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Critica GLE su origine della socialità: no aggregazione generata da violenza e da imposizione del più
forte (=JLE da THO), ma società spontanea come mezzo col quale raggiungere meglio i propri scopi.
Differenza fra umani e animali non si trova nel corpo, non nella possibilità del linguaggio. C’è una
differenza immateriale che consiste nella ragione.
La motivazione per cui abbiamo il linguaggio è farci intendere, in prima istanza > JLO. Ma soprattutto
è necessario per organizzare dei ragionamenti.
Importanza dei caratteri per la riflessione: possibilità di sostituire la definizione di una cosa con un
termine. Un ragionamento può essere condensato in un concetto e poi in un termine. Pensieri sordi.
Tutti i nomi partono come nomi propri, ma poi il linguaggio si astrae e introduce dei termini generali.
Astrazione = generalizzazione. La generalizzazione consente di parlare delle cose: qualcosa in
particolare è sempre qualcosa di diverso, di per sé: la penna sul tavolo dovrebbe avere un nome
diverso dalla penna sulla sedia e la mia penna dovrebbe avere un nome diverso dalla sua penna.
Specie infima: ultimo stadio della gerarchia delle specie. Dal macro-insieme specifico “essere
umano” discendo a quello “europeo”, fino alla determinazione meno generale che ci sia, prima della
sostanza prima.
La creazione delle specie, ovvero la generalizzazione, fonda sempre su una similitudine.
Classificazione aristotelica: cerco genere prossimo (soprainsieme più piccolo), e poi introduco
differenza specifica, caratteristica.
Un ente è definito dalle proprie note concettuali. Più note concettuali ci sono, più particolare è il
concetto; meno note concettuali, concetto più particolare.
Individuo è ciò che è definito da un numero infinito di note concettuali.
Intensione vs estensione. Più un concetto ha intensione (n°note concettuali), meno ha estensione
(n°enti rappresentati).
GLE: vero che non possiamo accedere all’essenza reale, ma le proprietà sensibili che emergono da
quell’essenza sono affidabili e rispecchiano una realtà.
Ogni ente è un fascio di proprietà che sono possibili, cioè che non sono contraddittorie, e sono
eterne, perché abitano nella mente divina.
No al continuum: vengono all’essere solo gli enti compossibili.
Non è impossibile che l’oro sia fragile, ma non è compossibile col resto degli enti.
L’essenza nominale rispecchia delle proprietà reali.
Non è vero che possiamo conoscere solo idee semplici.
Le essenze reali non sono inconoscibili in assoluto, ma noi diventiamo più acuti attraverso
l’esperienza, lo studio delle generazioni e della struttura interna.