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Diri$o dell informazione e della comunicazione

Diri$o Dell'informazione e Della Comunicazione (Università degli Studi di


Napoli Parthenope)
CAPITOLO 1 - INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE NELL’ERA DIGITALE

Quando parliamo di diri$o dell'informazione e della comunicazione dobbiamo innanzitu$o


analizzare nello speciBco quesD due termini.

“Informazione” fa riferimento alla libertà di informarsi, di acquisire conoscenze.


“Comunicare” fa riferimento alla libertà di interagire con un'altra persona.

Quindi informazione e comunicazione rispondono a due diriG diversi, anche se spesso quesD due
termini nella società contemporanea si sovrappongono.

Questo va bene “sovrapporli” nel comune parlato, mentre nel linguaggio giuridico disDnguiamo:

Libertà di comunicazione (ART.15 cosDtuzione)


Libertà informazione (ART.21 cosDtuzione)

Perchè due arDcoli diversi? Perchè uno aGene alla sfera privata, l'altro alla sfera pubblica.

Con il termine comunicazione si indica, la condivisione con altri di un’idea, un’opinione, una
informazione. Tale azione può assumere forme diverse, uDlizzare linguaggi diversi (verbale, gestuale,
graBco), ed inBne può avere natura monodirezionale (dal comunicatore al desDnatario),
bidirezionale o pluridirezionale.

Nelle moderne società avanzate la comunicazione ha assunto un ruolo chiave, al punto che esse
vengono deBnite società dell’informazione e della comunicazione.

Nella società dell'informazione e comunicazione il dato preso singolarmente non ha senso di


esistere, ma un insieme di daD contribuiscono all'acquisizione di una serie di informazioni.

Molto importante è poi una veloce analisi sugli arDcoli 2 e 3 della cosDtuzione.

Art.2 (MATRICE DEI DIRITTI FONDAMENTALE): “La Repubblica riconosce e garanDsce i diriG
inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità e
richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà poliDca, economica e sociale.”

Art.3 (UGUAGLIANZA TRA LE PERSONE): “TuG i ci$adini hanno pari dignità sociale e sono tuG eguali
davanD alla legge senza disDnzione di sesso, razza, ling,ua, religione, opinioni poliDche e condizioni
personali e sociali.”

Messi insieme ci resDtuiscono un diri$o, “IL DIRITTO ALL'IDENTITA'” inteso come diri$o alla dignità e
autodeterminazione di una persona.

SigniBca che ognuno di noi, ha per cosDtuzione diri$o ad avere un proBlo pubblico, ma sopra$u$o
un proBlo privato.
In realtà la realtà virtuale ormai non è più da intendersi come proiezione di quella Bsica, ma da
considerarsi come realtà a parte, autonoma, insomma come una realtà a se.

Spesso addiri$ura ci poniamo in modi anche diversi nella realtà virtuale e nella realtà Bsica.
Bisogna poi inevitabilmente a`rontare il tema della PROFILAZIONE.

Col termine “proElazione” dell'utente si intende quell'aGvità preposta alla raccolta ed elaborazione
di daD relaDvi agli utenD che fruiscono di un dato servizio, al Bne di conoscere il loro comportamento
d'acquisto, le loro preferenze ecc.

Ognuno di noi con l'avvento della società digitale dievnta un produ$ore inconsapevole di daD.

Se io passo con l'automobile al telepass, sto fornendo i miei daD. (Sono passato in quel giorno, a
quell'ora, in quella strada, seguendo quella direzione.)

Tu$avia la fonte principale di informazione è lo smartphone.

BasD pensare, che se io cerco su un motore di ricerca informazioni relaDvamente ad un dato modello
di scarpe, appena terminata la mia ricerca avrò lo smartphone invaso da annunci pubblicitari
riguardanD quel modello o modelli molto aani.

L’a`ermarsi della tecnologia ha esponenzialmente ampliato la produzione di daD e informazioni,


spesso anche in modo dannoso, ma pensare di tornare indietro sarebbe assolutamente
anacronisDco.

TUTELA DELLA LIBERTA’ DI COMUNICARE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA:


La CosDtuzione italiana, tutela la comunicazione in due disDnD arDcoli:
- Art. 15: sfera privata, comunicazioni interpersonali ( scambio di informazioni tra due o più
persone scelte dagli stessi interlocutori), deBnite “corrispondenza e comunicazione”;
- Art. 21: sfera pubblica, riguarda la manifestazione del proprio pensiero al pubblico.
Questa ne$a separazione degli ambiD comunicaDvi appare oggi messa in discussione dalle a$uali
tecnologie di comunicazione, in e`eG le moderne tecnologie dell’informazione rendono talvolta
diacile disDnguere i piani comunicaDvi, rischiando di confondere sfera privata e sfera pubblica.
La Rete infaG ha introdo$o importanD cambiamenD nella comunicazione e nella informazione, Bno
a qualche anno fa sostanzialmente unidirezionale con riferimento ai mass media. Oggi, invece,
ciascun individuo ha a disposizione un enorme biblioteca, il web, dal quale trarre conoscenze,
noDzie, curiosità …

L’ACCESSO ALLA TECNOLOGIA QUALE DIRITTO DI UGUAGLIANZA:

L’a`ermarsi della società dell’informazione e della comunicazione, presuppone che i singoli


individui possano accedere e sappiano uDlizzare le tecnologie digitali per poter usufruire delle
diverse opportunità o`erte.
In realtà, ancora oggi - a distanza di circa 30 anni dalla di`usione dell’informaDca – il livello di
conoscenza e competenza in merito all’uDlizzo della tecnologia non può essere considerato
soddisfacente, infaG vi è una percentuale signiBcaDva di persone non in grado di accedervi (cd.
Divario tecnologico) per ragioni geograBche, economiche, conoscenza del mezzo.
Da qui nasce l’esigenza di conBgurare un vero e proprio diri$o di accesso alla rete, considerato
come prerequisito necessario per l’accesso ai servizi o`erD dall’era digitale (Principio di
uguaglianza).

PLURALITA’ DI FORME COMUNICATIVE IN RETE:

In Rete sono presenD una pluralità di forme di comunicazione, talune di esse sono rivolte ad
aGvare una comunicazione riservata, altre invece, consentono al sogge$o di interagire nello spazio
sociale della Rete. La quesDone non è irrilevante sul piano giuridico, dal momento che un sogge$o
potrebbe avviare in Rete una comunicazione di Dpo relazionale, nella convinzione erronea che essa
produca una comunicazione di Dpo riservato, e acquisire poi in un secondo momento
consapevolezza dell’errore con la di`usione della propria esternazione nella sfera pubblica.

In virtù di ciò bisogna capire e veriBcare quali sono le comunicazioni appartenenD alla sfera privata, e
quali appartenenD alla sfera pubblica.
Le Dpologie di comunicazione in rete sono:

- E-MAIL: consentono di indirizzare e trasme$ere un messaggio scri$o ad una o più persone,


questo Dpo di comunicazione rientra nel conce$o di “corrispondenza” riservata, dal
momento che il mi$ente decide a chi inviare. Ciò comporta la necessità di garanDre
l’inviolabilità dei daD trasmessi, anche a$raverso l’uDlizzo di sistemi di cri$ograBa sicuri
(mezzi tecnici per assicurare la segretezza della corrispondenza);

- CHAT: presentano almeno a prima vista i cara$eri di una comunicazione riservata,


consentendo ad un sogge$o collegato ad internet di stabilire una conversazione in tempo
reale sia con persone conosciute sia con sconosciuD.
Nel primo caso, lo scambio di messaggi avviene tra persone idenDBcate. Nel secondo invece vi
e una conversazione tra soggeG sconosciuD, entrambi presenD all’interno di una “chatroom”
virtuale, la quale può richiedere un’iscrizione idenDBcaDva, oppure non richiedere alcuna
idenDBcazione e quindi favorire le cosidde$e chat anonime;

- SOCIAL NETWORK: Comunità di individui che entrano in relazione tra di loro e che si
scambiano messaggi, commenD, foto e altro. E’ basato sulla volontà delle persone di
relazionarsi con altre persone.
Accanto alle forme di comunicazione appena descri$e, in Rete è possibile accedere a spazi
dedicaD a soggeG indeterminaD per la manifestazione e di`usione del pensiero nella sfera
pubblica:

- GRUPPI DI INFORMAZIONE: o`rono la possibilità di confronD aperD su quesDoni speciBche,


accessibili a chiunque ma dove gli interessaD devono decidere esplicitamente di andare a
visionare le informazioni esposte. I contenuD quindi non entrano dire$amente nella sfera
pubblica ma restano in quello che potrebbe deBnirsi un “luogo aperto al pubblico.”

- FORUM: veri e propri gruppi di discussione, nei quali le persone diba$ono intorno ad un tema
predeBnito. Un aspe$o rilevante è la predeterminazione dell’argomento da parte
dell’amministratore, talvolta viene individuato anche un moderatore del dibaGto il cui ruolo è
quello di garanDre un contesto tranquillo e paciBco, evitando che le discussioni degenerino.

- BLOG: in questo caso è il gestore del sito a pubblicare le sue opinioni, emozioni, informazioni.
Esprime la volontà del singolo di manifestare in rete le proprie idee, spesso ricevendo un
confronto dire$o con chi entra in conta$o con esso. Il blog può essere considerato un’
embrione di una forma di comunicazione più elaborata.

- IL SITO INTERNET: viene creato da singoli per ragioni personali, da un’azienda per Bnalità
commerciali, da un sogge$o pubblico. In ogni caso esso occupa uno spazio all’interno del
Web, e ciò consente al suo gestore una visibilità che presenta conDnuità temporale e
proiezione globale, dal momento che può essere visualizzato in tu$e le zone del mondo.

CAPITOLO 2 – LA LIBERTA’ DI CORRISPONDENZA E DI COMUNICAZIONE

La libertà di corrispondenza - e in termini più generali, di comunicazione – può intendersi come la


facoltà di desDnare in via esclusiva il proprio pensiero a uno o più soggeG determinaD, il che si
traduce nella pretesa da parte del sogge$o mi$ente che le sue comunicazioni personali siano
prote$e dall’illegiGma captazione da parte di terzi.

La necessità di una tutela giuridica era già avverDta in passato, ciò nonostante, Lo Statuto
AlberDno era privo di una disciplina relaDva alla trasmissione privata.

Le cose cambiano con l’avvento dello Stato repubblicano e l’entrata in vigore della CosDtuzione, con
L’Ar%colo 15: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione
sono inviolabili.” (comma 1), e che “la loro limitazione può avvenire soltanto per a$o moDvato
dell’Autorita giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge” (comma 2).
Anche la sua POSIZIONE è molto importante, in quanto L’ART. 15 viene inserito nella Parte I della
CosDtuzione, dedicata ai “DiriG e doveri dei ci$adini”. Immediatamente dopo “la libertà personale”
(ART. 13) e “libertà domiciliare” (ART. 14).
Non solo si inserisce quindi tra i diriG fondamentali della persona, ma va altresì ad aggiungersi a
quei principi cosDtuzionali supremi che non possono essere modiBcaD, in quanto appartenenD ai
valori della personalità.

• L’ogge$o di protezione cosDtuzionale non coincide con la corrispondenza o con la


comunicazione, ma risiede nella libertà e nella segretezza delle stesse.

• NB: I conceG di “libertà” e “segretezza” li trovavamo anche nel diri$o di voto (Art.48)

QuesD elemenD pur se connessi, rappresentano disDnD proBli che conservano la loro autonomia
conce$uale, in modo che i soggeG comunicanD possano rinunciare alla segretezza, senza
rinunciare alla libertà.

LA NOZIONE DI CORRISPONDENZA E COMUNICAZIONE:


L’ordinamento non o`re una nozione precisa e unitaria di “corrispondenza”.

• Una prima deBnizione del codice penale, descriveva la corrispondenza come quella
comunicazione tra individui che avviene per via “epistolare, telegraBca, telefonica”…. Con
l’avvento poi della tecnologia e stata modiBcata ed estesa anche alle comunicazioni per via
“informaDca o telemaDca”.

• Il codice postale invece riDene corrispondenza “ le le$ere, i biglieG posali, le cartoline illustrate,
le fa$ure commerciali”.

Di fa$o la CosDtuzione non si limita a garanDre la libertà di corrispondenza, ma estende la propria


tutela a “ogni altra forma di comunicazione”, non presidia quindi la libertà di corrispondere ma più
in generale la “libertà di comunicare”, ampia categoria all’interno della quale si colloca anche la
corrispondenza in senso proprio. Da qui scaturisce l’irrilevanza di deBnire puntualmente cos’è
“corrispondenza”, in quanto le nozioni di corrispondenza e comunicazione devono essere
considerate congiuntamente.

LE CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE:

IntersoggeXvità: volontà del mi$ente di desDnare il proprio messaggio o la propria comunicazione


soltanto ad uno o più soggeG determinaD o determinabili. A$raverso la facoltà di corrispondere,
quindi il sogge$o non intende esternare le proprie opinioni verso chiunque, ma trasme$erle in via
esclusiva a speciBci soggeG.

Questo requisito consente di disDnguere gli ambiD operaDvi degli Art. 15 e 21 Cost.

Se vi è intersoggeGvità, la comunicazione trova tutela nell’Art. 15. In assenza invece si parla di


espressione delle proprie idee in pubblico e quindi appartenenD all’Art. 21 Cost.
AZualità: descrive il segmento temporale entro cui la comunicazione manDene la sua cara$erisDca
di intersoggeGvità, rimanendo desDnata solo a soggeG determinaD. L’a$ualità di una
comunicazione deBnisce quindi cronologicamente lo spazio di tutela assicurato dall’Art. 15.

L’IMPATTO DELL’EVOLUZIONE TECNOLOGICA SULL’AMBITO DI TUTELA DELL’ART. 15:

E’ evidente che le nozioni di corrispondenza e comunicazione sono per loro natura desDnate ad
assumere un signiBcato dinamico e variabile, mutando in relazione al progresso tecnologico.
I sistemi di comunicazione vedono sempre più estese le proprie potenzialità, ciò impone un
conDnuo aggiornamento delle discipline legislaDve.
A tal proposito ricordiamo il rinvio testuale presente nell’arDcolo 15 Cost., il quale estende la
propria garanzia ad “ogni altra forma di comunicazione”. Consentendo alla norma di ada$arsi
automaDcamente agli sviluppi della tecnologia.

L’INQUADRAMENTO DELLE NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE: (LETTURA)

Le nuove forme di comunicazione che l’era digitale conosce sono:

SMS, E-MAIL: le quali possono inquadrarsi tra le forme di comunicazioni personali riconducibili
all’Art.15, con l’intento del mi$ente di comunicare in forma riservata con uno o più desDnatari
previamente determinaD. QuesD connotaD però possono venire a mancare, se ad esempio vi è
volontà del mi$ente di comunicare con il più ampio numero possibile di persone.
Ci si riferisce, in parDcolare, al fenomeno dello spammin, ossia l’invio sostanzialmente casuale di
messaggi pubblicitari a cara$ere commerciale verso un gruppo non deBnito di desDnatari. In tale
ipotesi, sembra più corre$o invocare l’applicabilità dell’Art. 21 Cost.

BLOG, NEWS GROUP, FORUM: Art. 21 Cost.

CHAT PRIVATE: Art. 15 Cost.

CHAT PUBBLICHE: Art. 21 Cost., in quanto mancano i requisiD di intersoggeGvità e segretezza.

LE POSSIBILI LIMITAZIONI ALLA LIBERTA’ DI CORRISPONDENZA:


L’Art. 15 Cost., stabilisce che le limitazioni a tale diri$o possono avvenire “soltanto per a$o
moDvato dall’Autorità giudiziaria” e “con le garanzie stabilite dalla legge”.

Tra le modalità più rilevanD di limitazione della libertà di comunicare, vi è l’interceZazione.

Per interce$azione si intende “ogni captazione occulta di una comunicazione o conversazione tra
due o più soggeG che agiscano con l’intenzione di escludere altri, a$uata da un sogge$o estraneo
alla stessa.”
Non sono, pertanto, interce$azioni in senso proprio le registrazioni di conversazioni da parte di uno
dei partecipanD alle medesime. (Perchè nell'interce$azione noi siamo interce$aD da soggeG
estranei, in maniera segreta, mentre nella registrazione siamo noi stessi a registrare la nostra
chiamata.)
Inoltre, noi possiamo registrare le telefonate che riceviamo, il problema è poi il successivo uDlizzo
delle registrazioni fa$e.

L'aGvità di interce$azione NON PUO' MAI essere posta in essere da un privato. (Viola ART.15)

In Italia può essere usata come strumento di indagine SOLO nei seguenD casi:

• SpeciBci reaD (Traaco di droga, armi; usura, corruzione, concussione, molesDe ecc.)
• Disposta dal PM
• Autorizzata dal GIP

TIPI DI INTERCETTAZIONE:

Esistono 3 Dpi di interce$azione:

• InterceZazione direZa: quella interce$azione che è stata autorizzata dal giudice, per la quale
è già stato aperto un fascicolo. Registriamo tu$e le telefonate ecc. e tu$o ciò che ricaveremo
potrà essere usato contro di lui.

• InterceZazione indireZa: mentre sDamo interce$ando una utenza per un determinato reato,
durante la conversazione con qualcuno emergono elemenD per una nuova ipotesi di reato.

ES: (Sto interce$ando Tizio, perchè sospe$o che sia un traacante di droga; durante un'
interce$azione Tizio però parla con Caio di traaco di armi. A questo punto il sospe$o che sorge è
che questo sogge$o non faccia solo traaco di droga ma anche traaco di armi. Ovviamente questa
non è una prova ma ci consente di aprire un nuovo fascicolo e me$erlo so$o interce$azione anche
per il traaco di armi.)

• InterceZazione ambientale: è una interce$azione dire$a, di massa.

Per quanto riguarda le “interce$azioni ambientali”, qualora queste avvengano all’interno di


abitazioni o altri luoghi privaD, esse sono ammissibili soltanto se vi e fondato moDvo di ritenere
che l’aGvità criminosa sia in a$o in quel momento.
In ragione del suo cara$ere fortemente invasivo, il ricorso a tale mezzo di ricerca della prova è
consenDto soltanto per faG di parDcolare gravità, come: deliG non colposi (con volontà), deliG
contro la pubblica amministrazione, deliG concernenD sostanze stupefacenD, reaD di ingiuria,
deliG concernenD la pornograBa minorile.

L’aGvità di interce$azione conosce in ogni caso un termine di durata, Bssato in 15 giorni, ferma la
possibilità di una o più proroghe per periodi di pari durata.
CHI NON POSSIAMO INTERCETTARE?
• L'avvocato difensore dell'imputato
• Il presidente della repubblica
• I parlamentari (A meno che non vi sia autorizzazione da parte della camera di appartenenza)

ALCUNE FORME DI LIMITAZIONE DELLA LIBERTA' DI CORRISPONDENZA:

Sequestro di leZere, pacchi, valori, qualora siano staD spediD all’imputato o risulDno a lui direG,
anche so$o nome diverso. Questo sequestro può essere disposto anche dalla polizia giudiziaria, la
quale tu$avia non e ammessa a prendere dire$a conoscenza del contenuto degli oggeG
sequestraD, a meno che non vi sia urgenza. In tal caso, la polizia giudiziaria dovrà informare
tempesDvamente il pubblico ministero, il quale potrà autorizzare l’apertura immediata e
l’accertamento del contenuto. (Cioè non posso aprire un pacco a un detenuto, se non
prevenDvamente autorizzato. Sarà il detenuto ad aprire il pacco o la le$era, davanD agli occhi
dell'agente preposto.)

Il controllo sulla libertà di corrispondenza, riguarda generalmente alcune categorie di soggeG:

• Detenu\
• Imprenditori soggeX a fallimento: hanno l’obbligo di consegnare al curatore tu$e le
comunicazioni, cartacee o ele$roniche, riguardante i “rapporD compresi nel fallimento”.
• Minori: (Con casi parDcolari, es: (se due genitori sono separaD, la telefonata tra genitore e
Bglio non può essere ascoltata dall'altro genitore); o in ogni caso comunque non può esserci
una “intromissione indebita” nella sfera del minore da parte del genitore, ma sempre deve
essere moDvata)

FORME DI TUTELA: (SOLO LETTURA)

Qualora la libertà di comunicare subisca indebite limitazioni al di fuori di quelle che sono le modalità
prescri$e dalla legge, la lesione provocata a tale libertà è da considerarsi illecita.
In tale eventualità, l’ordinamento consente al Dtolare della posizione violata di agire
giudizialmente al Bne di o$enere una pronuncia, a sudde$a facoltà si aggiunge poi la possibilità di
o$enere l’eventuale risarcimento del danno, sia patrimoniale che non patrimoniale.

IL POTERE DI CONTROLLO DEL DATORE DI LAVORO SULLA CORRISPONDENZA DEL DIPENDENTE:


Di notevole interesse risulta essere la problemaDca relaDva alle comunicazioni poste in essere dal
dipendente sul luogo di lavoro e, più precisamente, in merito alla possibilità di amme$ere intrusioni
legiGme del datore di lavoro in riferimento a tale corrispondenza.
Si rileva infaG che, il diri$o del lavoratore a una libera e segreta comunicazione si scontra con
interessi di pari rilievo cosDtuzionale, quali quello dell’imprenditore alla salvaguardia del patrimonio
aziendale e del buon funzionamento dell’impresa.
Partendo dal presupposto che “chiunque prenda cognizione del contenuto di una corrispondenza
chiusa, a lui non dire$a” è considerato reato. I messaggi del dipendente che transitano su disposiDvi
aziendali non possono qualiBcarsi come corrispondenza “chiusa”, diversamente dalla
corrispondenza cartacea, di regola accessibile solo al desDnatario.
Quando il sistema telemaDco e prote$o da una password, deve intendersi che la corrispondenza in
esso custodita sia lecitamente conoscibile da parte di tuG coloro che legiGmamente dispongano
della chiave informaDca di accesso. Ne consegue quindi che il superiore gerarchico, qualora sia
legiGmamente in possesso della password abbia pienamente facoltà di entrare in possesso della
corrispondenza, purchè il lavoratore sia prevenDvamente avvisato che il datore di lavoro può
disporre della password.

CAPITOLO 3 – LA LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO

Il diri$o di manifestare liberamente il proprio pensiero si pone senza dubbio tra le situazioni
giuridiche di maggior rilievo ai Bni della realizzazione di una società democraDca. L’esercizio di tale
diri$o, infaG, consente a tuG gli individui non solo di esplicitare la propria personalità, ma anche di
partecipare alla formazione dell’opinione pubblica, in più in questo modo (confrontandosi con gli
altri) ciascuno ha la possibilità di evolversi come persona.
L’origine del diri$o di manifestare il proprio pensiero risale all’anDca Grecia, tu$avia e solo con
l’a`ermarsi della democrazia che questo diri$o assume una sua connotazione più precisa e
completa.

La dichiarazione ONU del 1948 a`erma che “ogni individuo ha diri$o alla libertà di opinione e di
espressione, incluso il diri$o di non essere molestato per la propria opinione”.

Questa risoluzione internazionale ha innuenzato certamente anche le Carte cosDtuzionali che in


quegli anni venivano elaborate: in parDcolare la Cos\tuzione italiana entrata in vigore il 1° gennaio
1948, che dedica l’Art. 21 alla libera manifestazione del proprio pensiero; e la Legge fondamentale
tedesca del 1949.

- LA LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA


In Italia il diri$o di manifestare liberamente il proprio pensiero trova tutela nell’Art. 21 Cost.
L'ArXcolo 21:
Comma 1: “TuG hanno diri$o di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scri$o
e ogni altro mezzo di di`usione.”

Il diri$o di manifestare il proprio pensiero comprende la di`usione di idee, pensieri ed opinioni


desDnate ad altre persone.

Analizzando l’Art. 21 da un punto di vista lessicale possiamo veriBcare:


• Come riconosca a “tuX” e non ai soli ci$adini il diri$o di libera espressione.
• Prosegue poi riconoscendo il diri$o di manifestare “liberamente”, ciò signiBca senza
limitazioni ma sopra$u$o senza essere costreG, nessuno può essere obbligato ad esprimere
un’opinione, un’idea… tuG hanno il diri$o al silenzio (eccezione fa$a per i tesDmoni
convocaD in un processo, i quali hanno l’obbligo di esprimersi).
• L’ogge$o del pensiero tutelato deve essere “proprio”, non vi è quindi tutela per chi
riproduca, appropriandosene, l’opinione di altri. Tu$avia disDnguendo l’aGvità di plagio
(falsa a$ribuzione a se di un pensiero) dalla ripeDzione di un pensiero altrui che si condivida
al punto da farlo diventare proprio e che si esteriorizza nella sua forma originale (in questo
caso si parla di citazioni) o in modo rielaborato.

Bisogna ricordare inoltre che non deve essere per forza un pensiero “u\le” alla comunità, in
quanto ogni individuo esteriorizza il proprio pensiero per esplicitare la propria persona, ne
deriva quindi che il pensiero espresso possa anche essere fru$o di fantasia, o essere non
veriDero, a condizione che non consista nella pubblicazione e di`usione di noDzie false in grado
di turbare l’ordine pubblico.
In riferimento al pensiero proprio, parliamo poi della possibilità di esercitare il diri$o di
manifestazione in “forma anonima” o mediante l’uDlizzo di pseudonimi. L’esigenza di esprimere il
proprio pensiero in forma anonima appare contraddi$oria, al tempo stesso però bisogna tener
conto che in una comunità, l’individuo è talvolta limitato da condizionamento sociali, familiari,
lavoraDvi.
Vi sono delle criDcità in relazione al pensiero anonimo, qualvolta quesD possano essere lesivi
di diriG altrui, quali la reputazione o la privacy. Il tema è diventato di parDcolare interesse
anche in relazione all’uDlizzo sempre più imponente della Rete.
Maggiormente problemaDca si presenta, invece, la valutazione circa la tutelabilità o meno del
pensiero “contrario” e di quello “antagonista”.

Contrario chi non è d’accordo con il pensiero prevalente in società, deve essere necessariamente
tutelato, di fa$o la tutela cosDtuzionale ha come desDnatario privilegiato proprio chi dissente
dall’opinione della maggioranza in virtù della maggior propensione al rischio.

Antagonista colui che promuove idee o valori contrari alla cosDtuzione. In questo caso prevale
l’opinione negaDva, secondo cui va punito ogni comportamento teso a contestare e dissacrare i
valori ritenuD fondamentali dalla CosDtuzione stessa.
L’ulDma parte del comma 1 dell’Art. 21 è dedicata ai mezzi di di^usione, prevedendo che il
pensiero possa essere manifestato mediante “la parola, lo scri$o ed ogni altro mezzo di
di`usione”. Questo rinvio testuale pone le sue fondamenta sulla presenza del Web (a$ore
protagonista della nascita di nuovi mezzi), in e`eG oggi sono molteplici i mezzi di di`usione nuovi
rispe$o al passato e proprio grazie a questo rinvio testuale, quest’arDcolo è capace di adeguarsi
ed aggiornarsi di pari passo con l’evoluzione.

- LA LIBERTA’ DI INFORMARE
Una seconda declinazione del diri$o di manifestazione del pensiero è rappresentata dalla libertà
di informare, intesa come “libertà di dare e divulgare noDzie, opinioni, commenD” ad un numero
indeterminato di desDnatari.
Possiamo avere un “informazione non professionale”, la quale non è sogge$a alle regole del
giornalismo in senso proprio… parliamo quindi della generale libertà di manifestazione del pensiero
prima descri$a.
In più abbiamo la cd. “Informazione professionale”, espressamente prevista dall’Art. 21, riservata
a speciBci soggeG, i giornalis\, i quali hanno diriG e doveri.
Ogni giornalista, nel narrare un fa$o, ha il diri$o di Bltrare ciò che descrive alla luce del proprio
modo di vedere la realtà. Ne consegue quindi che l’aGvità informaDva di un singolo giornalista sia
tutelata anche qualora risulD essere non imparziale e poco obbieGva, purchè rispeG il punto di
vista di chi di`onde il messaggio. Diversa invece è la prospeGva qualora si valuD l’informazione nel
suo complesso, dal momento che quest’ulDma, nella molteplicità dei punD di vista, deve garanDre
corre$ezza, imparzialità e pluralismo. QuesD parametri quindi non vanno ricercaD nel singolo a$o
di informazione, bensì nel complesso.
Di contro al diri$o ad informare, riconosciamo il diriZo ad essere informa\, come diri$o
inviolabile (Art. 21 Cost).

- LIMITI ALLA LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO


L’Art. 21 ha però un limite, seppur vago. Il limite di cui parliamo è quello del “buon costume” di cui
si parla al comma 6: (sono vietate le pubblicazioni, gli spe$acoli e tu$e le altre manifestazioni
contrarie al buon costume).

“Buon costume” viene deBnito un limite “vago” perchè non ha un signiBcato giuridico
determinato, la Corte CosDtuzionale ha quindi ritenuto necessario interpretare questa locuzione
in modo evoluDvo e dinamico. Da qui, la previsione di una limitazione alla libera manifestazione
del pensiero ogni qualvolta la comunità si senta colpita negaDvamente, danneggiata e o`esa dalle
pubblicazioni, dagli spe$acoli, dalle manifestazioni…

Bisogna per esempio tutelare il pudore sessuale dei minori; evitare di pubblicare immagini atroci;
ecc. ecc.

Sono staD poi individuaD ulteriori limiD, i “limi\ implici\”, i quali hanno l’obieGvo di raggiungere
il cd. “BILANCIAMENTO” tra il diri$o di manifestazione del pensiero ed altri diriG di pari
rilevanza, infaG il diri$o di espressione non è da considerarsi automaDcamente prevalente in
caso di anDnomia (presenza di due pensiero/a`ermazioni contraddi$orie). QuesD limiD possono
avere natura individuale, volD a tutelare i singoli individui, o desDnaD a salvaguardare la
personalità dello Stato, volD quindi a difesa della pace sociale.

- INFORMAZIONE E FORMAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA


Il diri$o di informare e di essere informaD, rappresentano situazioni giuridiche soggeGve
non sono individuali ma anche orientate al buon funzionamento della vita democraDca,
poniamo parDcolare a$enzione quindi al rapporto tra informazione e opinione pubblica.
I mass media rappresentano oggi il più importante strumento di circolazione delle informazioni e
di conseguenza contribuiscono fortemente alla formazione dell’opinione pubblica, in questo
ambito si è inserita ora la Rete, luogo di riferimento sopra$u$o per le generazioni più giovani, per
condividere e per formare la propria opinione. Deduciamo quindi che l’aGvità di informazione è
stre$amente collegata con la formulazione dell’opinione pubblica.

- COMUNICAZIONE POLITICA
Anche la comunicazione poliDca innuisce sulla formazione dell’opinione pubblica, ha come obieGvo
principale quello di portare a conoscenza dei ci$adini sia l’aGvità poliDco-isDtuzionale sia i
programmi, i punD di vista, e i diversi pensieri dei soggeG presenD sulla scena poliDca.
In un sistema democraDco, risulta essere di parDcolare importanza avere spazi dedicaD alla
comunicazione poliDca e parità di accesso agli stessi.
Si parla di “propaganda”, “informazione” e “pubblicità” ele$orale. TuG i soggeG poliDci devono
avere parità di tra$amento, anche con riferimento alle fasce orarie e al tempo di trasmissione.
La normaDva riguardante la comunicazione poliDca non conDene nessuna disposizione in merito alla
disciplina della Rete. Molto spesso quindi vengono violaD elemenD come il silenzio ele$orale o il
divieto di pubblicare sondaggi, orientamenD di voto nei 15 giorni che precedono le elezioni.

CAPITOLO 4 – LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE PROFESSIONALE

- LA LIBERTA’ DI STAMPA
L’ordinamento giuridico italiano, nel periodo pre-repubblicano, ha disciplinato la stampa con lo
Statuto Alber\no nel 1848 (tutelando la libertà di informazione professionale, ma allo stesso
tempo so$oponendola a speciBche limitazioni previste dalla legge). Abbiamo poi l’EdiZo sulla
stampa del 1848 con il quale si riconosceva il principio della libertà di stampa anche a$raverso
l’espresso divieto di limitazioni prevenDve e di intervenD repressivi, salvo in caso di abusi con
l’intervento del giudice.
Tu$avia questo a$eggiamento favorevole nei confronD della libertà di stampa ha subito poi nel
tempo una progressiva restrizione, mano a mano che emergeva sempre più evidente il nesso tra
stampa e poliDca.
Durante il periodo fascista infaG fu signiBcaDva la tendenza del regime ad estendere il proprio
controllo. Solo con l’avvio dei lavori dell’Assemblea cosDtuente che si assiste ad un primo
signiBcaDvo provvedimento legislaDvo, nel 1946 con l’abolizione del sequestro prevenDvo.
Con l’entrata in vigore della CosDtuzione, alla stampa viene poi riconosciuta una tutela
cosDtuzionale con l’Art. 21, dopo aver a`ermato che la stampa non può essere sogge$a ad
autorizzazioni e censure, ha stabilito che si può procedere al sequestro soltanto per a$o moDvato
dall’autorità giudiziaria nel caso di deliG che la stessa legge prescrive. Lo stesso arDcolo inoltre
a`erma che il sequestro può essere eseguito dagli uaciali di polizia sono nel caso in cui vi sia
urgenza, si tra$a tu$avia si un provvedimento non deBniDvo che deve poi essere convalidato dal
giudice, pena la revoca dello stesso.

- LA LEGGE SULLA STAMPA


Legge N. 47 del 1948, partendo dalla nozione di stampa, facendo rientrare in questa categoria “
tu$e le riproduzioni DpograBche o comunque o$enute con mezzi meccanici desDnate alla
pubblicazione”.
La legge stabilisce poi i requisiD della stampa, prevedendo che lo stampato deve indicare il luogo, la
data di pubblicazione, il nome dello stampatore, nonché quello del dire$ore responsabile e quello
del proprietario.
La legge N. 47 prevede poi la registrazione della testata giornalisDca presso la cancelleria del
Tribunale. In virtù di questa registrazione, conosciamo la “stampa clandesDna”, ovvero quelle
pubblicazioni, dalle quali non sia ricavabile il nome dell’editore e dello stampatore.
Il direZore responsabile è considerato l’elemento di congiunzione tra l’editore e la redazione, per
questo, sogge$o deputato a conciliare la linea editoriale voluta dall’editore con la libertà di
informazione riconosciuta alla redazione. Il dire$ore di un giornale è considerato responsabile nelle
ipotesi in cui non abbia compiuto tuG gli aG che gli sono concessi per evitare la pubblicazione del
pezzo non conforme, e naturalmente anche nell’ipotesi in cui agevoli l’arDcolista partecipando alla
redazione dell’arDcolo di`amatorio.

- L’INFORMAZIONE TELEVISIVA
L’informazione televisiva può essere considerata oggi uno dei più importanD strumenD a$raverso
il quale gli utenD acquisiscono noDzie, la televisione infaG negli anni oltre ad essere strumento di
intra$enimento, è entrata a far parte della categoria di mezzi di informazione (principalmente con
i telegiornali, oltre ai quali riconosciamo anche nuove trasmissioni fondate essenzialmente sulla
conversazione, con la presenza di personaggi pubblici/poliDci che vengono intervistaD su
argomenD di vario genere, i cd. Talkshow).

- L’INFORMAZIONE ONLINE
Nascono i primi giornali online, ovvero versioni telemaDche di testate cartacee che conservano
stesso nome, linea editoriale, e che si di`erenziano da queste ulDme solo per la veste graBca.
Nonostante il diri$o si conformi alle nuove tecnologie, I nuovi mezzi di comunicazione, tra cui
l’informazione online non possono essere inclusi nel conce$o di stampa.

CAPITOLO 5 – DIRITTI E DOVERI DEL GIORNALISTA


Nell’ordinamento italiano la qualiBca di “giornalista” non può essere a$ribuita a chiunque “faccia
informazione”, non risulta esserci coincidenza tra giornalisD ed aGvità giornalisDca, in quanto
quest’ulDma rappresenta un’aGvità che viene esercitata e garanDta a chiunque eserciD il proprio
diri$o ad informare. Quindi al Bne di poter esercitare la professione, è necessaria l’iscrizione
all’Albo dei giornalisD, tenuto dall’Ordine dei giornalisD.
DisDnguiamo il giornalista dal “pubblicista”, ovvero colui che svolge l’aGvità in modo non
occasionale e retribuito, ma non esclusivo. Nell’Albo sono presenD 2 elenchi per le due categorie
con regole diverse. Per diventare giornalista professionista è necessario: aver raggiunto il
21esimo anno di età, iscrizione nel registro dei praDcantaD, l’esercizio della praDca per almeno
18 mesi e il superamento della prova di idoneità professionale. Oltre a quesD requisiD posiDvi, è
necessario anche un requisito negaDvo, secondo cui non possono essere iscriG all’albo coloro
che abbiano riportato una condanna penale con interdizione dai pubblici uaci, salvo
riabilitazione.
I giornalisD sono soggeG a controllo disciplinare da parte dell’Ordine, qualora si renda colpevole di
faG non conformi al decoro e alla dignità professionale, le conseguenD sanzioni disciplinari
possono, essere a seconda dei casi: l’avverDmento, la censura, la radiazione (in questo caso è
possibile richiedere l’iscrizione all’Albo, trascorsi 5 anni dalla radiazione).

- PRUDENTE BILANCIAMENTO DEGLI INTERESSI


La libertà di informazione del giornalista deve essere prudentemente coniugato e bilanciato con gli
altri interessi cosDtuzionalmente proteG, ed in tal senso si parla dell’obbligo di lealtà e buona fede
da parte del giornalista, che rine$e l’obbligo di reGBcare (sempre in capo al giornalista) quelle
noDzie che risultano smenDte o non conformi. Bisogna precisare inoltre che la reGBca deve avere la
stessa risonanza che ha prodo$o la noDzia originaria, a cui la reGBca fa riferimento.
Sempre in relazione al prudente bilanciamento, parliamo della cd. clausola di coscienza, che
prevede la possibilità per il giornalista di risolvere il proprio rapporto in caso di sostanziale
cambiamento della linea editoriale del periodico presso il quale lo stesso svolge la propria aGvità
lavoraDva, conservando il diri$o all’indennità di licenziamento.
I giornalisD inoltre non possono essere obbligaD a deporre su quanto hanno conosciuto (segreto
professionale), salvi i casi in cui hanno l’obbligo di riferire all’autorità giudiziaria se le noDzie sono
indispensabili ai Bni della prova del reato.
Un ulteriore importante aspe$o dell’aGvità giornalisDca riguarda il rapporto tra quest’ulDma e la
tutela della privacy. Nell’esercizio della propria professione, infaG il giornalista può raccogliere,
elaborare e pubblicare informazioni e daD personali. A tal proposito, la divulgazione di noDzie di
rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispe$o della sfera privata quando la
pubblicazione dell’informazione privata sia indispensabile per descrivere il fa$o e per qualiBcare i
protagonisD.

- DIRITTO DI CRONACA,CRITICA E SATIRA


Il diriZo di cronaca rappresenta il diri$o di pubblicare faG di interesse pubblico realmente
accaduD.
Il diriZo di cri\ca, invece, è un’aGvità di Dpo “valutaDvo” dire$a ad esprimere un giudizio o
un’opinione di solito negaDva su un determinato evento.
DisDnguiamo la criDca dall’insulto, in quanto il primo è un giudizio fru$o di un ragionamento,
mentre il secondo è del tu$o gratuito.
I limiD dell’esercizio del diri$o di criDca sono quello del rispe$o della dignità altrui, e della verità del
fa$o narrato.
Un’altra modalità di fare informazione è rappresentato dalla sa\ra, ha modalità simili alla criDca,
dalla quale si di`erisce però in relazione alla rappresentazione della noDzia (che viene presentata
al pubblico in modo ironico, con vigne$e e caricature).
Il diri$o di saDra, a dispe$o di quello di cronaca, è so$ra$o al parametro della verità del fa$o, in
quanto esprime un giudizio ironico su un fa$o, purchè il fa$o sia espresso in modo apertamente
di`orme dalla realtà, tanto da poterne apprezzare subito il cara$ere scherzoso.

- IL DECALOGO DEL GIORNALISTA


Il legislatore non ha fornito i conBni della cronaca, criDca e saDra. Essi sono staD quindi deBniD
dalla giurisprudenza, in parDcolare dalla Corte di Cassazione, in quella che è la cd. “sentenza-
decalogo”. LimiD deontologici, ovvero regole morali per l’esercizio della professione.
A$raverso questa sentenza, sono staD BssaD i criteri ai quali deve a$enersi il giornalista per
esercitare il diri$o di cronaca, aanchè la divulgazione di noDzie - seppur lesive dell’altrui sfera
personale – possa considerarsi una legiGma espressione del diri$o con conseguente esonero del
giornalista da ogni responsabilità civile e penale. Secondo tale decalogo, quindi, il diri$o di
cronaca risulta leggiGmo quando vi è: uDlità sociale dell’informazione, verità oggeGva dei faG
esposD, forma civile dell’esposizione dei faG e della loro valutazione.
La Corte di Cassazione ha dato rilevanza anche al conce$o di cd. “mezza verità”, che ricorre
quando, pur essendo i faG veriDeri, siano staD nascosD altri faG “tanto stre$amente
ricollegabili ai primi da mutarne completamente il signiBcato”
La cd. ”verità puta\va”, noDzia obieGvamente falsa, di`usa da chi pur avendo rispe$ato
l’obbligo di controllo relaDvo all’a$endibilità delle fonD, non poteva che ritenerla vera. Questa
Dpologia di verità esonera il giornalista da responsabilità a condizione che vi sia stato un serio e
diligente lavoro di ricerca. In sostanza quindi, può capitare che il fa$o riferito dal giornalista non
sia vero, ma ciò non esclude che sia assolutamente vero il fa$o che qualcuno lo abbia
raccontato.
InBne possiamo dire che si impone a chiunque faccia informazione “proporzione, moderazione,
misura”… esporre il fa$o così come e`eGvamente è avvenuto, senza alcun Dpo di Bltro soggeGvo.

CAPITOLO 6 – TELEVISIONE E CONVERGENZA TECNOLOGICA


- FASI ED EVOLUZIONE DEL SISTEMA RADIOTELEVISIVO ITALIANO
In seguito alla commercializzazione dei primi strumenD radiofonici prima, telefonici poi, la scarsità
delle frequenze disponibili connessa al servizio di interesse generale ha giusDBcato una riserva
assoluta allo Stato per svolgere tale aGvità.
Alla prima fase di monopolio pubblico ha fa$o poi seguito un periodo di profonda crisi,
cara$erizzata dall’avvento sul mercato dei primi operatori privaD, inaugurando un sistema
pubblico-privato. Dunque nel corso del tempo si sono susseguite profonde trasformazioni, le quali
hanno avuto come obieGvo quello di realizzare un sistema radiotelevisivo quanto più plurale e
completo alla luce dell’interesse pubblico. Come è noto infaG, la di`usione plurale di informazioni
è sempre collegata alla corre$a evoluzione democraDca delle società contemporanee.

- LA TELEVISIONE DEL XX SECOLO:

• Analogica
• Cara$erizzata in Italia da un iniziale monopolio pubblico poi divenuto oligopolio pubblico-
privato (scarsità delle frequenze)
• DisDnta in canali di di`usione nazionale e locale
• Incentrata su programmi di intra$enimento e programmi con una componente informaDva
(telegiornali/talk show)
• Durata e frequenze piu$osto limitate (Pochi canali, in onda per 2-3 ore al massimo)

- NEL DETTAGLIO
Agli albori del sistema radiotelevisivo italiano, vi era riserva assoluto allo Stato per l’esercizio
dell’aGvità in virtù delle frequenze limitate e dell’importanza a livello sociale. Anche con l’avvento
della televisione, questo nuovo servizio veniva gesDto dallo Stato a$raverso la Rai, anch’essa a
partecipazione statale.
Tale modello però riscontra ben presto dei limiD, in parDcolare nell’Art. 21 Cost, il quale
riconosceva a tuG la libertà di manifestare il proprio pensiero “con la parola, con lo scri$o e con
ogni altro mezzo di comunicazione” (si comprendeva anche il sistema radiotelevisivo).
Tu$avia, nonostante le numerose polemiche avanzate da imprenditori privaD, i quali
rivendicavano i propri diriG, la Corte CosDtuzionale, chiamata a pronunciarsi nel 1960 dichiarò
l’impossibilità di modiBcare quest’asse$o in virtù di una possibilità concreta che tu$o il sistema
potesse Bnire nelle mani di uno o pochi soggeG, se veniva lasciato al mercato. Quindi il regime di
riserva statale appariva come unica soluzione.
Inoltre, a quanD evidenziavano la violazione dell’Art. 21, la Corte CosDtuzionale rispose che in virtù
dell’elevato costo connesso all’esercizio dell’aGvità imprenditoriale in quesDone avrebbe
comunque impedito a chiunque di esercitare quesD servizi, confermando le preoccupazioni circa il
pericolo di trasformare l’aGvità radiotelevisiva un privilegio per pochi.
Nonostante la sentenza ado$ata nel 1960, fu proprio la Corte CosDtuzionale a farsi promotrice,
pochi anni dopo, del declino del monopolio pubblico. Partendo dalle sentenze N. 225 e 226 del
1974, con le quali si dichiarava l’illegiGmità della riserva statale con riferimento a due ambiD
speciBci: la ritrasmissione di programmi di emi$enD esteri e la di`usione di programmi a livello
locale.
LEGGI DI DISCIPLINA DELLA TELEVISIONE ANALOGICA:

• Legge n.103 del 1975


• Legge n.223 del 1990 (Legge Mammi)
• Legge n.249 del 1997 (Legge Maccanico)
• Legge n.112 del 2004 (Legge Gasparri)
• D.Lgs. n.177 del 2005 (Testo Unico della Televisione)

Le leggi dal 90 al 2004 vengono de$e “leggi di sistema.”

La prima legge di riforma del se$ore radiotelevisivo varata nel 1975 (legge 103), confermò la
riserva allo Stato dell’aGvità, ma allo stesso tempo dispose di un regime di autorizzazione per
quelle aGvità libere da riserva (trasmissioni a livello locale); in altre parole la televisione privata
può nascere, purchè trasme$a solo a livello locale.
Per la prima volta, quindi si concede l’ingresso dei privaD nel mercato radiotelevisivo. Questa
legge inoltre per garanDre il diri$o di partecipazione dei ci$adini all’evoluzione democraDca della
società, riconosceva il “diri$o di accesso” al servizio radiotelevisivo pubblico(ciò signiBca che i
sindacaD, i parDD poliDci, gli enD, le organizzazioni potevano accedere al servizio per esprimere le
loro opinioni). Questo ebbe, tu$avia, un e`e$o controproducente ai Bni dell’obieGvo pluralista,
la cd. “liberta di antenna” ben presto si rivelò un sistema criDco e complesso fa$o di occupazioni
abusive delle frequenze, alleanze tra i vari operatori, ancor più grave si diede vita alla praDca
“dell’interconnessione”, ovvero, le emi$enD locali, a$raverso punD d’appoggio dislocaD in quasi
tu$e le regioni italiane, riuscivano a trasme$ere simultaneamente i programmi creando dei ponD
radio, eludendo quindi il limite territoriale. (Es. Berlusconi)

In questo panorama, ben lontano dagli obieGvi del pluralismo e libertà di accesso, viene ado$ata
la legge Mammì del 1990, la quale riconosce la partecipazione dell’imprenditore privato nel se$ore
radiotelevisivo.
La legge Mammì subordinò l’esercizio dell’aGvità alla prevenDva determinazione delle frequenze
disponibili tramite il piano di riparto ed assegnazione delle frequenze. In parDcolar modo si misero
al bando 7 frequenze. La stessa legge deBnisce poi anche requisiD speciBci per il rilascio di Dtoli
abilitaDvi (potenzialità economiche, qualità della programmazione prevista, ogge$o sociale
inerente all’aGvità radiotelevisiva). La speciBcità di quesD requisiD, aveva come obieGvo quello di
limitare il numero di soggeG operanD nel se$ore, facendo restare solo i più meritevoli.
Si pongono anche i primi limiX anXtrust, per garanDre la leale concorrenza (es. a fronte di alcune
percentuali si poteva presentare domanda per un numero massimo di reD televisive; comunque è
irrilevante.)
Ben presto la legge Mammì mostra i suoi limiD, sopra$u$o nella sezione dedicata alla disciplina
anDtrust.
L’insieme di limiD non faceva altro che confermare il rigido asse$o ormai a`ermatosi, dominato
sostanzialmente dalla Rai (pubblica) e dalla Fininvest (privata). Nel 1994 la Corte CosDtuzione fu
chiamata ad esprimersi e dichiarò l’illegi\mità cosXtuzionale della legge Mammì.
Nel 1997 nasce la cd. Legge Maccanico, l’obieGvo era quello di superare questo processo di quasi
monopolio venutosi a creare. Stabilì la riduzione della percentuale di reD televisive aadabili ad un
solo sogge$o dal 25 al 20%, in questo modo entrambi gli operatori leader del mercato avrebbero
dovuto liberare 1 delle 3 frequenze possedute… cosa che non accadde.

Si assiste poi ad una serie di importanD innovazione tecnologiche, la principale riguarda la


disaGvazione del segnale analogico a favore delle frequenze digitali, si supera così la
corrispondenza univoca tra frequenza e canale, consentendo la di`usione Bno a 5/6 canali per
singola frequenza.

Si parla di “convergenza tecnologica”, nel momento in cui nascono diverse pia$aforme


(smartphone, tablet) cd. “mulD-funzionali”, si perde infaG lo stre$o rapporto con la televisione
quale unico disposiDvo per la trasmissione, in favore di una molteplicità di disposiDvi aggiunD.
All’interno di un panorama cosi innovaDvo che nasce nel 2004 la legge Gasparri, dal nome
dell’allora Ministro delle Comunicazioni, con l’obieGvo di garanDre il pluralismo informaDvo alla
luce delle nuove tecnologie. In essa era prevista anche la delega al Governo per l’emanazione del
Testo Unico in materia radiotelevisiva.

Nel 2005 nasce cosi il Testo Unico. Il primo aspe$o di rilievo è rappresentato dall’innovaDvo
quadro dedicato alla concorrenza a tutela del pluralismo informaDvo, introducendo ulteriori limiD
anDtrust, quali ad esempio: i soggeG tenuD all’iscrizione nel registro degli operatori di
comunicazione (ROC) non possono conseguire ricavi superiori al 20% dei ricavi complessivi del
sistema integrato delle comunicazioni (SIC). Il T.U. prevede che tu$e le emi$enD eserciDno aGvità
di informazione soddisfacendo vari requisiD (presentazione veriDera dei faG, trasmissione
giornaliera di telegiornali, libertà di accesso a tuG i soggeG poliDci, assoluto divieto di uDlizzare
metodologie capaci di manipolare il contenuto delle informazioni). Ben presto pero il T.U. mostra
le sue prime lacune, a parDre proprio dalla disciplina anDtrust. InfaG, prevende che i soggeG non
debbano superare il 20% dei ricavi del Sic, il Sic però non riguarda esclusivamente l’informazione,
ma ha un campo d’azione ampio che varia dall’editoria alle sponsorizzazioni e per questo è un
limite privo di signiBcato ai Bni del pluralismo, in quanto anche senza sBorare il 20% dei ricavi
totali, un sogge$o può acquisire una posizione dominante nel mercato.

Con il d.lgs N. 44 del 2010 si ha una fusione tra disciplina delle telecomunicazioni e quella
radiotelevisiva alla luce del processo di convergenza tecnologica, si parla adesso dei cd. “servizi di
media audiovisivi” superando il conce$o ormai obsoleto di servizio radiotelevisivo. Nel panorama
moderno, oltre alla presenza della classica programmazione televisiva standard, si a`erma la
possibilità di usufruire di questo servizio con una metodologia più nessibile, grazie alla tecnologia
on demand e allo streaming.

Da qui la disDnzione tra servizi a caraZere lineare (programmazione televisiva standard basata su
un palinsesto, canali pay per view ecc.) e servizi non lineari (non vi è un palinsesto, ma è l'utente a
scegliere cosa e quando guardare qualcosa; es: Nexlix.)
Vi è anche un di`erente peso regolaDvo sulle 2 diverse Dpologie di servizi televisivi, infaG la
maggior nessibilità garanDta dai contenuD on demand, sopra$u$o in relazione alle modalità e di
tempi di uDlizzo, consente all’utente di potersi meglio tutelare, in maniera autonoma, dalla
visione di contenuD lesivi o potenzialmente dannosi. Questa maggiore libertà di composizione
della programmazione televisiva, fa si che vi sia una più leggera regolamentazione per i servizi
audiovisivi a richiesta (quindi non lineari). Maggiormente vincolante, invece, per i servizi
tradizionali di Dpo lineare.
Negli ulDmi anni, il processo di convergenza tra televisione e servizi distribuDvi via Internet è stato
cara$erizzato da una forte accelerazione, resa possibile anche grazie alla di`usione di nuove
pia$aforme trasmissive, come spartphone, tablets e mart TV, che o`rono un esperienza diversa da
quella tradizionale. In virtù di questo cambiamento, si è resa necessaria una revisione delle norme
applicabili, con parDcolare riferimento alla tutela dei minori e alla disciplina pubblicitaria.

In tal senso, la direXva della commissione europea del 2017, ruota intorno a 4 pilastri
fondamentali:

1) Inserimento nel se$ore dei media delle pia$aforme per la condivisione di video (es.
Youtube)

2) Allineamento delle norme a tutela dei minori per i servizi di media audiovisivi tradizionali e
per quelli a richiesta (tali misure possono riguardare l’ora di trasmissione, gli strumenD per la
veriBca dell’età dell’utente o altre tecniche) (Anche Nexlix deve tutelare i minori)

3) Previsione dell’obbligo per i fornitori di servizi a richiesta di garanDre che almeno il 20% dei
contenuD o`erD sia di origine europea.

4) Ammodernamento della disciplina pubblicitaria (la nuova proposta pone un unico limite
giornaliero complessivo del 20% che non deve essere superato quoXdianamente tra le 7 e le ore
23);

PROVIDER NEI SERVIZI TELEVISIVI:


LA TELEVISIONE DEL XXI SECOLO:

• Si basa sulla tecnologia digitale, la cui sperimentazione è cominciata nel 2001 e conclusa nel
2005, stesso anno dell'approvazione del testo unico radiotelevisivo.

• Tra il 2018 e il 2022 i canali passeranno al nuovo digitale terrestre (Dvb-T2), cioè sme$eranno
di funzionare su quei televisori che non hanno determinaD requisiD tecnologici.

MOLTO IMPORTANTE E' POI LA LEGGE 28/2000: “Legge sulla par condicio.”

“Par condicio”: Con l'espressione laDna par condicio si intendono quei criteri ado$aD dai mass media
nel garanDre un'appropriata visibilità a tuG i parDD e/o movimenD poliDci.

Essa è una legge:


• Pensata per la televisione
• DisDngue tra propaganda, informazione, pubblicità
• Estensione della disciplina della comunicazione sui media a tu$o il periodo della legislatura
(quindi sempre)

Controllo aadato:
• Alla commissione parlamentare di vigilanza → per la RAI
• All'AGCOM → per le emi$enD private

• La Bssazione dei criteri per tu$e le emi$enD (pubbliche e private) spe$a all'AGCOM. Di fa$o
ora l'AGCOM, in campagna ele$orale, controlla anche le emi$enD pubbliche.
CAPITOLO 7 – LA RETE E IL RUOLO DEGLI INTERNET PROVIDER

Internet si conBgura come una ragnatela di nodi virtuali, cosDtuita da un complesso di host (sia
client sia server), di router, ma privo di un centro, quindi una ragnatela senza ragno, senza un
sogge$o propulsore. L’origine di internet viene fa$a risalire agli anni 60, negli StaD UniD,
nell’ambito di un proge$o militare, negli anni 80 poi furono ideaD i link, Bno ad arrivare alla
creazione del web (world wide web), uacializzato al pubblico solo nel 1992. All’interno del web
troviamo risorse ordinate da ricercare tramite broswer.
DisDnguiamo quindi il Web da Internet, il primo è un insieme di siD, il secondo invece è una
ragnatela di nodi virtuali.

- GLI INTERNET SERVICE PROVIDER


La complessa Rete oggi è gesDta interamente da privaD, coloro che forniscono servizi Internet
prendono il nome di INTERNET SERVICE PROVIDER.
Diverse Dpologie di Provider (azienda di servizi)

• Il provider di conneXvità: è il sogge$o che fornisce all’utente la connessione alla rete Internet
e non ha alcuna responsabilità per le informazioni trasmesse, a condizione che non le modiBchi.
L’aGvità di questo provider appare sostanzialmente neutra, al contrario però esso è in grado di
di`erenziare la velocità di cambio dei daD, ed è in grado di inibire l’accesso a determinaD siD, sia
perché richiesto dall’autorità, sia sulla base di accordi contra$uali con l’utente (si pensi al cd.
Parental control);

• Caching provider: svolge un servizio di memorizzazione temporanea delle pagine web, uDle ad
abbreviare i tempo di ricerca di siD frequentemente ricaricaD da un utente. Essi non sono
responsabili per i siD in quesDone, a condizione che non modiBchino le informazioni;

• Hos\ng: fornisce agli utenD uno spazio sul proprio server per gesDone di un sito oppure per
l’immissione di daD che possono essere uDlizzaD da tuG gli utenD della Rete, hanno l’obbligo di
rimuovere contenuD illeciD ogni qualvolta acquisisca conoscenza.
A prescindere dalle responsabilità, ogni Internet provider è tenuto ad informare l’autorità
competente qualora vengono a conoscenza di presunte aGvità o informazioni illecite riguardanD il
proprio cliente.

- CONTENT PROVIDER
I CONTENT PROVIDER possono essere deBniD, come gli operatori che me$ono a disposizione del
pubblico informazioni ed opere di qualsiasi genere caricandole sulle memorie dei server.
Esistono dei content provider che danno la possibilità di confrontarsi in rete, ospitano quindi
contenuD inviaD da terzi, essi sono “blog” e “forum” (sedi di discussione pubbliche tra internauD
cara$erizzate da scambio di opinioni, anche criDche). Per questa Dpologia di provider, essi sono
consideraD intermediari di Dpo neutrale, privi di ogni responsabilità, ma con l’obbligo di oscurare i
commenD lesivi.

- MOTORI DI RICERCA E SOCIAL NETWORK

I motori di ricerca (tra i più importanD google, yahoo) propongono agli internauD determinaD siD,
in base ad un algoritmo. InfaG, inserendo determinate parole chiave produce un elenco di siD che
contengono la parola stessa che l’utente ha digitato.
E’ opinione di`usa che l’indicizzazione dei siD da parte dei motori di ricerca venga posta in essere
a$raverso algoritmi che privilegiano determinaD siD rispe$o ad altri, l’aGvità di ricerca quindi non
è neutrale, con la conseguenza che i motori di ricerca pur non essendo produ$ori di noDzie,
possono dimostrare un criterio editoriale in base alla posizione dei siD che privilegiano.

CAPITOLO 8 – DATI PUBBLICI, TRASPARENZA E LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE INFO

- I DATI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI


La “libera” circolazione delle informazioni e la “trasparenza” dell’agire poliDco amministraDvo
rappresenta due esigenze fondamentali delle democrazie contemporanee. La prima rappresenta, il
motore della formazione dell’opinione e della conoscenza nella cd. “sfera pubblica”; la seconda
esprime l’aspirazione ad un azione poliDco-amministraDva “trasparente”.
Nel 1990 si è avviato un processo di “apertura generalizza” dei documenD della pubblica
amministrazione, appunto per dimostrare trasparenza dell’operato, e per perme$ere ai ci$adini di
conoscere e quindi anche di controllare l’operato e l’impiego delle risorse pubbliche.
Come tuG i diriG, anche il diri$o di accesso non è da considerarsi assoluto ma richiede di essere
bilanciato con altri interessi di pari rilievo, si parla quindi di un accesso “semplice” e
“generalizzato”, per raagurare che la pubblicazione dei daD pubblici non deve inBciare sul diri$o
alla privacy. L’amministrazione quindi ha il compito di e`e$uare una valutazione preliminare per
valutare l’impa$o dei daD pubblicaD sulla tutela dei daD personali.

CAPITOLO 9 – I REATI DI OPINIONE


REATI DI OPINIONE: (PALOMBINO) 03/04/2020

Abbiamo visto che l'arDcolo 21 della CosDtuzione recita:

Art.21: “TuG hanno diri$o di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scri$o e
ogni altro mezzo di di`usione.”

La stampa non può essere sogge$a ad autorizzazioni o censure.


Si può procedere a sequestro soltanto per a$o moDvato dell'autorità giudiziaria, nel caso di deliG
per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che
la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempesDvo intervento dell'autorità
giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da uaciali di polizia giudiziaria,
che devono immediatamente, e non mai oltre venDqua$ro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria.
Se questa non lo convalida nelle venDqua$ro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo
d'ogni e`e$o.
La legge può stabilire, con norme di cara$ere generale, che siano resi noD i mezzi di Bnanziamento
della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spe$acoli e tu$e le altre manifestazioni contrarie al buon
costume. La legge stabilisce provvedimenD adeguaD a prevenire e a reprimere le violazioni.”

Focalizziamoci adesso sul comma 1:

L’ulDma parte del comma 1 dell’Art. 21 è infaG dedicata ai mezzi di di^usione, il quale si conclude
con “la parola, lo scri$o ed ogni altro mezzo di di`usione”.

In realtà l'opinione può essere già espressa a$raverso dei comportamen\ pra\ci, che comunque
già di per se sono espressivi di una propria e personale opinione.

Es: Nel 2014 durante il match Villareal – Barcellona al terzino Dani Alves viene lanciata addosso una
banana.
Nella praDca non ci sono state parole o espressioni scri$e da parte dei Dfosi (seppur una piccola
percentuale) del Villareal, ma comunque questo gesto, questo comportamento praDco ha generato
un messaggio razzista.

Focalizzandoci adesso sui “reaD di opinione”:

Innanzitu$o l'espressione “reaD di opinione” dev'essere uDlizzata con cautela.

1) Innanzitu$o il termine REATO è inequivocabile, ci rimanda alla faGspecie PENALE.

(Non esiste reato civile)

Il diri$o penale è un “extrema ra%o” cioè la soluzione più severa che lo stato può prendere nei
confronD dell'individuo. “Extrema raDo” infaG vuol dire “piano estremo” inteso come ulDma
possibile soluzione, ossia la soluzione cui ricorrere quando tuG i possibili rimedi di un determinato
problema sono già staD tentaD senza successo.

E' possibile che lo stato limiD la manifestazione del pensiero tramite la sanzione penale? SI

A$enzione però: lo stato non limita l'espressione del pensiero in funzione della mera opinione
dell'individuo (come accadeva nei regimi totalitari, es. durante il fascismo); in quanto nel sistema
democraDco ciò non accade poiché l'espressione del pensiero viene punita per tutelare
qualcos'altro.

In parole povere c'è una sorta di limitazione del pensiero solo se quel pensiero lede qualcosa di
grave.

2) Per parlare di REATO di opinione poi, questa opinione dev'essere stata espressa davanD a un
PUBBLICO. (quindi sogge$o receGzio)

3) Un ulteriore aspe$o rilevante è che il contenuto che si di`onde deve avere una componente
“CRITICA” e non dev'essere quindi un contenuto meramente “informaDvo.”

Con il termine “rea% di opinione” ci si riferisce a faFspecie che incriminano la manifestazione e/o
l’espressione di un determinato contenuto di pensiero.

Quando parliamo dei reaD di opinione dobbiamo disDnguere due principali MACROCATEGORIE:
1° Categoria: ReaD che ledono un interesse INDIVIDUALE:
!INGIURIA
!DIFFAMAZIONE
!CALUNNIA

2° Categoria: ReaD che ledono un interesse COLLETTIVO:


!VILIPENDIO
!ISTIGAZIONE A DELINQUERE
!APOLOGIA

Analizziamo la 1° categoria:

ART 594 c.p. INGIURIA: “Chiunque o`ende l'onore o il decoro di una persona presente è punito con
la reclusione Bno a sei mesi o con multa Bno a 516€.”

Questo reato è stato depenalizzato, in quanto non è stato più considerato dal legislatore come reato
ma come illecito civile.
ART 595 c.p. DIFFAMAZIONE: “Chiunque, fuori dei casi indicaD nell'arDcolo precedente,
comunicando con più persone, o`ende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione Bno a un anno
o con la multa Bno a milletrentadue euro.”

Abbiamo quindi un cara$ere fondamentale da evidenziare ossia:

- L'assenza dell'oeeso: consistente nell'impossibilità che la persona o`esa percepisca dire$amente


l'a`ermazione di`amatoria. L'impossibilità di difendersi determina infaG una maggiore potenzialità
o`ensiva rispe$o alla mera ingirua (ad oggi comunque depenalizzata).

La di`erenza principale è che quinci nell'ingiuria si parla di una opinione comunicata in presenza del
sogge$o che viene o`eso.

Qui si parla de “l'altrui di`amazione.” Cioè l'opinione che terze persone hanno di noi, può dunque
avvenire anche in nostra assenza.

ART 368 c.p. CALUNNIA: “Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o
so$o falso nome, dire$a all'Autorità giudiziaria o ad altra Autorità incolpa di un reato taluno che egli
sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato è punito con la reclusione da 2 a 6
anni.”

L'opinione in questo caso assume una “forma vincolata.”

Questo cosa signiBca? → Abbiamo SOGGETTO e FORME stabilite.

-Innanzitu$o l'opinione non è dire$a a un sogge$o qualsiasi, ma all'Autorità Giudiziaria. (Quindi a un


sogge$o stabilito)

-La di`usione dell'opinione deve avvenire a$raverso denuncia, querela, richiesta, istanza ecc. (forme
stabilite ; vincolate appunto)

Analizziamo adesso la 2° categoria:

Art. 290 c.p. VILIPENDIO: “Chiunque pubblicamente, vilipende la Repubblica, le Assemblee


legislaDve o una di queste, ovvero il governo o la Corte cosDtuzionale o l'ordine giudiziairo è punito
con una multa da 1000 a 5000€. La stessa pena si applica a chi vilipende le Forze Armate dello Stato.”

Art. 414 c.p. ISTIGAZIONE A DELINQUERE: “Chiunque pubblicamente isDga a comme$ere 1 o + reaD,
è punito per il solo fa$o dell'isDgazione:

1) Con la reclusione da 1 a 5 anni (se si tra$a di isDgazione a comme$ere deliG)

2) Con la reclusione Bno a 1 anno o con una multa Bno a 206€ (se si tra$a di isDgazione a
comme$ere contravvenzioni.)”

E sempre allo stesso arDcolo, dunque

Art. 414 c.p. Comma 3 APOLOGIA: Il quale punisce anche “L'apologia di reato.”
Che cosa signiBca “Apologia di reato?”

Essa è quella condo$a consistente nella difesa o nell'esaltazione di un'azione riconosciuta come
reato dalla legge della nazione in cui si vive.

Si di`erenzia dall'isDgazione per una minore capacità di innuenzare i soggeG cui è rivolta.

Nel diri$o italiano i due casi di apologia più noD sono “L'apologia di fascismo” e “L'apologia di
deli$o” prevista appunto dall'art 414 comma 3.

CAPITOLO 10 – LA TUTELA DELLA PRIVACY

Nel 1890, in America, si ha la prima deBnizione di privacy, come il “diri$o ad essere lasciaD in pace”.
Con le innovazioni tecnologiche e un incremento esponenziale dei mezzi di informazione, si rende
necessaria però una rielaborazione della deBnizione di privacy, trasformandolo in un vero e proprio
diri$o di controllo dei propri daD personali. In sostanza, non si riDene più che il diri$o alla privacy
sia circoscri$o al solo potere di vietare qualsiasi circolazione di informazioni private, ma lo si
estende anche al potere di vigilare su queste.

- DIRITTO ALLA RISERVATEZZA


La riservatezza rappresenta la prima e più elementare traduzione italiana del conce$o di privacy.
La funzione principale accordata a tale diri$o (oltre alla conservazione di uno spazio di tranquillità
ina$accabile) è quella di salvaguardare l’interesse del sogge$o, che in sostanza, si traduce nel
potere di impedire l’intromissione nella propria sfera inDma da parte di qualsivoglia sogge$o.
Il diri$o al riserbo non va confuso con altri diriG, quali la tutela del domicilio (Art. 14), la
segretezza della corrispondenza (Art. 15), o alla difesa dell’onore/reputazione dell’individuo.
InfaG, esso si aGene alla mera di`usione incontrollata di informazioni personali, non
necessariamente lesive all’onore del sogge$o. Sebbene questo diri$o non abbia mai conosciuto
una disciplina speciBca, vi è sempre stata la possibilità di o`rire una copertura cosDtuzionale
a$raverso l’aggancio implicito ad una pluralità di disposizioni (quali Art. 2-3-14-15-22-29-117
Cost.). Ne deriva quindi una garanzia estremamente incompleta e frammentaria. Con la deBniDva
consacrazione tra i diriG della personalità, assume invece un’idenDtà più autonoma, trovando
protezione nell Art. 2 della Carta cosDtuzionale (con forme di tutela prevenDve e successive).
Come ogni altro diri$o, esso deve sempre confrontarsi con valori opposD, in questo caso con la
libertà di manifestazione del pensiero (Art. 21 Cost.) In questo “scontro”, la libertà di manifestare il
proprio pensiero è desDnata a prevalere o a soccombere in ragione della presenza o meno dei
requisiD fondamentali, quali perDnenza, verità e conDnenza.
La nozione di riservatezza sin qui analizzata, ha manifestato con il passare del tempo, una
mancanza.. essa infaG non era in grado di confrontarsi con un mutato quadro di innovazioni
tecnologiche, le quali conducono l’individuo ad una costante di`usione di daD, comportando il
rischio di nuove forme di aggressione. Il problema quindi dell’individuo non è solo quello di vietare
a chiunque l’accesso nella sua sfera privata o impedire la di`usione di informazioni, ma anche
quello di mantenere un potere di controllo sui daD che lo riguardano. Nasce così una nuova
declinazione della privacy: “il diriZo alla protezione dei da\ personali”. Nel 2003 nasce
nell’ordinamento italiano il codice in materia di protezione dei daD personali, denominato “Codice
della privacy”.

L’intera disciplina del codice ruota intorno alla nozione di “dato personale”, deBnito come
qualunque Dpo di informazione relaDva a persona Bsica, idenDBcata o idenDBcabile.

I da\ personali possono essere suddivisi in diverse categorie:

• I daD sensibili, quelli idonei a rivelare l’origine razziale o etnica, le convinzioni religiose, le
opinioni poliDche. Orientamento sessuale del individuo e informazioni inerenD lo stato di
salute rappresentano i “daD supersensibili”;

• I daD giudiziari, quelli in grado di rivelare la qualità di indagato o imputato del sogge$o;

• I daD comuni, quelli che consentono in vario modo l’idenDBcazione e il tracciamento della
persona (nome, cognome, codice Bscale, numero di cellulare);

• I daD semisensibili, categoria dai contorni indeBniD, alla quale si riconducono tu$e quelle
informazioni il cui tra$amento espone il sogge$o al pericolo di pregiudizio rilevante.

TuG quesD daD possono essere ogge$o di tra$amento da parte di terzi, siano quesD privaD o
pubblici.
Il tra$amento da parte dei privaD richiede sempre il consenso dell’interessato, diversa la disciplina
qualora, il tra$amento sia e`e$uato dalla Pubblica amministrazione.. In tal ipotesi, questo non
necessita del consenso da parte dell’interessato se il tra$amento ha per ogge$o i daD comuni, e
con Bnalità isDtuzionali. Nel caso invece di raccolta dei daD sensibili, c’è bisogno di autorizzazione,
a meno che non vi sia un provvedimento in a$o di un giudice che lo prevede.
Per tra$amento deve intendersi qualsiasi operazione di raccolta, consultazione, elaborazione,
conservazione, organizzazione dei daD.
Il rapido evolversi delle tecnologie e degli strumenD informaDci che ha contraddisDnto l’ulDmo
ventennio ha imposto un ulteriore e più approfondito ripensamento delle modalità di tutela dei
daD personali.
L’Unione Europea ha individuato quindi la necessita di stabilire norme comuni al Bne di garanDre
tutela adeguata in vista della creazione di un mercato unico digitale, con il Regolamento Ue del
2016.

Le principali novità di questo regolamento sono rappresentate da 4 pilastri fondamentali:

1) Viene ra^orzata la responsabilità del \tolare, ovvero del responsabile del tra$amento.
L’ampliamento dei nussi informaDvi pone, infaG, rischi seri per i diriG e le libertà delle
persone Bsiche. Un indebito tra$amento dei daD personali può provocare ad esempio,
discriminazioni, furD, usurpazioni d’idenDtà.

2) L’introduzione di importan\ novità connesse alle fasi opera\ve del tra$amento, il


Regolamento impone che ogni nuova aGvità di tra$amento venga proge$ata sin dal
principio nel modo più sicuro possibile.

3) Il Data protec\on impact assessment, Ulteriore procedura di controllo consistente in una


speciBca valutazione dell’impa$o del tra$amento dei daD personali. Rappresenta quindi un
controllo prevenDvo.

4) Data protec\on okcer, Nuova Bgura professionale.. la sua responsabilità è quella di


osservare, valutare e organizzare la gesDone del tra$amento di daD personali all’interno di
un azienda, aanchè quesD siano tra$aD nel rispe$o delle normaDve privacy.

CAPITOLO 11 – DIRITTO ALL’OBLIO

- DIRITTO DI DIMENTICARE ED ESSERE DIMENTICATI


Con il termine diriZo all’oblio si indica, il “giusto interesse di ogni persona a non restare esposta ai
danni ulteriori che arreca al suo onore e alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una
noDzia in passato legiGmamente divulgata”. Si fa riferimento quindi al diri$o di un individuo a non
vedere distorta la propria immagine a$uale a causa di evenD passaD che lo hanno visto
protagonista. L’esigenza di tutelare questo diri$o è nata in seguito alla profonda trasformazione
subita dal panorama informaDvo, infaG l’uDlizzo della Rete ha dato vita ad un nuovo “ecosistema
digitale”, nel quale vi è permanenza dei daD e delle info.
Il diri$o all’oblio è stato per anni relegato ai margini della sfera di azione del diri$o alla
riservatezza, il fa$ore temporale risultava spesso so$ovalutato. Solo nel 1986, la Corte di
Cassazione diede rilievo al ruolo svolto dal “tempo” nell’ambito della di`usione delle noDzie.

I TRE ELEMENTI CARDINE DEL DIRITTO ALL’OBLIO

Alla base del riconoscimento dell’azione dell’oblio vi sono il fa$ore temporale, l’interesse della
colleGvità ad essere informata ed il ruolo che i soggeG coinvolD rivestono nella società.

• Il fa$ore temporale, va interpretato in un oGca dinamica. InfaG il parametro di riferimento


del diri$o all’oblio, non è il passato in sé, ma è il presente. Si valuta quindi il potenziale danno
all’immagine di un individuo nel momento storico a$uale;

• Il trascorrere del tempo è condizione necessaria, ma non suaciente, aanchè possa essere
evocato il diri$o all’oblio in maniera legiGma, infaG la condizione temporale è da associarsi
anche il mancato interesse sociale della noDzia (se invece e una noDzia di interesse pubblico,
non si potra invocare il diri$o all’oblio, ma è più conforme parlare di diri$o di cronaca);

• L’ulDmo elemento chiave è riconoscere i soggeG legiGmaD a pretendere la tutela della propria
persona. Parliamo in questo caso del bilanciamento necessario tra tutela dell’idenDtà personale e
diri$o di cronaca. In generale, l’inviolabilità della sfera privata di un individuo deve essere
necessariamente riconosciuta anche ai personaggi noD, tu$avia, in alcuni casi, il percorso di vita
di una persona risulta essere stre$amente connessa al contesto sociale, e per questo assume
importanza anche la veste storica (non può essere invocato quindi il diri$o all’oblio).

- IL CASO GOOGLE SPAIN


Controversia tra Google Spain e Google Inc… Google Spain voleva ordinare a Google Inc di
ado$are le misure necessarie per rimuovere dai propri indici i daD personali riguardanD un
sogge$o coinvolto in un pignoramento di beni immobili e di impedire in futuro l’accesso ai daD,
poiché il fa$o era accaduto molD anni prima. La Corte di GiusDzia si pronunciò sul caso, arrivando
alla conclusione e all’idenDBcazione di un vero e proprio obbligo a carico dei motori di ricerca di
sopprimere su richiesta, dall’elenco dei risultaD, i link che indirizzano a pagine web pubblicate da
terzi. La Corte di GiusDzia ha quindi ritenuto che al motore di ricerca è responsabile e ha l’obbligo
di garanDre che i daD raccolD siano tra$aD lealmente e lecitamente. E’ bene so$olineare però,
che la rimozione dei risultaD che emergono dall’aGvità di ricerca su tali pia$aforme, non implica
la contestuale cancellazione dei contenuD sul sito.
In seguito a tale sentenza, Google ha deciso di allinearsi immediatamente alla decisione presa,
predisponendo un apposito modulo online, che consente agli utenD di richiedere la
deindicizzazione dei daD personali ritenuD potenzialmente lesivi alla propria persona.

CAPITOLO 12 – IL DIRITTO D’AUTORE

Nell’esaminare il diri$o d’autore, inteso come isDtuto a tutela della proprietà intelle$uale, non si
può non parDre dalla CosDtuzione Italiana, la quale non conDene un esplicito riferimento alla
proprietà intelle$uale, ma trova conforto generico negli Art. 2 (riconosce e garanDsce i diriG
inviolabili dell’uomo), Art. 4 (diri$o al lavoro), Art 21 (libertà di manifestazione del pensiero), Art.
33 (libertà dell’arte e della scienza), Art. 35 (tutela del lavoro in tu$e le sue forme ed applicazioni).
La disciplina del diri$o d’autore è inoltre regolata da una serie di convenzioni internazionali, quali
la Convenzione di Berna del 1886, o la Dichiarazione universale dei diriG dell’uomo approvata
dall’ONU.

- L’OPERA DELL’INGEGNO:

Nella disciplina normaDva italiana non viene enunciata una deBnizione chiara dell’opera
dell’ingegno, la quale viene piu$osto presupposta.
E’ possibile deBnire l’opera dell’ingegno come il risultato del lavoro intelle$uale e/o materiale di
un individuo. L’opera le$eraria, musicale, BguraDva, archite$onica, programmi per elaborare
(so€were). Tu$e queste opere, per il solo fa$o di essere create (la creazione dell’opera
cosDtuisce il modo d’acquisto a Dtolo originario del diri$o d’autore) determinano il sorgere in
capo al loro autore del diri$o d’autore.
Questo diri$o non assicura tutela alle semplici idee, ma solo alla loro concreDzzazione.
L’acquisto e la conservazione del diri$o d’autore sono indipendenD da qualsiasi formalità, infaG il
deposito e la registrazione dell’opera presso l’Uacio della proprietà le$eraria arDsDca e scienDBca
della Presidenza del consiglio dei ministri ha il solo e`e$o di far fede alla pubblicazione dell’opera e
della paternità dell’autore, mentre la registrazione ha una Bnalità generica di controllo. In altri
termini, la creazione dell’opera è a$o necessario e suaciente per l’acquisto del diri$o d’autore.

- COMPONENTE MORALE E PATRIMONIALE DEL DIRITTO D’AUTORE


Al suo interno disDnguiamo il diri$o patrimoniale d’autore, dal diri$o morale.

• Il diriZo patrimoniale, può essere descri$o come il potere che l’autore ha di realizzare l’opera
dell’ingegno e successivamente di sfru$arla economicamente in modo esclusivo, è assimilabile al
diri$o di proprietà (diri$o esclusivo di pubblicazione, diri$o di riproduzione dell’opera). Il diri$o
patrimoniale dura tu$a la vita dell’autore e per 70 anni dopo la sua morte a favore degli eredi,
successivamente l’opera diventa di dominio pubblico.

• Venendo al diriZo morale, rientra fra i diriG della personalità, e in quanto tale, è
insopprimibile ma sopra$u$o gli conferisce durata illimitata (diri$o di paternità, diri$o di
integrità dell’opera).

- CONTITOLARITA’ DELL’OPERA DELL’INGEGNO


L’opera dell’ingegno può anche essere ogge$o di conDtolarità, “in comunione” è quella creata con il
contributo di più persone. Il diri$o d’autore apparDene in comune, e trova applicazione la
presunzione di uguaglianza del valore delle quote.
Quanto alle decisioni sulle aGvità da compiere riguardo all’opera, richiede normalmente
l’unanimità dei consensi, nel caso in cui invece vi sia un riButo ingiusDBcato di 1 o più creatori, si
può ricorrere al giudice.

- L’ESERCIZIO DEL DIRITTO D’AUTORE


Non è semplice per l’autore di un’opera dell’ingegno esercitare personalmente ed
individualmente i diriG di uDlizzazione economica di cui è Dtolare. Questa diacoltà deriva
dall’uDlizzazione di massa che viene fa$a di alcune opere. Tale situazione è peggiorata con il
progresso tecnologico, che ha aggiunto nuove modalità di uDlizzo delle opere.

Per o$emperare a tali esigenze, sono state create delle società di intermediazione, le cd. “società
di gesDone colleGva” indispensabili per la determinazione, il controllo, la riscossione e la
riparDzione dei provenD ricavaD dall’uDlizzo delle opere dell’ingegno. Le società di gestone
ricevono un mandato da parte degli avenD diri$o, in virtù del quale si occupano della concessione
per conto e nell’interesse degli avenD diri$o.
- TRASMISSIONE DEL DIRITTO D’AUTORE
L’a`ermazione secondo cui il diri$o d’autore è liberamente trasmissibile necessita di una
speciBcazione, infaG a poter essere trasferita è solo la componente patrimoniale del diriG, che in
sostanza rappresenta le forme di uDlizzazione economica dell’opera.
Il diri$o morale invece, come abbiamo de$o in precedenza è un diri$o della personalità, ed in
quanto tale intrasmissibile, esso quindi non si perde nemmeno con l’eventuale cessione a terzi de
diriG patrimoniali. L’autore potrebbe anche decidere di non trasferire il diri$o, ma solo la
legiGmazione ad esercitarlo, in questo caso si parla di contra$o con cara$ere di concessione.

- DIRITTI CONNESSI AL DIRITTO D’AUTORE


I diriG connessi, sono quei diriG non riconosciuD all’autore dell’opera, ma bensì ad altri soggeG in
qualche modo collegaD all’opera stessa (produ$ori di fotogrammi, produ$ori di opere
cinematograBche).

- MERCATO UNICO DIGITALE


Si è avuta la richiesta da parte degli utenD, di poter usufruire dei servizi online non solo quando si
trovano nel loro Stato di residenza, ma anche quando sono presenD temporaneamente in un altro
Stato.
L’Unione Europea è quindi intervenuta, a$raverso la promozione di un mercato unico digitale, con
l’obieGvo di promuovere gli interessi dei consumatori, consentendo un accesso senza fronDere ai
media audiovisivi.

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