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PSICHIATRIA

Prof. Fortuna

Esame delle condizioni mentali: “Status psicologico”

1) Descrizione generale
- aspetto (postura, cura di sé, igiene personale, abbigliamento)
- comportamento e attività psicomotoria (gestualità, rallentamento psicomotorio, iperattività e
irrequietezza, movimenti ripetitivi o bizzarri)
- atteggiamento nei confronti della situazione e dell’interlocutore (collaborante, amichevole, ostile,
sospettoso, seduttivo)

2) Disturbi del comportamento psicomotorio


- impulsività (atto incoercibile, verbale o fisico)
- eccitamento psicomotorio (aumento dell’attività psicomotoria)
- rallentamento psicomotorio
- arresto psicomotorio (detto anche stupor che significa insensibile e si manifesta con diminuzione
dell’attenzione, dell’orientamento e della capacità di comprensione)
- catatonia (sindrome di tipo psichiatrico caratterizzato da anomalie motorie, emotive e comportamentali
con insensibilità agli stimoli esterni)

3) Disturbi dello stato di coscienza


La coscienza (conoscere, essere consapevole) indica la consapevolezza che la persona ha di sé e dei propri
contenuti mentali. Una persona è conscia se sperimenta qualcosa; di converso, se una persona non
sperimenta nulla, non è conscia. Quando la coscienza è presente, il contenuto fenomenico è presente.
I disturbi della coscienza dipendono:
- diminuzione capacità orientamento S/T
- diminuzione della lucidità
- riduzione del campo di coscienza (insieme di contenuti di cui il pz è conscio)
Le alterazioni dello stato di coscienza possono essere qualitativi e quantitativi:
- alterazione ipnoide (disturbo quantitativo, il soggetto mantiene la distinzione tra io e mondo oggettivo)
- alterazione crepuscolare (disturbo quantitativo, con restringimento del campo di coscienza)
- alterazione onirica (disturbo sia qualitativo che quantitativo, si manifesta con transitorio offuscamento
della coscienza, con allucinazioni visive e uditive. DELIRIUM)
- alterazione oniroide (disturbo qualitativo, il soggetto conserva un certo orientamento S/T ma con la
presenza di fantasie deliranti e allucinazioni)

DELIRIUM o STATO CONFUSIONALE ACUTO è un disturbo quantitativo e qualitativo di coscienza con


disorientamento S/T, compromissione dell’attenzione, allucinazioni, deliri, disorganizzazione.

4)Umore ed affettività
L’umore è uno stato emotivo prevalente in un soggetto che determina la percezione che il soggetto ha del
mondo. L’umore può essere:
- eutimico (sereno nel tollerare i dolori fisici e morali)
- maniacale
- depresso
- irritabile
- disforico (alterazione dell’umore in senso depressivo, accompagnata da irritabilità e nervosismo)
- labile (individuo psicologicamente debole)
L’affettività è l’attuale risposta emozionale del paziente e può essere:
- appropriata (quando si parla della perdita di una persona cara piangendo)
- inappropriata (quando si parla della perdita di una persona cara ridendo)
- appiattita (tipica degli psicotici)

5)Linguaggio
- quantità (logorrea, povertà di linguaggio, mutismo)
- velocità (accelerazione, rallentamento)
- qualità (balbuzie, farfugliamento)

6) Sensopercezione
La sensopercezione è un processo nel quale gli stimoli sensoriali sono portati a livello di coscienza cioè è la
funzione attraverso cui l’uomo ottiene informazioni dall’ambiente che lo circonda tramite gli organi di
senso ad essa preposti. I disturbi della percezione di distinguono in:
Quantitativi:
- iperestesie (eccessivo aumento della sensibilità a stimoli)
- iperacusia (fastidio per suoni anche di lieve entità)
- micropsia (gli oggetti appaiono più piccoli di quanto non lo siano realmente)
- megalopsia (gli oggetti appaiono più grandi di quanto non lo siano realmente)
- dismegalopsia (gli oggetti vengono avvertiti secondo dimensioni maggiori di quelle reali)
Qualitativi:
- illusioni (fenomeni in cui una percezione reale viene traformata per la combinazione di elementi non
reali)
- allucinazioni (percezione che avviene in assenza di oggetto)
- allucinosi (percezione che avviene in assenza di oggetto ma il pz è consapevole che è un’allucinazione
- pseudoallucinazioni (percezione di voci interne o immagini interne).

ALLUCINAZIONE è una falsa percezione sensoriale non associata a stimoli esterni reali. Esistono diversi tipi
di allucinazioni:
- auditiva (possono essere semplici (suono, rumore) o complesse (voci singole/multiple/buone/cattive)
- visiva (percezione di immagini strutturate come persone o non strutturate come lampi di luce)
- olfattiva (percezione di odori inesistenti emanati dal corpo del soggetto stesso o di altra persona)
- gustativa (percezione di un gusto inesistente)
- somatiche (il paziente allucina qualcosa nel suo corpo)

7) Pensiero e sensopercezione
Il pensiero è l’attività della mente, un processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della
coscienza, dell’immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio e può essere coscio o inconscio.
Racchiude le facoltà più superiori e le capacità critiche per cui una persona è in grado di:
- relazionarsi con la realtà
- derivare concetti dal contatto con la realtà
- produrre giudizi sulla realtà
Del pensiero valutiamo la forma e il contenuto.
Disturbo della forma del pensiero:
- quantità e velocità (accelerazione, rallentamento)
- coerenza dei nessi associativi (deragliamento (le idee passano da un argomento ad un altro senza alcuna
connessione), tangenzialità (mancanza di associazioni dirette tra gli argomenti di una discussione) ,
disorganizzazione, circostanzailità (pensiero ricco di cose inutili a causa dell’incapacità di distinguere gli
elementi dello sfondo da quelli centrali).
- anomalie del linguaggio (neologismi (inventare parole a cui il pz da un significato specifico), ecolalia
(ripetizione di parole o frasi pronunciate da altre persone), ecoprassia (imitazione di movimenti osservati)
Disturbo del contenuto del pensiero:
- idea prevalente (alcuni contenuti prendono il sopravvento sugli altri occupando la maggior parte della
produzione ideativa. Idee o gruppi di idee che dominano la vita del soggetto per lungo tempo, sono
sostenute da un forte investimento emozionale o appaiono irragionevoli dall’esterno. Possono essere
soggette a critica)
- delirio (idea falsa ed immodificabile caratterizzata da straordinaria convinzione e certezza soggettiva, non
soggetta a critica e non derivabile dal contesto culturale di provenienza del soggetto).

DELIRIUM # DELIRIO  mentre il delirio è caratterizzato da un insieme di sintomi di natura organica ed è


uno stato confusionale acuto, il delirio è caratterizzato da uno specifico sintomo di natura psichiatrica ed è
un disturbo psichico caratterizzato da costruzioni mentali senza nesso con i fatti reali nonostante il soggetto
ha assoluta certezza della realtà nelle sue rappresentazioni mentali.

Tipi di delirio:
- di persecuzione (il pz ritiene di essere oggetto di persecuzione, paranoico)
- di influenzamento (il pz ritiene che la propria vita sia influenzata da qualcun altro)
- di colpa, indignità, rovina (il pz ritiene di essere la causa di tutti i mali)
- di grandezza (il pz ritiene di essere estremamente importante o di avere poteri straordinari)
- erotomanico (il pz ritiene che una certa persona sia segretamente innamorata di lui)

8)Memoria e capacità cognitive


La memoria è una funzione della psiche che permette di fissare ed immagazzinare i dati con la facoltà di
poterli riportare alla coscienza localizzandoli spazio-temporalmente. La memoria può essere a breve o
lungo termine mentre i disturbi della memoria possono essere:
- quantitative (ipomnesia (diminuzione della memoria dovuta a cause patologiche), amnesia (incapacità
parziale o totale nella fissazione e rievocazione del ricordo, disturbo della memoria a lungo termine)
- qualitative ( paramnesie (i ricordi subiscono una deformazione del loro contenuto).

9)Intelligenza
Insieme delle capacità operative che consentono di capire, ricordare, utilizzare ed integrare le conoscenze
precedenti e gli elementi del pensiero attuale al fine di affrontare e risolvere situazioni nuove. Tra i vari
disturbi dell’intelligenza abbiamo:
- ritardo mentale
- demenza
- intelligenza e disturbi psichiatrici

10) Insight
L’insight è l’intuizione e la consapevolezza dei propri sentimenti, delle proprie emozioni e dei movimenti del
proprio comportamento. Può essere definito come un livello di consapevolezza rispetto al disturbo e alla
sua situazione.

11) Disturbi dell’esperienza dell’Io


Consiste nel venir meno della distinzione tra interno ed esterno, i propri atti e stati non vengono vissuti
come propri ma come guidati dall’influenza di altri. I vari tipi di disturbi dell’esperienza dell’Io
comprendono:
- diffusione del pensiero (l’individuo crede che i propri pensieri si diffondano al di fuori di sé)
- eco del pensiero (voci che commentano le azioni del pz)
- furto del pensiero (il pz ha l’impressione che gli vengano sottratti i propri pensieri)
- inserzione del pensiero (il pz crede che i propri pensieri non siano i propri ma derivano da una seconda
persona che ha preso il controllo della propria mente)
- delirio di influenzamento somatico (il pz crede che le proprie azioni siano controllate da qualche forza
esterna e non le riconosce come proprie)
- delirio di influenzamento della volontà o delle emozioni

Classificazione dei disturbi mentali:


- DSM-5 manuale di diagnostica e statistica dei disturbi mentali (l’APA (associazione psichiatrica americana)
ha pubblicato la quinta edizione del manuale di diagnostica e statistica dei disturbi mentali DSM- V che
presenta un sistema di classificazione che tenta di suddividere le malattie mentali in categorie diagnostiche
sulla base della descrizione dei sintomi e sul decorso della malattia).
- classificazione internazionale delle malattie (pubblicata dall’OMS che utilizza categorie diagnostiche simili
a quella DSM-5).

Schizofrenia
Quattro A di Bleuler : Autismo, Ambivalenza, Anaffetività, Associazioni patologiche di pensiero
DMS-V classifica la schizofrenia come ‘disturbi dello spettro schizofrenico’ e ‘altri disturbi psicotici’
utilizzando il termine psicosi per per definire manifestazioni deliranti o allucinatorie in quadri clinici diversi
dalla schizofrenia propriamente detta.

La rivoluzione della psichiatria avviene con Basaglia nel 1978 con la legge 180 in quanto il pz psichiatrico
diviene un pz come tutti gli altri. La legge 180 è la prima ed unica legge quadro (che ha validità su tutto il
territorio statale) che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il TSO istituendo i servizi di igiene
mentale pubblici.
Il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) è una procedura sanitaria che viene applicata in caso di motivita
necessità e urgenza clinica (in caso di rifiuto al trattamento del soggetto che soffra di una grave patologia
psichiatrica non altrimenti gestibile) a tutela della sua salute e sicurezza della salute pubblica. La legge
stabilisce che si può attuare il TSO solo nel caso in cui:
- la persona necessita di cure
- la persona rifiuta le cure
- non è possibile prendere misure extraospedaliere

*SPDC  servizi psichiatrici di diagnosi e cura

Epidemiologia
- prevalenza life-time 1%
- incidenza annua 0.2 per 1000
- M:F = 1:1 (con esordio più precoce nelle donne)
- esordio prima dei 30 anni

Eziologia
Fattori genetici:
- 60-84% gemelli monozigotici
- 15% gemelli dizigotici
- 50% rischio nei figli con entrambi i genitori affetti da schizofrenia
- multipli geni di suscettibilità
Fattori ambientali:
- biologici (eventi perinatali e prenatali)
- psicosociali (povertà e bassa classe sociale)

Clinica
DSM-V identifica diversi criteri diagnostici per la schizofrenia:
A. due o più sintomi caratteristici (deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento
disorganizzato, sintomi negativi)
B. disabilità sociale/occupazionale (lavoro,scuola,self-care,tempo libero, indipendenza di vita)
C. durata > 6 mesi
D. non attribuibile a disturbo dell’umore
E. non attribuibile ad abuso di sostanze o condizione internistica
F. se presente disturbo del neurosviluppo, devono esserci sintomi positivi rilevanti

Sintomi positivi
I sintomi positivi sono rappresentati da comportamento psicotico non evidente in individui sani. Di solito gli
individui che presentano i sintomi positivi della schizofrenia perdono il contatto con la realtà.
1. Descrizione generale (comportamento bizzarro)
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione (allucinazioni)
5. Pensiero (disturbi della forma del pensiero, delirio)
6. Coscienza e capacità cognitive

Sintomi negativi
I sintomi negativi sono associati al disturbo delle normali emozioni e del comportamento.
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività (appiattimento, anaffettività, anedonia, apatia)
3. Linguaggio (alogia)
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive

Sintomi psicotici
Sono sintomi subdoli, difficili da riconoscere come tipici della schizofrenia
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive (compromissione cognitiva)

Esordio della schizofrenia (fasi)


1.Condizioni normali durante l’infanzia  nel 50% dei casi non si riscontrano tratti di personalità, carattere
o comportamento patologici, nel 25% dei casi si riscontrano tratti genetici ed aspecifici come eccessiva
sensibilità emotiva, difficoltà a stare con gli altri e nel restante 25% dei casi presenza di personalità
schizoide o schizotipica.
2. Prodromi durante l’adolescenza  ritiro e isolamento sociale, riduzione delle capacità di
comportamento, modificazioni del pensiero, comportamento con impulsività, stranezza e bizzarria, ansia,
perplessità, preoccupazioni somatiche, depersonalizzazione.
3.Episodio psicotico acuto (20-30 anni)  può essere il quadro d’esordio della schizofrenia o comparire
tardivamente e subdolamente dopo una lunga fase di disadattamento. L’episodio psicotico acuto si osserva
in numerose altre patologie come i disturbi bipolari, uso di sostanze o delirium.
4. Decorso variabile  circa 1/3 dei pz sono asintomatici dopo uno o alcuni episodi. Nella maggior parte
dei casi vi è un buon adattamento sociale.

Consapevolezza della malattia


Spesso vi è scarsa consapevolezza della malattia maggiormente evidente nelle fasi deliranti e subdola nelle
fasi di compenso.

Fattori protettivi
- trattamento e riabilitazione
- capacità della famiglia di risolvere i problemi
- aiuto da parte dei servizi ad affrontare crisi e conflitti
- ambiente sociale tollerante

Mortalità e schizofrenia
- elevato rischio di suicidio
- mortalità per malattie fisiche (scarsa possibilità di accedere alle cure, abitudini di vita poco sane, scarsa
compliance alle terapie)

Famiglia e schizofrenia
La schizofrenia interrompe il processo di crescita ed autonomizzazione dell’individuo che regredisce a livelli
di funzionamenti precedenti. Il pz schizofrenico ha difficoltà di vita autonoma e di solito vive in famiglia.
Fattore chiave per il decorso della schizofrenia sono il clima e le relazioni familiari.

Trattamento
- farmacologico  antipsicotici
- psicosociale

Trattamento farmacologico
Antipsicotici  detti anche neurolettici o tranquillanti maggiori, sono usati per il trattamento della
schizofrenia, della fasi maniacali del disturbo bipolare e di quei disturbi in cui sono presenti sintomi
psicotici. Gli antipsicotici sono capaci di migliorare sensibilmente la sintomatologia (allucinazioni e deliri)
ma provocano anche effetti collaterali ma non creano dipendenza. I più utilizzato sono: Aloperidolo,
Clorpromazina, Risperidone, Olanzapina. Gli antipsicotici si dividono in AP di I generazione e AP di II
generazione. Gli antipsicotici in generale agiscono sulla funzione svolta dalla dopamina (neurotrasmettitore
coinvolto in numerosi sistemi). Gli AP di I generazione provocano però maggiori effetti collaterali rispetto a
quelli di II generazione poiché agiscono solo sulla dopamina bloccandone definitivamente la funzione che
essa svolge nei vari sistemi che regola. Gli AP di II generazione provocano effetti collaterali minori poiché
agiscono sia sulla dopamina che sulla serotonina ma quest’ultima ha una funzione indiretta sulla dopamina
in quanto ne produce una certa quantità che consente il funzionamento dei vari sistemi che essa regola.

Effetti collaterali AP I generazione:


- EPS (sintomi extrapiramidali)
- iperprolattinemia, amenorrea
- ipotensione
- aritmie cardiache
- sedazione
- aumento ponderale
- fotosensibilità, orticaia
- glossite
- retinite pigmentosa

Effetti collaterali AP II generazione:


- incremento di peso
- diabete
- dislipidemie
- iperprolattinemia
- EPS
- disturbi anticolinergici
- alterazioni cardiache
- alterazioni ematologiche
- rischio di convulsioni

Effetti collaterali gravi


- sindrome maligna da neurolettici  è molto rara, non ha cure e tende a regredire spontaneamente. Si
manifesta con ipertermia, effetti extrapiramidali (rigidità muscolare, scialorrea, disfagia, tremore),
disfunzione neurovegetativa (ipertensione, tachicardia, sudorazione profusa, incontinenza), coscienza
offuscata (delirium, stupore, mutismo), leucocitosi, CPK sierica elevata.
- crisi epilettiche
- ittero
- agranulocitosi, leucopenia

Risposta alla terapia antipsicotica


- primi giorni: effetto calmante e sono utili nel ridurre l’eccitabilità
- inizio di risposta terapeutica: di solito dopo una settimana
- piena risposta terapeutica: durante le prime 6 settimane

Durata del trattamento farmacologico:


- primo episodio di schizofrenia: da uno a due anni dopo la completa remissione dei sintomi
- episodi ripetuti di psicosi: il trattamento viene effettuato per almeno 5 anni ed in alcuni casi per tutta la
vita

Trattamento psicosociale
Cerca di migliorare il management della schizofrenia (gestire i sintomi, prevenire le ricadute) ed
incrementare e rafforzare il funzionamento (vivere in modo indipendente, lavoro, relazioni)

Disturbo schizoaffettivo  è caratterizzato da un’alternanza di fasi in cui si manifestano alterazioni


dell’umore (depressione o episodi di tipo maniacale) e sintomi psicotici (allucinazioni, delirio) seguita da
una fase di benessere.
Criteri diagnostici:
A. periodo ininterrotto di malattia in cui si verifichi un’alterazione patologica dell’umore
contemporaneamente a una sintomatologia che soddisfi il criterio A della schizofrenia
B. durante il periodo di malattia ci sono stati deliri o allucinazioni per almeno 2 settimane in assenza di
preminenti sintomi dell’umore
C. i sintomi che soddisfano i criteri per un episodio dell’umore sono presenti per la maggior parte della
durata totale di malattia
D. non dovuto ad altre condizioni psichiche o mediche ne l’uso di sostanze

Disturbo delirante  è una psicosi caratterizzata da una forma di delirio cronico basato su un sistema di
credenze illusorie che il pz crede vere e che ne alterano l’approccio con la realtà.
Criteri diagnostici:
A. idee deliranti preseti da almeno 1 mese (persecuzione, gelosia)
B. non raggiunto il criterio A per la schizofrenia
C. funzionamento integro, salvo le aeree coinvolte nel delirio
D. se presenti episodi depressivi o maniacali, essi debbono essere brevi rispetto alla durata del delirio
E. il disturbo non è attribuibile a effetti di sostanze, condizioni mediche e non è meglio spiegato da altri
disturbi mentali.

Disturbi d’ansia
Epidemiologia
- prevalenza life-time compresa tra l’8 e il 25%
- maggiormente nella popolazione femminile
- maggiormente frequente nei separati/divorziati e vedovi in confronto a soggetti sposati o single e mai
sposati, come pure tra i soggetti disoccupati e le casalinghe in confronto agli occupati.

Tipi di disturbi d’ansia:


- disturbo da attacchi di panico
- disturbi fobici
- disturbo ossessivo-compulsivo
- disturbo post-traumatico da stress
- disturbo d’ansia generalizzato
- disturbo d’ansia indotto da sostanze

Ansia  è un processo psichico attraverso il quale l’individuo reagisce a stimoli esterni di pericolo,
attivando risposte somatiche e psichiche. Il corpo reagisce con reazioni fisiologiche deputate alla difesa:
aumento di corticosteroidi, tachicardia, pressione sanguigna e respirazione. La psiche reagisce elaborando
possibili strategie per sottrarsi al pericolo. L’ansia come risposta fisiologica è utile quando fa percepire il
pericolo e reagire aumentando le capacità di adattamento. L’ansia è invece patologica quando si perde il
controllo delle proprie emozioni, quando si percepiscono sentimenti di impotenza e incertezza, con
riduzione delle capacità operative e conseguenti elevati stati di sofferenza e disadattamento.

Eziopatogenesi dell’ansia:
- approccio psicoanalitico
- modello comportamentale
- approccio neurobiologico
Secondo l’approccio psicoanalitico l’ansia rappresenta un segnale di pericolo o minaccia, che può diventare
da un conflitto inconscio che le difese dell’Io non sono in grado di controllare. Secondo Freud si può parlare
di tre istanze:
- io (insieme delle capacità motorie, percettive, sensitive, cognitive che permettono all’individuo di
codificare e operare sulla realtà)
- es (forze istintive pre-costituite. È irrazionale e scarsamente organizzato)
- super io (rappresenta la componente normativa e sociale, è l’istanza morale introiettata e conduce
all’adeguamento sociale).
Nel modello comportamentale l’ansia è considerata una risposta condizionata da stimoli ambientali.
L’approccio neurobiologico ha approfondito i meccanismi neurofisiologici e neurobiochimici alla base di
questo disturbo, identificando le aree cerebrali e i neurotrasmettitori coinvolti.

Da un punto di vista anatomico l’ansia coinvolge circuiti neurali con base nell’amigdala. L’amigdala intreccia
fondamentali connessioni reciproche con l’ippocampo e la corteccia orbitofrontale mediale e laterale.

Disturbo da attacco di panico (DAP)


Insorge entro i 40 anni con due picchi di incidenza a 20 e 35 anni. È un disturbo cronico ma molto variabile
per gravità e frequenza delle crisi. Si può accompagnare o meno ad agorafobia cioè alla paura di trovarsi in
situazioni in cui non siano possibili la fuga o l’aiuto in caso di una crisi. Si associa frequentemente a
depressione maggiore, abuso di sostanze e fobia sociale.

Attacco di panico  periodo di intensa paura o sofferenza accompagnato da sintomi somatici e cognitivi.
Ha inizio improvviso, durata limitata con il massimo picco dopo 10 minuti. I sentimenti sperimentati sono di
pericolo imminente o catastrofe incombente, paura di morire o di impazzire. L’attacco di panico è un
sintomo che può manifestarsi in una varietà di disturbi d’ansia (disturbo di panico, fobia sociale, fobia
specifica, disturbo post – traumatico da stress, disturbo acuto da stress)
Sintomi somatici: tachicardia, sudorazione, brividi o vampate, tremori, dispnea, dolore al petto, nausea,
sensazione di svenimento.
Sintomi psichici: derealizzazione, depersonalizzazione, paura di impazzire o di perdere il controllo o di
morire.
Terapia: il trattamento più efficace per il DAP e l’agorafobia è la farmacoterapia a cui si può associare anche
la psicoterapia. I farmaci più indicati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina che
vengono utilizzati per almeno 8-12 mesi. All’esordio del disturbo possono essere utilizzate le
benzodiazepine per essere poi gradualmente sospese e riutilizzate in caso di necessità acuta.
Diagnosi differenziali: disturbi cardiovascolari, disfunzioni vestibolari, ipoglicemia, BPCO, epilessia
temporale, feocromocitoma

Disturbi fobici
La fobia è un timore eccessivo e immotivato di situazioni, oggetti o attività che determina la comparsa di
sintomi ansiosi o di condotte di evitamento, tali da compromettere il normale funzionamento sociale o
lavorativo della persona. I disturbi fobici si dividono in tre gruppi:
- agorafobia (è il timore di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante
allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto in caso di bisogno. Per esempio le strade o i
negozi affollati, spazi chiusi, ponti, mezzi di trasporto. La persona è portata ad evitare le situazioni e i luoghi
che gli provocano disagio, compromettendo la possibilità di viaggiare, lavorare, di avere una vita autonoma)
- fobia specifica (è caratterizzata da un timore eccessivo e inadeguato conseguente all’esposizione a uno
specifico oggetto o situazione. Il quadro clinico si caratterizza per la presenza di sentimenti di paura,
repulsione, disgusto e di condotte di evitamento sproporzionate alla reale pericolosità dello stimolo. Il
disagio è molto intenso e può essere evocato anche solo da un’immagine filmata o dall’attesa dello stimolo.
L’evitamento può essere molto invalidante. Le reazioni possono essere molto violente come la fuga o il
blocco. Esistono diversi sottotipi di fobie specifiche:
- fobia degli animali
- fobia del sangue
- fobia degli agenti atmosferici (tuoni,lampi,vento)
- fobia dell’altezza (vertigini, instabilità)
- fobia sociale (è un disturbo caratterizzato dalla paura marcata e persistente di situaizoni sociali o
prestazionali nelle quali la persona è esposta a individui non familiari e al possibile giudizio degli altri.
Pervasivo e irrazionale timore di apparire imbarazzato, ridicolo, o di agire in modo inopportuno e umiliante.
Disturbo grave che interferisce significativamente nel funzionamento sociale e lavorativo. Se non tratta può
assumere decorso cronico e progressivo. Può associarsi con un disturbo dell’umore e da abuso di sostanze
e alcol)

Sintomatologia
- sintomi fisiologici (tachicardia, sudorazione, dispnea, nausea, vertigini, debolezza muscolare, irrequietezza
psicomotoria)
- sintomi comportamentali (condotte di evitamento che possono diventare stabili nel tempo)
- sintomi soggettivi cognitivi ed emozionali (emozioni di vergogna, impotenza, paura o rabbia)

Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)


Il DOC è caratterizzato dalla presenza di ossessioni o compulsioni che la persona critica e vive come assurde
e non congrue ma alle quali non riesce a sottrarsi e che determinano una significativa interferenza col
funzionamento quotidiano, lavorativo e sociale. Questi sintomi impegnano la persona per molto tempo
durante la giornata, e causano una marcata angoscia che può essere alleviata mettendo in atto determinati
comportamenti.
Ossessioni  sono idee, pensieri, impulsi o immagini che sono esperite come egodistoniche, intrusive ed
insensate. Ad esempio una persona molto religiosa che ha l’impulso di bestemmiare durante una
cerimonia religiosa o ad esempio una madre che pensa di uccidere il proprio figlio). Il soggetto riconosce le
ossessioni come un prodotto della propria mente che generano ansia e che cerca, in qualche modo, di
ignorarle o sopprimerle. Tra le ossessioni più comuni troviamo:
- ossessioni di aggressività (paura di fare del male a se stessi o agli altri, di rubare, di dire oscenità, di essere
responsabili di avvenimenti terribili)
- ossessioni di contaminazione (paura o disgusto nei confronti dei rifiuti o secrezioni corporee,
preoccupazioni per la sporcizia e le infezioni, per gli insetti)
- ossessioni sessuali (pensieri, immagini proibite o perverse)
- ossessioni religiose (preoccupazioni di bestemmia, sacrilegio)
- ossessioni di ordine e simmetria (accompagnate da pensiero magico)
- ossessioni somatiche (preoccupazioni di malattia)
- ossessioni di raccolta e conservazione di oggetti
- ossessioni varie (paura di perdere le cose, suoni, numeri fortunati)
Compulsioni  sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, controllare, riordinare) o atti mentali
(pregare, contare, ripetere le parole) che la persona mette in atto per prevenire o ridurre l’ansia o
l’angoscia che accompagna un’ossessione o di impedire alcuni eventi o situazioni temute. Sono sempre e
chiaramente comportamenti eccessivi, non collegati realisticamente all’evento che dovrebbero
neutralizzare. Le persone possono criticare come assurdi questi pensieri e tentare di resistervi, questo
provoca un grave aumento dell’ansia che perdura fino allo svolgimento della compulsione.
Decorso
Il DOC esordisce nella maggior parte dei casi in età giovanile, prima dei 25 anni. In genere ei sintomi si
manifestano gradualmente e si aggravano progressivamente. Il decorso in genere è cronico con
riesacerbazioni. La complicanza più frequente è la depressione secondaria. Altre possibili complicanze sono
l’abuso di alcol e farmaci ansiolitici. Il DOC si può associare ad altri disturbi (depressione maggiore, disturbi
d’ansia, disturbi dell’alimentazione).
Disturbo post-traumatico da stress
Criteri diagnostici secondo il DSM-IV:
A. la persona è stata esposta a un evento traumatico che ha implicato morte o minaccia di morte, o gravi
lesioni a sé o ad altri; i sentimenti sperimentati sono stati di impotenza, paura intensa, orrore.
B. l’evento traumatico viene rivissuto in modo persistente come ricordi spiacevoli o sogni ricorrenti o
episodi di flashback o gravi stati d’ansia di fronte a situazioni simili.
C. evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale
D. sintomi persistenti di aumentato arousal (risveglio): disturbi del sonno, irritabilità,scoppi di collera,
difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza, esagerate risposte d’allarme.
E. il disturbo dura più di un mese (acuto se dura tre mesi, cronico più di tre)

Quadro clinico  l’evento stressante in grado di provocare il disturbo è un evento straordinario


(terremoto, guerra, gravi incidenti). Il quadro clinico unisce i sintomi di tipo ansioso a sintomi di tipo
dissociativo (derealizzazione, depersonalizzazione, amnesia psicogena). Può complicarsi con episodi
depressivi e abuso di farmaci o alcol.

Disturbo d’ansia generalizzato (GAD)


Il GAD si caratterizza per la presenza di ansia eccessiva, per un periodo di almeno sei mesi, legata a eventi e
attività quotidiane. La persona ha difficoltà a controllare l’ansia. Si associano all’ansia sintomi come
irrequietezza, affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare, disturbi del sonno.

Disturbo d’ansia indotto da sostanze


Si caratterizza per la comparsa di sintomi ansiosi invalidanti dovuti all’azione di una sostanza (droga,
farmaco, tossina). Il quadro clinico comprende sintomi ansiosi, attacchi di panico, ossessioni e compulsioni.
Sono evidenti dall’anamnesi, dall’esame obiettivo o dai dati di laboratorio che i sintomi sono comparsi
durante l’intossicazione o l’astinenza da sostanze. Le sostanze che possono provocare questo disturbo sono
le più svariate:
- intossicazione da alcol, amfetamine, cocaina, allucinogeni, cannabis, caffeina
- astinenza da alcol, cocaina, sedativi, ipnotici, ansiolitici
- farmaci come anestetici, analgesici, antistaminici, insulina, ormoni tiroidei, corticosteroidi, antiipertensivi,
antiparkinsoniani
- metalli pesanti e tossine

Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare comprende una serie di segni e sintomi la cui caratteristica principalmente è
rappresentata da oscillazioni del tono dell’umore in senso patologico. Oscillazioni fisiologiche del tono
dell’umore sono esperienze comuni in genere scatenate da eventi esterni. Tali oscillazioni rivestono un
ruolo di adattamento poiché consentono di modellare e adeguare le proprie esigenze alle condizioni
ambientali. Nei disturbi dell’umore i meccanismi fisiologici sono alterati e i cambiamenti dell’umore
diventano patologici quando:
- non sono prevedibili
- incontrollabili
- esterni
- eccessivi
- accompagnati da altri cambiamenti associati (pensieri, comportamento)
- sconvolgono il modo di vivere

Tipi di disturbo bipolare:


- disturbo bipolare I (episodi di depressione maggiore e mania)
- disturbo bipolare II (episodi di depressione e ipomania)
- stati misti (compresenza di sintomi depressivi e maniacali)
- ciclotimia (stato dell’umore instabile, con alti e bassi di intensità inferiore a quelli del disturbo bipolare I e
II).

Nei casi più gravi di depressione e mania il soggetto può perdere il contatto con la realtà e sviluppare
sintomi psicotici quali allucinazioni e deliri. Il contenuto dei deliri è influenzato dal tono dell’umore.

Criteri diagnostici DSM-V episodio maniacale


A. periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o irritabile e di attività
finalizzata o di energia anormalmente e persistentemente aumentate della durata di almeno una settimana
B. durante il periodo di alterazione dell’umore, tre dei seguenti sintomi sono stati persistenti a un livello
significativo:
- autostima ipertrofica o grandiosità
- diminuito bisogno di sonno
- maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare
- fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano più rapidamente
- distraibilità
- aumento dell’attività finalizzata oppure agitazione psicomotoria
- eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di conseguenze dannose
C. l’episodio si associa a un chiaro cambiamento del comportamento
D. l’alterazione dell’umore e del comportamento è osservabile anche dagli altri
E. l’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del
funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle attività sociali abituali o delle relazioni
interpersonali o da richiedere l’ospedalizzazione oppure sono presenti manifestazioni psicotiche.

Contrariamente all’episodio depressivo, l’episodio maniacale è uno stato instabile e spesso è sufficiente
uno stimolo stressante esterno modesto perché subentrino rabbia, irritabilità, aggressività, profonda
tristezza con facile ritorno alla condizione di euforia o disforia.
Alle caratteristiche del tono dell’umore si associa:
- un incremento dell’attività motoria e dell’energia: il soggetto non riesce a star fermo a lungo, mimica e
gestualità appaiono vivaci, mutevoli, esagerate;
- l’abbigliamento è spesso vistoso, bizzarro dai colori accesi, nelle forme gravi prevalgono disordine e scarsa
igiene personale;
- il soggetto presenta logorrea, il tono della voce è alto, il linguaggio è prolisso e i concetti spesso perdono la
loro funzione di trasmissione delle informazioni.
- si associa un incremento delle attività lavorative e degli hobbies che però non è finalizzato: con il
progredire della malattia le attività diventano più intense fino ad apparire disorganizzate e confuse con
perdita della produttività.
- comportamenti rischiosi in conseguenza di una sensazione di onnipotenza per cui vengono a mancare
regole e vincoli: spese esagerate, guida spericolata, gioco d’azzardo, atti osceni
- eccitamento motorio grave: il soggetto può ballare e cantare in pubblico, denudarsi, oppure diventare
aggressivo o violento sia verbalmente che fisicamente, o altrimenti mettere in atto impulsivamente
tentativi di suicidio.
- deficit attenzione e concentrazione
- affollamento dei pensieri che spesso perdono la concentrazione
- il contenuto del pensiero è rappresentato nelle forme più lievi da idee di grandezza, con ipervalutazione
delle proprie capacità e risorse. Nelle forme più gravi si arriva a deliri congrui con l’umore: sono frequenti
anche i deliri a sfondo persecutorio, tematiche di influenzamento corporeo e del pensiero.
- disturbi psicosensoriali/funzioni fisiologiche (illusioni, allucinazioni tipo visivo e uditivo in genere
transitorio, diminuzione delle ore totali di sonno, aumento dell’appetito, aumento del desiderio sessuale)

Di solito gli episodi maniacali durano dai 4 ai 6 mesi con una risoluzione rapida o nel giro di qualche giorno
con il ritorno allo stato eutimico oppure con il passaggio ad un episodio depressivo o misto. Spesso manca
la coscienza di malattia e il soggetto è convinto di stare bene e può però reagire aggressivamente se
contraddetto.

Ipomania
L’episodio ipomaniacale rappresenta una condizione caratterizzata da una modesta elevazione dell’umore,
chiarezza e positività dei pensieri, incremento delle energie e dell’attività, in genere senza la
compromissione dell’attività lavorativa. Il pz appare allegro, vivace, assertivo, sicuro di sé, produttivo,
instancabile, con limitate necessità di riposo. A volte la sensazione di attenzione è così intensa che il pz
tende all’autocura con alcool e/o benzodiazepine.

Criteri diagnsotici DSM-V episodio ipomaniacale


A. periodo definito di umore persistentemente elevato, espansivo o irritabile che dura ininterrottamente
per almeno 4 giorni, è che è chiaramente diverso dall’umore abituale.
B. durante il periodo di alterazione dell’umore tre o più dei seguenti sintomi sono stati persistenti e
presenti a livello significativo: autostima ipertrofica o grandiosa, diminuito bisogno di sonno, maggiore
loquacità del solito, fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedono rapidamente,
aumento dell’attività finalizzata, eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un potenziale di
conseguenze dannose.
E. l’episodio non è abbastanza grave da provocare una marcata compromissione in ambito lavorativo o
sociale, o da richiedere l’ospedalizzazione e non sono presenti manifestazioni psicotiche.

Stati misti
Rappresentano un quadro clinico caratterizzato dalla presenza contemporanea nello stesso soggetto e nello
stesso periodo di entrambe le polarità della malattia maniaco-depressiva.
- mania depressiva o ansiosa
- depressione agitata
- mania improduttiva
- stupor maniacale
- depressione con fuga delle idee
- mania inibita

Trattamento
- Sali di litio (è il miglior stabilizzatore dell’umore ed è risultato efficace nel trattare casi di mania e ipomania
in fase acuta e di mantenimento)
- stabilizzanti del tono dell’umore
- antidepressivi
- antipsicotici
- benzodiazepine
- psicoeducazione

Depressione
Il disturbo depressivo è un disturbo dell’umore, caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati
da una bassa autostima e perdita di interesse. È una malattia invadente che coinvolge sia la sfera affettiva
che cognitiva della persona influendo negativamente sulla vita familiare, lavorativa e sulla salute fisica.
Epidemiologia
Colpisce circa il 12% delle donne e l’8% degli uomini che vanno incontro ad almeno un episodio depressivo
maggiore nel corso della vita.

Sintomi:
- umore (sensazione di tristezza, preoccupazione, perdita di interesse e di piacere nelle cose, perdita di
energia, vitalità, speranza, progettualità, insensibilità a fattori positivi)
- processi cognitivi (pensieri negativi circa se stessi, il presente ed il futuro; pensieri pessimistici ricorrenti,
scarsa concentrazione, perdita di memoria, difficoltà a prendere decisioni, sensazione che possa accadere
qualcosa di pericoloso, disperazione, pensieri di morte e idee di suicidio, pensieri irreali di colpa, malattia o
povertà)
- area somato-vegetativa (disturbi del sonno o dell’appetito, faticabilità e diminuzione dell’energia, perdita
di interesse in numerose attività compreso il sesso, sintomi gastrointestinali come nausea o costipazione,
dolori inspiegabili, alterazioni neuroendocrine)
- psicomotricità (espressione triste, pianto, rallentamento dei movimenti e della parola, movimenti agitati
ed irrequieti)

Limitazioni causate dalla depressione:


- attività fisicamente impegnative
- attività lavorativa
- compiti e doveri familiari
- rapporti con amici ed altre persone
- cura di se e della salute

Valutazione del decorso


La scala della depressione di Hamilton è una scala usata in ambito clinico per valutare gli stati depressivi. È
indicata per pazienti adulti con sintomatologia depressiva di qualunque tipo. È composta da 17 item
(riguardanti: umore, sentimenti di colpa, suicidio, insonnia, lavoro ed interessi, rallentamento psicomotorio,
agitazione, ansia psichica, ansia somatica, sintomi somatici gastrointestinali, sintomi somatici generali,
sintomi genitali, ipocondria, perdita di peso, insight, variazioni diurne) il cui punteggio totale può essere:
- depressione grave se > 25
- depressione moderata se compresa tra 18-24
- depressione lieve se compresa tra 8-17
- assenza di depressione se < 7

Per quanto riguarda il decorso, di solito l’età media è di 25 anni con due picchi (15-19 anni e 25-29 anni). Un
episodio depressivo spesso guarisce entro alcuni mesi, soprattutto se adeguatamente curato ma non è
infrequente che ad un primo episodio depressivo ne seguano altri. In alcuni casi la depressione diviene
cronica o sub cronica.

Criteri diagnostici DSM-V episodio depressivo maggiore


A. cinque o più dei seguenti sintomi sono stati presenti durante un periodo di due settimane e
rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è
costituito da:
- umore depresso
- perdita di interesse o piacere (viene detta anedonia ed è quasi sempre presente. I pz possono riferire di
sentirsi meno interessanti agli hobby, di non tenere a niente o di non provare divertimento in attività
precedentemente considerate come piacevoli; in alcuni si riduce il desiderio sessuale)
- significativa perdita o aumento di peso (molti sentono di doversi sforzare di mangiare, altri (specialmente
in ambiente ambulatoriale) possono avere un appetito aumentato o ricercare cibi particolari. Quando le
alterazioni dell’appetito sono gravi, vi può essere una perdita o un aumento di peso significativi)
- insonnia o ipersonnia (l’insonnia è il disturbo del sonno più comunemente associato con l’episodio
depressivo maggiore. L’insonnia può essere iniziale (difficoltà nell’addormentamento), centrale (risvegli
durante la notte con difficoltà a riprendere sonno) o terminale (risveglio precoce con incapacità di
riprendere sonno)
- agitazione o rallentamento psicomotorio (queste devono essere anche osservabili dagli altri e non
semplicemente una sensazione soggettiva di irrequietezza o rallentamento. Nel caso di iperattività il pz sarà
irrequieto, ansioso, irritabile e agitato, in caso di ipoattività il pz avrà un rallentamento dei movimenti del
corpo, una riduzione della mimica del volto, una riduzione della gestualità, un prolungamento dei tempi di
reazione agli stimoli, aumentata povertà del linguaggio fino ad un arresto psicomotorio)
- faticabilità o mancanza di energie
- sentimenti di autovalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (valutazioni negative irrealistiche del
proprio valore o preoccupazioni di colpa su errori passati)
- ridotta capacità di pensare o di concentrarsi (compromissione della capacità di pensare, concentrarsi o
prendere decisioni)
- pensieri ricorrenti di morte
B. i sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree importanti

Criteri diagnostici DSM-V disturbo depressivo dovuto ad una condizione medica generale:
A. il quadro è dominato da un’alterazione rilevante e persistente dell’umore caratterizzata da umore
depresso o riduzione marcata di interessi o del piacere per tutte le attività
B. vi è dimostrazione dalla storia, dall’esame fisico o dai reperti di laboratorio che il disturbo è la
conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale
C. il disturbo non è meglio giustificato da un altro disturbo mentale
D. il disturbo non si verifica esclusivamente durante il corso di un delirium

Condizioni mediche generali che possono indurre depressione:


- malattie metaboliche
- malattie infettive
- malattie endocrine
- malattie infiammatorie
- deficit vitaminici
- altre malattie

Criteri diagnostici DMS-V disturbo depressivo indotto da sostanze


A. il quadro clinico è dominato da un’alterazione rilevante e persistente dell’umore caratterizzata da umore
depresso o riduzione marcata di interessi o del piacere per tutte o quasi le attività.
B. vi sono prove evidenti dalla storia, dall’esame fisico o da reperti di laboratorio che:
1) il disturbo si è sviluppato durante o entro un mese dall’intossicazione o astinenza dalla sostanza
2) l’uso del farmaco è eziologicamente correlato al disturbo
C. il disturbo non è meglio giustificato da un disturbo dell’umore non indotto da sostanze
D. il disturbo non si verifica esclusivamente durante il corso di un delirium

Sostanze d’abuso (amfetamine, cocaina, cannabis, oppiacei, alcol, allucinogeni)


Farmaci (sedativi, ipnotici, antipsicotici, analgesici, antiinfiammatori, farmaci antifame,
Terapia
- TCA (antidepressivi triciclici)
- SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina)
- SNRI (inibitori della ricaptazione della serotonina – norepinefrina)
- NARI (inibitori della ricaptazione della noradrenalina)
- NASSA (antidepressivi specifici serotoninergici e noradrenergici)
- SARI (antagonisti della serotonina e inibitori della ricaptazione)
- psicoterpia
- trattamento elettroconvulsionante

Disturbi di personalità
I tratti di personalità sono modi di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi
che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali. Quando i tratti di personalità sono
rigidi e causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva essi costituiscono
disturbi di personalità.

Il DSM-V elenca 10 disturbi di personalità che rientrano in tre cluster (insiemi):


- cluster A: si caratterizzano per le condotte di comportamento bizzarro o eccentrico
- cluster B: si caratterizzano per le condotte di comportamento drammatico, emotivo, incostante
- cluster C: si caratterizzano per le condotte di comportamento ansioso, pauroso

Cluster A presenta tre tipi di personalità:


- personalità schizoide: sono persone introverse, ritirate e solitarie. Sono emozionalmente fredde e
socialmente distanti. Sono concentrate sui propri pensieri e sentimenti e risultano intimoriti dall’intimità
con altre persone.
- personalità schizotipica: sono persone che risultano socialmente ed emozionalmente distaccati. Mostrano
bizzarrie nel pensiero, nella percezione e nella comunicazione simili a quelle rintracciabili nella schizofrenia.
Questo tipo di personalità, può in alcuni casi, precedere l’esordio della schizofrenia. Alcune persone
mostrano segni di pensiero magico che consiste nella convinzione che i propri pensieri o azioni possano
controllare eventi o altre persone senza agire direttamente su di loro.
- personalità paranoide: sono persone sospettose e diffidenti nei confronti degli altri. Sulla base di poche o
nessuna prova sospettano che gli altri siano intenzionati a danneggiarli. Risultano generalmente freddi e
distanti nei rapporti sociali.

Cluster B presenta quattro tipi di personalità:


- personalità antisociale: sono persone impulsive ed irresponsabili, sfruttano gli altri per poter ottenere
vantaggi materiale o soddisfazioni personali. Spesso non prevedono le conseguenze negative dei loro
comportamenti antisociali e, malgrado i problemi che causano agli altri, non provano rimorso o colpa.
Piuttosto danno la colpa agli altri per ciò che hanno fatto. Di solito sono persone inclini all’alcolismo,
all’abuso di sostanze e molto spesso falliscono nel lavoro.
- personalità borderline: persone con forte instabilità emotiva caratterizzata da una immagine distorta del
sé, da sensazioni di inutilità e dall’idea di essere difettosi. Il pz oscilla tra intensi stati di rabbia, furia, dolore,
vergogna e senso di vuoto e solitudine. Le relazioni sono intense ed instabili, accompagnate da una violenta
paura dell’abbandono. Questo tipo di disturbo si verifica maggiormente nelle donne. Un’alta incidenza si
manifesta nei casi di abuso nell’infanzia, abbandono o perdita precoce di un genitore ma può essere anche
correlato ad una componente genetica o ad un’alterata funzionalità cerebrale.
- personalità istrionica: sono persone che cercano l’attenzione altrui, risultano drammatici nell’espressione
dei sentimenti e sono eccessivamente preoccupati per come appaiono agli altri. La loro espressione
emotiva risulta spesso esagerata, infantile e indirizzata ad evocare compassione o attenzione (erotica o
sessuale) da parte degli altri. Tendono ad essere ipocondriache e tendono ad ingigantire i problemi per
ottenere l’attenzione altrui.
- personalità narcisistica: sono persone caratterizzate da senso di superiorità e mancanza di empatia.
Possono essere estremamente sensibili ai fallimenti, alla sconfitta o alla critica. Se incontrano un fallimento,
possono facilmente manifestare estrema rabbia o depressione. Dal momento che si vedono superiori agli
altri spesso pensano di essere ammirati o invidiati. Credono di essere autorizzati a soddisfare i propri
bisogni. Paradosso narcisista: sembra essere forte, ma ha una autostima estremamente debole.

Cluster B presente tre tipi di personalità:


- Personalità evitante: sono persone sensibili al rifiuto e temono di instaurare nuovi rapporti o di esporsi a
qualunque nuova attività. Presentano un forte desiderio di affetto ma evitano i rapporti intimi e le
situazioni sociali per timore di apparire inadeguati o di essere criticati.
- personalità dipendente: sono persone che delegano le decisioni e le responsabilità importanti ad altre
persone. Presentano una bassa stima di sé e appaiono molto insicure circa la propria capacità di prendersi
cura di se stessi. Spesso incapaci di prendere decisioni e ritengono di non sapere cosa fare e come farlo. Di
solito questa personalità è tipica delle persone con una malattia prolungata o un handicap fisico.
- personalità ossessiva – compulsiva: sono persone affidabili, credibili, ordinate ma la loro inflessibilità le
rende incapaci di adattarsi ai cambiamenti. Hanno difficoltà a prendere decisioni. Si assumono le proprie
responsabilità ma a causa del fatto che non tollerano errori o imperfezioni hanno spesso difficoltà a
completare le attività intraprese. I soggetti con queste personalità sono spesso uomini d’azione e di
successo ma la loro responsabilità in eccesso li rende così ansiosi che raramente godono dei loro successi.

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