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Attilio Pizzigoni
Architetto, Professore, Dip. di Ingegneria dell’Università di Bergamo
attilio.pizzigoni@unibg.it
SOMMARIO_"Si faccia di mattoni grandi ... i quali si murino con quello spinapesce
sarà deliberato per chi l'avrà un conducere ... e murisi con gualandrino con tre
corde ... " , così sta scritto nel Rapporto dei Provveditori del 24 gennaio 1426.
L’obiettivo di questo scritto è quello di studiare la geometria spaziale
dell’ammorsamento dei mattoni e la loro configurazione all’interno dello spessore
della volta del Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze. "Spinapesce " è la parola
che viene utilizzata per descrivere questa particolare posizione dei mattoni, ma
raramente la letteratura in proposito accenna alla giacitura tridimensionale dei
mattoni e al loro reale allineamento all’interno della geometria della Cupola.
Questo documento vuole fornirne un'ipotesi probabile e plausibile fondata
sull’analisi di questa specialissima disposizione tridimensionale dei mattoni e sulla
loro reciproca interazione statica. Per verificarne quindi la concretezza attraverso la
realizzazione di modelli fisici e virtuali.
ABSTRACT
BRUNELESCHI’S BRICKS
Reciprocal tridimensional herringbone volting
Brunelleschi’s Dome in Florence
“Si faccia di mattoni grandi ... i quali si murino con quello spinapesce sarà
deliberato per chi l’avrà a conducere … e murisi con gualandrino con tre corde…”,
quote from Rapporto dei Provveditori of 24th January 1426.
This paper focuses on how the brick bond and masonry pattern are configured
inside the dome of the Santa Maria del Fiore Cathedral in Florence, Italy.
“Herringbone” is the word that’s always used to describe it, but there’s hardly a
mention of the true nature of the three-dimensional layers of bricks in the dome’s
spatial geometry. This paper intends to address these issues and provide a likely
and plausible hypothesis. Said hypothesis is founded on a very special three-
dimensional, reciprocal interaction of its bricks, and is verified by virtual models
and physical prototypes. The questions this paper intends to answer are:
How to reach static equilibrium of masonry with or without the contribution of
mortars, or else before the final (very slow) setting time of lime mortar – just by
relying upon their three-dimensional reciprocal bonding.
How to lay such three-dimensional reciprocal bricks on a ring bed with a centre
around which all the bricks are aligned, and thus build a shell as a solid of revolution.
2. Sezione della cupola con indicazione dei materiali utilizzati (da M.Coli) [4].
LA SPINAPESCE
Non è questo il luogo per ripercorrere le vicende e le idee di un uomo come Filippo
Brunelleschi e la storia delle sue opere nel panorama del primo Rinascimento
fiorentino, piuttosto qui è del dispositivo a spinapesce da lui messo a punto che
vogliamo occuparci e del suo farsi metodo costruttivo e specifica tecnica muratoriale.
Innanzitutto dobbiamo dire che tale tecnologia era già presente nella pratica
costruttiva di allora e, senza dover citare esempi antichi romani e bizantini che pure si
basavano su particolari giaciture “inverse” dei letti di posa dei mattoni, restano
tuttora numerose testimonianze coeve dell’uso di tale accorgimento esecutivo: da San
Lorenzo, a Santo Spirito, alle chiese del Calcinaio e di Santa Maria Nuova a Cortona.
D’altra parte sono ben note le interpretazioni moderne che di questa tecnica sono
state date almeno da quando, per primo, la rilevò e la descrisse Piero Sanpaolesi
nel 1925 [18], fino alle più recenti analisi di Rowland Mainstone [11] e di Salvatore
di Pasquale [6] ai quali si deve, fin dagli anni Settanta, l’aver compreso come nel
sistema costruttivo a spinapesce prendesse forma quella cupola di rotazione che era
la sola realizzabile senza armature, come appariva nelle opere della romanità e
4. L’orditura a spinapesce nella parte alta dell’intradosso della Cupola temporaneamente visibile
durante i lavori di restauro degli affreschi (1988-95).
IL GUALANDRINO
L’indizio fondamentale di questa mitica orditura autoportante restano quindi le
parole dello stesso Brunelleschi riportate nel rapporto, proprio dove afferma che il
lavoro debba essere fatto col “gualandrino”, particolarissimo strumento di difficile
descrizione e che non risulta peraltro mai richiamato in altre occasione tra i
documenti dell’Opera del Duomo. Se non possiamo ricostruire il meccanismo di tale
strumento ci rimane comunque la certezza che attraverso di esso venisse
controllata l’orditura muraria individuando tre direzioni di allineamento. Il
“gualandrino” viene infatti talvolta citato negli antichi dizionari cinquecenteschi
come una sorta di “squadra zoppa” fornita di regoli mobili, i quali in questo caso,
non dovevano essere appunto due come tradizionalmente sono nelle squadre, ma
invece tre per definire gli allineamenti spaziali. [19]
Brunelleschi è universalmente noto come l’“inventore” della Prospettiva lineare
rinascimentale, cioè di quella che la geometria proiettiva definirà come
rappresentazione sul piano-quadro di uno spazio-oggetto tridimensionale mediante
una proiezione centrale di rette passanti per un punto-occhio. Sarebbe opportuno a
questo proposito aprire una parentesi su quale fosse la concezione prospettica di
Brunelleschi rispetto alla conoscenza degli antichi che pure oggi viene da tutti
riconosciuta, ma che certamente si distingue da quella che poi formalizzeranno
l’Alberti e Piero della Francesca, e ancora diversa da quella che si ipotizza fosse la
concezione di Leonardo o di Paolo Uccello. Si tratta di differenze che ha ben
evidenziato Erwin Panofsky [15] e che riguardano la concezione tridimensionale
dello spazio: inteso come continuum piuttosto che giustapposizione di singoli corpi.
Proprio a partire da Panofsky alcuni studiosi tra cui l’Argan [2] hanno letto queste
caratteristiche che distinguono il pensiero prospettico di Brunelleschi da quello
dell’Alberti e dalla cosiddetta “costruzione legittima” che diventerà l’interpretazione
predominante della rappresentazione prospettica fino alla fine del secolo XIX.
Questo non è il luogo per approfondire l’argomento, ma resta il riconoscimento di
una celebrata competenza del Brunelleschi, la quale ci induce alla sicura
affermazione che egli non poteva non avere una visione tridimensionale dello
spazio. Era certamente a lui ben chiaro come dovessero allinearsi in modo
tridimensionale le possibili orditure strutturali di mattoni all’interno di una superficie
complessa e a doppia curvatura come quella di una volta di rotazione.
8a. Strumento per il controllo di tre allineamenti spaziali detto Diottra di Ipparco nella descrizione di Erone (da H.
Schoene). 8b. Strumento per il controllo della curvature delle cupole utilizzato da Rafael Gustavino Moreno
(1842-1908) per la realizzazione della cupola di St. John Cathedral, New York.
9, 10. Schemi dei letti di posa conici dei mattoni conseguenti all’allineamento degli stessi all’asse centrale della cupola e ai cinque diversi centri
di rotazione della stessa, sempre collocate lungo l’asse centrale (cfr. Salvatore di Pasquale).
I MATTONI
Può sembrare strano che si siano usati mattoni di dimensioni così inusuali, se non
fosse che proprio dalla particolarità di tali dimensioni emerge il disegno della loro
orditura tridimensionale. Poiché la dimensione minore del mattone sommata allo
spessore è pari alla dimensione maggiore (17+5=22), dal loro assemblaggio
tridimensionale deriva la possibilità di ordire una muratura perfettamente legata in
ogni direzione dello spazio, usando tre mattoni tra loro connessi in una giacitura di
reciproca ortogonalità. Un mattone orizzontale, uno trasversale e uno verticale,
costituiscono così lo schema di quella “spinapesce tridimensionale” che stiamo
cercando di ricostruire. È una struttura reciproca quella che prende forma in questo
triplice legame, con i tre mattoni che giacciono su un triedro retto definito dalle
facce di un cubo di 22 centimetri di lato. Aggregandoli poi e giustapposti a
successive terne di mattoni, essi danno forma a una costolatura della struttura
muraria. Tale costolatura può essere deformata secondo una linea sghemba
adagiando i vertici del triedro su una curva generatrice. Una successiva
deformazione in senso spaziale di tale costolatura dipende dalla variazione
dell’angolo di interfaccia che connette i mattoni tra loro. Nel nostro caso questo
angolo può essere controllato dallo spessore della malta. Per realizzare
materialmente una simile costolatura a spirale è necessario definire e tenere sotto
controllo l’angolo di variazione con cui si giustappongono tra loro le terne di
mattoni. Dallo studio geometrico sui modelli è risultato che non si tratta di una
singola variazione ma di una triplice inclinazione del triedro ottenuta ruotando lo
stesso successivamente sui tre raggi uscenti dal vertice. I tre piani di posa (o di
interfaccia) dei mattoni variano così in modo costante per dare forma alla
geometria della costruzione. Le tre rotazioni imposte al triedro sono quindi quelle
già descritte: 1. la curvatura in pianta (paralleli) della cupola di rotazione; 2. la
curvatura in alzato (meridiani) della volta apparentemente ogivale, ma in realtà
realizzata con cinque calotte sferiche sovrapposte i cui centri sono allineati sull’asse
centrale (vedi figure 9-11); 3. il ribaltamento verso l’esterno del piano (mattone)
orizzontale per evitare lo scivolamento dei corsi superiori. Le rotazioni da imporre
alla posa dei mattoni dipendono dalle misure della cupola e da quella dei mattoni.
Quanto alla procedura che Brunelleschi avrebbe attivato per tenere sotto controllo
tali inclinazioni, può essere indicativa la misura variabile dello spessore dei mattoni
rilevati dal Dalla Negra (45-50mm), anche se appare assai più probabile che tale
inclinazione sia stata ottenuta proprio spessorando con la malta la diversa
inclinazione dei letti di posa. Ed è qui che appare indispensabile l’utilizzo di una
squadra con tre regoli mobili, il “gualandrino” appunto, in grado di tenere sotto
b
13a,b. Rendering della giacitura tridimensionale reciproca dei mattoni.
14. Disegno della disposizione dei mattoni secondo la disposizione della spinapesce
tridimensionale reciproca all’interno della geometria di un cubo di 22x22x22cm.
IL MODELLO VIRTUALE
L’obiettivo di questo modello è quello di rappresentare le trasformazioni della
costolatura a spinapesce secondo una forma a spirale per aderire alle forme della
cupola, imponendo le traslazioni e le rotazioni già descritte nel modello fisico,
attraverso algoritmi e parametri numerici differenziali desunti dalla forma e dalla
curvatura della Cupola che si intende realizzare e dalle dimensioni dei “mattoni”. Il
modello virtuale è disegnato con il software Rhino con le parametrizzazioni di
trasformazione, di iterazione e di rotazione attuate con Grasshopper.
Come nel modello fisico anche il modello virtuale parte dal triedro di base
generatore della giacitura dei mattoni, ma il suo obiettivo, che a tutt’oggi possiamo
dire individuato ma solo parzialmente raggiunto, sarà quello di definire tutti i
parametri della sua costruzione, che possiamo così elencare:
A - formula della curva sghemba (lossodromia o spirale spaziale sferica o
elissoidale) su cui giacciono i vertici dei triedri). Nel caso specifico della Cupola
fiorentina va tenuto presente che essa è generata da cinque calotte sferiche
sovrapposte con i centri allineati nell’asse di simmetria.
B - L’intersezione dei coni di giacitura dei mattoni con le volte cilindriche degli
intradossi ed estradossi della Cupola fiorentina, leggibile nelle linee di cosiddetta
“cordablanda”.
C - La giacitura del triedro nella geometria della Cupola.
D - Le rotazioni del triedro sui tre raggi/allineamenti (normale, tangente e
binormale).
Il perfezionamento di questi obiettivi rimane aperto all’impegno della ricerca. In
particolare si aprono due strade di studio: la prima è quella che tende a definire la
geometria costante del poliedro generatore dei tre mattoni nel poliedro costante
modulare allineato e generato dalla spirale e a sua volta generatore della
spinapesce. La seconda prospettiva di studio è quella che organizza gli allineamenti
dei tre spigoli del poliedro (e quindi dei tre mattoni della spinapesce) rispetto a
punti riferiti all’asse della cupola.
17,18. Rappresentazione in 3d della giacitura dei mattoni in un disegno fuoriscala rispetto alle
reali dimensioni dei mattoni e collocati su una calotte sferica. I disegni (di Vittorio Paris)
enfatizzano le dimensioni dei mattoni per rendere più evidente il loro allineamento rispetto alla
spirale lossodromica, al centro dell’asse verticale della Cupola, e alla regola di rotazione della
geometria strutturale.
20. Fotografia del material estratto dai carotaggi del 1980 eseguiti dal diPasquale.
www.operaduomo.firenze.it/cupola/home_eng.html
www.duomo.mpiwg-berlin.mpg.de/home_eng.html
www.operaduomo.firenze.it/cupola/STUDIES/study001/study001.html
www.duomo.mpiwg-berlin.mpg.de/STUDIES/study001/study001.html
RINGRAZIAMENTI
Un particolare ringraziamento va quanti mi hanno aiutato con i loro consigli e con preziose
indicazioni di dati e di riferimenti. In particolare voglio ringraziare Margareth Haines e Massimo
Coli, per i consigli che mi hanno fornito.
Devo inoltre un particolare ringraziamento al mio studente Vittorio Paris della facoltà di
Ingegneria all’Università di Bergamo che mi ha aiutato, con i disegni in 3d, a rendere esplicite le
fondamentali ipotesi di struttura geometrica espresse in questi studi.