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 l’insieme di funzioni che mira a garantire, in modo efficiente, che la struttura e l’organizzazione

in un presidio sanitario, siano adeguate allo svolgimento delle specifiche attività


assistenziali che si svolgono, nonché sicure e confortevoli per utenti e operatori.
 L’obiettivo è garantire l’adozione di strategie per il controllo del rischio infettivo e per il
comfort ambientale

IGIENE AMBIENTALE
IGIENE AMBIANTALE NELLE STRUTTURE SANITARIE

 prevenire la trasmissione degli agenti infettivi a pazienti, operatori, visitatori, ecc.


 migliorare il comfort del paziente
 aiutare gli operatori a lavorare meglio
 servizio erogato dal personale interno all’Ospedale o gestione diretta
 servizio erogato da un ditta esterna o gestione appaltata o outsourcing
 modello ibrido

Outsourcing: parola inglese traducibile letteralmente come "approvvigionamento esterno", è termine


usato in economia per riferirsi genericamente alle pratiche adottate dalle imprese di esternalizzare
alcune fasi del processo produttivo, cioè ricorrere ad altre imprese per il loro svolgimento.

IGIENE AMBIENTALE NELLE STRUTTURE SANITARIE: CHI EFFETTUA I CONTROLLI?

 personale di reparto (coordinatore, capotecnico, infermiere, altro operatore delegato)


 Referente aziendale per l’appalto (Direzione Sanitaria)
 personale ditta appaltatrice (referente, addetto alla qualità)

L’infermiere è una figura professionale molto presente in reparto; è importante che collabori al
buon andamento del servizio di pulizia informando, cogliendo eventuali rischi, segnalando i
problemi, proponendo soluzioni

 accurata stesura del CAPITOLATO


 attenta formulazione del CONTRATTO DI APPALTO
 efficace sistema di CONTROLLO INTERNO del servizio appaltato

IL CAPITOLATO D’APPALTO  regola i rapporti tra committente e appaltatore


Oggetto dell’appalto

 la durata
 i risultati attesi
 le responsabilità dell’appaltatore e del committente
 le norme di sicurezza

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Può descrivere anche in modo dettagliato le modalità di esecuzione del servizio, i materiali, le
attrezzature, i prodotti che devono essere utilizzati. Deve essere presente in tutti i reparti e
consultabile da tutti gli operatori.

AREE DI RISCHIO

RISCHIO AREE INTERVENTO

BASSO sale di attesa, studi, atrii, corridoi, uffici, Pulizia, uso di detergenti
ecc.

MEDIO Stanze di degenza, ambulatori Pulizia (uso di detergenti) e disinfezioni


nei locali locali “sporchi” (vuotatoio,
servizzi igienici)

ALTO Sale operatorie, terapie intensive, stanze di Pulizia e disinfezione


isolamento

ALCUNI PRINCIPI GENERALI

 Sistema codice colore: Facilita la separazione nell’uso di materiali e attrezzature.


 Esatta concentrazione e corretta conservazione dei detergenti e disinfettanti
 Frequenza sostituzione dei panni
 Corretto lavaggio dei panni riutilizzabili

ATTIVITÀ RESPONSABILITÀ DELL’INFERMIERE

PULIZIA PAVIMENTI Conoscere frequenza e garantire la sicurezza


dell’ambiente
PULIZIA ARREDI E SUPERFICI Conoscere frequenza e controllare la efficacia della
UNITÀ LETTO PAZIENTE pulizia
DISINFEZIONE AREE ALTO RISCHIO Conoscere frequenza garantire la
sicurezza dell’ambiente, dei pazienti (anche privacy) e
degli operatori
PULIZIA STANZE DI ISOLAMENTO Conoscere frequenza e garantire la privacy del paziente
GESTIONE RIFIUTI Conferire correttamente i rifiuti mantenere pulito
l’ambiente

RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI


I locali devono essere liberi da qualsiasi tipo di rifiuto, i contenitori devono essere sostituiti nel rispetto
delle indicazioni fornite per la raccolta e lo smaltimento delle diverse tipologie di rifiuto sanitario.

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GESTIONE DEI RIFFIUTI

La estione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è disciplinata al fine di assicurare
un'elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti
pericolosi.

NORMATIVA

DPR 254/2003 Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell'articolo 24 della
legge 31 luglio 2002, n. 179

FINALITÀ E CAMPO DI APPLICAZIONE


 Il regolamento disciplina la gestione dei rifiuti sanitari e degli altri rifiuti allo scopo di garantire elevati
livelli di tutela dell'ambiente e della salute pubblica e controlli efficaci

 Le autorità competenti e le strutture sanitarie adottano iniziative dirette a favorire in via prioritaria la
prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti

 I rifiuti sanitari devono essere gestiti in modo da diminuirne la pericolosità, da favorirne il reimpiego,
il riciclaggio e il recupero e da ottimizzarne la raccolta, il trasporto e lo smaltimento

DEFINIZIONI

RIFIUTO: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A alla
Direttiva Ministero Ambiente del 9 aprile 2002 e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia
l'obbligo di disfarsi
PRODUTTORE: la persona la cui attività ha prodotto rifiuti e la persona che ha effettuato operazioni
di pretrattamento o di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione dei
rifiuti
DETENTORE: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che li detiene
RACCOLTA: l'operazione di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto
RACCOLTA DIFFERENZIATA: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni
merceologiche omogenee

A tal fine devono essere incentivati:


 A tale fine devono essere incentivati:
 corsi di formazione del personale
 raccolta differenziata
 l'ottimizzazione dell'approvvigionamento e dell'utilizzo di reagenti e farmaci
 l'ottimizzazione dell'approvvigionamento delle derrate alimentari
 l'utilizzo di tecnologie di trattamento di rifiuti sanitari tendenti a favorire il recupero di materia e
di energia

LUOGHI DI PRODUZIONE DEI RIFIUTI: uno o più edifici o stabilimento o siti infrastrutturali collegati
tra loro all'interno di un'area delimitata in cui si svolgono le attività di produzione dalle quali originano i
rifiuti

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DEPOSITO TEMPORANEO:Il ragruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in
cui sono prodotti

RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO (PRI)

1. sono rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiedono precauzioni particolari in funzione della
prevenzione delle infezioni
2. si dividono in 2 categorie:
i) oggetti non taglienti/non pungenti
ii) oggetti taglienti/pungenti

RIFIUTI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO NON TAGLIENTI/NON PUNGENTI

RIFIUTI contaminati da:

 sangue o altri liquidi biologici che contengono sangue in quantità tale da renderlo visibile
(ECCETTO ASSORBENTI IGIENICI DI PAZIENTI NON RICONOSCIUTE INFETTE);
 feci o urine, nel caso in cui sia ravvisata clinicamente dal medico che ha in cura il paziente una
patologia trasmissibile attraverso tali escreti;
 liquido seminale, secrezioni vaginali, liquido cerebro-spinale, liquido sinoviale, liquido pleurico,
liquido peritoneale, liquido pericardico o liquido amniotico;
 liquido biologico proveniente da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti a contatto con
qualsiasi liquido biologico secreto od escreto dei pazienti isolati;

Questi rifiuti ad alto rischio infettivo devono essere raccolti in doppio imballaggio di plastica rigida, in
un sacco di polietilene correttamente fissato ai bordi dell’imballaggio recante la scritta” RIFIUTI
SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO”

 sul coperchio va posta etichetta indicante la data e il luogo di produzione


 posizionato nel vuotatoio (punto raccolta interno)
 il personale addetto al trasporto lo porta nel punto di raccolta centrale

CONTENITORI PER RIFIUTI

 Utilizzare apposito imballaggio a perdere, anche flessibile, recante la scritta:"Rifiuti sanitari p


ericolosi a rischio infettivo“
 Simbolo del rischio biologico.
 contenuti entrambi nel secondo imballaggio rigido esterno, eventualmente riutilizzabile previa
idonea disinfezione ad ogni ciclo d'uso, recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio I
nfettivo”

Gli imballaggi esterni devono avere caratteristiche adeguate per resistere agli uti ed alle sollecitazioni
provocate durante la loro movimentazione e trasporto, e devono essere realizzati in un colore idoneo
a distinguerl dagli imballaggi utilizzati per il conferimento degli altri rifiuti.

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RIFIUTI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO TAGLIENTI/PUNGENTI

 Aghi, siringhe, bisturi monouso, fialette di vetro, lancette pungiditi, rasoi, ecc. Vengono raccolti
in appositi contenitori di plastica rigido.
 Vanno eliminati direttamente nel contenitore evitando passaggi intermedi e manipoazioni
(evitare tagli e punture accidentali)
 Aghi e taglienti non devono essere rimossi dalle siringhe (se non per mezzo degli appositi
dispositivi) o reincapucciati

 Devono essere chiusi in maniera irreversibile e successivamente introdotti nell’imballaggio


rigido per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo

 Esistono presidi dotati di aghi retrattili o auto-reincapucciati


 Oggetti pungenti o taglienti inutilizzati, qualora siano fuori dalla loro confezione, vanno smaltiti
come i taglienti usati.

RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO

Sono compresi i medicinali citotossici e citostatici, gli agenti chimici pericolosi (es. Liquidi radiologici)
e tutti i materiali e presidi contaminati con queste sostanze (flebo, deflussori)

RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI

Comprendono oggetti taglienti non utlizzati e ancora imballati, sostanze chimiche di scarto non
contenenti sostanze pericolose

RIFIUTI SANITARI ASSIMILABILI AGLI URBANI

 I rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie e
dai reparti di degenza, esclusi quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive
 Vetro, carta, cartone, plastica, metalli, imballaggi in genere, materiali ingombranti da conferire
negli ordinari circuiti di raccolta differenziata
 Indumenti e lenzuola monouso e quelli di cui il detentore intende disfarsi
 I rifiuti provenienti da attività di giardinaggio effettuata nell'ambito delle strutture sanitarie
 I gessi ortopedici e le bende, gli assorbenti igienici anche contaminati da sangue esclusi quelli
dei degenti infetti
 i pannolini pediatrici e i pannoloni, i contenitori e le sacche utilizzate per le urine NON
PROVENIENTI DA DEGENTI INFETTI
 I rifiuti sanitari a solo rischio infettivo assoggettati a procedimento di sterilizzazione

RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI SISTEMI DI GESTIONE

 farmaci scaduti o inutilizzabili


 medicinali citotossici e citostatici per uso umano o veterinario ed i materiali visibilmente
contaminati che si generano dalla manipolazione ed uso degli stessi
 organi e parti anatomiche non riconoscibili
 piccoli animali da esperimento
 sostanze stupefacenti e altre sostanze psicotrope (DPR 309, 09/10/1990)

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LA STERIIZZAZIONE DEI RIFIUTI SANITARI

 Abbattimento della carica microbica tale da garantire un S.A.L. (Sterility Assurance) 10*-6
 triturazione e l'essiccamento ai fini della non riconoscibilità e maggiore efficacia del
trattamento, nonché della diminuzione di volume e di peso dei rifiuti stessi.
 Possono essere sterilizzati unicamente i rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo
 La sterilizzazione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo è una facoltà esercitabile ai fini della
semplificazione delle modalità di gestione dei rifiuti stessi

RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI ASSIMILATI AGLI URBANI

Ragruppamento dei rifiuti in frazioni merceologiche omogenee

 Vetro
 Plastica
 Carta e cartone e prodotti di carta

PRECAUZIONI STANDARD
(DISPOSITIVI PER L’ASSISTENZA)

RISCHIO INFETTIVO CARATTERISTICHE REQUISITO RICHIESTO


POTENZIALE

ARTICOLI CRITICI Destinati a contatti con areesterili del STERILITÀ


Strumenti chirurgici corpo o con il sistema vascolare
Cateteri intravascolari
(es. Fibre ottiche)

ARTICOLI SEMICRITICI Destinati a contatto con mucose DISINFEZIONE AD


Tubi di aspirazione integre ALTOLIVELLO
Tubi endotracheali
Sondini

ANTISEPSI E DISINFEZIONE
DECONTAMINAZIONE

DEFINIZIONE: Riduzione di carica microbica ottenuta tramite l’esposizione all’azione di mezzi chimici
(disinfettanti) di materiali o superfici contaminati da materiale organico.
RAZIONALE: Effettuare prima della detersione per consentire condizioni operative più sicure a chi
dovrà effettuare il successivo intervento di detersione
CARATTERISTICHE PRODOTTO: DECONTAMINAZIONE: è un disinfettante che per legge deve
essere di sicura efficacia sul virus HIV.

DETERSIONE

DEFINIZIONE: Rimozione ed allontanamento dello sporco e dei microrganismi in esso presenti. E’


necessario sia seguita dalle fasi di risciacquo e asciugatura accurata.
RAZIONALE: Indispensabile per l’efficacia della disinfezione e della sterilizzazione

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CARETTERISTICHE PRODOTTO: DETERGENTE: prodotto in grado di diminuire la
tensione superficiale tra la superficie da pulire e lo sporco favorendone l’asportazione.

DISINFEZIONE

DEFINIZIONE: processo chimico (agenti chimici) o fisico (calore) tendente a distruggere o inattivare
i microrganismi patogeni o potenzialmente patogeni presenti su superfici o oggetti (OGGETTI
INANIMATI)
RAZIONALE: riduce la carica microbica fino a livelli di sicurezza. Con la disinfezione si
ottiene l’eliminazione di molti microrganismi ad eccezione delle SPORE.
CARATTERISTICHE PRODOTTO: DISINFETTANTE: agente chimico ad azione antimicrobica non
selettiva destinato ad essere utilizzato su materiali od oggetti

ANTISEPSI

DEFINIZIONE: impiego di soluzioni ad attività antimicrobica su tessuti viventi


RAZIONALE: ridurre il numero dei microrganismi presenti. L’antisepsi si attua con mezzi
chimici (antisettici).
CARATTERISTICHE PRODOTTO: Agente chimico ad azione antimicrobica non selettiva,
caratterizzato da compatibiità con i tessuti, bassa tossicità e assenza di azione irritante, indicato per
l’applicazione su tessuti viventi.

DISINFETTANTI E ANTISETTICI

FATTORI CHE CONDIZIONANO L’EFFICACIA

INTRINSECI
 Concentrazione d’uso: diluizione corretta
 Tempi di contatto: indicazioni specifiche per ogni prodotto
 Solvente
 Temperatura, pH: alcuni disinfettanti vengono inattivati dall’alta temperatura

ESTRINSECI
 Specie microbica: sensibilità varia dei microrganismi
 Carica microbica: maggiore carica minor probabilità di successo
 Sostanze inattivanti: presenza sostanze organiche o inorganiche
 Conformazione e natura dei materiali: superfici porose o canalate
 Sporco: inattiva il disinfettante

PREVENZIONE DELLA CONTAMINAZIONE

 Chiusura dei contenitori dopo l’uso: evita l’evaporazione del solvente e la


contaminazione con l’aria
 Scadenza dopo l’apertura: la stabilità chimica, fisica e microbiologica è garantita solo
secondo le indicazioni specifiche del prodotto
 Travaso: NO
 Diluizione: per alcuni antisettici, solo con soluzioni sterili
 Contatto con le mani dell’operatore: evitare anche di porre a contatto le garze con
l’apertura del flacone

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RACCOMANDAZIONI DI SICUREZZA

 Etichettatura: nome, concentrazione, data apertura e scadenza


 Conservazione: riparo dalla luce e fonti di calore, armadi dedicati
 Associazioni: non associare 2 o più prodotti se non specifica indicazione
 DPI: consultare la scheda di sicurezza per conoscere i rischi
 Contatto accidentale: provvedimenti immediati rimozione contaminante e lavaggio

LIVELLO DI ATTIVITÀ

 ALTO LIVELLO: distrugge tutti i microrganismi ad eccezione di un certo numero di spore


batteriche (perossido di idrogeno 6-10%)

 LIVELLO INTERMEDIO: inattiva Mycobacterium tuberculosis, le forme batteriche vegetative,


la maggior parte di virus e funghi, ma non uccide le spore batteriche (iodofori, cloro e derivati)

 BASSO LIVELLO: può inattivare la maggior parte dei batteri, alcuni virus ed alcuni funghi, ma
non è in grado di uccidere i microrganismi resistenti come il bacillo della tubercolosi o le spore
batteriche (Sali di ammonio quaternario)

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ASPETTI NORMATIVI

Destinazione d’uso antisettici e disinfettanti Registrazione


per cute lesa e mucose antisettici registrati come specialità
medicinale e quindi forniti di autorizzazione
All’immissione in commercio (AIC)
(Esempio: medicazione di ferite)
per cute integra antisettici registrati come presidio medico
chirurgico (PMC)
(Esempio: antisepsi delle mani)
per dispositivi medici e apparecchiatura con disinfettanti forniti di marcatura CE
marcatura CE
per superfici ambientali e materiali senza disinfettanti registrati come PMC
marcatura CE

 Circolare 27 settembre 1991, N. 18 (Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 1991 n. 235). Applicazione del
Decreto legislativo 29 maggio n. 178
 Decreto legislativo 24 febbraio 1997, n. 46. Attuazione della Direttiva 93/42 CEE del 14 giugno
1993 concernete i dispositivi medici

RISCHIO INFETTIVO E DISPOSITIVI PER L’ASSISTENZA

CATEGORIA REQUISITO RICHIESTO MEZZI FISICI E CHIMICI

ARTICOLI CRITICI: dispositivi sterilità  Vapore saturo


che entrano nel sistema  Ossido di etilene
vascolare o in distretti sterili del  Acido peracetico
corpo (es. strumenti  Gas plasma (perossido
chirurgici, aghi, siringhe, di idrogeno)
protesi, cateteri vascolari, ecc.)

CATEGORIA REQUISITO RICHIESTO MEZZI FISICI E CHIMICI

ARTICOLI SEMICRITICI: Sterilità o disinfezione di alto Sterilità


dispositivi che entrano in contatto livello  Vapore saturo
con mucose integre o con cute  Ossido di etilene
non integra (es.  Acido peracetico
endoscopi flessibili,  Gas plasma (perossido
lama laringoscopi, ecc.) di idrogeno)
Alta disinfezione:
 Glutaraldeide 2%
 Acido peracetico 0,2%

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CATEGORIA REQUISITO RICHIESTO MEZZI FISICI E CHIMICI

ARTICOLI NON CRITICI: Detersione o disinfezione di Detersione:


dispositivi che entrano in contatto basso livello  Detergente normale
con la cute integra, oggetti o o enzimatico
superfici frequentemente Disinfezione di basso livello:
toccati dalle mani dei pazienti  Sali di
e degli operatori ammonio quaternario
(es. fonendoscopio,
bracciale della pressione, borsa
del ghiaccio, spondine del letto,
ecc.)

CATEGORIE DEI DISINFETTANTI

ALDEIDI: aldeide glutarica, ortoftaldeide, aldeide formica

A questa classe appartengono principi attivi con caratteristiche differenti, ma con una comune
tossicità (Irritante per gli occhi e le vie respiratorie, dermatiti allergiche da contatto, causano macchie
alla cute e alle mucose, irritante per gli occhi in caso di contatto ): per questo motivo essi trovano
indicazione esclusivamente nella disinfezione ad alto livello.

ALEIDE GLUTERICA

 Attività biocida
Le soluzioni di aldeide glutarica al 2% sono disinfettanti di elevata efficacia in grado di agire,
con tempi di contatto adeguati, su tutto lo spettro microbico.
 Meccanismo di azione
Denatura e coagula le proteine
 Tossicità
L’aldeide glutarica è tossica, irritante ed allergenica. Il suo uso può comportare il rischio di
effetti indesiderati per il paziente se il materiale disinfettato non è stato adeguatamente
risciacquato prima dell’uso e per il personale esposto a inalazione o a contatto
 Settori di impiego
Disinfezione di dispositivi termosensibili
 Avvertenze
i) Limitare per quanto possibile l’uso di aldeide glutarica
ii) Operare sotto cappa aspirante, se in gestione manuale, o adottare apparecchiature di
disinfezione a circuito chiuso
iii) Indossare i dispositivi di protezione individuale (DPI: guanti, maschera con filtro al carbone
attivo, visiera, camice, grembiule impermeabile e calzature)

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AGENTI OSSIDANTI: acido peracetico, perossido di idrogeno
(Acido peracetico, acido acetico, perssido d’idrogeno (26%): disinfezione dei circuiti dei monitor di
emodialisi)
(Pressidio di idrogeno (3%): pulizia e antisepsi ferite traumatiche)

Stesso principio attivo può essere utilizzato, a cocentrazione e formulazioni diverse, sia come
antisettco che come disinfettante.

ACIDO PERACETICO

 Attività biocida
L’acido peracetico è attivo in tempi brevi su un ampio spettro di microrganismi.
 Meccanismo di azione
Altera la parete cellulare e agisce sui sistemi enzimatici microbici
 Tossicità
Le soluzioni concentrate di acido peracetico e i suoi vapori sono dannosi per cute e mucose
con un effetto che può essere da irritante a caustico.
Dopo la disinfezione il materiale trattato con acido peracetico deve essere sottoposto
ad accurato risciacquo che allontani ogni traccia di disinfettante
 Settori di impiego
Disinfezione dispositivi termosensibili
Decontaminazione dispostivi
 Avvertenze
L’acido peracetico anche in soluzione diluita, può esercitare un’azione corrosiva su alcuni
metalli, gomme o plastiche (verificare la compatibilità dei materiali da trattare)

CLORODERIVATI : clorossidante elettrolitico, sodio ipoclorito

Tutti i derivati del cloro agiscono liberando acido ipocloroso che è il vero agente antimicrobico

CLORODERIVATI

 Meccanismo di azione
Ossidano le proteine inattivandole
 Tossicità
Non sono compatibili con gli acidi; l’interazione provoca una pericolosa liberazione di cloro
 Settori di impiego
Antisepsi di cute integra, cute lesa e mucose
Disinfezione di dispositivi medici e di superfici ambientali
Decontaminazione di dispositivi e superfici compatibili con il cloro
 Avvertenze
Hanno attività corrosiva sui metalli più o meno marcata a seconda del prodotto
Le soluzioni acquose, soprattutto se diluite possono presentare problemi di stabilità
Sono inattivati in maniera importante da materiale organico
Decolorano la biancheria
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IODOPOVIDONE

 Attività biocida
Iodopovidone ha un’attività di livello intermedio. L’azione biocida è determinata dallo iodio che si
libera progressivamente; per questa ragione nell’impiego è importante garantire un adeguato
tempo di contatto
 Settori di impiego
 Lavaggio chirurgico delle mani
 Antisepsi della cute integra, della cute lesa (NON APPLICARE SU MUCOSE)
Avvertenze
Da conservare a riparo dalla luce e da fonti di calore

DERIVATI FENOLICI
Associazioni di derivati fenolici
Attività biocida
Le associazioni di derivati fenolici con detergenti indicati per l’uso hanno uno spettro d’azione
intermedio, che copre batteri vegetativi, funghi, virus lipofili e micobatteri.
Meccanismo di azione
Alterano le proteine citoplasmatiche
Tossicità
Le soluzioni polifenoliche concentrate possono determinare fenomeni irritativi e sensibilizzazioni: il
personale addetto alla diluizione deve indossare i DPI e operare in ambienti ben areati.
Settori di impiego
 Decontaminazione dei dispositivi
Avvertenze
 Le soluzioni fenoliche sono assorbite da gomma e plastica e per questo motivo non è indicato
il loro impiego per il trattamento di tali materiali
 I loro residui possono determinare effetti irritativi soprattutto sulle mucose

CLOREXIDINA
 Attività biocida
La clorexidina non ha uno spettro d’azione molto ampio: è attiva su batteri vegetativi, soprattutto
Gram-positivi e su alcuni virus
 Meccanismo di azione
Altera la permeabilità cellulare
 Tossicità
La clorexidina può dare ototossicità, quindi non deve essere usata sull’orecchio medio. Da evitare
anche il contatto con la congiuntiva, le meningi e il tessuto cerebrale
 Settori di impiego
La bassa tossicità e l’elevata affinità per le proteine dell’epidermide, grazie alla quale la molecola
viene assorbita rimanendo attiva per molte ore a livello dello strato corneo della cute (effetto
residuo) rendono molto interessante il suo impiego nell’antisepsi. E’ impiegata per:
o Lavaggio antisettico e chirurgico delle mani
o Doccia pre-operatoria
 Avvertenze  Come in tutti i casi di prodotti a spettro limitato, le soluzioni acquose
di clorexidina possono essere contaminate da microrganismi non sensibili: è necessario
quindi adottare misure stringenti di cautela nella conservazione e nell’utilizzo.
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SALI DI AMMONIO QUATERNARI
 Attività biocida
Spettro antimicrobico limitato
 Meccanismo di azione
Alterano la permeabilità cellulare
 Tossicità
Limitata tossicità alle diluizioni d’uso
 Settori di impiego
Detersione, disinfezione di basso livello di dispositivi non critici
 Avvertenze
o Sono facilmente inattivati dal materiale organico
o Come tutti i prodotti a spettro limitato possono essere facilmente contaminati
da microrganismi resistenti

ALCOLI
 Attività biocida
Gli alcoli etilico e isopropilico alla concentrazione ottimale di impiego esplicano un’attività rapida
ed elevata sui batteri in forma vegetativa (Gram-positivi e Gram-negativi) e sui miceti. Sono
inefficaci sulle spore e presentano uno spettro incompleto sui virus.
 Meccanismo di azione
Disidratano e denaturano le proteine
 Tossicità
Gli alcoli sono irritanti per le cellule e i tessuti. Le soluzioni alcoliche non sono quindi indicate
per l’impiego su mucose e cute lesa.
Applicazioni ripetute su cute integra possono determinare secchezza e irritazione a causa
del’effetto solvente e disidratante sulla cute: per evitare questi inconvenienti i preparati destinati
ad applicazioni ripetute contengono emollienti
 Settori di impiego
o L’alcool al 70% oppure soluzioni antisettiche in alcool a 70% (es. di clorexidina) sono
impiegati sulla cute integra
o Antisepsi delle mani (ES. SEPTAMAN)
o Disinfezione dispositivi non critici e di alcuni semicriticI (ES. FARMECOL: ALCOOL ETILICO
70°: 1000 ML)
o Trattamento del cordone ombelicale (azione antisettica ed essicante) (ALCOOL ETILICO 70°)
Avvertenze
 L’alcool evapora facilmente è importante perciò conservare i contenitori ben chiusi
 Gli alcoli sono infiammabili alle concentrazioni d’uso

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IL PROCESSO DI STERILIZZAZIONE
STERILIZZAZIONE: risultato di un processo fisico e/o chimico che ha l’obiettivo di distruggere ogni
organismo vivente, patogeno o non, comprese le spore.

METODI DI STERILIZZAZIONE

 VAPORE SATURO (AUTOCLAVE)


 OSSIDO DI ETILENE
 PEROSSIDO DI IDROGENO
 ACIDO PERACETICO

LA STERILIZZAZIONE è un processo che si compone di singole fasi che devono essere rispettate
per evitare di compromettere l’intero processo ed esporre a potenziali rischi i pazienti e gli operatori.

Per la buona pratica di sterilizzazione dei dispositivi medici sono importanti :


 requisiti strutturali e tecnologici dell’area di sterilizzazione
 requisiti organizzativi
 standardizzazione e il controllo dei processi
 organico e la formazione del personale

FASI DEL PROCESSO DI STERILIZZAZIONE

 Raccolta dispositivo sporco


 Decontaminazione
 Lavaggio
 Risciaquo
 Asciugatura
 Controllo
 Confezionamento
 Sterilizzazione
 Conservazione dispositivi sterili
 Apertura della confezione

RACCOLTA DISPOSITIVO SPORCO

 I dispositivi usati/contaminati devono essere trasportati in una zona/area dedicata alla


decontaminazione
 Eliminare immediatamente il materiale monouso (aghi, garze, medicazioni; ecc.) per evitare
incidenti
 Durante la raccolta e il trasporto indossare i dispositivi di protezione individuale

DECONTAMINAZIONE

Ha l’obiettivo di ridurre la carica microbica presente sui dispositivi e tutelare l’operatore addetto al loro
ricondizionamento

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Modalità  manuale mediante immersione dei dispositivi in un contenitore dedicato alla
decontaminazione contenente la soluzione decontaminante (es. acido peracetico ed enzimi)

“I presidi riutilizzabili devono, dopo l’uso, essere immediatamente immersi in un disinfettante chimico di riconosciuta
efficacia sull’HIV prima delle operazioni di smontaggio o pulizia da effettuare come preparazione per la
sterilizzazione (DM 28 settembre 1990).

LAVAGGIO

L’obiettivo è la rimozione del materiale organico e inorganico presente sulle superfici dei dispositivi da
sottoporre al processo di sterilizzazione.
Il risultato di una buona azione di lavaggio porta ad una riduzione quali-quantitativa
della contaminazione microbica (bioburden), condizione irrinunciabile per un buon processo
di sterilizzazione.

Modalità
 Automatica in macchine termodisinfettatrici (lavastrumenti)
 Manuale mediante immersione dei dispositivi decontaminati, aperti e smontati in una soluzione
con detergente enzimatico
 A ultrasuoni au

Il lavaggio automatico è da preferire a quello manuale perché riduce il rischio di infezione degli
operatori addetti al lavaggio e garantisce la tracciabilità del ciclo.

Lavaggio ad ultrasuoni

L’obiettivo è la rimozione di incrostazioni resistenti o trattamento di strumenti delicati (es. per


microchirurgia) mediante cavitazione ultrasonica (formazione di micro-bolle piene di gas all’interno di
un liquido che implodendo rilasciano un’onda d’urto producendo un effetto simile alla spazzolatura
meccanica).

Modalità  Il lavaggio a ultrasuoni avviene in apposite vasche (o macchine) riempite con


soluzione detergente enzimatica nelle quali vengono immerse le griglie contenenti lo strumentario.

RISCIAQUO

Dopo le procedure di lavaggio manuale o a ultrasuoni, è fondamentale attuare un’operazione


di accurato risciacquo con acqua corrente, possibilmente demineralizzata, allo scopo di rimu
overe ogni traccia di detergente dal dispositivo medico.

ASCIUGATURA

L’asciugatura è fondamentale in quanto la presenza di tracce di acqua sulla superficie dei dispositivi
medici compromette il processo di sterilizzazione.

Per l’asciugatura possono essere utilizzati:


 panni di carta, tessuto non tessuto (TNT), tela a basso rilascio particellare;
 pistole ad aria compressa (o siringhe) per asciugare gli strumenti cavi.

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CONTROLOLLO DEL DISPOSITIVO MEDICO

Di ogni dispositivo medico trattato occorre controllare l’efficacia delle precedenti fasi, ovvero la
pulizia delle superfici e dei lumi nonché l’asciugatura e inoltre la funzionalità e l’integrità di tutte
le parti.

CONFEZIONAMENTO

Gli obiettivi del confezionamento sono:

 Effetto barriera verso i microrganismi


 Permeabilità all’agente sterilizzante
 Conservazione nel tempo
 Resistenza agli agenti esterni
 Prelievo del contenuto in sterilità

CONFEZIONAMENTO MATERIALI E PRODOTTI

CONFEZIONAMENTO IN BUSTA
Il confezionamento in busta (accoppiato carta Kraft - laminato plastico) è compatibile con la
sterilizzazione a vapore saturo, ossido di etilene, gas plasma.
 i dispositivi devono essere inseriti nelle buste aperti
 i dispositivi devono occupare il 70% della busta
 i dispositivi acuminati devono essere protetti adeguatamente
 i dispositivi delle sale operatorie devono essere confezionati in doppio involucro
 le confezioni devono essere integre, le termosaldature regolari
 sulla confezione devono essere riportati i dati necessari per l’utilizzo (durata della
conservazione della sterilità), l’identificazione e la tracciabilità del prodotto

CONFEZIONAMENTO IN PACCHI DI CARTA MEDICAL GRADE


Il confezionamento in carta medical grade è compatibile con la sterilizzazione a vapore saturo e
ossido di etilene
 il confezionamento in doppio strato deve essere effettuato secondo il metodo standard a
busta o a caramella
 le confezioni non devono mai superare le dimensioni dell’unità di sterilizzazione (30x30x60)
e 5 Kg di teleria o 7 Kg di strumentario chirurgico
 i dispositivi acuminati devono essere protetti per evitare la perforazione della carta
 la chiusura deve essere effettuata con nastro
 il trasporto e lo stoccaggio devono essere accurati perché la carta è facilmente soggetta a
rotture, strappi che non assicurano il sistema barriera
 la manipolazione frequente e non appropriata (mani non pulite) pregiudica il sistema
barriera

CONFEZIONE IN CONTAINER
Il confezionamento in container è compatibile con la sterilizzazione a vapore saturo.
 il container deve essere pulito, integro in tutte le sue parti ed ermeticamente richiudibile
 il filtro di carta monouso, se presente, deve essere sostituito
 i dispositivi sono inseriti nei container aperti e/o smontati sulle apposite griglie
 il container standard più il contenuto non deve superare i 10 kg di peso totale
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 devono essere inseriti all’interno del container indicatori integratori chimici di sterilizzazione
 deve essere inserito nell’apposita tasca esterna il cartoncino con l’indicatore chimico di
processo e riportati i dati necessari per l’utilizzo (durata della conservazione della sterilità),
l’identificazione e la tracciabilità del prodotto
 al container chiuso devono essere applicati gli appositi sigilli di sicurezza

ETICHETTATURA

 per i sistemi di imballaggio devono essere utilizzate etichette adesive da porre sulla confezione
 non scrivere direttamente sulle confezioni con pennarello, timbro o penna in quanto è possibile
un’alterazione della permeabilità dell’agente sterilizzante

Sull’etichetta deve essere sempre riportato:

 data di sterilizzazione e di scadenza;


 contenuto (se non visibile direttamente);
 reparto o servizio di appartenenza;
 nome dell’operatore;*
 numero di riferimento del ciclo di sterilizzazione;*
 riferimento della macchina sterilizzatrice.*

Questi elementi costituiscono quello che viene definito semplicemente “lotto di sterilizzazione”

TRACCIABILITÀ

 La tracciabilità è un requisito previsto dalla norma UNI EN 556-1 che richiede l’adozione di
sistemi di tracciabilità dell’intero processo di sterilizzazione allo scopo di rendere tangibile la
qualità e la sicurezza del prodotto sterile.
 È consigliabile adottare sistemi di tracciabilità informatizzati in modo
da documentare tutte le fasi del processo di sterilizzazione, dalla decontaminazione
all’uso finale, con facilità e precisione. Questo significa che tutti i passaggi devono essere
eseguiti secondo procedure predefinite e dichiarate.
 Attraverso il sistema informatizzato è possibile apporre un’etichetta relativa all’intero processo
sulla documentazione del paziente; diversamente tutti
i dati devono essere riportati manualmente per poter ricostruire l’intero processo.

CONVALIDA

La convalida è una procedura che consente di ottenere, registrare ed interpretare i dati necessari a
dimostrare che un determinato ciclo di sterilizzazione sia conforme a predeterminate specifiche.

La validazione del processo


Si ottiene attraverso la garanzia del rispetto degli standard codificati che concorrono al risultato atteso
(UNI EN 554) PER:

 sistemi di lavaggio;
 sistemi di imballaggio e termosaldatura;
 configurazione, dimensione e massa del carico;
 prove periodiche;
 manutenzione ordinaria .

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STOCCAGGIO I
 data di scadenza indica il termine entro il quale la possibilità che il dispositivo sia sterile è
molto elevata.
 il mantenimento della sterilità non è in funzione solo del tempo, ma anche della modalità di
conservazione del dispositivo confezionato.
 il locale di stoccaggio deve avere un accesso limitato e condizioni microclimatiche
stabili (temperatura 18-22°C, umidità relativa 35-50%), con isolamento e impermeabilità a
umidità e insetti;
 la conservazione del materiale sterilizzato deve avvenire in armadi chiusi o in scaffali con il
ripiano più basso ad almeno 30 cm da terra, 50 cm dal soffitto e 5 cm dalla parete (per
facilitare le operazioni di pulizia);

STOCCAGGIO II
 il materiale pulito va conservato separatamente dal materiale sterilizzato;
 le confezioni devono essere disposte in ordine cronologico rispetto alla scadenza e
maneggiate il meno possibile;
 se la confezione sterile si bagna, si inumidisce, si rompe o cade a terra, il dispositivo contenuto
non può più essere considerato sterile e pertanto deve essere riprocessato;
 L’integrità della confezione va verificata prima dell’uso

TRASPORTO
Il trasporto del materiale dall’area di sterilizzazione al punto di utilizzo deve
salvaguardare la conservazione della sterilità; pertanto occorre utilizzare:

 imballaggi di protezione:
 carrelli chiusi e dedicati;
 imballaggi di conservazione e trasporto.

Gli operatori addetti allo stoccaggio e trasporto devono eseguire l’igiene delle
mani prima di manipolare le confezioni sterili.

METODI DI STERILIZZAZIONE

STERILIZZAZIONE A VAPORE SATURO  metodo di sterilizzazione più utilizzato in quanto più


sicuro, economico, rapido e non inquinante. Il calore umido fa coagulare e denatura irreversibilmente
enzimi e proteine strutturali dei microrganismi. L’apparecchio utilizzato per questo tipo di
sterilizzazione è la sterilizzatrice a vapore o autoclave.

Parametri fisici:
 Tempo
 Temperatura
 Pressione

Le temperature ed i tempi raccomandati dalla norma UNI EN 554 sono definiti come cicli “overkiller” e
sono stati stabiliti sulla base di ricerche scientifiche e su dati storici della resistenza dei
microrganismi:
134°C, pressione 2 bar, per un tempo di 7 minuti PER MATERIALE TERMORESISTENTE
121°C, pressione 1 bar, per un tempo di 15 minuti PER MATERIALE IN PLASTICA, GOMMA E
VETRO TERMOLABILE

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INDICATORI  Gli indicatori sono dispositivi che tramite principi di tipo chimico, fisico e biologico
supportano la validazione del rilascio di un prodotto sterile. Posono essere chimici, fisici o biologici.
INDICATORI CHIMICI
INDICATORI FISICI

Sono costituiti dalla lettura dei dati prodotti dalle macchine o dall’esecuzione di test specifici per quel
determinato ciclo/carico/autoclave.
Questo sistema di controllo può includere:
 lettura diretta (termometro, manometro, registratore, ecc.);
 lettura delle stampe sulle quali vengono registrati i dati rilevati dal sistema sinottico
(parametri);
 esecuzione di test specifici (vuoto test, test di Bowie-Dick, Helix test).

L’operatore responsabile del processo, attraverso il rilascio parametrico, attesta la validità del
carico alla fine di ogni ciclo

INDICATORI BIOLOGICI

Sono dispositivi contenenti spore di Bacillus stearothermophilus o altri ceppi di microrganismi per i
quali sia stata provata l’efficacia.

Il viraggio di un indicatore biologico non certifica che i dispositivi sono sterili, ma che il ciclo eseguito
è stato in grado di abbattere la carica microbica contenuta nell’indicatore.

CONTROLLI DI ROUTINE  Il monitoraggio di tutti i parametri e i controlli di routine devono


essere eseguiti a ogni ciclo operativo e ogni qualvolta si avvia l’autoclave. Comprendono:

 verifica perdite di tenute d’aria della camera della sterilizzatrice (vuoto test). Serve a verificare
la tenuta della camera assicurando che non entri aria durante le fasi di vuoto.
 controllo automatico di un ciclo (pre-riscaldamento) allo scopo di ripristinare le condizioni di
efficacia sia del vapore che della temperatura ;
 Il test di Bowie-Dick permette di verificare se la rimozione dell’aria si mantiene efficiente e se il
vapore è in grado di penetrare all’interno delle confezioni di materiale da sterilizzare.
L’Helix test verifica la capacità di penetrazione del vapore nei corpi cavi

STERILIZZAZIONE A OSSIDIO DI ETILENE


L’ossidio di etilene (OE) è un gas infiammabile, incolore, tossico, altamente reattico e potenzialmente
esplosivo. I vapori di OE sono irritanti per l’apparato atorio, occhi e mucose; l’OE è una sostanza
dotata di capacità mutagene e dunque cancerogene.

L’utilizzo in sterilizzazione è riservato ai materiali compatibili e limitato ai dispositivi termolabili (es.


Plastica, PVC). L’apparecchiatura utilizzata per questo tipo di processo è la sterilizzatrice a ossido di
etile e autoclave.
Parametri :
 Concentrazione di gas
 Tempo
 Temperatura
 Umidità

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Le fasi di sterilizzazione sono di norma regolate da cicli automatici di: eliminazione aria,
umidificazione, raggiungimento temperatura, iniezione gas, tempo, temperatura e concentrazione gas
stabili, eliminazione gas.

Non è consigliabile sterilizzare con OE dispositivi di costo modesto per i quali non si giustifica il costo
di tale procedimento di risterilizzazione.

Data la tossicità dell’ossido di etilene, è indispensabile che, alla fine del


ciclo di sterilizzazione, il dispositivo sia sottoposto a un trattamento di degasaggio o
aerazione al di fuori della sterilizzatrice (UNI EN ISO 10993-7): l’obiettivo di questa fase è eliminare i
residui tossici (OE e cloridrica etilenica) in modo da rendere nuovamente fruibile il dispositivo sui
pazienti in accordo ai residui massimi consentiti.

STERILIZZAZIONE CON PEROSSIDO DI IDROGENO

 Indicatori di processo  Il sistema a gas plasma necessita di indicatori chimici di processo


dedicati, presenti sulle buste/rotoli oppure disponibili in strisce o nastri, che si utilizzano
per distinguere il materiale processato da quello non processato.
 Indicatori biologici  per effettuare le prove biologiche si utilizzano i kit di spore di bacillo
stearothermophilus. Il test viene eseguito inserendo l’indicatore biologico in buste in Tywek
che deve essere collocato nel punto più difficcile di penetrazione per l’agente sterilizzante.
Dopo il processo di sterilizzazione, l’indicatore biologico deve essere incubato per valutare
l’eventuale presenza di colonie, letto e referato da un laboratorio di microbiologia autorizzato.
Per il confezionamento si devono utilizzare buste/rotoli in polietilene o tyvek/polipropilene.

STERILIZZAZIONE MEDIANTE SOLUZIONE ACIDO PERACETICO (JUST IN TIME)


L’acido peracetico è composto da una miscela di acido acetico e perossido di idrogeno in soluzione
acquosa. La sterilizzazione mediante soluzioni di acido peracetico (0,2%)
permette una processazione rapida, a bassa temperatura indicata per il trattamento di dispositivi
totalmente immergibili, resistenti a una temperatura compresa tra i 50°C e i 56°C. In particolare è un
trattamento indicato per tutti gli strumenti utilizzati in campo endoscopico (endoscopi rigidi e flessibili,
cavi luce, telecamere, …) che possono essere sterilizzati non confezionati.

 Indicatori chimici da utilizzare ad ogni ciclo


 Indicatori biologici (spore di bacillus Stearothermophilus)

STERILIZZAZIONE CON PEROSSIDO DI IDROGENO


l perossido di idrogeno può essere utilizzato in sterilizzazione sotto forma di gas plasma o vapore.
La sterilizzazione con perossido di idrogeno, sia sotto forma di gas plasma sia sotto forma di vapore,
è caratterizzata da:
 temperatura di sterilizzazione bassa (da 40 a 55°C);
 dispositivi medici al termine del ciclo di sterilizzazione freddi, pertanto utilizzabili
nell’immediato;
 metodo di sterilizzazione indicato per tutti i dispositivi medici termolabili o termosensibili,
dichiarati dal fabbricante del dispositivo compatibile con il metodo di sterilizzazione, costituiti
da materiali plastici, metalli, fibre
ottiche e componenti elettroniche e strumenti molto delicati (microchirurgia).

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