PRODUZIONE
Nel testo analizzato si intravedono fenomeni inizialmente chiamati come Web
2.0 e oggi più correttamente chiamati social network; nei primi anni 2000 è
iniziata l’esplosione social, primo tra tutti Facebook.
Facebook, Instagram o whatsapp vengono utilizzati per comunicare, sono
delle chat in cui si può parlare e “postare” le proprie foto e stringere amicizie.
Qui nasce il più grande business del nuovo millennio: utilizzare i dati
personali, le tendenze e i desideri di ognuno di noi in modo più o meno lecito
a fini commerciali. Dall’altro canto la possibilità per ognuno di noi di essere
visto e seguito da migliaia di followers inseguendo il desiderio di diventare
famosi o almeno essere visti: proprio questo fenomeno secondo me viene
sintetizzato benissimo con la dizione dell’autore “sterile celebrazione
dell’intelligenza delle folle““. Il sistema è arrivato a una tale esasperazione
che ogni singola ricerca sul web corrisponderà immediatamente ad una
proposta di acquisto di un bene o di un servizio. Ognuno cerca sui social di
dare un’immagine vincente come bellezza, successo economico e popolarità
ma molto spesso tutto ciò è solo apparenza e non certo contenuti di fatto
reali.
Molto spesso si inizia a confondere la realtà virtuale con quella reale e a
preferire quella virtuale perché è più semplice e meno rischiosa. I social
intrattengono per intere giornate dando valanghe di informazioni all’interno
delle quali a volte é difficile capire cosa c’è di vero, utile, interessante o fake e
spesso senza comunicare nessun contenuto di valore.
La maggior parte delle persone passano ore e ore a curare il proprio profilo
instagram o facebook perchè questo ormai fa parte dell’immagine che la
comunity ha di noi.
In conclusione credo che sussista il grande rischio che questa tecnologia
comprometta i rapporti umani tradizionali: la gente comunica
prevalentemente tramite un telefono o pc e non più di persona.
Molti tendono così a isolarsi e a passare le giornate in casa; in alcuni casi
isolandosi fino a sindromi depressive.
Credo inoltre sia molto delicata la questione del tracciamento e trattamento
dei dati personali: non penso infatti esista più alcuna autorità o ente che
possa davvero controllare come i nostri dati vengono usati; quasi tutti i social
sono stati posti sotto accusa a causa di potenziali usi fraudolenti dei dati
raccolti: starà a ognuno di noi cercare di proteggere la propria privacy
dall’eventuale troppa invadenza di quello che per gli autori fu il web2.0.