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PANDOLFO PUCCI E L’OSPITALITÀ DI CARAVAGGIO

Dei biografi del Merisi, solo Mancini riferisce del soggiorno di Caravaggio presso
Pandolfo Pucci (che Caravaggio avrebbe chiamato «Monsignor Insalata»).
Sappiamo da fonti documentarie che nel 1594 Pucci aveva circa 50 anni: al momento
in cui accolse Caravaggio presso di sé, era quindi un uomo adulto, ma certo non
anziano; Pucci doveva essere inoltre una persona molto colta, considerando che nel
1563 divenne membro della Accademia degli Eustachi e che nel 1583 divenne notaio
generale dell’ospedale di Santo Spirito.
Nominato nel 1588 “maestro di casa” da Camilla Peretti, dovette qui svolgere
faccende amministrative di importanza relativa: è significativo al riguardo che nel
testamento redatto del 1589, la sorella del pon¬tefice tenne presenti numerose
persone al suo servizio ma non Pandolfo Pucci. Nel gennaio 1591, quando oramai
non rivestiva più la suddetta carica, il prelato affittò a vita per 500 scudi una casa a
Borgo Novo, accanto a Palazzo Commendone. Qui Pucci abitò fino al suo ritorno a
Recanati nel giugno 1600. Risulta quindi evidente che Caravaggio debba aver
trascorso in quella casa a Borgo Novo il periodo con Pucci descritto da Mancini.
Quanto agli interessi artistici di Pandolfo Pucci e in particolare ai motivi che lo
spinsero ad accogliere Caravaggio presso di sé, di certo era una persona molto
religiosa – almeno verso la Madonna di Loreto. Se si dà credito al Mancini, Pucci
vedeva e trattava Caravaggio come una persona di servizio, in dovere di sbrigare per
lui anche faccende che non avevano nulla a che fare con la pittura. Fu forse questo il
motivo reale per cui Caravaggio lasciò infine la casa di Pucci «con poca
sodisfatione», anche se lì aveva comunque resistito parecchi mesi, dipingendo diversi
quadri: «alcune copie di devotione» che Pucci avrebbe portato con sé a Recanati e
probabilmente numerosi quadri di sua iniziativa allo scopo di venderli: risalirebbero a
questo periodo «un putto che piange per esser stato morso da un racano che tiene in
mano, e dopo pur un putto che mondava una pera con il cortello, et il ritratto d’un
hoste dove si ricoverava». Il ritratto dell’oste presso il quale Caravaggio aveva
trovato alloggio dopo il suo soggiorno da Pucci non è documentato, come nemmeno
la maggior parte dei suoi ritratti. Però il racconto del Mancini conferma che il
giovane Merisi fosse attivo come ritrattista già nei primi anni della sua carriera,
perfino da quando stava ancora a Caravaggio dove probabilmente dipinse il ritratto di
una certa «Marsilia Sicca».
[fonte: Lothar Sickel. Gli esordi di Caravaggio a Roma. Una ricostruzione del suo
ambiente sociale nel primo periodo romano]

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