Aelius, in LTUR IV (1999), BullCom CV, 2004, pp. 149-196; Liverani, in Il giardi- l’epoca aveva preso il nome di Agulia o veniva inter-
pp. 105-106. no antico, cit. supra, nota 19, pp. 91-92. pretato come sepolcro di Giulio Cesare.
16
Cic., ad Att. 13.33.1: a ponte Mulvio Tiberim perduci 29
G. Botti – P. Romanelli, Le sculture del Museo Gre- 43
Per il teatro cfr. P. Liverani, Due note di topografia
secundum montes Vaticanos, campum Martium coaedi- goriano Egizio, Città del Vaticano 1951, nn. 28, 31-33; vaticana: il theatrum Neronis e i toponimi legati alla
ficari, illum autem campum Vaticanum fieri quasi Mar- J.-C. Grenier, Bollettino dei Monumenti, Musei e Gal- tomba di S. Pietro, RendPontAcc LXXIII, 2000-01, pp.
tium campum; cfr. 13.35.1. lerie Pontificie IX.1, 1989, pp. 21-33; Talamo, Gli Hor- 129-146; Id., voce Neronis theatrum, in LTUR Sub V,
17
W. Eck, voce Horti Scapulani, in LTUR III, 1996, p. 83; ti, cit. supra, nota 28, pp. 130, 142-143. 2006, pp. 91-92.
E. Papi, voce Horti: Otho, Ibid., p. 76. 30
M. de Vos, in C.P. Bol (a cura di), Forschungen zur 44
F. Magi, Il Circo Vaticano in base alle sue più recenti
18
P. Liverani, in Il giardino antico da Babilonia a Roma. Villa Albani. Katalog der antiken Bildwerke IV, Berlin scoperte, il suo obelisco e i suoi «carceres», RendPon-
Scienza, arte e natura (cat. della mostra, Firenze 8.5- 1994, pp. 462-465, n. 546, tavv. 274-275; P. Liverani, tAcc XLV, 1972-73, pp. 37-73.
28.10.2007), Firenze 2007, pp. 86-88. Aegyptus 79.1-2, 1999, p. 58. 45
Sulla problematica F. Castagnoli, Il Vaticano nell’età
19
G. Alföldy, Der Obelisk auf dem Petersplatz in Rom, 31
F. Poulsen, Catalogue of Ancient Sculpture in the Ny classica, Città del Vaticano 1992, pp. 37-64, 153-154;
SBHeidelberg, 1990, 2. Utile, ma esclusivamente per la Carlsberg Glyptotek, Kjøbenhavn 1951, n. 187; J. LIVERANI 1999, pp. 21-28, 131 scheda 57; Id., voce
vicenda moderna dell’obelisco, C. D’Onofrio, Gli obe- Lund, in M. De Nuccio – L. Ungaro, I Marmi colorati Gai et Neronis Circus, in LTUR Sub III, 2005, pp. 11-12.
lischi di Roma, Roma 1992 (III ed.), pp. 108-121; Live- dell’antica Roma (cat. della mostra, Roma 28.9.2002- 46
LIVERANI 1999, scheda 76; diversa interpretazione in
rani 1999, pp. 21-28; Id., voce Gai et Neronis Circus, 19.1.2003), Venezia 2002, pp. 361-364, n. 65. M. Cecchelli, S. Stefano Maggiore cata galla patricia,
in LTUR Sub III, 2005, pp. 11-12. 32
D’Onofrio, Gli obelischi, cit. supra, nota 20, pp. 355- poi degli Abissini: appunti per una revisione del monu-
20
P. Liverani, voce Aelii Hadriani Sepulcrum, in LTUR 368; J.-C. Grenier, s.v. Obeliscus: horti Sallustiani, in mento, BullCom LXXXVIII, 1997, pp. 283-300.
Sub I, 2001, pp. 15-19. LTUR III, 1996, p. 358.
47
Sepolcro _: Liverani 1999, scheda 19.
21
Prova ne sarebbe una conduttura di piombo (CIL XV 33
Innocenti – Leotta, Horti Sallustiani: le evidenze, cit. 48
F. Castagnoli, Il Circo di Nerone in Vaticano, Ren-
7508) che reca il nome di Passieno Crispo, rinvenuta supra, nota 30, pp. 181-183. dPontAcc XXXII, 1959-60, pp. 97-121 (ristampato in F.
nel corso degli scavi per le fondazioni del Palazzo di 34
J.C. Grenier – F. Coarelli, La tombe d’Antinoüs à Ro- Castagnoli, Topografia antica. Un metodo di studio I.
Giustizia; P. Baccini Leotardi, voce C. Crispi Passieni me, MEFRA 98, 1986, pp. 217-253. Roma, Roma 1993, pp. 549-571).
praedium, in LTUR Sub II, 2004, pp. 169-170; Carta 35
M. Royo, voce Adonaea, in LTUR I, 1993, pp. 14-16; 49
P. Liverani, La basilica di S. Pietro e l’orografia del
2005, n. 177. F. Chausson, MEFRA 107, 1995, 706-718. colle Vaticano, in R. Harraither – Ph. Pergola – R. Pil-
22
A sostegno di ciò si adduce un’iscrizione onoraria a 36
Per la vasta bibliografia relativa alla questione cfr. la liger – A. Pülz (a cura di), Frühes Christentum zwi-
lei dedicata (CIL VI 16983, cfr. 34106c) segnalata alla fi- sintesi di M. Andreussi, Roma. Il Pomerio, Scienze del- schen Rom und Konstantinopel (Akten des XIV. inter-
ne del ’500 da Achille Stazio in una vigna alle spalle di l’Antichità 2, 1988, pp. 219-234; per l’età imperiale P. nationalen Kongresses für Christliche Archäologie –
Castel Sant’Angelo; Carta 2005, Appendice I, n. 4. Liverani, Porta Triumphalis, arcus Domitiani, tem- Wien 19.-26. 9. 1999), Wien-Città del Vaticano 2006,
23
Ringrazio per i suggerimenti e le discussioni sul tema plum Fortunae Reducis, arco di Portogallo, Atlante te- pp. 501-508, con le correzioni necessarie alla datazio-
François Chausson. matico di topografia antica 14, 2005, pp. 53-65; Id., ne della cupola apportate dal fondamentale lavoro di
24
G. Di Vita-Évrard, Des Calvisii Rusones à Licinius Templa duo nova Spei et Fortunae in Campo Marzio, J. Niebaum, Die spätantiken Rotunden an Alt-St.-Peter
Sura, MEFRA, 99, 1987, pp. 281-338; Ead., Sur les char- RendPontAcc LXXIX, 2006-2007, pp. 291-314; diversa- in Rom, Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft 34,
ges africaines des frères Cn. Domitii Afri Titii Marcelli mente F. Coarelli, in Divus Vespasianus. Il bimillenario 2007, pp. 101-161.
Curvii Lucanus et Tullus, in A. Mastino (a cura di), dei Flavi (cat. della mostra, Roma 27.3.2009- 50
CIL XIII 1751.
L’Africa Romana, IV, Sassari 1987, pp. 509-529; Ead., 10.1.2010), Roma 2009, pp. 69-71, fig. 5, il quale però 51
CIL XIII 7281.
Le testament dit «de Dasumius»: testateur et bénéficiai- modifica sensibilmente sue precedenti posizioni, in- 52
M.J. Vermaseren, Cybele and Attis, the Myths and

330 331
330_346_Note_Biblio_Necropoli.qxp 5-03-2010 9:56 Pagina 332

the Cult, London 1977, pp. 45-51; LIVERANI 1999, pp. 13


N. Belayche, La neuvaine funéraire à Rome, ou «la he 31, 1982, pp. 137-138; Id., Bossierte Porträts auf rö- cura di), Römerzeitliche Gräber als Quellen zu Reli- 17
La più facile integrazione è –_ÙÒ[ÔÚ] / _Ì stantinischen Basilika am Vatikan, Boreas 20, 1997, pp.
28-32, 127-128, n. 51, 149, n. 72; Il Phrygianum Vati- mort impossible», in L. Deschamps, in F. Hinard (a cu- mischen Sarkophagen. Ein ungelöstes Problem, Mar- gion, Bevölkerungsstruktur und Sozialgeschichte, Ar- _[Ò_Ì_] «Pietro (riposa) in pace» come ipotizzano J. 49-82; Thümmel 1999. È interessante e importante os-
cano, in B. Palma (a cura di), Testimonianze di culti ra di), La mort au quotidien dans le monde romain (Ac- burger Winckelmannsprogramm 1984, pp. 109-128; J. chäologische Schriften / Universität Mainz 3, 1993, p. Carcopino, Étude d’histoire chrétienne: le christiani- servare che le differenze tra le opinioni degli studiosi
orientali tra scavo e collezionismo (Atti del Convegno: tes du colloque, Paris 7-9 octobre 1993), Paris 1995, Deckers, Vom Denker zum Diener. Bemerkungen zu 43; M. Feugère, L’évolution du mobilier non céramique sme secret du carré magique: les fouilles de Saint-Pierre non sono direttamente legate alla confessione religiosa
Roma, 23-24 marzo 2006), Roma 2008, pp. 40-48. pp. 155-169. den Folgen der konstantinischen Wende im Spiegel der dans les sépultures antiques de Gaule méridionale, et la tradition, Paris 1953, p. 281, e A. Ferrua, Civiltà di appartenenza.
53
Perist.10.1006-50; R. Duthoy, The Taurobolium. Its 14
Varrone, framm. 105 (ed. Riposati 1939; 19722); No- Sarkophagplastik, in B. Brenk (a cura di), Innovation Ibid., p. 126. Cattolica 141, 1990, p. 465, nota 7 (ristampato in Scrit- 22
L’ultima monografia dedicata al problema (Thüm-
evolution and terminology, Leiden 1969; Vermaseren, nio Marcello 549M definisce il ricinum: quod nunc ma- in der Spätantike (Kolloquium Basel 6. und 7. Mai 61
Cfr. anche Päffgen, cit. a nota precedente, ti vari di epigrafia e antichità cristiana, Bari 1991, p. mel 1999) compie un esame dettagliatissimo della
cit. a nota precedente, pp. 101-107. furtium dicitur palliolum femineum breve. Cfr. L. De- 1994), Wiesbaden 1996, pp. 137ss., specie 143 con 357, n. 7). Cfr. anche D. Mazzoleni, in Petros eni – pubblicazione dello scavo (Esplorazioni 1951; Prandi
54
N. McLynn, The Fourth-Century «taurobolium», schamps, in F. Hinard (a cura di), La mort au quoti- nota 15; J. Huskinson, Unfinished portrait heads on la- Pietro è qui. 500 anni della Basilica di S. Pietro (cat. 1963) e rileva differenze tra la documentazione grafi-
Phoenix 50.3-4, 1996, pp. 312-330. dien dans le monde romain (Actes du colloque, Paris ter Roman sarcophagi. Some new perspectives, Papers CAPITOLO TERZO della mostra, Città del Vaticano 11.10.2006-8.3.2007), ca, quella fotografica e le descrizioni del campo P e
55
LIVERANI 1999, pp. 20-21. 7-9 octobre 1993), Paris 1995, pp. 171-174. of the British School at Rome 66, 1998, pp. 129-158. Roma 2006, pp. 236, scheda VI.6. del Trofeo di Gaio, deducendone l’inaffidabilità e rite-
56
P. Liverani, L’agro Vaticano, in Ph. Pergola – R. San- 15
Virgilio, Eneide V vv. 42-105. 43
DEICHMANN 1967, pp. *** n. 43. Cfr. per la produ- 1
A.A. De Marco, The Tomb of St. Peter. A Representa- 18
P. Silvan, From the Tomb to the Dome. The Architec- nendo che la documentazione sia stata ricostruita a
tangeli Valenzani – R. Volpe (a cura di), Suburbium. 16
Ovidio, Fasti II, vv. 533-638. zione cristiana di età costantiniana le osservazioni di tive and Annotated Bibliography of the Excavations, tural Evolution of the «Memorial» to the Apostle Peter, posteriori. Benché la conduzione degli scavi non sia
Dalla crisi del sistema delle ville a Gregorio Magno (At- 17
J. D’Arms, Journal of Roman Studies 90, 2000, pp. G. Koch, Produktion auf Vorrat oder Anfertigung auf Leiden 1964. in Vatican Treasures. 2000 Years of Art and Culture in stata sempre chiara e lineare, tali osservazioni avreb-
ti del convegno, École Française de Rome, 16-18 mar- 135-141. besonderen Auftrag? Überlegungen zu stadtrömischen 2
Cfr. capitolo precedente, p. ***. the Vatican and Italy (cat. della mostra, Denver 1993), bero bisogno di una verifica altrettanto puntuale sui
zo 2000), Rome 2003, pp. 399-413. 18
Cfr. anche le prescrizioni contenute in CIL VI 10248: frühchristlichen Sarkophagen der vorkonstantinischen 3
F. Magi, Un nuovo mausoleo presso il Circo Neronia- Milano 1993, pp. 27-31; Id., Le radici della chiesa ro- resti conservati, cosa che l’autore considera a priori
57
LIVERANI 1999, scheda 75; ICUR II 4251, 4248, Quodannis die natalis sui et / rosationis et violae et pa- und konstantinischen Zeit, in Antike Porträts. Zum Ge- no e altri minori scoperte, Rivista di Archeologia Cri- mana. L’evoluzione della Memoria Petrina, in G. Roc- impossibile, ma che soprattutto non poteva material-
4241, 4229, 4244, 4252, 4253, 4243. rentalib(us) / memoriam sui sacrifici(i)s quater in dächtnis von Helga von Heintze, Möhnesee 1999, pp. stiana 42, 1966, pp. 207-226; Liverani 1999, pp. 111- chi Coopmans de Yoldi (a cura di), San Pietro. Arte e mente compiere al momento della redazione dello stu-
58
F.W. Deichmann (a cura di), Repertorium der chri- an/num factis celebrent («ogni anno i giorni del suo 303-316. 113, scheda 39. Storia nella Basilica Vaticana, Bergamo 1996, pp. 17- dio, poiché non aveva la possibilità di uscire dalla allo-
stlich-antiken Sarkophage I, Wiesbaden 1967, n. 52, compleanno e delle feste delle rose e delle viole e nei 44
S. Walker, The Sarcophagus of Maconiana Severiana, 4
CIL VI 14897, add. p. 3516; Liverani 1999, p. 110, 29. ra Repubblica Democratica Tedesca. Thümmel pro-
53. parentalia venga celebrata la sua memoria facendo sa- Roman Funerary Monuments in the J. Paul Getty Mu- scheda 38. 19
G. Filippi, La tomba di S. Paolo e le fasi della Basilica pone una ricostruzione totalmente ipotetica, dunque
59
Dölger, J.F. Dölger, Römische Quartalschrift XXIV, crifici quattro volte l’anno»). seum (Occasional Papers on Antiquities, 6), Malibu 5
Cfr. capitolo precedente, p. ***. tra il IV e il VII secolo. Primi risultati di indagini archeo- non meglio fondata di quella che contesta, ma d’altra
1910, pp. 57ss. con ampia bibliografia; ICUR II, 4246; 19
In triclin(i)o quod est super sepulchrum. 1990, pp. 83-94. 6
Cfr. capitolo precedente, p. ***. logiche e ricerche d’archivio, Bollettino dei Monumenti, parte non nega la possibilità che l’apostolo fosse stato
C. Wessel, Inscriptiones grecae christianae veteres Occi- 20
D. Balboni, La cattedra di San Pietro. Note storico-li- 45
Matteo 22.20-21: ?_ÌÔÚ _ Â_Í_Ì ·_ÙÁ Í·_ _ 7
Liverani 1999, p. 41. Musei e Gallerie Pontificie XXIV, 2004, pp. 187-224; H. sepolto in quest’area anche se non precisamente sotto
dentis, Bari 1989, 390; G. Filippi, in Le iscrizioni dei turgiche sull’origine della festa Natale Petri de Cathe- _?È„Ò·?_ (nella vulgata imago et suprascriptio). 8
Tacito, Annali 15.44.4-5: «Per primi furono arrestati Brandenburg, Die Architektur der Basilika San Paolo il trofeo di Gaio. Altri infine hanno proposto che il
cristiani in Vaticano, Città del Vaticano 1997, pp. 218- dra e sul culto alla Cathedra Petri, Roma1967; U.M. ?
Paolino di Nola, Epistola XXXII, 2-3. coloro che facevano aperta confessione di tale creden- fuori le mura. Das Apostelgrab als Zentrum der Liturgie trofeo segnasse il luogo del martirio e non la sepoltura
220, n. 3.2.2. Fasola, Natale Petri de cathedra e la memoria di S. Pie- ?
Paolino di Nola, Epistola XXX. za, poi su denuncia di questi ne fu arrestata una gran und des Märtyrerkultes, Mitteilungen des Deutschen (Cullmann 1965, pp. 207, 212-213), ma sembra ipote-
60
C. Carletti, Ichthus zonton. Chiose a ICUR II 4246, Ve- tro nella regione Salario-Nomentana, in Saecularia Petri ?
Paolino di Nola, Epistola XXXII, 3 Martinum veneran- moltitudine non tanto perché accusati di aver procu- Archäologischen Instituts, Römische Abteilung 112, si più difficilmente difendibile.
tera Christianorum 36, 1999, pp. 15-30; più equilibra- et Pauli, Città del Vaticano 1969, pp. 107-148; P.A. Fé- da viri testatur imago / altera Paulinum forma refert rato l’incendio, ma perché si ritenevano accesi d’odio 2005-2006, pp. 237-275; G. Filippi, Die Ergebnisse der 23
Il culto dei due apostoli ad catacumbas è testimonia-
to D. Mazzoleni, in Petros eni – Pietro è qui. 500 anni vrier, Natale Petri de cathedra, Académie des inscrip- humilem. contro il genere umano. Quelli che andavano a morire neuen Ausgrabungen am Grab des Apostels Paulus. Re- to dalla Depositio Martyrum, Monumenta Germaniae
della Basilica di S. Pietro (cat. della mostra, Città del tions et belles-lettres. Comptes rendus des séances 1977, 49
H. Belting, Il culto delle immagini. Storia dell’icona erano anche esposti alle beffe: coperti di pelle ferine, liquienkult und Eucharistie im Presbyterium der Paul- Historica, Auctores Antiquissimi IX.1 (1892), p. 71, rr.
Vaticano 11.10.2006-8.3.2007), Roma 2006, pp. 190- pp. 514-531. dall’età imperiale al tardo Medioevo, Roma 2001, p. morivano dilaniati dai cani, oppure erano crocifissi, o sbasilika, Ibid., pp. 277-292; Id., La tomba di San Pao- 14-16: Mense Iunio: III Kal. Jul. Petri in catacumbas et
193, IV.8. 21
I. Bragantini, in ANGELUCCI ET ALII 1990, pp. 62-70. 122 sembra fraintendere il significato del passo quan- arsi vivi a mo’ di torce che servivano a illuminare le te- lo alla luce delle recenti scoperte, in G. Azzopardi (a Pauli Ostense, Tusco et Basso cons., ossia: «29 giugno:
61
CIL VI 41341=32004, add. p. 3814 = ICUR 4164; AE
22
Necropoli sotto la basilica: sepolcri O, T, U; necro- do legge l’opposizione homo coelestis / terrestris di nebre, quando il sole era tramontato. Nerone aveva cura di), Il culto di San Paolo nelle chiese cristiane e [festività] di Pietro presso le Catacombe e di Paolo
1953, 239; Deichmann, Repertorium, cit. supra, nota poli della Galea: sepolcri 2 e 11; necropoli di Santa Paolino come riflesso neoplatonico, piuttosto che co- offerto i suoi giardini per godere di tale spettacolo, nella tradizione maltese, Atti simposio int. Malta 26- sulla via Ostiense. Sotto il consolato di Tusco e Basso
58, pp. 279-283, n. 680, tavv. 104-105; B.M. Apolloni Rosa, colombari II, XVI e XXXV. me eco di san Paolo, I Lettera ai Corinzi, 15.49. mentre egli bandiva i giochi nel circo e in veste di au- 27.6.2006, s.l. 2006, pp. 3-12, tavv. alle pp. 99-106; Id., (258 d.C.)». Si osservi che tale Depositio Martyrum,
Ghetti – A. Ferrua – E. Josi – E. Kirschbaum, Esplora- 23
Cfr. supra nota 18. 50
B. Andreae, in Opus Nobile. Festschrift zum 60. Ge- riga si mescolava al popoli o stava ritto sul cocchio. Nuovi documenti sui lavori del 1838 nella vecchia Con- viene solitamente datata verso il 336 (L. Duchesne, Le
zioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano, Cit- 24
Cfr. supra ***. Vedi anche l’ara cinerario n. 4 di Mar- burtstag von Ulf Jantzen, Wiesbaden 1969, p. 6. Perciò, per quanto quei supplizi fossero contro gente fessione, BMusPont 25, 2006, pp. 87-95; Id., Recenti Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire,
tà del Vaticano 1951, pp. 220ss.; E. Josi, RendPontAcc cus Oppius Receptus nella necropoli dell’Autoparco. 51
DEICHMANN 1967, p. 72, n. 87, tav. 28 (dal cimitero colpevole e che meritava tali originali tormenti, pure si ricerche nella Basilica di San Paolo fuori le mura, in M. I, Rome 1886, pp. VI-VII; H. Stern, Le calendrier de
XX, 1943-44, p. 9; G. Daltrop, Anpassung eines Relief-
25
PELLEGRINO 1999, pp. 18-19. di Pretestato); anche l’iscrizione ricorda solo il nome generava verso di loro un senso di pietà perché erano De Matteis – A. Trinchese (a cura di), Il complesso ba- 354, Paris 1961, p. 44) perché considerata comple-
fragmentes an den Deckel des Iunius Bassus Sarko- 26
G. Sena Chiesa, Angera romana. Scavi nella necropo- dell’uomo tacendo l’identità della donna: ICUR V, sacrificati non al comune vantaggio, ma alla crudeltà silicale di Cimitile. Patrimonio culturale dell’umanità? mentare alla Depositio episcoporum, opera trasmessa
phags, RendPontAcc LI-LII, 1978-80, pp. 157-170; E. li 1970-1979, Roma 1985, II, pp. 487-518. 13901, DEPOS(ITUS) <F>L(AVIUS) FAUSTINUS III IDUS di un principe» (trad. B. Ceva). Der basilikale Komplex in Cimitile. Ein Weltkulturer- insieme alla prima nella miscellnea di testi che costi-
Struthers Malbon, The Iconography of the Sarcophagus 27
G. Parmeggiani, Voghenza, necropoli. Analisi di alcu- AUG(STAS) CONST/AN<T>IO AUG(USTO) G <ET>
9
La crocifissione è già adombrata nel vangelo di Gio- be?, Oberhausen 2007, pp. 123-137; Id., Nuovi docu- tuisce il Cronografo del 354 e che può essere datata a
of Junius Bassus, Princeton 1990. ni aspetti del rituale funerario, in Voghenza. Una necro- C<O>NSTANTIO II CON/SS(ULIBUS) IN PACE. vanni 21,18-19, quando Cristo profetizza a Pietro: menti sui lavori del 1838 nella vecchia confessione, quest’epoca. Tuttavia presa di per sé la Depositio Mar-
62
LIVERANI 1999, scheda n. 68. poli di età romana nel territorio ferrarese, Ferrara 1985 52
DEICHMANN 1967, pp. 319-320, n. 772, tav. ***; pri- «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e BMusPont 25, 2006, pp. 87-95; Id., La tomba di San tyrum non ha alcun elemento interno che impedisca di
63
LIVERANI 1999, scheda n. 60; M.J. Johnson, On the (II ed.), pp. 203-219. mo terzo del IV secolo. andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio tenderai Paolo. I dati archeologici del 2006 e il taccuino More- datarla in un omento più precoce, ad esempio negli
Burial Places of the Theodosian Dynasty, Byzantion 28
CIL II 2102: «ROGAMUS UT.. LUCERNA QUOTIDIANA
53
CIL VI 3558: «L PULLIO PEREGRINO C(ENTURIONI) le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà do- schi del 1850, BMusPont 26, 2007-2008, pp. 321-352; anni ’20 del IV secolo: cfr. R. Krautheimer, in Römi-
61, 1991, 334-339; F. Paolucci, La tomba dell’impera- (…) PONI». LEGION(IS) / DEPUTATO QUI VIX(IT) ANN(IS) XXVIIII / ve tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con qua- H. Brandenburg, La basilica teodosiana di S. Paolo fuo- sches Jahrbuch für Kunstgeschichte 25, 1989, pp. 18-20.
trice Maria e altre sepolture di rango di età tardoantica 29
CIL VI 30102: si tenga conto però che si tratta di una MENS(IBUS) III DIE(BUS) I HOR(IS) I S(EMIS) / EQ(UITI) le morte egli avrebbe glorificato Dio» (trad. CEI). Già ri le mura: articolazione, decorazione, funzione, in U. 24
P. Styger, Gli Apostoli Pietro e Paolo in Catacumbas,
a S. Pietro. iscrizione in versi dove l’aspetto letterario è forse pre- ROM(ANI)». M. Wegner, Die Musensarkophage (Die Tertulliano, Scorpiace 15,3 interpreta in questo modo Utro (a cura di), San Paolo in Vaticano. La figura e la Römische Quartalschrift 29, 1915, pp. 149-205; A.
valente. antiken Sarkophagreliefs V, 3), Berlin 1966, p. 133, il brano: che vi sia un allusione al tipo di morte subita parola dell’Apostolo delle Genti nelle raccolte pontificie Prandi, La Memoria Apostolorum in Catacumbas, Cit-
30
CIL VI 10248: «OMNIB(US) K(ALENDIS) / NONIS IDI- tav. 60; K. Fittschen, Gnomon 44, 1972, p. 493; Koch, è indicato esplicitamente e dunque lo stendere le mani (cat. della mostra, Città del Vaticano 26.6-27.9.2009), tà del Vaticano 1936; A. Ferrua, Rileggendo i graffiti di
CAPITOLO SECONDO BUS SUIS QUIBUSQ(UE) MENSIB(US) LUCERNA / LUCENS Sichtermann 1982, pp. 200, 204, fig. 264; G. Koch, deve alludere alla posizione sulla croce. La morte di Todi 2009, pp. 13-27; G. Filippi, Un decennio di ricer- S. Sebastiano, La Civiltà Cattolica 116.3, 1965, pp.
SIBI PONATUR INCENSO INPOSITO». Sarkophage der römischen Kaiserzeit, Darmstadt 1993, Pietro durante la persecuzione neroniana è testimo- che e studi nella basilica ostiense, Ibid., pp. 29-43. 428-437, 116.4, pp. 134-141 (ristampato in Scritti vari
1
R.F. Jones, Cremation and Inhumation-Change in the 31
Si trattava rispettivamente del primo, quinto e undi- fig. 50. niata anche dalla Prima lettera di Clemente 5,3-6,2, 20
Annuncio di papa Benedetto XV del 29 giugno 2009, di epigrafia e antichità cristiane, Bari 1990, pp. 297-
Third Century, in The Roman West and the Third Cen- cesimo giorno del mese ovvero – a marzo, maggio, lu- 54
Cfr. supra, p. ***. dove al martirio di Pietro e Paolo è «associata una L’Osservatore Romano ***; cfr. G. De Rosa S.J., Il sar- 314); M. Guarducci, Pietro e Paolo sulla via Appia e la
tury, British Archaeological Reports 109, Oxford 1981, glio e ottobre – del primo, settimo e tredicesimo. 55
Per limitarsi all’Italia cfr. PELLEGRINO 1999, pp. 20- gran schiera di eletti, i quali soffrendo per invidia mol- cofago di S. Paolo e la sua più antica immagine, in La tomba di Pietro in Vaticano, Città del Vaticano 1983;
pp. 15-19; Koch, Sichtermann 1982, 27-30; Incinéra- 32
Digesto XL.4.44. 21; Id., in HEINZELMANN, ORTALLI, WITTERER 2001, ti oltraggi e torture, furono di bellissimo esempio tra Civiltà Cattolica, 160, n. 3822, pp. 522-525. I resti so- A. Ferrua, San Sebastiano, Città del Vaticano 1990;
tions et inhumations dans l’Occident romain aux trois 33
Cfr. supra ***. p. 125; F. Ceci. L’interpretazione di monete e chiodi in noi», espressione che diventa più chiara quando si tie- no stati datati al I-II secolo d.C. mediante l’esame al Thümmel 1999, pp. 73-95. A questo si aggiungono
premiers siècles de notre ère (Colloque international 34
Cfr. supra ***. contesti funerari: esempi dal suburbio romano, Ibid., ne conto che Clemente scrive a Roma attorno al 96. Carbonio 14. due ulteriori elementi: un’iscrizione (ICUR V 13273) di
Tolouse-Montréjeau 7-10 octobre 1987), Archeologia 35
Cfr. supra ***. pp. 87-97; J. Ortalli, Ibid., pp. 236-237; L. Passi Pit- Per l’analisi completa dei testi che alludono alla morte 21
Esplorazioni 1951; J. Ruysschaert, Réflexions sur le papa Damaso (366-384) sostiene che in epoca anterio-
Paris 231, 1988. 36
Cfr. supra ***. cher (a cura di), Sub ascia. Una necropoli romana a Na- a Roma di Pietro cfr. recentemente R. Pesch, Simon fouilles vaticanes, le rapport officiel e la critique. Don- re Pietro e Paolo avrebbero «abitato» presso il santua-
2
In termini percentuali avremmo un 87% di incinera- 37
Cfr. supra ***. ve, Modena 1987, p. 25; F. Taglietti, in ANGELUCCI ET Pietro. Storia e importanza storica del primo discepolo nées archéologiques, Revue d’histoire ecclésiastique, rio sull’Appia, termine che è stato interpretato in ma-
zioni e un 13% di inumazioni. 38
Cfr. supra ***. ALII 1990, pp. 74-75; cfr. anche J. Prieur, La mort dans di Gesù Cristo, Brescia 2008, pp. 195-229 (ed. origina- XLVIII, 1953, pp. 573-631; Id., J. Ruysschaert, Réfle- niera figurata come allusione a una loro sepoltura tem-
3
Qui erano previsti posti per circa 52 incinerati e 17 39
H. Wrede, Consecratio in formam deorum, Mainz l’antiquité romain, Paris 1986, pp. 29-35. le: Simon-Petrus. Geschichte und geschichtliche Bedeu- xions sur le fouilles vaticanes, le rapport officiel e la cri- poranea. Inoltre, secondo una tradizione tarda, testi-
inumati. 1981; P. Zanker, Un’arte per l’impero. Funzione e in- 56
In ambito romano cfr. Sinn 1978, p. 95, nn. 17 e 18; tung des ersten Jüngers Jesu Christi, Stuttgart 1980); J. tique. Données épigraphiques et littéraires, Revue d’hi- moniata nel VI secolo dagli atti apocrifi dello Pseudo-
4
Sono conservate circa 10 incinerazioni e 20 inuma- tenzione delle immagini nel mondo romano, Milano in Spagna P. Rodriguez Oliva, Talleres locales de urnas Gnilka, Pietro e Roma. La figura di Pietro nei primi stoire ecclésiastique, XLIX, 1954, pp. 5-58; Guarducci Marcello 66 (ed. Lipsius, pp. 174-176), per un breve
zioni. 2002; P. Liverani, Tradurre in immagini, in F. e T. Höl- cinerarias de sarcofagos en la Provincia Hispania Ulte- due secoli, Brescia 2003, pp. 103-130 con bibliografia 1953; Toynbee – Ward Perkins 1956; T. Klauser, Die periodo i corpi degli apostoli sarebbero stato ospitati
5
Nella tomba 6 erano 8 olle per incinerati, 5 formae ed scher (a cura di), Römische Bilderwelten. Von der Wir- rior Baetica, in D. Vaquerizo (a cura di), Espacio y usos (ed. originale: Petrus und Rom. Das Petrusbild in den römische Petrustradition im Lichte der neuen Ausgra- in questo luogo. L’ipotesi di una traslazione ebbe una
un arcosolio per inumati, per un totale di circa 21 de- klichkeit zum Bild und zurück (Kolloquium der Gerda funerarios en el Occidente Romano I, Córdoba 2002, ersten zwei Jahrhunderten, Freiburg i.B. 2002). bungen unter der Peterskirche, Köln-Opladen 1956; E. certa fortuna a partire da H. Lietzmann (Petrus un
posizioni, in percentuale il 28% contro il 72%; nella 7 Henkel Stiftung am Deutschen Archäologischen Insti- pp. 259-285. 10
Gli uomini illustri V. Kirschbaum, Die Gräber der Apostelfürsten, Frankfurt Paulus in Rom: liturgische und archäologische Studien,
si contano 4 olle incinerati, 3 formae e 2 arcosolii su tut Rom 15.-17. März 2004), Heidelberg 2007, pp. 13- 57
M. Harari, in G. Sena Chiesa (a cura di), Angera ro- 11
Storia Ecclesiastica 2.25.7: «Io sono in grado di mo- a.M. 1957 (III ed. 1974); J. Ruysschaert, Recherches et Bonn 1915), ma più recentemente è stata generalmen-
cui erano due casse per un totale di 14 inumati (29% 26. mana. Scavi nella necropoli 1970-1979, Roma 1985, I, strare i trofei degli apostoli; andando infatti al Vatica- études autour de la confession de la basilique vaticane te abbandonata a seguito del fatto che gli scavi del-
contro 71%). 40
Cfr. supra ***. p. 34; C. Morselli, in ANGELUCCI ET ALII 1990, pp. 55, no o lungo la via Ostiense, vi troverai i trofei di quelli 1940-1958. État de la question et bibliographie, in Tri- l’area di culto a san Sebastiano – ormai completati –
6
Va però ricordato che della muratura occidentale 41
Cfr. supra ***. 57; F. Taglietti, Ibid., p. 85. che hanno fondato questa chiesa» (trad. S. Borzì). plice omaggio a Pio XII, II, Città del Vaticano 1958, pp. non hanno identificato nessuna struttura che possa es-
non si conserva un tratto di elevato sufficiente ad 42
H.A. Marrou, Les portraits inachevés des sarcophages 58
SINN 1978, pp. 62-63, 175, nn. 341-344. 12
Esplorazioni 1951, pp. 107-131; Prandi 1963, pp. 3-47; Guarducci, I graffiti, cit. supra, nota 16; Guar- sere interpretata come tomba e dunque si è pensato al
escludere la presenza di nicchie per incinerati, inoltre romains, Revue archéologique s. VI, XIV, luglio- 59
M. Buora, Urne e pseudourne a cista aquileiesi, Aqui- 380-447. ducci 1959; Prandi 1963; J. Ruysschaert, La tomba di solo trasferimento del culto causato dalle persecuzioni
del lato di fondo rimane solo un piccolo tratto e delle sett.1939, pp. 200-202; G. Bovini, I sarcofagi paleocri- leia Nostra 53, 1982, pp. 189-216; L. Bertacchi, Urna 13
Cinque esemplari del bollo CIL XV 401, databile al Pietro. Considerazioni archeologiche e storiche, Studi di Valeriano. Si vedano però anche le considerazioni
pareti d’ingresso ed orientale poco più dello spiccato. stiani. Determinazione della loro cronologia mediante cineraria di recente rinvenimento, Aquileia Nostra 53, periodo 146-161 d.C., rinvenuti sui bipedali di coper- Romani 15, 1967, pp. 268-276; D. O’Connor, Peter in lla fine del presente capitolo.
7
Cfr. supra ***. l’analisi dei ritratti, Città del Vaticano1949, pp. 78-79; 1982, pp. 217-228. Già G. Brusin, Aquileia, guida sto- tura di una fogna sottostante al vialetto: Esplorazioni Rome. The Literary, Liturgical and Archaeological Evi- 25
Reekmans, Bemerkungen zum Petrusgrab, cit. supra,
8
Cfr. la sintesi di PELLEGRINO 1999. J. Engemann, Untersuchungen zur Sepulkralsymbolik rica e artistica, Udine 1929, p. 57 ipotizzava che tali 1951, pp. 102-104; Prandi 1963, p. 361. dence, New York-London 1969; J. Ruysschaert, La nota 21.
9
J. Scheid, Quand faire, c’est croire. Les rites sacrificiels der späteren römischen Kaiserzeit, Jahrbuch für Antike esempi presupponessero reali urne di vimini. 14
CIL XVI 1237: Prandi 1963, pp. 428-431 (tomba 8). tomba di Pietro. Nuove considerazioni archeologiche e 26
S. Heid, The Romaness of Roman Christianity, in J.
des Romains, Aubier 2005, pp. 161-209. und Christentum. Ergänzungsbände 2, 1973, pp. 76- 60
B. Päffgen, Die Ausgrabungen in St. Severin zu Köln, 15
CIL XV 1120a: Prandi 1963, pp. 348-353 (tomba 3), storiche, Studi Romani 24, 1976, pp. 322-330; M. Rüpke, A Companion of Roman Religion, Oxford
10
Cicerone, Leggi 2.57: porca Caereri immolatur. 78; Koch, Sichtermann 1982, pp. 610-614; B. Andre- Mainz a. Rh. 1992, Kölner Forschungen 5, I, pp. 36, 45, fig. 60 (con errore di stampa nella didascalia). Guarducci, La tomba di S. Pietro, Roma 1989; A. Fer- 2007, pp. 406-426, specie pp. 410-411. Ringrazio l’au-
11
Virgilio, Eneide III, vv. 67-? a proposito dei funerali ae, Bossierte Porträts auf römischen Sarkophagen, Wis- 72 e nota 8; p. 112; G.R. Burleigh, Some aspects of bu- 16
M. Guarducci, I graffiti sotto la confessione di S. Pie- rua, La tomba di S. Pietro, in Scritti vari di epigrafia e tore che mi ha gentilmente messo al corrente anche di
di Anchise parla poeticamente di sangue. senschaftliche Zeitschrift der Humboldt-Universität zu rial types in the cemeteries of the Romano-British settle- tro in Vaticano, Città del Vaticano 1958; Guarducci antichità cristiane, Bari 1991, pp. 352-35; L. Reek- ulteriori sviluppi della sua ricerca ancora inediti.
12
Tibullo, I, 3, 5; III, 2, 9. Berlin. Gesellschafts- und sprachwissenschaftliche Rei- ment at Baldock Herfordshire, Engl., in M. Struck (a 1959; Ead., La tomba di S. Pietro, Roma 1989. mans, Bemerkungen zum Petrusgrab unter der Kon- 27
Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani.

332 333
330_346_Note_Biblio_Necropoli.qxp 5-03-2010 9:56 Pagina 334

28
Cfr. già in questo senso Cullmann 1965, p. 190. 1729), Milano 2000, pp. 225-226, n. 18.4; figg. 96, 84
F. Matz, Die antiken Sarkophagreliefs, Die dionysi- rio minore in cui conservava l’immagine di Virgilio pultis». Milano 1960 (I ed. tedesca: Bern 1958).
29
Cullmann 1965, pp. 91-213; Pesch, Simon Pietro, cit. 110. schen Sarkophage, IV.2, Berlin 1968, pp. 298-300, n. «assieme alla statua di Cicerone (...), dove erano anche 124
ZANDER 2007, p. 87. 149
S. MacCormack, Arte e cerimoniale nell’antichità,
supra, nota 9; Gnilka, Pietro e Roma, cit. supra, nota 9. 48
H. Mielsch, Römische Wandmalerei, Darmstadt 159 (170-180 d.C.); P. Kranz, in Bullettino della Com- quelle di Achille e dei grandi uomini» (31,4). Indipen- 125
GUARDUCCI 1953, pp. 70-72: l’autrice scagliona Torino 1995, pp. 176-183, fig. 37 (ed. originale, Art
L’eccezione è costituita dalla posizione radicalmente e 2001, p. 159 fig. 186. missione archeologica comunale di Roma 84, 1974-75, dentemente dal loro reale valore storico queste notizie l’esecuzione delle varie iscrizioni in vari momenti fino and Ceremony in Late Antiquity, Berkeley 1981); M.
pregiudizialmente negativa su tutta la questione di O. 49
MIELSCH – VON HESBERG 1986, pp. 39-59, tavv. 5- p. 191 (inizi III secolo). Per un secondo sarcofago dio- fotografano una mentalità. Già Ireneo, (Haer. 1,20,4), al periodo successivo all’editto di Milano del 313. Perraymond, in F. Bisconti (a cura di), Temi di icono-
Zwierlein, Petrus in Rom. Die literarischen Zeugnisse 6a; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 48, K 14. nisiaco trovato nella tomba cfr. Matz., Die antiken Sar- però, ricorda come nel II secolo d.C. la setta gnostica 126
TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, pp. 14-17. grafia paleocristiana, Città del Vaticano 2000, s.v. Elia,
(Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschi- 50
AE 1987, 154. kophagreliefs, cit., IV.4 (1975), p. 481, n. 306, tavv. dei Carpocraziani avvicinasse personaggi ai nostri oc- 127
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 209-221, tavv. pp. 170-171.
chte 96), Berlin – New York 2009, che non è questo il 51
FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 48, nota 272, n. 2. 322.1, 324.3, 325. chi assai eterogenei: Cristo, Pitagora, Platone e Aristo- 25-26a; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, pp. 53-56, K 19; 150
C. Ihm, Die Programme der christlichen Apsismale-
luogo di discutere in quanto richiederebbe un saggio 52
D(IS) M(ANIBUS) / TULLIA SECUNDA / FILIA HIC SITA 85
A. Ferrua, in Bullettino della Commissione archeolo- tele o, secondo Agostino (De Haeres. 7), Cristo, Paolo, ZANDER 2007, pp. 93-96. rei vom vierten Jahrhundert bis zur Mitte des achten Ja-
appositamente dedicato. Per quanto di competenza, si / EST / PASSULENAE SECU/NDINAE MATER / CESSIT, FE- gica comunale di Roma, 70, 1942, p. 104; TOYNBEE – Omero e Pitagora. 128
Esplorazioni 1951, p. 30, nota 2. hrhunderts, Wiesbaden 1960, pp. 58-59, XX, tav. I.1;
osservi che l’autore in questione dedica poco più di tre RAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 48, nota 272, n. 1. WARD PERKINS 1956, p. 57; Zander 2007, p. 38. 101
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 186-192, nn. 1- 129
R. Lindner, Der Raub der Persephone in der antiken G. Bovini, I mosaici del S. Aquilino di Milano, Corsi di
pagine (su 476) agli scavi archeologici senza mai rife- 53
AE 1987, 148; ECK 1996, p. 253.
86
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 123-142, tavv. 3, figg. 230-234. Kunst (Beiträge zur Archäologie 16), Würzburg 1984. cultura sull’arte ravennate e bizantina 17, 1970, pp. 61-
rirsi le edizioni originali di scavo, ma solo sulla base di 54
Si veda per esempio l’iscrizione apposta da Quintus 17-20; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, pp. 50-51, K 17. 102
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 192-193, n. 4 130
Ibid., tav. 19.3. 82; D. Kinney, Capella Reginae. S. Aquilino in Milano,
letteratura secondaria, unicamente di lingua tedesca e Marcius Hermes sul suo sarcofago nella tomba Phi. Si 87
CIL XV, 293: H. Mielsch, RendPontAcc XLVI, 1973-74, figg. 235-236. 131
A. Ferrua, in Rendiconti della Pontificia Accademia Marsyas 15, 1970-71, pp. 13-35; C. Bertelli, I mosaici
ferma agli anni ’50 del secolo scorso. potrebbe pensare che l’iscrizione fosse integrata da pp. 79-82; H. Mielsch, Römische Stuckreliefs, RM 21. 103
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 193-196, nn. 5- Romana di Archeologia XXIII-XXIV, 1947, p. 222, segui- di Sant’Aquilino, in G.A. Dell’Acqua (a cura di), La
30
H. von Hesberg – S. Panciera, Das Mausoleum des qualche elemento solo dipinto con una formula che Ergh. 1975, pp. 164-165, K 101; MIELSCH – VON HE- 6, figg. 237-242. to da M. Schmidt, s.v. Alkestis, in LIMC I (1981) p. 536, basilica di San Lorenzo in Milano, Milano 1985, pp.
Augustus. Der Bau und seine Inschriften, Bayerische specificasse la condizione vivente. SBERG 1996, pp. 123-142; Eck 1996, p. 254.
104
H.R. Goette, Römische Kinderbildnisse mit Jugend- n. 14; Feraudi-Gruénais 2001b, p. 55. 145-169; P.J. Nordhagen, The mosaics of the Cappella
Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-Histo- 55
MIELSCH – VON HESBERG 1986, pp. 61-66, tavv. 6b- 88
GUARDUCCI 1953; TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, Locken, Mitteilungen des Deutschen Archäologischen 132
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 214, 221. di S. Aquilino in Milan. Evidence of restoration, Acta
rische Klasse. Abhandlungen. Neue Folge, 108, Mün- 7. pp. 14-17, 78-79, 82-88; ECK 1986; Id., Iscrizioni se- Instituts, Athenische Abteilung 104, 1989, pp. 203- 133
MIELSCH – VON HESBERG 1996, p. 214, questi auto- ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 2,
chen, 1994; H. von Hesberg, Mausoleum Augusti: das 56
CIL XV 192. polcrali romane. Intenzione e capacità di messaggio nel 217. ri riconoscono nelle foto di scavo un oggetto nella ma- 1982, pp. 77-94.
Monument, in LTUR III, 1996, pp. 234-237. 57
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 235-255; FERAU- contesto funerario, in ECK 1996, pp. 233-234; MIELSCH 105
Per lo stesso periodo si possono citare due ritratti no della figura che interpretano come cornucopia, ma 151
Sepolcro F, tomba di Aemilia Gorgonia; sepolcro
31
P. Liverani, Aelii Hadriani Sepulcrum, in LTUR I, DI-GRUÉNAIS 2001b, pp. 59-62, K 24. – VON HESBERG 1996, pp. 143-208; PAPI 2000-2001, femminili privati e uno attribuito a Faustina maggiore il recente restauro costringe ad abbandonare idea. H, tomba di Flavius Istatilius Olympius (?); sepolcro
2001, pp. 15-19. 58
H.P. L’Orange, Likeness and Icon. Selected Studies in pp. 239-245, nn. 1-2; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, pp. scavati dal Fauvel tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX Una interpretazione come Vittoria è stata avanzata da Z, sarcofago in terracotta anonimo. La situazione per
32
Liverani 1999, pp. 142-143, nota 2. Classical and Early Mediaeval Art, Odense 1973, 178- 51-53, K 18; CALIÒ 2007; ZANDER 2007, pp. 76-92. secolo ad Atene nella necropoli del Dipylon, ma ora FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 55. l’area più vicina alla tomba di Pietro è un poco diffe-
33
Liverani 1999, pp. 139-140. 180; TOYNBEE – WARD PERKINS, pp. 71-72; K. Werner, 89
C(AIUS) VALERIUS HERMA FECIT [SIBI] ET / FLAVIAE purtroppo dispersi o distrutti: Ph.-E. Legrand, RA s. 134
B. Andreae, Studien zur römischen Grabkunst, Mit- rente e certamente più complessa.
34
Esplorazioni 1951, pp. 221-222; CIL VI 32004=41341, Mosaiken aus Rom. Polychrome Mosaikpavimente und T(ITI) F(ILIAE) OLYMPIADI CONIUGI ET / VALERIAE MA- III, XXX, 1897, p. 393. teilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Rö- 152
Esplorazioni, pp. 37-38; M. Guarducci, L’urnetta ci-
add. p. 3814; F.W. Deichmann (a cura di), Reperto- Emblemata aus Rom und Umgebung, (diss.) Würzburg XIMAE FILIAE ET C(AIO) VALERIO / OLYMPIANO FILIO
106
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 196-198, nn. mische Abteilung, Ergänzungsheft 9, 1963, p. 44. neraria di C. Clodius Romanus nella Necropoli Vatica-
rium der christlich-antiken Sarkophage I, Wiesbaden 1994, pp. 172-173 K 73. ET SUIS LIBERTIS / LIBERTABUSQUE POSTERIQ(UE) EO- 10-12, figg. 246-253. 135
Ferrua, in Rendiconti, cit. supra, nota 131, p. 217, na, Archeologia Classica XLIV, 1992, pp. 185-191; Zan-
1967, pp. 279-283, n. 680, tavv. 104-105. Altri fram- 59
A. Ahlqvist, Cristo e l’imperatore romano. I valori RUM.
107
H. Drerup, Totenmaske und Ahnenbild bei den Rö- seguito da M. Schmidt, s.v. Admetos I, in LIMC I (1981) der 2007, pp. 102-103.
menti del coperchio furono rinvenuti nel 1940-43 e ri- simbolici del nimbo, Acta ad archaeologiam et artium 90
TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, p. 40 ritengono mern, RM 87, 1980, pp. 81-129. p. 221, n. 20; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 55. 153
Esplorazioni 1951, p. 37, tav. VIb; PAPI 2000-2001,
conosciuti in due tempi dagli editori di Esplorazioni historiam pertinentia 15, 2001, pp. 207-227. piuttosto che si tratti di un accesso dal terrazzamento 108
Oxford, cod. Bodleian. fol. 139: R. Lanciani, Storia 136
L. Curtius, in Mitteilungen des Deutschen Archäolo- pp. 259-261, n. 9.
1951 (pp. 220ss.; E. Josi, Rendiconti della Pontificia 60
AE 1987, 160; F. Matz, Die antiken Sarkophagreliefs superiore che si addossava a nord della fila di tombe. degli Scavi di Roma, II, Roma 1903, p. 102 (II ed. a cu- gischen Instituts 4, 1951, p. 31; Andreae, cit. supra, no- 154
M. Basso, Simbologia escatologica nella necropoli va-
Accademia Romana di Archeologia XX, 1943-44, p. 9) e 4. Die dionysischen Sarkophage, IV.4, Berlin 1975, p. 91
CIL XV 780; GUARDUCCI 1953, p. 82 nota 22; ECK ra di L. Malvezzi Campeggi, Roma 1990, p. 108); CA- ta 134; F. Canciani, s.v. Protesilaos, in LIMC VII (1994), ticana, Città del Vaticano 1981, pp. 159-160; Guar-
da G. Daltrop (Anpassung eines Relieffragmentes an 479, n. 306, tavv. 320-321, 323: età di Alessandro Se- 1996, p. 254. STAGNOLI 1992, tav. LXXVIII, fig. 159; LIVERANI 1999, p. 559, n. 29. ducci, L’urnetta cineraria, cit. supra, nota 152, p. 186;
den Deckel des Iunius Bassus Sarkophags, RendIconti vero (222-235). 92
La lastra di chiusura del loculo fu smontata dagli pp. 45-46, n. 2. 137
Esplorazioni 1951, pp. 29-37. AE 1992, 185.
della Pontificia Accademia Romana di Archeologia LI- 61
M.C. Parra, in Mélanges de l’École française de Ro- operai costantiniani quando fu costruito il muro che 109
L. Chioffi, Mummificazione e imbalsamazione a Ro- 138
A. Ferrua, Esedra sepolcrale nel sepolcreto vaticano, 155
P. Mencacci-M. Zecchini, Lucca romana, Lucca
LII, 1978-80, pp. 157-170); E. Struthers Malbon, The me. Antiquité 90, 1978, pp. 822-825. attraversava il sepolcro e reimpiegata nel campo P per ma e in altri luoghi del mondo romano, Opuscula Epi- RendPontAcc LVIII, 1985-86, pp. 181-187 (ristampato 1981, pp. 120, 438, tavv. 59-60.
Iconography of the Sarcophagus of Junius Bassus, Prin- 62
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 71-91; Feraudi- la cassa della sepoltura  (Esplorazioni 1951, pp. 113- graphica 8, Roma 1998. in Saggi in on. di G. De Angelis D’Ossat I, Roma 1987, 156
SINN 1987, n. 421, tav. 66a.
ceton 1990; J. Dresken-Weiland, Sarkophagbestattun- Gruénais 2001b, p. 49, K 15. 114, fig. 83; TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, p. 101, 110
GUARDUCCI 1953, pp. 8-10; cfr. CALIÒ 2007, p. 315. pp. 40-42). L’esedra è posteriore tanto a L quanto a M 157
La datazione è proposta dal primo editore (Basso,
gen des 4.-6. Jahrhunderts im Westen des römischen 63
AE 1945, 134; Eck 1996, p. 233; Feraudi-Gruénais nota 59). 111
Come si è visto la testa di Selene non è pertinente, il al quale pure doveva appoggiarsi per breve tratto, per- cit. supra, nota 154), ma andrebbe verificata e precisa-
Reiches, Römische Quartalschrift, 55. Supplemen- 2001a, p. 205, K 15, fig. 2. 93
ECK 1996, pp. 254-256. riccioli del piccolo Olympianus rinviano genericamen- tanto deve risalire probabilmente agli inizi del IV seco- ta in la moneta è ancora inedita.
tband, 2003, p. 372, Kat. E 5. Il sarcofago è oggi espo- 64
Sui pappagalli in contesto funerario cfr. J.S. Østerga- 94
Per la data della basilica cfr. R. Krautheimer, The te a una devozione a culti misterici non meglio specifi- lo. 158
Sepolcri B, C, D, E, H, I.
sto nel museo all’ingresso del percorso di visita della ard, Avium Gloria – parakitter på et byromersk askeal- Building Inscriptions and the Dates of Construction of cabili, il rapporto Minerva-Iside non ha – almeno in 139
CIL XV 1065; Esplorazioni 1951, p. 30.
159
Esplorazioni 1951, pp. 37-38, tavv. VII-VIII; F.W.
necropoli nelle Grotte vaticane, mentre un calco si ter, in M.S. Christensen (a cura di), Hvad tales her om? Old St. Peter’s. A Reconsideration, Römisches Jahrbuch questo – caso alcun appiglio, la mummificazione e le 140
PAPI 2000-2001, pp. 257-259, n. 8, fig. 12. Deichman (a cura di), Repertorium der christlich-anti-
trova sia nel Museo Pio-Cristiano dei Musei Vaticani, – 46 artikler om græske-romersk kultur. Festskrift til für Kunstgeschichte 25, 1989, pp. 3-22; P. Liverani, maschere funerarie sono diffuse in diverse regioni del- 141
Esplorazioni 1951, pp. 38-42; FERAUDI-GRUÉNAIS ken Sarkophage I, Wiesbaden 1967, pp. 271-272, n.
che nel Museo della Civiltà Romana. Johnny Christensen, Kjøbenhavn 1996, 159-168. Saint Peter’s, Leo the Great and the leprosy of Constan- l’impero senza che se ne possa dedurre necessaria- 2001b, pp. 56, K 20. 674, tav. 102.
35
A.H.M. Jones – J.R. Martindale – J. Morris, The pro- 65
Stat., Silv. 2.6.92. Altre fonti non sono sempre attri- tine, Papers of the British School Rome 76, 2008, pp. mente un collegamento con la religione egizia. Il re- 142
T. Alpharani, De Basilicae Vaticanae antica et nova 160
Esplorazioni 1951, p. 63; TOYNBEE – WARD PERKINS
sopography of the later Roman Empire, 1, A.D. 260- buibili con certezza all’ambito funerario: cfr. CIL VI, 155-172. pertorio dionisiaco, infine, è quello più diffuso di tut- structura, ed. Cerrati, Roma 1914, n. 8 della pianta. 1956, pp. 25, 34; ZANDER 2007, p. 106.
395, Cambridge 1971, p. 155 Iunius Bassus signo 5306: hydriam onychinam; SHA, Heli_g. 32.2: Onichi- 95
P. Zanker, Die Maske des Sokrates. Das Bild des intel- ta l’arte funeraria romana e dunque il meno caratteri- 143
Ibid., p. 154, appendice n. 6; cfr. anche p. 168, ap- 161
G.B. De Rossi, Bullettino di Archeologia Cristiana
Theotecnius 15. na vasa. lektuellen in der antiken Kunst, München 1995, 240- stico. pendice n. 31; Esplorazioni 1951, pp. 39-40; CAR I, 1864, p. 50, n. 4; Esplorazioni 1951, pp. 46, 52-53.
36
B. Nobiloni, Le colonne vitinee della basilica di S. 66
Toynbee – Ward Perkins, pp. 44-51; Mielsch – von 242 fig. 139. 112
B. Andreae, Sarkophage mit Darstellungen aus dem G24, A.XVII; Castagnoli 1992, pp. 84-85; Liverani, in 162
Esplorazioni, pp. 43-53; PRANDI 1963, pp. 306-312;
Pietro a Roma, Xenia antiqua 6, 1997, pp. 81-142. Hesberg 1996, pp. 93-121; Feraudi-Gruénais 2001b, 96
Non sarebbe coerente pensare a una patera per sa- Menschenleben. Die römischen Jagdsarkophage, Die M.A. Tomei – P. Liverani (a cura di), Lexicon Topogra- ZANDER 2007, pp. 104-105.
37
P. Liverani, Costantino offre il modello della basilica pp. 49-50, K 16; Zander 2007, pp. 66-73. crifici e a una bacchetta magica come ritiene CALIÒ Antiken Sarkophagreliefs 1, 2, Berlin 1980, pp. 77-79, phicum Urbis Romae, Supplementum I.1. Carta Ar- 163
Cfr. l’introduzione topografica.
sull’arco trionfale, in M. Andaloro (a cura di), La pittu- 67
G. Koch – H. Sichtermann, Römische Sarkophage, 2007, p. 295. Si pensi invece alla ciotola a conchiglia 183, n. 240, tavv. 44,2, 45,4-5, 46,1-6, 47,1-6, 50,1, cheologica di Roma. Primo quadrante, Roma 2005, p. 164
CIL XV 123 databile al 123; Esplorazioni 1951, p. 48.
ra medievale a Roma. 312-1431. L’Orizzonte tardoanti- München 1982, p. 196. rinvenuta nel corredo da scriba della necropoli del- 115,3, 121,4. 239. Il bollo è oggi nascosto da un pilastro in cemento co-
co e le nuove immagini, 312-468. Corpus I, Milano 68
CIL XV 1684. l’Autoparco: STEINBY 2003, pp. 106-108, tav. 22. Cfr. 113
Su questo aspetto si rimanda al capitolo finale. 144
CIL VI 20293. L‘iscrizione fu portata «nella munizio- struito per ragioni statiche.
2006, pp. 90-91, n. 2b; F.R. Moretti, La traditio legis 69
AE 1987, 148; Eck 1996, p. 232. anche il capitolo sul settore dell’Autoparco. 114
GUARDUCCI 1953, p. 22, figg. 9-10: D(IS) M(ANI- ne della Fabbrica» di San Pietro, ma una generazione 165
Esplorazioni 1951, p. 43, tav. IXb.
nell’abside, Ibid., pp. 87-90; P. Liverani, Saint Peter’s, 70
Cfr. supra nota 52. 97
GUARDUCCI 1953, p. 5, pensava a un progenitore di BUS). / VALERINUS / VASATULUS / VIXIT ANNIS XXXI, più tardi Giacomo Grimaldi la copiò in una casa pri- 166
Esplorazioni 1951, pp. 48-49. Cfr. anche PAPI 2000-
Leo the Great and the leprosy of Constantine, Papers of 71
AE 1987, 149; Sinn 1987, p. 222, n. 537, tav. 80b. Herma, il che si scontra però contro una difficoltà: il M(ENSIBUS) III, D(IEBUS) X, / H(ORIS) III. VALERIA vata: in horto Sabuntianorum transtiberim. Da allora se 2001, pp. 246-248, n. 3.
the British School at Rome LXXVI, 2008, pp. 155-172. 72
AE 1987, 150. proprietario della tomba come liberto non poteva ave- FLO/RENTIA COIUS / FECIT MARITO / SUO ANIMO BENE- ne è persa traccia. 167
Esplorazioni 1951, pp. 55-60; FERAUDI-GRUÉNAIS
38
T.F. Mathews, The Clash of Gods. A Reinterpretation 73
AE 1987, 151; Sinn 1987, p. 220, n. 533. re un padre nel senso giuridico del termine e inoltre il MERENTI; D(E)P(OSITIO) EIUS VII IDUS S(E)PT(EMBRES).
145
È questa infatti la lettura proposta da F.W. Dei- 2001b, pp. 56-58, K 21; ZANDER 2007, pp. 108-110.
of Early Christian Art, Princeton 1993, pp. 12-22 74
AE 1987, 108; Papi 2000-2001, pp. 252-256, n. 6.I. personaggio in questione è togato, dunque di stato li- 115
M.L. Caldelli, Nota su D(is) M(anibus) e D(is) chmann, Zur Frage der Gesamtschau der frühchristli- 168
M. Guarducci, Una moneta nella necropoli vaticana,
(trad. italiana: Scontro di Dei. Una reinterpretazione 75
AE 1987, 109. bero; TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, p. 84, pensano M(anibus) S(acrum) nelle iscrizioni cristiane di Roma, chen und frühbyzantinischen Kunst, Byzantinische Zeit- RendPontAcc XXXIX, 1966-67, pp. 135-143; C. Pietri,
dell’arte paleocristiana, Milano 2005, pp. 19-33); J.-M. 76
AE 1987, 155; Papi 2000-2001, pp. 252-256, n. 6.II. addirittura allo stesso Herma, ma ciò entrerebbe in in I. Di Stefano Manzella (a cura di), Le iscrizioni dei schrift 63, 1970, p. 56, e B. Brenk, Spätantike und frü- in Mélanges W. Seston, Paris 1974, p. 414; SINN 1987,
Spieser, The Representation of Christ in the Apses of 77
AE 1987, 153; Feraudi-Gruénais 2001a, p. 205, K 16, conflitto con l’interpretazione del personaggio al cen- cristiani in Vaticano, Inscriptiones Sanctae Sedis, 2, hes Christentum, in Propyläen Kunstgeschichte, Sup- pp. 53, 265-266, n. 714, tav. 104f; P. Liverani, in Petros
Early Christian Churches, Gesta 37.1, 1998, pp. 63-73 fig. 3. tro della parete orientale e inoltre non si accorda con Città del Vaticano 1997, pp. 185-187 (con bibliografia plementband 1, Berlin 1977, p. 51. eni – Pietro è qui. 500 anni della Basilica di S. Pietro
(specie p. 66). 78
ECK 1986, 233, 236, 248-251, n. 4; FERAUDI-GRUÉ- la testa di altorilievo che – come si vedrà – va attribui- precedente). 146
Esplorazioni 1951, pp. 38-42, tavv. X-XII; O. Perler, (cat. della mostra, Città del Vaticano 11.10.2006-
39
MIELSCH – VON HESBERG 1986, pp. 9-10, tav. 1. NAIS 2001a, p. 205, K 16, fig. 4. ta al proprietario della tomba. 116
GUARDUCCI 1953, pp. 22-25; TOYNBEE – WARD Die Mosaiken der Juliergruft in Vatikan, Freiburg 8.3.2007), Roma 2006, p. 182, IV.2.
40
ECK 1996, p. 257. 79
AE 1987, 156; PAPI 2000-2001, pp. 256-257, n. 7, fig.
98
Cfr. H.R. Goette, Studien zu römischen Togadarstel- PERKINS 1956, pp. 91-92. 1953; TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, pp. 72-74; T. 169
PAPI 2000-2001, pp. 248-250, n. 4: non conosciamo
41
MIELSCH – VON HESBERG 1996, p. 275. 10: ANIMA DULCIS / GORGONIA // MIRE ISPECIE ET CA- lungen, Mainz 1990, p. 28, 113 A d 8, tav. 4.6. 117
C. Carletti, Dies mortis-depositio: un modulo ‘profa- Klauser, JACh 10, 1967, p. 100, n. 5, pp. 102-103; B. purtroppo i dettagli sul suo rinvenimento e non si può
42
TOYNBEE – WARD PERKINS, pp. 37-44; MIELSCH – STITATI / EIUS, AEMILI(A)E GORGONIAE, QU(A)E / VIXIT
99
GUARDUCCI 1953, pp. 11-12. no’ nell’epigrafia tardoantica, Vetera Christianorum 41, Sear, Roman Wall and Vault Mosaics, Mitteilungen des del tutto escludere un reimpiego. Dalle deposizioni
VON HESBERG 1986, pp. 11-38, tavv. 1b-4; Feraudi- ANN(IS) XXVIII, MENS(IBUS) II, D(IEBUS) XXVIII // DOR-
100
Uso qui larario in senso metaforico, tuttavia non si 2004, pp. 21-48, specie 29-37. Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abtei- calate dal pavimento della basilica proviene una lastra
Gruénais 2001b, pp. 46-48, K 13. MIT IN PACE. / CONIUGI DULCISSIM(AE) / FECI. può fare a meno di ricordare un classico esempio tra- ??
ECK 1986, p. 277, n. 28: FLAVIUS ISTATILIUS OLYM- lung. Supplementband 23, 1977, pp. 127-128, n. 135, reimpiegata con la dedica di Cn. Coelius Masculus
43
PAPI 2000-2001, pp. 250-252, n. 5. 80
TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, pp. 51-57; mandato dalla Storia Augusta, una raccolta di biogra- PUS ?? / QUI VIXIT ANNOS XXXV ET MENSIS / DECEM tav. 53.2.3; J. Mizio_ek, Apotheosis, ascensio o resur- (Ibid., pp. 261-265, n. 10, fig. 10): questa tomba era
44
MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 259-274, tavv. MIELSCH – VON HESBERG 1996, pp. 225-233, tavv. fie imperiali della fine del IV secolo, che unisce notizie DIES XVII FRATRI BENE/MERENTI FECIT. CUM OMNES / rectio. Osservazioni sull’Helios del Mausoleo dei Giulii coperta con una tegola che reca un bollo assai raro di
33-35; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 62, K 25. 26b-28, 39; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, pp. 58-59, K di buona fonte a tratti di fantasia o di reinterpretazio- IOCATUS EST NUMQUAM RIXATUS / EST. sotto la basilica Vaticana di S. Pietro, Arte Cristiana 85, Costante, figlio di Costantino CIL XV 1657; Esplorazio-
45
P. Liverani, in A. Donati (a cura di), Romana Pictura. 23; Zander 2007, pp. 36-38. ne tendenziosa. Si tratta di un brano della vita di Ales- ??
TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, p. 271; ECK 1986, 1997, pp. 83-98; L. De Maria, Spunti di riflessione sul ni 1951, p. 50.
La pittura romana dalle origini all’età bizantina (cat. 81
La parete d’ingresso, a causa della presenza della sandro Severo (29,2) secondo il quale l’imperatore p. 277, n. 28. programma iconografico del mausoleo dei Giulii nella 170
H. Mielsch, in Aufstieg und Niedergang der römi-
della mostra, Rimini 28.3-30.8.1998; Genova porta, non aveva spazio sufficiente per gli arcosolii. «nelle prime ore del mattino rendeva culto nel suo la- 120
D. Mazzoleni, Origine e cronologia dei monogram- necropoli vaticana, Atti del VI Colloquio dell’Associa- schen Welt II.12.2 (1981), p. 205 ritiene possibile scen-
16.10.1998-10.1.1999), Milano 1998, p. 289, n. 60, fig. 82
M. De Vos, L’egittomania in pitture e mosaici roma- rario, nel quale conservava (le immagini degli) impera- mi: riflessi nelle iscrizioni dei Musei Vaticani, in I. Di zione italiana per lo studio e la conservazione del mo- dere anche all’inizio del III secolo.
60. no-campani della prima età imperiale (EPRO 84), Lei- tori divinizzati, tra cui aveva scelto i migliori, e delle Stefano Manzella (a cura di), Le iscrizioni dei cristiani saico (Venezia 20-23 gennaio 1999), Ravenna 2000, 171
Esplorazioni 1951, pp. 60-62; FERAUDI-GRUÉNAIS
46
R. Santolini Giordani, Ibid., p. 290, n. 63, fig. 63; Fe- den 1980, 9-12, n. 4, tav. B; 15-21, n. 9, tavv. XII-XIII. anime più sante tra le quali Apollonio (di Tiana) e, in Vaticano, Inscriptiones Sanctae Sedis, 2, Città del pp. 385-396; FERAUDI-GRUÉNAIS 2001b, p. 56, K20; 2001b, p. 58, K 22; ZANDER 2007, p. 107.
raudi-Gruénais 2001b, pp. 63-65, K 26. 83
R. Paris, scheda Le tarsie di Giunio Basso, in M.R. Di stando a quanto dice uno scrittore del suo tempo, Cri- Vaticano 1997, pp. 165-171. ZANDER 2007, pp. 99-100. 172
Esplorazioni 1951, pp. 69-77; PRANDI 1963, pp.
47
M. De Vos, in Gli Orti farnesiani sul Palatino (Conv. Mino – M. Bertinetti (a cura di), Archeologia a Roma. sto, Abramo e Orfeo e altri di questo genere e i ritratti 121
Cfr. supra, nota 94. 147
Mizio_ek, Apotheosis, cit. a nota precedente, tende 312-314.
Int., Roma 28-30 novembre 1985), Roma 1990 (Roma La materia e la tecnica nell’arte antica (cat. della mo- degli antenati». Nello stesso larario, poi, «consacrò 122
GUARDUCCI 1953. ad abbassarne la datazione all’inizio del IV secolo. 173
LIVERANI 1999, pp. 139-140; sulla vicenda cfr. an-
antica, 2), pp. 173-176, fig. 9; S. Miranda, Francesco stra, Roma aprile-dicembre 1990), Roma 1990, 147- (anche un’immagine di) Alessandro Magno» (31,5). 123
GUARDUCCI 1953, p. 18: «Petrus roga Christus Iesus 148
Sempre valido il classico E. Auerbach, Lingua lette- che D’AMELIO 2005.
Bianchini e lo scavo farnesiano del Palatino (1720- 150, nn. 122-123, fig. 122, tav. XVII. Lo stesso imperatore avrebbe avuto un secondo lara- pro sanctis hominibus Chrestianis ad corpus tuum se- raria e pubblico nella tarda antichità e nel Medioevo, 174
Sono ricordati scavi nel 1536 davanti all’altar mag-

334 335
330_346_Note_Biblio_Necropoli.qxp 5-03-2010 9:56 Pagina 336

giore per un pozzetto di smaltimento delle acque (la der römischen Sarkophage, München 2004, pp. 158- 6
P. LIVERANI, in LTUR Suburbium, IV, Roma 2006, s.v. 2000 furono effettuati numerosi sterri e terrazzamenti 41
Come dice il nome latino, si tratta di mattoni qua- 61
M.E. BLAKE, in MAAR, XIII, 1936, tav. 39, n. 1; BECAT-
nuova San Pietro era in costruzione e a cielo aperto in 159, fig. 143; G. Davies, in Z. Newby – R. Leader «Pyramis in Vaticano». sulle pendici nord del colle Vaticano. In questa occa- drati di un piede e mezzo di lato pari a 45 cm. TI, Horrea Epagathiana et Epaphrodisiana, cit. supra,
quel periodo), nel 1540 venne alla luce un sarcofago, Newby, Art and Inscriptions in the Ancient World, 7
P. LIVERANI, A. TOMEI, in LTUR Suburbium, I, Roma sione, presso il Laboratorio di Restauro Marmi, furo- 42
Si tratta del bollo di un certo Aprilis (cfr. CIL XV, nota 367, pp. 195-196, n. 373, fig. 69, tav. LXXXVII.
nel 1544 sepolture medioevali presso la confessione e Cambridge 2007, 46-49, fig. 2.3; Zander 2007, pp. 2001, s.v. «P. Aelii Hadriani Sepulcrum», pp. 15-22. no ritrovate tracce di murature di tombe distrutte, con 1109 e 1110). 62
C.C. VAN ESSEN, in MededRome, s. III, VIII, 1954, p.
di nuovo nel 1592. Nel 1597 venne alla luce i sarcofa- 112-113, fig. 204. 8
E. JOSI, Scoperta d’un tratto dell’antica via Trionfale in quattro laterizi bollati (invv. 57100-57103) e due fram- 43
Il cappellaccio è una qualità di tufo che geologica- 115 (lo data al IV secolo d.C.); BECATTI, Horrea Epaga-
go di Giunio Basso (cfr. nota 34) e soprattutto nel 184
CIL VI 17985a = 34112; F. Buecheler, Carmina Latina Vaticano, in IllVat, 3, 17, 1932, p. 842; CAR, D 13; menti di iscrizioni sepolcrali marmoree: «[—-]E HED. mente fa, appunto, «da cappello» alle altre rocce vul- thiana et Epaphrodisiana, cit. supra, nota 367, pp. 199-
1615 i lavori di Paolo V attorno all’altar maggiore sco- Epigraphica I2 (1930), n. 856; L. Vidman, Sylloge in- STEINBY 1987, p. 86; CASTAGNOLI 1992, pp. 30 e 115; D . / [—-CON]TUBER(NAL-) / [—-]SSIMAE» (inv. 57104; caniche. Questo tipo di tufo, piuttosto friabile, è mol- 201, n. 379, tav. LXXXVIII (che però lo attribuisce al-
prirono numerosi sepolcri, segnati nella pianta di Be- scriptionum Isiacae et Serapiacae, Berlin 1969, p. 217, LIVERANI 1999, pp. 52-53; STEINBY 2003, pp. 16-17 e cm 23,3 x 14 x 3); «[—-] / HOC MON(UMENTUM) to diffuso nel Lazio, di conseguenza è stato frequente- l’età severiana). Cfr. anche i coevi mosaici editi in
nedetto Drei del 1635 (fig. ***). Su tutto ciò cfr. P. Li- n. 451; M. Malaise, Inventaire préliminaire des docu- 94; Carta I, n. 88. HER(EDES) NON [SEQUETUR] / IN F(RONTE) P(EDES) VIII mente impiegato come materiale da costruzione. M.E. BLAKE, in MAAR, XVII, 1940, tav. II, n. 1 e p. 91
verani in Il Cortile delle Statue. Der Statuenhof des Bel- ments égyptiens découverts en Italie, EPRO 21, Leiden 9
Nei Rapporti mensili si menziona la consegna alla Di- IN AGR(O) [P(EDES) —-]» (inv. 57105; cm 16 x 94,2 x
44
JOSI 1931, p. 27; CASTAGNOLI 1992, p. 115; LIVERA- (Museo Nazionale Romano).
vedere im Vatikan. Atti Conv. Int. (Roma 21-23 ott. 1972, pp. 127-128, n. 51: «TIBUR MIHI PATRIA, AGRI- rezione dei Musei Vaticani di materiali (iscrizioni, 25). Al di sotto del Cortile delle Corazze, nel 1998, si NI 1999, p. 51, figg. 21-23; STEINBY 2003, pp. 16-17 e
63
G. CALZA, La necropoli del Porto di Roma nell’Isola
1992), Mainz 1998, pp. 352-353; LIVERANI 1999. COLA SUM VOCITATUS / FLAVIUS, IDEM EGO SUM DI- frammenti marmorei e fittili) rinvenuti nei giardini in rinvenne anche l’iscrizione completa con la dedica del 30. Sacra, Roma 1940, p. 175, fig. 87; BECATTI, Horrea
175
Una di Ugo Ubaldi, canonico di San Pietro autore SCUMBENS, UT ME VIDETIS, / SIC ET APUT SUPEROS AN- occasione di lavori (ASMV, Rapporti mensili, 1920-30, sepolcro di Quintus Codicarius Florentinus (inv. 45
Al suo interno venne rinvenuta un’iscrizione sepol- Epagathiana et Epaphrodisiana, cit. supra, nota 367, p.
in seguito di una delle relazioni di scavo: Archivio Ca- NIS, QUIBUS FATA DEDERE, / ANIMULAM COLUI NEC DE- 11/4/1928, p. 734; ASMV, Rapporti mensili, 1931-34, 54978; cm 61 x 78 x 12); P. Liverani, in Carta 2005, n. crale frammentaria: «[DIS] MANIBUS. / [—- T]ROPHI- 335, tav. LXXVIII; I. BALDASSARRE, in Studi in memoria
pitolare di San Pietro, cod. H 55, foll. 181-181v, 183- FUIT UMQUA LYAEUS. / PRAECESSITQUE PRIOR PRIMITI- 21/4/1931, p. 986 e 18/7/1931, pp. 998-999; LIVERANI 77**. MES / [—-] AMANDUS / [UXORI (O CONIUGI) C]ARISSI- di Lucia Guerrini, Roma 1993, pp. 305-308 e 321-322,
184v; una seconda N. Alemanni, Risposta ad alcuni VA GRATISSIMA CONIUNCXS / FLAVIA ET IPSA, CULTRIX 1999, p. 46). Il Venuti (R. VENUTI, Accurata e succinta 25
Una lastra iscritta (cm 51 x 47 x 2,5; inv. 57108) ven- MAE / [—-] FECIT / [—- VIX(IT) A]NNIS XXX». Cfr. I. DI fig. 1.
motivi fatti circa la fabrica della Confissione di S. Pie- DEAE PHARIAES CASTA, / SEDULAQUE ET FORMA DECORE descrizione delle antichità di Roma, Roma 1763 [1a ne ritrovata reimpiegata come copertura di una fogna STEFANO MANZELLA, in CASTAGNOLI 1992, pp. 115 e 64
Dal sepolcro provengono anche due iscrizioni: una
tro, cod. Ferraioli 961, foll. 98-101v, ripresa dalla rela- REPLETA, / CUM QUA TER DENOS DULCISSIMOS EGERIM ed.], p. 108) ricorda che delle «urne sepolcrali furono nell’area della rampa del nuovo posto di ristoro. Su di 138-139, n. 25; AE 1993, n. 399; LIVERANI 1999, p. 51. dedica di [C]NEUS ASINIUS e l’epigrafe sepolcrale di
zione dell’Ubaldi di cui a nota 179. ANNOS. / SOLACIUMQUE SUI GENERIS AURELIUM PRIMI- trovate nel fabbricarsi il gran Cortile di questo palaz- essa si conserva parte di alcune righe di una lunga 46
JOSI 1931, p. 27; CASTAGNOLI 1992, p. 115; LIVERA- [VOLUSSIA] MAXIMA (cfr. I. DI STEFANO MANZELLA,
176
Risposta ad alcuni vani sospetti circa la Confessione TIVUM / TRADIDIT, QUI PIETATE SUA COLERET FASTIGIA zo» (cfr. CASTAGNOLI 1992, pp. 115-117; LIVERANI iscrizione medievale: «[———] / [—-]CVIV[—-] / ET NI 1999, p. 50, figg. 19 e 20; STEINBY 2003, pp. 16 e in CASTAGNOLI 1992, nn. 24 e 23; AE 1993, 398; STEIN-
di S. Pietro, Archivio Capitolare di San Pietro, cod. H NOSTRA, / HOSPITIUMQUE MIHI SECURA SERVAVIT IN AE- 1999, p. 57, n. 6). Tale notizia di incerta affidabilità si POS[T—-] / ER[—-] / TABULAE CON[—-] / COLLECTA 30. BY 2003, p. 16).
55, foll. 173-176, con allegata un’accurata pianta della VUM. / AMICI QUI LEGITIS MONEO MISCETE LYAEUM / riferirebbe ad un tratto della necropoli sito nell’area L[—-] / SUMMUM CONSILIUM[—-] / OBSEQUII GI[—-] /
47
Cfr. LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 221; LIVERANI, SPI- 65
Lunghezza m 3,30, larghezza m 2,48 esclusi gli spazi
confessione (fol. 172) e uno schizzo che spiega la di- ET POTATE PROCUL REDIMITI TEMPORA FLORE / ET VE- dell’originario Cortile del Belvedere, l’enorme e mo- ANNO CHRISTI[—-]». NOLA 2006, p. 21. Queste cornici fittili trovano un ot- sotto gli arcosolii.
stanza dalla confessione a cui andava praticato lo sca- NEREOS COITUS FORMOSIS NE DENEGATE PUELLIS; / CE- numentale corte rinascimentale e barocca – attual- 26
La tomba ad inumazione 28, una semicappuccina, si timo confronto, ad esempio, con quelle in situ in nu- 66
LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 221-222, fig. 5; STEIN-
vo di fondazione (fol. 171) ora pubblicate da M.G. TERA POST OBITUM TERRA CONSUMIT ET IGNIS». mente scandita nei cortili della Pigna, della Biblioteca presenta con tre bipedali appoggiati obliquamente al- merosi sepolcri del II secolo d.C. nella necropoli di BY 2003, pp. 36 e 39; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 18,
D’Amelio 2005, p. 133, figg. 10-11. Altre tre copie 185
Esplorazioni 1951, p. 69: fu trovato un poliandrio e del Belvedere – che dalla sommità del Vaticano di- la fondazione sud della tomba a camera 26. Due di Porto (Isola Sacra, presso Fiumicino) e sulle fronti di fig. 9.
della relazione sono nello stesso codice (foll. 177-178, per ciascuna fondazione di colonna: erano segnalati gradava verso sud. Cfr. in generale CASTAGNOLI 1992, questi recano un bollo (CIL XV 824) – APOL(LONIUS?) edifici pubblici, quali i protiri monumentali degli 67
Nelle terre del recinto davanti al sepolcro era un
186-188, 189-90) e una ulteriore nel cod. H 61, foll. da un’iscrizione su lamina di piombo con lettere a ri- pp. 114-115; LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 219ss.; LI- ANT(ONI) L(UCI) S(ERVUS) – databile agli inizi del I se- ostiensi Horrea Epagathiana (cfr. G. BECATTI, Horrea frammento di lastra con iscrizione funeraria – «[—-
275ss. lievo che, nel caso del sepolcro S, dichiarava: CORPO- VERANI 1999, pp. 46-52. colo d.C., una cronologia che sembra grossomodo po- Epagathiana et Epaphrodisiana, in NSc, 1940, pp. ]US E GAVIA [—-] / [—-] / [—- FEC]ERUNT VOD[—-] /
177
Michel Lonigo, Breve relazione del sito, qualità et RA SANTOR(UM) / [P]ROPE SEPULCRUM S. / PETRI RE-
10
CASTAGNOLI 1992, pp. 115-116; CAR, G 5; STEINBY tersi attribuire anche alla tomba a camera 26, cui la se- 32ss.; G. RICKMAN, Roman Granaries and Store Buil- VIX ANN[—-]» – e una finestrella marmorea, con aper-
forma antica della Confessione di S. Pietro, dedicata a PERTA CU[M] / FUNDAMENTA EFFODE/RENTUR AENEIS 1987, p. 88; LIVERANI 1999, pp. 58-60, n. 7; Carta I, n. poltura si appoggia. Cfr. LIVERANI, SPINOLA 1999, p. dings, Cambridge 1971, passim), della metà del II seco- tura rettangolare, che forse era inserita nella fronte
Urbano VIII (cod. barb. lat. 4516; cod. Ferraioli 691, COL[U]MNIS AB URBANO VIII SU/PER HOC FORNI[CE] 123. 219; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 13. La Steinby lo d.C., e del trasteverino Excubitorium della fine del- della tomba (invv. 54984 e 54988).
fasc. 5); F.M. Torrigio, Discorso dei corpi trovati intor- EREC/T[I]S HIC [S]IMUL COLLEC[T]A / ET RE[PO]SITA
11
S.P., IllVat III.8, 1932, p. 379; LIVERANI 1999, p. 91, (STEINBY 2003, pp. 17 e 29) ritiene invece possibile lo stesso secolo (cfr. A.M. RAMIERI, in LTUR, I, Roma 68
BECATTI, Horrea Epagathiana et Epaphrodisiana, cit.
no al sepolcro di S. Pietro, cod. barb. lat. 4344, foll. 1- A(NNO) 1626 / 2[8] IUL[I]I. (I corpi dei santi, rinvenu- n. 10. che i due laterizi bollati di età augustea siano stati 1993, pp. 292-294, s.v. «Cohortium Vigilum Statio- supra, nota 367, p. 182, n. 336.
4. ti presso il sepolcro di san Pietro quando vennero sca- 12
R. KRAUTHEIMER, W. FRANKL, Corpus Basilicarum reimpiegati e quindi non risultino in fase con la sepol- nes»). 69
Ibid., pp. 199-201, n. 379.
178
H. Lietzmann, Petrus und Paulus in Rom, Berlin- vate le fondazioni per le colonne bronzee da Urbano Christianarum Romae III, Città del Vaticano 1967, p. tura. 48
JOSI 1931, p. 27, fig. 14 (foto capovolta); ID., in Bul- 70
CIL XV 429; H. BLOCH, I bolli laterizi e la storia edili-
Leipzig 1927 (II ed.), pp. 304-310. Il testo, incomple- VIII erette sopra questo arco, vennero qui raccolte in- 177, tav. VII; LIVERANI 1999, p. 61, n. 8. Questa prima terrazza non è ora più visibile, essendo lCom, 1933, p. 285; CAR, D 13.b; CASTAGNOLI 1992, p. zia romana, Roma 1938, pp. 79, 298 e 339; T. HELEN,
to, è contenuto nel già citato codice dell’Archivio Ca- sieme e depositate il 28 luglio 1626). Cfr. Esplorazioni 13
LIVERANI 1999, p. 92, n. 13. stata coperta dalle strutture del magazzino moderno. 114, tav. LXXVII, figg.155-157; LIVERANI 1999, pp. 48- Organisation of Roman brick production in the first
pitolare di San Pietro, H 55, foll. 169b-169g. 1951, p. 69. 14
JOSI, Scoperta d’un tratto dell’antica via Trionfale in 27
JOSI, in LIVERANI 1999, p. 51, n. 5; LIVERANI, SPINO- 50, figg. 15-17; LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 222-223, and second centuries A.D., Helsinki 1975, pp. 50-52. Il
179
U. Ubaldi, Relazione di quanto è occorso per cavare i 186
Esplorazioni 1951, pp. 69-88; PRANDI 1963, pp. Vaticano, cit. supra, nota 328, p. 842; B.M. APOLLONI LA 2006, p. 14. fig. 6; STEINBY 2003, pp. 24, 36 e 39; LIVERANI, SPINO- bollo presenta entro l’orbicolo una vittoria alata con
fondamenti delle quattro colonne di bronzo, Archivio 314-321. GHETTI, A. FERRUA, E. JOSI, E. KIRSCHBAUM, Esplora- 28
JOSI 1931, p. 27, fig. 5; ID., in BullCom, 1933, p. 285; LA 2006, pp. 15-17, figg. 4-8. una corona in mano.
Capitolare di San Pietro, H 55, foll. 141-166 (copia in 187
Esplorazioni 1951, p. 229, nn. 16-17. zioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano, Cit- CAR, D 13.a; F. MAGI, in ActaInstRomFin, VI, 1973, p.
49
Le misure interne sono di m 3,68 di lunghezza e di m 71
Il riempimento delle formae all’interno della tomba
Archivio della Fabbrica di San Pietro, Arm. 12, ripia- 188
G. Koch, Die Mythologischen Sarkophage 6, Melea- tà del Vaticano 1951, p. 12; CAR, D 15; F. MAGI, in EAA 15, tav. IV.1; CASTAGNOLI 1992, p. 114; LIVERANI 2,10 di larghezza, esclusi gli spazi sotto gli arcosolii. non presenta materiali posteriori alla fine del II secolo
no D, vol. 3, foll. 1200-1215), edito da M. Armellini, ger (Die Antiken Sarkophagreliefs XII.6), Berlin 1975, VI (1965), s.v. Roma, p. 869; STEINBY 1987, p. 86; CA- 1999, p. 46, figg. 10, 13-14; STEINBY 2003, p. 30; LIVE- 50
Cfr. LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 222-223, fig. 6; d.C. Tra essi è anche un coperchio di urna cineraria
Le chiese di Roma, Roma 1887 (II ed.) pp. 697-718. 54-57, 131, n. 146, tavv. 120c, 121. STAGNOLI 1992, pp. 30, 115; LIVERANI 1999, pp. 52- RANI, SPINOLA 2006, p. 22. Probabilmente al di sotto STEINBY 2003, p. 30; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 15- della fine del I secolo d.C., da considerarsi però resi-
180
G.M. Torrigio, Diarium anni MDCLXXVI sedente 189
Esplorazioni 1951, pp. 88-93; Prandi 1963, pp. 316- 53, n. 4; Carta I, n. 89. dei «sampietrini» si conservano tuttora le fondazioni 16. duale (inv. 54983).
S.D.N. Urbano VIII, cod. barb. lat. 2324, pubblicato in 321, 338-344; Castagnoli 1992, p. 103. 15
Cfr. STEINBY 1987; P. LIVERANI, L’Agro Vaticano, in rasate, pur tagliate dalle successive infrastrutture inse- 51
Cfr. STEINBY 2003, pp. 104-105; LIVERANI, SPINOLA 72
Cfr. LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 221, fig. 4; STEINBY
LIVERANI 1999, pp. 159-160, appendice, n. 1. Purtrop- 190
CIL XV 401; Prandi 1963, p. 341. PH. PERGOLA, R. SANTANGELI VALENZANI, R. VOLPE, rite al di sotto della strada. 2006, p. 16, fig. 5. 2003, pp. 36 e 39; LIVERANI SPINOLA 2006, p. 19, fig.
po i disegni che secondo la documentazione d’archi- 191
Rispettivamente CIL XV 426 e 1220; Prandi 1963, p. Suburbium, Roma 2003, pp. 399-413. 29
Misure approssimative: m 3,5 x 5. 52
Cfr. ad esempio M. BORDA, La pittura romana, Mila- 10.
vio furono eseguiti di questi scavi da Giovanni Battista 342. 16
Di questa seconda campagna di scavi, diretta da 30
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 22-23, figg. 12, 14 e 15. no 1958, pp. 314-322 e 332-333; H. JOYCE, The Deco- 73
Dimensioni interne: lunghezza m 2,36 (esclusi l’ar-
Calandra, Soprastante della Fabbrica di San Pietro e 192
CIL VI 721; Prandi 1963, p. 333. Paolo Liverani e Giandomenico Spinola con la super- 31
LIVERANI 1999, pp. 46 e 48; STEINBY 2003, p. 16; LI- ration of Walls, Ceilings, and Floors in Italy in the Se- cosolio e le nicchie), larghezza m 2,16 (esclusi i banco-
mosaicista, non si è più trovata traccia. 193
Deichmann, Repertorium, cit. supra, nota 34, n. visione dell’allora direttore generale dei Musei Vatica- VERANI, SPINOLA 2006, p. 21, fig. 13. cond and Third Centuries A.D., Roma 1981, pp. 40-67; ni e gli arcosolii).
181
Archivio Capitolare di San Pietro, cod. H 55, fol. 681. ni prof. Carlo Pietrangeli, è imminente la pubblicazio- 32
Cfr. STEINBY 2003, p. 30; LIVERANI, SPINOLA 2006, R. LING, Roman Painting, Cambridge 1991, pp. 186- 74
Cfr. M.L. MORRICONE MATINI, s.v. «Mosaico», in
191, lettera del 26.8.1626. 194
Esplorazioni 1951, pp. 96-107; Prandi 1963, pp. ne dettagliata. p. 21. 197. EAA, Supplemento, Roma 1970, pp. 518-520.
182
D’AMELIO 2005. 371-380; Castagnoli 1992, p. 102. 17
Anche di questa necropoli è in preparazione l’edi- 33
CIL XV 265. LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 219-220;
53
Cfr. BORDA, La pittura romana, cit. supra, nota 372, 75
Il vano è detto anche «sala comune» o «sacello
183
L’identificazione del sepolcro si deve a CASTAGNOLI 195
Cfr. supra nota 23. zione scientifica. Lo scavo fu diretto da Paolo Liverani LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 21 e 29, nota 30. pp. 314-315. HS2». Cfr. S. AURIGEMMA, Villa Adriana, Roma 1961,
1992, p. 87, che ha corretto l’inversione tra i sepolcri e Giandomenico Spinola, con la sovrintendenza del- 34
CIL XV 265.
54
Cfr. JOYCE, The Decoration of Walls, cit. supra, nota p. 177, fig. 182.
R e S che si ritrova invece in Esplorazioni 1951, pp. 86- l’allora direttore dei Musei Vaticani Francesco Bura- 35
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 22-25, fig. 17. Inv. 372, pp. 44, 81 e 109, figg. 38, 39 e 94. 76
R. PARIBENI, in NS, 1920, p. 161; BECATTI, Horrea
88; TOYNBEE – WARD PERKINS 1956, p. 30; GUARDUC- nelli. 54980. Marmo bianco italico a grana fine. Altezza cm 55
Cfr. BORDA, La pittura romana, cit. supra, nota 372, Epagathiana et Epaphrodisiana, cit. supra, nota 367,
CI 1959, p. 74. La statua fu disegnata da Cassiano dal CAPITOLO QUARTO 18
Cfr. BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 57,5; larghezza cm 24,5; profondità cm 5,3. Per quan- pp. 320ss.; F. ASTOLFI, in LTUR, II, Roma 1995, pp. pp. 44 e 280, n. 66, tav. XL. Un altro confronto può es-
Pozzo: C.C. Vermeule, in Transactions of the American 464; SPINOLA 2006, p. 49. Certo non a caso Leone III to concerne lo stile del ritratto ed il tipo di acconciatu- 117-118, s.v. «Domus SS. Iohannis et Pauli». ser istituito con un mosaico di Roma edito in M.E.
Philological Association n.s. 56.2, 1966, p. 37, n. 8548, 1
Cfr. J.R. PATTERSON, in LTUR, V, Roma 1999, pp. 147- su questa via, intorno all’anno 800, fondò la chiesa di ra si possono offrire alcuni confronti, ad esempio: G. 56
Cfr. JOYCE, The Decoration of Walls, cit. supra, nota BLAKE, in MAAR, XIII, 1936, tav. 10, n. 3. Cfr. STEINBY
figg. 136-136a; A. Claridge – N. Turner, in Quaderni 148, s.v. «Via Triumphalis (1)»; L. BIANCHI, Ad limina San Pellegrino e questo tratto della via Triumphalis KASCHNITZ WEINBERG, Sculture del magazzino del Mu- 372, p. 25, figg. 7 e 8. 2003, p. 36.
Puteani 4, 1993, p. 46, n. 7, fig. 7. Cfr. anche il reso- Petri. Spazio e memoria della Roma cristiana, Roma prese il nome di via di San Pellegrino o via del Pelle- seo Vaticano, Città del Vaticano 1937, p. 275, n. 654, 57
B. ANDREAE (ed.), Bildkatalog der Skulpturen des Va- 77
N. CASSIERI, Pavimenti musivi dal sito di Tres Taber-
conto dello stesso Dal Pozzo, in Miscellanea di storia 1999, pp. 39-44; LIVERANI 1999, pp. 34-40; STEINBY grino, toponimo tutt’ora in uso (cfr. S. DELLI, Strade tav. CIV; A. GIULIANO, Catalogo dei ritratti romani del tikanischen Museums, I, Museo Chiaramonti, III, Ber- nae nell’Agro Pontino, in Atti del VI Colloquio AI-
italiana XV, Torino 1876, pp. 175-176. Già nella colle- 2003, pp. 13-21. in Vaticano, Roma 1982, pp. 110-111). Museo Profano Lateranense, Città del Vaticano 1957, lin-New York 1995, p. 85*, tav. 886 (con bibliografia SCOM, Tivoli 2000, p. 244, fig. 7.
zione Barberini successivamente passò nel commercio 2
Cfr. F. COARELLI, in LTUR, V, Roma 1999, p. 148, s.v. 19
JOSI 1931; cfr. anche B. NOGARA, in RendPontAcc, p. 44, n. 48, tav. 30; L. MARTELLI, in A. GIULIANO precedente); LIVERANI 1999, p. 50, fig. 18; STEINBY 78
Si tratta della stele di Marcus Ulpius Cuntianus (for-
antiquario (P. Arndt – W. Amelung, Photographische «Via Triumphalis (2)»; M. MAIURO, in LTUR, Subur- VI, 1927-29, p. 132; BullCom, LXI, 1933, p. 285; LIVE- (ed.), Museo Nazionale Romano. Le sculture, I/9,1, Ro- 2003, p. 115. L’analisi più aggiornata è in P. LIVERANI, se di origine numidica, a giudicare dal cognome) e di
Einzelaufnahmen antiker Sculpturen, n. 5092) e si tro- bium, V, Roma 2008, pp. 202-207, s.v. «Via Triumpha- RANI 1999, pp. 160-161, nn. 1-2. ma 1987, pp. 228-229, n. R172; B. ANDREAE [ed.], Bil- Sarcofago infantile con scena nilotica, in A. DONATI altri due frammenti di lastre con iscrizioni sepolcrali:
va attualmente all’Indianapolis Museum of Arts: G. lis». 20
E. JOSI, Scoperta d’un tratto dell’antica via Trionfale dkatalog der Skulpturen des Vatikanischen Museum. (ed.), Pietro e Paolo. La storia, il culto, la memoria nei «[—-] FECIT [—-] / [—-] CONIUGI [—-]» e «[—-
Pucci, L’epitaffio di Flavio Agricola e un disegno della 3
L. BOSIO, La Tabula Peutingeriana, una descrizione in Vaticano, cit. supra, nota 328, p. 842; CAR, D 13; Museo Chiaramonti, Berlin-New York 1995, p. 22*, primi secoli, Milano 2000, p. 205, n. 40. ON]OMASTE EMIT S[IBI ET SUIS?—-]» (invv. 54981,
collezione Dal Pozzo-Albani, Bullettino della Commis- pittorica del mondo antico, Rimini 1983. STEINBY 1987, p. 86; CASTAGNOLI 1992, pp. 30 e 115; tavv. 200-201; B. ANDREAE [ed.], Bildkatalog der Skul- 58
In realtà il tema noto come «le isole dei Beati» allu- 54982, 54986).
sione archeologica comunale di Roma LXXXI, 1968-69, 4
LIVERANI 1999, pp. 13-43; P. LIVERANI, in LTUR, Su- LIVERANI 1999, pp. 52-53; STEINBY 2003, pp. 16-17 e pturen des Vatikanischen Museum. Museo Pio Clemen- de ad un’ambientazione nilotica. Nell’antichità si fa- 79
LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 220-221, fig. 3; LIVE-
pp. 173-177; H. Wrede, in Archäologischer Anzeiger burbium, V, Roma 2008, pp. 233-234, s.v. «Vatica- 94; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 12-29. tino. Cortile Ottagono, Berlin-New York 1998, p. 15*, voleggiava riguardo la vita paradisiaca condotta, in RANI, SPINOLA 2006, pp. 20-21, fig. 11.
1981, pp. 101-109, c, con bibliografia. Cfr. anche H. num», e pp. 235-236, s.v. «Vaticanus ager». 21
Cfr. supra nota 16. tav. 172. ambiente alessandrino, alla foce del Nilo: nel delta si 80
La muratura presenta delle specchiature bordate da
Häusle, Das Denkmal als Garant des Nachruhms, Zete- 5
Oltre alle proprietà imperiali – deducibili, tra l’altro, 22
Alcuni interventi di restauro sono stati condotti dal 36
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 25-26, figg. 16 e 18. immaginavano feste e banchetti e, idealmente, ci si au- listelli in laterizio ed è costituita da mattoni rossi e te-
mata 75, 1980, pp. 98ss. n. 32; P. Zanker, I sarcofagi attraverso le menzioni nelle iscrizioni sepolcrali di Laboratorio di Restauro dei Materiali Lapidei (dei 37
STEINBY 2003, p. 115; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. gurava altrettanto nell’Oltretomba. gole legati da un letto di malta molto basso. L’angolo
mitologici e i loro osservatori, in Un’arte per l’impero. molti defunti di quest’area – si devono ricordare il Va- Musei Vaticani), sotto la guida del maestro Luciano 26, fig. 19. 59
Nel 1940 il pavimento venne staccato, restaurato e prevede l’appoggio, ad angolo retto, di una grande la-
Funzione e intenzione delle immagini nel mondo roma- ticanum rus, la proprietà suburbana di Quintus Aure- Ermo; altri lavori sono stati affidati a collaboratori 38
LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 223. rimontato con una soletta e dei bordi in cemento. stra di bardiglio (sulla fronte della tomba 7) su di
no, Milano 2002, p. 162, fig. 126, p. 181, n. 15 (ed. ori- lius Symmachus, il grande oratore e uomo politico pa- esterni, quali Giuseppe Mantella, Chiara Scioscia San- 39
Da ultimo cfr. M.R. PICUTI, Il contributo dell’Epigra- 60
Cfr. BECATTI, Horrea Epagathiana et Epaphrodisiana, un’analoga di travertino (sulla fronte della tomba 8);
ginale Die mythologische Sarkophagreliefs und ihre Be- gano, ricordata in un paio di sue lettere del 398 d.C. toro, Paola Minoja e Giovanna Prestipino. Il rilievo fia latina allo scavo delle necropoli antiche, in AA.VV., cit. supra, nota 367, pp. 149-150, n. 287, tav. LXXIX; questa lastra poteva forse ospitare un’iscrizione dipin-
trachter, Bayerische Akademie der Wissenschaften. Phi- nonché una seconda proprietà – definita praedium – planimetrico e la documentazione grafica sono stati Pour une archéologie du rite. Nouvelles perspectives de M.L. MORRICONE MATINI, Roma: Reg. X Palatium, ta, poi scomparsa.
losophisch-Historische Klasse. Sitzungsberichte 2000, di sua figlia e del genero Nicomachus Flavianus (cfr. curati dalla dott.ssa Angela Napoletano. l’archéologie funérarie (études réunies par John Scheid), Mosaici Antichi in Italia, Regione I, Roma 1967, pp. 81
Si tratta del bollo di una figlina domizianea: «CN(EI)
2); K.M.D. Dunbabin, The Roman Banquet. Images of LIVERANI 1999, pp. 20-21; ID., in LTUR, Suburbium, IV, 23
Inv. 54989. Marmo bianco italico a grana fine. Altez- Collection de l’École Française de Rome, 407, Roma 92-93, tavv. XVIII-XIX; P. CHINI, «Mosaici inediti di Ro- DOMIT(I) ARIGNOT(I) / FEC(IT)»; CIL XV, 1094d.
Conviviality, Cambridge 2003, pp. 103-104; M. Koor- Roma 2006, p. 94, s.v. «Nicomachi Flaviani praedium»; za cm 10,5; larghezza cm 39,5; profondità cm 28,3. 2008, pp. 49-50 (con bibliografia di riferimento). ma dall’archivio disegni della Sovraintendenza 82r
Le misure sono circa m 3,60 di lunghezza e m1,84 di
tbojian, Classical Antiquity 24.2, 2005, p. 301; P. Zan- D. DE FRANCESCO, in LTUR, Suburbium, V, Roma 2008, 24
Durante i lavori per la realizzazione del nuovo in- 40
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 14, 25 e 28, figg. 16 e BB.CC. del Comune di Roma», in Atti del V Colloquio larghezza.
ker – B.C. Ewald, Mit Mythen Leben. Die Bilderwelt pp. 234-235, s.v. «Vaticanum rus»). gresso e dei nuovi spazi per l’accoglienza giubilare del 20. AISCOM 1997, Tivoli 1999, pp. 200-201, fig. 3.
83
G. GHINI, Impianti residenziali a Lanuvio e loro de-

336 337
330_346_Note_Biblio_Necropoli.qxp 5-03-2010 9:56 Pagina 338

corazione musiva, in Atti del II Colloquio AISCOM, FI, in LTUR, III, Roma 1996, p. 84, s.v. «Horti po d’alleanza, Milano 1998; cfr anche la recensione di NI 1999, fig. 47 è realizzata in buona parte sulla base
174
Misura circa di 4 x 3 metri. LI, P. LIVERANI, G. SPINOLA, I nuovi scavi della necro-
Bordighera 1995, Tivoli 1997, pp. 492-493, fig. 12. Serviliani»; STEINBY 2003, pp. 20-21, 26. P. LIVERANI, in ArchCl, LI, 1999-2000, pp. 513-515. delle fotografie, e solo in parte sul rilievo diretto dei 175
CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. p; LIVERANI 1999, pp. poli della via Trionfale in Vaticano, in RendPontAcc,
84
L. QUILICI, «I mosaici delle case di via San Paolo al- 101
Col rinvenimento di questa stele iniziò il lavoro ar- 118
STEINBY 1987, p. 102; STEINBY 2003, pp. 98-99, tav. sepolcri ancora visibili. 79-82, n. 19, figg. 41, 87-89; LIVERANI, SPINOLA 2006, LXXVIII, 2005-06, pp. 369-390, in SPINOLA 2006 e, so-
la Regola in Roma. Scavi e restauri 1993-1995», in At- cheologico del Magi. F. MAGI, in RendPontAcc, 29, 19.2-3; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 51-52, fig. 48. 148
JOSI 1931, fig. 10; LIVERANI 1999, pp. 78-79, n. 14, p. 112, fig. 129. prattutto, in LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 56-95. La
ti del III Colloquio AISCOM 1996, Tivoli 1998, pp. 516- 1956-57, p. 10; AE 1959, 299; AA.VV. 1973, pp. 43-45, 119
AA.VV. 1973, pp. 72-73, n. 87, tav. XLIII,2. figg. 78-81; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 109-110, 176
Cfr. ad esempio alcuni mosaici ostiensi in BECATTI schedatura delle sepolture individuali – a incinerazio-
517, fig. 3. n. 32, tav. XX; STEINBY 2003, pp. 58-59, tav. 6.2; LIVE- 120
STEINBY 2003, pp. 98, 118-119, n. 3, tav. 24.1-2; LI- figg. 125-126. 1961, p. 17, n. 16, tav. XIV, pp. 42-44, n. 64, tav. XV, ne e ad inumazione – si deve al lavoro di Isabella Buc-
85
M.L. MORRICONE MATINI, Roma: Reg. X Palatium, RANI, SPINOLA 2006, pp. 39-40, fig. 34. Si può ipotiz- VERANI, SPINOLA 2006, pp. 35-37, fig. 28.
149
Doveva misurare circa m 2,5 per lato. pp. 133-134, n. 267, p. 208, n. 394, p. 212, n. 394, tav. ci, che qui si ringrazia.
Mosaici Antichi in Italia, Regione I, Roma 1967, pp. zare che il saltus in questione possa esser connesso con 121
STEINBY 1987, p. 102; STEINBY 2003, pp. 88-89, tav. 150
L’anfora della forma detta «Dressel 20» è certamen- XIII.
193
Il progetto si basa in buona parte sui finanziamenti
100-102, tavv. XXI-XXII. gli Horti Serviliani menzionati in precedenza. 15.2-5; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 51, fig. 47. te la forma più comune nel bacino del Mediterraneo 177
LIVERANI 1999, p. 79, n. 15, fig. 84; LIVERANI, SPI- di un gruppo di munifici sostenitori dei Musei Vatica-
86
G. BECATTI, Scavi di Ostia, 4, Mosaici e pavimenti 102
AE 1959, 300 (B); F. MAGI, Il Titolo di Verecunda Ve-
122
AA.VV. 1973, pp. 52-53, n. 46, tav. XXVI,3. tra la metà del I e la metà del II secolo d.C., pur ab- NOLA 2006, p. 110, fig. 127. ni, il Canadian Chapter dei Patrons of the Arts in the
marmorei, Roma 1961, p. 87, n. 144, tav. XLIX. Ve ne neria, in RömQSchr, 57, 1962, pp. 287-291; AA.VV. 123
Una certa Apuleia Felix è sepolta in un’urna cinera- bracciando la sua produzione un lungo ambito crono- 178
A questo punto il vicolo diviene cieco e la tomba 15 Vatican Museums. I lavori, che prevedono anche un
sono anche altri tre molto simili, conservati nei magaz- 1973, pp. 41-42, n. 28, tav. XVIII,1; STEINBY 2003, p. ria trovata all’interno del coevo colombario 9. È possi- logico, dagli inizi del I secolo d.C. alla metà del III se- si affaccerà su di una piazzola collegata solo con l’area riallestimento delle due aree archeologiche contigue,
zini di Ostia, ma di provenienza ignota (BECATTI, Hor- 56; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 42 (cfr. anche supra, bile che questa defunta possa aver avuto rapporti di colo d.C. limitrofa alla via Triumphalis. dovrebbero terminare nell’autunno del 2010.
rea Epagathiana et Epaphrodisiana, cit. supra, nota note 100*** e 101***). Presso la stele di Verecunda parentela con i primi proprietari della piccola area se- 151
LIVERANI 1999, p. 79, figg. 81-83. Le anfore sono 179
Misure: circa 3,5 x 3 metri. 194
Sulla questione si può vedere anche J. ORTALLI, Sca-
367, p. 241, nn. 440-442, tav. XLIX). sono altre due stele – la 27, di Hordonia e di Ptolema- polcrale (cfr. AA.VV. 1973, pp. 77-78, n. 96, tav. state trasferite nei magazzini dei Musei Vaticani, ove 180
LIVERANI 1999, p. 79, n. 16, fig. 85; LIVERANI, SPI- vo stratigrafico e contesti sepolcrali. Una questione
87
P. LOPREATO, «Le grandi terme di Aquileia. I mosai- eus, e la 29, di una liberta di Anpennius Felix – poste- XLVII,2; STEINBY 2003, p. 89). sono tutt’ora conservate. NOLA 2006, p. 110, fig. 128. aperta, in AA.VV., Pour une archéologie du rite. Nouvel-
ci del frigidarium», in La Mosaïque gréco-romaine, IV, riori sia alla stele 28 che al colombario 1, cui si appog- 124
STEINBY 2003, p. 89. 152
CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. p; LIVERANI 1999, pp. 181
LIVERANI 1999, p. 79, n. 17; LIVERANI, SPINOLA les perspectives de l’archéologie funérarie (études réu-
Trèves 8-14 Agosto 1984, Paris 1994, p. 96, tav. giano (AA.VV. 1973, pp. 40-41, n. 27, tav. XVII,2, e p. 125
STEINBY 2003, pp. 101-104. Tra i sarcofagi possia- 79 e 81, figg. 89-90; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 106- 2006, p. 110. nies par John Scheid), Collection de l’École Française
XLIX,2. Un altro mosaico simile, trovato nel 1889 nel- 42, n. 29, tav. XVIII,2). mo ricordarne uno fittile a vasca, databile al I secolo 107, fig. 123. Nell’area di questo monumento sepol- 182
LIVERANI 1999, p. 79, n. 18, fig. 86; LIVERANI, SPI- de Rome, 407, Roma 2008, pp. 137-159 (con biblio-
l’area del Policlinico di Roma, è documentato da un 103
SUET., Nero, 6, 47; CASS. DIO, 63, 27, 3. d.C., ma riutilizzato in età severiana (cfr. STEINBY crale vennero alla luce parte di un sarcofago con un NOLA 2006, p. 112. grafia aggiornata).
disegno edito in P. CHINI, «Mosaici inediti di Roma 104
MAGI 1958, p. 95, tav. 8; AA.VV. 1973, pp. 38-40, 2003, p. 104, n. S2). cavallo, parte di un vaso marmoreo baccellato e alcuni 183
CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. l; LIVERANI 1999, pp. 195
Cfr. H. SCHROFF, in PAULY – WISSOWA, Real-Ency-
dall’archivio disegni della Sovraintendenza BB.CC. nn. 24-26, tavv. XVI,1-2 e XVII,1; STEINBY 1987, p. 108; 126
La tipologia più comune è costituita dalle inumazio- frammenti di iscrizioni. 82-83, n. 20; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 112. clopädie der classischen Altertumswissenschaft, s.v. Ta-
del Comune di Roma», in Atti del V Colloquio AISCOM BOSCHUNG 1987, p. 79, n. 33; STEINBY 2003, pp. 45- ni a cappuccina o a fossa semplice (cfr. STEINBY 2003, 153
Misura circa 2,80 metri per lato; JOSI 1931, fig. 11; 184
JOSI 1931, p. 27, n. 3; CASTAGNOLI 1992, p. 111; LI- bellarius, IV, A, 2, Stuttgart 1932, coll. 1844-1847.
1997, Tivoli 1999, pp. 201-202, fig. 5. 46; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 42, fig. 37. pp. 108-114; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 44 e 47, fig. CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. g; LIVERANI 1999, p. 83, VERANI 1999, p. 83, fig. 92; LIVERANI, SPINOLA 2006,
196
TC 26; inv. 52374. Cfr. LIVERANI, SPINOLA 2006, p.
88
Si rimanda all’edizione definitiva la corretta defini- 105
MAGI 1958, pp. 94-95, tav. 7; STEINBY 1987, pp. 40). n. 21, figg. 93-96; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 112- p. 112, fig. 130. La statuetta è ora conservata nel Ma- 59.
zione del testo ed del preciso significato delle parole 100-101; STEINBY 2003, pp. 75-78, tavv. 7.1-2 e 8.1-2; 127
STEINBY 2003, p. 111, tav. 62. 113, fig. 132. gazzino delle Corazze, nei Musei Vaticani (Inv. 4739; 197
TC 72; inv. 52393. Sui rapporti di unione tra donne
di questo complesso e affascinante epitaffio. LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 41-42, fig. 36. 128
STEINBY 2003, p. 158, tav. 41, figg. 1 e 2, e tav. 66; 154
LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 224. Cfr. BECATTI 1961, G. VON KASCHNITZ WEINBERG, Le sculture del magaz- libere e schiavi – e sulle leggi che di volta in volta li
89
MAGI 1958, pp. 87-115; AA.VV. 1973; STEINBY 1987 106
AA.VV. 1973, p. 43, n. 31, tav. XIX,2. LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 31, fig. 24. p. 97, n. 170, fig. 29, p. 102, n. 184, tav. XXXVI, p. 106, zino del Museo Vaticano, Città del Vaticano 1936-37, hanno regolati – si può vedere una sintesi in I. DI STE-
pp. 85-110; CASTAGNOLI 1992 pp. 112-114, tavv. 107
Altri «oboli di Caronte» sono stati ritrovati nel set- 129
MAGI 1958, p. 92; STEINBY 1987, p. 103; STEINBY n. 195, fig. 39, tav. XXXVIII, p. 132, n. 265, tav. XXXIV). pp. 126-127, n. 269, tav. LVII; E. SCHMIDT, in LIMC, VIII, FANO MANZELLA, Felix Q. Canusi Praenestini libertus
LXXV-LXXVI, figg. 151-153; LIVERANI 1999, pp. 54-57; tore dell’Autoparco, in prossimità del pozzo 66 (cfr. 2003, pp. 78-79, tav. 8.3; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 155
Anche in questo caso, per la descrizione del colom- Zürich-München 1997, s.v. Venus, p. 203, n. 94). in un’epigrafe inedita, in BMonMusPont, XIV, 1994,
STEINBY 2003; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 30-55. STEINBY 2003, p. 134, n. 40, e p. 137, n. 71), e si pos- 40-41, fig. 35. bario III, si rimanda al successivo paragrafo riguardan- 185
JOSI 1931, fig. 12; CASTAGNOLI 1992, p. 111, nn. r, s; pp. 90-92.
90
AA.VV. 1973, pp. 28-29, n. 5, tav. VI,2; BOSCHUNG sono considerare tali anche molte delle numerose mo- 130
STEINBY 2003, pp. 104-105, n. C 1. te il settore di Santa Rosa. LIVERANI 1999, pp. 68-71, nn. 6, 7, 8, figg. 61-63; LI- 198
TC 12; inv. 52215.
1987, p. 79, n. 29; STEINBY 2003, p. 45; LIVERANI, SPI- nete rinvenute nello scavo (cfr. STEINBY 2003, pp. 126- 131
Cfr. ad esempio T. NOGALES BASARRATE, J. MAR- 156
Misure: circa 2,5 metri per lato. JOSI 1931, fig. 16; VERANI, SPINOLA 2006, p. 104, figg. 119-121.
199
TC 176; inv. 52424. Il testo può solo genericamente
NOLA 2006, pp. 43-44, fig. 39. 140), tra cui quelle all’interno di due formae e di un QUEZ PÉREZ, Espacios y tipos funerarios en Augusta CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. i; LIVERANI 1999, p. 83, 186
LIVERANI 1999, p. 78, n. 13, figg. 41 e 42 (in alto); esser attribuito alla seconda metà del I secolo a.C.
91
AA.VV. 1973, pp. 27-28, n. 4, tav. VI,1; BOSCHUNG sarcofago della tomba 4 (cfr. infra). Sull’argomento in Emerita, in D. VAQUERIZO (a cura di), Espacio y usos n. 22, fig. 97; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 113-114, LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 109. 200
TC 153; inv. 52423. BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA
1987, p. 103, n. 770; STEINBY 2003, pp. 46-47; LIVERA- generale cfr. F. SINN HENNINGER, in G. KOCH, H. SI- funerarios en el Occidente Romano, I, Córdoba 2002, fig. 131. 187
CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. f; LIVERANI 1999, p. 2005-2006, p. 467, fig. 17; LIVERANI, SPINOLA 2006, p.
NI, SPINOLA 2006, pp. 43-44, fig. 39. CHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982, p. pp. 130-133. 157
LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 224. 68, n. 5, fig. 60; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 102, fig. 69, fig. 70.
92
MAGI 1958, p. 92, tav. IIa; STEINBY 1987, pp. 98-99; 41; G. BERGONZI, P. PIANA AGOSTINETTI, «L’obolo di 132
STEINBY 2003, pp. 106-108, tav. 22. 158
CASTAGNOLI 1992, p. 109, n. h, tav. LXVIII, fig. 136; 118. 201
P. HABEL, in PAULY – WISSOWA, Real-Encyclopädie
STEINBY 2003, pp. 96-98, tavv. 18.4 e 19.1; LIVERANI, Caronte», «aes rude» e monete nelle tombe: la pianura 133
MAGI 1958, p. 92, tav. IV; STEINBY 1987, p. 103; LIVERANI 1999, p. 61, n. 1, figg. 48-49; LIVERANI, SPI- 188
JOSI 1931, fig. 13; CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. q, der classischen Altertumswissenschaft, s.v. Aquarii, II,1,
SPINOLA 2006, p. 43, fig. 38. padana tra mondo classico e ambito transalpino nella STEINBY 2003, pp. 80-82, tavv. 9.2 e 10.1-2; LIVERANI, NOLA 2006, p. 100, fig. 112. tav. LXXIV, fig. 149; LIVERANI 1999, p. 71, n. 9, fig. 64; Stuttgart 1895, coll. 311-312; E. DE RUGGIERO, Dizio-
93
STEINBY 2003, pp. 82-83, tav. 11.1-2; LIVERANI, SPI- seconda età del ferro, in ScAnt, 1987, 1, pp. 161-223; F. SPINOLA 2006, pp. 37-39, figg. 32-33. 159
Misure circa 4 x 3,2 metri. LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 104-106, fig. 122. nario epigrafico di antichità romane, I, voce Aqua I.B
NOLA 2006, pp. 47 e 49-51, fig. 46. CECI, L’interpretazione di monete e chiodi in contesti 134
AA.VV. 1973, pp. 47-48, n. 36, tav. XXII,2; STEINBY 160
JOSI 1931, figg. 4 e 18; CASTAGNOLI 1992, p. 109, n. 189
CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. n; LIVERANI 1999, pp. Familia publica a) Aquarius, pp. 554-555, con numero-
94
STEINBY 1987, p. 98; STEINBY 2003, pp. 82-83, tav. funerari. Esempi dal suburbio romano, in M. Heinzel- 2003, pp. 60-61. Il colombario 4 deve decentrare il c, tav. LXX, fig. 140; LIVERANI 1999, p. 61, n. 2, fig. 50; 71-73, n. 10, figg. 65-70; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. si confronti epigrafici. In ambito privato, tra gli schia-
11.1-2. mann, J. Ortalli, P. Fasold (a cura di), Römischer Be- suo ingresso per rispettare la stele, di conseguenza si LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 100-101, fig. 113. 106-107, fig. 123. vi, il compito degli aquarii era quello del trasporto del-
95
MAGI 1958, p. 92 e tav. III; STEINBY 1987, p. 99; stattungsbrauch und Beigabensitten in Rom, Nordita- può dedurre l’anteriorità e l’uso della sepoltura segna- 161
JOSI 1931, p. 29, figg. 17-18; CASTAGNOLI 1992, p. 190
Misure: circa 4,10 x 4,90 metri. l’acqua entro orci, necessario in tutte le case private,
STEINBY 2003, pp. 85-88, tavv. 13.1-2 e 14.1-3; LIVE- lien und den Nordwestprovinzen von der späten Repu- lata da quest’ultima. 110, n. h; LIVERANI 1999, p. 61, figg. 51-53; LIVERANI, 191
Lo scavo è stato condotto, sotto la soprintendenza come anche in molti luoghi pubblici e officine: Giove-
RANI, SPINOLA 2006, pp. 47-49, figg. 44-45. blik bis in die Kaiserzeit (Internationales Kolloquium, 135
Per i confronti vedi STEINBY 2003, p. 81, nota 24. SPINOLA 2006, p. 101, fig. 114. di Francesco Buranelli (allora direttore dei Musei Va- nale, nelle Satirae (VI, 332), parla degli aquarii come
96
STEINBY 2003, pp. 86-87, note 40-44. Tra questi con- Rom 1.-3. April 1998), Palilia, 8, Wiesbaden 2001, pp. 136
Gli oscilla, in realtà, erano elementi marmorei – di 162
JOSI 1931, fig. 7; CASTAGNOLI 1992, p. 110, n. e; LI- ticani), da Paolo Liverani, Giandomenico Spinola e degli schiavi più umili. In questo caso, il particolare
fronti si può citare anche il sepolcro XXV di santa Rosa 87-97; STEINBY 2003, pp. 127-128. Molte relazioni so- forma circolare, semilunata o a pelta – che venivano VERANI 1999, pp. 67-68, n. 4, fig. 59; LIVERANI, SPINO- Leonardo Di Blasi, che ha curato, con l’aiuto di Giu- contesto topografico del Nemus Cai et Luci, rende
(cfr. infra e LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 66-67, fig. no state presentate in Trouvailles monétaires de tom- appesi sotto le arcate o gli architravi dei portici, per LA 2006, p. 102, fig. 4. seppe D’Errico, anche la parte grafica. Sono anche da probabile un lavoro connesso con i numerosi bacini
66). bes. Actes du deuxième Colloque International du decorarli appunto con il loro oscillare al vento. 163
LIVERANI 1999, p. 68, fig. 59; LIVERANI, SPINOLA ringraziare tra gli archeologi, a diverso titolo, Giorgio d’acqua – e relative adduzioni – del luogo, presumibil-
97
Lo sfondamento volontario della volta potrebbe far Groupe Suisse pour l’étude des trouvailles monétaires 137
AA.VV. 1973, pp. 48-49, n. 38; STEINBY 2003, pp. 1999, p. 224. Non dissimile è il pavimento del colom- Filippi, Alessia Amenta, Daniele Battistoni, Claudia mente svolto negli anni immediatamente successivi al-
pensare al riuso del sepolcro interrato, per realizzare (Neuchâtel, 3-4 mars 1995), Lausanne 1999. Cfr. an- 49-50, n. 1, e p. 82, tav. 3.1. bario 1 della necropoli di Santa Rosa (cfr. infra) ed al- Valeri, Eleonora Ferrazza e Daniele Borgonovo. Inol- la sua inaugurazione.
alcune fosse per inumati. che Caronte. Un obolo per l’aldilà, Giornate di Studio, 138
MAGI 1958, p. 96, tav. IIb; STEINBY 1987, pp. 103- cuni mosaici ostiensi (cfr. BECATTI 1961, p. 17, n. 16, tre vanno ricordati i restauratori dei Musei Vaticani 202
Res gestae divi Augusti, app. 2; SUET., Aug., 43, 2;
98
MAGI 1958, p. 96; STEINBY 1987, pp. 99-100; STEIN- 20 (Salerno, 20-22 Febbraio 1995) in PP, 50, 1995, pp. 104; STEINBY 2003, pp. 83-85, tav. 12.1-2; LIVERANI, tav. XIV e pp. 42-44, n. 64, tav. XV), tutti dei primi de- che sono intervenuti nei cantieri e nei laboratori: per i CIL VI 31566 = XI 3772; cfr. anche TAC., Ann. 14, 15, 2.
BY 2003, pp. 90-95, tavv. 16.1-5 e 17.1; LIVERANI, SPI- 161-535; M.P. DEL MORO, L’utilizzo della monete in SPINOLA 2006, p. 37, figg. 29 e 30. cenni del II secolo d.C. marmi, i maestri Luciano Ermo e Guy Devreux, Mas- 203
DIO CASS., 66.25.3-4: __ __ _____ __ ___ _____
NOLA 2006, pp. 44-47, figg. 41-42. corso e l’utilizzo delle monete fuori corso nelle catacom- 139
Su questo tipo di collegio cfr. supra, nota 39***. 164
JOSI 1931, p. 29, figg. 3, 4, 6, 15 e 18; CASTAGNOLI simo Bernacchi, Stefano Spada, Andrea Felice, Patri- ___ __ _______.
99
Su questo tipo di collegio cfr. supra, nota 39***. Sul- be romane, relazione in Atti del XIII Congresso Inter- 140
STEINBY 2003, pp. 23 e 84-85. In una forma venne 1992, p. 109, n. d, tav. LXX, fig. 140; LIVERANI 1999, zia Rossi; per i mosaici, Roberto Cassio e Paolo Mo- 204
PIR I 222 e 216.
la parete di fondo, le due nicchie dell’ordine superiore nazionale di Numismatica di Madrid (15-10 settembre trovata una moneta – un asse – con dedica alla Diva pp. 61 e 67, n. 3, figg. 54-56; LIVERANI, SPINOLA 2006, naldi; per le terrecotte, i vetri ed i metalli, Flavia Callo- 205
Cfr. A.M. LIBERATI, LTUR III, Roma 1996, p. 337, s.v.
conservano ben tre lastrine iscritte: la prima a sinistra 2003). Faustina (141-161 d.C.); si tratta di un conio più anti- pp. 101-102, figg. 115-116. ri, Henriette Schokking, Fabiana Francescangeli, An- «Naumachia Augusti»; E. PAPI, Ibid., p. 340, s.v. «Ne-
è dedicata da Lucius Pontius Hermeros a sé ed alla 108
MAGI 1958, p. 95, tav. IV; STEINBY 1987, p. 101; co della cronologia attribuita al sepolcro, ma questa 165
Misure: circa 3,90 x 3,50 metri. gelica Mazzucato, Alice Baltera, Massimiliana Landi, mus Caesarum». Alcuni ritengono che questo com-
moglie Atalante, le altre due, a destra, sono di «Eros, STEINBY 2003, pp. 79-80, tav. 9.1-2; LIVERANI, SPINO- moneta potrebbe aver circolato per molti decenni. 166
Inv. 38847. JOSI 1931, fig. 6; CASTAGNOLI 1992, tav. Giulia Barella, Eva Mentelli; per gli affreschi e gli plesso fosse nei pressi dell’attuale area di piazza San
servus atriensis» (una sorta di portiere) degli Horti LA 2006, p. 37, fig. 31.
141
STEINBY 2003, p. 162. LXXI, fig. 142; LIVERANI 1999, pp. 61 e 67, figg. 57-58. stucchi, Alessandra Zarelli, Fabio Piacentini, Simone Cosimato, altri (F. COARELLI, in Ostraka, 1.1, 1992,
Serviliani, alla moglie Claudia Tiberia Venusta e di 109
AA.VV. 1973, pp. 45-47, nn. 33, 34 e 35, tavv. XXI,1- 142
AA.VV. 1973, pp. 76-77, n. 94, tav. XLVII. 167
Riguardo simili esportazioni si può vedere D.U. Virdia, Vittoria Cimino, Maria Pustka, Francesco pp. 39-54) fuori Porta Portese.
Manius Servilius Romanus, soldato della I coorte, alla 2 e XXII,1; STEINBY 2003, pp. 59-60, tav. 6.3; LIVERANI, 143
AA.VV. 1973, p. 66, n. 74, tav. XXXVI. SCHILARDI, Paros and the Export of Marble Sarcophagi Prantera, Paola Guidi, Marco Innocenzi e Bruno Ma- 206
P. LIVERANI, in AA.VV., Vixerunt Omnes. Romani ex
moglie Betiliena Euryale. Sulla parete di sinistra una SPINOLA 2006, p. 37. 144
Il trattato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano dell’11 to Rome and Etruria, in D.U. SCHILARDI, D. KATSONO- rocchini, coordinati dal maestro Maurizio De Luca. imaginibus. Ritratti romani dai Musei Vaticani (cat.
lastrina iscritta, relativa alla nicchia maggiore, attribui- 110
STEINBY 2003, pp. 28 e 103-104, n. S1, tav. 20.5; LI- Febbraio 1929. POLOU (edd.), Paria lithos, Athens 2000, pp. 537-557. Una preziosa collaborazione è stata data dal Laborato- della mostra, in giapponese), Tokyo 2004 (ed. italiana
sce la proprietà dei cinerari a Tiberius Claudius One- VERANI, SPINOLA 2006, p. 37, fig. 30. Il bollo è del tipo
145
La numerazione delle camere funerarie segue quella 168
LIVERANI 1999, pp. 75-77, n. 12, figg. 76-77; LIVE- rio di Ricerche Scientifiche, nelle persone di Ulderico Tokyo 2005), p. 26, fig. 10; BURANELLI, LIVERANI, SPI-
simus, liberto di Menophilus, ed a sua moglie Claudia edito in CIL XV 1293 = Suppl. 530, attestato a Pompei stabilita da JOSI 1931 e LIVERANI 1999. RANI, SPINOLA 2006, p. 109, fig. 125. Santamaria e Fabio Morresi. Infine vanno menzionati NOLA 2005-2006, p. 471, fig. 18; LIVERANI, SPINOLA
Prisca, liberta di Iliades; la prematura morte del figlio (quindi precedente all’eruzione del Vesuvio nel 79 146
JOSI 1931; E. JOSI, in RendPontAcc, VII, 1929-31, p. 169
Della fine del I secolo a.C./inizi del II secolo d.C. il Laboratorio di Materie Plastiche, nelle persone di 2006, p. 60, fig. 56; SPINOLA 2006, pp. 44-45.
ha fatto aggiungere una seconda dedica, relativa alla d.C.); la vasca è coperta da tre mattoni bipedali, due 195; G. GATTI, in BullCom, 1933, p. 285; P. STYGER, 170
JOSI 1931, p. 27, fig. 8; CASTAGNOLI 1992, p. 109, n. Fabio Mastrolorenzi e Alessandro Bartomioli, la squa- 207
Inv. 40674. Lo scultore, coadiuvato da un aiutante,
sepoltura di quest’ultimo. Cfr. AA.VV. 1973, pp. 56- dei quali recano il bollo CIL XV 981, menzionante Römische Katakomben, Berlin 1933, pp. 348-349; ID., a, tav. LXX, figg. 138-139; LIVERANI 1999, pp. 84-85, dra manutenzione, diretta da Antonio Maura, l’Inven- sta realizzando, con il trapano corrente, la decorazio-
58, nn. 52-57, tavv. XXVIII,4, XXIX,1-2, XXX,1-2, Cneus Domitius Afer, forse il console suffetto del 39 Römische Märtyrergrüfte, Berlin 1935, pp. 48ss., tavv. figg. 98-105; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 114. tario Generale, coordinato da Alessandra Uncini, e ne di un sarcofago a vasca con protomi leonine (cfr. J.
XXXI,1. d.C. che morì nel 59 d.C. 37-40; L. CASTELLI, Quel tanto di territorio, Roma 171
I bipedali prendevano il nome dalla misura di due l’intero Archivio Fotografico, che ha curato la realiz- STROSZECK, Die antiken Sarkophagreliefs, VI,1, Löwen-
100
AA.VV. 1973, p. 57, n. 55. Varie altre iscrizioni men- 111
AA.VV. 1973, pp. 50-51, nn. 40-43, tavv. XXIV e XXV, 1940, pp. 78, 80; B.M. APOLLONI GHETTI – A. FERRUA piedi = 60 cm. Alcuni presentano il bollo CIL XV 811d, zazione della documentazione fotografica sullo scavo Sarkophage, Berlin 1998, pp. 19, 23, 72, 90, 95, nota
zionano gli Horti in questione (CIL VI 8673; AE 1958, e p. 77, n. 95, tav. XLVI,2. – E. JOSI – E. KIRSCHBAUM, Esplorazioni sotto la con- di età traianea. Cfr. LIVERANI 1999, p. 85, nota 55. e sui materiali, in particolare Rosanna Di Pinto, Filip- 771, tav. 94, fig. 8; K. EICHNER, Technische Vorausset-
278; AA.VV. 1973, pp. 41-42, n. 28, p. 64, n. 70, p. 68, 112
AA.VV. 1973, p. 49, n. 39, tav. XXIII,2; STEINBY 2003, fessione di San Pietro in Vaticano, Città del Vaticano 172
P. STYGER, Römische Katakomben, Berlin 1933, tav. po Petrignani, Daniela Valci, Luigi Giordano, Pietro zungen für die Massenproduktion von Sarkophagen in
n. 79 e pp. 158-160). A queste bisogna aggiungere una pp. 47 e 100; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 54. 1951, p. 20, fig. 7; A. VON GERKAN, Von antiker Archi- 54; JOSI, Scoperta d’un tratto dell’antica via Trionfale in Zigrossi e, soprattutto, Alessandro Bracchetti, cui si konstantinischer Zeit, in G. KOCH (ed.), Sarkophag-
stele rinvenuta nella stessa area vaticana e conservata 113
STEINBY 2003, pp. 62-63 e 100; LIVERANI, SPINOLA tektur und Topographie, Stuttgart 1959, p. 361; CAR, G Vaticano, cit. supra, nota 328, fig. 9; CASTAGNOLI deve l’ultima campagna fotografica. A parte va reso Studien, 2, Akten des Symposiums «Frühchristliche
nel Lapidario Profano ex Lateranense (inv. 26593); su 2006, p. 54, fig. 52. 3; F. MAGI, in EAA VI (1965), s.v. Roma, p. 868-869; 1992, tav. LXXIII, fig. 146; LIVERANI 1999, pp. 73-75, merito alla pregevole opera di Giovanni Lattanzi, au- Sarkophage», Marburg, 30.6-4.7. 1999, Mainz am
di essa è la dedica di Sextilia Secunda al suo contuber- 114
STEINBY 1987, p. 102; STEINBY 2003, p. 99, tav. 19.2 ID., ActaInstRomFin VI, 1973, pp. 15-16, tav. III; S. figg. 71-74; LIVERANI, SPINOLA 1999, p. 224, fig. 7; LI- tore di numerose fotografie dello scavo, effettuate nel Rhein 2002, pp. 75-77, tav. 26).
nale (convivente), servo imperiale presso gli Horti Ser- e 4; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 52, fig. 49. DELLI, Strade in Vaticano, Roma 1982, pp. 110-111; VERANI, SPINOLA 2006, pp. 73 e 75, figg. 71-74. 2006 in occasione di un articolo sulla rivista Archeo. 208
Galleria dei Candelabri, inv. 2671; G. LIPPOLD, Die
viliani, che venne «trovata nel mese di giugno 1840 in 115
Cfr. STEINBY 2003, p. 99, nota 93. STEINBY 1987, pp. 87-88; CASTAGNOLI 1992, pp. 108- 173
Cfr. ad esempio BECATTI 1961, p. 84, n. 136 e p. 89, 192
Le prime notizie sono state edite in L’attività della Skulpturen des Vaticanischen Museums, Berlin 1956,
alcuni antichi sepolcri discoperti nella piazza di Belve- 116
STEINBY 1987, p. 102; STEINBY 2003, pp. 95-96, 112; LIVERANI, SPINOLA 1999, pp. 223-225; LIVERANI n. 150, tav. LXXXI, pp. 149-150, n. 287, tav. LXXIX, p. Santa Sede 2003, pp. 1294-1295; Ibid., 2004, p. 1308; pp. 317-318, n. 52, tav. 142; G. ZIMMER, Römische Be-
dere, in occasione dei nuovi lavori intrapresi quivi per tavv. 17.3-4 e 18.3; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 52, fig. 1999, pp. 61-90; Carta I, n. 124; LIVERANI, SPINOLA 197, n. 377 e pp. 197-198, n. 378, tav. LXXXIII. Il mo- F. BURANELLI, L. ERMINI PANI, MemPontAcc XVII, rufsdarstellungen, Berlin 1982, pp. 157-158, n. 80; P.
ordine di Mr. Massimi maggiordomo [Emiliano Sar- 50. 2006, pp. 96-115. saico venne staccato nel 1930 e quindi trasferito nei 2003, pp. 2-3; STEINBY 2003, pp. 1-3. Una presenta- LIVERANI, in Vixerunt omnes (cit. supra, nota 192) To-
ti]» (CIL VI 8674). Sugli Horti Serviliani cfr. L. CHIOF- 117
U. SANSONI, Il nodo di Salomone. Simbolo e archeti- 147
La pianta schematica generale proposta da LIVERA- Musei Vaticani (inv. 45776). zione dello scavo più completa è edita in F. BURANEL- kyo 2004, pp. 110-112, n. 14 (= ed. italiana Tokyo

338 339
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2005, pp. 62-63); G. SPINOLA, Il Museo Pio Clementi- ca, in D. VAQUERIZO (a cura di), Espacio y usos funera- portante e caratteristica del Vaticano pre-cristiano. Si 240
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 61-63. Di questo co- crale. ria fosse diretta all’imperatore, al senato o a qualche
no. 3, Città del Vaticano 2004, pp. 255-256, n. 52 (con rios en el Occidente Romano, I, Córdoba 2002, pp. possono infatti ricordare la grande iscrizione dell’auri- lombario, della metà del I secolo d.C., sono visibili 254
Il colombario, edificato verso il 60 d.C., deve aver alto funzionario dell’amministrazione. Le motivazioni
bibliografia precedente). 259-285) o altre urne cinerarie marmoree a forma di ga Publius Avilius Teres (CIL VI 37834), i cui frammen- parte del muro settentrionale, con due nicchie per accolto deposizioni almeno fino alla fine del I secolo di legazioni municipali e coloniali attestate dalle fonti
209
Si tratta di un contenitore prodotto tra Umbria ed canestro (cfr. SINN, Ibid., pp. 62-63, 175, nn. 341-344). ti sono stati rinvenuti a più riprese tra Castel Sant’An- doppie olle cinerarie, e parte del muro di fondo occi- d.C. letterarie o epigrafiche sono raccolte in G. IACOPI, s.v.
Etruria, nell’alta valle del Tevere, per il trasporto del 216
Sulla creazione di spazi e recinti funerari, anche con gelo e il Vaticano, l’iscrizione funeraria dell’auriga dentale, con una nicchia maggiore; le pareti sono into- 255
Al di sopra della ghirlanda marmorea, due piccoli Legatus n. 5, in E. DE RUGGIERO, Dizionario epigrafico
vino di qualità dell’Italia centrale. Il contenitore detto l’uso di materiali deperibili, cfr. D. VAQUERIZO, Recin- Pompeius (CIL VI 33953), proveniente dalla stessa nacate e dipinte di rosso, mentre il pavimento preve- chiodi dovevano fissarne una vegetale. di antichità romane, IV, 512-521.
«di Spello» sembra diffuso in un ambito cronologico tos y Acotados funerarios en Colonia Patricia Corduba, area, le iscrizioni CIL VI 10056, dalla Basilica Vaticana, deva una cornice a listelli marmorei. 256
Cfr. D. BOSCHUNG, Antike Grabaltäre aus den Ne- 270
Accanto è stata rinvenuta la stele TC 22 (inv.
ben definito – tra il 50 ed il 150 d.C. – pur con spora- in Madrider Mitteilungen, 43, 2001, pp. 168-205; ID., e CIL VI 10067, vista nella rotonda di Santa Petronilla 241
Tra le tombe XXI e XXVI si dispongono numerose in- kropolen Roms, Bern 1987, pp. 96-97, nn. 643, 644, 52370), con dedica di Glaucinus alla moglie Iunia
diche presenze anche leggermente oltre; il vino espor- Espacio y usos funerario en Corduba, in D. VAQUERIZO prima della sua distruzione. Segnalazioni sempre dal- cinerazioni, alcune delle quali con una stele come se- 649, 651, 656. Cryso, franata da un sepolcro poco a monte.
tato potrebbe essere quello prodotto in quelle colline (a cura di), Espacio y usos funerarios en el Occidente l’area vaticana risalenti a varie epoche ricordano gnacolo; molte dediche riportano i nomi di probabili 257
La figura femminile si appoggia a un tino con la ma- 271
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 464,
dalla vite menzionata da Plinio come hirtiola (o irtio- Romano, II, Córdoba 2002, pp. 168ss.; A.B. RUIZ OSU- l’iscrizione dell’auriga Appuleius Diocles (CIL VI liberti imperiali di età giulio-claudia. Tra queste si pos- no sinistra. La lettura della scena presenta dei margini figg. 12 e 13; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 70-74, figg.
la), appunto dalla gens Hirtia, e le piccole dimensioni NA, La monumentalización de los espacios funerarios en 10048) e altre che non conservano il nome, ma pur sono ricordare la stele con dedica a Caius Iulius An- d’incertezza, in quanto potrebbe invece rappresentare 73-77; SPINOLA 2006, pp. 45-46.
dovrebbero indicare che tale vino era considerato di Colonia Patricia Corduba (Ss. I a.C.-II d.C.), Arqueolo- sempre relative ai giochi del circo (CIL VI 10052, chinus (TC 83; inv. 52434), quella con dedica al patro- i giochi infantili del dio, ospite delle ninfe di Nysa. 272
Cfr. H. JOYCE, The Decoration of Walls, Ceilings,
qualità. Progressivamente – dalla fine del I secolo d.C. gia Cordobesa, 16, 2007, pp. 56ss.; M.R. PICUTI, Il con- 10057). Dal vicino settore dell’Autoparco provengono nus Severus (TC 102; inv. 52433), quella di Claudia 258
Cfr. P. CASTRÉN, Acta Instituti Romani Finlandiae and Floors in Italy in the Second and Third Centuries
– l’anfora «di Spello» viene a sostituire, anche se in tributo dell’Epigrafia latina allo scavo delle necropoli la stele funeraria di Theseus (AA.VV. 1973, p. 69, n. Nice al figlio Tiberius Claudius Vitalis (TC 104; inv. VI, 1973, pp. 158-161; STEINBY 2003, pp. 20-21, 26. A.D., Roma 1981, pp. 72-78, figg. 69, 70, 71, 73-79.
forma ridotta, parte del mercato coperto dall’anfora antiche, in AA.VV., Pour une archéologie du rite. Nou- 81, tav. XL), auriga dei Verdi (agitator della factio Prasi- 52432) e quella di Tiberius Pyramus e Faenia Favor ai 259
R. HANSLIK, RE XVIII (1949), s.v. Passienus, cc. 2097- 273
Questo motivo illusionistico, irregolarmente adatta-
«Dressel 2-4», adibita al trasporto vinario dell’intera velles perspectives de l’archéologie funérarie (études na), e un bustino di auriga. Si può citare infine il caval- figli Ianuarius e Restitutus (TC 108; inv. 52431). 2098, n. 2; PIR VI2 (1998) Passienus 146. Ringraziamo to alle dimensioni del vano e creato da elementi qua-
penisola, ma soprattutto laziale e campano (cfr. Ostia réunies par John Scheid), Collection de l’École Fran- lo Volucer della stessa fazione, sepolto in Vaticano 242
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, pp. 464- Claudia Lega e Ivan Di Stefano per aver discusso con drati, a «L» ed esagonali, ricorda quello di alcuni mo-
I, p. 108, fig. 544; Ostia II, pp. 105-106, figg. 521-523; çaise de Rome, 407, Roma 2008, pp. 47-49 (con bi- dall’imperatore Lucio Vero (SHA, Verus 6. 3-4). Cfr. 467, fig. 14; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 81-82, figg. noi gli aspetti prosopografici. saici ostiensi del 120-130 d.C. (cfr. ad esempio BECAT-
Ostia III, pp. 206 e 624, fig. 369; A. TCHERNIA, Le vin bliografia di riferimento). anche LIVERANI 1999, pp. 21-28 e 32-34; ID., in LTUR, 88 e 89. Davanti alla lastra è inserita nel terreno un’an- 260
SCHOL. AD IUV., 4.81; HIER., Chron. ad a. 38 (p. 178 TI 1961, p. 102, n. 184, tav. XXVI e pp. 123-124, n. 225,
dans l’Italie romaine, Roma 1976, passim). 217
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 67-69, fig. 68. La tom- Supplementum, III, Roma 2005, pp. 11-12, s.v. «Gai et fora «di Spello» (50-150 d.C.), relativa a una incinera- Helm). Sulle sue tenute sulla riva destra del Tevere cfr. tav. XXX).
210
Si tratta di una serie di anfore derivate da un proto- ba presenta gli alzati quasi del tutto rasati già in anti- Neronis Circus»; M.A. TOMEI, Ibid., pp. 12-13, s.v. zione successiva. P. BACCINI LEOTARDI, in LTUR, Suburbium, II, Roma 274
Al di sotto della preparazione del mosaico – rimos-
tipo greco-insulare (Cos), ma di fabbricazione italiana co. Di particolare interesse sono le olle cinerarie, di di- «Gaianum». 243
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 467, 2004, pp. 169-170, s.v. «C. Crispi Passieni so per ragioni conservative e successivamente ricollo-
o provinciale (spesso spagnola). In Italia il contenitore mensioni maggiori del consueto e di un tipo attestato 226
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 67, figg. 67a, 67b. fig. 15; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 80-81, figg. 86 e Praediorum». cato in posto – sono state appunto ritrovate quattro
era prevalentemente adibito al trasporto dei vini cam- soprattutto nella prima età augustea. 227
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 66-67, fig. 66. 87; SPINOLA 2006, p. 43. In seguito intorno alla tomba 261
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 85-86, figg. 93-94. La olle cinerarie.
pani e laziali, dalla fine del I secolo a.C. agli inizi del II 218
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 69, fig. 69. Il sepolcro 228
Riguardo la funzione di questo tubulo maggiore si si affollarono un gran numero di sepolture individuali tomba è solo genericamente databile alla seconda me- 275
La scena si svolge sulle rive dello Stige; nel mondo
secolo d.C. (cfr. Ostia II, pp. 119-124, 127-136, 143- XXII è costruito in opera laterizia e conserva anche la potrebbe considerare anche il parallelo con quanto a incinerazione; tra queste si possono ricordare quelle tà del I secolo d.C. greco questo fiume mefitico era però inteso come una
146, nn. 16-46; Ostia III, pp. 497-504; C. PANELLA, M. sua copertura a botte, mancante solo dell’estradosso. constatato in tombe della vicina necropoli dell’Anno- che conservano il nome del defunto scolpito su di una 262
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 63-64, figg. 61-62; SPI- divinità femminile, figlia di Okeanos e Teti (Esiodo) o
FANO, Le anfore con anse bifide conservate a Pompei: Sulla fronte è un riquadro in laterizio, dove originaria- na dove le foto dello scavo testimoniano pozzetti ap- stele: come TC 117 (inv. 52429), frammentaria con NOLA 2006, p. 43. della Notte e dell’Erebo (Igino). Viceversa l’Acheron-
contributo ad una loro classificazione, in Méthodes clas- mente era inserita una lastra marmorea con la dedica parentemente destinati a incinerazioni in cui si inne- iscritto R[—-]ONIUS DULGENTISSIMUS, TC 125 (inv. 263
La tomba deve esser stata soggetta a frequenti pic- te è in forme maschili, essendo un figlio di Gaia, con-
siques et méthodes formelles dans l’étude des amphores, ai titolari della tomba: questa iscrizione renderebbe stano tubuli simili (LIVERANI 1999, pp. 84-85, n. 23, 52410), con dedica del liberto Agathangelus al patro- cole frane e interri, visto che, intorno all’ingresso si è dannato ad essere un fiume infero per aver dissetato i
in MEFRA, suppl. 32, 1977, pp. 133-177; L. FARIÑA DEL pleonastica quella della stele. figg. 103-104; cfr. inoltre pp. 61-67, n. 3, fig. 58 e su- no Matius Martialis, e TC 137 (inv. 52422), di Attia creata un’area libera delimitata da alcuni laterizi posti Giganti nella lotta contro gli Dei. La personificazione
CERRO, W. FERNANDEZ DE LA VEGA, A. HESNARD, 219
La stele, identificata con la sigla TC 167, presenta pra, p. 55*** e infra, p. 78***). Eutychia al marito Titus Senius Abascantus. di taglio, per preservare la tomba dalle infiltrazioni di barbata, comunque, potrebbe essere anche una più
Contribution à l’établissement d’une typologie des am- subito di fronte un tubulo per le libagioni verso un ci- 229
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 89. 244
Ad una fase successiva all’abbandono della tomba terra e il suo accesso da altre sepolture. generica raffigurazione dell’Averno, il lago vulcanico
phores dites «Dressel 2-4», Ibid., pp. 179-206; M. nerario (TC 165) e un’anfora (TC 166) relativa ad 230
Attualmente quasi tutto il sepolcro è purtroppo co- di Alcimus appartiene la lunga stele con la dedica di 264
La muratura della volta copre le facce laterali del- campano ritenuto l’ingresso dell’Ade.
SCIALLANO, P. SIBELLA, Amphores. Comment les iden- un’altra sepoltura a incinerazione. perto da una grande soletta di cemento armato. Lucius Marcus Valerius Onesimus alla moglie Clodia l’ara-cinerario, ove sono scolpiti i due canonici ele- 276
De Acherontis Transitu (VI, 384-425): «Quindi con-
tifier?, Barcelona 1994, p. 38). In alcuni rari casi l’an- 220
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 69-70, fig. 71. La tom- 231
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, pp. 457- Elpidiva, ritrovata addossata al sepolcro, ma non per- menti sacrificali, l’urceus e la patera. tinuano il viaggio iniziato e s’avvicinano al fiume. Ma
fora «Dressel 2-4» presenta alcune attestazioni anche ba presenta l’ingresso rivolto ad est, verso valle, ma 459, figg. 5-6; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 88-89, tinente ad esso; probabilmente la stele è franata da 265
La tomba (TC 75; inv. 52385) è corredata da una quando il nocchiero li vide venire di lì ormai dalla on-
più tarde (cfr. A. DESBAT, H. SAVAY GUERRAZ, in Gal- dopo più di mezzo secolo questo venne chiuso dal figg. 98-100; SPINOLA 2006, pp. 42 e 44. una tomba più a monte in occasione dei grandi cedi- stele, con dedica a Seria Fortunata da parte del marito da Stigia per il bosco selvoso e volgere il piede alla ri-
lia, 47, 1990, pp. 203-213). muro occidentale del sepolcro III. 232
SPINOLA 2006, p. 42. Piuttosto vicini appaiono alcu- menti del terreno del colle, intorno al 130-140 d.C. Lucius Serius Secundus, sotto cui è una lastra con i fo- va, così per primo li affronta a parole e inoltre li sgri-
211
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 471, 221
Tubulo: TC 171; stele: TC 172. Davanti alla stele è ni ritratti infantili di età tiberiano-claudia: cfr. ad 245
Il termine custos (custode, guardiano, protettore), ri per le libagioni; a fianco è parte di un’anfora (TC da: “Chiunque tu sia, tu che armato giungi ai nostri
fig. 20; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 79-80, fig. 84; anche una lucerna (inv. 52306) con un cervo, un ramo esempio B. DI LEO, in A. GIULIANO (a cura di), Museo anche alla luce degli strumenti raffigurati presso Alci- 74) pertinente ad un’altra incinerazione. fiumi, su dì perché vieni da lì e ferma il passo. Questo
SPINOLA 2006, p. 45. di palma e, forse, una faretra – del tipo Bailey Piii, da- Nazionale Romano. Le sculture, I/9,1, pp. 172-174, n. mus, va inteso in nell’accezione più generica di «cura- 266
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 471, è il luogo delle ombre, del sonno e della notte sopori-
212
I servi lanternarii erano genericamente adibiti all’il- tabile tra la seconda metà del I e la prima metà del II R132; B. ANDREAE (a cura di), Bildkatalog der Skulptu- tore» (cfr. ad esempio le diverse letture in CIL VI 130, fig. 19; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 64-65, figg. 63- fera: è proibito trasportare corpi vivi con la barca sti-
luminazione notturna – ad esempio illuminavano il la- secolo d.C. ren des Vatikanischen Museums, I, Museo Chiaramonti, 1585, 3962, 6226, 8431). 64; SPINOLA 2006, p. 43. gia. Davvero non mi son rallegrato d’aver accolto sul
voro dei pittori d’iscrizioni (cfr. A. HUG, in PAULY – 222
E. DE RUGGIERO, Dizionario epigrafico di antichità Berlin-New York 1995, p. 17*, nn. 193 e 194, tavv. 131 246
Questi strumenti sono documentati in numerosi al- 267
Si tratta di un gran numero di incinerazioni, tra cui lago Alcide (Ercole), che avanzava, né Teseo e Piritoo,
WISSOWA, Real-Encyclopädie der classischen Altertum- romane, III, voce Hortator, p. 992; LIVERANI, SPINOLA e 132-133. tari, basi e stele: cfr. G. ZIMMER, Römische Berufsdar- la menzionata stele TC 75 (inv. 52385; cfr. supra), la benché fossero figli di dei e invitti per le forze. Il pri-
swissenschaft, s.v. Lanterna, XII,1, Stuttgart 1921, coll. 2006, p. 70, fig. 72; SPINOLA 2006, p. 45. Sono noti a 233
Il contesto, sigillato, permette di datare con certez- stellungen, Berlin 1982, pp. 161-179, nn. 84-111. In stele frammentaria TC 62 (inv. 52420) e molti cinerari mo con la mano mise in catene il custode del Tartaro e
693-694; AE 1915, 62) – ma alcuni di essi erano anche Roma altri due hortatores della factio veneta (CIL VI za la vita di questa seconda fase del sepolcro. Si tratta età imperiale è nota la presenza di varie strutture ne- segnalati da tubuli e anfore. Inoltre poco a nord, tra il lo strappò tremante dalla soglia dello stesso re: i se-
ostiari, quindi dimoravano presso l’ingresso delle abi- 10074, 10076, entrambe da Villa Doria Pamphilj). infatti di lucerne «a becco tondo», con marchio di fab- cessarie agli spettacoli: i macchinari scenici, come il colombario XVI e la tomba XXI, è da ricordare la stele condi, assalitala, tolsero dal letto la signora di Dite”. A
tazioni (cfr. CIC., Pis., 20). Una lanterna molto simile a 223
La stele – alta cm 98, larga cm 45 e profonda cm 25 brica MVNTREPT (tipo Bailey «Pi»; CIL XV, 2, 6565, e) proscenium, la parte della scena vicina all’orchestra, su di Marcus Eulutus Proculus, con dedica al figlio Pri- questo brevemente la profetessa Anfrisia rispose:
quella della presente statuetta è scolpita sull’altare di – è databile intorno alla metà del I secolo d.C. e fa par- attestato tra la fine del I e la metà del II secolo d.C. cui era spesso raffigurata l’ambientazione teatrale (una mus e alla moglie e liberta Pyramidis (TC 77; inv. “Qui non ci sono tali insidie (smetti d’esser spaventa-
Marcus Hordonius Philargurus Labeo, definito lan- te di un lotto di manufatti esportati clandestinamente 234
Cfr. ad esempio A.A. AMADIO, in A. GIULIANO (a via, una piazza o altro), la scaenae frons, un fondale ar- 52394). Un’ara-cinerario – con la dedica di Rutilia to) le armi non portano violenza; l’enorme portinaio
ternarius, che in questo caso va inteso come fabbrican- dall’area archeologica di Santa Rosa nel dicembre cura di), Museo Nazionale Romano. Le sculture, I/9, chitettonico spesso integrato da pannelli dipinti, i pe- Sunthyche al figlio Publius Rutilius Felix, morto a soli atterrisca pure nell’antro latrando in eterno le pallide
te di lanterne, essendo un uomo libero (CIL X 3970; G. 2002; attualmente sono in deposito giudiziario presso Roma 1987, pp. 202-203, n. R158. riaktoi, dei prismi triangolari rotabili (derivati dal tea- 5 anni – proviene da un’area della necropoli non defi- ombre, la casta Proserpina conservi pure la casa dello
ZIMMER, Römische Berufsdarstellungen, Berlin 1982, la caserma della Guardia di Finanza di Fiumicino. Nel 235
La testa di un bustino simile era già stata rinvenuta tro greco) con i tre lati dipinti con una scena tragica, nibile, in quanto rinvenuta fuori contesto; sulla fronte zio”. Il troiano Enea, famoso per pietà ed armi, di-
pp. 203-204, n. 149). L’altare fu ritrovato a Ercolano, testo di questa stele in travertino è di particolare im- nel settore dell’Autoparco, ma fuori strato (cfr. STEIN- una comica e una satiresca, e l’auleum, una sorta di si- il fanciullo è raffigurato in toga, con ai suoi piedi il scende dal padre alle profonde ombre dell’Erebo. “Se
poi venne trasferito nella chiesa di San Michele a Ca- portanza la menzione a Titus Albanus Hortator mem- BY 2003, p. 121, n. 6, tav. 25.2). Come confronti si pos- pario che veniva calato o sollevato in occasione dei contenitore dei rotoli. Un’altra ara-cinerario è stata nessuna immagine di sì grande pietà ti commuove, ri-
pua, ma attualmente è irreperibile; una sua raffigura- bro della factio veneta, appunto una delle quattro fa- sono ricordare altri manufatti simili in AA.VV., Mostra cambi di scena o alla fine della rappresentazione. rinvenuta fuori contesto e mostra evidenti tracce del conosci però questo ramo” (mostra il ramo che na-
zione è incisa sulla tav. XXVII di Antiquités d’Hercula- zioni, che gareggiavano nelle corse del circo e che ave- Augustea della Romanità (cat. della mostra), Roma 247
Cfr. P. GROS, in LTUR, V, Roma 1999, pp. 35-38, s.v. suo riutilizzo: l’incavo per le ceneri, sul retro, è stato scondeva sotto la veste). Allora i cuori gonfi dall’ira si
num, Gravées par Th. Piroli avec une explication par vano una notevole rilevanza sociale (cfr. A. CAMERON, 1938 (IV ed.), p. 920, n. 1c; V.F. CECI, Ermetta fittile «Theatrum Pompei» (con bibliografia precedente). murato e sulla fronte è stata incisa la dedica placano, e nulla (risponde) a ciò. Egli ammirando il
S.-Ph. Chaudé et publiées par F. et P. Piranesi, frères, Circus Factions. Blues and Greens at Rome and Byzan- dalla via Nomentana: un nuovo tipo di sonaglio di età 248
TAC., Ann., 3, 72, 4 e 6, 45, 2; VELL., 2, 130; SEN., «D(ONUM) D(EDIT)» di Sextus Aonius Barronius, li- venerabile dono della verga fatale, visto dopo lungo
Tome VI, Lampes et Candelabras, Paris 1806 (Antichità tium, Oxford 1976). Tra i materiali sequestrati sono romana, in ArchClass 42, 1990, pp. 441-448; G. MESSI- Dial., 6, 22, 4; SUET., Tib., 47, 1, Cal., 21, 1 e Claud., berto di Aonius Thophimus (cfr. CIL VI 4731), posta a tempo, volge la cerulea poppa e s’avvicina alla riva.
di Ercolano, tomo VIII, p. 265). anche tre are iscritte della metà del I secolo d.C.: la NEO, in RivStPomp 5, 1991-92, 130, figg. 25-26; E. 21, 3; CASS. DIO, 57, 21, 3 e 60, 6, 8). Sancto Silvano. Forse il reimpiego, con la nuova dedi- Quindi sloggia le altre anime, che sedevano per i lun-
213
B. ANDREAE (ed.), Bildkatalog der Skulpturen des prima è dedicata da Titus Occius Euschemus ai geni- SALZA PRINA RICOTTI, Museo della Civiltà Romana. Vi- 249
CASS. DIO, 63, 6, 1-2; cfr. anche PLIN., Nat. Hist., ca votiva, è da porre in relazione ad un luogo di culto ghi banchi, ed allarga i posti; poi accoglie sullo scafo il
Vatikanischen Museums, I, Museo Chiaramonti, Berlin- tori, Pinnia Heureusi e Titus Occius Telesphorus; la ta e costumi dei Romani antichi, 18, Giochi e giocattoli, 33, 54. di Silvano dendroforo, all’interno del grande santua- gigantesco Enea. La barca cucita gemette sotto il peso
New York 1995, p. 101*, n. 340, tav. 1068 (con biblio- seconda è posta dal liberto Censorinus al liberto impe- Roma 1995, pp. 18-24. 250
CASS. DIO, 66, 24, 2. rio della Magna Mater (Cibele) prossimo a quest’area e screpolata accolse molta (acqua di) palude. Infine in-
grafia precedente). In questo caso la statuetta era par- riale Callistus Abascantus e al liberto Creticianus; nel- 236
D. VAQUERIZO GIL, Immaturi et innupti, Barcelona 251
Cfr. supra, nota 171***. vaticana. Esistono varie dediche dei dendrofori (com- colume oltre il fiume depone l’eroe e la profetessa nel-
te di una fontanella; sull’orcio, infatti, era il foro da cui la terza è la dedica di Lucius Sempronius Urbanus alla 2004, passim (con bibliografia precedente completa). 252
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, pp. 455- ponenti del collegio professionale dei commercianti e l’informe fango e nell’alga verdastra. Cerbero gigante-
usciva uno zampillo d’acqua. sorella e liberta Sempronia Genice, cui segue quella di 237
TF 3. LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 66, fig. 65; SPINO- 457, figg. 3 e 4; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 86-88, artigiani del legno) a Silvano e alla Magna Mater. A sco rimbomba questi regni col latrato di tre bocche,
214
La statuetta è mancante di parte della gamba destra Sempronia Thallusa, moglie di Urbanus, e di Ulvius LA 2006, p. 46. figg. 95-97. Il muro perimetrale del colombario (di Roma, nella Basilica Hilariana, furono rinvenute per enorme sdraiandosi davanti nell’antro. A lui la profe-
e presenta anche altre piccole lacune. Le parti frattu- Numerius Apollonius e del fratello Marcus Aponius 238
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 63. circa 5 metri per lato) «ritaglia» parzialmente le strut- esempio alcune dediche dei dendrophori a Silvano (CIL tessa, vedendo che ormai i serpenti si rizzavano sul
rate non sono state ritrovate sotto l’anfora, di conse- Sabbio. 239
Alla tomba si addossano alcune sepolture, di cui si ture del colombario XIV e della tomba IV (dei Natro- VI 637 e 641; cfr. anche CIL VI 642), mentre a Ostia si collo, butta una focaccia soporifera di miele e frutta
guenza si può ritenere che la piccola scultura sia stata 224
SUET., Vit. 14.3: «Quosdam et de plebe ob id ip- ricordano quelle segnalate da stele. Sulla fronte si di- nii), comunque senza distruggerli: queste tombe più conosce la dedica dell’apparator (sacerdote addetto ai drogata: Egli aprendo le tre gole con fame rabbiosa,
sepolta nello stesso imperfetto stato di conservazione sum, quod Venetae factioni clare male dixerant, inte- spongono la tomba che Avillius Felix costruisce per la antiche presumibilmente dovevano già essere in un sacrifici e alle cerimonie) della Magna Mater, Caius lanciata, l’afferra e scioglie il dorso terribile e buttato a
del rinvenimento: si tratta quindi del reimpiego di un remit contemptu sui et noua spe id ausos opinatus». madre Avillia Soractina (TC 40; inv. 52390), a diretto primo stato di abbandono. Atilius, di una statua di Silvano ai dendrofori ostiensi terra, gigantesco si stende per tutto l’antro. Enea oc-
manufatto lesionato, originariamente con altra desti- «Fece anche giustiziare semplici plebei solo perché contatto con lo stipite sinistro del sepolcro XXVIII, la 253
Inserita nella muratura della parete di fondo, al di (CIL XIV 53). Altro diretto e interessantissimo legame cupa l’entrata, sepolto il guardiano, veloce supera la
nazione. avevano fatto ad alta voce una manifestazione contro tomba fatta da Gratina ai servi Syrus e Roman[us?] sotto di una delle nicchie ed accanto a un incasso per con Attis e la Magna Mater nell’iscrizione su una co- riva dell’onda inattraversabile». L’episodio dell’aiuto
215
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, pp. 471- la squadra degli Azzurri, pensando che essi avevano (TC 53; inv. 52380) quella di Auctinus alla moglie An- una lastra maggiore, è una lastrina marmorea con la lonna (CIL IX 3375) di Aufinum (Ofena). Nella Basilica della Sibilla ad Enea, con il ramo d’oro, è narrato an-
472, fig. 21; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 59; SPINOLA osato tanto per disprezzo verso di lui e nella speranza thidis (TC 45; inv. 52379) e quella di Cestia Eutychia a dedica di Lucius Granius Restitutus al figlio Restitu- Hilariana i dendrofori partecipavano alle cerimonie che nelle Metamorfosi di Ovidio (OV., Met., XIV, 101-
2006, p. 42. Tra queste sepolture si può ricordare l’in- di una rivoluzione». Iucundus e ad Alexander (TC 48; inv. 52377), tutte e tus. Un’altra grande nicchia, con al di sotto un incasso del taglio del pino di Attis (arbor sancta) e al suo tra- 128): in questo caso, però, il mitico dono sembra ser-
cinerazione TC 15. Si possono confrontare, ad esem- 225
Dall’area vaticana sono emerse numerose testimo- tre sull’altro lato, e la tomba che Zelothos dedica alla rettangolare per una lastra di grandi dimensioni, è nel- sporto processionale. vire solo per uscire dagli Inferi, essendo invece facile
pio, alcune urne cinerarie a forma di cassetta, con nianze di sepolture legate all’ambiente circense, vero- contubernale Aestiva (TC 43; inv. 52378), che oblitera la parte superiore della stessa parete di fondo; la nic- 268
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2006, p. 467, entrarvi. «Quando superò queste regioni e a destra la-
quattro peducci (cfr. quelle edite in F. SINN, Stadrömi- similmente per la presenza del vicino Circo di Caligo- l’ingresso dello stesso sepolcro; lungo il lato sinistro chia, con incorniciatura a rilievo e con due olle cinera- fig. 16; LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 63, fig. 60; SPINO- sciò le mura di Partenope, dalla parte sinistra il tumu-
sche Marmorurnen, Mainz 1978, p. 95, nn. 17 e 18; P. la e Nerone. Come è noto, infatti, tale circo si trovava (quello orientale) sono invece tre stele anepigrafi TC rie murate, era probabilmente destinata ai titolari del LA 2006, pp. 44-45. lo del figlio di Eolo, abile nel canto, e approda ai lidi
RODRIGUEZ OLIVA, Talleres locales de urnas cinerarias in corrispondenza dell’area a sinistra della basilica Va- 34 (inv. 52386), TC 36 (inv. 52387) e TC 39 (inv. mausoleo e la lastra, purtroppo perduta, recava l’iscri- 269
Non conosciamo più precisamente di quale manda- di Cuma, luoghi pieni di acque paludose, ed entra nel-
de sarcofagos en la Provincia Hispania Ulterior Baeti- ticana e costituiva la struttura monumentale più im- 52389). zione principale, con la dedica del monumento sepol- to fosse stato investito tale legatus e se la sua ambasce- l’antro della longeva Sibilla e le chiede di potersi avvi-

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cinare all’ombra paterna nell’Averno» (versi 101-107); München 1981, s.v. «Achilleus», pp. 147-161. di Iulia Prima (di cui si vedono le impronte dei perni 464, figg. 7-11; LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 91-94, 325
P. LIVERANI, in J.M. NOGUERA CELDRÁN, E. CONDE 336
J. STROSZECK, Die antiken Sarkophagreliefs, VI.1, Lö-
«Alla virtù nessuna via è inaccessibile» finì di dire (la 283
Nell’interro si è rinvenuto un ricco contesto cerami- per il fissaggio), posta dalla madre, Iulia Ampelis, dal figg. 103-108; SPINOLA 2006, pp. 46-49. L’edificio è GUERRI (a cura di) Escultura Romana en Hispania V wen-Sarkophage, Berlin 1998, p. 128, n. 175, p. 130, n.
Sibilla) e indicò un ramo splendente d’oro nella selva co, con vasellame del II secolo d.C. ed alcune anfore contubernale (compagno, convivente) Blastus e da al- conservato per una notevole altezza, con l’esclusione (Actas de la reunión internacional, Murcia, 9-11 no- 192, p. 131, nn. 195 e 196.
di Giunone infernale e gli ordinò di strapparlo dal suo coeve, del tipo «Dressel 20» (cfr. supra). tri personaggi ancora da individuare (la base è infatti dell’area in corrispondenza dell’angolo orientale, in viembre 2005), Murcia 2008, pp. 78-79. 337
I frammenti del coperchio sono stati ritrovati all’in-
tronco (trad. Scivoletto; versi 113-115); «O che tu sia 284
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 74, fig. 79. ancora semisepolta). gran parte danneggiata. 326
L’iconografia e lo stile sono molto vicini ad alcuni terno della forma, alle spalle del luogo ove venne posta
una dea vera e benefica o che sia carissima agli dei – 285
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 76, fig. 80. Al di fuori 303
La pendenza della rampa è ricostruibile attraverso 316
J. TOYNBEE, J. WARD PERKINS, The Shrine of St. Pe- sarcofagi della prima metà/metà del III secolo d.C. la cassa. L’attribuzione del coperchio alla cassa è certa,
disse – per me sarai pari a una divinità e ammetterò del sepolcro, presso la facciata, è la stele dedicata da l’andamento di uno strato d’intonaco chiaro disposto ter and the Vatican Excavations, London-New York- (cfr. ad esempio G. KOCH, Meleager, Die Antike Sar- in quanto il coperchio è di forma ovale e la cassa è
che io sono debitore del tuo dono, tu che hai voluto Theodorus e Mnesteleris al figlio Theodorion, morto a alla base del muro esterno nord-est della tomba XII. Toronto 1956, pp. 51-57; H. MIELSCH, H. VON HE- kophagrelief, XII,6, Berlin 1975, pp. 94 e 100, nn. 27, l’unica a lenòs (vasca) rinvenuta nella tomba; inoltre
che penetrassi nei luoghi della morte, che hai voluto dieci anni, forse legato a uno dei defunti sepolto nel 304
Le fosse partono da un piano di calpestio ad una SBERG, Die heidnische Nekropolen unter St. Peter in 52; F. VALBRUZZI, Su alcune officine di sarcofagi in corrispondono perfettamente i fori e le impronte delle
che uscissi da questi stessi luoghi dopo aver visto la colombario. quota di circa mezzo metro inferiore a quella del vico- Rom. Die Mausoleen E-I und Z-PSI, MemPontAcc, XVI, Campania, in G. KOCH (ed.), Sarkophag-Studien, 1, grappe che fissavano il coperchio alla cassa.
morte; e in cambio di questi doni io, uscito a respirar 286
Molti cinerari conservano il vasellame minuto di lo e giungono a tagliare un esteso piano di calce, che 2, 1996, pp. 225-233; P. ZANDER, La Necropoli sotto la Akten des Symposiums «125 Jahre Sarkophag-Cor- 338
Cfr. G. BARATTA, La mandorla centrale dei sarcofagi
l’aria, innalzerò a te vivente un tempio, ti renderò gli corredo, composto prevalentemente da vasetti del ti- potrebbe esser posto in relazione con il cantiere di co- Basilica di San Pietro in Vaticano, Roma 2007, pp. 36- pus», Marburg, 4.-7. Oktober 1995, Mainz am Rhein strigilati. Un campo iconografico ed i suoi simboli, in F.
onori con l’incenso» (versi 123-128). po a pareti sottili. struzione delle tombe del 180-190 d.C. Solo le tombe 39, figg. 47-51. 1998, pp. 123-124, tavv. 62-65). Per qualità, invece, il e T. HÖLSCHER (a cura di), Römische Bilderwelten.
277
L’ingresso di Enea nell’Averno compare invece, co- 287
Questo tipo di decorazione è piuttosto comune e TF 6, 10 e 16 presentano una copertura a cappuccina 317
Due sarcofagi – quello con Vittorie alate e quello di sarcofago è confrontabile con gli esempi migliori della Von der Wirklichkeit zum Bild und zurück (Kollo-
me miniatura (circa 400 d.C.), ad illustrare il relativo trova in questo periodo numerosi confronti, come tre di tegole, mentre le altre – TF 7, 8, 9, 10 11, 12, 13, 14, Publius Caesilius Victorinus – sono appunto stati tro- serie, come il grande sarcofago tiburtino del Palazzo quium der Gerda Henkel Stiftung am Deutschen Ar-
passo del cosiddetto Virgilio Vaticano (Biblioteca mosaici ostiensi datati tra il 110 ed il 130 d.C. (BECAT- 15, 17 – sono senza copertura in laterizi. vati in situ, di fronte al primo arcosolio della parete dei Conservatori e quello dal soggetto analogo di Wo- chäologischen Institut Rom 15.-17. März 2004), Hei-
Apostolica Vaticana, Vat. Lat., 3225, fol. 52r). TI 1961, p. 99, n. 175, p. 102, n. 185, tav. XXXV e p.
305
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 60-61. I sepolcri sono destra (rispetto l’ingresso), mentre di altri due si pos- burn Abbey, entrambi della seconda metà del III seco- delberg 2007, pp. 191-215.
278
OV., Met., VII, 297-349: «Ma per non rinunciare alle 125, n. 229, tav. CCXXIV). composti da tre singole camere sepolcrali – con tre di- sono leggere le impronte delle basi sul mosaico lungo lo d.C. (KOCH, Meleager, cit., pp. 102-103, n. 67 e p.
sue arti, la donna del Fasi [Medea] finse di odiare il 288
La parete esterna in laterizio del colombario XVIII stinti ingressi verso est – appartenenti a unico edificio. il lato di fondo e lungo il lato sinistro. 105, n. 71; J. BOARDMAN, LIMC, II, Zürich-München
marito e fuggì alla reggia di Pelia chiedendo asilo. An- costituisce il fondo delle nicchie sulla parete destra del In particolare le camere XXIX e XII hanno la fronte ed 318
Si conservano solo delle fasce rosse, su fondo bian- 1984, s.v. Atalante, p. 942, n. 24). CAPITOLO QUINTO
che costui era fiaccato dal peso degli anni e così lei fu colombario II. Tale appoggio deve essere avvenuto in il retro sullo stesso allineamento e sono separate solo co, che incorniciano le pareti e gli arcosolii. 327
Cfr. D. BIELEFELD, Die Antike Sarkophagrelief,
accolta dalle figlie. In poco tempo astutamente se le un periodo non distante dalla costruzione dei colom- da setti di muratura, mentre la camera IX, con cui la 319
Simili soggetti sono piuttosto comuni e risultano V,2,2, Stadtrömische Eroten-Sarkophage. Weinlese- und
1
Cfr. NICOLOSI 1949, pp. 310-317.
ingraziò con la malia di una falsa amicizia; ed enume- bari precedentemente descritti, comunque sempre da XXIX condivide una parete, risulta decentrata. L’acces- molto attestati in tutte le epoche (cfr. ad esempio il co- Ernteszenen, Berlin 1997, pp. 109, 116-117, 122, 136, 2
Già nel 1947 era stato realizzato un robusto solaio in
rando i propri meriti, citò, fra i maggiori, quello d’aver circoscriversi nei primi anni del II secolo d.C. Con la so alle camere avveniva tramite una scaletta (nella lombario 21 dell’Annona, della fine del I-inizi del II se- nn. 50, 93, 129, 197. I confronti riportati in realtà si ri- ferro e cemento a copertura di uno dei mausolei della
sottratto Esone allo sfacelo; insistendo sull’argomento costruzione del colombario II viene anche chiusa, con tomba XXIX legata a un pilastro centrale), ma non si colo d.C.); in età severiana sono riprodotti, in forme feriscono a sarcofagi datati qualche decennio più tardi necropoli ed era stato allestito e preparato quanto ne-
riuscì a insinuare nelle fanciulle la speranza di poter una lastra di marmo, la finestrella nel muro posteriore può esser certi che le tombe non prevedessero a una stilisticamente vicine, sia in ambito sepolcrale sia in ar- rispetto alla cassa con la caccia al cinghiale di Calido- cessario per «gettare» un solaio di cemento armato
ringiovanire con quelle arti il loro genitore. E questo del colombario I. quota superiore (non conservata) un secondo ambien- chitetture domestiche (cfr. ad esempio H. JOYCE, The ne, ma sono vicini nello schema compositivo. sull’intera area degli scavi. Tale solaio, che copre una
chiedono, invitandola a fissare lei stessa il compenso. 289
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 77-79, figg. 81-83. Al te. Decoration of Walls, Ceilings, and Floors in Italy in the 328
Lo schema è invertito rispetto a quello tradizionale, superficie di 330 mq, è costituito da una serie di pia-
Medea per un po’ tace, quasi incerta se accettare o no, di fuori del sepolcro, di fianco all’ingresso, è la stele 306
Il sarcofago a colonne appartiene a una tipologia di Second and Third Centuries A.D., Roma 1981, p. 39, ove è Amore ad accarezzare il volto di Psyche: qui stre in cemento armato di 18 cm di spessore, rinforza-
e, affettando un’aria grave, le tiene col cuore in sospe- che Gellia dedica al giovane fratello Nestor e indica in derivazione microasiatica, ben attestata a Roma so- fig. 31, pp. 54-56, figg. 53 e 55, p. 79, fig. 80). Psyche stringe la guancia di Amore e quest’ultimo ac- te da nervature con grosse travi di ferro. Il solaio che
so. Infine, dopo averglielo promesso: “Perché abbiate quel luogo anche il posto per la sua sepoltura. Proba- prattutto dalla fine del II a tutto il III secolo d.C. (sul ti- 320
Cfr. ad esempio J. BALTY, ANRW, II, 12.2, 1981, p. carezza la pancia della fanciulla. Su questo schema separa le grotte dai sottostanti scavi archeologici, è
più fiducia nel dono che vi faccio” dice, “prima tra- bilmente i due personaggi sono in relazione con altri po cfr. ad esempio R. BELLI, in A. GIULIANO [a cura 363; C. AUGÉ, P. LINANT DE BELLEFONDS, LIMC, III, meno comune cfr. F. GERKE, Die christlichen Sarko- stato appositamente realizzato su due livelli per rispet-
sformerò coi miei filtri il più vecchio montone, che defunti all’interno del colombario. di], Museo Nazionale romano. Le sculture, I/8, Roma Zürich-München 1986, s.v. Dionysos (in peripheria phage der vorkostantinischer Zeit, Berlin 1940, p. 69, tare ogni parte della necropoli precostantiniana. Nel
guida il vostro gregge, in agnello”. Subito, tratto per le 290
In un secondo tempo la parte inferiore della nicchia 1985, pp. 154-157, n. III,11; M. SAPELLI, Ibid., pp. orientali), p. 522, nn. 81-83. tav. 42,3; C. VERMEULE, in Festschrift für F. Matz, 1949, completata la struttura di cemento armato e re-
corna attorte intorno al solco delle tempie, le viene venne parzialmente chiusa da un muretto in laterizi. 305-306, n. VI,15, pp. 316-317, n. VI,19, pp. 318-320, 321
Nella composizione – ma senza la scena centrale Mainz 1962, p. 104, tav. 29,2; M. SAPELLI, in A. GIU- lativi solai, si è provveduto alla posa in opera dei pavi-
condotto un montone stremato da un’infinità d’anni. 291
L’area si presenta libera da sepolcri in muratura, ma n. VI,20; N. AGNOLI, in G. KOCH (ed.), Sarkophag-Stu- con Dioniso ebbro – è molto simile il mosaico d’am- LIANO (a cura di), Museo Nazionale romano. Le scultu- menti nelle sacre grotte, utilizzando il travertino nelle
Con un coltello d’Emonia la maga trafigge la gola flac- è fittamente occupata da incinerazioni protette da an- dien, 1, Akten des Symposiums «125 Jahre Sarko- biente E (sul lato nord) dell’Insula dell’Aquila a Ostia re, I/10,2, Roma 1988, pp. 122-123, n. 143. navate dell’area centrale e in alcune parti annesse e il
cida dell’animale (solo qualche goccia di sangue mac- fore «di Spello» dimezzate (50-150 d.C.), poste ad una phag-Corpus», Marburg, 4.-7. Oktober 1995, Mainz (cfr. BECATTI 1961, pp. 195-196, n. 373, tav. LXXXVII). 329
Sul tipo cfr. ad esempio D. BIELEFELD, Die Antike marmo per le cappelle e per la maggior parte delle sa-
chia la lama), poi, insieme ai suoi succhi di rara virtù, quota inferiore alla frana, e successivamente sarà nuo- am Rhein 1998, pp. 132 e 134, tavv. 66,7 e 70,1; A. Questo mosaico si presenta però in forme più schema- Sarkophagrelief, V,2,2, Stadtrömische Eroten-Sarkopha- le adiacenti. Sull’argomento si veda L’Attività della
ne immerge il corpo in una caldaia di bronzo. I succhi vamente interessata da alcune inumazioni entro fossa, AMBROGI, Note su alcuni sarcofagi di tipo attico e mi- tiche, con le figure più rigide e meno naturalistiche di ge. Weinlese- und Ernteszenen, Berlin 1997, pp. 103- Santa Sede nel 1947, 1948 e 1949, rispettivamente alle
rimpiccioliscono gli arti, corrodono le corna e con le posteriori alla serie di tombe in questione. croasiatico, in G. KOCH (ed.), Sarkophag-Studien, 3, quello di Santa Rosa. 104, 113, 116, nn. 25, 74, 92. pp. 233, 241 e 270.
corna gli anni, così che dal cuore della caldaia si ode 292
Le loro fondazioni affondano nello strato ghiaioso Akten des Symposiums des Sarkophag-Corpus, Mar- 322
Il sarcofago risulta iconograficamente e stilistica- 330
Cfr. P. KRANZ, Die antiken Sarkophagreliefs, V,4, Ja- 3
Le opere di risanamento sono state programmate e
un tenero belato. È un lampo: fra lo stupore generale della frana e, in qualche caso vengono appoggiate alle burg, 2.-7. Juli 2001, Mainz am Rhein 2007, pp. 66-67, mente simile ad altri di produzione romana degli anni hreszeiten-Sarkophage, Berlin 1984, pp. 191, 200-201, avviate da S.E. il cardinale Virgilio Noè, presidente
un agnello balza fuori e saltellando corre via in cerca strutture delle tombe precedenti sepolte. tav. 26,7). intorno al 220-240 d.C.: cfr. H. SICHTERMANN, RM 86, 211, 213, 226, 243, nn. 27, 58, 96, 160, 108, 305. I con- della Fabbrica di San Pietro tra il 1989 e il 2002. I la-
di poppe piene di latte. Attonite le figlie di Pelia, ap- 293
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 82-84, figg. 90-91. 307
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 94. Della tomba, che 1979, pp. 358-363, tavv. 95-100; G. KOCH, H. SI- fronti si distribuiscono tra il periodo tardo-severiano e vori sono stati inizialmente condotti con il contributo
purato che c’è da fidarsi della promessa, insistono con 294
Cfr. ad esempio M.E. BLAKE, in MAAR, XIII, 1936, originariamente doveva presentare una pianta quadra- CHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982, l’età gallienica, ma stilisticamente sembrano più vicini della Società Enel e hanno interessato, in due diverse
foga ancor maggiore. Tre volte Febo aveva tolto il gio- pp. 126-127, tav. 29, n. 3; ID., Ibid., XVII, 1940, p. 101, ta di quasi 6 metri per lato, si conserva solo parte del pp. 238-241, nn. 284 e 285; P. KRANZ, Jahreszeiten-Sar- gli esempi più antichi. campagne di restauro (1998-1999 e 2000) l’area adia-
go ai suoi cavalli immersi nel fiume d’Iberia e alla tav. 12; C.C. VAN ESSEN, in MededRome, s. III, VIII, lato occidentale, mentre il resto è stato tagliato dai kophage, Die antiken Sarkophagreliefs, V, 4, Berlin 331
I sarcofagi della prima metà del III secolo d.C. risul- cente alla tomba di San Pietro e le tombe del settore
quarta notte scintillavano radiose le stelle, quando la 1954, p. 76; BECATTI 1961, p. 14, nn. 6 e 7, tavv. XXII e moderni lavori per la realizzazione del parcheggio, av- 1984, pp. 211-213, nn. 96, 102, 107 e, soprattutto, 108 tano particolarmente vicini nello stile e nel marmo: la occidentale della necropoli. Successivamente, nell’an-
perfida figlia di Eèta mise a bollire sul fuoco ardente XXVI, p. 165, n. 300, tav. XXIV. venuti prima dell’intervento archeologico. (iconograficamente quasi identico); G. SPINOLA, in P. loro presenza nella stessa tomba di famiglia potrebbe no 2007, si è provveduto all’impegnativo restauro del-
acqua fresca ed erbe senza alcun potere. E già il re, 295
Cfr. BECATTI 1961, p. 172, n. 319 e p. 194, n. 370, 308
LIVERANI, SPINOLA 2006, p. 90, fig. 101. La tomba LIVERANI (a cura di), Laterano 1. Scavi sotto la basilica far pensare all’acquisto da un’unica bottega romana. la tomba H o «dei Valerii», grazie al sostegno della
con il corpo abbandonato, e tutte le sue guardie erano tav. XL, pp. 201-202, nn. 380 e 383, tav. XLI. purtroppo si conserva rasata al livello del pavimento di S. Giovanni in Laterano. I materiali, Città del Vati- 332
Stilisticamente il frammento trova confronti in sar- Fondazione Pro Musica Arte Sacra-Mercedes Benz.
in preda a un sonno simile alla morte, un sonno infuso 296
LIVERANI, SPINOLA 2006, pp. 90-91, fig. 102; SPINO- ed in gran parte coperta dalle moderne strutture del cano 1998, p. 32, n. 63, fig. 71. Al di sotto della cassa cofagi di produzione severiana, come anche in lavori 4
Il Dott. Nazzareno Gabrielli negli ultimi dieci anni
per incanto in virtù della magia che hanno le parole. LA 2006, p. 45. parcheggio. sono stati reimpiegati, per realizzare due basi, alcuni di poco successivi (cfr. ad esempio L. MUSSO, in A. ha con me condiviso, in accordo con la Fabbrica di
Come ordinato, le figlie varcano la soglia con lei e at- 297
Cfr. supra. Condivide con questo sepolcro il muro 309
Il termine sanctitas si trova in molte iscrizioni paleo- blocchi prelevati da tombe smantellate, tra cui un pie- GIULIANO (a cura di), Museo Nazionale romano. Le San Pietro, le scelte metodologiche per la conservazio-
torniano il letto. “Perché ora esitate e non agite?” dice di fondo, in parte contro terra, e la muratura laterale cristiane, ma non è un’esclusiva di esse, comparendo dritto in travertino ove era iscritta l’area di rispetto di sculture, I/10,2, Roma 1988, pp. 117-118, n. 138; M. ne e il restauro degli ambienti ipogei della necropoli di
Medea, “Impugnate le spade e cavate il sangue invec- divisoria, in opera listata. Al di sotto del lato destro sporadicamente anche in epigrafi pagane; inoltre nella un sepolcro: forse era pertinente alla tomba XI, rasata SAPELLI, Ibid., I/10,1, Roma 1995, pp. 256-157, n. San Pietro. A lui esprimo gratitudine e riconoscenza
chiato, così ch’io possa riempire le vene esangui di del colombario I si può anche osservare la lastra mar- titolatura della defunta è presente la definizione per costruire il sepolcro VIII. 104). per il sostegno ricevuto e per la costante attenzione ri-
giovani umori. Nelle vostre mani sono la vita e la gio- morea del bancone della prima fase dei Natronii; inol- H(ONESTA) F(EMINA), che si riscontra con una certa
323
Sulla parte sinistra dell’alzata, dopo il mascherone 333
Bisogna ricordare che un sarcofago marmoreo di un volta alle problematiche conservative degli scavi di
ventù sua: se avete un po’ d’affetto e non rimuginate la tre la fronte del sepolcro si appoggia al «fornetto» del- frequenza nelle iscrizioni cristiane di Roma a partire angolare, sembra di poter leggere un gruppo di caccia- adulto, con relativo coperchio, ha un peso medio valu- San Pietro. Alla sua cortese disponibilità e collabora-
speranza invano, rendete a vostro padre questa grazia, l’anticamera. dal III secolo d.C. – data a cui andrà riferita anche la tori intenti a stanare le prede: uno sta per scagliare il tabile intorno ad una tonnellata. zione devo la pubblicazione di questo breve saggio, i
cacciatene la vecchiaia con la forza e fate uscire il san- 298
L’opera isodoma è un tipo di muratura, di lontana nostra iscrizione – come titolo attribuito a matrone masso che tiene sulle spalle e un altro è piegato per ac- 334
Dopo lo scavo si è dovuto affrontare un delicato re- cui contenuti sono stati in parte presentati sulla rivista
gue affondando il pugnale” A questi sproni sono le origine greca, che prevede l’alternanza, in filari sfalsa- della classe equestre o della nobiltà municipale. cendere un fuoco. Sulla parte destra, a fianco del- stauro del pavimento, essendo lo strato di allettamen- Kermes. Sull’argomento cfr. GABRIELLI – ZANDER
più devote a farsi empie per prime, e per evitare un ti, di blocchi posti di testa e blocchi di taglio. Presso 310
Alcune inumazioni vengono praticate all’interno di l’iscrizione, è un servo, con una brocca in mano, che to delle tessere estremamente sottile e di scarsa consi- 2008, pp. 53-66.
delitto, lo commettono. Però nessuna ha il coraggio di l’angolo sinistro del fondo del mosaico è inserita una sepolcri in abbandono – come la tomba I e la tomba III offre una coppa a un convitato seduto; poco oltre è stenza. Si è dunque dovuto procedere al distacco, per 5
APOLLONJ GHETTI – FERRUA – JOSI – KIRSCHBAUM
guardare mentre colpisce: distolgono gli occhi e di lastrina forata di marmo, collegata ad un cinerario sot- – scavando delle fosse nell’interro o scalpellando le una coppia semidistesa a banchetto, forse su di uno poi effettuare il consolidamento e, infine, la ricolloca- 1951; L’Attività della Santa Sede nel 1951, p. 393.
spalle infliggono con mano crudele ferite alla cieca. tostante. nicchie per ricavarne dei rozzi arcosolii (cfr. anche la stibadium o sigma (un letto semicircolare). Questi sog- zione. Tuttavia, poiché nel mosaico esistevano una se- 6
Tali fotografie vennero in buona parte pubblicate nei
Malgrado grondi sangue, Pelia riesce a levarsi sui go- 299
Cfr. BECATTI 1961, p. 17, n. 16, tav. XIV, pp. 42-44, tomba 1b del settore della Galea). getti sono frequentemente raffigurati sulle alzate di rie di avvallamenti e di impronte che testimoniavano seguenti lavori: PRANDI 1957; GUARDUCCI 1953;
miti, mezzo squartato tenta di alzarsi dal letto e ten- n. 64, tav. XV e p. 133, n. 267, tav. XIII. Tutti i mosaici 311
TF 1 e TF 2. sarcofago soprattutto verso la fine del III secolo e nella la posizione dei piedritti di sostegno dei sarcofagi pre- GUARDUCCI 1958; GUARDUCCI 1965.
dendo fra tanti pugnali le braccia esangui: “Che fate, ostiensi sono datati tra il 120 ed il 140 d.C., anche se vi 312
Si conserva solo parte del nucleo cementizio, con prima metà del secolo successivo (cfr. I. RODÀ, Sarco- senti nella tomba, si è deciso di non spianare il mosai- 7
Cfr. MIELSCH – HESBERG – GAERTNER 1986 e 1995.
figlie mie?” grida. “Chi mai vi arma contro la vita di sono degli esempi simili anche nel I secolo d.C. Leg- un piccolo tubulo inserito nella parte nord-ovest e, al- fagos cristianos de Tarragona, in G. KOCH [ed.], Sarko- co stesso per non perdere questi elementi che costitui- La campagna fotografica condotta dall’Istituto Ar-
vostro padre?”. Quelle si sentono mancare il cuore e germente più tardo (della seconda metà del II secolo l’interno, la sepoltura; il rivestimento d’intonaco rosso phag-Studien, 1, Akten des Symposiums «125 Jahre vano una testimonianza interessante. A tal fine, prima cheologico Germanico comprende le seguenti tombe:
le braccia. E avrebbe detto di più, se Medea non gli d.C.) è il mosaico, con motivo che ripete l’opera iso- è completamente mancante. Sarkophag-Corpus», Marburg, 4.-7. Oktober 1995, del distacco, è stato realizzato un calco di tutta la su- A, B, C, D, E, F, G, H, Psi, Chi, Phi, Z.
avesse troncato in gola la voce, affogandolo, così stra- doma, del sepolcro 19 dell’Annona (cfr. supra). 313
Si è già fatto cenno a questo rituale a proposito di Mainz am Rhein 1998, pp. 155-157, tav. 78,3); in par- perficie pavimentale su cui è stato riadagiato in labo- 8
Cfr. SPERANDIO – ZANDER 1999, pp. 18-25. Tale im-
ziato, nell’acqua in fiamme». 300
Le fondazioni tagliano le stratigrafie precedenti e, un’inumazione infantile nella tomba 1 dell’Autoparco ticolare, però, si trovano assonanze stilistiche soprat- ratorio il mosaico stesso, in modo da permettere la pegnativo e spesso disagevole lavoro è stato svolto, se-
279
H. MEYER, Medeia und die Peliaden, 1980, pp. 15- allo stesso tempo, vengono completamente rasati e co- (cfr. supra, nota 107***, con bibl. relativa). Nel setto- tutto con lavori di età tardoseveriana e della metà del conservazione dell’andamento originario della super- condo un meditato programma di riprese con pellico-
16, tav. 15,2-3; E. SIMON, in LIMC, VII, Zürich-Mün- perti due colombari del I secolo d.C., sotto le fonda- re di Santa Rosa il cosiddetto obolo di Caronte è atte- III secolo d.C. (cfr. ad esempio R. AMEDICK, Die Anti- ficie musiva. Dopo lo stacco si è proceduto ad uno le per bianco e nero e per trasparenze colore dal Sig.
chen 1994, s.v. Pelias, p. 276, n. 22; V. SAMPAOLO, in zioni occidentali, e altre tombe più antiche, con mura- stato entro una forma del sepolcro XXX e in un’inuma- ke Sarkophagrelief, IV,14, Die Sarkophage mit Darstel- scavo al di sotto del mosaico, che ha restituito brani Merco Anelli, il quale ha provveduto personalmente
Pompei. Pitture e mosaici IX (1999), p. 8, n. 10. ture in opera reticolata, al di sotto dell’area meridio- zione sotto una semicappuccina (TF 4), che si appog- lungen aus dem Menschenleben. Vita privata, Berlin del tappeto musivo originario, in corrispondenza delle anche alla stampa delle fotografie. La documentazione
280
M. SCHMIDT, Der Basler Medeasarkophag, 1968, p. nale. gia al muro esterno dello stesso sepolcro. Meno defini- 1991, pp. 157-158, 163-164, nn. 223, 260). aree interessate dal restauro antico. preliminare al restauro e quella successiva agli inter-
16, tav. 29,3; H. MEYER, Medeia und die Peliaden, 301
TC 228. La dedica è apposta dalla figlia, Sutoria bile è il significato di alcune monete rinvenute in altri 324
È interessante notare come le sovradipinture in ros- 335
I saggi di scavo successivi al distacco del mosaico venti conservativi è stata realizzata in bianco e nero e a
1980, p. 14, tav. 14,3; E. SIMON, in LIMC, VII, Zürich- Fortunata, da un liberto, Lucius Sutorius Felix, e da contesti dello scavo, talvolta in relazione a sepolture a so siano conservate molto bene sui frammenti che so- hanno permesso di rinvenire – sotto le risarciture del colori, mentre riproduzioni fotografiche a colori sono
München 1994, s.v. Pelias, p. 276, n. 23. Caius Iulius Augustalis, per loro e per i loro figli e po- incinerazione. no stati reimpiegati, capovolti, per risarcire le lacune pavimento musivo, direttamente a contatto con la su- state generalmente realizzate per gli interventi di re-
281
Sull’iconografia cfr. ad esempio J. VALEVA, The steri. Originariamente l’iscrizione doveva esser riferita 314
Uno strato d’intonaco bianco a fasce rosse, viene del pavimento a mosaico. Le parti che invece erano a perficie dei tratti di mosaico originari sprofondati – al- stauro in corso d’opera. La campagna fotografica
painted coffers of the Ostrusha Tomb, Sofia 2005, pp. ad un sepolcro di un certo impegno, verosimilmente steso per unificare otticamente i due differenti tratti di diretto contatto con lo strato di riempimento del se- cuni frammenti di affresco, forse crollati dalla volta. 1998-2000 ha interessato le seguenti tombe: Z, F, H, I,
79-85, fig. 1-5. posto non lontano dal luogo del reimpiego. muro. polcro invece hanno perso quasi del tutto il colore, a Queste tracce di affreschi caduti lasciano aperta la M, N, O, Q, R, R’, S, T, U. Nel 2007 sono state esegui-
282
Cfr. A. KOSSATZ-DEISSMANN, in LIMC, I, Zürich- 302
TC 227. Si tratta della dedica della statua funeraria 315
BURANELLI, LIVERANI, SPINOLA 2005-2005, pp. 459- causa dell’acidità del terreno. possibilità di un antico danneggiamento del sepolcro. te riprese in digitale ad alta risoluzione all’interno del-

342 343
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la tomba H o «dei Valerii». ZANDER 1999, p. 70; L’Attività della Santa Sede nel nomeni di condensazione dell’umidità con conseguen- trambi membri di un Comitato Scientifico composto raggio delle decorazioni a stucco. Le colonnine ai lati lagotti, coadiuvati da Marco Milano, Girolamo Car-
9
Cfr. L’Attività della Santa Sede nel 1975, p. 763. 1999, p. 1273. ti pericolosi effetti di stillicidio sulle opere. Pannelli da: S.E. il cardinale Virgilio Noè, mons. Vittorio Lan- delle nicchie per le olle cinerarie avevano all’interno lucci, Anna Carloni e Fabio Remondino. A tale scopo
10
Cfr. ZANDER 2005, pp. 103-107; ZANDER 2008, pp. 25
Lo spazio fra i due vetri è di 20 mm. Per evitare fe- isolanti di «cadorite» o «termanto» sono stati collocati zani, Sandro Benedetti, Margherita Cecchelli, Nazza- supporti costituiti da elementi tubolari di terracotta o è stata impiegata una fotocamera scientifica CCD raf-
102-113. nomeni di condensa all’interno del vetro camera, nel all’interno delle seguenti tombe: C, E, F, H, O, Z e T. reno Gabrielli, Paolo Liverani, Danilio Mazzoleni, Pa- da assi di legno. A seconda della sporgenza e del peso, freddata, dotata di un set di filtri interferenziali a ban-
11
Cfr. NICOLOSI 1941, p. 4. caso di cattiva tenuta o vetustà delle guarnizioni, è sta- 32
È noto infatti che il processo di ionizzazione consiste trick Saint-Roch. I lavori di restauro vennero eseguiti le decorazioni a stucco venivano ancorate alla muratu- da media (40-50 nm). Le indagini sono state realizzate
12
Cfr. APOLLONJ GHETTI – FERRUA – JOSI – KIR- to inserito all’interno della camera gel di silice perfet- nella rimozione di un elettrone esterno da una mole- da Franco Adamo e Adele Cecchini (1999-2000; 2003; ra con chiodi e grappe di legno di diversa lunghezza. in multibanda, utilizzando lampade UVe alogene e
SCHBAUM 1951, p. XI. tamente anidro nella quantità di 20 kg/mc, ovviamen- cola o da un atomo del gas atmosferico, formando co- 2007-2009); Giorgio Capriotti, Lorenza D’Alessandro Lo studio dei fori lasciati da tali sostegni, ha consenti- sfruttando l’intero range di sensibilità del sensore di
13
Cfr. MIELSCH – HESBERG – GAERTNER 1995, p. 150; te in proporzione della cubatura della «camera». In sì un elettrone libero e uno ione positivo rispettiva- e Sabina Marchi (1999-2000), ciascuno coadiuvato dai to di ricostruire la forma di perdute sculture in stucco silicio (380-1125 nm) per verificare effetti di riflessio-
ZANDER 2007 e 2009, pp. 80 e 82. aggiunta al gel di silice è stata prevista la possibilità di mente N+, O+, N+2, O+2. L’elettrone estratto può loro rispettivi collaboratori. Sull’argomento cfr. SPE- della tomba H o «dei Valerii», dove peraltro sono an- ne o fluorescenza in corrispondenza di stretti interval-
14
Cfr. PRANDI 1957. saturare la camera con l’azoto, immettendolo da una esistere liberamente solo per brevissimo tempo. Esso RANDIO – ZANDER 1999, p. 1223. cora visibili i graffiti sull’intonaco per la realizzazione li spettrali, che possono risultare visivamente non per-
15
Cfr. L’Attività della Santa Sede nel 1979, pp. 1259- piccola valvola di ritegno posta nell’angolo inferiore a si attacca facilmente all’ossigeno e all’azoto; ma, poi- 41
Il restauro della tomba M o «degli Iulii» è stato ese- delle immagini a rilievo. cettibili.
1260. Lo studio e il rilievo architettonico nell’area sinistra del vetro visarm e predisponendo una valvola ché, l’elettronegatività dell’ossigeno è maggiore di guito da Giorgio Capriotti nell’anno 1999. 46
Interessanti particolarità tecniche sulla realizzazione 49
Nella parola «HOM[INI]BUS» della presunta iscrizio-
orientale della necropoli sotto la basilica di San Pietro di uscita dell’aria, posta sulla diagonale, nell’angolo quella dell’azoto, si ha come conseguenza che gli ioni 42
Cfr. PAPI 2008, pp. 423-436. delle decorazioni architettoniche a stucco sono emer- ne nella nicchia centrale della parete nord, il primo
venne eseguito dal prof. Henner von Hesberg e dagli opposto superiore. negativi sono essenzialmente costituiti da ossigeno io- 43
Gli importanti lavori di restauro sono stati presenta- se nel corso degli interventi di restauro. Infatti è stato tratto verticale della lettera H e il secondo tratto di-
architetti Kai Gaertner, Rainer Roggensbuck, Jutta 26
Le indagini aerobiotiche e fitosociologiche sono sta- nizzato. I vecchi apparecchi producevano indiscrimi- ti il 27 maggio del 2008 nella Sala della Biblioteca del- possibile appurare che per le modanature più semplici scendente della lettera M appaiono in florescenza e
Weber e Woytek Bruszewski. In particolare la campa- te effettuate dal laboratorio di microbiologia della RC- natamente ioni positivi, ioni negativi, e spesso anche la Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Le relazioni tec- venivano utilizzate sagome che consentivano di otte- pertanto sono chiaramente riconducibili al disegno. Il
gna di rilievo architettonico condotta dall’Istituto Ar- Scientifica di Vicenza. Sull’argomento cfr. SPERANDIO ozono, mentre gli ionizzatori di ultima generazione io- niche sui lavori eseguiti in questa importante tomba, nere il profilo voluto nel senso della lunghezza, men- secondo tratto verticale della lettera M sembra essere
cheologico Germanico comprende le seguenti tombe: – ZANDER 1999, pp. 55-66; L’Attività della Santa Sede nizzano l’aria selettivamente negativa e non produco- sono state introdotte dalla Dott.ssa Maria Cristina tre per motivi decorativi ripetitivi venivano adoperati pertinente ad una colatura di colore.
A, B, C, D, E, F, G, H, Psi, Chi, Phi, Z. Sull’argomen- nel 1999, p. 1273. no ozono. Sebbene i meccanismi che sottostanno alla Carlo Stella, Capo Ufficio della Fabbrica di San Pie- stampi che lasciavano la loro impronta sullo stucco 50
Oltre a fenomeni di «normale assestamento» succes-
to cfr. MIELSCH – HESBERG – GAERTNER 1986 e 1995. 27
Si decideva di far ricorso all’uso di biocidi selettivi risposta biologica siano ancora da indagare in maniera tro, che qui ringrazio per l’attenzione rivolta alle pro- ancora fresco. sivi al restauro, per le instabili condizioni microclima-
16
Cfr. SPERANDIO – ZANDER 1999, pp. 26-37; L’Attivi- per debellare i microrganismi, non potendo, ovvia- approfondita, sono molti gli autori che sostengono gli blematiche conservative della necropoli. Il restauro 47
«PETRUS, ROGA XS HS/ PRO SANC[TI]S/ tiche i sali solubili, contenuti come naturali impurezze
tà della Santa Sede, 1998, p. 1199; 1999, p. 1274. mente, utilizzare l’ozono per i deleteri effetti di ossida- effetti benefici sull’organismo degli ioni negativi. Va- della tomba H o «dei Valerii» è stato eseguito da Fran- HOM[INI]BUS/ CHRESTIANIS AD/ CORPUS TUUM SEP[UL- nelle argille dei mattoni o nell’impasto delle malte in-
17
Il monitoraggio microclimatico, l’acquisizione dei zione che avrebbe provocato su tutti i materiali della rie ricerche effettuate nell’ambito di problemi respira- co Adamo e Adele Cecchini, con la collaborazione di: TIS]» («Pietro prega per i santi uomini cristiani sepolti terstiziali, migrano verso l’esterno depositandosi sulle
dati e lo studio dei parametri ambientali della necro- necropoli e, soprattutto, sulle grappe metalliche dei tori hanno dimostrato che, mentre gli ioni positivi ren- Paola Minoja, Corinna Ranzi, Sara Scioscia, Chiara presso il tuo corpo». sull’argomento cfr. GUARDUCCI superfici e provocando, talvolta, sollevamenti di pic-
poli di San Pietro viene condotto dalla Società Lam- sarcofagi. dono difficile la respirazione, gli ioni negativi aiutano Scioscia Santoro. 1953. cole scaglie di laterizio. È preferibile spolverare i sali
bda Scientifica di Vicenza, che già nel biennio 1992- 28
I prodotti biocidi testati sono: Preventol R80, Nipa- respirare meglio e migliorano l’assorbimento di ossi- 44
Il restauro della tomba H o «dei Valerii» è stato ese- 48
Le indagini multispettrali nella tomba H o «dei Vale- all’inizio del loro formarsi, piuttosto che intervenire
1994 ebbe l’incarico dalla Fabbrica di San Pietro di cide DDF, Nipacide DFX, Troysan 174, Troysan AF3, geno. La predisposizione di dispositivi per la ionizza- guito da Franco Adamo e Adele Cecchini, con la col- rii» sono state eseguite, su incarico della Fabbrica di nella loro rimozione dopo molto tempo, quando or-
eseguire la verifica in continuo dei valori di umidità Traetex 225, Metatin 70/40, Metatin 58/10 e 4-cloro, 3- zione negativa dell’aria lungo il percorso di visita po- laborazione di: Paola Minoja, Corinna Ranzi, Sara San Pietro, da Art-Test s.n.c. Tali importanti misura- mai i sali sono divenuti più tenaci anche a causa dei fe-
relativa e di temperatura in alcuni edifici sepolcrali metilfenolo. trebbe quindi contribuire a migliorare la qualità del- Scioscia, Chiara Scioscia Santoro. zioni ottiche e le successive elaborazioni informatizza- nomeni di carbonatazione, rendendo il lavoro di puli-
(tombe Z, B, H, I e Phi) per favorire un approfondi- 29
Il Troysan 174 esercita la sua migliore azione nei sol- l’aria di un’atmosfera confinata come quella della ne- 45
Sono stati individuati diversi tipi di armatura e anco- te sono state realizzate da Luciano Marras e Anna Pe- tura più lungo e impegnativo.
mento circa le possibili cause del degrado delle deco- venti polari: acqua e alcoli. Volendo evitare l’uso del- cropoli di San Pietro.
razioni pittoriche, degli stucchi e delle cortine in late- l’acqua il migliore risultato può essere ottenuto con 33
Al riguardo è attualmente in corso la sperimentazio-
rizio. Sull’argomento cfr. L’Attività della Santa Sede l’isopropanolo, alcool che consente un’ottimale dilui- ne di un piccolo apparecchio a flusso d’aria continuo
nel 1992, pp. 1431-1432; SPERANDIO – ZANDER 1999, zione e un buon tempo di contatto sulle opere. Il Me- ideato dal Dott. Nazzareno Gabrielli. Tale apparec-
pp. 66-71. tatin 70/40 può essere invece diluito in acqua ragia chio aspira l’aria nella sua parte inferiore e la spinge
18
La quantità di vapore acqueo che può essere conte- minerale, withe spirit o meglio nelle frazioni alcaniche verso l’alto. Nel suo percorso ascensionale l’aria, in-
nuta nell’aria dipende dalla sua temperatura e pressio- pure. Grazie a uno studio del Dott. Nazzareno Ga- contra dei contenitori, con membrane permeabili, pie-
ne. Un aumento di temperatura consente all’aria di brielli è stato possibile appurare che un eccellente ri- ni di calce sodata prima e di carbone attivo dopo e

BIBLIOGRAFIA
contenerne una maggiore quantità, mentre una ridu- sultato, di totale abbattimento degli attinomiceti e dei fuoriesce dalla parte superiore dell’apparecchio depu-
zione ne riduce il quantitativo sino a raggiungere il microfunghi, si poteva ottenere con una soluzione di rata della CO2. L’apparecchio descritto è inoltre dota-
«punto di rugiada», che rappresenta la condizione alla Metatin 70/40 al 3% in n-ottano, data direttamente to di lampade ultraviolette germicide per la disinfezio-
quale il vapore si condensa e si separa in forma d’ac- sulle pitture murali. Tale prodotto può essere nebuliz- ne dell’aria in uscita. Una volta valutata la funzionalità
qua. zato, anche se sarebbe preferibile una prima applica- di questa macchina sperimentale, verrà valutata la
19
Le analisi di laboratorio, nelle fasi iniziali del restau- zione a pennello. Si precisa infine che l’applicazione possibilità di collocare simili «purificatori» nei luoghi
ro, sono state eseguite dal Gabinetto di Ricerche del Troysan 174, diluito in isopropanolo, deve sempre dove è stata rilevata la maggiore concentrazione di INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO S. ANGELUCCI, I. BALDASSARRE, I. BRAGANTINI, M.G. [Ferrara] 15 ottobre 1992 (Ferrara 1993) pp. 181-
Scientifiche dei Musei Vaticani. Analisi difrattometri- precedere l’applicazione del Metatin 70/40 diluito in CO2. Tali apparecchi sarebbero naturalmente provvi- LAURO, V. MANNUCCI, A. MAZZOLENI, C. MORSEL- 195, Abb.
che di malte ed intonaci sono state realizzate dal prof. n-ottano. Per la disinfezione di superfici non affresca- sti di quantitativi di calce sodata proporzionati alla cu- AE LI, F. TAGLIETTI, Sepolture e riti nella necropoli del-
Giacomo Chiari. Cfr. SPERANDIO – ZANDER 1999, p. te (cortine in laterizio, mosaici, ecc.) il Metatin 70/40 batura d’aria da bonificare. L’Année Epigraphique l’Isola Sacra, Bollettino di Archeologia 5-6, 1990, pp.
123. può essere più semplicemente diluito in white spirit. 34
Cfr. L’Attività della Santa Sede, 1970-2008, dove, 50-113. LA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO
20
Le salificazioni individuate sono, rispetto alle loro 30
Per la valutazione dell’impiego di lampade ultravio- nell’ambito del capitolo dedicato alla Fabbrica di San BullCom DEICHMANN 1967
quantità, le seguenti: cloruri, solfati, (solfati di sodio lette germicide nella necropoli di San Pietro il Dottor Pietro al termine della descrizione delle attività del- Bullettino della Commissione archeologica comunale di F.W. DEICHMANN (a cura di), Repertorium der chri- AE
decaidrato e solfati di sodio anidri e solfati di calcio bi- Nazzareno Gabrielli ha condotto specifiche ricerche e l’Ufficio Scavi, vengono riportate tabelle che registra- Roma stlich-antiken Sarkophage I, Wiesbaden 1967. L’Année Épigraphique
drato) nitrati e fluoruri. Le indagini hanno rivelato, sperimentazioni. In particolare sono stati attentamen- no per ciascun mese l’affluenza dei visitatori agli scavi,
inoltre, la presenza di salificazioni di carbonati misti a te verificati eventuali fenomeni di degrado che potreb- suddivisi per lingue di appartenenza (italiano, inglese, Carta 2005 HEINZELMANN, ORTALLI, WITTERER 2001 CALIÒ 2007
silicati. Questi sali costituivano concrezioni particolar- bero aversi sulle pitture murali con l’impiego di lam- francese, tedesco, spagnolo). M.A. TOMEI – P. LIVERANI (a cura di), Lexicon Topo- M. HEINZELMANN, J. ORTALLI, M. WITTERER (a cura L.M. CALIÒ, La morte del sapiente. La tomba di Vale-
mente tenaci e fortemente adese alle superfici degli af- pade germicide che fanno uso di radiazioni ultravio- 35
Per la particolare collocazione del sito nei sotterra- graphicum Urbis Romae, Supplementum I.1. Carta di), Römischer Bestattungsbrauch und Beigabensit- rius Herma nella necropoli vaticana, in O.D. COR-
freschi. I carbonati sono pertinenti alle soluzioni ric- lette. Premesso che sulle superfici pittoriche della ne- nei della Basilica e per le ridotte dimensioni del luogo Archeologica di Roma. Primo quadrante, Roma 2005 ten – Culto dei morti e costumi funerari romani, Pa- DOVANA – M. GALLI (a cura di), Arte e memoria cul-
che di calcio che per lungo tempo hanno permeato le cropoli di San Pietro non sono presenti lacche, né altri è consentito l’accesso agli scavi solo ad un limitato nu- lilia 8, 2001. turale nell’età della Seconda Sofistica, Catania 2007,
opere; mentre i silicati sono da ritenersi propri dei fel- pigmenti di origine organica, con un apposito esperi- mero di persone di età superiore ai quindici anni. CIL pp. 289-318
dspati solubili (ortoclasio e albite) delle argille e delle mento si è voluta verificare l’influenza dell’ultraviolet- L’autorizzazione alla visita guidata può essere conces- Corpus Inscriptionum Latinarum KOCH, SICHTERMANN 1982
pozzolane. to puro sui pigmenti di origine minerale. sa previa richiesta scritta alla Fabbrica di San Pietro G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, CULLMANN 1965
21
Nell’anno 1999 e durante i successivi interventi di A tale scopo sono stati applicati dei colori in affresco tramite fax (+39 06 69873017) o e-mail ICUR München 1982. O. CULLMANN, San Pietro discepolo, apostolo, martire.
restauro, vennero eseguite verifiche strumentali e spe- su una tavellina intonacata. Dopo la completa e conso- (scavi@fsp.va), indicando il numero delle persone, la Inscriptiones Christianae Urbis Romae Il problema storico e teologico di Pietro, in O. CUL-
rimentali per valutare l’andamento delle correnti lidata carbonatazione, l’affresco è stato posto sotto lingua, le date disponibili e un recapito per la risposta. PELLEGRINO 1999 LMANN ET ALII, Il primato di Pietro, Bologna 1965,
d’aria nella necropoli di San Pietro. Sull’argomento una lampada germicida da 15 W, ad una distanza di Le visite agli scavi si effettuano dal lunedì al sabato, LIVERANI 1999 PELLEGRINO, I riti funerari e il culto dei morti, in Dalle pp. 1-349 (ed. originale: Petrus. Jünger, Apostel,
cfr. SPERANDIO – ZANDER 1999, p. 70; L’Attività della circa un metro. Per poter valutare nel tempo l’even- dalle ore 9:00 alle ore 18:00, ad esclusione della dome- P. LIVERANI, La topografia antica del Vaticano, Città necropoli di Ostia. Riti ed usi funerari (cat. della mo- Märtyrer. Das historische und das theologische Petru-
Santa Sede nel 1999, p. 1273. tuale alterazione dei pigmenti sono stati misurati con nica e dei giorni festivi in Vaticano. del Vaticano 1999 stra, Ostia, marzo 1998-luglio 1999), Ostia 1999, sproblem, Zürich-Stuttgart 1952; II ed. 1960)
22
Spostamento di una massa d’aria provocata da un il colorimetro lunghezza d’onda, purezza e brillanza di 36
L’Attività della Santa Sede nel 1951, p. 392. pp. 7-25.
gruppo di persone che si muove, senza soluzione di ogni colore. È stata inoltre coperta la metà di ogni ste- 37
Per la progettazione dell’impianto illuminotecnica la LTUR D’AMELIO 2005
continuità, in un sito stretto, lungo e confinato. Si trat- sura di colore con una striscia di politene nero, in mo- società Enel si è avvalsa di «LED Studio Associato Cin- Lexicon Topographicum Urbis Romae I-VI, Roma 1993- SINN 1978 M.G. D’AMELIO, Tra ossa polveri e ceneri: il «fuorias-
ta del medesimo fenomeno che si verifica nelle stazio- do da poter rilevare, dopo molte ore di esposizione zia Ferrara e Pietro Palladino». La presentazione este- 2000 F. SINN, Stadtrömische Marmorurnen, Mainz 1978. se» del baldacchino di S. Pietro a Roma, Annali di
ni della metropolitana all’arrivo del treno. (per lo meno 1.000), eventuali differenze cromatiche tica dell’impianto nelle sue componenti è stata curata Architettura 17, 2005, pp. 127-136
23
Porte ad apertura automatica e sequenziale al pas- dei pigmenti fra le parti protette e quelle scoperte che da «Studio Associato di Architettura Adriana Annun- LTUR Sub Quand dire, c’est faire
saggio delle persone sono state collocate lungo il per- hanno assorbito la radiazione ultravioletta. In seguito ziata e Corrado Terzi Architetti». Lexicon Topographicum Urbis Romae. Suburbium I-V, How to do things with words / J.L. Austin, rec. di Luis ECK 1986
corso di visita della necropoli di San Pietro nei se- le misurazioni e le verifiche effettuate sia sulle prove di 38
Fotosintesi clorofilliana o sintesi degli idrati di car- Roma 2001-2008 Unceta Gomez, Latomus. Revue d’études latines, W. ECK, Inschriften aus der Vatikanischen Nekropole
guenti luoghi: 1-2. Passaggi est e ovest davanti alla colore esposte all’ultravioletto che su quelle protette, bonio: trasformazione dell’energia luminosa in ener- 67, 2008. unter St. Peter, Zeitschrift für Papyrologie und Epi-
tomba Z o «degli Egizi»; 2. Iter, tra tomba I o «della hanno dimostrato il buon esito dell’esperimento, ren- gia chimica mediante la clorofilla. MEFRA graphik 65, 1986, pp. 254-269
Quadriga» e tomba L o «dei Caetennii minori»; 3. dendo così possibile il ponderato ed eventuale impie- 39
Cfr. SPERANDIO – ZANDER 1999, pp. 111-121. Mélanges de l’Ecole française de Rome. Antiquité DUPONT 1985
Piazzola davanti a tomba S. go di lampade germicide. 40
Le opere di restauro nella necropoli di San Pietro DUPONT, F.: Les morts et la mémoire. Le masque funè- ECK 1996
24
Le botole aperte nel 1979 all’interno delle Tombe N 31
Per rendere più pratica e semplice l’applicazione di sono state precedute da sopralluoghi di esperti, di di- RendPontAcc bre, in La mort, les morts et l’au-delà dans le monde W. ECK, Tra epigrafia prosopografia e archeologia, Ro-
e O sono state chiuse con pannelli isolanti, mentre tali pannelli sul soffitto degli edifici sepolcrali, si è de- versi ambiti disciplinari, chiamati a dare un loro pare- Rendiconti della Pontificia accademia romana di ar- romain (Actes du colloque de Caen 20-22 novem- ma 1996
quelle ubicate nella tomba Phi e davanti alle tombe F ciso di stendere su di essi un’adatta vernice ai silicati, re per la definizione del piano d’intervento. Al riguar- cheologia bre 1985), Caen 1987, pp. 167-172.
e M, vennero dotate di chiusure a serranda regolabili invece di un intonaco anticondensante, ovvero molto do particolarmente significativo è stato il contributo Esplorazioni 1951
per eventuali aperture a comando automatico. Sull’ar- poroso, formulato con calce e perlite o con calce e dei professori Paolo e Laura Mora dell’Istituto Cen- GUARNIERI 1993 B.M. APOLLONJ GHETTI, A. FERRUA, E. JOSI, E. KIR-
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1254, dove si parla espressamente di «Aerazione della centi risultati è intuitivo, tuttavia, che l’applicazione di per la Fabbrica di San Pietro venne assunta nel 1998 Spina (Valle Trebba). Un problema aperto, in Studi tro in Vaticano eseguite negli anni 1940-42, Città del
Necropoli Vaticana». Si veda inoltre: SPERANDIO – un intonaco anticondensante può meglio prevenire fe- da chi scrive e dall’architetto Antonio Sperandio, en- ANGELUCCI ET ALII 1990 sulla necropoli di Spina in Valle Trebba, Convegno Vaticano 1951

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