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Lettura testi e analisi - individuare temi principali - individuare parole chiave e lessico specifico in francese
presentazione in italiano con riferimenti in francese- durata: circa due minuti a testa (totale max 10 minuti)
1. contestualizzazione dell’autore - Albi
2. presentazione del testo di riferimento - Max
3. elementi di continuità/discontinuità nella dichiarazione - Fede
4. attualizzazione con esempi - Nasti
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Contestualizzazione dell’autore - Albi
Vita - serve solo per introdurre il testo (quindi nulla di esagerato)
Opere (la Clelia ha detto che si possono anche non fare)
Pensiero
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Elementi di continuità/discontinuità nella dichiarazione
CONFRONTO TRA TESTO DI DIDEROT E LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO DEL 1789
Nel testo di Diderot non vengono esplicitamente anticipati alcuni punti della futura dichiarazione dei diritti
dell’uomo, ma si possono notare alcune divergenze e altre affinità tra essa e la concezione del cittadino
immerso nello stato di Diderot.
Diderot parte dalla definizione di cittadino e ne descrive esattamente le caratteristiche che deve avere.
Come prima cosa si può notare che ha un concetto di uguaglianza diverso rispetto a quello che viene
enunciato nella Dichiarazione. L’articolo 1 della dichiarazione afferma che tutti gli uomini nascono e
muoiono uguali in diritti e che le distinzioni sociali possono basarsi solo sull’utilità comune. Sia la
Dichiarazione che Diderot tendono ad escludere dunque le donne dalla categoria dei cittadini (Diderot più
esplicitamente) che godono degli stessi diritti e doveri, ma già nella dichiarazione ad esempio non si parla
più di schiavi (la schiavitù verrà abolita per essere poi reintrodotta da Napoleone), mentre Diderot sottolinea
il fatto che le persone ridotte in schiavitù, in quanto tali, non possano essere considerate cittadini, e quindi
sono di conseguenza diverse dalle altre e sono private dei diritti civili.
Quando Diderot cerca di spiegare la differenza tra suddito e cittadino, citando Hobbes, include nella
struttura dello stato anche la figura del ‘sovrano’, che sarebbe l’unico essere che si dissocia dai diritti e dai
doveri del cittadino e che vive nello stato di natura, in quanto essere superiore ad ogni legge. Questo
aspetto non trova riscontri nell’articolo 3 della Dichiarazione, in cui si afferma che il principio di sovranità
appartiene sostanzialmente alla nazione, (Le principe de toute souveraineté réside essentiellement dans la Nation.
Nul corps, nul individu ne peut exercer d'autorité qui n'en émane expressément.).
Analizzando i vari articoli della dichiarazione si possono anche trovare delle analogie con il pensiero di
Diderot. Il filosofo sostiene che in tempi di crisi i cittadini si schiereranno sempre dalla parte del sistema
preesistente, ma in caso di troppe divisioni il cittadino medio sarà sempre a favore di colui che assicura la
libertà e l’uguaglianza fra gli uomini. Questo concetto viene ripreso e rivisitato nella dichiarazione,
soprattutto nell’articolo 2, perché si stabilisce che il compito di ogni fazione politica esistente deve
esclusivamente essere la tutela dei diritti inalienabili dell’uomo, i quali libertà, proprietà privata, sicurezza e
resistenza all’oppressione.
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Attualizzazione con esempi
Nell’articolo dell'Enciclopedia che abbiamo letto, tutto si basa sulla definizione data da Diderot del
cittadino. Quindi io prima di tutto confronterei la definizione data da lui con quella moderna della Treccani
(semplificate).
● Definizione di Diderot - membre d’une société libre de plusieurs familles, qui partage les droits de
cette société et qui jouit de ses franchises.
● Definizione Treccani - chi appartiene a uno Stato (cioè a una comunità politica, a una nazione), e
per questa sua condizione è soggetto ad alcuni doveri e gode di alcuni diritti.
In entrambe le definizioni il cittadino è colui che appartiene a un'organizzazione (società o Stato) e che ha
dei diritti. Diderot però non parla dei doveri del cittadino. Questo perché oggi ovviamente abbiamo una
visione dei diritti e dei doveri differente rispetto a quella che avevano le persone nel ‘700. Prima della stesura
dell’Enciclopedia e della rivoluzione francese, come in tutta Europa, gli appartenenti al Terzo Stato non
avevano praticamente diritti. La rivoluzione fu una svolta cruciale nella battaglia per i diritti per il popolo.
Però io credo che ogni rivoluzione, come ogni guerra, crei una situazione di squilibrio, che con il tempo deve
cercare di bilanciarsi. Quindi secondo me con il passare dei secoli il rapporto tra Stato e cittadino cominciò a
ritrovare un equilibrio e in questo modo, arrivando a oggi, si creò un vero e proprio patto per il quale lo Stato
deve garantire dei diritti ai cittadini, che non devono venire meno ai propri doveri.
Un altro aspetto che Diderot tocca nell’articolo, anche se in modo superficiale, è il fatto che le donne non
possano essere cittadine. Questo fa pensare alla situazione delle donne nei paesi arabi. Per esempio, in
Arabia Saudita, anche se le donne sono reputate cittadine dello stato i loro diritti sono molto limitati,
nonostante negli ultimi anni le loro condizioni siano migliorate. Il loro “titolo” di cittadine può essere
ritenuto una semplice formalizzazione che non implica niente, perchè per esempio in Arabia Saudita le
donne possono svolgere solo alcune mansioni in maniera autosufficiente. Per compiere alcune
commissioni e svolgere determinate azioni devono avere il consenso di un uomo, un vero e proprio tutore
chiamato "mahram", che sia un loro familiare o coniuge. Non possono trasmettere la cittadinanza ai propri
figli e dar loro il consenso di sposarsi. Questo secondo me è un esempio molto importante che mostra
quanto poco valore abbia in Arabia Saudita un cittadino se donna. Negli ultimi anni si sono susseguite delle
riforme volte a migliorare la condizione della donna nel Paese, ma malgrado ciò, le donne e le ragazze
saudite hanno continuato a subire discriminazioni nella legge e nella prassi, senza essere sufficientemente
protette da abusi sessuali e altre forme di violenza.