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Masarykova univerzita

Filozofická fakulta
Ústav románských jazyků a literatur

IL MONDO DEGLI ADOLESCENTI IN DUE OPERE:


AGOSTINO E LA DISUBBIDIENZA DI ALBERTO MORAVIA

Bc. Markéta Bojková

Vedoucí magisterské diplomové práce: Dott. Paolo Divizia

Magisterská diplomová práce


Brno 2009
Prohlašuji, že jsem tuto práci vypracovala samostatně, veškeré použité prameny jsem uvedla
v seznamu literatury a tištěná verze je totožná s verzí elektronickou.

2
Děkuji Dott. Paolovi Diviziovi za cenné rady a všestrannou pomoc při vypracování této
magisterské diplomové práce.

3
Indice:

1. Introduzione ...........................................................................................................................6

2. La biografia di Alberto Moravia ............................................................................................7

3. Agostino..................................................................................................................................8
3.1. Introduzione ........................................................................................................................8
3.2. Trama ..................................................................................................................................9
3.3. Breve analisi .....................................................................................................................12
3.3.1. I personaggi ...................................................................................................................12
3.3.2. Lo spazio ........................................................................................................................16
3.3.3. Il tempo ..........................................................................................................................16
3.3.4. Il narratore .....................................................................................................................16
3.4. Temi e motivi ....................................................................................................................17
3.4.1. La tematica sessuale ......................................................................................................17
3.4.1.1. Il rapporto con la madre ..............................................................................................18
3.4.1.2. Il rapporto con una prostituta ......................................................................................21
3.4.1.3. Il rapporto con una donna ...........................................................................................22
3.4.1.4. Il tema dellʼomosessualità ..........................................................................................24
3.4.2. La tematica delle classi sociali ......................................................................................27
3.4.3. La tematica del denaro ...................................................................................................35
3.4.4. La tematica dellʼalienazione ..........................................................................................37

4. La disubbidienza ..................................................................................................................39
4.1. Introduzione ......................................................................................................................39
4.2. Trama ................................................................................................................................40
4.3. Breve analisi .....................................................................................................................43
4.3.1. I personaggi ...................................................................................................................43
4.3.2. Lo spazio ........................................................................................................................46
4.3.3. Il tempo ..........................................................................................................................47
4.3.4. Il narratore .....................................................................................................................47
4.4. Temi e motivi ....................................................................................................................48
4.4.1. La tematica sessuale ......................................................................................................48

4
4.4.1.1. Il rapporto con una donna ...........................................................................................48
4.4.2. La tematica delle classi sociali ......................................................................................54
4.4.3. La tematica del denaro ...................................................................................................57
4.4.4. La tematica dellʼalienazione...........................................................................................61

5. La ricerca di tratti caratteristici comuni ai due romanzi.......................................................63

6. La conclusione......................................................................................................................68

7. La bibliografia......................................................................................................................69

5
1. Introduzione

In questa tesi vorrei trattare lʼanalisi di due romanzi brevi di Alberto Moravia:
Agostino e La disubbidienza, due opere scritte dal punto di vista degli adolescenti. Uno degli
obiettivi di questa tesi è esaminare in dettaglio temi e motivi che si trovano in queste due
opere, descrivendoli e mostrandoli tramite citazioni e vari commenti dei critici. Dopo tale
analisi voglio andare alla ricerca dei tratti caratteristici comuni di questi due romanzi brevi.
Lʼaltro obiettivo della tesi è quello di mostrare come la vita di Alberto Moravia ha
influenzato questi due libri, anche se, sappiamo, non si tratta di opere autobiografiche.
Comunque è più che evidente che in tanti casi lʼautore si è ispirato ad avvenimenti, vicende
ed esperienze della propria vita. Per tale obiettivo voglio utilizzare le interviste di Dacia
Maraini dal libro intitolato Il bambino Alberto, e poi dal libro di Alberto Moravia ed Alain
Elkann, Vita di Moravia. Sono interviste in cui Alberto Moravia risponde alle domande
riguardanti la sua vita. Desidero confrontare queste risposte di Alberto Moravia con le
citazioni dai suoi libri: Agostino e La disubbidienza.
Dopo questʼintroduzione vorrei presentare Alberto Moravia scrivendo la sua biografia
e concentrandomi soprattutto sulla sua infanzia e gli anni Quaranta, in cui lʼautore ha scritto e
pubblicato i due romanzi brevi di cui mi occuperò in questa tesi.
Il terzo capitolo è dedicato al romanzo Agostino. Dopo una breve introduzione a
questo libro, riassumo la trama della vicenda e in seguito voglio dedicarmi ad unʼanalisi
letteraria. La parte più importante in questo caso è quella riguardante temi e motivi, perciò
viene divisa secondo le tematiche ed analizzata in dettaglio.
Il quarto capitolo si occuperà del secondo romanzo, La disubbidienza. Anche questo
libro viene trattato in modo uguale come il libro precedente. Questo sistema facilita il
confronto seguente di queste due opere ed aiuterà alla ricerca dei loro tratti caratteristici
comuni.

6
2. La biografia di Alberto Moravia1

Alberto Moravia nacque a Roma il 28 novembre 1907 dalla famiglia Pincherle, che
apparteneva alla borghesia benestante. Il padre, Carlo Pincherle Moravia, architetto,
costruttore e pittore era di una famiglia veneziana e la madre, Gina de Marsanich, era di
Ancona. Alberto aveva due sorelle maggiori, Adriana ed Elena e un fratello minore, Gastone.
Aveva unʼinfanzia normale fino allʼetà di nove anni quando si ammalò di una
tubercolosi ossea secca. Questa malattia gli durò fino al 1925, quindi tutta lʼadolescenza.
Durante questo periodo i suoi studi erano irregolari e in seguito abbandonò degli studi al
liceo. Passava la maggior parte del tempo da solo a letto e si dedicava alla lettura di
innumerevoli libri assorbendo cosí la cultura europea. Nel 1923 ricevette una cura sbagliata,
che lo costrinse a stare a letto ingessato tra la vita e la morte fino al 1924, quando iniziò una
nuova cura. Partì per il sanatorio Codivilla di Cortina dʼAmpezzo, dove gli cessarono i dolori
e nel 1925 guarì. Lasciò il sanatorio e si trasferì a Bressanone per la convalescenza.
Nellʼottobre del 1925 iniziò a scrivere il suo primo romanzo, Gli indifferenti, che uscì
più tardi nel 1929 ed ebbe molto successo. Moravia cominciò a collaborare con la rivista
”900” di Bontempelli dove nel 1927 pubblicò la sua prima novella, Cortigiana stanca, e in
seguito altri racconti. Allʼinizio degli anni Trenta iniziò a viaggiare e a scrivere articoli di
viaggio su vari giornali. In quegli anni la situazione politica si aggravò e i suoi rapporti con il
Fascismo peggiorarono, quindi Moravia si allontanò negli Stati Uniti per otto mesi.
Poi tornò in Italia e si trasferì ad Anacapri, dove scrisse Agostino, e dove visse con
Elsa Morante, che sposò nel 1941. Dopo il matrimonio iniziò un periodo difficile, il suo nome
era sulle liste della polizia fascista come “sovversivo” e Moravia dovette fuggire sulle
montagne. Dopo la guerra riprese la sua attività collaborando con vari quotidiani e periodici.
Nel 1948 pubblicò La disubbidienza.
Gli anni Sessanta sono quelli della crisi dei suoi rapporti con Elsa Morante e
dellʼincontro con Dacia Maraini, giovane scrittrice. Moravia, Dacia Maraini e Enzo Siciliano
fondarono una compagnia teatrale. Lo scrittore morì il 26 settembre 1990 a Roma. Durante la
sua vita scrisse tanti romanzi, racconti, opere teatrali, ed articoli e per alcuni ricevette anche
dei premi letterari. La maggior parte della sua opera fu tradotta in varie lingue incluso il ceco.

1
Cfr. ALBERTO MORAVIA, Agostino, introduzione di Giugliano Dego, bibliografia di Tonino Tornitore,
cronologia di Eileen Romano, Bompiani, Milano 2001, pp. XXIII - XXXII.
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, U. Mursia editore, Milano 1977, pp. 23 - 43.
MARINELLA MASCIA GALATERIA, Come leggere Gli indifferenti di Alberto Moravia, Mursia, Milano
1986, pp. 5 – 18.

7
3. Agostino

3.1. Introduzione

Alberto Moravia in unʼintervista disse che aveva scritto Agostino in un mese, quello di
agosto, e per questo motivo lʼintitolò così. Lo scrittore lo considerava come un libro
fondamentale nella sua opera ed evidenziava il fatto di averlo scritto con tanta ispirazione,
illuminato da una gran felicità espressiva. Le bozze furono corrette da sua sorella Elena.
Allʼinizio la censura fascista non volle permettere la pubblicazione di questo romanzo, anche
se non cʼera assolutamente niente di antifascista. Lo scrittore quindi andò al ministero, dove
scoprì che non era ben visto dal regime fascista, perché Alberto Moravia era ostile al regime. 2
Comunque nel ʼ44 durante lʼoccupazione tedesca, a Roma, presso la casa editrice
Documento, finalmente vide la luce questo romanzo breve Agostino, iniziato nel 1943.
Questʼopera fu scritta a Capri, dove Alberto Moravia si rifugiava con Elsa Morante, sua
moglie. Quando uscì questo romanzo breve, fu un successo e subito lʼanno dopo, nel 1945, al
romanzo venne assegnato il primo premio del dopoguerra, il Premio del Corriere Lombardo.3

2
Cfr. ALBERTO MORAVIA, ALAIN ELKANN, Vita di Moravia, Bompiani, Milano 1991, pp. 135 - 137.
3
Cfr. GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, p. 35.

8
3.2. Trama

La trama di questo romanzo si svolge in unʼestate al mare dove il protagonista di


nome Agostino, un ragazzo di tredici anni, trascorreva le vacanze con la madre. Lei era
vedova, ma si trattava ancora di una bella donna con la voglia di vivere. Tra loro esisteva un
bel rapporto, tutte le mattine andavano insieme in pattino sul mare, facevano i tuffi,
nuotavano insieme, prendevano il sole, giocavano e scherzavano, insomma si divertivano
tanto insieme.
Ma una mattina un giovane bruno, di nome Renzo, venne da loro sotto lʼombrellone
invitando la madre per una gita in mare con il pattino bianco. Agostino si aspettava che la
madre rifiutasse quest’invito, come aveva fatto con tanti altri simili inviti, ma rimase sorpreso
dal fatto che lei avesse accettato subito con gioia e se ne fosse andata con lui lasciandolo da
solo. La madre quel giorno tornò contenta dopo un paio dʼore chiedendo ad Agostino che
cosa avesse fatto. Lui inventò una bugia dicendo che si era molto divertito con altri ragazzi.
Il giorno dopo la madre e Renzo andarono di nuovo in mare con il pattino, ma questa
volta la madre portò con sé anche Agostino che era scontento perché sarebbe voluto stare da
solo con lei. Il suo amante veniva tutte le mattine a prenderla ed Agostino doveva assistere
alle loro conversazioni ed ai loro bagni provando una gran ripugnanza per queste gite. Quindi
Agostino cominciò a protestare ed a scomparire.
Un giorno mentre la madre aspettava il suo amante che era in ritardo, Agostino con il
desiderio di far soffrire sua madre, le continuava a domandare se quel giorno sarebbero andati
in mare per la solita gita. La madre capì dalla voce di Agostino che voleva farla soffrire,
quindi gli diede uno schiaffo. Agostino non disse niente, corse per la spiaggia verso le cabine
a nascondersi. Piangendo si chiuse nella cabina e si sedette in un angolo rannicchiato con il
viso tra le mani. Poi ad un tratto ebbe la sensazione che la porta si aprisse e desiderava che
fosse sua madre pentita ed affettuosa, ma non fu così, Agostino invece vide un ragazzo della
sua stessa età, con cui fece la conoscenza.
Questo ragazzo, di nome Berto, stava giocando a guardie e ladri con i suoi amici ed
anche Agostino voleva giocare con loro. Berto non lo voleva far entrare nel suo gruppo di
amici, ma dopo che Agostino gli diede due pacchetti di sigarette che aveva preso dalla borsa
di sua madre, Berto lo portò con sé alla loro “tana” del bagno Vespucci. Agostino fu
presentato al gruppo con il soprannome Pisa, il luogo da cui proveniva.
Più tardi tornò in fretta verso il bagno Speranza scoprendo che la madre non era
ancora tornata. Dopo poco vide la madre ritornare salutandolo cordialmente. Andarono a casa

9
per mangiare e dopo il pranzo venne ad Agostino un desiderio irresistibile di uscire con i
ragazzi. Andò da sua madre per chiederle il permesso di uscire, ma invece di bussare alla sua
porta come sempre faceva, gli venne voglia di spiarla guardandola come si guarda una donna
e non la madre. Agostino provava delle nuove sensazioni nei confronti della madre, voleva
ritirarsi in fretta, ma nello stesso tempo qualcosa lo costringeva a fissare con gli occhi, dove il
giorno prima, non se lo sarebbe permesso. Poi chiese il permesso di uscire ed andare alla
spiaggia dai suoi nuovi amici.
Al bagno Vespucci trovò soltanto Saro e Homs, che era uno dei ragazzi con la voce
femminile. Saro, il bagnino, spiegò ad Agostino che i ragazzi erano andati a Rio, cioè una
località deserta del litorale, qualche chilometro da lì, a rubare frutta e granturco nei campi.
Saro propose ad Agostino di accompagnarlo dai suoi amici con la sua barca. Agostino salì
nella barca, ma Saro non fece più salire Homs, quindi partirono da soli. Saro invitò Agostino
a stendersi accanto a lui, giustificando il fatto che la barca correva di più, poi gli afferrò la
mano nella sua e gli chiese di recitare qualche poesia che gli avevano insegnato a scuola.
Agostino aveva paura, nel suo viso si vedeva la ripugnanza e il terrore che fece capire a Saro
che il suo piano era fallito. Lo portò a riva dove cʼerano i ragazzi ed anche Homs. I ragazzi lo
deridevano e lo prendevano in giro credendo che lui fosse come Homs, quindi come gli
spiegò Sandro più tardi Homs era lʼamante di Saro, quindi fra Saro e Homs cʼera una
relazione omosessuale. Dopo aver mangiato granturco i ragazzi fecero il bagno nudi,
Agostino si vergognava, ma lo fece anche lui. Poi Saro fece salire tutti in barca dove
mangiarono un cocomero e dopo gli offrì anche del vino. Agostino provò un sorso che gli
diede subito alla testa, mentre gli altri cantavano. Appena raggiunto il porto, Agostino si mise
a correre via senza salutare nessuno.
Dopo quel giorno iniziò per Agostino un tempo oscuro, pieno di tormenti, domande e
tentazioni. Si rese conto che non era più quello di un tempo, ma la madre non si accorse del
cambiamento del figlio. La banda fece capire ad Agostino le cose riguardanti il sesso, quindi
se prima provava la gelosia per sua madre e lʼantipatia per Renzo, ora provava la curiosità, un
sentimento di indifferenza per sua madre e di comprensione per lui. Agostino voleva vederla
come una donna e non come sua madre, ma capì che questo non era possibile.
Un giorno fece anche finta di essere un garzone del bagnino e portò un uomo ricco
con suo figlio con il pattino in mare a pagamento. Parlando con il signore rispose dicendo
delle bugie, cioè che era povero che non poteva andare a scuola perché doveva lavorare.
Questo ed altro fece capire ad Agostino che non apparteneva più al suo mondo ma che non
era neppure simile ai ragazzi della banda.

10
Un giorno alla fine dellʼestate i ragazzi della banda ed Agostino andarono a cacciare
uccelli e raccogliere funghi. Quando giunse il tramonto decisero di tornare verso casa
prendendo la strada che passava un quartiere periferico. Camminavano a due a due, ultimi
della fila erano Agostino e Tortima, il ragazzo più forte della banda. Tortima indicò ad
Agostino un vecchio villino spiegandogli che era una casa di tolleranza, la più cara della città,
aggiungendogli tutti i dettagli sui prezzi, quante donne cʼerano, chi ci andava e quanto tempo
ci si poteva rimanere. Ad Agostino gli venne alla mente unʼidea chiara e semplice: la sera
stessa voleva andare in quel luogo proibito per conoscere una di quelle donne ed in questo
modo liberarsi dalle ossessioni di cui soffriva quellʼestate, cioè sfatare per sempre la calunnia
dei ragazzi e tagliare il legame di sensualità sviata e torbida che si era creata tra lui e sua
madre.
Agostino doveva procurare i soldi necessari non solo a lui ma anche a Tortima. Visto
che non bastavano i soldi tolti dal suo salvadanaio, doveva chiederli anche alla madre dicendo
che voleva comprarsi un libro. Poi, sparito da casa con i soldi in tasca e correndo giunse sotto
la casa di Tortima, che discese da lui, con il vestito scuro da festa. Tortima si diresse verso la
villa e strada facendo disse ad Agostino di consegnargli i soldi perché era meglio che li
tenesse lui. Agostino gli ubbidì e gli diede tutti i soldi. Dopo aver suonato una donna
corpulente e matura aprì la porta, fece entrare Tortima, ma non fece entrare Agostino perché
era troppo piccolo. Agostino si trovava solo nel giardino e cercava almeno di guardare dentro
la villa attraverso una finestra che era aperta. Vide una donna che indossava una veste
trasparente di velo azzurrino che gli ricordava le camicie materne, ma dopo un breve
momento la donna scomparve.
Deluso per il fallimento del suo piano tornò a casa e si mise sotto le lenzuola. Poi
quando vide che la madre andava a dormire, le chiese se potevano partire il giorno seguente
per tornare a casa. La madre voleva sapere perché lui voleva partire. Anche Agostino stesso
non lo sapeva, ma ad un tratto rispose che il motivo era perché lei lo trattava come un
bambino. La madre si mise a ridere dicendogli che dʼora in poi lo avrebbe trattato come un
uomo. Il narratore finisce questo romanzo breve con queste parole: ‹‹Ma non era un uomo; e
molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse.››4

4
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 126.

11
3.3. Breve analisi

3.3.1. I personaggi

Agostino
Il protagonista di questo romanzo si chiama Agostino e ha ricevuto il soprannome
Pisa, il luogo da cui proveniva. Per quanto riguarda la descrizione dellʼaspetto fisico del
protagonista, al lettore vengono date poche informazioni, cioè che lui era un bel ragazzo di
tredici anni e che non aveva le braccia tanto forti.
Invece viene messa in risalto la sua condizione sociale. Agostino proveniva da una famiglia
ricca e perciò ha anche la possibilità di andare a scuola. Faceva la terza ginnasio, studiava
latino, italiano, geografia e storia.
Agostino è un personaggio dinamico, le cui caratteristiche psicologiche cambiano nel
corso del romanzo ed anche i suoi comportamenti subiscono variazioni di cui vedremo più in
dettaglio successivamente. Agostino rappresenta i valori di quellʼepoca e quindi servirà uno
studio più approfondito per la comprensione di questo protagonista.

La madre di Agostino
Subito dallʼinizio il narratore presenta la madre dicendo: ‹‹La madre di Agostino era
una grande e bella donna ancora nel fiore degli anni››5 Lei, infatti, è una bella vedova ricca,
che non si è risposata e che ha un amante giovane di nome Renzo. Si veste bene, ha capelli
neri e lisci. La descrizione del suo aspetto fisico viene anche attraverso la voce dei ragazzi
della banda che dicono: ‹‹La madre è una bella donna [...] è la più bella donna della spiaggia
[...] ha certe gambe... e un petto...››6 Dalla domanda di Sandro che poi viene confermata da
Agostino continua la sua descrizione di questo personaggio: ‹‹Alta, bruna, con le gambe
lunghe... e porta il costume a due pezzi, a strisce? e ha un neo a sinistra, presso la bocca?››7
La descrizione più dettagliata del suo aspetto fisico comunque è presentata quando il
protagonista Agostino guarda in segreto sua madre, di cui vedremo più in dettaglio
successivamente.
La madre di Agostino è presentata come una brava madre che vuole bene al figlio e
che però ha anche una sua vita sentimentale e personale. Il narratore riporta il punto di vista

5
Ivi, p. 5.
6
Ivi, p. 36.
7
Ivi, p. 37.

12
del protagonista a proposito di sua madre: ‹‹Agostino aveva sempre visto sua madre ad un
modo, ossia dignitosa, serena, discreta.››8

Renzo
È lʼamante della madre di Agostino. Un giovane bruno ed alto della villa Sorriso, che
viene a prenderla tutte le mattine per fare una gita con il pattino. Renzo e la madre di
Agostino vanno spesso in mare da soli, quindi Agostino rimane solo e si sente triste e deluso
ed anche geloso. Al contrario la presenza di Renzo fa la madre di Agostino felice e contenta.
Alcune volte vanno a fare una gita tutti e tre con il pattino in mare, ma Agostino prova una
gran ripugnanza per le gite con Renzo. Quando Agostino si trova insieme con Renzo, non fa
nientʼaltro che osservarlo silenziosamente ascoltando i discorsi fatti fra Renzo e la madre.
Questi due personaggi non parlano mai tra di loro, si vede che questo giovane bruno è
interessato soltanto della madre.

Ragazzi della banda: Berto, Homs, Sandro e Tortima


Tutti questi ragazzi sono poveri, quindi anche vestiti poveramente e sono figli di
marinai e di bagnini. Fanno una vita diversa da quella in cui era cresciuto Agostino, spesso
sono cattivi, violenti e prendono in giro Agostino, ma dallʼaltra parte sono divertenti, con loro
Agostino può giocare, fare le cose vietate: andare a rubare frutta, fumare sigarette o bere vino.
Addirittura i ragazzi della banda gli fanno conoscere cose riguardanti il sesso che prima non
conosceva. La descrizione di tutti è fatta soprattutto dal punto di vista sociale per far risalire
la differenza fra ricchi e poveri.

Berto
Berto è il ragazzo che fa entrare Agostino nella banda e che presenta Agostino con il
soprannome Pisa, il luogo da cui Agostino proveniva. È un ragazzo dellʼetà di Agostino. I
suoi vestiti sono descritti seguente: ‹‹Indossava un paio di pantaloni corti, dal bordo
rimboccato, e una canottiera scollata con un largo buco in mezzo alla schiena.››9 Il nostro
protagonista guardava bene lʼaspetto fisico di Berto, cioè capelli ricci di colore rame e ‹‹un
brutto viso lentigginoso in cui era notevole il roteare delle pupille di un celeste torvo.››10
Questo ragazzo nella voce aveva un rozzo accento dialettale.

8
Ivi, p. 12.
9
Ivi, p. 22.
10
Ibid.

13
Homs
Un ragazzo di colore con le braccia sottili e con una voce melata e cantante senza
nerbo, come di femmina. Ha una relazione omosessuale con un bagnino di nome Saro. Homs
viene deriso dai ragazzi per questa relazione omosessuale. Sembra che lʼautore abbia scelto
questo nome Homs per far sottolineare lʼomosessualità di questo ragazzo.
Agostino osservando questo ragazzo di colore vede che il suo aspetto fisico è diverso
dallʼaspetto fisico tipico per la gente di colore. Vede ad esempio la differenza nella forma del
naso e della bocca, ciò che testimonia la citazione seguente, quindi come Agostino vede
lʼaspetto fisico di Homs:

non aveva il naso schiacciato, come si poteva supporre, bensì aquilino, piccolo e ritorto in se medesimo come
un riccio di carne unta e nera, con una specie di neo più chiaro, quasi giallo, sopra una delle narici. Anche la
bocca non era grossa come quella dei negri, ma sottile e violacea. Gli occhi li aveva tondi e bianchi, oppressi
dalla fronte gonfia su cui si levava una gran zazzera fuligginosa.11

Sandro
Questo ragazzo bello ed elegante è il più abile di tutti ed è quello che fa capire ad
Agostino che fra Homs e Saro cʼè una relazione omosessuale. Sandro, il biondo grazioso con
il corpo proporzionato viene descritto così:

Bello ed elegante, le braccia incrociate sul largo petto bruno su cui sfavillavano come oro radi peluzzi
biondi [...] aveva gambe forti e abbronzate tutte avvolte come da un polverio aureo. Altri peli biondi gli
scappavano allʼinguine, fuori dalle sdruciture delle rosse mutandine da bagno. 12

Tortima
Tortima è il più vecchio di loro (ha intorno ai sedici anni), un ragazzo atticciato, tozzo
e il più forte di tutti ed è proprio lui che fa vedere una casa di tolleranza ad Agostino
spiegandogli tutte le cose riguardanti questa casa di tolleranza, quindi tutti i dettagli sui
prezzi, quante donne ci lavorano e tante altre cose che Agostino ancora non sa visto che ha
soltanto tredici anni. Comunque Agostino vuole visitare questo posto, ma logicamente alla
fine non lo fanno entrare, entra soltanto Tortima perché è più vecchio di Agostino. Il narratore

11
Ivi, p. 45.
12
Ivi, p. 40.

14
ci presenta Tortima in espressioni come: ‹‹era il più vanitoso e al tempo stesso, così
nerboruto e sbilanciato, il più plebeo e squallido di tutti››13

Saro
Saro, il bagnino del bagno Vespucci ha una relazione omosessuale con il ragazzo
Homs, come ho già menzionato. Ha a disposizione una barca. Saro vorrebbe avere anche una
relazione omosessuale con Agostino, e lo fa capire durante un viaggio in questa barca quando
ci sono soltanto loro due. Agostino ha paura di lui e Saro vede chiaramente nel suo viso la
ripugnanza e il terrore, quindi smette di disturbarlo e lo lascia in pace e non ci riprova mai
più. Anche se non è successo niente, i ragazzi prendono in giro Agostino credendo che anche
lui sia un omosessuale.
La descrizione di questo personaggio è molto dettagliata soprattutto viene evidenziato
il suo brutto aspetto fisico:

Agostino guardò lʼuomo. Era grande e grosso, poteva avere un poʼ meno di cinquantʼanni. Aveva una
testa sorniona e freddamente benevola. Calvo, con la fronte curiosamente conformata come una sella, i piccoli
occhi ammiccanti, il naso rosso e aquilino, le narici scoperte e piene di venuzze vermiglie ripugnanti a vedersi.
Aveva baffi spioventi e sotto i baffi la bocca un poʼ storta che stringeva il sigaro. Indossava un camiciotto
sbiadito e un paio di pantaloni di cotone turchino, un pantalone gli scendeva fino alla caviglia, lʼaltro era
rimboccato sotto il ginocchio. La pancia, lʼaveva cinta da una fascia nera. Ultimo particolare che accrebbe in
Agostino il primo ribrezzo, egli si accorse che il Saro, così si chiamava il bagnino, aveva in ambo le mani non
cinque ma sei dita che davano alle mani un aspetto enorme e numeroso e più che dita parevano tozzi tentacoli. 14

13
Ivi, p. 76.
14
Ivi, pp. 33-34.

15
3.3.2. Lo spazio

La vicenda si svolge in un luogo al mare, dove Agostino trascorre le sue vacanze con
la madre. Lo scrittore mette in opposizione gli spazi soprattutto dal punto di vista sociale. Ad
esempio troviamo la descrizione della bella spiaggia, dove vanno i borghesi ricchi,
confrontata con la spiaggia dove vanno i popolani, la gente povera.
Visto che in questo romanzo lo spazio ha la sua importanza soprattutto dal punto di
vista sociale, lo analizzerò più in dettaglio successivamente.

3.3.3. Il tempo

Il romanzo comincia in medias res, quando nei primi giorni di unʼestate il protagonista
trascorre le sue vacanze con la madre al mare. La vicenda è narrata in ordine di successione
temporale dai primi giorni estivi fin quasi alla fine dellʼestate. Nel romanzo prevale il tempo
sommario perché il narratore riassume gli avvenimenti e quindi il tempo del racconto è
minore del tempo della storia. Nel romanzo non manca lʼanalessi cioè le retrospezioni quando
il narratore ci fa conoscere le cose che sono successe prima rispetto alla storia narrata. La
conclusione di questo romanzo breve termina con la protessi cioè unʼanticipazione dove il
narratore parla del futuro del nostro protagonista rispetto al punto di narrazione della vicenda.

3.3.4. Il narratore

Il narratore in questo romanzo breve è assente come personaggio dallʼazione quindi si


tratta di un narratore eterodiegetico. Racconta questa vicenda dallʼesterno con lʼuso della
terza persona. È un narratore onnisciente perché sa tutto quello che fanno e pensano i singoli
personaggi, addirittura conosce quello che loro ancora non conoscono.

16
3.4. Temi e motivi

Agostino è un libro che non parla soltanto della vita di un ragazzo adolescente, che
non è più un bambino, ma non è ancora un uomo. Agostino, che proviene da una ricca
famiglia borghese comincia a scoprire anche un nuovo mondo reale, ma socialmente diverso
dal mondo in cui ha vissuto finora. In effetti lo scrittore vuole denunciare una realtà obiettiva
senza il riguardo alle tradizioni culturali e religiose. Questo romanzo breve tratta la tematica
sessuale, la tematica delle classi sociali, la tematica del denaro e la tematica dellʼalienazione.

3.4.1. La tematica sessuale

Alberto Moravia è uno scrittore realista che non evita neanche il tema del sesso, anzi
tale tematica predomina in maggior parte della sua opera. Giancarlo Pandini conferma che:

In Moravia il sesso non è un evento che si giustifichi come punto di passaggio nella causalità
dellʼintreccio, dellʼoccasione narrativa; non è neppure il fatto che leghi una situazione allʼaltra, allʼinterno della
finzione narrativa, ma è, piuttosto, una costante della narrazione che, in forme diverse – anche se il suo continuo
riproporsi è spesso monotono – la caratterizza e le conferisce un particolare sapore denso di accattivante
eccitamento.15

In questo romanzo il protagonista Agostino scopre e comincia a capire il sesso, il


sesso in varie forme. Allʼinizio deve sopportare ed abituarsi alla relazione che cʼè fra sua
madre e il suo giovane amante bruno, di nome Renzo. Poi i ragazzi della banda gli fanno
capire in modo brutale che cosa fanno un uomo e una donna, una realtà del sesso che quindi
riguarda anche sua madre. Gli viene una crisi, perché non sa più come guardare la madre, è
per lui una madre o una donna? Dopo aver fatto il viaggio in barca con Saro, i ragazzi
credono che lui sia omosessuale e questa cosa che lo traumatizza, perché non è vero. Alla fine
vuole risolvere tutto con la visita in una casa di tolleranza.

15
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, cit., p. 130.

17
3.4.1.1. Il rapporto con la madre

Agostino e la madre hanno un rapporto bello, si potrebbe dire idillico, sono quasi
sempre insieme. Lui è un buon bambino educato, ma irresponsabile, comunque protetto dalla
madre. Agostino si sente felice ed orgoglioso, con il desiderio di seguire la madre ovunque.
Tutto questo cambia da quando sua madre inizia una relazione con un giovane bruno,
di nome Renzo. La madre e Renzo vanno insieme a fare una gita in mare e lasciano Agostino
da solo, perciò lui si sente deluso, amareggiato e geloso. Gli sembra che la madre abbia
aspettato lʼoccasione propizia per abbandonarlo.
Il giorno dopo, anche Agostino va con la madre e Renzo a fare una gita in mare, ma
Agostino preferirebbe stare da solo con lei. Durante la gita Agostino osserva il cambiamento
di sua madre, per la presenza di Renzo, non soltanto verso di lui, ma anche verso se stessa,
come se non fosse più la donna di un tempo. Agostino sentendo i loro discorsi, le risa e
vedendo come fanno i bagni insieme, si sente superfluo e prova vergogna. Agostino vede
come Renzo si è gettato in mare e aspetta la madre che: ‹‹si schermiva, protestava, ridendo e
afferrandosi con le mani al sedile, finalmente si sporse con tutto un fianco e una gamba, in un
atteggiamento quasi indecente e si lasciò cadere malamente tra le braccia del compagno.››16
Agostino non capisce questo comportamento diverso della madre. La guarda e vede anche:
‹‹il volto ridente della madre accanto a quello bruno e serio del giovane; e gli parve che le
guance si toccassero. Nellʼacqua limpida si potevano vedere i due corpi dimenarsi lʼuno
accanto allʼaltro, come desiderosi di intrecciarsi, urtandosi con le gambe e con i fianchi.››17
Agostino vede Renzo e la madre come si comportano, ciò non gli piace, perché vorrebbe
avere la madre soltanto per sé. Ancora non si rende conto che fra la madre e Renzo cʼè una
relazione amorosa, perché Agostino non sa ancora che cosa fanno un uomo e una donna e che
cosa è il sesso. Comunque con il tempo lʼintimità tra la madre e Renzo cresce, ed Agostino si
rende conto che la madre non gli riserva più le attenzioni a cui era abituato. Un giorno, in cui
Agostino vuole far soffrire sua madre, facendo un discorso, riceve da lei uno schiaffo, una
cosa tutta nuova per lui, e che gli pare incredibile. Tutte queste cose creano lʼinizio di un
dramma psicologico per questo ragazzo tredicenne.
Agostino conoscendo i ragazzi della banda scopre un mondo diverso. I ragazzi gli
fanno capire in modo bruttale che cosʼè il sesso. Gli fanno capire con parole e con gesti
espressivi che cosa fanno sua madre e Renzo. Lo prendono in giro ridendo, perché vedono

16
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 14.
17
Ibid.

18
che non sa ancora nulla di cosa fanno un uomo e una donna. Agostino fino ad adesso era
ancora un ragazzo innocente ed ingenuo, ora si sente disperato e si vergogna di sentire queste
cose. La scoperta che la madre è amante di Renzo è per lui traumatizzante. Quindi i ragazzi
della banda gli hanno aperto gli occhi ed Agostino comincia ad essere pieno di dubbi e
soprattutto di curiosità.
Quando torna a casa, la curiosità gli fa venire una voglia di andare ad osservare sua
madre, ma dallʼaltra parte il suo vecchio comportamento lo tira indietro. Agostino ha dentro
di sé il combattimento tra la ripugnanza e lʼattrattiva, tra la sorpresa e il compiacimento.
Agostino scopre che la madre è una donna, quindi scopre in lei i segni dʼuna femminilità
sconosciuta e ripugnante per lui. Sente che lʼaffetto di un tempo stava cambiandosi in un
sentimento tutto diverso e desidera non amare più sua madre, ma non sa per quale motivo.
‹‹Forse per il risentimento di essere tratto in inganno e di averla creduta così diversa da
quella che era nella realtà; forse perché, non avendo potuto amarla senza difficoltà e offesa,
preferiva non amarla affatto e non vedere più in lei che una donna.››18
Agostino perde la sua innocenza, si sente confuso, infelice e cerca di separarsi dalla
madre psicologicamente, perciò ricerca la compagnia umiliante e brutale dei ragazzi della
banda. Dopo quel giorno Agostino è pieno di tormenti, ma sua madre non se ne accorge per
niente, quindi continua a comportarsi come al solito.

La madre, come in passato, non si nascondeva in casa dai suoi occhi di cui non avvertiva lo sguardo
cambiato; e maternamente impudica, pareva ad Agostino che quasi lo provocasse e lo ricercasse. Gli accadeva
talvolta di sentirsi chiamare e di trovarla alla teletta, discinta, il petto seminudo; oppure di svegliarsi e di vederla
chinarsi su di lui per il bacio mattutino, lasciando che la vestaglia si aprisse e il corpo si disegnasse entro la
trasparenza della leggera camicia ancora spiegazzata della notte. Ella andava e veniva davanti a lui come se lui
non ci fosse; si metteva le calze, se le toglieva; si infilava gli abiti, si profumava, si imbellettava; e tutti questi
atti che un tempo erano sembrati ad Agostino affatto naturali, ora apparendogli significativi e quasi parti visibili
di una realtà ben più ampia e pericolosa, gli dividevano lʼanimo tra la curiosità e la sofferenza.19

Agostino prova curiosità ed osserva sua madre seminuda, il suo corpo e il suo
comportamento. Così lʼha vista tante volte senza pensarci, ma ora è tutto diverso. Dentro di
lui cʼè un combattimento psicologico, vuole vedere sua madre soltanto come una donna:
‹‹Non è che una donna, con unʼindifferenza obbiettiva di conoscitore; ma un momento dopo,

18
Ivi, p. 58.
19
Ivi, p. 86.

19
non sopportando più lʼinconsapevolezza materna e la propria attenzione, avrebbe voluto
gridarle: Copriti, lasciami, non farti più vedere, non sono più quello di un tempo.››20
Quindi Agostino è consapevole del proprio cambiamento verso la madre, ma la sua
speranza di non vederla più come la madre è inutile.

Ben presto si accorse che pur essendo diventata donna, ella restava, ai suoi occhi, più che mai madre; e
comprese che quel senso di crudele vergogna che per un momento aveva attribuito alla novità dei suoi
sentimenti, non lo avrebbe più lasciato. Sempre, capì ad un tratto, ella sarebbe rimasta la persona che aveva
amato di affetto sgombro e puro; sempre ella avrebbe mescolato ai suoi gesti più femminili quelli affettuosi che
per tanto tempo erano stati i soli che egli conoscesse; sempre, infine, egli non avrebbe potuto separare il nuovo
concetto che aveva di lei dal ricordo ferito dellʼantica dignità.21

Agostino è cambiato, prima sentiva gelosia per la madre ed antipatia per Renzo,
lʼamante giovane della madre. Ora prova un sentimento di comprensione per il giovane bruno
e di indifferenza per sua madre. Stare con la madre a casa al mare, diventa per lui
insopportabile. La ripugnanza verso di lei lo spinge sempre di più a frequentare i ragazzi della
banda.
Un giorno un ragazzo della banda, di nome Tortima, mostra una casa di tolleranza ad
Agostino, spiegandogli tutti i dettagli sui prezzi e sulle donne che ci lavorano. Ad Agostino
gli viene unʼidea molto chiara, che ci deve andare e conoscere una di quelle donne. Credeva
che conoscendo una di queste donne gli farebbe ‹‹tagliare definitivamente il sottile legame di
sensualità sviata e torbida che si era creato tra lui e sua madre.››22 Agostino, visto che ha
solo tredici anni, non lo fanno entrare in questa casa di tolleranza. Si sente deluso per il
fallimento di questo suo tentativo e quindi torna a casa con la voglia di partire da lì.
È lo stesso Alberto Moravia a raccontarci in unʼintervista del rapporto che ha il
protagonista del suo romanzo breve con la madre. Lo scrittore dice: ‹‹Il sesso è ciò che in
fondo determina il suo rapporto con la madre, dapprima vista da lui come genitrice sacra e
inaccessibile, poi come una donna simile a tutte le altre.››23
Alberto Moravia scrive spesso su certe realtà che fanno parte della sua vita e delle
proprie esperienze, anche se in questo caso sembra che non si sia ispirato al rapporto che
aveva con sua madre. In unʼintervista fra Dacia Maraini e Adriana, la sorella di Alberto
Moravia, Dacia Maraini ha chiesto a lei se nel sentimento di amore-ripugnanza che Agostino

20
Ivi, p. 87.
21
Ibid.
22
Ivi, p. 103.
23
ALBERTO MORAVIA, ALAIN ELKANN, Vita di Moravia, cit., p. 135.

20
ha nei riguardi della madre riconosce qualcosa di Alberto bambino. Adriana le ha dato la
risposta seguente: ‹‹Lʼamore sì. Alberto amava molto sua madre. E lo mostrava anche
quando era piccolo. Aveva delle insofferenze, questo sì. Si rivoltava: Mamma, che dici!
mamma, ma insomma... Però non mi sembrava che avesse delle ripugnanze.››24

3.4.1.2. Il rapporto con una prostituta

Un giorno tornando a casa Tortima indica ad Agostino uno dei villini, spiegandogli
che si tratta di una casa di tolleranza. Agostino vede una casa di quel genere per la prima
volta, anche se già sapeva dai ragazzi della banda che esistono queste case, dove ci sono le
donne disposte ad offrire sesso in cambio di soldi.
Ad Agostino è venuta unʼidea molto chiara, cioè andare in questa casa di tolleranza la
sera stessa. ‹‹Conoscere una di quelle donne, pensava oscuramente, voleva dire sfatare per
sempre la colunnia dei ragazzi; e nello stesso tempo tagliare definitivamente il sottile legame
di sensualità sviata e torbida che si era creato tra lui e sua madre.››25 Agostino si mette
dʼaccordo di andarci con Tortima, da cui riceve tutte le informazioni necessarie. Agostino
procura i soldi anche per Tortima, e insieme vanno a suonare il campanello di quel villino.
Una donna apre la porta e fa entrare soltanto Tortima, che ha intorno ai sedici anni, ma
Agostino tredicenne deve rimanere logicamente fuori.
Agostino si accorge che cʼè una finestra aperta del pianterreno e decide di andare a
gettare almeno uno sguardo in questa casa di tolleranza.
Vede che: ‹‹La stanza era piccola e fortemente illuminata. Le pareti erano tappezzate di una
vistosa carta a grossi fiorami verdi e neri. Di fronte alla finestra, una tenda rossa, assicurata
con anelli di legno ad una stecca di ottone, pareva nascondere una porta.››26
Agostino deluso stava già per andarsene, ma ad un tratto vede dentro quella stanza una
di quelle donne con capelli ondosi e bruni e con il petto scoperto. Agostino si accorge che
‹‹indossava una ampia veste di velo azzurrino che rammentò ad Agostino le camicie materne.
La veste, trasparente, giungeva fino ai piedi.››27 Agostino sentendo un rumore come se
qualcuno si alzasse, va via. Deluso perché il suo piano è fallito sta tornando a casa e pensa
che: ‹‹Era vero che aveva veduto per un momento la donna desiderata, ritta nella sua veste di

24
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2000, p. 133.
25
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 103.
26
Ivi, pp. 122-123.
27
Ivi, p. 123.

21
velo, il petto nudo; ma intuiva oscuramente che questa immagine insufficiente e ambigua
sarebbe stata la sola ad accompagnarlo nel ricordo per lunghi anni avvenire.››28
Agostino giunto a casa vede la madre in camicia, che gli ricorda la donna della casa di
tolleranza, per via della camicia indossata dalla madre: ‹‹stessa trasparenza, stesso pallore
della carne indolente e offerta; soltanto che la camicia era spiegazzata e pareva rendere
ancor più intima e furtiva quella vista.››29
Agostino non ha potuto possedere una donna, non riesce a risolvere i suoi problemi,
anzi gli è aumentata la confusione in testa. Sa che continuerà a sentire derisioni e disprezzi
dai ragazzi, non riuscirà a tagliare il legame di sensualità sviata e torbida tra lui e la madre,
quindi sente un terrore per quello che lʼaspetta nei giorni avvenire.
Agostino anche se voleva provarlo, non ha avuto niente con una prostituta, perché era
troppo piccolo. Lo scrittore di questo romanzo ha confessato a Dacia Maraini che da giovane,
non dice a che età, quando non aveva ancora esperienza con una donna, è andato in una casa
di tolleranza. Alberto Moravia descrive quella casa di tolleranza così: ‹‹Mi fece lʼimpressione
di un qualsiasi villino borghese. Dentro cʼera un salotto con delle colonne stuccate, dei
tappeti orientali, dei divani finto antico, delle tende di velluto.››30 Lʼautore si ricorda che era
una ragazza dai capelli neri e che: ‹‹Portava una camicia di tela lunga fino ai piedi.››31
È probabile che in questo caso lo scrittore si sia ispirato un poʼ alla propria esperienza
o meglio dai propri ricordi per la descrizione della casa di tolleranza.

3.4.1.3. Il rapporto con una donna

In questo romanzo lʼautore scrive di un ragazzo tredicenne che comincia a capire che
cosʼè il sesso fra un uomo e una donna. Comunque questa nuova esperienza diventa
traumatica per il nostro protagonista, perché Agostino è un ragazzo innocente, che si scontra
con una realtà che non gli permette di raggiungere la tranquillità e lʼequilibrio psicologico.
Infatti in questo libro vediamo soltanto relazioni amorose che sono diverse da quelle
tradizionali e comuni della prima metà del Novecento. Ed anche i rapporti con le donne che
Agostino ha, non sono tipici per un ragazzo tredicenne.
Un ragazzo di solito vede tutti i giorni la madre e il padre e quindi per lui è normale
che fra di loro esista una relazione. Agostino purtroppo non ha più il padre, quindi sua madre

28
Ivi, p. 124.
29
Ivi, pp. 125-126.
30
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 104.
31
Ivi, p. 105.

22
è vedova. Agostino è abituato che la madre dedica a lui tutte le attenzioni, ma questo cambia
quando la madre inizia una relazione amorosa con Renzo. Anche qui lo scrittore ha voluto
descriverci una relazione insolita per lʼepoca, perché la madre frequenta un bel uomo più
giovane di lei.
In questo libro Alberto Moravia rifiuta le relazioni comuni, tradizionali per
quellʼepoca, e quindi lascia vivere Agostino ad esempio soltanto con le donne mature. In tutto
il romanzo non si trova neanche una ragazza dellʼetà di Agostino. Il protagonista poteva avere
una sorella, unʼamica di spiaggia oppure poteva conoscere una ragazzina durante qualche
vicenda. Anche i ragazzi della banda non parlano mai di una ragazza, anche se sicuramente
avevano una sorella o qualche cugina. Il romanzo è ricco di vari personaggi. Ci sono ragazzi
borghesi, popolani ed addirittura un ragazzo di colore, le donne e gli uomini maturi, la cuoca,
la prostituta, ma neanche una ragazza, come se non ve ne fossero.
Agostino cerca di risolvere i suoi problemi con la visita in una casa di tolleranza,
quindi con una prostituta, una scelta poco comune per un ragazzo tredicenne, che qualche
giorno prima non sapeva neanche che cosa fosse il sesso. Sicuramente tale scelta causerebbe
ancora altri problemi psicologici al nostro protagonista. Ma naturalmente i personaggi adulti
non fanno entrare Agostino nella casa di tolleranza.
Dacia Maraini si è accorta e ha chiesto ad Alberto Moravia perché: ‹‹le donne che
iniziano i ragazzi allʼamore nei tuoi primi libri sono donne mature e hanno molti tratti in
comune con la madre.››32 Lo scrittore ha risposto:

Per il motivo semplice che ero talmente giovane che le mie prime esperienze amorose sono avvenute
per forza con delle donne più vecchie di me. So che oggi non è più così ma allora era molto difficile per non dire
impossibile che un ragazzino di tredici anni trovasse una coetanea per farci lʼamore. 33

32
Ivi, p. 86.
33
Ibid.

23
3.4.1.4. Il tema dellʼomosessualità

In questo romanzo lʼapproccio del protagonista adolescente con la realtà del sesso
eterosessuale è traumatizzante, perché la capisce in modo brutale tramite i ragazzi della
banda. Agostino scopre e comincia a capire il sesso fra una donna e un uomo, e deve
sopportare la relazione che cʼè fra sua madre e Renzo, il giovane amante. Come se non
bastasse per un ragazzo tredicenne, Agostino, educato in modo tradizionale, si scontra anche
con la realtà dellʼomosessualità.
Un giorno cercando i ragazzi della banda Agostino trova sulla spiaggia soltanto Homs
e Saro. Da Saro viene a sapere che i ragazzi sono andati a Rio, che si trova a qualche
chilometro da lì. Saro, il bagnino, come abbiamo già menzionato, è un uomo grande e grosso
intorno ai cinquantʼanni che ha tutte le due mani con sei dita e che solito veglia sui ragazzi.
Vorrei notare che lʼautore scrive che Saro che è un omosessuale ha le due mani con sei dita,
cioè contro natura. Questo fatto si potrebbe interpretare che Alberto Moravia voglia
accennarci che vede lʼomosessualità come una cosa contro la natura.
Questo bagnino accompagna Agostino dai suoi amici con la barca. Nella barca ci sono
soltanto loro due, perché Saro non vuole portare Homs. Homs, il ragazzo di colore, è lʼamante
di Saro, ma il nostro protagonista non lo sa ancora. È evidente che Saro vuole provare ad
iniziare una relazione anche con Agostino. È sorprendente che lʼautore presenta
lʼomosessualità in questo romanzo tramite una relazione fra un uomo piuttosto vecchio e
brutto e un ragazzo adolescente di colore.
Saro prova avvicinarsi intimamente ad Agostino, quindi lʼinvita a stendersi accanto a
lui, giustificando il fatto che la barca corre di più. ‹‹Saro stava disteso con la testa appoggiata
al sedile e un braccio girato dietro la nuca di Agostino››34 Poi gli afferra la mano nella sua.
‹‹Ad Agostino parve di sentirsela serrare non in una mano ma in una tagliola. Le sei dita
corte e tozze gli ricoprivano la mano, ne facevano il giro e si congiungevano di sotto.››35 Saro
chiede ad Agostino, che ha dentro di sé tanta paura e terrore, di recitargli qualche poesia che
gli hanno insegnato a scuola. Agostino recita e cerca di svincolarsi dalla sua mano dalle sei
dita che gli dà tanto fastidio. Ma non ci riesce e di più vede con terrore che si sta avvicinando
la fine della poesia e quindi prova aggiungerne unʼaltra come una prova ‹‹per confermarsi
che al Saro non importava nulla della poesia e che altri erano i suoi scopi; quali poi fossero

34
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 66.
35
Ibid.

24
non gli riusciva di capire.››36 Si vede che il protagonista capisce che sta succedendo qualcosa
che non gli piace e gli fa tanta paura, ma non sa che cosʼè e soprattutto si trova da solo
lontano dalla gente, lontano dallʼaiuto. Alla fine Agostino dice pregando Saro con una voce
esasperata di lasciarlo. Saro lo guarda e vede che cʼè ‹‹nel viso di Agostino una tale
forsennata ripugnanza, un terrore così poco dissimulato, che il Saro parve capire
improvvisamente che il suo piano era fallito.››37 Saro vede e capisce che Agostino è
innocente e ha tanta paura, quindi lo lascia in pace e lo porta subito a riva dai ragazzi della
banda.
Agostino è felice che tutto è finito bene e di vedere i ragazzi. Agostino scopre che con
i ragazzi cʼè anche Homs che è venuto in tramvai. Tutti gli ridono sarcasticamente con
disprezzo e Berto dice ad Agostino: ‹‹tu e Homs ormai siete compagni... avvicinatevi lʼuno
allʼaltro... siete, come dire?, fratelli... lui è moro, tu sei bianco, ma la differenza è poca... a
tutti e due vi piace di andare in barca...››38 Ma il povero Agostino non capisce e domanda
che male cʼè andare in barca. Tutti ridono ironicamente e Sandro gli dice che con Saro solo
non ci andrebbe mai in barca spiegando tutto ad Agostino. Da adesso apprende anche lui che
fra Saro e Homs cʼè una relazione omosessuale. Agostino umiliato ed offeso sente odio per
Saro e Homs, e gli dà fastidio che i ragazzi lo disprezzano, deridono, ma soprattutto lo
considerano un omosessuale come gli altri due anche se non è assolutamente vero.
Naturalmente per Agostino tutto questo è traumatizzante e quando nuota gli viene ‹‹un
vago, disperato desiderio di varcare il fiume e allontanarsi lungo il litorale, lasciando alle
sue spalle i ragazzi, il Saro, la madre e tutta la vecchia vita.››39 Ma questo non succede e il
nostro protagonista continua la sua vita con la ripugnanza di stare con la madre ed ora anche
con il fatto che i ragazzi sono convinti che lui sia un omosessuale. Agostino è consapevole
della propria degradazione negli occhi dei ragazzi e infatti un giorno, stanco di sentire le
solite beffe per la sua gita in barca con Saro, Agostino dichiara che non vuole più negare la
verità e quello che loro dicono è accaduto. Spera che con questa dichiarazione i ragazzi
smettano di deridergli e di disprezzarlo, ma al contrario i ragazzi della banda diventano
ancora più pesanti.
Ora proviamo a vedere se questo tema dellʼomosessualità deriva dalla propria
esperienza dello scrittore. Nellʼintervista con Dacia Maraini, Alberto Moravia le racconta:
‹‹Io non ho mai avuto delle esperienze omosessuali, ma avrei potuto averle. Ebbi certamente

36
Ivi, p. 68.
37
Ibid.
38
Ivi, p. 70.
39
Ivi, p. 78.

25
dellʼattrazione per il mio vicino di camera al Codivilla. Quando poi ho amato una donna ho
capito che pur essendoci una parte di noi che è bisessuale, ero decisamente eterosessuale.››40
Quindi non si tratta di unʼesperienza o un ricordo proprio dellʼautore. Ma possiamo
aggiungere che probabilmente anche Homs poteva essere un ragazzo bisessuale, perché
sembra che fosse interessato anche alle donne. Quando i ragazzi della banda parlavano della
bellezza della madre di Agostino, veniamo a sapere che Homs con uno dei ragazzi della
banda erano andati a spiarla. ‹‹io e Homs un giorno siamo stati sotto la cabina per vederla
spogliarsi... ma ci è caduta la veste sugli occhi e non abbiamo veduto nulla... ha certe
gambe... e un petto...››41
Per concludere questa parte vorrei citare le parole di Alberto Moravia:

Il sesso ha una forza straordinaria e può prendere una direzione o unʼaltra. Dipende da tanti fatti diversi.
Ci ho messo secoli a capire certe cose. Da ragazzo ero molto chiuso, molto timido e molto puritano. E poi la vita
del sanatorio mi deprimeva. Non mi dava voglie ma solo furori. La presenza della morte era ossessionante. 42

40
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 100.
41
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 36.
42
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 101.

26
3.4.2. La tematica delle classi sociali

Una delle tematiche più importanti di questo romanzo breve è quello delle classi
sociali. A tal proposito, scrive il critico Giuliano Dego nellʼintroduzione di Agostino:
‹‹Mentre pressoché tutti i critici davano preponderante rilievo alla tematica sessuale di
Agostino, non era comunque sfuggito ai più avveduti il fatto che nel libro era entrata, per la
prima volta, la realtà delle classi.››43
Agostino proviene da una famiglia ricca, quindi dalla classe dei borghesi, ha una
buona educazione tradizionale, va a scuola dove studia latino, italiano, geografia, storia e sa
recitare le poesie. Quellʼestate viene a conoscere unʼaltra realtà, ben diversa dalla sua, cioè la
vita dei ragazzi della banda, ragazzi violenti, aggressivi, che fumano, bevono vino, rubano
frutta, parlano del sesso, non vanno a scuola perché sono di famiglie povere, i loro genitori
non possono permettersi mandare i figli a scuola. Questi ragazzi sono tutti provenienti dalla
classe popolare. Questi ragazzi poveri prendono in giro Agostino e lui viene anche a
conoscere personalmente la loro violenza. Deve sopportare le loro derisioni, ma anche sentire
che sua madre è considerata da loro una donna facile, e questo gli dà molto fastidio. Per lui
che proviene da una ricca famiglia borghese con una certa educazione, tutto questo è un
nuovo mondo mai conosciuto prima, che però lo attira molto.
Quando Agostino li incontra per la prima volta, subito osserva la diversità dei loro
vestiti visto che sono i figli dei popolani: ‹‹i ragazzi, quattro in tutto, erano vestiti
poveramente. Dovevano, come Berto, essere anche loro figli di marinai e di bagnini.››44
Giancarlo Pandini commenta così lʼincontro di Agostino con la nuova realtà:

Lo stacco dalla madre coincide per Agostino con lʼincontro di una diversa realtà: dalla condizione
borghese e ricca nella quale è cresciuto in concomitanza con la sua felicità dellʼinfanzia, ora Agostino penetra ad
occhi chiusi, con trepidazione ma con curiosità, in una dimensione sociale affatto diversa dalla sua, quella di una
banda di ragazzi del popolo cresciuti senza veli e pudori, in un misto di conoscenza naturale dei riti sessuali e
depravazione morale, che rispetto al mondo ancora pudico del ragazzo indicano senza finzione a quali radici si
aggrappi lʼesistenza negli strati sociali più bassi. Un mondo di agire duro, rude e sicuro, libero da impacci
morali, che in quei ragazzi (Berto, il Tortima, Sandro, il negretto Homs) diventa condotta equivoca e inquietante,
nella quale Agostino intravede la vaga spiegazione che va cercando per le sue nuove sensazioni. 45

43
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. VII.
44
Ivi, p. 30.
45
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, cit., p. 70.

27
Subito nel primo incontro fra Agostino e Berto, questo ragazzo chiede le sigarette ad
Agostino che gliele consegna tutte, anche se sono le sigarette di sua madre perché Agostino
non fumava, al contrario di Berto. Berto guarda la marca delle sigarette capendo che si tratta
di una marca piuttosto costosa e perciò subito fa la domanda ad Agostino: ‹‹diʼ un poʼ ... devi
essere ricco, tu... Agostino non seppe cosa rispondere.››46 Poi dopo un poʼ conosce gli altri
ragazzi dalla banda ed anche loro sono curiosi di conoscere la vita di un ricco borghese, ciò
che è descritto nel discorso fra Agostino e questi ragazzi che ha appena conosciuto. Gli fanno
tante domande personali, a cui Agostino risponde brevemente con disagio. Infatti Agostino
risponde soltanto alle loro domande e non fa neanche una domanda a loro, come si può
vedere ad esempio qui in una parte del loro discorso:

Uno di essi domandò a bruciapelo ad Agostino: Siete ricchi voialtri?


Agostino, adesso, era tanto intimorito che non sapeva più che dire. Rispose tuttavia. Credo di sì.
Quanto... un milione... due milioni... tre milioni?
Non lo so, disse Agostino impacciato.
Avete una casa grande?
Sì, disse Agostino; e rassicurato dal tono più cortese che assumeva il dialogo non poté resistere ad una
vanità di proprietario. Abbiamo venti stanze.
Venti stanze, ripeté una voce ammirativa.
Bum, disse unʼaltra voce con incrudelità.
Abbiamo due salotti, disse Agostino, e poi cʼè lo studio di mio padre...47

Il loro discorso non finisce qui. I ragazzi della banda sono curiosi e vogliono sapere
che cosa altro hanno e come vivono i borghesi ricchi. Domandano ad Agostino se hanno
anche lʼautomobile. Quando vengono a sapere da Agostino che hanno lʼautomobile anche con
lʼautista, uno dei ragazzi della banda addirittura comincia a proporsi di fare da autista a sua
madre. Anche se non sarebbe possibile visto che nessuno dei ragazzi è adulto, ma è piuttosto
unʼespressione di uno dei sogni di questi ragazzi poveri, cioè andare in macchina.
Comunque le domande continuano ed Agostino deve ad esempio rispondere che cosa
fanno in quei salotti. Spiega che sua madre lì riceve la gente. Appena glielo dice, subito
riceve unʼaltra domanda perché i ragazzi vogliono sapere quante persone riceve la madre.
Anche se Agostino non sa la risposta precisa, capisce che ha ottenuto il successo dai ragazzi e
quindi risponde tranquillamente che la madre riceve venti o trenta persone. Poi segue ancora
una domanda, cioè che fanno, ma questa volta Agostino non ha tempo di rispondere perché

46
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 25.
47
Ivi, pp. 41-42.

28
risponde uno di questi ragazzi della banda e la risposta è seguente: ‹‹Che vuoi che facciano,
disse Berto con ironia, balleranno, si divertiranno... sono ricchi loro, mica poveri come noi...
faranno lʼamore...››48 In questa risposta si vede chiaramente che Berto si rende conto della
differenza sociale che esiste tra di loro.
I ragazzi della banda quindi non sono soltanto curiosi di conoscere la ricchezza di
Agostino, ma dentro di loro cʼè anche lʼinvidia verso il borghese ricco. Giuliano Dego dice:
‹‹Attraverso la dura lotta per lʼesistenza, ognuno di quei ragazzi si è fatto nemico a se stesso,
agli altri, alla natura. Tutti, poi, pieni di una invidia che è diventata rancore e odio tenace
contro chi, come Agostino, già vive, e senza “merito”, nel loro “paradiso sconosciuto”››49
Questʼincontro con Agostino, quindi con un ragazzo ricco, provoca delle idee di
fantasia dal ragazzo Tortima che vorrebbe sapere da Agostino questo: ‹‹Ma se io, ad un
tratto, mi presentassi in uno di quei ricevimenti... e dicessi... eccomi qui... che cosa faresti
tu?››50 Tutti i ragazzi si mettono a ridere sentendo questa domanda perché si rendono conto
che tali ricevimenti non sono per loro, per i poveri, ma soltanto per i borghesi ricchi. Tortima
si aspetta una risposta favorevole per lui, cioè che sia benvenuto. Purtroppo da Agostino
riceve una risposta semplice, ma chiara, cioè questa risposta: ‹‹Ti pregherei di andartene
via››51 Questa risposta non è piaciuta a Tortima quindi continua a provocare Agostino
dicendogli che non andrebbe via. Agostino non si spaventa e gli risponde che lo farebbe
mandare via dai camerieri e così i ragazzi sentono unʼaltra cosa, cioè che hanno anche i
camerieri. Agostino spiega che questi camerieri sono assunti temporaneamente da sua madre
soltanto quando fanno dei ricevimenti. Il discorso tra Agostino e Tortima continua e comincia
ad essere più forte e sgradevole per Agostino. Addirittura Tortima comincia a parlare
volgarmente esprimendo così quello che pensa dei borghesi ricchi:

E se io resistessi ai camerieri... gli rompessi il muso e poi mi facessi in mezzo alla sala e gridassi: siete
un mucchio di mascalzoni e di troie... che cosa diresti tu? insistette il Tortima minaccioso, avvicinandosi ad
Agostino e girandogli il pugno sotto il naso, come per farglielo odorare. Ma questa volta tutti insorsero contro il
Tortima non tanto perché parteggiassero per Agostino quanto per il desiderio di udire altri particolari di questa
favolosa ricchezza.
Ma lascialo stare... ti caccerebbero a pedate e farebbero anche bene, si sentiva protestare dʼogni parte.
Berto con disprezzo disse: Che cʼentri tu... tuo padre fa il marinaio... anche tu farai il marinaio... e se ti
presentassi in casa di Pisa certo non grideresti nulla... mi par di vederti... soggiunse levandosi in piedi e fingendo

48
Ivi, p. 43.
49
Ivi, pp. X-XI.
50
Ivi, p. 43.
51
Ibid.

29
la supposta umiltà del Tortima in casa di Agostino, scusino, sta qui di casa il signor Pisa?... scusino... sono
venuto... non importa, scusino tanto... scusino il disturbo, tornerò mi par di vederti... faresti degli inchini fin sulle
scale...52

Tortima non riceve la risposta da Agostino, ma direttamente dai suoi amici, che anche
loro sono i ragazzi poveri, quindi Tortima sente la risposta dai ragazzi della stessa classe
sociale. Sono loro a spiegargli che esagera e che non si comporterebbe mai così come dice.
Anzi diventerebbe umile e si comporterebbe con stima verso i ricchi.

Il critico letterario Edoardo Sanguineti osserva:

Quando i ragazzi della banda scoprono la ricchezza della famiglia di Agostino, la sua specifica qualità
di borghese, e suppongono in lui una corruzione che non esiste, Agostino avverte che il nesso, ai loro occhi, è
fatale e incancellabile, e che in tale modo egli paga, e deve pagare, la sua diversità e la sua superiorità: «
diversità e superiorità sociali... diversità e superiorità morali ». Egli deve cioè scontare, in qualche modo, il
privilegio dei suoi « panni migliori », i « discorsi sullʼagiatezza di casa sua », i suoi « gusti », il suo « linguaggio
».53

Nel romanzo si trovano varie descrizioni dellʼinterno della casa di Agostino che è
molto bella ed elegante, cʼè ad esempio un salotto con un pianoforte, Agostino ed anche la
madre hanno ciascuno la propria camera ben arredata. Dallʼaltra parte non troviamo una
descrizione interna della casa di un popolano, che sarebbe sicuramente interessante per poter
paragonarle, ma soltanto la descrizione del quartiere periferico e lʼambiente vicino alla casa
di Tortima:

Immensa, la piazza non era lastricata ma tutta sabbiosa e sparsa di mucchi di detriti e di cespugli di
cardi e di ginestre tra i quali serpeggiavano malcerti e sassosi sentieri. Qualche stento oleandro cresceva
irregolarmente sui lati della piazza; non cʼerano marciapiedi; i pochi villini che vi sorgevano, alternavano i loro
giardini polverosi a grandi spazi vuoti recinti di reticolati. Questi villini apparivano piccoli torno torno la piazza,
e il cielo spalancato sullʼimmenso quadrilatero sembrava accrescerne il deserto e lo squallore.54

La casa del Tortima sorgeva sulla darsena, al di là del ponte apribile di ferro che scavalcava il canale
del porto. Di giorno era un luogo antico e decaduto, con casupole e bottegucce allineate su ampie banchine

52
Ivi, p. 44.
53
EDOARDO SANGUINETI, ALBERTO MORAVIA, Ugo Mursia Editore, Milano 1962, pp. 60-61.
54
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 101.

30
deserte e piene di sole, odore di pesce e di catrame, acque verdi e oleose, gru immobili e chiatte piene di
brecciame.55

Lʼautore di questo romanzo breve proveniva da una famiglia borghese. Leggendo le


parole di Alberto Moravia riguardanti la sua vita personale in varie interviste che ha fatto
durante la sua vita, possiamo notare che quando faceva la descrizione della casa di Agostino,
sembra che si ispirasse ai suoi ricordi della casa della sua famiglia. Per fare qualche esempio
vorrei ricordare che nella casa di Agostino cʼera lo studio di suo padre, Agostino aveva la sua
camera nel primo piano, avevano un pianoforte e la cuoca. Nellʼintervista, che Alberto
Moravia ha fatto con Dacia Maraini troviamo le risposte di Alberto Moravia che lo
confermano: ‹‹A pianterreno cʼera lo studio di mio padre››56, ‹‹Cʼera una cuoca››57, poi
parlando di una fotografia dice: ‹‹la mise sul pianoforte.››58 Dalla domanda di Dacia Maraini
si capisce che Alberto Moravia da ragazzo aveva la camera al primo piano: ‹‹Tu avevi una
camera al primo piano.››59
Lʼautore fa vedere le differenze di queste due classi sociali anche nei piccoli dettagli
come può essere ad esempio una merenda. La madre di Agostino si preoccupa per lui e gli dà
le raccomandazioni: ‹‹passa in cucina e fatti dare la merenda... ma non mangiarla subito,
mettila in cabina... e soprattutto non fare il bagno prima delle cinque...››60 Da questa frase si
capisce anche che hanno una cuoca che prepara la merenda ad Agostino. Dallʼaltra parte i
ragazzi della banda si devono procurare la merenda da soli quindi quando Agostino cerca i
ragazzi riceve questa risposta: ‹‹Sono andati a rubare frutta e granturco... ecco la
colazione.››61
Molto interessante è la descrizione di due stabilimenti che si trovano nella stessa città
sulla stessa spiaggia. Uno stabilimento, cioè il bagno Speranza che si trova nella zona centrale
della spiaggia, il posto dove vanno al mare Agostino e sua madre, lʼautore lo descrive così:
‹‹file di cabine verniciate di colori chiari, i loro ombrelloni sbilenchi, i loro archi
melensamente trionfali. La spiaggia, tra una cabina e lʼaltra, appariva gremita, ne giungeva
un brusio festivo, anche il mare scintillante era affollato di bagnanti.››62

55
Ivi, p. 116.
56
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 6.
57
Ivi, p. 15.
58
Ivi, p. 53.
59
Ivi, p. 16.
60
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 57.
61
Ivi, p. 60.
62
Ivi, p. 27.

31
Lʼaltro bagno, il bagno Vespucci, dove vanno i ragazzi della banda è lʼultimo bagno
della città. In questo stabilimento viene la gente di classe popolare. Questo posto è descritto
così: ‹‹La sabbia in quel luogo non era così pulita come sulla spiaggia. Scorze di cocomero,
schegge di legno, cocci verdi di terraglia e ogni sorta di detriti vi apparivano commisti; qua e
là la rena era crostosa e dura per le secchiate dʼacqua sporca buttate dalla baracca.››63
Questa non è lʼunica descrizione di questo bagno, lʼautore vuole presentarci questo posto
molto dettagliatamente soprattutto in contrapposizione al bagno Speranza dove vanno i
borghesi ricchi: ‹‹Sulla spiaggia in quel punto non cʼerano che poche cabine, cinque o sei in
tutto, sparse lʼuna a gran distanza dallʼaltra. Erano cabine povere, di legno grezzo, tra lʼuna
e lʼaltra si scorgeva la spiaggia e il mare egualmente deserti.››64
Possiamo vedere queste differenze sociali in piccoli dettagli, come ho menzionato
sopra, le cabine della spiaggia dove vanno borghesi sono le cabine verniciate di colori chiari,
al contrario le cabine di popolani (che sono anche poche, quindi tanti non hanno nemmeno
quella) sono cabine povere, di legno grezzo.
Lo scrittore, ad esempio, ci descrive le donne, come sono vestite, quando sono sulla
spiaggia: ‹‹alcune popolane stavano allʼombra di una barca tirata a secco, quali in piedi,
quali sdraiate sulla rena, tutte vestite di certi antiquati costumi neri dalle mutande lunghe
orlate di bianco, indaffarate ad asciugarsi e ad esporre al sole le membra troppo bianche.››65
Questa descrizione riguarda le donne della classe sociale dei popolani, e mostra che le donne
vestono i vecchi costumi da bagno che coprono bene tutte le parti del corpo femminile così
come voleva la tradizione di quei tempi. Al contrario la madre di Agostino, che in questo caso
rappresenta una donna ricca della classe sociale dei borghesi, indossa il costume da bagno a
due pezzi, che in quellʼepoca era moderno e coraggioso, perché faceva vedere di più il corpo
femminile. Addirittura ne ha qualche paio in più per poter cambiarsi. Infatti, anche i ragazzi
della banda lʼhanno guardata e la ricordano come quella donna che: ‹‹porta il costume a due
pezzi››66 Quindi lʼautore ha anche evidenziato che le donne di origine sociale diversa hanno
anche un modo di vestirsi diversamente.
Dopo aver descritto il bagno Amerigo Vespucci, dove vanno i popolani e naturalmente
anche i ragazzi della banda, lo scrittore continua a presentarci la natura che si trova in quel
posto. ‹‹Dopo questo bagno Vespucci, il litorale, sprovvisto così di cabine sulla spiaggia
come di case sulla strada, continuava a perdita dʼocchio, in una solitudine di sabbia battuta

63
Ivi, p. 30.
64
Ivi, p. 29.
65
Ibid.
66
Ivi, p. 37.

32
dal vento, tra lo scintillio azzurro del mare e il verde polveroso della pineta.››67 Sembra una
descrizione di uno spazio bello idillico, ma non lo è, perché nella citazione seguente vedremo,
che qui continua la spiaggia dei popolani poveri.

Dalla strada, le dune, più alte in quel punto che altrove, nascondevano tutto un lato della baracca. Poi,
come salirono in cima alle dune, si scoprì una tenda rappezzata e sbiadita di un rosso rugginoso che doveva
essere stata tagliata in una vecchia vela di paranza. Questa tenda era legata per due capi a due pertiche conficcate
nella sabbia e per gli altri due alla baracca.68

La descrizione della spiaggia e i suoi posti è perfetta e dettagliata, perché lʼautore di


questo romanzo breve conosceva un posto così soltanto con un altro nome. Infatti leggendo
lʼintervista fra Dacia Maraini ed Alberto Moravia, possiamo capire che Alberto Moravia da
ragazzo faceva le vacanze a Viareggio, e in Agostino ha descritto questo posto delle sue
vacanze. Per testimoniarlo vorrei citare le parole dellʼautore, che alla domanda di Dacia
Maraini, se il bagno Vespucci è proprio come racconta in Agostino e se è veramente esistito,
ha risposto:
‹‹Cʼera ma non era quello che ho descritto io nel libro. Lʼho chiamato Vespucci perché era
un nome tipico. Era lʼultimo bagno prima della pineta. Le cabine finivano al Marco Polo.
Dopo cʼera la spiaggia e la macchia, fino al Fosso dellʼAbate, un posto selvaggio.››69
Anche Adriana, la sorella di Alberto Moravia, lo conferma nellʼintervista con Dacia
Maraini: ‹‹Sì, la Viareggio di Agostino era quella che conoscevo anchʼio. Quei ragazzi, i
bagni, la pineta li ho riconosciuti.››70
Come si è già menzionato Alberto Moravia era di una famiglia borghese, ma non gli
piaceva questʼambiente, dice che: ‹‹Le ristrettezze dellʼambiente borghese mi mettevano a
disagio e mi umiliavano.››71 Molto interessante è la parte del discorso, sempre tra Dacia
Maraini ed Alberto Moravia, in cui stanno parlando di tutti e due le classi sociali. Dacia
Maraini fa ricordare ad Alberto Moravia una fotografia, dove cʼè lui bambino di circa sette
anni con tutti i compagni di classe. Quindi parla dellʼanno 1914 o 1915, cioè il periodo della
prima guerra mondiale. Agostino è un libro scritto durante la seconda guerra mondiale,
comunque periodo di una guerra. Dacia Maraini vuole sapere da lui come ricorda questi
compagni di scuola? Lo scrittore risponde così:

67
Ivi, p. 29.
68
Ibid.
69
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 56.
70
Ivi, p. 133.
71
Ivi, p. 23.

33
Non avevo nessun rapporto con loro. Li trovavo esattamente come nella fotografia: squallidi. O erano
figli di famiglie ricche e avevano tutti i difetti di vanità e di maleducazione, i complessi di superiorità dei ricchi.
Oppure erano figli di poveri ed erano umiliati e tristi. Una volta non so come, non so perché, forse per avere un
libro di scuola, mi feci accompagnare dalla governante in casa di uno di questi bambini poveri della quarta
elementare. E fui colpito dallo squallore tremendo del loro appartamento. 72

Dacia Maraini continua a domandargli: ‹‹Squallore dato dalla povertà o anche


unʼatmosfera di meschinità e di piccolezza culturale?››73 Alberto Moravia risponde: ‹‹Tutti e
due: mobilacci scrostati, tappeti lisi, brutti quadri, odore di minestra... tu non sai cosʼera
lʼItalia di allora fatta di pochi ricchi e moltissimi poveri.››74
Alberto Moravia era nato e faceva parte della società borghese per quanto riguardava
il modo di vivere, comunque sentiva la ripugnanza per il modo di vivere borghese nel suo
complesso. Lo scrittore ha descritto la bella vita dei borghesi ricchi, ma anche la povertà della
classe dei popolani e le loro condizioni di vita che esistevano veramente in quellʼepoca,
quindi come una verità allora attuale in una società di poveri e ricchi. Sono dʼaccordo con
Roberto Tessari quando sostiene che: ‹‹la bellezza e la grandezza del romanzo derivano dalla
forza, profondità, sincerità e pienezza del sentimento etico dello scrittore.››75

72
Ivi, p. 74.
73
Ibid.
74
Ivi, p. 75.
75
ROBERTO TESSARI, ALBERTO MORAVIA, introduzione e guida allo studio dell’opera moraviana, storia e
antologia della critica, Le Monnier, Firenze 1975, p. 37.

34
3.4.3. La tematica del denaro

In questo romanzo breve la tematica del denaro ha una grande importanza. Come
abbiamo visto la quantità dei soldi divide la gente in varie classi sociali di cui ho scritto nella
parte precedente. Anche Agostino conosce lʼimportanza del denaro e questa cosa si vede bene
per esempio dal discorso che fa con un ricco signore durante il viaggio con la barca in mare.
Agostino finge di essere un ragazzo povero, un garzone di bagnino, e per soldi porta in mare
questo ricco signore con il figlio raccontandogli che non può andare a scuola perché deve
lavorare e così aiutare la famiglia. Spiega anche che tutti i soldi li porta al padre e soltanto
quando riceve una mancia, allora quella se la tiene. Quindi è chiaro che Agostino sa che per
un servizio si deve pagare.
Dallʼaltra parte Agostino non riesce a capire quale è il rapporto fra i soldi e il
pagamento di una prostituta. Sa che i soldi servono per comprare oggetti ben definiti e di
quantità chiara, ma non riesce a immaginarsi come si può stabilire il prezzo per le carezze, le
nudità e la carne femminile.
Tortima ha spiegato ad Agostino tutti i dettagli riguardanti il prezzo che si deve pagare
se si vuole andare con una donna della casa di tolleranza. Comunque ‹‹lʼidea del denaro che
avrebbe dato in cambio di quella vergognosa e proibita dolcezza, gli pareva strana e crudele;
come unʼoffesa, forse piacevole per chi la arrecava, ma dolorosa per chi la riceveva.››76
Agostino ha tante domande in testa riguardanti i soldi che dovrebbe pagare alla donna della
casa di tolleranza, che logicamente lo traumatizzano. Gli sembra che non possa essere vero
che dovrebbe consegnare quei soldi direttamente alla donna. Pensa che dovrebbe in qualche
modo nasconderglielo per darle unʼillusione di un rapporto disinteressato. Agostino continua
a domandarsi se il prezzo detto da Tortima non fosse troppo piccolo. ‹‹Non cʼera denaro
abbastanza, pensava, per pagare una esperienza come quella che a lui doveva concludere un
periodo della vita e dischiuderne un altro.››77 Alla fine non fanno entrare Agostino in quella
casa di tolleranza perché è troppo piccolo, quindi non deve pagare nessuno.
Come ho già menzionato prima, lo scrittore di questo romanzo aveva avuto
unʼesperienza con una donna di una casa di tolleranza, e che al contrario del suo personaggio
non aveva questi problemi con il pagamento della stessa. Quando Dacia Maraini gli ha
chiesto se il fatto che la pagava lo infastidiva, Alberto Moravia ha risposto: ‹‹No, lei mi

76
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 106.
77
Ivi, p. 106.

35
piaceva e dunque mi faceva piacere darle dei soldi. Non aveva niente di volgare. E poi le ero
grato per avermi fatto fare lʼamore.››78
Adesso vorrei menzionare una parte dellʼintervista fatta da Dacia Maraini ad Alberto
Moravia quando lʼautore aveva già settantotto anni. Dacia Maraini fa ricordare allʼautore che:
‹‹Agostino crede che facendo lʼamore con la prostituta si libererà dellʼattrazione per sua
madre. E il denaro stranamente acquista il peso di un simbolo di libertà dalla seduzione
materna.››79 Lo scrittore vuol negare questʼaffermazione dicendo (contrariamente alla verità)
che nei suoi libri il denaro non cʼentra per niente e spiega che:

Tanto poco ci pensavo al denaro quando ho scritto Agostino che quando lui va alla casa di tolleranza
non mi sono neanche curato di informare il lettore su come avrebbe pagato la donna. Nel romanzo non cʼè
alcuna allusione a questo fatto fondamentale nella frequentazione di quel genere di stabilimento. Uno scrittore
realistico avrebbe per prima cosa mostrato lʼimbarazzo del ragazzo che non ha soldi. In Memorie del sottosuolo,
per esempio, il problema dei soldi da dare alla prostituta è uno dei temi dominanti del racconto di Dostoevskij.
In Agostino non viene neanche rilevato.80

Dacia Maraini lo contraddice e gli fa ricordare che: ‹‹In Agostino ci sono ben nove
pagine dedicate alla ricerca dei soldi da parte di Agostino, sui suoi calcoli e le sue
considerazioni sul denaro.››81 Dacia Maraini ha ragione ed infatti nella sua intervista segue
citando le parti riguardanti il denaro ad Alberto Moravia che alla fine le risponde: ‹‹Strano,
non ho mai riletto Agostino ed evidentemente hai ragione tu: mi ero dimenticato del
denaro.››82
Lʼultima osservazione che riguarda il denaro è il cambiamento del comportamento del
nostro personaggio. Agostino avendo deciso di andare in questa casa di tolleranza deve
trovare i soldi necessari. Quando scopre che non bastano i suoi risparmi che aveva in un
salvadanaio di terracotta decide di chiederli a sua madre dicendo una bugia, cioè che gli
dispiace rompere il salvadanaio per poter comprare un libro. Quindi Agostino mente per i
soldi, cosa che allʼinizio del romanzo non faceva e che lʼautore mette in evidenza: ‹‹disse
Agostino incapace di mentire››83

78
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 105.
79
Ivi, p. 72.
80
Ibid.
81
Ibid.
82
Ivi, p. 74.
83
ALBERTO MORAVIA, Agostino, cit., p. 31.

36
3.4.4. La tematica dellʼalienazione

Fino a quellʼestate Agostino faceva parte dellʼambiente sociale dei borghesi ricchi. Poi
viene a conoscere Berto che gli presenta i ragazzi della banda, che sono tutti della classe
sociale dei popolani poveri. Quindi il nostro personaggio viene in contatto con un ambiente
socialmente diverso. Questa diversità sociale si vede in varie cose. Agostino indossa i vestiti
migliori dei ragazzi della banda, vive in una grande casa di lusso, ha delle abitudini diverse,
va a scuola, la sua lingua e il comportamento sono diversi. Infatti allʼinizio Agostino aveva la
ripugnanza verso i modi e le abitudini dei ragazzi della banda.
Dopo qualche tempo che Agostino frequenta questi ragazzi comincia il suo distacco
dallʼambiente familiare e inizia la sua alienazione sociale. Per non sentirsi diverso dai ragazzi
della banda, Agostino comincia ad indossare i vestiti più brutti che abbia, addirittura apprezza
anche i loro modi e le abitudini che provava brutti, ma loro gli continuano a fare beffe e
disprezzi. In realtà il parlare sboccato, il discorrere di donne, il rubare per i campi, le violenze
di cui era vittima, lo hanno trasformato come possiamo vedere anche nella citazione seguente:

Allora, più per suggestione dello stato umiliante in cui si trovava che per consapevole volontà, decise
di essere come gli pareva che essi avrebbero voluto che fosse, ossia in tutto simile a loro. Apposta prese a
indossare i vestiti più logori e brutti che possedesse, con grande stupore di sua madre che non riconosceva più in
lui lʼantica vanità; apposta smise di parlare di casa sua e delle sue ricchezze; apposta ostentò di apprezzare e
gustare quei modi e quelle abitudini che tuttora lo inorridivano.84

Agostino è cambiato e un poʼ assomigliava ai ragazzi della banda, ma non riusciva ad


essere del tutto uguale come loro. Stando insieme a loro ha cambiato le sue abitudini, ha
perso i vecchi gusti senza però riuscire ad acquistarne dei nuovi. Non va più sulla spiaggia al
bagno Speranza per cercare i suoi compagni dei giochi, con cui giocava allʼinizio dellʼestate.
A proposito di questi ragazzi bene educati vede ‹‹come noiosi i loro svaghi regolati dagli
ammonimenti dei genitori e dalla sorveglianza delle governanti, come insipidi i loro discorsi
sulla scuola, le collezioni dei francobolli, i libri di avventure e altre simili cose.››85
Questʼalienazione sociale per cui Agostino è incapace di assomigliare ai ragazzi della
banda e dallʼaltra parte non riesce più a ritrovarsi tra i ragazzi bene educati dei borghesi
ricchi, è seguita anche dallʼalienazione vitale dellʼprotagonista di questo romanzo.
Questʼalienazione vitale viene quando Agostino scopre il sesso. Agostino prima di conoscere

84
Ivi, pp. 91-92.
85
Ivi, p. 93.

37
i ragazzi della banda non sapeva niente del sesso. Loro gli rivelano la realtà sessuale anche se
in modo brutto, che riguarda anche sua madre: ciò che fa nascere un trauma e nello stesso
tempo una curiosità in Agostino.
Agostino scopre che anche la madre è una donna, quindi scopre in lei i segni dʼuna
femminilità sconosciuta e ripugnante per lui. Sente che lʼaffetto che sentiva per sua madre
tempo prima, si stava cambiando in un sentimento tutto diverso e desidera non amare più sua
madre, anche se non sa per quale motivo. Agostino perde la sua innocenza, si sente confuso,
infelice e cerca di separarsi dalla madre psicologicamente, ma la sua speranza di non vederla
più come madre è inutile. Quindi gli viene unʼidea molto chiara, che deve andare nella casa di
tolleranza, perché crede che conoscendo una di queste donne gli farebbe ‹‹tagliare
definitivamente il sottile legame di sensualità sviata e torbida che si era creato tra lui e sua
madre.››86 Comunque questo tentativo dellʼesperienza liberatrice fallisce ed Agostino
continua a subire il suo trauma, perché ha finito uno stile di vita vecchio, ma non è capace di
iniziarne un altro.

86
Ivi, p. 103.

38
4. La disubbidienza

4.1. Introduzione

Dopo la seconda guerra mondiale nel 1948 venne pubblicato questo romanzo breve
presso la casa editrice Bompiani a Milano. Comunque La disubbidienza fu scritta dieci anni
prima, quindi prima della seconda guerra mondiale. Questa informazione è importante per
farci capire in quali direzioni si muoveva questo scrittore romano e per seguire gli sviluppi
delle tematiche che già si orientavano verso nuove direzioni.87
Questo libro non vinse nessun premio, non perché non se lo meritasse, ma secondo
Alberto Moravia, perché accaddero i seguenti avvenimenti. In unʼintervista lo scrittore disse
che dopo aver pubblicato La disubbidienza, gli fu chiaro che il libro avrebbe potuto
facilmente ricevere il premio Strega. Ma un giorno una delegazione di scrittori venne a casa
sua per chiedergli di ritirarsi dal premio per far vincere un altro concorrente, spiegandogli che
a questa persona servivano molto i soldi del premio, quindi Alberto Moravia si ritirò, sebbene
non avesse un soldo. Poi lo scrittore fu invitato da Vittorini per partecipare al premio Saint
Vincent per fare da spalla al libro di un suo studente, a cui in effetti venne assegnato questo
premio. In ogni caso lʼautore considerava La disubbidienza uno dei suoi libri migliori.88

87
Cfr. GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, p. 72.
88
Cfr. ALBERTO MORAVIA, ALAIN ELKANN, Vita di Moravia, pp. 175 - 176.

39
4.2. Trama

Passate le vacanze estive al mare, il protagonista del romanzo Luca, un ragazzo


quindicenne, stava tornando con i genitori in treno a casa in città. Luca, in quel tempo, si
arrabbiava improvvisamente e sentiva che il mondo gli era ostile e che lui era ostile al mondo,
che odiava senza sapere il perché. Luca ricordò che aveva avuto un incidente, tra gli altri,
quando riparava un guasto di elettricità, cioè la corrente elettrica gli corse per tutto il corpo e
gli bruciò i polpastrelli di tre dita. Questo confermò lʼinimicizia che cʼera tra lui e la realtà
circostante.
Luca odiava e si vergognava a mangiare i pasti sulle ginocchia in treno, quindi era
felice quando la madre disse che quella volta avrebbero mangiato il pranzo nel vagone
ristorante. Ma poi il padre insieme alla madre decisero di comprare i cestini, ciò che fece
arrabbiare Luca soprattutto perché nessuno gli avesse chiesto il suo parere, come se lui fosse
un oggetto senza idee, gusti e volontà. Poi scendendo dal treno Luca vomitò sulla locomotiva
e lo considerò come una vendetta contro il treno, che lʼaveva portato agli studi e contro i
genitori che gli avevano negato il vagone ristorante.
Luca in passato era tra gli studenti migliori. Adesso era tra gli ultimi ed aveva una
certa soddisfazione quando riceveva dei cattivi voti o dei rimproveri. Luca rifiutava di
studiare, quindi tornando a casa dal liceo si metteva a dormire nella sua camera. Allʼinizio
non capiva il suo comportamento, ma poi scoprì che non amava il mondo, cioè i genitori, dei
compagni, dei professori perché gli volevano imporre che doveva ubbidire. Perciò Luca
decise di disubbidire seguendo un piano, come utilizzare le regole di un gioco.
Un giorno gli successe un altro incidente. Luca entrò inosservato nella camera dei
genitori e li vide seminudi con le braccia cariche di denaro e di titoli industriali. Poi la madre
tolse il quadro sacro, davanti a cui Luca da bambino era stato fatto inginocchiare dalla madre
per pregare, e Luca scoprì che sotto si trovava una cassaforte. Gli venne voglia di chiedere ai
genitori, perché lʼavevano fatto pregare davanti al loro denaro, ma si trattenne e rimase zitto.
Più tardi comprese che questʼincidente era per lui la prima causa del rifiuto della proprietà e
del denaro.
Luca amava i suoi libri, gli album di francobolli e gli attrezzi sportivi, ma quando
scoprì che questi oggetti e i suoi risparmi lo legavano al mondo e lo costringevano ad
accettarlo, decise di rifiutare a queste sue proprietà. Regalò la sua collezioni di francobolli a
un compagno della classe, vendette i libri e gli attrezzi sportivi dicendo ai genitori come scusa
che gli servivano i soldi per comprarsi un grammofono. Poi disse loro che aveva perso quei

40
soldi. Luca prese tutto il denaro che possedeva e andrò ai giardini pubblici, dove lo sotterrò.
Seppellendo quel denaro era per lui come seppellire una parte di sé, che era attaccata al
denaro.
Rimaneva lʼultima parte del suo piano: la morte fisica. Se per vivere bisognava
mangiare, per morire quindi bisognava non mangiare. Luca decise di mangiare meno del
solito e di non mangiare per niente le cose che gli piacevano come ad esempio i dolci.
Un giorno una governante, una signorina di trentacinque anni, venne con i piccoli
cugini di Luca a casa loro, perché la loro madre si era ammalata. Luca provava simpatia per
questa donna non tanto bella. Si accorse che guardava il corpo della donna e che lei lo
attraeva sessualmente. Luca la desiderava e nello stesso tempo la odiava, ma alla fine non
riusciva a non guardarla. Come se avesse indovinato i suoi pensieri, la governante prese
lʼiniziativa. Invitò Luca a giocare con loro un gioco al buio. Durante quel gioco la governante
diede un bacio a Luca, il primo della sua vita. Poi lo invitò anche a casa sua. Luca non sapeva
se andarci o no, poi quando finalmente decise di andare a trovarla, gli dissero che la donna era
malata, perciò non poteva riceverlo. Poi venne a sapere casualmente dai genitori che due
giorni dopo la sua visita lei era morta.
Luca continuò a disubbidire al liceo. Quando il professore di italiano diede ordine ai
ragazzi di sedersi, Luca rimase in piedi. Poi venne interrogato per leggere dalla Divina
Commedia. Luca leggendo si identificò con il personaggio dantesco che stava steso morto alla
confluenza dei due fiumi, interruppe la lettura e cominciò a piangere. Il professore pensò che
lui fosse malato e per questa ragione lo mandò a casa.
La malattia durò circa tre mesi. Luca non desiderava più morire, perché era sicuro di
morire e quella certezza gli bastava. Invece della morte gli venne un forte delirio e incubi
notturni. Ma un giorno si svegliò e vide accanto a lui unʼinfermiera, che i genitori avevano
assunto affinché lo vegliasse notte e giorno. Un giorno verso la fine della convalescenza Luca
fece il primo bagno con lʼaiuto dellʼinfermiera. Luca si tolse il pigiama ed entrò nella vasca,
dove lei lo insaponò. Poi asciugandolo, lei gli sfiorò con le mani lʼinguine e ciò gli provocò
unʼerezione visibile. Non provava vergogna, gli parve un segno della sua nuova confidenza
con se stesso e il mondo.
Ormai, lʼinfermiera più che curarlo, gli faceva compagnia. Gli raccontava dei suoi
rapporti dʼamore con tanti uomini, dellʼetà e delle condizioni più diverse. Poi una sera gli
disse che il giorno seguente sarebbe andata via. Poi parlando gli disse che lʼaveva un poʼ
amato. Luca le rispose che forse anche lui, ma che dipendeva da lei. Così si misero dʼaccordo
sul fatto che lei sarebbe venuta da lui quella sera per concedersi a lui. Infatti, come disse,

41
lʼinfermiera venne da Luca, si presentò nuda davanti a lui e poi si mise accanto a lui sotto le
coperte. Per Luca fu la prima volta e nello stesso tempo questo fu per lui la salvezza, la
guarigione e lʼinizio della nuova vita.
Lʼinfermiera partì il giorno dopo. Luca cominciò a guardare le realtà con occhi nuovi
e con simpatia. Poi i genitori decisero di mandarlo in montagna in un sanatorio per la
convalescenza. Luca partì con il treno. Pensando guardava dal finestrino la cima di una
montagna e poi in un momento il treno entrò in una galleria e Luca capì che da allora in poi
non soltanto il rumore di un treno in una galleria o la bianchezza della neve sulla cima di una
montagna, ma tutte le cose avrebbero avuto per lui un senso. Poi il treno uscì nuovamente alla
luce del giorno.

42
4.3. Breve analisi

4.3.1. I personaggi

Luca
Il protagonista di questo romanzo si chiama Luca Mansi. Il padre lo chiama Chino.
Luca è un ragazzo di quindici anni, che frequenta il liceo. In passato era uno degli scolari
migliori, ma ha perso la voglia di studiare e perciò dopo le ferie comincia ad essere uno tra gli
ultimi. Gli piace molto il calcio, ma è un giocatore di pallone meno che mediocre, sicché i
ragazzi non lo invitano spesso a giocare con loro.
Luca è pratico di meccanica spicciola, tutte le volte che in casa cʼè un guasto di
elettricità, ci si rivolge a lui.
Luca proviene da una famiglia della ricca borghesia. Vive in una bella casa con la
madre e il padre.
Per quanto riguarda la descrizione del suo aspetto fisico, sappiamo che negli ultimi
tempi è cresciuto in maniera anormale, quindi questo ragazzo quindicenne ha già la statura di
un uomo adulto. ‹‹Ma le spalle erano rimaste strette e gracili; e nel viso bianco, gli occhi
troppo intensi parevano divorare le guance smunte e la fronte pallida.››89
Luca è un personaggio dinamico, le cui caratteristiche psicologiche cambiano nel
corso del romanzo ed anche i suoi comportamenti subiscono variazioni, di cui vedremo più in
dettaglio successivamente.
Luca rappresenta un giovane borghese ribelle contro i valori della borghesia di
quellʼepoca e il suo rifiuto del possesso della ricchezza e perciò occorre uno studio più
approfondito per la comprensione di questo protagonista.

I genitori di Luca
I genitori di Luca sono due persone che vanno dʼaccordo. Quando devono prendere
una decisione, si mettono dʼaccordo insieme, senza chiedere il parere di Luca, cosa che a lui
dà molto fastidio. Vogliono che il loro figlio studi, mangi e stia bene.
Il padre pratica la professione di avvocato e lavora in ufficio nel proprio studio e con
la propria clientela. La madre ama la musica, non lavora e spesso esce per far delle visite. Il

89
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, Bompiani, Milano 1971, p. 231.

43
padre ama leggere i giornali a letto prima di addormentarsi. I genitori restano svegli fino a
tardi chiacchierando e leggendo.
I genitori vogliono tanto bene a Luca, da piccolo il padre gli porta i regali almeno una
volta alla settimana e quando passa davanti una pasticceria gli compra i dolci ed addirittura
gli assegna un piccolo stipendio mensile. Quando Luca si ammala, soffrono anche loro e sono
infelici e si preoccupano molto per la salute del loro figlio unico.
Lʼaspetto fisico della madre è descritto nel modo seguente: ‹‹bionda e magra sua
madre, con un viso angoloso cui il naso grande e la bocca stretta davano unʼaria di autorità
e di saggezza.››90
Anche il padre è biondo, ‹‹ma molle e rotondo, con tratti sfuggenti e bonari.››91
I suoi genitori rappresentano una ricca borghesia e Luca sa che per loro la proprietà
non può servire che a creare nuova proprietà.

La governante
La governante è una signorina di buona famiglia: il padre di lei, morto da anni, è stato
funzionario statale di qualche divisione. Un tempo faceva lʼinsegnante di francese, ma ora fa
la governante a tre piccoli cugini di Luca a casa di loro, perché la loro madre è malata. È una
donna sui trentacinque anni, di unʼaltezza media con le spalle strette. Ha la testa grande dai
capelli gonfi e non è una donna bella, ciò che testimonia anche la descrizione della sua faccia:
gli ‹‹occhi torbidi e inespressivi, a fior di pelle, sempre pesti e battuti; le sue guance troppo
bianche e un poʼ sfatte; la sua bocca tumida e cascante, ombreggiata di scura peluria››92
Comunque la sua scarsa avvenenza è compensata dalla straordinaria vivacità e allegria del
carattere. Infatti, Luca prova simpatia per lei, perché gli sembra buona, semplice e allegra,
proprio diversa da sua madre. Gli piace come gioca insieme ai bambini con entusiasmo, come
se fosse una bambina lei stessa. La governante chiacchiera sempre con la voce chiara e
squillante e ride spesso.
La governante è la donna da cui Luca riceve il primo bacio della sua vita.

90
Ivi, p. 235.
91
Ibid.
92
Ivi, p. 273.

44
Lʼinfermiera
Lʼinfermiera è una signora che i genitori hanno assunto affinché vegliasse Luca notte
e giorno durante la sua malattia. Questa donna matura si veste di bianco e porta una cuffia
bianca sulla testa minuta. Il suo viso è bruno, prezioso ed eretto, gli occhi sgargianti, annegati
nelle rughe con uno scintillio di simpatia. Quando ride la sua bocca si allarga in un sorriso
brillante e patetico e si vedono i denti di una bianchezza dubbia e due denti dʼoro. Sono
descritte anche le sue ‹‹mani lunghe, brune e secche, con unghie dipinte. Al mignolo di una di
queste mani cʼera un piccolo anello con una pietra rossa.››93
Fa molto bene e seriamente il suo mestiere dʼinfermiera e quando Luca guarisce
invece di curarlo gli fa la compagnia. Nasce una certa confidenza fra di loro e lei gli racconta
le storie della sua vita. Aveva avuto tanti rapporti dʼamore con un gran numero di uomini,
dellʼetà e delle condizioni più diverse. Suo marito è morto e lei per vivere deve fare diversi
mestieri, ultimo dei quali lʼinfermiera. Comunque un giorno lei deve partire, ma prima di
andarsene fa lʼamore con Luca.

93
Ivi, p. 323.

45
4.3.2. Lo spazio

La vicenda si svolge in vari luoghi. La maggior parte delle cose accadono nella casa,
dove Luca vive con i genitori. Si tratta di un bel appartamento che si trova in un quartiere
dove vive la ricca borghesia. Luca ha la sua camera ubicata vicino al salotto, dove accadono
le sue prime esperienze con le donne, e per sua fortuna è abbastanza lontana dalla stanza dei
genitori. Nella stanza dei genitori, oltre al letto, troviamo una copia di un quadro di una
madonna di Raffaello, sotto il quale cʼè un inginocchiatoio medievale con un cuscino di
broccato rosso, insomma un arredamento di un certo valore. Il narratore vuole descriverci la
stanza con il fine di dimostrarci la ricchezza a cui sono attaccati i genitori del protagonista.
Dopo la scoperta che dietro al quadro, dove Luca da piccolo doveva pregare, si trova una
cassaforte piena dei soldi dei genitori, inizia da parte di Luca il rifiuto del possesso, quindi
della ricchezza stessa.
Nel romanzo ci sono delle parti che si svolgono anche fuori della casa, cioè nei
giardini pubblici, dove Luca passava gli anni dʼinfanzia. Qui lontano da casa il protagonista
sotterra tutto il suo denaro e quindi qui seppellisce anche una parte di se stesso che è attaccata
al denaro.
Il narratore ha descritto questi giardini pubblici anche tramite le sensazioni di Luca, ad
esempio: ‹‹Entrò nel bosco godendo a camminare sullʼerto strato di foglie morte. Nel silenzio
del sottobosco udì un fischio sottile di uccello; e poi, volgendosi, vide lʼuccello stesso, grosso
e nero [...] Notò pure che, avviandosi per il bosco, provava una sensazione di libertà››94
Lʼinizio e la fine del romanzo si svolgono in treno. Il treno come il simbolo del corso
della vita, dove la funzione dello spazio è metaforica. Luca con il treno arriva a casa, quindi il
treno si ferma e nel contempo si ferma anche la sua voglia di vivere e il protagonista si
ammala. Quando guarisce e gli ritorna la voglia di vivere, prende il treno e va in montagna in
un sanatorio per la convalescenza. Perciò il suo viaggio, la sua vita, continua andando avanti.
Infatti, Alberto Moravia ha terminato questo romanzo breve ottimisticamente con la metafora
seguente: ‹‹Poi, con un altro fischio, il treno riuscì nella luce del giorno.››95

94
Ivi, p. 266.
95
Ivi, p. 346.

46
4.3.3. Il tempo

Il romanzo comincia in medias res, quando il protagonista del romanzo Luca sta
tornando dalle vacanze estive in treno con i genitori. La vicenda è narrata in ordine di
successione temporale dal ritorno a casa fino alla primavera, stagione che comunque non è
indicata. Il protagonista non è malato, perché va a scuola o esce, durante i mesi di novembre e
dicembre. Poi dice anche che è iniziato lʼinverno. Successivamente veniamo a sapere che
Luca è stato malato quasi tre mesi, e di conseguenza dovrebbe essere già primavera. La
primavera come simbolo di rinascita ed infatti, Luca dopo aver fatto lʼamore con lʼinfermiera
si sente guarito e soprattutto rinato, quindi inizia la nuova vita e il romanzo finisce.
Il narratore riassume e racconta gli avvenimenti che sono successi in passato o parla
del carattere di Luca come era in passato per poter dimostrare il cambiamento forte delle
caratteristiche psicologiche del protagonista ed anche dei suoi comportamenti. Perciò nel
romanzo non mancano delle analessi, cioè retrospezioni, ossia le cose che sono successe
prima rispetto alla storia narrata.

4.3.4. Il narratore

Anche in questo romanzo breve il narratore è assente come personaggio dallʼazione


parliamo perciò di narratore eterodiegetico. Questa vicenda è raccontata dallʼesterno con
lʼuso della terza persona. Si tratta di un narratore esterno onnisciente, che conosce tutto del
suo personaggio, fatti della sua vita precedente, sentimenti, emozioni, pensieri ed abitudini.

47
4.4. Temi e motivi

La disubbidienza è un romanzo breve che non racconta soltanto della vita di un


ragazzo quindicenne, che si trova nellʼetà difficile dellʼadolescenza. Luca, il giovane ragazzo
dalla famiglia borghese scopre dai genitori i valori della borghesia, cioè il possesso dei beni e
del denaro ed inizia a ribellarsi contro questi valori rifiutando la sua proprietà e il denaro.
Questa tematica del denaro viene accompagnata dalla tematica delle classi sociali e dalla
tematica dellʼalienazione. E visto che la tematica sessuale è una tematica che Alberto
Moravia non evita quasi mai, possiamo trovarla anche in questo libro.

4.4.1. La tematica sessuale

In questo romanzo breve il protagonista quindicenne Luca comincia la sua vita


sessuale. Allʼinizio una governante di trentacinque anni viene a casa di Luca, che si accorge
che non riesce a non guardarla, perché lo attrae sessualmente. Da questa donna matura riceve
il suo primo bacio della sua vita ed anche un invito di venire a casa di lei. Ma quando decide
di andare a trovarla, lei si ammala, sicché non può riceverlo e due giorni dopo lei muore ed è
in conseguenza di ciò che aumenta la crisi di Luca. Durante la sua malattia lʼassiste
unʼinfermiera che gli fa anche la compagnia. Lʼultima sera prima di andarsene, lʼinfermiera si
concede a Luca. È la prima volta per il nostro protagonista.

4.4.1.1. Il rapporto con una donna

Luca e la governante
Un giorno una governante viene con i piccoli cugini di Luca a casa loro, perché la loro
madre si ammala. Questa donna di trentacinque anni gioca allegramente con i bambini, perciò
a Luca viene voglia di partecipare ai loro giochi. Luca prova simpatia per questa donna non
tanto bella, ma un giorno questa simpatia cambia in qualcosa di diverso. Luca si accorge di
guardarla quando portava uno dei bambini sul dorso e di osservare le sue forme femminili:
‹‹la rotondità provocante dei fianchi alzati in aria nellʼanimalesco atteggiamento; e [...] gli
occhi [...] gli si posarono quasi suo malgrado sul petto che in quella posizione appariva nudo
per tutto il contorno delle mammelle molto bianche e molli.››96

96
Ivi, p. 275.

48
Nei giorni seguenti esce sempre più spesso dalla sua camera per affacciarsi al salotto
per rivedere la governante sperando ‹‹di rivederla proprio in quellʼatteggiamento bestiale,
carponi, i fianchi in aria, le mammelle penzolanti.››97 Si rende conto che gli piace e che la
desidera. Vuole distruggere questo nuovo legame che lo tormenta, ma alla fine scopre che
questo legame si sta rinsaldando ancora di più. Non capisce come può attrarlo questa
governante non tanto bella, e matura, ma poi si accorge che gli piace proprio perché è sfatta,
matura e sgraziata. Scopre che: ‹‹il desiderio dei sensi era stato più forte del suo desiderio di
morte; e rendendogli amabile la bruttezza, lʼaveva suo malgrado ricondotto nella vita dalla
quale a tutti i costi egli voleva uscire.››98 Luca scopre questa nuova attrazione sessuale finora
a lui sconosciuta che è addirittura più forte del suo desiderio di morire e quindi si può
considerare come un invito ad accettare la vita.
In quei giorni la governante prende lʼiniziativa ed invita Luca a partecipare con loro a
un gioco al buio, in cui ci si nasconde e una persona deve cercare le altre, uno per volta e
riconoscerlo con le mani. Luca vede dove si è nascosta la governante, ma decide di fingere
una lunga ricerca. Poi si avvicina a lei ed inizia a toccarle il volto per riconoscerla. Gli piace
accarezzarla, ma sente nello stesso momento la ripugnanza e il desiderio, un contatto
piacevole e spiacevole. Luca scende con le mani al collo e poi alla sommità del petto. La
governante gli prende la mano e se la porta al petto. Luca grida che è la governante, ma il
gioco non finisce qui. Poi tocca alla governante cercare gli altri.
Lei si avvicina a Luca e gli dà un bacio, il primo della sua vita. Anche questa volta
Luca trova il bacio nello stesso momento piacevole e spiacevole. Questo bacio è descritto con
tutti i dettagli in modo reale ed abbastanza duro. Lo scrittore ha dedicato alla descrizione del
loro bacio addirittura circa una pagina. Ecco alcune parti della descrizione:

Le labbra della donna [...] si aprivano largamente sopra le sue [...] non soltanto la bocca ma anche il
mento e la base delle narici. [...] Ma dal fondo della bocca di lei una cosa energica, muscolosa, di forma aguzza,
si spingeva tra i denti di Luca, li disserrava, penetrava con violenza. Era la lingua che la governante avvolgeva e
rivolgeva come se avesse voluto esplorare tutti i meandri [...] e lo fece pensare, per la sua umida rugosità, al
corpo di una grossa lumaca [...] continuando il bacio, la saliva usciva dalle loro due bocche confuse e gli
bagnava il mento.99

97
Ivi, p. 276.
98
Ivi, pp. 277 - 278.
99
Ivi, p. 283.

49
Appena finisce il gioco, la governante invita Luca anche a casa sua. Luca non sa se
andarci o no, poi quando dopo qualche giorno finalmente decide di andare a trovarla, gli
dicono che la donna è malata e che non può riceverlo.
Poi per caso viene a sapere dai genitori che due giorni dopo la sua visita, lei era morta.
‹‹È un ulteriore trauma che mette in crisi la personalità del ragazzo: egli si era liberato dei
suoi oggetti, ma ora quella pienezza di verità che traspare solo attraverso il sesso si libera di
lui con un gioco beffardo che sembra testimoniare dʼuna fatalità avversa.››100

Alberto Moravia dice che nella Disubbidienza si è ispirato a una governante polacca
che lavorava a casa loro, quando lui era ragazzo, ma come spiega le ha attribuito delle cose
che non ha mai fatto: ‹‹I primi baci li ho avuti molto tardi e non con governanti né
cameriere.››101 Ma dallʼaltra parte lo scrittore si ricorda di un bacio e di unʼesperienza
sessuale che ha avuto da ragazzo. ‹‹Quando avevo undici anni conobbi unʼamica di mia
madre. Fu lʼamore della mia infanzia, acerbo da allegare i denti. Mi diede un bacio e mi fece
carezzare i seni. Aveva diciannove anni.››102

Luca e lʼinfermiera
Luca si ammala gravemente e la sua lunga malattia dura quasi tre mesi. Luca è sicuro
di morire. Crede che la morte sia lʼunica soluzione al problema dei suoi rapporti con il
mondo. Invece della morte gli vengono gli incubi da delirio con le allucinazioni. Un giorno si
sveglia e vede accanto a lui una donna che non conosce. È unʼinfermiera che i genitori hanno
assunto e che lʼha assistito nei lunghi giorni di delirio. Luca non ha più la febbre e quindi si
accorge di un fatto nuovo per lui, cioè che: ‹‹Lʼinfermiera con tutto che fosse matura e
disfatta, la camera che un tempo aveva odiato, e ogni oggetto, insomma, gli apparivano in
una luce nuova, serena, pulita, familiare, amabile e, per così dire, appetitosa.››103 Luca
confessa a lei con sincerità che voleva morire. Lʼinfermiera gli accarezza i capelli dicendo
che ora guarirà e aggiunge la frase seguente: ‹‹Guarirà, se sarà ubbidiente e farà tutte le cose
che deve fare.››104 Il protagonista fino alla sua malattia ha fatto tutto per ammalarsi o
precisamente per morire e per disubbidire. Ora questa donna gli dice che guarirà se sarà
ubbidiente, quindi una cosa che prima non voleva assolutamente. Comunque si vede che Luca

100
ROBERTO TESSARI, ALBERTO MORAVIA, introduzione e guida allo studio dell’opera moraviana, storia
e antologia della critica, cit., p. 107.
101
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 15.
102
Ivi, p. 52.
103
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 323.
104
Ivi, p. 326.

50
è cambiato, ha voglia di guarire ed è grato allʼinfermiera di quello che ha fatto per lui durante
la sua malattia, e ciò lo si capisce dalla reazione di Luca dopo aver sentito quella frase
dallʼinfermiera. ‹‹Senza dir parola, Luca prese la mano alla donna e incominciò a baciarla
piano, come riflettendo. Intanto le lagrime sgorgavano dai suoi occhi spalancati.››105
Una sera verso la fine della convalescenza Luca deve fare il primo bagno con lʼaiuto
dellʼinfermiera. In passato Luca si sarebbe già vergognato di mostrarsi in pigiama alla donna,
ma ormai è cambiato, perciò non ha più questi problemi e quindi se lo toglie davanti
allʼinfermiera. Luca entra nella vasca, si lascia insaponare il corpo da lei, poi si risciacqua ed
esce dalla vasca. Luca si siede sullo sgabello e lʼinfermiera inginocchiata comincia subito ad
asciugargli le gambe, ma risalendo gli sfiora con le mani lʼinguine, e questo gli fa ricordare la
governante. Lei continua ad asciugarlo massaggiandolo e Luca la guarda con un desiderio
pensando che questa volta a differenza di quanto è successo con la governante, non sente
nessun voglia di ritrarsi e nessun ripugnanza. ‹‹Gli pareva di essere un oggetto nelle mani di
lei, privo di qualsiasi volontà allʼinfuori di quella di essere docile e ubbidiente.››106
Luca è asciugato, si alza e ‹‹lʼasciugamani cadde in terra. Il massaggio aveva
provocato in Luca unʼerezione visibile: ma con sorpresa egli si accorse di non provare
vergogna.››107 È un altro segno che Luca non è più come prima e che accetta questa realtà,
che è praticamente soltanto una manifestazione dellʼistinto del suo desiderio. Luca ‹‹stava
nudo, ritto in piedi di fronte alla donna, coi segni visibili del turbamento dei sensi sul proprio
corpo; e, ciononostante, non provava il desiderio di essere altrove o di essere diverso da
quello che era.››108 Gli pare un altro segno della sua nuova confidenza con se stesso e il
mondo. Poi si veste e torna nella sua camera. Nei giorni seguenti lʼinfermiera non fa mai
allusione a questo fatto.
Luca è quasi guarito, tanto che lʼinfermiera più che curarlo, gli tiene compagnia. Fra
di loro cresce la confidenza e lei gli racconta delle storie della sua vita, soprattutto dei suoi
rapporti dʼamore, che aveva avuto con tanti uomini, dellʼetà e delle condizioni più diverse.
Addirittura un giorno parlando della bellezza femminile si tira il camice sui fianchi e sul
ventre dicendo: ‹‹Mi guardi e dica sinceramente quante donne più giovani di me possono
vantare un corpo come il mio. I suoi occhi scintillavano, ella si lisciava le natiche con le
mani, ergeva il petto e girava il capo.››109 Naturalmente non è un comportamento tipico per

105
Ibid.
106
Ivi, p. 331.
107
Ibid.
108
Ivi, p. 332.
109
Ivi, p. 334.

51
unʼinfermiera ed è sicuramente provocante per Luca, che non potrebbe neanche risponderle,
perché non ha mai visto il corpo di una donna giovane e lʼunica esperienza amorosa della sua
vita è stata quella con la governante, che anche lei era una donna matura.
Poi una sera lʼinfermiera viene da Luca dicendogli che questo è lʼultimo giorno che
rimane con lui. Poi aggiunge che si è abituata a lui e che lʼha anche un poʼ amato. Luca sente
la sua prima dichiarazione dʼamore, che sicuramente non si aspettava. Luca le risponde che
forse anche lui le ha voluto bene, ma che dipendeva da lei. Lei gli risponde che era malato,
pertanto debole e che è un ragazzo, ma subito dopo gli propone che se gli facesse piacere, lei
andrebbe da lui durante la notte. Si rende conto che lui è ancora un ragazzo senza esperienza e
non ha mai avuto una donna. Lei è una donna matura con tante esperienze come ha detto
precedentemente a Luca, e vuole andare a letto con lui. Si mettono dʼaccordo sul fatto che lei
andrebbe da lui quella sera. Bisogna dire che anche se Luca non è innamorato di lei, gli fa
piacere che vada da lui, ma ‹‹In realtà egli aveva fame della donna e questa fame gliela
rendeva desiderabile.››110
La notte lʼinfermiera viene in silenzio da Luca, si spoglia, si presenta nuda davanti a
lui e poi si mette accanto a lui sotto le coperte. In effetti, come è tipico di questo scrittore,
Alberto Moravia ci descrive questa situazione realmente con tutti i dettagli della loro intimità
tramite le sensazioni del protagonista:
‹‹la donna gli andava [...] alla ricerca del suo sesso e, trovatolo, lʼafferrava alla radice,
quasi avesse voluto strapparlo e lo faceva penetrare nel proprio, egli ebbe il senso preciso
che lei lo prendesse per mano e lʼintroducesse, riverente, in una misteriosa caverna.››111
Per Luca è la prima volta, sente gratitudine verso lʼinfermiera e guardando il suo viso
si domanda se è il viso di lei ‹‹o quello di una deità salita dalla terra per darsi a lui?
Certamente tra le sue mani e quelle membra distese sotto le sue passava il tremito di una
venerazione.››112 Il protagonista paragona questa cosa addirittura ad un miracolo. In effetti,
accettare lʼamore dellʼinfermiera significa per Luca non soltanto la scoperta del sesso, ma
anche una vera e propria salvezza, la guarigione totale e perciò lʼinizio dellʼamore fisico e
contemporaneamente lʼinizio della nuova vita. Lʼinfermiera parte il giorno dopo e Luca senza
rimpianto le è grato pensando che: ‹‹Seconda e più vera madre, lʼinfermiera lʼaveva fatto
nascere una seconda volta, dopo che era morto nel suo desiderio di morte.››113 Lʼinfermiera è
la prima persona che Luca vede dopo la sua lunga malattia ed è anche la sua prima donna, con

110
Ivi, p. 337.
111
Ivi, p. 340.
112
Ibid.
113
Ivi, p. 341.

52
cui inizia la vita sessuale, che viene paragonata alla sua rinascita. Roberto Tessari commenta:
‹‹Tra gli incubi e le vane riflessioni che costellano il suo sfinimento fisico e morale, Luca
trova però salvezza nel miracoloso rinnovarsi del rapporto con una donna. Lʼinfermiera che
lo assiste accetta di concedersi a lui, e il gesto ne propizia la guarigione.››114

Alberto Moravia, come abbiamo già menzionato, riconosce in unʼintervista con Dacia
Maraini che nella Disubbidienza si è ispirato parzialmente a una governante polacca, che
aveva una quarantina dʼanni ed era bella e piena di vita e che è stata a casa di loro per qualche
tempo, quando lui era ancora un ragazzo. Lʼautore ricorda: ‹‹Infatti, mi carezzò mentre facevo
il bagno. Solo che nel libro Luca e la donna finiscono per fare lʼamore. Nella realtà non
lʼabbiamo fatto. E non mi diede neanche un bacio.››115

Luca e le donne

In questo romanzo breve lʼautore scrive di un ragazzo quindicenne, che riceve il suo
primo bacio, sente la sua prima dichiarazione dʼamore e ha la sua prima esperienza sessuale
con una donna. Anche in questo caso il protagonista non ha relazioni amorose diciamo
tradizionali, cioè con una ragazza della sua età, ma fa tutte queste nuove esperienze con delle
donne mature e non tanto belle.
In questo libro allo stesso modo come in Agostino, Alberto Moravia rifiuta le relazioni
comuni, tradizionali per quellʼepoca e di conseguenza Luca incontra soltanto donne mature e
disponibili. Anche in questo romanzo breve non si trova neanche una ragazza dellʼetà di
Luca.
Comunque questa volta è proprio la donna che fa risolvere la crisi di Luca con la
conclusione ottimistica di questa vicenda.

114
ROBERTO TESSARI, ALBERTO MORAVIA, introduzione e guida allo studio dell’opera moraviana, storia
e antologia della critica, cit., p. 107.
115
DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, cit., p. 14.

53
4.4.2. La tematica delle classi sociali

La tematica delle classi sociali è molto presente in questo romanzo breve. Come ho
già menzionato, Alberto Moravia proveniva della classe sociale della borghesia e quindi
viveva come un borghese, ma nella sua opera è evidente soprattutto la sua critica
antiborghese, una critica contro gli uomini dello stesso ceto sociale. La sua critica più forte
contro la borghesia in questo libro riguarda i genitori del protagonista. Quando descrive il
comportamento dei genitori di Luca, tramite questi personaggi lʼautore cerca di denunciarci il
comportamento negativo della borghesia e dei suoi valori principali, cioè la proprietà privata
e il denaro. A proposito di tematica di denaro scriverò più in dettaglio successivamente.
Luca proviene da una famiglia borghese ricca, vive in un appartamento bello, ha anche
la sua camera ed addirittura prende una paghetta dal padre. Allʼinizio del romanzo possiamo
vedere Luca che sta viaggiando in treno e desidera di andare a mangiare il pranzo nel vagone
ristorante. Per Luca era importante la considerazione della gente e il decoro formale della
vita. ‹‹Egli odiava con tutta la forza dellʼanimo i pasti consumati sulle ginocchia, negli
scompartimenti, tra cartacce, scorze e rimasugli, con cibi freddi e unti cacciati a forza tra le
valve delle pagnotte spaccate.››116 Ma Luca provava questo odio non soltanto perché il piatto
caldo in un vagone ristorante fosse più buono, ma per un motivo diverso, cioè che: ‹‹Durante
questi pasti cʼera sempre qualcuno che, in attesa di recarsi al ristorante, guardava con aria
di sufficienza e di disgusto alla famiglia curva sui cartocci.››117 Per il gran dispiacere di Luca,
i suoi genitori decidono di comprare i cestini invece di andare al vagone ristorante e come
Luca teme, passa una persona, una vecchia signora sdegnosa e ben vestita. La reazione del
protagonista è la seguente: ‹‹Luca si era accorto di vergognarsi di mangiare e al tempo stesso
di vergognarsi della vergogna. Tra questi sentimenti umilianti, aveva appena toccato il
cibo.››118 Si vede che Luca capisce che mangiare un panino nello scompartimento del treno è
alla fine una cosa assolutamente normale e non dovrebbe esserci niente di cui vergognarsi.
Ma è piuttosto lo scrittore che vuole farci conoscere il comportamento negativo di alcuni
borghesi che addirittura disprezzano certe persone soltanto perché mangiano un panino nello
scompartimento invece di andare nel vagone ristorante.
Un giorno Luca conosce una governante. Luca pensa che fare la governante è un
mestiere umile e noioso. Comunque gli sembra che la governante faccia questo mestiere

116
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 233.
117
Ivi, pp. 233 – 234.
118
Ivi, p. 234.

54
volentieri e con entusiasmo. Luca paragona la governante alla madre ed addirittura la mette in
opposizione. ‹‹Luca provava simpatia per la governante, perché gli pareva buona, semplice e
allegra, tutta diversa da sua madre che, piena come era di rigide teorie pedagogiche, non
avrebbe mai pensato a giocare a quel modo coi bambini.››119 Lo scrittore mette in evidenza
anche in piccoli dettagli la sua simpatia per la classe popolare. Ad esempio qui sottolinea che
questa donna della classe popolare, fa un mestiere che per un borghese può sembrare umile e
noioso, ma che lei fa con piacere. La donna è tutta diversa: agli occhi di Luca è migliore della
madre che rappresenta una donna della borghesia. Come possiamo vedere, secondo lo
scrittore in questo romanzo un popolano è sempre contento e bravo, qualsiasi mestiere faccia
ed è simpatico al protagonista, che è un giovane borghese innocente.
Durante questa vicenda Luca fa conoscenza anche con un altro rappresentante della
classe popolare cioè unʼinfermiera, che lʼassisteva durante la sua lunga malattia. Quando
Luca si sveglia dopo un delirio vede lʼinfermiera e poi guarda lʼattaccapanni e ‹‹fu contento di
vedervi appese una gonnellina e una camicia dellʼinfermiera e fu pure contento di notare che
erano panni senza pretese, di persona povera.››120 Il protagonista è contento non soltanto
perché qualcuno lʼassiste, ma soprattutto che si tratta di una persona povera, dalla classe
popolare, come se fosse una garanzia di qualcosa di buono e di positivo.
Lʼinfermiera gli racconta le storie della sua vita privata, che riguardavano soprattutto
‹‹i suoi rapporti dʼamore con un gran numero di uomini, dellʼetà e delle condizioni più
diverse. [...] era stata agiata in gioventù; poi il marito era morto e per vivere ella era stata
costretta a fare diversi mestieri, ultimo dei quali lʼinfermiera.››121 Si capisce che questa
donna aveva una vita migliore prima della morte del marito. Possiamo capire che erano ricchi
o benestanti e probabilmente facevano parte della classe della borghesia. Dopo la morte del
marito le mancavano i soldi, sicché ha dovuto accettare vari mestieri che sicuramente prima
non aveva nemmeno pensato di doverli fare un giorno. Lo scrittore parla della sua vita così:
‹‹Era la sua una vita qualsiasi, piena di errori e di vanità; e lei, a sua volta, una persona
qualsiasi, con tutti i pregiudizi della gente decaduta, come per esempio quello di fare un
mestiere indegno di lei.››122 Comunque Luca vede questi errori e queste vanità scusabili ed
addirittura amabili.
Lʼautore ha cercato di farci capire che proprio Luca, un ragazzo quindicenne che
scopre la miseria della sua classe. Luca riesce ad apprezzare la gente della classe popolare,

119
Ivi, p. 275.
120
Ivi, p. 324.
121
Ivi, pp. 333 – 334.
122
Ivi, p. 334.

55
per cui prova gran simpatia ugualmente come lo scrittore Alberto Moravia. Nella
Disubbidienza lʼautore ha espresso la tragedia ‹‹di un ragazzo borghese di fronte alla realtà
della sua classe e di una società strutturata secondo lʼideologia moralmente degradante e
vitalmente degradante della sua classe medesima.››123

123
EDOARDO SANGUINETI, ALBERTO MORAVIA, cit., p. 84.

56
4.4.3. La tematica del denaro

‹‹Luca, il giovane protagonista del romanzo, oscuramente intuisce che il nesso che
legga lʼuomo al mondo circostante, oltre che sintetizzarsi nellʼimpulso sessuale, si concreta
nella ricchezza.››124 Luca vive in una famiglia borghese e da piccolo è educato in maniera tale
da stimare gli oggetti che possedeva ed accumularli. Aveva un teatro di marionette e suo
padre gli portava almeno una volta alla settimana una o due marionette. Ma presto ha smesso
di giocare con loro, perché preferiva ‹‹allinearle nello scatolone come un avaro accumula
monete in fondo a un cassetto. Li contava e li ricontava, li accarezzava, li lisciava, li
contemplava a lungo, inginocchiato in terra, poi li riponeva; e questo era tutto.››125 Oltre al
teatro Luca collezionava libri, francobolli, oggetti di cancelleria ed attrezzi sportivi. Per tutte
queste cose sentiva una passione possessiva e non riuscirebbe a regalarle o distruggerle. Le
conservava, anche se sciupate o rotte nel suo armadio. Questo si potrebbe considerare come
una specie di iniziazione dellʼattaccamento alla proprietà di questo giovane borghese.
Più tardi il padre comincia a dargli regolarmente una paghetta ogni primo del mese.
‹‹Il denaro, come Luca ben presto si accorse provocava nel suo animo un sentimento di
possessione più misterioso e più assoluto dei balocchi e degli altri oggetti, depurato da ogni
idea di gioco o di svago, addirittura incomprensibile.››126 Luca scopre il valore del denaro e
inizialmente lo usa per comprarsi dolci e libri, ma poi capisce che questi se li può far
comprare dai genitori, perciò comincia ad accumulare i soldi invece di spenderli. ‹‹E le
monete e i biglietti del mensile continuarono ad ammucchiarsi nella scrivania.››127 Come
possiamo vedere Luca aveva un rapporto positivo con il denaro e con gli oggetti nella sua
proprietà, quindi riconosceva questi valori della società borghese, senza pensarci, in un modo
innocente e naturale. Ma tutto questo cambia dopo il seguente incidente.
Una sera tardi Luca decide di portare i giornali ai genitori direttamente nella loro
camera. Senza bussare entra dentro, senza che nessuno se ne accorga e vede i genitori
nellʼangolo più lontano della camera. ‹‹Il padre reggeva con le due braccia contro il petto ciò
che Luca riconobbe subito per un fascio di biglietti di banca e di titoli industriali.››128 Come
possiamo vedere, lo scrittore ha descritto con questa frase anche lʼamore del padre per i soldi.
Il padre poteva tenerli nelle mani, che sarebbe anche più logico, invece li regge con le due

124
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, cit., p. 72.
125
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 254.
126
Ivi, p. 255.
127
Ivi, p. 256.
128
Ivi, p. 250.

57
braccia contro il petto, ugualmente come si regge ad esempio un bambino, contro il petto,
quindi vicino al cuore, che è il simbolo dellʼamore. La madre cerca di togliere dalla parete un
quadro sacro con la Madonna. Lei lo stacca e Luca vede che il quadro nasconde una
cassaforte. Il padre dice il codice alla madre, e vediamo come i genitori vanno dʼaccordo e
che partecipano tutti e due a questa procedura di accumulare il denaro, per loro sicuramente
piacevole. Poi finalmente lei apre questa cassaforte piccola e Luca vede che contiene già tanti
altri fasci di biglietti di banca e rotoli di titoli. Si può capire che la cassaforte è già piena
anche perché il padre dice alla madre di Luca: ‹‹Spingili dentro bene [...] se no come
facciamo a metterci anche questi?››129
Luca scopre che sotto il quadro sacro con lʼimmagine della Madonna con il suo
Bambino in braccio, si trova una cassaforte con tutto il denaro dei genitori e
contemporaneamente gli vengono in mente i ricordi di quando era piccolo. Da bambino per
molto tempo è stato fatto inginocchiare dalla madre davanti al quadro della madonna per
pregare. ‹‹Egli si inginocchiava, giungeva le mani e, gli occhi rivolti al quadro, docilmente
ripeteva le parole della preghiera che la madre, seduta lí accanto, via via gli suggeriva con
voce paziente.››130 Luca capisce che gli hanno fatto dire le preghiere davanti al loro denaro e,
in effetti, si sente ingannato. Gli viene anche voglia di chiedere ai genitori, perché lʼhanno
fatto pregare davanti al loro denaro, ma si trattiene e rimane zitto. In questo caso non è
soltanto lʼinganno di Luca, ma anche e soprattutto lʼinganno della religione, perché un tale
comportamento va contro i principi del cristianesimo.
Dopo questa scoperta Luca non vede più i suoi genitori così perfetti come li vedeva
prima, anzi il suo affetto per loro indebolisce e come osserva il critico letterario Giancarlo
Pandini: ‹‹il mondo diventa ai suoi occhi corrotto: e corrotto proprio da quella relazione
possesso-denaro, chʼegli un tempo aveva creduto giusta, perché così reputavano sua madre e
suo padre.››131 Più tardi Luca comprende che questʼincidente era per lui la prima causa del
suo rifiuto della proprietà e del denaro.
Nel ragazzo nasce lʼavversione contro il possesso del denaro e della proprietà, perciò
decide di rifiutare tutto ciò che possedeva. Ha scoperto che tutte queste proprietà, che amava,
lo legavano al mondo e lo costringevano ad accettarlo, e questo fatto creava dentro di lui un
odio rabbioso contro questi suoi oggetti e risparmi, ‹‹che erano anche un segno di ubbidienza

129
Ivi, p. 251.
130
Ivi, pp. 250 – 251.
131
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, cit., p. 73.

58
al destino che gli era stato imposto senza consultarlo, al mondo contro il quale aveva tentato
sinora, più volte e sempre invano, di ribellarsi.››132
Luca inizia a realizzare il suo piano del rifiuto della sua proprietà. Regala la sua
collezione di francobolli a un compagno di classe, poi decide di vendere i suoi libri, perciò
deve inventare una bugia adatta per i genitori. Dice che i libri li ha già riletti tante volte e che
con i soldi vorrebbe comprarsi un grammofono e dei dischi. Qui è interessante il commento
del narratore che riguarda il carattere dei genitori. Lʼautore critica non soltanto loro due, ma
tutti i borghesi ricchi. ‹‹Suo padre e sua madre non avrebbero mai tollerato una tale vendita
se non fosse stata fatta a vantaggio di qualche nuovo acquisto. Per loro la proprietà non
poteva servire che a creare nuova proprietà.››133 A tal proposito Edoardo Sanguineti
commenta:

Diciamolo in una parola: un segno di ubbidienza alla società borghese. Perché Luca ha ormai scoperto,
analizzando se stesso e i genitori, quei genitori per i quali ‹‹la proprietà non poteva servire che a creare nuova
proprietà››, che tutta lʼeducazione per lui apprestata con tanta cura, in casa e fuori, non è propriamente
educazione alla vita ma educazione alla proprietà, educazione allʼimpiego fruttuoso del denaro, educazione
mistificata alle mistificazioni di una società innaturale e antivitale.134

Luca riceve il consenso dai genitori ed invita a casa un rivenditore di libri usati a cui
vende tutti i suoi libri ed anche i suoi strumenti sportivi. Ora non ha più niente, soltanto il
denaro. Luca dice ai genitori unʼaltra bugia, cioè che ha perso tutti i soldi o che qualcuno
glieli ha rubati. Finalmente può realizzare la sua decisione di rifiutare il denaro.
Un pomeriggio Luca prende tutto il denaro che possiede e va ai giardini pubblici, dove
vuole sotterrarlo e pensa che ‹‹seppellendovi il denaro, in un certo senso vi avrebbe sepolto
anche se stesso; o, almeno, quella parte di se stesso che era attaccata al denaro.››135 Poi con
la mano toglie la terra e fa una buca in cui mette tutti i suoi soldi. Luca scopre ‹‹di provare
per quel denaro un odio profondo; come si odia qualcuno che ci ha dominato e contro cui ci
si è ribellati.››136 Un ragazzo quindicenne ha già capito che i soldi possono avere anche il
potere al di sopra di chi li detiene e perciò non vuole essere uno schiavo del denaro come ad
esempio lo sono i suoi genitori. In un certo senso Luca considera il denaro anche sacro. ‹‹Era

132
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 256.
133
Ivi, p. 260.
134
EDOARDO SANGUINETI, ALBERTO MORAVIA, cit., p. 80.
135
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 265.
136
Ivi, p. 267.

59
sacro per quelle effigi regali e quei simboli che ne garantivano il valore; ed era sacro perché
avrebbe potuto essere felicità per tante persone. Per il povero, per esempio››137
Poi mette la terra sopra il suo denaro, ricopre bene il suolo con delle foglie morte e
torna a casa. Dopo questo passo gli manca lʼultima parte del suo piano, cioè il rifiuto della
propria vita, di conseguenza Luca inizia a mangiare meno del solito e smette di mangiare le
cose che gli piacciono. Per terminare questa parte vorrei usare le parole di Romano Luperini:
‹‹Respingere tutti i valori della società borghese (compresi quelli fondamentali della
proprietà privata e del denaro) significa infatti autodistruggersi. Se lʼunica realtà è quella
borghese e a essa non vi sono alternative, rifiutare la borghesia significa rifiutare la vita.››138

137
Ibid.
138
ROMANO LUPERINI, Il Novecento, apparati ideologici ceto intellettuale sistemi formali nella letteratura
italiana contemporanea, tomo secondo, Loescher editore, Torino 1985, p. 523.

60
4.4.4. La tematica dellʼalienazione

Luca da bambino voleva molto bene ai suoi genitori considerandoli perfetti e vedeva
in loro unʼautorità piacevole. Un giorno Luca ha avuto un incidente quando riparava un
guasto di elettricità e si è bruciato i polpastrelli di tre dita. Gli faceva male e quindi si è
gettato automaticamente tra le braccia di sua madre che lo stringeva accarezzandogli la testa:
‹‹A lungo, tremando per tutto il corpo, e sentendo nello stesso tempo con amarezza che le
carezze materne non lo proteggevano né lo consolavano più come un tempo.››139 Già qui
grazie a questa esperienza Luca sente che qualcosa sta cambiando nel rapporto con la madre e
le sue carezze non gli fanno lʼeffetto come prima.
Poi quando i genitori decidono di mangiare i cestini invece di mangiare il pranzo nel
vagone ristorante, Luca si arrabbia e si accorge di guardare i genitori diversamente in una
maniera nuova: ‹‹Per la prima volta egli sentì la durezza e virtù materne, il buonsenso e la
benevolenza paterne come cose non soltanto esterne a lui ma anche ostili.››140 Comincia la
sua alienazione dai genitori e il protagonista crede che abbia smesso anche di amarli.
Luca non sente soltanto questʼalienazione famigliare, ma sente che il mondo gli è
ostile, che è contro tutti gli oggetti che lo circondano e che non riesce ad amarli e dominarli.
Inizia la sua inimicizia tra lui e la realtà. Prima era uno studente perfetto, ma ora odia
studiare. Smette di studiare e nemmeno va a giocare al pallone con i suoi compagni di scuola.
‹‹Luca pensò che il mondo, nelle persone della madre, del padre, dei professori, dei
compagni, lo voleva buon figlio, buon scolaro, buon amico, buon ragazzo; ma lui non amava
il mondo né queste parti che gli si volevano imporre e doveva disubbidire.››141
Fino a qui il protagonista vive la sua alienazione vitale, ma dopo un incidente, quando
un giorno entra inosservato nella stanza dei genitori e da quello che vede capisce che da
bambino i genitori lo facevano inginocchiare e pregare davanti al loro denaro, inizia a
rifiutare la proprietà e il denaro, quindi i valori principali della borghesia. Questa sua
avversione contro il possesso del denaro e della proprietà è lʼinizio della sua alienazione
sociale. Luca vuole essere diverso dai genitori, dalla borghesia che accumula denaro e le
proprietà e decide di rifiutare tutta la sua proprietà cioè i suoi libri, gli album di francobolli,
gli attrezzi sportivi e i suoi risparmi perché lo legano al mondo e lo costringono ad accettarlo.

139
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, cit., p. 233.
140
Ivi, p. 235.
141
Ivi, p. 247.

61
Poi gli rimane lʼultima parte del suo piano cioè la morte fisica. Decide di mangiare
meno del solito e di non mangiare le cose che gli piacciono. Un giorno il padre gli porta un
dolce, ma Luca non lo mangia con gran dispiacere del padre, ma si rende conto che sente
sempre un affetto per suo padre. ‹‹Gli restò da quella scena un senso di angoscia profonda.
Così egli era ancora attaccato. E non soltanto alle cose di cui non si era ancora disfatto ma
anche a quelle che credeva di aver distrutto per sempre, come lʼamore filiale.››142 Luca si è
veramente alienato dai genitori sperando di non amarli più, ma in fondo non è riuscito a
cancellarli veramente dal proprio cuore.
Questa alienazione vitale seguita dallʼalienazione sociale passa in una crisi vitale di
Luca che si ammala per un lungo periodo. La sua crisi viene risolta grazie alla donna con cui
Luca ha la sua prima esperienza sessuale. Quindi questʼesperienza liberatrice conclude
ottimisticamente questa vicenda. ‹‹Gli pareva di avere trovato finalmente un modo nuovo e
tutto suo di guardare alla realtà, fatto di simpatia e di paziente attesa.››143

142
Ivi, p. 272.
143
Ivi, p. 341.

62
5. La ricerca di tratti caratteristici comuni ai due romanzi

In questa parte della mia tesi vorrei andare alla ricerca dei tratti caratteristici comuni
di queste due opere di Alberto Moravia. Lʼautore ha iniziato a scrivere questi due libri quasi
nello stesso periodo, negli anni 1938 e 1943, prima e durante la seconda guerra mondiale,
anche se in queste opere non cʼè assolutamente traccia del conflitto mondiale. Tutti e due i
romanzi vengono pubblicati negli anni quaranta, anche se ognuno presso una casa editrice
diversa. Lo scrittore li considera come i libri migliori e fondamentali nella sua opera.
Agostino ed ugualmente La disubbidienza possono essere considerati dei romanzi
brevi. Per quanto riguarda la struttura dei libri, tutte e due le opere hanno circa lo stesso
numero di pagine. Comunque Agostino è diviso in quattro capitoli, mentre La disubbidienza
in sedici. La struttura narrativa con la sua divisione in capitoli è piuttosto di carattere formale
che di contenuto perché il tema narrativo progredisce in senso unitario fuori della distinzione
numerica.
Come abbiamo potuto vedere, Agostino e La disubbidienza sono scritti dal punto di
vista degli adolescenti. Si tratta, dunque, di due storie dove il narratore onnisciente è assente
come personaggio dallʼazione, perciò abbiamo un narratore eterodiegetico che racconta
queste vicende dallʼesterno con lʼuso della terza persona.
In tutti e due i romanzi troviamo un protagonista che è un ragazzo adolescente.
Agostino è un bel ragazzo di tredici anni e Luca, un ragazzo di quindici anni. Come abbiamo
potuto notare, al lettore vengono fornite poche informazioni per quanto riguarda lʼaspetto
fisico dei protagonisti. Per il lettore è importantissimo sapere soprattutto lʼetà dei ragazzi e
che si tratta di ragazzi diciamo comuni. Quindi non viene dato risalto allʼaspetto fisico, ma al
contrario sono messe in evidenza le loro caratteristiche psicologiche, che cambiano durante lo
svolgimento di questi libri.
Agostino e Luca provengono da famiglie di ricca borghesia e vivono in belle case,
Agostino soltanto con la madre, che è vedova, e Luca con la madre e il padre. Queste famiglie
hanno delle possibilità economiche per far studiare i loro figli, perciò entrambi i protagonisti
sono studenti di liceo. La loro condizione sociale viene messa molto in risalto, perché
Agostino rappresenta i valori di quellʼepoca, invece Luca rappresenta un giovane borghese
ribelle contro i valori della borghesia di quellʼepoca e il suo rifiuto del possesso della
ricchezza.
Uno degli obiettivi di questa tesi era esaminare in dettaglio temi e motivi che si
trovano in queste due opere. Le tematiche principali (cioè la tematica sessuale, la tematica

63
delle classi sociali, la tematica del denaro e la tematica dellʼalienazione possiamo) trovarle in
tutti e due i romanzi brevi. Ora proviamo ad identificare dei tratti caratteristici comuni di
queste tematiche.

La tematica sessuale
Come abbiamo potuto vedere, Alberto Moravia non ha evitato il tema del sesso, anzi
la tematica sessuale insieme alla tematica delle classi sociali predomina in queste due opere.
Il sesso è descritto in forme diverse e non tutti i lettori si aspetterebbero che in un romanzo
che parla degli adolescenti si possano trovare così tante forme diverse della sessualità.
In questi romanzi i protagonisti Agostino e Luca cominciano a capire ed a scoprire il
sesso. Qui è molto importante lʼetà dei protagonisti. Agostino, un ragazzo tredicenne e perciò
ancora molto giovane, deve piuttosto accettare che esiste una realtà del sesso, che riguarda
tutti, quindi anche sua madre, che ha una relazione con un giovane amante. Questa realtà del
sesso gli viene fatta capire in modo brutale dai ragazzi della banda. Luca invece è già un
ragazzo quindicenne ed in questʼetà la differenza di due anni ha una certa importanza. Luca
vive una crisi e in questo periodo comincia la sua vita sessuale. Siamo testimoni del suo
primo bacio ed anche del suo primo rapporto sessuale con una donna.

Lʼesperienza traumatica di Agostino [...] o di Luca ne La disubbidienza [...] è tale perché scaturisce da
uno stato innocente, vago e irreale, ancora in embrione, e si misura col sesso, cioè con una forma di realtà le cui
leggi sono ‹‹ diverse ›› da quelle canonizzate da una società conformista e decadente: il sesso è visto come una
componente della personalità umana, indispensabile perché essa sia completa e aderisca in modo uniforme alla
realtà.144

Tutti e due i ragazzi vivono una crisi che crea loro tanti problemi. Agostino vuole
risolvere tutti questi problemi con la visita in una casa di tolleranza, ma per la sua età non
riuscirà ad entrare dentro e perciò non sarà il sesso a risolvergli le sue difficoltà. Luca grazie
alla sua prima esperienza sessuale ricomincia ad avere voglia di vivere e gli passa la sua crisi.
Si potrebbe dire che lo scrittore ha usato il sesso come un rimedio contro i problemi di questi
adolescenti. In tutti e due i casi Alberto Moravia ha rifiutato qualche soluzione comune e
tradizionale lasciando ai protagonisti vivere una vita normale. Ha trovato una soluzione
diversa e in certo senso sorprendente, cioè il sesso che dovrebbe riuscire a risolvere i
problemi e la crisi di questi due adolescenti.

144
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, cit., pp. 130 – 131.

64
Per quanto riguarda le relazioni sessuali che sono descritte in questi due romanzi,
vediamo che tutti sono diverse da quelle tradizionali e comuni della prima metà del
Novecento. Lo scrittore addirittura parla di una relazione omosessuale che cʼè fra un bagnino,
un uomo intorno a cinquantʼanni e un ragazzo di colore. La madre di Agostino ha una
relazione amorosa con un bellʼuomo più giovane di lei. Agostino vuole andare in una casa di
tolleranza. Vuole un rapporto sessuale con una prostituta che sarebbe sicuramente più vecchia
di lui, quindi una donna matura. Luca riceve il primo bacio della sua vita da una governante,
una donna di trentacinque anni. Grazie a lei scopre una nuova attrazione sessuale finora ad
allora per lui sconosciuta, e che è addirittura più forte del suo desiderio di morire, e sicché si
può considerare come un invito ad accettare la vita. La seconda donna nella vita di Luca, con
cui ha la sua prima esperienza sessuale, è unʼinfermiera, anche lei è una donna matura con
tante esperienze. Come ho già menzionato, in tutti e due romanzi brevi non si trova neanche
una ragazza dellʼetà di Agostino e di Luca. I protagonisti si incontrano soltanto con donne
mature.

La tematica delle classi sociali


La tematica delle classi sociali è una delle più importanti ed è molto presente in questi
due romanzi brevi. Agostino ed anche Luca provengono da famiglie ricche, dalla classe
borghese. Vivono in belle case, economicamente a loro non manca niente e hanno una buona
educazione tradizionale.
Agostino viene a comprendere unʼaltra realtà, ben diversa dalla sua, cioè la vita dei
ragazzi della banda provenienti da famiglie povere, dalla classe popolare. Anche se si tratta di
un ambiente duro, Agostino viene attirato da questo nuovo mondo e prova una certa simpatia
per i popolani. Luca essendo più grande dellʼaltro protagonista già conosce questa realtà cioè
le differenze sociali, e come abbiamo visto anche lui prova simpatia per la gente della classe
popolare. Il personaggio di Agostino rispecchia i valori di quellʼepoca ed è consapevole della
propria degradazione. Luca invece scopre la miseria della sua classe ed inizia a ribellarsi
contro i valori della borghesia ed a rifiutare il possesso della ricchezza e del denaro. Lʼautore
ha cercato di farci capire che proprio due adolescenti innocenti scoprono la miseria della loro
classe, quindi dei borghesi, e che riescono ad apprezzare la gente della classe popolare, verso
cui tutti e due provano gran simpatia.
Voglio sottolineare che Alberto Moravia proveniva di una famiglia borghese, ma non
gli piaceva questʼambiente ed addirittura sentiva la ripugnanza per il modo di vivere
borghese. In tutti e due i romanzi è evidente soprattutto la sua critica antiborghese e la sua

65
simpatia per la classe popolare. Lʼautore cerca di denunciare i comportamenti negativi della
borghesia e dei suoi valori principali, cioè la proprietà privata e il denaro. In tutti e due libri
lʼautore ha cercato di descrivere da una parte la bella vita dei borghesi ricchi e dallʼaltra parte
la povertà della classe popolare e le loro condizioni di vita, perciò una realtà allora attuale ed
anche oggi in una società dei poveri e ricchi.

La tematica del denaro


In questi due libri incontriamo la tematica del denaro. Agostino ed anche Luca
capiscono che la quantità dei soldi divide la gente in varie classi sociali e conoscono
lʼimportanza del denaro.
In Agostino la tematica del denaro riguarda soprattutto la parte, in cui Agostino non
riesce a capire quale è il rapporto fra i soldi e il pagamento di una prostituta e non riesce ad
immaginarsi come si può stabilire il prezzo per le carezze, le nudità e la carne femminile.
Agostino deve trovare i soldi necessari per poter andare nella casa di tolleranza, di
conseguenza dice una bugia alla madre, cosa che non ha mai fatto, quindi Agostino mente per
il denaro.
Luca è educato in maniera tale da stimare il denaro e accumularlo. Ha un rapporto
positivo con il denaro fino al momento quando scopre di esser stato ingannato dai genitori,
che da bambino lo hanno fatto inginocchiare per pregare davanti al loro denaro. Dopo questa
scoperta Luca inizia a rifiutare la proprietà e il denaro. Un giorno prende tutto il denaro che
possiede e lo sotterra nei giardini pubblici pensando che seppellendo questo denaro ha sepolto
la parte di se stesso che è attaccata al denaro. Luca capisce che il denaro può avere anche un
potere al di sopra di chi lo detiene e non vuole essere uno schiavo del denaro come lo sono i
suoi genitori.

La tematica dellʼalienazione
In tutti e due i romanzi possiamo trovare la tematica dellʼalienazione. Agostino ed
anche Luca soffrono il rapporto difficile con la realtà e vivono la loro alienazione vitale ed
anche sociale.
Agostino come sappiamo faceva parte dellʼambiente sociale dei borghesi ricchi, ma un
giorno viene in contatto con un ambiente socialmente diverso. Conosce i ragazzi poveri della
classe popolare e qui inizia il suo distacco dallʼambiente familiare e di conseguenza la sua
alienazione sociale. Il protagonista è cambiato, ma non riesce ad essere del tutto uguale a
loro. Ha perso i vecchi gusti senza però riuscire ad acquistarne di nuovi. Agostino è incapace

66
di assomigliare ai ragazzi della banda e dallʼaltra parte non riesce più a ritrovarsi tra i ragazzi
bene educati dei borghesi ricchi.
Lʼalienazione vitale inizia ad Agostino quando scopre il sesso. Questo fatto fa nascere
una crisi in lui. Agostino non riesce a risolvere i suoi problemi e continua a subire il suo
trauma, perché ha finito uno stile di vita vecchio, ma non è capace di iniziarne un altro.
Lʼalienazione vitale di Luca riguarda soprattutto il rapporto tra lui e i genitori. Luca si
accorge di guardare i genitori diversamente in una maniera nuova e crede che abbia smesso
anche di amarli. Luca vuole essere diverso dai genitori, dalla borghesia che accumula denaro
e le proprietà, perciò decide di rifiutare tutta la sua proprietà e i risparmi perché lo legano ad
un mondo e lo costringono ad accettarlo. Luca si è veramente alienato dai genitori, ma in
fondo non è riuscito a cancellarli veramente dal suo cuore.
Questa alienazione vitale seguita dallʼalienazione sociale passa in una crisi vitale di
Luca. La sua crisi viene risolta grazie alla donna con cui Luca ha la sua prima esperienza
sessuale.

Quasi tutti i personaggi moraviani sono consapevoli che la fine di un modo vecchio di vita o la
metamorfosi salutare per attingere uno stato esistenziale diverso, coincidono con una violenza: [...] Agostino,
Luca, [...] lʼaccettano come un tributo da pagare alla autenticità della vita. Il processo naturale di questa crisi è
nellʼimpossibilità di definire lʼidentità dellʼio alienato fino alla perdita della propria coscienza.145

145
Ivi, pp. 130 – 131.

67
6. La conclusione

In questa tesi ho cercato di analizzare due romanzi brevi di Alberto Moravia: Agostino
e La disubbidienza, dove i protagonisti sono gli adolescenti. In effetti, sono due opere dove la
realtà viene vista da una prospettiva ingenua ed emozionale di due ragazzi adolescenti,
diversa rispetto ad opere scritte dal punto di vista degli adulti.
Lo scrittore romano ha scritto questi due libri quasi nello stesso periodo, ed in effetti
abbiamo visto che sono due opere in cui possiamo trovare molti tratti caratteristici comuni.
Uno degli obiettivi era esaminare in dettaglio temi e motivi che si trovano in questi due
romanzi brevi, e perciò abbiamo potuto constatare che in tutte e due le opere abbiamo
incontrato le stesse tematiche principali, cioè quella sessuale, quella delle classi sociali, quella
del denaro e quella dellʼalienazione.
Comunque la tematica più importante di tutti e due i romanzi è la tematica delle classi
sociali. Agostino ed anche Luca provengono da ricche famiglie borghesi, sono educati in
modo tradizionale e questi si scontrano con un nuovo mondo reale, ma socialmente diverso
dal mondo in cui hanno vissuto finora. Lʼautore tramite queste due opere ha cercato di
denunciare i comportamenti negativi dei borghesi, la miseria e la degradazione della sua
classe, quindi della borghesia. In effetti, Alberto Moravia era coscente della crisi borghese
novecentesca, perciò questi due romanzi sono soprattutto una critica antiborghese.
Nella maggior parte dellʼopera di Albero Moravia non manca il tema del sesso e
quindi questʼautore non lʼha evitato nemmeno in questi due romanzi. Lʼapproccio al sesso di
questi protagonisti adolescenti è traumatizzante, perché si scontrano con la realtà ambigua del
sesso e dellʼamore. Infatti Alberto Moravia è uno scrittore realista che descrive la realtà
obiettiva senza riguardo per le tradizioni culturali e religiose.
Lʼaltro obiettivo di questa tesi era quello di mostrare come la vita di Alberto Moravia
ha influenzato questi due romanzi brevi. È evidente che non si tratta di opere autobiografiche,
comunque come è stato dimostrato dalle citazioni delle parole dello scrittore, abbiamo potuto
notare che gli avvenimenti ed esperienze della sua vita hanno influenzato ed ispirato lʼautore
a scrivere queste due opere.
La bellezza e la grandezza dei romanzi brevi, Agostino e La disubbidienza, derivano
dai temi scelti e scritti con profondità e sincerità. Queste due opere di Alberto Moravia
dovrebbero essere giudicate non solo per il loro valore artistico, ma soprattutto per il loro
messaggio sociale che lʼautore ci rivolge con la pienezza del suo sentimento etico attraverso
la forma dellʼarte letteraria.

68
7. La bibliografia

La bibliografia primaria

ALBERTO MORAVIA, Agostino, introduzione di Giugliano Dego, bibliografia di Tonino


Tornitore, cronologia di Eileen Romano, Bompiani, Milano 2001
ALBERTO MORAVIA, Romanzi brevi, La disubbidienza, Bompiani, Milano 1971

La bibliografia secondaria

DACIA MARAINI, Il bambino Alberto, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2000


ALBERTO MORAVIA, ALAIN ELKANN, Vita di Moravia, Bompiani, Milano 1991
GIANCARLO PANDINI, Invito alla lettura di Alberto Moravia, U. Mursia editore, Milano
1977
ROBERTO TESSARI, Alberto Moravia, introduzione e guida allo studio dell’opera
moraviana, storia e antologia della critica, Le Monnier, Firenze 1975
EDOARDO SANGUINETI, Alberto Moravia, Ugo Mursia Editore, Milano 1962
ROMANO LUPERINI, Il Novecento, apparati ideologici ceto intellettuale sistemi formali
nella letteratura italiana contemporanea, tomo secondo, Loescher editore, Torino 1985
MARINELLA MASCIA GALATERIA, Come leggere Gli indifferenti di Alberto Moravia,
Mursia, Milano 1986

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