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DIARIO FIORENTINO
LUCA LANDUCCI

PROPRIET LETTERARIA

DIARIO FIORENTINO
DAL
1450

AL

1516

LUCA LANDUCCI
CONTINUATO DA UN ANONIMO FINO AL
1542

PUBBLICATO

SUI CODICI

DELLA COMUNALE DI SIENA

E DELLA MARDCELLIANA
CON ANNOTAZIONI

lODOCO DEL BADIA

499747

IN FIRENZE
G. C.

SANSONI, EDITORE

1883

TIPOGRAFIA CABNESECCHI, PIAZZA

D'

ARNO

AVVERTIMENTO

Nel ricercare e raccogliere notizie e memorie


intorno alle fabbriche della citt di Firenze e ai suoi

costumi

un tempo, non poteva certamente lasciar da parte il Diario di Luca Landucci da cui, per
di

quanto ne avessero tratto

passati,

pur vedevo

moderni eruditi ricavare tuttod


per mi
fui

e portare alla luce

Appena un poco inoltrato nella lettura di quel libro, mi accorsi che non uno zibaldone, dove potesse pi qua e pi l trovarsi qualche ricordo da tener conto e farne tesoro, ma bens aveva alle mani una
notizie curiose, sconosciute ed interessanti.

vera e propria cronaca cittadina svariatissima e minuta. Svariatissima


;

inquantoch col darci


fatti

lo scrit-

tore notizia di alcuni suoi

domestici, degli av-

venimenti

politici,

delle feste, degli

uomini

a'

suoi

giorni eccellenti in ogni arte, di alcuni straordinari

fenomeni e degli

edifizi

pi

magnifici che allora

si

muravano, ne rappresenta al vivo la pubblica e privata vita nella seconda met del quindicesimo secolo,

VI

e nei

primi anni,

pi splendidi, del decimosesto.


i

Minutissima poi; perch


politici,

fatti,

specialmente quelli

sono per

lo

pi segnati giorno per giorno

non

tutti

a una volta; come, talora a scapito della


libro che, raffrontato

chiarezza, son registrati dagli scrittori di storie. Tro-

vai

insomma un
dette

con

altri

conle

generi e coetanei, ha molta rassomiglianza con


cosi

Storie

di

Giovanni Cambi,
delle

alla

spro-

positata pubblicazione

quali
il

non so

se nep-

pure nell'altro mondo abbia

padre Ildefonso di
inquantoch

San Luigi, carmelitano


pi

scalzo, trovato perdono. Di


il

grata lettura riesce


fa
il

Landucci

non tramezza, come


fatti

primo, la narrazione dei


dei Gonfalonieri di

col registrare

nomi

giu-

stzia e

dei Priori che di bimestre in bimestre sede-

vano

serie

di

magistrati che
si

per

tante vie

in

pi autentico

modo,
aver

pu ricomporre. Ricordanche se

domi allora

di

letto nel Machiavelli,

ninna cosa diletta e insegna nella istoria, quella che particolarmente


si

descrive

mi

risolvei a

por mano

alla pubblicazione di questo Diario,


i

per-

suaso che anche per

nostri tempi abbia valore la


dalle

sentenza del Segretario fiorentino,


role dette da Niccol

gravi paSto-

Tommaseo wqW Archimo

rico Italiano^ sulla necessit di pubblicare, e con sollecitudine, quanto

rimane

di ricordi inediti dell'et

passate, e di documenti storici sepolti in pubbliche


e private raccolte in Italia,

Nuova

Serie,

I,

parte

I,

pag. 110.

VII

Che l'opera

del

Landucci sia da aversi


il

in conte-

siderazione, lo prova

fatto

dell'esserne stato
;

nuto buon conto anco negli antichi tempi


accerta
il

vedere che
,

il

come ne tanto noto Diario di Agose-

stino Lapini

per quasi tutta la prima niet del

colo decimosesto,

non che un raffazzonamento del

Landucci; un estratto ne fece Vincenzio Borghini,


che pass nella Naniana di Venezia; negli Spogli del

Senator Carlo Strozzi, noto erudito fiorentino, trovansene riportati diversi brani
;

Giovambatista Casotti se

ne valse non poco per


che
nel

Memorie {storiche della miracolosa immagine di M. V. dell' Imprime ta


le

sue

in questa

1712 dedicava al Granduca Cosimo III. medesima opera si attesta, come fosse
avuto in pregio questo Diario,
:

dagli

eruditi
cte

scri,

vendo

andava attorno manoscritto


significa che
le copie.

lo

che

mio sentimento,
parte
infatti

con qualche avidit se

ne erano andate moltiplicando


trascritta

Una buona
codice dello
di

pure in un
all'

scorso secolo, appartenente

Archivio

Stato di

Firenze, nel

quale

sono raccolti molti ricordi di

storia fiorentina tratti

da

scrittori,

per

lo pi, del se-

colo
e la

XVI. Una copia


cit

fu posseduta

da Domenico Manni

sovente nei suoi opuscoli. Pietro Fanfani,

che ebbe buon gusto nel pubblicare antiche scritture,

stamp

sotto
del

il

titolo di

Savonaroliana, quasi
le
vi-

tutta la parte

libro

dove sono narrate


e

cende del celebre


di

Domenicano,

vagheggiava

l'idea

stampare anche
si

la descrizione delle

magnifiche feste

che

fecero in Firenze per la venuta di

Leone X.

vili

Qual fortuna abbiano


Diario, che,

avuto
parole

codici

di

questo

secondo

le

del

Casotti, dove-

vano essere parecchi, lo che anche confermato dal Moreni nella sua Bibliografa Toscana, non mi

riuscito
di

conoscerlo:

quello

autografo

si

conserva tuttavia nella Biblioteca comunale

di Siena,

ed

una vacchetta cartacea, originaria88 carte numerate. Dall'autografo per mente non si avrebbe pi oggi l' intero Diario, perch mancante della carta 17 e delle 32-72: il qual codice
scritto in
di

stato
alla

modernamente rinumerato a pagine,

va

sino

89, mentre sono 90, che per errore fu dato a


il

due

numero 61;

e le

pagine dalla 75 in poi sono

bianche.

Per riempire

le

lacune

dell'autografo

non ho
fatto,

avuto altro modo, per quante ricerche abbia

che valermi di un codice della Marucelliana fiorentina; copia di cattiva lettera, eseguita per con ba-

stante esattezza, dei primi del milleseicento.

Tanti e tanti essendo

documenti e

le scritture

relative alla storia politica degli Stati d' Italia fino alla

caduta della Repubblica fiorentina, ho creduto do-

vermi
storia;

in generale

astenere dal dichiarare con an-

notazioni quelle parti del Diario che toccano a quella

anche perch
,

lo

scrittore

si

distende con badella congiura


,

stante larghezza

come quando ragiona

dei Pazzi e delle vicende che la seguitarono


di

dei fatti

Lorenzo

de' Medici, di Carlo Vili, di

Alessandro VI

e del Valentino, della guerra di Pisa, e via discorrendo.

Per questa parte,

dico,

mi sono limitato ad aggiun-

IX

gere quegli schiarimenti che potevano servire alla


retta intelligenza del testo
,

per coloro specialmente


fatti fiorentini di

che non hanno minuta notizia dei


quattro secoli addietro.

Dove mi sono deliberatamente

trattenuto stato nell' annotare quei ricordi che sono


relativi al materiale della citt di Firenze e alle co-

stumanze della medesima:

e questo

ho

fatto valen-

domi a preferenza

dei

documenti degli archivi, e

degli scrittori contemporanei editi o inediti, e delle

monografie che sui singoli soggetti sono state


vari tempi pubblicate.

in

Resta ora a dire qualche cosa


del quale, per

dello scrittore;

quanto

io

mi sappia, nessuno ha dato


sua vita e degl'
indivi-

notizie. Molti particolari della

dui della famiglia sua


tri

gU troviamo

nel Diario; al-

vengono
di

dai

Campioni dei Catasti e della De-

cima, che mi confermarono

come

egli nascesse

da un

Antonio
descritto
di S.

Luca

di

Landuccio cittadino fiorentino,


Chiavi del
quartiere

nel

gonfalone delle

Giovanni, abitante nel popolo di S. Pier Mag-

giore.

Quest'Antonio, originario della potesteria

di

Dicomano, non era sprovvisto di beni di fortuna, specialmente se tenghiamo conto di quelli posseduti da Felice sua madre. Nel 1469 era in et
di anni 75, e l'Agnola

sua moglie

di

72: avevano

due

figliuoli; di sei

il
:

nostro Luca, e Costanzo minore a


quel Costanzo appassionato pei ca-

Luca

anni

valli barberi, che

andava a procacciarseli

in

Levante,

e che dopo vinti


fine

notata in

1485 la miseranda queste pagine. Di Luca dice il papalli, fece

20

nel

cir

suo, in questa portata al Catasto del 1469, che


di

faceva bottega
della moglie, la

speziale,

messa su con

la

dote

Salvestra, che spos appena dicias-

settenne: della quale bottega (sempre secondo la portata,

coHa quale ordinariamente cercavasi d'impiechi

tosire

aveva

l'ufficio

di

porre

le

gravezze)

si

dice che traeva piuttosto debito

che mobile
ci

, e
;

che era indebitato


e

in

modo che non


si

grascie

che

lo

stesso

Luca

trovava colla febbre nel


si

letto molto grave , e che se

morisse sarebbe
,

disfatto
di
fiorini

(il

padre) a rendere detta dote


sul

che era

828

Monte. Finisce poi


prender moglie

la

lamenta-

zione con queste parole: la fece chontro a mia vo glia

(non forse

di

ma

di

metter
infatti,

bottega) e male ne seghuita . Della moglie

Luca non si lagna; che anzi la chiama cara compagna, e virtuosa che non aveva pari ; e soggiunge che nei 48 anni che stette con lui non lo fece mai adirare. Nel 1514, quando
daha quale ebbe 12
flgUuoli,

rimase vedovo,

gli

restavano 7

figliuoli;

quattro dei

quali maschi, Benedetto, Antonio, Filippo e Battista:


il

primo seguit probabihuente


agli
affari

l'arte

paterna ed at-

tese

di casa,

vedendosi che quando la

presenza del padrone occorreva a Dicomano, dove

aveva

il

possesso avito, che in parte accrebbe, vi


,

andava sempre Benedetto


che
si

o sia che

si

trattasse di

disporre l'alloggiamento per soldatesche di passaggio,

dovesse riparare

a'

danni

derivati

dalla

violenza della bufera. Antonio studi medicina, e


nel

1503

il

padre

lo

mand a

studio a Bologna per

XI
farsi dottore;

dove consegu sicur-amente


di

la laurea,

trovandosi che nel 1506 era


titolo di

nuovo a Firenze

col

maestro, ed assisteva

coi dottori e scolari


giusti-

dello Studio all'anatomia del


ziato.

cadavere d'un

Sembra che

solo Benedetto continuasse la fa-

miglia, trovandosi di lui

un Luca dal quale deriva-

rono Antonio e Benedetto, e da quest'ultimo un


Vincenzio, che mori nel 1649.

Che Luca
odi di parte
supplizi

fosse

uomo

di

buoni sentimenti e di
in

animo mite, quantunque vivesse


e
il

tempi

in cui gli

continuo

spettacolo di torture
i

facevano indurire anche


si

cuori degli uomini

migliori,

rileva ad ogni
e

passo.

Per vivo

senti-

mento

di

religione

per amore

di

libert fu

uno

degli ardenti seguaci del

Savonarola;

ma

le

sven-

ture del

prossimo
i

lo

addoloravano sempre, anche


della

quando

colpiti

non erano

sua parte. Cosi,

nella cacciata dei Medici del 1494, s'intenerisce pel

giovinetto Cardinale che vide spaventato, alle finestre del suo palazzo, con le

mani giunte ginocchioni


un buon
Beneper la
feritore

raccomandandosi a Dio
giovane.
detto;
e

e giudic che fosse


al

Cos

perdona

del
di

suo

piange poi sul cadavere

Lorenzo Tor-

nabuoni, uno dei cinque giustiziati nel 97


congiura
di
il

Bernardo Del Nero. Con gran fede segu


Savonarola, frequentandone
alle
le

adunque

prediche
di

e assistendo

processioni

sentiva

queste

cose gran dolcezza;


fossero fralle

come pure che

dei suoi figliuoli

benedette

e pudiche

schiere del
lo

Frate.

Ma

la

scomunica del 1497, se non

fece

, ,

XII

discredere, die egli stesso lo confessa, trattenne lui

come

molti altri dall' andare alle prediche che

non

volle mettersi mai a pericolo andare a udirlo poi-

che fu scomunicato . Alle quali parole son com-

mento

le

altre

nel

hanno potuto pi e
libro

tristi

eh' e

buoni , che

stesso

si

leggono;
di

e la

compiacenza colla quale, anche a distanza


anni, ritorna a dire, tutte le volte che
i

vari

fatti gliene
el

danno occasione,
del Frate
,

che
il

si

era avverato

detto

o che

tale o tal altro


al

era capitato
,

male per aver fatto contro

Frate

e simili.

Questo Diario, che sua bottega


case

il

Landucci avr
al

scritto nella

di speziale

Canto de' Tornaquinci


citt,

luogo frequentatissimo e principale della


alle

presso

dei

Tornabuoni e degli Strozzi, non fu


dei

messo insieme su vaghe ed incerte chiacchiere


frequentatori della spezieria;

ma

quello che l'autore

non aveva veduto


fonti sicure, poich

coi propri occhi, lo

ritraeva da
le

non mancavangli certo

rela-

zioni di chi

aveva parte nel governo, negli uffici e nell'ambascerie: e da lui stesso sappiamo che era
in rapporti d'amicizia

pur con persone appartenenti

^lla famiglia dei Signori Priori.

Oltre all'esser veritiero nelle date e nella nar-

razione dei

fatti,

merito statogli sempre riconosciuto.

non

appassionato troppo nel rappresentargli; che


le

quando
allora
si

cose avvenivano secondo


delle

il

suo desiderio

compiaceva

medesime, e ne ringraziava

Iddio; quando poi gli eventi volgevano, o parevano


"\'olgere

contro al governo libero e popolare (che era

XIII

quello

il

suo

ideale), gli

notava egualmente, osservando


i

che ci avveniva per

peccati degli uomini e per


si

gastigo di Dio, ai voleri del quale anche allora

piegava rassegnato.
faloniere Soderini e
in questi

Ma
il

dopo

la deposizione del
pili

Gonparco
tante

ritorno dei Medici


sia

moderati commenti,

perch

le

mutazioni vedute lo avesser reso indifferente, o sia

per timore che male gliene potesse incogliere

se le
:

sue parole venissero a notizia dei nuovi governanti

quando non fossero state


quente
in

l'

esortazioni dei figliuoli,


ai

che non furon forse contrari


il

Medici; essendo frei

caso in ogni tempo, che


politico diverso
poi, si

giovani militino
dei genitori.

un campo

da quello

Nel caso nostro,

pu anche argomentare che

la vicinanza, e la probabile frequenza co'


tutti

Torn abuoni,

cosa de' Medici,


altro fatto

gli

avesse disposti per loro.

Un
di

da meritare considerazione quello


vicer

vedere che nel 1512 Benedetto accompagn con


cittadini
il

altri

Raimondo
i

di
:

Cardona, che
su' principii

volle

andare sulla cupola del


restaurazione

Duomo n

di quella

Medici, o chi faceva per


accostare da persone con-

loro, si

saran certo
di

fatti

trarie

dubbia fede.

Non

saprei con precisione stabilire

quando V aucredo verso


il

tografo fu incominciato a scrivere;


la fine del millecinquecento
di lasciare ai posteri
si

ma

decidesse

Landucci
rimasti
e con-

questo

suo libro, dove avr

raccolti

certi

fatti

principali che gli erano

memoria

e dei quali

aveva preso ricordo,

tinuato a scrivere sotto quelli tuttoci che accadeva

XIV
alla giornata.

si

deve argomentare
la

dal

vedere

nelle

prime pagine registrata


il

morte della moglie


scritto

avvenuta nel 1514, che


nell'ultimo

Diario sia tutto


di

anno della vita

Luca; perch quel


stato
fatto

ricordo

si

vede evidentemente essere

molto dopo alla ricordanza del matrimonio, delle do-

nora

e delle spese. la

Nonostante
di quelli

premura grande che aveva


quando fossero
di

di

stare al corrente dei fatti

quotidiani della citt, e

anche

di fuori,

una im-

portanza speciale, pur tuttavia

lo scrittore

non amb
lunga

mai
vita

di

aver parte attiva nella cosa pubblica. Con


del quale nella sua

un governo repubblicano,
si

trov

piii

volte a veder

mutare
di

meccaniagli
:

smi, e dove
uffici
,

era tanto

alternare

cittadini

non

si

sa che sedesse in verun magistrato


il

e forse non volle neppure che

suo

nome

si

scri-

vesse nelle polizze delle borse. Solamente nel 1512


fu

mandato a
,

partito nel largo squittinio che allora


ci
e

fu fatto

ma

per opera dei suoi amici, e con sua


per fare a

poca volont,

modo

de' Signori . De-

gli interessi dell'Arte

sua

si

prese cura, e contribu


degli Speziali che

a rimettere
la

in vita la

Compagnia

era andata spengendosi. Ridotto

quasi

ottantenne,

mano non

pot pi continuare la vacchetta dove


i

con tanta cura aveva notati

fatti seguiti
si

per oltre

mezzo secolo,
il
i

ma

la

volont non

arrest.

Che se
quella
di

carattere di

Luca termina
quale

col terminare del 1515,

ricordi continuano d' altra


figliuol

mano

forse di

d'un

suo, al

avr raccomandato

XV
non troncare, finch
fatto
gli

durava
vede
d'

la vita,

l'opera

in-

cominciata e di continuarla
:

anche dopo.
in

cos fu
di con-

una croce che


dell'

si

margine

tro al ricordo

impresa

Urbino fatta da Lo-

renzo de' Medici, fu posta indubitatamente dal pietoso


continuatore a ricordare lo spegnersi della vita di

Luca che, come leggesi nel Libro dei morti della citt, fu sepolto in S. Maria Novella il 2 di giugno 1516. Dopo questa data i ricordi divengono pi scarsi e pi brevi, e terminano col 1542 ma ci
:

nonostante ho voluto pubblicare anche questa continuazione


;

si

perch non mi parsa del tutto priva


s

d'interesse, e

perch

il

fare altrimenti

mi sarebbe

parso un contradire alla volont del buon Landucci.

Nel dicembre del 1882.

loDoco Del Badia,

Ricordo, questo
tonio
di

d'i

15 d'ottobre 1450, io Luca d'An,

Luca Landucci

cittadino

fiorentino

d'

et

d'anni 14 incirca, andai a l'abaco a un maestro che


si

chiama Calandro:

e inparai a laide di Dio.

a d

primo

di

giennaio 1452, mi posi a bottega a lo


di

speziale con

Francesco

Francesco,

alla

Scala,

'

in

Mercato vecchio.

E E

d'i

8 di febraio 1453, mor la madre d'Antonio


e lu seppellita in

mio padre,
a
d'i

San Piero Maggiore.


la redit

3
di

di

novenbre 1454, prese


della

Antonio

mio padre

sua madre,

quale

redit

abbiamo

carta; e prese tutti sua beni e di villa e di Firenze, e


in fra l'altre

una casa
a chi

eli"

era a vita di

lei

e d'Antonio.
eh' e

Si fece

un conpromesso
lire

in

messer Otto Niccolini,

frati di Cestello,

ella ricadeva, avessino

a dare a
ri-

Antonio

23 l'anno, durante

la

sua vita; e loro

presono detta casa: e intanto che Antonio visse ce


dettono.

le

Oggi

si

direbbe

all'

insegna della Scala

del

Sole

ec.

pi brevemente: del Sole, della Scala ec.


1

[1458

E
E
di
dici,
^

di

marzo 1458,

vsi

pose

'

unii a,i'avezza
^

che

si

chiam

Catasto, e posola nella Sala del Papa.


in questi tenpi si

cominci
'1

la

lanterna della cupola

Santa Maria del Fiore, e


e

palagio di Cosimo de'


la

Me-

San Lorenzo
e di verso

Santo Spirito e
le

Badia d'andi

dare a Fiesole, e molte case in verso

mura

verso

San Bernaba

Santo Anbruogio

e in pi lati.

in

questi tenpi

vivevano questi nobili e valenti


"

uomini: l'arcivescovo Antonino


Irate, e
di

ch'usci di San Marco,


di quell'
;

and senpre vestito come frate


,

Ordine

San Domenico

al

quale
^

si

pu

dire

beato

messer
eccel-

Bartolomeo de'Lapacci,

vescovo e predicatore

lentissimo sopra tutti gli altri ne' nostri di; maestro Pa-

Intendi, che

si

incominci a riscnotei'e, perch


,

hi

legge per
,

la rinnovazione
dell' 11

del Catasto

posto gi la prima volta nel 1427

gennaio 1457-58. Boninsegni Domenico, Storie della Citt

di Firenze; Firenze 1637; p. 118.


l'arte di Stato;
"^

Canestrini.

La

scienza e

Firenze 1862;

p.

168 e segg.

Nel 1418

si

fabbricarono dalla Rei)ul)blica alcune magnifiche

stanze nel convento di Santa Maria Novella per alloggiare

Papa

Martino V; e, a tempo del Concilio,


])er
le

vi si

aggiunse

la

gran sala
in seguito

sessioni

del

medesimo. Queste stanze vennero

adoperate per alloggiarvi principi e per altre occorrenze del Co-

mune.

Via Larga, oggi Via Cavour, detto Ricca >-di , avendolo comprato dai Medici e aumentato del doppio. Canonizzato poi e ascritto tra Santi da Clemente VII. La testimonianza di questo scrittore contemporaneo una prova novella della grande estimazione in che avevano fiorentini il loro Arcivescovo, anche in vita. 5 Per i suoi meriti fu fatto vescovo di Cortona e pi tardi di Corone nella Magna Grecia. Mori nel 1466. Nella biblioteca del convento di S. Maria Novella di Firenze, dove aveva fatta la sua professione, conservavansi molti volumi scritti di sua mano. Lapini Frosino, Vita di S. Antonino; Firenze , Sertnartelli 1569. IJnHKLu, Italia Sarra: Veneti is mdccxvii; voi. I, p. 627.
'

In

r[uesta famiglia
*

1462]
golo medico, filosafo e astrolago e di santa vita
di
'

S
;

'osiino

Giovanni de' Medici


el
;

el

quale

si

chiamava da tutto M
le ragioni

mondo
dire

gran mercante, ch'aveva

per tutto

r abitato
:

non

si

poteva fare maggiore conparazione che


:

e' ti
si

par essere Cosimo de' Medici

quasi dicendo

che non

poteva trovare

el

maggiore ricco

e pi famoso;

Donatello scultore, che fece la sepoltura di messer Lio-

nardo d'Arezzo

in

Santa Croce

e Disidero iscultore che


d'

fece la sepoltura di

messer Carlo

Arezzo pure
^

in

Santa

Croce, Di poi venne su el Rossellino,


Piccolino,

un uomo molto
quella sepoltura

ma

grande

in iscoltura; fece

del Cardinale che a

San Miniato,
Antonio,
;

in quella cappella a

mano manca; maestro


tatore inproviso, che

sonatore d'organi, che


di

pass ne' sua d ognuno maestro Antonio

Guido, can;

ha passato ognuno
degl'Inpiccati, pittore

in quell' arte
;

maestro Andreino

maestro Do-

menico da Yinegia,
scultori e pittori;

pittore,
si

veniva su

maestro Antonio

e Piero suo fratello che

chiamava

del Pollaiuolo, orafi,

maestro Mariano che'nsegnava l'abaco;


d'
,

Calandro

maestro
costumato

insegnare

l'

abaco

uomo molto
di

buono

che fu mio maestro.

a d 4 di settenbre 1462, mi parti' da Francesco


al Sole,

Francesco speziale

che mi dette,

el

sezzo anno,
di

di salario, fiorini 50, e feci

conpagnia con Ispinello

Lo-

renzo, e la spei'anza del maggiore bene mi fece perdere


el

bene

certo.

aprimo

lo

speziale del

Re

in

Mercato

Questi il famoso Paolo dal Pozzo Toscanelli, fiorentino. Antonio Gamberelli, detto il Rossellino, fece il monumento
cardinale
al

per

il

Iacopo de'Reali

di

Portogallo, eh' seppellito

in

San Miniato
3

Monte.
di cui vedesi
il

Antonio Squarcialupi,

monumento

nel

Duomo

di Firenze.
*

Andrea

del Castacrno.

4
vecchio, ch'era prima
e alzamo Ja casa e

[1463-65
;

un rigattiere, ch'erano tetti bassi spendemo un tesoro, bench fussi facemo ogni contro a mia vogha lo spendere tanto cosa sanza masserizia: uno armario che cost 50 fiorini
,

d'oro.

veduto

le spese grandi, e

che

'1

detto
,

Spinello
e

non aveva danari


io

e eh' egli era in


fiorini
d'

mal luogo

come
sua
;

avevo gi speso 200


si

oro de' mia, e

de'

non
feci

vedeva ancora danari, avmo a mettere del pari

pensiero di termi dalla 'npresa pi presto eh'

io p-'

tessi.

a d 27 di lugHo
:

1463 fumo d'accordo

di

di-

viderci, e dissigli

io ti

vorrei lasciare ogni bene e male


e

eh' in

questa bottega, sanza rivedere conti niuno,


l'

che mi tocchi di guadagno

anno

fiorini

50
e'

d'

oro

del

tenpo ch'i
eh'
i

ci

star; e che tu

mi rendessi

mia danari
:

ci

gi messo. E' non bisogn altri mezzani. Disse

sia fatto;

ma

e'

bisogna che tu mi facci tenpo parecchi

mesi

e io fu' contento,

dandomi

soficenti malevadori, di

fiorini

stro

200 d'oro, che mi dette Lorenzo suo fratello e maeLorenzo del maestro Lionardo. Partimi a di 10 di

dicenbre 1463 e mercatai la bottega


poi
,

di San Puhnari; e non fumo d'accordo riparami con Giovanni da Bru-

scoli, eh'

aperse l'Agnusdeo,
a'

'

e dettemi fiorini

36 l'anno,
di setten-

tanto ch'io conperai

Tornaquinci, a d primo

bre 1466.

E
stizia,

a d 10 d'aprile 1465, and una fanciulla a giuch'era figliuola di Zanobi Gherucci, la quale ucise
di

una banbina
un pozzo

Bernardo della Zecca,


in su'

orafo, per torgli

un

vezzo di perle e certi arienti aveva al


:

collo, e gittolla in

and

n uno carro, e fugli mozzo la testa.


'

E
^

17 d'aprile 1465, pass per Firenze un figliuolo

La bottega
di Calabria.

all'insegna de\VAgn<sdeo.
il

Federigo d'Aragona; e

suo

fratello, lo

sposo, era Alfonso,

duca

1465-66]
di

la

don Ferante Re di Napoli, e andava a Milano per figliuola del Duca di Milano per menarla a marito a
fratello.

un suo
Novella.

Aveva 12

o 13 anni questo garzonetto.

Fugli fatto un grande onore, e aleggi in Santa Maria

poi torn colla

donna pure per Firenze, con

grandissima copia di signori e duchi, co molta cavalleria


e in fra l'altre

cose tante damigelle e matrone, ch'era

una cosa magna.

E E

in questi d fu trovato
d' ariento, fatti di

uno che falsava e

soldini

ch'erono

nuovo, e fugli tagliata la testa.


si

a d primo di dicenbre 1465,


Sederini

fece isquittino in
el

Palagio, quando Nicol

era Gonfaloniere,
'

quale fece tornare la gabella del vino a soldi 14.

Fu

benedetto dal popolo.

12

di

giennaio 1465, venne una piena in Arno,


le

la notte,

sanza essere piovuto una gocciola, e furono


si

nevi che

strussono in un tratto, per


al
1'

modo
colle

eh' egli

entr per
loro,
^

Firenze e alag insino


s'

Canto a Monte-

in

modo che

andava

in su

aqua

panche

della predica di

Santa Croce insino a Monteloro.

E and
l'uscio

r aqua alla Piazza del Grano pi su che


dello speziale, e insino passato el Palagio

mezzo

del Podest.

le

Traboccava Arno dirinpetto a messer Bongianni ^ sopra sponde, e enpi el Prato e la Via della Scala. Moricci
di

molte mule e cavagli per


le botte a galla,

le

stalle

e tutti e vini an-

dorono

massime inverso l'Arno. Venne

inproviso.

La soma.
Canto
di

2 II

Monteloro

il

punto dove

la

Via

de'Pilastri e

quella di Cafaggiolo, detta ora


Pinti.
3

degli All'ani, fanno capo a

Borgo

Le case

di

Bongianni Giantgliazzi nel Lungarno dal Ponte

a Santa Trinit.

()

[1466

E a

di

villa dello

24 di maggio 1466, una Spirito Santo


,

tolsi

donna,
di

in sabato, la

figliuola

Domenico

di
fio-

Domenico Pagni,
rini

eh'

nome
col

Salvestra. Ebbi di dota

400

in sul
d

Monte,
luglio

nome

di Dio.

E
E

di

1466,

gli detti l'anello in

dome-

nica sera, rogato ser Giovanni di Francesco di Neri.

a d 27 di luglio 1466, menai la donna, in domenica

sera, in ca' detto

Domenico. Ebbi

di

donora

Un

sacco isbiadato, maniche strette, ricamato con

perle.

Una gamurra pagonazza,


tello.

con maniche

di

brocca-

Un
24

gamurrino bianco.
da mano.

fazzoletti in filo

6 sciugatoi

in

filo.

24 benducci da lato. 8 camice a mezze mandorle, nuove.


12
cuffie.

Una

fetta bianca,

con

arienti.

3 berrette

di pi ragioni.

Un Un
gello.

borsotto verde, con arienti.

ogaraiuolo, con perle.


rigattieri, fiorini

Furono stimate da due

38

di sug-

pi far ricordo delle spese far di mio.


fetta

Una

per la cintola e arienti e

doratura, in

tutto

L
di perle,

Per once una


fiorini

per fruscoli,

. .

6 d'oro

27
11

Una brocchetta, fiorini 3 d' oro Un paio di colteUini, fiorini 2 d'oro Un frenello di perle, fiorini 10 d'oro
e soldi

16 16

45

4 5

1466]

Uno
Per Per Per Per Per Per
fiorini

vezzo perle 120,

lioriui

L.

40
6
1

denari 6 di perle, fiorini


fornitura de" fruscoli

1 soldi 10.

denari 6 di perle, fiorini


rascia,

1 soldi 15.

a
17

per

la

giornea

....

boccaccino, per la giornea

...

15 7 15
4

12

once una
soldi

di

perle

per

la giornea,

15
filato
,

26
2
14

Per once una d'oro


nea

per la gior

Per Per Per Per Per Per Per Per Per


Per

un nastro da un pezzo

volge'^e e capegli

denari 6 di perle
di nastro

seta, per la giornea

panno, per la doppia della giornea


fornitura della giornea

4 9
12

....
.

drappo, per collari


ariento e seta, per la giornea.

5
1

15

drappo, per la cotta di zetani, cher-

misi, fiorini

26

d'

oro e soldi

6.

151 10

valescio, per la cotta

....
. .
.
.

8
15

Per oro

fatto brucioli, per la giornea

Per fattura delle canpanelle Per seta azurra e un cuoio. Per guarnello, per la cotta Per fattura della cotta, a Lorenzo sarto Per ismalti, per tramezzare el vezzo. Per maglie, per la cotta Per nastro d'oro, per la cotta
.
.


2
1
1

7
18

5 12 3 2
13

Per la doppia, per la cotta. Per panno lino, per la cotta Per banbagia per la cotta
,

15
13

Per

valescio rosso, per la cotta

2
9

8
l^er

[1466

un segnaletto d'oro, per


cordelline, per la cotta.

la
.

cotta L.
. .

Per

Per grillo della giornea Per un baiaselo, per pendente. Per seta azzurra, per la giornea Per penerata azzurra, per le nappe
.

2 10 10 15
^

(y

della

giornea

ermellini, per gharzo della cotta.


la frangia,

Per

Per Per
Per

per la cotta

la frangia della giornea.

cordelline, per la cotta.

... 2 ... 44... 2


.

7 16

Per nastro, per orlare la giornea Per 7 brucioli d'oro, per collare
.

12

Per

fbbie,

per collari della giornea

4 17

Per senseria a Tommaso di Currado Per uno diamante, fiorini 2 d'oro


grossi

12 14

2 Per uno zafiiro, fiorini 2 Per uno rubino, fiorini


anello
si

...
d' oro.
.

11

1.5

e
1

mezzo
'/a

13 10

d'oro

Per un

ruppe,

di

perdita

Lorenzo sarto
del pendente
.
.
.

Per fornitura
Morissi la
e tanta
in

8 8 13 14
1

mia sopradetta donna e cara conpagna buona e virtuosa che non aveva pari la quale 48 anni stata meco, non mi fece mai adirare co lei.
:

fatto

12

figliuoli

e al presente

me

ne lascia 4 maschi

e 3 femmine, una,
laide di Dio.

monaca

in

Fuligno, e due in casa.

Egli stato ne'mia d questi Papi, bendi' io non abbi


e d della loro creazione.
'

'

Papi rammentati dal Landiicci son questi. Eugenio IV, ve.


("ondulmier, creato Tanno 1431. Niccol

jieziiino, (Iella famigli;i.

V,

1466]

9
si

Papa Ugenio,
anni quattro.

part di Firenze circa 1440,

avevo
fu

fatto

Papa Niccolaio fu dopo lui. Al tenpo di Ugenio per concilio e stettono Papa Felice Papa Calisto fu dopo lui. Papa Pio sanese. Papa Pagolo.
,

primo

di

settenbre

1466, conperai
'

la

bot-

tega dello speziale


ebbi le chiavi.

di sul

Canto de'Tornaquinci;

a di 4,

a di primo

di

settenbre 1466,

si

fece el parlamento
citt
:

in Piazza, e fu

grande remore nella

pi volte

si

serr le botteghe per pagura d'andare a sacco.


ciato Niccol Sederini,
Pitti, eh'
dici, el

Fu
de'

cac-

messer Dietisalvi
di

'

e messer

erano e capi contro a Piero

Cosimo

Luca Me-

quale vollono amazzare, venendo da Careggi.


cittadini

E
di

non riuscendo loro, furono cacciati molti


([uesta
scritti

congiura, e confinati e amuniti circa 27 cassati


qui in

una carta rimessa


Pitti;

nel libro;

eccetto che

messer Luca

perch

feciono

un parentado che
figliuola a

Messere dette per donna una sua

Giovanni
:

Tornabuoni, e imparentati insieme, non ne fu mandato


lui

rimase amico e con buona pace.

a d 23

di

novenbre 1466, menai

la

donna mia a

casa mia.

che

fu

Tommaso
,

Parentuccelli di Sarzana, creato

Tanno 1447;

quel Felice l'antipapa

Amedeo

di Savoia. Callisto III

Alfonso

Borgia spagnolo
L'ultimo Paolo
'

creato

Silvio Piccolomini, creato


II,

l' anno 1455. Il quarto il senese Enea papa nel 1458, che prese il nome di Pio II.

veneziano, della famiglia Barbo, eletto nel 1464.


in quel

Il

Canto de'Tornaquinci
le

punto

di

Via Tornabuoni

love

terminano

Vie della Vigna Nuova e della Spada.

^ Dietisalvi

Neroni.

10

[1467-71

a di 12 di luglio 1467, tornai in casa

Domenico
la

mio suocero.

a d 27 d'aprile

1468,
'

ci

fu

nuove che

pace

era fatta a ore 15 in circa.


serossi le botteghe.

Fecesi festa assai di fuochi,

E
si

a di 15 di luglio 1468,
la

si

puose una gravezza che


inanzi.

chiam

Ventina

and poco

Posono poi Ca-

tasto,

1469.

a d 17

di

settenbre 1468, andorono in su'n uno

carro 8 uomini, e furono inpiccati, perch vollono tradire Castiglione di Marradi.


^

E
E

a d 15 d'aprile 1470, venne presi da


,

Prato 15
'

uomini che volevano dare Prato


a d 26
di

furono inpiccati.

maggio 1471, conperai


ci

de' primi zuc-

cheri della

Madera che

venissino mai; la quale isola

fu dimesticata pochi anni innanzi dal

Re

di Portogallo,

e cominciato a farvi e zuccheri


ci

e io ebbi de'primi che

venissino.

E
Fiore
,

27

di

maggio 1471,
*

si

tir su la palla di

rame

dorata in su la lanterna della cupola di Santa Maria del


in luned.

Alamanno Rinuccini (Ricordi Papa

ec.

Firenze, 1840) dice giunta


le

a ore 13 e mezzo la nuova della pace universale fra tutte


tenze d'Italia, pronunziata dal
2

po-

in

Roma

due giorni prima.


di

Questa ribellione era suscitata dai Signori

Porli

di

Faenza.
3

il

trattato di

Bernardo Nardi.
altri nel 1474,
il

Alcuni scrittori pongono questo fatto nel 1472,


il

chi sbaglia
ducci, e

mese

non l'anno
riporto

la verit

per la dice

Lan-

a conferma

queste

due partite tratte dall'Ar-

chivio dell'Opera di Santa

Maria

del Fiore.

di

28

di nag-

Vili, port Marchionne famiglio dell' Opera per pane e vino conpr per dare nangiare a' Maestri quando si tir su la palla. E a di primo di giugno.
gio
soldi

147 1. Lire due

1471-72]

11
.su

E
e
el

a d 30 detto, posorono la croce in

detta palla,

andorovi su e calonaci e molta gente,

cantoronvi

Taddeo.

'

a di

28. di

luglio 1471, ci
e

fu

nuove come papa


in ve-

Pagolo era morto,

mori
di.

a' di

26 detto 1471,

nerdi notte poco innanzi

a di 9 d'agosto 1471, fu creato papa Sisto quarto.


era frate di San Francesco e Generale
al

Fu da Savona:

dell'Ordine; poi fu fatto Cardinale da papa Paolo e

presente fatto Papa,

Fu

creato in venerdi, la vigilia di

San Lorenzo, e nel di di San Sisto fu coronato. E a di 23 di settenbre 1471, si parti di Firenze sei inbasciadori al detto Papa, che fu Lorenzo de' Medici e messer Domenico Martegli, messer Agnolo della Stufa,
messer Bongianni Gianfigliazzi e Piero Minerbetti e Donato Acciainoli, a vicitare
el detto

Papa

e el detto

Papa

fece cavaliere Piero Minerbetti e torn cavaliere.

E
non
si

a di 22 d'ottobre 1471,

"^

si

vinse in Palagio che


,

mercatassi pi a fiorini di suggiello

facessisi a

fiorini larghi di grossi,

a lire 5, soldi 11 per fiorino di


el

grossi a venti quattrini

grosso; e che fussino fermi


si

a 20 per cento meglio, e pi


sino e beni della Parte.
^

vinse che

si

vendes-

E E

a di 27 d'aprile 1472,
,

ci

fu

come Volterra
venne
el

s'era

ribellata di fatto

si

mand

fanti.
ci

a di 6 di maggio 1472.

Vescovo

di

Lire tre pagate a' tronbetti di Palagio : i^orto Matteo di madonna Andreagiaj sono per loro fatica di sonare in sulla lanterna quando si pose SIC la croce. Quaderno di Cassa ad annum.
1

Cio,

il

Te Deum.
il-

Questa deliberazione pubblicata dal Vettori nella sua

lustrazione del Fiorino d' oro.


3

La Parte

Guelfa.

12
Volterra inbasciadore e non fece nulla.
le

[1472-73

a d

7, si caric
el

bonbarde per

l.

a di 10 detto, vi giunse
d

Conte

d'Urbino' colla giente d'arme; e insino a


jiresono tutte le loro castella; e a di
di molti prigioni di

19 detto,

24 detto presono
chie-

que'drento e tolsono loro la bastia.


ci

primo
,

di

giugno,
quasi

venne inbasciadori a
d'

dere acordo

erano
insino

acordo

giunti l fu

guasto

ogni

cosa.

E
8

a ora avevano rotte due

I>onbarde.

E
;

di giugno,

mozzorno

la testa

a uno

de' Bartolini

e a d

detto

ruppono un altra bon-

barda.

a d

18 di giugno 1472,

ci

venne

el

cavallaro
le

((ill'ulivo,

che s'era avuta a


;

patti, salvo

l'avere e

per-

sone. Fecesi festa assai

come furono drento, cominci


e

un loro conestabole, ch'era viniziano, a gridare sacco,


e'
si

nostri entrorono drento

mandorola a sacco

non

pot riparare n osservare loro e patti. El Conte fece

inpiccare quello viniziano e un sanese.


veretti
di

Nondimeno
in

e pod

andorono male. El Conte venne


fugli

Firenze a

27

giugno 1472;

donato la casa del Patriarca, una

bandiera, due bacini, due mescirobe d'ariento, di lire 180


e

uno elmetto. Andossene a d primo di luglio 1472. E a d 2 di giugno 1473, si tir in sul canpanile di
la pi

Santa Maria del Fiore una canpana,


vi sia,

grossa che

fatta di nuovo.

E
del

a d 5 di luglio 1473, and a morire un Lazzerino


e fugli

Mangano

mozzo
ch'ella

la testa; el
di

quale fece que-

sta cattivit: tolse

una

fancelletta

circa 12

anni e

violoUa in tal
della Porta

modo

mor

e poi la sottendo fuor

alla Giustizia.

di

poi fu trovata perch'e

cani la scopersono.

Mandando

pi bandi,

non

si

poteva

Federigo da Montefeltrt

1473-74]

Vi

trovare; esendo preso, per altro, confess tale eccesso;

che

ci

and anni

di

tenpo.
ci

E
li'

a di 18 di luglio 1473,

fu

come a Roma era morto


ch'era chiamato frate

nostro Arcivescovo ch'era de'Neroni di Firenze, e fu


'

dato

al
^

Cardinale

di

San

Sisti,

Piero.

a d 11 di dicenbre 1473, fu in Camaldoli, in casa


fanciulle da marito, e
in casa vidono sudarlo,

una poveretta, ch'aveva parecchi raccomandandosi a' loro Crocifisso

e, dicendolo in vicinanza, vi cominci andare giente, e

sentendolo e frati del Carmino v'andorono e tolsolo con


divozione, e posole in uno

tabernacolo in quella Cap^

pella della Croce, e fu in divozione.

E
mano

a di 25 di settenbre
di

1474,

ci

fu

una lettera

di

Matteo Palmieri, ch'era capitano


:

di Volterra,

la quale vidi io e lessila

la

quale conteneva questa ma-

raviglia, che in questi d era nato l, in quello di Volterra,

un
d'

fanciullo, cio

un mestruo, ch'aveva
sul

el

capo di

bue, e aveva tre denti, con un vello di peli nella testa,

a uso

un corno

e in

capo aveva aperto come

una melagrana che pareva che n'uscissi razzi di fuoco. Di poi le braccia aveva pilose tutte, co'piedi di lione e cogli unghioni di lione. El corpo colla natura sua aveva
di

femina umana
di

'1
'1

resto delle ganbe e insino a'piedi,


capo.
d.

aveva

bue come
el

visse circa di 3 ore.


lo

La

madre mor

quarto

Le donne che

levorono e

che v'erano intorno tramortirono

di paura.

questo fa

'

L'Arcivescovado.
Pietro Riario nipote del Papa.

2 3
il

questo

indubitatamente quel Crocifsso conosciuto


e del quale
si

sotti

titolo della

Provvidenza,
1852
le

un certo G. F. B. stamp
desidera miglior
critica.

in Firenze nel

Notizie, dove

14
manifesto
nanzi
di
al

[1475-76
detto Matteo, perch gli fu

presentato in-

come cosa spaventevole. El


lettera, le parole

detto Matteo capitano

Volterra scrisse qui a Firenze di sua


la detta

mano

e io cone'

piai

formali, non

levai
el

posi

nulla

alla

lettera di
di

Matteo.

perch

detto

Matteo era conpare


la propia lettera.

mio padre

e battezzomi lui, e

KiUch fussi diritta a altri cittadini,

mi vene

nelle

mani

a d primo d'aprile 1475, fu preso un garzonetto

d'anni 23 in circa, contadino di quass di verso le Sieci,


el quale, la notte della

Pasqua

di

Resurresso,

si

rinchiuse
di

in

Santa Maria del Fiore, e alberg sotto l'altare


di

Nostra Donna

verso la calonica

la

mattina la rub,
occhi, e in

tolse certi arienti, di braccia,

ganbe e

mag-

giore dispregio vi fece suo agio.


zerello sarebbe stato de'
fini,

E
'1

nota se questo pazgioved

che

santo fu la-

sciato dal Capitano per ladro. El sabato poi fu inpiccato

quivi dal canpanile.

Onne

fatto ricordo pi per

questo
el gio-

che degli
ved, e la

altri,

perch essere cavato di prigione


tale eccesso.

domenica fare un
7
di

E a d Roma per
penamo,

maggio 1475, io Luca Landucci andai a giubileo e menai meco una mia suocera e
,
;

tr'

andare e tornare, 15
di

d.
ci

29

dicenbre 1476,

fu

come

el

Duca

di

Milano

fu tagliato a pezzi e
'

morto da un suo cittadino


el

chiamato Giovanni Andrea


ingiustizie gli

quale

si

mosse per certe morte per po-

vedeva
gli

fare.

Si misse alla

polo, per zelo del


rati; e'I
el

bene comune. Furono parecchi congiudette fu questo Giovanni Andrea,

primo che

quale finse

porgiergli

una

lettera

con

una mano e

co l'altra gli dette con uno coltello. Feciono

come Sce-

'

1!

Lampugnano.

1476-77]

15

vola romano, ch'anno messo la vita per la vita. Molto


tardi
si

truova simili uomini.

questo credo che con-

duchino e peccati per permissione divina.


el d di

questo

fu

Santo Stefano,

in

chiesa,

quando udiva messa.


co'

volendo fuggire fuora, non poterono, per popolo grande,


e

massime

le

donne che inpaniorono

panni in

modo
Gio-

eh' e
gli

Baroni del Duca, e massime un certo Ghezzo che


el

stava a lato, dettono e ammazzrono

detto

vanni Andrea.

altri

furono presi e inpiccati. Alcuni

dissono qui, che gli avevano fatto isquartare a 4 cavagli

que'tre che presono.

a d 15 di giennaio 1476,
fu
;

ci

fu

come

el

Duca

di

Borgogna
che non
e
si

morto da'Svizzoli, nella guerra faceva a


e sconfitta tutta la sua giente in tal
si

detti Svizzoli

modo

seppe mai dove


;

fussi detto
gli

corpo del Duca,

non

fu

mai ritrovato

in

modo che
duca

era in oppinione

che non fussi morto,

ma

fussi trafugato e di

che

gli avessi

un

d a uscire

fuora. Questo

Borgogna
gli
e'
1

fu te-

nuto

un crudele uomo, per modo che


in levante, che

era in

pu-

brica boce e fama, che gli era lui in ponente

Gran

Turco

si

dilettavano del sangue dell'uomo,

che feciono [con]

infinite crudelt straziare gli uomini.


gli

El Signore alle volte


sto

leva di terra.

La morte

di

que-

Duca

fu maravigliosa, perch era con tanta

giente
lui

che non poteva perdere, che loro erano a petto a


niente.

Ma

perch non voleva da'loro patto veruno, e

come
dosi

disperati, si

comunicorono e uscirono fuori con una


Firenze
e .andorono

bandiera dipintovi drento una Nunziata, raccomandanalla

Nunziata

di

poca giente
al Si-

contro alla gran giente, e vinsono,

come piaque

gnore, per miracolo della Nunziata di Firenze.

nota

che

gli

arecorono quella propia bandiera, con che vinqui


di

sono, alla Nunziata

Firenze; la

quale vidi io

16
a'Servi, e tutto
altri doni,
'1

[1477-78
popolo, e ancora v" a'Servi, e molti

a d 7

di

giugno

'

1477, rincarorono

la gabella

del vino, dove pagava soldi 14 la missono a soldi 20, e

promissono che non s'intenda per pi che 5 anni.

E E
la

in questo

tenpo fu

finito la

cupola de' Servi.

a di 15 d'agosto 1477, serrno 4 porti di Firenze,


la

prima Sa' Miniato,

seconda la Giustizia, la terza

Pinti, la quarta la Porticciuola delle mulina.

a d
;

15
ne

di

giennaio, fece

Papa

Sisto

parecchi

Cardinali

fece

uno a

lo

'nperadore.

fece

che

si

guardassi la festa di San

Fi-anceseo

come

le feste

co-

mandate.

E
un
d,

a d 25 di marzo 1478,
in

avemo

dal Santo

Padre
l'altro

una indulgienzia plenaria

Santa Maria del Fiore per

dal primo vespro de' 24 di

marzo insino a
(sic),

vespro de' d 25 di marzo 1479

el

quale

si

prese

con grande devozione.

fu la causa frate Antonio da

Vergiegli che predicava questa quaresima in Santa


ria del Fiore, e fece frutto assai.

Main

a d 25 di marzo 1478,
^

si

diliber

una leggio

Palagio che ninno ammazzassi l'uomo non potessi tornare

mai a Firenze.
1

L'autografo dice:

15

di giennaio,

ma

di

questo lapsvs ca-

lami ce ne avverte

la cronologia che

non

corre.

La data

supplita

la tolgo dal Rinuccini, che fa ricordo di questo e degli altri prov-

vedimenti finanziari ordinati in quel giorno dal Consiglio del Cento.


-

Questa provvisione del 16 marzo 1478

st.

e.

e forse

il

25

il

giorno che fu bandita. Provvedeva a limitare la concessione


si

dei salvacondotti; e le cagioni che la motivarono

leggono nel-

l'esordio della

medesima che mi piace pubblicare come docuil

mento che descrive


excelsi Signori
,

costume

del tempo. Atteso e magnifici et


,

quale

si

quanto sia grave el peccato dello omicidio pel spegne l'uomo, creatura ad inmagine di Dio fiicta et

1478]

17
a d 26 d'aprile 1478, circa ore 15, in Santa Maria

E
el

del Fiore, quando fu celebrato la messa grande, e levato

Signore, fu morto Giuliano di Piero di Cosimo de' Me-

dici e

Francesco Nori, intorno

al
;

coro di detta chiesa


e Lorenzo de' Medici

di verso la porta che

va

a'

Servi
in

fu

ferito

nel

collo e fuggissi

sacrestia e

non ebbe

male. Furono morti da una certa congiura fatta da messer

Iacopo

de' Pazzi
,

Francieschino de' Pazzi e

Gudi

glielmo

de' Pazzi

el

quale

Guglielmo era cognato

Lorenzo de'Medici, cio aveva per donna una loro sorella


,

eh'

aveva nome

la

Bianca,

E
e

fucci e figliuoli di

messer Piero

de' Pazzi, cio

Andrea

Renato e Niccol,

e la Casa de'Salviati, che fu messer Francesco vescovo

creata; e ricercho delle cagioni per


tione molti se ne
ria la facilit

le

quali nella nostra iurisdi-

commette

del

darne mateperdonare e non usarsi severit in punire tale


;

si

truova, intra l'altre,

si d conmodit pena o timore alcuno, essere nel conspetto, tutto il giorno, e di quegli che anno ricevuta l'offesa e di quegli che desiderano ben vivere e quali tutti non sanza grande indegnatione e perturbatione d'animo, tali liomicidiali possono risguardare. E bench le leggie del popolo fiorentino acremente vendichino e punischino tali delieti, e chi sicurt ne dessi nondimeno, qual se ne sia la cagione, o la troppa humanit, che veramente pi tosto crudelt chiamar si debbe, o il disordinato amore, non si observano tali ordini e onesti e giustissimi. E pur desiderando gli excelsi Signori e i savi e principali cittadini, che nelle cose le quali sono tanto contrarie allo honesto vivere, e contra i divini precepti, si ponga tale rimedio che, per paura almeno della pena, gli huomini se ne guardino, privati d'ogni speranza di perdono e a' magistrati tale sprone s' aggiunga che non solamente non sieno cagione di permettere ma severamente usino giustitia, sperando fermamente di questo provedimento buono effecto . Archivio di Stato di Firenze. Consigli maggiori Provv. Rsg. ad anmini.

excesso detestabile al tutto et abominando, anzi

chi l'omicidio conmette, di potere sanza

18
nabuoni, e un altro Iacopo pure
di

[1478

di Pisa e Iacopo Salviati ch'era gienero di Filippo Torde' Salviati, e Iacopo


'

messer Poggio
quale congiura
^

[Bracciolini

e Bernardo]

Bandini

della casa de'Baroncegli, e Amerigo Corsi e molti altri.

La

condussono qui

el
el

Cardinale di San
quale entr in Fi-

Giorgio,

el

quale era giovanetto;

renze
sono

el

sopradetto di e venne insieme in detta Santa


e,

Maria del Fiore,

come
l'

detto, levato el Signore, mis-

mano

alle

spade, e

dettono

Giuliano,

che fu
si

Francesco

de' Pazzi,

altro quello de' Bandini,


el simile

disse.

morto Giuliano, vollono fare

a Lorenzo, e

non riusc loro, si fugg in sacrestia. In questo tenpo, el vescovo de'Salviati, con Iacopo di messer Poggio, e due sua parenti eh' avevano nome Iacopo tutti a due,
andorono
parlare
parlare
in Palagio,

con alquanti preti, fngiendo volere


col

alla

Signoria, e parl

Gonfaloniere, e nel
s'

alquanto isbigott.
clii

El Gonfaloniere

avide

di

tradimento, e

si

serr di qua e chi di

l, e serro-

rono

gli

usci, e feciono
di

sonare a parlamento.

tra

'1

remore che venne


di
citt in

Santa Maria del Fiore della morte


imediate
fu la

Giuliano, e del sonare di Palagio,

arme.

fu

menato Lorenzo

de' Medici a

casa

sua.

in questo tenpo,

messer Iacopo de'Pazzi corse a

cavallo in verso la Piazza de'Signori, gridando Popolo


e libert, per pigliare el Palagio;
al
e,

non sendo riuscito

Vescovo di pigliare el Palagio, non ebbe l' entrata. Andossene verso casa sua, e fu consigliato se n'andassi
con Dio, e fuggissi per la Porta alla
-tjt- ,

insieme con

molti fanti e con Andrea de' Pazzi. In questo tenpo fu

Ho

supplite queste due parole, essendo in questo punto del

codice autografo uno spazio bianco.


*

Raffaello Riario.

1478]

19

tutta la citt in arme, in piazza e a casa Lorenzo de'Medici.

fu

morto

in piazza

una brigata d'uomini


infra gli altri

di que-

gli

della parte

della congiura,
,

e gittati dalle finestre


,

de'Signori in piazza

vivi
in
'1

un prete del

Vescovo fu morto
su'

piazza, e isquartato e levatogli


d fu portata

la testa, e per tutto

la

detta testa in
le

n una lancia per tutto Firenze, e straccinato

ganbe
n uno
e tra-

un quarto dinanzi, con un braccio, portato


:

in su'

spiede per tutta la citt gridando senpre


ditori.

Muoino

In questa medesima sera, el Cardinale fu megli fu

nato in Palagio, eh' appena

salvata la vita nel-

r andare, e tutta sua brigata presi, che non ne scanp


niimo. El Vescovo rimase preso in Palagio con tutto
resto.
'1

per questa sera inpiccorono

Iacopo di messer
el

Poggio
di

alle finestre del

Palagio de'Signori, e cos

Ve-

scovo di Pisa e Franceschino de'Pazzi ingnudo, e circa

20 uomini, tra

'1

Palagio de'Signori e del Podest e

del Capitano, tutti alle finestre. Poi l'altro d 27, inpic-

corono Iacopo Salviati gienero di Filippo Tornabuoni, e


l'altro Iacopo Salviati,

pure

alle finestre,

e molti altri

della famiglia
d

del

Cardinale e del Vescovo.

l'

altro

venne preso messer Iacopo de'Pazzi, che fu preso nella Falterona, con nove sua fanti, da que' di Castagno, e da altri e fu ancora preso a Belforte Renato

28

d'aprile 1478,

de'Pazzi,

in questa

medesima sera de 28
messer Iacopo
loro fanti
,

d'aprile,

circa a ore 23, fu inpiccato alle finestre del Palagio de'Signori, sopra la ringhiera,
de' Pazzi e

Re-

nato de' Pazzi e molti

altri

in tanta copia

che per questi 3 d furono pi di 70 uomini. El Cardinale rimase preso in Palagio, e no' gli fu fatto villania,
se

non che

gli

feciono scrivere di sua mano, al Santo

Padre, di tutte le dette novit.

in questo d e prigioni

delle Stinche attesone a ronpere le Stinche, e andoron-

20
sene tutti, ecetto
inpiccato cogli altri.

[1478
ch'uno isventurato, che fu preso e

E E
renzo,

a di

29

detto, si pos
gli

un poco e

(|uiet,

sanza pi
di timore.

sangue;

ma

pure

uomini erano ismarriti

a d 30 detto, fu l'Ascensione, e fecesi l'essequio


fratello
di

di Giuliano

Lorenzo

de'

Medici

in

Sa'

Lo-

E E
E

a di primo di maggio 1478, entr la Signoria nuova.


in questa sera

venne preso Andrea

de' Pazzi e

'l

Brigliaino.

in questa

sera, tornando
in

Vespucci fu preso e menato

da Pisa, messer Piero Palagio, perch dis-

sono ch'egli aveva fatto fuggire uno ch'era colpevole al


trattato.

E
nella
di

di di

maggio 1478,
de' Pazzi

circa a ore
,

18,

fu preso

Badia
^

Firenze un prete
,

eh' era cancelUere

messer Iacopo

un

altro con lui,

da Vol-

terra,

ch'erano stati nascosti insino a questo d, dal

caso in qua.

in

questa sera, fu

inpiccato el Brigliaino e
e,

uno

cancelliere del Cardinale, pure alle finestre;

quando

tagliavano e capresti,

gli

facevano cadere gi in sulla rin-

ghiera. S' azzuffavano e fanti per rubare le calze e'farsetti.

a di 4 di maggio detto, fu inpiccato

el

sopradetto

prete e'I Volterrano, che furono presi in Badia, al Palagio del Podest; e pi fu tagliato la testa a Giovanba-

Giovanni

di

Domenico detto

Brigliaino,

cagnotto

di

Casa

Pazzi e
2

uomo

di malaffare.

Stefano di ser Niccol da Bagnone, prete in San Procolo di

Firenze.
3

Antonio

di

Gherardo Maffei da Volterra,


di

scrittore della

Ca-

mera Apostolica, ovvero Notaro

Ruota.

1478]
rista conte

21

da Montesecco,
caso.
di
'

in sulla porta del

Podest,

pe'

medesimo

e cavagli

maggio 1478, si vendette a lo 'ncanto di questi messer Iacopo e degli altri. E a d 9 di maggio detto, ci venne l'anbasceria del Papa, e finalmente, dopo pochi d, rimandorono la detta anbasceria, e non renderono el Cardinale che volevano
a d 5
e'

muli

rimenare.

in questi d, feceno molti

provigionati

in

piazza e un Bargiello ch'andava per

la citt d e notte,

e le guardie de'cittadini tutta la notte. dassi fuora da


si

Non

era chi an-

Tun'orain

la,

n piccolo n grande; non


si

sentiva un motto per la citt, la notte, e non

por-

tava arme.

E
(li

a d 15 di

maggio 1478,
di

fu disotterrato

messer

Iacopo de' Pazzi,

Santa

^J

e sotterrato lungo le
alla

mura

Firenze

tra la

Porta alla Croce

Porta

alla Giu-

stizia, drente.

a d 17 di maggio 1478, circa a ore venti, e fan-

ciugli lo disotterrno un'altra volta, e con

un pezzo

di

capresto, ch'ancora aveva al collo, lo straccinorono per


tutto Firenze; e,

quando furono a

l'uscio della casa sua,

missono

el

capresto nella canpanella dell' uscio, lo tiro:

rono su dicendo ])icchia l'uscio, e cos per tutta la citt


feciono molte diligioni; e di poi stracchi, non sapevano

pi che se ne fare, andorono in sul Ponte a Rubaconte


e gittorolo in Arno.
certi stranbotti,

levorono una canzona che diceva

fra

gli altri

dicevano

Messer Iacopo

gi per Arno se ne va.

fu tenuto

grande miracolo,

'

Il

Conte

di

Montesecco, imo dei primi uomini

di

guerra dei

suoi tempi, ebbe morte

meno ignominiosa,
si

forse per riguardo alia

sua qualit. Nella congiura


i-onte

trovava implicato per interesse del

Girolamo Riario nipote del Papa.

22
la
la

[1478

prima ch'e fanciugli sogliono avere paura


seconda
;

de'raorti, e

si ,

che putiva che non se

gli
a'

poteva apres17 di maggio

sare
se

pensa,

da'
!

27

d d' aprile

insino

doveva putire

bisogn che insino colle mani lo toc-

cassino a gittarlo
galla,

in

Arno.

si

del vederlo

andare a

che and insino disotto a Firenze, vedendolo tutta

volta sopra l'aqua, erano pieni e ponti a vederlo passare


gi,

E un

altro d,

qua gi

in verso Brozzi, e fanciugli lo

ritrassono fuori dell' aqua, e inpiccorolo a un salcio, di


poi lo bastonorono, di poi pure rigittato in Arno.
sesi ch'era stato

dis-

veduto passare

tra' ponti di Pisa, ch'an-

dava senpre a

galla.

a d 19 di maggio 1478, mandorono Andrea de'Pazzi,

con due sua frategli minori, in una prigione nuova, in

uno fondo

di torre a Volterra.

a d 20

di stare a'confini

nato fralle
fu

maggio 1478, Guglielmo de'Pazzi sod e fu mandato in villa sua e quivi confi5 miglia e le venti. E messer Piero Vespucci
di
;

messo nelle Stinche, per senpre; ch'aveva


perch era in detta congiura
si

fatto fug-

gire uno certo Napoleone Francesi, ch'aveva el bando


dietro
,

di

messer Iacopo.
altri, sotto

'

a d primo di giugno 1478,

vendevano
un
lato a

e panni
el

e masserizie a lo 'ncanto, di detti Pazzi e

Tetto della Zecca, eh' enpievano da


ch'erano molte ricche.

l'

l'

altro,

E E

a d 5 di giugno 1478, fu licenziato

el

Cardinale.

a d 7 detto, fu acconpagniato, di fuori del Pala-

La fuga

del

Frauzesi, pi che

da sentimento

d'

umanit

d'amicizia, fu indotto forse a favorirla dall'odio concepito

contro

Giuliano

de'JVIedici,

vittima della congiura, perch amante riamato

della sua nuora, la bella Simonetta Cattani, moglie di

Marco Vedi Giuliano-

spucci, oggetto continuo

palese delle

amorose poesie

1478]

23
non essere morto dal popolo.
ci

gio, dagli Otto e molti cittadini, insino alla Nunziata;

aveva grande paura


in detto d, ci fu

di

come

Papa
1478,

ci si

scumunicava.
parti
di

E
E
fiorini.

a di

12

di

giugno

Firenze el

Cardinale.

13

di

giugno 1478,

si

vinse in Consiglio di
;

porre molte gravezze, Sesti, Decime

e a'preti

50 mila

del

E a Re E a

di '2 di

luglio
'

1478,

ci

venne

lo 'nbasciadore

di Francia. d

di luglio

1478,

si

fece la festa di

San Gio-

vanni, la quale

avevano

lasciata
;

nel

di

suo, e fecesi

molto bella

di difici, processione

corsesi el palio, e gibelle cose,

randola e tutto spintegli,

giganti e molte

come

se fussi stato el d propio.

a di 10 di luglio

1478,

ci

venne un
al

altro

inbae alo-

sciadore del

Re

di

Francia, ch'andava

Papa,

giorono in casa Giovanni Tornabuoni,

in questi di

vennono e cavagli del Duca

di

Mi-

lano per la via di Pisa, e passorono da Poggibonizi, e


quegli del

Re

ch'accostavano tuttavolta.
ci

a di 13 di luglio 1478,

mand

el

Re

di

Napoli

un tronbetto colla tronba spiegata, co l'arme del Re, e and alla Signioria a notificare la guerra, mandando a dire che, lui e '1 Santo Padre, ci farebbe ogni pace
e piacere se Firenze mandassi via Lorenzo de' Medici:
la qual fu

cosa non fu consentito da' cittadini, onde poi

ci

mosso guerra.

E
a
d

19

di luglio

1478, e Sanesi scorsone in sul

nostro e predorono roba e prigioni, e presono Calciano,

22

detto.

Filippo Comines signore d'Argenton.

24

[1478

a d 23 detto, presono Rincine e disfeciola e


;

me-

norono uomini e femine, piccoli e grandi

e nostri ci fa-

cevano peggio
la

di loro,

atendevano a rubare per tutto

Valdelsa e feciono di grandissimi danni, per


si

modo

che ognuno isgonbrava per tutto e non

teneva sicuro
faceva quale ruborono

niuno se none in Firenze che scorreria


e arsone.
;

dipoi ognind

si

e'

nimici scorsone a

Panzane

E
volte

27

di luglio

1478, e nostri scorsone sopra


le

Sanesi e ruborono e arsone


pi di

mulina
'1

e tolsono, in pi

100 cavagli.

in questo

tenpo e nimici

avevano el canpo Poggio Inperiale.


dandogli 50 mila

alla Castellina, e
'

nostro era in sul

in questi d
el

si

mand

el

canpo a
*

Imola. Feciono nostro capitano


fiorini

Marchese

di Ferrara,
e,

l'anno durante la guerra,

non

sendo guerra, 30 mila


vagli a sue spese.

fiorini, e lui

debbo tenere 1500 ca-

E
preda
fare

a d 31 di luglio 1478, e nostri feciono una grande


di verso

Volterra.

Chi cerca

el

male

lo truova.

E' furono poco intendenti a lasciarsi levare a cavallo a


la

guerra in

su* loro

che toccher a loro e due


e
'1

terzi di malo, e' resto

a noi

Re

di

Napoli e

'1

Papa,

che l'anno ordinata, se ne passeranno di mezzo.

E
mole

a d primo d'agosto 1478, e nimici presono Lae

andorone presi pi
questo

di

cento

persone, e tutta-

volta bonbardavano la Castellina. L'ordine de'nostri soldati d' Italia


si
:

tu atendi a
d'

rubare di cost

e noi faremo di

qua

el

bisogno

accostarci troppo non

II

Poggio Imperiale presso Poggibonsi, da non confondersi


I

coir altro vicino a Firenze.


2

Ercole

d'Este duca di Ferrara e di Modena, capitano ge-

nerale della lega dei Fiorentini,

Duca

guerra che

fu in Italia'

dopo

la

di Milano e Veneziani, nella Congiura de'Pazzi.

1478]
per noi: lasciono bonbardarc parecchi
di

25 un
castello

e non conpai'isce mai soccorso. Bisogna venga un d di


questi

Tramontani che v'insegnino fare


a di 10 d'agosto 1478, torn
e
'1

le

guerre.

E
cioso

lo

'nbasciadore frane

fiorentino

'

da Roma, con poco accordo


lo

profitto.

a di 15 d'agosto 1478, se n'and


si

'nbasciadore

francioso; e in questi d
ser Niccol Vitellozzi,
^

perse la Castellina.

mesl,

in questo tenpo, di

atendeva
di

e
e

misse a sacco

certi

castellucci

Citt

Castello

arsevi drento uomini e donne e fanciugli con ogni crudelt. Dipoi,

messer Lorenzo
Arezzo,

di

Citt di Castello

'

arse

noi, in quello d'

certe nostre fortezze, e fece

el simile, arse degli

uomini. Furono due uomini crudeli.

Sogliono

capitare
si

male,

piatosi

non capitorono mai


perde
la

male. Cos

leggio nella Santa Scrittura.

E
scanp

d
le

18 d'agosto

1478,

si

Castellina,

persone.

a d 19 d'agosto 1478, fu inpiccato un contadino

alla giustizia, e fu spiccato

per morto e posto nella

bai'a,

e venuto al Tenpio

si

risent e

non era morto Lo pord.

torono a Santa Maria Nuova; dipoi mor infra pochi

Lo

vide tutto Firenze.

E
E
stegli.

a d 19 detto, and
a d' 20 detto,

el

canpo de nimici a Radda


detti

e a Panzano.

bonbardorono tuttod e

ca-

Guidantonio Vespucci. Anzi Vitelli, alleato dei Forentini e di Lorenzo de' Medici. 3 Lorenzo Giustni che teneva quella citt per il Papa. * L'Oratorio della Compagnia di S. Maria del Tempio, che confortava i condannati a morte e ne seppelliva i cadaveri. Era
1

posto fuori della Porta alla Giustizia.

26

[1478

a d 21 detto,

ci

venne un commessario viniziano


loro.

che soldava per noi 3000 fanti pagati da

a d 22 d'agosto 1478, venne una scorreria de'ni-

mici insino al Ponte a Grassina e menoronne un labro


e altri assai.

E a d 24 d'agosto 1478, venne un sospetto verso Rovezzano, e sonovvi a martello, e fuggi drento in
Firenze ogni persona colla roba, per la porta alla

^,
Mai
era

che pareva veramente che fussi perduto


si

lo

stato.

vide una tale cosa di paura, in

modo che ogniuno


in Firenze,

avilito.

Non

si

tenevano sicuri
perdette

con gran-

dissimo disagio e danno de' poverini.

E E
presi

a d detto,

si

Radda

e missono a sacco

e arsono assai. a d 25 d'agosto 1478, fu inpiccati 3 che furono


fuori della sotto

Porta a Sa' Niccol


de' nimici
,

eh'

andavano

ru-

bando
Porta

spezie

furo

quegli

che detdella

tono tanto terrore, che feciono isgonbrare fuori


alla

-^

costoro erano fiorentini,


si

E E
rio; e

a d 27 d'agosto 1478,

perde Meletuzzo e San

Polo, che vi fu trattato del conestabole che v'era drento.

a d detto, fu preso Protone e

'1

fratello conesta-

bile di

Radda, e Iacopo Vecchietti, che v'era comessamandati


alle

Stinche perch
di

si

disse che gli ave-

vano

traditi gli

uomini

Radda. Venne anche preso uno

di que'di

E
si

scopr

San Polo ed ebbe della fune. 2 di settenbre 1478, ci fu come a Vinegia trattato, e che mozzorono la testa e inprigiodi

norono alcuni.

E
in

a d 7

settenbre

1478, venne

in

Firenze

el

capitano nostro, ch'era el Marchese di Ferrara, entr

Firenze in luned, circa a ore 22, con una grande


di

conpagnia

balestrieri a cavallo, e scoppiettieri, e fu-

1478]
gli fatto

27

un grande onore, e messo in casa che fu gi sua. Aveva circa 50 muli carichi di cariaggio, e stette qui in Firenze insino a d 12 detto, e prese el bastone,
e

and

in canpo, detto d in sabato.

E
forza.

a d 14 di settenbre

1478,
di

si

perdo

Brolio

per

in questo d

mor uno

morbo

nella casa del

Capitano, in prigione, el quale v'era per la vita, e funne

cavato uno amalato, da quegli eh' erano sopra el morbo,


e portato nello

Spedale della Scala,


amorbati.

'

dove
otta

si ci

porta-

vano

gli

altri

in

questo tenpo
fu

faceva

danno
7,

assai el

morbo
d,

in

modo che

che n'era

amalati in quello spedale 40, o pi, e morivano quando

quando 8 per

e gi vi fu d d'undici, e anche

per la terra, che non andavano allo spedale,

E
E

25

di

settenbre 1478,

si

perde Cacchiano e
Volsoc-

arsolo.

a d detto,

si

mand

le

bonbarde a Gasoli
:

di

terra, e andvi el

canpo nostro
perdevano.
si

non andorono mai a

correre que' che

si

a d 29 detto,
ci

riebbe Castelnuovo.
di

in

que-

sto tenpo

era amalati

morbo, tra

la terra e lo spe-

dale, 60

70, e anche cominciava nel canpo,


el

E
al

a d 29 di settenbre 1478, and


Si cominciorono

canpo de'nimici
scostare.

Monte a Sansovino.

un poco a

a d 5 d'ottobre a

1478,

and

el

canpo nostro u
che ve
quale

canpo a Gasoli.

E
s'

6 detto, venne presi qui

sei sanesi,

n'era uno ch'andava podest di Castelnuovo,


era riavuto.

el

Lo Spedale

della Scala era nella via di quel


degli Oricellari e

Via Polverosa, ora vento di San Martino.


di

nome, sul canto dove pi tardi fu. il con-

28

[1478

in questi di era amorbati allo Spedale della Scala

circa 100, e per Firenze molte case, e, infra

Y
di

altre fu

trovato uno morto in Santa


in

Maria Novella,

morbo,

su'n una di quelle panche.

a d 11 d'ottobre

1478, fu trovato un fanciullo


'

amorbato in su la porta dello Spedale di San Pagolo, e non si trovava chi lo portassi allo Spedale della Scala. E in questi d, e nimici bonbardavono el Monte a
Sanso vino,

a d 14 d'ottobre 1478, una donna amorbata anla

dava a

Scala; e servigiali se
sotto
^

gli

feciono

inanzi e

piglioronla

le

braccia, e quando fu allo Spedale


;

del Porcellana,

casc morta

i'

modo che
si

la

mora

si

po-

teva dire grande,

E
canpo

20 d'ottobre 1478,
8
d,

fece

una tregua

col

de' nimici per

a disdire due d inanzi.


strinsono el

Non

piaque agl'intendenti.

a d 31

detto

si

disdisse, e

Monte
e
'1

a Sansovino.

fu

nel

nostro canpo

un

trattato;

capitano lo 'npicc uno de' sua principali di canpo.

a d primo

di

novenbre
'1

1478, furono cassi

gli

Otto che sedevano, e


certi libri.

notaio loro, perch

avevano
el

arsi

E
sone.

a d primo
;

di

novenbre 1478,
a patti
,

si
1'

perde

Monte
le

a Sansovino

e dessi

salvo

avere e
si

pertrie-

dissesi

per ogniuno che se non

faceva la

gua, eh' egli era rotto el canpo de'nimici, che non aveva
rimedio, perch era assediato di vettuvagha, e non po-

teva durare 3 d,

ch'egli

era

spacciato; e

'l

nostro

Sulla Piazza nuova di Santa Maina Novella, sotto

le

logge.

Questo Spedale
del Porcellana.

ei-a

nella

Via della Scala sulla cantonata

di

Via

29 1478] canpo non volle mai andare a trovare e nimici. Donde


si

venissi el male, ogniuno


,

si

maravigliava che non


'

si

seguitassi la vittoria

eh'

avno un grande onore.

E
colla.

di

14 di novenbre 1478, venne preso da Pistoia

un padre

un

figliuolo per

un

trattato.

Ebbono

della

a di 15 di novenbre 1478, cavorono messer Piero

Vespucci delle Stinche, e mandorolo al Podest; e nel


detto d lo missono nelle Stinche, a qualche buon fine.

E
iese,

d
si

che

3 di dicenbre 1478, mandorono quello pistochiamava Piero Baldinotti, in su 'n uno carro,
^

e fu inpiccato,

'1

figliuolo fu confinato nelle Stinche

per senpre.

E
E

in questi tenpi

andavano a

le stanze e nostri sol-

dati in quel di Pisa e altrove, e cos el Capitano.

a d 7 di dicenbre, and inbasciadore a Vinegia

messer Tomaso Sederini.

E a d 24 dicenbre 1478, si trov inpiccato in casa un contadino, quaggi in questi piani, uno cittadino
de' Popoleschi, che s'era inpiccato con

uno sciugatoio.

Moltissime furono in questo tempo


i

le sollecitazioni del

Go-

verno della Repubblica presso

campo

e presso

il

Duca
gli

di

commissari fiorentini ch'erano al Ferrara perch si operasse pi ga,

gliardamente contro

avversari.

Una

quantit pressoch innu-

merevole
presso
il

di lettere si
I
;

trovano su questo proposito nel carteggio


fiorentini, anch'essi,

dei Dieci di Balia.

commissari

insistevano

Capitano

ma

egli,

o per essere (come alcuni oi)inarono)


,
,

Re di Napoli nemico ai Fiorentini di cai aveva una figliuola per moglie o per altra qualsiasi ragione non fece mai davvero quell'ufficio che era da aspettarsi dalla fama della
imparentato col
,

sua molta virt


vittorie
2

onde riportarono
la guerra.

nemici questa e tante altre

durante

Aveva voluto
di Napoli.

levar Pistoia dal dominio de'Fiorentini e darla

al

Re

'

30

[1478-79

in questo d

venne Arno molto grosso che isbocc


;

dirinpetto a messer Bongianni

fece molti danni.

E
come

in questo tenpo ci faceva la

mora danno assai,

piace a Dio.
in questi d di

Pasqua,

si

stavano e cittadini con

sospetto di guerra, e la mora, di scomuniche papali, di


novit.

Sono

e cittadini molto impaguriti, e

non chi
duole
el

voglia lavorare!;
di seta,

poveri non truovano da lavorare, n


si

n di lana, o poco, per modo che


ci aiuti.

capo e'menbri. Iddio

E
al

a d 10 di giennaio 1478, giunse in Firenze 4


franciosi, e quali

in-

basciadori

due ne va
alla

Re

di Napoli.

Esposono qui
in

Papa e due Signoria, come anal


,

davano per mettere pace

Italia e tra' Christiani

intendere le diferenzie, e giudicare secondo ragione, e


protestare, a chi injpedir la pace, che
'1

Re

far

in-

presa contro di lui


dassi,

e se

'1

Papa
,

fussi quello

che scorsi

richiederlo a Concilio; e fatta

la

pace,

facci

inpresa contro agi' Infedeli

tutte le potenzio. Partinsi

16 detto.
a d 17 di giennaio 1478,
ci

venne un certo

ro-

mito e predicava, e minacciava di molti mali. Era stato


in quello di Volterra a servire

uno spedale

di lebrosi.

Era giovanetto
dosso; e

di

24 anni,
gli

scalzo,

con un saccaccio in

diceva che

era aparito San

Giovanni e

l'Angiolo Raffaello.

E una

mattina, sal in sulla ringhiera

de'Signori per predicare; gli Otto lo mandorono via.


cos tutto
'1

giorno veniva tal cose.


si

E
nova
1

in questi d
'

fugg da Pisa un figliuolo del

Duca

di Milano,
al

ch'era confinato quivi, e andossene a Gie^

signore Ruberto

e accostossi co lui.

Questi Lodovico Sforza detto

il

Moro.

Roberto da Sanseverino.

1479]

31
a d 27 di giennaio 1478, torn Gostanzo di Lefrate. di febraio
d la

E E E
E

vante mio

a d 4

1478, fumo predati in Chianti.

in questi

mora era molto alenata. Lodato

sia Idio.

a d 8 di febraio 1478, giunse 4 galee in Porto

pisano,

dna

di

Ponente e dua

di

Barberia, che s'accoz-

zorono insieme. Yennono con gran sospetto per pagura


dell'armata del

Re

e de'Gienovesi.

Fu

tenuta una grande

nuova.

di

marzo 1478,

fu inpiccato

uno

in

Mer-

cato Nuovo, che dicevano ch'era viniziano, che tolse la

sera dinanzi certi fiorini di su'n uno banco, di d chiaro

e quegli del banco lo presono e missollo al Rettore, e

quivi fu inpiccato.

in questi d ci

venne adesso una cavalcata

in quel

di Pisa, dal

signore Ruberto, con molta giente, e venne

insino a la porta di Pisa e missevi fuoco drente, e fece

poco danno alla porta


le

e cavalc in

Val

di Calci, e arse
di l
'

mulina, e fece una grande preda, e ritornossi poi

dal Serehio.

da

lato d

qua venne

el

Duca

di

Calavria

insino al Poggio Inperiale per torlo, e nogli riusc.

in questo

tenpo corsone e nostri insino a Siena,

e predorono e presono
Scivoli, e tennolo

un certo

castell uccio

chiamato

un buon pezzo
ci

e molti d, insino a d

4 d'aprile 1479.

E E

in questi d

faceva danno la mora

era ritocca

molto bene.
in

questi tenpi s'attendeva a fare fanti, e'Vini-

ziani ci

mandavano

giente assai

e tutti gli

mandavano

in quel di Pisa.

Alfonso

cF Aragona, figliuolo di

Ferdinando re

di Napoli.

32

[1470

in questi d giunse el nostro

Capitano in quel
'

di

Pisa. Aspetta vasi el conte Carlo con molti cavagli.

a di 12

d' aprile

1479,
'1

si

fece fatti d'arme a Pisa,


al-

ci nostro

Capitano e

signore Ruberto, e morivvi

quante persone.

dissesi

che

'1

nostro Capitano
si

non
di-

volle vincere e che non faceva el dovere, e non

ceva altro per popolo.

E
in

a di 18 d'aprile 1479, la moria


io

ci

faceva danno

modo che

me

n'andai in villa mia a Dicomano, colla


li

mia

brigata, e lasciai la bottega a

miei garzoni aperta.

in questi tenpi ci

venne

el

conte Carlo e feciolo

capitano, e

feciono due canpi,

and nel Perugino;

afront la giente della Chiesa e ruppegli in

modo
el

n'an-

dorono ingniudi.

allora

si

poteva ronpere

Duca,

ma

per difetto del Duca di Ferrara, nostro Capitano, e anche


la

mala concordia

de' cittadini, nolla lasci fare, ch'era

vinto sanza dubbio, E'I

Duca

di

Calavria and a canpo


,

a Colle. Ogniuuo

e'

inganna senpre

e per

non

si

pu

essere vittoriosi, perch piace cosi a Dio pe' peccati.

a di 8 di novenbre 1479, son a martello in

Mu-

giello, di

mezza notte, e and sottosopra tutto el Mugiello, con grande sospetto. E avemo voglia di venire iu Firenze. Yennono e nimici a Piancaldoli e presolo e non

passorono in Mugiello.

a d 15

di

novenbre 1479,

el

Duca

di

Calavria

prese Colle di Valdelsa. Stette circa a 7 mesi a canpo


inanzi la potessi avere. Trasse 1024 colpi di bonbarda,
disfece la

maggiore parte

delle

mura;

poi andorono

a le stanze.

E
1

a di 24 di novenbre

1479, venne un tronbetto

II

conte Carlo da Montone

figliuolo

del

famoso Braccio

mandato

in aiuto de'Fiorentini da'Veneziani.

1479-80]

33
si

coir ulivo, a notificare la pace che s'era gi praticata.

a d 6 di dicenbre 1479,

parti di Firenze Loal

renzo de' Medici, e and a Napoli

Re.

E E
preso

a d 8

di

dicenbre 1479,

si

perdette Sarzana.

23

di

dicenbre 1479, venne preso Bernardo


di
el

Bandini de' Baroncegli


el

Gostantinopoli

che

lo dette

Gran Turco
fu

quale s'era fuggito di Firenze


de'

quando

morto Giuliano
ci fu

Medici, credendo

essere

sicuro della vita quivi.

a di detto,

come

el

Duca

di

Calavria aveva

preso Siena, avengach non fu vero;


questo, che n'era signore se voleva
;

ma

bene

vero

e'Sanesi non avevano

rimedio veruno, perch l'avevano messo drento colla sua


giente, e faceva di Siena quello che voleva a sua posta.

a d 28 di dicenbre 1479, fu inpiccato, alle fine-

stre del Capitano,


di Gostantinopoli
,

Bernardo Bandini ch'era venuto preso


eh' era in quella

congiura di messer

Iacopo, e dissesi che fu lui quello che dette a Giuliano


de' Medici.

Ebbesi certi mezzi col Turco, che


'

lo

conce-

dette loro.

a d 20 di giennaio 1479,
inanzi.

si
ci

dubitava che

la

pace

non andassi

la

moria

faceva danno assai.

E
dici a

a d 13 di marzo 1479, giunse Lorenzo de' Me-

Livorno, quando tornava da Napoli. Fecesi ma'1

raviglia che fussi tornato, perch tutto

popolo dubitava

che

'1

Re

nollo lasciassi tornare a sua posta: e

massimo

'

Alcune importanti

lettere scritte a

Lorenzo Carducci, console

della nazione

fiorentina in Costantinopoli, sulla cattura del

dini fatta per ordine del Sultano, e l'istruzione a

Banun Antonio dei


il

Medici mandato a ringraziare

il

Sultano stesso

e a farsi dare

prigione, esistono nell'Archivio di Stato di Firenze e fanno parte


di
1

una raccolta

di

Documenti

Orientali, che tra breve dar in luce

R. Soprintendenza agli Archivi toscani.

34
si

[1480
sapeva
dell'altre cose eh' egli
'

aveva

fatte a

gran mae-

stri,

Idio l'aiut.

E E E E

a di 15, detto, giunse

in

Firenze

alle

21 ore.

a di 16 detto, giunse la pace, la notte, circa alle


di

7 ore, e fecesi festa assai

fuochi e canpane.
si

a d 22 di marzo 1479,

apersono

le

porte che

s'erano serrate poco tenpo inanzi.

a d 25

di

venire la Nostra
cesi festa.

marzo 1480, si band la pace e fecionci Donna di Santa Maria Inpruneta. Feci

a d 29 di marzo 1480,

mand

el

Papa un'agranon
si

vatoria, che fu el mercoled santo, che

potessi

comunicare
si

non

fu apalesata, in

modo
lo

quasi ogniuno

comunic, contro a coscienza chi

sapeva.
inbasciadori al

E
Papa

a d 9 d'aprile 1480,
e a Napoli, che fu
^

si

mand due

messer Antonio Ridolfi e Piero


di prigione

di Lutozzo.

E
Duca

a d 28 d'aprile 1480, fu cavato


di
si

messer
al

Piero Vespucci; e partissi


di

Firenze e and a Siena


stette.
'

Calavria, e quivi

in

questo tenpo

si

ragionava che

'1

Papa aveva

'

Era andato

di

proprio
,

moto, visto che


in

la

guerra non

si

poteva pi sostenere

non volendo perdere

Firenze quel fa-

vore e queir autorit ch'egli

Congiura

de' Pazzi.

cogliesse, e fu

si era acquistata, massime dopo la Fiorentini che male non gl'inTemettero rammentato il caso d'Iacopo Piccinino, che nel 1465,
i
,

andato a porsi

poco accortamente

nelle

Re, non n'era uscito che morto.

Ma

mani a quel medesimo Lorenzo dov ben tastare il


fatta, fu in

terreno prima di muoversi; e tornato colla pace


pi fjivorito e pi autorevole che mai.
2 3

Firenze

Nasi.

Molte erano state

le istanze fatte dal

Duca

di Calabria, e dal

re

Ferdinando suo padre, a favore del Vespucci.

1480]
fatto lega

35
oo'Vini/.iani, Sanesi e

Duca d'Urbino.

'

Non

fu vero.

a di 7 di maggio 1480, vinsono dieci Sesti e una


fiorini di

Decima, e feciono 3000


d'Agravo.

Sgravo e 1000
di

fiorini

in questo
fiorini

tenpo mandorono al Duca

Calavria

30 mila
stri,

per volta, pi volte. Pensa se bisognava

de' Sesti e delle

Decime. Ogniuno che viene

a'

danni no-

quando

egli disfatto el

contado e rubato, e Fiodi

rentini

anno per un savio uso


di

dare danari per paga-

mento

quel danno

ci

anno

fatto.

non

solo

una

volta stato,

ma

sar ancora per l'avenire.


ci

Chi vuole

danari da' Fiorentini,

venga a

fare male.

a di 27 di

Giovanni de'

maggio 1480, fu preso la donna di Pazzi e uno de' Giugni, e molti altri che
di Volterra.

volevano iscarcerare e Pazzi

E E

a d 2 di giugno 1480, entr el signore Ruberto

in Firenze.

a di 3 di giugno 1480, fu ristituito messer Piero


;

Vespucci, di stare in Firenze


volle el Duca.
^

e renderogli lo stato,

come

E E

in

questo tenpo torn

el

grano a

soldi

15

lo staio

e a ogni pregio.

20

di

giugno, confin
cittadini di Siena.

el

Duca

di

Calavria

18 tra cavalieri e

teneva in piazza e
a sua posta.

sua provigionati, in

modo

eh' e' n'era signiore

non pareva a'Sanesi avere


1

fatto

punto bene, e veniva

Federigo

di Moiitefeltro.

Egli peraltro preferi di partirsi dalla


i

Toscana e and ad
il

offrire

suoi servigi agii Sforza in Milano, e da Lodovico

Moro

fu

nominato consigliere ducale. Mandato poi a reggere qual suo


d'

luogotenente la citt

Alessandria
in

v'

incontr fine infelice, es-

sendo stato ucciso nel 1485

una sollevazione popolare.

36
fatto
;

[1480

ma

e'

voleva prima fare

el simile

a noi

e,

come

piaque a Dio, per

sommo
canpo
;

miracolo, venne questo, che

a d 6

d'

agosto 1480, venne a Otranto l'armata del


el

Turco, e posevi

onde fu necessario, per coman-

damento del Re,


fesa di quello.

partirsi e ritornai'e nel


el

Reame

alla di-

Aveva

Turco

in tre luoghi el

canpo:

a Rodi, e colFUnghero.

E
dinale,

a d 18 d'agosto 1480, giunse in Firenze un Car'

figliuolo del

Re, che veniva d'Ungheria, andava

Roma.

di settenbre 1480, arse

due botteghe d'arte


Vacchereccia insino

di seta in

Porta Santa Maria, presso a Vacchereccia; e


'1

l'altra notte, arse tutto

Canto

di

al Chiassolino

del

Buco.

gittossi el fuoco

da l'altro

lato

della via dirinpetto, e arse

tutto l'altro

Canto

di

Vacchereccia, per

modo

ch'egli arse circa di

20 botteghe

di setaiuoli e banchi; che fu

una grande perdita, che


ragionava della perdita

furono molti che non iscanporono nulla.

E E

in questi

tenpi molto

si

d'Otranto, e dubitavasi ancora di Leccio.

a d 27 di settenbre 1480, venne in casa Lorenzo

de' Medici, al

Poggio a Caiano, un certo ronto;

e'

sua

famigli

lo

presono e cominciorono a dire che voleva


al

amazare Lorenzo; e mandorolo


dimolta fune.

Bargiello e dettogli

E
([uello

a d 15 d'ottobre 1480, mor a Santa Maria

Nuova

sopradetto famiglio, cio romito, perch fu molto

straziato

da diversi martri.
e poi gli

Si disse che lo dissolorono

e piedi

davano

el

fuoco

tenendolo

co' piedi

ne'ceppi, per

modo che gocciolavano

e piedi el grasso;
:

poi lo rizzavano e facevalo andare sopra el sale grosso

'

Oiovanni d'Aragoim.

1480-81]
in
s'

37
di
tal

modo che

cose

mori.
:

Non
si si

s'intese el vero,
s

egli era peccatore o

no

chi diceva

e chi no.

E E

a d 4 di novenbre 1480,
al

fece 12 inbasciadori

per andare

Papa; e a
di

15

partirono.
el

a d 5

dicenbre, ci fu

come

Papa

ci

aveva

ribenedetti; e fecesi fuochi e festa assai.

E
di

14 di dicenbre
,
'

Mantova

eh'

1480, ci pass el Cardinale andava a Roma. Veniva da Mantova.


si

a d 11 di giennaio 1480,

fece

due

altri

inba-

sciadori per a

Roma, che

fu

messer Guido Antonio Ve-

spucci e Pierfilippo Pandolini.

E
alla

a d 12 di giennaio 1480, Antonio Pucci, esendo

gonfaloniere, vinse un balzello di

30 mila

fiorini

e lev

gravezza nuova, e feccia albitraria.

E
E
Colle
,

a d 6 di febraio 1480, venne un tremuoto circa


^/j,

a ore 4

avengach non

fussi
si

molto grande.
riebbe le castella, cio
e
*1

a d 31 di marzo 1481,
Poggibonizi, el

Monte a Sansovino
e

Poggio

Inperiale e altre cose, ecetto che la Castellina,

Mon-

tedomenici e Piancaldoli
mora.

Sarzana. Poco

ci

faceva la

a d 13 d'aprile 1481,

ci

mand

el

Papa un
:

giu-

bileo di colpa e pena, e dettelo in sei chiese

in

Santa

Maria del Fiore,


in

in alla

Nunziata
,

de' Servi,
,

a Santa

^,

a Santa Maria Novella

a Santo Spirito

a Sa' Iacopo

Canpo

Corbolini. E' comincia questo d detto e dura in-

sino a Pasqua. El quale, chi lo vuole conseguitare,


vicitare

debba
;

queste 6 chiese, 3 mattine, confesso e pentuto

e debbe porgiere aiuto, a dette chiese, per andare contro


al

Turco.

E
'

a d 28 di maggio 1481,
Francesco Gonzaga.

ci fu

nuove che

'1

Turct>

38
era morto, e cos fu
e Cristiani.
;

[1481
e

iioudimeiio non

si

muove ancora

di

giugno 1481, fu preso uno de' Fresco;

baldi e

uno de'Baldovinetti e uno de'Balducci

e a d 6

furono inpiccati alle finestre del


del Capitano, perch

Bargiello, o vuoi dire

avevano confessato volere amazserr la Porta a Faenza,


di

zare Lorenzo de' Medici.

E
perch

a d 8 di giugno 1481,
la

si

mora faceva gran danno


e'

fuori

di

detta

Porta, e in Firenze

era in 3 o 4 case.

E
si

a d 4 d'agosto 1481, feciono 12 uomini ch'avesdi

no ogni autorit
Firenze.

potere fare quanto tutto

'1

popolo
chi
fio-

di

avessi
rini di

La prima cosa che feciono si fu, che debito in Comune pagassi, per ogni fiorino, 3
paghe guadagniate.

a d 22 d'agosto 1481, noi speziali facemo che noi


el d delle feste alle

non istessino a bottega


s'era usato insino a qui,
tratta, tutto

22 ore come
'

ma

stessi coloro

che tocca per

d,

che sono 4 botteghe


1481,

in tutto la terra. in

E
gne
di

a d 22 d'agosto
Pistoia.

nevic

sulle

monta-

E
dici

a d 10 di settenbre 1481, marit Lorenzo de'Mefigliuola a Iacopo Salviati.

una

a d 18 di a d 2

settenbre

1481,

ci

fu

come Otranto
Firenze
el si-

s'era riavuto. Fecesi festa e fuochi e altre cose.

E
'

d'

ottobre

1481

giunse in

A
15

proposito di
d'

questa costumanza, mi piace aggiungere

che

il

ottobre

1547 fu pubblicato un

bando degli Otto

di

Guardia

e Bala, sulla

osservanza delle

feste,

proibente di lavorare

nei di delle

medesime,

e di tenere aperte le botteghe, salve certe

eccezioni, tra le quali questa:

quattro Spetiali che


el

si

trag-

gono per l'Arte possono vender tutto possono vendere dalle xxi ora in l;i .

giorno, gl'altri Spetiali

1481-82]

39
di

gnore Gostanzo

Peser;

aveva una

bella giente

d'arme, parecchi isquadre e balestrieri a cavallo, e an-

dava a Milano.

E
el

a di 8 d'ottobre 1481, Gostanzo mio fratello ebbe


el

Palio di Santa Liperata, e fu

primo ch'egli avessi

col suo barbero


di Barberia:

chiamato

el

Draghetto.

Ne men dua
si

vendenne uno
Pellegrino
:

al

Conte d'Urbino, che

chiamava

el

ebbene cento ducati.


si

E
loro

a d 15 di novenbre 1481,

fuggirono e prigioni

delle Stinche.

Apersono

colle propie chiavi,

che
di

le

dette

un garzone ch'aveva nome Domenico


le

Cristofano

che stava a guardare

Stinche. Uscirono in sulle 7

ore di notte. Quel garzone s'and con Dio.

E
E

30

di

novenbre 1481, s'incamer

la

gravezza

chiamata

vScala.

a d 26 di dicenbre 1481, Gostanzo


el

mio

fratello

ebbe, col suo Draghetto,

Palio di Prato.

a d 4 di marzo 1481, non parve a chi poteva, questi

principali, che la gravezza

nuova detta Scala


a'

fussi el bi-

sogno della

citt.

Rifeciono vegghiare

el Sesto, e

raddop-

piato, e traendo,
el

secondo che parve

pi intendenti. Egli

vero; chi stava male, col Sesto rimase disfatto a fatto.

E
al

in

questo tenpo e Viniziani dinunziorono la guerra


di

Duca

Ferrara, e molto

si

dubitava di guerra.

E
liere

marzo 1481, fu inpiccato un Canceldel Conte Girolamo alle finestre del Bai'giello el
a
d

14

di

quale fu preso da uno degli Altoviti

eh' era rubello, e

per essere

ribandito,
;

codio

costui, e infra Pionbino e


*

Pisa

lo

prese

e fu ribandito.

Capitano

di

guerra deTiorentini, cui

fu

dato

il

bastone due

giorni appresso. Vedi


2

Ammirato, Storie ad annum. Questi dev'essere il celebre Cola Montano bolognese


,

non

40

[1482

18

di

marzo 1481,

fu preso

un cavallaro del
let-

signore Ruberto, al Ponte a Valiano, che portava


tere del figliuolo del signore Ruberto: le

quali lettere

dettono un poco di lume d'un trattato, in


part di

modo che

si

qui Antonio

Pucci e

altri

cittadini,

andorono
'

in quel di Pisa, e in pochi d feciono dimolti fanti.

E
donna
e

a d 25
di

di di

Piero
d

marzo 1482, mor madonna Lucrezia Cosimo de'Medici, e madre di Lorenzo,

mor

el

della Nunziata.
el

in tal

d,

el

Papa

ci

aveva mandato
colpa e pena.

perdono

in

Santa Maria del Fiore,

di

a d 15 d'aprile 1482, fu

ristituti e cavati di pri-

gione e Pazzi ch'erano in carcere a Volterra e mandati


fuori d'Italia;

avengach ne fu cavati due pi mesi

fa,

de'minor, per malattie, perch vi sarebbono morti.

E
in

in quest'

anno venuto a Rodi tremuoti grandi


morto molta giente,
Fieri.
vi

modo che
massime
in

v' rovinato chiese e

una chiesa

mor 40 Cavalieri

Non

el d a punto,

ma

in questo

anno

stato.

a d 20 d'aprile

1482, nato

scandolo a

Roma
del

cancelliere,

bens manutengolo del

conte Girolamo Riario

Papa

e del

Re

di

Napoli e

di

quanti

erano

stati

nemici dei Fio-

rentini nella guerra nata dalla

da uno degli
posto nelle

Altoviti,

non

si

Congiura de'Pazzi. Che fosse preso ha riscontro. Menato a Firenze fu


,

carceri del Bargello o Capitano


di di

della Piazza dei Sisi

gnori; dove scrisse

proprio pugno

una Confessione , che


le

conserva nell'Archivio

Stato di Firenze, tra


di

Carte St'ozziane,
do-

ancora inedita,

ma

degnissima

veder la luce per essere


storia d'Italia in quel

cumento
de' 12

di assai

importanza

alla

tempo.

L'ordine dei Signon e

Collegi agli

Otto di

Custodia e Balia

marzo, e un altro degli Otto al Bargello, de'd 13, per l' esecuzione del Montano, esistono pure in detto Archivio tra le oarte
di quei Magistrati.
'

La Lucrezia Tornabuoni.

1482]
tra gli Orsini
citt
sti

41

e'Colonnesi; e

maiidorono sottosopra

la

come

si

suole fare senpre.


el

Per
la

le quistioni

di

que-

grandi ne patisce tutto

popolo,

E E
fatto

in questo

tenpo
si

si

forn

cupola

di

Santo Spi-

rito, e di

fatto vi

predic sotto essa,


el

a di 28 d'aprile 1482, venne in Firenze

Duca

d'Urbino, e stette in casa Giovanni Tornabuoni e fugli

grande onore.

a d 29 detto,

si

part e

and a Mi-

lano per essere capitano, e fermossi a Ferrara, e quivi era


el

signore Ruberto,

insino a d
si

primo

di

giugno 1482.

strignevano un castello, che

chiama Ficheruolo.
l'

in questi d, el

Duca

di

Calavria strigneva da

al-

tra parte Ostia, a

Roma;
non

e a d 10 di

giugno

si

disse che
'

l'aveva avuta,

ma

l'ebbe.

misse a sacco Corneto.

in questi d e

Sanesi rimessone alcuni de' loro

usciti.
el
si-

E E
di

a d 12 di giugno 1482, venne in Firenze

gnor Gostanzo, che tornava da Ferrara,


in questo tenpo

molto

si

parlava d'una divozione

Nostra Donna trovato a Bibbona, d'un tabernacolo


di

fuora

Bibbona, un trarre di balestro; ch' una Ver-

gine Maria a sedere con Cristo in braccio


di croce,

come

si

lev

come

si

dipingono l'altre Piata.

La
di

quale cosi

minci insino a d 5 d'aprile 1482, la quale

trasfi-

gurava, cio diventava d'azurra rossa, e


nera e di diversi
colori.

rossa poi

questo
d, e

dicono avere fatto

molte [volte] insino a questo

sanato diversi infermi

e fatto molti mij'acoli e di molte paci, intanto che vi cor-

'

Tutti

fatti
il

relativi alia

guerra
il

ciie di

poco era nata tra


di

Veneziani e
tini,

Papa da una

parte, e

Duca

Ferrara,

Fiorenfu capi-

Milano e Napoli

dall'altra.

Federigo duca d'Urbino


ai servigi di

tano generale della lega contro Venezia, e

questa or

Roberto da Sanseverino.

42
reva tutto mondo.

[1482

non

si

dice altro in questo tenpo

e io parlato a molti che dicono di

veduta averla ve-

duto trasfigurare, in modo ch'egli necessario a crederlo.

E
col

a d 20 di giugno 1482,
Vitegli

ci

fu

come messer Nicdi

aveva avuto a nostro proposito Citt


si

Castello; e in detto d

mand

una bonbarda. Era


'

appiccato la guerra in pi hioghi.

E E
le

a d 2 di luglio 1482, s'ebbe Ficheruolo. a d 4 di luglio 1482,


di
ci

fu

come avevano avuto

rcche di Citt

Castello e tutto.

a d 11 di luglio 1482, fu confinato Antonio Belandi


confini.

da Siena, e mandato a Monte Alcino per sua

a d 25 di luglio 1482,

ci fu

come

la

Chiesa aveva

rotto el

Duca

di Calavria,

avevano presi 300 uomini


molti qui,
l'aria,

d'arme, che v'era 19 signori; e cos fu.

a d 27 d'agosto 1482, fu veduto da


di

sopra a Firenze, certe fiamme


inverso

fuoco andare per

levante, circa a un'ora di notte; e fu veduto a


e altrove.
el

Dicomano

a d 10 di settenbre 1482, mor

Conte d'Ur-

bino a Bologna.

E
berto

a d 14
'

di

settenbre 1482, mor


s

el

Magnifico Ru-

a Roma, ch'aveva avuto mor due


filici.

grande onore e vittoria


e pigliare

a ronpere el Duca di Calavria a

Roma
s

300 uo-

mini d'arme. In 4

gran capitani, quando


d'amazzare
o es-

credevano essere ben

Vedi che errori sono nel


altri

mondo, mettersi
'

in tanti pericoli

Qui parrebbe voler

rlire

che

Fiorentini o la Lep:a avessero

(jneila terra,

ma

tutto al contrario. Ficlieniolo era


i

una terra
e

del
in

Duca
2

di

Ferrara col quale

Fiorentini erano in lega,

cadde

])otere de'Veneziani.

Roberto Malatesta, capitano mandato dai Veneziani

in aiuto

del Papa.

1482]

4H

sere morto lui, per un poco di fumo di questo mondo,

non pensando che

cos'

amazzare l'uomo, e come presto


si

s' rendere ragione, e che

muore.
in

a d 24 di dicenbre

1482, venne
e

Firenze

el

Cardinale di Mantova, ch'era legato,


rara. Fecesigli onore.

andava a Fer-

E
di

a d 5 di giennaio 1482, venne in Firenze el a

Duca
'

Calavria. Partissi a d 8 detto e and

Ferrara e

men

seco circa 800 cavagli; aveva seco molti Turchi.

Fugli fatto un grande onore.

di febraio 1482, ci
'1

pass una parte di que'


indietro, perch se no

Turchi che
gli era

Duca rimandava
400
,

fuggiti circa a

andato nel canpo de' Yi,

niziani.

Quegli che gli restorono rimandava indietro

qui in Firenze se ne fece una brigata cristiani.

a d 12 di febraio 1482,

si

part di Firenze
^

Lo-

renzo de' Medici, e and inbasciadore a Ferrara a ordine.

molto

E E
cati

a d 8

di

da Ferrara. Ebbe onore assai

marzo 1482, torn Lorenzo de' Medici l, come valentuomo.

a d primo d'aprile 1483, a Siena, fu gittate a terra

delle finestre del palagio de' Signori, 4 uomini, e inpic-

da G; e quali erano della parte del Monte de' Nove;

e fuggissi dimolti cittadini in su quello di Firenze.

a d 6 d'aprile 1483, venne


*

in

Firenze

lo

'nba-

aciadore del Turco.

'

Tolti da lui ai suoi stipendi,

dopo

la

ricuperazione d'Otranto.

Alla dieta

che

vi

si

tenne per trattare dei negozi della

guerra.
tale Ismail, mandato da Baiazet II dopo la morte Maometto, per invitare la Repubblica a riprendere il suo commercio con quell'Impero. Un curioso ricordo dell'esposi'
,

Fu un

del secondo

zione fatta dall'ambasciatore alla Signoria e della risposta datagli

44

[1483

d 7

d'aprile

1483, e Sanesi tagliorono la testa

a tre cittadini sanesi, che fu uno Antonio Belandi e un


Cavaliere di quegli che
l'anno le parti, degli

fece el

Duca

di Calavria. Cos

uomini superbi che non sono con-

tenti a lo stato che

in
lo

d Idio. 23 d'aprile 1483, scur la luna. seguito questo d, casc morto un garzonetto di circa 12 anni,

quale vidi

io

morto

in

San Simone,
una
un forte

un

altro ser

Bonaccorso notaio, e
morti.

cos

fanciulla. Tutti
d, e

caddono

Fu

tenuto in Firenze

un grande Nostra

effetto della luna.

E
Donna
el

a d 30 di maggio 1483,
di

si

fece venire la
si

Santa Maria Inpruneta, perch

racconciassi

tenpo, ch'era piovuto pi d'un mese; e inmediate s'ac-

conci bello.

E
nesi,

14

di

giugno 1483,

si

conpil la lega co' Sacastella.

per 25 anni, e rendettoci


in questi d

le

E
da

mor a Faenza un Frate de'l'Ordine


:

de'Servi, el quale fece molti miracoli


loro,

sonare

le

canpane
'

quando mor
si

sanare infermi. Corevavi e paesi


di

di l, e io favellai

a chi disse

veduta, a un di fede.

E
chi

ognind

diceva di queste cose,

quando apari va
la

in

un fiume e quando in un monte, parlava a una donna, ch'era

di questi miracoli; e

Vergine.

que-

(lal

Gonfaloniere,
il

si

legge nella succitata raccolta


di aprile.

di

Documenti

Orientali, sotto
'

Dalle Historie di

Faenza

di

Giulio Cesare Tonduzzj, e


di

dagli

Annali

dell'
il

Ordine de' Serviti

Arcangelo

Giani, rilevasi
il

esser questi
gio
ilal

B. Iacopo Filippo Bertoni, che mori

25

mag-

1483.

Questi scrittori pure testimoniano dei prodigi


i

riferiti

Landucci, e che commossero tanto

Faentini, che vollero con

pubblico decreto conferire onori a Misserino


di

Bertoni dallA Cella

Monte

Cliiaro,

padre del defunto.

1483]
sto dico perch el

4r,

mondo

era sollevato a'spettare gran

cose da Dio.

E
'1

a d 21 di giugno 1483,

si

pose

in

un tabernacolo
lato a Gies, e
si si

d'Orto Sa' Michele quel San

Tomaso a

Gies

di

bronzo,

el

quale la pi bella cosa che

truovi, e la pi
sia fatta, per le

bella testa del

Salvatore eh' ancora

mani

di
el

in

questo tenpo
si

Andrea del Verrocchio. Duca di Calavria e '1 signore


e

Ruberto

partirono
si

da Ferrara

andorono

in

Lon-

bardia, dove

fece

male assai da l'una parte e da Tal-

tra; e fuvvi avelenato el signore Gostanzo.

E
nulla.

a d 15 d'agosto, vennono e fuori usciti di Siena

a'danni de'Sanesi al castello di Sitorno; e non feciono

Furono

presi molti uomini di quel castello e

me-

nati a Siena.

E
che
si

in questi d, e Fiorentini disfeciono


di sopra,

un

castello in

Val d'Arno

che

si

chiamava Monte Domenici


el

rubell.
in

per lo disfeciono.
d'

E
per

questo tenpo

agosto 1483,

Duca

di

Cala-

vria prese

dimolte castella in

Lonbardia
el

de' Viniziani,

modo che non potevano


molto
lo

resistere,

canpo

di Vi-

niziani, e

soprafaceva.

questo fu perch la

Chiesa scumunicava tutti quegli che davano aiuto a'Viniziani, per

modo che non potevano avere

giente

d' ol-

tramonti.

'

l'armata del

Re

di

Napoli venne nel porto

d'Ancona, e quella

de' Viniziani la

veniva a trovare.

a d 5 di settenbre 1483, quella del


l'aspett. Aspettavasi di sentire

Re

si

part e nolsi

gran cose, se

fussino

afrontati.

7 di

settenbre 1483,

venne inbasciadori

in

Gi

il

12 dicembre 1482

il

Papa aveva

fatta

pace con

In

Lega, e dipoi erasi a questa associato nella guerra contro Venezia.

46
Firenze dal

[1483

Re

di

Francia

eh'

andavano a
qui,

Roma

per

conpilare la pace d'Italia; e giunti

ebbono nuove

che
d

'1

Re

loro era

morto, a
si

30 d'agosto 1483.
.cfuesti

13

di sette nbre detto,

mor uno di
;

3 inba-

sciadori in
e

Santa Maria Novella andorono a Roma.

e gli altri si partirono

E
inighe.

in

questo tenpo, per paura della fame


di

e della
fain

guerra grande
quel di

Lonbardia,
di qui

si

partiva di l molte

Passavano

molte famiglie e andavano


intanto

Roma

a 50 e 100 per volta,

che

fu-

rono parecchi migliaia; e anche per la Romagna ne passava assai , e d' altri paesi. Dissesi che furono pi di

30 mila persone. Era grande conpassione a vedere passare tante povert, con uno asinuzzo, colle loro miserie

d'un paioluzzo, una padella e simile povert, in modo che facevano lacrimare chi gli vedeva scalzi e ignudi.

queste cose fanno le maladette guerre.

nulla pas-

sava sanza nostra spesa.

di

8 d'ottobre 1483,

si

disfece

certi

muriccioli
si

ch'erano intorno alla Piazza di Mercato Vecchio, che


feciono di poco.

a d 23 d'ottobre 1483, venne in Firenze un Car-

dinale Legato, ch'andava al

Re

di

Francia inbasciadore

per confermagli la corona del suo padre ch'era morto.

questo Cardinale era quello Cardinale che

'1

Re

ch'era

inorto,

tenne in prigione e in gabbia molti anni.


a
d

E
fu

10

di

novenbre 1483,
mandati
al

si

part di
di

Firenze 3

anbasciadori

fiorentini

Re

Francia;

che

messer Gientile vescovo d'Arezzo e Antonio Canigiani

e Lorenzo di Piero Francesco de'Medici.

a d primo di giennaio 1483, entr la Signoria, e


gli
altri.

furono pi rigidi che


e volevano che

Mandavano

pe' cittadini

ogniuno pagassi quello aveva debito.

1484]
niandavagli
al

47

BargieUo e

allo Stinche.

Molto eravamo
'

tribolati e affannati dalle tante guerre.

E
50
lo

oltre

a l'altre tribulazioni , valeva

el

grano

soldi

staio; e pi vendevasi le fave soldi


el

46

lo staio;

vendevasi

pane bianco
a
lire

soldi
staio.

1,

denari 8 la libra;

and

la farina

lo

a d primo di marzo 1483, tornorono e nostri ancava-

basciadori di Francia, e torn Antonio Canigiani


liere fatto dal

Re

di

Francia.

Fu gli
el

fatto onore.

E
lire

in questi tenpi,
lo staio, e'ceci
;

and
a

lo staio delle

fave infrante a
soldi

4 8

lire 5,
d,

grano a
el

59, e
lire

ogni cosa caro


soldi

e fra pochi

and

grano a

lo staio.

a d 6 d'aprile

grano, che furono 7 mila moggia


qui 3 mila moggia, e 4 mila
la
n'

1484, giunse a Pisa 7 nave di delle quali ne rimase


;

and a Ferrara e per

Lonbardia, che v'era grandissima carestia.

E a d 9 d'aprile, giunse 3 altre navi di grano a" Livorno; e nondimeno valeva soldi 50 lo staio, e '1 Comune
lo

dava a

soldi 42.
la

a d 14 di giugno 1484,
sotterr,

mora

ci

ricominci;

e in questa mattina

uno

de'Brogiotti, 3 figliuoli

a un tratto, di morbo, due femine e un maschio.

E
soldi

a d 19 di giugno 1484,

valse

el

grano nuovo
cominci una
*

33

lo staio.

in questo tenpo, di luglio

1484,

si

divozione a Prato, d'una Vergine Maria,

la

quale vi

correva tutto

el

paese.

Faceva

de' miracoli

come quella

Di questa Signoria ne dice molto male anco

Alamanno
in

Ri-

NucciNi nei Ricordi storici.


2

la

Madonna

detta delle Carceri

che

si

venera

Prato,

dove

fu tosto

murato un elegantissimo tempio

coi disegni di Gi-

48
di

[1484
Bibbona, in modo che
si

cominci a murare e ordi-

nare una grande spesa.

E E
o.

9 d'agosto,
'

ci

fu

nuove della pace; e

fecesi

fuochi e festa.

a d 14 d'agosto,

ci

fu

come
d
si

el

Papa era morto,

giunse alle 6 ore.

mor a

13 detto a ore 14,

che fu Papa Sisto.

a d 20

son per la sua morte.


as-

E
sai,

in questo

tenpo s'attendeva qui a fare giente


agosto 1484,
fu

per mandare a Sarzana e Pietrasanta.

E
fatto,

a d 30

d'

ci

come
fu

ci

Papa era
giedi

e son a ore 4 in lunedi,


si

un cardinale
de'

novese che
nocenzio 8.

chiamava messer Giovanni


di Molfetta;

Zeboni

Gienova e cardinale
*

e chiamossi

Papa

In-

E E

a d 8 a

di

settenbre 1484,

si

band la pace in Fi-

renze, e fecesi festa.


d

23 d'ottobre 1484,

fu preso

per lo Stato un

figliuolo di Filippo

Tornabuoni ch'aveva nome Alessan-

dro, e fu confinato in Cicilia.

dissesi

perch pensava
^

contro a Lorenzo de'Medici, ch'era suo parente; e forse

non

fu,

diciamo quello

si

diceva per la

citt.

liano

bella illustrazione, che leggesi nel

da San Gallo. Mons. Ferdinando Baldanzi ne fece una Calendario Pratese del 1847.
si

Una
altra

chiesa pure

edific a Bibboiia nel

Volterrano a onore

di

immagine ricordata a p. 41 di questo Diario. Ai prodigi operati dalle due immagini fa allusione il Savonarola nella II delle
nue Poesie tratte dall' autografo, Firenze 1862: dove dice:

O anima
Tu

cecata

senti mille segni

A
'

Prato e a Bibona.
i

La pace

tra

Veneziani

e la

Lega Santissitna.
;

'

Innocenzio Vili usci di casa Cibo, detti allora anche Zibo


il

di

qui la storpiatura che ne fa


3

nostro cronista.

Altre cronache dicono essersi egli confessato reo di delitti

comuni,

ma non

di Stato.

1484-85]

49
tenpo
si

E in questo

strigneva molto forte Pietrasanta.

Eravi molti nostri comessari cittadini con bella giente.

in questi d, si

cav

di

San Giovanni

e ceri e'palii,

e ordinorono che

non

vi stessine pi.

Feciolo

nettare
;

tutto, e eh' egli stessi cosi senplice sanza quelle frasche

che prima vi
in

si

poneva tutta
si

l'offerta di ceri

e di palii,

modo che non


di

vedeva.

in Firenze morto E a di 6 Antonio Pucci, ch'era comessario a Pietrasanta.

novenbre 1484, venne

E
e fu

a di 7 detto, s'ebbe Pietrasanta, la quale

si

dtte

a Lorenzo de'Medici.
fatto

11 detto, s'ebbe la rocca


di
;

castellano

Piero

Filippo

Tornabuoni, e

commessario Iacopo Acciainoli e Bartolino Tedaldi, sopra la muraglia. Giunse qui le nuove alle due ore, e la mattina non s'aperse botteghe
;

e fecesi festa assai e fuochi.

'1

medesimo venne
d

in Firenze

messer Bongianni

Gianfigliazzi morto, ch'era comessario l.

15

di giennaio

1484, vennono e Gienovesi a

Livorno

coli' armata,

e apressoronsi alle torri e

non

fe-

ciono nulla. Partironsi a di primo di febraio 1484.

a d 15 d'aprile 1485,

si tir in

sul Palagio de'Si-

gnori due travi di quercia grosse e lunghe di gran peso,

per sostenere la canpana grossa de'Signori e per acconciarla meglio.

E
betto.

a d 18 d'aprile 1485, venne in Firenze un trona d 23 d'aprile 1485,


16.

E
soldi

si

vendeva

lo staio del

grano

E
tano

a d 17 di luglio 1485, feciono e Fiorentini capiel

Conte

di Pitigliano,

'

e dettogli el bastone. E' Sa-

nesi feciono loro capitano el Signore da Farnese.

'

Niccola Orsini.

5()

[1485

E
da
di

insino a questo d, Gostanzo

mio
25

fratello

aveva
palii

vinto 20 palii col suo barbero

Draghetto, cio 20
di di di

8 d'ottobre 1481, insino a


el

giugno 1485;

che fu

primo Santa Liperata, e poi


volte.

Sant'Anna;

San Vettorio pi

Vinse una volta San Vettorio e

vendettolo agli Aretini fiorini 40 d'oro, e and Arezzo e


rivinselo l un' altra
volta.
di

and a correre a Siena,


si

and con un cavallo


di

Lorenzo de'Medici, che


;

chia-

mava

el Lucciola, del pari al palio

e quello di Gostanzo

and una testa

cavallo

inanzi.

fu

giudicato dal

popolo che v'era alla presenza, che fussi inanzi, e dice-

vano andate alla Ragione, che no' lo proveremo. Nondimeno Gostanzo non v'and, per reverenza di Lorenzo.
:

com' ella

s'

andassi,
gli

e'

fu dato

Lorenzo.

Un

altro

anno, pure a Siena,

fu ftitto
di

maggiore

villania:

che
di

andando inanzi

el

cavallo

Gostanzo un gittare
e sali in

balestro, e giunto al palio, scavalc

sul palio.

giunse poi uno altro cavallo

e dissono che quello di


palio, e

Gostanzo non aveva passato


l'aveva passato.

el

che quell'altro

per

lo

dettone a quell'altro. Vedi


el

che

massima

ingiustizia,

che colui eh' preso

palio

non
cav

l'abbi avere.

Fu

isventuratd,

avendo tanta bont


1485.

di cavallo.

Tanto and dietro a questo barbero che ne

la morte.

Mori a

di

12

di settenbre

E
sai.

a di primo di dicenbre 1485, arsono in

Roma

le

case degli Orsini a

vennevi

el

Monte Giordano, Duca di Calavria in

e fuvvi novit as-

aiuto degli Orsini,


la

perch erano in guerra col Papa; e seguit


in

guerra

Roma.

E
le

a di 11 di dicenbre 1485, venne un certo vento

caldo da mezzodi,

come

fussi di luglio, e

gocciolavano tutte
insino

mura

delle

case drente,

per tutto Firenze,


asciutte.

nelle camere,

avonga che fussino bene

1486-87]

51

in questi di di febraio e di

giente in Firenze tuttavolta,

marzo 1485, si faceva per mandare al Duca che


'

taceva contro alla Chiesa; per

modo che

fu scomunicato

in Firenze tutti quegli ch'avevano renduto partito con-

tro alla

Chiesa,
si

non

si

potevano comunicare. Ogni


si

intendente

maravigliava che

facessi

contro

alla

massime che non aparteneva a noi questa guerra. Epure si seguitava questo errore pe' nostri peccati e per non temere Iddio. E a di 9 di maggio 1486, qui alla Piazza de'Tornaquinci, dalla casa de'Tornabuoni, intervenne che uno
Chiesa
,

orso rilevato qui nella citt, molto grande, passato l'or-

dine usato, sendo da'fanciugli


ciulla

accanito,
6,

prese una fandi

per la gola, di circa a anni


;

figliuola

Gio.

vacchino Berardi

e con difcult. di molti uomini gliele

trassono di bocca tutta sanguinosa e molto bene stracciata la gola.

E come
di

piaque a Dio non per.


ci

E
Roma,
giente.

a d 10 di maggio 1486,
el

fu

come

la

guerra

di

Duca
^

Calavria s'era apiccato

col

signore

Ruberto,

fatto
el

gran

fatti

d*arme, e

morivvi assai
Calavria molto

ebbe

meglio

el

Duca.
el

a d 10

di luglio

1486,

Duca

di

strigneva la Chiesa, e non era sanza nostra spesa.

a di detto, mor uno maestro Antonio di

Guido,

cantatore inproviso, molto valente uomo. In quella arte

pass ogniuno; per

si

nota qui.
1487,
^ si

a di 30

di settenbre

trasse le reliquie' di

San Girolamo,

cio

una mascella e un osso del braccio,

Di Calabria
Sanseverino.
Altre notizie dei primi mesi del 1487
si

2
'

leggono a pag. o5-56

<lopo la data del 24

giugno 1488.

52
dell'altare della
tif*

[1487
di

Santa Maria del Fiore, e furono


riccamente
,

legate in ariento e oro, molto


spesa.

con grande

fecesi

una bella processione,

e posta in detta
di

Cappella molto divotamente.

questo fece

sua pro-

pio spesa el laldabile messer Iacopo Manegii, calonaco


in detta Chiesa.

dissesi,

oltre a ([uesto, dotato

aveva speso 500 fiorini d'oro, e una Cappella. E ogn'anno va quella


ci

bella reliquia a processione divotamente.

E
E
si

a d 9 di novenbre,

pass dua inbasciadori

vi-

niziani,

ch'andavano a Roma.
di

11 di novenbre,

ci

venne
;

certi

animali

che

disse gli
certi

mandava

el

Soldano

poi s'intese eh' era'stati

pure

amici di Firenze

per avere
questi
:

qualche buona
giraffa
fussi

mancia.
se ne

Gli

animali furono

una

molto
fatta

grande e molto bella e piacevole; com'ella

pu vedere

i'molti

luoghi in Firenze

dipinte.

visse qui pi
stroni,

anni.

E uno

lione grande, e capre e ca-

molto strani.
a d 12 di
lioni,

novenbre 1487, un garzone che goloro,

vernava e
in

esendo dimesticato co
garzonetto di circa

i'modo ch'egli
di

entrava infra loro e toccavagli, massime uno


questo di un

loro

14 anni,

figliuolo

d'uno deTriuntini, cittadino fiorentino, volle entrare ancora


lui

con quello governatore.

stato cos

un poco,

questo lione se gli gitt a dosso, e preselo pe'capo dirietro; e con fatica,
glielo lev

quello che

gli

governa,

isgridandolo,
in

da dosso.

strinselo e asannollo

modo

che

'n

pochi d mor, a d 18 di novenbre 1487, el sopradetto anbascia-

dore del Soldano present alla nostra Signoria la sopradetta giraffa, e lione e l'altre bestie; e stette a sedere
in

mezzo della Signoria,

in sulla

ringhiera de' Signori,

parlando e ringraziando per bocca d'uno interpotro. Fu,

1487-88]

53

per questa mattina, in piazza un grande popolo, a vedere tale cosa. Era parata la ringhiera colle spalliere e
tappeti, e a sedere tutti e principali cittadini. Stette qui

quello inbasciadore

molti

mesi,

Fugli fatto

le

spese e

doni assai.

a d 25

di

novenbre 1487,

el detto

anbasciadore

present Lorenzo de' Medici di certe cose odorifere, in


begli vasegli alla
e

moresca; e fiaschi pieni di balsamo, un bello e grande padiglione vergato alla moresca,
si

che

distese

e vidilo.
di

di

12

marzo 148V, un
la

frate

Bernardino

'

del-

l'Ordine di San

Francesco, eletto predicatore in Santa

Maria del Fiore per


suadendo
darne
gli

Quaresima, e predicando e perdi Piata,

el

popolo a fare un Monte

e di

man-

Ebrei, per

modo

riscaldandosi, per molti di di

Quaresima; e fanciugli presono animo contro agli Ebrei. E in questo d andorono molti di questi fanciugli, andorono a casa uno ebreo chiamato Manullino, che faceva el presto alla Vacca; ^e vollono assassinarlo e mettere

a sacco

quel

presto.

Ma

subitamente,

gli

Otto

mandorono e loro famigli a riparare, e mandorono bandi, a pena delle forche, E presto si spense tale fuoco. Ondo
a d 13, l'altra mattina,
(letto
gli

Otto mandorono a dire


pi, e

al

frate che

non predicassi
e'

mandatolo a l'Osloro, che l'altra


gli

servanza di Samminiato,
Otto ancora

non bast

mattina, a d 14 detto, che fu in venerd di marzo,


di

nuovo mandorono e

lor famigli

al-

Il

Beato Bernardino da Feltro.


dicevasi

La Vacca

quel
il

tratto di via che principia

tra

le-

case dell'Arcivescovado e

Ghetto, e

conduce

alla

Piazza degli

Orlandini. Un banco d'usura era in quel luogo anco nel secolo ed apparteneva ad un Cristiano.

XIV

54

L488
contado nostro e partissi
per
via.

cuni degli Otto iu persona, e comandorono ch'egli sgoiibrassi el

Onde parve

al

popolo, che vuole vivere da cristiani, che fussi un cattivo pronostico


noi,

perch era tenuto un santo.


capitare

videsi in poco

tenpo

male alcuni
quello

di quegli

Otto: chi fiacc

el collo

a terra d'un cavallo, e chi una


gli

cosa e chi un'altra. Infra

altri,

ch'and

in

persona a cacciarlo dall'Osservanza, mor


inpazz.

allo spedale e

Parve che
d'

fussi finito
ci

male. Iddio nel


fu

guardi.

a di 16 d'aprile 1488,

come

el

conte Giro,

lamo, signore

Imola, era stato tagliato a pezzi

nella

citt di Furli, dagli

uomini della terra.


si

cos fu.

in detto

mand

di qui a Piancaldoli
di

molta

giente, comandati,

Romagniuoli e

Mugello, in modo

che, a d 29,
si dtte.

s'

ebbe.

quello castellano, ch'era da Imola,

costoro gli dettono fiorini 4000 e una casa

e l'arme a vita, qui in Firenze, e qui stette.

E
di

a d primo di maggio 1488,

ci fu

come

el

Duca
el

Milano era entrato

in Furl, e fece

morire alcuni.
fu

E
gnore
ch'era

a
di

primo
'

di

giugno 1488,

ci

come

Si-

Faenza

era stato tagliato

a pezzi con

con-

sentimento della moglie di messer Giovanni Bentivogli,

madre
a d 5

della moglie di detto Signore di Faenza.

cos fu.

di

giugnio 1488,

ci

fu

come messer Giodi

vanni Bentivogli era stato preso da que'

Faenza,
citt.

a stanza de' Fiorentini; e gvidaio Marzocco nella

cosi fu.

E
in

a d 12 di giugno 1488, fu licenziato messer Giodetto messer Gio-

vanni Bentivogli da' Fiorentini. And Lorenzo de' Medici

Mugello, dove fu fatto venire

el

Galeottu Manfredi.

1487-88]
vanni, e parl con
lui e fecegli

55
onore e rimandollo

Bolof^na, e bene acconpagnato e pacificato.

E
grati
,

a d 17 detto, e Bolognesi, per dispetto, come infeciono


certi

marzocchi

di paglia

certe

arme

de' cittadini nostri, e arsogli in sulla piazza di Bologna,


in dispregio.

E a d 24 quando andava
va

di

giugno 1488,

el d di

Santo Giovanni,

l'offerta, fu

preso un bolognese che taglia-

e puntali di cintole, e

rubava

non

v'

and un'ora
Santo,
mosse.

che, sanza riguardo della solennit d'un tanto


lo 'npiccorono alle finestre del
""l

Capitano.

stettevi tutto
le

d insino alla sera,

quando

el palio

andava a

in questa ora

si

lev un vento cos grande, tenpesta

d'aqua e

di gragniuola,

che mai fu veduto simile. Per


si

modo

che, le tende che


si

pongono sopra

la

Piazza

di

San Giovanni
nuovo.

stracciorono in migliaia di pezzi,


rifarle

che
di

ventorono cenci da niente; e bisogn

tutte
e

Fu

tenuta una cosa molto


fussi

maravighosa

am-

mirativa; stimando

per tale omicidio.

Fu molto

ispaventevole nel cospetto di savi e buoni uomini, per-

ch parve un poco di passione de' popoli, sendo bolognese,


e avendo di pochi d arsi
que' marzocchi a Bologna. Si
al-

corse un poco a pi furia. Si poteva serbarlo a un


tro
d.

per quella sera non

si

pot correre el palio.

insino a d

28

di

marzo 1487, intervenne questo


alle forche qui di Firenze, e

caso, che fu inpiccato

uno

poi fu spiccato, e finalmente non era morto.

Fu

portato

a Santa Maria Nuova, e stette insino a d 11 d'aprile 1487. E perch que' di Santa Maria Nuova lo vidono di mala natura, e per certe parole ch'egli usava, di fare ancora certe vendette e altro
di
;

gli

Otto deliberorono di farlo

nuovo inpiccare,

e cos fu inpiccato la

seconda volta.
rotti e Gie-

in detto di

15 d'aprile 1487, furono

56

[1487-89

novesi da' Fiorentini a Serezzana, e morivvi uomini assai.

tolsono loro tutte l'artiglierie e la basta, e soccor-

sone Serezzanello, e mandarono qui due prigioni, messer


Luigi dal Fiesco e un suo nipote.
'

12.

E a d 22 di giugno 1487, si prese Sai'zana a ore E qui fu le nuove a ore venti. E a d 30 di luglio 1488, mor madonna Clarice,
di

donna

Lorenzo

de' Medici.

a d 12 di settenbre 1488, venne in sul Palagio

de' Signori

una

saetta, circa a ore 14, e dtte in su' lione

e venne gi.

trov due forestieri su presso alle candi Pitigliano, e

pane, che fu un Cancelliere del Conte


fecelo cascare quasi

morto e tramort

e l'altro fu poco

meno
lagio.
stieri

pure non morirono. N fece troppo danno al PaParve una cosa d'amirazione, toccare a due foresendo in Palagio centinaia d' uomini. Andavano
el

per vedere

palagio e le canpane.

E
del

a d 15 di giennaio 1488, pass di qui la figliuola


di

Duca

Calavria

eh'

andava a marito
eh'

al

Duca
lei

di

Milano, con grande cavalleria e con molti Signori e con

molte matrone
s])esa

damigelle

andavano co

con

grandissima baronia. Feceseli un grande onore, e grande


sanza misura.

E
fatto

10 marzo 1488,

ci

fu

come

el

Papa aveva

6 Cardinali che furono questi: due franciosi, uno


de' Medici.
^

milanese, due sua nipoti, e uno fiorentino, che fu figliuolo


di

Lorenzo

Al nome

di

Dio ch' una grande

gi'azia alla citt nostra in gienerale, e in particulare al

suo padre e alla sua Casa.

Orlandino figliuolo d'Obietto fratello


Isabella d'Aragona.

di Luigi.

Giovanni che

fu poi

Leon X.

1489]

57
a d 12 d'aprile 1489,
ci

fu

come a Vinegia era

nato uno mostruo di questa qualit: la bocca fessa per

lungo del naso, e un occhio dal naso e uno dirietro


all'orecchio
;

e fesso tutto

'1

viso,

come

se gli fussi stato

dato una coltellata.

dinanzi alla testa aveva un corno


d.

ch'era la natura. Visse 3 in 4

Tagliorono quel corno

e subito mor. Dicono che le parti

da basso essere
ci

di

strana maniera. Aveva coda d'animale.

E
teste,

in questi d

ne naque un altro a Padova, 3 giorni.

ve-

nerd santo, eh' aveva a ogni braccio due mani, e due

E
di

visse

in

Una

di quelle teste

mori

prima, e tagliatola, l'altra visse poco.

donna

60 anni

fatto tre figliuoli a

una un corpo. Quein oltre


di.
eli'

ste cose strane

sono state qui a Vinegia in pochi


scritta

Questa lettera fu

apunto

come

qui, e fu

mandata
piai, e

nel banco di Tanai de'Nerli.

di quivi la co-

fu vero. Questi segni significano

grande

tribula-

zione alle citt dove vengono.

a d 10 di luglio 1489,

si

cominci a recare ghiaia,


cominci prima da

per fare e fondamenti del palagio di Fihppo Strozzi a


lato al

Canto

de' Tornaquinci,

che

si

questa parte de' Tornaquinci,

a d 16 detto,

si

cominci a cavare e fondamenti,


'

pure da questa parte, e presono della Piazza


cia 10.

circa brac-

E
1

a d 6 d'agosto 1489,

si

cominci a rienpire e

La Piazza

de'

Tornaquinci

che

lo

Strozzi ebbe
di quella

facolt di

occupare dalla Repubblica e dalla Consorteria


Questi ricordi relativi alla fabbrica del
copiosi di quelli scritti dall'edificatore del
in

Famiglia.

palazzo sono molto pi

medesimo

e pubblicati

appendice alla vita dello stesso Filippo (Firenze 1851^). Per la loro esattezza possono confrontarsi con quelli lasciatici da Tri-

baldo De' Rossi

nelle sue

Ricordante.

58
fondamenti, a ore 10, a punti di luna.
fu el

[1489

Filippo Strozzi
la ghiaia e

primo che vi cominci a gittare gi


a di 20 detto, fu fornito
di rienpiere

la calcina,

da questa parte, e certe medaglie.


questa parte
disfacevano

della Piazza de' Tornaquinci.


le case,

E
di

tuttavolta

si

con grande numero

maestri e di manovali;

eh' erano occupate tutte le vie intorno di


sassi e di calcinacci e di muli, d'asini che

montagne
di

di

portavano via
chi

e recavano ghiaia; per

modo che con

difficult

passava per queste

vie.

noialtri artefici

stavamo con-

tinuamente nella polvere e nella noia della giente che


si

fermava per vedere, e

chi per

non potere passare

colle bestie cariche.

E
E

a di 21 di luglio

'

1489-

si

cominci a murare so-

pra detti [fondamenti].


in questi tenpi si faceva tutte

queste
di

muraglie:
;

l'Osservanza di Samminiato de' Frati


la sacrestia di

San Francesco

Santo Spirito

la casa di Giuliano Gondi,

e la Chiesa de' Frati di Santo Agostino fuori della Porta

a San Gallo.
al

^ E Lorenzo de' Medici cominci un palagio Poggio a Calano, al luogo suo, dove ordinato tante

Cosi

il

manoscritto,

ma

forse voleva scrivere

agosto.

Questo palazzo, appunto ai nostri giorni, si veduto, con molta lode del suo possessore portare a compimento dal lato di mezzod. Nel terminare quest' opera sono stati demoliti gli avanzi di quella casa rispondente in Via de' Gondi, gi della Do'
,

gana

e pi anticamente delle

Prestanze

che Giuliano compr


,

dall'Arte de' Mercatanti

per servigio della sua fabbrica


:

e nella

quale abit da fanciullo Leonardo da Vinci


il

fatto

che a me, per

primo, riusci
*

vi

di mostrare nel luglio 1872. Per l'assedio del 1529 fu demolita insieme col Convento che era unito. L'una e l'altro occupavano presso a poco l'area del

Parterre e dell'Oratorio della


trasferiti in citt,

Madonna
la

della Tosse.
di S.

frati

furono

dando loro

Chiesa

Iacopo

tra' Fossi.

1490]
belle cose, le Cascine.
si

59
Cose da signori!

a Serezzana
si

murava una

fortezza; e molte altre case

murava

per Firenze, per quella Via che va a Santa Caterina, e


verso la Porta a Pinti
stello,
'

e la

Via nuova

da' Servi a Cein

e dalla

Porta a Faenza verso San Bernaba, e


al

verso Sant'Ambrogio, e in molti luoghi per Firenze.

Erano
per

gli

uomini in questo tenpo atarentati


e'

murare,
*

modo che

era carestia di maestri e di materia.

a di 18
la

di

maggio 1490,
che senpre
si

si

puose

al palagio degli

Strozzi

prima cornice sotto e bozzi,


;

in

sul

Canto
gli

de' Tornaquinci
altri canti.

faceva qui innanzi a


rizz l'antenna e

di

giugno 1490,
le pietre,

si

'1

fal-

cone da tirare su

pure qui
si

in sul Canto.
el

E E

a di 11 di giugno 1490,

puose

primo bozzo

al detto palagio.

a d 27 di giugno 1490,

io

Luca Landucci apri


detto

la bottega

nuova qui dirinpetto

al

palagio degli
lasciai quella

Strozzi; e feci la 'nsegna dello Stelle.

bottega vecchia di sul canto, eh' de' Rucellai.

questa

nuova

de' Popoleschi.

a d 21 di settenbre

1490,
d'

cadde una pietra

in di

Santa Maria del Fiore, grande

una mezza soma

1 In questo tempo chiamavasi Cestello il Convento attuale di Maria Maddalena in Borgo Pinti che apparteneva ai Cistercensi. Nel 1628 lo barattarono con quello delle monache di S. Maria degli Angeli di Borgo S. Frediano, dette ancora di S. Maria Maddalena de' Pazzi. 2 Nel maggio del 1489 la Signoria, volendo provvedere alla bellezza della citt, e all'utilit e al comodo ancora di clii in quella concesse l' esenzione per 40 anni da qualunque abitare volesse gravezza per quelle case che di nuovo si fabbricassero dentro 5 anni ne'luoghi dove non sia casa ne alcuno principio . Que-

S.

sto termine, nel

marzo

del 1494, fu prorogato a tutto l'anno 1497.

60
mulo, da uno
la sacrestia
al coro.

[1490-91
di quegli
si

occhi della cupola

alti,

di

verso

dove non
era l'ora

parano e

preti; e

cadde allato

Ed

dire el vespro.

E non
ci

fece

quando si paravano e preti per male a persona, ch'era gi

piena la chiesa di giente, che fu cosa maravigliosa, come

piaque a Dio che

aiuta.
si

E E

a d 19 d'ottobre 1490,
'

puose

el

drago

di

bronzo

al palagio.

a d 22 di dicenbre 1490,

si

scopri la capella di

Santa Maria Novella, cio


dipinta

la capella maggiore.

L'aveva

Domenico

del Grillandaio; e feccia dipigniere Gio-

vanni

Tornabuoni.

fece

il

coro di legname intorno

alla capella.

Che
di
si

cost solo la pittura fiorini

1000 d'oro.
scope;

E
fu

a d 10
vi

giennaio 1490, ghiacci tutto Arno in

modo che

fece su alla palla, e arsevisi su

gran freddo.

a d 17

di

giennaio 1490, questa notte che seguita

verso e 18

d,

piovve una certa aquitrina, la quale in


in su
gli
'1

mentre che pioveva ghiacciava, e giugniendo


alberi faceva ghiacciuoli.

fu in tanta quantit che

peso tirava in terra

gli

albori e

ronpeva

tutti e rami.

nota che fu nella somit de'monti. Circa a un mezzo


presso
a'

miglio

fiumi

Fiesole, insino in Mugiello

non fece danno. E cominci da e a San Godenzo e a Dico;

mano

fece grandissimi danni.

a me, a Dicomano, cav

delle barbe parecchi castagni grossi e querce, e

ruppe

quasi tutti e rami d'ulivi e d'ogni altro legniame, per

Per intendere e correggere ove occorra questa


di

notizia, gio-

ver forse quella registrata dal rammentato Tribaldo De' Rossi:

20

d'

ottobre 1490.

Fo
,

ricordo

chorae a di detto Filippo

Strozzi, che fa el palagio suo

nella del

missono su e muratori la canpaelianto dirinpetto a la Logia de'Tornaquinci cio la


,

canpanella del Serpente

1491]

61
tale che a

modo
circa

uno mio podere,

de'

rami

soli

si

fece

20 cataste
tal

di legnie e assi di castagni di pi

d'un

braccio larghe; che mai fu veduto al

mondo

tale cosa.

Per
che

modo che
a

chi
finire

si

trov in
el

tali
,

luoghi,

credeva
e

gli avessi

mondo

sentendo ronpere

schiantare ogni cosa sanza rimedio, a sentire


schi e
'1

tutti bo-

grande romore. Era tale


le

filo

d'erba che pe-

sava parecchi libbre,

secce del grano ne'canpi pare-

vano organi per


invetriati, ne si

tutto.

pagliai

parevano

tetti

tutti

poteva andare per terra in veruno luogo.

chi tocc fu pericolato.

poderi per molti anni regli ulivi

storono guasti che non feciono frutto,


piantoni e le querce tutte guaste. e vera.

restorono

Fu una

cosa incredibile

E
e

a di 19 di gennaio 1490, venne Arno molto grosso

rovin el

mulino del Ponte a Rubaconte a lato a


delle Grazie
,

Santa Maria
usc

e affogovvi

un portatore.

Arno

in pi luoghi del lato suo.

Questo mulino fa-

ceva

filatoio.

E
cio
si
'1

a d primo di maggio 1491,

cominci a spendere

le

si mut le monete, monete bianche. E feciono

che

grossone valessi 16 quattrini e mezzo, come vadi

levano e vecchi

questa moneta bianca

che

si

do-

vessi pagare le gravezze e le gabelle di

che fu
el

al

popolo un poco d'agra vamento


,

moneta bianca, che si paga pi

quarto

'1

popolo aveva bisogno d'aleggei^ire. E' fu

aggravato per perm^essione divina, pe' nostri peccati, perch


e'

sono pi

tristi

e poveri ch'e ricchi e grandi, co-

munemente. Sia a

laide di Dio.
si

E
traila

a d primo di maggio 1491,

cominci uno rialto

Loggia
al

de' Signori e

'1

Palagio, in tanto alto che

s'andava

pari dalla porta del Palagio nella Loggia;

con

iscale, e di

verso San Piero Scheraggio e di verso

62
la Piazza; in

[1491-92

modo che non potevano


;

passarvi pi n'e
agli

cavagli, n altre bestie

anche un poco incomodo

uomini, avere a salire e scendere.


no: a

chi piace,

e chi

me

non piaceva troppo.


el

a d 15 di maggio 1491, mor questo Filippo Strozzi


detto palazzo; e

che murava

non vide andato su

in-

sino alla lumiera. Vide fatto insino alle canpanelle.

Ben

puoi vedere che cosa sono le speranze di queste cose


transitorie.

E' pare

che

1'

uomo ne

sia signore, egli

l'oposito, loro sono signore di noi.

Durer questo palazzo


palazzo

quasi in eterno: guarda se questo


giato
lui,

signoregdi-

e di

quanti

ancora sar signore. Siano

spensatori e non signori, quanto piace alla bont di Dio.

Ogni cosa posto nella volont


suo universo. Onde
nato e sua peccati.
io

di

Dio e a decoro del

priego Iddio che gli abbi perdo-

E
E

di setteubre

1491

fu

fornito di volgiere

l'arco della porta di questo palagio, qui tra'Ferravecchi.

a d 5 di giennaio 1491,

gli

Spagniuoli ch'erano
assai

qui in Firenze per stanza, feciono fuochi e festa

perch ebbono nuove, come

el loro

Re

di

Spagna aveva

conquistato tutta la Granata, e vinto e scacciato tutti e

Mori ch'erano in quello regno di Granata: la quale nuova, non tanto fu la groria e utilit di quello Re, ma utilit
e groria di noi e di tutti e Cristiani e corpo della Santa

Chiesa.

Fu

stimato dagli uomini buoni e fedeli un grande


Cristo
di
,

aquisto

per la fede di

principio

all'

aquisto

degl' Infedeli di

Levante e
el

Gierusalem.
el

E
de'

a d 10 di marzo 1491,

figliuolo

di

Lorenzo
'

Medici cardinale, ebbe

cappello dal Papa.

Fugli

Quando

nel 1488 fu fatto cardinale

non ne ebbe

1"

insegne

attesa la sua et di soli 13 anni.

1492]

OH

dato alla Badia d'andare a Fiesole; e andogli incontro


molti cittadini, e venne in Firenze, e and a vicitare la

Signoria

e l'altro di

and a udire messa

in

Santa Maria

del Fiore.
di

in detto d gli fu

presentato dalla Signoria

Firenze 30 carichi di portatori d'arienti, bacini, mesi

scirobe e piattegli, e di tutti gli strumenti che

pos-

sono adoperare d'ariento, ad ogni grande signore, che


(secondo che
rini;
si

disse) furono stimati pi di

20 mila
scrivo.

fio-

bench a

me non mi

pareva possibile; pure


lo

si di-

ceva per pubrica boce e fama, e per


certo fu

Per

un ricco e magno dono.


d

laide di Dio.

E
al

12 detto,

el

detto Cardinale and a

Roma
el

Papa.

E E
di

a di primo d'aprile 1492,


al palagio.

si

cominci a porre

davanzale

a d 5 d'aprile 1492, venne la sera, circa a 3 ore

notte, una saetta in sulla lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore, e ruppela presso che mezza, e molti altri cio lev uno di que' nicchi di marmo marmi, di verso la porta che va a' Servi, per tale mi,

racoloso

tale effetto.

modo che ne' nostri Per modo che,


predicava (che
si

non vedemo d'una saetta


fussi

se

stato

da mattina,

quando
di

si

predicava ogni mattina in

quello tenpo con 15 mila persone d'udienti) bisognava

necessit vi morissi
el

centinaia

di

persone.

Ma

noi

permisse

Signore. Cadde quel nicchio e dtte in sul

tetto della chiesa traile

due porte che va

a'

Servi, e
si

ruppe

el tetto e poi la

volta in cinque luoghi, e poi

ficcorono nell' amattonato in chiesa.


toni e materia della volta, che

cadde molti matalle

agiugneva insino

pan-

che della predica

eh'

avrebbe giunti molti a sedere.

anche

in coro casc

materia

ma

non grossa.

di fuori,
a'

casc molti pezzi di

marmo,

dalla porta che

va

Servi;

64
de' quali

[1492 un pezzo ne casc sopra que'passatoi nella via

e ficc el passatoio e se sotterra; e

un

altro ne pass

la via, e dtte in sul tetto della casa dirinpetto alla detta

porta che va

a'

Servi

e pass el tetto e poi pi palchi

e poi la volta, e fccossi

sotterra nella volta; non fece


la casa

male a persona; ch'era

piena

di giente.

Stavavi

un Luca Rinieri. Pensa che appena rimasono vivi di stupore e di terrore, per gran fracasso; che non tanto
quello ch'and nella volta,

ma

pi pezzi ch'andorono in
,

su quei
fece

tetti di

fuora eh' erono quivi intorno


di fuori della

e anche
'

danno a quella tribuna

cupola.

E
fece

nota che quello nicchio grande cadde in chiesa e

una grande buca


quanto
fussi

nell'

amattonato, e non

si

guast

di niente

un grosso. Fu tenuta una cosa


di

molto amirativa e significativa


per che
inproviso.
gli

qualche cosa grande,


cos'i

era tenpo sereno sanza nugoli; venne

E
nuove

a d 8 d'aprile 1492, mor


a'

Lorenzo

de'

Medici a
lui

Careggi,

luogo suo;
della

dissesi,

che sentendo

le

dell' efi'etto

saetta, cos amalato,


lato.
io

dimand

donde era cascata, e da che gli detto; e che disse: Orbe:


verso la casa mia.
si

Fugli risposto, e fu-

sono morto, ch' cascata

forse

non no fu nulla,

ma

pure
alle

diceva.

d detto, lo

recorono in Firenze
in

la notte

5 ore, e messolo
quivi stette tutto d
ted,
si

seppell in

San Marco nella Conpagnia; e 9, che fu luned. E a d 10, marSa' Lorenzo, circa a ore 20. Ben

Nel Codice Marucelliano legc:esi in margine questa postilla:

Questo

fece simile effetto su la

travi e

medesimo avvenne Tanno .... che casc una saetta e medesima casa, e rest un marmo su certe qui rest, che se cascava amazzava molti. Et vi stava mes.

ser Vincenzio de' Rossi scultore

1492]

65
cli' la

pu pensare ogniuno

vita
el

umana

nostra

questo

uomo
si

era, secondo el
'1

mondo,
'1

pi grorioso

uomo che

trovi, e

pi ricco e
lo

maggiore stato, pi riputae ogni suo caso gli riu-

zione.

Ogniuno

predicava che governava l'Italia, e


;

veramente era una savia testa


sciva a bene.

al presente

aveva condotto quello che

per gran tenpo ninno cittadino l'aveva saputo fare: avere


-condotto el suo figliuolo al cardinalato,
nobilitato la casa

non tanto

sua,

ma

tutta la citt.

con tutte

queste cose non pot andare pi l un'ora, quando venne


el punto.

E
?

per: uomo, uomo, qual cosa abbiano nei da

'nsuperbire
e

El vero atributo umano la vera umilt


noi insuperbino
altri,
,

per

ogni volta che


pi

e che

noi ci

stimino

che

gli

non riconoscino da Dio


allora

ogni benifizio

spirituale, corporale e tenporale;

uscino de'termini umani. Ogni cosa ch'esce de' termini


sua, quella cosa guasta, e le cose che gli doverrebbono
fare
si

bene
la

gli

fanno male.

La vera
se

propiet dell'

uomo
Iddio
l'

vera mansuetudine e umilit, e stimare


e'

ogni cosa,
fatta

resto
:

nulla,
el

non
sia

in

tanto

quanto

buona Iddio
le

quale

benedetto in etterno

da tutte

creature, com'
,

degno. El quale mi per-

doni e miei peccati

e cos perdoni al sopradetto


;

morto

come voglio che perdoni a me e cosi a tutte le creature umane. E a d 20 di maggio 1492, torn in Firenze el Cardinale de' Medici, e fu in domenica.

a d 26 di luglio 1492, mor papa Innocenzio ot;

tavo, in gioved

domenica son qui per

la

sua morte,

a d 29.

a d 6 d'agosto 1492, fa in Firenze

uno adirato

tenpo, in tal modo, per buon pezzo, l'aria pareva


fa la girandola quand'olia s'accende; cos

come

spesseggiava

66
di tuoni e baleni: per

[1492-94

modo
:

tale che, cessato el tenpo,.

fu anoverato di quelle che feciono segno evidente, circa

a otto saette
Prato,

in

Firenze

una

in sul canpanile di

Santa

^^.

e una in sulla Porta di

San

Gallo, e
i'

una

alla
altri

Porta

al

una

alla

Porta a

Pinti, e
ci

molti

luoghi.

Non

feciono troppo danno, e no'

mor.
ci

E
el

a d 11 d'agosto 1492, alle 23 ore,


fatto, e fu fatto

fu

come

Papa era

un Cardinale, che era Vece-

cancelliere, ed era spagniuolo; e chiamossi

Papa Alesnona; e
so-

sandro sesto.

E E
di

a d 12 detto,

ci

fu el certo in sulla

nossi le

canpane per
d

la

sua creazione.

di

novenbre 1492, andorono e nostri anvicitare el


,

basciadori a

Roma, a
de'

Papa; e
d'

fu

uno Piero
,

Lorenzo

Medici

'1

Vescovo
e

Arezzo

Pier

Filippo Pandolfini, Francesco Valori,


betti.

Tommaso Miner-

Andorono molto
a d 20 a
di

in ordine

massime Piero dei

Medici.

E
E

dicenbre 1492, torn questo Tommaso'

Minerbetti, cavaliere per le mani del Papa.


d

17 d'agosto

cli'un certo

1493, intervenne questo caso marrano, per dispetto de' Cristiani, ma pi

tosto per pazzia,


di

andava per Firenze guastando figure


e in fra l'altre cose, quella eh' nel

Nostra Donna,

pilastro d' Orto Sa' Michele, di


i'

marmo,
Nofri
;

di fuori.

Graffi

occhio al banbino e a Santo

gitt

sterco

nel
gli.

viso a

Nostra Donna. Per

la qual cosa, e

fanciugli

corainciorono a dare co'sassi, e ancora vi posono le mani

ancora uomini

fatti; e infuriati,

con gran pietre l'ammaz-

zorono, e poi lo strascinorono con molto vituperio.

E
aveva

a d 20

di

settenbre

1493,

ci

fu

come

'1

Papa

fatto cardinali.

a d 20

di

giennaio 1403,

el d

di

San Bastiano,

1494]
nevic in Firenze la

67
maggiore neve che
si

ricordi mai,

secondo che dissono e pi antichi.

infra l'altre

cose

mirande, ch'ella venne con certo vento con una bufera,


in tal

modo, che per tutto

'1

non

si

pot mai punto

aprire usci, n bottega, n finestre di casa.

dur dalla

mattina, a l'Avemaria, insino a l'altra mattina a l'Ave-

maria, che furono 24 ore, che mai cess punto, senpre


colla bufera; per

modo

tale che

non era
el

fesso ne'bucoin
di
le

lino s Piccolino, che

monte della neve casa; ne' si suggellata casa che non fussi s piena neve, che si pen pi d a votarle. Vedevi per tutte
non avessi
finestre e monti
,

vie gittate dalle

della

neve, che ban

storono molti d

che non poteva passare n bestie

persone, in molti luoghi.


tit

Ed crono

tanta la gran quan-

per

le

strade, che bast molti d che

non
si

si

poteva

consumare, come fa qualche volta quando


fare

raguna per

un

lione. Cos

durorono que'monti, perch pi d'otto


mia.

giorni dur per la citt. Chi Io vide lo crede. El simile

fece a

Dicomano

in

villa

otto d a votare la casa, che la trov alta in casa se

Mandai Benedetto fra come

non

vi fussi stato tetti.

fu in capo d'otto d. Sic-

ch fu universale per tutto.

E
di

a d 29 di giennaio 1493,

ci

fu,

come
gli

el

Re
Re

di

Napoli era morto.

Alcuni dicevano che

era morto
'1

maninconia, perch intendeva tuttavolta che

di

Francia passava.

a d 10 di marzo 1493,

si

gitt dalle finestre del

Capitano uno, per fuggire la prigione, e morissi.

E
sesi

a d 26 d'aprile 1494, fu sostenuto in Palagio Lo-

renzo e Giovanni di Piero Francesco de'Medici; e dis-

che vi fu chi voleva che fussino morti,

ma

non

si

disse perch.

a d 29 detto

furono

licenziati di

Pa-

68
lagio.

[1494

E
a

14

di

maggio 1494, andorono

a'confini
'

Lo-

renzo e Giovanni di Pier Francesco de' Medici.

4 di maggio 1494, entr in Firenze 4 an-

basciadori franciosi. Aloggiorono in casa che fu di messer Iacopo de' Pazzi.

a d 5 detto, andorono alla Signoria;

esposono
partirono.

l'anbasciata e ebbono la risposta.


e andorono a

a d 7

si

Roma.
di

E
Donna

a d 19
di

maggio 1494, facerao venire


^

la

Nostra
di

Santa Maria Inpruneta, perch restassi

piovere: fumo esalditi.

1 Gli storici fiorentini danno per motivo di tali provvedimenti una rissa stata tra questi Medici e Piero, discordando nelle cagioni che accesero la medesima. Scrittori contemporanei per ac-

cennano

alla loro

troppo stretta aderenza col

Re

di Francia. Spe-

ravo luce dai documenti,

ma

una deliberazione

de"

Signori e Collegi ut
di-

de' 29 aprile 1494, colla quale si rilegavano a vita fuori della citt

un miglio, non premette che queste parole:


ccerunt noti, et ad Statami
de' 9
yiv.ltiim

instis rai'sis,
ec.

pertinentihvs

Un

altra poi

novembre, che

gli restituisce in patria,

incomincia cosi:^fet

tenta hnmanitate et honis

moribus Laiirentii
,

Ioannis Pier
et

F^ancisr.i de Medicis et qiialiter

cantra jtistitiam

onine debi-

tun. et ad instantian tirannorinn, fveriint relegati ec. Lasciarono

veramente la citt il di 14, come dice il Landucci cio quindici giorni dopo la deliberazione, come era stato ^decretato, e il di suc,

cessivo fu prodotta la fede della loro rappresentazione ai confini,

essendo andati a stare nella villa di Castello. Libro di Deliberazioni ad anum dei Signori e Collegi nel R. Archivio di Stato di
Firenze.
*

Nel loro soggiorno

in

Firenze furono serviti colle argenterie

della Signoria, e fu concesso ai suonatori della

medesima

di

ane

dare a suonare per onorarli.


3

Questa venuta fu decretata

il

di 13 dello stesso

mese
i

il

14

si

elessero alcuni dei Collegi, incaricandoli di fare

provvedi-

menti opportuni.

1494]

69
a d

E
tal

10

di

giugno 1494, venne Arno grosso,


di

in

modo che coperse


pi antico non
si

molti

grani, e fece un gran

danno
stri

di sotto e di sopra.

fu tale che

niuno di nos

ricorda in questo tenpo

grosso.

E venne E E

in sulla sera; fece

danno

assai a' grani ch'erano

come maturi.
a d 10
di

luglio 1494, ritornorono g' inbasciadori


in Firenze.

da Roma, franciosi; rimasene uno


in questi d,

venne l'armata del


la Spezie

Re
e

di Napoli in

Porto Pisano, e asediorono

Porto Veneri.

a d 22 di luglio 1494, andorono di qui anbascia'

dori a Vinegia, che fu Pagoloantonio Soderini

Giovan

Battista Ridolfi.

E
tarlo,

d'

agosto 1494

and Piero

de' Medici in-

contro al

Duca di Calavria, in quello d'Arezzo, a vicicome si va a vicitare un gran maestro, un signore.


in

Esondo

Firenze
el

g'

inbasciadori del

Re

di

Francia, e

chiedendo

passo, e non

sondo loro dato cos presto,

e intendendo

questa andata di Piero, presono sospetto


si

che Firenze non fussi amica del Re; secondo che


parlava per la
stato
citt, e

che

'1

Re

minacciava Firenze.

Ed
io

fatica dargli e che

ad intendere che noi


'1

siano fede;

lissimi amici,

sospetto non era nulla

bench

non abbi queste cose se non per pubrica boce e fama. E in questi d, giunse l'armata del Re di Francia
a Gienova, e molto
si

parlava di questo che s'appicche1494, fu rotta l'armata del

rebono insieme.

E
Re
di

a d 11

di

settenbre

Napoli a Rapallo da quella del


;

Re

di

Francia e
l'ar-

de'Gienovesi

e non perch s'appiccassino insieme

Fu revocato

il

9 novembre.

70
mata,

[1494

ma

quella

di

Napoli, inprudentemente, cav di


terra,

galea circa 3000 fanti e mandogli in

stimando

pigliare Rapallo; e finalmente fu tramezzato loro la via

da'Gienovesi e dal Re, e non poterono tornare a galea.

Fuggirono verso

monti, e furono

tutti presi e

morti

e tutti spogliati, per

modo che rimase Tarmata


ci

del

Re
di
gli

di Napoli disarmata e disfatta.

a d 21

di

settenbre 1494,

fu

come

el

Re

Francia era entrato in Gienova, e eh' e Gienovesi


facevano
eh'
s

grande onore, parata tutta


le

la citt, in tanto
,

avevano posto

porte della citt in terra

per pi

magnificenza e sicurt del Re.


'1

Ma

non fu poi vero che

Re

v'andassi, fu ben vero l'apparato, e che l'aspetsi

tavano. Dissesi che non

fid d'entrarvi,
se-

4 d'ottobre 1494, venne in Firenze un

condo inbasciadore del

Re

di

Francia, e andorono alla

Signoria, e non ebbono ricisa risposta,

ma

confusa; in

modo

isdegnati, che a d

9 detto

si

partirono di Firenze,
el passo.

tutt'a due, e ritornorono al

Re

sanza
di

El qual

Re
alla

si

disse ch'egli

aveva giurato
si

dare a sacco Firenze

sua giente. D'onde

venissi el non dare el passo

volentieri, parve a ogniuno grande stoltizia e pericolo.

a d 23 d'ottobre 1494,

ci

fu

come

el

Duca
s

di

Calavria era morto a Napoli, di sua morte, e forse di

maninconia

che non fu sanza amirazione che in


el

poco

tenpo morissi

padre e

'1

figliuolo, sotto tanto sospetto

di perdere lo stato.

Veramente

egli
di

era venuto la ple-

nitudine del tenpo, che la


si

mano

Dio

lo tocc.

Allora

comincia a credere e fermare ogni nostra superbia e

cos sar di tutti noi altri.

Messer Francesco,
ci

clie

giova

soggiogare
peccati.

gli

altrui paesi? Iddio

perdoni e nostri

20 d'ottobre 1494,

si

part

di

qui

Piero

1494]
de' Medici

71
e

and per

la via di

Pisa incontro
gli fece gli

al

Re

di
di

Francia; e come giunse al Re,

dare le chiavi

Serezzano e
El

di

Pietrasanta e anche
el

promisse danari.
gli

Re

volendo intendere
,

vero se
di

aveva questa

comessione

e'

venne qui Lorenzo

Giovanni Torna-

buoni, ch'era andato col detto Piero de' Medici, e and


alla Signoria, che gli fusse dato

questa comessione; e
isbigottito

nollo

vollono
l:

fare.

Lorenzo un poco

non
rest

torn in

onde Piero fu un poco biasimato. E' fece


fine, poich
si

ome

giovanetto, e forse a buon


laide di Dio.

amico del Re, a

E E

a di 29 d'ottobre 1494, e Franciosi presono Fioa d 4 di novenbre 1494, and un bando da parte
la

vizzano per forza, e missolo a sacco.


della Signoria, che ogniuno fussi ubrigato mostrare

sua casa per allogiare e Franciosi.

non

si

toccassi ne cavassi nulla di

E comandavano che Non piaque a casa.


'

molti perch mostravano di avere pi pagura

che non
s'e'si

bisognava; che toccava a loro ad avere pagura,


fussi cominciato,

ancora che
ci

fnssi

male per
di

noi.

Mala

mano
che

di

Dio non
le

fu

ned mai levata


'1

capo, per-

ch udito

lacrime e sospiri e preghi de' sua fedeli

vanno
facci

in verit, e che tutto

giorno lo priegano cuore, e che sopra

che

bene

a'

buoni e

retti

di

tutte le cose

cos nell'aversit,

amano l'onore e come nella

la groria di

Dio e laldallo

prosperit, e
la

non vogliono

n disiderano altro ch'adenpiere

volont di Dio.

Trovo ancora che


:

l'il

novembre

Signori e Collegi

deli-

berarono

Qiwd nullus avdeat


qtiin gentes Regis

resistere aperire et reserrare do-

muni suam
menta
et

Francoruni possint
citilibet

caliere lodia-

hbere reception. Significando

pei^sone

qvod

nulli erit facta aliqiia iniuria.

72

[1494

E
di

a di 5 di novenbre 1494, certi mandatari del


le

Re
case

Francia andavano per Firenze, e segnavano


gli

che pi

piacevano.

Andavano

in casa, e per tutte le

camere, e segnavano, questa per tale signore, e questa


per l'altro barone.

nota ch'elle

non furono centinaia


citt fu

ma

migliaia,

in tanto

che tutta la

occupata per ogni luogo;

che quelle che non crono segnate, quando giunsono le


giente dell'arme e la fanteria, occuporono in un tratto
tutti e

borghi e vie che trovavano drente dicendo


e

apri

qua;

non curavano se era povero o


:

ricco.

Davano ad

intendere di volere pagare

pochi furono che pagassino.

se pure

pagava qualche

cosa,

pagava

le

corna e man-

giavasi el bue.

fu

ancora maggior cosa, che furono

pochi che levassino le donne di casa, eccetto che le fanciulle,

che furono mandate

a'

munisteri e

a'

loro paren-

tadi,

dove non era

aleggiati.

in

vero furono molto


di-

onesti, che

non fu
'1

solo

uno che parlassi una parola

sonesta a temine. Avevano pure in secreto una grande

paura: tutto
fare

giorno dimandavano quanta giente pu

Firenze; e intesone come Firenze, a un suono di


e di fuori. E'I
di

canpana, centomila persone tra dentro


vero era questo, che
tere a sacco
gli

erano venuti con animo


'1

met-

Firenze; e
el

Re

l'aveva loro promesso;

ma non E tutto E a
dori,

vidono

giuoco pure intavolato, non che vinto.

fece el Signore onipotente.


d

di

novenbre 1494,

si

fece qui 5 anbasciadell'

che fu Fra Girolamo predicatore

Ordine

di

San

Domenico, abitante in San Marco, per patria Ferrarese ;


el

quale noi crediamo che sia profeta, e

lui noi

niega

nelle sue prediche,

ma

senpre dice da parte del Signorey

e predice molte cose. El secondo fu Tanai de'Nerli, el


terzo fu Pandolfo Rucellai, el quarto
fu

Giovanni Ca-

1494]
valcanti,
fiorentini.
el

73
quinto fu

Piero
d

Soderini;
al

tutti

cittadini

andorono a

6 detto

Re

di

Francia

ch'era in Pisa.

E
che
le

in detto d

ci

giugnieva assai Franciosi, ch'era


le

l'antiguardo

del

Re, aleggiando per


col giesso.

case

segnate,

segnavano

in questa sera circa a ore due, fu sentito in Pala-

gio certi tocchi di canpana. Inmediato fu piena la piazza di


giente, istimando suonassi a parlamento
;

perch ogniuno

era sollevato e in grande timore, aspettando tuttavolta

gran cose.

E
e

a d 8 di novenbre

1494, torn qui in Firenze

Piero de'Medici, che veniva dal

Re

di

Francia da Pisa;

quando giunse
al

in casa, gitt fuori confetti e dtte vino


,

assai

popolo

per recarsi benivolo

al

popolo

momolto

strandosi avere buono accordo col


lieto.

Re

e mostrossi

in detto d, e Signori

insino che stessi el

Re

in Firenze,

mandorono un bando che, non pagassi gabella


'1

n legno, n camangiari veruno; e

vino

pagassi a

mezza gabella;
taverna.
'

e che

ogniuno potessi vendere e fare

di

novenbre 1494,

in

domenica, circa a

ore venti che sonava vespro, Piero di Lorenzo de'Medici volle

andare alla Signoria in Palagio, e voleva me-

nare seco e sua fanti armati.

non volendo

la Signo-

Questo bando veramente del 6 novembre, e


riferite: la

le

esenzioni

e diminuzioni di gabelle con esso concedute, diversificano un poco

da quelle qui

durata delle medesime fu dal di 9 al di

20, e in questo giorno furono

anche prorogate per tutto


le

il

mese.

Ci fu fatto perch nella citt sia abondantia di tutte per commodit degli habitanti e forestieri
,

grascie

et

per

utilit de'poveri

huomini

74
ria

[1494

se

non

lui

sanza arme, non vi volle andare


'

solo, e

tornossi a dietro.

poi ritornava pure in piazza.

E
e

in

questo cominci a venire giente in piazza, e in un mo-

mento

si

cominci a gridare in Palagio

Popolo

li-

bert, e sonare a Parlamento, e gridare dalle finestre

Popolo e

libert.

inmediato, venne in piazza el gonfa-

lone del Bue, e dietro

lui

venne Francesco Valori


a cavallo, tutti griel

a cavallo, con alcuni

altri cittadini
;

dando Popolo
piazza.

e libert

che fu

primo che venissi

in

inmediatamente, non pass un' ora, che fu in

piazza tutti e gonfaloni e tutti e cittadini.


piazza-

Fu

piena la
libert.

d'arme con grandissime grida Popolo e


si

bench non s'intendessi pe'popolo che


,

volesse dire

tanta novit

v'and molti

cittadini.

nondimeno a casa Piero de' Medici non Andoronvi e Tornabuoni e anche


l'

qualch'altri cittadini, e vestironsi

arme con molti

fanti,

che

lui

aveva

ordinati,

uscirono nella

via alla sua

porta, gridando Palle.

Piero mont a cavallo per vesi

nire in piazza colla sua giente; e pi volte

mosse e

poi stava fermo.

Credo che non

si

vide accompagnato da

troppi cittadini, e anche gli dovette esser detto che la


piazza era piena di cittadini armati.

in questo, el Car-

dinale suo

fratello

si

mosse da

casa, con molti fanti e


in-

con que' cittadini che v'erano, e venne gi pe' Corso


sino in

Orto Sa' Michele,

gridando Popolo e libert


partirsi

come

gli altri;

mostrando

da Piero.

E
le

in

ef-

fetto se gli fece inanzi la piazza,

mostrandogli

punte

con grande grida, chiamandogli traditori,

e no' gli vol-

lono acettare. Tornossi indietro non sanza pericolp.

' Nel libro citato di Deliberazioni dei Signori e Collegi, la seconda registrata in questo giorno il precetto a Piero di comparire, dentro un' ora dalla sua notificazione.

1494

75
ogni forestiere
posassi

inmediato and un bando, che


l'arme, a pena delle forche, che

n'and uno

al

Canto

della Macina, e

un

altro di poi nella


;

Via

de' Martegli,

apresso al Chiassolino a pena delle forche, chi dessi aiuto o favore a Piero de'Medici. E in questo tenpo vedesti

abandonare Piero de'Medici d'alquanti,


Chi
si

e posare l'arme.

partiva di qua e chi di


el

l,

in
si

modo che rimaneva


and verso
la

con pochi. Onde

detto Piero
la qual

part e

Porta a San Gallo;

porta aveva fatta tenere

aperta da Giuliano suo


fuori.

fratello,
el

con molti fanti e

di

di fuora,

aveva

signor Pagolo Orsini con ca-

vagli, armato, per venire drento. No'gli

parve tenpo

aspett Piero, e parve loro d'andarsene con Dio, e Giuliano co' lui. El povero Cardinale, giovanetto, si rimase
in casa, e io lo vidi alle sue finestre colle

mani giunte
lo

ginocchioni,

raccomandandosi a Dio.
;

Quando

vidi

m' inteneri' assai e giudicai che fusse un buon giovane e di buona ragione. E veduto partire Piero, si disse che trasvest come frate, e ancora lui se n'and con Dio. E in questo tenpo mandorono un bando in piazza, che chi amazzava Piero de' Medici guadagniassi dumila ducati,

e chi

amazzava
e

el

Cardinale

n'

avessi mille.

in

questo tenpo usc di piazza

di molti fanti,

che fu co'loro
di ser

Iacopo de'Nerli

andorono a casa ser Giovanni

Bartolomeo, e missonlo a sacco.

poi

si

volse la turba,
lui

e gridavano Antonio di Bernardo, e missolo anche

a sacco,

cos

missono a sacco
'1

el

Bargiello.

Senpre

multipricava la giente e

popolo per andare a rubare.

E
in

questo fu fatto inanzi fussi 24 ore, che fu ogni cosa

manco
Onde

di
si

4 ore. Onde la Signoria mand un bando,


for-

che non
che.

mandassi a sacco pi case, a pena delle


tutti

gonfaloni andorono tutta notte


citt,

per

Firenze alla guardia della

gridando senpre Popolo

76
e libert, con torchi acesi, in

[1494

modo che non

si

fece pi

male; ecetto che fu morto un certo famiglio del Bargiello in piazza, che grid Palle. E in questo tenpo, Girolamo
clii,

di

Marabotto Tornabuoni e Pierantonio Carnesecsi

e altri di quella parte


gli

rivolsono e gridavano Po-

polo e libert come


che
le corazze gli

altri.

volendo

entrare

in

piazza, fu volto loro le punte e

menato

loro per

modo
Vero
la

salvorono

e andoronsi con Dio.


gli

ch'a Girolamo

Tornabuoni

fu cavato la corazza in
gli fu

Orto Sa'Michele, e raccomandandosi,


vita.

salvato
ferito

Giovan Francesco Tornabuoni


:

fu

nella

gota malamente

si

ritorn a casa.

nel prencipio del

fatto e Franciosi, ch'erano aloggiati in Firenze, alcuni

andorono

co'

l'

arme

dalla parte di Piero e gridavano

Francia. Credo che fussino avisati eh' eli' era fra cittadini e cittadini, e che

non facessino contro


citt.
'

al Palagio,

ch'egli errerebbono: e cos feciono.

Tornorono a casa e

sanza arme s'andavano per la

E
Fu

a d 10 detto, luned, ritornorono e cittadini in

piazza armati, e tuttavolta

mandavano a

pigliare giente.

preso Antonio di Bernardo, ser Giovanni di

ser

La confusione

di

questa giornata deve essere stata grandis-

sima e un poca ne apparisce anche nel nostro Luca, quando scriveva le cose in quella avvenute, sicch ne registro alcune che
forse
ai

non

le

appartengono. Per esempio riguardo


di

alle taglie

poste
la

Medici trovo qualche contradizione nei documenti, perch


il

prima bandi e dichiar ribelle Piero e poi promesse 2000 fiorini di premio a chi lo consegnasse illeso, 1000 a chi consegnasse ser Piero di Francesco da Bibbiena suo cancelliere e 500 per la consegna di Bernardo fratello di ser Piero e anch'esso cancelliere. Dimentic poi l'orSignoria,

20, con due distinte deliberazioni

dine dato di liberare

prigionieri delle
in

Stinche e la nomina di
al

Francesco Pepi e Braccio Martelli

ambasciatori

Re

di Francia.

1494]
Bartolomeo, ser Simone da Staggia, ser Ceccone
di

77
ser
di

Barone, ser Lorenzo che stava in Dogana, Lorenzo

Giovanni Tornabuoni, Piero Tornabuoni, cavati di casa.

La
del ser

Signoria

mand un bando, a pena


chi avessi beni
di

delle forche, chi

avessi

sapessi

Piero de' Medici e

Cardinale suo fratello, e cos di ser Giovanni e di

Simone

e di ser Piero che

stava in casa e'Medici


'

e d'Antonio di Bernardo e di ser Lorenzo di Dogana.

pi

mandorono un
i

altro bando, che

venissi al

Con-

siglio tutti

veduti e seduti.

mero

di

cittadini.

in

Andovvi un grande nuquesta mattina mandorono a

sacco la casa del Cardinale che stava in Santo Antonio


di Firenze.

Mandoronvi

e mazzieri, e feciono posare al-

cune cose ultime che

vi restorono.
di

11 detto, marted, venne uno in piazza,

fuori della

Porta

[alla]

*^, e disse avere lasciato indie-

tro giente d'arme e fanti che


di Piero de' Medici.

venivano verso Firenze,


si

Inmediatamente

cominci a gri-

dare Popolo e libert, e in manco

di

mezza ora

fu in

arme

tutta la citt, corendo in piazza di tanta pronti-

tudine, che

mai

si

vide simile unione, cos presto, pic-

coli e grandi,

con tante grida Popolo e libert. Credo


'1

che se fussi venuto tutto


tale unione
;

mondo, non arebbe spuntato


fu

per

tal

modo che
pruova
di

permesso dal Signore

che

si

facessi

una

tal

questo popolo, in questo

tenpo pericoloso de' Franciosi, che tutta volta entravano

documenti danno cosi

nomi
:

e le

qualit di questi svidi

scerati della casa di Piero de' Medici

Antonio

Bernardo

di di

Miser

niato Dini, provveditore del

Monte Comune; ser Giovanni

Bartolomraeo da Pratovecchio, notaro delie Riformagioni ser Simone Grazzini da Staggia, notaro delle Tratte e ser Lorenzo di
ser Antonio Tucci alias di Dogana.

78
in

[1494
Firenze con cattivo animo di mettere Firenze a sacco.

E
si

veduto un popolo a ordine


assai.

di

questa natura, mancorono

d'animo

inteso la verit, che non veniva giente,


si

mand bando che

posassi

Tarme
con

e fu in sull'otta del
alla

desinare.

E nondimeno

rimasono senpre

guardia e
e
tut-

gonfaloni, di d e di

notte,

buona giente;

tavolta entrava molti cavagli e giente del


cia.

Re

di

Frandi

la

Signoria fece
in

aprire
el

tutta
di

la

Porta

San

Friano.

questa sera,

Re

Francia alberg a

Enpoli, e venne inanzi al

Re

pi di 6 mila persone e

colui altrettante, e dietro a lui altre 6 mila.

in que'

sto d aleggierirono le gabelle e feciono grazie grandi.

E
e la

a d 12 detto, mercoled, ritorn Lorenzo di Piero

Francesco de' Medici, e desin alla sua casa della Gora,


sera

medesima and incontro

al

Re, che veniva

'albergo a Legniaia, in casa Piero

Capponi.

in que^

sto d, fu preso el Bargiello nella chiesa de' Servi.


in

E
e

questo d, venne pi Franciosi che negli

altri di,

enpierono tutte le case de'cittadini, e anche de' poveri,


insino tutto Camaldoli,

a d 13 novenbre detto, gioved,

ci

fu

nuove ch'e

Pisani avevano corso Pisa e presa per loro, e tolsono

un certo marzocco

di

marmo

e stracinorolo per tutta


:

Pisa, e poi lo gittorono in Arno, gridando

Libert.

Aggiunfj-o, che cassarono ed annullarono rufficio degli Otto


il

(li

Pratica,

Consiglio dei Settanta e quello dei Cento, tutte

isti-

tuzioni Medicee e dei loro aderenti.


2 Si
si

chiamava Piero Antonio dall'Aquila.


e
il

Il

giorno precedente

era promesso un premio a chi avesse notificato dove era na;

scosto

d 14,

Priori deliberano

quod dono tradatur


del

al si-

gnor Giovanni da Maddaloni oratore


ceveva per
il

Re

di

Francia che

lo ri-

re stesso.

1494]
pi
ci

79
fu

nuove che Piero de'Medici

e'frategli

erano a

Bologna; e qui entrava tanti Franciosi, Svizoli e tanta


ciurma, in modo ch'era grande confusione e spavento
e sospetto

a ogni

condizione di giente.

Pensi
le

ogniuno
e

che cosa era avere quella ciurma per

case, e non
,

avere levato di casa nulla e trovarsi colle donne

avere a servigli di ci che bisognava, con grandissimo


disagio.

a d 14 detto, venerd, entr drento Lorenzo


'1

di

Piero Francesco de' Medici e


usciti e conlnati,

fratello

e alcuni altri
tutti gli usciti

perch avevano ribanditi

dal trentaquatro in qua.

sappi che

'1

detto

Lorenzo

de'Medici e

'1

fratello

ancora loro erano isbanditi.

gi erano piene tutte le case.


.

a d 15

di

novenbre 1494, sabato, entrava tutta-

volta gran giente, e qui s'ordinava di fare

un grande

onore

al

Re.

'

E
del

a d 16 detto, domenica,

si

fece grande apparato

pe'Re,
fuori,

in casa Piero de'Medici, e

massime

alla

porta
di

palagio de' Medici. Feciono due grande

colonne

che mettevano in mezzo la porta, con tanti ador-

namenti, e arme del


dire.

Re

di Francia, che

non

si

potrebbe

Era veramente una cosa

trionfale,
ti

tante

erano

grandi e ben fatte ogni cosa.

Non

dico nulla drento


triunft

com'era apparato.

fecesi spintegli e giganti, e


el dificio della

andare per la terra, e feciono

Nunziata,
Firenze.

con tante gale e arme di Francia per tutto

feciono sopra la porta del Palagio de'Signori la detta


del Re, grande e

arme

magna con

tanti ornamenti.

Gi

fino da' d 11, la

Signoria aveva ordinato a

tutti

cit-

tadini che per la

venuta del

Re andassero

alla

Porta a

S.

Fre-

diano, ornati secondo la propria possibilit, per fargli onore.

80

[1494

a di 17 di novenbre 1494, entr in Firenze

el

Re
era

di Francia, alle

22

ore.

Giunse

alla jjorta

a San Friano che


gli

e and per piazza, e andorono tanto adagio

24

ore,

quando entr

in

Santa Maria del Fiore, Sca-

valc alle scalee, e and all'altare maggiore, con tanti


torchi, che dalla porta insino all'altare

doppi, che lasciavano


e

maggiore erano una via per mezzo netta di giente


;

per quella and

con sua

baroni

cittadini
di

insino

all'altare

maggiore, con tanto tomulto

grida

Viva

Francia:

mai

fu

sentito

maggiore

al

mondo. Pensa

ch'egli era tutto Firenze tra in chiesa e fuori.

gridava, piccoli e grandi e vecchi e giovani, tutti

Ogniuno d' un

animo vero, sanz' adulazione. E vedutolo a piede, parve perch invero era al popolo un poco diminuta la fama
;

molto piccolo uomo. Nondimeno non era niuno che noUo

amassi

di

buon cuore,

da dovere. Cos

fussi staio agieel

vole a dagliene a intendere ch'oguiuno


di gigli, e

corpo pieno

che ogniuno

gli

va

in verit; in tanto,
,

che
noi

deverebbe amare noi singularmente


d'ogni e qualunche
cosa.

fidarsi

di

questa cosa vera, e ve-

drallo per l'avenire la gran fede de'Fiorentini.


di chiesa,
di

uscito

rimont a cavallo e and a scavalcare a casa

Piero de'Medici al suo palazzo, senpre gridando

Viva

Francia; che mai

fu fatta tanta alegrezza, e tanto onore


fitto,

d'un animo buono e non


stra pace e riposo.
tolse Pisa e
farlo
;

sperando in

lui

ogni no-

finalmente non fu

cos,

perch

ci

donoUa

a'Pisani, che

non poteva n doveva


'

perch dtte quello che non era suo.


stesso giorno,
di la

Lo

Signoria medesima decret


le notti, finch
il

che ogni
dalle

padrone
renze,

casa tenesse tutte

Re
di

abitasse in Fi-

un lume sopra una

finestra rispondente nella strada,

24 alle 5 ore di notte.

Fu

deliberato

ancora

dare

al

Re

le

dilavi delle Porte a S. Frediano, S. Gallo e S. Pier Gattoliuo.

1494]

81 a
d

18

di

novenbre 1494, marted,


molto
vidi

el detto

Re
me-

and a udire messa


desima messa
Lorenzo.
e

in Sa' Lorenzo, e io stetti alla


lo
d'

apresso in detto San

19 detto
el

mercoled, ud pure messa in Sa'

Lorenzo, e poi

d
'

and per Firenze


pure a cavallo.

a spasso; e
si

volle vedere e lioni,

volle che

ca-

vassi di prigione alcuni eh' erano nel palagio

del Capie

tano, per casi di Stato, che fu un ser Lorenzo

uno

Andrea
cerati.

e altri presi

e fagli conceduto di fatto, perch


agi' incar-

nel passare quivi volle fare quello beneficio

E
per

a d 20 detto, gioved, non

ci

fu altro se
el

non che
ri-

la citt

molto

si

mormorava come
;

Re

voleva

mettere Piero de' Medici in Firenze


tadini di stato
si

e pareva ch'e

cit-

contristassino di questo.

a d 21 detto, venerd, circa a ore 21, e Signori

avevano mandato per Consiglio e de' pi degni uomini della citt, e proposto loro come el Re aveva detto una
cosa, e al presente ne voleva un'altra, e
di rimettere Piero de'Medici, e

come

e'

chiedeva

che consigliassino quello

s'aveva a rispondere.

E
si

in effetto fu risposto

da

tutti,

che per niente non

consentissi del tornare,

ancora

che

'1

Re

volessi lui; e che si rispondessi al Re, che ogni

altra cosa che quella gli sarebbe ceduta.


sigliato

E
era

pi, fu condi

da

tutti e cittadini,

che se

gli

bisogno

glio alcuni leoni.


,

Per antico costume la Repubblica manteneva in un serraQuesto serraglio era allora dietro al palazzo del Capitano ora incorporato nel Palazzo vecchio, onde si chiama, anch'oggi, Via de'Leoni quel tratto di strada tra la Piazza di
1

S.

Firenze e

le

Loggie del Grano. Quel!' uso cess sul

finire del

secolo XVIII.
9

82
pigliare l'arme, che
si

[1494
facessi contro al

che volessi dire


persone , noi
n'

el contrario,

dicendo

se

Re e a ognuno '1 Re 20 mila


dientro.
si

aremo 50 mila

de' nostri propi

Mostroron non avere paura del Re, e qui


avere partorito un grande odio
Piero de' Medici
in questo tenpo,
di
;

mostr

fra' cittadini

e questo

donde

si

nasca

lo

sa el Signore.

come piaque a

Dio, cominci un poco


el

scandolo in Piaza de' Signori; esendo tutto

popolo

in sospetto e sollevato a ogni piccolo romore, aspettando

tuttavolta qualche cosa pericolosa. Si s.tava in grande

timore e quasi ismarriti


di Franciosi.

e
si

massime avere

le case
'1

piene

tuttavolta

sentiva dire che

Re aveva

promesso a'soldati Firenze a sacco.


di scandolo della piazza,

[per] questo poco

ogniuno correva a casa e ser-

ravasi tutte
e chi
sto

le

botteghe, e chi

mandava panni a casa


sicuro.

drappi,

dove credeva essere pi

que-

sospetto era cos tacitamente, sanza parlare; onde

molti Franciosi, non

manco

ismarriti di noi, pigliavano

l'arme

e presono la Porta di

San Friano

e'

ponti per

sospetto di loro, per potersene andare a lor posta.


forse
fussi
siglio

avevano inanzi
loro

cos

ordinato infra loro, quando


la

bisogno.

Onde
le

Signoria

con quello Concose, inteso

che consultorono
le

sopradette

che

ogniuno serrava

botteghe, ancora pi caldamente vi-

dono

el

pericolo d'essa tornata di Piero. Allora e Signori


al

inposono

sopradetto Consiglio, e massime

a'

pi degni

uomini, ch'andassino al
citt,

Re

e mostrassino el pericolo della

e che fussi contento nello chiedere, che gli andecitt e

rebbe male tutta la

ogniuno; e simile parole.


disposti, e

Onde

el

Re, veduto

e cittadini cosi
:

veduta

el pericolo

ancora suo, rispuose

Io

non sono qui per


io

conturbare

ma

per pacificare, e se

ragionato di

tal cosa, credevo fare piacere al popolo e a ogniuno.

1494]

83

che non voleva altro per niente che l'universit; e che


per lui non
si

ragionassi di sua

tornata.
di

Allora e citpiacere volere

tadini ofFersono al

Re

Quello che v'

da questa libert, siano senpre parati


Allora
el

al

vostro aiuto.

Re
-e

chiese, che voleva che la citt di Firenze

gli prestassi

120 migliaia

di fiorini, pagati al

presente

50 mila,
dopo
la

per tutto luglio 70 mila, e poi ogn'anno, dul'

rante la guerra, ne prestassino 12 mila

anno

e che
e

guerra lasciare libera la nostra


co>sa,

citt d' ogni

qualunche

cos

morendo

lui, lasciarla libera;

aquistando o non aquistando, senpre libera.

Ma

voleva

solo queste fortezze di Pisa e alcune altre che gli

aveva

prese di Serzana e altre, affine di potere tornare indietro

a sua posta.

No
;

gli

fu risposto allora.
si

Al fatto

de'forini

presono tenpo

cos

disse per ogniuno.


si
:

a d 22 detto, sabato,
si

stava in grande

timore

dell'andare a sacco, e

diceva

E' non vuole soscrivere

l'accordo; quest' cattivo segno.


del

E
;

tuttavolta la giente

Re

s'insignoriva pi della citt


,

non lasciavano arme

a' cittadini

di d

n di notte, che la toglievano, e daninno non parlava n an-

vano bastonate dava


fuori,

e coltellate; e

da l'Ave Maria

in l; e spogliavano la notte, e la notte per la citt.

le lor guardie

andavano tutta
sassi,

Ogniuno

era avilito e con grande timore.

Come vedevano uno

che portassi
e davano.

o chi portava ghiaia, facevano pazie

a d 23 detto, domenica, el

vallo con molta cavalleria, e

renzo e alla Croce


alle scalee di

di

Re and fuora a cavenne per Borgo Sa' LoSan Giovanni e quando fu presso
;

Santa Maria del Fiore, gir e volsesi in


;

verso e Servi
volta, e

andando pochi
di

passi, si rivolt un' altra

and dalla Croce

San Giovanni,

e entr drietro

a San Giovanni, per quello Chiassolino stretto, e venne

84
sotto la Volta di

[1494

San G-iovanni,
di

da' Cialdonai

che chi

lo

vidde

'

si

rideva, e diceva queste cose molto leggiere, e

perdendo piutosto
vedere la festa
suo conto,

fama che

no.

cato vecchio, e andonne infino a


di

E andonne per MerSan Felice in Piazza per


vi volle entrare;
^

San

Felice, che allora la facevano per

e giunti alla porta

non

fecionla pi volte e non vi entr mai.


egli
ci

Molti dissono che

aveva paura e non


egli

si

voleva rinchiudere, e questo


di

mostrava che

aveva pi paura

noi;

guai

a lui se cominciava, bench vi fusse anche


pericolo.

el nostro

gran

Ma

el

Signore Iddio
questa

e'

sempre aiutati per

l'orazioni de'servi del Signore e di tanti buoni e


religiosi

buone

che sono

in

citt,

che vanno in verit

a Dio.
zian al

in questi di ci

venne due ambasciadori Vinigli

Re, e pi c'erano

ambasciadori Genovesi al

Re, e dicevasi che venivano per domandare Serezzana


e altro.

E
'1

a di 24 detto

lunedi

molto

si

bisbigliava

infra

popolo co grande sospetto dicendo:


si

questo

Re non

sa quello

voglia,

non ancora sottoscritto l'accordo.

'

Il

Codice autografo

manca

della carta 17 (mimerazione an,

tica) e

da questo punto fino a tutto il primo dicembre 1494 ho supplito servendomi del Codice Marucelliano. 2 Riporto questo brano delle Storie di Iacopo Nardi che discorda con quello che qui dice
il

Landucci Essendosi riposata


,

qualche giorno la maest del

Re

e intrattenuta con la rappre-

sentazione d'alcune solenni e belle feste, com' quella molto singulare della Vergine Annunziata, che
si

rappresent con ingegnoso

e maraviglioso artifizio nella chiesa di

San Felice

in

piazza: la

quale tanto

gli fu

grata e dilettevole

che avendola veduta una

volta publicamente, la volle rivedere altre volte sconosciuto e pri-

vatamente

Di questo edificio della Annunziazione ne


il

ha

faJ.to

parola anche

nostro autore a pag. 79.

1494]

85
dicevano che
alcuni
fu

molti

sua

consiglieri

attende'

un certo Signore di Bre, eh' era alloggiato in casa Giovanni Tornabuoni che si diceva eh' egli aveva promesso ad alcuni di fare rimettere Piero de' Medici, e farlo dimandare al Re, e forse
;

vano a sconciare, come

non

fu vero.

Questo era in oppenioni

d'

uomini.

Onde

el

])opolo stava in
si

grandissimo timore; e ancora pi, quando

disse eh' el

Re aveva

andare questa mattina a deche


gli

sinare in Palagio

colla Signoria, e
lui

aveva

fatto

cavare l'arme di Palagio, e

voleva andare con molta


'1

arme, per modo eh'


polo, che

egli entr el sospetto a tutto

pole

ognuno attese questa mattina a riempiere


sassi

case di pane e d'arme e di

afforzarsi

in

casa

quanto era
sognassi, al

possibile,
in

con propositi e animi ognuno volere

morire co l'arme

mano

ammazzare ognuno,

se biti-

modo

del vespro Ciciliano.

fu tanto el
si

more, che

fece caso, in su l'ora del

mangiare,

cominci

a dire serra serra, e tutto Firenze serr, fuggendo chi qua e chi l sanza altra causa, o altro romore; onde
molti Franciosi corsone alla Porta a San Friano e presono
el

Ponte

alla Carraia.

in

Borgo Ognissanti

e in

Pa-

Borgo San Friano furono tanti e sassi dalle finestre, che non poterono pigliare le porte; e dimandando che cosa fossi, ninno el sapeva. Onde el Re non and
lazzuolo e in

a desinare in Palagio,

'

Fu una

permissione divina che

gli

entrasse tanto sospetto da ogni parte, che fu causa che

mutorono l'animo
1

loro cattivo in verso di noi che l'ave-

Alcuni

storici

fiorentini lo

chiamano

di Bles,

ed Filippo

di

Eresse che fu poi duca


2

di Savoia.

La confusione maggiore sembra nascesse


Porta
al

dagli Svizzeri, alsi

loggiati dentro e fuori della

Prato, che

misero a

sfor-

zare

Borgo Ognissanti per

volersi

accostare

alF alloggiamento

del Re.

86

[1494
Iddio non abban-

vamo buono. Ognuno pu vedere che


dona Firenze,
d ci fu

ma

noi siamo troppi ingrati.

in questo

come el campo del Re, che egli aveva per la Romagna, passava di qua e da Dicomano. E a d 25 detto, marted, non ci fu altro se non che
Franciosi avevano tanta paura che facevano guardie la
notte e
e'
'1

d;

toglievano arme e spogliavano chiunche

trovavano

la notte,

per

modo che

la notte

ne fu morti

e feriti alcuni di loro da questi Fiorentini bravi, ch'ave-

vano
fatto,

fatto pensiero

d'ammazzargli quando

gli

trovavano

fuori di notte.

se gli

avevono a star
ci

pi, l'arebbono

che sarebbe stato quello che

arebbe fatto capitar


le
:

male. Sempre certi leggieri pericolono

citt,

che non

pensano che cosa attizzare

el

fuoco

alle

volte uno

che non vale un danaio far isdegnare un


che sua leggerezza, sanza colpa della

Re

per qual.

citt.

a d 26 detto, mercoled,

el

Re

and, insieme colla

Signoria, a udire messa in Santa Maria del Fiore, e quivi

giur osservare e capitoli eh' erano compilati, che furono


questi: che noi gli dovessimo prestare 120 migliara di
fiorini,

dargli al presente

50 mila
ci

fiorini e

'1

resto per

tutto luglio 1494, e che lui

dovessi rendere e lasciare le

fortezze di Pisa e tutte le altre cose, e lasciare le nostre terre libere e spedite, e che Piero de' Medici restassi

confinato 100 miglia discosto da Firenze, e che gli fussi


levato el bando della tagUa di fiorini
vassi
a' frategli.

2000

e cos si lel'al-

Tutto questo giur osservare in su


'

tare di detta Santa Maria del Fiore, innanzi

a Cristo

Gies,

come parola

di re.

1 Questi capitoU erano stati fermati il gioi'no precedente nel Palazzo dei Medici, dove abitava il Re. Il Marchese Gino Capponi

gli

pubblic neWArchivio Storico Italiano.

Serie, Voi.

I,

pa-

1494]

87
a
d

27

detto, gioved,

and

el

Re

fuori a

vedere

certi padiglioni distesi in sul Prato d'Ognisanti, che gli

aveva mandato el Duca di Ferrara a donare al Re, che ve n'era uno pe' Re, molto bella cosa, el quale aveva sala, camera e cappella, e molte belle cose. Dovevasi
partire questa mattina e noi fece: sonossi a gloria e fecesi
fuochi.

in

questa mattina giunse a Dicomano

molti uomini d'arme di quegli del

Re

che venivano di
al

Romagna:
figliuolo

alloggiorono
forse

a Dicomano, e insino

luogo

mio c'avemo

20 cavagli. Lasciavi Benedetto mio

molto giovanetto, ch'and pi volte a pericolo


imposi; che
el

che noUo ammazzassino, avvenga che facessi loro onore


assai,

com'io

gli

ci

costorono assai. Alloggiosino al Ponte a andorono per Valdarno

rono per tutto


'

Val

di Sieve, e in
;

Sieve e per insino alle Sieci


di sopra.

poi

a d 28

di

novembre 1494, venerd,


gli

si

part el

Re

di Firenze,

dopo desinare, e and albergo

alla Certosa,

e tutta sua gente


ce ne rimase.

and dietro

e innanzi, che

poche

dissesi

che fra Girolamo da Ferrara,


al

famoso nostro predicatore, and

Re, e dissegli che


altra volta

non faceva
partire.

la

volont di Dio, allo stare, e che dovessi


si

pi

disse che v'and


si

una

quando
la

vedeva che non

partiva, e dissegli che

non faceva

gine 348-375. Sono 27 articoli

e gli ultimi 12 riguardano

total-

mente
1

le

persone e
il

g' interessi de'

Medici.
tutti quelli

Avendo

Re

fatto bandire

che

che erano seco,

partendo, pagassero ci che avevano ricevuto; la Signoria, con suo

bando di questo giorno, ordin ai Fiorentini di fare i conti benignamente, e che a lei ricorresse chi si trovasse aggravato; minacciando
il

taglio della
la

mano
pena

a chi offendesse
di sei tratti di

Francesi.

Il

giorno

seguente poi pose


stasse o percuotesse.

fune a chi gli mole-

88
volont di Dio, e che
altri,
'1

[1494

male che doveva essere sopra


lui.

tornerebbe sopra di
si

questo

si

stim che fussi


Gi-

la causa che

part pi presto, perch detto frate

rolamo in questo tempo era in oppenione degli uomini che fussi profeta e di santa vita, in Firenze e per tutta

Italia.

in questo d,
di

venne

in

Firenze

el

suo Capiel
si

tano della gente sua


signore Begn,
'

Romagna, ch'aveva nome


un poco sopra mano, che
'1

e disse al Re,

dovessi partire per ogni modo, che


e ch'egli andassi innanzi
;

tempo era prospero mostr averlo per male l'es-

sere soprastato.

di

fatto el

Re

si

part perch prestava


'1

pi fede a questo Signore che a tutto

resto: e meri-

tamente ch'era uno uomo molto savio e buono, secondo che si diceva; e questa fu la cagione potissima del partir
presto.
^

ch'era in

el resto del campo del Re Romagna, pass di qua e venne da San Grodenzo e a Dicomano e al Ponte a Sieve, e poi per Valdarno di sopra, facendo molto danno. E a Corolla ammazzarono

a d 29 detto, sabato,

circa undici uomini e presono prigioni e posono taglie,

guastando tutto

'1

paese come fussi una fiamma

di fuoco.

me

fu rotto el

muro

della casa, e rotto tutti e ser-

rami, e entrato per forza al mio podere, e feciommi molto

danno, e consumorommi vino e biada, e portoronne

al-

cune masserizie ch'attagliavano loro


ch'egli

e quelli di Corolla

ammazzarono, furono

certi

uomini vecchi, per ac-

Roberto Stuart conte

di

Beaumont-le Roger, signore d'Aubi-

gny-sur-Nerre.
Pazzi,
di

Questo giorno i Signori destinarono Guglielmo d'Antonio Braccio di Domenico Martelli, Niccol Antinori e Lorenzo Pier Francesco de' Medici, per andare la mattina seguente ad
2
il

accompagnare

Re
ile'

fino a Siena. In

luogo del Medici fu poi sur-

rogato Francesco

Rossi.

1494]
Gettargli, e

89
non intesano
1'

uno

l'

altro.

ben vero che

prima

si

feciono innanzi certi giovani per ributtargli,

ma

quei vecchi facendogli tirare indietro; e quei Franciosi


bestiali

dettone a quei vecchi su per la testa e lascio-

rongli morti pe' campi, e per tutto feciono crudelt.

a d 30 detto, non

ci fu

altro se

non parlare delle

crudelt eh' egli avevano fatto per tutto.

E
campo

a d primo

di

dicenbre 1494, lunedi, quel mede-

simo. Tuttavolta passavano per Valdisieve el restante del


di

Romagna.
si

E
mento

a d 2 di dicenbre 1494, marted,


in

fece Parla-

Piazza de' Signori, circa a ore 22, e venne in

piazza tutti e gonfaloni, che ogniuno aveva dietro tutti


e sua cittadini sanza
alle

arme. Solo fu ordinato armati assai


e lessesi
scritti.

bocche

di piazza;

molte cose e statuti che

furono

parecchi fogli

prima

fu

dimandato

al
ri-

popolo se in piazza era e due terzi de' cittadini.


sposto da' circunstanti che
s.

Fu

Alora

si

cominci a leg-

gere

e dissono ne' detti capitoli, eh' annullavano tutte

le leggi dal

trentaquattro in qua e annullavano e Setsi

tanta

e'

Dieci e Otto di Bala, e che


del

dovessi fare col


le

Consiglio

Popolo e Comune, e serrare

borse e
e fare

fare a tratte,

come

si

soleva vivere a
si

Comune;

uno isquittino pi presto

potr.

per al presente
insieme

facevano 20 uomini de' pi nobili e savi, c'avessino a


fare al presente la Signoria e gli
colla
tino.
altri
Offici,

Signoria

e'

Collegi, tanto fussi

ordinato lo squit-

di poi si stessi
si

contento

alla sorte,

sempre.
'

detti

20 uomini

toglieva di loro
di Pisa,

dieci

ch'avessino a

badare alla guerra

e altro che bisognassi.

Varie delle cose deliberate

in

questo parlamento non sono

in sostanza

che una conferma degli ordini dati dalla Signoria nel

90

[1494

a d 3 detto, mercoled,

si

fece e detti
altri ufici.

20 uomini;

e feciono e Dieci della guerra, e

E
E

4 detto, gioved, venne in Firenze l'anba-

sceria del

Duca

di Milano.

'

a d 5 detto, venerd,

gli

Otto cominciorono a

pi-

gliare certi cittadini e mandargli al Podest, che facessi


loro ragione.

a d 6 detto,

sabato, predic frate

Girolamo e

ordin una limosina pei poveri vergogniosi, la quale


s'ordin
in

4 Chiese: in

Santa Maria del Fiore,

in

Santa Maria Novella, in Santa

e in Santo Spirito;

la quale si dtte el d seguente, la

domenica,

fu s

grande da non poterla stimare, d'oro


lani e lini
,

e d'ariento, panni

drappi e perle
carit.

e altro

ogniuno porgieva

con tanto amore e

E
dic
facessi

a d 7 detto, domenica,

si

fece detta oferta.

presi

pure in Santa

Maria del Fiore, e ordin che

una processione, a ringraziare Iddio dei


si

benifici

ricevuti.

a d 8 detto, luned,
processione

fece la processione, e tutta


,

volta s'oferse

pe' detti vergognosi

che non fu manco.


,

Fu una

molto maravigliosa

di

grande

una stima grandissima, e con tanto ordine e ubidienza del Frate, che comand che ninna donna non istessi su pe' muriccioli ma stese di
d'
,

numero d'uomini

donne

sine drente alle lor case, coll'uscio


in tanto che

aperto

chi voleva;

non aresti trovato una donna su pegli usci

novembre,

e ai quali si volle dare


il

una solenne sanzione.


i

Gli uffici
i

del tutto annullati, furono


dici procuratori, gli

Consiglio del Cento,


gli

Settanta,
gli

Do-

Otto di prtica e

Accoppiatori:

altri

non vennero che riformati. 1 Per rallegrarsi co' Fiorentini

della recuperata libert.

1494]
o moricciuoli.
forse

91

della

Fu con tanta divozione che non si farebbe un'altra volta. Non fu manco limosina che la prima domenica. Non ebbi el vero del numero della li-

mosina,

ma
d

furono migliaia

di fiorini.

9 detto, marted, mandorono un bando che


del
tenitorio dei

Piero de' Medici fussi confinato fuori


Fiorentini miglia 100.
'

E
nari

a d 10 detto, mercoled,

si

trovava tuttavolta da-

avevano nascosi

in

Dogana, sotto carboni e sotto


dicova che
'1

aguti, e in pi luoghi, che confessavano ognind e detti


cittadini presi.

E
'1

pi

si

Re

era giunto in

Viterbo e che

Papa

s'accordava a dargli passo.

a d 11 detto, gioved, venne in Firenze una soma

di danari trovati a Pistoia, che gli

aveva nascosti Salsi

valaglio negli

Ingiesuati. Tuttavolta

martoriava An-

tonio di Bernardo e ser Giovanni di ser Bartolommeo,

e confessavano queste cose.

a d 12 detto, venerd, fu inpiccato


di Miniato, la

Antonio

di

Bernardo

mattina inanzi

d, alle

finestre

del Capitano; e stettevi inpiccato insino alle 24 ore.


in questi d e Franciosi

aveano
e nella

tolto seta de' Fiorentini,

che veniva
la

di

Levante qua,
fiorini,

in quello di

Cortona, che

valeva 40 mila

volevano rendere. Pure

renderono col tempo, bench costassi assai.

a d 13 di dieenbre 1494, sabato, c'era nuove che


le

U Re segnava

case in

Roma.
si

E
in

a d 14 detto, domenica,
facevano
delle

disse

come

'1

Re

era
fe-

Viterbo, e

cose

bestiali

come

ciono qui.
2 di questo

II

mese

la Signoria,

per Y osservanza dei caconfine delle 100 miglia.

pitoli stipulati col

Re, assolv Piero dalla condanna di bandito e


gli dtte
il il

ribelle, e nel

giorno medesimo

Queste deliberazioni furono bandite

di 9.

92

[1494

E
si

a d 14 detto, domenica,

ci

fu

come

in

Roma
Roma.

ave-

vano cacciato

e segniatori, e morti molti Franciosi, e


gli

che

volevano difendere e no'

accettare in
ci

a d 14 detto, domenica,

fu

come

e Cardinali,

insieme col Papa, erano entrati

in Castello

Sant'Agnolo,
che quello
el

con animo
di Castello

di tenersi, e tagliato e ponti, ecetto

Sant'Agnolo

e che
s

v'

era venuto

Duca
disse,

di

Calavria

con molta forza;

che qui

si

giudicava
si

ch'e Franciosi avessino a capitare male, e anche

che
sani

'1

Re aveva mandato un bando

in Pisa,

che e Pi-

dovessino tornare sotto e Fiorentini; altrimenti e

Fiorentini faciessino loro tal guerra che gli disfacessino


in tutto, alle spese del detto

Re

di

Francia

cio eh' e

danari che egli aveva avere, servissino per tale spesa, e

finalmente non era vero,

ma

pasceva senpre
s'

di parole.

'

detto, frate

Girolamo molto

afaticava in
di

pergamo, che Firenze

pigliassi

una buona forma

go;

verno, e predicava in Santa Maria del Fiore ogni giorno


e questa mattina, che fu in
volle donne,

domenica, predic, e non


ri-

ma
el

uomini; e volle e Signori, che non

mase
lagio;

se e

none
fuvi

Gonfaloniere e uno de' Signori in Pagli

tutti

Ufcj

di

Firenze: e predicava
si

tutta volta intorno al fatto dello Stato, e che

dovessi
;

amare

temere Iddio,

amare

el

bene comune

e che

1 Qualche cosa di vero vi dov essere, leggendosi nel Memoriale del PoRTOVENERi, dovc sono tante notizie della ribellione e guerra di Pisa che il 4 dicembre giunse in quella citt un
,

araldo del

Re
di,

co'capitoli fatti dal

medesimo

coi Fiorentini, de'quali

dicieno s'abbi a rendere tutto quello ch'era

questo

santa e

prima de' Fiorentini. mandato dal Re ito a Saressana e a Pietraa Fivizzano e al Bagnone e a Castel Nuovo e tutta la Luditto
a'

ligiana a consegnarla
nel trattato.

Fiorentini

Questo pure era convenuto

1494]
ninno non
volessi
el

93
pi

levare
;

el

capo e

farsi

grande.

Senpre favoriva
si

popolo

e tutta volta diceva che


;

non

facessi sangue,

ma

punissesi per altra via

e cosi pre-

dicava ogni mattina.


contraversia

fecesi pi forme, ed era

grande
si

fra' cittadini, in

modo che ognindi

stava

per sonare a parlamento.

15 detto, lunedi, quel medesimo.


si

tutta-

volta c'era nuove di Pisa che

tenevano forte e scor-

revano per tutto, predando e facendo danno assai con


ogni animo.

E
Frate.

a d 16, marted, pure

colle

prediche

del detto

E
molte
bozza,

a d

19
di

detto, venerd,

si

port

su

in

Palagio

bozze

governo.

Ogni gonfaloniere fece una

come aveva

detto el Frate.

E
volle

a d 21 detto, domenica, predic; e ancora non

donne

predic pure di Stato, e tuttavolta

si

stava

in tremore, che

non s'accordavano
non
fussi

e cittadini. Chi la

vo-

leva lessa e chi arosto, chi andava secondo el Frate, e


chi gli era contro; e se
ni va al sangue.

questo Frate,

si

vie-

in

questa sera, come permisse

el

Signore, circa a

2 ore di notte, tra' Ferravecchi,! presso alla Volta della Luna, Benedetto mio figliuolo gli fu dato una coltellata in sul viso a traverso alla gota, e non fu piccola; della
quale non sapemo mai da chi.
iscanbio,

Credino fussi

colto in

non avendo fatto dispiacere a niuno, n aveva

d'alcuno sospetto: fu pe'nostri altri peccati. Della quale


ingiuria gli perdono liberamente,

come

io

voglio che
gli

'1

Signore perdoni a me, e priego Iddio che


per questo non
gli dia l'inferno.

perdoni, e

a d 22 di dicenbre, luned, dicevasi che


si

'1

Re
,

era
di

in Viterbo, e tuttavolta

ragionava de' Franciosi

94

[1494
di

Roma,

Ed

eravi

come Roma non voleva dare el passo. giunto el Duca di Calavria, per fargli risiPisa
;

stenza.

in questo di, vinsono in Palagio

molte cose: Chi


;

ammazzava non
el vizio

mai tornare a Firenze e sopra inominabile, una leggio che chi fussi trovato la
potessi
stessi in

prima volta,

gogna;

la seconda, fussi suggiel-

lato alla colonna; la terza, fussi arso; e pi altre leggi,

con ordine tutte del Frate.

E
si

a di 25 di dicenbre 1494

fu la

Pasqua.

faceva se non ragionare de' Franciosi, come a

E non Roma

erano giunti, e come la strignevano, e come avevano


preso San Pagolo, e fatto ponti di legname.

28

di dicenbre

1494, domenica, predic frate

Girolamo, e non volle donne. Ebbe un grande popolo;


ch'era giudicato alle sue prediche quasi senpre 13 o 14
migliaia di persone. Stavasi tuttavolta

con grande so-

spetto: dubitavasi di qualche scandolo, in questo prencipio di

nuovo governo.
si

E
fu

a d 29 detto,

trasse e Signori nuovi; cio un

nuovo modo

di fare e Signori.

'1

primo Gonfaloniere

uno de'Corbizi, che non

fu sanza dolce alegrezza, pa-

rendo un governo popolare e pi comune.

a d 30 detto, marted,

si

fece inbasciadori a Pisa,

che fu Piero Capponi e Francesco Valori, insieme con


Franciosi, e lettere del Re,

come

ci fussi

renduto Pisa.

'

II

13 novembre, la Signoria aveva eletto

il

Capponi, insieme

con

altri

due

cittadini, in Provveditori
Il

per la custodia e cura della


il

citt di Pisa.

24 dicembre
"Valori in

Dieci di Libert e Balia deputano

Capponi ed
dinano che

il

Commissari! generali e con anplissima


fiorini

autorit in ogni luogo fuora di Firenze ; e lo stesso giorno orsi

paghino 40

d'oro a loro, electi commissarii

1494-95]

95
ne feciono beffe in modo, ch'el jjopolo
ci
'1

in effetto se

stim che

Re

dondolassi e ingannassi
in effetto fu.
,

e stimossi tri-

sta novella

come

E
del

a d 31 detto

mercoled

ci fu

come
gli

certe navi

Re

erano andate a traverso, che

portavano die-

tro vettuvaglia assai, che gli fu cattiva nuova.

a d primo di giennaio 1494, entr la nuova Si-

gnoria, e fu
de' Signori

una alegrezza grande vedere tutta


calcata
di

la

Piazza
l'altre

cittadini,

altrimenti

che

volte,

come cosa nuova, ringraziando Iddio ch'aveva dato questo comune governo a Firenze, e cavati di suggiet-

titudine: e tutto era ordine del Frate.

E
canti.

a d 2 detto, venerd, feciono dua anbasciadori a

Milano, che fu messer Luca Corsini, e Giovanni Caval-

Andorono onorevolmente,

'

E
di

a d 3 detto, sabato, tornorono


;

gli

inbasciadori da

Pisa e non avevano conchiuso nulla


questa Pisa.
al

e dubitavasi assai
de' Medici

era andato

E Re

pi
di

si

diceva,

come Piero

Francia a dolersi dell'essere stato

cacciato, per avere tenuta la parte sua; e ch'egli

aveva

avuto buone parole da


ciava, e

lui;

come

detto Piero minac-

massime un certo Girolamo Martegli, ch'era


*

sopra ritrovare la roba occulta di detto Piero.

ad andare coU'ambasciadore del cristianissimo Re, verso Pisa. Secondo quello che dice il Portoveneri, non fu loro concesso dai
Pisani di entrare in
'

citt.

Per rallegrarsi con Lodovico Sforza detto il Moro dell'esser divenuto duca di Milano. 2 II Martelli fu uno dei tre cittadini deputati dalla Repubblica, il 10 dicembre, pr computo Comxinis honorum heredum Laitrentii, qui una cum, tribus ex creditorihus dictorum heredum, propterea deputandorum, habeant aitctoritatum cognosceidi et
h' di cand ec.

96

[1495

E
di ser

in

detto d,

fu

dato

sentenzia che ser Giovanni


in

Bartolomeo andassi a Volterra


e

un fondo
fu

d'

una

rocca;

ser Zanobi, che stava

agli Otto,
;

condan-

nato in fiorini 500 e confinato in Firenze


fu confinato nelle Stinche,

e ser Ceccone

con

altri presi.
ci

E
Re
di

a d 4 di giennaio 1494, domenica,

fu
;

come

el

Francia era entrato


gli

in

Roma
'

d'

accordo

e non-

dimeno non

dettone Castel Sant'Agnolo. Dissesi ch'egli


gli Orsini.

aveva saccheggiato

E
cando

a d 6

detto, marted, la Pifana,

gli

Otto cerfiorini di

di danari,

trovorono in Sa' Marco 1200

quelli di ser Giovanni. Alcuni

davano carico

al frate Gi-

rolamo

onde, predicando, poi


di detti danari,

si

scus e disse no ne avere


di

avuto notizia
tal cosa.

n n'era stato richiesto

E
a

a d 7 detto, mercoled, gli uomini che furono


grazie,
si

fatti

fai'e

ragunorono nel Vescovado


;

comin,

ciorono a fare grazie

e furono

grandi e

magne

che

chi avessi avuto debito

miglia' di fiorini,

pagava una

coppia

due

di

fiorini.

Furono sanza misura. Imitosi


'1

rono

el

Signore che

fa cos.

a d 8 detto, gioved,

disse che

'1

Re

di

Francia
'1

voleva Castel Sant'Agnolo e


tello del

Papa
ci

e'

Cardinali e

fra-

Turco,

ch'erano in detto Castello Sant' Agnolo.


fu

a d 9 detto, venerd,

come

el

Re aveva
tolto

fatto licenziare certe sete de' Fiorentini, eh'

avevano

'

Giuseppe Molini

a pag.

22 del

voi.
il

dei

Fitoria Italiana, pubblic

raccordo concluso
figlio del

15

di

Documenti di questo mese


fra-

tra

il

Papa ed

il

Re.

Questi era

Zim o Gemme
II,

gran Maometto e
l'

tello del

regnante Baiazet
il

al

quale contrastava

impero, ed era

allora ricoverato presso

Papa.

1495]

07
e eh'
eli"

Franciosi,

erano nelle mani de' Fiorentini

in

come trattava bene la Nazione fiorentina. E ognindi passava cavag'li e some di panni di Francia,

Roma;

oh'

andavano

al

canpo

di

Roma

de' Franciosi.

a d 11 di giennaio 1494, domenica, predic frate


assai, e disse
e'

Girolamo e scusossi
della citt
;

molto sopra la riforma

come
;

era diavoli che tiravano adietro el


loro scrivevano lettere

vivere a
trafatte,

Comune

come
'1

con-

che paressi che

Frate dessi speranza a Piero che

de' Medici che tornassi, per farlo in disgrazia del popolo.

non

di

meno
;

e'

non era vero

'1

Frate teneva col

popolo, e col bene comune.


golpini, a torto
<3

Fu

molto infamato da questi

ch'egli

che la verit sta senpre di sopra. Vero augument senpre questo vivere populare.
si

a di 12 detto, lunedi,
via, e facevasi

fece fanti per a Pisa, e

mandavansi

disegno d'averla in corto tenpo.

a d 13 detto, marted, feciono venire le bonbarde

d'Arezzo e mandavansi gi a Pisa, e molte spingarde, e


polvere
assai.

tuttavolta

si

praticava la

pace qui

traila discordia de' cittadini.

a di 17 detto, sabato, predic frate Girolamo; e


di

molto s'inpacciava

questa pace e unione de'cittadini

e molti cittadini
al Frate dicendo

si
:

cominciarono a scandalizzarsi contro

"E a

di

18 detto, domenica,

Questo frataccio ci fa capitare male. si band un accatto di


isbi-

100 mila
e

fiorini,

porre a tutti e cittadini; e molto


si

gott el popolo, e quasi

ferm ogniuno

di

lavorare;

stvasi malcontenti.

'

Ogniuno diceva: Cos non pu

Con una provvisione approvata


il

il

12 gennaio nel Consiglio


si

del Popolo e

13 in quello

del

Comune

ordin

tale

accatto

giudicando, a conservatione della libert et difendersi dalle insidie che

contro a quella

si

tentassino, essere necessario

di fare

98
stare;
e'

[1495
poveri che vivono solo
di

manifatture
limosino

si

mor-

ranno

di
'

fame, ranno a stare

colle

di

San

Martino.

E
tini,

a d 20 di giennaio 1494,

ci

venne molti Fioren-

circa 400, scacciati da Pisa da'Pisani, e lasciorono

le lor

donne
trattati.

e'
^

figliuoli e lor

botteghe, e furono molto

male

molto

si

parlava delle pazzie loro.

a d 21 detto, andorono via e commessarii di qui

a Pisa, e menorono co'loro molti bravi e giovani molto inanimati a fare loro ogni male. E anche si soldava molta giente; e di quello di Pistoia v'and molti fanti,
e di tutto
ci

contado, sanza soldo. Ogniuno correva


el paese,

l,

stimando mandare a sacco tutto

per modo che


el loro

v'and grande popolo. Ogniuno stimava poco


tere,

po-

ma

non fu

cosi,

come

si

vedr per l'avenire, che

furono molto costanti e uniti alla loro difesa.

E
E

a d 22 detto 1494, a d 23 di giennaio

ci

venne uno inbasciadore

dello 'Nperadore, ch'andava a

Roma
si

al

Re

di

Francia,

1494,

mandava a Pisa

tuttavolta giente assai.

pi'eparatione di danari

. I

cittadini

dovevano esser

fatti

creditori

su un libro che si chiamasse l'Accatto del MCCCCLXXXXV, accioch senpre appaia quelH che sono stati amorevoli della cipt,^
et che ciascuno pigli esenplo
1

La Congregazione

de'
,

da loro Buonomini

ecc.
di S.

Martino per

il

socfare-

corso dei poveri vergognosi


le

pe' quali faceva

continuamente

elemosine fra Girolamo.

2 Di mali trattamenti si hanno testimonianze anche nei documenti pisani. Una lettera de'27 gennaio 1494 ( 95 st. coni. ) si riferisce a uno speziale che nella sua partita fu per esser

morto

e furon fatte

molte

ingiurie e spaventi alla

e minacciata di meterla a sacco (Archivio di

donna sua... Stato di Pisa

Lettere agli Atic;ia>u,

29).

1495]

99
a
d

25

detto, predic frate Girolamo, e chiese

li-

cenza, e disse avere andare a Lucca. Molto dispiacque


al popolo.

27

di giennaio

1494,

si

ragun

el Consiglio
inri-

Maggiore, e feciono uno Consiglio d'80 uomini che,


sieme colla Signoria, avessino a fare inbasciadori e

spondere

alle lettere, e
ci

molte altre cose.


fu

'

a d 28 detto,

come avevano avuti molti


^

castellucci de'Pisani, e scorrevano tutto el paese.

E E

a d

31

di

giennaio

1494, vollono vincere negli

Ottanta certe cose; non vinsono,


a d primo di febraio 1494, non
volere
si

vinceva nulla,
si

perch dicevano non

vincere se non

vinceva

una gravezza

a'beni.
ci

2 detto,

fu

come

el

Re

di

Francia aveva

avuto rotta a Terracina, nel passare nel Reame, e morti


centinaia d'uomini.

E E
si

a d 4 di febraio 1494,

si

vinse negli Ottanta la

gravezza a'beni.
a d 5 detto,
si

vinse nel Consiglio

Maggiore
meno,
^

la

gravezza a'beni, cio la Decima; con questo, ch'ella non


potessi porla pi ch'una volta l'anno o

II

23 dicembre

si
il

era

l'atta

una provvisione

colla

quale

si

stabiliva che dentro

15 gennaio dovessero deputarsi questi Ote' si

tanta cittadini perch

conoscie essere necessario, per


il

le

cose

occorrenti et d'importanza, et che tucto

giorno possono occorrere,

essere bene che la Signoria o altri magistrati habbino qualche nu-

mero

di ciptadini

co quali conferischino et domandino parere, et


auctorit non

accioch e magistrati di loro

chiamino uno pi

ch'un altro
2 3 Si

Vedi Ammirato e Portoveneri. chiam Decima perch si faceva pagare

la

decima parte

delle entrate dei beni immobili.

100

[i4or>

E
nale

di febraio

1494, entr
'

in

Firenze

el

Car-

dinale Salumaio francioso,


el
,

el

quale aveva fatto Cardidi

Papa;
eh' era

el

quale era passato


;

qua

col

Re

di

Francia

vescovo

e ora si
in

tornava
diceva

in

Francia.

Aveva
nella
di

molti cavagli. Alogg-i


sala

Santa Maria Novella


si

del

Papa.
in

E
se

tuttavolta

che

'1

Re

Francia era

cattivo luogo e da dubitare.


gli

E E
poi,

a di

6 detto,

mand

el

presente molto

grande.
a d 8 detto,

and
vi

la Signoria

a vicitarlo; e

di

dopo desinare,

mandorono

otto cittadini, de'mag-

giori,

a intendere quello voleva.*


el

chiese e danari aveva

avere

Re,

e anche pi 40 mila fiorini in prestanza.

a d 9 di febraio 1494, e Signori arsone tutte le

polize delle inborsazioni, perch dicevano s'erano inbor-

sate secondo ch'era piaciuto 'alcuni cittadini grandi.

E E

di

11 detto,

si

praticava

col

Cardinale che

ci

rendessi Pisa, e voleva 70 mila

fiorini.

a d 17 di febraio 1494,

si

part

di qui

el

Car-

Guglielmo Briconnet vescovo


gli

di Saint-M;ilo.

Fino dal 25 gen-

naio scrivevano

ambasciatori

pisani

che

il

Re

di

Francin

aveva disposto di mandare a Firenze il R.mo di Saint-Malo, uomo, dicevano d'ingegno et d'autorit grande . e non per andare in Francia, ma per stare in Toscana o vicino, per conservare la quiete durante la dimora del Re nel reame di Napoli; e nel caso s fosse
l'ecato

a Pisa,

confortavano

Signori

di

ricevere con onore

lui

e la sua comitiva, facendosegli all'incontro pi in l et con pi

gente che fosse possibile.

Era

partito di

Roma

la

mattina del
delle

27 gennaio (Lettere
2

citate, I, 38).
i

L'Ammirato
i

documenti pubblicati nel T.

Ngo,

ciations dij^lomatiqiies de la Fi-ance aree la Toscane ne danno

cinque, e
de'Nerli
dici
,

nomi sono questi: Guidantonio Vespucc Tanni Francesco Valori e Lorenzo de'Meche aveva cambiato il cognome prendendo quello di Popolani.
loro

Guglielmo de'Pazzi

1495]
dinaie Sa' Malo, e and a Pisa
lui

101
per
renderci
Pisa.

and co

alenai nostri cittadini,

fra'

quali fu

Franscritte

cesco Valori e Pagolantonio Sederini.

E
defila

a d 18 detto,

si

band che
s'

si

dessi
a'

le

gravezza della Decima


a d 10 detto,

pori'e

beni, per tutto

marzo.

E
rotta.

ci

fu

nuove che'

Re aveva avuto

E E
di

20 detto,

ci

fu

come

gli
ci

a d 22 di febraio 1494,

fu

aveva preso Gaeta. nuove che '1 Re

Francia aveva preso Capeva ed era presso a Napoli.

Stimavasi l'aquisterebbe presto.

E
Sa'
<'he

a d 24 detto, venne in Firenze el Cardinale Malo da Pisa e non ce la fece rendere. E dissesi

bisogniava averla per forza.


le

vi

teneva

mani, perocch

'1

E dicevasi che '1 Re Re teneva la cittadella

nuova

e vecchia.

E
cia

d 25 di febraio 1494, ci fu come el Re di Franaveva preso Napoli, e come v'entr drente a d 21

detto, sanza
stello dell'

colpo di spada.

'1

Re

si

fugg nel Ca-

Uovo.

qui

si

band con grande alegrezza,


fecesi

colle

tronbe e

pifferi,

serrare

le

botteghe e

fare molti fuochi e panegli e grandissima festa, in

mee
d.

moria

di tale aquisto.

'

E E
<-h'

a d 26 detto,

si

fece

una grande procissione


Sa'

.indovvi dietro el Cardinale

Malo,
e

e fecesi

tre

a di 27 detto,

si

part di qui el Cardinale Sa'


,

Malo

era

venuto per renderci Pisa

no ne volle fare

Ci confermato da una deliberazione dei Signori

di qtiesto

triorno che, oltre al

comandare

la

chiusura delle botteghe, ordina

anche

le

processioni nelle tre mattine successive.

102
nulla, e portonne

[1495

22 migliaia

di fiorini, e ritoiniossi

verso

Napoli

al

Re.

a di 2, lunedi, di marzo 1494, corsone e nostri in


a'

quello di Pisa e guastorono le mulina

Pisani, e

pre-

sono molti prigioni e bestiame.

E a di 4 di marzo 1494, ci fu lettere dal Re di Francia molte grate, come gli aveva avuto caro che noi
avessino fatto festa dell'avuta di Napoli.

E
Re
nio,

a d 5 di marzo
di

1494,

si

fece 4 anbasciadori

al

Francia e

di Napoli,

che fu messer Guido Antoel

Pagolo Antonio Sederini,

Vescovo
'

de' Pazzi e

Lo-

renzo di Piero Francesco de' Medici.

E
che
'1

a d 6 detto, molto

si

ragionava, che vuol dire

Re non

ci

rende Pisa, vedendoci tanti amici della

corona sua, e anche avendocela promessa all'avuta di


Napoli.

E
canpo

a di 10 di marzo
di

1494, and

Piero

Capponi

al

Pisa e port danari a'soldati.


si

E E
tadini

a d 13 detto,

diceva che

'1

Re

di

Francia vo-

leva tornare indietro.


a d 16 di marzo 1494,
,

si

praticava la pace de'citsei

levare

l'

autorit

alle

fave

^
;

vinsesi

tra' Signori e Colegi.

Ha

errato
cit.

il

Landucci

nei

nomi

di

questi

ambasciatori.

Nell'opera
essi

ed i Bernardo

Ngociations ecc., si leggono l'istruzioni date ad loro nomi, ma in luogo del Sederini e del Pazzi sono
Rticellai e

derini invece del Morelli; la verit


,

Lorenzo Morelli, I'Ammirato per d il Sosi che questi fu nominato a rimpiazzare quello che non pot partire essendo ammalato. 2 La provvisione originale (Vedi Reg. di P'orv. ad an.) intitolata Lex pacis et appelationis sex faharvm Provisio, e contiene le disposizioni per la pace come dice il Diario che con,
;

sisterono

in

una indulgenza, o come oggi

si

direbbe

amnistia.

1495]

103
a di 18 detto,
si si

E E

vinse negli Ottanta. vinse nel Consiglio Maggiore.


si

a di 19 detto,

disse la pitizione ohe non

riconoscessi

fatti

di

Stato

dal d della cacciata di Piero de' Medici, ecetto che de'danari; e che la Signoria non potessi confinare, sanza el

Consiglio Maggiore.

E E E
lato

a d 22 di marzo 1494, a di 26 di marzo 1495,

ci

fu

come

el

Re aveva

preso Castello de Y Uovo.


si

faceva qui fanti assai

per Pisa.
a d primo d'aprile 1495, predic frate Girolamo, e

disse e testific

come
di

la

Vergine Maria

gli

aveva rivemai,

come

la

citt

Firenze aveva a essere la pi


eli'

^roriosa, la pi ricca, la pi potente

ella fussi

dopo molte fatiche;


parte del popolo gli

promettevalo assolutamente.

diceva tutte queste cose


sanza passione

come profeta; e la maggiore credeva massime chi andava bene,


;

di

Stato o di parte.
,

a di 2 detto

si

disse che gli era fatto

una

lega,

Veniziani,

Duca

di Milano,

Inperadore,

el

Papa,

el

Re

di Spagna, Gienovesi; e dato tenpo a noi tutto

aprile

detto a entrare.

limiti, per chi avesse favorito lo Stato che reggeva novembre. Vi poi un articolo il quale ordina che a chiunque, abile agli offici, che per caso alchuno di Stato sar condannato da'Signori o Octo di guardia, o di BaUa, in pena d morte o di ascissione di menbro o confinato o relegato o incarcerato, o condannato in maggior somma di danari che di fioTini 300 larghi, possa et sia lecito ricorrere al Consiglio Maggiore ;

dentro certi

fino al 9

e da esso venire assoluto


stette
il

con certe solennit.


alle
sei

in ci

credo
ai

levare
i

V autorit

fave

o vogliam dire

sei

voti coi quali


<ii

predetti Signori e Otto potevano condannare,

come

sopra detto.

104

[1495
a d 5 d'aprile 1495,
el
ci fu
;

come
e che

el

aveva aquistato tutto

Reame

Re di Francia '1 Re di Napoli

s'era fuggito in Ischia,

E
E
sato.

a d 7

detto,

ci

come perduto la speranza. fu come '1 Re voleva tornare


in

di qua.

a d 8 d'aprile

1405, predic frate Girolamo


quello

Palagio, e conferm tutto

aveva detto per pas-

9 detto,

ci

fu

come

el

Re

di

Francia aveva
;

mandato a chiedere

tutto di l d'Arno per abitazione

e dicevasi che ci voleva rendere Pisa.

a d 13 d'aprile 1495,
in

ci

fu

come

e nostri soldati

erano scorsi

quel di

Pisa, e predato insino a San

Piero in Grado; e presono molto bestiame.

E
E

a d 17 detto,

ci

fu

come
ci

Pisani avevano predi

dato in sul nostro, e scorso in quello a d 21 d'aprile 1495,


e fu

Poscia.

com' e Pisani erano


forte.

a canpo a Librafatta,

che la strignevaao
si

a d 22 detto, e nostri
si

missono a ordine per

andargli a trovare; e
torono.

levorono da canpo e non aspet-

nostri v'andorono e tolsono loro l'artiglierie.

E
tra.

a d 25 di aprile

1495,

ci

fu

come

s'

erono ape dell'al-

piccati, e

morti assai e prigioni

dell'

una parte
porte
di

E un

certo nostro caporale, ch'aveva


alle

nome FrancePisa, e

sco

Roverso, era scorso insino

rimase prigione.

a d 2G detto,

si

diceva

molto per

la citt

che

alcuni cittadini c'ingannavano,

che non lasciavano ria-

vere Pisa, e varie cose trattavano col


era.

Re, e forse non


per intendere
el

Facevano venire
si

certi

caporali

vero; e tuttavolta

stava in confusione e mali uniti.


si

a d 28 d'aprile 1495,

diceva che

'1

Re

di

Frangli

cia tornava in qua.

E bench

paressi amico, e che

1495]
avessi inteso che
noi avno

105
suo, nondin'

caro

Taquisto
di

meno
un

ogiiiuno l'aspettava

con pagura
si

non

andare

tratto

a sacco. Ninno

fidava della sua amicizia.

E E

a d 3 di maggio 1495, predicava frate Girolamo


el

o confortava molto

popolo che non capiterebbe malo.


circa

a d 9 detto,

venne a Pisa
'.

400

franciosi,

mandati dal

Re

i'

nostro aiuto

E
Dieci

a d 11 di

maggio,

si

vinse che

si

facessino e

nel Consiglio ^

16 dotto, fu preso due

figliuoli

di

Giovanni

dell' Antella.

E maudorono
un
trattato

per uno loro fratello eh' era


di

commessario in Romagna, e dettono loro


e confessorono

molta fune;

che facevano per rimettere

Piero de'Medici in Firenze.

E
E E E

a d 17 di maggio

1495,

ci

fu

come

quegli

di

Librafatta avevano dato una rotta a'Pisani.

a d 18 dotto, venne preso quello a d 20 di maggio 1495, a d 21 dotto,


ci

dell* Antella.

fu

come Librafatta

s'era

perduta per mancamento d'aiuto.


si

vinse

di

porre un balzello

che

fu la disfazione della citt,


cittadini.

e con

grande dispiacere de'


fu

a d 23 di maggio

1495,

ci

come
in

el

Re
^.

di

Francia s'era partito da Napoli e veniva

qua

'

Gli storici fiorentini

credettero

che
e per

questi
di
lo)'0
cit.

soldati

lbssert>

lai

Re

inviati per rafforzare la

guarnigione
;

Pisa,

ma

invece

erano spediti in servigio dei Pisani


coll'approvazione del Re.
2

guerreggiarono

Portoveneri, Op.

Cio che

al

Consiglio Maggiore spettasse d'allora in poi la

'lezione dei Dieci di Libert e Pace.


3 Gi con deliberazioni dei giorni 16 e 19 di maggio, la Signoria aveva deputati vari cittadini per provvedere a tutto quello che

occorresse per la venuta del

Re

nel territorio fiorentino.

106

[1495
a
d

E
cato.

24

di

Girolamo, nella

maggio 1495, fu voluto dare a frate Via del Cocomero, quando ebbe predisi

E
bizi

a d 28 di maggio 1495,
al

mand uno

degli Al-

Re, perch s'era inteso che gl'inbasciadori non andavano in verit e forse non era vero.
per staffetta
;

a d 29 detto, feciono altri 3 inbasciadori al Re,


el

per intendere

vero

',

a d 31 di maggio
;

1495,

si

ragun

el

Consiglio

e Richiesti assai
del Re.
ni

e fecesi grande pratica sopra la venuta


si

E Re due
ci

infra l'altre, molto


cose, la

disse che si chiedessi

prima

la libert, la

seconda che noi

non

vogliamo Piero de'Medici.


a d primo di giugno 1495,
ci

E E
E

fu

come

el

Re

era

entrato in

Roma

per passare di qua.


si

a d 2 detto,

fece frate in

San Marco Pandolfo

Rucellai, ch'era gi vecchio.

a d 3 di giugno 1495,

si

ragunorono e gonfaloni
questa venuta

nelle chiese, e fecesi molti consigli, in

del Re.

fu di

Re 4

cose: la

nuovo consighato che si chiedessi al prima la libert, e non volere Piero


detto; la terza, che
se
ci

de'Medici, com'

renda

le cose

nostre; la quarta, dimandare

viene come amico o

come nimico;

e cos fu consigliato da tutti.

E
E
Donna

a d 4 di giugno 1495, la citt stava in grande

sospetti, e

molto

si

provedeva

le case e forniva

d'arme.

a d 5 detto, feciono venire la Tavola di Nostra


di

Santa Maria Inpruneta, e fecesegli un grande

Furono Domenico Bonsi Giuliano Salviati e Andrea dei L'Ammirato prende errore quando in luogo di quest'ultimo pone Pandolfo Ptucellai al quale vero che fu data tal com}
,

Pazzi.

luissione,

ma

egli la rifiut,

vestendo l'abito Domenicano.

'

1495]
onore.
'

107
del-

frate

Girolamo ordin che quella rendita

Toferte che se gli faceva, fussi de'poveri.

ordin due
del

tavole a

San Felice
s'

in Piazza, e

due a Santa Maria

Fiore, e quivi
grossi.

offeriva

grande limosina

di fiorini e di

Fu

grandissima limosina, e fu ordinata da detto

Frate, ch'egli era ubidito da chi no'gli credeva. Fece


stare in Santa

Maria
l'

del
,

Fiore

le
si

donne da l'un

lato

e gli uomini da

altro

che non

trovava uomo me-

scolato con donne


divota, che

con una processione tanta ordinata, e


fatta un' altra tale.

mai ne fu

a d 7 di giugno

1495, ritutorono e 20 uomini


el

ch'erano eletti al governo della citt, e lasciorono

dominio a l'ordine del Consiglio Grande e universale; el quale pare, a ogniuno che vole vivere bene e sanza
passione, el pi degno governo
renze.
nirsi

ch'abbia avuto mai Fi-

nondimeno

tutti e principali

attendevano a

for-

d'arme e mettersi

in casa fanti, in
cos.

modo

si

dubit

di

Parlamento,

ma

non fu

Lo facevano per pagura


forte la casa sua.

dell'andare a sacco.

Ogniuno faceva

El contado attendeva a sgonbrare in Firenze, massimamente quegli di qua donde aveva a passare el Re. E

nondimeno,
ci

el

frate

Girolamo predicava ogni giorno e

confortava ogniuno che non avessino paura, che Iddio


aiuterebbe.

E E

a d 11

di

giugno, torn Lorenzo


al

di

Pier Fran-

cesco de' Medici, ch'era inbasciadore

Re.

a d 12, torn Bernardo Rucellai, ch'era ancora

ria

il

28 maggio, affinch

Questa venuta era stata in genere deliberata dalla Signoil popolo fiorentino potesse aver grazia
;

nelle

angustie che lo affliggevano


il

due

giorni

dopo

si

fiss

il

giugno per condurre

Tabernacolo

in Firenze.

ICS
'ili

[1495

iiibasciadoro al Re.
citt, e

in questi di tuttavolta si

for-

niva d'arme la

ponevasi a ogni canto legni per

potere isbarrare la
sospetto e di

citt.

Stava ogniuno

in

grandissimo

mala voglia, perch si stimava che '1 Re ci voleva male perch tuttavolta si perdeva le castella. Eraci nuove che Palaia era perduta, e Montetopoli.
;

E E

a d\ 13 di giugno

1495,

ci

fu

come

el

Re

era

giunto in Siena, con tutta sua giente.

14 detto, giugnieva

la

sua giente a Poggi-

ionizi e

facievano ogni male. Ogniuno pregava Iddio che


esalditi

non venissi per Firenze, e fumo


al

da Dio.

E Re

a d 15

di

giugno, and frate Girolamo in contro

a Poggibonizi, e quivi l'aspett. a d 16 detto, venne


el

Re

a Poggibonizi, e

"1

suo

antiguardo

and a Enpoli, e mettevano a sacco ogni

cosa, e pigliavano prigioni e facevano ogni male.

E
in

a d 17 di giugno, parl frate Girolamo al Re, in

Poggibonizi.

dissesi
'1

che

lui

Firenze; e che

Frate

gli

Iddio

voleva che

facessi

causa che non venne raccomand Firenze, e che bene a Firenze e ch'ell'era
fu la
;

tutta sua amica. In

modo che
gli

si

disse

che giov assai

a Firenze, e che
in

'1

Re

prest fede assai.

Era

il

Frate

quel tenpo in una tanta stima e devozione in Firenze,


ci

che
loro

era molti uomini e donne, che se gli avessi detto


di fatto.

Entrate nel fuoco, l'arebbono ubidito


clie fussi

Sti-

mavasi per molti

profeta, e lui lo diceva.


,

E
arso

a di 18

di

giugno

1495

ci

fu

come

gli

avno
Castel

Montetopoli, e messo

a sacco

Ganbassi

Fiorentino, e molte altre cose,


ciosi

come sanno

fare e Fran-

e tutti soldati.

E
l'ono

a di 19 detto, in verso Settimo, e nostri asaltocerti

anbasciadori

Franciosi
tutti

che
questi

si

partirono

di

Firenze, per

modo che, per

piani insino a

1495]

10'.)

Peretolu, cominciorouo a sgoiibrare, che fu causa di cerri


nostri cervellini e tristi che no'pensono di quanto scan-

dolo e'furono causa, per volere rubare


cosa, mettere a pericolo.

qualche piccola

a d 20, torn frate Girolamo dal Re, e a d 21

poi predic e disse

avere parlato col Re, e come


e
la

gli

aveva promesso molto bene,

come

lui

aveva detto
utcio

al

Re

che se e'no

gli

ateneva

promessa, che
leverebbe
l'

lui capite,

rebbe male e che Iddio

gli

che
la

non sarebbe pi ministro


pi cara cosa eh' egli

di Dio, e che

perderebbe

avessi,

cos

chiam testimonio
avergli

tutta la predica, che v'era circa 13 o 14 mila persone,

che cos sarebbe a ogni modo.


certi altri secreti di

E
el

disse,

detto

sua casi particulari.

E
E

a d 22 di

giugno 1495,

Re

si

part e

and

verso Pisa.

23

detto, ci fu

come
fu

el

Re aveva avuto un
Cervia,
la

poco di rotta dalla Lega,

al Salto della

sua

prima guardia. E pi

messo drente molti


Re.

ancora

ci

fu

come e Lucchesi avevano fanti della Lega, e non vollono el come e nostri avevano dato una
ci
'

grande rotta a Montepulciano,

e preso

un messer Gioin

A-anni Savello capitano de'Sanesi.

E
'1

a d 24 di giugno 1495,

el

Re

entr

Lucca,

e fu pure ricevuto. Si mutorono d'animo.

dicevasi che

Re non
s'

ci

voleva rendere Pisa, e ch'e Pisani l'aveal figliuolo del


eft'etto

vano donata
che

Re, che cos dov essere, per


lui
si

veduto V

che

part e nolla rend

ed era obrigato sotto giuramento, in sull'altare di Dio.

Montepulcianesi, fino de"27 marzo, aiutati da'Senesi,

si

erano

ribellati

a Firenze, gridando Libert e Liipa.

Ilo

[1495
a d 25 detto,
si

E
al

part el

Re da

liucca, e

and

in

verso Serezzana.

nostri anbasciadori, che erono andati


di riavere

Re, tornorono sanza concrusione


ci fu

Pisa; in

modo che
fidati del

che dire

assai.

fecesi pensiero d'averla


:

per forza a

ogni modo.

E'nimici del Frate

Togli,

Frate che dice avere Pisa in pugno


si

prima nuova riforma, e come si fanno gli altri uflci grossi; e non fu pi fatta da' Venti come prima, clie gi avevano rifitato, com' detto. E fu gonfaloniere Lorenzo Lenzi e parve contento tutto questo popolo di tal modo d'eleggere. Ogniuno s'accordava
fece la Signoria, la
fatta per elezione,

a d 26 di giugno,

secondo

la

che questo fussi

el

vero modo del vivere popolare fio-

rentino, pi che fussi mai,

E
E

a d 27 di giugno 1495, a d 29 detto,

ci

fu

come

noi avno

condotto in patti Montepulciano.


ci

fu

come

el

Re

era in

quel di

Pietrasanta e

Serezzana, e in que' paesi. Pensa come

stavano

a d 30 dettp,
filo

ci

fu

come

el

Re aveva messo a

sacco e a
triemoli.

di

spada un castelluccio presso a Pon-

a d primo di luglio 1495,

ci

fu

come

el

Re non

poteva andare innanzi, e che vi pioveva la giente di

Lonbardia e di Bolognese e per tutto, sanza soldo, la maggior parte; e dubitavasi del Re che non capitassi
male.

2 detto,
di que' di

ci

fu

come

e nostri

avevano preso

50 uomini

Cascina; e fuvvi

un fighuolo del
di

Capitano de' Pisani, de' Malvezzi.

E
Erano

di luglio, ci fu

come

el
si

Re

Francia era
di

di l da Pontriemoli, in luogo che


stretti e

morivano

fame.

avuto un poco

di rotta dalla

Lega.

1495]

111

E a d 6 detto, mandorono e Fiorentini al Re inbasciadori, che fu messer Guido Antonio e Neri Capponi. E a d 8 detto, ci fu come a d 6 detto s'apiccorono la battaglia el Re di Francia colla Lega, in Parmigiano
'

in sul Taro,

a ore 16

e dur insino

a notte, e funne

morti dell'una parte e dell'altra, 3 mila. Uomini famosi

sono suti morti e molti uomini


gioni da taglia. E' Franciosi

di conto, presi molti pri-

anno perduto

la

maggiore
si

parte de'cariaggi e artiglierie. El Conte di Pitigliano


fugg da'Franciosi e and dalla Lega.
di l

morti dal canto


el

furono: el signore Ridolfo da Gonzaga,

signore

Anton Monte,

Maria, el signore Carario, el conte Bernardo dal

e messer Giovanni capitano del Marchese di Mantova. El Signore Rinuccio da Farnese rimase preso e ferito.

E
di

a di 9 di luglio,

si

vendevano a
;

lo'

ncanto

le

cose
d, in

Piero de' Medici, e cos e panni

e penossi pi

Orto Sa' Michele.

a d 11 detto,

ci

fu

come

el

Re

di

Napoli aveva

riavuto

Napoli
'1

e
di

morti molti Franciosi.

pi

e'

era
lo

nuove che
chi

Re

Francia se n'andava, e la Lega


;

secondava, e lasciavalo andare

perch nella Lega vi fu


se gli avessino voluto, e
in

non andava

in verit.
e'

Che
Re.

fussino stati

d'accordo,

non ne tornava

Francia

te-

sta di loro; n

anche

el

II

23 giugno
i

il

Re aveva

scritto ai Fiorentini

che avrebbe
i

l'icevuto

loro ambasciatori

quando
quelli

fosse giunto in Asti, e

due

qui nominati
registri di

sono appunto

che

gli

furono mandati. Nei

legge copia dei Capitoli


rino,
il

Deliberazioni de' Signori e Collegi dell'anno 1495, si fatti dal Re coi detti ambasciatori, a Todai

16 di agosto, e che

Signori

furono

ratificati

il

di

.settembre.

112

[1495

E E

a di 14,

ci

fu

come

gli

avevano

fatto

un poco

di

triegua, e ch'e Franciosi potessino passare

un certo fiume.
,

per ventura de' Franciosi

come piaque a Dio

quel
e'

fiume venne grosso, perch piovve grandissima aqua,


nostri

non poterne andargli a trovare, per non poter


el

passare

fiume

per

modo

eh' e

Franciosi dettone a

ganbe.

a di 15 detto,

ci fu

come

e Franciosi erano giunti

in Asti, e

molto

si

disse che fu per miracolo di Dio.

dissono ch'el

Re

giur di volere tornare aquistare Milano,

e coni gran nimico de'Viniziani e di chi era nella Lega.

a di 18,

ci

fu

come

Gienovesi

avevano preso
per

l'armata del

Re

con molti legni e prigioni,


di tale inpresa,

che fu vituperato e rovinato


peccato
ch'egli

per

modo modo
per

che Firenze pot dire che fussi ogni sua disgrazia


eh' egli

aveva
in

fatto
sull'

a ronpere
altare
di

el

giuramento

aveva

fatto

Santa Mai-ia del


gli

Fiore, che giur di renderci Pisa,


poli; e

come

aveva Na-

come uomo
gli

di joco intelletto

non volle mai co-

noscere
soli

amici suoi. Vedeva chiaramente noi essere

a non volere entrare nella Lega controgli, e divenci

tarne nimici di tutta l'Italia, per suo amore. Anzi


fatto

spendere un tesoro a volerla per forza.


queste Frate (che
noi
;

Ma

secondo

che dice

stimino profeta) che


e

presto gli a'ntervenire peggio


altri l'uficio dell'essere

come

e'

sar dato a

ministro di Dio a purgare l'Italia

de' peccati.

a di detto, fu finito

el

primo fincstrato del palafonda-

gio di Strozzi.

pi

si
;

faceva nella Dogana e


'

menti per la sala grande

e tuttavolta el

Frate confor-

disegno

Doveva servire per le adunanze del Consiglio Generale. Il fu di Simone del Pollaiolo amico del Frate; e varie te-

1495]
tava
sala.
si

113
tirassi inanzi.
in

Per suo

consiglio
si

si

faceva detta

questo tenpo tuttavolta

faceva giente per

a Pisa.

E
loro

a d 29 di luglio 1495,

ci fu

come

e Sanesi erano

in arme, e

che s'amazavauo, per volere rifare un certo


de'

Monte
a
d

Nove

chi voleva e chi no,

31
el

di luglio

1495,

ci

fu

come

e nostri ave-

Ponte di Sacco e mandatolo a sacco. E tuttavolta, qui non si faceva altro che mandare giente. E a d primo d'agosto, ci fu come e Sanesi avevano

vano preso

confinati molti cittadini, e rifatto el

Monte

de'

Nove.
'

a d detto, al Ponte di Sacco avevano presi circa

70 Franciosi ch'erano pe'Pisani in detto castello. E no.stri, come uomini non Taliani ma barberi, e inparato da loro, e perch gli avevano in odio per pi conti, si dilettorono
de' Taliani
d'
si

amazzargli e tagliarli tutti a pezzi

perch

truova de' crudeli e


si

tristi.

a di 3 d'agosto 1495,

dettono a patti parecchi

castellucci de' Pisani, Lari e altri.

E a di 4 d' agosto, ci fu come lo 'Nperadore aveva mandato un bando che ninno suo suddito non andassi
al soldo de' Viniziani
el

u del Duca, e che voleva citare

Papa

a'

Concilio; e se non voleva passare di l, lo

voleva a Firenze. Nollo cit per.

6 d'agosto 1495, andorono


eli'

di

qui al canpo

nostro di Pisa,

era al Ponte ad Era, e nostri

com-

ste di

marmo

e di

bronzo che erano nel palazzo de'Medici fiu'ono

destinate per adornarla. Questa sala fu fatta rialzare e ornare

da
ed

Cosimo I, e ora chiamasi il Salone dei Cinquecento. 1 Erano di quelli che aveva mandati nel maggio
i

il

Re

Fiorentini credevano che

si

fossero venduti

a'

Pisani

contro la
8

volont del loro Signore.

114

[1495

messari, che fu Francesco Valori, Pagolantonio Soderini,


e portorono molti danari a'soldati, circa
.E a di

20 mila
si

fiorini.

9 d'agosto, la domenica, quando

diceva el

vespro, venne una saetta in sulla cupola.

Non

fece molto

danno,

ma

grande paura chi era

in

coro, per che

cadde
in

alquanti calcinacci in coro, piccola cosa.

E
Or

a di 11 detto e per tutti questi

di, si

vendeva
d' oro,

Sa' Michele robe di Piero de'Medici a lo 'ncanto, che


e

v'era coperte da letto di velluto e con ricami

molte e varie cose, dipinture, quadri e molte beile cose;

a mostrare quanto pu
sitorie,

la fortuna in

queste cose tran-

ma

diciuo meglio, le permissioni divine, acciocle

ch l'uomo riconosca da Dio ogni cosa, che


glie a sua posta, e

e to-

che l'uomo non debbo insuperbire


;

per vedersi e trovarsi gran maestro e ricco


umile e
;

ma
a

debba
es-

l'uomo, quanto pi ricevuto da Dio, tanto debbe


sere
gli
[)i

pai'gli essere pi ingrato

Dio che

altri

clie

la

gravit

de' peccati

ist

neHa ingratila

tudine.

a d 12 d'agosto

1495,

fu finita

volta

della

sala grande,

quella parte che copriva la corte del Ca-

pitano.

E
E

in questi di,

si

diceva che

'1

Duca

di

Milano non
di

lasciava passare lettere che venissino dal

Re

Francia.

a di 13 detto,

si

vinse in Consiglio Maggiore, che

chi ragionava di tare Parlamento, glien' andassi la vita

e la roba.

in

questi

d,

si

strigneva forte Palaia.

a d 14 d'agosto 1495, s'ebbe Palaia a patti che

fussino salvi l'avere e le persone, e dettone fiorini' 400.

a di 18 detto,

el

canpo and a Cascina, e presono


'

la Badia di

San Severino,
(lire

ma

poi

non v'andorono

m'an-

'

Deve

San Savino.

1495]

115
l'

dorono a Vico Pisano, e


e morivi de'nostri assai.

altro d gli dettone battaglia

E
si

ogni d

si

conbateva, e fuvvi

morti pi

di

20 uomini.
d'

E E

a d 29

agosto

levorono da canpo da Vico.


si

31 detto, ognind

diceva: El

Re manda
passare.

a rendere Pisa, e che

le lettere

non possono

Non era nulla. E a d primo


Stette male.

di

settenbre

1495, torn Piero

mio

cognato, di canpo, ferito d'uno

scoppietto nel tallone.

E E
nella

a d 4 detto, and a d 5
di

el

canpo presso a Pisa.


e

settenbre 1495,
di

Franciosi
l'

eh'

erano

cittadella

Pisa

avevano chiesto
data loro.

altra citta-

della vecchia, e che l'avevano

dubitavasi

eh' e Pisani avessino soccorso dalla

Lega.
el

E
avuta

a d 7

di

settenbre,

ci

fu

come

canpo nostro
gli

era nel borgo di San Marco di Pisa, e che


la

avevano
del

rocca Stainpace.
d

E
Re
di

8 detto,

ci

fu

una patente
;

e contrasegno

Francia per renderci Pisa


erano
sostenuti
dalla

non valse niente


e

perch

Lega,

massimamente
al

da' Viniziani.

a d 10 di settenbre 1495, andorono

canpo a

Pisa 2 de' Dieci, 2 degli Otto, 2 de' Colegi, per fare forza
a Pisa.

E
che
'1

a d 14 detto

ci

fu

come
'

gli

avevano preso

la

bastia de'Pisani e alcuni prigioni Pisani.

se

non
a

fussi

Castellano

de' Franciosi

cominciorono

trarre

Questo comandante, cui

fu dal

Re

affidata la custodia della

fortezza di Pisa, era Roberto di Balzac, antico favorito di Luigi XI,


consigliere e ciamberlano del Re, siniscalco d'Agnois e di

Guanelle

scogna, barone

d'

Entragues e

di Saint

Amand.

Il

Comines

116
spingarde a'nostri e amazzorono alcuni
ferito quello de'Yitegli;
'

[1495
de' nostri
;

e fu

non

ci

atennono quello ave-

vano promesso,
lettere del

di

renderci la forteza, come dice-^i le

Re.
-

a di 16 di settenbre, and a Pisa Monsignore di

Lilla francioso,
la cittadella;

ch'era qui

in

Firenze, per farci dare

perch quello Francioso che v'era drento

nolla voleva dare.

E
ci

andovvi

in cataletto perch'era
;

ama-

lato, in servigio de'Fiorentini

e
el
si

non giov
Fracassa
^

niente.

a d 18 detto,

fu

come
che

era entrato

in Pisa con poca giente,

stimava era mandato

dalla Lega.

E
donna

a d 20 di settenbre 1495,
di Piero, de'

si

fugg di qui l'Alfonsina


al marito.

Medici e andonne a Siena,

E
di

23

detto,

and un bando, che se un

figliuolo

Bernardo de'Medici * non conpariva agli Otto, avessi bando di rubello j)erch 1' aveva condotta lui a Siena.

a d 25

di

settenbre 1495,

mandorono un bando,
e

che chi amazzava Piero de'Medici avesse 4 milia ducati,


e l'arme a vita con due conpagni,

potere ribandire
fussi rubello,

uno, chi

e'

voleva; e colui che


d'

l'

ammazza
,

abbi 2 mila ducati


tar l'arme a vita

oro e sia ribandito


gli altri.
*

e possa

por-

come

sue Memorie lo chiama uomo di molta qualit, servitore del Duca d'Orleans . La sua condotta parziale e insubordinata, mi

pare
1

lo

mostri di qualit molto cattiva.


Vitelli.

Paolo

Giovanni

Dumas
di

signore

di

Lilla,

consigliere, ciamberlano

e maestro di casa del Re.


3

Gaspero

Roberto da San Severino ca[)itano

di

gente

d'

arme.
*

5 Si

Averardo di Bernardetto de'Medici. rinnuovarono le condanne in conseguenza degli


in Firenze.

sforzi

che faceva Piero per rientrare

1495]

117
a di 2 d'ottobre 1495, fu
di

E E

finito le volte della sala

grande
a

Dogana, che sar una magna cosa.

d
si

3 detto,

si

cominci a dubitare di certa ra,

gnata

faceva negli Agnoli

d'

opra di Parlamento.
e
certi
altri frati

E mandorono
Non
s'

a pigliare don

Guido

degli Agnoli. Si disse tenevano

mano
el

a questa congiura.

intese che fussi vero.


d 4 d'ottobre, d

E E

a a

venne

canpo a Cascina.
di

5 detto, torn Monsignore


al Castellano che, se

Lilla, e disse

avere protestato
tadella, ch'egli

non rendeva la citera rubello del Ke, Mor detto Monsignore.

una casa

di

6 d'ottobre 1495, presso a Canpi, si scoperse morbo, e in casa Antonio di Bono mor un
in

garzone e una fante; e in casa Andrea di Bono v'era


amalati di morbo; e
e

casa di Iacopo di Piero Berardi,


e pi luoghi.

un

altra nella

Via della Scala

Ci fece

danno.

a d 15 d'ottobre 1495,

si

fece l'onoranza di

Mon-

signore di Lilla, e fugli fatto un grande onore. Sotterrossi a'Servi.

Ebbe 280
si

torchi, e predicessi sopra el corpo

in sulla Piazza di Sa' Lorenzo.

a d detto,

vinse che chi amazzava Piero de'Melui,

dici, e fussi
fiorini.

morto

l'erede sue avessino

e 4 mila

E
E
glio

a d 17 detto

dettone bando a uno de' Ricasoli


'

che trattava con Piero de' Medici di dargli Ricasoli.


a d 18, predicava frate

Girolamo e confortava

tuttavolta a tenere fermo questo reggimento e'I Consi-

Maggiore.

27 d'ottobre 1495, venne un fante che rec

'

Aveva nome Antonio

di Bettino.

118 nuove
ci
clie
'1

[1495

Re

di

Francia mandava un signore che

rendessi Pisa per ogni

modo;
1'

el

quale era indietro;

e tocc dalla Signoria 100 ducati, e nonne fu nulla,

a d 29 detto, cadde

antenna del palagio degli


si

Strozzi che tirava su le pietre, perch

ruppe un vento

sopra la Loggia: e cadde in verso Santa Trinit, e ruppesi nel

mezzo dov' era

la

commettitura

non fece male

a persona.

a d 3 di novenbre 1495,

ci

venne uno inbasciain

dore del

Re

di Francia,

che

si

chiamava Lancia

pu-

gno, e veniva per darci Pisa; e and l e fu preso da Pisani e poi lasciato.

E
la

a questo modo eravamo uccellati.

in questo

tenpo

mora
ci

E E
de'

a d 14 detto,

fu

ci facea un poco danno. come Piero de' Medici era

in

quello di Perugia con n^olta giente.


in questi di, tuttavolta
lo 'ncanto.
si

vendeva
si

e beni di Piero

Medici a

E
rialto

24

di

novenbre

1495,

disfece

un certo
la

che s'era fatto tra'l Palagio de' Signori e


Palagio al pari
si

Log'

gia de'Signori, che s'era fatto di poco tenpo, che s'an-

dava nella Loggia

di

colla porta.

E
zava
;

a d 26 detto,

vinse in Palagio 3 pitizioni: la

prima, una taglia dietro a Giuliano de'Medici, chi ramaze la seconda, vendere e beni della Torre
;

la terza,

la riforma del trarre

sanza chiamare.

Una

deliberazione della

Signoria del 22 novembre cosi


stratinn ante portain

concepita:

Quod pavhnentun saxis politis

Dominorion, paucis ante annis c.onfertwn, dietimi el Rialto, renioveatur et remaneat ut prhis erat ad maiorem Palatii pul'

critudinem, ne conspectus Palatii a lateribiis defonnatiis videatur: et lapidea illi denttfi' Operariis novae Salae ad Saain ronfir.ienda.
2

Ecco

in

sostanza con pi chiarezza

il

sunto

di

queste prov-

1495]

119
a di 3 di dicenbre 1495,
ci

E E

fu

come Piero de'Me-

dici fu

per esser preso a Cortona. S' ebbe a fuggire.

di 4 detto, ci fu come Ramazzotto, amico della Casa de'Medici, asaltorono la strada al Cavrenno, e tolsono muli carichi; e come poi, l'altro d, el podest di

Firenzuola aveva preso alcuni


fanti in

di

loro.

comandossi

Mugiello in aiuto di Firenzuola.


si

a di 7 di dicenbre 1495,
di

vinse in Palagio una


'

gravezza a'preti
de' Medici

50 mila
ci

fiorini

e alla roba di Piero

30 mila.
fu

E
preso

a di 8 detto,
el Castello

come

el

Re

di

Napoli aveva

Nuovo,

e cosi raquistava ogni cosa.


si

di

dicenbre 1495,

port in Palagio de'Si-

gnori un Davitte ch'era in casa Piero de' Medici, e posesi in

mezzo

della corte del Palagio de' Sig-nori.

visioni. Colla

prima,

si

prometteva

il

premio

di fiorini

2000 larghi
seconda,
si

d'oro e

altri

privilegi a chi uccidesse Giuliano: colla


Ufficiali di

ordinava agli

Vecchio
pare
e

e 20 in

Torre di vendere 48 botteghe sul Ponte Mercato Vecchio coll'ultima, s'ordinava l'imbor:

sazione dei cittadini per trarre a sorte quelli che dovessero occucerti ufizi o magistrati,

che allora

si

facevano per elezione

come
*

dicevasi, a

mano,

nel

Consiglio Maggiore.

questo

il

trarre sanza chiantare.

La

provvisione intitolata Ofpcialhnn

natio del giorno successivo.


<ia eleggersi dal Consiglio

Presbkerorvm OrdDovevano essere cinque cittadini


di

Maggiore, e coll'autorit

risquotere

almeno inaino alla somma di fiorini cinquantamila da qnalunche non sopportante le gravezze ordinarie . La Signoria, il di 30 del seguente mvse di gennaio, ordin agli OfficiaU delle Grazie dei
Contadini di cedere a quelli, per loro residenza, parte del locale che occupavano nell'Arcivescovado. 2 II di 9 d' ottobre, Signori ordinarono che le due statue di bronzo, il David e la Giuditta, esistenti il primo nel cortile del palazzo di Piero, e l'altra nell'orto del medesimo, venissero consei

120

[1495
a d 10 detto,
le
ci

E
arso

fa

come
di

el

Re

di

Francia aveva
,

case

di

quello Castellano eh' era in Pisa


al

per

non avere ubidito


teneva.

Re
come

renderci

la

cittadella

che

E
pi

a d 11,

ci

fu

el

Papa mand a comandare


cos

a frate Crirolamo che non predicassi; e


d.

osserv

E E
el

a d

12 detto

si

mandava comessari a

tutti

passi a pr vedere.

a d detto,
s

ci fu

nuove come a
alz
in
'1

Roma

era venuto
al

Tevero

grosso eh' egli

Banchi insino

primo

solaio, e

pass sopra

segno di tutte

le volte pi

braccia; e morivvi assai bestie e uomini e certi ch'erono


in prigione in fondi di torre, e pi altri.

E
nel

d detto, si disse

questa cosa poco credibile, che

Reame
:

era aparifa una donna a uno pecoraio e ave-

vagli detto:
disse

Dammi una

di coteste pecore, e

dandola Di

gli

Partila per mezzo.

partendola, n'usc fuori assai


yo

serpe, scorzoni e serpenti e brutti animali.


disse: Richiudila e raccostala

gli

insieme, e
:

ritorn

viva

come prima

e disse al pecoraio
;

Va
3

di' al

Papa che
di-

sar una grande pestilenzia

che faccino penitenzia e


d

giunino el primo sabato


carne.

e stieno

sanza mangiare
un'altra cosa da

E
che

d
;

12 di dicenbre 1495, pure la dir


,

ci

fu

ridersene
gli

poich'ella si diceva per tutto,


el

apar a Milano. Apar nella via

Duca

di

Mi-

gliate

agli Operai

di
si

Palazzo

per esser collocate in quel luogo

del

medesimo che

reputasse pi conveniente. Tal consegna fu

fatta sei giorni dopo. L'autorit del Landucci, confortata


sti

documenti, serva a correggere ci che ne disse


p.

il

da queMoisk nella

sua Illvstrazione del Palazzo dei Signori, a

74 e 75.

1495]
lano eh' era stato morto
disseg'li:
,

121
e dtte

una

lettera

uno e
portan-

Porta questa
in

al

signore

Lodovico.

dola, el cancelliere

Lodovico l'ebbe
el

noUa pot aprire. E come el signore mano, s'apr; e leggiendola, inchin

capo e stette un pezzo amirato.

E
si

chiedendo la

ri-

sposta el messo, el signore Lodovico disse: EU' fatta.

E immediate
fu

spar el messo.

Onde

diceva molte cose

che sarebbe mora, fame e massimamente guerre, come veduto per processo.

a d 14 di dicenbre 1495,

ci

venne uno inbasciadi Pisa;

dore dal

Re

di

Francia.

'

Avno buona speranza

e venne a Pistoia e non venne in Firenze, dicendo vo-

leva andare a Pisa.


e

E
si

l fu vicitato da' nostri cittadini

non giov.

E
di

a d 15 detto,

tirava su e cavalietti della sala

Dogana per porre

el tetto.
si

a d 21 di dicenbre 1495,

pose in sulla ringhiera


"^

del Palagio de'Signori, a lato alla porta, quella Giuletta


di bronzo,

eh' era in casa Piero de' Medici.

20

di dicienbre
'"

1495, s'arse in Palagio quel

resto delle pqlize.

Monsignore

di

Gemei.

La

Giuditta, opera di Donatello.

Le parole Ex'emphmi salutis


che leggonsi intorno alla
l'abbattuta potenza di

publicae cires posvere


base, credo che
si

MCCCCXCV,

ponessero a ricordare

Piero de'Medici e non la remota cacciata del Duca d'Atene, come stamp il Moise. Nel 1504, tolta dalla ringhiera per mettere nel

suo luogo
della

il

David
dei

di

Michelangelo

fu

posta in mia nicchia nel

cortile dello stesso Palagio; nel 1560 poi fu collocata sotto l'arco

Loggia

Signori in faccia a

Via della Ninna, dove sta

tuttora.
3

Ci era in ordine a

quella provvisione del


il

26

novembre
gli
uffici,

che riformava ed estendeva

modo

d'

imborsare per

122

[1496
a d primo di giennaio 1495, s'aspettava Pisa per
di quello inVjasciadore
l'altro di el
;

E
la
rio,

venuta
perch
;

e fu

tutto el contraa'

Castellano dtte le fortezze

Pi-

sani

e tutti e Franciosi
'

che

v'

erano

s'

andorono
'1

con

Dio, a Lucca.
ci

Onde

si

pot molto bene vedere che


si

Re

dileggiava, n voleva

riavessi,

sta vasi

ogniuno

di

mala

voglia; e dove

ci

dovano dolere del Re, alcuni


dicendo parole disosi

ignoranti volsono l'odio contro al Frate; andando di notte

intorno a San Marco, gridando e


neste: Questo por'co

di questo frataccio

vuole ar-

derlo in casa, e simile parole.


fuoco nella porta di San Marco.

fu chi volle mettere

E
E

a d 4 detto,

mandorono

cavallari in Francia, vo-

lando, a dolersi dell'essere ucciellati. Niente giov mai.

a d 9 di giennaio 1495, and in sul carro due

contadini e furono inpiccati, che volevano dare Montecatini a Piero de' Medici.

in questo d
di

bando,
Frati, e

che non

si

ragionassi

Stato, o di

mandorono un Re, o di
25, o

non portare maschere; a pena


d

di fiorini

dieci tratti di fune.

E
e

17 detto, tornorono e cavallari di Francia,

ruppe una coscia. E dissono, che gli avevano dal Re, che fussi rimesso in Sa'Mal e fatti di Pisa, di Sarzana e Pietrasanta; e che ci voleva rendere

uno

di loro si

ogni cosa, e che

gli

era di buona voglia.

Non ne

fu altro.

che ho citata nella nota 2 a


veva che, fatta
gnori ordinarono

p. 118, e
si

che tra
tratta.

le altre

cose prescridi quelle


i

l'imborsazione,

ardessero
Il

le polizze

borse delle quali non accadeva


al

farsi

30 dicembre,

Si-

cancelliere

delle

Tratte che portasse

lro

onines registros scrutineorum preteritoriini ut

illos conbiirant.

Questo

fatto fu,

com' naturale,

di

grande allegrezza a'Pisani,

quali ebbero

basciatori al

premura di darne subito notizia per mezzo d'amDuca di Milano, al Comune di Genova, al Papa, al

1496]

123
a d 19
di

E
poli,

giennaio,

ci

fu lettere dal

Re

di

Na-

che chiedeva aiuto,


piagnerebe.

altrimenti

farebbe cose che

l'Italia

E
Lega
qua

in questi d, c'era disputa


no.

si

doveva entrare nella


gli

Chi diceva che passerebbe un'altra volta di


;

el

Re, chi diceva no

perch gi

era morto

el

figliuolo e sfavasi in

molte parte e dispute.


si

a d 26 di giennaio 1495,

partirono di Firenze

gli usciti di

Siena e andorono a Siena colla forza de'Fio'1

rentini, co'molta giente e

nostro capitano Conte

d'

Ur-

bino, con tutti e nostri caporali.

cos

vennono

Pe-

rugini con molta giente, e col resto degli usciti, e fuvvi


in

un

d o

due 8 mila persone,

e rimissogli in Siena

.
'

Partissi di Siena alquanti cittadini e

venono a Colle.

E
dare

bello a
el

d 29 di giennaio 1495, fu dato bando di ruun maestro Lodovico medico e altri, che vollono

Bucine a Piero
di febraio

de' Medici.

a d 7

1495, e fanciugli levorono

di

capo una veliera a una fanciulla e fuvvi scandolo


sua giente
fanciugli
,

di

nella Via de' Martegli.


di

questo fu perch' e

avevano avuto animo


le

frate

Girolamo, che
e'

dovessino correggiere

disoneste portature

giucatori,

per modoch quando

si

diceva: Ecco e fanciugli del Frate,


si

ogni giucatore, quantunche bravo fussi, ogniuno


giva, e le

fug-

donne andavano con ogni onest. Erano ve-

Signore

di

Piombino, a Siena e ad

altri

La corporale
le

et actuale
,

possessione della cittadella nuova con tutte

rcche et fortezze
Lettere degli

da

essi
il

riputata

come

il

vero acquisto della bramata


s.

libert, fu

presa

primo

di

gennaio 1496, a bore 18

Au'

zani di Pisa.
1

II

Malavolti, nella sua Storia dice anzi che non poterono


,

entrare in Siena, e che fatta una sanguinosa fattione

torna-

rono indietro.

124
nuti in tanta reverenzia e fanciugli che o^rnuno
si

[1496
guar-

dava

delle cose disoneste e

massimamente
in

del vizio inotal


;

minabjle.

Non

si

sarebbe sentito ragionare di

cosa

n da' giovani n da' vecchi


fu
piccolo.

questo santo tenpo


e
tristi

ma
Sia

Anno

potuto pi
eh'
i'

eh' e buoni.

laldato

Idio

da poi
che
le

vidi ({uel

piccolo

tenpo santo.

Onde

i'priego Iddio che ce lo renda quel santo vivere

e pudico.

sia stato
si

un tenpo benedetto, vedi


feciono in tal tenpo.

pensa bene

cose che

a d 16
fra'

di febraio

1495, fu el Carnasciale.

avendo
e fare

predicato

Girolamo, pi giorni inanzi, ch'e fanciugli


'

dovessino in luogo di pazzie, del gittare e sassi

cappanucci, dovessino accattare e fare limosino a'poveri

vergogniosi
tale

come piaque
e in

alla divina grazia, fu fatta


di

comutazione, che in
;

luogo
di

pazzie, accattorono

molti di inanzi

luogo

stili,

trovavi su per tutti

canti Crocifissi nelle


tale,

mani

della purit santa.

Per modo
si

che in questo d del Carnasciale, detto vespro,


le

ragunorono
fisso, la

schiere in 4 quartieri

di

Firenze,
fu

ogni

quartiere ebbe la sua bandiera.

La prima

un Croci-

seconda una Nostra Donna, e cos


co'

l'altre; colle

tronbe e co'piiferi di Palagio,

mazzieri e ministri di

Palagio, cantando delle laide, sempre gridando:


Cristo e la

Viva
con

Vergine Maria nostra regina;

tutti

Iacopo Nardi lasci scritto nelle sue Istorie

Tra

le altre

cose questa parve molto notabile, che in quel tempo fu dismessa


e lasciata

volontariamente quella stolta e bestiale consuetudine


carnevaleschi
s'

del giuoco de' sassi, che ne' giorni

usava

di

lare

tanto radicata' per la sua antichit

che

eziandio dai severi spa-

ventevoli bandi de'magistrati non s'era mai potuto reprimere, non

che diradicare
dosi
tal

Ma

questa non fu che una sospensione, vedenin vigore

barbaro costume

anche nella seconda met del

secolo XVI.

1496]

125

mano, che veramente pe'savi uomini e buoni lacrimavano teneramente dicendo: Veramente questa nuova commutazione opera di Dio. Questi giovanetti son quegli ch'anno a godere le cose buone ch'esso promesse. E ci pareva di vedere quelle turbe

una ciocca

d'ulivo in

di Gierusalem ch'andavano inanzi e dietro a Cristo la domenica d'ulivo, dicendo: Benedetto sia tu die vieni nel nome del Signore. E ben si pu dire le parole della

Scrittura

Infanziuni e lattenziutn perfecisti laide.

note che furono stimati seimila fanciugli o pi, tutti da

5
rono

6 anni insino
a'

in

16.

tutti

quartieri

si

raunocappella

Servi, nel portico de' Nocenti e sulla Piazza, e


di

tutti si partirono

quivi

passorono

pella

San Marco. Poi feciono la via che fanno le procissioui passorono el Ponte a Santa Trinit e poi in Piazza. E poi in Santa Maria del Fiore
della Nunziata, e poi per
;

feciono Foferta, la quale era calcata d'uomini e di donne,


divise
,

da

l'

un

lato

le

donne

e dall' altro gli

uomini,

con tanta divozione e lacrime

di dolcezza di spirito,

che

non fu mai

fatta tale.

Fu

stimata Foferta parecchi cenfio-

tinaia di fiorini.
rini d'oro, e la

Yedevasi dato loro ne'bacini molti


arienti.
d' ariento,

maggior parte grossi e

Chi dato
e

loro veliere,

cucchiai

fazzoletti,

sciugatoi

molte altre cose. Si dava sanza avarizia; pareva che

ogniuno volessi dare


alla

ci

che

gli

aveva, e massime le
offerire

donne; parev'a che ogniuno volessi


e io l' vedute, e sentito

a Cristo

sua Madre. Io scritte queste cose che sono vere,


di tal dolcezza, e de' mie' fi-

gliuoli furono in fralle benedette e

pudiche schiere.
di di

E
vene

a di 17 di febraio, fu
alla predica di frate

el

primo
in

Quaresima,

Girolamo
di

Santa Maria del

Fiore un

grande numero

fanciugli.

Fu

fatto

certi

gradi accosto al muro,

dirinpetto al pergamo, per detti

126
fanciugli, dietro alle
fralle

[1496

donne

e molti

anche

si

stavano in

donne; e

tutti quegli

che stavano

in su'gradi can-

tavano inanzi

alla predica dolci laide;

e poi

venivano

pergamo e cantavano le Tanie; e'fanciugli rispondevano. Per modo che facevano per dolceza piagnere ogniuno, e massime gl'intelletti sani, dicendo: Questa cosa del Signore. E questo durava ogni mate cherici in sul tina di

Quaresima, inanzi che


si

'1

Frate venissi.
tenere

nota
letto
alle

questa maraviglia, che non


la mattina ninno tanciullo
lor
;

poteva

nel

tutti

correvano inanzi

madre

alla predica.

di

25

di febraio

1405,

si

trasse la Signoria nella


di

sala nuova, la quale era fornita

coprire, e

non era

ancora amattonata, n fatto panche. Era fatto la porta


del Palagio ch'andava nella sala
;

era inbastito, e non

v'era ancora fornito nulla.


epitaffi di

'

Nella qual sala fu posto due


l'al-

marmo,

l'uno era in volgare e in versi;

vughare diceva una stanza d'otto versi: in sentenzia diceva: Chi vuol fare parlamento vuol torre
tro in latino. El
al

popolo

e' reggimento.

L'altro ch'era in latino diceva,


lo

che tal Consiglio era da Dio, e chi


capiter male.

cerca

guastare

E E

a d 26 di febraio

1495,

s'incamer

la

gravezza

della Decima.

a d 27, e fanciugli furono


le

confoi'tati dal Frate,

che dovessino torre

zane de'berlingozzi, e'tavolieri dei


delle

giocatori e molte licenzio dell' usanze

donne,

per

modo che quando

e giucatori sentivano che venivano e

fanciugli del Frate, ogniuno

fuggiva, n era donna- che

avessi ardire d'andare fuori fuor dell'usanza.

indo

di

Tre giorni prima Signori avevano data licenza al Pollarompere il muro per andare dal Palagio nella nuova sala.
i

1496]

127
a
di

28

di febraio

1495,

ci fu

nuove che Sarzana


l'aveva dato a'Giedi

e Serzanello, el Castellano francioso novesi.


'

Chi non
si

si

sarebbe ribellato da'Re


dire, e Fiorentini
fedeli e pi

Francia?

Veramente
Francia
el

pu

essere al

Re

di

stati e pi

ubidienti uomini ch'abbia


l'abbi

mondo,

e lui
di

non pare che


febraio
le

mai conosciuto.
andadove vede-

a d 29

1495, e detti fanciugli

vano per
si fussi

tutto,
;

lungo

mura,

alle taverne,

vano ragunate
chi vuole.

e questo facevano ogni quartiere, e chi

rivolto a loro, portava pericolo della vita, e'fussi

in

questo tenpo
d

ci

rinforzava la mora.

marzo 1495, predicando frate Girolamo, fece gridare quella mattina: Viva Cristo e simile cose spirituali, per modo che fu una grande comozione di
a 8
di
spirito.

E
d

aveva, ogni d

di

lavorare, 14

15 mila

di

persone, che la maggior parte lo teneva profeta.

E
tai,

14

di

marzo,
^

si

fece certe leggi contro a'noel

che chi volessi usare

notaio

non potessi avere

ufici nella citt.

dal

dice che la tenuta di Sarzana, comprata II PoRTOVENERi Banco di San Giorgio, fu data il 26 dello stesso mese, e si ride
1

dei Fiorentini, che

per averla

aveano pagato

ai
.

Franciosi molte

migliaia di ducati, e fu fatto loro


2

come

di

Pisa

viare

del 3 marzo, la Repubblica, per ovpotrebbono dalla contagione del morbo della quale nella futura estate molto si dubita, avendo gi in qualche luogo cominciato a dimostrarsi , ordin che dal Consiglio maggiore si eleggessero quattro cittadini da durare il loro ufficio fino a tutto ottobre. Dovevano avere piena baha per rimea'

Con una provvisione

pericoli che nascer

diare e ovviare
3

al

morbo

sovvenire

poveri ammorbati.

La

Provvisione, oltre all'imporre ai notai di scegliere uno

de'dua membri, non parendo giusto che uno notaio possa godere

128

[1490
a d 22 detto,

E E

venne gragnliiola

neve grande

ch'alz

mezzo braccio per tutto. Perdessi de'fiori e frutti, d 27 di marzo 1496, che fu la domenica d'ulivo,
una procissione a
tutti e fanciugli, in

fece fare fra'Girolamo


coll'ulivo in

mano

e in capo, e pi

portorono

mano
pi.

ogniuno una croce rossa, lunga circa una spanna o

Furono

stimati 5 mila
tutti vestiti

fanciugli, e poi
di

grande numero
di poi tutti

di fanciule;

bianco, e cos le fimciulle,


e in
le

colle $ e coll'uUvo in
gli Ufci
gli

mano

capo; e

di

Firenze e tutte

Capitudini;

dipoi

tutti

uomini di Firenze, dipoi

le

donne; che non fu mai


restassi
oferta.

fatta la

maggiore processione. Non credo


Santa Maria del Fiore,
in su'

uomo n donna che non


ofersesi in

andassi a fare tale

n uno

altare
oferta.
al

per fare

el

Monte

della Piata.

Fu

fatta

grande
gli

E andava

inanzi a detta

procissone

un tabernacolo
di

quale v'era dipinto Cristo in su l'asino, come

Gierusalem,
per tutta

la

domenica

d'ulivo.

and in sopra portavano


'l

l'onbrella, tutti gridando: l''a C^isfo eh'


la citt.
si

nostro Re;

E
E

a d 28 detto,

diceva che'Re voleva passare.

'

Viniziani facevano molta giente.

E
Porta

a d 4 d'aprile 1496,
alla Giustizia, fatta di

si

port una bonbarda alla


;

nuovo

e provandola, trasse

e rovin

una casa

alla Cappanaccia.
ci fu

a d 7 detto,

come a Siena era piovuto

san-

gli ufici de' ciptadini et alsi gli ufci

de' notai

proilisce

anche
il

le

sostituzioni negli

uffici,

e contiene altri provvedimenti )>er

rego-

disimpegno delle attribuzioni dei medesimi. Se estima quasi certo, il Re di Fransa dover fare la impresa de Italia . Cosi scriveva da Milano, sin dal 14 gennaio, un oratore dei Pisani a quella Signoria. Lettere agli Anziani.
lare e disinteressato
1

1496]
'
;

129

e che a Viterbo era apague sopra due porte di Siena rito una donna ch'aveva detto ch'a Firenze era el vero profeta. Le scrivo perch si dice di queste pazie.

a di 10 di aprile 1496,

fu

asaltato el canpo no-

stro da'Pisani, di notte, e presono pi di cento cavagli,

amazorono e cavorono

gli occhi

a due uomini d'arme.


*

Non

presono per

el castello di Buti.
el

E
E
un

a di 12 detto,

Signore Piero prese

di

loro e

fece el simile, cav gli occhi a loro.

di

14 detto,

ci

fu

come que'di Faenza avevano


morto

cacciati di

Faenza

tutti chi v'era pe'Viniziani, e

loro mandatario.

E
<i

a d 17 d'aprile
di

1496,

predic frate

Girolamo a

Prato nella Chiesa

San Marco,

e fuvvi tanto popolo

Firenze e del contado che pioveva l ognuno.

disse

loro che sarebbono e secondi 'avere le flicit, dopo le


tribulazioni.

a d 24 detto,
el

ci

fu

come

e Pisani

avevano
el

in-

grossato

canpo, e ch'e nostri avevano


nostri,
si

peggio, e

che verrebbono a'danni

a d 26 d'aprile 1496,

ragun
frate

el

Consigho nella

sala grande, per fare la Signoria;


vi dissono la

e' frati

Messa;

e dissela

di San Marco Domenico, e poi

predic un poco.

in questo

tenpo che se ragunavano,


polize
;

fu trovato chi bucherava

dava

e quali gli Otto

L'Allegretti
le,

nei suoi

Diari Sanesi (in Rer.

Ital. Script).

registra questo- fatto che impauri molti in quella

citt.

Anch'esso

giudicava

cose

come

il

nostro, concludendo

con queste parole

tamen gli uomini di giudizio non lo credono . 2 Siamo a di 8, et abbiamo la nuova come li nostri hanno rotto il campo hostile, dove de' nimici sono morti Lta homini di arme, presi XXV, et cavalli 220 et certi muli, et ferito messer
Francesco Seccho
.

Lettere degli Atzani di Pisa.

130
feciono pigliare.
e

[1496

Fra

gli

altri fu

un Giovani da Tignano

mandorlo

al

Podest, e feciogli dare 4 tratti di fune;

e poi presono Filippo Corbizi e Giovanni Benizi e altri, e molti ne feciono sostenere in Palagio; e molti no' fu-

rono scoperti;

in

modo che

'1

Consiglio stette fino alle

22 ore

inanzi

fussi fatto.

Signori

poi

feciono

fare

la guardia per Firenze, la notte.

28

detto,' fu confinato nelle

Stinche in per-

petuo Filippo Corbizi e Giovanni Benizi e Giovanni da

Tignano, per la detta intelligienzia.


cittadini per dette intelligenzie.

pi fu amuniti

25

E
di

a d 2 di maggio, mandorono e Fiorentini al


lioni in

Re

Francia due
;

su due

muli in gabbie
'

di le-

gname

ci

giov nulla mai


ci

co' lui.

a d 3 detto,

fu lettere del

Re

di

Francia ch'aveva

isbandeggiato Viniziani, Lonbardi e Gienovesi, che non


potessino andare con mercatantie
torio; e che
gli

veruna nel suo

teni-

^aveva mandato a protestare ch'e Gie-

novesi e Lucchesi rendessino e Serezzana e Pietrasanta

a di chi

ell'era.

Fu da
ci

beffe.

a d 4 detto,

fu

come

el

Re

di

Napoli aveva

ripreso ogni cosa nel

Reame

ecetto che Gaeta, e morti

molti Franciosi.

1 II di 9 del mese stesso, Priori deliberaverunt et preceperunt Romulo Bernardi Antonii de Monte Catino, famulo eorxmi Camere annortim, quatenus vadat simul duohus leonibiis, mictendis per dic.tos Dotninos ad Cristianissim.i<m Regem Francoruni, et dictos leones in itinere gubernet donec ad cnriam dirti Regis
i

perveniat; et eos postea presentet oratoribus Florentinis


dietimi

'jjenes

ut executioni nandent in predic.tis qiiod habent in onandatis. Et casii quo dictus Romdus in huiusmodi itinere deficeret, tunc in eum locian famuli diete Camere,
existentibiis
,

Regem

et

pr

ciiis

reniuneratione, succedat Bernardits eiusdem

Romuli

filius.

1496]

131
in

questo tenpo non restava di piovere ed era

durata questa piova circa a undici mesi, che mai fu una

settimana che non piovessi.

8,

domenica,

di

maggio, son

la

canpana

grossa di Palagio al Consiglio maggiore, e fu la prima


volta ch'ella son a tal Consiglio
;

e fu

dopo desinare.
appelorono
si

E
al

quegli confinati
Consiglio

nelle

Stinche e amuniti

maggiore, e fu
gli

cimentato e non
'

vinse.

Bisogn che

avessino pazienza.

a d

11 di

maggio 1496,
si

fu finito

d'amattonare
luoghi

la Sala

grande del Consiglio.


d

E E

14 detto, la mora

risent in pi

in Firenze.

16 detto,

ci

fu

come

e nostri

avevano

rotti e
"

Pisani e preso 40 uomini d'arme. Mor de' nostri un fante.

II

ricorso e

il

rigetto pel

medesimo sono

registrati nel libro

di

Deliberazioni dei Signori e Collegi ad an.


2

Pietro Popoleschi, uno dei commissari, scrisse da Bientina


.<

a"

Dieci di Balia, lo stesso giorno, a ore 16:


le genti

Questa mactina

si

sono abochate
e
li

nostre con
li

le

genti

inimiche sotto Vico,

nostri

animosamente

hanno

rocti et gi

fra la Cecina et qui, circa 30 liuomini d'arme, et la

ne venuti prigioni, maggiore parte

ad

da Palaia nostro inimico. E fegravemente Tlllmo M. Francesco Secco in uno braccio da uno arcobuso, quale si port virilmente . Il Landucci forse esagera mettendo la sola perdita d'un fante, mentre il Portoveneri, per
cavallo; et preso Giannetto
rito

detrarre al merito dei Fiorentini, dice che erano molti e che furono
affrontati

artiglierie de' Pisani


tieri

da pochi Veneziani; e bench rimanessero vincitori , le amassno circa sei omini d'arme e condutde'Fiorentini, fra' quali fu pur uno messer Francesco Secco

fuoruscito di

Mantova

primo conduttieri de'Fiorentini

. Si

pos-

sono accordare i documenti con i cronisti, riflettendo che il Secco, mori lo stesso giorno per la ferita riportata. Quegli per che non si pu mettere d' accordo 1' Ammirato, che fa morire questo capitano

un mese prima.

132

[1496

E
men

a d 18 di maggio, venne un'aqua


via
e

si

grande

ch'ella

seminati insino qui ne'piani, e qui a Rovia.


el
^

vezzano ruppe due muri intorno a una

a d 20 di maggio 1496,

ci

fu

come

Duca

di

Milano s'era scoperto nimico de'Fiorentini.

22

detto,

si

battez
si

una

fanciulla

ebrea,

ch'aveva circa 20 anni, che


figliuola di

fugg da sua madre, eh' era

madonna Perla
ci
^

ebrea.

E E

a a

d detto,

venne uno inbasciadore francioso,

ch'era Vescovo.
d

Aleggi al Canto de'Pazzi.

maggio 1496, and in Palagio alla Signoria el detto Vescovo inbasciadore, e disse come era nostro amico, e come gli aveva conosciuto come e Fio24
di

rentini erano sua amici, e che de'danni nostri

ci

voleva
avere

ristorare e fare rendere le cose nostre, e anche


dell'altre.

senpre da
fatti.

lui

avemo

di queste

buone pa-

role

ma
si

non

Ci fu senpre molto ingrato.

Ma

Fi-

renze

lasci senpre ucciellare

come

gl'ignoranti. El

detto inbasciadore and a vicitare frate Girolamo a San

Marco, e fu

fatto.

Pisa

si

stette a quel
ci

medesimo.

a d 28 di maggio 1496,

cominciava una certa


trova medicine,

infermit, che le

chiamavano bolle franciose, ch'erano


;

come un vagiuolo grosso

non
'

si

ma

andavano senpre peggiorando.


1

Ho

Dovevano avere ben corta vista Fiorentini di que' tempi come fossero continuamente burlati da'Francesi e nondimeno sperassero sempre in loro: ora viene il caso del Duca di Milano, cli'e'si accorgono a mezzo maggio che era loro nemico, mentre il Portoveneri dice che. fino dal 4 aprile, era arrivato a Pisa un soccorso dei suoi soldati.
i

gi osservato

Filippo Hbert d'Au6Sonvilliers,

arcivescovo d'Aix, che

fu

molto onorato e regalato, come mostrano i libri dei Dieci. 3 Forse sar cominciata allora in Firenze, ma gi questa
malattia era in
Italia,

secondo alcuni

scrittori, fino dal 1492.

1496]

133
a d 30 detto, e figliuoli di Bartolomeo Pucci anl'

dorono a

Arte della Lana e ruppono


'

la

prigione,

cavoronne

lor padre,

E E
venne

31 detto, furono mandati


di Rifredi pi grosso

al Bargiello.
s

a d 6 di giugno 1496, venne


el

grande aque, che


che mai. Fece
di-

fiume

molto danno.

E
lo

in questo tenpo

non paso,

in

questo anno, soldi 34

staio del grano.

E a d 10 di giugno 1496, ci fu come el Papa mandava con giente d'arme el figliuolo in verso Siena,
e

aveva seco Piero de'Medici. ^

E
sta el

a d 12 detto,

ci fu

come

egli era giunto a Pisa


e,

molti Stradiotti mandati da'Viniziani;

secondo me, qui


gli

male nostro
a d 17 detto

de'fatti di

Pisa

sono quegli che

sostengono e che possono durare alla spesa.

E
E E

ci

fu

come quegli cavagli


in

pisani

scorsone in quel di Bibbona e feciono grande preda.

23

di giugnio, scorsone e Pisani


el

Valdi-

iiievole e

arsono

Borgo a Buggiano.
si

a d 24 detto, non

fece festa

veruna se none
*

la procissione e l'oferta di

San Giovanni.

Era

tallito e

per trovavasi in carcere. Litta Famiglie ce-

lebri.
2 II

figliuolo del

Papa

il

Duca

di Candia.

Che queste voci


il

corressero in quei giorni lo prova anche una lettera scritta


8,

di

di

Roma, da

Ricciardo Becchi, arrivata appunto

il

di

10 alsolda-

l'Ufficio
3

de'Dieci di LiVjert e Balia.


di

L'espugnazione fu fatta con faticha et morte


Intendi forse

tesche pisane e fiorentine. Lettere degli Anziani di Pisa.


*

che non

si

corse

il

Palio,

perch

panelli

(o padelle)

per l'illuraiuazione ebbe la privativa di provvederli un


;

banditore dei Signori

quali altres dettero licenza a tre ciurma-

134

[1496
a d 25 detto,
si si

E E E

cominci a fare e partiti colle


fa a Vinegia.
'

pallottole d'oro
in

come

questo tenpo,

ci

era circa 20 case di morbo.


e

a d

5
e

di luglio,

Pisani scorsone

in

quel di

Volterra; e nostri gli rinchiusone e ruppogli e presono

60 cavagli
rotta.

morivvi 20 uomini.

Fu

a'Pisani una grande

a d 8 di luglio 1496,

ci

venne Tanbasceria Sa-

nese, e feciono lega co'Fiorentini per due anni.

E
bolle
di

in questo

tenpo

si

cominci apriare quelle dette

chiamate franciose,

che gi

n'

era piena la citt

maschi e femmine, quasi

tutti d'et grandi.

a d 16, fece la mostra u'nostro condottiero chia-

mato el signore Rinuccio da Farnese, con 400 cavagli; e and in quel di Pisa, al canpo nostro. * E a d 23 di luglio 1496, si vinse in Consiglio grande

tori di

potere in quel giorno

cavar denti, ciurmare, esercitare

in-

fine la loro arte.

ci

mostra che dov esservi anco questa volta


nella sala

numeroso concorso, almeno di gente del contado. 1 Con provvisione de' 22 giugno, si ordin che
grande del Consiglio fossero
si

certi

cappelli o vasi

di
alti

ottone o d'altra materia, stretti alla bocca e tanto

rame o che non

di
vi

vedwe dentro; nei quali dovevano essere delle ballocte di rame parte gialle o dorate parte darientate o alti'imenti bianchite . Quando vi era da eleggere a qualche ufpotesse
, ,

cio,

Consiglieri, entrando nella sala,

lottola; e se veniva gialla, erano elezionari e

dovevano estrarre una paldovevano passare al


farsi la

segreto per

nominare a
in

queir uficio che accadessi

no-

minatione
2

Non trovando

questo tempo agli stipendi dei Fiorentini


il

questo Farnese, credo che

Landucci volesse invece scrivere del

conte Rinuccio da Marciana, che certamente trovavasi in Firenze,

due giorni prima, come resulta dalla licenza data dalla Signoria ai Suonatori del Comune di andare a onorarlo ('Libro di Deliberazioni de' Signon ad anj.

1496]

135
a'preti, di

uno balzello

50 mila
fuori,

fiorini;

'

e vinsono di le-

vare la met de' salari degF

iifici

di

Firenze drento, e

un terzo a quegli

di

per uno anno.


ci

E
viglia

a di 24 di luglio 1490,

fu

come
n'

'1

canpo

de'

Pisani era venuto a Bientina. Ogniuno

aveva mara-

che

g-r

avessino tanto animo. Ogni cosa nascieva

dall'aiuto de'Viniziani in secreto.

a d 28 di luglio 1496, e nostri feciono una spiafatti

nata presso a Cascina, per fare

d'arme

e'

Pisani

non accettorono.

a di 29 di luglio 1496,

ci fu

come
guerre
ch'e

e nostri erano
'1

scorso tanto che presono el Marchese di Fivizano e


castello.
^

Che varie cose fanno

le

Or paiono

al

di sotto, ora al disopra, per

modo

Pisani s'erano

recati in luogo forte per paura.

E
vano
le

a d 31 di luglio,
fortezze

in certe

nel

chiesti patti al

ci fu come e Franciosi ch'erano Reame, le tenevano pe'Re, aveRe di Napoli, insino a d 23 d'agoi'

sto avere soccorso, da ind'

l si

volevano dare, salvo

persone, e posti in

Provenza.
casa di Francesco Nori.
^

E
el

a d 2 d'agosto 1496, s'aperse per la prima volta


della Piata, nella

Monte

Si deliber di fatto in
i

questo giorno che

il

Consiglio eleg-

gesse cinque cittadini

quali, insieme

con due religiosi deputati dal

clero, imponessero tale accatto alle persone religiose e luoghi pii

non sopportanti
2

le

gravezze ordinarie.

Anco questa

volta quell' uf-

cio rised nell'Arcivescovado.

Fivizzano in questo tempo apparteneva a Gabbriello Mala-

spina. Quello

che fu preso prigione, anch'esso dei Malaspina, fu


di Villafranca.
I

Tommaso marchese
3

Dieci

pagarono

fiorini

25

d'oro a quelli che lo presero e lo condussero a Firenze.

Fino dal 28 dicembre,

la

Repubblica aveva ordinata


della Carit,

l'ele-

zione di otto riformatori del

Monte

da cominciare

136

[1496

a di 4 d'agosto
'1

1496,

si

vinse che

si

pagassi le

gabelle e

sale co' quattrini bianchi, che fu trista gior'

nata pel povero populo, secondo alcuni.

Fu

gonfaloniere

Tomaso

Antinori.

E E

in

questo tenpo la mora era quasi terminata.


di

8 d'agosto 1496, fu morto


eh' era

u'

nostro

comes-

sario in verso Firenzuola

de' Canigiani. Pissesi

perch

gli

aveva

fatto tagliare la testa a'ior fratello.


lo staio del

a d 10 d'agosto 1496, valse

grano pi

di soldi 40.

Era cattiva

ricolta in ogni luogo,

a d 15 detto, predic frate Girolamo in Santa


la

Maria del Fiore e, per


e

gran giente, rovin uno di

que' gradi de' fanciugli, di verso la porta di San Giovanni,

non

si

fece male persona.

Fu

sappi che gli erano 4 gradi,

tenuto un miracolo. E 2 n'era accostato al muro

dirinpetto al pergamo, gli altri due n'era uno di sopra,


dagli uomini e
chiesa.

uno

di sotto dalle

donne, nel mezo della


fanciugli, fu
di

Tanto erano multipricato e


fargli.

bi-

sogno

nota, che in quel tenpo era tanto spirito

in quella chiesa, e tanta dolceza a

udire que' figliuoli

il

loro ufficio

il

primo gennaio 1496;


il

quali dovessero avere la

cura, e pensare

modo

del

detto Monte.
gli

Con

la stessa

provvi-

sione

si

fecero vari ordini contro


il

Ebrei, che da 60 anni stra-

niavano
danari

popolo coU'usura; leggendosi nel preambolo che, per


fiorini

esempio, in 50 anni, 100


7.

divenivano 49,792,556, grossi 7 e


si

Con

altra provvisione del 21 aprile 1496,

stabilirono

capitoli e le regole del detto

Monte. Se questo provvedimento fu molesto, buona per era la cagione che lo mosse perch i danari che si ritraevano dall' au;

mento

di

queste

gabelle

furono destinati per

gli

Officiali

del-

l'Abbondanza, creati colla stessa provvisione, onde provvedessero,

per quanto era possibile, che


contado,
il

ara

di

in questa carestia, nella citt e grano si mantenga in tal pregio che ciascuno che ne bisogno possa comodamente comprarne .

1496]

137

cantare, quando di sopra, quando di sotto e quando da


lato,

cantando a parte con ogni modestia e silenzio, che


fanciugli. Io lo scrivo perch

non pareva cosa da


tuale.

mi trovai

presente e vidi molte volte, e sentii tale dolceza spiri-

Veramente era piena la chiesa d' angioli, d 19 d'agosto, venne in Firenze uno inbasciache
si

dore di Massimiano imperadore, e a d 20, and in Palagio alla Signoria, e protest e disse,

dovessi

levare l'offesa
e
lasciare el
'

a'

Pisani, e che noi entrassino nella lega,


di

Re

Francia, dicendo che non della

stirpe reale.

a d 22 d'agosto 1496, venne una tenpesta

qua

su da Quinto e insino a Fiesole e Montereggi, che cav


delle barbe molti noci e frutti, e port via ulivi; e fu

tanta e tale gragniuola


cosa.

che tolse vino e olio e ogni


detto inbasciadore dello 'Npc-

a d 24,

si

part

radore.

E
Duca
'1

a d 2 di settenbre 1496,

ci

fu

una

lettera

dei

di Milano e letta in Palagio, la quale diceva che

Frate scriveva al

Re
lo

che venissi, che non poteva pi


'nbasciadore di

sostenere.

ancora

Francia

and

su alla Signoria a dire

che questo

Frate era quello

Non uno ma due


il

furono

gli

ambasciatori;
e preso

Gualterus de

Stadio castellano, e Lodoviciis

Brumis
;

dottore. Alla loro orazione

brevemente replic
gli oratori

Gonfaloniere

tempo per consultare,

furono nuovamente ricevuti due giorni dopo; e allora

fece

la risposta
,

con bellissime parole


tal

il

cancelliere

Bartolommeo

Scala

dicendo cha su

proposito manderebbero ambasciatori


il

all'Imperatore.

ci furono eletti
Il

vescovo Cosimo de'Pazzi e


intimato dai

Francesco Pepi giureconsulto.


furono date loro
7 settembre.

30 agosto fu loro

Signori di partire da Firenze dentro tre giorni, l'istruzioni


il

per

138

[1496
ni-

che guastava Firenze. El povero Frate aveva tanti


mici
'
!

di

di

settenbre 1496, fu fornita di volgiere

la cupoletta della sacrestia di Santo Spirito,

E
stro

a d 9 di settenbre 1496, ci aveva dato una rotta a' Pisani


a di 19 detto,
ci

fu e

come
di

el

canpo no^

morto 80 uomini.

fu

come

el

Re

Francia aveva

avuto un

figliuolo maschio.

in

questo tenpo non restava di piovere ogni set-

timana, come l'anno passato, per

modo che non


si

era anle

cora battuto in molti luoghi, e non

maturava
dalla

biade

n r uve
fezione.

n' e fichi

ogni cosa

mancava

sua per-

E a d 24 di settenbre 1496, ci fu come avevano preso 30 muli carichi di zucchero


nostri.

e Pisani e

colami

E
27
si

a d 26 di settenbre 1496,

ci

fu

come Piero Cap-

poni era stato morto in canpo da uno arcobuso.


fece la sua onoranza in Firenze.
''

a d

E
o pi.

a d 8 d'ottobre, sabato, valse

el

grano soldi 50

Maggiori particolari su questi


al

fatti

vedili nei

documenti XI

e XII relativi

Savonarola, pubblicati dal Prof. Isidoro Del

Lungo

neW'A'chivio Storico Italiano,


2

Nuova

Serie, Voi. XVIII.

Dall'AMMiRATo abbiamo essere seguito


in quel di Bientina. Gli
il

questo combatti-

mento
3

Anziani di Pisa cosi ne scrivevano a un loro ambascia-

tore,

26 di settembre Li inimici hyeri andonno a campo a Soiana


tiene per noi. ... et
4, in la
li

che

si

denno una crudel

battaglia, et dur
gli altri

pi d'ore

quale mori molte persone et fra

Piero

Capponi commissario generale del campo hostile, el quale fu morto da uno archobugio; e stanotte li nostri sono iti a soccorrella, et tanden s' levato l'assedio. Tornansi tutti li campi al loco loro. (Lett. degli Anziani, I, 135).

1496]

139
a di 13 d'ottobre,
ci

E
le

fu

come

morto, e che don Federigo s'era

Re di Napoli era fatto Re e aveva rotto


'1

bandiere del

Re

di

Francia.
ci

a d 14 d'ottobre,

fu
a'

come

lo

'Nperadore

si

par-

tiva da Gienova e veniva

Pisani.

a d 16 d'ottobre 1496, and un bando, chi sapessi

chi avessi gittato

una fanciulla

di circa

a 22 anni in una

sepoltura di Santa Maria Novella, morta, legata in due


sacca, la quale non
si fussi.
si

conosceva; e non

si

trov

di chi

a d 24

d'
'

ottobre,
e

ci

fu

come

lo

'Nnperadore era

giunto in Pisa,

come

gli

aveva

scritto qui,

come vo-

leva che noi entrassino nella lega; altrimenti anderebbe


a'

danni nostri, e anderebbe a canpo a Livorno e a tutto


Contado, e metterebbe a
filo

el

di

spada ogniuno.

E
stra

a d 30 d'ottobre, facemo venire la Tavola di Nodi

Donna
di

Santa Maria Inpruneta.

in Firenze, giunse

E quando giunse nuove da Livorno, come era giunto


Re
di

12 nave

grano, ch'era l'armata del

Francia; e

quegli di Livorno usciron fuori e ruppono el canpo del-

lo'Nperadore e de' Pisani


e tolsono loro
l'

e
:

amazzorono circa 40 uomini,


che fu opera
di

artiglierie
di

Dio, per la
tal nosi

gran divozione che fu


vella apunto

Nostra Donna. Giunse


lei

quando giunse

in Firenze.

ancora
lei,

trov, che quando fu diliberato di

mandare per

che

Venerd notte sopra


oratori della
la

il

sabbato,

che

fumo a
il

di

xxii,
di

hore

sei di notte,
li

giunse qui la Maest Cesarea,

Conte

Ca-

iazzo et tutti

Santissima Lega et
in la casa
di

altri

Signori et

Baroni
torchi

et

li

demmo

stantia sua

che fu de' Medici bonbarde, fuochi,

lungo Arno. Ricevemmolo con quello honore


,

campane et grida et lieto cuore che a (Leu. degli Anziani, I, 150).

noi fu possibile

140
in quel d
si

[1496

mossono

le

navi da Marsilia; e quando fu

disposta, giunsono in porto di Livorno.

fu tenuto che

veramente

la

Vergine Maria voleva aiutare Firenze, e

che quello fussi un saggio.


racolo espresso.
'

videsi chiaramente el mi-

E E E
di

in

questo tenpo valeva

el

grano, 58

alcune

cime, lire 3.

a a

10 17

di

novembre 1496, rovin


si

la

cupoletta

della sacrestia di Santo Spirito, quando


d
di

spuntell.

de'Viniziani e de' Gienovesi

novembre 1496, ci fu come l'armata and a traverso nel Porto


molti uomini.
tesoro.

Livorno,

afog

que' di Livorno
nell'

guadagnorono molto
certa navetta di
riebbe.

Ed
ci

era

armata una
tolta, che
si

grano

che

avevano

pi v' era una nave aparecchiata per lo 'Npe-

radore, che v'era su sue veste e argenterie (era sceso


in terra di poco

quando venne

la fortuna), la

quale era
di

intorno a Livorno per asediarlo co' Pisani.

fatto

levorono

el

canpo, e lo 'Nperadore perdette la sua nave

e pressoch la vita.
di

Veduto

tale

segno e miracolo, l'aiuto


con Dio e lasci

Dio

a'

Fiorentini, inmediato s'and

tale inpresa, ch'era

venuto insino della

Magna

per

insi-

gnorirsi di Pisa
d fu

eh' e Pisani

gliene davano.

in

un

spento un tale fuoco. Che non manco

fu questo

miracolo che quegli del Testamento Vecchio.


ingrati Fiorentini

Ma

molti

non l'anno stimato,


di

ma
lo

bene vero
che sentou

che una buona parte d'uomini buoni e

savi,

bene delle grazie e maraviglie


e

Dio,

stimano asai

danno laide a Dio.

'

La venuta
Cio, soldi.

di

questo

tabernacolo fu ordinata con delibera-

zione de'Signori e Collegi de' 26 ottobre.


2

1496]

141
a di 21 detto, andandosene

con gran vergogna,

Iddio gli volle ancora mostrare la 'npresa sua ingiusta,


che, passando da
chesi feciono
eh' io

Lucca

e chiedendo vettuvaglia, e Luc-

pena

la 'testa chi gli

dava niente, per modo


di tornare nella

mi credo che dubit pi volte


a d 27 detto,
ci fu

Magna.

E E

come

lo

'Nperadore era pase'

sato in Lonbardia e

caminava quant'
di

poteva.

a d 30 detto, venne l'armata del

Re

di

Francia

a Livorno, con certe galee


toni ne scese in terra.
e feciono

Brettagna, e di que'Breta'

E andavano

danni de' Pisani

gran danno pel paese

loro,
lire 3,

in questo d, valeva lo staio del grano

tuttavolta.

E
E

a d 5 di dicenbre 1496,
eh' era stato

ci

rinov una casa


e'

di
'

morbo,

mesi che non

era

stato nulla.

in questo
'1

tenpo ^'era gi pieno

di bolle franciose

Firenze e
Italia e

contado, ed erane in ogni citt per tutta


assai.

duravano

Chi

le

medicava
si

e ristrigneva,

davano doglie
ritornavano.
no'

assai per tutte le giunture, e finalmente

questo

modo non

trovava medicine; e

ne periva molti,

ma

stentavano con molte doglie e

schifezza.

E E

a d 12 di dicenbre 1496

mandamo

el

canpo a

Cascina.

15, ci fu

come

e nostri

avevano preso Trefilo di

moleto, che l'avevano messo a sacco e a

spade e

Non

cessando

la peste,

ed essendo

finito

ufficio dei cit-

tadini chiamati a fare le provvisioni necessarie contro la

medesi-

ma

la

Repubblica

il

23 novembre

ordin la creazione di due


i

altri ufficiali

per sei mesi, colla stessa autorit che avevano

precedenti.

142
morto ogniuno che
v'

[1496-97
era d renio.
si

la

cagione fu che
statichi,

trattando l'accordo, che

volevano dare e dare

e apressandosi alla porta, uno sciocco (che sono quegli

che fanno capitare male e popoli che vogliono ben


nella testa a uno conestavole francioso che
el Pitetto,

vi-

vere) trasse, dalle mura, trasse un passatoio, e dtte


si

chiamava
gli altri

casc morto.

Onde vedendo

e Franciosi

ch'erano nel canpo nostro, feciono fare indietro


e dissono
:

E' tocca a noi a fare la vendetta

e feciono

forza e entrorono drente, e amazzorono ogniuno e sac-

cheggiorono tutto.

in

questo caso, e nostri non dove-

vano lasciare fare a quegli uomini barberi, che godono d'inbrodolarsi nel sangue umano.
'

E
grano

17 di dicenbre

1406,

rinvili

lo

staio

del

soldi 5, e tutta volta

mandavano

assai muli per

grano a Livorno.

a d 21 detto

ci

fu

coma avevano

preso Solano

per forza, e inpiccorono parecchi uomini e amazzoronne,


soldati e donne e fanciulle e tutti mandorono in camicia. E a d 23 detto, ci fu da'nostri inbasciadori di Francia, come e' non se gli poteva dare a intendere che noi fussino sua amici del Re. E intesesi, come gli erano e cittadini di qui ch'ordinavano tutto e fu grande remore

e spogliorono tutti

gli

infra gli Ottanta che

si

dovessi fare giustizia e punire


fu altro.
,

chi peccatore, e

non

a d 3 di giennaio 1496

ci

fu

come a Livorno

era giunto due navette di UTano di certi mercatanti.

Anche
,

ne* documenti pisani si

rammenta
et

la strage grande

di Cauli,

Sancta Luce et Tremuleto, Sancto

la

perdita di
castelli

Colognole,
colline

Terricciuola

Regulo
I,

di

altri

delle

(Leu. degli Anziani

173

t.).

1497]

14 to
a d 5 detto,
di
si

vinse

di

porre una gravezza di


'

200 migliaia

fiorini e fussi

posta da 20 uomini.

E
vagli
,

a d 11 di giennaio 149G, giunse in Firenze Mon,

signore Begn, che veniva da Napoli

con forse 50 cafranciose.

ed era amalato.

Aveva

le bolle

Venne

nelle ceste. Aleggi in casa di

messer Iacopo
quatrini

de' Pazzi.

Fecesegli onore, e

'1

presente grande.
,

E E E

20 detto

si

vinse eh' e

bianchi
mesi.

si
'

spendessino per le gabelle e sale, per due


pi vinsono, che
s'
^

altri

arogiessi al Consiglio giovani

bisognando, da 24 anni in su.


in ((uesto

tenpo valse la farina

lire

3 e

soldi

10

lo staio.

23

di

giennaio 1406,

si

parti di t'irenze

ol

signore Begn e andossene in Francia, eh' aveva perduto


tutto el

Reame, che non pass sanza vergogna


s

del Re,

che non mand mai soccorso. Aveva aquistato

grande

regno

in pochi d, e in pochi perduto.

E
soldi

a d 25 di giennaio 1497, valse el grano

lire

14

lo staio.

in

questo

d,

mor una donna nella


si

calca alla Piazza del Grano, dove

vendeva

el

pane

e"l

Dovevano essere
fra
i

scelti al pi

presto possibile dal Consiglio

Maggiore,

cittadini abili agli uffici, e d'et d'anni

40 almeno.

La

distribuzione doveva esser fatta dentro 60 giorni, che tanti duufficio.

rava queir
2

E una proroga
le

per

altri

visione del 4 agosto citata a pag. 136 nota


assai

due anni, e non mesi, della prov1, essendo peggiorate


di

condizioni

specialmente per l'assedio


cinque
il

Livorno

ec. Si

accrebbe inoltre

di altri

numero

degli Ufficiali

dell'Ab-

bondanza.
3

preso per aver sempre nel Consiglio


fossero scritti tra
debitoi-i del

L'Ammirato d molti ragguagli su questo provvedimento il numero di lOOO per cui era
;

necessario avere 2200 cittadini netti di specchio, che


i

cio

non

Comune.

144
grano del Comune.
lasci a casa

[1497

pi

ci

fu,

come un povero contadel pane,


e'

dino, che veniva a Firenze per accattare

3 banbolini sanza pane,

ritornando a
gli

casa trov que'fanciugli che morivano, e no'


confortare, tolse

potendo

un capresto

e inpiccossi.
el

a di 28, sabato, rinvili

grano

12 o 15 soldi

lo staio; e dettesi el pi debole a soldi

54

lo vStaio.

E E

a di 3 di febraio 1496, fu mandato

dicatore de' Fidati Minori che predicava in

a d

Piazza del

un preSan Lorenzo. 6 detto, afog nella calca pi donne alla Grano, e chi ne usciva mezze morte, eh' era
via

una cosa

incredibile,

ma

fu vera perch'io la vidi.

E E E E

a d 10 detto, afog un' altra donna e uno uomo,

al detto

pane del Comune.


,

a d 11 detto

sabato

valse

lo staio lire

la cima.

a d 19 detto, and la Piazza del Orano a sacco. a d 20,


ci fu

come l'armata

del Re, ch'era a Li-

vorno, aveva preso due navette di grano nel Porto di

Pionbino e condotto a Livorno. Stava a nostra stanza.

'

E
E E
in

a d 28 di febraio 1496, valse

e'

grano quel me-

desimo.
d

10

di

marzo 1496, s'incamer


ci

la gravezza detta

Ventina.
a d 12 di marzo 1496,
di

fu

com'egli era giunto

Porto Pisano 3 nave

grano per nostro conto.

E
E

a d 13 detto,

ci

fu

come
el

el

Papa aveva riavuto


in

Ostia da' Franciosi, per danari.


a d 15 detto,

avemo

perdono

Santa Maria

del Fiore.

Le

due navi cariche


,

di grani,

prese sopra Piombino dalle

cinque barce fransese


Pisa).

erano de'Pisani. (Lett. dejU Anziani di

1497]

145
a di 19 di marzo 1496,
fu

trovato

per Firenze

fanciugli morti di fame, e pi d' uno.

E E

a d 20 detto,

fu

confinata la
via,
'

suocera

di

Piero

de' Medici, e detto d

and

a d 21 detto,
,

ci

fu sospetto di trattato di Piero

de' Medici

che

si

diceva che voleva entrare in Firene


fare gridare

zuola, e dare grano e farina al popolo,

Palle.

no' ne fu nulla.
,

a d 24 di marzo

Venerd santo

predicava un

frate in Santo Spirito, che diceva contro a frate Giro-

lamo, e tutta Quaresima diceva eh'


e che non era profeta.
frate
^

el

Frate c'ingannava
,

Diceva cose da fanciugli


el populo.

e a

Girolamo

gli

cresceva tutta volta

Aveva

alla predica

continuamente 15 mila persone, ognind di


cascava uovenuti

lavorare.

a d 27 di marzo 1497, tuttavolta

ci

mini e donne e fanciugli per^i fame, e alcuni ne moriva, e molti

ne moriva allo spedale, eh' erano


fame.

meno per
di

la

E a d 2 d'aprile 1497, intervenne fuor della Porta San Piero Gattolino questo oribile caso a un sevaiuolo,
gli

che se

appicc el fuoco in casa e arse ogni cosa e

le persone; che furono

4 tra donne e fanciulle,


;

tre

maschi, che v'era un garzone grande

che furono sette


si

persone. No' ne canp ninno se none un lor padre che

trovava 'Arezzo in quel

d.

1 Era la contessa Caterina da San Severino, cui Guardia e Balia avevano ordinato, fino de' 17 marze

gli
,

Otto di

pr hono
territorio

reiinihlce

di
Il

uscire

dentro

tre

giorni

dalla citt e
di

fiorentino.

20 poi comandarono a due cittadini


di

accompagnarla

fino a Siena. Libro

Partiti e

Delibe^asioni di detti Ufficiali

<d anniim.
2

Sar quel

frate

Leonardo rammentato pi avanti a pag. 153.


10

146

[1497
a
di

E E

4 d'aprile 1497, isvenne molte" donne

alla

Piazza del Grano, e morivene due.


a d 5,
ci

venne una certa monaca


la quale era

di

verso

el

Ponte a Rignano,
santit, e

un poco

in oppinione di

cominci a parlare e dire contro a frate Gipresto


si

rolamo.

spense.

'

E
E
detti,

a d 8 d'aprile

1497, valse
el

el

grano

lire

4^

soldi 10.

a d 12 detto, valse

grano

lire 5.

io lo

ven-

un poco che m'avanzava, mi chiamo ingrato.

lire 4,

soldi

13.

Di ci

come a Livorno era 2500 moggia. E a d 16 detto, ci fu come e nostri avevano tolto a' Pisani e preso el bastione del Ponte a Stagno. E d 18 detto, si lev un romore per Firenze, che venne di Piazza de' Signori e del Grano. Furono cierte povere donne ch'andorono alla porta del Palagio e chiedevano misericordia del pane, in modo corse per Fia d 14 d'aprile 1497,
di
ci fu

giunto una nave

grano

eh' era

renze, che

si

cominci a gridare serra , sera ; in


tir

modo
la

che

ogniuno

drente

rastregli,

chi

serr

bottega.

E
E

a d 19 detto, mercoled, rinvili

el

grano

soldi

lo staio.

a d 21, fu fornito
di
^

di

porre quelle colonne di

marmo

a l'andito che va
la Mercatantia.

Palagio nella Sala grande, di verso

II

Savonarola

le

mand a

dire

che attendesse a

filare e

da monaca. Burlamacchi, Vita di Fra Girolamo. Nella Storia fiorentina Ms. di Piero Parenti leggesi che si chiamava Suora Maddalena, ed era del Convento di Santa Maria a Casignano. 2 Fino de' 9 dicembre 1495, la Signoria aveva ordinato ai
fare
esercizi

1497]

14T
a
d

25

d' aprile,

ci

fu

come Piero
si

de'

Medici era
le

a Siena con giente


la notte.

assai,

i'modo che

faceva

guardi

a d 27 detto,

ci

fu

come Piero

de'

Medici era a

Staggia.

E
fu

a d 28 detto,

ci

fu coni' egli era alla Castellina;

e pi rinfrescava: egli

a Certosa.

20 ore che
s'

fu insino alle Fonti di

dumila persone tra piede e cavallo.


di desinare,

in effetto, non San Gaggio, con Onde in sull'otta


,

armorono
e

e gonfaloni e molti
alla

cittadini e

tutti e principali,

andoiono

Porta

(lattolino.

circa a ore

21

si

part,

San Piero vedendo non avere


di

seguito di Firenze.

fu tenuto la pi sciocca cosa met-

tersi in tanto pericolo,

che, se

gli

avessino voluto, lo
,

potevano pigliare

sonare a martello di fuori

sarebbe
'

stato rinchiuso. Tornossi a Siena e

non sanza paura.


di Bruscoli.

E
de'

a d primo di maggio 1497,

ci

fu come Giuliano

Medici faceva giente qua in quel

maggio 1497, l'Ascensione, e' predic frate Girolamo in Santa Maria del Fiore e certi uomini sua nimici di poca coscienza feciono una grande
a
d

di

isceleranza.

La

notte, per dispetto, entrorono in chiesa

e per forza, spezzando la porta ch' dal canpanile, e en-

trorono in sul pergamo e quello vituperosamente inbrattorono di sporcizie; in

modo s'ebbe a

piallare

quando
in

ebbe a montare in pergamo.


tina,

E
^

predicando questa matfu fatto certo

aveva detto e due

terzi,

romore

Sindaci dei beni de'Medici di

consegnare

al

Provveditore degli
;

Operai
^it illa
1

di

Palazzo

le

colonne della cappella di Piero de' Medici


10 maggio:
.

depiitent in Palatio ec.


il

Gli Anziani di Pisa scrivevano

La

'impresa

di Piero de'Medici torn in


2

aqua

fumo

Intendi che era a'due terzi della predica

quando fu

fatto ec.

148
verso
el coro,

[1497
che dettono
co'

na mazza

in

una

cassetta.
in-

inediate

Crediamo fussi fatto a arte da' medesimi. E si lev un remore, gridando tutti G/'es. E questo
che
'1

fu

popolo stava sollevato, aspettando scandoli da'cat-

tivi.

pure quietato
si

el

popolo per un poco

di

tenpo,

un'altra volta

grid Giesii; perch all'uscio del per-

gamo, sendo alcuni ch'avevano arme sotto in difensione rarme. E vedendo alcuni, di chi avevano sospetto, apressare al pergamo; uno ch'aveva
del Frate, caver fuori

nome Land Sassolini men di piatto a uno eh' aveva nome Bartolomeo Giugni. E per ventura era degli Otto,
onde
bello,
assai.

e detti Otto dettono

bando

al detto

Land

di ru-

non conparendo;

ma

conpar.

funne scandolo
che non
sanza

a d 5 detto, feciono e Signori un

pai'tito,

fussi niuiia regola di Frati che potessi predicare

loro licenzia, e feciono levare tutti panche e gradi de'fanciugli di

Santa Maria del Fiore.


invidia
:

'

questo fu fatto per

grande
dichi;

che aveva questo povero Frate,

che
prevol-

disse inanzi

Io intendo che voi

non vuole' che

si

noi

fate

che voi capiterete male.

nello

La

Signoria, con

deliberazione de' 3 maggio,

considerando
pre-

he s'appressava

l'estate e

che la riunione

di

molte persone por-

tava pericolo di morbo, per questo ed


dicare per l'avvenire, durante
di Firenze,
i'u

altri motivi, proib di

quel priorato, in qualunque chiesa


il

permettendolo solamente per


il

giorno successivo che

l'Ascensione. Ordin pure che dentro


ec.

5 fossero tolte le scranne,

panche, panchette

poste nelle chiese per ascoltare la predica.

Questi provvedimenti non furono dunque presi in conseguenza dei


disordini accaduti alla predica pubblicata nel T.
II

dell'

Ascensione.

La

deliberazione

della Storia di Gi>-olamo

suoi tempi, pregevolissimo lavoro del


che pu essere con grande
utilit
i

Savonarola e dei Prof. Pasquale A'illari,

consultato dai lettori di questo


fatti

Diario che vogliano liscontrare

del Frate qui narrati.

1497]
lono ubidire.

149

Onde

gli

omini

di spirito,

aspettando grande

novit, stimandolo el vero profeta, e disse cose grandi

raffermando le cose dette, e che

si

dovessi scrivere per

tntto e tra gl'infedeli, che gli era in Firenze

nn Frate

che diceva la novazione della Chiesa, e disse: Scrivete

ancora questo
di questi

che lo dice Iddio; Onde a questo tenpo,


si

Signori e Otto,

dtte

ognuno
el

a'

giuochi e
'

a 'largare la vita a ogni male, e aprire


e taverne.

Frascato

E
E

a di 6 detto, rinvili
3.

el

grano

soldi

20

lo staio;

torn a lire

d'i

8 detto,

frate

Girolamo fece una pistola e

gittossi di fatto in

forma, la quale confortava a stare

fermi nella fede, e mostrando


biati

come

e tristi e gli

Arascel-

s'avevano dato la sentenzia contro, a fare tale

leranza, a violare el tenpio di Dio.

a di

11

di

maggio

la Signoria ,

eh' era

gonfalo-

niere Piero degli Alberti, feciono

disfare e scarpellare

tutte l'arine delle palle nel palagio de' Medici e in Sa'

Lorenzo
1

e altrove.

Frascato chiamavasi, da remotissimo tempo, un luogo presso

Piazza de'Succhiellinai e vicino a Mercato Vecchio. Ora incorporato nel Ghetto. Vi era una antica e rinomata taverna, un
alla

postribolo, e vi si

andava a giuocare. E quel luogo che Franco Sacchetti rammenta nella novella 187. Nell'edizione di esse NoPergola r^elle, Firenze 1857, questa parola stata cosi spiegata
:

di frasche davanti all' osterie

di caiipagna.

questo granchio

o prese
2 II

il

Borghini

partito del d
di

8,

Comune
luogo di

Firenze ha giurisdizione,

ed oi'dina che in ogni luogo, dove il si distruggano le armi e


figli

insegne di Lorenzo de' Medici e dei suoi


quelle (dove
si

ed eredi
,

e che
si

in

potesse fare comodamente)

ponga
;

l'insegna del popolo fiorentino, cio la croce rossa in

campo bianco
di 13.

tutto questo a spese degli Ufficiali dei Ribelli e Sindaci dei


detti eredi,

sud-

come

fu decretato

con altro partito del

150

[1497
a d 12 detto
,

E
ufici

vinsono nel Consiglio

eli'

a fare
e
gli

certi ufici grandi si facessi a 'lezione


piccoli si traessi sei, e chi
'

come prima,
s'

vinceva

inborsassi

traessi.

E
4,

a d 13 detto, sabato, rincar

el

grano e valse

lire

soldi 15.

E
la

a d 18

di

maggio 1497,

in questi tenpi

ci

mo-

riva di febre molta giehte per la

terra e agli spedali;

quale febre faceva farneticare e uscire

quasi di s

anche veniva loro uscita,

morivano

in
d.

due o 3

d.

Andavano a Santa Maria Nuova 12 per


di

Ordinorono

mettere e poveri a 'borgo nelle


^

stalle del

Papa, e dare
citare

a ogniuno un pane per sera.

E
E

a d 24,

si

diceva che

'1

Papa mandava a

frate Girolamo.

a d

25

di

andando

la processione, e
e'

maggio 1497, fu el Corpo di Cristo. E andando molti fanciugli alla

processione,

portavano in

mano

crocelline rosse;

Questa provvisione che riforma

il

modo

delle elezioni

con-

tiene altri ordini su quel soggetto, oltre quello dei sei elezionari.

Dovevano osservarsi fino a tutto dicembre 1498, salvoch in seguito non si disponesse altrimenti. 2 II decreto della Signoria de' 21 maggio ordina che si consegnino
fjnosi.
illis de Sanato Martino, videlicet Societatis de VergoStabula quae nunciipantu- del Papa, posita in Via della

Scala, ut in eis hospitentur

pauperi

et

mendicantes

existentes

in civitate Florentie,

non hahentes domic.ilium

vel liospitiini in
lo stesso

quo

jiossint hospitari. Si

assegnarono ancora per


giorno appresso,

og-

getto Onnia loca et mansiones iospitalium peregrinantiuni existentia

in

civitate
i

Florentie.

Il

questa cura

di ricettare

poveri fu affidata

ai Collegi,

cio ai Gonfalonieri di

Compagnia

e ai XII Buonomini, ai quali gli Ufficiali dell'Abbondanza dovevano dare ogni giorno sei stala di grano, tit possint eosdem p)auperes in aliqua parte alere.

1497]
perch
gli

151
era
ordine
di

frate

Girolamo quel portare

quelle croci cos rosse, el povero frate Grirolamo era in

odio molto agl'uomini;


tivi

che

gli altri.

e' giovani comunemente pi catPer ch senpre troverai, che chi

in odio le cose

che sono di loro

natura bene e non

vede n sa altra

verit, cului senpre erra e pecca.

Ma

questa mattina fu fatto questa scelleranza e infedelit,


che, passando la detta processione in sul Ponte di Santa
Trinit, alcuni giovani stavano a vedere passare a lato

a una chiesolina
croci dissono:

eh' in sul
'

ponte a

man

ritta a 'ndare

verso Santo Spirito.

Vedendo

que' fanciugli con quelle

Ecco

e fanciugli di fra Girolamo.

ace,

costandosi uno di loro, prese una di quelle crocelline

strappandola di
gitt in Arno,

mano

a quello

fanciullo, la spezz
e tutto

come

fussi

uno infedele;
per
gli

faceva

per odio del -Frate. Si vendic con Cristo. Or questo fu


tenuto molto tristo
caso

uomini intendenti e
de' bene.

savi. Gli sciocchi si ridono del

male come

E
soldi

a d 27 di maggio, sabato, valse el grano lire 4,

10 lo staio, e quello del

Comune

lo

davano a

soldi

52

lo staio, e lire

lo staio,

ma

con grande dificult se

ne poteva avere.

E
Non

in

questo tenpo eravamo privati del verbo di Dio.

lasciavano predicare in chiesa veruna.


in questo

E
di

tenpo fu cavato fuori certe pistole molto

vituperose contro a frate Girolamo, di

mano

d'

un frate
lire

Santo Spirito.

a d 31 di maggio 1497, valse

el

grano

lo

Forse qUeiroratorio

di

San Michele rammentato

dal
la

Manni
piena

nel T. VII dei Sigilli, e che sar caduto col ponte per

del 1557.

152
staio,

[1497
e io lo vendetti lire 4, soldi IG.
i

Arne avuto pi
n'avessi

di lire 5,

s'

'avessi

voluto, bench'io

da ven-

dere poco.

a d primo di giugno 1497,

ci

moriva

di

febre

molta giente

in pochi di, chi in otto e chi in dieci d,


d, ci

e chi in quatro

fu

un

cittadino.

dissesi

che in
era
d,

questo fondo di luna che faceva questo


tra
gli

d,

n'and 120
e'

spedali e la citt.
allo

anche

si

disse che

qualche cosa di morbo


dieci
dodici.

spedale. N' andava, per

in questo d

ne mor, a Santa Maria

Nuova, 24.

tuttavolta

avno quest'altro dispiacere, ch'avno

la carestia spirituale e corporale, in

modo che poco


ci

do-

leva la morte

a'

poveri, e tuttavolta

moriva assai^
grano nuovo

Ogniuno diceva: Quest' una mora

onestc^-

E
E

a d 10 di giugno,

ci

fu in Piazza, del

e rinvili qualche cosa. a d 11


di

giugno,

si

corse el palio di Santo Bar-

naba, che s'era stato anni che non se n'era'corsi in Fi-

renze pi, per

le

prediche del Profeta.

a questa Sipi
al

gnoria, deliberonno di correre e no' stare

detto

del Frate dicendo: Risucitiano

abino noi a diventare tutti

un poco questo populo, frati? E nondimeno ci led,

vavano

el

verbo

di Dio.
ci

E E
a'

a d 13 di giugno,

mor, in un

circa a cento,

tra spedali e la citt, ch'era nella quintadecima la luna.

IG

di

giugno 1497, cadde uno canpanuzzo


si

di

que' di Santa Maria del Fiore, di quegli che

suonano

levare del Signore, e dtte in sulla testa a uno cierto


si

Dino, in mentre

leva

el

Signore, e stette por morir

Si cav pi pozzi

d' osso.

a d IS di giugno 1497, venne dal Papa una scofrate Girolamo, la quale


si

munica che scomunicava

gitt

1497]
in questa mattina a

153
Santo Spirito,
in

Santa Maria No-

vella, in Santa -j^, nella Badia e ne' Servi.


sentii io leggierla e gittarla in

La
,

quale

Santo Spirito

nel pere letta

gamo
catore

di coro, infra

e gittata per le
e

due torchi acesi e pi frati; mani d' un frate Lionardo, loro


detto frate

predi-

aversario di detto Frate Girolamo.


'1

La quale

conteneva che
certo brieve

non aveva ubidito a un


insino
di

lui

mandato
lo

novenbre 1490
e
gli

che

lo citava in

santa ubidienza ch'andassi al Papa;

non volendo ubidire

scomunica, e che non sia chi


si

dia aiuto o sussidio, e che non

possa andare a udire,

n andare a luogo dove sia,


zione.
'

sotto

pena
fu

di

scomunica-

E
del

19

di

giugno 1497,

ci

come un

figliuolo
^

Papa era

stato

morto

e gittate in Tevere.

a d 20,
'"

mand

fuori

una

pistola frate
si

Girolamo

in difensione della scomunica, la quale

difendeva, se-

condo alcuni.

stato ripetutamente

stampato che questa scomunica, cio


fu pubblicata in

i!

Breve del 12 o 13 maggio,

Santa Maria del Fiore,

22 giugno. Credo per sia da attenersi senz' altro alla data che registra il Landucci, che quella che leggesi anche nella
il

rammentata Storia
festivo, e
il

del Parenti. Infatti,

doveva leggersi

in giorno
Il

18 giugno

1497 cadde appunto in domenica.

Pa-

renti si accorda anche col nostro nelF indicare le cinque chiese dove fu pronunziata, e solo nel luogo di Santa Croce pone quella di San Francesco del Monte, indicata pure dal Nardi. Doverono necessariamente farsi vari originali del Breve, per mandarne uno a ciascuno dei Conventi rammentati e per conseguenza vero
;

cosi

quello
edito

ripubblicato
dal
prof.

dal Villari e diretto

ai

Serviti

come
della

quello

Del Lungo

e indirizzato ai

Monaci

Badia Fiorentina.
Il

Duca

di

Candia, fatto uccidere dal Valentino.


giorno 18 la pubblicazione della Scomunica,^
difesa e

Portando

al

ecco che questa lettera fu veramente scritta per

non

154

[1497

a d 23 di giugno 1497, cadde un fanciullo dalla


di

canpana grossa
d mor.

Palagio in sul ballatoio, e in pochi

E
lire 3.

a d 24 detto, sabato, valse el grano in Piazza

E
E E

d
d.

28

detto, ci

moriva pure

di febre, si disse,

00 per
a

d 30, si scopr pi case di

morbo per

la terra,

ed era nel borgo di Ricorboli bene 8 case.


a d primo di
luglio

1407,

fu

gonfaloniere

Do-

menico Bartoli.

E
e

a d 2 detto,
solo in

ci

moriva assai
scopr

di

febre e di

morbo
d.

morinne

un

d,

a Santa Maria Nuova, 25 el


pi

E
sto
di

a d 3 detto,

ci si

case

di

morbo, in

modo che ogniuno faceva


tenpo valeva un paio

pensiero di fuggire.
di pollastre lire 3,

E
e

in que-

un paio

capponi 7 o 8 lire; tanti c'era l'infermi.

a d 8 di luglio 1497,
el

gli Uficiali dell' Abondanza

missono in Piazza

grano a
1497,

soldi 35.
si

di luglio

scopr

morbo
frate

in

San

Marco, e uscissene
de'loro padri e loro

di molti frati e

andavano

alle ville

parenti e amici.

Girolamo

rimase in San Marco con alquanti


c'era
febre.
in

frati.

in questi d,

Firenze circa 34

case

di

morbo come
el

anche

di

a d 11 di luglio 1497,

ci

fu

Signore di

Mantova and a Vinegia,

e Yiniziani, gli

voUono moz;

zare la testa, o veramente lui n'ebbe sospetto

e calessi

d'una camera dov'egli era, con

teli di

lenzuoli, e fug-

per mettere
ael 22.

le

mani

avanti,

come

alcuni

han pensato, non trovando

naturalmente altro

modo

di

accordarla colla creduta pubblicazione

1497]
gissi

155

a Mantova.

fatto capitano

E questo perch del Re di Francia.

si

diceva ch'egli era

a di 12 detto, mercoled, valse

e'

grano

nuovo e

bello, soldi 45.

a d 16 detto, era in Firenze circa a 30 case di


di

morbo, e morivane anche assai

febre.

nota che

moriva
e

tutti capi di case,

da'20 anni in su insino in 50,


verificasse el detto del Fidate,

non

fanciugli.

Pareva
luglio

si

della novazione della Chiesa e del

E
per
colti
le

a di 20

di

1497,
ci

ci

mondo. moriva assai poveri


n'

vie, di stento, e

a ogn'ora per la citt


,

era

ri-

da chi era sopra

co' cataletti,

e portati

allo

spedale, e l morivano.

a d 23 di luglio 1497, fu preso un prete ch'ufi-

ciava in Santa Maria

Maggiore, dagli Otto,

el

quale

confess avere tamburato frate Girolamo e frate

Dome-

menico

e tutti Frati di

per certi isdegni e passioni.

San Marco, com'erono soddomiti, E questa mattina fu man-

dato dagli Otto a rendere loro la fama.


'n

E and
al

in

su

uno pergamo posto


'1

in sulle

scalee

di

Santa Maria
canpanile
le
,

del Fiore, in

sulla Piazza,

apoggiato

in presenzia di tutto
gie, e confess

popolo disse avere detto

bunon-

pubricamente avere errato,


lo

di poi

dimeno

gli

Otto

mandorono

alle

Stinche e in gabbia.
el

a d 29 di luglio 1497, scur

sole e morivaci

di peste e di febre, in

modo che

la

citt si

votava

di

cittadini

eh'

andavano

alle ville, chi poteva.

a d 5 d'agosto 1497, fu preso uno di quegli del'

l'Antella

ed ebbe della colla, e confess certo trattato

con Piero de'Medici, e abomin molti, e quali fu man-

La

confessione di questo dell'Antella, cli'avea


i

nome Lam-

berto, fu pubblicata dal Villari, tra

documenti della sua Storia.

156
dato
dato

[1497
per loro e sostenuti in Palagio e
fune.
al Bargiello,

Fra' quali fu Lorenzo Tornabuoni, Gianozzo

Pupci, Bernardo Del Nero, Niccol Ridolfi, e altri che


si

fuggirono,

clic
'

fu

Piero

di

Filippo

Tornabuoni,

el

Butte de'Medici

e altri.

E E
citt
clii

a di 6, mandorono pe'Signore Rinuccio e per certi

caporali, e fociono fanti in Piazza.

10 d'agosto 1497,

molto
:

si

parlava per la

che sar di loro. Chi diceva


s.

e'

non anno errato,

diceva

E
ciato

a d 13,

si

disse ch'e

Tornabuoni avevano spac-

una

staffetta al

Re

di

Francia, e chiedere Lorenzo.

a d 15 d'agosto

1407, intervenne questo, che


al

alla chiesa di

San Pagolo,

carnaio eh'

fuori della

chiesa, e beccamorti seppellivano


di "loro certo chiavi l gi e
el

uno

e
elle

cadde a uno
;

and per

e fu tanto
ti-

puzzo, che vi mor di fatto

inanzi lo

potessino

rare su.

E E

a d 16, and

el

grano 1497,

in su insino
si

lire 3.

a d 17 d'agosto

ragun
fu

la Pratica, e

stettono in Palagio dalla mattina insino a mezza notte.

furono pi

di

180 uomini.
fu giudicato

determinato a voce

viva, che fussino morti e confiscati e beni secondo che


dice la leggio.
el

questi 5 uomini

che fu

primo Bernardo Del Nero,

e Niccol Ridolfi,

Giovanni

Canbi, Gianozzo Pucci e Lorenzo Tornabuoni, de' quali

ne 'ncrebbe a tutto
fussi

el

popolo. Ogniuno
si
^

si

maravigli che

fatto

tal

cosa, n a fatica

poteva credere.
che non fu sanza

E
la-

fociogli

morire la notte medesima,

stato

Andrea de'Medici, soprannominato il Butta. Furono giustiziati la notte del 21 giorno nel quale era respinto l'appello e si era tenuta una seconda pratica.
,

1407]
crime
di

157
me, quando vidi passare a'Tornaquiuci,
e che
in

una

bara, quel giovanetto Lorenzo, inanzi di poco.

bench cliiedossino V appello,


che
si

fusse

consi-

gliato da'dottori

poteva dare, e massimamente


fu

messer Guido Antonio Yespucci, non


loro; che parve troppa

voluto

dare

crudelt a simili

uomini. Pure

posta nella volont di Dio ogni cosa. Sia senpre a sua


laide ogni cosa.

E
sti

pi
'

mandorono un bando

chi avessi beni di que-

5.

E
el

a di 24 d'agosto, confnorono una buona quantit:

di messere Bongianni, Tomasino Corbinegli, Lionardo Bartolini, Francesco Bini.

Tinca Martegli e Iacopo

a d 17

di

settenbre,

andorono e fanciugli

alla

Signoria,

a chiedere

che frate Girolamo

predicassi, e

racconciassino e gradi in Santa Maria del Fiore.

E a d primo d'ottobre 1497 predic un Frate del Carmino a quella Vergine Maria ch' nel canto delle mura, dalla Porta a San Friano e afermava molto la
, ;

dottrina di frate Girolamo, dicendo

E' m' detto Iddio

che

gii

santo
gli

uomo
fritto

e che la

dottrina

sua vera, e

chiunche

risistenza e detto

male della divina


e simile

opera, sieno signori, sieno religiosi, o gran maestri, gli

sar cavato la lingua e dato


fu

a' cani,

pazzie.
,

mandato per lui, esaminato al Vescovado e fugli comandato che non predicassi. E a d 5 d'ottobre 1497, venne in Firenze un figliuolo ^
di messer Giovanni Bentivogll, al soldo dei fiorentini, e aveva 100 elmetti. Era molto bene a ordine e and a Pisa.

Supplisci per il senso fosse obbligato a denunziarli . Alessandro e appunto in quel giorno i suonatori della Signoria ebbero la solita licenza di andare ad onorarlo. Delibera1

zioni de'Signori e Collegi ad an.

158

[1497

a di 16, luned, confnorono molti cittadini per un


di prigione

medesimo peccato. Fu cavato


nostro.

quel Filippo
'1

dell'Antella e Sforzo Bettini, e confinati infra

terreno

E
;

pi, fu confinati quegli ch'erono citati e

non

conpariti

che fu messer Piero Alamanni

Messer Tome Piero suo

maso Minerbetti, messer Luigi Tornabuoni


fratello,

E a di
e di

18 d'ottobre,
cittadini, e

ci

moriva

di febri assai capi di

casa

buoni

non moriva n donne n fanciugU.


si

a d 19 d'ottobre 1497, e in questo tenpo

sco-

perse la mora a molte case, in


e cittadini.

modo che ferm

in villa

E
circa

a d 28, fu in Mercato Nuovo, in su'n uno moricstandosi a sedere

ciuolo tra que' banchi,

uno uomo

di
si

50 anni,

si

pose la gota in sulla mano, come


;

volessi riposare per sonno

e cos stando, pass di que-

sta vita, che ninno se n' avide de' circustanti.

Non

fece

atto veruno.

Ma

poi

vedendolo interriate e toccandolo,

vidono ch'era morto.

cos stette ore

morto con quella

gota in sulla mano, e ogniuno stava discosto, credendo


fussi

amorbato, perch la mora


a
d

ci

faceva danno,

novenbre 1497, fini la triegua co' Pisani e tutta Toscana, e tuttavolta si faceva giente
di
'

primo

perch

si

diceva ch'e Viniziani

mandavano

giente a Pisa;

La tregua
le ostilit

stabilita tra

Spagna

e Francia, nella quale

Pi-

sani furono compresi, considerandosi

come aderenti a Spagna.

Per

Pisa scrivevano
alsi .

non ricominciarono subito: infatti, gli Anziani di Li iniinici si stanno et noi il 12 novembre
:

2 Qui la Ill.ma Signoria di Venegia ha mandato il Mag.co M. Marco Martanengo con 600 cavalli bene a ordine, et apresso a lui manda 200 Stradiotti, Grechi et Albanesi (Archivio pisano Lettere degli Anziani ad anman, e. 218. t.).
,

1497]
e noi stavano

159
tuttavolta in sulla
sposa,

aspettando

el

Re

che

si

diceva: E'passa di qua.


1497,
ci

E
di

a d 3 di novenbre

fu

come a Roma

cadde una saetta in sul Castello Sant'Agnolo, insino a

29 d'ottobre 1497,
:

in

domenica, a ore 14.

La quale
el

fece cose grandi

dtte in

suU'Angielo e gittollo giuso

per terra, e casc giuso nella munizione, e appiccossi

fuoco, e scoppi la torre, e fece andare pietre e legni,


balestre, corazze
di

dal

Tevere

e morivvi uomini.

Fu una

cosa spaventevole.
6, ci 7,

E E
E
tori.

a d

venne Pisani per accordo


di

e no' ne fu nulla.

a d a
'

cominci la mora a Dicomano.

novenbre 1497, torn

lo

Studio a Filet-

renze che leggieva a Prato, e leggievano forse 40

E
di

a d 13 detto, venne cavagli a Pisa mandati da


si

Viniziani, e qui

faceva giente tuttavolta, aspettando


'

roppere guerra.

E
tico

novenbre 1497, dello Spedale di San Pagolo


a
d

15

di

si

trov sotto

el

por-

di

Firenze,
la

fu

tro-

vato,
sul d
gli

una mattina, una fanciulla morta,


;

mattina in

la quale fu scoperta

da quegli che governavano

ammorbati, e giudicato non era ammorbata

ma

pi

tosto strangolata.

inteso gli Otto el caso,


lo

un bando a pena della testa chi


rivelassi.

mandorono sapessi e non lo

lione di Pisa.
ciali
il

Vi era siato portato nel 1495 in conseguenza della ribelIl Parenti^ che appunto trovavasi allora tra gli Offidello Studio, scrisse che fu ridotto a Firenze sendo a Prato

morbo, et contendendosi tra i Pistoiesi et Aretini, de'quali eia scuno sforzo facea d'haverlo . 2 Qui incomincia la lacuna nel Codice autografo, e quel che
segue
l'ho supplito

valendomi del Codice Marucelliano.

IGO

[1497

E E
frate

a d 18 di novenbre 1497, rinvili


lo

el

grano, torn

a soldi 50, e l'Abbondanza


a d 19 di novenbre

mise a soldi 40.


gli

1497,

Otto fero bando a

Mariano da Gliignazzano e

altri

sua compagni, che

non potessino venire


testa perch
si

in quello de'Fiorentini a

pena

della

dicevano che tenevano


'

mano che Piero

de'Medici tornassi a Firenze,

a d 20 di
fatto

avevano

novenbre 1497, ci fu come e' Pisani una preda in sul nostro insino a Bibbona,
detto, si lev el Crocifisso dell'altare di
e posesi

di bestiame.

di

29

Santa Maria del Fiore,


seggono
e Calonaci, e

quaggi

di sotto,

dove

posono in su
el

l'altare

maggiore un
che non

tabernacolo di legname per

Corpo

di Cristo,
-

era ancora dorato, a vedere se piaceva.

a d 2 di dicenbre, venne in Firenze

un Cardi-

nale figliuolo del

Duca

di

Ferrara, ch'andava a

Roma
;

a vicitare

el

Papa che
di circa

l'aveva fatto Cardinale di nuovo.

Era giovanetto

22

anni. Fugli fatto assai onore


^

andogli incontro assai cittadini.

E E

a d 14 di dicenbre,

ci

fu

come

e nostri

avevano

corso insino a Pisa, e predato in Val di Calci.


a d 16 detto, taglionno la testa
al

Cegino

nella

ster

La deliberazione degli Otto del giorno 17 lo chiama MagMarianus de GhinazanOj frate nella chiesa di San Gallo fuori

mura, dell'Ordine di Sant'Agostino. Per suoi compagni non deve intendersi Frati dello stesso Ordine, dei quali non trovasi condannato che un altro, ma sibbene i suoi complici in quelle quali era anche un converso Certosino. trame tra
delle
, i

2 3

Ippolito d'Este.

Una

lettera scritta dagli Anziani di Pisa,


i

d molti particoPisani fecero

lari di

questa scorreria, tra

quali quello che


,

una

sortita e ripresero parte della preda

che era stata molta.

1498]
corte del Capitano, per quel
fatto e fatti de' Medici.
'

IGl

medesimo peccato, d'avere

E
frate

a d 6 di giennaio 1497, and la Signoria di Fi-

venze a offerire a San

Marco, e baciorono

Girolamo

all'altare, e

la mano a non sanza grande maraviglia

de'pi intendenti, e non tanto degli


<legli

avversari,
^

quanto

amici del Frate.

Fu

el d della Pifania.

E E

in questi d fu grandi freddi; ghiacci

Arno.
e gradi

d 11 di febraio

1497, cominci a predicare frate


rifecesi
si

Girolamo

in

Santa Maria del Fiore, e


^

come prima,

andovvi molta giente, e molto

parlava

' Gli Otto fino de" di 14 novembre avevano condannato a morte Francesco d'Agostino Ciegia e Luca Speranzini come fau-

tori di
<li

Piero de' Medici. Di questo Agostino Ciegia

nell'

Archivio

Stato di Firenze trovasi un libro, appartenuto gi alla libreria

del senator Carlo Strozzi; ed intitolato Libretto sagreto segnato

piccola.

Nella prima carta leggesi


st. e.)

14 di marzo sopradetto (1495

ch'io

bretto sagreto per rispetto delle novit e

Ricordo ogi questo di chominciato detto limutatione di Stato grande


,

che nella nostra


passato
;

citt

sono

istate, e

massimo a

di
:

9 di novembre
e io partito
,

e narrata la cacciata de'Medici, seguita

che fu Piero, m'ebbi a nascondere perdi" ero suo servidore


la

istett

domenica notte
'1

in chasa di

Francescho Guardi, e dipoi lunedi


barbiere in Via di San Gliallo,
sotto

marted, mercoled in chasa

Sdamo

gioved mi rapresentai alla Signoria perch,


Istetti

pena del
eli-

chapo, ehi a chonparire.

sostenuto d x, e nel detto tenpo

grandissime paure;
eia
.

fui

liberato per l'amore di Dio e de'

Re

di

Frani

In quel giorno ricorreva la festa principale, della dedicazione

di quella chiesa, e la Signoria per antica consuetudine vi

andava

ad

offerta.

Meravigli molti

il

vedere anco in quest'anno compiere

quell'atto, senza aver rispetto alla

scomunica dalla quale era colfatti rifare in

pito

il

Frate.

3 I

gradi e

le

panche

gli

avevano
di

gran fretta

gli amici del

Savonarola negli ultimi

gennaio, perch tenevano

per sicuro che egli avrebbe predicato

il

giorno della Candelara.


11

162
di lui cli'era scomunicato, e molti

[149^
mancorono d'andarvi
:

per temenza della scomunica dicendo giusta vel ingiusta,

timenda

est.

Io fui di quegli che

non vi andavo.
di

E
e'

in

questo tenpo

poco

si

ragionava

mora, se

era in una casa o in due, non c'era in pi.

a d 15 di febraio 1497, predic frate Girolamo in


e

San Marco,
da uno.

non volle

se

non

preti e religiosi, e sco-

perse loro le loro magagno, secondo che mi fu riferito

E
E

in

questi

la

guerra

di

Pisa

s'

ora

un poco

quietata per la vernata cruda.

a
a

d 17, sabato

valse el grano da 49 a 50 soldi

Io staio.

E
E

18

di febraio

1497, predic frate Girolamo in


e

Santa Maria del Fiore,


in questo

manconne ancora pi
si

giente.

tenpo fu grandi freddi, in modo che stette


dubit non
si

ghiacciato pi di due mesi, che

per-

dessi el grano e la ricolta ne'luoghi freddi.

24

di

febraio,

sabato,

valse

el

grano quel

medesimo, da 49 a 50 soldi lo staio. E a d 25 di febraio 1497, predic frate Girolamo in Santa Maria del Fiore, senpre provando la scomunica

non valere n tenere;


sono state
notaio eh'
scritte

e nota che tutte le dette prediche in

e gittate

forma da un giovane
,

nome

ser Lorenzo Vivuoli

se si

pu

dire,,

stato pi ch'uomo, avere scritto ci che

mai detto queal

sto Frate in pergamo, e pistole e altre cose dette in molti

anni

non

si

pu trovare maggiore meraviglia

mondo,
avere
stata

e non

bisogna altro miracolo in questa opera,

scritto ogni

minimo

atto e parola

come

l'

dette apunto,

che non ne manca un

iota, ch' inpossibile;

ma

permissione divina a qualche buon fine, e cos giudicato dagli uomini che fanno bene.

14981

163
d

27

di

febraio

fu Carnasciale

e fecesi

in

su

"

la Piazza de' Signori

un capannuccio
di

di

cose vane, di

figure ignudo e di tavolieri, libri eretici, Morganti, specchi e molte


gliaia
di

cose

vane e

gran

valuta,

stimate

mi-

fiorini.

Come

e'

feciono

anno

la

processione

<le'fanciugli, cosi feciono al presente:


tieri,

ragunati in 4 quar-

colle croci e ulivi in

mano
e

ogni quartiere ordinati

con

tabernacoli innanzi, andorono

dopo desinare a arfussi

dere detto capannuccio;

bench

dato

noia

certi tiepidi, gittando gatte


di

morte
'1

e simile lordura,

da non

meno

vi

misono

el fuoco,

e arse

ogni cosa, perch

v'era stipa assai.

nota

che

capannuccio

non era
in

cosa da fauci ugli, ch'era un certo quadro di legname di


pi di 12 braccia per ogni verso, fatto

da legnaiuoli

pi

d,

e molte opere; per

modo che

fu necessario la

notte dinanzi tenere la guardia di molti armati a guardare, perch certi tiepidi lo volevano guastare, di certi

giovani che cliiamavano Conpagnacci.

nota che

'1

Frate

era in tanta reverenza a chi

gli

credeva,

che questa

mattina, ancora che fussi Carnasciale, frate Girolamo disse


la

messa

in

San Marco
col

e comunic di sua

mano

tutti

e sua frati, e poi parecchi migliaia d'uomini e di

donne;

e dipoi

venne
el

Corpo

di Cristo in su

un pergamo in

sulla porta della chiesa cos di fuori, e, mostrandolo, be-

nedisse

popolo

con molte

orazioni:

Fac salvum poEravi vesi

jichwi illuni

Domine,

e certe altre orazioni.

nuto grande popolo, stimando vedere segni: e tiepidi


ridevano e facevano beffe e dicevano
e
:

Egli scomunicato

comunica
gli

altri.
;

E bench

me

e'pareva errore, ancora

che

credessi

ma

non

volli

mettermi mai a pericolo


fu
el primo d avevano pieno

andare a

udirlo, poich fu

scomunicato.
di
el

a d 28 di febraio 1497, che


tristi

Quaresima, predic e disse ch'e

164
sacco e fatto ogni male
;

[1498
e

massime

la notte si fece

una

certa cena di Conpag-nacci, tutti tiepidi che vorrebbono

vedere

le cose

un poco pi larghe,
di

non tanto riprenvivere all'epicura.

dere e peccati, e avere licenza

E
in

a d primo di marzo 1497, predic frate Girolamo


e prese licenza, e disse pre-

Santa Maria del Fiore,

Marco, perch e c'era venuto una aggravatoria del Papa e sendolo prese licenza da li e predicava in San Marco, e un frate de'sua predicava in Santa Maria del Fiore la sera: e seguitando in San
:

dicherebbe in San

'

Marco,

gli

cresceva
si

el popolo,

dissesi eh' egli

aveva

scritto al

Papa che

correggessi, altrimenti capiterebbe

male, e aspettassi gran flagello, e presto.

E a di 11 di marzo 1497, predicando pure in San Marco, alluminando la citt, che volevairo fare un tiranno e gi si vedeva per molti certi segni. E
gliare

a di 14 detto,

si

fece richiesti e pratica


s'

per
in

pibi-

modo

di

questo Frate, e finalmente


:

and

goncia molti cittadini


chi no; e fuvvi

chi voleva levarlo dal predicare, e


di Stalo;

grande controversia d'anbizione


volta

non
'1

di

meno

tutta

predicava

'1

Papa minacdal pre-

ciava d'interdire la citt. Pareva cosa maravigli osa che

Papa noUo

potessi fare star cheto e cessare

dicare; e molto maggiore era che lui stessi

pure forte

e non cessassi dal predicare,

a d 17 di marzo, la Signoria
di notte, a

mand 5

cittadini

a frate Girolamo, la sera


dicasse per qualche
di;
-

pregarlo che non pre-

e lui rispose che voleva

prima

II

Papa mand un Breve


al
cit.

ai

Canonici del Duomo, col quaH


di

ordinava che vietassero

Savonarola

predicare in quel tempio.

ViLLARi op.
2

Voi.

II,

p. 90.
si

In questo
il

giorno

era radunata

nuovamente

la

Pratica

attesoch

di 14

non

si

fosse concluso nulla.

1498]
(liraaiKarne colui

165
che
lo

mand a
clii

predicare: e nondie chiese licenzia, mi-

meno pure

predic in

San Marco,

nacciando di gran cose a

era cagione di questo.

1497, predic in San Marco fi'ate Domenico da Pescia, e in Santa Maria del Fiore predicava la sera uno de'frati loro di San Marco.

a d 18 di marzo

E
I']raci

a di 21 di marzo 1497,

ci

fu

nuove come
si

'1

Papa
di an-

>ra adirato co' Fiorentini, e clie non

poteva quietare.

lettere in molti mercatanti ch'avevano

paura

dare a sacco Roma.

pi c'era lettere

come
a

frate

Macome
e

riano da Ghignazzano molto soffiava nel fuoco, e


gli

aveva

fatto

una predica,
insania,

infra

l'altre,

Roma,

come chiam senpre ubbriacone


venne
in tanta

frate Girolamo; e pi

che nella predica, dov'era pi


el

cai'dinali, ch'egli

us volgere

parlare e disse: Alesti

sandro
ficlie

se

non

fuss la reverenza tua, io


;

farei

due

agli occhi

e
,

attualmente fece
cos
si

con

mano

simile

lordura in pergamo

disse

Or vedete quanto pu
invidia,

la

da chi veniva da Roma. invidia! e nota s'ella pare


scomunicato
gli
:

che innanzi

che fussi
gli

erano

molto maggiori nimici,

apponevano molti

falsi

pareva

sola invidia; forse che no.

E a d 24 di marzo 1497 ci fu come el Duca di Milano era venuto a Genova e menato seco 200 citta,

dini per fuggire el sospetto eh' egli aveva.

a d 25 di marzo 1498, fu trovato certe scritte alla


e d'Orto

porta di Santa 4*

San Michele, che dicevano:


tua malattia,

Popolo, e non

il

Frate

la

ma

sono certi

pinzocheroni ; ed eravi nominato Francesco Valori e Pagoloantonio Sederini, e dicevano Andate a casa loro
:

col fuoco.
<li

nota che in questi tempi


si

si

facevano beffe

queste cose spirituali;

trovava per la terra tale

infedele gente alla sfrenata, che toglieva moccoli e an-

166

[1498
cosi accesi, e dicevano:
el

dava cercando

Io cerco della
chi

chiavicma eh' ha perduto


e diceva:

Frate ;

pigliava

la

giente e facevagli inginocchiare a una lanterna accesa,

Adora
e
altri

el

vero lume; chi ardeva finestre in:

pannate

spregi

perch
e

el

Frate aveva usate

detto parole, la chiavicina,

che la novazione della

Chiesa sarebbe el vero lume.


di

questi erano

una gente

giovanaglia di poco spirito.

a di 26,

ci

fu
,

chi diceva che

la interdizione di
,

Firenze era venuta

non era vero e che la fu occultata; e nondimeno el Frate faceva in San Marco dentro, processioni e orazioni con un Crocifisso innanzi,
in

ma

mano

al Frate,
,

con grande lacrime e divozione, con che


v'

alquanti cittadini
dagli
altri.

entravano dentro di nascosto

a d 27 di marzo 1498, frate Domenico da Poscia,

frate pure di

San Marco,
el

invit

nella

predica un pre-

dicatore che predicava in Santa -^ a entrare nel fuoco

per questa verit,

quale diceva contro a frate Girocittadini a

lamo

andorono parecchi
'

Santa -^ per am-

basciadori.

Molta confusione trovasi negli antichi e moderni scrittori da chi partisse la sfida, ed il Prof. Villari, rilevando la discordanza, crede doversi concludere che il primo fosse
1

nel dichiarare

il

predicatore di Santa Croce, frate Francesco da Puglia

il

Lan-

da fra Domenico. A me pare che dal confronto dei libri e dei documenti l'esulti che due furono le sfide prima il Francescano sfid il Savonarola, ma questa non ebbe seguito perch il Domenicano non tenne conto della provocazione. Allora fra Domenico per conto suo, mal sofferendo gli attacchi
ducci la fa muovere
;
,

del Pugliese, formul sei conclusioni della dottrina del suo

mae-

stro e invit l'avversario a entrare nel fuoco per provarle. Questi

per

si

<;on lui sarebbe entrato nel fuoco. L'

scherm dicendo che la sua disputa era col Savonarola e una parte e l'altra si erano

1498]

16T
a di 28, predicava frate

Domenico
;

in

San Marco
volgen-

e dicendo di volere entrare nel fuoco

e pi disse clie

molti di questi miei Frati faranno


dosi

el

simile; e

verso

le

donne, ancora

di

queste

donne faranno
molte
si

questo; e fu tanto l'empito dello spirito che

levarono

ritte

dicendo: Io sono di quelle.

medesimo di, el predicatore di Santa pergamo volere entrare nel fuoco, e accetto lo 'avito, e disse: Io credo bene ardere, ma sono contento per liberare questo popolo e disse se lui non arde, credetegli come vere profeta. E a d 29 di marzo 1498, andarono in Palagio alquanti frati di San Marco e alquanti di Santa -tj*-, e
in questo in

disse

portorono
vessi

le

conclusioni
;

e'

capitoli

in

che

modo

si

do-

entrare

e rimasi dovessi entrare

un

frate di

Francesco, de'Rondinegli, e per la parte di


frate

San San Marco

Mariano Ughi.
a di primo

'

d' aprile

1498, predicava in Santa


frate di

Mael

ria del Fiore frate

Mariano Ughi,
di

San Marco,

quale s'era sottoscritto

volere entrare nel fuoco;


in

e
in-

pi rafferm questa sera inginocchiato

pergamo

nanzi al Crocifsso, promettendo per questa verit per

ogni modo entrare nel fuoco, pregando strettamente che


a chi toccava dovessi tirare innanzi questa opera.
ste cose disse

que-

pubricamente e

in

pergamo.

a d 2 d'aprile 1498, frate Girolamo fece dentro in

spinte tanto innanzi che non poteva retrocedersi senza scandalo,


jer evitare
il

quale, fu convenuto che la

prova con

fra

Domenico-

l'avrebbe fatta frate Giuliano Rondinelli altro francescano.


1

tra

Intorno a questo fatto dell'esperimento del fuoco leggons documenti pubblicati dal Villari tre deliberazioni della Si-

tenoria.

168

[1498tutti e

San Marco una processione con


cittadini
:

sua

frati e

molti

uscirono per chiostro e girorono tutta la piazza


;

e ritornorono in chiesa e frate Girolamo portava in


el Crocifisso e

mano

imponeva

e salmi.

a d 6
in
de'

d' aprile

1498, cominci a predicare frate


e predic

Girolamo

San Marco,
sua

come era preparato a


pre-

mandare
dicata, e

frati nel fuoco

per questa verit

non tanto alcuni sua


e fanciugli, per
'1

frati,

ma
nel

tutti

a voce viva
secolari

erano preparati, quanto parecchi migliaia


di

di

donne
si

modo che

mezzo

della pre-

dica

rizz tutto

popolo gridando e offerendo la vita

per quella verit.

a d 7 detto, fu ordinato in Piazza de' Signori un

palchetto

lungo braccia 50 e largo braccia 10 e alto


fondato in certe capre
di

braccia

4, e fu

legname,
di

in sul

quale fu fatto da ogni sponda un muricciuolo


crudi, alto braccia
'/b
>

mattoni
e cal-

nel

mezzo missono ghiaia


'1

cinacci, e in effetto tutto coperto che

fuoco non potessi

trovare l'asse e
fatto

'1

legname; e

in su detto palchetto fu

a ogni sponda legno grosse a uso di cataste, alte


'/j,

braccia 2

tutto el palchetto quanto era lungo, lascio-

Tono da ogni testa senza legno braccia 4, intanto che le legno erano lunglie braccia 40 da ogni lato e lascia:

rono

in quel
:

mezzo braccia 2
e
in

di

spazio d'onde

s'

aveva
rizz
di

a passare

e di fuora

dentro a dette legno

si

molte scope e frasconi

modo che

rest

un braccio

luogo l'andito; e pi vi fu gittato su olio, acqua arzente e altre ragie perch meglio ardessi. E dato l'ora
in detto d a ore 17 si dovessino appresentare in Piazza
detti Frati di

vessino fare lo sperimento del fuoco,


ieggiati e
;

entrar fra

San Francesco e quali docome s'erano patsoscritti che dalla parte di San Marco dovessi Domenico da Pescia, e dalla parte di San Fran-

San Marco

e di

1498]
resco

16f>

dovessi entrare fra

Giuliano de' Rondinegli deldi

rOsservanzia.

a l'ora data giunse quei

San Francesco

e entrorono nella Loggia dei Signori, la quale avevano


diviso per

mezzo

collo steccato, e stettono inverso

San

Piero Scaraggio sanza dir niente.

poi venne quei di

San Marco con grandissima


frati, circa

divozione, grande
;

250, a coppie a coppie

e poi frate

numero di Domenico

con imo Crocifisso in


il

Corpo

di Cristo in

mano mano
:

e di poi frate Girolamo con

aveva dietro un gran po-

lolo

con molti torchi e lumi, cantando e salmeggiando


:

con grande divozione

entrati nella Loggia,

avevano pasi

rato uno altare e cantoronvi una

Messa

dipoi el popolo

aspettava questo grande spettacolo.

stando pi ore,

maravigliava
differenzia:

el

popolo, e la cagione
di

era che avevano

che quei

San Francesco vollono che frate


poi gli missono un'altra cosa,

Domenico

si

cavasse insino alle mutande, dicendo che era


;

incantato, e lui fu contento

che non v'andassi col Corpo di Cristo: per


Frati di San Francesco
si

modo

ch'e

vide che volevano farne fuora.

In modo eh' and insino a sera questa controversia, fra

andare su in Palagio e tornare: onde


di

si

ruppe

eh' e Fidati

San Francesco s' andorono via quei di San Marco per modo che
,

e di poi si partirono
'1

popolo

si

conturb
si

tutto, quasi

perdendo la fede del Profeta. Molto

par-

lava di questo fatto; e massimamente quegli che erano


contro al Frate presono grande animo, ch'era una certa

compagnia che
leggiare tutti

si

diceva Compagnacci, e quali

comine
di-

ciorono a fulminare e a sparlare disonestamente


quelli

che credevano questa opera del


era ninno di quelli del Frate

Frate, chiamandogli Piagnoni e pinzocheroni e simili


ingiurie; per

modo che non


,

che potessi parlare.

8 aprile 1498

che fu la domenica

d' ulivo.

170
cominci a scoppiare questo fatto ordine,
clie,

[1498
sendo in

Santa Maria del Fiore per cominciare


mini e
di

el

vespro, e la
d'

giente era a sedere alla predica, un buon popolo

uoel

done, e preti sopi'astavano a cominciare

vespro, alcuni dissono perch non s'avessi a predicare,

e forse a stanza di questi Compagnacci

e quali comin-

ciarono a dare in quelle spalliere delle donne, e usando


parole
e

dicendo:

Andatevi con Dio i^iagnonacci


si

simile parole, in

modo che molte


:

levarono da se-

dere, e fu fatto un tumulto grande per chiesa; e beato


chi poteva trovare la porta
e se alcuni garrivano, loro
,

volevano dare con ogni arroganza


stione; e tratto
fuori

appicca' la

qui-

arme addosso alquanti di quelli del Frate, fuggendo verso la Via del Cocomero, fu dato e feriti alcuni in modo che in poche ore fu in arme tutta la citt, tutti di quegli contro al Frate, e questa compagnia de' Compagnacci, e fulminando verso San Marco gridando: A' frati, a frati, a San Marco; e tutto il popolo
e'

fanciugli corrono co' sassi; intanto che molti uo-

mini e donne ch'erano


fuora pe'sassi.
chiostro usc e

rimanevo forse

San Marco non potevano uscire non fussi che del in verso la Porta di San Gallo, morto. E in efietto ognuno s'armava:
in

mi andane
io

trovai; e se

di Palagio venne

bandi, chi

pigliava o

menava preso
tutta la

frate Girolamo avessi 1000 ducati.


citt,

Fu commota

e ninno fu ardito di parlare, di quegli del Frate,

che sarebbe stato morto.

innanzi

che fussi ore 22,

venne

in Piazza qualche

Gonfalone armati, gridando po-

polo, ch'erano quasi tutti Compagnacci, e cominciorono

a dire e gridare:
e

A
E

casa Francesco Valori, a sacco;


fuoco nella porta,
e and a tempo Francesco Valori dietro per l'orto lungo

corsone

e missono

sacco ogni cosa.


USCI
di

in questo

San Marco sconosciuto,

1408]
le

171
fu preso

mura:

da due uomini

vili

menato a casa
de' Si:

sua: dipoi la sera fu cacciato fuori da' mazzieri


e quando fu presso a

gnori e fugli promesso la vita, e menanvanlo in Palagio

San Procolo, in sul canto da quella Vergine Maria, venne uno di dietro, e detteli in su la testa con una roncola due o vero tre volte, e mor quivi
di
fatto.

nell'andare a sacco la casa sua fedirono la


figlie

donna sua e mor, e fedirono


ogni cosa.

e balie, e ruborono

pi and

a sacco Andrea Cambini;

'

una casa
si

nella Via

Larga d'un povero uomo, che

gitt parecchi

tegoli nella via dalle finestre.

in questo

tempo

com;

batteva San Marco, e tuttavolta vi cresceva popolo

portoronvi circa 3 passavolanti, nella Via Larga e Via del

Cocomero,

e fuvvi feriti e morti alcuni. Dissesi che n'era


di la

morti di qua e

15 o 20 persone

e feriti circa 100.

E
Marco
ufizio,

circa alle 6 ore di notte arsono la porta di

San
si

della chiesa e del chiostro, e entrati in chiesa


il

combatt; e finalmente

Frate era in coro a cantare

e vennero fuori due frati, e dissono:


el Frate, se voi lo volete

Noi

vi dae

remo

dar salvo in Palagio^

cos fu

promesso

e alle 7 ore gli detto' el Frate e frate

Domenico
calci, e

e frate Salvestro, e menoronlo in Palagio con

molte ingiurie per la via.


dicevano:

dissesi

che

gli

davano

de'

Va

l,

tristo; e fugli

messo

e ferri

in

gamba

e le manette, e tenuto molto stretto

come un
si
;

grande malfattore,

e dettogli molti improperi e ingiurie.

E
l'arme
si

a di 9

di aprile

1498, non

si

fece altro,

pos

ma

non

la lingua,

pareva aperto l'inferno


ladro e traditore.

non

potevano isfamare

di dire e

E non

Uno

dei pi caldi seguaci del Savonarola.

172
si

[1498

poteva per niente parlare per la parte del Frate, che

sarebbe stato morto, e dileggiavano e cittadini Piagnoni


e pinzocheroni,

E
colle

10 d'aprile 1498, a ore 21,

el

Frate fu por-

tato al Bargello a predellino, perch era co'ferri in

gamba

manette
e

ancora frate Domenico

missono mano

e dettongli 3 tratti di fune, e a frate

tone 4

ver tutta
egli

Domenico ne detdisse frate Girolamo posatemi che io vi scrila vita mia. E pensa quando fu udito, quando
:

aveva avuto
gli

la colla, dagli

uomini che vogliono ben

vivere e che

credevano

che

non fu sanza lacrime

perch aveva insegnato questa orazione: Fac bene bonis


et rectis corde.

Non

fu sanza

lacrime e dolore e forte

orazioni a Dio.

a d 18 di aprilo 1498,

ci fu

come
l'aria

el

Re

di

Francia

era morto, e mor a d 7 detto,

quando venne un grande


molto crucciata

tuono e un brusco tempo, pareva


e piovve
;

e io lo so

che mi immollai molto per vedere

l'esperimento del fuoco, perch fu in tal d circa a ore 20.

indetto d

ci

fu

come

lo

'Nperadore s'aveva rotto una

coscia da un cavallo che gli cadde ^addosso.

in tal d

Turco a Otranto. E in tal d fu tagliato testa a due gentiluomini che volevano avvelenare
venne
il

la
el

Duca

di

Milano.

E
danno
si

a d 15 di aprile 1498, che fu la Santa Pasqua,


le

arsono dentro
e

Murate
di

pi refettori, e fece loro grande

massime
in

robe di cittadini; e dissesi che non


si

sapeva

che modo

fusse acceso questo fuoco.

1 Pisani scrivevano a

Venezia

La morte

del

Re

di
ci

Franpare

cia

ci

parve buona nuova quando la 'ntendenimo; hora


li

optima, poich cotesta Signoria se ne ralegra per


intendete
.

rispecti

che

1498]

173
a d 17 d'aprile 1408,
ci

E E

fa

come

el

Duca

d'Or-

iens era stato fatto

Re

di Francia.
si

a di 19 d'aprile 1498,
,

lesse in Consiglio,

nella

sala grande
scritto di

el

processo di frate Girolamo, eh' egli aveva


el

sua mano,
el

quale noi tenevamo che


,

fussi

profeta

quale confessava no' essere profeta


le

non
molti

aveva da Dio
casi
el contrario

cose che predicava; e confess

occorsi nel processo delle sue predicazioni


di

essere
io

quello

ci

dava ad intendere.
e
in

E
E

mi

trovai a udire leggere tale processo; onde


gliavo e stavo
stupefatto

mi maravidolore
si

ammirazione,

sentiva l'anima
fatto edificio

mia, vedere andare per terra uno

per avere fatto tristo fondamento d'una sola

bugia. Aspettavo Firenze una nuova Gierusalemme donde


avessi a uscire le leggi e lo splendore e l'esempio della

buona

vita, e

vedere la novazione della Chiesa, la conio


:

versione degli infedeli, e la consolazione de'buoni; e


sentii el

suo contrario, e di

fatto

presi

la

medicina

In voluntate tua Domine omnia sunt posita.

a di 21 d'aprile 1498,

si

scoperse la moria in molte

nuovo nella Via della Scala circa quattro case, e qui intorno a San Brancazio, insino alla -^ al Trebbio, altre quattro case. Faceva in due di assai, perch
case, di

faceva la luna. Fece un poco isbigottire


cunstante.

el

popolo cir-

E a d 22 d'aprile 1498, si prese el perdono in Santa Maria del Fiore, del Giubileo che ci aveva concesso el Papa; e concesse penitenziali che. potessino assolvere da ogni e qualunche caso, e massime in queste scomu-.
nicho' che
le
ci

aveva

fatto

incorrere

questo Frate, per


gli

sue prediche: e per la gran fede che

portava el
assai

popolo, in mentre

ch'egli era scomunicato c'era

che l'andavano a udire.

174

[1498
a d 23 d'aprile 1498, dettone martirio
sostenuto certi
cittadini, che fu
al

E
e fu

Frate;

Domenico Maz-

zinghi e altri.

24 d'aprile 1498,

s'intese

come Pagoloantonio
'

Sederini se n'era andato a Lucca per sospetto del Frate.

a d 26 d'aprile 1408,

ci

fu

un mandatario del
che
facessino del

Papa, e un breve che dava licenza


Frate quanto paressi
al

suo mandatario.
dette colla a tutti e cittadini
che, dalle

27

d'aprile,

si

presi per tal caso, in


sera, si sent

modo

15 ore insino a

sempre gridare
d'aprile 1498,

al Bargello.

28

si

fece pratica sopra Frati

e sopra cittadini cli'erano

nominati da'Frati, e stettono

insino alle 7 ore, e non feciono conclusione; e fu molto

contradetto a manomettere e cittadini.

a d 30 d'aprile 1498,

si

ragun

el Consiglio

feciono e gonfalonieri, e vinsono di restituire certi confinati nelle Stinche,

certe altre provisioni: e

de'cit-

tadini ch'avevano errato nello Stato, vinsono pagassino

danari, e del Frate


circa

non
in

si

ragion.

Furono condannati

23

cittadini in danari e

ammuniti, chi in cento,

chi in dugento,

chi

mille, che fu una-

somma

di

12 mila

fiorini.

E E

a d primo

di

maggio, furono rimandati

tutti e

cittadini a casa; e

rimase e 3 poveri Frati.


si

a d 2 di maggio 1498,

lev quel tabernacolo


all'altare

ch'era stato posto in

Santa Maria del Fiore


el

maggiore, per tenere

Corpus Domini,

e riposesi el

Crocifisso com'era prima.

quello
l'u

Paolo Somenzi cancelliere del Duca di Milano scriveva a Paulo Antonio Sederino ha hauto gran ventura ch'el non
:

ritrovato hieri, perch


.

el

saria stato

taliato

a peze come

fu

Francesco Valori

1498]

175
a d 5 di maggio 1498, valse el grano soldi 35,

E E

e cos lo

dava

el

Comune.
ci fu

a d 7 di maggio,

e Pisani e predorono. Dissesi


francioso,

come a Pescia era scorso che v' era trattato di un


ci fu

ma

non

riusc.

'

E
aveva

a d 8 di maggio 1498,
isposto el
^

come

frate

Girolamo

Mise-ere mei in prigione in Palagio,

xeWAberghelfo.

maggio 1498, si vinse negli Ottanta che gli Ebrei potessero prestare. Se fu lecito lo sa el Signore e nel Consiglio maggiore non si vinse che prestassino.
a
d

di

a d 12 di maggio 1498, gli Uficiali del


gli spedali,

morbo

andorono per
Firenze

cacciavano e poveri, e dove

ne trovavano per la
;

citt tutti gli

mandavano

fuori d

e feciono ancora pi crudele cosa, che posono

all'arte de'Corazzai

un canapo

colla carrucola per dare

colla a chi tornava dentro.

Fu tenuta

cosa crudele e una

medicina contraria.

a d 13 detto,
'1

ci

fu
di

mandatario e

Generale

come el Papa mandava un San Marco per giudicare frate


a'

Girolamo

pi eh' egli aveva dato licenzia

Fioren-

tini che potessino porre a'preti e religiosi tre Decime. Alcuni pure amici del Frate, interpretavano e dicevano

Questo frate
re,
si

stato

vendi' to

30 danari come'l

Salvato-

perch tre vie dieci fa trenta. E nota che molti preti rallegravano del male del Frate, e torn sopra loro.

i Le lettere pisane non fanno parola di questa scorreria, ma parlano invece della scalata al castello di Buti fatta senza profitto dai Fiorentini, e della rotta che ebbero pochi giorni appresso

nelle parti di
(Lett. cit.
2

Maremma

tutte

cose che lo scrittore non accenna


e 1499

1499 maggio
di

4, e. 4,

maggio 19

e.

15

t.).

Nome

una prigione

nel Palazzo della Signoria.

176

[1498

a di 14

di

maggio 1498,

si

tir su

due campane

grosse in su uno campanile, cos alla salvatica, sopra la porta di San Lorenzo di Firenze.

E E
Ael

a d 18 detto, fu

finito el

secondo

fincstrato di

Filippo Strozzi.

19 detto, venne in Firenze


'

un mandatario
frate

Papa

e el Generale di

San Marco per esaminar

Girolamo.

E
lo

a d 20

di

maggio, domenica, quello mandatario


e

pose alla
s'egli

colla,

innanzi

lo

tirassi su,

questo

di-

mand,
e lui

era vero le cose ch'egli aveva confessate,

rispose e disse di no, e

come

egli

era

messo e

mandato da Dio;

e lui allora lo fece collare, e confess

quel medesimo, ch'era peccatore, come disse prima.

E
morire

a
;

di

22

di

maggio 1498, determinorono


vivi, e

di fargli

e fu determinato d'ardergli

finalmente

la sera fu fatto

un palchetto,

el

quale copriva tutta la


si

ringhiera
palchetto

del

Palagio de'Signori, e poi


ringhiera allato al
lione

i)artiva

un

dalla

e
:

veniva in

mezzo della Piazza, verso el tetto de' Pisani e quivi fu un legno grosso e alto molte braccia, e intorno, al detto legno un palchetto tondo e grande: e al sopradetto legno fu posto un legno a traverso a uso d' una croce; e vedendo gli uomini dicevano: E" gli vogliono crucifiggere ; e sentendo mormorare della croce, andorono a segare di quel legno, in modo che non paressi
ritto

croce.

a di 23

di

maggio 1498, mercoled mattina,


di questi

si

fece

questo sacrifizio

tre Frati. Gli trassono di

Pa-

lagio e feciongli venire in su quel palchetto della rin-

II

primo era Francesco Romolino vescovo d'Jlenla

e poi

cardinale, l'altro fra Girolamo Turriano da Venezia.

1498]
ghiera; e quivi furono
rio del
frati di

177
gli

Otto e'Colleg e

'1

mandcata-

Papa

'1

Generale, e molti calonaci e preti e


'1

diverse

regole, e

vescovo do' Pagagliotti,

al

quale fu commesso digradare detti 3 Frati: e qui in su


la ringhiera fu fatto dette cerimonie.
tutti
i

Furono

vestiti di

paramenti, e poi cavati a uno a uno, colle parole


al

accomodate

digradare, alfermando sempre frate Giro-

lamo eretico e scismatico, per questo essere condannato al fuoco radendo loro el capo e mani, come si usa al detto
;

digradare.

fatto questo, lasciorono e detti Frati nelle


el

mani degli Otto, e quali feciono inmediate


che
in

partito

fussino

inpiccati e arsi; e di fatto


stile

furono menati
el

sul palchetto allo

della ^.

Dove
stile

primo fu
de' corni

frate Silvestro, e fu inpiccato al detto

a uno

della croce

e non avendo molto

la tratta,

stent buon

pezzo, dicendo Giesii molte volte in mentre ch'era impiccato, perch el capestro

bene. Ei secondo

fu frate
'1

non stringeva forte n scorse Domenico da Poscia, senpre


il

dicendo Gies\ e

terzo fu el Frate detto eretico,

quale

non parlava forte parlare mai ninno


colo,

ma

piano, e cosi fu inpiccato.

Sanza

di loro,

che fu tenuto grande miradi

massime che ognuno stimava

vedere segni, e
quel caso
al po-

ch'egli avessi confessato la verit

in

buona gente, la quale disiderava la grolla di Dio e '1 principio del ben vivere, la novazione onde non fu della Chiesa, la conversione degli infedeli
polo
;

massime

la

sanza loro amaritudine


di loro.

n fece scusa veruna, n ninno

Molti

caddono dalla lor fede.

E come

fftrono

inpiccati

tutti a tre, in

mezzo
el

frate

Girolamo, e volti

verso

el

Palagio

e finalmente
fattovi

levorono del palchetto

della ringhiera,

capannuccio in su quello
e'dettono

tondo, in sul quale era polvere da bonbarda,

fuoco alla dtta polvere, e cos s'arse detto capannuccio

178
con fracasso
arsi, in

[1498
di razzi e scoppietti, e in

poche ore furono


braccia a
alle

modo che cascava

loro le

gambe e

poco a

poco: e restato parte de busti

appiccato

catene, fu gittate loro molti sassi per fargli cadere, in

modo che
popolo; e

gli
'1

ebbono paura che non fussino


manigoldo, e chi
e ardere in
lo

tolti

dal

aveva a

lare,

feciono
le-

cadere

lo

stile

terra,

facendo arrecare

gno assai: e attizzando sopra detti corpi, feciono consumare ogni cosa e ogni reliquia: dipoi feciono venire carrtte e portare ad Arno ogni minima polvere, acci
non
fussi trovato di loro niente,

accompagnati da' maz-

zieri insitio

ad Arno, al Ponte Vecchio.

non dimeno

fa chi riprese di quei carboni ch'andavano a galla, tanta

fede era in alcuni buone genti;

ma

molto segretamente

e anche con paura, perch non se ne poteva ragionare

n dire niente, sanza paura della vita, perch volevano

spegnere ogni reliquia

di lui.

a di 26 di maggio detto, fu trovato in Piazza certe

donne per divozione inginocchiate dove furono arsi. E a di 27 detto, quel mandatario del Papa fece fare
un' amunizione che chi avessi scritture del Frate le dovessi portare a lui in

San Piero Scaraggio, dove stava,


di

per arderle, sotto pena


rosse.
effe

scomunicazione, e cos

le croci

fuvvene portate molte, e dipoi se


si

ne fece

ognuno, perch non


Signori e Otto, che
frati,

truova eresia in tutte sue


trovorono a dare e giudi-

cose.

si

care 'questi tre


gonfaloniere,

fu

Piero di Niccol Popoleschi


Filippo

Chimenti Ciarpelloni,
di

Cappegli,

Alessandro Alessandri, Lionardo

Giuliano Gondi, An;

tonio Berlinghieri, Lanfredino Lanfredini

e gli Otto

che

renderono

tal partito,

Piero Parenti, Antonio di Do-

menico Giugni, Francesco Pucci, Domenico Fagiuoli,

1498]

179

Doffo d'Agnolo Spini Ruberto di Giovanni Corsini, Francesco di Gino, Gabbriello Becchi.

E E
E

29

di

maggio 1498,
di

se n'and quello

man-

datario,

primo

giugno

1498, feciono un capitano

della gueri'a e fu Pagolo Vitegli, e dettongli el bastone,

a d 4

di

giugno, fu veduto una fiamma di fuoco

andare per

aria,

grande, e sfavillava e lasciava la via

d'onde passava buon pezzo, ed era bassa bassa.

nuovo Capitano a a San Miniato al Tedesco e feciono una grande preda e presono prigioni e arsono una osteria sotto San Miniato alla via
a
d

5 di giugno 1498, and


d

el

Pisa,

in questo

corsono e Pisani sino

di Stibbio,

a d 7

detto, e Pisani

posono

el

canpo a Ponte
'1

di Sacco, e l'altro d si

fuggirono perch

nostro s'ap-

press e ingrossava,

'

a d 10 detto, venne in sul prato de'Servi e dal

Tiratoio certi bruchi neri a mangiare quei prati, in

modo

che quelli ispruneggioli rimanevano


e innanzi che n'andassi quattro
d,

tutti bianchi e

mondi;

quei bruchi diventogli

rono che parevano d'oro; e'fanciugli


gridando
:

pigliavano e
;

questi sono e bruchi del frate Girolamo


d' ariento.

quale pareva d'oro e quale


queste condizioni:

quali
gli

avevano
'1

un

viso

umano con

occhi e

da Cascina come, essendo li nostri di Sacco e fare qualche factione, s' inteso ad Montopoli essere arrivato Paulo Vitelli con 200 balestrieri Vjene ad cavallo et bene armati, et presso di questo venire Vitellozo con tucte le genti d'arme loro; onde per tale rispecto le cose si sono posate et levate quasi il pensieri non fare altra
1

Stamani

haviamo

lettere
al

in

ordine per

ire al

campo

Ponte

inpresa

Lett.

cit.,

1499, giugno 7, stile pisano.

180
naso,

[1498
pareva avessino
corona e

una corona
si

in

testa, e intorno

al viso

come una diadema, come


tutta pareva

soleva fare all'an-

tica, e tra la

la testa si

vedeva una croceloro


;

lina,

col busto gi

e di

dietro

con

una coda nera, piccola e sottile, colla quale mangiavano quei pruni. Parve 'alcuni cosa miracolosa non se n'essere veduti mai pi, e che dovessino significare qualche cosa; e parve ad alcuni che dovessino
significare

che
lui,

la vita del

Frate fussi stata d'oro, e che dietro a

s'avessi a sterpare le

male erbe; e

'1

pruno, di quella

ragione, pare e pi tristo e disutile e spiacevole; che la


coda, cio el dirieto, dovessi
erbe.

consumare
gli

le

pi cattive

E E

a d 19

di

giugno 1498,

Otto ammunirono 28
'

cittadini tutti di quegli del Frate.

a di detto, fece la Signoria 50 uomini che aves-

sino a prestare

1000

fiorini

per uno a dodici per cento,

all'assegnamento.

24

di

giugno 1498 fu

San Giovanni

e fe-

ciono una girandola, in su la quale posono un porco e


giganti e cani, e

un gigante morto
'1

e dicevasi che l'ave-

vano
simili

fatto in dispregio del Frate: e dicevano el porco

essere el Frate, e
pazzie.

gigante morto Francesco Valori

E
:

strascinando quel gigante, che cadde,

sempre dicendo
sciocchi.

quel porco del Frate, e

simili cose

da

E
1

a d 26 di giugno

1498, fu morto un cittadino,

II

Parenti, che appunto


e Bala,

si

trov allora a sedere degli Otto

d nella sua Storia le cagioni di quella ammonizione, colle seguenti parole Parendo che la parte fratesca risurgessi, si pens di nuovo abbatterli. Pure a' mezzani uomini
di

Gnardia

tocc avere delle busse, e admunironsi pi cittadini entrati in Consiglio al

tempo

di

Francesco Valori

14981
che era uscito
di

181
Siena, da uno, per guadagnare

una
'

taglia di fiorini 1000; e fu nel

mezzo

di

Mercato Vec-

chio, in su la terza dirinapetto allo speziale del Re.

pi fu feriti altri giovani

la

notte dinanzi.

la

causa

era che ognuno aveva allargato la vita, e vedevasi la


notte pieno d'arme in aste e spade ignuda per tutta la
citt, e co'

lumi giucare in Mercato

Nuovo

e per tutto,

sanza freno. Pareva aperto l'inferno; e tristo a quello

che riprendeva e

vizii.

a d 27 di giugno 1498, fu inpiccato quello


ieri quello in

che

ammazz

Mercato Vecchio,
fatto

in quello

luogo

proprio dove fece el male, e fu attanagliato


la citt in su

per tutta

uno carro. Fu

una

bella giustizia e

presto.

E
della

a di 28 di giugno 1498, fece la mostra uno figliuolo

Madonna

d'

Imola

che nome Ottaviano,^ che

100 uomini d'arme venne molto a ordine. E a d'i 30 detto, tolsono a San Marco la canpana loro e mandossi all'Osservanza a San Miniato.*
de' Fiorentini, con

venne condottiere
50

balestrieri a cavallo;

E E E
zocco.

a d 4 di luglio 1498, s'aperse San Marco.

a d 7, sabato, valse

el

grano
ci fu

soldi 26.

a d 18 di luglio 1498,
fuori e fanti

come Montepulciano
e

aveva cacciato

forestieri

gridato

Mar-

L'ucciso fu Lodovico Luti nemico di Pandolfo

Petrucci

il

sicario Tiberio di
2

Francescone Masotti da Brisighella.


le

Ottaviano Riario figliuolo di Caterina Sforza.

3 II

ViLLARi ha pubblicate

deliberazioni della Signoria del


di

29 giugno, che ordinano la consegna


alla chiesa di

questa campana, prima


dei Frati di

cesco fuori di

San Lorenzo e poi a quella Porta a San Miniato.

San Fran-

182

[1498

di

26

di luglio

1498, viiisono in Palagio, in


fare

Consiglio maggiore,
gli ufici

di in

una imborsazione

di tutti

da 600

lire

gi, tutti chi beneficio dal

padre o dall'avo o dalFarcavo, da 50 anni


polizze, e

in su per 3 da 40 a 50 per due, da 30 a 40 per una e

da

indi in gi insino

a 25,
ci

a di 27 di luglio 1498,

fu
'1

come

el

nostro Cae
vettofanti

pitano aveva preso 150 cavagli e

cariaggio

vaglia ch'andavano in Cascina, e morti

molti

morto un
tile

fratello del
di

Governatore di Pisa, ch'era gen'1

uomo

Vinegia:' e dissesi che


gli

Capitano l'aveva

fatto

per iscaltri modi, che

aveva mandati alcuni a


,

predare per cavare fuori quei di Cascina


luoghi
gli eh'

cosi

fu,

che, uscendo fuora, el Capitano gli tramezz


gli

e da pi
di que-

mise

in

mezzo; e non ne scamp ninno

uscirono di Cascina.

in

questo anno fu una abbondanzia

di

frutte,

la

maggiore.

di

6 d'agosto 1498, mandorono due ambasciafu

dori a Vinegia, che

messcr Guidantonio Vespucci e

Bernardo Rucellai.'

Gli Anziani di Pisa scrivevano

Intenderete l'assauto factoci


il

li

inimici et la

morte del mag. messer lohanni Diedo,

corpo del

quale essendo stato la sera medesima a bore 2 di nocte reso da'

ordinammo venisse qua a Pisa dove hieri a bore 20, con Conpagnia, lo levammo di San Martino dove s'era posato venendo da Cascina, et lo deponemmo in Campo Sanclo. And all'exequie quattro di noi et quasi tutti li nostri cittadini. Et facemmo interim stare serrato le botteghe
nemici,
tutte le Regule, Capitalo et et fare

uno sermone

in

Duomo

in

sua lande, tutto con pi bonore


in loco di salute.
cit.,

che

ci fu possibile.

Iddio lo abbi reducto


trattare

doluto
s.

extremamente a
'

tutta questa terra . Lett.

1499, luglio 28,

p.

Si

mandarono per
la

Pisa,

ma

un accomodamento delle cose di loro commissione non ebbe esito felice avendo il Doge
,

1498]

185
a di 21
fletto,

ci fu

come

e nostri

avevano preso

Buti a patti, a discrezione, e mozzo le mani a 5


bardieri.'

E
ci

tuttavolta

si

faceva spingarde nuove e


a'

bomman-

dav'

i'

gi.

impicco uno, e presono


ci

prigioni

33 uo-

mini che

erano, infra loro

era de' fanciulli.

Vennono

in Firenze legati.

E
a'

31 d'agosto 1498,
el

ci

fu

come

e nostri ave-

vano preso

bastione di Vico, e morti tanti quanti ve


feriti assai.
*

era dentro; e anche de' nostri ne mori e

a d 3 di settenbre 1498,

si

bombardava Vico Pigli

sano, e sentivasi di su' ponti tale eh' annover 150 colpi.

E E

a a

di settenbre, ci
1'

fu
le

come
ci

avevano avuto
^

Vico a

patti, salvo
d

avere e

persone.
fu

10 di settenbre 1498,

come

e e

nostri

avevano rotto e Pisani, e preso 200 cavagli


centinaia di uomini, e anche de' nostri mori.

morto
questo

dichiarato di voler continuare a dare aiuto ai Pisani, sebbene gli


altri gli
'

avessero abbandonati.

Hyeri

li

Buti, nel quale

nimici nostri espugnarono per forsa usorono quella crudelt che solita

il

castello di

la

inhumana
con
et
di-

loro sevitia et iniquit, ritenendo prigione et stratiando

verse torture

li

h omini di quel
le

loco,

repulse
li

le

donne,

quale
tanta
.

strupata; et tagliorono

mani a
s.

tucti

bonbardieri con
li

crudelt che poca pi ne porriano usare


Leti, cit., 1499, agosto 22,
2
p.

barbari et Turchi

Dai documenti pisani resulta invece che


il

il

30

si

bombar-

dava

bastione di Vico,
il

il

quale poco

potea tenere perch era

vecchio, e che

31 era gi preso perch rovinato dall'artiglierie

e abbandonato dai difensori, a'quali crediamo ch'entrasse paura

per la crudelt facta dagli inimici a Buti


vero quello che dice
3
il

Sicch non sembra


nei bastioni.

Cronista dei morti

fatti

Era tale lo sgomento della Signoria Pisana in questi giorni, che Vico l'avevano fatto perduto fino del 31 agosto e, dopo Vico, il resto, adeo che vediamo la mina nostra totale senza potercene aiutare di cosa alcuna . Leu. cit. 31 agosto 1499, s. p.
,

184
fu a Pietra Dolorosa, a

[149<S

un nostro bastione che


alla

loro vo'1

levano

pigliare

eh'

presso

Verrucola; e

Ca-

pitano, avendone sentore, cavalc per piano e

gir el

monte verso Pisa

e rinchiusegli.
ci

E
in

11 di settenbre 1498,

fu

come Siena era


e noi gli

arme

come

quello de'Petrucci aveva preso el Pae teneva la parte nostra;

lagio e la piazza

mandammo
de' Petrucci.

aiuto e
e

mandammo

el

conte Rinuccio no-

stro soldato,

prese una porta di Siena e aiut que'

a di 11 di settenbre 1498,

ci

fu

come

el

Conte

d'Urbino veniva con giente


a Siena; uscirono
di

in aiuto alla contraria parte

Perugia e Baglioni e assaltorongl


'

e non gli lasciarono passare.

pi

ci

fu,

rotta da' nostri in

come Val

e
di

Viniziani

avevano avuto una


e presi di molti

Lamona

uoore.
tutti

mini d'arme

queste quattro nuove in

manco

di

24
e

E E
1

pi venne in Firenze 12 prigioni Pisani,


*

dicevano eh' erano connestaboli.


a d 13 detto,
si

fece l'accordo tra' Sanesi.

Nell'agosto

Veneziani avevano portate

le loro

armi contro
di fare

Forl citt della contessa Caterina

Sforza, al doppio fine di far


e

dispetto al

Duca
alla

di

Milano, del quale era sorella,


di

una

diversione

guerra

Pisa passando
di Siena.

ai

danni dei Fiorentini

tenendo la via
le

alla volta

Firenze fu sollecita a spedir

sue genti in aiuto della Contessa,


il

perch questa non dovesse


al

richiamare

figliuolo che era

andato

campo

di Pisa. al

Guido-

baldo della Rovere duca d'Urbino era stato condotto


Signori di Camerino,
2

soldo dei

Veneziani insieme con Bartolommeo d'Alviano, Astorre Baglioni,


i

di Rimini, di Faenza ed uno degli Orsini. Di un capitano e quattro connestabili fanno menzione anche

le lettere citate (10


3

settembre 1499),
di

s.

p.
i

Fu

fatta

una tregua
il

cinque anni, obbligandosi

Fioren-

tini di disfare

bastione

del

Ponte a Vallano

e facendo ai Se-

nesi

altre concessioni.

1498]

185
a d
23, son a martello tutta la valle di Dico-

mano, perch giente de' Viniziani avevano preso el Borgo di Marradi. Era co' loro Giuliano de' Medici. Ebbono el
pass(>

bitossi

da Faenza, ch'andava co'Viniziani e lasci noi; dunon passassino in Mugello, e posono el campo a
a di 24 di settenbre 1498, luned, alloggi a Diel

Castiglione di Marradi.

comano
gello.

signor Rinuccio con otto isquadre di cavagli


1'

e molti balestrieri a cavallo, e

altro d

and in

Mu-

in questi d si
in

faceva in Firenze molta fanteria,


in

mandava
e

Mugello e
si

Romagna 4

o 5 migliaia di

persone;

anche

diceva che v'era venuto Piero


de' Viniziani.

de' Medici nel

campo

questo facevano e

Viniziani

per levarci da Pisa;

loro

furono

sempre

quegli che sostenevano e Pisani, e quali non potevano

vano contro a ogni dovere


a intervenire a loro.'

durare alla spesa se non fussi e Viniziani e quali facema non sanno quello abbia
:

a d 27 di settenbre 1498,

ci

fu

come s'ebbe

certe

baste di Librafatta.

Pensa che

c'era da fare assai, avere


ci

a riparare in pi luoghi. Iddio

sempre aiutati per-

ch

le nostre

guerre sono lecite,

ma non

cos quelle

degli ambiziosi e invidiosi Viniziani.

a d 28 di settenbre 1498, pass per Firenze


di

el

Signore

Piombino, con molte squadre


assai,

di cavagli

cavallo e fanti
in

condotto al nostro soldo, e and


;

Mugello

dall'

Uccellatolo

dicevasi che in Faenza

vi era garbuglio, chi

voleva Firenze e chi Vinegia,


el

in

questo d valeva

grano

soldi

22

lo staio.

Un

veneziano venuto colle

galere

assicurava

Pisani
il

che

la Signoria

veneta aveva a cuore la impresa di Pisa come


s.

pro-

prio Stato. Lett. cit, 10 settembre 1499,

p.

186

[1498
a
d

E
E
2ani,

30

di

scttenbre 1498, tuttavolta

si

soldava

giente; chiunque veniva toccava danari e andava via.

a di 3 d'ottobre, bonbardavano Marradi

Vini-

ma

pure vi

si

mise vettovaglia per forza, che fu

un bel

fatto.
d'

a d 4

ottobre 1498,

ci fu

come
ieri

e nostri ave-

vano avuto Librafatta, che s'ebbe

a ore 22.

E
E

detto, tuttavolta strignevano

Marradi con

bonbarde.
a d 6 d'ottobre 1498,
ci

fu

come

el

campo

no-

stro ito in Casaglia, presso a Marradi, et

ben provd, e

veduto':
dicesi
gli

stimasi

s'andranno a trovare tra pochi

che s'andranno con Dio se potranno;

s'aspetta

rinchiugghino e nostri.

in detto d

avvenne que-

sto miracolo

da Dio, che sendo assediati d'acqua quegli


botorono alla Vergine Maria
di

della rcca di Marradi e stati pi d sanza acqua e non

potevano pi stare,
fare

si

un

castello d'ariento, se pioveva; e fatto el boto,


si

intanto
e

raccoglieva e danari, in un tratto rannugol


d'

piovve tanto che raccolsono 50 barili

acqua.

in questo

anno

fu

una

ricolta

grande e d'ogni e

qualunche cosa,

e di frutte e d'olio, vino e grano.

Fu

ogni

cosa a buona derrata. Iddio non abbandona e poveri.

E
cos e

d 11 d'ottobre 1498, Marradi si stava pure non aveva pi paura, ch'avevano avuto l' acqua

miracolosamente.

12 d'ottobre 1498, mandarono a Pisa al Cagli

pitano,

che

aveva

chiesti, quanti scarpellini era in


*

Firenze; di poi tornorono indietro e non andorono,

Forse perch quelli del campo


in Castello.

si

trovavano altrove, poich

molti Bcalpellini furono dall'oste fiorentina adoperati a disfare Santa

Maria

1498]

187
a d 13 d'ottobre 1498,
ci
,

fu

come
che vi

ci
si

Capitano
gridava

nostro aveva due porte di Pisa

Marzocco}

d'i

14 4etto,

ci fu

come

el

Capitano aveva avuto

la torre di

Foce

e dato al Castellano

2000 ducati

e l'abi-

tazione in sul nostro dove voleva, e che gli aveva trattato accordo co' Pisani e presto sarebbe, e ch'egli

aveva
viste

mandato un bando che


di volere

tutti e contadini pisani potessino le

uscire fuori a seminare sicuramente e feciono

accordo,

ma
di

feciono perch potessino

andare

a seminare.*

di 17,

usci

Pisa certi che chiamano Ghin-

gherli, che corsone insino a Montetopoli e

predorono 120
assaltati dal
di loro,

capi di bestie e buoi e

bifolchi,

e furono

paese e

tolti loro tutta la

preda e presono uno

E
gello,

a d 21 d'ottobre,

entr in Firenze el Capitano

di Firenze e

non quello della guerra; e levossi el Barch'eravamo stati buon tempo sanza Capitano, avmo fatto col Bargello. Era romano, stette nella medesima casa del Capitano, ^ E a d 24 d'ottobre 1498, ci fu come Piero de' Meera passato la Pieve Santo Stefano, ed era presso a
Bibbiena, e poi preso, col campo eh' era a Marradi de' Viniziani; e fecionsi forti a Bibbiena, e dissesi
vi

dici

che Piero
de' Vini-

aveva degli amici, E a d 27 d' ottobre 1498


Ne'documenti pisani non

questo

campo

si fa

menzione

di

questa cosa, ed

altrove se ne ricordano altre che la mostrano inverosimile.


2 In Val di Serchio, agli 8 di novembre, non si era fatta alcuna sementa, con dispiacere de' Pisani che di l ricavavano il pane per sei mesi. Lett. cit. 8 novembre 1499, s. p. 3 II Capitano del Popolo, che fu un messer Mario Salamoni degli Alberteschi, patrizio romano.
,

188
ziani, eh'

[1498
era con Piero de' Medici in Bibbiena, presono
altro castelluccio che si

uno
gli

chiama Fronzoli.

si voleva, che erano rinchiusi e che non se ne potevano andare; e

dicevasi per

ognuno

eh' e nostri, se

gi vi era giunto el Signore di Piombino


e potevano esservi tutti e nostri

co'

sua cavagli,

caporali e pigliavano
la vittoria;

ognuno. Donde

si

venisse, non seguitoron

raandorono alle stanze e soldati.

a di 5 di novenbre

1498, pass
poi
al

di

qua

el

Fra-

cassa che veniva di San Benedetto, e alloggi a Dico-

mano con 400

cavagli e

Ponte a Sieve e per

Valdarno, e and a Arezzo.

a d 6 detto, alloggi a Dicomano uno altro Conte


tutti di quegli del

con 300 cavagli,

Duca

di

Milano, e

and per

la

medesima

via.

E a d 8 di novenbre 1498, pass el conte Rinuccio a Dicomano con 400 cavagli, e and alloggiare per Val
di Sieve e

non s'appresent
Piombino, con
la

in Casentino dov'era
si

il

Si-

gnore di Piombino; e per


Signore
giare a
di

part da Pratovecchio el

sua giente, e venne allog-

San Lorino

e a Calano e inaino a Londa, e fe'1

ciono

spaventare tutto

paese stimando fussino

e ni-

mici, poi

andorono alloggiare a Dicomano. 1498, venne Arno molto

a d 24 di novenbre

grosso e fece danno assai, e fece l'ovinare un ponte che

era tra la Porta al Prato e la Porticciuola, in sul

Mu-

gnione;

el

quale

Mugnone venne molto


un mugnaio

grosso e entr
col

per Borgo
la farina, e

di fuori e affog

cavallo e

una donna

eh' era in su detto

ponte e fece
essendo

molti danni.

a d detto, intervenne eh' a Ricorboli,


vetturali

alloggiati

con

10 muli carichi di polvere da

bombarda

e artiglierie, alcuni giovani volendo

provare

1498]

189
,

uno scoppietto
cinque in

s'

appicc
;

el

fuoco

a quella polvere e

arse la casa e muli

e'

vetturali ne fu guasti dal fuoco


portati allo spedalo.

modo che furono

Credo

ne morissi alcuni.

a di 25 di novenbro, el Capitano nostro alloggi

di Pisa, e

Poggio a Calano, che si parti di quel mandavanlo in Casentino. E a di 27 detto, ci fu come e nimici in Casentino avevano preso un castelluccio che si chiama Santerma,
in questi piani del

nel quale era fuggito molto grano e robe, e missonlo a


sacco,

ammazzorono ogniuno.
a di 30 detto, e nimici avevano posto el campo a

Pratovecchio.

in questo

tempo pioveva

assai, e biso-

gn andassino alle stanze per tutto insino a Vicchio, consumando tutto '1 paese. E dubitavasi tuttavolta d'un
trattato, e

non

si

vinceva pi danari e avevasi gran sode'soldati,

spetto. Chi ci lasciava,

chi

minacciava, e

massime

chi era alla guardia delle castella e

massime
e

le castella di Pisa.

di

20

di

dicenbre 1498,
fatto

ci

fu
,

come
e'

nimici
di

in Casentino

avevano

una preda

nostri

Ca-

maldoli la tolsono loro e presono di loro.


molti di e neve in su l'Alpe.

Era piovuto
per
gli

Stimava
el passo.

fussi

noi,
inten-

perch la neve serrava loro


denti
si
si

Per

stimava avergli
fussi el male, e'

tutti prigioni, e cosi

era;

ma

dove
ria

non vollono una grande

vitto-

avere vituperato e Viniziani.

a di 18 di dicenbre 1498, ci fu come e nostri avevano ripreso Marciano e preso 70 o 80 uomini d'arme
e molti fanti e preso tutti e passi; e tutti quegli del paese

gridavano: lasciate fare a noi che

non anno rimedio.

Ognuno

si

disperava qui a Firenze. Perch non vogliono


?

costoro, e che vuol dire

vedovasi la cosa chiara sanza

190
dubbio
e

[1498

nondimeno assediorono Bibbiena, e preso


cavagli e fanti, in
;

di

nuovo

assai

tnttavolta spacciati
tessino andare.

modo che si facevano pensavano in che modo se ne po-

E a di 23 di dicenbre 1498, si diceva eh' e nostri non volevano guastare 1' arte loro e non vollono fare
,

quello che potevano, ch'erano

vincitori

sanza dubbio.

a di 25

di

dicenbre 1498, la notte della Pasqua,

fu fatto questa isceleranza nel popolo di

Dio

in

Fisi

renze e in Santa Maria del Fiore

la notte

quando

diceva la prima messa della mezza notte,


s'io

certi,

non so
tem-

mi dico uomini o demoni, che missono


e

in detto

pio

un certo cavallaccio facendolo correre per


facendo

la chiosa

con molte grida, vituperando

cose innomicavallo, e co'

nabile nel postribolo, ferendo con

arme

il

bastoni, mettendo e bastoni nelle parte di dietro, facendo

ogni iniquit, facendolo cadere per terra in chiesa, in-

sanguinando e imbrattando

el

tempio del Signore; e per

modo guasto
stette tutto

e straziato detto cavallo caduto quasi

morto

a terra delle scalee di Santa Maria del Fiore, e quivi


il

d,

che ognuno pot vedere,

cosi

come
uori-

morto

e lacerato.

Per

\ti

qual cosa e buoni e savi


di giudizio di

mini tremavano di paura

Dio grande,

cordandosi anco di quello fu

fatto

pochi anni

innanzi

che furono aperte sepolture a Santa Maria Novella


fuori della chiesa, in dispregio della resurrezione in nella

notte della Resurrezione; e pi fu messo inchiostro in


sulle

acque benedette

in

Santa Maria del Fiore, e eh'

peggio, fu rotta la porta della chiesa di notte, e salito


in

pergamo

e inbrattato
si

el

pergamo e

violato innanzi
altre

a Cristo dove

dice

la

parola di Dio, e molte

iniquit sanza timore di Dio.


tolto la corona alla

dissesi
di

che

gli

era stato

Nostra Donna

San Marco e dato

1499]
a una meretrice
rona,
:

191

non ebbi
si disse.

la verif di questo della co-

ma

per molti

pi in questa notte della

Nativit, missono in su' foconi, per le chiese, in molte,


azafetica in
liio<^o

d'incenso e feciono correre capre per


'

Santa Maria Novella.

a d 27

di

dicembre 1498,

in questi di, el nostro

Capitano prese per forza un castello di l dalla Vernia

che chiama Monte Ftitucchio

eh'

di

dalla Vernia

7 miglia, e morivvi molte persone eravi fuggito. El me-

glioramento de' nemici, eh' erano in sul passo, restorno

come
posti.

assediati,

avevano fuggito qui per andarsene

a' lor

E a d 28 di dicenbre 1498, e nimici di Pisa avevano avuto per forza Montetopoli, e saccheggiato e preso
prigioni e arse molte case.'

E
da

a d 11 di giennaio 1493, el Capitano nostro atdi


l

tendeva tutta volta a serrare e passi a nimici


la Vernia, e dicevasi

che facevja una basta a Monte

Lione.

a d 14 di giennaio 1498,

ci

fa

come

e nimici di

Casentino avevano messo in Bibbiena 1000 fanti e quali

'

Anche Giovanni Cambi

nelle sue Istorie, narra questi fatti,

aggiungendo:

tutto facievano, perch

sendo morto
perch j
lui

el

Frate

pareva
2

lussi lecito fare

ogni male in
tali

tal notte,

col pre-

dicare aveva levato via

peccati ecc.
gli

Li nostri soldati (scrivevano


l'

Anziani

di

Pisa al loro

ambasciatore a Venezia) andando


topori et

autra nocte, eoe govedi, in

cavalcata, la mattina al far del giorno asaltorono quelli di

Mon-

tandem preseno et misseno a saccho il castello et parte n'abrugionno. Vero che si salv molta gente et etiam robbe manesche, le quali si rinchiuseno nella rcha; alla quale non denno battaglia perch, avendo saccheggiato il castello, erano
tucti charichi di robbe.

Fuvi

feriti

alchuni de'nostri et se ne tor-

nonno

la nocte

seguente. Leti,

cit.,

28 dicembre 1499,

s.

p.

192
erano venuti secreti e arrecorono uno staio
collo per uno. Cos
si

[1499
di farina in

disse,

che fu
ci

lo

a di 19

di giennaio

1498,

fu

scampo loro. come el nostro


d' artiglierie

Capitano aveva preso circa 70 muli

cariclii

e vettovaglia clie veniva a Bibbiena e circa

a 00

ca-

vagli leggieri e naolti fanti, e

un Commissario Viniziano
a Bibbiena.
nimici per ogni

che portava buona

somma

di danari

nuta una grande novella.


ispacciati, e
si

Erano

Fu temodo

non seguitorono

la vittoria.

Donde
el

si

venisse

diceva da'nosti cittadini.

quali chi fussi, fece gra-

vissimo peccato,

perocch Firenze aveva


e

maggiore

onore eh'

ella avessi mai, a vituperare

Yiniziani,

ma
'

non

la

prima volta che V hanno


di

fatto

Fiorentini.

a di 21

giennaio 1498,

ci

fu

come

Pisani
assai.

erano corsi in Valdinievole e predato bestiame

a questo modo n'avmo una calda e una fredda, avmo

a riparare

in

due luoghi.
di

26

giennaio

1498,

ci

fu

come
di

nostri

avevano
si

prosi in Casentino, a Montefatucchio, circa


si

200

cavagli leggieri che

fuggivano.

cos

Montatone
di

fugg giente e arsono el castello; e funne anche presi

e dicevano che in Bibbiena

non era pi vettovaglia


fu

ninna ragione e che

gli

stavano male.
ci

a d 13 di febraio 1498,

come egl'avevano
de' Medici,
-

lasciato andare el

Duca

d'

Urbino e Giuhano
fu

con 40 cavagU e lasciato forse 400 fanti a guardia.

15 di febraio 1498,

ci

che feciono amba-

al Capitano de'Fioanche a quello de'Veneziani, che era il Conte di Pitigliano. 2 II duca d' Urbino, essendo ammalato ebbe il salvacondotto dal Vitelli senza consenso dei Commissari, e Giuliano se n'and
1

Queste censure facevansi egualmente che

rentini

col

Duca.

1499]
sciadori a Vinegia, che fu Pagoloantonio Soderini e

193 Giovan

Battista Ridolfi, e uno ne feciono a


sere Antonio Malegonnelle. Stimavasi

Roma
si

che fu mes-

dovessi far pace,

E
voLa

a d 17 di febraio 1498,
di

Nostra Donna

di di

ci feciono venire la TaSanta Maria Inpruneta, per

pigliare

buon partito
'

lega

di

lasciare

el

Re

di

Francia.

a d 19 di febraio

1498,

ci

fu

come

el

Conte

di

Pitigliano,

mandato
si

da' Viniziani, scorse e pred in Ga-

leata e quivi

ferm.

qui

si

stava pure a vedere, e

non

si

poneva
;

el

tenere un' ora

campo a Bibbiena, che non si poteva in modo eh' ognuno mormorava e dicesi

vasi che gli era qui chi non voleva che

vincessi.

E
la

sarebbe paruto a ognuno, a vedere

non seguitare

vittoria certa. Insino a' contadini del paese

venivano a

E' sono hi prigione non si dava mai licenza,


dire
:

lasciate fare
in

a noi. E qui modo che ognuno si mafu lettere dagli ambascia;

ravigliava.

E
che

a d 5 d'aprile 1499,

ci

dori di Vinegia, e lessonsi in Consiglio


le chieste de'Viniziani

e quali avisavano

erano disoneste e perdevasi

la speranza dello accordo.

E
d

'1

Re

di

Francia scrive, che


lui.

noi abbiam

tempo pochi

a entrare in lega con

molto
'1

si

diceva sopra pigliare partito di lasciare

el

E Re

Duca, e mostrossi molti pericoli per l'una parte e per

altra.

a d 8 d'apinle 1499, venne

el

cavallaro coU'ulivo

da Vinegia, dell'accordo fatto co'Viniziani e Pisani in

Vuol dire per essere inspirati, se dovessero entrare nella Lega o stare col Re. Il Parenti, contrario ai Piagnoni, attribuisce
1

a questi l'aver procurato tale venuta, col segreto scopo di fare


pi risurgere la loro secta e farsi risentire
.

13

194
180 migliaia,

[1499

questa forma: che noi abbiamo a dare a'Viniziani, in dieci


anni, fiorini
e eh' e

Pisani tengliino certe

fortezze di Pisa e abbino a chiamare

un podest a
ch'erano in

lor

modo,

di

nostra giurisdizione.

E
;

questo dispiacque assai


noi,
pri-

al popolo,

perch dovevano dare a


'

gione a Bibbiena e vituperati


gli ambasciadori.

e furono molto biasimati

a d 12 d'aprile 1499,

gliato a pezzi, a

ci fu come fu morto e taSan Benedetto, un garzone che aveva

nome Ottaviano, che s'apparteneva la signoria di Faenza. Era stato qui in Firenze. Era un poco guercio. E dissesi
che l'aveva fatto morire messer
forse che
G-io vanni

Bentivogli; e

non fu vero.

E
come

a d 14 d'aprile 1499, venne qui el cavallaro da

Vinegia, e arrec la retitcazione dell'accordo.


in Pisa
s'

E
che

fucci

era fatto rumore per


'1

alcuni

non

piaceva l'accordo, e per modo che


ziano fu
(li

Commissario Vinie fece morire da

bisogno andassi a Pisa,


^

5 uomini,

di tale discordia.

Fiorentini e Veneziani avevano fatto

compromesso

nel

Duca

di Ferrara, e in questo giorno

venne
la

la notizia del lodo

proferito,

come ne abbiamo anche

da esso testimonianza nel Cambi; il

quale aggiunge, che fu dato bench asente e nostri oratori che

non
loro

si
il

voUono trovare
Landucci.

il

che non s'accorda col biasimo che d


di

Ottaviano Manfredi sopraccennato, figliuolo Firenze


,

Carlo

II,

che

era

al soldo di

fu assaltato

ed ucciso suir Alpe

di

San

Godenzo da' suoi nemici di Val di Lamona. Ved. Parenti cit. 3 Per il lodo sopraccitato, Veneziani dovevano, dentro il 24
i

di aprile
i

ritirare

le

genti che tenevano contro


,

Fiorentini
,

ma

Pisani scontenti della sentenza

appena conosciutala

rimossero
fortezze.
di

le

genti dei Veneziani dalla guardia

delle loro porte e

Guicciardini, Storia d'Italia^ Libro IV.


cui qui
si

questo

il

rumore

parla.

1499]

195
a
d

E
vano

17 di aprile 1499,
bandiere del

ci

fu

come

e Pisani ave-

i^tte le

Re

di Francia, e

che a gnun

modo non volevano tale accordo, n stare mai sotto e Fiorentini e come e' s' erano deliberati di disfare gli arienti
;

delle chiese e aiutarsi, e mettere la vita


a'

prima che darsi

Fiorentini
Yiniziani.

non vollono F accordo

eh'

avevano

fatto

E a d 23 d' aprile 1499, gli Otto dettone bando a Simone Tornabuoni e al Grasso de'Medici, e pi d fa dettone bando a uno Marcuccio Salviati el quale and al soldo de'Viniziani e teuiie pratica con Piero de'Medici; e per questo medesimo errore lo dettone al detto Simone e al Grasso.
'

E E

a d 24 d'aprile,

si

riebbe Bibbiena tutta disfatta.


ci

a d 26 d'aprile 1499,

fu
la

come

el

Duca

di Fer-

rara aveva giudicato e dato


in favore de' Pisani, e che
le

sentenza dell'accordo

gli

avessino a tenere, oltre


delle porte
,

cose dette

ancora

le torre

e che risco-

tessino le gabelle.
glio degli Ottanta,

finalmente fu consultato nel Consisi

che per niun modo non


nulla.
^

accetti

a questo modo non se ne fece

E
vano

3
e

di

maggio 1499,
le

ci

fu

come
e

e Pistoiesi ave-

fatto scandolo,
feriti

parte dentro;

morivvi circa
altro.

16 uomini,

pi di 40,

con artiglierie e

Sotto

questa data

riscontrasi nel

Libro di Partiti degli

Guardia e Bala la sentenza contro il Tornabuoni e contro Andrea d'Alamanno de'Medici soprannominato il Grasso; e 15 giorni prima vi si legge l'altra di Marco di Bernardo di Marco
Otto di
di

Forese Salviati chiamato Marcuccio. ~ Neanche i Pisani, non ostante che

il

Duca riducesse anche

pi favorevoli per loro le condizioni dell'accordo, non vollero mai


accettarlo; e a questo credo voglia riferirsi quel
nulla
.

non

se ne fece

196

[1499
le lor parte de' con-

Arsone due porte per mettere dentro


tadini,
'

E E
di

in questi di valse el

grano

soldi

15 in 16

lo

staio.

in questi d facevano e Fiorentini disfare le

mura

Bibbiena.

E
el

15

di

maggio 1499,

ci fu

come

gli

era morto

Soldano, e morinne quattro innanzi che fussi fatto la

lezione.

and a sacco e magazzini


ci

de' Viniziani.

E
ci

a d 19 di maggio 1499,
di

fu

come
;

el

Duca

di

Milano mandava a dire

renderci Pisa

ma

voleva che

obbrigassimo, al suo bisogno, pagargli ^ uomini d'arme..

a d 2 di giugno

in Casentino per

1499, mandorono mandarlo a Pisa. ^


d prese
gli

pe' Capitano

E
di

a d 3 di giugno 1499, fu un fornaciaio di mattoni,

a Settimo, che in questo

due sue

figliuoli,

uno

3 anni, uno
si

di

7,

scann con un

coltellino,

come

fa

un caveretto.
di

E
e
'1

a d 5

giugno 1499, pass

di

qui el Capitano

signor Rinuccio, e andorono in quel di Pisa.

Non

entr in Firenze. Andorono guastatori di questi piani per

dare

el

guasto

a'

Pisani.
el

a d 12 detto, dettone
in questo d vinsono

guasto

a'

grani; e

'1

campo

era tra Cascina e Pisa.

una gravezza che


*

la

chiama-

rono la Graziosa, e feciono danari.


1

Questi disordini, tra

le

antiche fazioni de'Cancellieri e Pan;

ciatichi,

rati

erano incominciati anco avanti e sono estesamente nardal Salvi, Historia di Pistoia, T. III. 2 A questo punto un bianco nel codice; il GuicciARDixi.per

il

numero
Cessata

di la
il

300 uomini d'arme e 2000

fanti.

guerra in Casentino,
Piero Corsini.

il

Vitelli era

andato a Citt

di Castello, e
il

Conte Rinuccio nel contado d'Arezzo.

chiamare

Vitelli fu inviato
*

Per

fare qualche

provvedimento

di

danari

per dar fina

1499]

197
in

questi tempi appar in Firenze moltitudine di

bruchi neri e piccoli e pilosi; entravano per le case e

mordevano

le

persone e facevano

male

e enfiava

dove

mordevano. Mostravano d'aver veleno.

E E E
dell'

a d 17 di giugno 1499, caricorono bombarde per a

Pisa, e

mandaronle
d

in su le scafo per

Arno.
le

21

di

giugno 1499, piantarono


ci fu

bombarde
coli' ulivo

a Cascina.
a d 26 di giugno 1499,
di Cascina.
il

cavallaro

avuta

Giunse

alle

20 ore
e

ed ebbesi

ore 17 a discrezione della Signoria

del Capitano.

venneci molti prigioni di Cascina, e missongli in sul

ballatoio, in Palagio.

a d 2

di

luglio
,

1499,

ci

fu

come
el

el

Turco era

corso insino a Zara

per terra, e predato 200 anime e


paese; e che la

bestiame, e arso e dibruciato tutto

persona del Turco era per terra e veniva verso Raugia,


e coll'armata sua era fuori dello stretto, nell'Arcipelago.

fucci lettere

da Vinegia, che parevano


pi
ci

tutti smarriti

e Viniziani.
di qua, e

fu

come
in

el

Re

di

Francia passava

che

gli

aveva

Turino molte gran rote d'arartiglierie

tiglierie e tuttavolta

ne faceva gittare.
l'

a d 12 di luglio 1499, tornorono qui


in

ch'andorono

Casentino, per mandarle a Pisa.


di luglio

a d 13

1499, pass
'

di qui

sconosciuto
al

messer Ascanio cardinale,

andava a Milano
'1

Duca

che cominciavano a credere che


alla presente

Re

veniva a'danni

loro.

guerra

et

expedire la impresa della Citt di Pisa ,

fu imposta, con provvisione dell'll giugno,


ai cittadini fiorentini.

una Quintina
el

mezzo

Da

un'altra provvisione del 21 gennaio 1500

abbiamo che detta gravezza fu chiamata volgarmente e credo sia la stessa che il Landucci, errando, chiama 1 Ascanio Sforza, fratello di Lodovico il Moro.

Piacente.

la

Graziosa.

198

[1499

E E
di

a d 18 di luglio 1499, nndorono in


fiorini

campo a Pisa

due Collegi con 30,000


a d 19
di luglio

numerati.

1499,

ci fu

da Roma, come 'IDuca


in

Milano rimetteva Piero de'Medici


fiorini,

punto, e davagli

10,000

e elio venissi a'danni nostri, perch Pisa

non s'abbia,

E
E
si

a d 31 di luglio 1499,

si

pose

el

campo a Pisa,

la sera

a ore 3, con ordine grande e forza.

a d primo d'agosto 1499, presono una torre che

chiama Asciano, e mozzo le mane a 6 uomini ch'erano dentro, e che non si vollono dare. Aspettorono le bom'

barde.

a d 3 d'agosto 1499,
di

ci

fu

come avevano
furono
ripinti

rotto

un pezzo

muro

di pi di

40 braccia, colle bombarde,


,

e entrorono

dentro molti fanti

fuori

con morte d'uomini, perch facevano la guerra disperata.

a d 5 d'agosto 1499, venne di Pisa un contadino


gli

che avis come


de' Pisani, per

avevano

fatto dentro fosse cieche, e

come saettavano medicamo. Credo


mettere pi
dentro.

venissi in benefizio

paura a chi volessi entrare

E E

a d 7 d'agosto 1499,

ci

fu

come

el

Capitano aveva

preso la Porta a

Mare

e la Torre Stainpace.
si

a d 11 d'agosto,

part di qui

uno ambascia-

dor lucchese, di furia, perch s'intese qui coni' e Lucchesi

avevano mandato soccorso


dal
nostro Capitano

a'

Pisani

perch fu trovato
in

uno ch'aveva una lettera

una

Anche

il

Portoveneri,

col quale s'accorda mirabilmente


;

il

presente Diario, registra questa crudelt


-cagione

e aggiunge che per detta


dei
fiorentini

furono tagliate dai Pisani

le

mani a uno

che avevano prigioni.

1499]
palla di

199
cera, che

mandavano
1499,

Lucchesi

a proferire

danari

a' Pisani,

E E
legi,

a d 15 d'agosto

ci

fu

aveva preso, dentro,

la chiesa di
si

come el Capitano San Pagolo.


non
si

a d 19 d'agosto 1499,

vinse, tra'Signori e Coldi poi

che Pisa andassi a sacco, e

vinse in
fe-

Consiglio.
riti

in questi d ci

tornava molti amalati e

di

campo, e non tanto soldati quanto cittadini che


feriti

erano andati a vedere; e molti ne moinva, e


tutti,

quasi

ch'erano
altri

feriti

dal medicamo.

fu bisogno man-

dare

Commessari.

E
la

a d 24 d'agosto 1499, feciono venire in Firenze


di

Tavola

Nostra Donna
'

di

Santa Maria Impruneta,

e fecesi molti doni.

intervenne questo che passando,

nel venire, sotto

uno

ulivo, s'appicc

un ramicino

di quello
ri-

ulivo a

una

stella del mantello di alla detta stella


;

Nostra Donna e

mase appiccato

e alcuni di quegli che

portavano vollono con una canna farlo cadere, e provandosi pi volte, nello pot spiccare
;

onde chi era da

lato,

vedendo, giudicorono che


gli

fussi

per miracolo (perch fu

deliberata perch noi avessimo vettoria di Pisa, che se

dava tuttavolta

la battaglia), dicendo: questo

buono
di-

pronostico, ella porta l'ulivo a Firenze.

molto fu

vulgato per la

citt.

E quando

giunse a San Felice,


1'

gli

levorono quel mantello e spiccorono


ronlo in quel luogo

ulivo, e appicco-

medesimo

ch'era, in su la spalla ritta,


e
nell'

che ognuno lo pot vedere nel venire

andare.

II

19 agosto la Signoria ordin che


il
il

il

di

25

si

conducesse
che
si fa-

in

Firenze

Tabernacolo
24,

ma
tal

avendo

il

Vitelli chiesto

cesse venire
si

perch in

giorno voleva dar battaglia a Pisa,

trova un'altra deliberazione del 21 che ordina di anticipare di

un giorno quella venuta.

200

[1499
lina forchettina
di

Era

dua ramicini

lunga circa una

spanna.

E a d 27 d' agosto ci fu conae ci Re di Francia aveva preso 7 castella, che fu Tortona, Razza, Nori, Valenza, Castelnuovo, Pontecorona e Bovera, e andava
,

a Pavia.

'

E
sario

a d 29 d'agosto 1499, venne un nostro commis-

da Pisa
a
d

in furia per staffetta. Si dubitava di tra-

dimento.

E
di

primo

di

settenbre 1499,

ci

fu

come

el

Re

Francia aveva avuto Alessandria. Aveva

di fatto,

dove

egli andava, ogni cosa.

E
E
si

a d 2

di settenbre

1499, pass per Firenze un

Cardinale legato, ambasciadore del Papa al


a d 3 di settenbre 1499,
ci fu

Re

di Francia.
"1

come

Duca

di

Milano
d"

s'era andato con Dio e lasciato Milano, e dentro


^

gridava Tra

e Francia. Lasci el Castelletto fornito

uomini e

di

vettovaglia per 6 anni o pi. El Cardi-

nale Ascanio aveva portato via el tesoro verso la

Magna.
la

pi ci fu,

come

e Gienovesi

avevano levato

ban-

diera di Francia.

E
fu

a d 5 di settenbre,

si

lev el campo da Pisa, e


:

grande mormorio per Firenze ognuno

si

maravigliava.
su
la Cupola,

E
eli'

in detto

d,

si

dirizz la croce in

era stata torta molti anni per gran venti.

a d 12 di settenbre
era stato preso
,

1499,
e tolto

ci

fu

come
;

el

Duca
si

e' figliuoli

el

tesoro

e che

Bovera sono Rocca \4.razzo e Voghera. Trivulzio ribelle del Duca di Milano e comandante dell' armi francesi in quella guerra. Quel cognome si storpiava malamente in quel tempo: il Rinuccini nei Ricordi lo dice da Treuzo ed il Portoveneri da Trenssi.
1

Razza

Giovanniacopo

1499]
compil lega tra
tini.

201
el

Re

e Yiniziani, el

Papa

e*

Fioren-

Non

fu vero.
el

a di 13,
,

Capitano volle mandare le bombarde


,

a Livorno

e misele in mare

e aflfondonne

due grosse
e Pisani
in

e uno altro dragonetto, che fu una perdita grande.

E a di 17 di settenbre 1499, ci fu come avevano ripescato quel dragonetto che casc

mare

di nostro, e che gl'era entrato in Pisa Franciosi.

E
ritosi

a d 19 di settenbre 1499,
el

ci fu

come
alle

el

Re

di

Francia aveva avuto


di

Castelletto di Milano e insigno;

tutto

'1

Ducato

e giunse qui

22 ore

el

cavallaro, e immediate

si

son a gloria e fecesi fuochi


Palagio e per tutto.
citt.
si

per la

citt, e fecesi e panegli in

Fu

grandissima allegi-ezza per la

a di 21 di settenbre 1499,
,

mand

al

Re

di

Francia 3 ambasciadori
terotti e

che fu messer Francesco Gual-

Lorenzo Lenzi e Alamanno Salviati, per ral-

legrarsi col Re.

E a d 26 di settenbre 1499, ci fu come '1 Turco aveva preso Corf e che faceva gran patti a' Cristiani: la prima, chi si dava d'accordo, non toccava la Fede, lasciava credere ognuno a suo modo e non voleva da loro se non la met di quello pagavano a' Yiniziani l'anno;
,

e facevagli esenti per 5 anni, e da 5 anni in l voleva


la detta met.

a d 27 di settenbre 1499,
al

ci fu

come
a'

el

Re

di

Napoli aveva mandato


riparava che
'1

Papa, dicendogli che se non


danni sua,

Re
il

di

Francia non venissi


in Italia.

che metterebbe
se
'1

Turco

sarebbe riuscito

Re

di

Francia voleva andare pi innanzi verso e


el

danni suoi; ed era da credere, perch


preso un

Turco aveva
la

modo

d'acquistare, al
alla

non volle tanto male

non toccare povera Italia.

Fede. Iddio

202

[1499

E
preso
patria.
alle

a d 29 di settenbre 1499,
el

nostro Capitano in

come noi avmo Cascina come traditore della


ci

fa

l'altro

venne preso
Francia

in

Firenze e giunse

due

ore- e tre
el

quarti di notte, con molti torchi,


eli'

E
la

questo fu

Re
s'

di

avvis la Signoria che

fussi preso,

egli era

traditore.

pi

fu

avisato

Signoria da quello de' Tra, che prese un cavallaro del

Duca,

el

quale rivel come

nostro Capitano, e

come

el

el Duca era d'accordo col Duca spendeva lui in Pisa.

E fucci, come un nostro cittadino, essendo a Milano col Re e dicendo come avevano levato el campo da Pisa, el Re dimand perch, e lui gli disse noi siamo ingan:

nati dal

nostro Capitano; allora

disse: fatelo

pigliare.

E
fu

venne qui per staffetta a recare questa nuova, che un pignoro la pedina a torgli la vita. E a d primo d'ottobre 1499, in marted, fu tagliato
testa
al Capitano, cio

la

Pagolo Vitegli, in Palagio

de' Signori, su alto, in sul ballatoio; e fu alle

23 ore e

tre quarti, ch'era la Piazza molto piena di popolo. Aspet-

tavano
torono,
toio
tu'n
si
,

lo gittassino gi

a terra del Palagio; nello gitla testa alle finestre del


,

ma

mostrorono

balla-

con un torchio acceso

mostrandolo
si

al

popolo in

una mazza. Allora

el

popolo

part,

giudicando che
alla citt.

fussi fatto giustizia e


,

grande onore

Ebbe

prima molta colla e prima gli dettone bando di rubello innanzi 2 ore, e mandai'ono el bando per la citt.' E
nota ch'egli ora gonfaloniere Giovacchino Guasconi
,

el

Nel Parenti leggesi questo temale, pubblicato in quella

occasione:
Paolo sono ohe venni vidi e finsi Di dar Pisa a Marzocco et exaltarlo
,

Ma

quel di gloria e

me

di

fama

extinsi .

1499]

203

quale seppe molto segretamente mettere le mani addosso

a questo Capitano.
polo per

Fu molto commendato da

questo po-

uomo

savio e buono e di grande animo.

E
E

tuttavolta facevano confessare certi cancellieri del

Capitano, per avere la verit.


a d 11 d'ottobre 1499, fu impiccato alle finestre

del Podest

teneva

un messer Cherubino, ch'era dal Borgo, che mani col Capitano del tradimento voleva fare. E a d 19 d'ottobre, ci fu da Vinegia come el Turco era scorso presso a Yinegia a 20 miglia, e arsone circa 17 ville e presono 8 mila anime e altrettante n'ammazle
'

zorono; per

modo che

tutti

paesi fuggivano a A^inegia

insino alle vicine terre.


e capitani de'Viniziani

perch certi loro commissari


el

non feciono

dovere a resistere

a'Turchi, n'andorono cosi presi e detti commissari. N'an-

darono presi a Vinegia; che vi fu un messer Barto-

lomeo da Lutiano e un Carlo Orsini, che


a Bibbiena.

ci

feciono contro

fu,

questa preda,
ci

el d di

E
nesi.

a d 22 d'ottobre 1499,
'1

fu e

San Girolamo, capitoli della Lega


'1

tra noi e

Re

di

Francia

e'

Viniziani e

Papa
^

e'

Sa-

Fecesi gran festa e fuochi e panegli. a d 23 d'ottobre,


a'
si

band detta Lega, e come pro,

metteva bene

Fiorentini

come volevano che

noi

riavessimo le cose nostre innanzi che noi fassimo obbrigati a pagare niente.
di giente

poi voleva che noi l'aiutassimo

d'arme, quando passassi all'acquisto di Napoli,

II

Parenti chiama questo Cherubino

dal

Borgo a San Se;

polcro, capo di parte e connestabile del Vitelli

ed aggiunge

che furono presi Gerbone del Monte Santa Maria uno dei suoi cancellieri, messer Antonio da Castello suo confederato, e il medico.
2

La convenzione

tra

il

Re

di

Francia e

Fiorentini fu pub-

plicata dal Molini, nel T.

I.

dei

Doacmenti di Storia Italiana, a

pag. 32.

204

[1499
a
di

25

d'
;

ottobre

ci

fu

come era

alla

Velona

20 mila Turchi

e chi diceva eh' egli erano in Puglia.

E
sue

a d primo di novenbre 1499, la


la

Madonna d'Imola
perch 'IPapa,

isgombrava
co' caldo del

roba sua e mandavala a Firenze, e mand


e

fanciulle

missele nelle Murate;


di

Re

Francia, voleva torgli la signoria e

darla a un suo figliuolo.


stare
lei

Onde

la

Madonna
ci

diliber di

a difendersi,
fu

a d 10 di novenbre 1499,

come

'1

Re

di

Francia s'era partito da Milano e ritornava in Francia, e

dimandava 30 mila fiorini che '1 Duca diceva ci aveva prestati, come suo ereda. E non dimeno Pisa non ci
rendeva.

a d 27 di novenbre 1499, ci fu come el figliuolo Papa aveva preso Imola, ma non aveva avuto la rcca; e bombardava la rcca in modo che io sentivo le bombarde insino da Dicomano, al mio luogo, che strignevano la fortezza; e que'della fortezza travano per la terra e disfacevano tutte le case. La Madonna s'era pardel
tita e

andata a Furl

e quivi

s'

affortificava

e dissesi
gli

eh' ella

aveva

lasciato nella fortezza


figliuoli e

uno che

aveva
dava

dato

per sfatichi e
la fortezza,

la sua

donna

se

mai

che Lei ammazzassi la detta donna e


vinse in Consigho

figliuoli.

a d 29 di novenbre 1499,

si

di cavare di prigione ser Giovanni,

ch'era in prigione

a Volterra.

'

Per questo Giovanni

di

ser

Bartolommeo

Guiili, i;auimen-

tato

anche a pag. 76

e 96, fu chiesta grazia di uscire dal fondo

della

rcca vecchia di Volterra, dove stava fino dal 1494. Nella


si per la stanza anni 65 infermo etiam pe'molti tormenti et afflictioni di
, ,

petizione dice di essere di

ha

facto in decto luogo,

si

corpo ebbe innanzi fusse mandato

in detta prigione .

Con prov-

1499-500]

205
di

a d 2

diceiibre,

si

cominci a cavar

el

cam-

panile di San Miniato, per dirizzarlo, da un maestro di

murare.

E
E E
'1

a d 10
a

di

dicenbre 1499,

ci

fu

come
fu

'

aveva avuto^

la fortezza d'
d

Imola e morti molti uomini,


di

13

dicenbre 1499,

ci

come
la

el

campo

era a Furl.

a d 16 di dicenbre 1499,

ci

fu

come

Madonna

d'Imola s'era accordata col Papa di dargli Furl, e che

Papa

gli facessi

cardinale un figliuolo, e anche dargli

danari.

E
tro la

a d 21 di dicenbre 1499,
,

ci

fu

come Furl

s'era

perduta

non restava se non

la rcca, che v'era den-

Madonna.
a d 25 di dicenbre 1499
el giubileo
,

E
E

fu la santa

Pasqua

cominci

a Roma, e passava assai Tramontani.


ci

a d 9 di giennaio 1499,

fu

chiedeva la sua dota al Papa, e

come la Madonna come la Regina d


la

Francia voleva ch'ella l'avessi.

a d 13 di giennaio,

ci

fu

come

Madonna aveva
ed era rimasta

perduto

la fortezza di Furl,

dove

ella era,

prigione.

morivvi circa 500 uomini, e ammazzorono


ch'era
ferita.

tutti quegli della rcca, eccetto lei

a d 14 di giennaio 1499, fu rotta la strada presso

a Viterbo da certi Crsi, e ruborono


carriaggio
d'

un certo signore
e

eh' egli
al

un oste con un aveva alloggiato


Perdono.

ch'aveva bene 16 muli,

andava
di

fug-

gendo

l'oste e gridando, fu corso dietro a'detti

Crsi e

tolto loro la preda, e

presono

loro 8, e giunti in Yi-

visione de 6 dicembre, eblje permutata la


nel Vicariato di Mugello.
1

pena nel confine perpetua

Intendi

il

Valentino.

206
terbo
strada.
gli

1500]
impiccorouo
di

fatto

o tuttavolta correva

la

a d 16 di gienuaio 1409,
al

ci

fu

come

la

Madonna
;

era mandata

Papa

e poi fu

ritolta da' Franciosi


el

cavorono fuora

detti Franciosi,

come

Papa aveva

fatto
al

la lega co'Viniziani e col

Duca, e ch'egli era contro

Re
e
e
el

non volevano dare

le fortezze al figliuolo del


ci

Papa.

E
'1
'1

a d 5 di febraio 1499,

fu

come messer Ascanio


;

Cardinale di San Severino, erano entrati in Milano

Duca era

indietro con molta giente Tedeschi, e


gii

come

popolo lo chiamava, e che


'1

avevano preso

la citt;

castelletto
d 3,

s
il

teneva pe' Franciosi.


d di

entrorono in

Milano a

San

Biagio.
ci

di febraio

1499,

fu

che 'IPapa s'era

fuggito in Castello Sant'Agnolo, che

Roma
come

era in arme,

erano rotte

le strade.

a d

di

febraio
in

1499,

ci fu

el

Duca

di

Milano era entrato

Milano, a

detto, alle

16 ore.

E
che
si

a d 12 di febraio 1499,
partirono di

ci fu come e Franciosi Romagna, passando da Tortona, es-

sendo assaltati per


ciugli, e feciono

isvaligiarli

si

strinsono

insieme e
a'

missono a sacco la terra e ammazzarono insino

fan-

gran crudelt come sono


ci

usi.
'1

a d 15 di febraio 1499,
,

fu

come

Duca

s'era

partito di Milano

che

'1

Castelletto traeva per la terra

e faceva danno,

pi

si

disse,

che l'ambasceria del Turco era ve'1

nuta a Napoli, e che


e giostre.

Re

gli

aveva

fatto

grande onore

E
donna

a d 16 di febraio 1499, venne in Firenze la Du-

chessa di Milano che se andava a Napoli, la quale fu


del

figliuola del

Duca giovanetto che fu avvelenato e lei era Duca di Calavria; e menonne seco due figliuole
;

1500]

207
;

femmine

'1

figliuolo

maschio

gli tolse el
si

Re

di

Francia
; '

e mandollo

in Francia.

a d 19 detto

part di qui

e facemole le spese per tutto el nostro territorio.

in questi

tempi era cessato


1499,

il

morbo come
el

e non se ne

ragionava.

E E

a d 25

di febraio

ci

fu

Duca aveva

acquistato molte terre,

Bergamo
al

e altre.

a d 27 di febraio 1499,

del Turco era venuta a

Roma
al

ci fu come l'ambasceria Papa a chiedere el passo


,

per andare a Milano contro

Re

di Francia.
ci

Non
el

Y ebbe.

a d

11

di

marzo 1499,

fu

come

Re

di

Francia era gi giunto a Lione, e veniva con molta giente.

E
scoli,

a d 12 di marzo 1499, fu impiccato due da Brue quali

avevano morto quel commissario

de' Cani-

giani che n' ricordo indietro.

E andorono

in sul carro

e furono attanagliati per tutta la citt, e uno di loro fu isquartato e appiccati e quarti in su
presi alla Castelhna eh'
le forche.
^

Furono

andavano

al Giubileo.

E a d 25 di marzo 1500, ci fu come el Re di Francia aveva mandato di qua 1500 lancie, e appressavi forte. E a d 26 di marzo 1500, ci fu come el Duca aveva avuto Novara e morto molta giente, e non aveva avuto
la fortezza.

a d 3 d'aprile 1500,

ci

fu
di

come

s'era fatto

una
e'Yi-

lega, el

Re

d'Ungheria,

el

Re

Napoli, el

Papa

Lo

stesso giorno 16,

Priori deliberarono che

si

prestassero

loro argenti a Stefano Parenti massaio della

Camera dell'Armi
si

per onorare la Duchessa.


2

Carlo di Piero di Carlo Canigiani fu ucciso, come


I

letto

a pag. 136.

suoi uccisori, che furono Lodovico di Santi di Vico

alias Vico da Bruscoli, Michele di

non

si

fecero

caddero nelle

Antonio del Chierico e altri, dopo tre anni e mezzo mani della giustizia questi due, il primo de' quali, in
prendere allora
;

e solo

esecuzione della sentenza degli Otto, del 10 marzo 1500, fu squartato.

208
niziani e Ferrara, e lasciato lo spazio a noi.

[1500

E non

vola

lemo mai

lasciare el

Re, che doverrebbe conoscere

grande fedelt

de' Fiorentini,

che siamo diventati nimici

di tutta la Italia e

con grandissimi pericoli.


ci

E
ore
di

a d 12 di aprile 1500,

fu

come

'1

Duca

di

Mi-

lano era stato preso dal


notte.

Re
si

di

Francia; e fucci alle 4


quegli del

dissesi

che quegli del Duca l'avevano

dato preso, e

che non

trovava

di

Duca
;

che volessino andare pi innanzi alla guerra per paura


e

anche dicevano,

eh' e soldati
ci

E
e

a d 14 d'aprile,

fu el

non erano pagati. vero com'era stato preso,

come vi era stato morto 12 mila persone, E qui si fece una gran festa serrossi le botteghe, arsesi panegli
;

e molti

gran fuochi e colpi

d'artiglieria, e posesi le spal-

liere in su la ringhiera, e la

corona al Lione
di rilievo

'
;

e posesi

alla porta de' Signori

un Cristo

molto bello
altro

come parve che

noi volessimo dire

Non abbiamo

re che Cristo. Credo fussi una permissione divina, come


pi volte aveva detto frate Girolamo, che Firenze non

aveva

altro re che Cristo, E in questa sera, andando un fabbro a porre e panegli alle porte di Firenze, quando fu in sulla Porta a Pinti per acconciare e detti panegli.

1 Riguardo a questo costume di coronare il Marzocco reputo opportuno riportare Y appresso notizia estratta dal Dittino ch'Agostino Lapini che fiori nel secolo XVI. 156-1, a di 5 di marzo, in

lunedi mattina circa a ore 7 1|2,

si

lev

il

Leone

di

Piazza

di sul

canto della Ringhiera a dove oggi la fontana, che fu il lunedi del carnevale, dove detto Leone era stato dimolti anni. Messesi in

verso

il

gigante David un 20 braccia, e

li

sta e foi'se star

sem-

pre. Solevasi per Y allegrezze e per le festivit

capo a detto Leone una corona; ma adesso si usanza. Messesi a dove egli oggi a di 6 detto, carnevale di veduta .
,

grande mettere in dimessa detta


il

di

proprio del

1500]
e

209
s'

non

avedendo d'una certa

piombatoia, casc per

quella insino in terra, e sfracellossi e mor di fatto.

a d 18 d'aprile 1500,

ci

fu da' nostri

ambascia-

dori al

Re, come

el

Re

scriveva che le gienti sua e la

sua artiglieria era messa a nostra posta e nostra stanza,


per andare a Pisa.

a d 23 d'aprile 1500, vinsono un balzello aperto

a chi non aveva stato,' che fu tenuta una cosa tirannesca.

a d 25 d'aprile 1500, venne in Firenze un man-

datario dal

Re

di

Francia,

el

quale veniva per andare

a Siena a farci rendere Montepuliciano, e andare a Pisa

per farcela rendere, e a Lucca a notificare che

ci fnssi

renduto

le cose nostre;
*

bench

gli

andassi per tutto,

non giov niente.

E
Donna

d
di

26

d' aprile

1500
"

feciono

venire la Nostra

Santa Maria Impruneta, e


ci

fecesi

grande onore

perch'ella

aiutassi.

E a d 9 di maggio 1500, ci fu che '1 Turco aveva messo in terra in Puglia molta giente e come e Vini;

ziani,

per paura e per fare piacere,


altri

gli

mandorono mese

ser

Ascanio e molti
,

cittadini

milanesi fuggiti a
;

Vinegia

avevano da loro salvacondotto


abili agli

nondimeno
Nel Registro

Cio a coloro che uon erano

Uffici.

di Provvisioni ad an. trovasi, sotto questa data,

che impone
de' cittadini

una provvisione a qualunque descripto o compreso nelle graveze


exercitassino

fiorentini o matricolati, o che

alchuna
di

delle

XXI

Arti nella citt o ne' sobborghi della citt di Firenze


getti

uno achatto o vero impositione che


fiorini
2

almeno

la

somma
il

40 mila larghi

Dal partito della Signoria per onorare, secondo


il

solito,

questo mandatario resulta che era gi arrivato


3

di 24.

Fu

fatta venire in

Firenze questa immagine, per riavere Pisa,


di

insieme colle cose perdute nella venuta


razione della Signoria che vi
si

Carlo Vili.

La

delibe-

riferisce, del di 20. 14

210
feciono

[1500
questa infidelt, che furono molto biasimati da

chi lo intese.

E
che

a di 10 di maggio 1500,

ci

fu

come

e nostri

am-

basciadori di Francia avevano fatto col


lui ci facessi

Re

di Francia,

rendere Pisa, Pietrasanta, Serezzana,


gli

Montepulciano; e che
fiorini.

avesse avere da noi 30 mila

a d 19 di maggio 1500,

ci

fu

da

Roma come

gli

era venuto da Napoli una processione, con un tabernacolo el quale dicevano aver fatto molti miracoli per la
via,

ralluminare ciechi, rattratti e molte altre infermit;

e venne con gran divozione, e molti battuti che s'ave-

vano tutte

le reni

insanguinate dalle discipline.


ci

a di 23 di maggio 1500,
el

fu

come Lucca
a' grandi,

s'era

levata in arme, e eh'


e grandi

popolo era contro

perch

avevano preso per partito

di renderci le cose

nostre, e facevano per obidire al


nacciati; e

Re

che

gli

aveva mi-

non volle ubidire


fu

loro ambasciadori.
;

final-

mente non
eh' egli

mai ubidito per nostro conto


,

credo pure

arebbe voluto

ma

non pot mandare giente


di

perch' ebbe da fare.

a di 24 di maggio, noi Speziali


circa

Firenze

ci

ra-

gunammo,

40 maestri, facemo

in

San

Gillo,

per risuscitare

una nostra Compagnia, cominciata


abbandonata;
bisogno.
e
certi

insino 1477, e avnla


el

uomini che facessino

a di 6 di giugno 1500,

ci

fu

come

in Mugiello,

alla Collina, fu

un contadino ch'ammazz 4 fanciugU da


lo

otto anni in gi, ch'erano sua nipoti, e fedi un vecchio

molate.

El Podest lass
ci fu

prese.
al

a di 8 detto,

com' e Pisani s'erano dati

Re

di Francia e levate le sue bandiere; e in questo

venne

un mandatario

del

Re

e disse loro se

si

volevano dare:

1500]
dissono che
s,

211
al

Re, ma non volevano


e cosi
si

essere sotto

Fiorentini. Rispose che non

aveva quella commissione,


dettono
liberi, e

ma

che

si

dessino liberi
fu

non-

dimeno non ne

nulla.

E
a

a di 10 di giugno 1500,

mandamo

ambasciadori

incontro a'Franciosi inverso Librafatta, che ne cominciava


venire, che fu uno degli ambasciadori
'

bizi.

facci

del Re, e

Luca degli Alcome Pietrasanta avea ritto le bandiere che vi si gridava anche Marzocco; e questi
*

Franciosi venivano per farci riavere Pisa e Pietrasanta

e Serezzana.

facci com' e Pisani si

volevano difendersi

e stavano duri, e fu anche un dondolo.

E
un

in questi d, ci fu

5
a

saette,

una

in

come a Bologna era cascato in San Michele e una ne'Servi, una

a' Crociati

e due per la terra, e feciono gran danno.

20 di giugno, ci fu come Montepulciano gridava Marzocco. E a d 21 di giugno 1500, ci fu come e Franciosi erano andati co'nostri a campo a Pisa, e come e Pisani traevano a'Franciosi, e morto parecchi uomini. E venne
di

qui el Capitano de' Franciosi

e dicevasi che Franciosi

andavano
e'

e uscivano di

Pisa a lor posta, Dubitavasi non


fu.

ingannassimo, e cos

in questi

ci

era

delle case di

morbo

e delle

bolle assai.

E a di 2 di luglio 1500, ci fu come a Roma era venuta una gragniuola che alz due braccia, con tanto
empito
di

vento e tempesta che fece rovinare

el

palazzo

L'altro fu Giovan Batista Ridolfi. Ammirato.

2 II

Beaumont, comandante francese,

si

fece dai Lucchesi ree

stituire Pietrasanta,
rentini.

ma

la ritenne

per

il

Re

non

la rese ai Fio-

Ammirato.

212
del Papa, dove era certa parte d'

[1500

una sala dove era

el

Papa
Dio
,

in

sedia, e

cascogli

addosso; e come piacque a


s' appoggi al muro e modo che non vi mor. capo e a una mano e alla

rimase sotto un legno che


ci

sostenne

resto del palco per

Fecesi un poco di male al

gota; e morivvi 12 o 13 persone ch'erano in quella sala.

fu el d di

San Piero,

circa a ore 20.

al

Papa

fe-

ciono cavare un poco di sangue.

Fu
'

tenuto un grande

segno e pronostico per detto Papa.

E
pane

in questi d
si

si

mandava

al

campo

di

Pisa quanto

poteva fare in Firenze; pigliavano quante bestie


in P'irenze e caricavanle di pane.
fiorini
d' oro.

venivano
Pisa.

E mandorono
di

loro 8 mila

Avevasi buona speranza

E
e'

in detto d usciva certe


;

donne

di

Pisa in camicia,

nostri le presano

dubitando non portassino amba-

sciate, deliberorono di cercarle; e furono tanto disonesti

soldati

che vollono cercarle insino nella natura


,

quelle donne

finalmente

fu

trovato

loro

in

detto

luogo lettere

ch'andavano
'1

al figliuolo del
e'

Papa. Pensa
in-

quello che fanno le guerre

casi

che intervengono

numerabili, e

peccato di chi l'ordina,


in

in questi d si scopr

Firenze da 15

case di

morbo.

a d 8 di luglio 1500,

ci

fu

come

nel

campo

no-

stro di Pisa

v'era venuti con que' Guasconi insieme co'

Franciosi, e

come quei Guasconi cominciorono a mettere


vettovaglia
del

a sacco

la

campo,

'1

Capitano loro

dtte loro licenza, e loro

andorono per

la

Val Nievole
onde qui
si

e missono a sacco qualche casa pel paese,

'

Il

ToMASi, nella Vita del


il

Duca

Valentino, d

particolari

di

questo fatto avvenuto

29 giugno.

1500]

213

fece remore assai, parendo che noi fiissimo dondolati da

questo Capitano francioso.

a d 9 di luglio 1500,
in

ci

fu

come Luca

degli Albizi,

commissario
che

campo,

fu preso dal

Capitano francioso

nostro in campo, ch'avmo condotto con 700 fanti; in


si

modo
pa-

scrisse di fatto al

Re

modi
'

di

questi bestiali e
,

pazzi Franciosi, in

modo che

se n'andavano da loro

rendo loro avere servito male.

E
quelle

a di 12 di luglio 1500,

si

lev

il

campo

andorono

in quello di Lucca, e missono a sacco certe castella di


di
'1

Lucca.

Re

di

Francia scriveva

a'

suoi

Franciosi

che

facessino d'avere Pisa in ogni


indietro.

modo

e che poi tornassino

che

'1

E scrissono e Re aveva avuto

nostri

ambasciadori di Francia

per male

che

'1

campo

si

fussi

levato da Pisa, e che voleva s'avessi in ogni modo, e


ch'e sua Franciosi tornassino,
^

a pena di bando di rubello.

a questo

modo

ogni d era quel medesimo.

in questi d ci fu

come Perugia aveva romorege

giato e mandato fuori

Baglioni, colla

morte

di
;

100
e fu

uomini.

pi ci fu com' e Sanesi erano in


*

arme

morto un suocero del Petruccio.

in questi di

si

forn di porre le

mensole del cor-

nicione del Palagio delli


lagio, di verso

Strozzi, cio la

met

del Pa-

Mercato vecchio.

L'Albizzi fu preso dagli Svizzeri che erano nel campo, e dov


di taglia.

pagare 1300 scudi


al

vero per che

si

era anche opposto

Beaumont per
2

la levata del

campo. Ammirato.
il

Sotto questo stesso giorno scrive:


di

Portoveneri

Fran-

zesi

passano sul contado


''

Lucca, e'Luchesi danno loro

la vitto-

varia, e per

paura sopportano da loro grande ingiuria . Tornassero indietro, come dice sopra, cio all' impresa

di

Pisa.

Niccol Borghesi.

214

[1500
in questo

E
E

tempo valse

el

grano manco

di soldi

20

lo staio.

a di 9 d'agosto, non s'acquistava nulla, e sanza

danari e anche con poca prudenzia.

Ognuno
va
di

si

mara-

vigliava che nostri ambasciadori sempre dietro al Re, e

che non abbino mai veduto se o no all'aiuto nostro.

'1

Re

buone gambe
lev in

E E

a di li d'agosto

1500, Pistoia

si

arme

per loro differenze.

'1

tempi si stava qui di mala voglia tutto massime pe'balzello ch'era stato molto aspro, e per vedere non acquistare nulla e stare in sulla spesa
in questi

popolo, e

grande,'
e

E
gli

Pisani vennono a saccheggiare l'Altopascio,

come

avevano preso Librafatta.


1500,
ci

E
devano

a di 17 d'agosto

fu

come
e

e Pistoiesi

erano in arme, e come v'era morti 150 uomini, e arle case, e arsone
il

San Domenico

come
si

v'

era

corso tutto

contado e la montagna.

pi

disse

che

messer Giovanni Bentivogli aveva mandato giente a pie


e a cavallo.

E
gli

a di 19 d'agosto
la bastia e

1500,

ci

fu

come

e Pisani avev' era,

vano avuto

morto ognuno che


eh'

come

erano a campo a Rosignano; e nostri non soccorrenulla, e

vano

pareva
soldati,

ognuno

fussi sbigottito.

Ci tro-

vavamo senza

veramente con pochi che non

'

Il

RiNUCCiNi, nei
si

citati

Ricordi scrive
in

in proposito: Questi

Signori

portorono molto male,

questo loro magistrato, perch

non attesone mai se non a fare denari, sforzando disonestissimamente cittadini a prestar denari al Comune, e facendo loro per forza pagare molte gravezze innanzi al tempo, che uscirono con
i

disgrazia di tutto questo popolo dal detto magistrato,

il

quale ten-

nono

questi due mesi (luglio e agosto), con


.

poca anzi con nulla

reputazione

1500]
eroiio sofBcienti

215
a potere soccorrere
'1

el
'i

bisogno, in

modo

che

ci

pareva essere tra

monte

mare. Era molto


a d 20 detto,

affannoso tempo e pericoloso, in


el d di

modo che
di fuori:

san Bernardo, non lasciorono sonare


'

campane

in

Palagio per sospetti dentro e


citt.
si

pure Iddio

ha sempre aiutato questa

E E
E
done.

a d 30 d'agosto 1500,

faceva giente e manda-

vasi a Pistoia e a Livorno e alle castella.

a d primo di settenbre 1500,

ci

passava molta

giente al Giubileo. a d 5 di settenbre 1500,


ci fu

come

'1

Turco aveva

preso Corf e

Modone
disse

morto ognuno, e spianato Mo'1

pi

si

che

Turco aveva

rotto l'armata

de'Viniziani e presa, e morto 30 mila persone tra l'ar-

mata, e

le citt e'

Turchi.

a d 15 di settenbre 1500, fu finito di


Strozzi della

porre

el

cornicione del palagio degli


lagio verso Mercato.

met

del pa-

a d 18 di settenbre 1500,

ci

fu

come

e Pistoiesi

s'erano azzuffati di nuovo e morti assai, e come e Panciatichi

ebbono

el

meglio.

a d 19 di settenbre 1500,
e'

piovve tanto forte

continuo che

venne grosso Arno, e fece molto danno


;

per questi piani

ma

ove fu la gran piova fu a Dicola

mano, e

in

Mugello venne
el

Sieve pi grossa che mai,


e la Moscia, la quale

ma

maggiore cose fece

Dicomano

Nel nome

di S.
,

Bernardo era

intitolata la cappella dei

Pa-

lazzo della

Signoria

ed in questo giorno
i

vi offerivano tutti gli

anni un censo di cera


degli Innocenti
;

monaci

della

Badia fiorentina,
festa.

e lo

Spedale

e vi

si

faceva una bellissima

stume di suonare per tutto quel giorno le costume che dur anche sotto il governo dei Lorenesi.

Era ancora cocampane del Palazzo,

216
Moscia rovin
sul fiume.
el

[1500

in

Londa e quanti Turicchi menorono gi quei


ponte' di

difici

era in

fossati

mon-

tagne
masso.

di sassi alla riva della

Sieve, e fece per tutti quei


e campi insino in sul

paesi rovinare le terre e

mondare
perch a

possolo

dire

me

tocc, che guastai

molti campi, fra gli altri

un mio chiamato Chiassata

m'and per un m^zzo una certa chiassaiuola che ne insino al masso, che lo peggior 25 ducati. E a d 8 d'ottobre 1500, ci fu come Valentino partiva di Roma con molta giente e artiglierie, e andava

men

alla volta di

Faenza o

di

Peser.
ci

E
colla

a d 13 d'ottobre 1500, sua giente verso


el

fu

come Valentino era

Borgo, e aveva seco Vitellozzo


a'

e dubitavasi che

non andassi
'1

danni nostri.
fu

a d 15 d'ottobre 1500,

ci

come Rimine

s'era

dato a Valentino, e che


cati al

popolo aveva dato lOmila du-

Signore e che

lui se n'andassi.
ci

E
E
che

a d 16 d'ottobre 1500,
'1

fu

come Peser aveva


da Murano lettere
gli

fatto el simile, e che

Signore se ne veniva qui.


ci

a d 29 d'ottobre 1500,

fu

ci

era su disegnato un bue come


di

era stato tro-

vato sotterra,
in capo

rame, ch'aveva queste condizioni: aveva


dalla

una

citt,

zampa

ritta

aveva una testa

d'uomo, che la teneva colla zampa; dalla manca aveva

una banderuola

colla croce, e allato

aveva tre campane


le

a rovescio; nel mezzo del corpo uno uomo, e sotto


parte di dietro un calice con una ostia; dal lato
del corpo
tere,

manco

aveva un Cristo molto strano, aveva pi letuna gi dal corpo che diceva: quarto luce. Era interpretato in molti modi, ma, perch era l'arme del
Papa,
'1

si

dava a

lui

questo sa

el

Signore. Tanto che

mondo

troppo

gravido

de' peccati.

N' fatto

me-

moria perch

io vidi la lettera cos

disegnata.

1500]

217
a di 9 di novenbre 1500, Valentino aveva preso a d 16 di novenbre 1500, pose

Berzighella ed era. colle sue giente in quel di Furli.

si

le

lumiere al

palagio degli Strozzi, che furono 4, a ogni canto una,

che cost runa, la manifattura sola,

fiorini

100

d'oro.

a d 21 di novenbre 1500, sabato, e a d 22 dod

menica, e a d 23 luned, e a d 24 marted, e a


mercoled, nevic continuamente
in

25

Firenze, e ghiacci,

che stette insino


tetti,

alla

domenica che
in

che non
a d 29

fu

mai veduto
novenbre

Firenze

non gocciol mai la maggiore


Speziali ridiriz-

neve

e stare pi. Fecesi molti lioni e cose per Firenze.


di

1500,

noi

zamrao

la nostra

Compagnia,

cli'era

quasi dimenticata,
e Capitoli, e fa-

che fu fondata insino 1477, e rifacemo

cemo Capitani

e ci che bisogn.
di

E
Frate

a d 15
di

dicenbre 15D0, fu sostenuto qui

un

san Francesco, osservante, e vicario della Pro-

vincia ch'aveva predicato a Pisa in questi tempi della

guerra e avevagli molto confortati che stessino

forti,

che
se

Iddio gli aveva liberati, e tenevanlo per intendere


gli

aveva errato, o aveva secreto veruno. Non s'intese

altro; lascioronlo.

29

di

dicenbre 1500

tagliorono la testa a due


di parte,

uomini da Castiglione Aretino^ capi


disubidito alla Sijjnoria.
'

ch'avevano

II

28 dicembre

Signori, iiixtis vt dixerunt causis moti et


di scrivere

pr conservatione eorum regiminis , deliberano


Otto
di

agli

Guardia

e Balia

un Bullettino perch, omesse


di

tutte le so-

lennit e sostanzialit della legge e degli statuti, subito

condan-

nino alla pena del taglio della testa Dino

Tonio di Giovanni dell'Agnello e Mariotto, alias Totto di Matteo di Francesco, tutti e due di Castiglion Fiorentino, tatnquam omicidas et homines tnale conditionis. Castiglione Arentino divent Castiglion Fiorentino dopo
l'acquisto d'Arezzo nel 1384.

218

[1500-1501

a d 30

di

dicenbre 1500, la sera circa a ore

tre,

rovin l'albergo delle Bertucce, e rovin la volta

di sotto,

prima, e poi una altra volta di sopra, e venne dietro poi


el tetto e copr

molte persone ch'erano a bere, circa di


tre morti e
si

16 uomini. Funne trovati

molti pericolati,
alie

trovati sotto certi cantucci dove

sostenne certe

di

volte. Perdette tutto el vino e le botte.

Fu una grande

rovina.

Fu

tenuto un miracolo che non ne morissi se non

tre di 16.

a d 2 di

giennaio 1500,
el

si

band

qui

un Giu-

bileo che

mand

Papa per

chi non potessi andare a

Roma; e dettelo con questo si facessi visitazioni in Santa Maria del Fiore e in Santo Spirito e in Santa Croce e in Santa Maria Novella, co' penitenzieri eh' avevano la medesima autorit eh' come andare a Roma, d'ogni quelunche caso, e comunemente dicevano che, chi poteva,
dessi la limosina di tanto

quanto

uno logorassi
di boti,

la set-

timana, e pi v'era dispensazioni


cassetta secondo e penitenzieri.

che v'era una

E
e 5 n'

a d 6

di
al

giennaio 1500,

ci fu

come

e Pisani pre-

dorono insino
bestiame

Ponte ad Era; e presono circa 27 uomini, e menoronne affog che si giettorono in Arno
;

assai.

a d 14 di giennaio
nostri
col

1500, andorono
de' principali

di

notte per

la citt certi

giovani

con arme, e
si

riscontrandosi

cavaliere

del

Podest,

ferirono e

mor due

birri, e

furono

fediti

parecchi de' nostri, e anpri-

dorono insino al Palagio del Podest per trre e


gioni.

Fu
a

tenuta cosa mal fatta e superba.


d

E
E
s'

16

di

giennaio

1500
ci

ci

fu

come Faenza
e Pistoiesi

aveva dato una rotta a Valentino.


a d 7 di febbraio

1500,

fu

come

erano affrontati

di fuori, e

morivvi 200 uomini. Ave-

1501]

219
e'

vano e Cancellieri 1600 uomini,

Panciatichi n'avevano

800

nondimeno
a
di

vi

mori manco de' Panciatichi che de'


al

Cancellieri.

Furono
24
di

di

sopra e Panciatichi,

si

disse.

febbraio

1500,

fu

morto un Sanese,

ch'era medico, del casato de' Belanti, di Siena, da tre mandati da Pandolfo Petrucci, si disse, e quali gli dettono dal beccaio ch' in sul canto di Via Ghibellina, dalle

Stinche; e fanne preso uno dal popolo, allora, e poi la


sera ne fu preso uno altro che fu trovato di verso Sant'

Ambruogio,

l'altro si fuggi e

scamp, perch

si

disse che

l'aveva fatto con grande astuzia, che fu el primo che gli


dtte, poi disse agli altri:
lasci loro, in

dategli; e dtte a

gambe
'

modo

ch'el popolo

bad a loro, e
gli

lascio-

rono andare cului. Si disse che

aveva ingannati.

a d 26 detto, furono impiccati in sul Canto delle

Stinche,

dove feciono

el

male. Andorono in sul carro,

attanagliati per tutta la terra molto crudelmente; e qui


a'

Tornaquinci

si

spezz el caldano dove affocava le ta-

naglie.

non v'essendo molto fuoco, che non isfavillava,

el cavaliere,

minacciando

il

manigoldo

fece fermare

el

carro, e

'1

manigoldo scese del carro e and

pe' carboni

al calderaio, e

per fuoco al Malcinto fornaio, e tolse un

paiuolo per caldano, onde fece grande fuoco. El Cavaliere

gridava sempre:

falle

roventi; e cos tutto

'1

popolo

di-

siderava fare loro


fanciugli

grande male sanza compassione.


el

E
gli

volevano assassinare
gli

manigoldo se non
Tornaquinci.

toccava bene, onde

fece molto gridare terribilissimaa'

mente.

tutto questo vidi qui

L'ucciso fu Luzio Bellanti,


il

uomo

letterato e di

stima (come

lo

chiama

Parenti); e

gli uccisori,

come

rilevasi dallasentenza pro-

ferita dagli Otto il di 25 febbraio, furono Guasparri di Batista da Modena, Giampietro di Conte d'Astolfo chiamato Bagone da Carpi, e un certo Giorgio pure da Carpi. Quest'ultimo si salv colla fuga.

220

[1501

a di 2

di

giennaio 1500,'

ci

fu

come

e Pisani git-

torono a terra delle finestre de' Signori due uomini eh'

erano uomini

d'

un loro caporale che

si

chiamava

el

Bian-

chine, perch andarono a rammaricarsegli di certe ingiustizie che gli


crudeli.

avevano ricevute. Furono sempre uomini


el

per questo

detto Bianchine

si

part da loro

e venne dal nostro, bench molti non se ne fidavano.

a di 5 di

marzo 1500,
e

ci

fu

come

certi Pistoiesi
si

Cancellieri

vennono dietro a
venivano

tre Panciatichi che


qui, e

parti-

rono da Pistoia

quando furono a San

Piero a Ponte, e detti Cancellieri

gli assaltorono, e loro si

fuggirono in una casa, e loro ruppono l'uscio e presongli


e menorongii discosto un miglio, e qui
gli

ammazzorono.

Tanto possono

le

passioni delle parti


di

in

una

citt!

lo

sono sanza passione

parte o di stati, e non desidero

se non la volont di Dio.

in questo
di

tempo

ci

ritocc la

moria. Era in Fi-

renze in pi

10 case.
ci

E
vano

a di 10 di marzo,
le

fu

come

e Pistoiesi s'ardeil

case l'una parte all'altra, per

contado, e
del

come

s'afFrontorono, a di 12 detto, e

ammazzorono
moria
ci

una parte
si

e dell'altra, assai pur pi de' Cancellieri, secondo

diceva.

di

di

marzo 1500,

la

ritoccava forte, in
pi luoghi molte
si

questo fondo della luna, e scopersesi


case, e
di in

in

massime nella Via


che
vi

della Scala vi
tal

scopri in

un

4 case,

fu

casa che in una notte vi

mori tre persone, che non

vi

rimase niuno vivo. Ebbesi

a rompere

l'uscio di fuori e

cavarne detti morti.

La cronologia

confusa, e

il

vedere che questo fatto trovasi


in quelle di

registrato nelle Istorie di

Giovanni Cambi e

Pietro
cre-

Parenti, come avvenuto a Pistoia nel febbraio, e' inducono a dere che qui abbia errato lo scrittore del Cod. Marucelliano.

1501]

221
a d 24 di marzo 1500,
di
d'i

E
E

e Pistoiesi
(-1

ammazzorono
'

un capo
a

parte che

si

chiamava

Zavaglia.
i

2 d'aprile 1501, s'azzufforono


si

Pistoiesi, e

morivvi 64 uomini; e a questo modo


l'altro, e

disfacevano l'uno
loro.

non

si

rimediava a nulla de' casi

Non

si

trovava rimedio: pure ne incresceva a ognuno.

E
E

a di 13 d'aprile 1501,

ci

fu

come Valentino aveva


cit-

gittato a terra delle

mura

di

Faenza. Stimavasi Farebbe.

a di 15 d'aprile 1501, venne in Firenze dieci

tadini di Pistoia, de'irincipali, a dire e tristi casi loro.

quivi

si

mand un

nostro commissario: entr in Pi-

stoia e impicc certi disubidienti; e

nondimeno presono

l'arme e non voUono ubidire.

a d 21 d'aprile

1501,

ci

fu

come Faenza aveva

morti dimolti Franciosi, circa 400, e come Valentino era


entrato dentro, e fu ripinto fuori con vergogna.

a d 23 d'aprilo 1501,

ci

fu

nuove che

'1

Re

di

Francia aveva

licenziati e nostri

ambasciadori, e dubi-

tavasi che non fussi nimico.

a d 26 d'aprile 1501,

ci fu

come Valentino aveva


ricomper e dtte

messo a sacco Faenza;


40 mila
fiorini

ma

la terra si

non andare a sacco.

a d 27 d'aprile 1501, non s'era preso altro par:

tito di Pistoia

stavasi cos.
soldi

La mora
lo

ci

era in assai

case, el

grano valeva
di

40

vorava, e massime

seta, e

non si lamassime e poveri stentastaio, e qui

vano

e dolevansi.

a d

29

d'aprile 1501, ci fu

come messer Giovanni


di

Bentivogli

s'era

fuggito

di

Bologna per paura

Va-

II

^ Il

Salvi cit. lo dice de'Gherardini. Commissario mandato dalla Signoria

fu

Niccol

di

Tom-

maso

Antinori.

222
lentino, e poi ci fu

[1501

come s'era accordato con


ci

A^alentino,

e cos fu.

a d 2 di maggio 1501,

fu

a campo a Firenzuola, in modo tale che


sospetto di romoreggiare la citt.

come Valentino era si sgomberava


si-

insino qui presso alle porte, in Firenze; e qui

stava con

E
E
deva

a d 3 di
fiorini
di

20 mila
el

a d 6

maggio 1501, si mand al Re di Francia che v' and Lorenzo di Pierfrancesco. maggio 1501, ci fu come Valentino chie;

passo,

'1

Papa

ci

mand un mandatario

fugli concesso.

E
buoi.

a di 8 di maggio 1501, feciono venire in Firenze

l'artiglierie

ch'erano in Empoli, che furono 90 paia d


si mand Piero Sederini come ambasciadori a Valentino.

a d 9 di maggio 1501,
de' Nerli
d

e Benedetto

in questi

isgombrava
de' poveri

tutti questi piani.

Vedovasi
calcate le

tutte le povert

contadini,

tutte

strade di carri e di bestie cariche.

a d 12 di maggio 1501,

ci

fu

come Valentino

era giunto a Barberino di Mugello, e faceva ogni danno,


e ardeva e rubava, e tagliava grano.

in queste notte
le

per Firenze

si

faceva guardie; lumi su per


,

finestre.

E
Sesto.

a d 13 di maggio 1501

giunse la giente di Vainsino a Peretola e


di desinare,

lentino a

Carmignano,

scorse

questa mattina, circa a ora

e Si-

gnori mandorono un bando che quando e'facessino quegli

segni cio due colpi d'artiglierie e sei tocchi di cam-

pana, in due volte, ognuno atto a portare

armo vadi

al

suo gonfalone; e che niuno porti arme fuori del gonfa-

Con un bando

della Signoria di questo giorno fu


il

comandato

che

tutti

tenessero la notte

lume acceso

sulle finestre.

1501]
Ione, a

223
pena
d'essere rubello.
'

Onde ognuno serrava


s'

le

botteghe e isgomberava e portava a casa, stimando questa cosa


di

grande pericolo; e ognuno*di fuori


in Firenze.

ingegnava

mettere dentro

a di detto, alloggiorono a Campi, e quivi intorno

e feciono assai

danno

alcuni contadini ne presono di loro


in

parecchi a cavallo e menorogli

Firenze.

in questo d
el
;

andorono ambasciadori a Valentino, a Campi, che fu

Vescovo

de' Pazzi e

Francesco de' Nerli, e tornorono

nel passare dissono che le cose andrebbono bene, e


si

ognuno
de-

maravigliava, e dicevasi
?

che abbiamo noi a fare con


lui.

Valentino

non abbiamo guerra con


contadini

E ognuno

siderava di andarlo a isvaligiare, che non era per uno


asciolvere solo
a'
;

che non fu mai la semplice


el

cosa e cattiva

lasciargli guastare

nostro contado
d'

con tante iniquit, eh' da vergognarsi


tino, avere a fare

essere fioren-

compromesso
e

delle cose sue in

uno

che

non valeva tre quattrini.

disse volere

Campi

Ebbe tanto animo che aveva dato tempo insino alle 18


gli

ore a darsi se none lo saccheggerebbono, onde qui s'ac-

cordorono

di dargli

300 uomini d'arme, e non


si

dare

noia all'acquisto di Piombino.

E
gli

a d 15 di maggio 1501,*

fece l'accordo che se

dovesse dare 36 migliaia di

fiorini

l'anno, per tre

anni, e che fussi

nostro Capitano,

cominciando questo

dovevano tirarsi dal ballatoio del Padovevano con quelli ire, come dice la Deliberazione della Signoria, cantra ininiicos Reipuhlice Fiorentine et ad tuendam civitatem ab hostibus eam opprimere
'

colpi

d'artiglierie

lazzo; e gli armati dei Gonfaloni

volentibus

La Signoria questo giorno dtte licenza ai suoi suonatori il Duca Valentino ch'era allora presso Firenze (Delib. ad aui.)
2

d'andare ad onorare

224
d

[1501
di

primo

maggio 1501,
fiorini, e lui

che se

gli

dovessi dare al
si
d'i

presente 9 mila

voleva che non

conoscessi

ninno ch'avessi fatto -contro allo Stato dal


part d' Imola in qua; e questo perch
si

che

lui

si

diceva per molti,

che c'erano alcuni cittadini ch'avevano ordinato che venissi

a lor proposito, che forse erano cascati in tale errore.'

in

questo d intervenne pi cose: uno

di loro

volendo

entrare in Firenze per forza, per la Porta a Faenza, colla

spada ignuda
porta
e
lo

in

mano

le

guardie

ch'erano

poste alla

passarono da l'uno lato


di
fatto.

all'altro

con una lancia

mor
al

E
gli

molti

altri

intorno alle porti e in-

torno

campo

spogliavano e toglievano loro e ca-

uno e chi quattro, in modo che non potevano andare punto spicciolati e loro facevano el simile rubando e facendo ogni male. E a d 16 di maggio 1501, mand la Signoria due
vagli, e chi
;

mazzieri e due comandatori a dire che

si

partissino,

ordinare che

gli

avessino e buoi che

gli

aveva
gli di

chiesti,

bene 80 paia; ed ebbono tanto animo che


e tolsono loro le
e

spogliorono

mazze

e ferirono

uno loro

molto male,

non

si

voUono partire dicendo che volevano danari.


17
di

maggio 1501,

si

mut

el

sorono a Signa e alloggi orono di l d'Arno verso


e al luogo de' Pandolfini, e scorrendo

campo e pasUgnano
arrandella-

insino a Montelupo, chi


,

rubando e facendo ogni gran male. A

vano

la testa, e chi

impiccavano

pe' testicoli

quando pocon-

tevano, qualcuno, perch insegnassi la roba; perch molto

trovorono

le

case vuote.

qui

si

diceva tutto

il

Sono

di

concorde parere

gli

storici,

nel dichiarare che

vi

fossero in Firenze alcuni che tenevano segrete intelligenze col Valentino; e nel biasimare la condotta pusillanime dei magistrati, che
il

Nardi chiama

pazienza asinina .

1501]
trario.

225
Se
gli

ritte e

buoi ch'egli aveva di bisogno, cio


si

se gli prestarono; e pi
facessi

mand un bando che ninno


avessi fatto lo debba renpi
si

danno a lui, e chi dere a pena delle forche.


gli

lo

condussono andare

Otto in persona, questa mattina, per tutti questi piani;

e pigliavano chi stava alla strada.

E
lentino

a d 17 di maggio 1501,
e'

ci

fu lettere dal

Re

di

Francia, come
ci

non era volere del danno e ponessi


si
;

Re

che questo Va-

facessi

taglie, e

che

si

man

dassi via; e se non


ci

partissi,

ordinava a Milano
si

che

fussi

mandato aiuto

per
gli

modo che
,

pensava

di

non

gli

osservar quello che

era stato promesso.


s'

a di 18 di maggio 1501
:

intendeva tutta matl'altre


,

tina le iniquit di costoro

infra

raissono Car-

menoronne quante fanciulle vi trovorono, ch'erano ragunate in una chiesa, di tutto "1

mignano a sacco

paese.
'1

pi

si

disse che furono parecchi, peggiori che

diavolo dell' inferno, e quali trovando una donna con


fratello di circa

un suo

17 anni. (Non so se mi potr


peccato merita la dissoluzione

scrivere questa isceleranza, che al sentirla dire tremavo

del timore di Dio.

Un
si

tal

d'una

citt

ben

legge nel Testamento vecchio, per

tal peccato fu distrutta

una

citt, disfatta insino

ne' fon-

damenti. Guai a coloro che ne sono

stati cagione,

e an-

che a quegli che non anno punito un


poteva
;

tal eccesso,

a chi

che

si

poteva struggere Valentino con pi giente

che non aveva tre volte.

Ma
;

me non
si

nuovo quello

sanno fare e nostri

cittadini

non

curano d'ogni gran


s'

male per un

lor

commodo. E questo

veduto pi volte,

potere vincere e avere un grande onore, non avere vo-

'

Cio

alle

sue genti

clie

erano

in

Lombardia.
15

226
luto,

[1501
solo pei" discordia). El quale peccato fu questo
di
:

tro-

vato quella donna e quel fanciullo


detto, e isforzando e l'una e l'altro

17 anni, come
e

disonestamente,
lei

pi di loro guastando el fanciullo, e

lasciando
'1

come
sua
cos

morta. Alcuni altri trovando la donna e


vani, legando el marito a

marito gio-

una colonna,
si si

e in presenza

vituperare la donna da pi ribaldi, e bastonare.


si

sentiva a ogn'ora cose che non

sentiron pi.
sent pure

Quando
un caso
gen-

ci

pass

el

Re

di

Francia,

non

di

donne ben piccolo; anzi stettono insieme

colle

tildonne, in molte case de' cittadini, e

non feciono mai un

cattivo cenno.

E
di

in questo d ci fu
gli

come Pisani avevano preso Ponte


;

Sacco e che

scorrevano per tutto


di

e tuttavoita si

diceva che venivano 4mila Guasconi


serpente.

dietro a questo
la

in

questo d and

remore tre volte

Piazza de'Signori.
gliare

La prima

volta el Cavaliere volle pi-

uno isbandito,

e ponendogli le

mani addosso,
d'

fu
;

aiutato da certi
fedito quello

bravi, e fedito

un famiglio
di

Otto

isbandito, fuggissi e pass

qui da' Tm^-

naquinci fuggendo, tutto sangue el viso. Si cominci a


serrare
dtte a

per tutto.

Una

altra

volta uno de' Baroncegli

uno

de' Carabi

una

coltellata in
di

su la testa e
capo; e questo

mandogli gi uno orecchio e un pezzo


fu perch questo de' fu fatto morire

Cambi

si

trov degli Otto quando

un

figliuolo di questo de' Baroncegli;

che

dicevano ch'era un certo


per contado
le
:

bravo che faceva ogni male

'

e questo caso fece serrare


si

una

altra volta

botteghe per tutto. Un'altra volta

lev sanza altro

caso, ch'era sollevata la citt.

Anche

il

Parenti narra questo caso

di

Piero Cambi e Gio-

vanni Baroncelii, al quale fu dato bando

di ribelle.

1501]

227
in

questo d Valentino chiedeva l'artiglierie nostre


in

ch'erano

Empoli, in prestanza; e danari. Fagli risposto


l'altro: ch'e danari,

che non volevamo fare n l'uno n


gli

avevamo a dare per

tutto

agosto, e cos

volevamo
Signa
e fa-

osservare, e che dovessi partire.

E
e

a d 19 di maggio 1501,

si

part Valentino da

and tra Montelupo

e Empoli,

sempre predando
gli

ciendo ogni iniquit; e in questa sera se


Sederini ambasciadore.

mand Piero

a d 20 di maggio 1501, e poveri contadini colle


si

loro famiglie e loro povert

ritornavano difuori, e in

su la sera

si

lev el remore di verso Malmantile che Va-

lentino tornava indietro, e corse el

remore

fino a Firenze;

per modo

che

quei

contadini ch'erano

tornati difuori,
r)K)lti

fu di bisogno e afianni.

ritornassino in Firenze, con


el

pianti

crebbe tanto

sospetto di tornare indietro,


;

che per

tutti

questi piani rifuggivano dentro

e pi an-

cora crescevano perch Vitellozzo aveva menato e nostri


buoi a Pisa per artiglierie, e non
gli
el

vollono rendere.

stimavasi
gli

non volessino porre

campo a Empoli.
e Turchi, mettee pigliavano
fanle

Parevano

uomini ismarriti, non vedendo pigliare niuno

partito alla Signoria,

vano a fuoco
ciulle e

Facevano come fiamma tutti e paesi,


o

donne;

fu chi

trov per la via di

Roma

some

di fanciulle

che mandavano a

Roma

a presentarle,
de' Cristiani.

e forse

venderle,

come fanno
gli

Turchi

non mi pare maraviglia, che

era condotto quel

campo

da due uomini crudeli, Valentino e Vitellozzo. Se Vitellozzo somigli suo padre fu troppo crudele, che venendogli innanzi

un fanciullo della parte contraria


cav da lato
le

mandato
e

dalla sua madre, e gittandosi ginocchioni chiedendo per-

donanza e misericordia,
ammazzollo
di

si

un

coltello

sua mano: e arse

torri piene di

donne

228
e di fanciugli e molto gienti colla roba, che non vi

[1501

camp

niente vivi, con grandissime urla e strida.


figliuolo

'

questo suo

impar da suo

padi^e,

che
le

non anno temuto


centinaia di conta-

Iddio,

anno mandato accattando


fatto loro
la

dini per vendicare le loro passioni, e sonsi vendicati

con che
ella

chi

non

male veruno, come uomini

vili

non temono
grande, e

mano del Signore, n conoscono come come presso a loro.


maggio 1501
,

E
paesi,
delt.

a d 22 di

si

stavano intorno

a
e

Empoli

alloggiati e scorrevano per tutto la Valdelsa


e predando.
si

rubando

Non

si

sentiva se non crula citt di

tuttavolta

vedeva empiere qui

poveri

contadini colle

loro

povert e loro famiglie, piccoli e

grandi, con molta amaritudine.

a di 23

di

maggio
si

1501,

si

part Valentino

da

Empoli e andonne inverso Castello Fiorentino


tiglierie
;

colle ar-

e tuttavolta

diceva che tornerebbe indietro


ci

e questo sospetto nasceva dalle intelligenzie che

erano.

E
a'

che sia

el vero,

ognuno attendeva a mettersi


in questa sera

in casa

pane, per
fornai
;

modo che
e

non

si

trovava pane
^

and

el

grano a

soldi

53

lo staio.

Firenze
in

era ripiena di maninconia e


bicchiere d'acqua.

pareva s'affogassi

un

E
dire

d
si

24

di

maggio 1501

Valentino mandava a
dato almeno

non

volere partire se non gli era

8mila

fiorini.

Ogni

d si sentiva cose crudeli de' fatti sua.

II

LiTTA pure registra questa


di

crudelt.

Il

fanciullo va della

famiglia Fucci
di Vitellozzo,
2

Citt di Castello, della quale Niccol Vitelli, padrr

voleva resterrainio.
straordinarie disposizioni per provve-

La Signoria prendeva
il

dere

pane, e quietare

il

popolo tumvdtuante per la mancanza

di esso.

1501]

229
60 uomini
6 donne, e ruborono
;

missono a sacco Castel Fiorentino e poi Barbialla, che


di

v'ammazzorono pi

ogni cosa. Dicevasi di loro cose pi non sentite

e nondi-

meno

gli

era mandato di qui vettovaglia, e tutti e nostri


si

Commissari tuttavolta comandavano che non


e facevano disperare ogni nostro suddito

otfendes-

sino di nulla, e facevano rendere a chi toglieva loro nulla,


:

e chi era ru-

bato e morto s'aveva el danno.

'

26
di

di

maggio 1501

ci

fu

come

el

Re

di
gli

Francia mandava SOmila persone per a Napoli, e che

erano mezzi

verso Pontremoli, e mezzi venivano di

quass di Romagna, e questa sera erano a Castrocaro,


eh' era con loro el Signore Begn.

a d 27

di

maggio 1501,
loro

si

part Valentino e

and

verso Colle, e que' di Colle

gli

feciono resistenza e
l'altro d

am-

mazzorono
egli

di

una brigata; e

andorono

verso Casoli di Volterra, disfeciono tutto

el paese.

Dove
el

andorono and male mezza


a'

la ricolta;

segavano

grano

cavagli ; e per ristoro s'aspettava e Franciosi di


d.

sotto e di sopra, di d in

a d 2 di giugno 1501,

ci fu

come

e nostri di Pisa

avevano preso tre Pisani,

e balestrieri del

Prefetto.

a d 3 detto, vennono in Firenze, che


altri cittadini.
'

v'era

un

messer Piero Gambacorti e

rit,

Non come

soii
si

queste esagerazioni dello scrittore,

ma

la

pura

ve-

rileva dai bandi allora pubblicati, e dalle sdegnose


tutti gli scrittori fiorentini

parole colle quali


Pisani

contemporanei stigma-

tizzano quel vite procedere dei governanti.


2
I

si

fecero arditi di scorrere vicino a Cascinacredendola

sguernita,

ma

vi

erano tornate

le

genti di Giovanni Della

Rovere
si

Prefetto di
3

Roma,

signore di Sinigaglia e condottiei'e dei fiorentini.


si

Molto caso

fece della cattura del

Gambacorti che
lui

de-

siderava avere nelle mani per esaminarlo e intendere da

molti

230

[1501

a d 4 di giugno

1501

ci

fu

come

certi

nostri
la

contadini da

Ronta avevano morto un francioso per


el

strada di Ronta,

quale era parente del Signore Degni;

che
cesi

fu

tenuta mala nuova, perch


religioso.

passava

di

qua

col

campo, ed era

Fu
el

poi seppellito a' Servi e fe-

grande onore, perch

Signore Begni non l'avessi


'

preso da noi tale maleficio; e fugli fatto grande scusa.

bestiuolo mette a pericolo una citt; ma, secondo molti, quello era un uomo savio, buono e un bello uomo; ognuno l'amava, e non riprese tal cosa

Sempre qualche

per odio.

di

giugno 1501, giunse a Dicomano la fanteria

de' Franciosi col Signore

Begn; portaronsi bene

assai.

in questo

Empoli e

medesimo tempo passavano di quaggi da per la Valdelsa molto pi numero, in modo


di

che dissono

oOmila tra

di

quass e

di

quaggi, e

di-

cevasi che ne veniva di nuovo.

a d 10 di giugno 1501, giunse a Dicomano 4mila

La Signoria ne scriveva il 2 giugno Commissario Vespucci rallegrandosi e ordinandogli di mandarlo a Firenze con buona scorta. Il Valentino con lettera del 3 lo raccomandava, scrivendo che gli si facessero graziosi trattamenti, posegreti appartenenti alla citt.
al

tendo servire
gli

d'

intermediario per far la pace con Vitellozzo che


Scari

era molto benevolo.


1

II

Magistrato degli Otto scrisse subito al Vicario


al

di

peria e
Il

Capitano di Marradi

di

cercare con ogni diligenza

rei.

di 11 la

Repubblica ordinava

al

Tosinghi commissario presso

l'esercito francese di

mostrare l'innocenza dei Fiorentini circa a


dice

questi assassinamenti che non erano punto rari sui confini; e di


significare che al corpo di quello prelato che
si

nipote di

Monsignore d'Ubigni, si feciono quelli onori a pubbliche spese che parvono convenienti in questi tempi . Un altro documento lo chiama il Protonotario di Scozia. Finalmente la Repubblica scriveva ancora all'Aubigny condolendosi.

1501]

231

cavagli e quali feciono el contrario che la fanteria. Fe-

ciono ogni male: segorono e grani pe' cavagli per tutto

dove passorono, e missono a sacco


stonate
l'Alpe
dosi
e'
;

le

canove, dando ba-

n stimavano Commissari n persona.

in

sul-

voUono
non se

tor polli a certi contadini, e loro rivolgengli lasci

torre; in

modo che l'aramazzosi

rono.

levandosi su

altri
'

contadini

fece

una mischia
Valdisieve

e raorivvi 20 uomini.

a di 11

di

giugno

1501,
si

vennono
fu

in

insino al Ponte a Sieve, e poi

andarono per Valdarno.

a d 14 di giugno 1501,

ci

come erano
si

entrati

in Siena e

che se n'erano insignoriti; e mandoronne e


nascose.

Signori a casa, e Pandolfo Petrucci

E
Roma,
gli

a d 18
*

di di

giugno 1501,

ci

fu

come era presso a


terra, e che

come

quaggi n'era venuti per mare, e che


Cardinale
'1

smontavono a Livorno per andare per


el
di

veniva in Firenze

Roana, che veniva da


Francia era
di
ci

Milano

e dicevasi che

Re

di

pensiero
fu

di farlo
el

Papa; era
di

cos in oppinione.

pi

come

Papa

s'era partito di

Roma

e andato a Orvieto.
ci fu

a d 19

giugno 1501,

Napoli aveva

fatto, el d del

Corpo

come Federigo re di di Cristo, una pro-

cessione molto grande e divota, e che lui and dietro


scalzo, e
'1

quando fu

in chiesa fece

una orazione a tutto


popolo che non

popolo, e disse che credeva a Cristo e al Sagramento;

e che cos voleva.

testific

a tutto

il

Di questo

fatto

pure

si

scriveva al Commissario che facesse

le

scuse, ordinandogli di provvedere ai Francesi pi vettovaglie che

fosse possibile perch

non dovessero cercarle,

si

aggiungeva che

facesse di tutto per procurare clie uscissero presto dal territorio


fiorentino.
2

Parla sempre

dell" esercito

Francese.

232
metteva
in

[1501
Italia

Turchi per
'1

fat'e

contro alla fede,

ma

per aiutarsi;

che se

popolo non lo

volevano per

Signore, che se ne andrebbe, e se lo volevano aiutare,

che rispondessino.

tutti a

una boce,
si

el

popolo, grido-

rono volerlo aiutare; per modo che verso Roma.

dice che

venne

a d 22

di

giugno 1501,

ci

fu

come aModona era

venuti tremuoti grandi in

modo

ch'era caduto molte case

e morti molti uomini, e infra l'altre

una chiesa profondata.


qui in

in

detto d
le

22

di

giugno 1501,

Firenze,

tirando su

tende di San Giovanni, e intraversando camiracolo di San Zanobi,

napi, s'appiccorono alla croce eh' era in su la colonna di

San Giovanni, che rappresenta


e tirella in terra
;

el

e pi

si

ravvilupporono e detti canapi

da un tetto e aramazzorono uno uomo; e a un fanciullo ruppono una gamba. Fu tenuto tristo pronostico.

feciono cadere embrici

E
Begn

24

di

giugno 1501

ci

fu

come

el

Signore

colle

sua giente era entrato in Roma, e ognind

pigliavano l'armi que'

Romani

pensa come stava

Roma

E a Roma e
persone.

di luglio

1501, e Franciosi erano passati

affrontatosi con

don Federigo, e morti ben 5mila

a d 4 di luglio 1501, e Pistoiesi s'erano di nuovo

affrontati, e morti

bene 200 uomini

e furono quasi tutti

soldati forestieri.

l'altro d si

raffrontorono e morive {sventurata

vene 100; e and dentro nella povera


citt

forse 12 teste d'uomini in


alla palla co' capi degli

su le

lancio; e

face'

vano

uomini di fuora e deptro.

Anche

il

Parenti d questi

particolari, cio che furono por-

tate in Pistoia sulle lance le teste dei Panciatichi uccisi nei

com-

battimenti sepruiti nel contado.

1501]

233
a d 7 di luglio

1501

ci

fu

come

e Franciosi

avevano trovato certe botte


lenate, e avevanle beute.

di vino sotterrate e

avve-

E
ci

in

questo tempo valeva

el

grano soldi 36, e non

era quasi nulla di moria.

E
E
gli

a di 13 di luglio 1501,
di Turchi,
'

ci fu

come a Piombino era


fu

venuto 60 vele
a d 14

di luglio

1501,

ci

come

e Franciosi

avevano avuto un poco

di rotta, e

nondimeno

c'era

come

erano passati Capova e seguitavano.

a d 21 di luglio 1501, fu preso uno che

nome

Rinaldo, fiorentino, ch'era giucatore;'' el quale, perch

aveva perduto,
Maria
eh' dal

gitt

sterco di cavallo
de' Ricci

a una Vergine

Canto
in

in

uno chiassolino da
di

quella Chiesa

eh'

su

una piazzuola

dietro alle

case; e dettegli nella diadema.


disse

vedendolo un fanciullo

come

egli

era stato un uomo; e fagli andato dietro

e codiato, e fu preso

all'Osservanza di San Miniato, r


Otto
gli

quando e famigli
d'un coltellino
e

degli

furono presso
e loro
lo

si

dtte

nella

poppa manca,

presono

menoronlo

al

Podest, e confess averlo gittate per

passione d'avere perduto, e la notte lo impiccorono alle


finestre del Podest, e fu la mattina di

dalena, che fu una festa doppia.

Santa Maria MadVi venne tutto Firenze

1 Questa flotta turca era comandata dal Capitano Camallo, e venne per impedire Tarmate francese e spagnuola che andavano

contro al
2

Re

di

Napoli.

Qui

lo scrittore

del delitto
(leschi

qui narrato
rilevasi

ha confuso il cognome si chiamava Antonio

col
di

nome: l'autore
Giovanni Rinalpronunziata

come

dalla sentenza dei Signori Otto

lo stesso

giorno 21.

3 Per intendere il significato delle parole fu una festa doppia, giova avvertire che la cappella del palazzo del Potest era inti-

234
a vedere, per

[1501

modo che venendo

el

Vescovo a vedere
lei,

questa Vergine Maria, lev detto sterco da

in

modo
d

che non fu sera che vi fu appiccato molte libbre


e tutta volta

di cera, vi

crescendo la divozione.
si

E
col

in

pochi

venne tante immagini come

vedr
si

tempo.

E
in

a di 22 di luglio 1501,

ripose su quella croce


el

su la colonna

da San Giovanni, che fece cadere

canapo,

E a d'i 24 di luglio 1501, ci fu come Franciosi si avevano avuto rotta presso a Napoli: pure seguitavano la vittoria animosamente.

a di 25 di luglio

1501,

venne qui a Castello

la

Madonna d' Imola, che si part da Roma; che la chiese al Papa Monsignore Begn, e lei se ne venne a staile qui. E a d 28 di luglio 1501, ci fu come Franciosi ave'

vano preso Capova e messo a sacco


ognuno.

fil

di

spada

fu a'24, la villa di Sant' Jacopo.


ci

d detto,

fu

come

e Pistoiesi

s'

erono appic-

tolatja

S.

Maria Maddalena penitente, e che quel Magistrato


al

sotal

steneva la spesa delle feste cosi sacre come profane che in

giorno faceva fare. Quando poi

medesimo
si

fu

sostituito

il

Tri-

bunale della Rota, che in appresso

trasferi nel palazzo dei Ca-

stellani detto gi Altafronte, la festa si faceva nella cappella della

nuova residenza di quei Giudici, continuandosi a suonare in quel giorno le campane dell'antico palazzo, e a correre un palio di
cavalli, dall'Opera del

Duomo
si

all'Arno. Dell'altra festa, che fu l'ese-

cuzione del Rinaldeschi,

conservata

la

memoria

fino ai

mo-

derni tempi, esponendosi tutti gli anni in quel giorno, sotto le loggie
della Chiesa della

Madonna

de' Ricci, un' antica tavola

rappresen-

tante
1

il

fatto.
altri

Caterina Sforza (liberata secondo


di

per favore di

Mon-

signor d'Allegri), rimasta vedova

vanni

di

Pier Francesco de'

Girolamo Riario, spos GioMedici, al quale appunto apparteneva

la villa di Castello.

1501]

235

cati, e' Panciatichi avevano avuto el peggio, e che n'avevano impiccati parecchi Panciatichi in Pistoia alle finestre, e che gli feciono impiccare a un prete, e poi vollono che '1 prete s'impiccassi da s; e furono circa 7 Pan-

ciatichi.

E
E
*1

a d 2 d'agosto,

ci

fu

come Franciosi avevano


si

avuto Napoli per primo fante.


a di 4 d'agosto

1501

vinse in Consiglio che

detto Consiglio grande tornassi, e bastassi almeno


'

600

uomini.

E
di

a d 6 d'agosto

1501,
lo
d,

ci

fu el vero
e

come
pel

el

Re
di

Napoli aveva perduto

Stato
si

prese

Re

Francia.

qui, in

questo

fece gran festa, sonossi

a gloria, e arsesi e panegli e molte scope per la terra,

con molti colpi d'artiglierie.

Ebbe Napoli
che

insino a di
'1

detto, entrorono e Franciosi in Napoli;

Re

don
la

Federigo, e chi

si

voleva partire, potessi portarne


d.

roba; avessi tempo due

a d 21 d'agosto 1501, venne in Firenze un fran-

cioso con molti

cavagli,

el

quale

andava a Napoli

in

luogotenente per

Re

di Francia.
ci fu

E
vano
4

a d 29 d'agosto 1501,

come

e Pistoiesi ave-

fatto la pace, e fatto la Signoria, 4 d'una parte e


'1

dall'altra, e
dell'altra,

Gonfaloniere s'imbors due dell'una e

due

e trarre; e cos

rimasono in pace dopo

la

morte di

tanti e tanti uomini: e fussi

almeno

fine!
*

in

questi d e Pisani presono de' nostri soldati.

Questo provvedimento fu preso perch quel Consiglio, attesa


ragunarsi un gran numero
faccende.
di quelli

la difficolt del

di cittadini,

teneva ad-

dietro tutte
2

le

Presero

che erano andati a predare a Limone.

PORTOVENERI.

236

[1501

E
2 o 3

a d

di settenbre 1501, e Pistoiesi

ammazzorono

di loro.

E
uno
renze.

a d 7 di settenbre 1501, e Pistoiesi ammazzorono

altro de' Cancellieri, qui alla

Porta

al

Prato

di Fifatto.

Vegga ognuno

la bella

pace che
ci

gli

anno

a d 8 di settenbre

1501,

fu

come Piombino

era in pace dalle giente di Valentino, e lui era


lato in

amma-

Roma.

'

a d 9

di

settenbre 1501,

ci

fu

come lo'mpera-

dore era in sul Lago maggiore, ch'aveva preso Navarra

con molta crudelt, et

altri castelli.
ci

a d 11 di settenbre 1501,

passava assai Tel'

deschi di quelli che erano col

Re
lui,

a Napoli, perch
tutti e
d'

Im-

peradore aveva mandato un bando che


ch'erano
al soldo tornassino

Tedeschi

a pena

essere rubello.

a d 17 di settenbre, pass per Firenze forse mille

fanti e forse

davano

in

a d

600 cavagli, che venivano da Napoli e anLombardia per il Re di Francia. 18 di settenbre 1501, ci fu come Piombino

s'era dato al

Papa liberamente.
tempi non c'era infermit
la citt e impoverita;
di

E
Monte
si

in questi

corpo,
si

ma

bene era inferma


di

non

rendeva

ninna ragione, n dote, n guasti; ognuno

doleva. Valeva el grano soldi 33 lo staio, el vino


lire

un

ducato la soma, l'olio

16

el barile,

non

si

lavo-

rava molto.

degli speziali che noi

9 d'ottobre 1501, noi Speziali facemo all'Arte non potessimo fare pi candele di

due danari.

'

Il

Signore

di

Piombino essendo fuggito gi da


si

del

tempo,
il

gli

uomini della terra

dettero alle genti del Valentino

3 set-

tembre.

1501]

237
a
d

10 d'ottobre 1501, fu un tempo molto brusco d'acqua, di tuoni, e venne molte saette, infra le quali ne venne una in sul campanile della chiesa da Legri, la mattina quando
nica, e
il

el

popolo era in chiesa; e fu in domeall'altare, e

prete apunto parato per andare

fece cadere

una parte del campanile

in su la chiesa e

morivvi 5 persone, e pi di 40 se ne fece gran male. E a di 14 d'ottobre 1501, venne in Firenze un tre-

muoto

alle

2 ore

di notte, e

non fece rovinar nulla.


,

E
si

a di 25 d'ottobre

1501

si

vinse in Palagio che


'

dovessi mercatare a Fiorini d'oro e Lire.

E
iesi

2 d'ottobre 1501,
:

si

band la pace de' Pisto,

con sodamento

chi la rompessi

pena

assai.

a d 3 di novenbre 1501, e nostri di quel di Pisa


nostri gli tramezzorono.

presono 57 cavagli e prigioni, ch'erano scorsi in verso


Volterra, di quei Pisani
:

e'

E Roma

a d 14

di

dicenbre

1501, venne in Firenze

il

Cardinale di Ferrara con molti cavagli, che andava a


per la figliola del Papa, e menarla a marito al

fratello a

Ferrara; e aveva 150 muli

di carriaggio.

Fu-

1501, 14 ottobre.

La

Pi'ovvisioae dice che Inteso


et

Priori ec.

quanto disordine sia nato


citt per la variet delle

continuamente sia per nascere nella


di

monete, et per essere quelle tose et

cattiva lega, et desiderando a tale cosa porre qualche conveniente

rimedio; ordinano, che

tutti e

mercati, etiandio di qualunque Monte,

Cambi,
si sia,

et ogni contratto o obbligho di


si

qualunque ragione o qualit


i

che per l'advenire


dote, si

faranno, excepto

contratti delle con-

debbono fare a fiorini larghi d'oro in oro, buoni, et di peso come batte la Zecha del Comune di Firenze, o a lire di quattrini fiorentini, bianchi o neri, et non altrimenti . 2 Questa data del 2 ottobre evidentemente sbagliata, forse
fessioni delle

dallo scrittore del


pitoli della

codice Marucelliano.
il

Il

Salvi scrive che

ca-

pace furono pubblicati

21 di detto mese.

238
gli fatto

[1501-2

un grande onore; molti giovani

di

Firenze

gli

andorono [incontro].
de' Pazzi,
parti.
'

alloggi

in

casa sua al Canto

cavagli alle stalle del Papa.

a d 15

si

E
vola

a d 27
di

di

dicenbre 1501, venne in Firenze la tadi

Nostra Donna

Santa Maria Impruneta, e

fecesi

solenne precessione e grande onore; e dissesi per cagione

che

'1

Re
a
d

di

Francia chiedeva cose inoneste,


giennaio 1501, molto

di

volere

rimettere usciti e governatori a suo modo.

E
dello

primo

di

si

ragionava
giente.

Imperadore che voleva passar qua con gran


a d 23 di giennaio 1501,

mand la Signoria ambasciatori a presentare la figliola del Papa ch'era giunta a marito a Ferrara, e mandorono gran presente. ' Non
ritorn da Firenze quando and a marito.

E
And

a d 11 di febbraio 1501, venne in Firenze l'am;

basciatore dell' Imperatore


alla Signoria.
^

alloggi in casa

Portinari.

E
s'

a d 23 di febbraio 1501.
,

ci fu

come

e Pistoiesi cacciati

erano azzuffati

come
Ora
si

Cancellieri

avevano
loro

fuori tutti e Panciatichi e arse loro le case, con la


di molti uomini.

morte

pu dire che
la pace,

a' casi

non v'

pi riparo

non giova sodare

n altra medicina.

Firenze scusata, perch non pu far bene a chi non


vuole: bisogna lasciar rompersi
vaffhi del san<?ue.
il

capo da loro:

e'

sono

II

Duca

di

Ferrara aveva

in Firenze la casa

che era appar-

tenuta ai discendenti di messer Piero de' Pazzi.


2

questa ambasceria fu deputato

Tommaso
il

Soderini, e port

un donativo di drappi d'oro BoNAccoRSi, Diario.


3

e d'argento per

valore di 800 ducati.

chese

Due furono gli ambasciatori inviati dall'Imperatore: Ermes Sforza e Giovanni Graismer.

il

mar-

1502]

239
il

10

di

marzo 1501,

nel Golfo

con grande armata,


affrontati

avevano

come el Turco era come e Viniziani gli con danno dell' una parte e l'altra.
ci

fu

E
E
gli

a d 15 di marzo 1501, and di qui a Pistoia nostri


di

commissari, e impiccorono una brigata


a d 23
di

quei capi.
e Pisani
s'

marzo 1501,
di

ci

fu

come

ave-

vano preso

la terra

Vico Pisano, e poi

intese che

avevano avuto

la

rcca, che l'aveva data el nostro


de' Pucci
,

Commissario ch'era
de' Ceffi, e

'1

Castellano

eh' era

uno certo conestabile

di

Piamente.

a d 4 d'aprile 1502, dettone bando di rubello al

sopradetto Commissario e al Castellano di Vico, e confiscato lor beni.

in

questa sera venne preso un certo

Francesco
di Vico.

di

mona

Tarsa, ch'era stato in detta rcca

E
a'

d
;

23
e

d'aprile 1502,
el

si

vinse di dare el guasto


soldi
2.5

Pisani

valeva

grano in questo tempo


1502,

lo staio.

a d 30 d'aprile

mandarono a Pisa

l'

arti-

glierie e

bombarde
di

assai, e

facevano tuttavolta giente per


'

Pisa, e fu fatto coipmessario Antonio Giacomini.

E
guasto
si

a d 10
a'

maggio 1502,

si

cominci a dare

el

Pisani, di grano e di vigne e frutti e ci che

trovava; e feciono che contadini pisani fussino esenti,


lui.

(chi veniva dal nostro), e non fussi dato el guasto a

E
lino

15

di

maggio 1502, cadde una pietra dalla


si

casa dell'Arte della Lana, in sul canto di quel chiassodirimpetto a Orto San Michele, che
spicc da s

lato e
di

Giovanni Cambi cosi lo descrive non di molta riputazione appresso


:

Uomo
agli

popolano spicio-

uomini grandi,

ma
po-

credito e fede grande inverso el popolo; e


di
lui in

mai non

volle
.

il

polo fidarsi d'altri che

tale

impresa del guasto

240
ch'era fessa e cadde in sulla testa d'un povero
'

[1502

uomo

mor.

a d 16 di maggio 1502,

ci

fu dal

Re

di

Francia

mandatari, e quali andavano al Papa, e a tutte potenzio,

che non fussi chi facessi contro

a'

Fiorentini, sotto la

sua disgrazia, e mostrocci grande amore e amico.

a d 17

di

maggio 1502,

ci

fu

come

e Pisani ave-

vano presi

certi contadini marraiuoli, e avevangli impic-

cati e isquartati e scorticati.

a d 18 di maggio

1502, venne in Firenze certi

mand Giovacchino Guasconi da Volterra, che portavano lettere inverso Roma. E a d 19 di maggio 1502, ci fu come e nostri ci
prigioni pisani, e quali

mandorono una brigata


capo de' principali
dare
;

di prigioni pisani,

che

ci

era un

el

quale era ferito e non poteva an-

e que' di Vicopisano
:

davano

el

guasto anche a noi

in quel di Bientina

e a questo

modo andava male ogni


ci

cosa,

a d 20 di maggio 1502,
el

fu

come quei

di

Barga

avevano preso

Fracassa con molti compagni ch'an-

davano

in

Pisa.
ci fu

E E
vano

a d 22 di maggio 1502, a d 26 di maggio 1502,


fatto

come
tutti.
*

e nostri ave-

vano presi 28 pisani e impiccatigli


ci fa

come
di

e nostri ave-

una preda

di

100 muli carichi

robe, e

130

pisani co'cavagli loro.

'

Quando
il

nel 1569 fu istituito l'Archivio

dei

contratti gli fu

destinato

posto sopra la loggia d'Or S. Michele, e colla nuova


si

scala per accedervi

occup questo chiassolino, che nel 1571

fu

serrato totalmente colla costruzione di una bottega in faccia alla

loggia stessa.
2
II

PoRTovENEpa 6 d

24, che furono di quelli di Vicopisano,

usciti

a predare tra Pontedera e Cascina.

1502]

241
a di 29 di maggio 1502, venne preso
fonti,
el

Fracassa
conte

con molti
Jacopo.
f-h'era
'

ed era preso con


d

lui el figliuolo del

in questo

commessario, e

venne qui Antonio Giacomini and alla Signoria.

E
E

in detto d, ci fu

come

e nostri

avevano

in patti

Vicopisano e la rcca per tutto d d'oggi.


a d 2 di giugno 1502, uno maestro Lorenzo Losto-

renzi medico, che leggeva in Studio, e stimato assai,

gato dal dimenio,

si

gitt in

un pozzo e mor.
ci

E E

a d 5
*

di

giugno 1502,
fu

fu

come Arezzo

s'era

ribellato.

a d 6 detto,

ci

come non

s'era perduto la cit-

tadella, e

che

gli
;

erano in tutto 12 o 14 case che s'erano


il

levate in

arme

e di fatto costoro levorono

campo da
questo d

Vico e mandarono 'Arezzo, e passarono


detto.

di qui

La

Signoria, in questo stesso giorno, deput

leschi e

Luca
gli
le

di

Maso

degli Albizi

Piero Popoperch esaminassero il Fra-

cassa e
loro
di

altri

prigioni condotti dagli


Il

uomini

di

Barga; e del
due
fa-

esame
il

rendessero conto.

4 giugno ordin la liberazione

Alessandro camarlingo
citt)

del suddetto, del barbiere e di


fu poi rilasciato

migli;
dalla

medesimo capitano
il

(purch non uscisse

primo luglio, e il 4 fu liberato del tutto, previo non fare contro la Repubblica per due anni. Il figliuolo del conte Iacopo, che era Niccol Piccinino, fu sostenuto in Palazzo fino al 7 giugno. Deliberazioni ad an. 2 Secondo quello che scrisse Iacopo Pitti nella sua Istoria
giuramento
di

Fiorentina, la nuova di questa ribellione giunse a Firenze a ore 5


la notte del di 4.

Per

particolari vedi
in

il

Racconto

di

Arcangelo
di Gio-

VisDOMiNi pubblicato nel 1755

aggiunta alla Relazione

vanni RoNDiNELLi sopra lo stato antico e moderno della citt di Arezzo, il Diario di Francesco Pezzati edito wqW Archivio Storico Italiano, T. I, e la Vita del Giacomini scritta da I. Pitti,
e pubblicata neAV Archivio detto, T, IV, parte
II.

16

242

[1502

a d 8 di giugno,

si

part di qui Antonio

Giaco-

mini, che l'avevano fatto governatore del campo, e and

'Arezzo.

9 di giugno

1502,
e

ci

fu

come

gli

avevano

preso Guglielmo de' Pazzi,


'Arezzo, e

come

Vitellozzo s'accostava

come come

e contadini loro stavano sospesi per vev'

dere come le cose andavano, e se


pi
ci

era fondamento.

fu,

s'era ribellata Rassina.


ci fu

a d 10 di giugno 1502,

come

Vitellozzo era

entrato in Arezzo con molti fanti e artiglierie, e

come
avessi

Valentino veniva con molta giente; era di l da Siena.

Onde parve
come

qui ismarrito
e

el

popolo, dubitando
fussi questo

maggior fondamento;

pareva che

male,

egli era, in su la ricolta.

E in detti d, e Pisani iscorrevano e predavano e ammazzavano, che pareva loro avere el campo libero; e cos avno el fuoco di intorno intorno, bench a' pi intendenti parve leggierezza rimuovere el campo s di
leggiero.

in questo d, si vinse gravezze assai,

decime

e condizioni di paghe.*

E
di

a d 11 di giugno 1502,

ci

fu

come non era vero

Vitellozzo fussi entrato in Arezzo, n di Valentino;

che feciono per vincere danari.

Ea
a

12

di

giugno 1502,

ci

fu

come

e Pisani erano

campo a Bientina, bench

f ussino da' nostri ributtati.

si

Commissario generale in Arezzo. proemio della Provvisione di questo giorno, colla quale ordinavano le gravezze di cui qui si parla, ne dichiara la ra'

2 II

gione, che fu di provvedere danari pei bisogni della citt, e


;

al

li

imminenti e repentini pericoli che si veggono soprastare e la parola condizioni posta a significare i vari modi d' imporre e (li pagare che furono stabiliti.

1502]

243
a
d'i

13

di

giugno 1502,

ci fu

come

Vitellozzo

aveva

preso un certo monte ch'e nostri non potevano soccorrere la cittadella.

a di 15 di giugno 1502,

ci

fu

come Castiglione
di farina

Aretino avevano preso 40 muli carichi

ch'anle

davano 'Arezzo,
lina d'Arezzo,

come

e nostri

avevano guaste

mu-

E E

a di 16 di giugno 1502, and Piero Sederini a Mi-

lano per la giente del

Re
e

di Francia.
ci

a d 18 di giugno 1502,
la

fu
el

come Arezzo avecapo


al

vano preso
de' Pazzi
'

cittadella

mozzo

Vescovo

e certi altri uficiali eh' erano in Arezzo;

fu vero del

mozzare

le teste,

prigioni in Citt di Castello,

ma non mandarono Guglielmo de'Pazzi e '1 Ve-

ma

bene

gli

scovo e alcuni altri; e


persone.

gli altri

fu

salvo l'avere

e le

E
stro

a d 19 di giugno 1502, a d 20 di giugno 1502,


,

ci

fu

come

el

campo no-

si

torn indietro a Montevarchi.


ci

E
dici

fu

era entrato in Arezzo

e che vi

si

come Piero de' Megridava Marzocco


50 uomini per

e Palle.

a d detto,

si

fece qui in Firenze

gonfalone che stessino


niere, a guardia

qui

a'

Tornaquinci,
in

un gonfalo-

della

citt;

modo

entr la paura,

che

di sotto e di

sopra ognuno isgomherava, che fu cosa

spaventevole."

Cosimo de'Pazzi

figliuolo del
si ritir

Commissario. Dopo che

il

padre

fu

preso dagli Aretini,


2 II

nella cittadella e ne diresse la va-

lorosa difesa.

Landucci aveva
le

la

sua bottega

di
il

speziale

al

Canto dei

Tornaquinci. Circa a questi provvedimenti

Parenti
le

scrive:

Si

raddoppiorono

guardie in Firenze, mutoronsi

toppe

alle porte.

244

[1502
a d 21
el
eli

E
morto

giugno 1502,
eli'

ci fu

come Valentino aveva

garzone

era signore di Faenza, eh' egli aveva


strangolare e gittare nel
altri

a Roma, e tre
giovanetti
si

altri tali; fecegli

Tevere, e fecelo

quando
lui,

e'

giucava alla palla con

come

ch'era ancora fanciullo.' Credo che

mosse perch

lo

vedeva troppo amato dal popolo, per

gelosia della signoria,

come un uomo
ci

diabolico.

E
come
a'

a d 22

di

giugno 1502,

fu

come

el

Re

di

Francia aveva mandato un suo mandatario a protestare,


gli

era rubello a tutti quegli che facevano contro

Fiorentini.

E a d 23 di giugno 1502, ci fu come Valentino aveva preso Urbino e poi Citt di Castello e pi questo d giugnevano e Franciosi in Mugiello, che venivano in
; ,

nostro aiuto;* e pi Cortona.

si

disse che Vitellozzo

aveva preso

Andava

tante cose attorno.


si

E a d 24 di giugno 1502, non non ragunare giente, per sospetto. E a d 26 di giugno 1502, ci
fermoronsi 50 fanti forestieri per quartiere

corse palio per

fu

come Valentino
quali obbedissino ai

e'

Gonfalonieri delle compagnie del popolo. Giudicossi fatto cosi per

non fare armare stimando da loro


1

popolani acci non


essei'e

si

volgessino verso

grandi,
il

perno e trarlo dalle

male condotti in prova per mutare mani dell' universale .


III

go-

La morte

di

Astorre

Manfredi,

di

Giovanni Evangelista
parti-

suo fratello naturale e di


colari

altri

loro aderenti con diversi

narrata dagli

storici;

il

nostro ha di pi

il

momento

nel

quale furono strangolati. Antonio Giustinian, ambasciatore veneto

Roma,

fino del

di

quel mese scriveva al Doge:


stati

stato

detto che zuoba, de notte, sono


gati quelli due signorotti de
di

buttati in

Tevere

et anne-

casa
2

Faenza, insieme con el loro taastro Dispacci di A. Giustinian, pubblicati dal prof. PaI,

squale Villari (Firenze, 1876), T.

pag. 18.

Gli aiuti sollecitati a Milano da Piero Sederini.

Era

lor capi-

tano Monsignore d'Imbault.

1502]

245
a dire che voleva fare lega con noi, ala'

aveva mandato

trimenti verrebbe

danni nostri: davaci


1502,
si

tempo 4
la
;

di.'

a d 27 di giugno
fu

serr 5 porte di Fi"


Giustizia,

renze, che

San Giorgio, San Miniato,

Pinti e la Porticciuola al Prato delle mulina

e fecionlo

per sospetto che non entrassi giente e lettere.

E coman-

darono

alle case

lungo Arno che non porgessino scale

a niuno in Arno,

a di 2 di luglio 1502,

ci

fu, el

Borgo
le

s'era ribel-

lato,^ e

Anghiari s'era dato a

patti, e la

Pieve stava male.^


budella in un

cos

pareva eh' e Fiorentini avessi

catino.

Ognuno

vicino

si

rideva de' Fiorentini.

E
E

a d detto, giunsono qui e Franciosi e alloggiorono


alla

da Sesto insino qui


a d 3 luglio

Porta a San Gallo e a Faenza,*


ci

1502,

fu

come Cortona era

tor-

nata sotto e Fiorentini.

Su questo proposito pu non


giorni

essere

inutile

il

sapere che

quattro

innanzi,

il

22, la Signoria aveva decretate


alle lettere del

pene

severissime contro quei cittadini che, intervenendo alla

pratica,

avessero rivelato qualche cosa circa

Duca Valentino.

Anche
3
*

il

25 fu imposto

il

segreto sulle lettere venute nella notte.

" Il

Borgo a San Sepolcro.


si

Castel della Pieve.

Per avere un'idea del modo col quale

provvedeva allora

agli alloggiamenti di queste genti di passaggio, dir

come

la Si-

gnoria fino del 29 giugno ordin ad un tavolaccino

andare fuori della Porta a Faenza, con Bernardo Portinari commissario deputato per preparare le vettovaglie ai Francesi che erano per giundi

gere; e
loro

il

di

primo

luglio ordin a molti cittadini di riporre nelle

ville

fuori

delle

Porte a San Gallo e Faenza


i

le

masserizie

che per timore avevano sgomberate, affinch


tessero dormire e mangiare.
Il
il

detti

Francesi posuoi so-

di 3 poi dette licenza ai


il

natori di andare a onorare


si

Capitano francese, e

di

appresso

ordin

che

un trombetto andasse seco a servirlo

in

campo.

Delib. ad an.

246

[1052
a
d

4 di luglio 1502, feciono la mostra de' fanti


qui in pochi
d,

avevano

fatti

che furono 250.

ordi-

narono tutta questa settimana processioni e predicare


ogni mattina in ogni Quartiere.

a d detto, la notte alle 7 ore, andarono via le gienti


inverso Y Ancisa, che
assai.

de' Franciosi

furono 100 uomini

d'arme e fanteria

E
e alla

in detta notte fu fatto alla casa del Gonfaloniere

casa

di

Piero

Sederini,

madonna Selvaggia
alla

Strozzi,

dipinto forche e cose disoneste, da uomini che


Iddio, che

non temano
ne

non sanno che sono ubrigati


altrimenti sono

ristituzione della fama,


gli guardi.*

dannati.

Iddio

E
preda.

a d 5 di luglio 1502,

ci

fu

come

e nimici

erano

a campo a Poppi e a Chiusi: pareva che noi fussimo in

a d 6

di luglio

1502,
la

ci

fu

come

el

Re

di

Francia

aveva giurato sopra


veniva

sua corona di vendicare tutte

le ingiurie fatte a' Fiorentini e farci

gran bene, e come

in Itaha ed era gi a' confini.


d

di luglio

1502,

ci

fu

come

el

campo
'1

de' ni-

mici s'era partito da Poppi e tiratosi indietro, e

nostro
in Ca-

campo era venuto

al

Ponte a Sieve per andare

'

Il

Parenti vide

la

cagione

di questi insulti nella diffidenza

che era tra la parte che propendeva agli accordi col Valentino,
la

quale comprendeva
si

il

forte dei primati, e quella dei popolani,

che

assicurava con l'esser gran numero e confidarsi in Dio e


egli scrive,

aver ragione. Questa mente, non potendo


forche et capresti
alli

minacciava

primati latente-

alla scoperta, et gi di notte

furon

dipinte

usci di Piero Sederini et de'Salviati,

bench

ancora
uscito

fu fatto

il

simile a casa di Francesco d'Antonio di


il

Taddeo
te-

gonfaloniere di giustizia,
.

quale

mirabilmente aveva

nuta la parte popolare

1502]
seutino, e
lV

247

come quei Franciosi pareva

loro mille anni

affrontare e nimici.

E E
gli

in questi d, e Pistoiesi

andavano rubando per

tutti

questi piani insino a Campi.

a di 11

di luglio

1502, tornarono in Firenze e pri-

gioni che noi

che noi

avmo 'Arezzo, che si scambiorono con queavmo qui di loro, che fu fatto el baratto
,

a Siena, infra 'quali vi fu Guglielmo de' Pazzi

'1

Veare-

scovo suo figliuolo, e rimandossi 'Arezzo un


tino genero di Bernardino d'Arezzo.'

certo

a d 14 di luglio 1502,
tutti e signori

ci

fu

come
e

el

Re

di

Francia

avea soldati

d' Italia e gli

usciti di

Ro-

magna, e
dissesi

'1

Marchese

di

Mantova

messer Giovanni.^

E
gli

che Valentino s'aveva rotto una coscia, che


a d 15

era caduto un cavallo addosso.

di luglio

1502, feciono costoro qui un baraltro per Valdinievole, con molti


in questa notte,
:

gello per Pistoia e

uno

balestrieri a cavallo.
in

venne un tremuoto
in Firenze el Ca-

Firenze alle 3 ore di notte

non fu molto grande,


cavagli;
e
la

E
pitano

a d 16 di luglio 1502,
della

venne
lui

giente franciosa con pochi


eh' era

giente d'
giello

arme
'1

ancora con

andorono per Mucasa


Si-

ed

a Dicomano.
d

El

Capitano alloggi in
la

Pazzi, e

dopo desinare and a vicitare

gnoria.'^

La Signoria
al

deliber

il

di 4 di

consegnare

tutti

prigionieri
si

aretini

Vescovo d'Arezzo
di

a Guglielmo de' Pazzi, affinch

scambiassero con quelli


tini.

Firenze che erano in

mano

degli Are-

Delb. ad an.
2 II 3

Bentivogli.
i

In questo stesso giorno, per onorarlo,

Signori ordinarono

al loro

Canovaio

di prestare ai Pazzi quegli argenti

che avessero

voluto. Delib. citate.

248

[1502
in questo d, ci fu

E E E

come

Vitellozzo s'era fuggito.

a d 17 di luglio 1502, giungono la giente de' Fran-

ciosi al

Ponte a Sieve
d

all'altro

campo.
part
di

18

di

luglio

1502,

si

qui el Capi-

tano de' Franciosi, e caricoronsi l'artiglierie, e mandavansi su in

campo

in

Valdarno.
1502,
ci fu

a d 21

di luglio

come
fu

el

Capitano era

andato in Arezzo e parlato con

loro.
ci

a d 25

di luglio

1502,

come

el

Capitano

de' Franciosi

aveva

fatto che noi riavessimo tutte le cose

di l, eccetto ch'Arezzo.

Parve
1502,

al popolo

non molta buona


el

novella: pareva una cosa fuori d'ogni ragione.

E
cia

a d 28

di luglio

ci

fu

come

Re

di

Fran-

aveva

citato tre uomini, Vitellozzo, Valentino e

Pan-

dolfo Petrucci di Siena.

a d 29 di luglio

1502,

s'ammazzorono

150 Pi-

stoiesi fra uomini,

donne

e fanciugli.

Non

mai giovato

nulla con loro.

E a d 30 di luglio 1502, messo a sacco Arezzo.'

ci

fu

come
fu

Vitellozzo aveva

E E
s,

a d 31 di luglio 1502,

ci

come Valentino con-

tro a Vitellozzo.

a d 7

d'

agosto

1502,

s'

impicc un fanciullo da

in casa sua, ch'era de' Vettori.

E E

a d 9 d'agosto 1502, mandorono commessari 'Arezzo


le cose nostre eh'

che pigliassino

erano smarrite.

"

a d 11 d'agosto 1502,

mandorono un bando che

comparissi qui 50 Pistoiesi d'una parte e 50 dell'altra.

'

Il

campane
pagarsi
2

Parenti invece racconta che Vitellozzo port seco le delia cittadella e parte delle robe del Monte di Piet, per
di

quello che erano tenuti di dargli

gli

Aretini.

Piero Sederini e Luca degli Albizi.

1502]
sotto

249
loro,

pena

di rubello e
'

d'essere confiscati e beni

fra quattro di.

a d 12 d'agosto
in quelle

1502, e

Franciosi

ch'erano in
loro che
si

Arezzo e

altre terre, facevano

molte avanie,

e in Arezzo tolsono loro l'arme e

comandorono

non

si

partissino

d'Arezzo

sanza loro licenzia, e chi


fiorini.
;

volessi partire pagassi


e caric

200
e

fuvvi chi gli pag

9 some e andavansene

gli tolsono otto

some

e quando fu alla porta mandaronlo via con una sola.


!

Vedi

se le loro pazzie sono per esempio d'altri

a d 15 d'agosto

1502, comparirono qui 100 Pi-

stoiesi e

mandavasi

l nostri fanti, e loro


di

non avevano

licenzia di partirsi

qui.

Valeva
ci

el

grano, in questo

tempo, soldi 40.

22 d'agosto 1502,

venne un francioso
rendere
le

mandatario del

Re

di Francia, per farci

nostre

cose; e a d 24 andorono insieme co' nostri commessari.*

a d 26 d'agosto,

ci

fu

come

gli

avevano ripreso
s'

Arezzo, e come quegli principali aretini

erano andati

con Dio a Siena e altrove.

E
giore

a d 26 d'agosto 1502,
si

si

vinse in Consiglio
viniziano.^

Mag-

facessi

un Doge a uso
e questo

a d 27 d'agosto, s'accordorono e Pistoiesi e tolsonsi


;

loro le gabelle

guadagnarono delle

lor pazzie.

Questo bando, dove sono


23

nomi

dei citati, leggesi nel solito

Libro di Deliberazioni dei Signori e Collegi ad an.


2
II
i

Signori promessero di pagare franchi mille a Monle artiglierie,

signor di Melun, se facesse rendere alla Repubblica


munizioni,
e

campane ecc., che avevano portate via da Arezzo, Cortona Borgo San Sepolcro il Vitelli, il Baglioni, l'Orsini e Piero
3

de' Medici. Delih. citate.

Cio

il

Gonfaloniere a vita, affine d'evitare

molti inconve-

nienti

che portava seco la spessa mutazione dei magistrati.

250

[1502
a
d

E
in su

di settenbre,
,

venne una saetta

in villa
;

uno cerro

allato alla

mia casa a 50 passi


si

mia mon-

dollo tutto e seccossi insino nelle barbe, n

mai rimisse.

E
E

a d 8 di settenbre 1502,
la

partirono e Franciosi

d'Arezzo e andorono per


ancora a San Miniato

Valdelsa facendo danno assai,

a d 20 di settenbre, a questi d e Franciosi erano


al

Tedesco, e disfacevano per tutto

dove passjavano
nostro.'

non pareva che volessino uscire del


feciono venire la Tavola
fine che

E
di

a d 21 di settenbre,
di

ci

Nostra Donna
ci

Dio

Santa Maria Impruneta a concedessi un Doge buono e savio.


si

a d 22 di settenbre 1502,

ragun

el

ConsigHo, e

feciono

un Gonfaloniere a
Sederini;

vita,

che fu Piero di messer


di

Tommaso

and a partito pi
'1

150, e vin-

sono solo tre, che fu messer Antonio

Malegonnelle, e

Giovacchino Guasconi e
tito

detto Piero, e nell'ultimo par-

rimase Piero
di

di

messer Tommaso Sederini detto, a

laude

Dio

e di fatto
la

mandorono per

lui

ch'era 'Arezzo

e statovi tutta

guerra.

Fu

quello ch'and a Milano

per la giente del


valente e buono.

Re E

e condussela lui di qua,

come uomo

quanto bene fu assunto a questa


el

degnit, e quanto bene giudic

magno

Consiglio! Ve-

ramente

fu

da Dio

tale opera.

Dieci

scrivevano

l'il settembre ai

Commissari
di

fiorentini

in

Arezzo:

La Maest
alli

del

Re

contenta che Monsignore di

Lancre con

la

sua compagnia, insieme con quella

Meslun

Fois, rimanghino qua

servizi nostri per 15 di o 3 settimane .

Essendo questa cosa trattata con grande segreto, naturale che il Landucci, non conoscendolo, pensasse a male dei Francesi per questo ritardo. Vedi Scritti inediti di Niccol Machiavelli risguardanti la storia e la milizia, illustrati da G. Canestrini, Firenze, 1857.

1502]

251
a d 7 d'ottobre
1502,

venne

in

Firenze

Piero

Sederini cli'era stato 'Arezzo,

come

detto.

E a d 12 d'ottobre 1502, in questi d ci fu come Papa a Roma era in discordia cogli Orsini e que' casati, in modo clie '1 Papa s'era fuggito in Castel Sant' Agnolo e a Bologna faceva giente per sospetto del Papa
'1
; ;

e'

Viniziani ne facevano a

Ravenna,
si

E
al

a d 16 d'ottobre 1502,

fece certa lega contro

Papa

e a Valentino, che fu messer

Giovanni Benti-

voglio e Vitellozzo e gli Orsini.'

E
fu

ripresono Urbino e

sua castella.

E
di

24 d'ottobre 1502,
castella.

ci

come molte

castella

Romagna

s'erano ribellate da Valentino, che fu Ca-

merino e altre

E E
colla

a d 31 d'ottobre, entr el Cardinale di San Seve;

rino con molti cavagli

fugli fatto

onore assai.

a d primo di novenbre 1502, in marted, entr

Piero Sederini, gonfaloniere a vita, in Palagio insieme

nuova Signoria. Fu
d'

in

piazza tutto Firenze,

come

cosa

nuova, mai pi non fatta a Firenze. Parve che


avere a vivere bene.
el

ognuno avessi speranza

E
e'

a d 13 di dicembre 1502, la notte, arse

tetto

deschi de'beccai in Mercato Vecchio, e non fece danno

alle botteghe.

a d 29 di dicembre 1502, fu riformato certe sante

leggi contro al vizio innominabile e contro alla bestem-

mia; e altre buone

leggi.

feciono che quando non fus-

sino conosciute o punite dagli

Otto o Conservadori

in

Gli storici parlano dell'accordo stabilito fra questi ed altri

Signori nella dieta tenuta alla Magione in quel di Perugia,


Fiorentini
si

ma

astennero dal prendervi parte.

252
tal caso si

[1503

debba andare innanzi

a'

Signori e Collegi e

Dodici.'

E
stato

a d 3 di giennaio 1502,

ci fu

come

Vitellozzo era

morto

in Citt di Castello, e che Valentino'

aveva

preso Sinigaglia; e pi, che gli avisava qui di certi trattati.

E a d 5 di giennaio 1502, ci fu come Valentino aveva preso Citt di Castello e aveva morto Vitellozzo
e un suo fratello ch'era prete notaio, e altri sua amici
e parenti di Vitellozzo.

Guarda come
lo

la divina giustizia

paga

alle volte el

Sabato! vedi

sterminio di questa

casa: Pagolo qui tagliatogli la testa, e ora tutto el resto


de'frategli.

Non

vi maravigliate: e' mi ricordo


,

che messer
citt e

Niccol loro

padre
tutti

essendo

el

principale della

avendo vinto

sua aversi della parte contraria,


co'

v'era restata una povera madre

un fanciullo,

la

quale
in-

disse a questo suo figliuolo: lo voglio che tu

vada

nanzi a messer Niccol e che tu


chiedigli

ti

getti ginocchioni e
gli

perdonanza e misericordia, credendo che


cav da lato un

avessi misericordia alla purit del fanciullo; e fu tanto

crudele e scelerato che

si

coltello e di
si

sua

mano

lo

scann e ammazz.

pi

disse che,

essendo fuggiti in certe fortezze suoi nimici, che v'arse


dentro donne e fanciugli e molta giente, che non volle
n' uscissi

persona.^ Guai a chi crudele e non teme Dio.


ci

E
due

a d 5 di giennaio 1502,
chie

fu

come a Siena

s'

era

scoperto trattato, e
cittadini, a

Pandolfo aveva mozzo

la testa a

uno

de' Tagliacci , e preso

uno degli

Sci-

Con una Provvisione


il

di

questo giorno

si

fiss

il

modo
;

di

giudicare sollecitamente chi fosse tamburato, accusato o inquisito

presso
altra

Magistrato degli Otto o

Conservatori

di

Legge
il

con

si stabili

l'apertura di un terzo Monte di Piet. Libro di Provle

visioni ad an. Queste sono


2

buone leggi
si

cui

accenna

Landucci.

Sono

gli stessi fatti

che

leggono a pag. 227.

1503]
pioni.

253

questo
e

modo fanno

le

maladette parte che non

temono Iddio
loro

credono avere a vivere sempre e essere

quegli che

anno a redare
sia,

el

mondo

quest'

la

maggiore ignoranza che


in Italia

che pensano contro allo spedi fede, e forse

rimento che non anno bisogno

che

n'

uno

di

questa ragione!
ci
e'
1

E
sini.'

a d detto,

fu

come

el

Papa aveva preso

el

Cardinale Orsino

Vescovo

di

Firenze eh' degli Orfu ambasceria

E
niva

a di 11 di giennaio 1502,

ci

Sanese
ve-

alla Signoria,
a'

a dimandare aiuto perch Valentino


;

danni loro

e fu risposto che noi

non possiamo

muovere contro
caso di loro.

al

Re,

e che noi siamo in

un medesimo

E
E
E

a di 15 di giennaio 1502,
e'

ci

fu

come Pandolfo come Valentino


una proces-

s'era partito di Siena

suoi figliuoli.

a d 22 di giennaio

1502,
1502,

ci

fu

era in quel di Siena presso a Buonconvento.

a d 30 di giennaio
si

si

band

sione che

dovessi fare per reverenza della Cappa di


s'

San Francesco che


Aguto, perch se
rentini perch
ci

era avuta dal

castello di

Monte

gli

era tolto

el castello e disfatto da' Fio-

fu contro ne' casi d'Arezzo.


de' Frati Osservanti di

nendo nelle mani


s'

Onde, veSan Miniato,


innanzi
detta
fatta

ordin

detta

processione

per Firenze

Cappa
poi
si

la quale era

molto vecchia e consumata.


gli

Fu

con grande divozione,


port
all'

and dietro tutto Firenze, e


di

Osservanza

San Francesco

di

San Mi-

niato, e qui sta.^

'

Rinaldo

di

Iacopo Orsini.
lui

Quest'abito del Santo lo aveva ricevuto da


il

medesimo
i

nel

SUI secolo,

conte Alberto signore del castello; e

suoi discen-

254

[1503
a di 30 di giennaio

E
fermo

1502,

ci

fu

come Pandolfo
di vet-

Petrucci se n'era andato a Lucca, e che Valentino stava


alla

'mpresa

di Siena,

bench, con disagio


pass

tovaglia, a disagio.

E
da

a d 2 di febbraio

1502,

ci

400

fanti

di

quei di Valentino ch'erano tedeschi,


lui: e lui

ch'erano licenziati
usciti e fatto ac-

aveva rimessi

in

Siena

cordo, e che lui se n'andava alla volta di

Roma.
le

E
di

a di 3 di febbraio 1.502, and a procissione la Cappa


fugli fatto

San Fancesco;
Mozzi e

grande onore, tutte

compagnie
de'
si

e regole di Firenze; e fu posata alla Piazza

fa a

fatto quivi un palco con colonne grandi come San Felice quando viene Nostra Donna di Santa

sione

Maria Impruneta. E quA'i gli and incontro la procese portata a San Miniato all' Osservanza, dove si
;

debbe riposare e

stare.

E
di

a di 8 di febbraio 1502, fu fornito el tetto de' beccai


fattovi intorno le botteguzze.

Mercato Vecchio, e

a di 19 di febbraio 1502, and la donna del Gonfa-

loniere, ch'

nome madonna

Argentina,' in Palagio de' Si-

gnori, albergo e per stanza, la

prima

volta.

parve cosa

molto nuova vedere abitare donne in Palagio.

E
el

a di primo di marzo, arsono tutte

le scritture de'

Cinque del Contado: fu grande danno


grano
soldi

e scandolo.

Valeva

35

lo

staio.
fila.

In questi tempi fu gran piove,

che dur 4 mesi alla

denti lo conservarono religiosamente fino a quest'anno, nel quale


fu dai Fiorentini

rovinato Monte Acuto, perch


Aretini
di
ribelli.

il

conte Francesco

aveva aiutato
chiesa
di

gli

Tal reliquia conservasi oggi nella

Ognissanti

pendio delle divozioni


Firenze, 1756.
1

Firenze, dove fu portata nel 1571. Commaraviglie del Sacro Monte della Verna.

Argentina

di

Gabbriello Malaspina.

1503]

255
a d 7
di

E
di
festa.

Francia e
'

di

marzo 1502, ci fu la lega fatta tra 'Ire Spagna e Inperatore e Papa; e fecesi
ci

a d 11 di marzo 1502,

fu

preso un castelluccio degli Orsini, che v'


chi Signori con

come Valentino aveva ammazz parecuna


casa,

una

artiglieria che fece rovinare

e morironvi sotto.

E E

a d primo di maggio 1503, qui a d 7 di maggio 1503,

si

faceva giente

per Pisa.
ci fu

come

gli

Spagniuoli

avevano ripreso nel Reame ogni se non Napoli.

cosa, che

non restava

a d 13

di

maggio 1503,

si

faceva qui molta giente

per a Pisa; e questa mattina fece la mostra in piazza

Giampagolo Baglioni con 40 uomini d'arme,


a Pisa.
la

andarono

tuttavolta

mandavano

fanti assai e facevano

statori,

mostra molti conestaboli, e pi mandavano molti guaEl grano se n' and in lire 3.

E a d 24 di maggio 1503, ci fu come la Badia a San Savino era rovinata addosso a circa 60 guastatori,
e dissesi eh' e Pisani l'avevano
sto fine per

messa

in puntegli a que-

giugnere questi alla schiaccia.


el

a d 29 di maggio 1503, fu morto


al

manigoldo dal

popolo co' sassi

luogo della giustizia. Intervenne questo,

che un certo banderaio, giovanetto, avendo morto un altro

banderaio per una certa invidia, and questa mattina a


giustizia, e questo

manigoldo non
gli dette

gli tagli

el el

capo n
cavaliere

al

primo n
gli

al

secondo n

al terzo

colpo;
e

che

era a lato

due bastonate;

perch egli

certo un errore del copiatore l'avere scritta sotto questa


della

data la notizia

Lega che

probabilmente quella del 1501.

Vedi MuR-ATORi, Annali ad an.

256
era un giovanetto di circa 20 anni

[1503
quello che moriva,
si

venne

al

popolo

grande compassione che


e

lev un

tumulto fra 'Ipopolo: A' sassi, a sassi; per modo eh'


Battuti ebbono alquanti colpi di sassi
,

'1

cavaliere e chi

v'era ebbe delle fatiche di scampare a gittarsi a terra


del

muro,

in

modo

tale

fu

la

furia del popolo

che

lo

ammazzorono, e poi e fanciugli lo stracinorono insino a Santa -ij-. Alcuni voUono dire che gli era intervenuto
perch
gli

impicc e arse quei 3 Frati.


di

'

E
'1

a di 30
si

maggio 1503,

si

vinse in Palagio che

sale

comperassi 7 quattrini la libbra, bianchi, che


:

dolse

a'

poveri assai

pure anno pazienzia perch

si

fusse

men

gravezze.
a d primo di giugno 1503,
era fatto cardinale,^
ci

fu

come

el

Vescovo

de' Sederini

fecesi

gran festa e

fuochi, panegli.

fecene el

Papa

circa

9 Cardinali.
noi per a

a d 3 di giugno,

pass di quaggi da Campi la

giente del Marchese di

Mantova condotte da
1503,
ci

Pisa, che furono 100 uomini d'arme.

E
sani
soldi

a d 4 di giugno

fu

come
in

e Franciosi

erano giunti a Pisa in nostro aiuto per modo eh' e Pistavano


male.
e

Valeva

el

grano

Pisa

lire

4,

15
a a

lo

staio,

non avevano potuto ricorne ch'era


ci

stato loro guasto.

E
a

14 di giugno 1503,

fu

come avmo Vico

patti.

19

di

giugno 1503,

ci fu

come avevano preso

la Verrucola.

Nella Vita del Savonarola scritta dal

Burlamacchi
p.

e pub-

blicata dal

Baluzio nel T.

I.

della sua

Miscellanea a

576,

si

trova notato questo fatto.


*

Francesco, vescovo

di

Volterra, fratello del Gonfaloniere.

1503]

257
a di 25 di giugno 1503, in sul correre del palio

E
di

Santo Lo,' venne una acqua con tanta gragniuola in

Firenze, e massime di l d'Arno, e ruppe tutte le tende


di

San Giovanni ed e canapi: fece gran danno. E a d primo di luglio 1503, rompemo e Pisani eh'
fatto

avevano

una preda,

tolsonla loro.

poveretti

stavano male.

a di 15 di luglio 1503,

si

mand

el cappello

al

Cardinale de' Soderini alla Badia di Fiesole, con molti


cavagli e

giovani

e a d 16 entr el

Cardinale in Fi-

Tenze, e dissesi la messa in Santa Maria del Fiore molto

adornato, e divota.^

a d 19 di luglio 1503, a d 28 di luglio

si

cominci a battei-e quatquattrini.^


ci

trini bianchi, e grossoni di

20

1503,

fu

come

in

Roma

fu

II

26 giugno

si

celebra la festa di Sant' Eligio vescovo, in

Firenze detto volgarmente S. Lo, protettore degli Orefici, Calderai


e Manescalchi, che posero la sua statua in una nicchia d'Or
vincitore era
Battista. palio che la citt d'Arezzo
offeriva

San

Michele. In questo di facevasi una corsa di cavalli, e premio al


il

il

giorno del
all'Arte dei
le

Una
di

deliberazione della Repubblica ordin

Mercatanti

consegnarlo alla Camera del Comune, nonostante

proteste ch'essa fece per la perdita che ne veniva all'Oratorio di


di S.
i

Giovanni da
ad
di
2

lei

amministrato, ed a profitto del quale andavano

palii portati

offerta.

Tornava
indi

Francia dove era ambasciatore,

e si

pos alla

Badia per

muovere con pompa verso la citt per ingresso, che minutamente descritto dal Cambi. 3 Per queste nuove monete vedi Orsini, Storia
della repubblica fiorentina a pag. 279, dove
si

farvi solenne

delle

monete

legge la Provvisione

del 22 giugno 1503 che ordina siano coniate, per rimediare all'in-

conveniente dello spendersi

pi per un fiorino largo

da qualche tempo
oro
.

diverse

monete

d'ariento false et tose, et quattrini di qualit che ne va lire 12


d'

17

258
assaltato el Cardinale di

[1503

San Severino

e lo

Ambasciadore
ferito la

del
e fu

Re

di

Francia da circa 40 travestiti colle maschere,

morto uno stafBere del Cardinale e


a
d

mula

del Cardinale/

E
si

30

di

luglio

1503,

levorono la giente da

quello di Pisa e mandoronle in quello d'Arezzo, perch

diceva che Valentino veniva

in

qua.

Furono troppo

leggieri a muovere.

a d 4 d'agosto 1503, giunse e Franciosi in quello

di Poscia, e poi qui

a San Donnino, eh' erano Franciosi,


el

Mantovani e Ferraresi, mandati dal Re a soccorrere

Reame.

E
per le
al

a d 13 d'agosto 1503, giunse a Dicomano 4mila


per andare nel
e io n'ebbi al luogo mio;

cavagli franciosi
ville,

Reame: alloggiorono avemo tra me e


Andare
meglio che potette,
:

Moro 24

cavagli, ch'ebbi a dare le spese a tutti.


el

dovvi Benedetto, e fece loro onore

con pericolo della vita a sopportargli


pi volte.*

gli vollono

a d 14 d'agosto,

si

partirono

alloggiorono

al

Ponte a Sieve. Andavano via presto, che bisognava

loro.

E
morto

a d 19 d'agosto
alle

1503,
di

ci
si

fu

come
le

23 ore;

20

son

el Papa era campane per

la sua morte.

a d 21 d'agosto 1503,

ci

fu

come Valentino era


se

morto con 4 Cardinali. Non fu vero, non mori

none

Federigo Sanseverino cardinale del


il

titolo di S.

Teodoro. Sealcuni gen-

condo quello che racconta


2
II

Nardi, furono

assaltati

tiluomini francesi che uscivano da casa del cardinale.

Landucci possedeva nella potesteria


di S.

di

Dicomano

e pre-

cisamente nel popolo


beni gli

Martino a Poggio. Una parte di questi aveva comprati da una famiglia di quel luogo denominata

Dal Moro. Benedetto

un

figliuolo dello stesso Landucci.

1503]

259
;

un Cardinale
pi

e dissesi che Valentino

aveva avvelenato
di quello:

fiaschi di vino, e
s'

che quello Cardinale mor


'1

detto,

che

iscambio d'altri

Papa n'aveva bevuto anche lui, in fiaschi. Per avvelenare e Cardinali, avlo sa

velen

el

suo padre. Se fu vero o no,


all'altro

Iddio

tant' ,

che fu un d o dua da l'uno


sto Valentino

a morire. Vedi que-

dove

si

truova
!

al presente,

con tanti nimici

che

gli

verranno addosso
d

E
uno

26 d'agosto 1503,

ci

passava pi Cardinali
infra gli altri,

ch'andavano via a
gli

Roma

per staffetta:

cadde un cavallo addosso, e ruppesi una gamba

a Montebuoni, e rimase qui in Firenze a medicarsi,

E
Re
di

Svizzeri, e alloggiorono alle porte

29 d'agosto 1503, giunse qui 4 mila fanti di fuori mandati dal


,
;

Francia per soccorrere

el

Reame:
fu

e ogni d pas-

sava giente del

Re

di

Francia pe' reame.


ci

a d 31 d'agosto 1503,

come
ci

el

Signiore di

Piombino^ aveva ripreso Piombino.

E
di

a di primo di settenbre 1503,

renne

el

Signiore
,

Mantova,^ e alloggi in casa quegli del Tovaglia

sol-

dato dal Re.


di

a d dua
el

si

part, e

and verso

el

Reame

Faceva
di.

Re

grande

isforzo di giente,

che man-

dava ogni

a d 4 di settenbre 1503,
si

ci

pass el Cardinale di San


:

Giorgio, e non

ferm in Firenze

andava via

in furia.

E
della

5 di settenbre 1503, giunse qui monsignore


in

Tramoia; alloggi

casa e Salviati.

Andava via

con furia nel Reame, mandato dal Re.

2
3

Jacopo IV Appiani, richiamato dai popolo. Gianfrancesco Gonzaga.


Giovanni Antonio Sangiorgio milanese, vescovo Alessandrino,

cardinale del titolo dei SS. Nereo ed Achilleo.

260

[1503

di

di settenbre

1503, giunse qui tre Cardinali

che fu Ascanio, Roano e Aragona: alloggiorono in casa

Giovanni Tornabuoni; e desinato, cavalcorono

via.*

E
manco
una
in

di

12

di settenbre

1503, venne in Firenze, in


:

di mezz' ora,

6 o 7 saette
di

infra

l'

altre,

ne venne

in su la

Porta

San Piero Gattolino,

e dtte in

su uno San Giovanni e mandogli la croce per terra, e

citt

Via Gora ne venne un'altra, e in pi luoghi e non tanto dentro, quanto ancora di fuori.
;

della

A
'1

Pe-

retola, sendo per la strada

uno Bartolommeo

Nelli,
lui e

a caca-

vallo, gli cadde addosso la saetta, e

ammazz

vallo

e uno altro cavallo, che gii era


;

un poco

adietro,

isbalord

'1

cavallo divent zoppo

e dissesi di due altri


;

morti, uno al Poggio a Calano, e uno a Calenzno

e in

Mugiello,

in

una casa, uno uomo

una donna

e fan-

ciugii mori.

E
un

16

di settenbre 1503, entrorono e Cardinali in

conclave; e prima disse

una messa

dello Spirito

Santo

Cardinale innanzi al corpo di San Piero; e fatto un

bello

sermone

si

rinchiusone; e furono 38 Cardinali.

a di 23 di settenbre

1503,

fu

fatto

el

Papa

el

Cardinale di Siena.*

Fu

creato a di 21 a ore 14, e chiasi

mossi Papa Clemente; poi

disse

Papa Pio

terzo.

Questi tre cardinali sono lo Sforza ricordato; Giorgio d'Am-

boise arcivescovo di Rouen, cardinale di S. Sisto, legato pontificio


in Francia, che veniva a

Roma

con grande speranza


reali di Sicilia,

di divenir

papa; l'ultimo Luigi d'Aragona dei


dinale
di

diacono car-

S.

Maria
il

cesco Pepi, e

cavalcare la
les

Cosmedin. Prima s'invi ad incontrarli Franla Signoria comand ad alcuni cittadini di mattina susseguente ad honorandon R.mos Cardinain
di

per un mese nella


2

Florentiam p^oxme ventnros, sotto pena della relegazione citt, a chi mancasse; ma nessuno manc.
Francesco Todeschini Piccolomini senese.

1503]

261
a d primo
d' ottobre, ci fu come e Franciosi erano come Valentino aveva dato a' Franciosi

passati

Roma,
degli

200 uomini d'arme,


canpo
appresso.
rotta.

e altrettanti se n'
si

aveva

serbati.

El

Spagniuoli

faceva

incontro,

ed

erano

Aspettavasi

ogni d

sentire

qualche

grande

E
E
e
'1

6 d'ottobre 1503, venne Valentino


in cataletto, col resto di

in

Roma,

ammalato

sua giente.*
soldi

in questo

tempo valeva

el

grano

36

lo staio,

vino valeva di fuori soldi 15

el barile.

a d 15 d'ottobre 1503,

ci

fu
in

come

gii

Orsini avee che

vano voluto ammazzare Valentino

Roma;

pre-

sono uno Raffaellino de' Pazzi, ch'era con lui, fiorentino,


ch'era a cavallo armato, e legatolo in sul cavallo, lo
gittorono
nel Tevere.

Valentino fu

avisato

messo

in

Castello Sant'Agnolo.^
sini

dicevasi che tutti e romani Or'1

erano dagli Spagniuoli, e che


s'

Marchese
e

di

Manchi di

tova
si

era tornato indietro in


di

Roma
gli

come
di

e Franciosi
e

morivano

fame, e chi

si

fuggiva

qua

l: el

canpo loro indeboliva, e


assai.

Spagniuoli pigliavano
!

animo

Pensa dove

si

trovavano e Franciosi

II

Valentino bramava
di
Il

di

ritirarsi in

Roma

per paura
vi

del-

l'Alviano che faceva


la sera del 3 ottobre.

tutto per averlo nelle

mani, e

giunse

Papa consenti
Giustinian),

il

suo ritorno forse per compi per la speranza che,

passione (come scrive

il

ma

essendo ammalato,
denari
2

vi

morisse, e cosi metter

man

ne la robba e
Orsini

che

lui

ha portati fora de
il

Roma

Tentando

Duca

di

fuggirsene

dalla

citt, gli

si

prepararono
casa, dalla

per inseguirlo;

ma

abbandonato, appena uscito di

entrare in

maggior parte dei suoi, fu costretto, per assicurarsi, ad Vaticano da dove fu portato in Castel Sant'Angelo. Della morte del Pazzi non fu vero: nel giugno 1504 era a Napoli.
Giustinian, tom.
II,

a pag. 244, e tom.

Ili,

a pag. 521.

262

[1503

E
son

a di 20 d' ottobre 1503


ieri

ci fu

come Papa Pio era


si

morto, e mor
le

a di 19 a ore 18; e in detto di


d'

campane. Visse manco

un mese.

a di 24 d'ottobre 1503, and Antonio mio figliuolo


farsi dottore in medicina.

a Studio a Bologna per

E
E

a
a

di

30 d'ottobre 1503, entrorono


el

Cardinali in

conclavi per fare


di

Papa.
ci

di

novenbre 1503,
in

fu

come

'1

Papa era

fatto, e fu

San Piero

Vincola gienovese.*

Fu

qui le nuove

a ore 18, e sonossi


ieri

le

campane

all'ave maria; e fu fatto


li.

a ore 3, e chiamossi Papa Giulio

Fecesi gran festa.


fu

E
ziani

a di 14 di novenbre 1503,

avevano preso tutta Val


di

di

come e ViniLamona, e come gli


ci

avevano una rcca

Faenza,
,

E
s'

a di 17 di novenbre 1503

ci
,

fu

erano appiccati cogli Spagniuoli

come e Franciosi come v' era morta


fu

molta giente,

ma
di

pi de' Franciosi.

E
ziani

di

21

novenbre 1503,

ci

come

e Vini-

avevano avuto Faenza, e feciono loro questi patti:

esenti 10 anni la citt, e

20 anni
,

el

contado.

a di 28 di novenbre 1503

ci

fu

come
e

^'alentino era

stato preso

ad Ostia e mdzzogli

la testa; e dicevasi
,

che

voleva dare la
colla sua giente

Romagna
,

a'
si

Viniziani

passare di qua
,

perch

vedeva spacciato

sanza aiuto,
*

e nimico

d'o":niuno.

Non

fu vero che fussi morto.

Giuliano della Rovere,

d'Albizzola presso
di
i

Savona,

arcive-

scovo e legato d'Avignone e cardinale


*

S. Pietro in Vincoli.

Non volendo

il

Borgia consegnare
il

contrassegni delle~ foral

tezze di Cesena e Forl che

papa richiedeva, questi ordin


la

comandante
tori oltre
il

delle navi in Ostia di ritenerlo

prigione. Altri scrit-

Landucci registrarono
Villari, N.

voce della sua morte che


i

corse in quei giorni.

Machiavelli e

sxioi

tempi,

tom.

I,

a pag. 465.

1503]

263
a d 29 di novenbre

E
qua

1503,
e
'1

ci

fu

come don Mi-

chele, conduttore delle gienti di Valentino, era stato preso


in verso Citt di

Castello

Borgo, e svaligiato

tutta sua giente d'arme.*

E
preso

di

dicenbre

1503,
e

venne

don Michele
sue cru-

in Firenze.

Vedi
del

se

Valentino rovinava affatto!


de' dadi

e se gli era pagato


delt.

lume

delle

E
manco
non
si

pi c'era eh' e Viniziani avevano preso Imola,

cos gli toglievano ogni cosa di


del

Romagna. Halla goduta


rivoluzioni, e

conte

Girolamo.
d

Queste povere citt della

Chiesa, di

Romagna, ogni
9

anno queste

possono riposare.

di dicenbre 1503, venne in Firenze el Mantova, che veniva del Reame: aveva perch vedeva gran pericolo nella lasciati e Franciosi fame e aspra guerra; e andossene a Mantova l'altro

di

Marchese

di

di.

Dicevano ch'avevano fatto tregua

el

Re

e gli Spa-

gniuoli.

a d 18 di dicenbre 1503, venne in Firenze el Car-

dinale di Roano,' con

un suo nipote

fatto

cavaliere di

Don Michele
come che

Coriglia spagnuolo

condottiero di fanterie al
in

servizio del Valentino e strumento

fidatissirao

tutte
il

le

sue
Il

azioni

fatte si fussero . Cosi lo qualifica

Nardi.

Machiavelli scrivendo da

Roma

il

18 novembre avvisava del pas-

saggio per la Toscana delle genti condotte da don Michele, e consigliava di svaligiarle.
2

Cardinale

Per mostrarsi amici del Re di Francia, e per il grado di legato pontificio, Fiorentini
i

rivestire questo
gli

resero onori

specialissimi.

Prima gli si mand incontro a San Casciano Giovanni Tornabuoni con un tavolaccino della Signoria; quindi fu ordinato
pelloni ed altro,
pontifici,
di ornare quel tempio con drapcostumava fare per la venuta dei Legati successivamente furono eletti, sempre per onorarlo nel

agli operai di S.

Maria del Fiore


si

come

264
nuovo: alloggiorono
se
el

[1503
in casa

Giovanni Tornabuoni; e quali


si

n'andavano

in

Francia: e pi

tornava a Ferrara

Cardinale di Ferrara/

E
nostri

a d 28 di dicenbre 1503,

si

partirono
al

di

qui e

Ambasciadori eh' andavano a


el

Roma
el

Papa nuovo,
dell'

che furono,

Vescovo

de' Pazzi,

Maggiore

Al-

topascio, e Matteo Strozzi,

Tommaso

Sederini, uno

de'Girolami, e messer Antonio Malegonnelle.^

E
tati

d'i

detto, ci fu

come a Roma avevano


stati

isquar-

due uomini ch'erano


s'

avelenare quel Cardinale.

cosi

era fuggito dua Cardinali, che fu uno quel

man-

datario che venne qui


dergli.

ammazzare quei

tre

Frati e ar-

cosi

Valentino era stato collato a Roma.^

qui

si

teneva ancora don Michele.

suo passaggio per


nelli,
\\n

il territorio delia repubblica, Francesco ManGirolamo Bettini e Giovanni Gondi, tutti accompagnati o da tavolaccino o da un famiglio del Rotellino. Non si manc d

mettere,

al

solito,

a sua disposizione
e

le

argenterie della Signoria.

Deliberazioni dei Signori


'

Collegi ad an.

Ippolito d'Este, dei Duchi di Ferrara, cardinale del titolo di


Selci,

S.

Lucia in
2

chiamato anche

il

Cardinale d'Este.
il

Questi ambasciatori furono eletti


il

4 e 6 di novembre nel

Consiglio degli Ottanta, ed


le istruzioni. Il

29 furono dalla Signoria date loro

Maggiore delTAltopascio Guglielmo Capponi;

quello de'Girolami, Francesco di Zanobi.


3
I

carteggi degli ambasciatori veneto e fiorentino a


di

Roma

ci

agevolano l'intelligenza
veneto cardinale del

questo punto.

Da

quelli rilevasi essere,

nella notte dall' 11 al 12 aprile,


titolo di

morto
il

di

veleno Giovanni Michiel


in Septifolio,
di

Santa Maria

vescovo
Il

Portuense, chiamato comunemente

Cardinale

Sant'Angelo.

Papa ne procur

morte per impadronirsi delle sue ricchezze.Nel dicembre, l'avvelenatore, Asquino da Colloredo nel Friuli, segretario del cardinale, fu imprigionato e processato: due suoi compagni, il cuoco e il cameriere, si salvarono colla fuga. La notte
la

del 19 di detto

mese

il

Romolino catalano, cardinale

del titolo-

1504]

265
a di 5 di giennaio 1503,
ci

fu

come

e Franciosi

erano stati rotti e morti gran quantit, e perduto Gaieta, che l'ebbono per forza.

E
molti

in detto d

affog Piero di Lorenzo de' Medici con


,

baroni

franciosi

nel fuggire di Gaieta

eh' era in

Gaieta; e capitorono male tutti e Franciosi.*

E
vagli
alli

a di 7

venne in Firenze 50 cadi giennaio 1503 mandati dal Papa per menarne don Michele: e
,

9 ne
si

lo

menorono,

el

detto

don Michele, a Roma.


innanzi

pi

disse ch'era preso quel Cardinale, che si chiael

mava

Niccoletto,

quale venne qui

fussi

car-

mandato da Papa Alessandro a giustiziare quei tre Frati di San Marco, dell'Ordine di San Domenico, che fu fra Girolamo da Ferrara, e frate Domenico da
dinale,

Poscia, e uno altro fra Salvestro;


dissesi

fecegli

ardere.

che per avere fatto

tal benefzio al

Papa divent
e Pisani pre-

cardinale; e forse non fu vero.

di

10

di

giennaio 1503,

ci

fu

come

sono una brigata di fanti, di quegli di Livorno, e fuvvi

un Borgo Rinaldi fiorentino; e questo fu che


rono aizzare tanto
gli

gli

ando,

trassono fuori , e ,

rinculando

gli

missono in mezzo; e furono tutti presi.

E
molti

in questi

tempi freddi, s'era fuggiti del


chi

Reame
e

Franciosi,

aveva potuto,

tutti

isvaligiati

ignudi: n'era in quel di

Roma

molte migliaia che mo-

Giovanni e Paolo, e arcivescovo chiamato anclie Pierluigi, Borgia nipote


dei SS.

di
di
si

Sorrento; e Lodovico,

papa Alessandro arricred ci facessero in


car-

puerunt fitgam,
conseguenza

scrive

il

Giustinian, e

delle rivelazioni

delTAsquino che nomin alcuni

dinali consenzienti a quel misfatto.


'

noto avere

il

Medici trovata la morte nell'acque del Gabattaglia


si

rigliano dopo la celebre

combattuta sulle rive

di

quel

fiume; e

come

Fiorentini

rallegrassero molto di questa morte.

266
rivano per
le fosse di

[1504

fame e

di freddo, che

non trova-

vano chi

gli aiutassi,

per le loro crudelt che gli avevano


e saccheggiare
in

fatto di mettere le citt a filo di spada

ogni cosa; e per permissione divina morivano


ne' monti del letame;

Roma
sal-

ignudi
'1

entravano nel letame per


fece fare

freddo: e se non fussi che

Papa

300 o 400

tambarca, e dettene a ognuno uno, e dtte loro danari e


misegli in galea che passavano di l in Francia, sareb-

bono
di

tutti morti.

A
:

ogni modo, ci fu

come n'era morti pi


si

500

di freddo

ne'

monti del letame ignudi

trovavano

morti la mattina. Per

Roma

entravano

nelle case,

quando

ne trovavano una aperta, e non se ne potevano cavare:

davano

loro delle mazzate,

non ne

gli

potevano cavare;
sterminio.

dicevano: ammazzaci.

nondimeno

el

Non fu mai fatto tale Re non gli mandava aiutare,


altri e

s'era dimen-

ticato di loro; perch cosi fa la giustizia di Dio, perch

vanno per ammazzare

rubare

e sono tutti bestem-

miatori con tutti e vizi, sanza fede o timore di Iddio.*

a d 4 di febbraio 1503,
e cos

ci

fu

come

e Vin?2iani

avevano preso Furh,

non v'era contradizione.

E a d 7 di febbraio 1503, ghiacci Arno; fu gran freddo. E a d 12 di febbraio 1503, venne un Cardinale in
Firenze, ch'era nipote del Papa, eh' aveva avuto el suo
cappello; e alloggi in casa

Gughelmo

de'Pazzi.^

dispacci del Giustinian de' 6 e 8 gennaio confermano


i

la

narrazione dei Landucci cosi per


questa rotta
stie
si

soccorsi del Papa, che in

ha scoperto

tutto per loro ,

come per

le

mole-

che ricevevano dalle popolazioni della citt e del contado

memori dei danni che fecero quelle soldatesche quando andavano nel Reame; e del ricoverarsi in fine nei monti dei letame, per
cagione del gran freddo che
gliati
2
li

prendeva, giungendo a
cardinale di

Roma
in

spo-

anzi nudi .

Galeotto

Delia Rovere
II
il

S.

Pietro

Vincoli

creato da Giulio

29 novembre 1503.

1504]

267
a
di

E
Re
di

primo

di

marzo 1503,
di

ci

fu

come

la lega del

Francia col

Re

Napoli era rotta.

a d 14 di marzo 1503, and a giustizia una fanper fante con uno miniatore; la quale

ciulla che stava

ingravid e fece una fanciulla femmina, e ammazzolla e


gittolla gi

per un cesso. El votacesso, che fu Bardoc-

cio , trov questa

bambina

e portolla agli Otto

e di fatto
lei

fu presa detta fanticella: e colui ch'aveva usato con


si

fugg; e la detta fanciulla and in su uno carro, e fulle

tagliata la testa.*

E E

a d 31 di marzo 1504,
di

si

vinse che

le

robbe che

venivano di quel
a
d

Lucca pagassino 20 per


si

cento."
di

21 d'aprile 1504,

consecr la chiesa

San Francesco da San Miniato, ch'era


del

fornita di tutto.'

E a Re

di

28 d'aprile 1504,

ci

pass

una ambasceria

d'Inghilterra ch'andava al Papa.*

'

La sentenza

degli Otto di

Guardia
Piero del
eh. cav.

e Balia del 13

marzo

ci
si

nomi della disgraziata chiamava Ginevra di Nardo


d
i

fanciulla e del
di

seduttore. Quella

Prete della Piacentina,

questi Luigi di Mariotto Biffoli, ed era miniatore

come

rilevasi

da alcuni documenti veduti dal


2

sione,
tuati
3

Gaetano Milanesi. Dal generale aumento di gabelle fatto con questa provviche doveva andare in vigore due mesi dopo, furono ecceti

solamente

s'Sli

ferri.

carte 27 del Libro di Deliberazioni e Partiti dell' Arte

de' Mercatanti che soprintendeva alla fabbrica di

questa chiesa e

convento leggesi: Nota qualiter hac presenti suprascripta die


ecclesia Sanati Salvatoris de Observantia

fratrumMinorum Sancii

Francisci, sita prope

jamiam
et

sancti Miniatis ad Montem,


et

cum

per epischopum. de Pagangnottis, fuit consecrala ; et similiter altare m.aius de novo hedificatum in dieta ecclesia fuit consecralum, et cappa serafici Sancti Francisci fuit missa ii dicto altari. * Giunsero a Roma il 13 maggio, ed erano mandati da Endevotione

massima solempnitate

268

[1504

a d 3

di

maggio 1504, giunse qui molti cavagli

romani, ch'avevano soldati costoro, e facievano molti fanti


per a Pisa.

a d 11 di maggio 1504, fece la mostra Giampa-

golo Baglioni con 100 uomini d'arme e molti balestrieri

a cavallo e ghindoli
:

bella

compagnia;
si

and via a Pisa.


dell'Opera el

14

di

maggio 1504,
*
;

trasse

gigante di

marmo

usc fuori alle

24

ore, e

ruppono

el

muro sopra

la porta tanto che

ne potessi uscire.

in

questa notte fu gittate certi sassi al gigante per far male ;


bisogn fare la guardia la notte
cos ritto legato
:

andava molto adagio,


co' piedi;

che ispenzolava, che non toccava

con fortissimi

legni, e

con grande ingegno; e pen 4 d

a giugnere

in Piazza, giunse

di

18

in su la

Piazza a

ore 12: aveva pi di 40 uomini a farlo andare:


sotto

14 legni

unti, e quali si

e penossi insino
la ringhiera,

a d 8 di

aveva mutavano di mano in mano; giugno 1504 a posarlo in su


le-

dov'era la Giuditta, la quale s'ebbe a

vare e porre in Palagio in terra. El detto gigante 'iveva


fatto Michelagnolo Buonarroti.

a d 23 di maggio 1504, venne in Firenze una in-

fluenza d'una tossa con freddo, che, de' cento, e novanta

dentro e di fuori tossivano ed avno la febbre

pochi ne
la.

mor: bast pi mesi.


guarissi, se

Non

si

trovava medicina che

non

col tempo.*

30

di

maggio 1504,
l'

ci

fu
le

come

noi
;

avemo

Librafratta a patti , salvo

avere e

persone

e Pisani

rico VII a prestare obbedienza al Pontefice, e a portare l'ordine della

Giarrettiera
1
l'

al
il

Intendi
di

Duca d'Urbino. David che Michelangiolo lavor


del Fiore.

in

una stanza

del-

Opera
2

S.

Maria

Dal Cambi abbiamo che quella influenza


e si diffuse

di tosse

incominci-

n Roma,

per tutta Italia e fuori.

1504] che
v'

269
erano dreiito rimasono nostri prigioni, con patto di
in Pisa de' nostri.
si

scambiare quegli avevano

a di primo

di

giugno 1504,

pose a
in

la

colonna
e tristi

di jSIei'cato Vecchio

un ferro da mettere

gogna

che non v'era pi stato,

a d 16

di

giugno 1504, fu

finito

questo palagio

degli Strozzi, questa

mezza parte;

menovvi moglie den-

tro Lorenzo di

Filippo Strozzi, e fece molte belle nozze

e begli apparati/

29

di

giugno

1504,
a'

ci

fu

come

e nostri

di

Pisa avevano fatto una preda

Pisani, e presi

35 cavagli
che

ch'erano

usciti di Pisa, e fu preso loro

uomini

di capo,

fu el Berzighella; e ferito Rinieri della Sassetta e altri.^

primo

di

luglio 1504, e nostri di Pisa feciono

una grande preda


che portavano

in quello di

Lucca, e morti molti uoLuc-

mini lucchesi; e tolsono loro una preda di vettovaglia


a'

Pisani

e corsone a' magazzini

de'

chesi a Viareggio, e ruborono e arsone tutti, e

feciono

una preda

di

25 migliaia
di luglio

di fiorini.^
,

d
;

1504

venne
si

in Firenze
el

5 prigioni

de' Pisani
<;he dtte

e ve ne fu

uno che

chiamava

Berzighella

avviso come stavano e Pisani.

Cio quella parte rispondente sulla piazza degli Strozzi, la

sola compiuta,

mancando all' altra il cornicione. Che le nozze di Lorenzo colia Lucrezia di Bernardo Ruceilai fossero festeggi atissime lo mostra il vedere che in quella occasione i suonatori e gli argenti
della

Signoria furono messi dai Priori a sua disposizione. Luigi


nella

Passerini, spesse volte inesatto,

della famiglia Ruceilai pone questo


air anno 1508.
2

sua Genealogia e storia matrimonio erroneamente

Rinieri della Sassetta era capitano a servigio dei Pisani.

il

I Lucchesi in quel tempo davano grandi aiuti ai Pisani, e commissario fiorentino Antonio Giacomini fece, per punirli,

varie scorrerie nel loro territorio.

270

[1504

E E
di

di luglio di

1504, giunse a Livorno 3 galee,


in nostro benefizio.
*

che venivano

Francia

a d 7 di luglio 1504, venne in

Firenze

el

Duca

Ferrara e alloggi in casa sua.^ Veniva alla Nunziata,

non

volle presenti; e a d 8 detto se n'and.

E
di

19

di

luglio

1504,

ci

fu

come

le

nostre galee

Livorno avevano combattuto co'navili gienovesi che

IDortavano grano in Pisa, e ruppongli in


vi

modo che non

andorono, eccetto eh' un brigantino che port biscotto

ch'era fracido.

poverini stavano

male, perch valeva


l'avevano a
lire 4.

qui ci grano soldi 48 lo staio; loro

28

di luglio

1504,

ci

fu

come
e

davano a pascere
ostinati che

loro bestiame

un poco
;

di fuori, e

e nostri lo tolsono loro. Stavano male

mancome nondimeno pi
e Pisani

mai; e non potevano uscire

di fuori

a fare

nulla, n poterono ricorre e loro grani.

a
,

29
eh'

di luglio
si

1504,

ci fu

una cosa da non


gli

la

scrivere

pure
,

diceva espressamente molti d , tanto e


;

da molti

i'

la dir

e quest'

che

era veduio da

molti apparire in sun un prato presso a Bolognia molta


giente d'arme; e

mandando messer Giovanni a sapere


uno and a loro e
lasci gli altri.

quello che volevano,

Fu

veduto, come giunse, tagliarlo a pezzi; e poco stante


tornare, e dire non avere veduto nulla.
,

colui

chi ve-

deva

vedevano

d'

un bosco uscire prima un trombetto e

poi la fanteria, e poi la giente

d'arme; e giunti

in sul

Dal Nardi sappiamo che furono condotte


in

tre galee sottili,


di

ch'erano
in

Provenza, del

capitano delie quali

Re Federigo venne un suo uomo


.

gi re

Napoli, per

fidatissimo e eccellente
le

mare chiamato don Dimas Richasene,


2

quali

giunsero

di 2 di luglio del 1504

Questa casa era

in

Borgo

degli Albizzi al principio, e confi'


1

nava

col palazzo Ptizzi.

Vedi nota

a pag. 238.

1504-5]

271

prato s'azzuffavano e morivavi molta giente: di poi tor-

navano nel bosco


sto

di poi

uscire di quel bosco molte car-

rette e ricoglievano e morti e portavangli al bosco.

Que-

vedeva molta giente discosto una occhiata; e come


e questo fu

andavano presso, non vedevano nulla:


pi volte. Si disse che
coltello.

veduto

significava

grande uccisione di

E
E

a d 22 d'agosto 1504,
poi
si

si

mise
*

mano a

volgere

Arno a Livorno,
a a a
el

lasci stare.

di

di settenbre "1504, fu fornito el gigante in

Piazza, e scoperto di tutto.

E E
torn

d
d

28

di settenbre, valse el

grano

lire

lo

staio.

19 d'ottobre 1504, andava una bella sementa;


soldi 50.
ci

grano a
d

21 d'ottobre 1504,

fu

come costoro

leva-

vano la giente da Pisa, e Pisani attendevano

a' ripari.

E
ri vvi

a d primo di novenbre 1504, venne a Bibbiena


s

un tremuoto
vi

grande che fece rovinare pi case, e mo-

due uomini e molti ne guast; e disse, alcuni che


trovorono, che in sul mercato che
le stoviglie.
ci
si

si

rompevano
di

r uova e

a d 12 d'ottobre 1505,
a' Pisani,

fu

come quegli

Barga
ca-

dettone una rotta

e presono di loro molti

vagli e molti uomini pisani.

20

di

novenbre 1505,

si

pose una Santa Ca-

terina con una ruota in capo in su la porta eh' a mezzo


la scala nel palagio del Podest, che

va su

nel palagio,

partendosi della corte; in


Gonfaloniere e

memoria
si

dell'ordine

avevano
testa
di

'

Il

il

Machiavelli

messero

in

deviare l'Arno

presso Pisa gettandolo

in

Livorno per lasciare a secco quella


nicazione col naare. Questa impresa,
petenti
si

citt

alla

uno stagno vicino a e toglierle ogni comuquale le persone com-

erano mostrate contrarie, non

riusci.

272
di tenere

[1505-6
4 dottori a giudicare e casi del palagio del Posi

dest, che

chiamavano

la

Ruota:

in

questo d

si

cominci un tale ordine.

E
laiuolo

a d 20 di dicenbre 1505, dtti a Simone del Pol-

un ricordo e un disegno, perch

egli

era archi-

tettore, e

parvemi che

lui fussi atto

a conducere questa

mia invenzione; e questo fu, che in quello luogo dov' San Giovanni Evangelista in Firenze,* si dovessi fare un bello tempio e una bella cupola a onore di San Giovanni
Vangiolista, e per gloria di Dio e della nostra citt, dandogli questo disegno, che levando tutte le case e botte-

ghe, quanto tiene la Piazza di San Lorenzo, eh' un

quadro

di circa

100 braccia per ogni verso,


:

si

farebbe

un

bello

tempio che arebbe queste condizioni


e in su la strada
,

dirimpetto

a San Lorenzo
avvocato
in

e che noi avessimo

un

paradiso con San Giovanni Batista che fu el

diletto di Cristo e suo fratello, secondo la carne, che in

vita eterna non manco.

cos gli dtti

ad intendere

tutta

mia

fantasia, onde gli

piacque assai e dissemi pi


disse

volte non aver

mai avuto pi bella invenzione; e


poterla

come credeva
gli

di

mettere innanzi a chi potessi:

pareva mille anni.

di

di giennaio

1505, cadde una colonna

di sul

campanile di Santa Maria del Fiore da una finestra delle


pi basse di verso la cupola, e presso non dette a uno
cittadino; dissono avergli tocco e panni.

E
che vi

a d 14
si

di giennaio

1505, ghiacci Arno

in

modo

fece su alla palla, e giovani.

a d 24 detto, and a giustizia un giovane, e fu


e

inpiccato;

medici e scolari

dello

Studio,
lo

che c'era

molto copioso di dottori e valentuomini,

chiesano agli

Ora detto

S.

Giovannino degli Scolopi.

1506]
Otto per fare
cionla in Santa
d

273
una notomia, e
+J-

fu conceduto loro;

e fe-

in certe loro stanze, e

dur insino a

primo

di

febbraio 1505, ogni d due volte.


il

Vi furono
d,

e medici e fuvvi anche

mio maestro Antonio, ogni

a vedere.

E E
400

a d 24

di

giennaio 1505,

si

scopri la gravezza.

15

di febbraio

1505

fece la mostra in Piazza


el

fanti e quali

aveva ordinati

Gonfaloniere, di no-

stri contadini, e

dava loro a ogniuno un farsetto bianco,


bianche e rosse, e una ber-

un paio

di calze alla divisa,

retta bianca, e le scarpette e un petto di ferro e le lance,


e a chi scoppietti
;

e questi

si

chiamorono battaglioni e
;

dava

loro

un conestabole che

gli

guidassi e

insegnassi

adoperare l'arme.
casa loro
e a questo
el

questi

erano soldati e stavansi a

obrigati,

quando bisognassi che sieno mossi;


di

modo ordinava

farne molte migliaia per tutto


forestieri.

contado in modo che non bisognassi avere de'


cos fu tenuto la pi bella cosa
^

che

si

ordinassi

mai

per la citt di Firenze.

E
Torn

in questo

tempo

si

fece e muricciuoli intorno alla

piazza di Mercato Vecchio; bench non piacessi a molti.


el

grano a
d

della testa

soldi 28 lo staio. marzo 1505, gli Otto dettono bando a uno eh' aveva fatto questa sceleranza e fu-

17

di

rono pi, se non compariva, e quali ebbono animo a mi-

Con deliberazione

di

questo giorno
et

gli

balia

concesserunt Medicis

Arlium

et

Otto di guardia e Medicine doctoribus

corpus et seu cadaver Bernardonis Belledonne, q\d pr fare fuit laqueo suspensts, qitod de eo possint facere notomiatn, cum
hoc qnod dici faciayit et celehrari,pro ipsius Bernardonis anima, missam et alia divina officia et consueta in predictis, eorum sumptibus.
-

la milizia

ordinata dal Machiavelli.


18

274
nacciare un padre se non dava loro
trimenti
feciono
gli
el figliuolo.

[150S

Non
,

al-

giovani

di

Soddoma a Lotto

che

chiedevano

angeli a Lotto.

anche a questo meriDio mi

terebbono quel medesimo che seguit loro. Mal volentieri


n' fatto ricordo, perch'
'1

vizio innominabile.

perdoni.^

a di 18 di marzo

1505,

si

band

el

perdono di
'

Santa Maria del Fiore, raffermato da papa Giulio Secondo, come fu di prima, 1481, di colpa e pena.

primo d'aprile 1506, tolsono


di

al

soldo

don

Michele,
prigione.

che fu condottiero

Valentino, e fu qui in

E
alla

di

10 d'aprile

1506,

fu

el

giubileo
el

a'

Servi,

Nunziata: e cominci a di detto,

Venerd Santo,

a vespro, insino a vespro del Sabato Santo.

E
el

11 detto, cominci

el giubileo

anche a Santa
^

-t^f,

Sabato Santo, e dura tre


sole
;

di, insino

a luned al tra-

montare del

pure da papa Giulio.

'

Nel Libro di Partili

di quel

magistrato, sotto questa data,


la

si

trova che fu pubblicamente bandita

deliberazione presa
di

il

giorno precedente colla quale condannavansi nel capo Piero


rivenditore,

Felice

Andrea
il

di

Lodovico Martini, Girolamo


di

di

Lorenzo dWnil

gelo Biliotti e Giovanni


viti.

Guglielmo

di

Paolo alias

Nano

Alto-

Credo che
gli scrittori
I

Landucci voglia qui appunto indicare TAltoviti

che

dipingono come
tre,

uomo malvagio,

terribile

ed astu-

tissimo.

primi

essendosi presentati, furono sciolti dalla con-

danna
2 3

e forse pi tardi sar stato assoluto anco T ultimo.

Vedi addietro a pag. 37. II 26 marzo la Signoria ordin che un suo banditore nei
alla

luoghi pubblici della citt bandisse questo giubbileo concesso dal

Papa
dell'

chiesa di
si

S.

Maria

de' Servi.

Con

altre

deliberazioni

8 e 10 aprile

dette licenza

a due mazzieri e a due tavoS. Croce,

laccini di

andare
et

alla chiesa predetta e all' altra di


i

ad

slandum

servienditm indulgentiis^ appunto per

giorni 10, 11

e 12 di quel mese.

1506]

275
a a
d

19 d'aprile 1506, fece


primo
di

la

mostra don Michele


in Casentino

con 100 fanti e 50 cavagli, di balestrieri e stradiotti.

maggio,

lo

mandorono

e arse case; e pi lo

mandorono a Dicomano per certe


*

brighe, e arse le case e rovin a que' dalla Nave.

E E

a d 2 di maggio 1506, valse

el

grano

soldi 20.

a d 18 di maggio 1506, fece la mostra qui Luzio

Savelli con .50 uomini d'

arme

e altri cavagli leggieri per

andare a Pisa a dare

el

guasto.
la

E
E
Pisa.

a d 4

di

giugno 1506, feciono

mostra e

fanti

da Dicomano e dal Ponte a Sieve, che furono 800.


a d 4 di detto, andorono e fanti da Dicomano a

'

La Repubblica
le

il

15 aprile dette

ti

don Michele

sione in iscritto di cavalcare quanto prima con la sua

per tutte

provincie per correggere quei sudditi

commiscompagnia che rendevano


la

poca obbedienza ai rettori, e farli ubbidire; e per purgarle dai lailri e da quelli che avevano bando delle forche, del capo, o di ribelle. Si avvertiva che i luoghi che avevano pi bisogno dell'opera sua erano parte del Mugello, cio luoghi di montagna,

maxime la podesteria di Dicom,ano et la montagna di San Godenzo, dove ciascuno d si fanno armate et homicidi; doveva ancora visitare le mostre delle bandiere, cio le compagnie della Milizia. Don Michele non intese a sordo, che aveva fatte le pratiche con Cesare Borgia, ed aggrav la mano sicch il 5 maggio gli siscriveva: Noi intendiamo havere nelle forze tue tino Nofri di
et
;

Domenico dalla Nave, sta a Dicomano, el quale ci facto intendere, per chi parla per lui, essere innocente; quando e' sia cosi in verit, non gli farai oltraggio alcuno. Quando fusse delinquente, che farai d'intenderlo bene, lo pxmirai secondo el delieto suo, et
gli si

secondo la
di

ixistitia richiede.

il

di

7 con altra lettera

comandava

mandare
il

agli Otto,

bene accompagnato e con


altri

gli atti del

processo,

detto Nofri, maravigliandosi nello stesso

tempo che avesse dato bando di ribelle ad dalla Nave, mentre non aveva tale autorit, punire chi fussi in bando di ribelle ecc.

cinque
solo

di

quei
di

ma

quella

276

[1506
in

questo di

mi venne

al

luogo

mio a Vegna

'

una saetta appresso


fece graffio

alla casa, e pass in su


n'

una quercia
gli

molto grande, la quale non se

avide persona, n

veruno
le

non

si

vide.

in fra pochi d si codi

minci a vedere

cime

di sopra,
si

ch'era piena

ghiande,

a diventare passe, e ogni d


in

vedeva seccare pi gi,


si

modo che

in

manco d'un mese


maggio 1506,

secc

insino

nelle

barbe, che mai pi non rimesso dal piede.

10
^

di

fu finito di porre la Giu-

ditta in sulla

Loggia

de' Signori, sotto el

primo arco verso

Vacchereccia.

22

di

giugno,

si

stracciorono le tende di

San

Giovanni e rovinorono un tetto in su quel canto de' Cialdonai, per grandi venti.

24

di

giugno,

il

d di
di

San Giovanni,

si

ruppe

una ruota
andava
el palio in

al carro del palio

San Giovanni, quando

alle

mosse; e la mattina, quando and a ofierire


su la piazza, cadde la crocellina di
sta in su la stanga del palio.
^

mano a
Parve a
ne

San Giovanni che

molti cattivo segnio.

E
mand
fuggi.

in questi d

fu

novit

in

Gienova,
e

el

popolo
se

e ammazzorono molti

de' grandi,

molti

ne

Vegna
i

il

nome

mostrano
2

libri delle

di uno Dechne.

dei poderi de! Landucci,

come

ci

Tolta dalla ringhiera nel 1504 per porre nel suo luogo

il

David, come ho detto a pag. 121, nota 2, fu qui collocata e poi remossa nuovamente per far posto al Ratto delle Sabine di Gianbologna, e situata sotto l'arco della Loggia che guarda la via della
Ninna.
3

Quest' anno

il

palio

si

corse con cavalli montati


deliberazione
de' Priori del

da
10

fantini

(ragazzi), come
stesso mese.

dice

una

dello

1506]

277
a d primo d'agosto 1500, valse
el

grano

soldi

17

lo staio.

a d 5 d'agosto 1500,

ci fu

come

e Pisani furono

rotti e presi di loro assai, e

ben 40 cavagli; e vennono

in Firenze molti prigioni pisani,

E
mand

di

settenbre 1506,

ci

fu

come
*

el

giunto a Perugia con molti cardinali e gi ente


qui un suo mandatario a chiedere.

d'

Papa era arme e


;

a d 6 di settenbre 1506,

si

part

di

qui el Car-

dinale di

Roana ch'andava

al

Papa

e veniva di Francia;

alloggi in casa Giovanni Tornabuoni.

E
che
si

a d 8 di settenbre 1506, s'ammazz uno da


tagli el capo, perch

s,

aveva perduto 18 ducati.


si

11 di settenbre 1506,

part di qui
el

nostri

ambasciadori e andorono a Piombino a vicitare

Re

di

Napoli eh' andava a pigliare

el regno.

Papa

Giulio, inteso a rivendicare le terre occupate alla

Santa
cardi-

Sede dai
e
il

piccoli signori e dai Veneziani, incominci


vi

da Perugia,

13 settembre

entr

accompagnato da ventiquattro

nali e

da quattrocento uomini d'arme, dopo un accordo fatto col Baglioni che gii era andato incontro, conoscendosi inabile a resistergli. I Fiorentini,

che erano

stati richiesti d'aiuti,


al

presero temdi recarsi

po, e

il

25 agosto dettero commissione


in

Machiavelli

alla corte pontificia; pi tardi elessero quattro oratori per


al

andare

Papa

Perugia, e furono Francesco Pepi, Antonio Strozzi,


de' Pazzi e

Guglielmo
sceria.
2

Alessandro Acciaioli,

ma

essendosene presto

partito, la Signoria

il

18 dello stesso mese revoc questa amba-

Gli ambasciatori

nando d'Aragona
Salviati.
I

in questa

mandati a visitare e onorare il re Ferdisua passata furono Giovanvettorio


Ridoifi, Niccol

Sederini, Giovanbattista

del

Nero e Alamanno
re

Fiorentini avevano

fondate

su questo

molte spe-

ranze, specialmente per le cose di Pisa, e perci lo accarezzarono

molto

e gii

mandarono

oltre alle confezioni di pi sorti e varie


di vitegii e castroni e sei-

delicature,

un grosso provvedimento

278

[1506
a di detto
,

si

riammatton
le

la chiesa della

Nunziata

de' Servi, e

misono

sepolture da lato per ordine, e nel


certi

mezzo alzorono un poco, con

compassi triangolati

missono per mezzo della chiesa.*

in questi

tenpi

si

faceva

el

cornicione intorno

al

tetto della chiesa di

Santa Maria del Fiore dal lato del


tetto.
ci fu

campanile, alto alla gronda del

E E
E
contro

a di 20 di settenbre 1506,
'1

come

el

Papa era
~

giunto a Urbino, e

Re

di

Napoli era giunto a Napoli.

di

gabelle di

24 di settenbre, si vinse in Palagio che Dogana e de' Contratti pagassi pi. ^


ci

le

a di primo d'ottobre 1506,


*

fu

come

el

Papa

era giunto a Cesena, e come gli aveva bandito la guerra


a' Viniziani.

vaggiumi, e molte

botti
di

di

vino bianco e vermiglio


libbre

di
di

varie

sorti,

molte moggia

pan bianco, centoventi


cit.).

cera
prov-

bianca e molte cantara di biscotto per le

ciurme, e altre cose


i

secondo l'opportunit. (Nardi

Commissario sopra

vedimenti fu Bartolommeo Bartoiini.


1 Fino dal 2 novembre 1501 i frati fecero una convenzione con Tommaso e Valente Del Chiaro, i quali si obbligarono, con certe condizioni, a fornire 700 o 800 sesangholi d'alberese per questo pavimento {Ricordanze del Convento, a pag. 98); compiuto il qual lavoro, certo Frate Angelo da Firenze scrisse nel 1506 un diligentissimo Ricordo di tutte le sepolture che sono nella Chiesa, notando le iscrizioni, gli stemmi e le figure, quando ne erano adornate {Ricordanze dette).

Colle lettere che

il

Machiavelli scriveva ai Dieci

di

Libert

possiamo
di
il

stabilire l'itinerario del

settembre giunse alla

29 a Macerata, il 2 di Palazzolo e il 20 a Imola. 3 Questi aumenti di gravezze furono imposti colla provvisione del 18 di questo mese, a fine di poter sicuramente pagare la gente

Papa, che il seguente: il 21 Fratta, il 22 a Gubbio, il 25 a Urbino, ottobre a Cesena, il 9 a Forl, il 19 a

d'

arme
*

creditori del

Comune.

Vedi sopra, nota

2.

1506]

279
a di 29 d'ottobre 1506,
ci

fu

come messer Gio-

vanni Bentivogli fu cacciato da

Bologna e andossene a

Mantova, e fu preso
Yocondotto;
si

da' Franciosi, sotto la fede del sal-

disse.
ci

E E
duo

a d 3 di novenbre 1506,

fu

come

el

Papa era
in sul

entrato in Bologna d'accordo.

Non
,

fu vero.

a d 4
di

di

novenbre 1506

venne una saetta

monasterio

Santa Caterina e aramazz una monaca , e

altre stettono per morire; e cos

uno cittadino

che

era alla porta sbalordi, cio alla grata; e poi ne mori una
altra di quelle

monache, che

fu

una
di

figliuola di Niccol

Michelozzi; e l'altra fu figliuola


ciardi, le quali erano all'orazioni.

Bartolommeo Ric-

E
E

a d 11 di novenbre 1506, venne un tremuoto in

Firenze alle 9 ore.

Non

fu molto grande.

di

detto, el di di

San Martino, entr

el

Papa

in

Bologna d'accordo.

E
alle

a di 12 di novenbre 1506, venne 2 altri tremuoti

10

ore.

E
-ore,

a d 13 di novenbre 1506, cio la sera circa a


qui a

24

San Michele Bertoldi, una figura


si

di

Nostra

Donna, eh' sopra uno uscio,

cominci a dire ch'ella


occhi,

aveva
petto

fatto miracoli e serrato gli


all'

ch'era dirim-

uscio della stufa.

Parve

eh' ella dicessi


si

non vo-

lere vedere le disonest che e' vi

fa, in

modo che non

fu l'altro di che vi

si

accese tante candele e venne in gran


vi
'1

reverenza per

modo che

si

fece

un muro e come una

chiesa; e se non fussi che


sto alle

luogo di quella stufa disone-

donne andarvi, sarebbe andato pi donne; e nondi-

meno
1

vi

venne molte immagini


di

di cera e dimolte vota.*

Questa stufa era detta

Piazza Padella, o anche degli Obizzi

dalla famiglia che la possedeva, e fu incorporata nel 1592 nel convento dei Teatini che allora si fabbricava. Le disonest che si com-

280

[1506-7

E
di

a d 27 di novenbre 1506,

fu

inpiccato

qui due

pisani alle finestre del Bargello, che v'era

un certo capo

Pisa degli Orlandi,

ch'erano stati qui prigioni pi

mesi; e perch a Pisa presono un nostro caporale volterrano e fu tagliato a pezzi in Pisa e stracinato per la
citt, e

per questo

si

messone qui a inpiccare questi due.


ci

E
di

a d 31 di dicenbre 1506,

fu

come

gli

usciti

Gienova erano entrati dentro e morto molta giente po-

polani; a questo

modo va
di

el

mondo.

a d primo

giennaio 1506, uscirono fuori e quatdi

trini neri

che

gli

avevano battuto
'

nuovo

feciono
ec-

che non

si

potessi spendere ninna

moneta

forestiera

cetto eh' arienti di peso.

E
Piazza

a d 15 di febbraio 1506,
di

el d di
stile

carnasciale, alla

cadde e

Madonna ammazz di
,

rizzando uno
fatto

per cappannuccio,

due garzonetti.

17

di febbraio

1506 venne
,

in Firenze

cinque

pisani che furono presi in

mare

in su

uno brigantino a
Car-

Livorno, de' principali di Pisa.

E E
la

a d 22 di febbraio 1506, venne in Firenze

el

dinale de'Soderini
in questi d
si

che veniva da Bologna dalla Corte.


part el

Papa da Bologna

e and per

Romagna

a vicitare l'altre terre della Chiesa.


el

a d 25 di febbraio 1506, venne in Firenze

Car-

dinale di

San Giorgio, che veniva da Bologna;

alloggi

mettevano nelle
tate in quella
1

stufe o bagni,
del

commedia
di

sono in parte gaiamente rappresenCecchi che porta il titolo Lo Stufaiolo.


ci

II

citato libro

dell'

Orsini non

d notizie circa queste


presente ricordo
del 30 del

monete coniate
si

nuovo,

ma
la

alle cose notate nel

riferisce

probabilmente

deliberazione de' Priori

mese

un famiglio del rotellino posto a disposizione dei Signori della Zecca per il mese di febbraio, solum pr
stesso, colla quale

inveniendis pecuniis prohibitis.

1507]
in Cestello.

281

l'altro

venne due

altri

Cardinali

che
*

venivano da Bologna, che fu Santa Pressedia e Sanmal.

E
la

di

primo

di

marzo 1506,

si

mostr e scoperse

Nunziata

de' Servi

a questi 4 Cardinali, la sera alle

24

ore, con grande divozione e grida 'nisericordia, persi

ch vi [era] piena la chiesa, ancora che


secretamente
,

facessi

molto

che se

si

sapessi per la terra, sarebbe cosa

da affogarvi

el

popolo.
di

a d 22

gioni pisani, e

marzo 1506, venne avevano preso dimolti

in

Firenze 2 pri-

altri prigioni e

be-

stiame assai, e ogni d ne pigliavano.

E a d 29 d'aprile 1507, ci fu come el aveva preso Gienova per forza, con aiuto
Gienova.

Re

di

Francia

degli usciti di

E
Roma.

in questi d el

Papa

si

part

da Viterbo e and a

vano avuto
stiame, in

29 d'aprile 1507, ci fu come e Pisani aveda' nostri una scorreria e preso molto be-

modo

eh' e poveretti stavano male.


ci

E
vesi

in

detto d,

fu

come

el

Re

di

Francia
a'

si

par-

tiva da Gienova e andava a Milano, e

come pose

Gieno-

300 migliaia di fiorini di taglia e che dovessino fare un muro dal Castelletto alla marina, e alla marina una fortezza; e che lui vi avessi a mandare uno governatore pagato da loro, e pagare 200 provigionati continuamente, e come lasciava loro 100 mila ducati e non ne voleva
se

non 200 migliaia.

a d 18

di

maggio 1507,

ci

pass

uno Cardinale

sede, e Guglielmo Briconnet, signore de la

Antonio Pallavicini genovese, cardinale del titolo di S. PrasTouraine e vescovo di

San Malo.

282
che portava 3 cappegli al
dargli a' sua amici.
*

[1507

Re

di

Francia a Milano per

E
in

di

23

di

maggio 1507, entr

el

Re

di

Francia

Milano e fece fare giostre e

feste, e andogli incontro

mille giovani armati di tutte arme, eccetto

che

gli

el-

metti in testa, co' cavagli grossi.

E
E

in questo d

si

cominci a mattonare la Piazza de' Si'

gnori, cio a rammattonare.


in

questo d

ci

furono e capitoli dell'accordo de' Pi-

sani, se sar

da dever.
di luglio
s'

15

1507, and

el

Re
col

di

Francia a
di

Savona

e quivi

accozzorono insieme

Re

Napoli

e intesonsi insieme; e dicevasi che lo 'mperadore passava


di qua, e

come
15

Viniziani facevano

giente, e

che

gli

avevano gran

sospetto.
di luglio

E
aveva

1507,

ci

fu

fatto

una dieta

e consiglio di molti Signori

come l'Imperadore e come


,

II

di

gennaio in Bologna, per compiacere


il

il

cardinal Giorsuoi nipoti


arci-

gio d'Amboise,

Papa promosse
di

al

cardinalato tre
la

che furono Giovanni visconte

Thourat de

Trmouille

vescovo d'Auch, figliuolo di quel Luigi de la Trmouille che aveva comandata l'armata francese in Italia, e di Margherita d'Amboise; Renato o Reginaldo de Prie vescovo di Bayeux, figliuolo

Antonio barone di Busan^ais e di Maddalena d'Amboise; e di Carlo d'Amboise vescovo d'Albi, governatore di Bordeaux di Guyenne. La promulgazione per fu fatta in Roma il 17 di maggio. 2 Di questo lavoro fa il Cambi nelle sue Istorie V appresso
di

Luigi

ricordo

L'

anno 1507

gli

Operai

di S.

Maria

del Fiore, per ri-

cordo de' nostri magnifici Signori, feciono e corainciorono a ram

mattonare la piazza del Palazzo de' magnifici Signori, e cbomin-

la Loggia de' magnifici Signori, e feciesene ognanno dua quadri, perch l'Opera di S. Maria del Fiore, a chi tocca per leggie acconciarla, aveva male el modo .

ciorono da la porta del Palazzo di verso

1507]
s'

283
si

era fermo che per niente

mancassi che

e'

non veVi-

nissi

per la corona; e che quei Signori facevan 160 mi-

gliaia di combattenti e
niziani e
'1

22 migliaia

di cavagli, e eh' e
lui,

Papa
25

s'

intendevano con

e eh' e Viniziani

facevano molta giente.

E
Era

di luglio

1507, non

si

pot correre

el palio

delle navi perch

non era quasi punto d'acqua


si

in

Arno.

stato parecchi mesi sanza piovere, non


il

poteva ma-

cinare; e ricolsesi poche biade, e per

contado erano

mancate molte fonte

vive.

2 d'agosto 1507, come piacque a Dio mio,


e perdetti tutte le

arse la casa mia dove abitavo, appresso alla bottega, che


vi in

mezzo una casa,


d'oro.

mie camere,

che v'avevo dentro ogni mia cose, che perdetti pi di

250 ducati

Ebbi a

rifare

tutte le
fornite

mie masserizie
di

di panni e di legniamo,

3 camere

tutto,

che

tocc a perdere, solo a maestro Antonio mio, pi di 50 o 60 ducati; un mantello rosato, una cioppa pagonazza,

nuovi, e tutti sua


el

altri

panni e farsetti
libri

di seta, e tutto

suo studio di tutti sua

che valevano pi di 25 du-

cati.

io

con tre

altri

mia
el

figliuoli

rimanemmo

in

ca-

micia; e pi forte, che Batista usc del letto ignudo

come

nacque, perch s'appicc

fuoco nel letto dov'egli era

a dormire, e and
camicia.

fuori per la vicinanza

farsi

dare una
le

Non

iscampai nulla senone quello eh' avevano

donne
si

in villa e

maestro Antonio ch'era con loro, e non


s

trovorono a vedere

fatto dolore circa la nostra senl'

sualit.

Ma

perch

io accetto

avversit

come

la prospe-

rit, e cos dico

gran nnerc dell'una come dell'altra al

Fin presso la fine del passato secolo continu

il

costume
S. Iacopo

di correre in

Arno

il

palio dei navicelli,

il

giorno di

-apostolo, e di farvi talvolta

anche

altri spettacoli.

284

[1507

Signiore; pertanto io prego che mi perdoni e miei peccati e

mandimi

tutte quelle cose che sono per sua gloria.

Sia sempre laudato

Iddio

da tutte

le

creature; e con

questa medicina ognuno pu curare ogni infermit e pene;


si

simo Signiore che


sia

pu imparare dal santo Giobbe che disse: quel medeme le die, quel medesimo me l' tolte
:

laudato Iddio.

E
all'

a d 18 d'agosto 1507, venne in Firenze

el

Cardi-

nale di Santa

^,* ch'era legato


:

andava ambasciadore
presi
in

Imperatore

fugli fatto

onore

assai.

E
20

24 d'agosto 1507, venne


al

Firenze

pisani e mettevangli nelle Stinche, e chi

mandavano
altri

a lavorare

Poggio Inperiale.^

E
sani e

a d 28 d'agosto 1507, ne venne presi

40

pi-

mandavangli

legati

insino

al

Poggio a lavorare.
la saetta

E
Porta

a d 13 d'ottobre 1507, cadde


al

in su la

Prato e cav una pietra dell'arco della porta.

'

Bernardino Carvajal spagnuolo, cardinale


la

di S.

Croce in

Gerusalemme. Appena giunse


di

nuova a Firenze

della spedizione

questo ambasciatore,

si

mand

a Siena, da dove passava, Nic-

col Machiavelli a fine di conoscere con

che treno

e seguito fa-

cesse

il

viaggio, e forse anche

per saperne di pi sul conto del

suo mandato.
2

Questi e pi altri prigioni pisani vennero in Firenze da Cae nei giorni precedenti e successivi; e per deli-

scina, in questo

berazione dei Dieci erano prima rinchiusi nelle Stinche, poi man-

Poggio Imperiale, cio a Poggibonsi, ed altrove, a lavorare si rendevano a istanza di parenti o altri se n' andavano da s. D' una ventina mandati ad di amici Arezzo il 25 agosto, ad lavorare in quella muraglia , in calce
dati al

a quelle fortificazioni. Alcuni


;

al relativo

ordine dei Dieci

si

legge:
di

Fuggiti
Stato
di

tutti

a di ... di
il

dicembre 1508. Vedi nell'Archivio


di

Firenze

libro

Deliberazioni dei Dieci di Bala dal 1506

al

1511

e.

32 e

segg. passim.

15(7-8]

285
la

che v'era scolpito dentro

croce,

appicc

el

fuoco

nella porta, e fu poi spento.

a d 14 d'ottobre, cadde una casetta appresso a

Santa Trinit, e ammacc tre persone, che ve ne fu uno


legnaiuolo, figliuolo del Cortopasso, che vi faceva bottega.

E
el

a d primo

di

novenbre 1507, fu fornito

el

corni-

cione di

marmo

al tetto di

Santa Maria del Fiore, verso

campanile, eh' lungo

el tetto.
ci fu

E
a
filo

a d 20 di febbraio 1507,

come

lo

'mperadore

aveva preso una terra


di

de' Viniziani e

messola a sacco e

spada, e ogni male.


ci

a d 31 di marzo 1508,
di

fu lettere alla Signioria

come, nelle montagne


la sera fuochi, e che

Lucca

e di Pistoia, s'era veduto


di quei fuochi

pareva che

uscissi
cose.*

cavagli e giente d' arme.

Non

ci

do fede a queste
si
^

E E
la

a d primo d'api-ile 1508,


s'

band qui un giubileo


d 9.

molto grande, che

aveva a cominciare a

a d 2 d'aprile 1508, c'era molti predicatori, che


e la no-

maggior parte gridorno grande tribulazione,


si

vazione della Chiesa, e molto

parlava dello 'mperadore.


fu

a d 7

d' aprile

1508,

ci

come

e Viniziani ei'ano

stati rotti dallo

'mperadore, e morto 50 uomini d'arme

e 300 della fanteria.

Abbiamo inutilmente cercato intorno a questo tempo queste

lettere;

ma

ci
il

non prova che

la notizia

sia

falsa, attesoch sia

scarsissimo
2

carteggio rimastoci della Signoria in questo tempo.


si

E
il

addi 9 riparla della festa con la quale


giubbileo.
Il

cominci

in Fi-

renze

di

primo veramente

fu bandito d'ordine dei

Signori questo giubbileo o indulgenza plenaria concessa dal


confessis et contritis visitantibus ecclesiam Sanctae
ris et Sancii Salvatoris
ecclesiis offerentihvs

Papa Mariae Floet eis

extra portan Sancii Miniatis,


e Collegi

pr constructione Sancii Petri de Roma,

dal

di 8 al 26 del

mese. Ved. Deliberazioni dei Signori

ad an.

286

[1508

a d 9 detto,

ci

mand
d.

el

Papa un
fecesi

giubileo di colpa
in Piazza

e pena, e cominci detto


de' Signiori

uno altare

a pie delle scalee della Loggia, e uno in Santa

Maria
altari.

del Fiore, dove s'aveva a offerire e all'uno e al-

l'altro; e fecesi

una processione grande a


chiese,
chi
l'avessi

vicitare detti

fu di tanta autorit che conteneva ogni caso e

di

ristituzione e di

per simonia; e

ancora, chi offeriva per e morti, valeva in forma di suffragio.

E
E E E

a d 22 d'aprile,

passorono

qui

un condottiere

di que' della

Colonna* con giente d'arme, e and a Pisa.


si

a d 5 di maggio 1508,

cominci a mandare gi

fanti di quegli del battaglione per dare el guasto.

a d 4

di

giugno 1508,
^

ci

venne un Cardinale

le-

gato eh' andava a Bologna.


in questi d

fu

disposto el Podest di Firenze, e


gii

toltogli

uficio,

per certe cattivit che

aveva

fatto.*

Marcantonio.

Francesco Alidosi, cardinale e vescovo


Pisa e per ottenere aiuti
di

di

Pavia.

Venne per
il

le cose di
I

gente d'arme per


si

Papa.

Fiorentini cercarono dargli parole,

come

rileva dal carteggio

con Roberto Acciaioli loro oratore a Roma; facendogli tempo una onoranza straordinaria. Il quaderno del Massaio della Camera dell'Armi ad an., nell'Archivio citato, pieno
de' Dieci
in

pari

per parecchie carte

di spese fatte per lui, nei due giorni (4 e 5 giugno) eh' egli si trattenne in Firenze, e poi anche nell' accompagnarlo per il dominio della Repubblica. 3 Era un messer Piero Lodovico Saraceni di Fano, uno dei

cinque giudici del Consiglio


st; e
fu

di giustizia, e allora

per turno potedel 30

deposto con deliberazione de' Signori e Collegi

maggio,

prima il parere di molti dottori e spettabili cittadini, tra' quali fu Francesco Guicciardini. Le incolpazioni erano in genere di cattivi e disonesti costumi e di mala amministrazione della giustizia. Delib. cit. ad aunum.
sentito

1508]

287
a di 5 di giugno 1508, quello Cardinale legato fece
;

scoprire la Nunziata de' Servi

e fucci tanta giente che

per la calca vi tramort giente, e una donna partor in

San Bastiano, cavata

della calca con

grande
el

difficult.

a d 11 di giugno 1508, s'appicc


notte
di

fuoco nel Pa-

lagio de'Signiori, e fu la

dello Spirito Santo.

danno; morivvi una guardia

fuoco.
ci

E
si

a d 12 di giugno 1508,
indietro,

fu

come
el

e battaglioni

tornavano

ch'avevano dato
1508,
ci

guasto.

primo

di luglio

fu

come a Bologna

era stata novit, perch quello Cardinale legato fece morire parecchi uomini.

a d 6

di luglio 1508, ci fu

come
el

el

nostro Arci-

vescovo, eh' era a

Roma, aveva

rinunziato el vescovado di

Firenze e datolo al Vescovo de' Pazzi,

quale rinunzi
'
;

anche

lui el

Vescovado d'Arezzo
di luglio

e dettelo

fecesi festa assai.

E
e,

13

1508,

ci

fu

come

in

Candia era
;

venuti grandi tremuoti eh' avevano rovinato molte case

non so che luogo, profondato e fatto uno lago grande,

E
che
si

in questi di si cominci e
si

fondamenti

della
,

Nunquella

ziata da' Ricci, che

dice Santa Maria Alberighi


gli gitt nel viso

cominci da quello che

bruttura

e fu inpiccato.*

a d 22 d'agosto 1508,

si

cominci a ronpere

el

'

In questo punto nel codice

Orsini
cui

romano pass l'arcivescovado


L'immagine che

uno spazio vuoto. Da Rinaldo di Firenze in Cosimo de' Pazzi,

successe, nel vescovado d'Arezzo, Raffaele Riario.


2

fu lordata dal R,inaldeschi,

come

detto in

questo a pag. 233, rappresentava l'Annunziazione, e nel 1508 s' incominci a murare un oratorio che poi fu ampliato e ridotto a
chiesa parrocchiale detta tuttora la

Madonna

de' Ricci.

288

[1508
del Palagio de' Signori, per fare la porta eh'

muro

andava

nella sala grande per la Dogana.

E a d 24 d'agosto 1508, la notte che seguita dopo San Bartolommeo, venne Arno grosso in modo che gli
affog molte persone quaggi a Brezzi, e a S.
circa quattro uomini e muli
;

Donnino

e in fra

l'

altre cose

men

via un tesoro di lino e legname,

perch venne che qui

non

e'

era piovuto, e accozzossi la Sieve e Arno, e venne

qui inprovviso.

in questi d, si gitt dalle finestre


di fatto.

una

fanciulla in

prue va, e mor

a d 27

di settenbre

1508, entr

in Firenze e in

possessione l'Arcivescovo di Firenze fatto di nuovo, che


fu figliuolo di Guglielmo de' Pazzi ed era vescovo d'Arezzo,

prima. Fecesegli un grande onore


fu

e,

per una preminenza,


in-

mandato una
*

sella

a Alfonso Strozzi, colle tronhe

nanzi.

E
cio

in questi d

si

murava una

cappella in Santa

Maria

Novella, allato alla cappella maggiore, dal lato manco,


si

faceva pi bella di

marmi

e d' altre cose.


ci

a d 12 di novenhre 1508,
a'

fu

come

e nostri di

Pisa avevano andato

danni de' Lucchesi e predato Via-

reggio e arsone ci che vi rest;


diecimila
fiorini,

che fu un bottino

di

perch

el

porto di Lucca.

E
'1

poi scor-

sone insino presso a Lucca, in modo che

popolo di

Non che
il

fosse

mandata

la sella a

Alfonso Strozzi,
di

ma

egli

stesso e

fratello

Lorenzo, per vigore

un antico
S.

diritto della

lor casa, la chiesero ed ottennero, insieme col freno, dallo stesso

Arcivescovo, smontato che fu sulla piazza di

Pier Maggiore;

come

resulta da un pubblico istrumento quivi fatto in quello stesso

d 27 di settembre, pubblicato dall'

Ughelli, Italia Sacra,

t.

Ili,

pag. 182.

1508-9]

289
;

Lucca
di loro

usc fuori

e furono rotti e morti circa

40 uomini

con grandissimo loro danno.

questo e poveretti

si

sono andati cercando el male, senpre tenendo la parte

pisana e aiutatogli; dovevano pensare che Marzocco era


atto a fare loro male: pigliavano la fallace.

E
eh'

a d 8 di dicenbre 1508,
el

si

disse

d'uno acquisto
che
gli

avea fatto

Re

di

Portogallo

d' un' isola

aveva trovata
Alessandria.

di l

da l'Equinozio 34 gradi, dirinpetto


pass
el

a d 14 di dicenbre 1508,

ci

Cardinale di
a fare

Santa Croce legato, che tornava

dall'

Inperatore
'1

r accordo
Francia e
gli

e
'1

qui

si

disse e

che V Inperadore e
'1

Re

di

Re

di

Spagna

Papa
dire

'

Fiorentini e tutti

aderenti avevano fatto lega e accordo.

'1

detto Cardinale

volle

messa

lui

proprio in

Santa Maria del Fiore questa mattina della Pasqua, e dtte r indulgenza a tutti quegli eh' udirono la sua messa
in detta chiesa.

Fuvvi un grande

popolo.

E
Maria

a d 6

di giennaio

1508, disse la messa in Santa

del Fiore l'Arcivescovo nostro, e dtte la 'ndulgenzia

plenaria per tutto el detto d


al coricare,

dal

levare di sole
*

insino

con una autorit a

lui concessa.
si

E
e
a'
'

a di 20 di giennaio 1508,
,

band
*

la lega tra noi

Lucchesi per anni

che non dovessino porgere aiuto

Pisani n in palese n in segreto.

a d 20 di febraio 1508,

ci

fu

come

e Pisani ave-

vano presi circa 87


1

de' nostri scoppiettieri.

Di queste due Messe solenni del Cardinale e dell'Arcivescovo

e delle indulgenze

da

essi

concesse

si

mandato
con
2

dalla Signoria, che assist anche alla

ha conferma per il bando prima di dette Messe

tutti i

magistrati.

si

fu fatta per tre anni; e Tatto, di cui un esemplare conserva nell'Archivio Diplomatico fiorentino, del 12 gennaio.

La lega

19

290

[1509
a d 2 di marzo 1508,
clie fu
si

fece

due commessari per

Alamanno Salviati e Iacopo suo fratello.* E a d 10 di marzo 1508, andorono e detti ambasciadori a Pisa; e ordinorono qui di mandar gi tutti e
a Pisa,
battaglioni.

in questi di

missono e pie ne' ceppi a tutti


nelle

e prigioni che noi

avmo

Stinche, perch s'intese

eh' e Pisani facevano el simile a' nostri.

a d 21

di

marzo 1508,

ci fu

come
,

egli era arso

r arzan

de' Viniziani e

mortovi uomini
fuori

che fu loro cat-

tivo segno, e

massime sendo

della lega: vedovasi

apparecchiare grande ruina sopra loro.

E
stri,

a d 5 di aprile 1509,

ci fu

come
e

e Pisani, e' nopresi molti

avevano presi circa 60 cavagli

morto e

uomini che conducevano grano


tratto di

in Pisa: si disse

l'avevano
giunsono
;

Lucca secretamente.

in detto d ci

54 uomini
circa 60.

di quei presi, legati

a una fune tutti

e mis-

songli nel palagio del Podest, e dicevano che n' era morti

Andorono a mostra che


di aprile

gli

pot vedere ogniuno.

a d 9

1509,

ci fu

come

e'

fu

un certo

Alfonso del Mutolo, che


sari che

mand a
d'

dire a' nostri

Commescadere

dava loro una porta a entrare dentro, e quando


uomini che
volle, lasci

ebbe dentro un numero

Nel Consiglio degli Ottanta furono veramente

eletti,

il

2 marzo,

per commissari generali hi agro pisano, Alamanno d'Averardo e


di Giovanni Salviati. Ma poich una legge sui divieti, delanno 1444, proibiva che due della stessa famiglia si trovassero insieme in un medesimo ufficio, lo stesso giorno fu sostituito a Alamanno, che aveva ottenuto un minor numero di voti, Antonio da Filicaia. Poi, il 6 marzo, avendo Iacopo Salviati allegato certi suoi impedimenti, fu nel luogo suo rimesso Alamanno; che il 10 marzo, come appresso scrive il Landucci, parti difacti co! Filicaia per la sua commissione. Vedi nell'Archivio di Stato Fiorentino il registro delle Legazioni e Commissarie, Eie:. Istr^iz. e Lettere ad an.

Iacopo
l'

[1509
la saracinesca e

291
rimasono presi molti uomini; e in un
ri-

tratto dettono fuoco a molte artiglierie, a quelli che

masono

fuori, e

ammazzaronne
'1

molti.

E
posto

a d 21 d'aprile 1509,
el

ci fu

come

el
l'

Papa aveva

canpo a Faenza, e
'1

a Cremona, e

Re

di

aveva posto Spagna l'aveva posto alle terre


di

Re

Francia

de' Viniziani in Puglia, e

'1

Gran Maestro

di

Rodi

l'

aveva

posto in Cipri.
el

poveri Viniziani, che farete voi? avete luoghi


!

canpo

in

quattro

Non
le

credo vi ridiate pi
loro tribulazioni , e

de' Fiorentini

quando anno avuto

anche pensiate pi a sostenere Pisa, come avete fatto


insino a qui: bisogna adoperare la pecunia altrove.

Non

sapevi voi che facevi contro a coscienza di fare contro a


chi

non

fa

ingiuria

voi,

anche trre

le

terre al

Santo Padre? Vi doveva bastare avere Ravenna tenuta


tanto tenpo;

ma
e

cosi

conducono e peccati, e chi

fa contro

a coscienza
primo
di

non teme

Iddio. Siete stati cagione di tutti

e mali eh' anno avuto e Pisani, perch sarebbono tornati


el

a noi se non fussino stati sostenuti dalle vo-

stre

persuasioni; e cos in Casentino, a Bibbiena, tutto

per vostra cagione: e tutta stata stolta inpresa, che,


se

non

fussi la discordia de' Fiorentini,

rimanevi vituperati

affatto;

bench ve n'andassi con vergogna a ogni modo.


ci

a d 6 di maggio 1509,
di

feciono venire la tavola di

Madonna
che
ci fa

Santa Maria Inpruneta, per essere stato buon


l'

tenpo sanza piovere: e

altro d piovve,

come piacque a Dio,

grazia senpre pe' prieghi della Vergine benedetta.^

Nel Priorista

di

Iacopo de' Rossi leggesi una pi estesa

re-

lazione delia venuta di questo tabernacolo, deliberata perch era


stato cinque mesi senza piovere; e quivi pure leggesi
essersi ot{sto-

tenuta subito la desiilerata grazia.

Casotti G. B. Memorie
S.

riche della miracolosa

immagine di

M.

V. dell' Impruneta.

Firenze 1714, a pag. 141.

292

[1509

a. di

di

maggio 1509,

la giente del

Papa avevano

messo a sacco Berzighella, e preso e morto molti prigioni,


insino alle donne.

in questi d

Pisa era molto stretta dallo assedio e


;

stavano molto male

tuttod

si

sentiva di loro cose molte


di

ostinate, e, infra l'altre,

venne una donna


al

Pisa con due

sue
si

figliuoli,

and innanzi
e

Commissario dicendo che


sua madre in Pisa

moriva

di

fame e aveva
;

lasciata
'1

che stava male della fame


le fussi

Commissario comand che


figliuoli
;

dato del pane per s e per la madre e

e tornando col pane in Pisa ne dtte a sua

madre che
che

stava gi male, e quella vecchia vedendo quel pane bianco


disse:

Che

2'icine

questo^ e

la figliuola gli disse


;

l'aveva avuto
S&'&q: 'portatelo

di

fuori da' Fiorentini

ond'ella grid e

via el

pane

de'

maladetti Fiorentini,

voglio

prima
le

inorire; e non ne volle. Pensa quanto odio

portavano
cos

povere persone a questa

citt,

trovandosi a

dure sorte sanza lor colpa.


le

quanto gran peccato a


ci

ordinare

guerre! Guai a chi la causa. Iddio

perdoni;

hench questa nostra inpresa presa lecitamente: pensa


che peccato fa chi
la piglia inlecitamente
ci
!

a di 16 di maggio 1509,

fu

come
e

e Yiniziani fu-

rono rotti dal

Re
si

di Francia, insino

a di 14 detto, presso
;

a Carafaggio nel piano dell'Alberello


uomini, e cos
si

morivvi 12 mila

rafferm molte volte di 12 mila.


Viniziani
!

qui

fece fuochi e festa assai.

di

quattro canpi

n'avete gi uno in poco tenpo al disotto.

a d 25 di maggio

1509, venne

in

Firenze otto

anbasciadori pisani,* e a d 26 ebbono udienza; e a d 28

ne torn due a Pisa a fermare e

capitoli.

Anche

dal

Cambi

registrata la

venuta

di

questi ambascia-

tori

che furono accompagnati da Alamanno Sai viali. Aggiunge che

1509]

293
in questi d ci fu
a'

come

el
s'

Re

di

Francia aveva

mandato a dire
sopra loro, chi
le terre di

Viniziani che
;

eleggessino un principe

e'

volevano

e tutta volta acquistava tutte


el

Lonbardia. Guarda se la superbia


gli

paga-

mento, che
cavallo
!

mandato a

dire che

da loro

si

levino a

insino a questo d el
altre

Faenza e pi

cose di

Papa aveva avuto Ravenna, Romagna, che toccano alla


in Puglia,

Chiesa, sanza difficult.

E E

'1

Re
d

di

Spagna faceva
di

con

l'

armata, la

parte sua alle terre de' Viniziani.

28

mandato

fuori

maggio 1509, ci fu come el Turco aveva una grossa armata, e '1 Papa faceva proerano come balordi e
le

cessioni per pigliale partito di fare la crocciata.

in questo tenpo e Viniziani

isbigottiti

vedendosi avere contro tutte

potenze.

El Marchese di Ferrara era andato a racquistare el


Pulesine, e di fatto
l'

ebbe.
;

poveri Viniziani non pote-

vano pi soccorrere nulla


terra,

non restava pi nulla loro in

rimanevano

solo col guscio in capo, presso ch'as-

settato la pecunia.

a d 2 di giugno 1509, e Pisani ratificorono

all'

ac-

cordo alle 14 ore: e come, quasi un miracolo, che alle


dette 14 ore, entr in Palagio

una colonba per

la porta

del Palagio de' Signori, e gir per tutta la corte, e di poi

la Signoria ordin

non

andavano

fuori,

non fussi loro parlato sanza loro licenzia, e bench non fu tanto la guardia, che uno di

detti inbasciadori pisani, per conto del contado, disse al nostro

magnifico Gonfaloniere: Auto ch'arete Pisa vi voglio mostrare lettere di pi di 40 ciptadini che mi chonfortano che io ghuasti
l'achordo, et che io

Nel volume

III

dell'

non dubiti di niente, ma voglio esser fedele . Opere del Machiavelli (Firenze, 1876), si troa questo
fatto.

vano alcune

lettere del Salviati relative

294
vol sopra el capo

[1509
d'una parte
de' Dieci, che'

erano per

l'androne del Palagio; e volendosi

appiccare nel muro,

cadde gi
tenne,

a' piedi di

detti Dieci, in

ch'era Giovacchino Guasconi, la prese in

modo che '1 proposto, mano e nella

ma
l'

rimasegli delle penne in mano.


e

Fu

giudicato

un buon segno,
ratificato

massime che

in quell'ora

ch'avevano
gli

accordo e Pisani, che fu segno che


s'

era da

dovere, e che

era posto fine a tanto male, e eh' ella sa:

rebbe buona pace

bench molti dicono sono cose naturali.

Nondimeno

fu pure
e,

gran cosa

eh' andassi a' Dieci che fa-

cevano r accordo,
in quel

pi forte, in

mano

al preposto

non

ninno che n'abbi veduto andare pi in quel Palagio,

modo. Gli uomini buoni dissono ch'era da Dio; e


el

che sia

vero, permesse Iddio eh' e Viniziani avessino


le forze;

perdute tutte

che come e Pisani viddono cosi

al disotto e Viniziani, di fatto

vennono all'accordo, e di
tenevano cos ostinati e

qui

si

pu vedere che loro


a d 6
di

gli

feciongli tanti anni pericolare.

giugno 1509, mandorono e Signori la canla quale

pana a San Marco,


chi poteva, eh'
tieri

canpana fu
in odio

tolta

a San Marco

insino al tenpo che fu preso frate Girolamo; perch c'era

aveva molto

San Marco

e volen-

arebbono disfatto quella chiesa per tanto odio eh' avefrate Girolamo: onde parve

vano conceputo per questo


alcuni
di

ad

dover dar bando a questa canpana fuora di

Firenze, e mandoronla confinata all'Osservanza; e stette


quivi insino al d d'oggi, e per la rimandorono da loro.^

Non

fu

solamente levata da San Marco l'unica campana,

come
t'

detto a pag. 181,

ma

fu per di pi esiliata

per cinquan-

anni dalia citt, sotto

pena a chi ve

la riportasse di esser di-

chiarato ribelle.

La

deliberazione stata pubblicata dal mio ca-

rissimo amico Alessandro Gherardi a pag. 205 dei

Nuovi documenti^

1509]

295
a
d

di

giugno 1509,

el d del

Corpo

di Cristo,

s'aspettava l'avuta di Pisa.

E
si

venendo un cavallaro, circa


diceva el Vespro fu una
in piazza
;

a ore 21, e credendo la brigata ch'elle fussino buone , in

modo
e

tutte le chiese
si

dove

commozione che

lasci el
nelle

Vespro e andavasi

quegli ch'erano

Stinche ronpevano forte, e in


fu un' ora di notte che
di
si

modo ruppono che non


tutti
;

usciron

bench ne cavassino alquanti prima


fu quel

buone poste,

come

Podest

di

Firenze eh' era in prigione nelle


fatti
;

Stinche per mancamenti eh' egli aveva


e fu molto vituperato
*

e fu da Fano,
:

da non tornare mai pi a casa sua


si

era vizioso, secondo che

disse.

E
giunse
cesi

a d 8 di giugno 1509, in venerd, circa a ore 18,


el cavallaro

con l'ulivo dell'avuta di Pisa; e


le

fe-

gran festa e serrossi

botteghe, e fecesi molti fuochi

e panegli a tutte le torri e Palazzo.*

E
rini
;

a d detto

ci

venne

l'

anbasciadore dello Inperadore,

e a d

10

gli

fu dato udienza, e chiedeva


si

100 mila

fio-

e pi tosto

disse che veniva per inpedire che noi


ricorsi l, ve-

non avessimo Pisa, come quegli ch'erano


dendo e Viniziani che non
medesimo.
gli

potevano aiutare.
s'

Come

piacque a Dio non giunse a tenpo , che

era avuta el d

e studi intorno a Girolomo Savonarola (Firenze 1878), insieme con un ricordo del cronista del Convento, e una lettera di fra Ste-

fano da Castrocaro; dai quali documenti resulta pale


di

il

merito princi-

questa restituzione appartenere

al

gonfaloniere Soderini

e l'occasione esserne stata

l'allegrezza pel riacquisto di Pisa.

Quello stesso rammentato a pag. 286.


Tutti
gli

ordini dei cittadini veramente festeggiarono questo

fatto; in

un

libro del

fecionsi feste grandi , e che quel


lire tre e soldi dieci

Convento della SS. Annunziata leggo che Convento spese in quel giorno

in polvere per fare razzi .

296

[1509

E
el

insino a questo di 8 di giugno 1509,


citt,

aveva avuto

Papa quattro

che fu Faenza, Rinaini, Cervia, Ra-

venna.

E
di

'1

Re

di

Francia

n'

aveva avute, insino a questo

giugno 1509, circa nove, che fu Crissale, Trevigi, Ca-

rafaggio, Cremona, Crema, Brescia,


Estri.

Bergamo, Peschiera,
d

E
di

r Imperadore

n'

aveva avute otto insino a detto


Triesti,

giugno 1509, che fu Gorizia,

Fiume, Piacenza,

Verona, Udine, Civitale, Padova.

'1

Re

di

Spagna
8
di

in

Puglia

n'

aveva avute

sette, in-

sino a questo di

giugno 1509, che fu Otranto, Cut-

tone, Brandizio, Trani, Napoli, Fulignano, Nola.

'1

Marchese

di

Ferrara

n'

aveva avute

tre
el

insino a

questo di 8 di giugno 1509, che fu Rovico,


la Saliera.

Pulesine,

Vedi dove

si

truovano e Viniziani

avere perduto tutte

queste terre erano loro. Doveva cadere loro un poco di


superbia.

a di 20 di giugno 1509,
le terre

ci fu

come l'Inperatore
aveva acquistate
lui

aveva venduto tutte


Lonbardia
a'

eh' egli

in

Viniziani, e loro

davano a

500 mila
s'

fiorini
;

e ogni anno

50 mila

fiorini

per 20 anni. Cosi

detto

se sar vero, bisogner loro la cava dell'oro.

Fanno

le

faccende co' danari.

E
tenpo

a di 4

di

Lugho 1509,

io

Luca

dtti

una mia

in-

venzione a Giovanni piffero


fa,

di Palagio,* la

quale dtti, pi
si

a Simone del PoUaiuolo, che poi


1'

mori, e al

presente

ho data

al

detto

Giovanni perch la metta

innanzi a chi la potr mettere in opera, se piacer a Dio.

Giovanni Cellini padre


alle arti del disesrno.

di

Benvenuto

scultore,

uomo non

pr.

fano

1509]

297

questo un disegno di fare un tenpio a San Giovanni


,

Vangiolista, in quel luogo dove egli

dirinpetto a

San Lo-

renzo

cio pigliare

un quadro quanto tiene

la piazza di

Santo Lorenzo, eh' circa cento 'braccia per ogni verso,

come per una E a d 22


in

scritta l' avisato.


di luglio

1509,

ci

fu

come Padova

si

lev

arme, chi voleva Vinegia e chi l'Inperadore,


e

in

modo
mo-

eh' e Viniziani entrorono dentro e corsonla per loro e


rivvi giente assai
;

anche feciono morire

di quegli par-

tigiani dell'imperio, da' Viniziani, e dissesi

che facevano

un canpo

di

quarantamila persone.
ci fu

a d 18 d'agosto 1509,

come

Mori
s'

di

Bar-

beria avevano

ripreso la citt d' Orano, la quale

acquist

quando

el d

Re
col

di Spagna prese Granata. 24 d'agosto 1509, l'Inperadore s'appressava

a Padova

canpo suo e
di

colle giente del

Re

di Francia.

E
dore
stante.

a d 4
si

settenbre

1509,

ci

fu
gli

come

l'Inpera-

ritir

indietro,

perch non

parve essere ba-

10

di settenbre

1509, pass

di qui

500

spa-

gniuoli eh'

andavano a Padova

in aiuto dello 'Nperadore,


si

mandati dal

Re

di

Spagna da Napoli. E pi
;

diceva che

ne mandava ancora migliaia

e questo fu che fece tirare

indietro l'Inperadore per aspettare

questa giente.

in

questo d

ci

pass due Cardinali franciosi, eh' andavano a


n'

Roma, che ve

era uno eh' andava per


ci

il

cappello.

E
giente

a d 15 di settenbre 1509,
la battaglia a

fu

come l'Inperadore

aveva dato
dell'

una parte

e dell' altra, e tuttavolta


;

Padova, ed eravi morto molta giugneva


el

giente dell' Inperadore

come

dato
all'

a'

Vescovi di Francia e della

Papa aveva comanMagna che venissino

aiuto dello Inperadore, e chi non veniva gli era tolto

e benefizi e rimanevano scomunicati.

pi

si

disse ch'egli

298
aveva levato
el

[1509
battesimo
a' Viniziani.

tuttavolta

ci
;

passava molti Spagniuoli eh' andavano


tanti che furono pi di dumila.

all'

Inperadore

E
l'

a d 24

di settenbre

1509,

ci

fu

come
gli

'1

canpo del-

Inperadore era molto ingrossato, e come

avevano tolto
e detti paesi
figliuoli.

el

fiume della Brenta a Padova, e come facevano molte


;

scorrerie per tutti quei paesi

in

modo che

fuggivano in Vinegia colle robe e colle donne e

E
paesi
!

a d 15

d' ottobre

1509,

l'

Inperadore lev

el

canpo

da Padova e

tirossi indietro.

Pensa come facevano quei


ci

28

di ottobre

1509,
s

fu

come

in Gostanti-

nopoli era stati tremuoti

grandi ch'avevano rovinato

quattromila case ed oravi morto settemila persone, e fattosi

male innumerabile giente; e morivvi


uno Antonio Miniati nostro
feciono male.

de' nostri

fio-

rentini, che fu

fiorentino, e

pi fiorentini
d

si

venne

tale

tremuoto a

IO

di settenbre

1509
in

alle

4 ore; e, per quello mede-

simo tremuoto, era

Candia e quivi appresso rovinato


fu un' altra

una

citt e fatto

un lago; come pochi anni

volta in quei medesimi paesi circunstanti in Grecia e in

Andrinopoli e in pi citt molti grandi danni e rovine


delle

mura
la

di Gostantinopoli

rovin una buona parte oltre

alle case.

'1

Turco

si

part di quivi e andossene in


e,

Bursia:

qual cosa non fu pi sentita,

secondo la

buona
mico

giente, era segno a' Cristiani e al Santo


il

Padre

di
ni-

dovere muoversi a conquistare tutto


della

Levante.

Ma

il

umana natura aveva


tela in Italia, per

ordinato loro e ordito


peccati, e
;

una altra

e nostri

perch
bi-

non venuto ancora

la plenitudine del tenpo

perch

sognia prima purgare la malizia de'cattivi cristiani, de' tanti


infedeli cristiani bestemmiatori, adulteri, involti nel vizio

innominabile, micidiali sanza ignuno timore dello onnipo-

1509]
tente Iddio, che non
si
si

299
curano
di

guastare
lui.

le

creature sue

n penson mai che


che
si

fatti da
si

ignoranzia grande,
d'

truova tanti che non


di

fanno mai coscienza


le

am-

mazzare r uomo,
de' poveri che
si

mettere a sacco la roba e


alle loro

persone

stanno
!

povert e non anno fatto


le case,

ingiuria loro veruna

ammazzare, rubare, ardere

menar via

le vergini al postribolo, tagliare le vignie, ta-

gliare tanti mirabili frutti che

manda

Iddio a l'uomo, e

guastare grani e biade e tutto quello che


pe' nostri bisogni.
di s perversa

manda
si

Iddio

grande miracolo che

truo\i tanti
offerire
!

natura che par loro andare a

Si-

gnore mio

io vi priego

che voi perdoniate loro perch e

sono nella profonda notte della ignoranzia, non anno mai

pensato che cosa sia

le

gran maraviglie degli


n'

effetti di

Dio

perdona a

me

che

maggiore bisogno che veruno,


fu

fatemi misericordia.

a d 12 di novenbre 1509,

finito

di

porre e

conci della porta di Palagio che va in dogana, per andare


in su la sala

maggiore,
ci

E
el

15 novenbre 1509,

fu

un certo Spagniuolo
d' una
io vi

quale montava in panca come ciurmatore, per vendere


:

sue orazioni, e diceva Acciocch voi crediate eh'

eli'

santa che fa miracoli, e ch'egli vero quello che


dico, venite e

menatemi a un forno che


con questa orazione.

sia caldo, e io

v'entrer

dentro

finalmente fu

menato a questo
nuovo dove
egli

forno,

da Santa Trinit,
si

col popolo dietro e

molti cittadini de' principali; perch

part

di

Mercato
:

mont

in panca.
;

giunto al fornaio disse

Datemi un pane crudo


eh' egli era caldo, e poi
le calze

e gittollo nel forno per mostrare


si

spogli in camicia e

mand
in

gi

a pie del ginocchio, e

cos entr nel forno insino

lass alto, e stettevi

un poco, e rec quel pane

mano,

e voltolovvisi dentro.

nota eh

'1

forno era caldo, aveva

300
cavato
el

[1509-10
pane
si

allora, e

non

si

fece

male veruno.

uscito

del forno,

fece dare

un torchio

e acceselo, e cos acceso

se lo mise in bocca e tennelo tanto che lo spense; e pi

molte volte in panca, e in pi

d, toglieva

una menata

di moccoli accesi e tenevavi su la di tenpo, e poi se gli

mano

per buono spazio

metteva
fu

in

bocca cos accesi, tanto

che

si

spegnevano.

veduto fare molte altre cose del

fuoco; lavarsi le mani in una padella d'olio che bolliva

sopra

'1

fuoco, fu veduto molte volte da tutto

il

popolo.

cos

vendeva

di quelle orazioni

quante ne poteva fare;

e io dico che, fra tutte le cose che io

mai vedute, non


se miracolo ,

veduto

el

maggiore miracolo che questo,


1509,
si
'

E
E

a d primo di dicenbre

cominci a non

pigliare pi se non

monete

torentine.
ci fu

a d 20 di dicenbre 1509,

come

Ferraresi

avevano dato una gran rotta


nel Po.

alle

galee de' Viniziani

E
lo

a d 24

di

febbraio 1509,

ci

fu

come
di

el

Papa aveva

ribenedetti e Viniziani; e dissesi che non ne fu contento

'Nperadore n
si

'1

Re

di

Francia n

Spagna, perch
anbasciadori

non

vollono

trovare

col

Papa

loro

ch'erano in Roma.

a d primo di maggio 1510,

ci

fu

come

el

Re

di
si

Francia aveva preso un castello

in

Lonbardia, che

Sotto questa data leggesi nel Cambi: Si chominci a spen-

dere quattrini nuovi neri,

che se n'era
si

fatti di

nuovo, e davonne misse

lire 7 per scudo d'oro, e

dicie

avevano mezza oncia d'ariento


si

per libbra, e gli altri quattrini neri degli altri coni

el

pregio

di

danari

due l'uno, e battevasi grossoni che valevano

soldi 7

di

quattrini neri l'uno, cio grossi 20 per scudo d'oro,

e sbandissi tutti gli arienti toxi d' ogni cipt, e messesi el peso

che aveano a essere, e per quanto


.

s'

avea a spendere; e

taglia-

vano tutti e toxi

1510]

301

chiama Lignaco, per forza, ed eravi morto circa mille


franciosi, e loro

missono a sacco

el castello e

ammazzonvi
non

ogni giente insino a'fanciugli.

pi

si

disse eh' egli era

rifuggito giente in su uno monticello molto forte e,

potendolo avere n salirvi, eh' e Franciosi avevono latto


certa buca in quel monte, e messovi buona quantit di

polvere da bonbarda, e poi

datogli

fuoco, e fattolo ro-

vinare buona parte del monte.

E a d
nino e

11 di giugno 1510, venne una saetta a San Done

ammazz un padre

un

figliuolo, e

due

altri

figliuoli ch'egli

aveva tramortirono e stettono male.

in questi d fu trovato

una

fanciulla in

un pozzo

affogata, e
noscessi, e

non

si si

trov mai chi la fusse, n chi la co-

non 15

seppe mai chi se

l'

avessi

meno

in tutti

quei paesi.

di

giugno 1510,

si

cominci a murare le

case della Via de' Servi, dell'Arte della Lana, cio quelle

che sono fatte dov' era


toio di

el tiratoio, e

disfacevano el tirale

mano

in

mano che facevano


*

case.

comin-

ciorono la prima di verso e Servi.

a d 18

di

giugno

1510,

si

cominci a votare la

volta della Loggia de' Signori, la quale era in volta sotto,

e fu fatta quando

si

mur

la

Loggia, e non

si

sapeva;

ma

volendo fare nella Loggia un pezzo di fondamento per

Diminuito notevolmente in Ficenze


si

il

commercio

dei

panni

di

lana

poterono, senza danno, disfare in questo tempo alcuni


fu

tiratoi.

Uno

quello

detto dell'aquila, in
della via

fecero nove case per ornamento


dell'Arte, in pietra,
28, e
si

Via de' Servi, e vi si medesima. Due armi

vedono ancora

sulle case di

numero 12 e

segnano

confini dell'antico tiratoio.

quelle

scriveva
di

bene aggiustate case , tutte di il Cinelli, sempre conservata esternamente da quella numero 22.

La forma originale di un sol' ordine, come

302

[1510
;

porvi la Giuletta di bronzo , trovorono che v' era la volta


e notificato
al

Gonfaloniere n' ebbe allegrezza assai,


di fatto farla

e,

come valente uomo, disegn


fussi utile

votare pensando

a tenere l'artiglierie.

E a d 19 giugno 1510, e festaiuoli di San Giovanni mandorono un bando che non fussi ninno artefice ch'aprissi botteghe da di 20 detto insino fatto San Giovanni, a
pena
di lire

25, sanza loro segno; e chi aveva

el

segno

costava a chi due grossi e chi tre e chi quattro.


ciono grande avanie
a' poveri,

fe-

peroch

'1

bando

disse

che

non s'intendeva
fu tenuta
fare la festa di

pe' lanaiuoli,

n setaiuoli, n banchi; che


vile

una ingiusta e infamatoria cosa e

a far

San Giovanni
venne

agli artefici.

in questo tenpo
di

in Firenze e per tutta Italia la febbre, la


el

una influenza

una tossa con

che l'ebbe la
quattro o
tiro.

maggior parte del popolo. Bastava


cinque d e fu chiamato in Firenze

febbre

male del

Per-

ch feciono la festa
la

di

San Giovanni

e feciono molte cose;

prima

si

giostr in Piazza, cio feciono fare fatti


d'

d'arme

a molti uomini

arme, armati di tutte armi


e

colle lancia

come

se fussino in canpo,

uno and

in sul

canapo; e

per ultimo feciono la caccia di un toro.

fu quel d caldo
si

grande e poi piovve una grande acqua che


ogniuno eh' era scoperto
;

immoll

che fu fatto grande numero di

palchetti, che v' era tutta Firenze e gran


stieri
;

numero

di fore-

e per questa cagione dell' essersi molle col grande


si

caldo

chiamava

el

male

del tiro.

E
due

a d 7 d'agosto 1510, venne due tremuoti alle 6

ore, e alle

7 ne venne uno
ci fu

altro

l'

altra notte ne venne

altri nel

medesimo tenpo
d

di notte.

in questi
s

come

nel contado

di

Bologna
il

venne un

grande vento che rovin molte case per

contado. Pensa de' frutti quello pot fare!

1510]

303
in

E
E
logna.

questo

tenpo feciono rifondare


'

rilastricare

sotto el ponte a Rubaconte.

a di 24 di settenbre 1510, giunse

el

Papa a BoFirenze due


al

a di 26 di settenbre 1510, venne in

Cardinali, cio

3 Cardinali ch'andavano a Bologna


in

Papa. Alloggiorono

Santa Croce.
^

E E

a d 30 di settenbre 1510, ne venne due altri Car-

dinali per

andare a Bologna. Alloggiorono ne' Servi.

17 d'ottobre 1510,

si

partirono di qui e an-

dorono verso Pisa e Lucca per passare in Francia e non

andare
del

al Papa, perch erano franciosi e avevano sospetto Papa; e per non fare ingiuria al Re.

E
che
si
si

in questi d si

diceva che

'1

Re

di
ci

Francia veniva

con due canpi a Bologna per assediare


diceva

Papa,

in

modo
anche

che

'1

Papa stava con


el

sospetto.

diceva che verrebbe abitare in Firenze.

E
che
'1

in detti di

venne

Re

e scorse insino a Bologna,


^
,

guidato da'

figliuoli di

messer Giovanni

che credettono
si

popolo facessi novit a loro stanza, e non

mosse
el

nulla; per

modo che

se

'1

Papa voleva, ronpeva

Re

La provvisione con

la

quale

si

ordinava

agli Ufficiali della

Torre di far riparare questo ponte, eh' era ridotto in istato da minacciare prossima rovina, del 26 aprile 1509. Ved. il Registro di Provvisioni ad an. 2 Le date della venuta e della partenza di questi cinque Cardinali combinano a capello coi documenti. Vedi le Deliberazioni dei Signori e Collegi e il Copialettere dei Dieci ad an. Prima vennero San Malo, Bayeux e Sanseverino; indi Santa Croce e
Cosenza; e partirono poi
tutti

insieme, per la via di Pisa. Curiosi

particolari della loro prolungata


citato copialettere de' Dieci, a
3 e.

dimora

in

Firenze

si

hanno

nel

96 e seg.

Bentivogli.

304
appena
si

[1510
ritrasse e scostossi assai indietro: in

modo che

'1

Papa non

pi sospetto e
di

stimasi

ara Ferrara

presto.

a d 2

novenbre 1510, intervenne questo caso


'1

che al ponte a Rubaconte, traila porticciuola e


facevano rifondare
forse
el

ponte,
assai,

muro. Perch v'era acqua

12 braccia, facievano venire


in su certi navicegli.

la ghiaia e calcina per

r acqua
su detti

Avevano

fatto

un palco

in

navicegli, e
forse

portavano in sul palchetto a lato


s'

al muro con muro e detti

25 uomini; e quando

accostorono al
il

navicegli s'enpierono d'acqua, per

peso

grande, e tirorono gi el palco e gli uomini, in

modo

che n'affog da 3 o 4 uomini.

cos

avevano una nave


;

grossa con un palco eh' and bene sanza pericolo


vidi ripescare.

e io ne

E
Canto
e

di dicenbre

1510, arse la bottega di in sul

de'

Tornaquinci dello speziale, la quale facevano


di

figliuoli

Giampiero speziale a San Felice

'1

sito
si

era di Cardinale Rucellai; la quale arse tutta che non

scanp nulla se non qualche ramo che


fuoco tutti guasti
;

si

trov sotto el

e spianossi le

mura
si

fino a' fondamenti.

a d 22 di

dicenbre

1510,

del Gonfaloniere, di chi lo voleva


figliuolo di

scopr un trattato ammazzare; che fu un


si

Luigi della Stufa ch'era a Bologna, che


Prinzivalle.
Si
;

chiamava 3 modi
fuori.
d'

ammazzarlo

el

aveva disegnato primo, d'ammazzarlo in Considisse ch'egli


el terzo,

glio; el secondo, in

camera sua;

quando andava

questo scoperse una donna; e fu conferito a Fi-

lippo Strozzi, el quale,

come

lo

seppe, l'and di fatto a

notificare alla Signoria: e difatto

mandorono per Luigi

della Stufa suo padre e sostenuto in Palagio.*

Nella vita

di

Filippo Strozzi, scritta da Lorenzo suo fratello,


di

si

parla distesamente

questo trattato

di Prinzivalle della Stufa,

1510-11]

305

a d 30 di dicenbre 1510, fu confinato per 5 anni

in quel d' Enpoli, e


di rubello
;

ronpendo e confini
s'

s'

intendeva bando

'1

figliuolo

and con Dio.


gli

a di 3 di

giennaio 1510,

Otto mandorono un
el

bando che

chi fussi florentiiio e stessi in casa


,

Cardi-

nale de' Medici

o del fratello o di ninno de' suoi, havessino


se infra tre d

bando di rubello

non

fussi partito

da loro;

e tutti quegli eh' andassino a parlare e stare in casa loro

per conto veruno, s'intendine avere bando

di rubello, se

non

fussi notificato fra tanti

qui alla Signoria.*


di

in questi d ci fu

un Cardinale^ sanza timore

Dio
fio-

che per forza di danari fece corronpere una fanciulla


rentina
figliuola

d'uno uomo da bene, buon cittadino e d'antico casato, e maritata a uno altro uomo da bene;

e quali non voglio nominare per salvare el loro onore.

furtivamente la fece menare via a


quivi col

lui

a Bologna, ch'era

Papa, con dispiacere

di suo

padre e madre e sua

parenti: e fu molto odiosa a tutta la citt.


fra pochi d fu rimenata, con molti

finalmente
e infa'1

mormoramenti

mia per tutta

la citt,

perch fu molto manifesto a tutto


io

ma non
bens

vi

si

fa parola

che una donna

scoprisse: vi

si

dice

che Filippo sdegnosamente ne conferi con la sua suocera Alfonsina Orsini nei Medici.
J

colla

q#ale

Fino dal 21 gennaio 1497 era stata fatta una provvisione si ordinava ai cittadini, contadini e distrettuali che
al servizio

erano

et in

compagnia
richiam

de'rubelli

et inimici cio

de' Medici, di restituirsi al proprio luogo entro

un mese:

il

30

di-

cembre 1510,

la

repubblica
di

in

vigore quella legge


di

co-

mandando

agli

Otto
i

Guardia

e Balia

farla

pubblicamente
Quest'ordine fu

bandire dentro
naio.

primi tre giorni del loro

ufficio.

da quel Magistrato portato ad effetto con deliberazione de' 2 gen{Libro de Partiti ad an.). 2 Francesco Alidosi, gi vescovo di Pavia e perci chiamato, comunemente, il cardinale di Pavia. Vedi appresso sotto di 23 maggio.

20

306
popolo.

[1511

bench

sia

stato
si

un caso

particulare, fu

sti-

mato

universale,

quando
el

diceva fiorentina.

E
elle

a d 13 di giennaio 1510, cominci a nevicare in


contado, e nevic 4 di alla
fila,

Firenze e per tutto

modo che l'alz per tutto Firenze mezzo braccio, e ghiacci in modo che bast in Firenze insino a d 22 che nevic di nuovo sopra quella, in modo
mai
rest,

per

ch'ella

alz

in

Firenze in molti luoghi un braccio.


di

fecesi per Firenze molti lioni

neve molto begli, e da

buon maestri;
nile di

infra gli altri se ne fece

uno dal canpae molto bello,

Santa Maria del Fiore, grandissimo


da buon maestri
e in

e a S. Trinit; e
de' Pazzi, igniudi,
si

molte altre figure fu fatto al Canto


;

Borgo

S.

Lorenzo

fece citt con fortezze e molte galee: e questo fu per

tutto Firenze.

E
non

a d 23 detto,

si

cominci a struggere e addolcare in

modo che
si
;

fece per tutte le vie

un

tal

macco che per tutto


fac-

poteva passare n andare a fare ninna sua


per un d o due, non
,

cenda

e'

era rimedio a potere pas-

sare le vie sanza fare ponti

e per n' fatto ricordo.


ci

E
avuto

a d 23 di giennaio 1510,
la

fu

come

el

Papa aveva
le persone.

Mirandola a patti, salvo l'avere e


ci fu

a d 15 di marzo 1510,
di rotta

come
si

el

Papa aveva

avuto un poco

a Ferrara.
faceva una? certa
si

E
festa
;

in d detto ci fu

come a Cortona
20 persone
si

festa, e

rovin palchetti e la sala dove

faceva detta

e morivvi circa

tra maschi e femmine,

e pi di cento se ne guast; e fuvvi qualcuno fiorentino.

E a d

d' aprile

1511,

pose gi una figura di

marmo

ch'era sopra

la porta di

San Giovanni,

di verso l'Opera,
*

por porvi figure di bronzo fatte di nuovo.

Vedi appresso sotto

di 21

giugno.

&

1511]

307
a
d

E
le

11 d'aprile

1511,
si

si

vinse in Consiglio

die

dote delle fanciulle non


di dota

potessino fare in sul Monte,


fiorini.
*

n dare pi

che millesecento

A
;

fiorini

1600

di suggello si

riduceva e limitava veramente

il

quantitativo della dote di ciascuna figliuola di cittadino fioren-

non gi che non v'entrasse anche il Monte; che anzi si doveano formare cosi: fiorini 800 larghi di grossi, guadagnati sul Monte in nome della fanciulla, che ridotti a fiotino
i

ma

1600

fiorini

rini-di suggello

facevano

fiorini

960; e ogni

restante tra denari

contanti e donora, non potendo

queste per oltrepassare fiorini


la fanciulla

150

di stima.

Solamente nel caso che

Monte
dare
la

insino a detta

somma

di fiorini

800 larghi ,

non avessi detto si poteva


di quelli

valuta e stima
in

di detti fiorini

800 larghi, o

che

mancassino,
Consiglio

danai'i

contanti ec. (Vedi la

riformagione del
Registro 202

maggiore
il

del suddetto di 11 d'aprile nel


e.

delie Provvisioni, a

12).

Degne

di essere

riferite
si

sono

le

con-

siderazioni per cui

governo della Repubblica

muoveva a

pren-

dere questa deliberazione, riassunte nel seguente proemio alla deliberazione stessa: Considerando e magnifici et excelsi

Signori

in quanto disordine sia transcorsa la nostra citt, e con quanto disagio e

danno de' sua particulari cittadini et delle loro figliuole non maritate, per la dannabile consuetudine da non molto tempo in qua introdocta nel dare le grandi et excessi ve dote, di che ne seguito e ne segue che molti cittadini antichi e nobili, non potendo dare tali e tante dote, sono stati necessitati fare paren tado con persone assai dissimili alla qualit e conditione loro;
e cosi e

converso molti giovani da bene, per desiderio


tolto le figliuole di

di

gran
infe-

dota,

hanno

uomini danarosi

ma

molto

grado e dignit loro; e desiderando ritornare alla buona consuetudine de' vostri antichi e savi cittadini, e dare materia che le fanciulle si possino pi facilmente maritare; avuto etiamdio
riori a!

sopra

di ci

lungo e maturo colloquio, examine e parere da' loro

venerabili Collegi, e da
tadini,

buon numero

d'altri prudenti e savi cit-

giudicano esser bene nello infrascritto

modo

provedere.

Nel Cambi pure notato questo provvedimento e le ragioni che lo provocarono: tra l'altre cose narra che le doti erano giunte

anche a
di

fiorini 3000,

solamente
a'

di contanti, e

che in citt erano pi

3000 fanciulle da' 18

30 anni che non

si

potevano maritare.

308

[1511

E
Re
di

a di 17 di maggio 1511,

ci

fu

come

el

canpo del

Francia s'era appiccato con quello del Papa, e


a d 21 di maggio 1511, entr in Firenze un Careli'
*

erasi accostato a Bologna a due miglia.

dinale fatto di nuovo,

era fiorentino, che

si

chiamava

messer Piero Accolti.

di

22

di

Nostra Donna
di piovere
;

di

maggio 1511, feciono venire la Tavola di Santa Maria Inpruneta perch restassi
ch'avanz tutte l'altre volte; e ebbe
molte pianete e pai ietti
e cerati

perch pareva in questo tenpo troppa acqua.


doni,

Et ebbe molti
e

8 man togli molto


cose di drappi,

ricchi, e cosi

numero 24,

bianchi

e
*

gialli

furono numero 90, e una bella croce d'ariento.

E
Re
di

a d 23 di maggio 1511,

ci fu

come

le

gientc del
del

Francia erano entrate in Bologna, e


s'

le giente

Papa

erano isbaragliate e andato col Papa a Ravenna.


si

'1

Cardinale di Pavia

fugg di Bologna, el quale era

legato della Chiesa e a guardia di Bologna, e and a Ra-

venna dov'era
d'

el

Papa; e

'1

Prefettino,' ch'era Signore


se gli fece

Urbino e Capitano della Chiesa,


:

incontro
;

e dissegli
dettegli

traditore

tu i rovinato la Santa Chiesa

d'uno stocco nel petto e passollo da l'un lato

all'altro in

modo che mori

in

poche

ore.

Vedi che

fa la

Era
II

stato

creato

cardinale del titolo

di

Sant'Eusebio, da

Giulio
2

ili

Ravenna,

a' di

10 marzo di quell'anno.

Nel Registro

delle

Deliberazioni dei SS. e Collegi ad an.

una deliberazione
luoghi, oltre
il
i

del giorno innanzi

che stabilisce ed enumera

consueti, nei

portare

tabernacolo.
di

mera dell'Arme
3

dovea processionalmente un quaderno del Massaio della Caquest' anno, a e. 75, si trova una nota ili una
quali
si

in

parte delle spese occorse per quest'onoranza.

Francesco Maria della Rovere.

1511]

309

giustizia di Dio! che questo Cardinale fu quello che tolse

quella fanciulla fiorentina; e pensa quello faceva in Bo-

logna eh' era governatore


ceva, aveva
cattive.
fatto

di

Bologna. Secondo che


di

si di-

molte cose

quelle

medesime
el

e pi

E Roma
aiuto

di

20

di

giugno 1511,
si

ci

fu

come

Papa era
gli

giunto a

Roma, che

part

da Ravenna; e giunto a
che
dessino

scomunic Bologna

e tutti quegli

favore, d'una scomunica molto forte, ch'era scoel

municato

Re

di

Francia con tutta sua giente e chiuache

dava loro

aiuto.
si

a di 21 di giugno 1511,

scoprirono quelle tre

figure di bronzo sopra la porta di

San Giovanni

di

verso

l'Opera, donde

si

levorono quelle di
*

marmo

antiche, e fu-

rono fornite di tutto.

insino a d 13 di giugno 1511, circa a ore 20, venne

in Firenze

una fortuna

d'

acqua , e per tutto insino


in

giello; e in Firenze

venne
e

saette;
al

una a San Giorgio

in Mumanco d'un' ora parecchi ammazz un fanciullo, e una

Ponte vecchio

in su la toiTe della Parte, e fece isba-

lordire parecchi che sedevano in sulla panca, e, infra gli


altri,

uno de'Ridolfi ne fu portato a braccia a casa, non

vi

mor.

Una

altra

ne cadde in Sitorno e ammazz


ne

una donna; una


di Firenze, e

altra

cadde a Bellosguardo
eh' era maritata a
;

fuori

ammazz una donna

uno

de' Tosinghi eh' era quivi in villa

anche mor una sua


;

fante eh' era su di sopra a uno altro palco

una altra ne

Queste tre figure


del 1506.

di

bronzo furono opera

di Gio.

Francesco
da' 3 di-

Rustici, stategli

allogate

dall'Arte dei Mercatanti

fino

cembre

Vedi

relativi

documenti, pubblicati dal cav. Gae-

tano Milanesi nel Giornale Storico degli Archivi Toscani, IV,


pag. 63 e segg.

310

[1511
ara-

venne a Montebuoni in sul canpanile della chiesa, e

mazz una mula


fuori della

una altra ne venne a San Benedetto


e

Porta a Pinti

cadde sopra

la cappella

mag-

giore e pass la volta, e poi in due luoghi for la tavola


dell'altare, poi
si ficc

in terra tra
,

due mattoni. La quale

vidi tutti questi

segni

e fu tanta acqua
'1

grande eh'

al-

lag tutto el Mugiello e


e tutti questi piani.

Valdisieve

e qui a

San Salvi

Men

via molto legniamo.


le

a d 16

di

luglio

1511, cavorono

nostre arti-

glierie di

Santa Maria Novella, dalle

stalle del
gli

Papa, e

misonle sotto la loggia de' Signori che


e acconcia
;

avevano cavata
per

e la

prima
el

vi

missono con

difficult
lo

modo

che,

ronpendosi

canapo, scorse gi per

sdrucciolo

della volta, e fu per

ammazzare
1511,
ci

e buoi e gli uomini.

fu come la giente del Papa avevano preso un figliuolo di messer Giovanni Bentivogli, e come la giente del Re di Francia gli corsone dietro e riscattoronlo, e come in Bologna si gridava: Papa, e come fu mozzo la testa a pi cittadini che volevano

a d 17

di luglio

rimettere
del Re.

figliuoli

di

messer Giovanni e colla

foi'za

E
si

a d 26 di luglio 1511, furono e primi poponi che


si

vendessino in Firenze, e non

maturava nulla quela

st'

anno e fu
:

la

causa che
cos

gli

and tutta

primavera

fresca, e piove
ricordo.

insino

a questo tenpo, per ne fo

E
E
in

a d 3 d'agosto 1511, a

ci

fu

come

noi

avmo

preso

la tenuta di Montepulciano.
d

4 d'agosto 1511, affog 3 uomini vuotacessi,


alla

un certo pozzo nero presso

Porta a San Piero

Gattolino, alle

Monache

di

San Giovanni.
ci

7 d'agosto 1511,

fu ambasciadori da
:

tepulciano, e fermoronsi e capitoli fra noi e loro

e a d

Mon9

1511]
si

311
fecesi fuochi

son a gloria e

festa

assai.

Fu una
*

cosa sanza saputa di persona, e massime del popolo.

a d 3 di settenbre

1511,
'

ci

fu

come

el

Papa

aveva interdetto Pisa, perch ritenevano e Cardinali che


volevano fare
el concilio quivi.
ci

E
di

a d 4 di settenbre 1511,

fu

come a Crema

in

Lonbardia era venuta una gragniuola con pietre arsiccie


peso di libbre 150
1'

una, la maggiore, e la gragniuola


l'

vi fu pezzo di libbre

30

una

che ruppe e

tetti e

am-

mazz pi giente e bestiame


giente.

assai. Cos si disse

da pi

in questi d

medesimi

fu

veduto

la sera in aria, al

castello di Carpi, fuochi

grandissimi, e poi vedevano ispar;

tire el fuoco in tre parti e fare grandissimi tuoni

e venne
tetti

in

un tratto gragniuola

e venti che

ne

portava e

e'canpanili, e fecie grandissime cose.

a d 23 di settenbre 1511, venne dal

Papa

la'nter-

dizione a Firenze, pure per quello medesimo, che credeva

che noi tenessimo

le

mani

al Concilio.

a d 23 d'ottobre 1511,
altro

fummo

ribenedetti insino a

mezzo questo

mese

di novenbre.

E
chiesa.

in questi d fu
di

fornito di

coprire
cio

la

chiesa della
della

Vergine Maria
^

Por San Piero,

1 corpo

capitoli della sottomissione di


stipulati in Firenze
il

Montepulciano

alla

Repub-

blica

furono

10 agosto; e se ne

conserva

una copia originale nell'Archivio


munit
2

delle

Riformagioni, provenienza

degli Atti pubblici, con in fine la ratificazione originale della Codi

Montepulciano.
II

due anni

promesso di adunare entro non ne fece nulla. Questo che si voleva fare a Pisa era contro di lui promosso dal Re di Francia e dalGiulio
il

nella sua elezione aveva

Concilio,

ma

l'Imperatore.
3

S'intende sempre di Santa Maria degli Alberighi o de' Ricci.

312

[1511
a
d

4 di novenbre 1511, venne in Firenze la notte

che seguita, circa a mezza notte, due saette, l'una dtte


in sul palagio de' Signori, la quale dtte su dall' ori volo,

e venne

gi

nella

corte e lev

una certa coreggia


,*

di

bronzo eh' era per basa al Davitte della corte

pi

ismosse un pilastro della porta che comincia andare su


per la
scala, e ruppe
certi scaglioni

ancora su per la
per la

sala, poi su fece el simile; e di fuori giunse gi

porta, e tinse e guast tre gigli sopra, pure de' Signori;

che fu tenuto che venne

tristo segnio

per

il

Re

di Francia.

quella
nicchi,

in

su

la

cupola ismosse circa

tre

bench non caddono; e anche* questo significava qualche

incomodo della Chiesa,

a di 12

di

novenbre 1511,

si

partirono e Cardinali
^

da Pisa che volevano fare

el Concilio.

E
mesi.

a d primo di dicenbre* 1511, riaverne dal

Papa

di

potere dire le

messe , che ce

n'

aveva privati gi

tanti

15 detto,

ci

ritolse le

messe e ritornammo

nelle interdizione.

Nel Cambi pure registrata la caduta

di

queste

saette, e

come ne

fosse investita la statua ricordata qui a pag. 119, cio

Davitte di bronzo, di

mano
eh'

di Donatello, in sur

un una colonna che


detta colonna

posa

nel

in sur una baxe mezzo de la corte

del Palazzo, e

avea 4 fogliami a' pie roppe uno

di

de' 4 fogliami in

tre parti.
2

Perch, dopo tenute tre sessioni in Pisa, deliberarono


i

di te-

nere la quarta a Milano. (Villari, Niccol Machiavelli e


tempi, tom.
II

suoi

pag. 153).

3 II codice marucelliano ha Ottobre, ma deve dire Dicembre. Ce ne assicura il Cambi che scrisse: Addi p. di Dicembre, il di di S. Andrea, che venne in domenicha, cheff il priijio di del-

l'Avento,

Papa

lulio

mand sospensione

per 15 giorni che lo

'nterdetto fussi sospeso.

1512]

3i3
pi
ci

fu

come

la giente del

Papa erano
canpo

in

Rodi

magna

e verso

Bologna o verso Ferrara.

E E

in questi d pose el
l'

Papa
il

el

alla bastia

Ferrara, e presto

ebbene per

Papa.
di

in pochi d la

recuperorono e perderono

gien-

naio: e

come s'ora
in

tirato indietro, e

che

'1

Re

di

Francia

aveva messo

Bologna 400
di febbraio

lance.

tuttavolta noi sta-

vamo

interdetti insino tutto giennaio.

E
si

di

15

1511,

ci fu

come Brescia
la

s'era

ribollata dal

Re
il

e data

a'Viniziani, bench
'1

fortezza

teneva per

Re, e bisogn che


stava,

Re

levassi la

mag-

gior parte della giente da Bologna e and a Brescia.

'1

canpo del Papa

si

bench

si

disse

che

'1

Cardi-

nale de' Medici era entrato in Bologna: non fu vero.

a d

19

di

febbraio 1511,

si

fece qui

300

bale-

strieri e scoppiettieri a cavallo, tutti di nostro contado.

Feciono la mostra.

in detto d

si

disse che

li

Viniziani avevano avuto

una rotta dal Re presso a Parma. E a d 23 di febbraio 1511, ci


18 migliaia d'uomini, poi
si

fu

ripreso Brescia e morto quasi ogniuno

come el Re aveva in modo si disse


;

ridussono a 4 o 5 migliaia.

Dipoi scrisse qui Francesco Pandolfni, che v'era ambasciadore, che se n'era sotterrati novemila; e qui
si

fecie

fuochi e festa della vittoria del Re.

E
e a d

a di 2

di

5 detto rinevic

marzo 1511, nevic e di nuovo una

fu grande freddo;
altra grande.

La

Nel libro ad an. del citato Massaio della Camera

si

vede che

le

spese per questa festa


si

ammontarono
per
i

a lire 69. 9. 4 per 420 panelli

(oggi

dice

padelle)

ballatoi del

Palazzo,
tratti

40 fasfella di
da' detti balla-

scope arse sulla Piazza de' Signori, 65 razzi


toi e

25 a casa

dell'

ambasciatore francese, e altre cose.

814
notte era gran freddi. Pensa

[1512r

come stava
el

el

canpo

di

Bo-

logna che n' camera.

in questi di ci fu

come

Concilio

aveva comandi-

dato in Bologna che niuno ubbidissi al Papa, e che


cessino le messe; e aspettavasi

che facessino uno altro

Papa

di corti d.

a di

11 di

marzo 1511,

ci

fu

come a Ravenna
di-

era nato d'una donna un mostro, el quale venne qui

segnato; e aveva in su la testa un corno ritto in su che

pareva una spada, e


ali

in

iscanbio di
e

braccia aveva due


le

modo

di pilpistrello,

dove sono

poppe, aveva

dal lato ritto un fio,^ e dall'altra aveva una croce, e pi


gi, nella cintola,

due serpe, e dove


;

la

natura era di

femmina
e
'1

e di

maschio
di

di

femmina era
d'aquila.

di

sopra nel corpo,

maschio
'1

sotto

e nel

ginocchio ritto aveva

uno

occhio, e

pie

manco aveva

Lo

vidi io dipinto,

e chi lo volle vedere, in Firenze.

17 di marzo 1511,
di Brescia,

ci

fu

come
di

e Franciosi,

ch'erano nella rcca a sacco


tutti e

avevano
di

nuovo messo
v' era.

monasteri e

frati

Brescia, e morto

molti frati e donne, e rubato ogni resto che

d
,

18

di

marzo 1511

si

part di qui T anbasciadore

francioso

e fecegli la Signoria

un presente

di circa

2 mila
per

ducati, d'una pezza di broccato e molte altre cose di drappi.

Avevasi
nimici,

in

secreto

sospetto eh' el

Re non

ci avessi

come andava parole

attorno, che voleva mettere

1 Questa non che la conseguenza della deliberazione presa a Milano nella quinta sessione tenuta il di 11 febbraio, di 'nominare cio il Cardinale di San Severino legato in Bologna. Dume-

II etc, Paris 1873, pag. 197. chiama uno dei segai della Crocesanta cosiffatto Anticamente si usava di porlo innanzi a quei nomi o partite
SNiL, Histoire de Jules
2

Fio

si

y.

di

libro che volevansi contrassegnare.

1512] a sacco Firenze e Siena.


d'altare di Nostra

315

pi se

gli

don una tavola


in

Donna, molto ricca, ch'era posta

San Marco.

E
per

21

di

'n sino all'ottava di

marzo 1511, riavemo dal Papa le messe; Pasqua; e venne un suo am^

basciadore a liberarci per senpre.

E
Papa
fatti

di

29

di

marzo 1512,
di

ci

fu

come

el

canpo del
Francia

e degli
fatto

Spagniuoli

con quello del


circa 4

Re

di

avevano

una spianata

miglia per fare

d'arme.

E
se

in questi d

presono Ravenna e saccheg:

gioronla e feciono molte crudelt


allora.

non ebbono

la rcca

Vedi
e

'1

mostro indovinava loro qualche gran

male
terra

pare

che senpre seguiti qualche


:

gran cosa a
a Vol-

quella citt dove nascono tal cose

cos intervenne vi

ch'and a sacco, e poco tenpo innanzi


a d 3 d'aprile,

nacque

un

simile mostro.

si

band un perdono alle Murate

per 3 d, cio Venerd, Sabato Santo e la Pasqua, di


colpa e pena.

a d 12 d'aprile 1512,

ci

fu

come

el

canpo della
e

Chiesa e gli

Spagniuoli furono rotti dal


e'

Re
'1

morivvi

10 mila persone,

due

terzi

spagniuoli e

terzo spa-

Nei documenti quest'ambasciatore detto Monsignore Dot-

tori

Di Uthon,

cio D'Autun.

a Roberto Acciaioli suo residente presso

La Repubblica il 18 stesso scriveva il Re Cristianissimo percli


lei

lo ringraziasse di aver tenuto presso di

(dal 25 di giugno 1511)

un uomo di tanto merito. 2 Giovannantonio Gozzadini di Bologna, cherico della Camera Apostolica, che giunse il 23 di detto mese e fu alloggiato in Ognissanti.
fetti,

La Signoria spese
torte,
di

nel presente che gli mand, cio in conmarzapani, vino vermiglio, trebbiano, lincile e anguille
e di Bientina,

grosse

Perugia

quadroni e candele
cit. )

di

cera

ecc.

L. 92.15.8 (Libro del Massaio

316
gniuoli.*

[1512

Mor

circa
il

22

signori franciosi, fra' quali vi mor


si

un

nipote del Re,'

quale

diceva per molti eh' era nostro

nimico: forse non era.

dissesi

che

se

non

fussi eh'

Franciosi adoperorono molte artiglierie, che feciono morire

molte centinaia

d'

uomini

d'

arme

cavagli , areb-

hono avuto
della

el peggio.

questo fu a d 11 detto, el d

Pasqua

di

Resurresso, appresso a

feciono la spianata, e concioronsi in

Ravenna dove modo che bench e


si

Franciosi

fussino
l'

al

disopra

nondimeno

disolv

l'

un

canpo

altro per

modo che non poterono ninno

fare

male a Firenze,

anzi ebbono di grazia gli Spagniuoli po-

tersene andare che non fussino isvaligiati. Chi se n' and

per la Romagna, molti ne furono isvahgiati e morti;


tutti quegli

ma

che vennono per

le

nostre terre non fu torto

loro

un

pelo.

Passorono tutti a

Roma;

e'

Franciosi se

n'andavano

alla volta di Milano.


s'

ogni di

intendeva molte crudelt de' Franciosi e

Spagniuoli di vituperare, ammazzare e vendere monache


e frati e ogni

generazione di gionte; rubare

gli

arienti

dove stava
trov

el

Corpo

di Cristo,

e reliquie, sanza

paura o

timore o riverenza.
si

Non
gli

si

dice nulla delle vergini; che

padri, infra
el

altii,

che volendo nascondere

le

sue figliuole,

quale n'aveva cinque grande, per la

paura, fece una certa caverna e missele dentro con cibo


d'alquanti di
,

stimando tornare a loro e porgere loro pi

cibo; e venendo la tribulazione fu morto, e ancora chiun-

que n'aveva

notizia; in

modo, che non potendo

uscire

1 Qui sbagli Io scrittore del codice Mar\i celli ano; il Landucci deve certamente avere scritto franciosi, imperocch da tutti gli storici abbiamo ch'essi soffrirono perdite minori della met di

quelle dei confederati.


2

Gastone

di

Foix, nipote di Luigi XII.

1512]
per via alcuna, vi morirono dentro
detta caverna, trovorono
le
;

317
e trovata che fu la

dette fanciulle tutte

morte e
potrebbe

mangiatesi
narrare
sesi
le

le

braccia l'una a l'altra,

E
si

non

si

grandi crudelt che ognora

sentiva.

dis-

ancora che un certo capitano del Re, entrando in

Brescia, tolse a un gentiluomo di Brescia una sua figliuola

molto bella, e tenendola molti


fecie chiedere pi volte

d, el

suo padre glie ne


final-

che gliene dovessi rendere, e

mente
dire,

nollo volle fare.

dopo molte volte

gli
;

mand a
e
'1

che se la voleva, che

gli dessi mille ducati

detto

cittadino fecie e detti danari e portogli, e lui gli tolse, e

poi disse che la voleva ancora quella notte.


cittadino vinto dalla

E
'1

'1

povero

passione

disse:

signore! poich tu
;

non me

la vuoi rendere to'mi


si

anche la vita

detto non

timente Iddio,

cav l'arme da lato e ammazzollo. So

questo peccato merita punizione dallo onnipotente Iddio,


chi non direbbe che gli necessario
l'

inferno

Iddio nel

guardi e perdonigli e gran peccati.

E
rito,

in questo tenpo

si

murava

el

canpanile di San Spi-

dietro alla sagrestia della chiesa.

E
citt

a d 22 di maggio 1512, mor a Siena un certo

Pandolfo Petrucci che ne' sua d occup molto la detta


facendosi

grande e cacciando e sua avversari, e


la vita

anche togliendo

ad alcuni; e finalmente

si

muore.
sopra-

Oh quanto
Se
gli

pi senno a stare basso che volere

stare agli altri!

manco

pericolo all'anima e al corpo.


e'

uomini grandi e ricchi fussino savi,

fuggirebbono

el volere

dominare quello che essere comune a ogniuno,


tiene con troppo

perch

si

grande

odio, e

che

si

stessine con
farsi

la loro ricchezza e stare contenti al

bene comune e
Dio e amare

grande nelle mercanzie e nello onesto vivere da


e dare molti

cristiani,

guadagni

a'

poveri di

la

sua

patria con retto cuore.

318

[1512

a di 5 di giugno 1512,

ci

fu

come

e Svizzoli avecitt
di

vano ripreso Brescia


bardia, e

e Peschiera
si

e altre

Lon-

come

'

Franciosi
si

fuggivano del paese.

in questi d

rafferm e capitoli col


a'

Re

di

Francia,

che noi fussimo obrigati,

sua bisogni, dargli 400 cavagli a dare a noi


;

pagati di nostro, e che lui fussi ubrigato


ne' nostri bisogni 600 cavagli pagati di suo

e pi tutto

quello ci facesse di bisogno.

Promise con pure parole.


ci

a d 13

di

giugno 1512,

fu

come

el

Cardinale

de' Medici s'era fuggito dal

Re

di

Francia, che l'aveva

prigione e mandavalo
in Bologna.
*

in Francia.

E
fu

in questi d

venne

di

16

di

giugno 1512,

ci
;

ribellato dal

Re, e pi altre terre

per

come Milano s'era modo che si diceva

eh' e Franciosi erano a


ristretti nel

un grave

partito, e che s'erano

borgo, e che gli avevano difRcult di vetto-

vaglia e con grande paura.

E
s'

20

di

giugno 1512,

ci

fu

come

Franciosi

erano partiti da Milano e scostatosi dal canpo de' Sviz-

zoli e

andato a Pavia, con grande

difficult di vettovaglia
e'

'1

Papa

s'era insignorito di Bolognia;

Bentivogli s'an-

dorono con Dio; e dubitavasi che e Franciosi non perdessino ogni cosa.

ancora Gienova

s'

era voltata e conbat-

tevano
lano
si

le

fortezze che tenevano e Franciosi, e anche Mile

tenevano

fortezze

pe' Franciosi.

Stavansi cos

sanza essere molestate quelle di Milano.

a d primo di luglio 1512, pass da Dicomano la

giente del Papa, che

mandava a Bologna

circa

1000

ca-

vagli, e dicevasi eh' e Franciosi erano usciti d'Italia, quegli

ch'erano potuti scanpare che non fussino

stati

morti o

>

Era rimasto prigioniero

dei Francesi

T 11

aprile, alia battaglia

di Pavia.

1512]
presi a' passi, ch'assai ne capit male.

319

la giente

no-

stra , eh' erano colle giente del Re, ebbono salvocondotto


da' Svizzoli per potere tornare di

qua, e
:

non fu osser-

vato

loro,

che furono tutti isvaligiati

a fatica salvorono

la vita.

E
cie

a di 11 di luglio 1512,

ci

fu

una

lettera dal

Papa
parve

comandava a questo popolo che


el

dovessi

mandare a
pensava

casa

Gonfaloniere

levarlo di

signoria, onde

una cosa molto animosa


Firenze,
*

e strana; onde ogniuno

che voleva mutare questo stato e rimettere e Medici in

a d detto

ci

venne

un suo anbasciadore, eh' era


bella cavalleria:
^

fiorentino,

un messer Lorenzo Pucci, con

stimavasi per questo medesimo effetto.

Leggesi nel Cambi: Mand per


egli scrivessi

il

nostro inbasciadore el
a'

Papa, e dissegli chome


il

a Firenze

Fiorentini che
ri-

Ghonfaloniere della giustitia a


uficio,

vita, eh'

era Piero Sederini


lessono

nuntiassi detto a suo


80;

nollo faciendo minacciava la cipt;


si

chefF a di 10 di luglio

1512 che dette lettere

negli

ma

per la sera non

si

chonsigli niente, considerando la sciocdi

chezza delle parole del Pontefice, che gli pareva


in tanta viptoria, di

gi essere

chomandare a'Fiorentini; chome quello che non sa che a suo tenpo, di pocho tenpo inanzi, pass el re Charlo in persona con 14 m. chavagli e non temeptono niente, e chrede

hora che tenaino

Charlo di fare

mai

gli

rentini,

lui, avendo raancho chagione, che '1 prefato re male a'Fiorentini, che senpre gli feciono bene et avevano fatto contro. E questa era la fortezza de' Fiola speranza aveano in Dio, che gli libereria da tanta in -

giustitia di Pastore .
2

Questo Lorenzo d'Antonio Pucci era datario del Papa; e


cheff a

arivato

ferm,

come

colui che

San Ghaggio, presso a Firenze un miglio, si pens che andava a spox're inbasciata contro
altri particolari

la cipt.

Questo e

intorno alla sua venuta


il

e alle

trattative che
citato.

ebbe colla Signoria narra distesamente

Cambi

320

[1512

a di 14

di luglio

1512, venne, circa a ore 21, in

sul canpanile di

Santa

di Firenze,

una saetta o vera-

mente un

fatto vento o fortuna, che lo fece cadere in

su la chiesa, e rovin la chiesa con 7 cavalietti in


tale che scoperse tutto el coro e guastoUo tutto
;

modo

e le travi

in pi luoghi fororono lo spazzo della chiesa, e molte se-

polture guastorono , e le scalee

dell' altare

maggiore parte

ruppono e guastorono per modo che non fu mai veduto tale


ruina, quasi incredibile: danno di pi di

20 mila

fiorini.

Stimavasi cattivo segno. Che questi principi e signori, in


luogo di racconciare la Chiesa di Cristo e ampliarla, la rui-

nano per loro ambizioni. Dove debbo essere l'unione


e cristiani contro a gli infedeli e morire per la
Cristo, e al
Cristo

di tutti

fede di
di

presente

s'attende a versare
di

el

sangue

contro
afflitti

a ogni carit

tante miserie

de' poveri

popoli

e dilaniati della povera Italia.


di Dio.

Sia senpre

a laude e gloria

E
a'

a d 26 di luglio
si

1512,

ci

fu

come
gli

el

Re
e

di

Francia

rifaceva gran giente, e


fiorini,

come

aveva posto
;

sua sudditi due milioni di

e a' religiosi

come

faceva grande sforzo.

E
s'

a d 28 di luglio 1512,

ci

fu

come

gli

Spagniuoli

erano azzuffati

colle giente della Chiesa, e eh' el

Vicer
el

s'era fuggito e partitosi, e che gli avevano arso


padiglione. Tutte queste cose pareva che
tassi Firenze,
'1

suo

Signore aiugli

che chi aveva in animo di farci male

era tolto

le forze,

come pi

volte s' veduto: gli Spagniuoli

avevano

tristo
d

animo.
ci

E
per
rare

21 d'agosto 1512,
el sospetto,

fu

come

el

canpo della

Chiesa e dogli

Spagniuoli veniva a' danni de' Fiorentini:

modo crebbe
in quello di

che

si

cominci a isgonbe-

Barberino e in Val di Marina, insino


che tutta la domenica colle carra

alle porte di Firenze,

1512]
e muli e bestie, con tanta furia, per
si

321

modo che

in Palagio

vinse

50 mila

fiorini

per difendersi.

ancora non ave-

vano tocco nulla

del contado nostro.

mand uno bando ammazzava un certo Ramazzotto da Bruscoli, guadagniava 2000 ducati, e chi lo dessi vivo ne guadaa di 23 d'agosto 1512, la Signoria

che chi

gnassi 3000;

e,

se fussi isbandito,

s'intenda ribandito e
chi lo

possa ribandire due altri, e cos

ammazza

possa

ribandire due altri a suo modo, eccetto che di Stato.

in questi

di

si

sgonberava tutto questo piano di


la porta di

Prato per modo che


le carra

San Gallo, Faenza,


'

el

Prato e San Friano era per modo calcata che duravano


pi d'un miglio alla
fila

aspettare di potere

entrare dentro, che fu necessario lasciare passare dentro

sanza gabella quasi ogni cosa in su


era qualche soma di biada o vino, o
le
si

le

carra

se noi\ vi

olio,

passava dentro
si

carra del lino e forzieri serrati, e nulla

guatava n

fermava

nulla.

Le povere donne

colle fanciulle e fan-

ciugli carichi di loro povert.

chi gli vedeva era mosso


la

e isforzato

lacrimare.

pi

feciono che

farina

non

pagassi nulla di gabella.

E
male.

a d 24 d'agosto 1512, la scorrera non aveva an-

cora passato Barberino, e intendevasi che facevano ogni

in questi d ci fu

nuove come a

Roma

era venuto

una gragniuola tanto

terribile el d di

Nostra

Donna

di

mezzo agosto, che fu tanto scuro che pareva

di notte, e

ammazz
1

molti animali, e anche percosse e venne in su una

Vedi per questo bando II Sacco di Prato e il intorno de' MeFirenze nel MDXII, pubblicato da Cesare Guasti; Bologna, Romagnoli, 1880, in due volumi. Il secondo di questi volumi tutto di documenti, e dal loro confronto resulta costantemente
dici in
l'esattezza delle notizie registrate dal Landucci.
21

322
figura di Nostra
figure guast.

[1512

Donna e non la macul Era grossa come uova.

di nulla

e altre

a di

Nostra Donna

E
e pi

in

25 d'agosto 1512, si bandi di fare venire di Santa Maria Inpruneta.^ questi d si soldava uomini d'arme e fanteria,
in

quanta ne veniva,
si

gran quantit, e fornivasi per tutto


in

badava a Prato ch'altrove,


si

modo che

nel

Mugiello non
e 'IBoi'go, e

mand

aiuto, e loro presono la Scarperia


in Mugiello,

non facievano troppo danno

ma

volevano della vettovaglia.

E
lega
;

a di 26 d'agosto 1512,

ci fu
:

anbasciadori dal Vicer

che chiese
terza, che
d' ufficio.

alla Signoria tre cose

che noi entrassimo nella


;

la seconda,
'1

che

si

rimettino in Firenze e Medici

la

Gonfaloniere se n'andassi a casa e uscissi

a d 27 d'agosto 1512, venne presi in Firenze 6

Spagniuoli che presono e nostri fanti in Mugiello.


tavolta
s'

tut-

attendeva a isgonberare per tutto; e non era


,

tanta la paura de' contadini


a' cittadini, in

quanto

e'

vedevano fare

cos

modo

eh' e' poveri contadini ispiritavano di

paura,

ma

in verit per gli intendenti

non era d'averne

tanta; pi tosto toccava a loro avere paura, peroch, se


gli

scendevano in questi piani,

tutti capitavano male. Cos

Nonagosto

ci
i

venne altrimenti

fino al 26 di settembre,

perch

il

30
S.

d'

Signori scrissero a Andrea Bondelmonti pievano di

Maria Impruneta: Noi vogliamo, per la turbulentia rechano non lasciate n permettiate che si dispongha costi la intemerata Nostra Donna, per insino ad tanto . non havete altro da questa excelsa Signoria. Vogliamo ci vengha
seco questi tempi sinistri, voi

a tempo pi

quieto et pi riposato, per


effecto quanto vi

poterla
si

pi

gloriosa-

mente venerare. Fate con

scrive etc. . Questa


II,

lettera pubblicata

per intiero nel citato Sacco di Pilato, P.

pag. 131.

1512]

323

giudicava ogni intendente. Tanti battaglioni s'era fatto e giente d'arme tutti inanimati d'andare a trovargli alla

guadagnia, con animo


aino a oggi
la

d'

ammazzare ogniuno. Che sono

in-

nostra

giente 17 migliaia d'uomini, tra

battaglioni e giente d'arme.

in detto d scesono e

presono Canpi sanza contrasto,

e entrorono e ammazzorono una brigata d'uomini e ru-

borono
cose,

ci

che ne poterono portare, e arsono


prigioni;

lini

e molte

menoronne molti
feriti.

bench
l'

di

loro
si

ne fu

morti 4 e

la

causa che

ebbono

presto fu

che

vi fu alcuni

che apersonc una porta per andarsi con


presi
;

Dio, e non riusci loro ; e furono tutti

e entrorono

dentro e, tolto quello che vollono, se n'uscirono e lascioronlo e andorono alla volta di Prato.

a di 29 d'agosto 1512,
,

el di di

Santo Giovanni

Batista,* circa a ore diciotto

gli

Spagniuoli presono Prato


in

per forza
sino

di

bonbarde e di battaglia. Che solo

un

d aves-

un

tale castello fu cosa maravigliosa perch v' era


fanti e tanti

4 mila

contadini del paese che v'avevano

la roba, le donne

e' figliuoli,

che v'era fuggito tutto

el

paese, che v' era un tesoro grande, e tutti diventassino

come

topi

a non salvarlo un
fieri

sol d.

la la

causa che fu-

rono cos

di

fuora

fu

due cose;

prima che

gli

erano in due

d assediati

sanza vettovaglia; e la seconda


tesoro,

che sapevano che

v' era

un grande

bench

e' ci fussi

una causa pi
corso che
so,
l'

potente, che non

si

mand

di qui el socsi

si

poteva.

Da

qual negligenza
le

fussi io noi

ma

io

vedevo tenere
niuno
le

giente qui dall' una porta alvia, e tuttavolta


si

altra, e

moveva a mandarle

sentivano strignere colle bonbarde, onde molti

mara-

vigliavano di questa tardit. Onde entrato dentro e cru-

Vuol

dire

il

di della

Decollazione di S. Giovanni Battista.

324
deli

[1512
marrani e
infedeli,

ammazzorono ogniuno che veniva


si

loro innanzi , e

non bast loro avere un


la vita

grande bottino,

che non perdonavano


niuno vivo
,

a persona; e se vi rimase
a' piccoli

lo pigliavano e

ponevangli la taglia

e grandi e a ogniuno, molte disoneste, in

modo

inpossibile,

che non potendo farla,

gli

straziavano con diversi martri.

missono a sacco e monisteri; e donne e fanciulle missono


dissesi

a brodetto con ogni crudelt e vituperio; e

che

furono morti 5 mila persone. Pare che la sia una permissione divina eh' e nostri principali facessino
si

adagio,
di loro;

avendo 18 mila persone, ch'avmo pi giente

avavamo
tutti

gi inpedita loro la vettovaglia


di

che non pote;

vano scanpare 3 o 4
morti e prigioni.

che non morissino di fame

erano

anche non furono molto prudenti


munizione
in

a mandare pi
furia
d

fanti e

Prato

fu

una certa
Canpi
e

quasi

inpossibile,

che a di 27 abbino

29 abbino Prato,
si

e per sono e peccati nostri.

rima-

sono e traditori

forniti di vettovaglia

da stare quanto

volevano, e divennono tutti ricchi di tal bottino, e noi per-

demmo

ogni speranza di vincere in niun


di

modo
le

e Pistoiesi.

E
iesi al

30 d'agosto 1512, portorono

chiavi e Pisto-

canpo degli Spagniuoli, e presono accordo con loro;

e cos Poscia, per

modo che
si

si

mand

dalla
,

Signoria al

Vicer, per accordo, due nostri cittadini

e dopo pi volte,
col Vicer

andando e tornando,
noi entrassimo

fece

un accordo

che

nella lega

pagando 60 mila

fiorini; e la

seconda, che

'1

Gonfaloniere ch'era a vita se n'andassi


si

a casa; e la terza, che

rimettessino e Medici.
gli

a d 31

detto, tornorono
e,

anbasciadori
in

,,

fu

consentito
circa alle

tutto;

giugnendo

qui,

andorono

Palagio

18 ore e mandoronne
disse

el

detto Gonfaloniere, eh' era

a vita, ch'aveva nome Piero Sederini, pacificamente e


d'accordo, perch
lui

non volere essere scandolo

al

1512]

325

suo popolo, e ch'era contento a tutto quello ch'era la


volont
3'

di

Dio; onde

si

rest sanza Gonfaloniere; e dipoi

and con Dio

di fuori.

cos

si

part dimolti cittadini,

clii

a Siena, chi di qua e chi

di l,

per loro maggiore

sicurt,

a d primo

di

settenbre

1512,

entr

in

Firenze

Giuliano de' Medici, e in Palagio entr la nuova Signoria

sanza Gonfaloniere; e tutti e cittadini che amici


piazza,
de'

gli

stimavano
della

Medici tenevano la porta del Palagio e


e

tutti armati,
el

isbarrate tutte le

vie di Piazza.

Onde ancora

Vicer non fu d'accordo a primo accordo,


e
disse
si

ma
leva

mosse
:

lite,

voleva 120 mila

fiorini

in

tre

paghe

e anche non

partiva ancora,
Pratesi

ma
gli

tuttavolta vo-

le

taglie de' poveri

che

avevano

presi,

facendo molte cose crudeli e disoneste.

Non

bast

loro

avergli morti e spogliatogli di tutto, che volevano anche


le taglie di quelli

che restorono

vivi.

a d 3 di settenbre 1512, venne una saetta in sul

palagio qui degli Strozzi e


rare, el quale

ammazz uno maestro

di

mu-

aveva murato detto palagio, e


trovato in tanti

al presente
lui tale

era venuto a vicitare un poco la cosa; e tocc a


disgrazia che s'era
pericoli a

murarlo,
Dio.

e per cos sanza quegli pericoli,

come piacque a

Era

un buono uomo.'

1 Ad Alfonso e a Lorenzo di Filippo Strozzi che trovavansi a Lucca scriveva lo stesso giorno da Firenze un amico: Istamani chad una saetta in sulla vostra chasa in sul elianto di verso la piaza, e amaz Mariotto da Balatro muratore, eh' era in sul tetto a murare; e die in s'uno chamino, e venne poi gi in terra alla basa di sotto; e quivi lasciati pi segni. Dispiacerai per la morte di quello povero huomo; e anchora per il pronostiche mostra Idio di buono mandi, e ghuardi chi resta. E pubblicata nel detto Sacco di Prato, P. II, a pag. 176.

326

[1512
in questi d ci

E
robe
di

veniva certi Spagniuoli a vendere


l'

di

Prato
;

e infra

altre cose

venne uno con un carro


il

panni

essendo giunto presso alla piazza de' Signori,


gli

popolazzo

misseno a sacco quei panni, e a fatica fu

scanpato che non lo ammazzorono.

in

pi luoghi

ne

fu presi e morti; fra gli altri, a' Servi, capitandovene uno


el quale

un prete
Prato e
,

padre

in

uno

altro

gli

gli aveva morto el ammazzare appresso a' Servi ; fu mozzo una mano dalla -^ al Trebbio,

lo

riconobbe che
fece

lui lo

volendogli

ammazzare
le case,

eh' erano
gli

tre

insieme

furono

messi per

a fatica

scanporono.
n'

a d 4 di settenbre 1512,
lo

ammazzorono uno

alla

Piazza di Madonna e dipoi

stracinorono da Santa Maria


,

Novella e per la Via


in Arno.

de' Fossi

e finalmente lo gittorono

Per modo che


forche
chi

fu necessario

mandare bandi a
o

pena

delle

dessi

loro

noia

alcuno inpediignoranti che

mento o male.

queste

cose fanno certi

sono senpre causa di fare inciprignire e fare incrudelire

con nostro maggior danno


tito,

che,

quando era da
gli

loro sennelle

straziavano e poveri prigioni che


si

avevano

mani, e non

voleva partire, anzi s'ingegnava

di fare
gli

ogni male al povero contado di Prato, e dovunche

an-

davano ne portavano
1

ci che

potevano;

el resto ardevano.*^

Gli Oratori fiorentini presso


di
e'

il

Vicer scrissero da Prato

il

primo
che

settembre alla Signoria, a richiesta dei Maestri del campo,


el

saria bene che dessino

salvoconducto a qualunche

vo-

lesse venire o in Firenze o in altri lochi a in fra

vendere e loro botini

termino

di

quatro o

sei

giorni, perch

quando questo

fossi

loro negato et loro fussino astricti nel partire del qui queste robbe,
Il

Campo

lassare

erano per brusi are


stessi, dispiacenti
ai

le

robbe

et forsi la terra .

di 4 poi

Dieci

degli

inconvenienti
in

che

se-

guivano, dettero ripetuti ordini

Commissari

campo presso
il cit.

la

porta

al

Prato di Firenze perch rimediassero. Ved.


ecc.,

voi.

del

Sacco di Prato

a pag. 158 e 177.

1512]

327
in questi d e nostri battaglioni
si

E
che
si

partivano quasi
;

tutti, e

ancora non

s'

era rifatto

el

Gonfaloniere

secondo

diceva, e cittadini erano in qualche discordia circa


s'

come

avessi a governare

ma
,

maggior cosa era


in

el fare

e danari

che

s'

erano promessi
si

modo

eh' e detti
'1

SpaCar-

gniuoli ancora non

volevano partire da Prato, ne

dinale non

ci

veniva.

infra
si

Y altre crudelt che facevano


era che quegli che non aveposto loro taglie in-

questi maladetti marrani

vano morti

gli

avevano

prigioni, e

portabili facendo loro

molti martori.
l'

questo fu molto

maggiore male che non fu


la furia,

enpito dell' ammazzare in su

ma

lasciare durare el sacco tanti d quanto vi prigioni e volere


le

stettano e pigliare anche


chi gli

taglie

da

avevano rubato ogni cosa.

Ma

credo sar guai

assai a quel Vicer e a chi poteva

riparare; e dovevasi

chiedere nell'accordo di porre fine, e massime a' prigioni.

E
e'

a d 6 di settenbre
'

1512,

si

vinse

tra' Signori

Collegi e Ottanta

la provisione di

limitare el Consi-

glio

maggiore.

E E

a d 7 detto,

si
si

vinse nel Consiglio maggiore.


vinse nel Consiglio un Gonfaloniere
'

a d 8 detto,

per 14 mesi, che fu Giovan Battista Ridolfi.

Questa provvisione stabiliva

il

modo

dell'elezione, la

paga

gli

obblighi del Gonfaloniere di giustizia, nonch degli Arroti al

Consiglio degli Ottanta,

come pure

dei Signori e del loro notaro, dei

Dieci di Libert e pace ecc. Nel Protocollo (nell'Arch. di


di

Stato

Firenze)

si

legge in pie della medesima: Dieta provisio

non
se-

venie in usiim

quo ad multa,

et

Vexillifer factus intra breve

tempus reniintiavit propter parlamentum factum de mense ptembris 15 J 2 propter familiam de Medicis revocatam.
2

In ordine alla sopra citata provvisione,


in ufficio

il

Gonfaloniere doeletto

veva durare
per 14 mesi.

un anno, solamente

il

primo

doveva

sedere fino a tutto ottobre 1513.

Perci qui detto che fu vinto

328

[1512

di

11 di settenbre 1512, fu morto uno spagniuolo

su la Piazza di Santa Maria Novella, e strascinato in Arno,


e ognora era corso loro dietro; chi toglieva loro
vallo
le
,

el

ca-

e chi e danari.

Non

si

poteva riparare con bandi,

quali cose erano cagioni di maggior male.

E
che se

a d 12 di settenbre 1512,

si

port e danari agli

Spagniuoli.
n'

in questo di ci pass forse venti Spagniuoli

andavano verso

Roma

e per sospetto

si

feciono

acconpagnare a un tronbetto della Signoria e non giov


loro, perch furono assaltati di l

da San Casciano

di

verso
gli
let-

Roma,

e furono

morti e isvaligiati.
di fiorini e

dissesi

che

avevano parecchi migliaia


l, e dissesi

anche avevano

tere di canbio per Spagnia di danari che loro

mandavano
avevano
le

che quegli che

gli assaltorono

maschere

non furono conosciuti.

in questo

tenpo,

loro in quel di

Prato e per tutto non facevano se non

male, e pigliare prigioni e non osservavono patti n lega,


e

vendevono tutte cose

di

Prato e

di

Canpi, tutto

el

grano, biade, masserizie, e ci che trovavano da vendere,


e dicevano di volere ardere ci che lasciavano.

di

16

di settenbre

1512, giovedi, circa a ore 19,

Giuliano de' Medici e tutte sua giente, and in Palagio


de' Signori

armata mano
circa a ore

e prese el Palagio

avenga che

non mento, e

gli fussi fatto resistenza.

Fu
la

bisogno

fare el parla-

21 son

canpana, e la Signoria

venne gi

in ringhiera, e lessesi e capitoli e quali furono

questi: che feciono 12 uomini per quartiere che potessino

quanto tutto

el

popolo di Firenze per uno anno

che po-

tessino fare e disfare ogni uficio della citt.

Mandorono

un bando che chi voleva venire


giente

in

Piazza potessi san-

z'arme; e nondimeno la Piazza era tutta armata, e con

d'arme

e isbarrate tutte le vie e le bocche della


in-

Piazza, senpre gridando Palle, e cosi in Palagio per

1512]
sino alle canpane; e alcuni
del

329
popolo ch'erano entrati

in Piazza dettene la boce essere contenti al parlamento

e al nuovo governo.

laude di Dio. Ogniuno debbe es-

sere contento a quello che permette la Divina bont, per-

ch

tutti gli Stati e Signorie sono

da Dio, e se

in questi

mutamenti
ispesa

di Stati ci

accade qualche penuria, danno o


popolo, stima
ch'egli

pe' nostri

disagio del

peccati e a fine di qualche maggiore bene.

E
gli

a d 18 di settenbre 1512, cominciorono a disfare

Otto che sedevono al presente, e feciongli Capitani


Parte, e feciono altri Otto.*

di

in questo di

venne in
cupola di

Firenze el Vicer con forse 50 cavagli, e and vedendo


la citt e le chiese, e volle

andare

in

su la

Santa Maria del Fiore a vedere, e and con alquanti


cittadini, e
si

and

el

mio Benedetto* con


settenbre 1512,
e

loro.

a d detto

part e ritorn a Prato, e ordin di partirsi.

a d 19

di

si

partirono

gli

Spa-

gniuoli e vennono a Calenzano

menandone

e prigioni

che non

s'

crono potuti

riscuotere; onde e nostri

conta-

dini ch'erano

rifuggiti in Firenze

cominciorono a ritor'1

nare a casa, pure con sospetto.


qui e and a trovare
tire.
el

Cardinale

si

part di

Veccr e

vicitarlo nel suo par-

a d

20

di

settenbre 1512,
'1

si

partirono da Calenpartironsi

zano quegh pi crudeli che

diavolo, e
la via

da
al-

Canpi e per tutto, andorono per

che vennono;
si

loggiorono a Barberino ; e molti contadini

partirono di

qui e ritornorono a casa loro colle loro povert.


Cinque erano
Parte Guelfa, e

allora

Capitani

di

quattro

soli di questi

Otto vennero destinati a queirufBcio: Mainando Ca-

valcanti,

del Troscia:
2

Giovan Francesco de' Nobili, Niccol degli Albizi e Niccol il primo eletto, Gherardo Paganelli, non era degli Otto.
dei figliuoli dello scrittore, ricordato

Uno

anche altre

volte.

330

[1512
a d 21 di settenbre

1512,

si

partirono da Bar-

berino e arsono case e feciono ogni male, e noi gli pi pezzi d'artiglierie.

demmo

22

di settenbre

1512,
,

si

tir

su el primo ca-

Santa -^ che si tir intero , che fu tirato con moltitudine perch era grande cosa e pericolosa.
valletto del tetto di

E E

24 detto
di

si

tir su el secondo.
ci

a d 26 di settenbre 1512,

venne

l'

immagine

di

Nostra Donna

Santa Maria Inpruneta, che ricevemmo

grazia di non andare a sacco la nostra citt, perch por-

tammo grande
ogni cosa.*

pericolo

avendo

de' nostri dentro

18 mila

persone e di fuori altrettante, che tutta volta balenava

E
E

d detto arrosono a'

48

di bala altri

12 uomini.

in questi d arrosono a'

60

di bala altri

50 uomini per

Quartiere, che fu la somma 260 cittadini, e quali potevano fare ogni cosa; e mandavasi el bando da parte
della Signoria e dogli uomini della bala.

2 d'ottobre
e feciono

1512,

Medici feciono
alla

ridipi-

gnere l'arme loro al Palagio


molti luoghi
;

loro,

Nunziata e in

levare la immagine del Gonfalo-

niere dalla Nunziata de' Servi.*

La

lettera scritta

il

24

di detto

mese

al

Pievano

dell'

Impru-

neta dalla

Signoria incomincia cosi: Essendo, per gratia dello


et della
delli

omnipotente Iddio,
ordinando

sua gloriosa madre Vergine Maria,


la cipt

partito lo exercito
tuctavia

Spaguuoli, et

nostra andandosi

di

bene

in meglio, vi

facciamo intendere come

hanno delibedomenica mattina proxima, che saremo a di xxvi del presente, ci vengha di buona hora alla cipt nostra el devotissimo tabernaculo ecc. Sacco di Prato cit., voi. cit., pag. 208. 2 Per devoiiione costumavasi dalle persone pi illustri di Fil'enze, ed anche da' forestieri d'ogni grado, come pontefici, car questa Signoria insieme co' loro venerabili Collegi rato che
dinali,

principi, condottieri ecc., di porre in questo

tempio

pr-

1512]

'

331

a d 5 d'ottobre 1512, mandorono un bando chi


li

avessi de' beni della casa de' Medici

dovessi notificare,

a pena

delle forche, e ritrovossi


gli

molte cose.
Otto confnorono Piero
diposto, ch'era a vita,
si

a d 13 d'ottobre 1512,
gonfaloniere

Sederini

passato

per cinque anni a Raugia, e che non

potessi partire a

pena

dell' essere

rubello

e pi confnorono e sua frategli

per tre anni chi a Roma, e chi a Napoli, e chi a Milano,


a pena, chi ronpessi e confini, s'intenda rubello.

pi
di

arrosono agli uomini della bala insino alla

somma

500 uomini, per

loro partito.

E
al

a d 22 d'ottobre 1512, alloggiorono in casa Gio-

vanni Tornabuoni, circa a 6 anbasciadori ch'andavano

Papa,
el

dello

'Mperadore, del

Re

di

Spagnia e de'Vidi

niziani

e di quello che s'aspetta

Duca

Milano,
*

chia-

mato

Moro

eravi un vescovo della

Magna

eh' andava

per essere Cardinale.

pri ritratti in

statue di cera al naturale, vestiti in costume.

Sta-

vano su

certi palchi

appositamente costruiti,

ma non

essendo questi

tutti, si principi nel 1448 ad appenderli con canapi ai soffitto delia chiesa. Quando qualcuna di queste immagini precipitava di sotto, si presagiva che qualche disgrazia ne

pi sufficienti a contenerli

avvenisse a quella persona o alla famiglia. Per passione


si

politica

levavano
1

ritratti degl' invisi

al

partito

dominante; e questo

uno dei non pochi esempi. Matteo Lang vescovo di Gurk, ambasciatore dell'imperatore Massimiliano. Il Papa, che gli fece grandissima accoglienza,
del Sederini

mand ad
ricev

incontrarlo

il

Cardinale

de' Medici

suo legato, che lo


alloggi

a Cafaggiolo.

Nella sua

partita da

Firenze
gli

ad

Uliveto, villa del datario Lorenzo Pucci, che

fece onori straordi

dinari; basti

il

dire che la
i

camera

fu

parata tutta

broccati d'oro.

Con
e di

lui

erano, oltre
tutti

nominati ambasciatori, anche quello di Siena


Il

Lucca; e

ebbero splendido trattamento.


che
il

ne ha lasciata
spendesse la

la descrizione, dice di

Pucci

in

Cambi, che ce due mangiari

somma

1000

fiorini.

332

[1512
a
d

primo

di

novenbre

1512, entr

la

Signoria

nuova, e feciono gonfaloniere Filippo Buondelmonti, fatto


dalla balia.

a d 6 di novenbre 1512,
in questo

si

part di qui el Car-

dinale de' Medici e and a Bologna.

E
non
lano
si
,

tenpo

si

diceva che la giente del

Papa

e Viniziani

ponevano

el

canpo a Ferrara;
tenevano per
si

de' Franciosi

diceva nulla, n

che venissino a soccorrere Milui.

bench
a
d

le fortezze si

E E
E

di

novenbre 1512,

partirono due

nostri

cittadini anbasciadori al Papa.*

in

detto d fu fornito

el tetto

di

Santa

^,

non

per degli enbrici di tutto,

ma

di legniamo.

a d 11 di dicenbre 1512, venne in Firenze quei

sopradetti Vescovi tornando da

Roma. E

dicevasi che gli


el cappello.

era fatto Cardinale, ancorach non portassi

Alloggi in casa e Pucci, bench non fu vero poi.^

Iacopo di Giovanni Sai viali e Matteo

di

Lorenzo

Strozzi.
di

Parla qui del Vescovo


la

di

Gurk (Matteo Lang),

cui

ha

prima venuta in Firente a' 22 d' ottobre. Il Cardella, nelle Vite dei Cardinali (tona III, pag. 359), e il Coronelli, nella sua Cronologia Universale, pag. 177, pongono la promozione di questo Vescovo al cardinalato sotto di 18 dicembre 1511. Ma contro di loro sta in primo luogo una lettera d'Antonio Strozzi, oratore fiorentino a Roma ai Dieci di libert, del 9 novembre 1512
sopra registrata
(Arch.
di

Stato

di Firenze,

Lettere
el

a'

Dieci, filza 112,

e.

223), in

cui dice eh' el

Papa dar
;

cappello a Ghurgense, e per ora non

lo dar ad altri

et

uno amico m' detto non essere ordinato

pi di uno cappello ; e in secondo luogo sta, che

Lang, scrivendo pure da


(Ivi, e. 296), si

Roma

alla Signoria

il

sottoscrive

Matheits D. G. E.

medesimo novembre (cio Bei gratta


il

26

di

episcopus) Gurcensis, imperialis in Italia locumtenens generalis.

Finalmente,
ficio (di cui

il

Diario ms. di Paride de' Grassi, cerimoniere ponti-

ho notizia da Roma, per cortesia del eh. sig. cav. Oreste Tommasini ) reca che solo il 24 di novembre 1512 ebbe

1512]

333
a d 12 detto,
si

E
rini

part ed ebbe da noi

30 mila

fio-

per la lega e per la pace de'Svizzoli.

E
di

in

questo tenpo

piacque a questo governo nuovo


Consiglio

guastare la sala del

maggiore, cio

el le-

gniamo

e tante belle cose, eh' erano fatte con tanta

grande

spesa, e tante belle spalliere; e

murorono certe camerette


;

per soldati e feciono una entrata dal Sale

la

qual cosa

dolse a tutto Firenze, non la mutazione dello Stato,

ma

quella bella opera del legniamo di tanta spesa.

Ed
s

era di
bella

grande riputazione ed onore della


residenza.

citt

avere

Quando veniva

Uiia anbasceria

a vicitare la Si-

gnoria, facieva stupire chi la vedeva, quando entravono


in
s

magna

residenza e in

grande cospetto

di consiglio

de' cittadini. Sia senpre a laude e gloria di

Dio ogni cosa,

e posto nella sua volont.

a d 20 di dicenbre
^

1512, cominciorono a

squit-

tinare in Palagio;

e ancora io andai

a partito, come volle

luogo

la

creato novi cardinalis

Gurcensis, ac publicatio

et

dado
gnit,

titilli;

ma

soggiungendo che non volle assumerne i


s,

Gurgense accett bene quella didistintivi, per non sembrare d' aver
il

brigato

onori per

mentre era legato


egli,

di

Cesare, e interessato

solo a rappresentarlo. Tutto questo, se non m' inganno, spiega chia-

ramente
sia,
1

il

Landucci, e mostra come


nel vero.

anche in questo

bisticcio,

come sempre,
di

1122

Maria del Fiore ebbero ordine dai Priori, novembre, di consegnare a Baccio d'Agnolo, architetto e capo maestro del loro Palazzo, tutti legnami occorrenti pr sa^a
Gli Operai di S.
i

dicti
il

Palata reactanda, que vocahatur Sala Consilii maioris.


al ai detti

31 di dicembre ordinarono

Camarlingo della Camera dell'Armi


gli abeti ricevuti e

di
l'

pagare

Operai

tutti

da riceversi

dal-

Opera, 'pro conficiendis mansionihus Custodiae


).

Salae novae.
settembre
gli
uf-

(Libro di Deliberazioni ad an.


2

Come

noto, la

BaUa nomin

fino dal
tutti
i

21

Arroti per fare questa imborsazione per


ficii,

magistrati

ed

e con successive deliberazioni prese vari provvedimenti sem-

334
alcuni miei amici con

[1513

mia poca volont;

ma

per fare a

modo

de' Signori.

laude di Dio.
el

a di 19 di giennaio 1512, venne in Firenze

Car-

dinale de' Medici, che veniva di Bologna.

a d 24 detto,

gli

Otto confnorono Martino dello


fiorini,

Scarfa per 5 anni fuora di Firenze, e in tremila

pagandone

la

met

al presente.*

E
e

confnorono anche un
el

Piero mazziere per 5 anni a Livorno,

quale

gli

avecolla,

vono anche

tolto

l'

uficio
gli

prima

anche ebbe della


dello

perch dissono che

aveva isparlato

stato, et

da credere, perch era uomo senplice, e lasciava andare


le

parole spesso

carattando e cittadini, sanza pensare

alcuna ingiuria.

E
tato
,

a
e

18

di febbraio 1512, si scopr

un poco
feciono

di trat-

inmediato alle

4 ore

di

notte

pigliare

pre al medesimo oggetto. Degna di nota quella del 19

di

decem-

bre che principia: Pensando continuamente e Mag." et Ex.s' S. ri et gli altri spettabili cittadini della presente Balia tutte quelle
vie

mediante

le

quali si possino beneficare e cittadini et prove-

dere che per qualche sinistra machinatione

non habbino a essere


si

tolti gli

honori

delia citt

a chi ragionevolmente

convenis-

sino ecc.

Questa deliberazione accresceva l'autorit data ai 20 Accoppiatori, ordinando che, per il prossimo squittinio generale,
avessero facolt d'imborsare quei cittadini che non avessero
otte-

nuto

il

partito,

quando
di

loro

nomi venissero approvati da almeno

due

terzi di loro.
^

Francesco dello Scarfa fu condannato a stare Montelupo e di Empoli, come porta la sentenza da me veduta, e la multa riducevasi a soli 1500 fiorini, purch dentro otto giorni dalia notificazione della condanna, li pagasse come fece. Che la sua colpa fosse di far contro ai Medici lo fanno
Martino
nelle potesterie di

capire

gli stessi

Otto,

qyando dicono

di

pronunziare la sentenza

pr consenmtione presentis optimi


Populi porentini,
moti.
et

pacifici status et regininis

pluribus

aliis iiistis et rationdbilibus causis

1513]

335

circa a 14 giovani cittadini de' principali, che vi fu de' Cap-

poni, Strozzi, Nobili, e Valori, Boscoli e altri.*

E
.20

a di 19 detto,

gli

Otto mandorono

un bando che
per tutto di
d

ogniuno dessi notizia dell'arme che


detto, a

gli avessi,

pena

di fiorini
si

100, e dettonsi a
'1

E E
dici

in detto di

disse che

20 Papa era morto.


el

detto.

a d 22 di febbraio 1512, and

Cardinale de' Me-

Roma
a

con grande prestezza.


si

E
E

d detto

son lo canpane per la


di

morte del
domenica.

Papa, ch'era nona; e mor a


in questa notte

20 detto
el

in

mozzorono

capo a due di quegli,


l'altro

presi per lo stato, che fu

uno Agostino Capponi e

un giovanetto

de' Boscoli, nel

Capitano; e pi confinorono
^

Niccol Valori in prigione a Volterra per due anni, e


poi confinato per senpre a Citt di Castello.

E E
el

a d 4 di

marzo 1512, entrorono e Cardinali

in

conclavi per fare el Papa.

a d 11 di marzo 1512, innanzi d due ore,


'1

si

lev

remore per Firenze che


1

Cardinale de' Medici era Papa,

Diciotto o venti furono indiziati

casa de' Medici per aver voluto

liberare

come congiurati contro la la citt e ammazzare


la

Giuliano e Lorenzo e messer Giulio. Si scopri


stato raccolto un foglio dov' erano scritti
i

congiura per essere

loro nomi, caduto di

tasca a Piero Antonio Boscoli, che insieme con Agostino Capponi

capo della congiura. Il 4 aprile 1513, la Balia dalle pene oltre al Soderini, allo Scarfa e altri, anche i condannati per questa congiura, cio Niccol Valori, Giovanni Folchi, Ubertino Bonciani, Francesco Serragli, Pandolfo Biliotti, Buccino Adimari e Giovanni Bartolommei. Quanto al Capponi ed al Boscoli, che erano stati giustiziati, fu difu ritenuto per
il

per ordine del Papa assolse

chiarato
confisca.
2

il

20 dello stesso aprile che


di

loro beni fossero liberi dalla

Luca

Simone
I

della

Robbia

scrisse

la

Narrazione del

caso di Pietro Paolo Boscoli e di Agostino Capponi, che fu pubblicata nel

tomo

dell'

Archivio Storico Italiano.

336

[1513

e son molte canpane e fecesi fuochi in molti luoghi per

Firenze con tanto romore e allegrezza, con tante grida,


senpre Palle, che feciono levare
sino alle

ogniuno in Firenze

in-

donne

ogniuno

alle finestre, eh'


alle
gli

era innanzi d
ore

pi

di

due ore, bench cominci


la citt

otto

d'uno

ch'and gridando per


de' Signori
nulla.

come

era Papa; nonal

dimeno non ce n'era nulla, perch andando


e
de'

Palagio

Medici dissono
si

che non c'era

ancora
si

finalmente non

pot, per tutto d,

non

pot

mai

fare altro che gridare Palle sanza sapere nulla.

Pa-

reva ch'el popolo indovinassi quello ch'era, che fu cosa


maravigliosa
;

eh' vero

el

proverbio boce di popolo,

boce
pere

di

Dio e nondimeno, per gh intendenti, parve

cosa leggiera a sonare


el vero.

canpane e fare fuochi sanza

sa-

E
fu
la

11 di marzo 1512, a ore due, in venerd,


'1

ci

nuova, e

vero, che gli era

Papa

el

Cardinale

de' Medici, e chiamato


fatto fuochi e festa,

Papa Lione

X""; e se prima s'era

si

fece altrimenti e d'altra voglia,

per modo che


vero uomo

s'

arse innumerabili fastella di scope e fra-

sconi, corbegli, barili e ci che s'aveva in casa ogni po;

e per tutte le

minime

vie della citt, sanza


el populo,

ninna masserizia; e non sondo contento


per tutto Firenze a rovinare tutti e

corsono

tetti d' asse

che tro-

vavono
non

alle

botteghe e in ogni luogo, ardevano ogni cosa.

Pericolorono tutta la citt con danno grandissimo; e se


fussi gli

Otto mandorono un bando che non


e

si

rovi-

nassi pi tetti

che non

si

dicessi

pi ingiuria

a'pia-

gnioni, a

pena

delle forche,

arebbono rovinato quegli dele

gli enbrici e

messo mano a rubare


'1

botteghe.

dur

questa pestilenzia tutto venerd e

sabato a fare fuochi

e panegli in Palagio, in su la cupola, alle porte e per


tutto,

con tanti colpi

d'artiglierie, senpre

gridando Palle,

1513]

337
Lione, che pareva ch'andassi sotto soprala citt,
alto

Papa

e chi fussi stato

arebbe detto: Firenze arde tutta


'1

la citt, tanto era le grida e' fuochi e


pietti
,

fumo

e gli scop-

e
'1

piccoli e grossi

e poi la

domenica quel mede-

simo, e

luned poi via peggio che mai. Posono in su'canti

del ballatoio del Palagio

una botte da malvagia dorata


da ardere, e
cos su

a ogni canto, piene

di scope e cose

per la ringhiera molte botte dorate, e su per la Piazza,


con tanti colpi di spingarde. Era cosa incredibile
el

nu-

mero
el

de' fuochi

ch'era per
suo.

la citt; ogni

povero aveva

fuoco all'uscio

pi feciono pi trionfi, e ogni


e'

sera n'ardeva uno a casa


fu uno la discordia
,

Medici a loro proposito; che


,

la

guerra

la

paura
in

uno altro ne
se fussi

feciono della pacie, e questo non arse,


fine alle

come

posto

passioni, e
d

che
,

si

rimanessi
,

pace e

trionfi.

18

di

marzo
Santa
dalla

venerd

ci

feciono

venire la
fatto

Nostra Donna

di

Maria Inpruneta;
Signoria e

fugli

grandissimo onore, ebbe nove mantegli, che ve ne fu 7


di broccato d'oro

da' Medici

altri

molti e molti

altri

doni

innanzi a tutte le altre volte.*

a d 21 di marzo fu fornito di coprire una volta^


in

la quale si fece

Mercato vecchio a lato a l'entrare


si

de' beccai, verso la colonna, la quale

pen pi mesi
difiicili

a cavarla perch trovorono fondamenti molti


cavare
;

e nel penare assai accadde che, per pochi provsi

vedimenti, vi cadde di notte molte persone, e chi

ruppe

braccia e chi la coscia, e dissesi che ve n' era morti. Chi


l'ebbe a fare non ebbe troppa carit.

1 Questa volta il Tabernacolo fu portato in processione per render solenni grazie a Dio dell'essere stato creato papa un fio-

rentino (Casotti citato, pag. 146).


2

Cio una cantina.

22

338

[1513
a d 8 d'aprile 1513, la notte, mor
el nostro
;

Arci-

vescovo eh' era figliuolo di Guglielmo de' Pazzi e a d 12


gli feciono

un grande onore

in

Santa Maria del Fiore,

e quivi seppellito nel mezzo della chiesa. Dio gli perdoni.


*

in questi d ci fu
,

una copia che quando


innanzi facessino el

e
,

Cardicreo-

nali furono in conclavi

Papa

rono fra loro 30 capitoli di quello

fussi obbrigato el

Papa

che sarebbe creato, sotto giuramento d'osservargli; e che


'1

Papa che sar

fatto sia ubrigato

a retificare a detti

capitoli sotto giuramento, innanzi sia pubblicato: fra gli


altri capitoli furono questi.
1.

Che non
co'

possi fare pi che


el

due cardinali
di 24,

di

sua

consanguinit, quando mancassi

numero

senpre

vincendo
2.

due

terzi de' cardinali.


,

El secondo

che fussi ubrigato a ragunare una

congregazione di cristiani a ordinare la Santa Chiesa, e


pensare contro a
gli infedeli, e

leggere due volte l'anno

questi capitoli nella congregazione.


3.

El terzo, che non possi trarre la Corte di

Roma
,

per l'Italia sanza consenso della met de' Cardinali per fuori di Italia bisogni
'/^

de' Cardinali.

in questo tenpo stette

mesi che non piovve mai,

ma
in

nevic e stette freddo per molti d come di giennaio,


ci

modo che
si

moriva molta giente


di

in pochi d

morivono

e non

sapeva

che male.

d .... d' aprile

1513
1513,

fu coronato

Papa Lione
Giulio

a Roma, con grande onore e assai magnificenza e spesa.

E
de'

a d 17

d' aprile

ci

fu

come messer

Medici era fatto Arcivescovo

di

Firenze, e fecesi molta

II

Cambi

dice di

lui,

che era

uomo grande

buono

1513]
festa e fuochi per tutto Firenze, in
el

339

modo che
di

s'appicc

fuoco

nelle

case

del Vescovado,

dietro, di verso

San Giovanni, che s' appicc a certe scope che teneva un magazzino el fornaio di sotto le volte.

in

a di

17

d' aprile

1513, and a

Roma

Giuliano
lui

de' Medici fratello del

pi giovani de'

Papa, a vicitarlo; e and con Tornabuoni e altri.

a d 17 di maggio 1513, andorono a


nostri
cittadini;

Roma

al

Papa

anbasciadori

andorono molto in punto

e orrevoli di vestimenti e cavagli, con molti giovani con

50 muli di carriaggio. maggio 1513, ci fu come Francia aveva preso Genova per forza. E a d 9 di giugno 1513, ci fu come el Re
diverse livree, e

a d 28

di

el

Re

di

di

Francia

fu rotto da'Svizzoli che venivano a Milano.

E
dinali,

a d detto

ci

fu

come
di

el

Papa aveva
el

fatto tre car-

che fu messer Giulio di casa sua,


fatto

quale prima

aveva

Arcivescovo
;

Firenze;

el

secondo messer

Lorenzo Pucci

el terzo

un

figliuolo di

Franceschetto suo

parente*, e un fratello di ser Piero da Bibbiena.^

E ma

a d detto

si

disse

aveva

fatto

4 cavalieri fiorentini,

non furono

se

non due, che fu Fihppo Buondelmonti

e Luisri della Stufa.^

Innocenzio Cibo, figliuolo di Maddalena sorella del Papa. Bernardo da Bibbiena, domestico e allevato dei Medici, stato segretario del medesimo Papa quando egli era cardinale, e dipoi
1

suo tesoriere.
3

Degli ambasciatori fiorentini


il

il

Papa

feciene

dua Chavalieri

(scrive
dini,

Cambi).
;

Arebene

fatti

pi,

ma

per l'avarita de'cipta-

richuxorono che in questi tenpi era l'avari tia in colmo; pi che fussi mai stata per infino a questo di; per modo che in Firenze non era rimasto se none un Chavaliere sperondoro, chessi

chiamava mess. Piero

di

Francesco Alamanni, d'et d'anni 75.

340

[1513

E E
uno
ferro

a d 24 di giugno 1513,

si

fece

la

festa di

San

Giovanni.

a di 25 detto feciono in su la Piazza de' Signori

castello di legniame, e fecionlo conbattere con diverse

lance e
:

arme

e con mattoni crudi e bastoni, tutti sanza

era dentro
;

circa

100 uomini

"di

fuori

furono

circa

300

e fu in

modo

bestiale la guerra che di quegli

di fuori

ebbono

di quei

mattoni in modo che ne and


.

assai allo Spedale, e anche


'

ne mor/

oltre

a questo,

vi cadde un palchetto e morivvi due donne e uno uomo,


nel

medesimo d. E a d 26 di giugno 1513,

si

gitt in iVrno

un

cit-

tadino al ponte a Rubaconte, e volontariamente volle affogare.

E
a

in detto d

si

gitt

uno altro

in

un pozzo volonin

tariamente,

ma
26

fu veduto e ripescato che non affog.


detto feciono

una caccia, pure

Piazza

de' Signori, di tre tori, e feciono

dimolto male: guasto-

rono dimolti uomini eh' andorono a Santa Maria Nuova.

E
a

di quei tre tori n' usc


il

due

dello steccato

uno ne corse

per
la

Corso insino a San Giovanni, e

l'altro corse insino

Piazza del Grano, e non feciono male a persona, ed

II

Cambi

la

chiama una
di fuori

festa

diabolicha e tutta bestiale.


nostro

Dentro
e di

al castello,

che girava pi d'80 braccia, erano certi bravi

mala

vita, e

erano 400 uomini soldati

di

tenitorio

in effetto quelli di fuori

ne fu ghuasti assai, e di

que' di di'ento quaxi


2 I soldati

nessuno

che stavano nella sala grande del Consiglio (rilevo

sempre dal CAMBr) fecero un palchetto sporgente sopra la porta del Bargello, che allora era sempre l, e non al palazzo del Potest come scrisse il Polidori, annotando la citata Relazione del Della Robbia, per fare vedere due meretricie, si roppe una piana di detto palchetto e casch con quelle dua meretricie, e dettono
addosso a due
fratelli

tuttaqquattro

che erano sotto a vedere morirono .

lo spettacolo,

1513]
erano calcate
le vie di

341
giente; e corsono
loro dietro, e

l gli fornirono d'uccidere.

E
onore.

a d 29 di giugno 1513, venne in Firenze messer

Luigi della

Stufa fatto cavaliere dal Papa: fugli

fatto

a d 22

di

luglio

1513, venne

in Firenze

messer

Filippo Buondelmonti fatto cavaliere dal

Papa a Roma,

e dettongli le bandiere la Signoria e la Parte Guelfa, e


cos l'ebbe

anche messer Luigi.*

E
el

a d 26 di luglio 1513, venne una saetta a Bel-

lo<:guardo e

ammazz un

famiglio di Francesco Girolami,


eli'

quale era dietro al detto Francesco,


isbalordire, e

era a cavallo,

e Francesco fece mezzo


el famiglio.

non mor se non

E E
E

a d 10 d'agosto 1513, torn

in Firenze

Lorenzo

di Piero de' Medici.

a d 14 d'agosto 1513, venne in Firenze l'Arciveud la messa in Santa

scovo nuovo, che fu messer Giulio ch'era cardinale.


a d 15 detto,

Maria del

Fiore e dtte l'indulgenza di colpa e pena, chi stette a


quella messa.

E a d 18 di settenbre 1513, fu confinato Francesco Del Pugliese per 10 anni, che non potessi appressarsi a Firenze a due miglia, perch aveva isparlato della Casa
de' Medici, d' alcune parole.
*
1 Dettagliatamente descrive il Cambi la cerimooia dell'ingresso, ricevimento ecc. di questi cavalieri, fatta con tutte le forme dell'an-

tica consuetudine.
2 La condanna del 3 di settembre e doveva essere eseguita dentro venti giorni. Nel documento non son nominati Medici, ma che fosse data a loro riguardo questa sentenza s'intende facile legi

gendovisi: Acieitis

quibusdam erroribus et inconvenientibus


et

factis

et commissis in vilipendium

dedecus presentis pacifici Sta-

tus ecc.

342

[1513

E
fece,

a d 27 di settenl3re 1513, comand la


si

Signoria
si

che questo d

guardassi come la Domenica, e cos

che non s'aperse botteghe, a riverenza di San Cosimo

fecesi una processione.' E in quel d si immagine di Papa Lione. Aveva un breve che diceva: Pastorem ut me fecisti: fammi grazia ch'io

Damiano, e
a'

pose

Servi

l'

vinca r arme colla pace


e Turchi.

eh' io possa riducere

alla fede

E E

a d 7 di ottobre

1513, fece

la Signoria

che lo
~

Spedale di Santa Maria

Nuova non

pagassi gabelle.

a d 12 d'ottobre 1513, la Signoria di Firenze

si

insignor di Pietra Santa e di

Mutrone,

e in detto d si

prese la tenuta.

laude di Dio.

in questi d ci fu

come

gli

Spagniuoli avevano rotto

e Viniziani e scorso per terra quanto voUono, con grande

Tutto questo fu deliberato actentis

et consideratis

innume-

rahilibus benefitiis et gratiis ab omnipotenti

Deo

hiiic inclite ci-

vitati Florentie et collatis et qiie cotidie conferuntur-, et

demum

nova creatione quatuor Cardinaliutn flot^entinotmm ab aposto-, lica Sede creatorum ecc. (Registro di Deliberazioni dei Signori
e Collegi
2

ad

an).
(

La

deliberazione della Balia

Reg.

cit.,

e.

159

e de' 5 d' ot-

tobre; e fu presa in riguardo alle benemerenze grandi di quello

role:

Spedale verso la citt; tantoch nel proemio si leggono queste paEt volendo confessare el vero, si pu assolutamente dire
quelli essere stati ed essere (gli Spedali di S. Maria
degli Innocenti)

Nuova e

mantenimento di questa excelsa Republica e della sua libert . Furono pertanto concessi a detto Spedale di S. Maria Nuova tutti quei privilegi, beneficii, emolumenti, immunit et exemptioni che godeva
due ferme e solide colonne del
l'altro Spedale degli Innocenti.
3

Restituirono
di

Lucchesi
del
le

ai

Fiorentini questi due luoghi in vile parti,

una sentenza prima avevano prese


gore
stioni.

Papa, nel quale ambe

che daploro que-

armi, avevano compromesse

le

1513]
preda. Dovrebbono ricordarsi quando
tini, e
si

343
ridevano de' Fioren-

quando vennono a canpo insino a Bibbiena, e come


di trre loro Pisa, e

tenevano mano
confortata

senpre la tennano
ora va

che non tornassi sotto e Fiorentini;


:

per ad verso

chi la fa V aspetti.
ci

E
togallo

a d 18 d'ottobre 1513,

fu
al

aveva mandato l'ubidienza


:

come el Re di PorPapa e presentolo


300 torchi
di

queste cose

un Papa

di

zucchero con 12 Cardinali tutti


naturali,
di

di zucchero, grandi

come uomini

zucchero

di

3 braccia l'uno, 100 casse

zucchero e

molte casse

di spezierie sottili, di cannella, gai'ofani e di


,

tutte altre cose


altri

uno cavallo bianco che passa


e pi

tutti gli

di bellezza

mandato un moro,

di quegli di

Calicut, alto circa braccia 4, con molte gioie appiccate a


gli

orecchi e per tutto.

a d 20 d'ottobre 1513, venne in Firenze uno spa-

gniuolo el quale

aveva seco un garzonetto

di

circa

13

anni, el qual garzonetto

era nato con questa voglia, o

andava mostrando per la citt guadagnava molti danari; el quale gli usciva del corpo una altra creatura che aveva el capo in corpo suo e fuori pendevano le ganbe colla natura sua e parte del
vegli dire mostro, el quale e

corpo, el quale

cresceva come

el

garzonetto, e orinava
al garzone.

col detto mostro, e

non dava molto affanno

E
E
el
el

in questi di

si

ruppe una catena alla sala grande

sopra la Dogana, perch vi avevano murato su.* a


d

12

di dicenbre

1513, mor

in

Santa -^

di

Firenze un frate eh' aveva predicato pi d in detta chiesa,


quale predicava molte tribulazioni a Firenze, e tutto

popolo correva

alle

sue prediche,

perch egli era in

fama

e tenuto santo, perch era

uno omuccino molto abietto.

Sempre

la

Sala del Savonarola o del Consiglio maggiore.

344

[1514

con una cappa sola corta, a mezza ganba e misera. Chi


lo

vedeva

si

maravigliava che potessi vivere per


sua parenti ch'era da
*

tali

freddi.

Era

in

grande divozione e fu seppellito in Santa *^;


Montepul-

e in pochi d vennono
ciano, e portoronlo
l.

a d 15 giennaio 1513,

ci

fu

nuove come

la

Re-

gina di Francia era morta.

a d 17 di giennaio 1513,

si

gitt in

un pozzo uno

de' Martegli eh' era di tenpo d' anni 50, el quale era

am-

malato gravemente e mor. Forse fu per farnetico del


male.

E
alto e

in detto d

si

gitt

una monaca a terra d'un


monasterio
in quel

tetto

mor

di fatto, e fu nel

di Sant'Orsola.

in questi d ci fu

come

d'Arezzo era una

fanciulla d'un contadino la quale

andava a una fonte poco

discosto da casa, e qui diceva che gli appariva la Nostra

Donna,

non una volta

ma

pi volte, in

modo che

'1

Ve-

scovo v'and con molti, e

lei fece

vedere loro questo segno:

mostr loro una


sto perch

stella in cielo di mezzod.

Ho

scritto que-

molto se ne parlava.
si

a d 19 di giugno 1514,

band una giostra per

San Giovanni.

E
1

a d 21 di giugno 1514,

si

fecie

una bella mostra.'


frati

Scrive Jacopo Pitti:

In questo tempo, dodici

(gi

conventuali) ristrettisi in poverissima vita insieme, andavano per


Italia,

ciascuno alla assegnatagli provincia, predicando e pronun-

ziando cose avvenire. Di questi, comparse in Santa Croce di Fi-

renze frate Francesco da Montepulciano, assai giovane; riprendendo severamente i vizii, ed affermando che Dio voleva flagellare Italia, e particolarmente Firenze e Roma, con tanto spaventevoli

prediche

eia' e' si

gridava dagli uditori, con dirottissimi pianti:


sceso di

Misericordia.

Ma

un mal
2

di

petto che tosto


solita, delle

pergamo tutto affannato l'ammazz .

e lasso, prese

Quella

botteghe de' Setaioli, battilori ecc.

1514]

'

345

E E
molti

a di 22 detto
a d 23 detto,

la processione grande.
si

fece

otto difici begli

la sera

altrettanti,
atti,

quando

trionf

Cammillo, che rappresentava


prigioni e le spoglie
ric-

come aveva menati molti


di

difici

da conbattere, l'ariete

legname, e molte
al

chezze di veste e argenterie ; e dietro


millo era

trionfo di
d'

Cam-

un canto,
cosa.

e dietro

veniva 4 squadre

uomini

d'arme
molto

vestiti

di tutte

arme

colle lancio in su la coscia;

magna

a d 24 detto, la festa ordinaria, e


e,

'1

corso del palio,


a'

e la sera la girandola
della girandola tutti

arso la girandola, arsono

piedi

e ceri vecchi che

s'offerivano per

San Giovanni per mutare pi belli E a d 25 di giugno 1514, si


orsi, leopardi, tori, bufoli, cervi e

difici.*

fecie

una caccia
lioni, e

in

Piazza de' Signori, e feciono venir fuori due

fuvvi

molte altre
:

fiere di

diverse ragioni, e cavagh, e finalmente e lioni

e massi-

mamente uno che venne prima, non


certi cani grossi ne prese

fece

nulla

per

il

grande tumulto del popolo, eccetto che venendo a

lui

uno

e strinselo e lasciollo

morto

in terra, e cos el secondo;


fiera;
col.
si

non stimando alcuna altra


dove
le

posava se non era molestato e andavasene pi


fatto

Avevano

una testuggine e uno

istrice

stavano dentro uomini che lo facevano

andare in su

ruote, e frugavano colie lancio le fiere per tutta la piazza.

palli delle citt e terre e

ceri di carta dipinti che donae della Vaidinievole, si presendi poi

vano

le castella del

contado pisano

tavano prima
vanni.
Il

in

Piazza alla Signoria, e

andavano a San Gionon andoanimo d'ardegli la

Cambi scrive che quest'anno


S.

questi cieri grandi e begli

di carta, e festaiuoli gli feciono restare in Piazza e rono a offerissi alla chiesa di
sera di S. Gio.,

Gio. con

ma

furono rubati e guasti da' fanciulli e dalla

prebe

346

[1514
si

fu di tanta stima questa caccia che

fece tanti pal-

chetti e tanti attorniamenti in quella piazza che

non fu
al

mai veduto

tal

cosa di legniamo, la

maggior spesa

conducerlo e poi levarlo; n credere che citt al


potessi avere tanta copia di legniamo.

mondo

fuvvi tale legniadi quelle case pa-

iuolo che per potere accostarsi a

una

gava

fiorini

40

d'

oro , per potere appoggiare el palchetto

alla casa, e fuvvi chi

pagava 3 e 4 grossoni per andare


tutti e palchetti, finestre,^

in sul palchetto, e enpieronsi


tetti,

che non

fu

mai veduto
di

tale

popolo, perch

c'era

venuto

gran quantit

forestieri di molti paesi.

da.

Roma

oraci, sconosciuti,

4 Cardinali,* e molti romani con

molta cavalleria con


con
gli animali, e

loro.

finita la sera si

trov molta

giente aversi fatto male e morti circa tre per conbattere

fatto in

mezzo

della piazza

una bufola n'ammazz uno. Avevono una fonte grande e bella che
le fiere

gittava acqua per 4 zanpilli, e intorno alla fonte un bosco


di

verzure con certi ripostigli da nascondersi

molto

bene a proposito, con truogoli bassi pieni d'acqua intorno alla fonte da potere bere le fiere. Fu ogni cosa ben considerata, eccetto che ci ebbe qualcuno di poco timor di Dio,

feciono

alla presenza di

una cosa molto abominevole, che in tale piazza, 40 mila donne e fanciulle vi mettessino
co' cavagli

una cavalla insieme


atti inonesti,

dove poterono vedere

gli

che molto dispiacque alla buona e onesta

giente, e credo spiacessi insino agli uomini disonesti.^

E
ma

cardinali che,

non sconosciuti, come dice

il

Landuccl,

travestiti,

vennero a vedere questa festa, furono

sei

a detta del

Pitti e del Cambi. Quest'ultimo nomina anzi alcuni di essi dicendo che ci fu il nipote del Papa (Cibo) il Cardinale senese, un veneziano e il Bibbiena; e tutti andavano fuori d'abito vestiti di nero
alla
-

spagnola colla spada allato e

turati .

Anche

il

Cambi nota

la brutta

impressione prodotta dallo

1514]
finalmente e
dal grande
lioni

347
non feciono altro assalto,
del popolo.

ma

avvilissono

rumore

E mi
fece

ricordo che una altra

volta, che pi di

60 anni,

si

una altra volta detta

caccia, e feciono venire ancora due lioni; e nel primo assalto

uno

si

gitt a
'1

uno cavallo

e preselo nel corpo, nel

mollame, e

cavallo potente, spaventato, lo

strascin

dalla Mercatantia* insino a


si

mezzo
n'

la Piazza, e se

non che
bocca
che

spicc tanta pelle


lo lasciava
;

quanta

aveva presa

colla

non
fece

e fu tanto el

rumore
n

di questo caso

1 detto

lione se n'

and

in
egli

un canto

ishigottito

non
fe-

mai pi assalto n

l'altro.

Per modo che

non da provarsi pi per


cesi questa caccia

il

remore del popolo.

perch egli era venuto a Firenze

el

Duca

di

Milano.
di

26

detto, luned, si fecie la giostra a

Santa

Jt-,

che furono circa a 16 giostranti, tutti soldati, e giostro-

rono due onori, un palio


cato d'ariento.

di

broccato d'oro e uno di broc-

a d 27 detto finirono la giostra e dettesi


de' giostranti

gli onori.

uno

ebbe un colpo tale che in 3 o 4 d

mor.

sappi

che questo fu via pi maraviglia avere

fatto e' palchetti a

Santa

^,

eh' erano

ancora

el

legniame

in Piazza de' Signori.


in

Avevano

fornito l'una Piazza e l'altra

modo che

si

stupiva di tanto legniame.

perch

e' lioni
s'

non avevano

fatto

prova

in Piazza

nella caccia

come

aspettava, deliberemo di mettere uno


l'

orso grande fra' lioni, e stettono sanza far male a

orso

spettacolo di questa monta, e ironicamente dice:


pi bella festa
1

questa fu la
.

si

fecie alle fanciulle

erano a vedere

La

residenza del Tribunale della Mercanzia era in quel pa-

lazzo sulla Piazza dei Signori che fa cantonata alla Via de'Gondi;
sul quale vedonsi

anc'oggi

scolpite

le

armi

delle

ventuna Arti

fiorentine.

348
pi di; pure un tratto un lione,
di quei

[1514
maschi, e grande,

prese quello orso per la gola e arebbelo finito,

ma come
a aiutare
si

dissono alcuni che vi

si

trovorono, una cosa incredibile,


la

che

una lionessa, veduto


morse
al lione

quistione, and
;

orso, e

tanto che lo lasci

e cos
in

stet-

tono buon tenpo insieme sanza azzuffarsi,


l'orso crebbe in

modo che

modo

eh' e lioni

si

stavano volentieri da

parte.

E
in

di

di luglio
d'

mano, una fortuna

1514, venne di mezzo di, a Dicoun vento pi non udito, e cominci

Val

di Sieve, circa alla Ruffina, e giunse in Capraia,

e giunse a Vico e alla chiesa di San Iacopo a Frascole,


e al luogo
l'

mio a Vegna, e pass su


quale
giiignendo a Vico

pel

Dicomano
la

e al-

Isola.

La

e alla detta chiesa

isbarb molti

noci, ulivi, querce, e scoperse

chiesa

quasi tutta; e giunse al

luogo mio e

isbarb 4 querce

grosse ismisurate, 2 castagni grossissimi e molti alberi, e


attorsegli

come
e

ritortole

isbarb un noce grossissimo e


e peri e
altri frutti, e

un

ciriegio

molti susini

sco-

perse mezza la colonbaia e


e d'olmi,
e,

ruppe molti rami


;

di

querce

per miracolo, pass alta la sua via


gli

e all' on-

taneto nostro attorse

arbori

come

ritortole,

che vel.

nendo

el

vento di Val

di

Sieve non doveva

potere

Fece a Poggio marino un grande danno.

di dicenbre, a' nostri cittadini piacque loro

rimettere

gli ebrei in
*

Firenze a prestare come altre volte,

molti dispiacque.

In

una

filza di

minute e copie
Stato
di

di

documenti e ricordi consi

cernenti agli Ebrei prestatori del dominio Fiorentino, che

conri-

serva nell'Archivio

di

Firenze, a

e.

179, leggo questo

cordo

di

25
li

di

settembre 1514 furono condotti l'infrascritti

Hebrei per

Uficiali del

Monte (seguono
di

nomi

degli Ufficiali)

per X anni da cominciare adi primo

dicembre 1514, con taxa

15151

349
in questi tenpi
el

E
una

Re

di

Francia tolse per donna

sorella del
suo.

Re

d'Inghilterra, e molto aveva assodato

lo stato

Ogniuno giudicava che poteva con quella


di

forza insignorirsi di Italia a sua posta.

E
mese
do

a d 9

giennaio 1514,

ci fu

come

el

Re

di

Francia

era morto. Vedi quanto poco dur tale felicit! forse un


stette con
lei.

Vedi che

felicit

l'

umana

vita no-

stra, e

come

interronpe. Infiniti pensieri vani vengon quan-

altri

non aspetta; messer Francesco.


tenpo and
Giuliano de' Medici

E
donna

in questo

per la

eh' egli

aveva

tolta, figliuola del

Duca

di Savoia.*

E
scovo
lice

a di 11 di
di

febbraio 1514, el Vicario dell'Arcivedi

Firenze avendo preso un certo frate

San Fe-

in Piazza,^

esaminato

di certi errori fatti, lo

mand
les-

in detto d sul

pergamo

di

Santa Maria del Fiore, e


onde

sesi el suo processo, e fecionlo disdire e chiedere perdo-

nanza a Dio e

al popolo

si

ragun tanto
si

el

popolo

che fu in pericolo d'essere lapidato. Pi volte

grid, e

fu necessario adoperai^e el bargello con fanti assai e colle

spade, a rimetterlo nel Vescovado.

E
s

a di 15 di marzo 1514, nevic


freddo che
si

la

notte e fecesi

grande

perderono

le

mandorle tutte

ch'erano gi grosse, diventorono guaste tutte dentro; e

di fiorini
e

150 per banco, e da 3 in

l,

fiorini 300; a

prestare in

Firenze: Agnolo d'Ambra da Fano, Heredi di Moise da Rieti,


va."

Salomone da Montalcino
da Pisa
et

loro governatore, Heredi di Isac

di Vitale
altri

Heredi

di

Vitale da Pisa

Il

13 ottobre,

ne furono condotti, per


1

gli stessi dieci anni, di

dal

primo

di

di-

cembre, a prestare nelle terre


Filiberta.
2 Si

Prato e

d'

Empoli.

chiamava don Teodoro, se dobbiam prestar fede

al

Cambi,

che minutamente descrive questa funzione e d molti particolari


circa agli errori di questo frate.

350
nota che in tutto el verno, insino a questo
nevicato n stato freddo.
di
d,

[1515 non era mai

ogniuno pareva essere sicuro

non avere pi verno, e nondimeno fu freddo insino a


aprile e rinevic di

mezzo

nuovo per modo che

si

per-

derono tutte

le altre frutte, e le viti n'

ebbono gran danno.

E
s

a d 17 d'aprile 1515, nevic di nuovo una neve


in Valdisieve e per tutto Mugiello,

grande che insino

per tutti e piani,

alz assai, e finalmente insino a d

24

detto s'ebbe gran freddo e ancora rinevic di nuovo in

su le montagne.

in

questi d

si

pose

San Giovanni
si

di

Firenze

catene molte grosse, e posonsi in sul cornicione di mezzo,


di fuori, intorno intorno, le quali

congiugnevano

in-

sieme con chiavarde e paletti che strignevano forte, perch

parve

facessi segno.

a d 24 di maggio 1515, fu vinto in Palagio che


de'

Lorenzo

Medici

fussi

Capitano de' Fiorentini

che

lui potessi fare e disfare

quanto pu tutto

el popolo.

E E E

a d 4 di giugno 1515, venne in Firenze madonna

Alfonsina madre di detto Lorenzo de' Medici.

a d 17 di luglio 1515, venne in Firenze Giuliano

de' Medici.

a d 12 d'agosto 1515, la Signoria dette el bastone


la

a Lorenzo detto, e feciono


d'arme e molti

mostra

di

molti uomini

battaerlioni de' nostri contadini.

Per

la festa del

cenno, con tende

di tela la

Santo coprivasi, come anche altrove ne Piazza di San' Giovanni, ed i canapi


ferri posti all'esterno del

che

le

sostenevano attaccavansi a certi

tempio;

ma

siccome s'incominciarono a vedere alcune fessure caperci


d'

gionate dal peso delle tende stesse, aumentato talvolta dalla violenza del

vento,

l'Arte dei Mercatanti

determin

di

far

cingere questa fabbrica

una cerchiatura

di

ferro posta sopra al

secondo cornicione.

1515]

351
a d 13 d'agosto 1515, venne in Firenze el Cardi-

nale de' Medici che era Arcivescovo di Firenze e Legato


della Chiesa. Fugli fatto grande onore.

a d 14 d'agosto, venne in Firenze la moglie di


de' Medici.
si

Giuhano

a d 16 d'agosto 1515,

part di qui el Cardi;

nale de'Medici e Lorenzo e andorono a Bologna

e tutti

uomini d'arme ch'erano in Firenze.

E
zoli,

a d 17 di settenbre 1515,
s'

ci

fu

come

el

Re

di

Francia

era appiccato colla giente di

Milano e

co' Sviz-

e che ci era

morto 20 mila persone.


ci fu

E E

a d 24 detto,

come
1515,

el

Re

di

Francia era

entrato in Milano per accordo.

26

di settenbre
si

si

disse che s'era fatto

accordo, e come

bandirebbe.
si

a d 18 d'ottobre 1515,

pose quello

San Giole-

vanni Vangiolista di bronzo* in Orto San Michele, e

vorno quello che v'era

di

marmo.
ci fu

E
di

21 d'ottobre 1515,

l'accordo dei

Re
el

Francia, e sonossi e fecesi festa e fuochi assai.

E
Re
e

in questi d
'1

si

diceva che verrebbe in Firenze


si

Papa, in modo che


18, el grano

cominci a rincarare ogni


el

cosa di camangiare e vettovaglie, e and


l'olio

barile del-

lire

and a
4

soldi 30, el vino


el

a un

mezzo ducato

el barile, e lire

meno.
Otto mandavano a
se-

E
gnare

a d 30 d'ottobre 1515,
le

gli
s'

case per la giente che

aspettava del Papa e del


e

Re,

presono
d

le

case de' principali

d'ogni ragione.
el

20

di

novenbre 1515, alloggi

Papa a Santa

Maria Inpruneta.

Lo

fece Baccio da

Montelupo per l'Arte della


Michele.

seta.

Passe-

KiNi,

La Loggia

di

Or San

352

[1515

E
di di

27 alloggi a Marignolle,

al

luogo di Iacopo

messer Bongianni.* Pensa che Firenze andava sottosopra

grande provvedimento.

a d 30 di novenbre 1515,

el d

di

Santo Andrea,

in venerd, entr el

Papa

in Firenze

con tanto grandis-

simo e trionfante onore, e incredibile spesa, che dire non


si

pu.

Direnne qualche particina.


di cittadini principali,

Andogli incontro tutta la citt

e in fra l'altre, circa 50 giovani, pure de' pi ricchi e


principali, tutti vestiti a

una livrea

di veste di

drappi pa-

gonazze, con vai al collo, a piede, con certe asticciuole


in

mano
l'

darientate , molto bella cosa

poi grandissima ca-

valleria di cittadini.

E
la

el

Papa aveva molta

giente appiedo,

e fra

altre

aveva

guardia del Papa, moltissimi fanti

Tedeschi a una divisa che portavano tutte manare alla


franciosa
alla
;

e a cavallo molti balestrieri e scoppettieri tutti

sua guardia.

lui fu portato

per tutta la citt dalla

Signoria con ricco baldacchino, e fu posato a Santa


ria del Fiore, e

Ma-

and su per palchetto insino a

l'altare

maggiore, nella qual chiesa era tanta adorna


loni con
s'

di drappel-

un padiglione

nel mezzo, con pi gradi che non

usa

e fu accese tante falcole, che, oltre al coro, erano

pieno tutto l'andito

primo insino

alle

porte, e intorno

intorno; e poi gli altri due anditi

della

cupola intorno

tutti pieni di falcole accese; poi el palchetto

ch'andava
le spalle

dalla porta insino in coro pieno di detti lumi e falcole.

sappi ch'el coro era con travi

alzato

sopra

di detto coro, e

uno altare nel mezzo molto adorno.

Gianfigliazzi.

Di questi magnifici apparati


il

fatti

in

Firenze per la venuta


di

di

papa Leone X, parla


ediz.

Vasari nella vita

Andrea Del Sarto.

(Vedi Vasari,

Sansoni, tomo V, pag. 21).

1515]

353
poi,

E
dando

venendo gi verso Santa Maria Novella, senpre


con tanto

la benedizione, con tronbe e pifferi assai,


s'

popolo che

aveva

fatica di vederlo.

Non

si

raun forse
qui uno
si

mai tanto popolo


le

in Firenze.

Faceva

gittare danari per

vie,

grossi e

monete d'ariento.

insino

ordinario;

ma

al presente

parleremo delle cose che

misri^

sono a fare

tali

festaiuoli ismisurate in

modo che ne
di tenpo.

mase alcune
potuto

inperfette per

mancamento

non

credere che niuna altra citt o signoria del

mondo

avessi

saputo fare tale apparecchiamento; e furono tanto

grandi quanto tu potrai conprendere, che avendo pi migliaia d' uomini a lavorare pi d'

un mese innanzi

d di

festa e di di lavorare,

non fu

possibile avessino condotto

dette opere a perfezione,


fette,

ma

alquante rimasono inpersi

avenga che a ogni modo

vedeva

la perfezione
el

dell'opera, e la spesa tanta smisurata.


i'
i'

che sia

vero

narrer per ordine tale opere, e se

io dir le cose fatte

non dir quasi

nulla, tanto sono maggiori.

La prima
quale ruppono

fu alla
le

Porta

di

San Piero Gattolino,


ornorono la porta

la

mura

dell'antiporto, per magnificenza,


di fuori

posono
di

in terra la saracinesca, e
di

4 colonne grandissime

16 braccia alte e grossissime,

darientate, con base e capitegli


rito,

come

quelle di Santo Spi-

con pi altre colonne piane con grandi architrave e


fregi,

cornicioni e

come a

tale

colonne

si

richiede, per

modo

eh'

andavano

alte insino

certi tabernacoli

che sono

nella faccia della porta, con tante figure in tutti e quadri

e vani, tutti di

mano

di

buoni maestri, che non

si

sareb-

bono un'altra volta


tuttod.
'

fatte

con centinaia di

fiorini,

tutte

a similitudine di storie
*

magne che pascevano

l'occhio

Jacopo
alla

di

Sandro

e Baccio

da Montelupo fecero questo ador-

namento

Porta a

S.

Pier Gattolino.

23

354

1515]
seconda fu a San Filice in Piazza, a V entrare in

La

Ta Maggio, un arco trionfale che teneva tutta la via,

molto ornato. Aveva intorno 8 colonne tonde grandi come


quelle di Santo Spirito, co' molte colonne piane, co' loro
capitegli e corniconi
,

clie si richiede

a dette colonne, sanza

miserie d'adornamenti.
di

quivi era ancora molte figure

mano

tutte di principali maestri, posate ne' lor vani e

quadri, in

modo che tenevano

l'

uomo a badare
^

per inten-

dere e loro significati e bellezza.

La

terza fu al Ponte a S.

Trinit
del

che pass tutte


di

l'altre di bellezza.

All'entrare

ponte,

verso via

Maggio, un arco

trionfale, largo

come

el ponte,

molto or-

nato; e questo aveva 6 colonne grandi come l'altre, e

maggiori, posate con tanto bello ordine e maesterio, che


io giudicai allora che Firenze avea tanti degni architettori e molti, che pi

non

si

pu trovare

al

mondo. Fa-

cevano quelle colonne un certo portico che contentava


tanto r occhio che non
si

poteva partire da tale oggetto,

con pi ornamenti

di figure e di colori, inanzi

ad ogn'

altro.

La

quarta fu alla Chiesa di Santa Trinit: presono

tutta la Piazza di Santa Trinit e feciono, con 22 colonne,

un certo tondo come un

castello

con quelle colonne piane

intorno, e in que' vani tra l'una e l'altra, erano panni

d'arazzo e cornicioni intorno intorno, sopra dette colonne,

con certe lettere

in detto fregio.

Di poi con altre colonne

volgievano la via in Porta Rossa.

Fu

tanta grande opera

Quest'arco fu opera

di

Giuliano del Tasso.


di

2 II

Cambi

la

chiama

una luna

muro

e torre a uso di for-

tezza

In un libro poi di Condotte e stanziamenti degli Otto di

Pratica, nell'Arch. di Stato di Firenze, trovasi registrato

un paga-

mento
il

di fiorini

cccxv larghi

d'

oro a Jacopo vocato Baia per

theatro facto alla Chiesa di S. Trinit.

1515]

355

che rimase un poco inperfetta; bench fu grande spesa,


e

non sanza amirazione a mette' a fare tale spesa.

La

quinta fu in piazza de' Signori, in sul

canto del
si

Lione,' el quale fu tanto bello disegno che pi non

po-

trebbe agiugnere niente.

Era un

certo quadro ch'avea


;

4 archi

trionfali,

che

si

passava in croce in qua e in l


alte e grandi, e

e ogni canto

avea due base

ogni basa
di

aveva una colonna, che furono 8 colonne grandi


di
si

pi

16 braccia l'una con suo architrave, e cornicioni come


richiedeva a
tali

colonne.*
si

Ogni cosa pareva marmo, con


veruna
farlo: e tanto

tanto ordine che mai

potrebbe pensare. Che solo que-

sto dificio sarebbe difficile a citt

contentava

l'

occhio, che doleva vederlo disfare, co'

mara-

vigiiose figure di buoni maestri.

La

sesta fu al Palagio del Potest, che furono


si

24

co-

lonne, non

grandi, erano

pi gientili, tutte dorate, le

quali avevano preso in verso la


braccia, con grandi
cornicioni

via

del

Palagio molte

intorno intorno, per ogni

verso tutte le vie; molto gientile cose,


figure pure buone, pure di
gientile disegno di
'

dorate; e molte

grandissima spesa, e molte

gran

diletto.

La

settima fu a Canto de' Bischeri ,* che, non sanza

amirazione a vederla,

aveva 27 colonne piane,


ornamenti d'oro.

le quali

facevano un certo quadro che passava la via che va verso

San Piero, con

tanti

Tutte quelle co-

lonne aveano gi per mezzo loro, un festone di certe me-

Cio del Marzocco, che era all'estremit delia ringhiera ap-

pi del Palazzo.
2

Questo tempio a otto


il

faccie fu

architettura d' Antonio

da

San Gallo
3

vecchio.
fra la

La decorazione

Badia

il

palazzo del Podest fu

la-

vorata dal Granacci e da Aristotile da San Gallo.


*

Fu opera

di

Giovambattista detto

il

Rosso.

356

[1515

lagrane e pine, come s'usa, tutte dorate che pareva una,


cosa pi ricca che l'altre di tante buone figure, che fa-

cevano badare ore intorno queste cose,

alte insino alle

sommit

delle case,
le vie.

con magni archi trionfali in croce

come stanno
alla faccia
di

L'ottava fu a Santa Maria del Fiore,

la quale

avea
con

12 colonne
co'

di

marmo

alte e

maggiori che quelle

San Lorenzo,

magni archi

trionfali alle porte,

tanti grandi cornicioni sopra alle colonne,

come

richiede

quella grande facciata.


chi della Chiesa.

Andavano

alte presso a' primi oc-

Facevano stupire ogniuno con

tanti qua-

dri e ornamenti; e disaesi che gli era fatto per modello

a fare detta
disfare.*

faccia, perch piaceva

a ogniuno, tanto pa-

reva superba e signorile: s'aveva dispiacere a vederlo

in Chiesa

si

fece

un palchetto dalla porta insino


ispalliere intorno
;

al coro, largo

quanto era la porta, con


le spalle del

'1

coro alzarono sopra

coro, e nel mezzo

uno

altare con molti


di sopra

ornamenti

di

drappelloni, e padiglione

con pi gradi eh' altre volte intorno al coro.


si

nota che tutti questi legniami


e
di lavorare: pi

lavcrorono in Chiesa

d di festa

d'un mese stettono con


quale prese

disagio le Chiese.

La nona

fu al Canto

de' Carnesecchi

el

tutte a due le vie con

un magnio arco

trionfale sopra la

via maestra che va alla piazza, el quale

aveva dinanzi

4 colonne tonde e grandi come quelle di San Lorenzo, e 6 colonne piane


co' loro

cornicioni e

ornamenti ; molto
con tante

belle cose e grandi.

Andavano

alte sopra le case

La

facciata di Santa

Maria del Fiore


il

di

legname, e eoa

di-

verse storie di chiaro-scuro dipinte da


chitettata da

Andrea

del Sarto, fu ar-

Jacopo Sansovino

quale vi fece alcune storie di

bassorilievo e figure tonde.

1515]
figure di

357
buon maestri che facevano stupire ogniuno, che
e pensare

davano che guatare

ad ogniuno.
quanto

La decima
Teneva

fu a l'entrare della via della Scala, dalla


alto
le

Tergine Maria, con un cornicione


di grandezza

case.

tutta la via, con due colonne da ogni lato, una

come

l'

altare e maggiori con pi ornamenti.

L'undecima
di via agli

fu alla porta del Papa,* che fu preso la

via tutta da l'un lato a l'altro, e lasciato solo un poco


usci
delle

case, e
le

turate tutte
case.

le

case, le

finestre

ch'andavano sopra

Quivi era parecchi

archi trionfali, uno sopra la via a l'entrare tra le case,

uno nel
cia, lo

fine, e

uno ch'andava verso

la

sala.

teneva

questo andito parecchi case, era di lunghezza.... bracquale


andito

aveva 8 colonne grande e tonde

maggiori che
piccole,

l'altare, e

26 colonne piane e 12 colonne


Quivi era due facciate, quanto

certi tabernacoli.
le case,

tenevano
chi
di
si

piene di tante figure e ornamenti che,


si

poneva a guatargli

smarriva, tante varie cose

mano

di maestri principali.

Vi

si

leggieva varie fan-

tasie e similitudini;

vi

si

vedeva

le
^

nove Beatitudini,
e cosi molte belle

Beati Pacifici, Beati

mundo

corde

fantasie di storie, che io per

me

stupivo de' begli dise-

gni e belle fantasie; e non crono cose da uomini grossi


e goffi,

ma

tutte

perfette

figure, e poste

tanto bene a

proposito da valentuomini.^
di

nota eh' a far queste cose

legname fu necessario operare queste cose Santa Ma-

1 La porta che dava accesso al quartiere detto la Sala del Papa, del quale ho fatto cenno a pag. 2, nota 2. In questo locale e sopra alcuni terreni gi appartenenti ai frati di S. Maria Novella, Eleonora di Toledo moglie di Cosimo I fece fabbricare un convento di monache dedicato alla SS. Concezione.

* Nella

Sala del Papa, e nella via della Scala

le storie

erano

state disegnate per la

maggior parte da Baccio Bandinelli.

358
ria del Fiore,
stri,

[1515
Santa Maria Novella,
la

chiesa

chio-

Santo Spirito, la chiesa, chiostri e

rifettorii,

Santa
el

Filicita in Piazza, S. Jacopo Soprarno,

Santa Croce,

Palagio del Podest,

lo

Studio, San Michel Addomini,^


in

Santo Michel Bertoldi e molte altre stanze. Ed crono

modo occupate

queste dette chiese, che bisognava dices-

sino l'uficio per altre stanze.


di notte e di d,

d di festa e d feriali,

v'era magiore romore e fracasso, e tanto


le

legname ch'occupava tutte

chiese, e bast
d'

pi d'un

mese
renze

inanzi con pi
s

migliaia

uomini.

Non

era in Fifussi

da meno dipintorello, e d'ogni arte, che non

condotto in tale arte, diverse cose che bisognava.

La dodecima
briglia,

fu

un cavallo grande isfrenato sanza


ganbe un Gigante,
el

aveva

fra le

quale era

le-

vato a correre ed era tutto dorato.

Fu

tenuto molto

buona
cia, di

cosa, e posato nel

mezzo

della Piazza di

Santa Ma4 brac-

ria Novella in su 'n

un quadro

fatto di nuovo, alto

mattoni.

La
tele,

tredecima fu d'una aguglia a similitudine e mi-

sura di quella di

Roma,

pure
di

di

legname e fasciata con


di

e dipinta del colore

quella

Roma,
di

e feciola
di verso

rizzare al

Ponte

di

Santa Trinit dal lato

qua
di

la Chiesa, in sul canto verso el Ponte alla Caraia.

La quattordecima
grandissimo
,

fu

una colonna pure


50 braccia
,

legname
di tela

alta pi di

pure fasciata

e dipinta variate cose, e feciola rizzare nel mezzo di

Mer-

cato

Nuovo; bench non parve a molti che


fu

la fussi fatta

a proposito; piuttosto cosa sciocca.*

La quintadecima

un gigante

nella

loggia de' Si-

gnori, che pareva di colore di bronzo, e posato in su le

Bisdomini.

Fu

fatta a similitudine di quelle storiate di

Roma.

1515]
spalliere della

359
Loggia sotto
el
*

primo arco verso

el

Pala-

gio

non

fu

molto stimato.

perch tu intenda che non s' perdonato a spesa

veruna, a Santa Maria Novella e in pi luoghi, disfeciono


quella bellissima scala
e feciono di

ch'andava
altra,
si

in sulla Sala del

Papa,

nuovo un'

che andava insino in sala


:

r uomo a
sto,

cavallo,

come

pu vedere

e non bast que-

che gittorno

in terra le

mura

della corte e le porte;

a molti dispiaque; e pi rivoltorono drente molte stanze

con molta grande spesa.

pi gittorno in terra in Porta Rossa pi sporti di

case, e tutti e tetti delle botteghe, e in pi luoghi, dove

volevano la via larga. Guastorono


e di que' tetti.

le scalee della

Badia,

Non

si

perdonava a

nulla.

Fracassavasi

sanza discrezione.

sappi eh' io non n' scritto delle 10 parte una di


si

quello che

potrebbe dire, e vedi, e pensa che aveamo

pi di 2 milia

uomini a lavorare, che

cos

si

stimava,

pi d'un mese, di diverse arti, legnaiuoli, muratori, dipintori, carette, portatori, segatori, e di diversi esercizi,
in

modo che

si

ragionava

d'

una spesa

di settanta migliaia

di tiorini e pi, in

queste cose non durabili che passorono


si

com' un' onbra, che


tenpio

sarebbe murato

ogni
citt.

bellissimo

onore di Dio, a groria della

Ma

pure
che

giov al guadagno
s'

ch'anno fatto e poveri


el danaio.
si

artefici,

sparso

un poco

E
de'

a d primo di dicenbre 1515,

part el
al

Papa da
palazzo

Santa Maria Novella, e and a casa loro


Medici , in sabato.

a d 2 detto, and alla messa in Sa' Lorenzo, do-

menica.

Anco questo gigante

fu

opera del Bandinelli.

360

[1515-16

3 detto,
e

in luned, si part el

Papa, e and
a una

alla volta di Bologna,

pure aconpagniato, buon pezzo da


vestiti

molti cittadini
loro livrea.

da que' medesimi giovani

E E E
quivi

detto, in

ven erd , entr


el

el

Papa

in in

Bologna.

a d 11 detto, entr a d 13 detto,


si

Re

di

Francia

Bologna.

el

Re and
s'

a vicitare el
fare.

pratic le cose clie


el

anno a

'1

Papa e Papa co-

munic

Re

di

sua mano con

molta divozione, e con


si

isperanza di pace; e non di


loro patti.

meno non

intese nulla di

E E E
E
renzo.

a d 15 detto,

si

part el
part el

Re

di Bologna.
di

d d

18 detto,

si

Papa

Bologna.

22

detto, in sabato, giunse in B^irenze el

Papa
Lo-

a ore 24.
a d 23 detto, and el

Papa

alla

Messa
Vespro

in Sa'

24 detto, and

el

Papa
Papa

al

in

Santa

Maria del Fiore. E a d 25 detto, and

el

in

Santa Maria del

Fiore, e disse la Messa lui propio, e fu ornata la chiesa


di drappelloni e padiglione che pass ogni altra volta, e
fra l'altre, fu accese u'

numero

di falcole in

questa forma:
insino alle

pieni tutti gli anditi su alto tutta la Chiesa

porte, e tutti e ballatoi della cupola intorno intorno, con

grandissima solennit e grande populo.

*E a

8 genaio 1515 venne Arno grosso


el

in

modo

eh' alag tuto

Prato

d'

Ognisanti e insino in Borgo

Ognisanti, e fece in questi piani di gran danni; e afog


pi persone quagi di sotto.

Qui

il

codice

originale

incomincia

ad essere scritto

da

altra

mano.

1516]

361
a d 17
di

genaio sopradetto,

si

consecr la Chiesa

della Nunziata de' Servi di Firenze per le


dinale.'

mani

del Car-

E
di

in questi d fu fornito di coprire le stalle fatte dalla

casa de' Medici drieto a la Sapienza, a lato alla Chiesa

San Marco da manritta.*

a d 10 di febbraio 1515,

si

part di qui pi Car-

dinali, cio

San Giorgio

e altri, ch'erano colla Corte del

Papa, per andarsene a Roma.

E
soldi

in questo tenpo rincar el grano in pochi d pi di

10
si

lo

staio,

and insino a
lire

soldi

40, in

modo che
lire

non

lavorando, e A'alendo ogni cosa. Vino valeva

el barile, l'olio

and a

18

el barile,

la

carne del

porco a soldi 2, denari 4 la libra; e tutte carne care

pesci.

pesci d'Arno fu venduto soldi

16

la libbra, e

altri pesci cari, e

lengne molto care. In

modo

eh' e' pofa-

veri

furono molto adolorati. Aspettavano dal Papa

cessi venire

grano forestiero, non ne fece


la
di

nulla. Si sbialla

gott

ogniuno vedendo consumare

roba

gente

ch'era drieto alla Corte del Papa

forestieri.
n'

E
a

in questi d, insino a

mezzo febraio,

and

el

grano

soldi

47 e

pi, e se
lo

non che

la Signoria

mand bandi
lire

per coloro che


lo staio; lo

facevano alzare, andava insino in


soldi 45.

fermorono a

Antonio del Monte, cardinale legato

di

Leone X, per ordine

del quale fece questa


in un' epigrafe

consacrazione, e se ne conserva

memoria

marmorea

nel chiostro grande, pubblicata dall' eru-

ditissimo P. Pellegrino Tonini, nella sua


tiva di quella chiesa.
*

Guida

storico-illustra-

Pare

si

cominciassero nel luglio 1515, leggendosi nel Cambi


de' Medici
fecie fare

sotto

questa data: Il Magnifico Lorenzo


stalle,

dua
eia

l'una allato a l'altra, di braccia 100 l'una, con brac-

400

di

mangiatoie, drieto alla Sapienza, traila chiesa de' Servi

e la chiesa di S.

Marco

362

1516J

a d 19 di febraio,

si

part el

Papa
;

di

Firenze, e

and abergo a Santa Maria Inpruneta


in marted, e partissi di

e partissi a ore

18

mala

voglia, per conto de' mali

cittadini che facevono rincarare el grano, e cos se n' and.

17

di

de' Medici, fratelo

marzo 1515, mori Giuliano di Lorenzo di Papa Lione, e mor la notte che
stava
el

seguita, alle 6 ore, nella Badia del Ponte alla Badia.'

E
E
in

in questo
lo

tempo
staio.
si

si

grano a soldi 40 o
Medici

quarantadua

a d 19,

sepel el sopradetto Giuliano de'

San Lorenzo

di d

Firenze con grandissimo onore.

in

questi

giunsono e

Tedeschi in Lonbardia

presso a Milano.

E
me

a d 26 di maggio 1516,
el

si

mand

le

gente

del' ar-

a pigliare

Ducato d'Urbino, e fu preso quasi tutto


e

insino a' d 4 di giugno, ecetto Peser


in pochi d fu preso

Santo Leo, e

ogni cosa, che non vi fu contradi-

zione.

'

Mori nella Badia

di Fiesole

de'Monaci regolari, dove s'era

fatto portare per la

lunga malattia auta, eh' era diventato tutto


di tutta la

perduto e chom' una lanterna seccho, e mori chon buona pa-

X zienza, e

con gratia

cipt

perch'era stato in vita


codice senese fu

molto clemente . Cambi.


^

La croce che
il

trovasi in questo punto nel

posta certamente per indicare la morte di Luca Landucci, che fu


seppellito
3

2 giugno 1516.

Questa impresa era da qualche tempo vagheggiata dal Papa,


di

adducendo per ragione


il

voler punire quel


le

Duca per aver

ucciso

Cardinale

di

Pavia, negato

sue genti d'arme alla Chiesa da

cui era stipendiato, tenuto pratiche segrete co'nimici, e per altri

capi;

ma

veramente mirava ad acquistare questo stato per Lo"


di

renzo affine d'innalzarlo

nome

e di fatto alla dignit principesca.

1516-17]

363
ci

E
dici,

a d 19 d'agosto,
d'

fu

nuove come Papa Lione


el

aveva coronato duca


con tutto
a
d
el

Urbino

Signore Lorenzo de' Me-

Colego de' Cardinali.


di luglio
e'

primo

1517, fu

fatto

31 cardinale
qui

da Papa Lione decimo,


di sotto.

nome

de' quali questo

L'Arcivescovo
L'Arcivescovo

di
di

Como da
Siena

Trauzi.

Signore Frangete Orsino

L'Arcivescovo

di

Trani da Monte feltro

El Vescovo de'Pandolfini El Vescovo della Valle, romano


El Vescovo CoIona, romano

El Vescovo Cavagliene, genovese


El Castelano
lacobacco
Ivrea figliuolo del generale di Milano
Feltrensis

Como
Messere Ferando Puccetti

Un

franzese, J. Laudovensis
figliuolo del

Portughette

Re

di

Portogallo

Fiamingo
Regente
Ceserino
di

Camera romana

Romano

Messere Luigi de' Rossi


Giovanni Salviati

Mesere Antonio Ridolfl


El conte Ercole
di

Rangone

El Datario
El figliuolo di messer Iacopo da Trauzi

Mesere Francesco Ermelino da Perugia


Devichi spangnolo

364
El Generale
di

[1517

San Domenico

El Generale di Santo Agustino El Prete notaio pisano


El Generale di Santo Francesco
1

Ci

sembra necessario

riferire

questa nota

di

Cardinali, vacitate, voi. IV,

lendoci delle

Memorie Storiche

del

Cardella. altrove

pag. 14 e seg.

Scaramuccia Trivutzio Giovanni Piccoiomini


Franciotto Orsini

Giandomenico de Cupis

di

famiglia originaria di Montefalco


di

Niccol Pandolfini, vescovo

Pistoia

Andrea Della

Valle, vescovo di Mileto


di Rieti

Pompeo Colonna, vescovo

Giambattista Pallavicini, vescovo di Cavaillon


Raffaello Petrucci, prefetto di Castel Sant'Angelo

Domenico lacovacci
Bonifazio Ferreri, vescovo d'Ivrea

Lorenzo Campeggi, vescovo di Feltro Francesco Conti, arcivescovo di Conza Ferdinando Ponzetti, napoletano
Lodovico di Borbone, vescovo
Alfonso sestogenito
figlio d'

di Laon Emanuele re

di

Portogallo

Adriano Fiorenzi d'Utrecht, che poi successe a Leone nome di Adriano VI Paolo Emilio Cesi, romano Alessandro Cesarini
Luigi de' Rossi, fiorentino

col

Giovanni Salviati
Niccol (e non Antonio) Ridolfi

Ercole Rangoni
Silvio Passerini di

Cortona

Agostino Trivulzio Francesco Armellino Medici, perugino


Guglielnno

Raimondo Vich,

di

Valenza
il

Tommaso

de Vio di Gaeta, detto

Cardinale Gaetano

Egidio Antonini da Viterbo

Francesco Pisani, veneto


Cristoforo Numai, forlivese.

1517-21]

365
22 d'agosto 1517,
si

E E

a d

fu confinato

circa

cento

cittadini dagli Otto.

a di 4 di maggio 1518,
percti s'aveva
;

cominci a sonare l'Ave

Maria a nona,
che Dio
asai.
*

a fare la crociata, a ci

ci

fussi favorevole

e fecesi digiuni e processioni

a d 7

di settenbre

vene a marito

la

Duchessa in

Firenze al

Duca Lorenzo
*

de' Medici, e fecesi

gran trionfo

e festa , ed era franzese.

E
E

a d 4 di maggio (1519), mor

el

Duca Lorenzo

de' Medici, e

mor
19
di

la moglie in

capo a sette giorni.


,

maggio 1519

s'

era cominciato la
si

Chiesa di Santo Josefe, e in questo d vi


^

fece

la fe-

sta con grandissima devozione, al dirinpetto al Crocifsso drieto a Santa Croce.

E E
'

a d ultimo
*

di

marzo

si

cominci lo Spedale de-

gl' Incurabili.

a d primo

di dicenbre

mor Papa Lione, 1521.

UAve Maria
contro
i

del

mezzogiorno che ancora

si

costuma, e fu
di

ordinata suonarsi da papa Leone


Cristiani
2

quando pensava
della

muovere
di

Turcii.
di

Maddalena

Boulogne

di Piccardia

casa

Bor-

gogna.
3

Di questa chiesa, della quale in questo giorno sembra


il

si

gettasse la prima pietra, scrisse una storia


e la pubblic in Firenze nel 1855.
^

P. Stefano Fioretti,

Spettacolo
affetti

tristissimo

presentavano

in

quel

tempo molti
le vie di

sventurati

dal

male francese,
e lasciati

allora

creduto incurabile,

che venivano abbandonati


Firenze.
Il

languire anche per

23 maggio 1519, predicando in S. Maria del Fiore don

Calisto da Piacenza, canonico regolare di S. Agostino della Badia


di Fiesole, esort,

con buoni

frutti,

suoi uditori a provvedere ai

detti poveri infermi.

Nuova

Regolamenti dei Regi Spedali di S. Maria di Bonifazio (Prefazione storica, a pag. xlii), Fi-

renze, 1789.

366

[1522

a di 9 di genaio fu fatto un Papa fiamingo eh' ebe


'nperadore prese Genova

nome papa Adriano.* E a d 30 di maggo 1522

lo

per forza, che vi mor 14 mila persone, e and a sacco.

a di 2

d' agosto, si

son a festa e fecesi fuochi per

la canonizazione del' Arcivescovo

Antonino fiorentino.

a di 3 detto, uno contadino da Santa Maria Inprula brigata, cio sette per'1

neta amaz in casa sua tutta


sone, la donna, e figliuoli
e

genero, e ficc fuoco in

casa e andossi con Dio.

Adriano Boyers, detto Florent,


Stimo non
inutile

di

Utrecht

in

Olanda, car8 feb-

dinale Vescovo di Tortosa.


2

dar qui

il

seguente documento

dell'

braio 1516 relativo alla canonizzazione di questo illustre fiorentino.

Magnifici et excelsi Signori Sig" Priori di libert et Gonfa-

loniere di giustitia del Popolo Fiorentino fanno

noto et manisi

festo a ciascuno di qualunche grado qualit o conditione

sia
dal-

come

la Sanctit di

nostro Signore
vita et
il

Papa Leone, commosso

lo odore della
del beato

buona

fuma

et miracoli facti

per e meriti

Antonio per
le

passato Arcivescovo Fiorentino; desi-

derando per

predecte cose canonizzarlo ha conmesso per la


tal

exequtione

di

cosa a'R"'' Padri Jacopo Simonecta


di

et

Gu-

glielmo Cassadoro Auditori

qualunche persona sopra

le

Ruota, che piglino da ogni et cose predecte informatione onde decti


obbedienzia benigniamente
et altre

Auditori sono parati


ricevere

come

figliuoli di

ogni informatione

et

esaminare
e prefati
il

cose fare nesi

cessarle, consuete

et opportune, et cosi

hanno mandato
Magnifici

pu-

blichi a ciascheduno:

pertanto

Signori et

Gonfaloniere fanno intimare per


persona che sappia della vita,

presente bando a ciascheduna


e miracoli o

fama

per s o per

udita d'altri, per carit, gloria et honore d'Iddio et de Sancti, sia contencto a decti Auditori fare noto et advisarli, in casa del

prefato M. Jacopo Simonecta, posta nella via de'Pandolfini di Firenze, dove saranno ad ogni bora di giorno

continuamente
di

da loro benigniamente admessi ed


de' Signori e

uditi .

(Registro

Delibe-

razioni

Collegi ad an.).

1522-27]

367
anno casc
la

E
fu
s

in questo

manna

quasi per tutto , che

gran caldo che secava l'uve a 19

in su le vite.

E E

a di 14 di settembre, mori Papa Adriano 1523.


di

di

novembre,

fu fatto

Papa Gremente;
el

mori a

di

25

di settenbre millecinquecentotrentaquatro.

a di 23 di febraio 1524, fu preso prigione


;

Re

di Francia dallo Inperadore

e morivvi circa

8000 uomini
in-

intorno a Pavia, e and prigione in Ispagna.

di

utimo
di

di febraio,

fu finito

el

pavimento

torno al coro

Santa Maria del Fiore, di


si

marmo

bianco,

nero e rosso, che

pen circa 4 anni.

E
aneg.

a di 21 di settembre
l'

1526,

ci

fu

nuove come
;

el

Turco aveva preso

lingeria e morto el re

in

un fiume

del

mese

di

dicenbre, fu morto

el

Singnore Gio-

vanni de' Medici, da' Lanzi presso a Mantova.


vasi le bonbardiere e tutte le torre

E
le

face-

de

le

mura

di Fi-

renze

che prima non

s'

erono

fatte, e

rovinavonsi

torre

dette, insino al pari delle mura.*

E
el

a di 6 di

maggo and a

sacco

Roma, 1527,

e fugi

Papa

in Castolo con ventidua Cardinali, e quivi furono

tutti prigioni de' Lanzi e Spagniuoli,

come piaque a
lo

Dio.

a di 16

di

maggo,

si

mut

stato

d'

acordo e
'1

pacificamente, e andosene e Ipolito de' Medici e

Cardi-

nale di Cortona insieme.

E
stato

del

mese

di dicenbre

fu liberato el

Papa

eh' era

7 mesi prigione

in circa.

Le

torri delle porte

furono quasi tutte mozzate e ridotte a


si

cannoniere, come ancora


e della

vedono quelle del Prato, di S. Gallo Federigo da Bozzolo e del Conte Pietro Navarra mandati a fortificare la citt da Papa Clemente VII;
Croce, per ordine
di

la qual cosa dispiacque assai ai Fiorentini.

3G8

[1527-29
a
d

E
falone.

27

di

dicenbre, fu finito
di

di

scrivere l'ordi-

nanza de' soldati cittadini

Firenze, gonfalone, per gon-

E
zione,

a di 25

di genaio, 26, 27, 28, si fece

quatro ora-

una

in

Santo Spirito,
in

in

pergamo, una in Santa


a esortazione
di detta

Maria Novella e una


milizia.

Santo Lorenzo e una in Santa


fiorentini,
s'

Croce , da quatro govani

a d 5

di febraio,

apicc 16 bandiere verde,

co' loro sengni de' gonfaloni, in Piazza,

che erono fatte di

nuovo

pe' la sopradetta milizia.

E a d 19 di settenbre (1529), ci fu nuove come Cortona s'era data a patti al Principe d'Arangio, capitano dello Inperadore.

E E
di

cos s'era ribelato Arezo.

a d 2 d'ottobre, venne in Firenze la Vergine


acci che guardasi la sua citt da questa
;

Maria, e pertossi in Santa Maria del Fiore nella Capela

San Zanobi,

guera aparecchiatogli

e poi che fu quivi fug la


*

paura

e lo spavento a tutta la Citt.

10

d'

Ottobre 1529, venne


alle

el

Canpo
e

delo' npe-

radore e del Papa

mura

di

Firenze,

col

tenpa

circund intorno intorno tutta la citt d'un grandissimo


asedio e stette cos presso a uno anno, che fu una carestia

che valse

lo staio del

grano L. 3 e

soldi

15

18.
.

che

cos volse la Signoria

E E E E
1

la libbra del Cacio

L.

2.

uno paio
uno paio
libbre

di

Caponi
Galine

49.
21.

di

una

di

Carnesecca

2.

15.

Narra

il

Varchi che

affinch questa tavola

non venisse

alle

mani

de' soldati e di gente luterana (cio degli

assediami) la Si-

gnoria la

mand segretamente a

prendere.

1529]

369
uno Cavretto
L.

E E E

uno Agnello

E E E
E

una libbra d'Asino o Cavallo uno cesto di Lattuga


due Susine acerbe

una Susina matura

una Granata
uno quartuccio uno mazzo uno
di
di

E
E E E E

Fave molle

Radice

fiasco d'Olio

la libbra de le Confezioni

libbre

una

di Salsicciuoli bolognesi

2.

18.

E E E E E
E

once una di Pepe

libbre

una coppia d'Uova una di Pere moscadelle libbre una di Ciriege

libbre

una

di Castrone

un Cipolla
uno
fiasco di

E E E E E E E E E E E
E E E E

Vino
Pesce
di caveretto

libbre

una

di

una Testicciuola una Curatella


libbre

una una

di Candele di cera
di

libbre

Mele

uno Limone

una ^Melarancia
libbre

una d'Uve secche una


di

una Aringa
libbre

Mandorle

stiacciate

dua Noce a quatrino un piccolo mazzo di Bietola

un

piccolo

mazzo

di

Cavolo

un mazzo

di Cipole fresche poraie

1.

24

370

[1529-32

E una Zucca fresca E una Albercoca E un Papero

L.

1.

14.
2.

E libbre una di Salsiccia E a d 25 d'aprile 1530, si


teneva
ruccio.
gli

16,
15.
4.
.

riebbe Volterra, che la

Spagniuoli, che la riprese per forza el Fer-

E E

a d 28 di maggio, a d 3

si

perde Enpoli.
el Ferruccio, tra

d' agosto, fece fatti d'

San Marcello

e Gavinano, e

arme ammazz el

principe d' Oran-

gne e mor anche lui, cio fu morto. E a d 8 di settenbre, si part el canpo degli Spagniuoli e Lanzi.

E E E

a d 12 di settenbre,

si

part Malatesta con le no-

stre gente.

a d 8 d'ottobre, venne un diluvio a che fece molto pi


d

Roma

grande a

danno che non fece


venne
el

el sacco.

di luglio 1531,

Duca Alessandro
el

de' Medici in Firenze a la sua ritornata.

E
lire

del

mese d'agosto 1531,


che prima valeva

si

messe

ducato a
'1

soldi 10,

lire

sette.

barile*

valeva soldi 12, danari 6 e and a

soldi 13, danari 4.

'1

grossone valeva soldi 7 e and a soldi 7 danari 6,

e le monete che valevano soldi 28 andarono a soldi 30;


e 3 quattrini bianchi andarono a 4 neri.

E a d primo di maggio 1532, aveva a entrare la nuova Signoria, e no' la feciono pi. E a d 3 di dicenbre, venne in Firenze, mandate da
Papa Clemente, 100 in San Lorenzo.
1

reliquie in quarantacinque vasi,

messe

percli

Barile, ovvero Gabellotto, era una moneta cosi chiamata tanto pagava di Gabella un barile di vino a entrare in

Firenze.

1533-35]

371

a di 17 d'Aprile 1533, venne in Firenze la Du-

chessa moglie del Duca Alessandro, e a di 26 detto and

a stare a Napoli, ch'era


ligittima.*

figliuola delo

Imperadore, non

Nel 1529 ,

si

cominci a lasciare la portatura de' case ne

pucci, e nel 1532 non

vedeva pure uno, che fu


si

spenta l'usanza, e scanbio di capuccio


e cappegli.

porta berrette

pi, in detto tenpo,

si

cominciorono a moz-

zare e capegli, che prima ognuno


sino a le spalle
,

gli

portava lunghi
che prima non

in;

non

si

trovava pure un solo sanz'


barba,

essi

e or cominciossi a portare la

si

trovava persona che portassi barbe, ecetto che due,


renze, el Corbizo, e uno de' Martegli.

in Fi-

E
duo

pi in detto tenpo

si

cominci a fare
d'

le calze di

pezzi, che

prima
si

si

facevono

un pezzo, e sanza

tagli

veruno, che ora

tagliano

per tutto e mettevisi sotto

taffett, e fassi uscire per tutti e tagli.

a d 27 di maggio 1533,

si

cominci a fare e fon-

damenti della nuova cittadella fuora della Porta a Faenza,


e lavoravasi d di festa
,

e d di lavorare, e pi e d dela

Pasqua.

E E
E
un

a d 25 di settenbre

1533, mor Papa Gremente.

a di 11 d'ottobre 1533, fu fatto Papa Paulo a di 25 d'aprile 1535,


si

3^

cominci a stanpare mo-

nete di soldi 40 r uno con la testa del


lato, e dal' altro

Duca Alessandro,

San Cosimo

e Damiano.

Margherita d'Austria, allora

in et di

nove anni, che Carlo

aveva promessa fino dal 1529 ad Alessandro de' Medici. 2 I fondamenti si incominciarono al di fuori della porta, ma questa rimase compresa nella nuova fortezza, che chiamossi di S. Giovanni Battista, e la torre che esiste tuttora servi d'anima
al

maschio della fortezza

stessa.

372

[1535-36
a d 20 a
di luglio, ci fu le

E
E
le

nuove come

lo 'npera-

dore aveva preso Tunizi di Barbarla.*


di

di dicenbre 1535, fu finito quasi afatto tutte

mura

di fuori dela

cittadella, e cantossi

la

messa e

benedissesi, e messesi la guardia in detta cittadella.

a d 19 di dicenbre,
lo

si

part el

Duca per andare

a Napoli a vicitare
nizi di Barberia.

'nperadore ch'era tornato da Tu-

E
dici

a di 11 di marzo, torn

el

Duca Alessandro

de'

Me-

da Napoli.

E
lo

28

d'aprile

1536

in venerd

a 21 ora, entr

'nperadore in Firenze con 5000 fanti, e 2000 cavalli

e 'n prima and in Santa

Maria del Fiore,

e di poi nel

Palazzo de' Medici

fortezza, e di poi se

29 detto and a vedere la n'usc e and lungo le mura verso


a
d

San Gallo, e maggio and


stette in

volse ale stalle del Duca.


alla

a d primo di

messa

in

Santa Maria del Fiore, e

uno tabernacolo

fatto di ricchi drappi.

E E
Re

a d 2 di maggio, and alla Nunziata alla messa,

e scopersono la Nunziata.

a d 2 di maggio 1536, venne

lo 'nbasciadore del

di Tunisi a lo 'nperadore e recogli el tributo, cio

4 2

cavagli e 2 camegli e 8 falconi, e


sopradetti dormendari.

lasci al

Duca

a d 3 detto port

el detto tri-

buto a palazzo alo 'nperadore che era qui in Firenze.'

a d 4 di maggio 1536

si

part

lo'

nperadore di

Firenze a 15 ore, e and alogiare a Pistoia.

1 Quest'impresa di Carlo V, stata illustrata da Damiano MuoNi, Cenni- Documeid-Regesti, Milano 1876. 2 II sommario dei capitoli stabiliti fra l'Imperatore e Muley Hassan, re moro di Tunisi, pubblicato dallo stesso Muon, a p. 88; e fra i patti vi quello appunto di dare ogni anno all'Imperatore

per censo

sei cavalli barberi e dodici falconi.

1536-37]

373
6 detto, and a Lucca.
di

E E
rito al

di

a d 15

giugno 1536, venne la Duchessa a made' Medici.*

Duca Alessandro
a
d

E
la

di

genaio 1536, in sabato, a 6 ore in circa,

notte di

Befana, fu tagliato a pezzi, e sgozzato el


de'

Duca Alessandro
Queste sono
strisimo
e
le

Medici, e s' sepellito che non fu


lo

veduto da persona, se none da coloro che


degnissimo Signore Duca

portorono.
:

parole quando faceva bandire nostro

Lo

inlu-

Alessandro

de' Medici e sua Consiglieri.

E
E

a d 9 di genaio 1536, fu fatto

el

signore Cosimo

de' Medici Signore in luogo del

Duca,

in

marted.

a d 20

di

genaio 1536, venne tre Cardinali e uno


'1

Vescovo, cio Salviati, Ridolfi e Gadi, e


derini, per fare acordo col popolo e

Vescovo
si

de' Se^

non
el

nulla.

a d primo d'agosto 1537, fu rotto

Canpo

de' fuo-

rusciti di Firenze a

Montemurlo, che fu tenuta cosa mi-

racolosa, che

si

rinchiusane nella gabbia da loro a loro:

e fuvvi morti assai, e presono molti prigioni.

Prigioni furono questi, a d 3 d'agosto 1537,

El
piccato.

figliuolo del capitan Galeoto

da Barga, fu

in-

El Sacchettino, per sopranome;'' inpiccato.

Vico Rucellai,* tagliato

el

capo.

'

Avendo ora
il

l'et
e

sufficiente
il

per

il

matrimonio, ritorn in
la

Firenze
*

31

maggio,
la

13 giugno udi in S. Lorenzo

messa
rista-

del congiunto insieme col

Duca Alessandro suo marito

(Varchi).
il

Saputa
al

bilimento della libert,

morte d'Alessandro, volevano procurare ma arrivarono troppo tardi, e da


furono, dopo pochi giorni,

chi fa-

ceva spalla
dallo Stato.
3
*

Duca Cosimo
di

fatti

uscire

Bernardo Lodovico

Giovanni Sacchettini.
bastardo
di

figliuolo

Guglielmo Rucellai.

374

[1537-3S

Bacciotto del Sevaiuolo,* tagliato el capo.

4 d'agosto

detto.
el capo.

El capitano Gerardino,* tagliato

E E

Govanbatista Giacomini, tagliato

el capo.

Lionardo Ringnadori, tagliato


Guera,' tagliato
el

el

capo.

El capitano

capo, e 'npicata

per un pie a la citadela de la Justizia.

20 d'agosto.
a Baccio Valori, tagliato a Filippo Valori
el capo.
el

E E E E E E E
Si

a Filippo suo figliuolo, tagliato


di

capo.
el

Niccol tagliato

capo,

Anton Francesco

degl'Albizi, tagliato el
el capo.

capo-

Alessandro Rondinogli, tagliato

Cecchino del Tessitore, inpiccato.


di

a d 18

dicenbre 1538.
Filippo
Strozzi da s con

sgozz

una spada^

che era

in prigione nella Cittadella.

E Pagol' Antonio Valori, in un E Fabaie del Benino, che s'era


e tagliatogli el capo.

fondo di torre.
fuggito, fu ripresa-

E E E E

Bernardo Canigiani.
Boccaccino Adimari.

Giovan Francesco Capponi.


Cecchino Tosinghi.

E
E E E

Nigi del Tarchia.


Gio. Francesco Giugni.

Sandro da
figliuolo di

Filicaia.

Gian Filippo Bartoli.

2
3

Bartolommeo d'Antonio Tagi, detto Bacciotto. Andrea di Ser Lorenzo Giierardini. Questo Guerra di Modigliana era capitano appunto

della

fortezza della Porta alla Giustizia presso l'Arno.

1538-39]

375
Lepre de Rinier.

E E E E E E

Amerigo Antinori.
'1

capitano Betto Rinuccini.

Yieri da Castiglione.

Neri Rinuccini.
molti altri, che io none scrvo.
d

E
E

di

genaio 1537, fu fatto


dello 'nperadore.
*

Duca

di

Firenze

da uno mandatario
ch'era moglie del

a d ... d'ottobre 1538, and a


*

Roma

la

Duchessa
rimari-

Duca Alessandro morto, ch'era


novenbre 1538
ci

tata al nipote del Papa.

di

vene

la

Vergine

maria de

la 'Npruneta, perch era piovuto

lungo tenpo.

subito fatto el partito ces la piova e fessi bello tenpo,

che fu cosa miranda.

a d 18 di dicenbre 1538,

si

sgoz o fu isgozato,

Filippo Strozi eh' era prigione in cittadella, stato 16 mesi


e 18 giorni, che fu cosa che merita gran considerazione.

a d 29 di giugno 1539, entr la Duchessa del


de'

Duca Cosimo

Medici in Firenze, che era venuta da

Napoli a Pisa per mare.*

E
soldi

a d ... di luglio 1539, di ricolta valeva

el

grano

70

lo staio.

'

Leggo

nel

Diario

di

Francesco Settimanni, sotto

la data del

giorno successivo. Dal Consiglio e Senato de'Quarantotto fu dichiail sig. Cosimo de'Medici Duca 2 di Firenze con mandato delrimperator Carlo quinto, dato nella terra di Monzone l'ultimo giorno di settenbre prossimo passato, portato dal Conte di Si fonte spagnuolo, ambasciatore di S. M., a cui fu fatto grandisX Simo onore .

rato

La duchessa Margherita
Eleonora
figliuola di

d'Austria

si

rimarit

ad Ottavio

Farnese.
3

Don

Pietro di Toledo vicer di Napoli.

376

[1539-41
a di 15 d'ottobre, fu
finito di fare el

pozo nel mezo

del chiostro grande di

Santa Maria Novella, che prima


el chio-

v'era un pino ch'aver 237 anni; e pons tutto


stro a melaranci, che

prima era prato,

e di grandissimo

piacere,

E E
alla

di

settenbre andorno a stare gli Otto nel Palagio

del Podest, che

prima stavano

in

Palazzo de' Signori.


stava a lato

pi vi torn el Bargello, che prima


di verso

Dogana

Santa Croce. 1540,


el

E
E E
gli

a d 3 d'aprile

Duca Cosimo ebe una


villa dello Spirito

figliuola della

Duchessa Leonora sua donna.


di

a d 15

and ad abitare
a di

maggio 1540, la el Duca Cosimo

Santo,

in

Palazzo de' Singnori.

27

di febraio

1540, fa menato dua leoni in


stie e,

Piazza de' Singnori, in dua gabie come dua

quando

cavorono fuori delle gabie, un toro

gli

and inconin l e l'al1'

tro e

uno

lione prese

uno

salto e saltogli in su la schiena


1'

e non gli fece male nessuno, e


tro in

uno and
1'

qua

non dissono mai pi nu^la


grossi
gli

uno a

altro.

molti cani

che

v'

crono

non

gli

dissono mai

nulla. In

modo
nel
se
,

rimandorono a

la stanza loro per la

via eh' erono venuti, che vi ritornorono sanza fatica ve-

runa.

non fece
can corso

1514 ve n' era stato menato un altro, che non che con una brancata sola amazz un
si

che non

mosse punto.
1541, ebe
el

a d 25 di marzo

Duca Cosimo un

figliuolo

maschio della Duchessa Leonora sua donna, e

posegli

nome

a d primo

d'

agosto 1541,

si

batez con gran

fe-

sta e grande aparato in

San Giovanni.

Fi'ancesco.

1541-42]

377
and
el

E E

a d 24 d'agosto 1541,

Duca Cosimo a

vicitare lo 'nperadore a

Genova

e torn.

aprile 1542, fu mandato al Duca CoVece re di Napoli suo suocero, in dua gabie, e messogli in una stanza dove stanno e lioni. E a di 12 di giugno 1542, venne uno tremuoto in Firenze, non mai pi udito el magiore; dur tanto che

di

d'

simo 2

tigri dal

si

sarebbe detto uno Paternostro, e molti altri non fece danno nessuno in Firenze, bench si
fiorentino,

piccoli.

sentissi

in tutto el dominio

eccetto

che in Mugello

che min tutto

el castello della

Scarperia.

a l'intorno
feriti

ruin 1740 case e morivi 113


e percossi e guasti dalla ruina.

uomini, e pi 289

E
E E

6 d'agosto 1542, venne una saetta

in su la

cupola e non fece quasi danno. a d 18 di settenbre, venne una saetta in su la


pi ne venne una in Palazo de' Signori dove ogi

cupola e non fece danno, o poco.

abita el

Duca Cosimo.
d'

E E

molte altre ne cade per Firenze.


a d 14
ottobre 1542, venne una saetta in su
in Palazo e molte altre per

la cupola, e

una ne venne

Firenze.

a d 22 di dicenbre

venne una saetta

in su la

cupola, e dtte in su la lanterna e ruin e spez tanti

marmi che
di

si

giudic che a raconcare

si

spenderebe pi

12 mila iscudi.

pi ne venne una in Palazo del Duca.

FINE

-^
^^r^'^

'.

-^^^^^.

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^^*

W^

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