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di Enrico Redaelli

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[È uscito in questi giorni il volume Clinica delle organizzazioni. Prospettive teoriche e pratiche tra Lacan,
Deleuze e Foucault, a cura di Federico Leoni, Andrea Nicolini, Riccardo Panattoni (editore Mimesis). Il volume
raccoglie gli interventi dei docenti del “Master in Clinica loso ca delle istituzioni e delle organizzazioni”
svoltosi nel 2019-2020 presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona e volto a formare
all’analisi teorica e all’intervento pratico nelle istituzioni e nelle organizzazioni. Pubblichiamo un estratto dal
saggio di Enrico Redaelli Da dove si origina la sessualità? Sesso e istituzione: un nodo] Search … 

Lo scandalo del sesso

Il più grande scandalo nella teoria freudiana della sessualità è, per dirla con un paradosso, che il sesso in origine COMMENTI RECENTI
non ha nulla a che vedere col sesso. Ovvero, che il sesso (la sessualità) ha un’esistenza autonoma e indipendente
dal sesso (gli organi genitali): si sviluppa prima di loro e pervade il corpo prima che questi giungano a
maturazione (Freud 1905). Il vero scandalo, dunque, non consiste nello scoprire che vi è una sessualità infantile; lorenzo su È ora che la donna cambi il volto
nemmeno nel constatare che questa è «perversa polimorfa» e si muove in una terra di nessuno, non trovando dell’amore

fondamento né nella natura (gli organi sessuali non sono ancora all’altezza della loro funzione) né nella cultura (i Vanda Monaco W su È ora che la donna cambi il
bambini non hanno strumenti per dare senso a quello che accade loro sessualmente, la loro sessualità non è volto dell’amore
«simbolizzata», ritualizzata, istituzionalizzata). Il vero scandalo consiste piuttosto nello scoprire che la sessualità
mauro piras su Falsità e demagogia intorno al
adulta non è molto diversa: anch’essa, in ultima analisi, si muove nella medesima terra di nessuno (ogni DDL Zan
composizione delle pulsioni parziali e loro subordinazione al primato dei genitali è destinata al fallimento e, con
Carmela su Falsità e demagogia intorno al DDL
essa, ogni tentativo di dare un senso alla nostra sessualità e istituzionalizzarla in via de nitiva)[1].
Zan

Dunque, da dove si origina la sessualità e quale ne sarebbe il senso? Francesca su Falsità e demagogia intorno al DDL
Zan
Se lo scandalo freudiano è che tale origine non è facilmente collocabile né nella natura né nella cultura, nel
medesimo paradosso si imbatte Lévi-Strauss quando analizza il fondamento delle istituzioni nelle Strutture Simone Carunchio su Merito e libertà
elementari della parentela. E la parola che usa è proprio «scandalo», riferita a quel principio di regolamentazione
Loriana Pacilio su Merito e libertà
della sessualità umana che sta alla base di ogni civiltà: la proibizione dell’incesto (il corrispettivo in antropologia
Giorgio Kurschinski su Merito e libertà
della «castrazione simbolica» in psicoanalisi). Rispetto alla tradizionale dicotomia natura/cultura (ogni cultura
con le sue regole è sempre particolare, solo le leggi di natura sono universali) la proibizione dell’incesto Francesco Sisco su Merito e libertà
costituisce uno scandalo, occupando una posizione impossibile e contraddittoria: regola culturale ma con la
Mauro Barbetti su Scurau
stessa universalità delle leggi naturali, sembra doversi collocare sul crinale tra natura e cultura, o nel punto di
conversione dell’una nell’altra (Lévi-Strauss 1949, p. 47).

Uno dei motivi per cui il passaggio dalla natura alla cultura avviene «proprio sul terreno della vita sessuale» (p.
ARTICOLI PIÙ LETTI
51), osserva poi Lévi-Strauss, è perché il sesso è alla base della società: l’istituzionalizzazione degli istinti, ovvero
la conversione della natura nella cultura, non poteva che muovere da lì, dall’istinto più «sociale» (nel regno
animale, quello sessuale è l’unico istinto «che, per de nirsi, ha bisogno dello stimolo altrui» [p. 51], ossia di un È ora che la donna cambi il volto
altro soggetto della stessa specie). Sembra così delinearsi una sorta di chiasmo tra la vita sessuale (naturale) e la dell’amore di Simone de Beauvoir
sua regolamentazione istituzionale (culturale): «Se la regolamentazione dei rapporti tra i sessi costituisce [Esce oggi in libreria L...
posted on 15 Luglio 2021
un’invasione della cultura nel campo della natura, d’altro canto la vita sessuale è un embrione di vita sociale nel
seno della natura» (p. 51). Come a dire: qualcosa della natura (l’istinto sessuale) risiede nella cultura (ogni civiltà
Falsità e demagogia intorno al DDL
si fonda sulla proibizione dell’incesto, dunque sulla regolamentazione dell’istinto sessuale), così come qualcosa
Zan di Marco Nicastro Ciò che
di «culturale» abita da sempre il sesso (come direbbe la psicoanalisi, il corpo umano è tagliato e attraversato può aver colpito pro...
dalla castrazione simbolica, la sua sessualità è già da sempre iscritta nell’Altro, l’istinto [Istinkt] è già da sempre posted on 14 Luglio 2021

pulsione snaturata [Trieb]).


Cura te ipsum: lettera aperta a
Goffredo Fo di Matteo
Lo scandalo di Lévi-Strauss è dunque il medesimo di Freud ma visto nel suo rovescio (dal lato della cultura,
anziché da quello della natura): se, come mostra la psicanalisi, la sessualità umana, supposta naturale, fa
eccezione rispetto alla natura (all’istinto), d’altra parte, come mostra l’antropologia, la regolamentazione della Marchesini [E’ appena uscito l’ultim...
posted on 1 Settembre 2020
sessualità umana, supposta culturale, fa eccezione rispetto alla cultura (alle altre istituzioni). Entrambe –
sessualità e proibizione dell’incesto o castrazione simbolica – abitano la stessa soglia, il punto di conversione tra
Merito e libertà di Sergio
natura e cultura, ma sembrano muovere dai due opposti versanti di quella soglia in direzione reciproca e inversa
Benvenuto 1. Un mio amico...
per annodarsi l’una sull’altra, costituendosi come tali solo nel loro intreccio. In questo chiasmo si radica lo posted on 12 Luglio 2021

scandalo, ossia la pietra di inciampo che impedisce alla natura di essere del tutto natura e alla cultura di essere
del tutto cultura, in quanto reciprocamente implicate in una «esclusione inclusiva». Ed è proprio tale inciampo a
Scurau di Giuseppe Nibali [Esce
impedire che il nodo tra sesso e istituzione riposi in sé stesso, non nendo mai di annodarsi e di doversi
nei prossimi...
riannodare. posted on 11 Luglio 2021

L’anello di Cucufa: sesso e potere


Dante e l’identità della nazione. Su
Dunque, da dove si origina la sessualità e quale ne sarebbe il senso? “Il Sommo italiano” di Fulvio Conti
di Roberto Barzanti Dante ha
Di fronte a tale enigma, Michel Foucault si colloca di sbieco con sguardo sospettoso. La domanda non è
camminato con la...
innocente, avvisa l’autore della Storia della sessualità. Il quale si chiede piuttosto, da buon genealogista, quale sia posted on 13 Luglio 2021

l’origine della domanda stessa. «Perché questa grande caccia alla verità del sesso, alla verità nel sesso?»
(Foucault 1976, p. 71). Maria Grazia Calandrone,
l’esplosione di una stella di Andrea
Limitandosi a chiedere quale sia la verità del sesso si resta infatti giocati dal dispositivo di sessualità, la forma di Cortellessa Oggi che sempre più
semb...
potere che nelle società occidentali moderne si è imposta sul precedente dispositivo di alleanza (la proibizione posted on 9 Luglio 2021
dell’incesto, quale regola di distribuzione delle donne, e la struttura patriarcale che ne consegue). Il passaggio
dall’antico dispositivo di alleanza al moderno dispositivo di sessualità potrebbe trovare icastica raf gurazione Sartre, ovvero il libertino
in due diversi anelli magici, quello di Gige e quello di Cucufa, le cui storie, entrambe tessute sull’intreccio di sequestrato di Sergio Benvenuto
sesso e potere, sono raccontate l’una dall’«antico» Platone e l’altra dal «moderno» Diderot. L’anello di Gige, una Da un po’ di tempo si segn...
posted on 21 Giugno 2021
volta giratone il castone, rende invisibile il pastore che lo ha indossato, permettendogli di entrare non visto nelle
camere della regina, sedurla e uccidere il re prendendone il posto. L’anello di Cucufa, giratone il castone,
Pasolini e Dante. La “divina
permette invece al sultano che lo ha avuto in dono di far parlare gli organi genitali che incontra. Se il primo è
mimesis” e la politica della
uno strumento per impossessarsi del sesso (la donna) e, tramite questo, del potere, il secondo è un dispositivo rappresentazione di Emanuela
per impossessarsi del sapere sul sesso e, solo così, esercitare indirettamente un potere. Patti [Quest’anno si celebrano i 40
anni d...
posted on 24 Dicembre 2015
La modernità, suggerisce La volontà di sapere, sembra prediligere il secondo anello: a partire dal XVIII secolo la
società occidentale ha esteso la tecnica della confessione, di origine cristiana, adattandola alle regole del
Guida pratica su come diventare
discorso scienti co, medicalizzandola e trasformandola in «ascolto clinico», e ha così prodotto «un’incitazione
insegnante nella scuola senza
politica, economica, tecnica a parlare del sesso» sotto forma «di analisi, di contabilità, di classi cazione e di vincere un concorso di Marco
speci cazione, sotto forma di ricerche quantitative o causali» (p. 25). Non bisogna dunque chiedersi da dove si Bollettino Quando eravamo
origina la sessualità e quale ne è il senso o la verità, restando sotto l’incanto dell’anello di Cucufa, bensì come studenti, q...
posted on 22 Luglio 2019
funziona tale anello nella moderna scientia sexualis, con la sua «volontà di sapere», e «al dito di quale padrone è
stato messo» (p. 71).

Il dispositivo di sessualità trova infatti la propria ragion d’essere nel «penetrare i corpi in modo sempre più
LPLC SU FACEBOOK
minuzioso» e nel «controllare le popolazioni in modo sempre più globale» (p. 95), collocandosi al punto di
incrocio tra i due assi del potere disciplinare e della biopolitica (micro e macro sica del potere moderno che
hanno, l’una nel corpo, l’altra nella popolazione, i propri ambiti di dominio).
Con questa mossa, il primo volume della Storia della sessualità mette preventivamente fuori gioco ogni discorso
sulla natura (sull’origine e la natura del sesso come su un’eventuale sessualità naturale). Restano così fuori dalla
porta tutte le ri essioni sulla liberazione sessuale volte a cogliere una sessualità originaria che il potere avrebbe
represso, da quelle freudo-marxiste di Wilhelm Reich ed Herbert Marcuse, a quelle di losofe femministe come LPLC SU TWITTER
Luce Irigaray (per la quale vi è un’essenza ontologica della sessualità femminile che il «fallogocentrismo»
reprime impedendone l’accesso al simbolico: Irigaray 1974) e di attivisti gay come Mario Mieli (per il quale
l’«educastrazione» reprime una transessualità originaria: Mieli 1977). Tweet di @Leparoleelecose
Le parole e le cose
Per Foucault, infatti, il potere non agisce in negativo, celando o reprimendo, ma in positivo, istituendo regimi di @Leparoleelecose
positività, ad esempio nuove dimensioni del visibile e del dicibile, e producendo la sessualità come proprio Esce oggi in libreria per L'orma editore "La femminilità,
oggetto di sapere-potere. Non solo. Più radicalmente, La volontà di sapere accende un faro sull’inestricabile una trappola. Scritti inediti 1927-1983", di Simone de
Beauvoir. Anticipiamo uno degli scritti@ilTascabile
nesso tra potere e sessualità, ordine simbolico e pulsione, azione del linguaggio sul corpo e piaceri dei sensi, @RivistaCult@stati_generali
suggerendo la gura di una spirale (Foucault 1976, p. 44-45).

[…]

Piacere e potere – o, in termini lacaniani, godimento e ordine simbolico – formano dunque una spirale, un nodo
in cui non si fronteggiano uno contro l’altro da posizioni avverse, ma «s’inseguono, si accavallano e si rilanciano.
Si connettono secondo meccanismi complessi e positivi di eccitazione e d’incitazione» (p. 48). Siamo insomma
ancora dalle parti di quell’inestricabile intreccio tra natura e cultura ravvisato dalla psicoanalisi e
dall’antropologia: sessualità, pulsione, piacere, da una parte, e, dall’altra, castrazione, ordine simbolico, 54m
regolamentazione istituzionale sono effettivamente tali solo nel nodo che li annoda, non prima né al di fuori di
Le parole e le cose
questo. Con in più l’avvertimento foucaultiano che ogni volontà di verità in merito, ossia ogni tentativo di venire
@Leparoleelecose
a capo di questo nodo (alla base di ogni civiltà e istituzione), portandolo al sapere, è già un esercizio di potere (un
Esce oggi in libreria per L'orma editore "La femminilità,
tentativo di modellare la civiltà e le sue istituzioni). Ogni tentativo di scioglierlo è un modo di riannodarlo. una trappola. Scritti inediti 1927-1983", di Simone de
Beauvoir. Anticipiamo uno degli
scritti@LaRicercaOnline
Non è allora proprio lo scandalo in cui si sono imbattuti Freud e Lévi-Strauss, l’impossibilità di sciogliere il nodo
@CircoloLettori@LIndiceOnline
tra sesso e istituzione, ciò che produce una volontà di sapere, quel gran parlare (e far parlare) del nodo che è
anche un modo di metterci mano? Non è proprio la pietra d’inciampo, ossia un’impasse nel sapere, a generare il
desiderio di sapere? Ciò che fa scandalo, fa parlare di sé.
E se, foucaultianamente, ogni sapere è già da sempre potere, si potrebbe riformulare la questione così: non è
proprio un’impasse nel sapere-potere (l’inciampo della cultura, per cui essa non è mai del tutto se stessa, non
potendo emanciparsi da ogni riferimento, sia pur in negativo, alla natura) ad attrarre e chiamare a sé sempre
nuove strategie di sapere-potere (nuove forme di cultura, nuove norme e istituzioni, come se la civiltà tentasse
7h
di tappare da se stessa e con se stessa un buco che la abita costitutivamente sin dall’origine)?

Le parole e le cose
Maschio/femmina: sesso uttuante @Leparoleelecose

Esce oggi in libreria per L'orma editore "La femminilità,


una trappola. Scritti inediti 1927-1983", di Simone de
Beauvoir. Anticipiamo uno degli scritti@lormaeditore
Da dove si origina la sessualità e quale ne sarebbe il senso? Se questa domanda non è innocente, se ogni discorso @00doppiozero @antinomie_it
sulla sessualità è già un’azione politica, una performance di sapere-potere, sembra non vi sia strada per un
sapere «neutro» sul sesso: la verità sul sesso, sul suo senso e sulla sua origine è una via sbarrata. O forse la stessa
via sbarrata è anche la via d’uscita. Così pare pensare Judith Butler: se il senso del sesso è sempre una questione
di performance politica, che performance politica sia! Fatta propria la lezione foucaultiana e radicalizzata sino a
mettere in questione la distinzione tra sesso e genere (che era stata centrale nel femminismo ispirato a Simone
De Beauvoir), l’autrice di Questioni di genere mira a fare della via sbarrata, e della stessa barra che divide
maschio/femmina, una barricata.

Non vi è alcuna «essenza» o «nocciolo ontologico» dell’essere uomo e dell’essere donna: nulla pre-esiste alla 11h

performatività, cioè a quella pratica, o insieme di pratiche, che dà forma alla realtà (anche sessuale) e alle sue
Ritwittato da Le parole e le cose
supposte essenze. Rifacendosi alle ri essioni sulla ripetibilità, elaborate da Derrida in risposta alla teorizzazione
Caterina Zanfi
degli atti linguistici di John Searle e J. L. Austin, Butler non si riferisce a un gesto performativo che crea una
@caterinazanfi
nuova realtà immediatamente nell’atto stesso della performance (come nell’enunciazione performativa «vi
Falsità e demagogia intorno al DDL Zan
dichiaro marito e moglie»), ma a un processo in cui le costruzioni socio-simboliche, a forza di ripetersi e leparoleelecose.it/?p=42069 via @Leparoleelecose
reiterarsi, diventano natura. Sicché ogni supposta natura (a partire dalla distinzione uomo/donna) è sempre il
risultato di un processo culturale.

La cultura produce (come sapere) e nello stesso tempo regola (come potere) ciò che chiamiamo «natura», la
quale non è che un effetto sedimentato delle sue ripetizioni. Ma se la reiterazione è la modalità in cui agisce il
sapere-potere, è anche, contemporaneamente, ciò che permette – sfruttando gli intervalli della reiterazione, le
sue fessure e instabilità – il sorgere di un contro-potere in grado di rimodellare le costruzioni socio-simboliche
(e dunque, nel tempo, la «natura» stessa in quanto loro sedimento): «Come effetto sedimentato di una pratica Falsità e demagogia intorno al DDL Zan
ripetitiva o rituale, il sesso acquista il suo carattere naturalizzato, e, tuttavia, è anche in virtù della ripetizione di Marco Nicastro Ciò che può aver colpito pr…
leparoleelecose.it
che si aprono varchi e fessure, instabilità costitutive delle costruzioni» (Butler 1993, p. 10). E queste instabilità
permettono alle sessualità erranti e improduttive (la freudiana sessualità «perversa polimorfa» rivisitata in
22h
versione queer) di destabilizzare dall’interno il processo stesso della ripetizione, mettendo in crisi il
consolidamento delle norme sessuali. Le parole e le cose
@Leparoleelecose

Costruttivismo? Non proprio. Con Corpi che contano Butler tenta di procedere oltre i paradigmi È ora che la donna cambi il volto dell’amore
leparoleelecose.it/?p=42074
dell’essenzialismo (sessualità innata) e del costruttivismo (sessualità socialmente costruita), adottando piuttosto
un’ottica decostruzionista che sembrerebbe fare della differenza sessuale la différance di Derrida. Contro il
costruttivismo, l’autrice sottolinea che «esiste un “esterno” a quanto è costruito dal discorso», ma, aggiunge
subito dopo, «non si tratta di un “fuori” assoluto, un luogo ontologico che eccede o contrasta i con ni del
discorso» (p. 8).
Questo «fuori» non è la materia, giacché, osserva Butler con toni hegeliani, «porre una materialità all’esterno
della lingua signi ca, comunque, porre quella materialità». Non è nemmeno il corpo, visto che «non esiste
rimando a un corpo puro che non sia allo stesso tempo un’ulteriore formazione di quel corpo». Di che si tratta,
È ora che la donna cambi il volto dell’amore
dunque? E che ne è, in ne, del corpo e della sua anatomia?
di Simone de Beauvoir [Esce oggi in libreria L…
leparoleelecose.it
Laddove la psicoanalisi volesse distinguere tre diverse fasi nel processo di sessuazione – come fa Geneviève
Morel (2000), scandendo anatomia, discorso dell’Altro e scelta soggettiva del sesso – Butler avrebbe buon gioco 12h

a mostrare che le prime due sono una. È vero che, nella prima fase, le macchine della scienza possono rilevare
I miei Cinguettii
ancor prima dell’apparizione del corpo sessuato il sesso del neonato. Ma le macchine che ci fanno lì, se non
incarnare l’ennesima versione dell’anello di Cucufa? Esse sono parte del discorso dell’Altro e della sua «volontà
di sapere», da tale discorso nascono e al suo servizio operano (a che servirebbero le macchine se non appunto a
de nire il corpo incasellandolo negli schemi dell’ordine simbolico che preesiste loro e di cui esse sono ARCHIVI
un’estensione?). Così come ciò che mangiamo non è naturale ma culturale (nei termini di Lévi-Strauss, non è
crudo ma cotto), allo stesso modo nel nominare l’organo sessuale o nel rilevarlo tecnologicamente non vi è nulla
di naturale[2], essendo il nominato/rilevato già passato nella griglia del simbolico (mai cruda biologia, l’anatomia Seleziona il mese

umana è sempre «alla griglia»[3]). Se, parafrasando Hegel con Lévi-Strauss, il simbolo cucina la cosa, le macchine
che rilevano il sesso sono le stesse con cui lo si prepara, lo si cuoce e lo si mostra bello e pronto agli occhi
sapienti del ginecologo. Tolte le macchine, il discorso dell’Altro, i signi canti, quel che resterebbe (il gesto
dell’ostetrica che, impossibilitata a parlare, indica i genitali del neonato) non sarebbe un’ostensione della LOGIN
differenza sessuale («c’è questo anziché quello») ma un’ineffabile epifania (un puro «c’è»).

Nome utente
Dunque, più che di « uidità di genere», si direbbe questione di «sesso uttuante». Questo «fuori» o puro «c’è» è
infatti il sesso in quanto elemento instabile e referente uttuante del discorso, che il discorso stesso denota ma
dal quale è anche sempre deragliato:
Password
«Le categorie linguistiche che dovrebbero “denotare” la materialità del corpo sono esse stesse turbate da un
referente che non è mai completamente o permanentemente risolto o contenuto da nessun signi cato dato. Al
contrario quel referente persiste solo come una specie di assenza o di perdita. La lingua non riesce a catturarlo, Ricordami
ed esso incita ripetutamente la lingua a tentare quella cattura, quella delimitazione – e a fallire» (Butler 1993, p.
61). Log In

Non sta qui Butler dicendo a modo suo quanto da noi sottolineato in precedenza in merito a un’impasse del Password persa

sapere che genera la stessa volontà di sapere? Il referente che persiste come assenza o perdita è la pietra
d’inciampo della lingua (della cultura) che incita la stessa lingua (la cultura) a tentare di catturarlo[4]. Di nuovo,
ciò che fa scandalo, fa parlare di sé. L’anello di Cucufa, sembra qui dire Butler, è da sempre iscritto nel
linguaggio. Va inoltre ricordato, con Foucault, che in tutto questo parlare (quale effetto dell’inciampo), non si
tratta solo di sapere, ma anche, e già da sempre, di potere, ossia, diremmo noi, della cultura nel senso più ampio
del termine (linguaggio, ordine simbolico, istituzioni, norme) come ciò che distingue l’uomo dall’animale. Vi è
cioè un’impasse in ogni istituzione (a partire dalla lingua, prima e originaria istituzione dell’essere umano
secondo De Saussure) che invoca un’incessante rinnovamento dell’istituzione stessa, giacché non si nisce mai
di riannodarne il nodo. L’inciampo dell’istituzione è allora la sua stessa istanza istituente: la via che conduce
all’impasse è anche la via d’uscita.

Sesso? Senza panna

Un tizio entra in un ristorante e dice al cameriere: «Un caffè senza panna, per favore». E il cameriere risponde:
«Mi dispiace, ma abbiamo nito la panna. Va bene anche senza latte?». Questa barzelletta, tratta dal lm
Ninotchka di Lubitsch e molto in voga nella scuola di Lubiana (Zupančič 2008, pp. 59-60; Žižek 2012, p. 298;
Zupančič 2017, p. 74; Žižek 2018, p. 79), esempli ca il funzionamento della struttura signi cante nell’ultimo
Lacan. Da dove si origina la sessualità? Secondo Alenka Zupančič proprio lì, nel fatto che la struttura
signi cante compare sin dall’inizio con un signi cante in meno (con-senza qualcosa). Di nuovo, un’impasse nel
sapere (o, foucaultianamente, nel sapere-potere), ma con un signi cativo slittamento rispetto a Judith Butler.

Il sesso in origine non ha nulla a che vedere col sesso: piuttosto che negli organi genitali, è nel linguaggio e nella
sua struttura signi cante che va ricercata l’origine della sessualità nell’essere umano (sia logeneticamente sia
ontogeneticamente). Per la psicoanalisi lacaniana è infatti l’avvento della parola a fare del corpo umano un
corpo sessuale. Ma come si entra nel mondo della parola? In genere si pensa che il linguaggio sia semplicemente
composto di signi canti e che i signi canti ne siano la condizione: il bambino, investito dalla struttura
signi cante, imparerebbe un po’ alla volta ad abitarla e a maneggiarla entrando nel suo gioco di rimandi. In Che
cosa È il sesso? Zupančič ricostruisce diversamente la «scena originaria» (nella consapevolezza che, parlando di
origine, parliamo sempre di un mito, ma anche che ogni mito dell’origine è un segnavia, un indirizzo d’azione,
una ricon gurazione del sapere-potere, una performance). La storia umana comincia non con la comparsa del
signi cante (come direbbe il primo Lacan), ma con un signi cante che cade e si perde (il riferimento è all’ultimo
Lacan): un gap che appare insieme all’ordine signi cante in quanto interno a esso (la celebre «casella vuota» di
cui parla lo strutturalismo: Deleuze 1976). A rigore, non di vera e propria perdita si tratta (non ci riferiamo cioè
a una semplice mancanza o negatività), giacché sin dall’inizio la struttura compare non senza ma piuttosto con-
senza un signi cante: come lascia intendere la risposta del cameriere nella barzelletta, «senza» qualcosa signi ca
«con la mancanza di qualcosa» (rispetto alla semplice mancanza vi è in più un’entità spettrale e paradossale che
abita la dimensione della negatività).

È con questo con-senza che la struttura signi cante investe il corpo dell’essere umano, che inizia così a parlare (i
signi canti cominciano a correre e a riferirsi gli uni agli altri attorno a questo gap) nonché a godere (il
godimento compare nel luogo del gap e, per suo tramite, si lega all’ordine signi cante). La sessualità emerge,
cioè, nel luogo di questa mancanza: è un tentativo, confuso e precario, di ricucitura del gap.
Qui allora la differenza, apparentemente sottile, ma invero enorme, con Judith Butler. C’è un’impasse nel sapere
non perché vi sia un referente pre-discorsivo (ciò che in precedenza abbiamo chiamato «sesso uttuante») che
non è mai completamente o permanentemente risolto nell’ordine simbolico (da cui le sessualità erranti che
eccedono le norme simboliche). Semmai, c’è un’impasse nel sapere perché la struttura signi cante si dà, sin
dall’inizio, con una casella vuota che ha la forma di una contraddizione interna (il «con-senza»). E la sessualità è
questa stessa impasse, il tentativo sempre precario di venire a capo della contraddizione. Nelle parole di
Zupančič: «La sessualità non è un essere che esiste oltre il simbolico: “esiste” soltanto come contraddizione dello
spazio simbolico che appare per via del signi cante costitutivamente mancante e di quello che appare al suo
posto (godimento)» (Zupančič 2017, p. 66, corsivo dell’autrice).

Detto altrimenti, il sesso è reale: non è un costrutto simbolico e nemmeno un referente extra-simbolico, ma ciò
che segna il limite irriducibile (contraddizione) dell’ordine simbolico, il punto in cui il simbolico incappa nella
propria mancanza d’identità.
Zupančič insiste sul gap come co-originario al darsi della struttura signi cante. Come però intendere questa
mancanza? La si può pensare come un vuoto che si dà accanto a un pieno. Ma, data l’insistenza sul con-senza,
sarebbe forse meglio pensare la relazione tra il vuoto e il pieno come una «esclusione inclusiva», ovvero il vuoto
come una piega del pieno. Proviamo qui a tradurre la questione in termini di nodi, dandone una raf gurazione
in forma solo abbozzata e assai stilizzata. Natura e cultura (o, per dirla con Deleuze, «istinti e istituzioni») non
sono due corde che si annodano una sull’altra (dovrebbero altrimenti già esistere in sé separate). C’è solo una
corda (la natura) che annodandosi forma la cultura (le istituzioni sono un nodo, lo si chiami pure «legame
sociale», o una serie di nodi uno sull’altro). In questo senso la natura (la corda) abita da sempre la cultura (il
nodo) e qualcosa della cultura abita da sempre la natura (la corda è potenza di annodarsi). Solo quando si ette,
la corda ri- ette su di sé, vedendo la «natura» (mera corda) essendo già «cultura» (nodo). Il gap non è altro che lo
spazio che la corda forma annodandosi, quello iato che permette alla corda di essere maggiormente stretta o
allentata, che permette lo snodare come il riannodare. Il gap non è cioè un vuoto, né una mancanza, ma una
possibilità di scorrimento: impasse del sapere-potere, ossia di ogni istituzione, che non nisce mai di stringersi
come di sciogliersi, ma anche passe, punto di passaggio, possibilità di nuovi nodi.

[…]

Riferimenti bibliogra ci

Butler, J., 1993: Corpi che contano, Feltrinelli, Milano 1996


Cambria, F., 2007: Far danzare l’anatomia. Itinerari del corpo simbolico in Antonin Artaud, ETS, Pisa
Deleuze, G., 1976: Lo strutturalismo, SE, Milano 2004
Foucault, M., 1976: La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano 1996
Freud, S., 1905: Tre saggi sulla teoria sessuale, BUR, Milano 2015
Irigaray, L., 1874: Speculum. L’altra donna, Feltrinelli, Milano 1975
Lévi-Strauss, C., 1949: Le strutture elementari della parentela, Feltrinelli, Milano 2010
Mieli, M., 1977: Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino
Morel, G., 2000: Ambiguités sexuelles. Sexuation et psychose, Anthropos, Paris
Žižek, S., 2012: Meno di niente. Hegel e l’ombra del materialismo dialettico. Vol. II, Adriano Salani, Milano 2014
Žižek, S., 2018: Come un ladro in pieno giorno. Il potere all’epoca della postumanità, Adriano Salani, Milano
2019
Zupančič, A., 2008: Why Psychoanalysis: Three Interventions, NSU Press, Uppsala
Zupančič, A., 2017: Che cosa È il sesso? , Adriano Salani, Milano 2018
[1] Con questo paradosso Alenka Zupančič, discutendo alcune tesi di Jean Laplanche, apre il libro Che cosa È il
sesso? (2017).
[2] Butler parla in merito di «effetto naturalizzato»: «La matrice delle relazioni di genere è precedente
all’apparizione dell’“umano”. Si pensi all’espressione medica che (nonostante la recente comparsa dell’ecogra a)
fa diventare il generico “bambino” una “bambina”. Nella nominazione la bambina è “fatta bambina”, portata nel
campo della lingua e delle parentele attraverso l’appellativo di genere. Ma il “far bambina” non nisce qui. Al
contrario, quella attribuzione originaria è ripetuta da diverse autorità e in diverse occasioni per rinforzare o
contestare l’effetto naturalizzato. La nominazione è, allo stesso tempo, la de nizione di un con ne e anche la
reiterata affermazione di una norma» (Butler 1993, p. 7).
[3] Nelle parole di Butler: «Non è più possibile considerare l’anatomia un referente stabile che viene, in qualche
modo, valorizzato o signi cato sottoponendolo a uno schema immaginario. Al contrario, l’accessibilità stessa
dell’anatomia dipende, in un certo modo, da questo schema e coincide con esso» (Butler 1993, p. 59). Per
l’anatomia come arte di tagliare e cucinare il corpo, si vedano anche le ri essioni di Artaud sul «corpo senza
organi» (cfr. in particolare F. Cambria 2007), nonché quelle di Deleuze sullo stesso tema.
[4] Si tratta di «un’esigenza all’interno della lingua, un’esigenza di lingua, un “qualcosa” che sollecita e provoca»
(corsivo dell’autrice, Butler 1993, p. 60).

[Immagine: Juliana Notari, Diva].

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