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 UD1.

LE FUNZIONI DELL’AGRONOMIA
L’agronomia

È una scienza applicata che studia i metodi e le tecniche utilizzate in agricoltura.

dell’ottimizzazione delle rese delle colture

del miglioramento della qualità dei prodotti


Si occupa:
della scelta di tecnologie sostenibili

di gestire le risorse al fine di produrre beni e servizi

L’agricoltura

Contribuisce alla produzione di biomassa vegetale.

Consente la produzione di beni economici.


botanico
Permette la conservazione del patrimonio:
paesaggistico
Fornisce un notevole contributo alla gestione dei fattori ambientali.

Parametri principali della moderna agronomia

alimentare
Sicurezza → ngarantiscono
orme cogenti (obbligo di legge) -
la tutela dei diritti:
produrre alimenti sani

tutelare la salute dei consumatori

sul lavoro
prevenire incidenti sul lavoro

tutelare la salute dei lavoratori

sensoriale (gusto, aromi, consistenza)


VOLUME A
Qualità → norme volontarie - qualificano la produzione: nutrizionale (composizione degli alimenti)

tecnologica (comodità d’uso, conservabilità)

→ norme
ambientale (ecocompatibilità)
Sostenibilità volontarie -
qualificano i sistemi di produzione: sociale (rispetto dei diritti dei lavoratori)

economica (efficienza)

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 UD2. LUCE E TEMPERATURA
Radiazione solare e radiazione terrestre

La radiazione solare è l’energia emessa dal Sole nello spazio.

è distinta in
radiazione ultravioletta a lunghezza d’onda più corta (230-400 nm) → parte invisibile
3 tipi principali: luce visibile a lunghezza d’onda intermedia (400-760 nm) → parte visibile
radiazione infrarossa a lunghezza d’onda più lunga (760-4 000 nm) → parte invisibile,
trasporta calore
La radiazione terrestre è l’energia emessa dalla Terra nello spazio quando, durante la notte, si raffredda:
è costituita da radiazione infrarossa molto lunga (> 4 000 nm).

La differenza tra le lunghezze d’onda


della radiazione infrarossa di origine solare →
più corta →
riesce a penetrare nell’atmosfera
della radiazione infrarossa di origine terrestre →
più lunga →
non riesce a sfuggire dall’atmosfera
è la causa dell’effetto serra → confinamento del calore all’interno dell’atmosfera.

La luce

l’intensità determina:
la crescita delle piante → attraverso la fotosintesi
la forma e il colore delle piante → attraverso la fotomorfogenesi
la qualità (composizione della radiazione luminosa) è responsabile:
Influenza la vita delle piante in molti modi: della distribuzione geografica delle piante
la direzione da cui proviene la luce determina:
l’orientamento nello spazio delle piante → fototropismo →eliotropismo
la periodicità (alternanza di periodi di illuminazione e di buio) determina:
l’orientamento nel tempo delle piante → fotoperiodismo

La temperatura

nel tempo → escursione termica giornaliera


nello spazio → da un luogo all’altro
Varia:
stagionale

Influenza le funzioni delle piante in diversi modi:


temperatura ottimale →la funzione avviene nel modo migliore e più veloce
temperature cardinali (minima e massima) →
la funzione si arresta ma la pianta non subisce danni irreversibili
temperature critiche (minima e massima) →
la pianta subisce danni irreversibili

Se è anomala può danneggiare le piante:

Temperatura Danni principali Meccanismi di resistenza

alta scottatura del colletto rallentamento delle attività metaboliche


(> critica massima) ustioni del cambio presenza di ampie superfici fogliari
ustioni delle foglie e dei frutti carnosi formazione di strati di sughero
entrata in riposo invernale
bassa congelamento dell’acqua cellulare ispessimento della cuticola delle foglie
(< critica minima) denaturazione delle proteine citoplasmatiche aumento della concentrazione dei succhi cellulari
accumulo di sostanze di riserva

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 UD3. L’ACQUA
L’acqua

Ha diverse funzioni
costituisce l’80% del corpo dei vegetali
sali minerali nella linfa grezza →
attraverso lo xilema
trasporta composti all’interno della pianta
è un reagente della fotosintesi
composti zuccherini nella linfa elaborata →
attraverso il floema

raffredda le foglie attraverso la traspirazione


mantiene la forma degli organi non lignificati → scheletro idraulico
Compie un ciclo fatto da diverse tappe:
condensazione dell’umidità atmosferica Parametri delle Misurazione
precipitazioni atmosferiche precipitazioni
nubi nell’alta atmosfera
pioggia Quantità mm/anno
neve nebbie nella bassa atmosfera Frequenza gg/anno
rugiada Distribuzione mm/stagione
brina Intensità mm/ora
grandine
evapotraspirazione (ET) evaporazione del terreno + traspirazione delle piante
trasporto dei corsi d’acqua verso il mare
evaporazione dagli specchi d’acqua

Il bilancio idrologico

Acquisti precipitazioni atmosferiche Perdite


evapotraspirazione
deflusso superficiale (ruscellamento)
percolazione (perdite nel sottosuolo)
portata dei corsi d’acqua

Carenze ed eccessi di acqua

Acqua Danni principali Meccanismi di resistenza

perdita del turgore cellulare (appassimento)


riduzione della crescita Piante xerofite
in difetto arresto della fotosintesi apparato radicale espanso e profondo
riduzione dell’assorbimento radicale trasformazione delle foglie in spine per ridurre la traspirazione
prevalenza dell’aspetto vegetativo a scapito
di quello riproduttivo Piante igrofite
in eccesso
affastellamento di foglie intorno ai frutti presenza di un parenchima aerifero che trasporta l’aria
crescita più veloce della polpa rispetto alla dalle foglie alle radici
buccia dei frutti→ cracking adattamento alla vita in ambienti sommersi

Gli inquinanti dell’acqua

Possono danneggiare Le piante riducono i loro effetti dannosi attraverso


direttamente le piante (inquinanti fitotossici) la fitodepurazione
indirettamente uomini e animali (inquinanti zootossici)

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 UD4. L’ARIA
L’aria

azoto (N2)
ossigeno (O2) → prodotto della fotosintesi
biossido di carbonio (CO ) → reagente fondamentale per la fotosintesi
È una soluzione gassosa che contiene:
2

altri gas

L’aumento della concentrazione della CO2 nell’atmosfera è una delle principali cause dell’aumento dell’effetto serra → riscaldamento
globale

I venti

direzione
Sono caratterizzati da: velocità
intensità

costanti
Possono essere: periodici
locali

positivi (alcuni)
aumento del ricambio di CO2
Sulle piante hanno effetti: impollinazione delle piante anemofile
negativi (molti)
aumento dell’ET
alterazioni della crescita
allettamento delle piante erbacee
stroncamenti e sradicamenti di alberi
ostacolo all’impollinazione delle piante entomofile

Gli inquinanti atmosferici

direttamente (inquinanti fitotossici)


Danneggiano le piante:
indirettamente (formazione di piogge acide) → acidificazione dei suoli

assorbimento di CO2
ossigenazione dell’aria
Le piante riducono i loro effetti dannosi attraverso: fissazione di polveri
regolazione termica e igrometrica dell’atmosfera
riduzione dell’inquinamento acustico

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 UD5. FUNZIONI E FORMAZIONE DEL TERRENO
Il terreno

fisico
Ha diversi aspetti: chimico
biologico

sostanze liquide
È un sistema aperto dove avvengono continui scambi di: con le radici delle piante e
composti chimici gli organismi edafici

È un ambiente dinamico in lenta ma continua trasformazione.

è il substrato naturale su cui esse crescono


Svolge importanti funzioni per le piante: funge da ancoraggio per le radici (funzione meccanica)
è la principale fonte di acqua e sostanze nutritive (funzione trofica)

la degradazione, dovuta all’erosione idrica e


al dissesto idrogeologico
La sua perdita progressiva costituisce un grave problema, causato da: la perdita di fertilità
il consumo di suoli agricoli naturali dovuto
all’urbanizzazione

La pedogenesi

un flusso
È la formazione del suolo; è contemporaneamente: roccia madre→ composti minerali solubili
un ciclo
composti minerali solubili → piante → animali


humus ← residui vegetali e spoglie animali

disgregazione fisico meccanica (riduce le dimensioni delle rocce), causata da:


acqua corrente
ghiacchiai
vento
alternanza di gelo e disgelo (crioclastismo)
alternanza di alte e basse temperature (termoclastismo)
Comprende due fasi principali:
alternanza di periodi di inumidimento e di essiccazione
radici delle piante

decomposizione chimica e biochimica (trasformazione delle sostanze), causata da:


acqua come singolo fattore, svolge 2 tipi di azione:
idrolizzante
idratante
insieme ad altri composti, svolge 2 tipi di azione:
solvente (insieme a CO2)
ossidante (insieme a O2)
agenti biologici (funghi e batteri)

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Classificazione climatica dei terreni
autoctoni propriamente detti → composizione uguale
a quella della roccia
Terreni autoctoni → derivano dalla roccia madre sottostante: madre

paraautoctoni → composizione parzialmente diversa


da quella della roccia madre

litorali → formati dal trasporto delle correnti marine e


dal moto ondoso

gravitazionali → formati dal trasporto della forza di gravità


pedemontani o colluviali
vulcanici o piroclastici
Terreni alloctoni → sono stati trasportati da diversi agenti: morenici o diluviali → formati dal trasporto di ghiacciai
alluvionali → formati dal trasporto dei fiumi
eolici
dunosi

formati dal trasporto del vento

löess

Il terreno: aspetto fisico-meccanico

% ottimali nel terreno


solida, composta da particelle solide e sostanze organiche 50%
Ha diverse fasi: liquida, composta dalla soluzione circolante 25%
gassosa, costituita dall’aria presente nel terreno 25%

Caratteristiche della fase solida

La tessitura à composizione % delle particelle solide che compongono il terreno, suddivisa in:
scheletro (particelle con diametro > 2 mm)
terra fine (particelle con diametro ≤ 2 mm), a sua volta suddivisa in:
sabbia (2 ÷ 0,02 mm) → conferisce scarsa coesione e scarsa capacità di ritenzione idrica
limo (0,02 ÷ 0,002 mm) → conferisce limitata coesione
argilla (< 0,002 mm) → conferisce elevata coesione e buona capacità di ritenzione idrica
in base alla loro tessitura i terreni si classificano in:
sciolti → ricchi di sabbia e poveri di argilla → facilmente lavorabili ma trattengono poco l’acqua
argillosi→ →
ricchi di argilla e poveri di sabbia tendono a compattarsi e trattengono molto l’acqua
di medio impasto → hanno una tessitura equilibrata → terreni più idonei per tutte le colture

La porosità à volume complessivo degli spazi vuoti presenti, si distingue in:


macroporosità (pori con diametro > 10 µm), nei quali l’acqua non viene trattenuta → spazio per l’aria
microporosità (pori con diametro ≤ 10 µm), nei quali l’acqua viene trattenuta → spazio per l’acqua
La struttura à modalità di aggregazione delle particelle del terreno, che può essere di 2 tipi:
stato strutturale → si formano aggregati (glomeruli) → equilibrio tra micro e macroporosità
stato astrutturale → gli aggregati vengono distrutti → prevale la microporosità

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Rapporti tra acqua, aria e terreno

L’acqua nel terreno è presente in diverse forme:


acqua igroscopica → presente nella composizione dei minerali →
acqua non disponibile
acqua capillare → presente nei micropori, dove viene trattenuta grazie alla capillarità; ha 2 quote:
al di sotto del coefficiente di appassimento →acqua non disponibile
al di sopra del coefficiente di appassimento → acqua disponibile
→ presente nei macropori, dove non viene trattenuta → acqua superflua
acqua gravitazionale

Quando l’acqua è in eccesso può provocare: nei terreni piani → ristagno idrico → asfissia radicale
nei terreni inclinati → ruscellamento → erosione del terreno

L’aria nel terreno ha una composizione diversa da quella atmosferica: è più povera di O2 e più ricca di CO2.

Stratigrafia e caratteristiche topografiche del terreno

Il profilo verticale del terreno è composto da diversi strati, che sono, a partire dall’alto:
suolo → parte esplorata dalle radici delle piante, suddivisa in:
strato attivo → ricco di O e di microrganismi aerobi
strato inerte → più povero di O
2

sottosuolo → composto da:


substrato pedogenetico alterato
roccia madre

Le caratteristiche topografiche influenzano il valore agronomico dei terreni e la loro lavorabilità; esse sono:
la giacitura → inclinazione della superficie del terreno rispetto al piano orizzontale; si distinguono:
terreni piani, con superficie orizzontale → facilmente lavorabili
terreni inclinati, con pendenza più o meno accentuata → più difficilmente lavorabili

l’esposizione → orientamento della superficie dei terreni inclinati rispetto ai punti cardinali:
la migliore è l’esposizione a sud, seguita da quella ad ovest e poi da quella ad est
la peggiore è l’esposizione a nord, che riceve meno luce e meno calore

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 UD6. CARATTERISTICHE CHIMICHE E BIOLOGICHE DEL TERRENO
Caratteristiche dell’aspetto chimico del terreno

La reazione (pH), in base alla quale i terreni si classificano in diverse categorie:


terreni acidi, con pH < 6,0 → non adatti alla maggior parte delle colture
terreni neutri, con pH compreso tra 6,0 e 8,0 → ottimali per tutte le colture
terreni alcalini, con pH > 8,0 → si suddividono in:
alcalini costituzionali, ricchi di Ca++ e Mg++ → adatti alla maggior parte delle colture
alcalini di assorbimento, ricchi di Na+ → non adatti alla coltivazione

La sostanza organica → insieme di tutti i composti di origine biologica presenti nel terreno
favorisce la creazione della struttura →
aspetto fisico meccanico
è una riserva di elementi nutritivi →aspetto chimico
substrato necessario alla crescita dei microrganismi →
aspetto ecologico

L’humus →parte della sostanza organica in lenta e continua decomposizione


serbatoio di elementi nutritivi fondamentale per il terreno

I colloidi → particelle in grado di trattenere sulla propria superficie cationi nutritivi; i più importanti sono:

l’argilla, colloide elettronegativo conferisce compattezza al terreno
l’humus, colloide elettronegativo → conferisce sofficità al terreno

Il potere assorbente, misurato dalla capacità di scambio


proprietà che ha il terreno di trattenere gli ioni nutritivi e l’acqua, attraverso diversi tipi di assorbimento:
fisico meccanico → dovuto alla presenza della microporosità
chimico → determinato dalla presenza di ioni in grado di formare composti insolubili
biologico→ operato dai microrganismi del terreno
per scambio ionico → avviene sulla superficie dei colloidi

Caratteristiche dell’aspetto biologico del terreno

La biomassa edafica → costituita dagli organismi che vivono nel terreno, è composta da numerosi gruppi:
batteri → procarioti che compiono molte trasformazioni biochimiche nei terreni neutri e alcalini
funghi → organismi eterotrofi che compiono molte trasformazioni biochimiche nei terreni acidi
virus e micoplasmi → parassiti intracellulari che vivono a spese di molti organismi
protozoi → protisti eterotrofi che sono in grado di attaccare le sostanze organiche
alghe → organismi autotrofi che contribuiscono all’ossigenazione del suolo
attinomiceti → organismi che contribuiscono alla degradazione delle sostanze organiche
macrofauna → organismi allo stato larvale o adulto, molti dei quali contribuiscono alla creazione della struttura del
suolo

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 UD7. GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Caratteristiche generali degli elementi nutritivi

Gli elementi nutritivi presenti nel terreno si classificano in diverse categorie:


macroelementi, assorbiti dalle piante in quantità elevate → C – O – H – N – P – K – S – Ca – Mg
essenziali per tutte le specie vegetali
microelementi, assorbiti dalle piante in quantità limitate → Fe – Cl – B – Mn – Zn – Cu – Mo
elementi nutritivi essenziali solo per alcune specie vegetali → Na – Se – Si – Co – I – V
elementi non essenziali o potenzialmente tossici → es.: F – As – Al – Ni – Pb – Cd – Hg

La loro modalità di assunzione è diversa a seconda dell’elemento considerato:


nutrizione carbonica → assorbimento di CO2 attraverso le foglie
nutrizione idrica → assorbimento di H2O attraverso le radici
C–O–H
nutrizione minerale →assorbimento di ioni attraverso le radici →
N – P – K – S – Ca – Mg + microelementi

Compiono un ciclo biogeochimico → complesso ciclo di trasformazioni che avviene in 2 fasi:


la fase biologica → → dada sostanze
trasformazioni che avvengono nelle piante sostanze inorganiche a organiche
la fase geologica → →
trasformazioni che avvengono nel terreno organiche a inorganiche

Proprietà e cicli biogeochimici dei principali elementi minerali

L’azoto (N)→ forma assorbita dalle piante NO3–


funzione principale
costituente fondamentale degli amminoacidi, delle proteine, dei nucleotidi e di molti enzimi
conseguenze delle carenze
ridotta e più lenta crescita dell’apparato aereo delle piante
accorciamento dell’intero ciclo vegetativo
diffusa clorosi fogliare
conseguenze degli eccessi
lussureggiamento vegetativo
rigonfiamento della polpa dei frutti
riduzione dello spessore dell’ex capo dei frutti
incremento dell’allettamento e dell’alternanza di fruttificazione

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Il fosforo (P) forme assorbite dalle piante HPO4––, H2PO4–
funzioni principali
costituente fondamentale dei fosfolipidi, dei nucleotidi e di molti enzimi
trasportatore dell’energia chimica all’interno della cellula vegetale
conseguenze delle carenze
ridotta e più lenta crescita dell’apparato radicale delle piante
diminuzione dello sviluppo di fiori, frutti e semi
conseguenze degli eccessi
sviluppo più elevato dell’apparato radicale
maturazione anticipata dei frutti

Lo zolfo (S)→ forma assorbita dalle piante SO4– –


funzioni principali
costituente fondamentale degli amminoacidi solforati, di alcuni ormoni e di molti enzimi
componente di composti volatili che conferiscono odori caratteristici
conseguenza delle carenze
crescita ridotta e più lenta dell’apparato aereo delle piante
conseguenza degli eccessi
poco conosciute

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Il potassio (K)→ forma assorbita dalle piante K+
funzioni principali
importante attivatore enzimatico associato a molti enzimi
regolatore dell’equilibrio osmotico della cellula vegetale
influenza notevolmente la qualità e la conservabilità dei prodotti
conseguenze delle carenze
formazione di zone necrotiche sui margini e sulle punte delle foglie
peggioramento della qualità dei prodotti
conseguenza degli eccessi
induzione della carenza di altri elementi nutritivi, in particolare Mg++

Il calcio (Ca)→ forma assorbita dalle piante Ca++


funzione principale
funzionamento delle membrane delle cellule vegetali
conseguenza delle carenze
clorosi progressiva a partire dalle foglie più giovani
conseguenza degli eccessi
induzione della carenza di altri elementi nutritivi, in particolare K+

Il magnesio (Mg) → forma assorbita dalle piante Mg++


funzioni principali
costituente fondamentale della clorofilla
importante attivatore enzimatico
conseguenza delle carenze
clorosi progressiva a partire dalle foglie più vecchie
conseguenza degli eccessi
induzione della carenza di altri elementi nutritivi, in particolare K+

I microelementi → elementi oligodinamici


vengono assorbiti in quantità molto ridotte
svolgono principalmente il ruolo di attivatori enzimatici
la loro carenza causa la comparsa di sintomi specifici, spesso confondibili con quelli dei virus
il loro assorbimento in eccesso causa spesso sintomi di fitotossicità

Dinamiche biochimiche degli elementi


La disponibilità degli elementi nutritivi dipende in primo luogo dalla reazione del terreno
è massima per quasi tutti gli elementi con valori di pH vicini alla neutralità
Tra i diversi elementi si verificano spesso interazioni, che possono essere di 2 tipi:
antagonismi → quando 2 elementi competono nella loro dinamica biochimica
la loro presenza congiunta riduce l’effetto di entrambi
sinergie→ quando la presenza congiunta di 2 elementi aumenta l’effetto di entrambi

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 UD8. LE RISORSE BIOLOGICHE
Struttura e funzioni delle piante

parete cellulare
Cellula vegetale →
la più piccola parte capace di funzionare
in modo autonomo costituita (dall’esterno all’interno) da:
membrana plasmatica
citoplasma
nucleo

meristematici (assicurano l’accrescimento in lunghezza e in spessore)


Tessuti vegetali →
insieme di cellule di rivestimento (funzione protettiva)
che svolgono la stessa funzione. parenchimatici (funzione fotosintetica e accumulo delle sostanze di riserva)
I principali sono: conduttori (trasporto delle sostanze)
xilema (legno) trasporta la linfa grezza dalle radici alle altre parti della pianta
floema (libro) trasporta la linfa elaborata dalle foglie alle altre parti della pianta
meccanici di sostegno (funzione di sostegno di parti della pianta)

Organi delle piante → strutture complesse, che svolgono specifiche funzioni


Organi Struttura Funzioni

zona di accrescimento - apici radicali meccanica - ancoraggio della pianta al terreno


radici zona di assorbimento - peli radicali trofica - assorbimento di acqua e sali minerali
zona di trasporto - collegamento con il fusto di trasporto - linfa grezza
epidermide
corteccia di sostegno della chioma
fusto vasi cribrosi (floema) di trasporto della linfa grezza verso l’alto
vasi legnosi (xilema) della linfa elaborata verso il basso
midollo centrale
apice fotosintesi
lamina organicazione di CO2
foglie picciolo traspirazione
guaina perdita di H2O sotto forma di vapore nell’atmosfera
stipole
sepali
petali impollinazione
fiori
stami fecondazione
pistillo
epicarpo (buccia)
frutti mesocarpo (polpa) ingrossamento dell’ovario dopo la fecondazione
endocarpo (seme)
tegumenti esterni
semi endosperma generazione di una nuova pianta
embrione

Coordinamento delle funzioni

Ormoni: coordinano le diverse funzioni nelle piante.


in quantità minime auxine
Sono composti che agiscono:
su organi bersaglio specifici gibberelline
ormoni della crescita (prevalgono nelle prime fasi del ciclo annuale): citochinine
Si distinguono in: acido abscissico
ormoni della maturazione (prevalgono nelle fasi finali del ciclo annuale): etilene

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Le risorse fitogenetiche

Le risorse fitogenetiche →ricchezza del patrimonio genetico dei vegetali


sono la risorsa fondamentale da cui tutti gli esseri viventi dipendono per la loro sopravvivenza

La biodiversità → variabilità di tutti gli organismi viventi


è fondamentale per la conservazione delle risorse fitogenetiche, e si distingue in:
diversità genetica → variabilità all’interno della specie
diversità specifica → ricchezza di specie all’interno di un territorio
diversità degli ecosistemi → variabilità e diversificazione dell’ambiente
si conserva grazie:
all’esistenza di un ecosistema complesso e stabile
alla presenza di competizione tra specie diverse, motore della selezione
si può perdere progressivamente grazie all’erosione genetica, causata da:
distruzione degli ecosistemi naturali
diffusione dell’agricoltura intensiva

La variabilità genetica è causata da 3 fattori principali:


le mutazioni → determinano la comparsa di forme alternative di uno o più caratteri
l’ibridazione interspecifica → unione dei cromosomi di 2 specie diverse
la poliploidia→ moltiplicazione dell’intero corredo cromosomico

Le modalità di propagazione

La riproduzione → propagazione per via gamica in seguito alla fecondazione dei due gameti
determina la ricombinazione dei caratteri nella discendenza
può avvenire in 2 modi diversi:
autogamia → entrambi i gameti provengono dalla stessa pianta
le piante autogame hanno un’elevata uniformità di caratteri
meno frequente →
allogamia → i gameti provengono da piante diverse →
più frequente
le piante allogame hanno un’elevata variabilità genetica
per favorire la fecondazione incrociata le piante hanno elaborato diversi adattamenti, tra cui:
dioicismo → presenza di fiori maschili e femminili su piante diverse
dicogamia → maturazione in tempi diversi dei gameti maschili e femminili

La moltiplicazione → propagazione per via agamica, detta anche propagazione vegetativa


avviene utilizzando parti di pianta e moltiplicandole (rizomi, tuberi, bulbi)

I rapporti tra gli organismi

Tutte le specie che vivono in un ecosistema instaurano con gli altri organismi dei rapporti di diverso tipo:

Rapporti A - B Caratteristiche Esempi

mutualismo +|+ associazione tra organismi che traggono reciproco vantaggio leguminose e batteri azotofissatori che
dalla loro convivenza (simbiosi mutualistica) vivono nelle loro radici
commensalismo 0|0 associazione tra organismi che vivono nello stesso ambiente prati polifiti di graminacee e leguminose
senza danneggiarsi a vicenda
competizione –|– associazione tra organismi che concorrono a sfruttare copertura vegetale di piante della stessa
la stessa risorsa, che è insufficiente a soddisfare i fabbisogni specie troppo fitta
di tutti gli individui presenza di piante infestanti
predazione +|– si verifica quando gli individui di una specie (predatori) si nutrono insetti fitofagi che si nutrono di parti di
a spese degli individui di un’altra specie (prede) pianta
parassitismo +|– si verifica quando gli individui di una specie (parassiti) ricevono malattie fungine e batteriche delle piante
nutrimento e/o protezione a spese di un’altra specie (ospiti)

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 UD9. MECCANICA AGRARIA
 UD10. MACCHINE OPERATRICI E SICUREZZA
Le macchine agricole

Il trattore è l’elemento fondamentale che ha consentito lo sviluppo della meccanizzazione delle operazioni colturali
in agricoltura
è una macchina semovente
dotata di un proprio motore
definita centrale mobile di potenza
fornisce alle macchine operatrici:
energia meccanica, che viene utilizzata per:

la traslazione dislocamento delle macchine

la rotazione movimento dei meccanismi
energia idraulica
energia elettrica
Le macchine operatrici
non sono dotate di un proprio motore
svolgono quasi tutte le operazioni colturali
hanno la funzione di sostituire e/o facilitare il lavoro dell’uomo; possono essere:

trainate dal trattore agiscono per trascinamento e vengono chiamate in folle

azionate dal trattore i loro organi si muovono attivamente e vengono chiamate comandate

Il telaio e il motore del trattore

Telaio e struttura portante→ può essere di 2 tipi:


autoportante → tipica dei trattori tradizionali
in cui diversi organi sono collegati rigidamente al telaio con flange imbullonate
soluzione poco elastica da un punto di vista costruttivo
con telaio a travi rigide→ tipico dei trattori moderni
supporta i diversi organi, attraverso appositi attacchi
soluzione più idonea a resistere alle sollecitazioni dinamiche
Il motore→ macchina in grado di trasformare una forma di energia in energia meccanica; può essere di 2 tipi:
endotermico - a moto alternato → utilizza l’energia chimica contenuta nei combustibili trasformandola prima
in energia termica e quindi in energia meccanica rotazionale
questi motori possono essere di 2 tipi:
motore a scoppio → in cui il combustibile è la benzina
motori ad accensione spontanea (Diesel) → in cui il combustibile è il gasolio
il loro ciclo termodinamico può essere costituito da:
4 tempi→ aspirazione, compressione, espansione, scarico
2 tempi→ aspirazione + espansione, compressione
elettrico - a moto rotatorio → utilizza l’energia elettrica fornita da un accumulatore (batteria)
L’inquinamento dei motori è diverso a seconda dei tipi di motore:
nei motori endotermici è più elevato, e viene parzialmente risolto con l’uso di:
marmitte catalitiche per i motori a scoppio
marmitte catalitiche + filtri antiparticolato per i motori ad accensione spontanea
nei motori elettrici è quasi nullo nel luogo di utilizzo; può tuttavia essere consistente al momento della
produzione dell’energia elettrica se questa deriva da centrali termoelettriche

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Gli organi di trasmissione del trattore

Gli organi di trasmissione servono a trasmettere la potenza generata dal motore:


agli organi di propulsione
ai meccanismi per l’azionamento degli attrezzi collegati

L’albero motore è all’origine del movimento di tutti gli altri organi ed è collegato a questi per mezzo di sistemi di
trasmissione, utilizzati per trasmettere il moto rotatorio tra un albero conduttore (motore) e un albero condotto
secondo la disposizione degli alberi si possono usare diversi sistemi:
nel caso di alberi coassiali, con la stessa velocità angolare→ giunti
nel caso di alberi convergenti, nel loro punto d’incontro→ ruote coniche, dentate o di frizione
nel caso di alberi paralleli:

se sono vicini ruote dentate o di frizione

se sono lontani cinghie o catene
I principali organi di trasmissione sono:
le ruote dentate → utilizzate per la trasmissione meccanica
gli organi di trasmissione deformabili, utilizzati con alberi distanti e a elevata velocità di rotazione; sono:

cinghie leggere, silenziose, non necessitano di lubrificazione
catene→ più pesanti, rumorose, necessitano di lubrificazione

i giunti collegano direttamente gli alberi coassiali; possono essere:

rigidi non consentono l’opportunità di interrompere il collegamento
di sicurezza → hanno lo scopo di limitare la coppia massima trasmissibile tra i due alberi

variare la loro angolazione



articolati (giunto di Cardano) collega alberi convergenti che durante il moto possono

I sistemi di trasporto del moto ai punti di utilizzo finale


costituiscono un anello finale del sistema di trasmissione del moto da quello originato dal motore ai punti
di utilizzo finale, che possono essere:
ruote - presa di potenza - sollevatore idraulico
i più importanti sono:

la frizione che collega il motore al cambio di velocità

i riduttori utilizzati per ridurre il rapporto di trasmissione del cambio

il differenziale meccanismo fondamentale per poter effettuare le svolte

Gli organi di propulsione, frenatura e direzione del trattore

Gli organi di propulsione → consentono il movimento delle macchine


sono i dispositivi dei trattori a diretto contatto con il terreno; i più importanti sono:
gli pneumatici, che hanno la funzione di:
scaricare il peso del trattore sul terreno e di assorbire i sobbalzi durante il moto
possono essere:

di trazione garantiscono un’adeguata aderenza

sterzanti devono mantenere la corretta direzione impostata
i cingoli, che hanno la funzione di:
ridurre il compattamento del terreno e aumentare l’aderenza
Gli organi di frenatura→ hanno lo scopo di rallentare il movimento delle macchine; i più importanti sono:
freni a disco semplice
freni a dischi multipli
Gli organi di direzione→ hanno lo scopo di consentire i cambiamenti di direzione delle macchine
lo sterzo è il meccanismo più importante

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Gli organi di collegamento e azionamento delle macchine operatrici

Le macchine operatrici sono collegate al trattore per mezzo di diversi dispositivi; i più importanti sono:

l’attacco a tre punti con sollevatore idraulico utilizzato per:
trasmettere lo sforzo di trazione alla macchina operatrice
alzare o abbassare gli attrezzi per mezzo del sollevatore idraulico
il gancio di traino→ utilizzato per:
trainare le macchine operatrici
accoppiare il trattore con macchine di grosse dimensioni
presa di potenza (pdp) → utilizzata per:
l’azionamento di alcuni meccanismi delle macchine comandate, che per il loro movimento utilizzano
l’energia fornita dalla pdp, che proviene dal motore
distributore idraulico → utilizza l’energia idraulica fornita dal motore
collegamenti elettrici → utilizzano l’energia elettrica fornita al motore

La sicurezza nell’uso delle macchine

La stabilità del trattore è un fattore di sicurezza molto importante per garantire l’incolumità dell’operatore, in
particolare nei terreni in pendenza
i principali rischi riguardano:

il ribaltamento laterale dovuto all’instabilità trasversale
l’impennamento → dovuto all’instabilità longitudinale
per prevenire i rischi di incidenti è previsto l’obbligo di installazione su tutti i trattori di:
telai di sicurezza omologati
telai di protezione
un sistema di ritenzione del conducente → cinture di sicurezza
L’ergonomia → disciplina che si occupa dell’integrazione tra lavoro dell’uomo, macchine e ambiente di lavoro
prescrive di adottare sistemi per adattare l’ambiente di lavoro alle capacità dell’uomo, che comprendono:
la progettazione delle macchine
la definizione dei metodi di lavoro e di produzione
l’idoneità e il comfort del posto di lavoro; in particolare per i trattori riguarda:
la progettazione del posto guida con alcuni accorgimenti come:
adeguata imbottitura del sedile e dei braccioli
possibilità di regolare il sedile in profondità e in altezza
utilizzazione di ammortizzatori che attutiscono i movimenti del sedile
volante regolabile in altezza e profondità
adeguato riscaldamento e ventilazione della cabina
isolamento della cabina dalle vibrazioni con l’uso di stabilizzatori
insonorizzazione della cabina con pannelli fonoassorbenti

68
 UD11. LA GESTIONE DELLA PRODUTTIVITÀ
Tecniche per aumentare l’intercettazione della luce

Tecniche che agiscono sul fattore tempo:


favorire il rapido raggiungimento del LAI (indice di area fogliare) ottimale
accrescimento
→ utilizzare varietà a rapido

utilizzare colture intercalari→ specie a ciclo breve che si coltivano negli intervalli tra la raccolta di una coltura
principale e la semina della successiva, evitando di lasciare il terreno nudo
preferire le varietà autunnali a quelle primaverili
effettuare semine precoci: tra le varietà primaverili scegliere quelle in grado di germinare
a temperature piuttosto basse
utilizzare colture permanenti → che coprono il suolo ininterrottamente per diversi anni
prolungare il LAD (= durata dell’apparato fotosintetico)
le foglie
→ lottare contro gli agenti fitopatogeni che attaccano

Tecniche che agiscono sul fattore spazio:


ottimizzare il LAI → effettuare semine e impianti quanto più fitti e uniformi possibili
ottimizzare la morfologia dell’apparato fotosintetico
vegetazione decrescente dal basso verso l’alto per evitare ombreggiamenti
disporre le piante in modo opportuno rispetto ai punti cardinali:
preferire nei terreni piani l’orientamento Nord/Sud
preferire nei terreni inclinati il versante esposto a Sud

Tecniche per utilizzare la fotomorfogenesi

L’ombreggiamento di alcune parti della pianta:


è un fenomeno negativo per la pianta perché riduce comunque la produzione di sostanza secca
può essere sfruttato per migliorare la qualità di alcuni prodotti:
l’imbianchimento nella porzione basale del fusto di alcuni ortaggi (es.: sedani, finocchi)
più teneri e più appetibili
→ rende i tessuti

l’aumento della fittezza d’impianto in molte piante tessili da fibra (es.: lino, canapa)
rami laterali, che danno fibre di qualità più scarsa
→ riduce la crescita dei

l’aumento della fittezza d’impianto in molte leguminose da foraggio


basale degli steli e il foraggio risulta così più appetibile
→ riduce la lignificazione della parte

Tecniche per utilizzare il fotoperiodismo

Le modificazioni del fotoperiodo sono possibili solo in ambiente protetto (serra); le modalità principali sono:
riduzione della lunghezza del giorno durante l’estate → favorisce la fioritura delle piante brevidiurne
riduzione della lunghezza e/o della continuità del periodo di buio → con l’illuminazione artificiale
stimola la fioritura delle piante longidiurne durante l’inverno
previene la fioritura delle piante brevidiurne
consente di ottenere più generazioni di una stessa specie nell’arco di un anno
regolazione diversificata del fotoperiodo per differenti varietà della stessa specie, effettuata in serre diverse
consente di ottenere la fioritura contemporanea di diverse varietà a scopo di incrocio

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Tecniche per utilizzare l’effetto serra

L’effetto serra può essere sfruttato utilizzando due tipi di apprestamenti:


apprestamenti per la semiforzatura → utilizzati solo per una parte del ciclo colturale (prime fasi)
strutture temporanee → si ottiene così una produzione anticipata (primizie)
cassoni - detti anche letti freddi → in cui le piante vengono coltivate nelle prime fasi
casse di germinazione → utilizzate per accelerare la germinazione
miniserre → proteggono le colture durante le prime fasi e poi vengono tolte

tunnel rimovibili strutture lineari che utilizzano film plastici come copertura
apprestamenti per la forzatura → utilizzati per l’intero ciclo colturale (dalla semina alla raccolta)
strutture permanenti → si ottiene così una produzione extrastagionale
serre tunnel - a struttura semicircolare → copertura con film plastici
serre in legno - struttura portante in legno → copertura con laminati plastici o vetro
serre in metallo - struttura portante in acciaio → copertura con laminati plastici o vetro
sono le uniche strutture a chiusura ermetica → possono essere coibentate
Altri mezzi di forzatura utilizzati sono i seguenti:
sistemazione del terreno → creazione di un’inclinazione artificiale rivolta a Sud
costruzione di ripari per la difesa dal vento
pacciamatura con materiali di colore scuro → copertura che evita la dispersione di calore

letti caldi cassoni che sfruttano la produzione di calore nel letame

Tecniche per controllare le alte e le basse temperature

La difesa dalle alte temperature (> della critica massima) può essere effettuata scegliendo diversi mezzi:
mezzi passivi → sono di tipo preventivo → i più utilizzati in Italia
scegliere le specie e le varietà adatte - come quelle a maturazione precoce
anticipare le semine
utilizzare l’irrigazione climatizzante
mezzi attivi → utilizzati soprattutto nelle zone tropicali
copertura delle piante con cannicciate, graticci o apposite reti
allevamento di piante da ombra, come le palme
La difesa dalle basse temperature (< della critica minima) può essere effettuata scegliendo diversi mezzi:
mezzi passivi → sono di tipo preventivo → i più utilizzati nelle zone con pericoli di brinate dannose
scegliere le zone adatte per l’impianto di coltivazione (es.: evitare i fondovalle)
scegliere le specie e le varietà adatte - le più resistenti al freddo
controllare le sorgenti di aria fredda - utilizzando frangivento
prolungare il periodo di accestimento dei cereali
favorire un’adeguata lignificazione dei tessuti nelle piante arboree
mezzi attivi → agiscono direttamente per contenere l’abbassamento di temperatura
protezione diretta delle piante correnti, film plastici, tessuto non tessuto
adozione di forme di allevamento basse, che durante l’inverno vengono completamente coperte
dalla neve → coibente termico
utilizzazione di mezzi schermanti (nebbie artificiali), che evitano la dispersione del calore
utilizzazione di mezzi dinamici (grandi ventilatori), che impediscono la stratificazione dell’aria
utilizzazione di mezzi termici, che mettono calore nell’ambiente, tra cui i più importanti sono:
il riscaldamento dell’aria → combustione di materiali per mezzo di bruciatori
l’irrigazione a scopo termico:
per scorrimento durante l’inverno (prati marcitoi)
per aspersione (antibrina) nei frutteti

70
 UD12. LA GESTIONE DELL’ACQUA IN ECCESSO
La gestione dell’acqua in eccesso nei terreni piani

Le tecniche di smaltimento dell’acqua in eccesso nei terreni piani →


hanno lo scopo di prevenire il ristagno idrico che
provoca gravi fenomeni come l’asfissia radicale; sono principalmente di 2 tipi:
le sistemazioni superficiali
che si basano su 2 interventi complementari:
l’affossatura → scavo di scoline ai lati dei campi per raccogliere l’acqua in eccesso
la baulatura → modellamento della superficie dei campi che crea una convessità
inclinazione che favorisce lo scorrimento dell’acqua in eccesso verso le scoline
i costi:
d’impianto sono limitati
di manutenzione sono elevati
le scoline:
possono costituire un ostacolo al passaggio delle macchine
sono tare improduttive, perché sottraggono terreno alle colture
il drenaggio sotterraneo
realizzazione di una rete di tubi sotterranei → dreni
posti a una profondità superiore dello strato attivo del terreno → sotto le radici
dotati di fessure per consentire lo smaltimento dell’acqua in eccesso
i costi:
d’impianto sono elevati
di manutenzione sono molto limitati
le tare improduttive sono praticamente inesistenti

La gestione dell’acqua in eccesso nei terreni inclinati

Le tecniche di smaltimento dell’acqua in eccesso nei terreni inclinati


riducendo la velocità dell’acqua che scorre verso il basso
→ hanno lo scopo di prevenire l’erosione idrica
le sistemazioni di collina, che possono agire su 3 fattori:
ridurre la lunghezza della pendice → le più importanti sono:
→ le scoline di prima raccolta seguono le curve di livello
girapoggio

→ le scoline di prima raccolta sono disposte lungo i lati maggiori dei campi
cavalcapoggio
modificare la pendenza → le più importanti sono:
terrazzamento → i ripiani sono sostenuti da muretti a secco
ciglionamento → i ripiani sono sostenuti da ciglioni inerbiti
prevenire l’erosione profonda → la più importante è:
rittochino → le scoline di prima raccolta seguono le linee di massima pendenza

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 UD13. LA GESTIONE DELL’ACQUA IN DIFETTO
La misurazione del deficit idrico

diversi parametri:

Lo strato attivo del terreno è il serbatoio di acqua per le piante la quantità di acqua che esso contiene varia in base a


la riserva idrica del terreno quantità di acqua che può trattenere, dipende:
dall’ampiezza del serbatoio→ profondità dello strato attivo

dalla quantità del deflusso superficiale
dalla quantità del deflusso sottosuperficiale
ruscellamento

il consumo idrico delle colture → in particolare la sua distribuzione nell’arco dell’intero ciclo colturale
la quantità delle precipitazioni→ in particolare la sua distribuzione nell’arco delle stagioni

Scopi e caratteristiche dell’irrigazione


È la tecnica agronomica utilizzata per somministrare artificialmente l’acqua al terreno; ha diversi scopi:

irrigazione umettante fornire acqua al terreno e quindi alle piante; si distingue in tre tipi:
ordinaria→ viene effettuata per tutta o gran parte della durata del ciclo colturale

sussidiaria viene effettuata solo in una fase del ciclo colturale

di soccorso viene effettuata per le colture che normalmente non hanno bisogno di apporti irrigui, solo in
caso si verifichi un’imprevista siccità

irrigazione fertilizzante apportare, insieme all’acqua, elementi nutritivi

irrigazione termica evitare le gelate dannose (es.: irrigazione antibrina)

irrigazione climatizzante
abbassare la temperatura
controllare, nelle ore più calde dell’estate, diversi aspetti del clima:

aumentare l’umidità relativa, per ridurre la traspirazione


creare l’effetto lente, che favorisce la pigmentazione dei frutti
irrigazione dilavante→ favorire la migrazione dei sali in profondità

irrigazione a scopo fitoiatrico distribuire gli agrofarmaci

Le acque utilizzate per l’irrigazione possono avere diversa provenienza:


acque superficiali → provengono da fiumi o laghi
hanno una temperatura variabile a seconda della stagione
presentano una discreta quantità di sostanze in sospensione
sono generalmente abbastanza ricche di O2
possono contenere una certa quantità di inquinanti
acque sotterranee → provengono da pozzi, falde sotterranee o risorgive
hanno una temperatura costante (10-12 °C)
sono più povere di O2 e più ricche di CO2 rispetto a quelle superficiali
hanno un contenuto di inquinanti generalmente minore
hanno requisiti di qualità, di cui i principali sono:
la temperatura, che non deve discostarsi molto da quella dell’aria
la presenza di sostanze in sospensione deve essere ridotta per evitare ostruzioni dei tubi
la salinità (presenza di Na+) deve essere limitata
la presenza di composti inquinanti deve essere contenuta

72
I principali sistemi di irrigazione

Sistemi Categorie principali Metodi principali

Sistemi gravitazionali a scorrimento


l’acqua viene distribuita sui campi a pressione per infiltrazione laterale
atmosferica normale
a solchi
necessitano di una preventiva sistemazione
a porche
del terreno
a sommersione temporanea
presenza di tare produttive dovute ai canali
di adacquamento a sommersione permanente
a elevato
consumo di Sistemi per aspersione
impianti fissi
acqua l’acqua viene:
impianti semifissi
(sistemi a turni) fornita sotto pressione
impianti mobili
distribuita sui campi sotto forma
impianti di grandi dimensioni
di pioggia artificiale
semoventi longitudinali
costituiti da:
a boma
gruppo motore-pompa
pivot systems
rete di distribuzione
lateral rangers
irrigatori
Sistemi di microirrigazione
l’acqua viene fornita:
con portate limitate irrigazione a goccia
con erogazione localizzata irrigazione a spruzzi
costituiti da: irrigazione intermittente
a limitato
consumo di sistema di alimentazione tubi forati
acqua rete di distribuzione manichette porose
(sistemi a sistema di filtrazione
erogazione microerogatori
continua)
Sistemi di subirrigazione
l’acqua:
è fornita per via sotterranea subirrigazione capillare:
attraverso tubi interrati può essere utilizzata per il
drenaggio nelle stagioni umide
risale per capillarità

Tecniche di risparmio dell’acqua


Nelle zone semiaride, con lunghe stagioni siccitose, dove l’acqua è un fattore limitante
non è possibile ricorrere all’irrigazione
si adottano tecniche di risparmio dell’acqua → aridocoltura, che si basano su 2 principi:
aumentare le riserve di acqua nel suolo
migliorare lo sfruttamento della disponibilità di acqua da parte delle piante

73
 UD14. LA GESTIONE DELLA RISORSA ARIA
Tecniche di concimazione carbonica

Lo scopo principale della concimazione carbonica è:


aumentare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera
tecnica realizzabile solo in ambiente protetto e coerente (serre in metallo)
Le principali tecniche di concimazione carbonica sono:
la carbonicazione calda, in cui l’erogazione di CO2 parte da serbatoi contenenti il gas allo stato puro
sistema economico ma inquinante
la carbonicazione fredda, in cui l’erogazione di CO2 deriva dalla combustione di idrocarburi
sistema meno economico ma non inquinante

Tecniche di difesa dal vento


Le tecniche più efficaci per difendere le piante dal vento sono:
l’uso di mezzi di protezione individuale → costituiti da materiali inerti (stuoie, reti)
piuttosto costosi, adatti a colture di pregio
l’uso di mezzi di protezione collettiva → frangivento
proteggono zone di territorio piuttosto estese
sono i più utilizzati in agricoltura
sono costituiti da:
materiali inerti (muretti a secco, cannicciate)
materiali vivi (specie arboree e/o arbustive)
le loro caratteristiche principali, che ne determinano l’efficacia protettiva, sono:

l’altezza variabile da 1/8 a 1/20 della lunghezza della zona da proteggere
la lunghezza → leggermente superiore a quella della zona da proteggere

la permeabilità idealmente il 50%
l’uniformità della massa→ non deve presentare vuoti interni

il profilo del frangivento deve essere aerodinamico
le specie più adatte per realizzare i frangivento devono:
essere sempreverdi → la loro azione perdura per tutto l’anno
essere rustiche e adattabili→ resistenza alle avversità ambientali
presentare un rapido accrescimento
esercitare una limitata competizione con le specie da proteggere

Tecniche di difesa dagli inquinanti atmosferici

Scelta di specie o varietà resistenti ai principali agenti inquinanti.

74
 UD15. LA GESTIONE DELLA FERTILITÀ FISICA DEL TERRENO
Classificazione delle lavorazioni

Le lavorazioni del terreno sono il principale strumento per migliorare la sua fertilità fisico-meccanica.

In base alla finalità si classificano come segue:

Tipo di lavori Finalità Epoca di esecuzione

lavori di messa modificare il profilo colturale→ migliorare in modo


permanente le caratteristiche agronomiche dello strato
interventi eseguiti “una tantum”, solo
in caso di cambiamenti radicali della
in coltura
attivo destinazione del suolo

lavori di preparazione →
creare e/o ripristinare la stabilità strutturale
specie nei terreni in cui la struttura si degrada
necessari interventi periodici che vengono eseguiti
regolarmente a cadenza solitamente
principali
facilmente annuale
interventi periodici che seguono i lavori
lavori di preparazione
complementari
preparare il letto di semina → per creare le condizioni
ottimali per la semina e/o l’impianto delle colture
di preparazione principali, eseguiti
prima della semina e/o dell’impianto
interventi periodici eseguiti dopo la
creare e/o mantenere le migliori condizioni di crescita per
lavori di coltivazione semina e/o l’impianto delle colture e
le colture, dopo la messa a dimora (semina o impianto)
prima della loro raccolta

In base alla modalità di esecuzione si classificano come segue:

Tipo di strumenti Esempi di strumenti utilizzati


Descrizione delle modalità di esecuzione dei lavori
utilizzati manuali meccanici
lavori che comportano il taglio, il distacco e successivo
aratro classico
rovesciatori rovesciamento di porzioni di terreno, a forma di parallelepipedo, vanga
(rovesciatore)
dette zolle
erpice a denti
lavori che comportano l’esecuzione di tagli orizzontali e/o verticali,
discissori rastrello erpice a maglie
senza attuare il rovesciamento di porzioni di terreno
estirpatore
aratro a dischi
lavori che comportano l’esecuzione di tagli e contemporaneo
rimescolatori zappa erpice a dischi
rimescolamento del suolo, senza attuare rovesciamenti
zappatrice rotativa
rullo
speciali lavori che non rientrano in nessuna delle categorie precedenti livellatrice
bulldozer
“treni di
misti lavori che comportano l’utilizzazione contemporanea di più strumenti
strumenti”

75
Condizioni di lavorabilità del terreno

Le condizioni ottimali di lavorabilità del terreno dipendono da diversi fattori, di cui i più importanti sono:
la coesione → forza che tiene legate le particelle del suolo
è direttamente proporzionale alla percentuale di argilla contenuta nel terreno
tende a diminuire nei terreni molto umidi
l’adesione → capacità che hanno le particelle del suono di attaccarsi alla superficie degli organi lavoranti
è direttamente proporzionale al grado di inumidimento del suolo
la plasticità→ proprietà che hanno i terreni di cambiare la propria forma se sottoposti a sollecitazioni
meccaniche e di conservare cambiamenti nel tempo
è direttamente proporzionale alla percentuale di argilla contenuta nel terreno
tende ad aumentare con il grado di inumidimento
lo stato di tempera → momento ottimale per eseguire le lavorazioni del terreno; si ha quando:
il terreno ha una buona plasticità
il grado di inumidimento è medio (il terreno non è né troppo umido né troppo secco)

La modificazione del profilo colturale

Le lavorazioni che vengono eseguite per modificare il profilo colturale sono operazioni che richiedono costi elevati;
le principali sono:
messa in coltura di terreni incolti→ il profilo colturale non è adatto a ospitare una coltivazione
il dissodamento è l’intervento principale → consiste in una lavorazione profonda (50 ÷ 80 cm)
il decespugliamento e il diboscamento sono interventi che vengono eseguiti prima del dissodamento se il
terreno è ricoperto da vegetazione arbustiva o arborea
approfondimento dello strato attivo
precedentemente una coltura erbacea
→ quando si vuole impiantare una coltura arborea su un terreno che ospitava

lo scasso è l’intervento principale → consiste in una lavorazione molto profonda (80 ÷ 150 cm)
modificazione della tessitura → nei terreni in cui si presenta particolarmente squilibrata
lo spietramento è l’intervento principale → eliminazione dello scheletro del terreno
spianamento della superficie → quando il terreno presenta notevoli irregolarità

La creazione e il ripristino dello stato strutturale

Le lavorazioni che vengono eseguite per creare e/o ripristinare la stabilità strutturale si distinguono in:
lavorazioni preliminari → vengono eseguite solo in caso di necessità; esse sono:
l’estirpatura→ eliminazione delle erbe infestanti quando sono presenti sul terreno
la trinciatura dei residui di coltivazione→ se questi permangono sul terreno
l’aratura → il più importante lavoro di preparazione del suolo
modalità di esecuzione in pianura:
→ lavoro rovesciatore

a colmare
a scolmare
alla pari
alla Fellemberg
modalità di esecuzione in collina:
a rittochino
di traverso

profondità dell’aratura varia secondo la profondità delle radici della coltura:

superficiale 20 ÷ 30 cm

di media profondità 30 ÷ 40 cm
profonda→ > 40 cm

lavorazioni alternative eseguite nei terreni sciolti non in grado di raggiungere una struttura

la zappatura rotativa lavoro rimescolatore

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La preparazione del letto di semina

Le lavorazioni che vengono eseguite per preparare il letto di semina sono:


operazioni complementari all’aratura, che lascia il terreno in stato non adatto alla semina; esse sono:
l’erpicatura → lavoro discissore eseguito spesso in più riprese, con erpici: a dischi
la zappatura rotativa → lavoro eseguito con uno strumento rimescolatore a denti
la rullatura → lavoro di pareggiamento finale del terreno
il livellamento del terreno →richiesto quando il terreno deve essere perfettamente piano

Il mantenimento delle condizioni di crescita ottimali

Le lavorazioni che vengono eseguite per mantenere le condizioni di crescita ottimali delle colture sono:
lavori di coltivazione, chiamati anche consecutivi, eseguiti tra la semina e la raccolta; i principali sono:
l’erpicatura → lavoro eseguito dopo la semina quando è necessario portare il terreno sui semi
la rullatura → lavoro eseguito allo scopo di favorire il contatto tra il terreno e i semi
la rincalzatura → lavoro eseguito nell’interfila per coprire con la terra il colletto delle piante
controllare le infestanti
la sarchiatura → lavoro eseguito nell’interfila a diversi scopi: migliorare l’areazione degli strati superficiali
del suolo
aumentare la velocità di infiltrazione dell’acqua
la scarificatura → lavoro eseguito nei prati poliennali
per favorire l’areazione periodica del suolo

Tecniche alternative alle lavorazioni tradizionali

La sequenza tradizionale delle lavorazioni del terreno prevede l’esecuzione di molti interventi; questo fatto comporta:
una parziale disgregazione della struttura che si è appena ripristinata
un costo notevole, sia in termini economici che energetici

Per evitare questi problemi si può far ricorso a tecniche alternative; le più importanti sono:
minimum tillage → esecuzione di più lavori contemporaneamente con strumenti misti
no tillage→ semina diretta sul terreno senza eseguire lavori di preparazione

ridge-tillage lavoro di preparazione eseguito solamente nell’interfila
lavorazione a due strati → sostituisce i lavori di preparazione con 2 sole operazioni:
una ripuntatura profonda → lavoro discissore eseguito in profondità
una lavorazione superficiale → eseguita con strumenti rimescolatori
la pacciamatura → copertura del terreno con materiali vari, eseguita per diversi scopi:
mantenere costante la temperatura
controllare la crescita delle erbe infestanti
conservare l’acqua presente nel terreno evitando l’evaporazione

77
 UD16. LA GESTIONE DELLA FERTILITÀ CHIMICA E BIOLOGICA DEL TERRENO
Classificazione dei fertilizzanti

L’apporto di fertilizzanti al terreno è il principale strumento per migliorare la sua fertilità chimica.

In base alla funzione prevalente i fertilizzanti si classificano come segue:

Categoria Funzione prevalente

ammendanti sostanze in grado di migliorare la struttura del suolo, come la sostanza organica
mente sulla fertilità fisico-meccanica
→ agiscono prevalente-
correttivi sostanze in grado di modificare la reazione del suolo
sostanze che migliorano la fertilità chimica del suolo, apportando dosi aggiuntive di uno o più elementi
nutritivi; si suddividono in:
concimi concimi inorganici
elevate
→ costituiti da quantità definite di elementi nutritivi in concentrazioni piuttosto


fertilizzanti organici costituiti da un’elevata quantità di sostanza organica, che contiene diversi
elementi nutritivi in concentrazioni generalmente limitate

La correzione di reazioni anomale

La correzione dei terreni con reazioni anomale può essere effettuata con diverse tecniche, tra le quali:
correzione dei terreni acidi → eseguita allo scopo di alzare il pH

calcitazioni arricchiscono il terreno di ioni Ca++, che sostituiscono progressivamente H+
debbio → combustione delle stoppie, che lascia sul terreno ceneri a reazione alcalina
correzione terreni alcalini di assorbimento (ricchi di Na+)
gessatura → somministrazione di gesso (CaSO4 . 2H2O), che forma solfati di sodio (Na2SO4)
vengono dilavati sottraendo parte di Na+ dallo strato attivo
→ questi
irrigazioni a scopo dilavante con acque povere di sali → portano in profondità parte di Na+
coltivazione di specie pioniere (es.: riso) → assorbono attivamente Na+

78
La formulazione del piano di concimazione

Prima di effettuare un intervento di fertilizzazione è opportuno formulare un piano di concimazione, allo scopo di:
effettuare una concimazione equilibrata, che:
consente alla pianta di crescere nel modo migliore
mantiene un equilibrio tra i microrganismi edafici
ridurre i costi → la spesa per i concimi è una componente importante per il bilancio aziendale
prevenire fenomeni di inquinamento → causati da eventuali eccessi di elementi nutritivi

Il piano di concimazione prevede diversi passaggi:


il prelievo del campione per l’analisi del terreno
l’analisi del terreno → effettuata da un laboratorio chimico
consente di misurare la quantità di elementi nutritivi presenti nel suolo
è in genere suddivisa in due parti:
l’analisi fisico-meccanica → non deve essere ripetuta perché i dati sono stabili
l’analisi chimica→ deve essere ripetuta periodicamente perché i dati variano
la valutazione dei dati analitici → effettuata confrontando i dati con parametri standard
il calcolo delle quote e delle necessità totali → per i principali elementi della fertilità, distinguendo:
la quota di reintegrazione della fertilità
quantità di sostanze nutritive necessarie per ripristinare la fertilità del suolo
la quota di asportazione → perdite complessive che il terreno subisce a causa di:
nutrizione delle piante
percolazione e dilavamento
la formulazione del piano di concimazione → scelta della quantità di concimi da apportare, per:
soddisfare le esigenze delle colture → restituendo al terreno quanto è stato assorbito
mantenere la fertilità del terreno → equilibrio tra i diversi elementi
la formulazione del giudizio agronomico → scelta del tipo di concimi da somministrare

79
La concimazione chimica

I concimi chimici sono sostanze che forniscono al terreno gli elementi nutritivi principali (N, P, K)
si suddividono in 3 tipi, in base al numero di elementi in essi presenti:
concimi semplici → contengono un solo elemento
concimi complessi binari → contengono 2 elementi
concimi complessi ternari → contengono 3 elementi
sono caratterizzati da diversi parametri; i principali sono:
il titolo→ percentuale in peso del principio attivo
la reazione → valutata in due modi diversi:
la reazione in soluzione acquosa
l’effetto residuo determinato nel suolo:
concimi a residuo neutro → utilizzabili in tutti i tipi di terreno
concimi a residuo acido → utilizzabili soprattutto in terreni a pH alcalino
concimi a residuo alcalino→ utilizzabili soprattutto in terreni a pH acido
la solubilità → determina il tipo di utilizzazione
la disponibilità nel tempo → durata dell’effetto dei concimi, che possono essere:
a pronto effetto→ disponibili immediatamente per le piante
a lento effetto→ disponibili solo dopo un certo tempo
a lenta cessione→ gli elementi vengono rilasciati in piccole quantità per un lungo periodo

I principali tipi di concimi chimici sono i seguenti:


concimi azotati
ammoniacali → a lento effetto

nitrici a pronto effetto

organici a lenta cessione
concimi fosfatici→ generalmente a lento effetto
concimi potassici→ generalmente a lento effetto
concimi complessi (binari e ternari) → consentono un unico intervento di concimazione
concimi fogliari→ utilizzati soprattutto per la distribuzione di soluzioni nutritive alle foglie
concimi fluidi → soluzioni fertilizzanti che possono essere distribuite insieme all’irrigazione

80
Le modalità di esecuzione della concimazione

Epoca di distribuzione → si possono distinguere alcuni momenti principali di intervento:


la concimazione di fondo → eseguita al momento dell’impianto, utilizzando:
fertilizzanti organici e/o concimi chimici a lento effetto
la concimazione in presemina → eseguita qualche mese prima della semina, utilizzando:

concimi a lento effetto 100% di P e K, da 1/3 a 1/2 di N previsti
per le colture arboree corrisponde alla concimazione invernale
la concimazione in copertura → eseguita quando la coltura è già stata seminata, utilizzando:

concimi a pronto effetto la rimanente parte (da 1/2 a 2/3) di N previsto
per le colture arboree corrisponde alla concimazione primaverile

Modalità di distribuzione → può avvenire secondo 2 modalità principali:


la distribuzione a pieno campo → eseguita su tutta la superficie del terreno, che può avvenire:
con interramento → il concime viene mescolato all’interno del terreno con una lavorazione
fertilizzanti organici e concimi poco solubili
senza interramento → il concime viene distribuito in superficie
concimi solubili, che vengono trasportati nel terreno attraverso l’acqua che si infiltra
la distribuzione localizzata→ solitamente lungo le file che ospitano le colture, utilizzata per:
le colture arboree
le colture erbacee coltivate a file distanziate

81
 UD17. LA GESTIONE DELLA FERTILITÀ BIOLOGICA DEL TERRENO
La fertilizzazione organica

La periodica somministrazione di sostanza organica al terreno è importante per:


evitare un impoverimento del contenuto di humus
mantenere costante la fertilità complessiva del terreno

La qualità della sostanza organica somministrata dipende da diversi parametri, tra cui i più importanti sono:
la sua composizione → ricchezza di elementi nutritivi ed equilibrio tra i vari elementi
il suo potere ammendante → capacità di migliorare la stabilità strutturale del terreno
il rapporto C/N → deve essere il più possibile vicino a quello dell’humus (9 ÷ 11)
il contenuto di microrganismi → parametro fondamentale per migliorare la fertilità biologica del terreno

I principali tipi di fertilizzanti organici sono i seguenti:


il letame→ costituito dalle deiezioni degli animali miste a paglia
ha composizione diversa secondo la provenienza:
quello di equini e di ovini è ricco di sostanze nutritive
quello di bovini ha caratteristiche medie ed è il più utilizzato
quello di suini è molto acquoso e ha uno scarso valore agronomico
quello degli avicoli (pollina) è molto ricco di sostanze nutritive
secondo il grado di maturazione si distingue in:

letame fresco (< 3 mesi) ha un rapporto C/N elevato e un alto contenuto di acqua
letame mediamente maturo (3-6 mesi) → ha un rapporto C/N e un contenuto di acqua medio

letame maturo (circa 6 mesi) ha un rapporto C/N ottimale e un contenuto di acqua basso

basso

terricciato di letame (circa 12 mesi) ha un rapporto C/N ottimale e un contenuto di acqua molto

il sovescio→ interramento di una coltivazione nel suolo, che può essere:



totale interramento di tutta la massa della vegetazione

parziale interramento di una parte della coltura (es.: nell’interfila)
concimazione verde → interramento di una massa di vegetazione cresciuta altrove
i residui di coltivazione → paglie di frumento, stocchi di mais
lo scopo prevalente è lo smaltimento di questi scarti
il loro apporto al terreno lo squilibra perché hanno un elevato rapporto C/N
i concimi organo-minerali → materiali di origine organica quasi del tutto mineralizzati
sono molto ricchi di elementi nutritivi
i principali sono:

la cornunghia proveniente dall’essiccazione di corna e unghie animali

il guano costituito da escrementi di uccelli marini mineralizzati

fertilizzanti organici (unici utilizzabili in agricoltura biologica) distribuzione autunnale

Il recupero delle biomasse

Le biomasse sono costituite dalle frazioni biodegradabili dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica
vengono prodotte in buona parte dalle attività del settore agroalimentare
contengono materiali organici, i quali possono essere trasformati in:
energia → produzione di biogas
sostanze utili per la crescita delle piante → produzione di compost

82
La gestione dei rifiuti

La quantità di rifiuti prodotta annualmente continua ad aumentare e ciò costituisce un grave problema ecologico → per
risolverlo è stata adottata la strategia delle 4 R:

ridurre produrre meno rifiuti, riducendo il volume degli imballaggi

riutilizzare alcuni contenitori, come quelli di vetro e di plastica dura, possono essere usati più volte

riciclare con la raccolta differenziata buona parte dei materiali possono diventare materie seconde

recuperare i rifiuti non riutilizzabili e non riciclabili possono essere bruciati per produrre energia

La raccolta differenziata è una strategia adottata nel sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani, con lo scopo di separare
ogni tipologia di materiali potenzialmente riciclabili; al loro interno si può distinguere:
la frazione umida (scarti alimentari)→ può essere trasformata in compost
la frazione secca → può essere ulteriormente suddivisa in:
secco riciclabile (vetro, carta, plastica, alluminio)
secco non riciclabile (tutti gli altri materiali)
Lo smaltimento delle materie seconde in agricoltura può essere effettuato seguendo alcune precauzioni:
i fanghi di depurazione di origine industriale e i rifiuti solidi urbani possono essere utilizzati purché:
venga effettuato un controllo preventivo dei potenziali inquinanti in essi contenuti
venga valutato il loro reale potere fertilizzante
i liquami→ deiezioni animali, liquide e solide, non unite alla lettiera
sono considerate veri e propri rifiuti da smaltire, poveri di elementi nutritivi
possono essere convenientemente utilizzati negli impianti per la produzione di biogas

83
 UD18. LA GESTIONE DELLE RISORSE BIOLOGICHE
Gli obiettivi del miglioramento genetico

L’obiettivo tradizionale era l’incremento delle rese unitarie:


conseguito attraverso la selezione di varietà più produttive
spesso a una produzione elevata corrisponde lo scadimento delle caratteristiche qualitative dei prodotti

Gli obiettivi moderni sono più complessi, e si possono riassumere nei modi seguenti:
migliorare l’adattamento delle piante all’ambiente → maggiore resistenza alle malattie
migliorare l’efficienza fisiologica della pianta→ migliore risposta alla somministrazione dei fattori produttivi
migliorare la regolarità della produzione → evitando forti oscillazioni delle rese
adattare le piante a condizioni climatiche differenti → ampliando l’areale di coltivazione

Metodi di miglioramento genetico

I metodi di miglioramento genetico sono diversi a seconda del tipo di specie su cui intervengono:
piante autogame → hanno una limitata capacità di adattamento; i metodi più usati sono:
la selezione massale → metodo empirico
all’interno di una popolazione si sceglie un certo numero di piante che presentano caratteristiche
migliori e si coltivano in campi comuni
la selezione per linea pura → metodo scientifico
all’interno di una popolazione si scelgono alcuni individui dotati di particolari caratteristiche di pregio
che vengono propagati in campi separati
piante allogame → hanno una buona capacità di adattamento; i metodi più usati sono:
la costituzione di varietà sintetiche → metodo scientifico
all’interno di una popolazione si scelgono gli individui migliori, che vengono propagati per via
agamica (cloni) e coltivati in un campo di polincrocio
la popolazione derivante dagli incroci multipli forma una varietà sintetica
la produzione di ibridi commerciali → metodo scientifico
sfrutta il fenomeno dell’eterosi → lussureggiamento degli ibridi
si incrociano tra loro da 2 a 4 linee pure, ottenendo degli ibridi che riuniscono in sé le
caratteristiche positive di tutti i progenitori
piante propagate per via vegetativa; i metodi più usati sono:
la selezione clonale → metodo scientifico
all’interno di una popolazione si scelgono gli individui migliori, che vengono propagati per via
agamica (cloni) e coltivati in campi separati
dopo diversi anni di selezione, in cui si scartano i cloni meno validi, si ottiene un numero
limitato di nuovi cloni
le mutazioni gemmarie indotte → metodo che consente di inserire nuovi caratteri nel genotipo
vengono indotte delle mutazioni in alcune gemme utilizzando agenti mutageni
si separano i nuovi individui portatori di caratteristiche migliorative, i quali vengono propagati
per via agamica mediante selezione clonale
le loro caratteristiche vengono a lungo verificate in campi sperimentali

84
I rapporti tra gli organismi

I rapporti tra gli organismi, quando coinvolgono le colture, possono essere:


vantaggiosi, indifferenti o negativi e, a seconda del loro impatto con le colture, vengono:
utilizzati, nel caso dei rapporti vantaggiosi o indifferenti
controllati, nel caso di rapporti negativi

Utilizzazione dei rapporti di mutualismo →


positivi per le colture
batterizzazione artificiale
sono presenti nel terreno

inoculo artificiale di microrganismi simbionti quando le spore del batterio specifico non

coltivazione della soia in Italia

Utilizzazione dei rapporti di commensalismo →


indifferenti per le colture
consociazione → coltivazione contemporanea di più specie sullo stesso terreno che non devono competere tra loro;
può essere di diversi tipi:
consociazione erbacea → prati polifiti, ortaggi
consociazione arborea → frutteti promiscui
consociazione mista → colture erbacee coltivate nell’interfila di un frutteto

Controllo dei rapporti di competizione → negativi per le colture


controllo delle erbe infestanti, che possono essere:
annuali → si propagano generalmente per seme
biennali → il primo anno sviluppano l’apparato vegetativo, il secondo fioriscono
perenni → a ciclo poliennale, si propagano per mezzo di organi vegetativi sotterranei

Controllo dei rapporti di predazione e di parassitismo → negativi per le colture


controllo dei fitofagi → insetti e altri animali predatori
controllo delle malattie → batteri, funghi e virus parassiti

I metodi di controllo delle erbe infestanti, dei fitofagi e delle malattie possono essere di diverso tipo:

Metodi Caratteristiche generali Controllo dei predatori Controllo delle erbe


di controllo e dei parassiti infestanti

utilizzazione di tecniche colturali rotazione delle colture rotazione delle colture


agronomico che svolgono funzione apporto equilibrato di acqua diserbo meccanico
di prevenzione e fertilizzanti inerbimento controllato
scelta di specie e/o varietà resistenti utilizzazione di antagonisti naturali delle
biologico utilizzazione di mezzi biologici utilizzazione di antagonisti naturali erbe infestanti
dei nemici delle piante
impiego di radiazioni
fisico utilizzazione di mezzi fisici pirodiserbo
combustione dei residui di coltivazione
insetticidi, acaricidi
chimico utilizzazione di agrofarmaci erbicidi
anticrittogamici

Problematiche nell’uso dei metodi di controllo


l’uso di metodi di controllo chimico massiccio e continuo comporta diversi problemi:
la scomparsa progressiva di specie utili, come le api
la selezione di ceppi di fitofagi e di crittogame dannose resistenti agli agrofarmaci
per contenere questi problemi si fa ricorso al controllo integrato, che si basa:
sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci allo stretto indispensabile
sull’adozione contemporanea di diversi mezzi di controllo alternativi scegliendo caso per caso quelli più
efficaci

85
 UD19. I SISTEMI DI COLTIVAZIONE CONVENZIONALI
 UD20. VERSO UN’AGRICOLTURA SOSTENIBILE
I sistemi di coltivazione

I sistemi di coltivazione sono modelli di organizzazione dell’azienda agricola che comprendono:


l’ordinamento colturale → distribuzione delle colture
nello spazio→ suddivisione dei terreni e loro destinazione produttiva; si distinguono:
la monocoltura→ una sola coltura sull’intera superficie aziendale

la policoltura più colture in campi diversi
nel tempo → successione delle colture anno dopo anno; si distinguono:
la monosuccessione → la stessa coltura si ripete per più anni sullo stesso campo
la rotazione→ sullo stesso campo si avvicendano anno dopo anno colture diverse

L’azienda agraria in cui vengono applicati sistemi di coltivazione costituisce un agroecosistema, che è:
un’unità a struttura gerarchica
suddivisibile in più piccole unità di gestione:
campi coltivati
insieme di colture
allevamenti di animali
contraddistinta da quantificabili:
flussi di energia
cicli della materia

La classificazione dei sistemi di coltivazione comprende tre categorie principali:


i sistemi estensivi → caratterizzati da:
una notevole estensione dei terreni messi a coltura
basse rese unitarie
un limitato impiego di lavoro e di mezzi produttivi
i sistemi intensivi a elevato impiego di manodopera → caratterizzati da:
una ridotta estensione dei terreni messi a coltura
rese unitarie medie o elevate
un elevato impiego di lavoro umano
un limitato impiego di mezzi produttivi
i sistemi intensivi a elevato impiego di mezzi tecnici →caratterizzati da:
una ridotta estensione dei terreni messi a coltura
rese unitarie elevate
un elevato impiego di mezzi produttivi
un limitato impiego di manodopera

Le colture all’interno dei sistemi di coltivazione svolgono ruoli diversi:


colture depauperanti → sono colture che:
sottraggono sostanze nutritive al suolo
demoliscono progressivamente la struttura a causa delle lavorazioni che richiedono
esempi: frumento, riso, orzo

colture miglioratrici dell’aspetto fisico del terreno sono colture che:
richiedono una lavorazione profonda, accompagnata spesso da una letamazione
migliorano la fertilità fisico-meccanica del terreno
esempi: colture da rinnovo come mais, barbabietola da zucchero
colture miglioratrici dell’aspetto chimico del terreno → sono colture che:
ospitano nelle loro radici batteri simbionti che fissano N2 atmosferico
migliorano la fertilità chimica del terreno
esempi: leguminose come erba medica, trifoglio

86
I sistemi di coltivazione tradizionali

I sistemi di coltivazione estensivi


del mondo; i principali sono:
→ hanno rivestito una grande importanza storica → sono tuttora presenti in alcune aree

la coltivazione mobile → basata sullo sfruttamento della fertilità naturale del terreno dovuta alle ceneri prodotte in
seguito all’incendio della vegetazione spontanea
viene ancora praticata nelle foreste tropicali→ slash and burn
i sistemi a maggese → consistono nel lasciare periodicamente a riposo il suolo dopo averlo coltivato per uno o due
anni con colture depauperanti
in base all’utilizzo dei campi nel periodo di riposo, si distinguono:
il maggese nudo → il terreno viene mantenuto spoglio da qualsiasi vegetazione
il maggese vestito→ il terreno viene lasciato inerbire spontaneamente
in base alla sua durata complessiva, si distinguono:
l’avvicendamento biennale → nel quale si alternano:
un anno di coltivazione di una specie cerealicola (depauperante)
un anno di riposo (maggese)
l’avvicendamento triennale → nel quale si alternano:
un anno di coltivazione di un cereale a ciclo autunno-primaverile
un anno di coltivazione di una pianta a ciclo primaverile-estivo
un anno di riposo (maggese)


I sistemi di coltivazione intensivi tradizionali hanno rivestito una grande importanza storica
utilizzazione permanente di tutti i campi dell’azienda; i principali sono:
→ sono caratterizzati da


i sistemi intensivi irrigui basati sulla periodica somministrazione artificiale di acqua al terreno
consentono di incrementare notevolmente la produttività delle colture
permettono di evitare di lasciare a riposo il terreno per uno o più anni
vengono utilizzati storicamente nelle vallate di grandi fiumi (Nilo, Indo, Fiume Giallo)
la rotazione continua con leguminose → primo esempio di avvicendamento continuo
il prato di leguminose sostituisce l’anno di riposo migliorando la fertilità chimica del terreno
questo sistema è stato introdotto in Europa più di tre secoli fa
la rotazione continua con colture da rinnovo → altro esempio di avvicendamento continuo
si introducono nella rotazione precedente le colture da rinnovo
piante a ciclo primaverile-estivo miglioratrici dell’aspetto fisico-meccanico del terreno
questo sistema è stato introdotto in Europa nell’Ottocento in seguito all’introduzione della meccanizzazione
agraria

I sistemi di coltivazione intensivi a elevato impiego di mezzi tecnici


sono stati introdotti verso la fine dell’Ottocento, in seguito a importanti scoperte scientifiche:
la modalità di nutrizione delle piante e le leggi della chimica del terreno
scoperte dal chimico tedesco von Liebig
hanno consentito lo sviluppo della produzione e dell’impiego su vasta scala dei concimi chimici
le leggi della genetica, che regola la trasmissione dei caratteri ereditari
scoperte dall’abate boemo Mendel
hanno consentito lo sviluppo delle tecniche di miglioramento genetico delle colture e degli animali

87
I sistemi di coltivazione odierni

I sistemi di coltivazione odierni costituiscono i principali modelli di coltivazione oggi impiegati; essi sono:
l’agricoltura convenzionale→ sistema più utilizzato nei Paesi sviluppati
richiede l’impiego di una notevole quantità di mezzi tecnici (concimi, agrofarmaci, macchine)
l’impiego di prodotti chimici è limitato solo dal rispetto dei tempi e delle dosi consigliate

modelli caratteristici monocoltura e allevamento intensivo

l’agricoltura biologica sistema introdotto da più di vent’anni e oggi in crescita
esclude l’impiego di mezzi chimici di sintesi (agrofarmaci e concimi industriali)
non consente la produzione extrastagionale delle colture
si basa su alcuni principi fondamentali:
il rispetto della stagionalità
il mantenimento della fertilità del terreno
la valorizzazione della biodiversità
l’attenzione alla salvaguardia degli equilibri ambientali

modelli caratteristici rotazione delle colture, allevamenti non intensivi

l’agricoltura integrata sistema più recente, oggi in crescita
si pone diversi obiettivi:
razionalizzare l’uso dei mezzi tecnici
ridurre al minimo l’impiego di prodotti chimici di sintesi
scegliere le tecniche a minor impatto ambientale
si basa sull’uso di alcune tecniche specifiche:
il monitoraggio costante dei fitofagi e delle malattie delle piante
l’integrazione delle forme di controllo delle avversità
l’uso razionale dei concimi, basato sulle indicazioni del piano di concimazione

modelli caratteristici agricoltura e allevamento ecosostenibili

88
L’agroecologia: una nuova frontiera per i sistemi agroalimentari sostenibili

La tendenza odierna in direzione di un’agricoltura sempre più sostenibile è promossa:


dalle indicazioni della PAC (politica agraria comune) →
misure agroambientali
dalle richieste dei mercati →acquisto crescente di prodotti biologici e/o dotati di ecolabel

Le prospettive future dell’agricoltura sostenibile richiedono nuove sfide; le più importanti sono:
la difesa e la valorizzazione dell’agrobiodiversità
l’introduzione della contabilità ambientale a livello di costi/benefici che utilizza parametri misurabili
indicatori agro-ecologici, in grado di effettuare confronti tra sistemi e colture diverse
la progressiva integrazione tra politiche ambientali e politiche agricole
la realizzazione di ricerche finalizzate allo studio di tecniche e sistemi sostenibili
la valorizzazione dei prodotti ottenuti con l’agricoltura sostenibile
la diffusione della cultura della sostenibilità in tutta la popolazione

La gestione dell’agricoltura sostenibile è basata su due cardini:


il rispetto di norme generali in materia di tecniche agronomiche sostenibili
esempio: codici di buona pratica agricola
la predisposizione di disciplinari di produzione integrata, che hanno le seguenti caratteristiche:
richiedono, in fase di redazione, la partecipazione attiva degli agricoltori
sono caratterizzati dalla presenza di indicatori e di parametri ben definiti
il controllo del loro rispetto può essere effettuato da un organismo terzo il quale può certificare l’effettiva
aderenza delle pratiche agricole al disciplinare

L’agricoltura biologica è considerata un caso particolare di agricoltura sostenibile; i suoi principali obiettivi sono:
lavorare secondo natura piuttosto che cercare di dominarla
garantire agli animali allevati adeguate condizioni di vita → benessere animale
evitare tutte le forme di inquinamento che possono derivare da tecniche agricole
assicurare ai produttori condizioni di vita soddisfacenti e un ambiente di lavoro sano
tener conto dell’impatto sociale ed ecologico del sistema agricolo

89
 COME STUDIARE UNA COLTURA ERBACEA
Importanza economica e diffusione

Diffusione della coltura


Superficie coltivata→ ha nel mondo
Rese produttive → t/ha nei diversi continenti
Produzione annuale → t/anno in Italia
variazione dei dati nel tempo

Origine e domesticazione

Domesticazione della coltura → area/e dove è stata per la prima volta coltivata
caratteristiche dei progenitori selvatici
diffusione nel corso della storia

Classificazione botanica

Famiglia, genere e specie


Specie coltivate

Descrizione botanica
sottospecie, gruppi varietali, varietà
loro caratteristiche distintive:
botaniche
agronomiche

Descrizione morfologica

Caratteristiche morfologiche di:


radici
fusto o culmo
foglie
fiori o infiorescenze
frutti
semi

Fisiologia e fenologia del ciclo produttivo


Stadi fenologici:
germinazione
fase vegetativa
fioritura e fecondazione
Fisiologia

maturazione
VOLUME B

sottofasi

Esigenze ambientali
Esigenze di:
temperatura
ottimali, minime, massime
acqua
terreno
pH, tessitura

90
Varietà
Caratteristiche merceologiche delle principali varietà
loro classificazione

Obiettivi del miglioramento genetico

Tecnica colturale
Collocazione nell’avvicendamento

Aspetti agronomici
Ciclo di coltivazione
calendario di coltivazione
sistemazione e preparazione del terreno
tecniche di semina epoca
densità
concimazione esigenze nutrizionali
epoche
modalità
irrigazione epoche
modalità
controllo delle infestanti specie avventizie più comuni
modalità di intervento
controllo delle principali avversità avversità più comuni
modalità di intervento
raccolta rese produttive
epoca
modalità

Qualità, caratteristiche del prodotto, utilizzazioni

Qualità e utilizzazione
Parametri di qualità
composizione nutrizionale

Destinazione dei prodotti e dei sottoprodotti


uso nell’alimentazione umana
uso nell’alimentazione animale
altri usi

91
 UD 1. MORFOLOGIA E FISIOLOGIA DELLE PIANTE ARBOREE
Il ciclo vitale delle piante arboree

Fase improduttiva

Ha 4 fasi: Fase di produttività crescente

Fase di produttività costante

Fase di produttività decrescente

Il sistema radicale

Zona di accrescimento

È costituito da: Zona di assorbimento

Zona di trasporto

superficiale (α > 60°)

In base all’angolo geotropico α si classifica in: espanso (30° < α < 60°)

fittonante (α < 30°)


Le radici hanno diverse funzioni:
➔ trofica: assorbimento H2O ed elementi nutritivi
➔ meccanica: ancoraggio delle piante al terreno
➔ di trasporto: la linfa grezza viene portata verso l’alto

La parte aerea

Fusto ➔ funzioni di sostegno e trasporto

È costituita da: Branche ➔ scheletro permanente chioma ➔ non soggetta a potatura ordinaria

Rami ➔ sede della fruttificazione ➔ soggetti a potatura ordinaria

Le gemme vengono classificate in base a legno

specializzate a fiore

➔ alle funzioni: miste

suppletive
dormienti – ciclo biennale

➔ al periodo di schiusura: pronte – ciclo di pochi mesi


VOLUME C

latenti – durata indefinita

avventizie – durata indefinita


I rami a frutto vengono classificati in base alla loro durata:

➔ Rami dell’anno: fruttificano solo nell’anno in cui si sono formati


% potatura: 100%

➔ Rami di un anno: fruttificano solo nell’anno successivo a quello in cui si sono formati
% potatura: 50%

➔ Rami di più anni: fruttificano per più di un anno (ciclo variabile)


% potatura: 25% o meno

92
Fioritura e fecondazione

diversa da specie a specie

L’epoca di fioritura è: variabile all’interno della specie:


precoce

le diverse cultivar possono essere a fioritura media

tardiva
anemofila – agente: vento

L’impollinazione può essere: entomofila – agenti: insetti pronubi

Esistono diversi fenomeni che interferiscono con la fecondazione. I principali sono:


ambientali

➔ sterilità, che rende impossibile la fecondazione, può avere cause: genetiche

dicogamia

➔ autoincompatibilità (AI), che controlla l’autofecondazione AI fattoriale

AI morfologica

Si verificano inoltre alcune anomalie durante la fecondazione. Le principali sono:

vegetativa

➔ partenocarpia – formazione del frutto senza fecondazione stimolativa

➔ apomissia – formazione del seme senza fecondazione apparente

➔ xenie – formazione di effetti anomali sui frutti

Accrescimento e maturazione dei frutti

divisione cellulare

L’accrescimento dei frutti avviene in 2 fasi successive: distensione cellulare

maturazione vera e propria

La maturazione dei frutti è un processo complesso, che comprende: senescenza

sigmoidale ➔ frutti climaterici

I modelli di accrescimento dei frutti sono di 2 tipi: a doppia sigmoide ➔ frutti non climaterici

93
Durante la maturazione si verificano numerose trasformazioni biochimiche. Le principali riguardano:

➔ i carboidrati depolimerizzazione dei carboidrati complessi il frutto diventa più dolce

➔ le protopectine si trasformano in pectine solubili la polpa diventa più tenera

➔ la clorofilla scompare progressivamente i frutti assumono il colore tipico

➔ i composti aromatici aumentano progressivamente i frutti assumono gli aromi tipici

➔ gli acidi organici si riducono nei frutti a polpa consistente il frutto diventa meno aspro

sono costanti nei frutti a polpa non consistente i frutti si conservano più a lungo

Si verificano inoltre alcune anomalie durante l’accrescimento dei frutti. Le principali sono:

A) In tutti i frutti

➔ colatura – caduta dei fiori non allegati fenomeno di autoregolazione

post-allegagione fenomeno di autoregolazione

➔ cascola – caduta anticipata dei frutti june-drop fenomeno di autoregolazione

pre-raccolta sempre anomala

B) solo nella vite

➔ filatura – trasformazione dei grappoli in viticci

➔ acinellatura – acini di dimensioni ridotte verde – sempre anomala

dolce – cause genetiche, normale in alcune cv

94
 UD 2. PROPAGAZIONE E IMPIANTO DELLE PIANTE DA FRUTTO
I metodi di propagazione

Le piante da frutto si propagano quasi esclusivamente per via vegetativa (moltiplicazione).

per autoradicazione porzioni di pianta in grado di radicare

innesto si uniscono due piante diverse


4 tipologie:
metodi innovativi di moltiplicazione es.: micropropagazione

metodi innovativi di ibridazione es.: cisgenesi, genome editing

I metodi di moltiplicazione per autoradicazione

talea porzioni di pianta in grado di radicare e germogliare

propaggine il ramo atto a radicare viene portato nel terreno


Principali:
margotta il ramo atto a radicare viene ricoperto di terra

pollone radicato ramo che cresce alla base del fusto

Caratteristiche dell’innesto

L’innesto è una simbiosi mutualistica tra 2 parti di pianta, delle quali:

➔ una fornisce l’apparato radicale portinnesto

➔ una fornisce la parte aerea marza

I portinnesti si distinguono in diverse categorie:

➔ franchi derivano da una varietà coltivata della stessa specie della marza vigorosi

➔ selvatici derivano da una varietà selvatica della stessa specie della marza vigorosi

➔ nanizzanti derivano da una specie diversa, ma affine, rispetto alla marza poco vigorosi

➔ clonali derivano tutti dalla stessa pianta madre omogeneità di dimensioni

I portinnesti influenzano diverse caratteristiche della marza.

vigorìa della pianta i portinnesti nanizzanti la riducono

longevità della pianta i portinnesti nanizzanti la riducono


Principali:
produttività i portinnesti nanizzanti tendono ad aumentarla

omogeneità della produzione i portinnesti nanizzanti la migliorano

95
Le principali condizioni per assicurare l’attecchimento degli innesti sono:
➔ perfetta coincidenza tra i tessuti del portinnesto e della marza
➔ presenza di tessuti vitali sia nel portinnesto sia nella marza
➔ rispetto della polarità: estremità prossimale della marza a contatto con il portinnesto
➔ elevata affinità tra portinnesto e marza
➔ esecuzione dell’incisione alla giusta profondità e con tagli netti e precisi

Criteri di scelta per l’impianto del frutteto

Criterio-guida: vocazionalità ➔ insieme di caratteristiche pedoclimatiche di un territorio


ottimali per la crescita di una coltura

Principali fattori da prendere in considerazione:


➔ climatici: temperature, escursioni termiche, precipitazioni, venti ecc.
➔ pedologici: tessitura, profondità strato attivo, reazione, fertilità
➔ topografici: giacitura, esposizione

Criteri di scelta di:


➔ specie caratteristiche pedoclimatiche del territorio
➔ cultivar considerazioni tecnico-economiche e trend di mercato
➔ portinnesto affinità con la marza, grado di vigorìa, adattabilità, resistenza
➔ sesto di impianto equilibrio tra LAI ed esigenze di meccanizzazione

Esecuzione dell’impianto

L’impianto è un’operazione complessa che necessita di una serie di lavorazioni. In ordine cronologico:
Lavori preliminari – lavori da eseguire se necessario
➔ spianamento del terreno se la superficie presenta notevoli irregolarità
➔ drenaggio in presenza di elevata piovosità e terreni poco permeabili

Preparazione del terreno – lavori eseguiti regolarmente


totale: su tutta la superficie
➔ scasso approfondimento dello strato attivo parziale: a fosse
a buche
➔ operazioni successive allo scasso aratura
concimazione di fondo

Preparazione dell’impianto – lavori eseguiti regolarmente


➔ squadratura dell’appezzamento tracciamento delle file
➔ impianto della struttura di sostegno pali e fili (tutori)
➔ scavo delle buche per ospitare gli astoni da trapiantare

Realizzazione dell’impianto – lavori eseguiti regolarmente


➔ messa a dimora degli astoni trapianto nelle buche predisposte
➔ legatura delle piante ai tutori

96
 UD 3. LE TECNICHE DI COLTIVAZIONE DEI FRUTTETI

Gestione del terreno

arieggiamento periodico equilibrio tra micro e macroporosità

mantenimento dell’equilibrio nel bilancio idrico


Scopi:
interramento dei fertilizzanti

controllo della crescita delle infestanti

La gestione del terreno richiede interventi periodici di diverso tipo, che vengono eseguiti nell’interfila e/o sulla fila.
I principali sono:
➔ lavorazioni meccaniche
➔ inerbimento controllato totale o parziale

temporaneo o permanente
➔ diserbo chimico
➔ pacciamatura

Gestione del bilancio idrico

prevenire il deficit idrico evitare riduzione delle rese

Scopi: prevenire gli eccessi di acqua prevenire il cracking

mantenere la compattezza della polpa


Il fabbisogno idrico annuale è diverso a seconda delle specie:
➔ specie con elevato fabbisogno idrico (> 600 mm/anno): agrumi e actinidia
➔ specie con medio fabbisogno idrico (450-600 mm/anno): melo, pero, pesco
➔ specie con ridotto fabbisogno idrico (< 450 mm/anno): vite, olivo, mandorlo

La distribuzione del fabbisogno idrico durante l’anno ha tre picchi massimi:


➔ durante la fase di massima crescita vegetativa primi mesi dopo il germogliamento
➔ durante la fase della distensione cellulare rapido accrescimento in diametro dei frutti
➔ durante i mesi estivi periodo in cui la traspirazione è più intensa

Scopi principali dell’irrigazione in frutticoltura


➔ umettante fornire acqua alle piante
➔ fertilizzante apportare elementi nutritivi
➔ termico controllare le basse temperature (irrigazione antibrina)
➔ climatizzante controllare le alte temperature
saturare l’aria di umidità – bloccare la traspirazione
➔ prevenire il deficit idrico evitare riduzione delle rese

Sistemi principali di irrigazione in frutticoltura


➔ Irrigazione sovrachioma a pioggia lenta scopi: termico e climatizzante
➔ Irrigazione sottochioma microirrigazione scopo: umettante

97
Gestione del bilancio nutrizionale

Il fabbisogno nutrizionale varia a seconda delle fasi:


➔ durante la fase improduttiva – l’elemento nutritivo di cui il fabbisogno è maggiore è N
• rapporti ottimali (N-P2O5-K2O) 2:1:1
➔ durante le fasi di produttività crescente e costante
• rapporti ottimali (N-P2O5-K2O) 2:1:3
➔ durante la fase di produttività decrescente
• rapporti ottimali (N-P2O5-K2O) 2,5:1:2

Gli interventi di fertilizzazione nelle piante da frutto si svolgono secondo le seguenti modalità:
➔ concimazione di impianto eseguita una tantum all’atto dell’impianto
• scopo: fornire gli elementi necessari all’accrescimento delle giovani piantine
➔ concimazione di produzione eseguita da quando il frutteto entra in produzione
• scopo: restituire al terreno la quota di asportazione
• 2 epoche: invernale: 100% P2O5 e K2O – da 1/3 a ½ N
primaverile: rimanente parte di N

Difesa delle piante da frutto

I principali metodi di controllo degli agenti fitopatogeni sono i seguenti:


➔ agronomici tecniche di lavorazione, irrigazione e fertilizzazione equilibrate
➔ chimici uso di agrofarmaci
➔ fisici frangivento, pirodiserbo
➔ biologici uso di organismi antagonisti

Tendenze attuali: integrazione dei metodi di controllo, monitoraggio continuo, diagnosi differenziale.

SCHEMA DELLA DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Osservazione dei sintomi sulla pianta

Si riscontra un pullulare di insetti e/o acari? Si riscontra lo sviluppo di muffe o marciumi?

SÌ NO NO SÌ
MALATTIE CRITTOGAMICHE

Si è in grado di riconoscere Osservazione della distribuzione Individuare il quadro


ANIMALI FITOFAGI

con ragionevole certezza dei sintomi in campo sintomatologico della malattia


l’agente eziologico?

puntiforme diffusa Si è in grado di riconoscere


NO SÌ con ragionevole certezza
l’agente eziologico?

Probabile Probabile carenza


Rivolgersi a virosi nutrizionale
un entomologo o danno NO SÌ
da inquinamento

Rivolgersi a un Effettuare una Verificare Rivolgersi a un


fitopatologo concimazione la presenza fitopatologo
fogliare di sostanze
a scopo inquinanti
diagnostico

98
 UD 4. POTATURA E RACCOLTA
Gli scopi della potatura
ottimizzare il LAI

ridurre la fase improduttiva


Sono numerosi:
rendere costanti le rese produttive

rendere omogenea e migliore la produzione

Classificazione della potatura


di trapianto ➔ all’atto dell’impianto

Ordinaria: di allevamento ➔ durante la fase improduttiva

di produzione ➔ durante la fase produttiva

di riforma

Straordinaria: di ringiovanimento

di risanamento

ricca (molte gemme/ha)

in base al numero di gemme/ha: povera (poche gemme/ha)

lunga (diradamento dei rami, rispetto apici vegetativi)

in base alla lunghezza dei rami: corta (taglio di molti rami, su ognuno poche gemme)

mista (alcuni rami lunghi, altri corti)

ricca (molte gemme/ha)

in base al numero di gemme/ha: povera (poche gemme/ha)

tradizionale ➔ taglio di alcuni rami


inclinazione
Principali tecniche di potatura: tecniche alternative curvatura
piegatura

asportazione dei rami anticipati

cimatura
Principali interventi complementari:
spollonatura

taglio di ritorno

99
Le forme di allevamento
forme in volume espanso ➔ vaso emiliano – piramide – globo

forme in volume compatto ➔ fusetto – spindelbüsch – slender spindle


Si classificano in:
forme appiattite tradizionali ➔ palmetta regolare

forme appiattite moderne ➔ palmetta irregolare – bandiera – ipsilon

La potatura di produzione
Si effettua in 2 momenti:
1) potatura secca – eseguita durante il riposo vegetativo di intensità variabile, a seconda della specie e dei rami a frutto

PIANTE RAMI CICLO


POTATURA % ASPORTAZIONE
DA FRUTTO A FRUTTO DEI RAMI
brindilli di 1 anno media 40-50%
POMACEE rami misti di 1 anno media 40-50%
(melo, pero ecc.)
lamburde 4 anni leggera 20-30%

brindilli di 1 anno media 40-50%


DRUPACEE
(pesco, albicocco, rami misti di 1 anno media 40-50%
ciliegio, susino ecc.)
dardi a mazzetto 15-20 anni leggerissima 10-20% (*)

VITE tralci dell’anno intensa 80-90%

OLIVO di 1 anno media 30-40%

AGRUMI di 1 o più anni leggera 15-30%


(*) Vengono eliminati solo quando danneggiati o esausti.

eliminare i rami anticipati


2) potatura verde – eseguita in primavera-estate, per eliminare i rami deperiti
eliminare le foglie in eccesso

Il diradamento dei frutti viene effettuato in alcune specie per evitare una produzione eccessiva.

manuale ➔ molto selettivo ma costoso


i principali tipi sono: ormonale ➔ selettivo, uso di fitoregolatori
suppletivo ➔ selettivo, uso di macchine scuotitrici

La potatura viene solitamente eseguita in modo meccanizzato


• taglio manuale – molto selettiva

La potatura meccanica – con barre falcianti – poco selettiva – si effettua solo per colture industriali

Raccolta
distacco dei frutti dalla pianta
convogliamento dei frutti nei cassoni di raccolta
Consiste in un insieme di operazioni coordinate:
eventuale cernita dei frutti sul posto
trasporto dei cassoni al centro aziendale

La raccolta viene solitamente eseguita in modo meccanizzato

• distacco manuale – molto selettiva – non danneggia i frutti destinati al consumo fresco

La raccolta meccanica – con macchine scuotitrici – poco selettiva – si effettua solo per colture industriali
100
 UD 5. QUALITÀ POST-RACCOLTA E CONSERVAZIONE
I principali requisiti di qualità

corrispondenza al “dichiarato”
fisico-meccaniche
assenza di alterazioni chimiche
I principali requisiti sono:
biologiche
assenza di contaminanti

calibrazione

invasivi o non invasivi

Gli indici di maturazione possono essere: soggettivi o oggettivi

Quelli più utilizzati sono gli indici oggettivi, che si distinguono in 2 categorie:

colore di fondo

1) ➔ fisici durezza della polpa

contenuto minimo di succo

Lavorazioni post-raccolta

cernita separazione di frutti in classi di calibro

Le principali sono: imballaggio in cassette di legno, cartone o plastica

Trattamenti post-raccolta

pulitura e lavaggio

I principali sono: ceratura aircooling


pre-refrigerazione hydrocooling
vacuum cooling

Tecniche di conservazione

La conservazione della frutta fresca è una tecnica usata allo scopo di prolungare il periodo di commercializzazione.
Per attuarla si utilizzano grandi celle frigorifere.

temperatura

Parametri controllati: Umidità Relativa (U.R.)

concentrazione di O2 e di CO2
Principali tecniche: refrigerazione – si abbassa la temperatura

refrigerazione in atmosfera controllata (AC)

si controlla anche il regime gassoso

< concentrazione di O2 > concentrazione di CO2


101
 UD 6-12. COME STUDIARE UNA COLTURA ARBOREA

Diffusione della coltura


Importanza economica e diffusione

Superficie coltivata ➔ ha nel mondo


Rese produttive ➔ t/ha nei diversi continenti
Produzione annuale ➔ t/anno in Italia
variazione dei dati nel tempo

Origine e domesticazione

Domesticazione della coltura ➔ area/e dove è stata coltivata per la prima volta
caratteristiche dei progenitori selvatici
diffusione nel corso della storia

Classificazione botanica
Famiglia, genere e specie
Specie coltivate

Descrizione botanica
sottospecie, gruppi varietali, varietà
loro caratteristiche distintive:
botaniche
agronomiche

Descrizione morfologica

Caratteristiche morfologiche di:


radici
fusto
foglie
fiori o infiorescenze
frutti
semi

Fisiologia e fenologia del ciclo produttivo


Stadi fenologici
fase vegetativa
fioritura e fecondazione
maturazione
Fisiologia

sottofasi

Esigenze ambientali
Esigenze di:
temperatura
ottimali, minime, massime
acqua
terreno
pH, tessitura

102
Principali cultivar, propagazione e forme di allevamento

Principali cultivar

Scelte tecniche
descrizione
calendario di maturazione
criteri di scelta

Propagazione
portinnesti

Forme di allevamento
forme tradizionali – descrizione
forme moderne – realizzazione

Coltivazione

Potatura

Tecniche di coltivazione
potatura di allevamento
potatura di produzione
meccanizzazione

Tecnica colturale
gestione del terreno
gestione del bilancio idrico
gestione del bilancio nutrizionale
principali avversità e controllo

Raccolta
tecniche di raccolta
meccanizzazione

Caratteristiche, utilizzazioni e qualità dei prodotti

Qualità e caratteristiche dei prodotti


composizione chimica e valore energetico
Qualità

indici di maturazione ottimali


norme tecniche
per la commercializzazione
per la conservazione
utilizzazione
del prodotto principale
dei sottoprodotti

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