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2.Appunti sistema finanziario

Sistema Finanziario (Università Carlo Cattaneo)

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PARTE 2
CAPITOLO 12 – LA MONETA

IL SISTEMA DEI PAGAMENTI


Il sistema dei pagamenti costituisce l’infrastruttura che supporta la funzionalità e l’efficienza degli scambi
di beni, servizi ed attività finanziarie.
Gli strumenti di pagamento possono consistere i servizi erogati tramite procedure interne ai circuiti bancari
e postali (strumenti tipo pagante-banca-banca-pagato, ad esempio il bonifico) oppure possono essere basati sulla
circolazione materiale di supporti cartacei o plastic cards che vengono trasferiti tra gli operatori dello scambio
monetario (strumenti tipo banca-pagante-pagato-banca).
L'efficienza e l'efficacia dell’industria dei pagamenti sono fattori di competitività di un sistema economico
e si misura nel riferimento alla capacità di soddisfare i bisogni di regolamento contenendo i costi di
transazione non portate dagli operatori economici.
La Banca Centrale oltre a svolgere funzioni di politica economica, di regolamentazione, di controllo e
produttore di moneta, è anche produttore di servizi a supporto della circolazione monetaria. Questi ultimi
riguardano la gestione dei pagamenti all'ingrosso tra le banche. Più di recente, da area accessoria, l'attività
di produzione di servizi di pagamento è diventata sempre più autonoma area di business, in cui le banche
si trovano a competere con altri fornitori di servizi.
Attraverso l'innovazione di processo e di strumenti di erogazione dei servizi, si attua una stratificazione di
generi monetari e di strumenti, in un processo che vede le nuove proposte affiancarsi quelle esistenti
piuttosto che sostituirsi ad esse.

BISOGNI DI GESTIONE DEI PAGAMENTI


Sono:

• Sicurezza di ricevere nello scambio potere di acquisto riutilizzabile in altri scambi.


• Sicurezza di essere liberati dall’obbligazione di pagare.
• Minimizzazione dei costi/rischi del mantenimento di scorte di potere di acquisto.
• Minimizzazione dei tempi e dei costi di trasformazione del pagamento ricevuto in potere di
acquisto immediatamente utilizzabile.
• Facilità di controllo della quantità disponibile di potere di acquisto e della sua dinamica nel
tempo.
• Riservatezza rispetto all’entità e alla destinazione dei pagamenti e degli incassi.
• Minimizzazione dei rischi relazionali tra gli scambisti.

MONETA E STRUMENTI DI PAGAMENTO


Moneta = bene generalmente accettato da una collettività come mezzo di regolamento degli scambi
(incorpora il potere di acquisto).
Moneta legale = moneta con funzioni liberatorie delle obbligazioni di pagare; deve essere accettata come
mezzo di pagamento (debito della banca centrale), è costituita da banconote e monete metalliche emesse
dal SEBC. [moneta segno]

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Moneta bancaria (scritturale) = debiti a vista delle aziende di credito stanziati dalle scritture contabili
conseguenti alla movimentazione dei depositi in conto corrente. Circola su base fiduciaria, ovvero sulla
fiducia riposta nella capacità della banca debitrice di assicurare la conversione del debito/credito in un
corrispondente importo in moneta legale. Il trasferimento della moneta scritturale è agevolato da servizi di
pagamento e dai corrispondenti strumenti di erogazione dei servizi di pagamento; che danno disposizione
alla banca depositaria di trasferire, mediante scritture contabili, la titolarità delle disponibilità in conto dal
soggetto debitore (acquirente) al soggetto creditore (venditore). [moneta segno]

COSTI/ESIGENZE DI PAGANTE E PAGATO


Il pagamento è l'azione mediante la quale un soggetto si libera dell'obbligazione monetaria sorta come
corrispettivo dell'acquisizione di un bene, di uno strumento finanziario o della fruizione di un servizio.
Nel caso di moneta scritturale (in cui quindi non è possibile la consegna fisica della moneta) il trasferimento
ha per oggetto la disponibilità in conto presso un terzo soggetto, tipicamente la banca o il sistema postale,
e si sostanzia nel trasferimento della titolarità della disponibilità in conto attraverso scritture contabili. Si
rende pertanto necessaria l'attivazione del soggetto depositario per l'effettuazione di prestazioni di servizio
rese attraverso la produzione di strumenti di pagamento.
I costi che le parti conseguono nel corso del perfezionamento della prestazione monetaria sono:

• Costi di mantenimento della liquidità → costi legati alla detenzione di scorte monetarie in vista
del trasferimento dalla controparte. Lo sono i costi di custodia, quelli legati ai rischi di smarrimento
e di furto, i costi di trasporto e i costi opportunità commisurati al rendimento cui si rinuncia a
seguito della conversione in moneta. Altri costi meno evidenti sono i costi attesi legati
all’insufficienza della scorta di liquidità. [soggetto pagante]
• Costi di gestione degli incassi → comprendono i costi di detenzione e di custodia.
• Costi di informazione (costi di insolvenza) → sostenuti allo scopo di contenere il rischio di
frode o di inadempienza del pagante. Ai costi certi l'informazione si aggiungono i costi incerti legati
alle perdite che si possono verificare in carenza dell'attività informativa di cui sopra ovvero i costi
di insolvenza. [soggetto pagato]
• Costi di trasferimento → costi da sostenere per la consegna delle disponibilità monetarie, oneri
connessi alla esigenza di assicurare riservatezza e costi legati ai rischi relazionali tra gli scambisti
(che possono insorgere a seguito di errori o disguidi). [entrambi]
• Costi di float (sfasamento temporale) → legati allo sfalsamento temporale tra l'effettuazione
della prestazione oggetto dello scambio e il momento del pagamento. [entrambi]
• Costi di interessi → possono incorrere ove lo sfalsamento temporale sia negoziato tra le parti e
compensato in termini di applicazione di un tasso di interesse.

SPAZIO ECONOMICO DEGLI STRUMENTI


La ragion d'essere di ogni strumento di pagamento deve essere ricercata nelle diverse attitudini di ognuno
a ottimizzare rischi e costi sostenuti dal soggetto pagante e dal soggetto pagato intervenendo su una o più
fasi del processo di pagamento. L'ottimizzazione può essere realizzata in due modi, che si possono
presentare separati o in congiunzione.
In primo luogo, tramite la riduzione del complesso dei rischi e costi a carico dei contraenti, sfruttando
quindi la possibilità di accollando a soggetti terzi la gestione esterna delle fasi del processo (la
specializzazione degli erogatori di servizio consente di gestire i rischi acquisiti sostenendo costi più contenuti
di quelli a carico dei contraenti). In secondo luogo, i servizi offerti possono realizzare in diverso grado la
distribuzione dei rischi e dei costi tra pagante e pagato. L'intervento di terzi soggetti produttori di strumenti
di pagamento genera, peraltro, nuove tipologie di costi per le controparti di pagamento (ad esempio i costi
di monitoraggio) legate alla valutazione dell'affidabilità del soggetto terzo nello svolgimento delle funzioni
a esso esternalizzate.

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L'intervento stesso si giustifica pertanto se i costi aggiuntivi sono inferiori all'utilità generata per i contraenti.
Gli strumenti di pagamento proposti dai produttori di servizi per il trasferimento della moneta possono
essere distinti in funzione del genere monetario usato per il pagamento:

• Pagamento in contante → L'unico servizio offerto riguarda la fase preliminare di trasformazione


di attività finanziaria in contante (tempestività, localizzazione e accessibilità del servizio).
• Pagamento con moneta scritturale → gli strumenti sono di due tipologie:
o Contatto diretto pagante-pagato per la consegna materiale di strumenti che surrogano
temporaneamente e parzialmente la moneta fornendo garanzia. Nel periodo di tempo che
intercorre tra la consegna dello strumento e la successiva fase di regolamento il beneficiario
può incorrere in un rischio di credito nei confronti dell'obbligato, perciò l'intervento può
estendersi anche alla gestione del rischio di inadempienza in un ventaglio di servizi che
vanno dall'emissione di strumenti prepagati alla produzione di informazioni sulla solvibilità
del debitore (es. assegno bancario e circolare, carta di credito, cambiale).
o Strumenti che non prevedono una fase intermedia in cui avviene la consegna materiale tra
i contraenti di uno strumento che surroga temporaneamente la moneta. Strumenti
caratterizzati dalla contestualità della fase di attivazione della procedura e della fase del
regolamento. (bonifico, carta di debito).
La formazione della provvista è fatta:

• Prima → nel caso di contante, bonifici, carte prepagate;


• Durante → nel caso di assegni, carte di debito, pagamenti con home banking;
• Dopo → nel caso di carte di credito.

FATTORI RILEVANTI DI SCELTA DELLO STRUMENTO


il campo di esistenza degli strumenti di pagamento e determinato dalle scelte attuate dagli operatori in
funzione di una pluralità di variabili (raffigurate in figura).

• Livello di reddito → individui più ricchi useranno meno il contante e viceversa;


• Occasione di scambio → delimita il campo di utilizzo degli strumenti a supporto di scambi o
B2B o B2C;
• Grado di istruzione → determina il livello della percezione dei rischi insiti nell’utilizzo delle
diverse modalità;
• Abitudini di spesa → discriminano strumenti che si prestano a regolare piccoli importi per spese
quotidiane effettuate di persona;
• Sistema delle telecomunicazioni/stato della tecnologia→ lo sviluppo di questi ha generato ad
esempio ATM, POS, Home Banking etc.;
• Normativa → può agevolare o meno l’introduzione di determinati strumenti (es. antiriciclaggio).

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CAPITOLO 13 – GLI STRUMENTI DI PAGAMENTO

MONETA E STRUMENTI DI PAGAMENTO


Strumento di pagamento = qualsiasi mezzo che serva a trasferire potere di acquisto (moneta) da un
soggetto che deve effettuare un pagamento a un soggetto che deve riceverlo in cambio della consegna di
beni o prestazione di servizi.
Operazione di pagamento = processo che consente il trasferimento di potere di acquisto da colui che
deve effettuare un pagamento a chi lo deve ricevere. È un servizio reso da un terzo agli scambisti che viene
attivato con l’utilizzo di uno strumento di pagamento.
NB → 1) In Italia si usa molto il contante rispetto agli altri paesi.
2) Maggiore è l’efficienza del sistema dei pagamenti, minore sono i costi.

SINGLE EURO PAYMENTS AREA (SEPA)


La Single Euro Payments Area (SEPA), ovvero Area Unica dei Pagamenti in euro, è l’area in cui il cittadino,
l’impresa, la Pubblica Amministrazione e ogni altro operatore economico possono effettuare e ricevere
pagamenti in euro secondo regole, procedure operative e prassi di mercato uniformi. Alla SEPA aderiscono
i ventisette paesi dell’Unione Europea (UE), inclusi quelli non euro, e anche altri paesi non appartenenti
alla UE.
La SEPA rappresenta per i pagamenti al dettaglio con strumenti diversi dal contante il naturale
completamento del passaggio alla moneta unica.
La SEPA introduce rilevanti cambiamenti nelle abitudini di pagamento con la possibilità di inviare e ricevere
pagamenti in Europa da un unico conto e utilizzando le medesime procedure. L’utilizzo di formati
standardizzati permette di gestire con maggiore efficienza le disposizioni di incasso e pagamento, la
connessa rendicontazione e la riconciliazione dei flussi contabili e commerciali.
In Italia il ruolo di autorità competente è della Banca d’Italia che ha emanato il Provvedimento recante
istruzioni applicative del Regolamento 260/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio.

LA SEPA IN ITALIA
La Banca d’Italia promuove l’affidabilità e l’efficienza degli strumenti di pagamento per mantenere la fiducia
nella moneta e negli strumenti a essa alternativi.
Lo sviluppo di strumenti di pagamento innovativi, in grado di sfruttare le potenzialità offerte dalla
tecnologia informatica, consente di modernizzare le abitudini di pagamento dei cittadini, delle imprese e
della Pubblica amministrazione, migliorare la fluidità delle transazioni, sostenere la crescita economica.
Il perseguimento di questi obiettivi è importante in Italia dove l’utilizzo di strumenti di pagamento
alternativi al contante è meno diffuso rispetto agli altri paesi europei.
Questi obiettivi sono anche alla base delle iniziative assunte dalle autorità per la creazione del SEPA e per
definire una cornice giuridica unitaria per l’offerta dei servizi di pagamento in Europa (Payment Services
Directive, PSD: direttive europee sui servizi di pagamento).
La PSD ha introdotto una comune cornice normativa per i servizi di pagamento elettronici europei,
predisponendo una solida base legislativa per la realizzazione della SEPA.

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Il PSD è molto importante per tre ragioni:

• Armonizza le regole per l'offerta dei servizi di pagamento in Europa (interessa i servizi di pagamento
non incorporati di titoli di credito, quindi investe l'area degli addebiti diretti, dei bonifici e delle carte di
pagamento; non coinvolge ne assegni né le cambiali);
• Promuove l'uso di strumenti di pagamento elettronici e forza parallelamente le tutele apprestate a favore
dei fruitori di tali servizi;
• Aumenta la competitività del sistema dei pagamenti; risulta così ampliato il novero dei payment service
provider della UE.

STRUMENTI DI PAGAMENTO
Gli strumenti di pagamento consentono di trasferire fondi tra soggetti diversi. La disponibilità di un’ampia
gamma di strumenti di pagamento offre vantaggi in termini di flessibilità di utilizzo, minori costi e maggiore
sicurezza. Per beneficiare di questi vantaggi è importante conoscere le regole previste per l’utilizzo degli
strumenti e confrontare le diverse offerte presenti sul mercato.

CONTANTE
Il contante (banconote e monete) consente un immediato trasferimento di valore tra due soggetti ed è
subito riutilizzabile.
È utilizzato per effettuare transazioni di importo limitato tra soggetti fisicamente presenti (face to face),
e garantisce l’anonimato delle operazioni.
Il “corso legale” di banconote e monete (moneta legale) comporta l’accettazione del contante per regolare
qualunque tipo di transazione.
In Italia le transazioni di importo superiore a 999,99 € devono essere effettuate con strumenti alternativi al
contante (D.L. 201/2011 - “Decreto Salva Italia”).

LA VALUTAZIONE DEGLI STRUMENTI DI PAGAMENTO


EFFICIENZA

• Costi di regolamento collegati all’utilizzo dello strumento, sia espliciti che impliciti
• Tempi di regolamento (tempo tra consegna dello strumento e trasferimento della moneta)
• Grado di flessibilità
• Grado di accessibilità
IL RISCHIO

• Sicurezza di utilizzo dello strumento (esempio: rischio di smarrimento o furto)


• Rischio di insolvenza della controparte debitrice
• Rischio operativo → ritardi o perdite a causa di forze maggiori (scioperi etc.)
• Rischio di frode → condotte illecite compiute da terzi

STRUTTURA TECNICA DI UNO STRUMENTO DI


PAGAMENTO
• Momento di perdita della disponibilità del potere di acquisto da parte del pagante.
• Modalità di trasferimento del potere di acquisto.
• Momento di acquisizione della disponibilità del potere di acquisto da parte del pagato.
• Garanzie della controprestazione a favore di ciascuno dei contraenti.

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TIPICI STRUMENTI DI PAGAMENTO


• Assegno bancario • Ri.Ba. (Ricevuta Bancaria)
• Assegno circolare • RID (Rapporto Interbancario Diretto)
• Carte di pagamento • Postali: Vaglia, BancoPosta
• Bonifico MoneyGram, Eurogiro, Postagiro
• MAV (incasso mediante avviso di • Cambiale
pagamento)
ASSEGNO BANCARIO
Titolo di credito mediante il quale un soggetto (traente), che ha fondi disponibili presso una banca, ordina
a questa (trattaria) di pagare una certa somma di denaro all’ordine di un terzo (beneficiario). L’emissione
richiede lo status di correntista.
L'assegno bancario va compilato in tutte le sue parti e devi in particolare riportare la data e il luogo di
emissione, l'importo in cifre e in lettere, la firma del traente e l'indicazione del beneficiario. Altri requisiti
formali sono: l'ordine incondizionato di pagamento a vista, l'indicazione della banca trattaria e la
denominazione di assegno bancario. L'assenza di una delle informazioni necessarie legittima la banca
rifiutare il pagamento.
Vi si può inoltre porre la clausola "non trasferibile" (per i trasferimenti di importo pari o superiore a €1000
è obbligatorio).
Il semplice passaggio dello strumento da un operatore all'altro non estingue l'obbligazione di pagamento,
questa si perfeziona soltanto in forza dell'interposizione del sistema bancario e del trasferimento materiale
del documento cartaceo tra le banche coinvolte. In Italia gli assegni fino a €5000 sono soggetti alla procedura
di check truncation. [Trasferimento della moneta successivo allo scambio dello strumento]
L'assegno è pagabile a vista e il titolo dovrebbe essere portato in banca per l'incasso entro pochi giorni dalla
data di emissione (8 se l'assegno è pagabile su piazza, 15 giorni se pagabile fuori piazza), trascorso tale
termine il traente può ordinare alla banca di non effettuare il pagamento e il beneficiario è decaduto del
diritto di far levare il "protesto".
Questo espone a rischi di mancato pagamento e frode (limita la citazione ai casi in cui il beneficiario riponga
fiducia nel pagante). [Rischio di insolvenza in capo al beneficiario]
Per accrescere la sicurezza nella circolazione la normativa nazionale prevede una serie di presidi a favore
dei prenditori:

• La centrale di allarme interbancaria (CAI) rappresenta una cautela del rischio di frode;
• In caso di mancato pagamento dell'assegno il prenditore risulta tutelato dalla possibilità di far levare
il "protesto", ovvero di agire per via giudiziaria al fine di ottenere la somma dovuta tramite
esecuzione forzata
• Nel caso di furto o smarrimento il beneficiario può avviare la procedura di ammortamento
dell'assegno smarrito o rubato, ottenendone l'annullamento da parte dell'autorità giudiziaria e la
sostituzione con un duplicato.
CAI → È l'archivio informatico gestito da Banca d'Italia attraverso il quale viene monitorato il corretto
utilizzo di assegni e carte di pagamento. L'accesso ai dati nominativi è consentito ai diretti interessati e agli
enti segnalati (ad esempio banche, intermediari etc.); i dati non nominativi sono invece liberamente
accessibili. Nel caso di irregolarità di uso degli assegni il traente non può emettere assegni per sei mesi e
deve restituire quelli non ancora utilizzati, i cardholder possono continuare invece a utilizzare le carte di
pagamento a discrezione degli emittenti.

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Check truncation → Procedura informatica di incasso utilizzata per gli assegni bancari fino a €5000 e per
gli assegni circolari senza alcun limite di importo. Questa procedura consente alla banca negoziatrice di
richiedere il pagamento degli assegni evitando il trasferimento materiale del documento cartaceo; la
materialità del titolo viene appunto troncata cioè conservata dalla banca negoziatrice la quale si limita a
inviare alla banca trattaria un messaggio elettronico contenente le informazioni contabili relative al titolo e
necessarie per la sua estinzione. Questo regolamento interbancario viene gestito dal sistema Bi-comp
(gestito da Banca d'Italia). Questa procedura riduce i costi operativi e velocizza i tempi di perfezionamento
dei pagamenti.
NB → La valuta assegnata dalla banca all'operazione coincide con la data di emissione indicata sul titolo.

ASSEGNO CIRCOLARE
Titolo di credito emesso dalle banche che incorpora la promessa di una banca di pagare una certa somma
di denaro a favore di un beneficiario, emessa a fronte di una copertura precostituita (versamento alla banca
della somma corrispondente o utilizzo di fondi disponibili su conto corrente del debitore). Non è necessario
risultare correntisti della banca.
Può essere emesso da banche autorizzate da Banca d’Italia, e un soggetto che ne voglia richiedere uno deve
effettuare richiesta a una banca autorizzata e versare la provvista (importo dell’assegno). Anche in questo
caso è obbligatoria la clausola “non trasferibile” per importi superiori a € 1000.
È uno strumento abbastanza sicuro, non vi è nessun rischio di insolvenza in capo al beneficiario, essendo
emesso dalle banche. La data di valuta è di un giorno lavorativo, la data disponibilità a 4. Vi è la perdita
anticipata delle disponibilità monetarie (pay before).
Data valuta e data disponibilità → La data valuta e quella a partire dalla quale le somme versate iniziano
a maturare interessi; la data disponibilità è la data dalla quale è possibile utilizzare le somme versate per
effettuare prelievi e pagamenti a terzi.
“Su piazza” vs “Fuori piazza” → Si definisce su piazza un titolo nel quale il comune di emissione coincide
con quello di pagamento; è fuori piazza un titolo che risulta pagabile in un altro comune rispetto a quello
di emissione.

CARTE DI PAGAMENTO
Sono tradizionalmente tessere plastificate, con un microchip e una banda magnetica, emesse da
intermediari autorizzati.
Consentono di prelevare contante da sportelli automatici (ATM) e pagare presso gli esercenti (tramite
POS - Point Of Sale), digitando un codice segreto (PIN), apponendo la firma o, per importi limitati,
semplicemente avvicinandole al POS (contactless). Possono anche essere utilizzate per concludere
transazioni di commercio elettronico.
Vi sono diverse carte e la scelta del consumatore è condizionata da vari fattori quali la necessità o meno di
ottenere la dilazione di pagamento, l'ampiezza del circuito di spendibilità presso cui le carte sono
utilizzabili, i costi di uso e il grado di sicurezza. Distinguiamo:

• Carte di credito;
• Carte di debito;
• Carte prepagate.

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CARTA DI CREDITO
La carta di credito viene rilasciata da una banca o da una società emittente sulla base di un contratto.
I cardholder devono essere persone maggiorenni e solvibili, di norma titolari di un conto corrente. L'utilizzo
della carta è possibile anche all'estero se l'emittente ha aderito ai circuiti internazionali di pagamento (Visa,
MasterCard, American Express, etc.). I prelievi e i pagamenti possono essere eseguiti indipendentemente
dalla disponibilità contingente di fondi sul conto corrente dell'utilizzatore, ciò che conta è che tale
corrispettivo sia sul conto il mese successivo, quando in genere avviene l'addebito delle spese. Questo può
avvenire in tre tipologie:

• A saldo (o charge): il rimborso avviene in unica soluzione tramite addebito preautorizzato del
conto corrente;
• Revolving: al servizio di pagamento è associata un'operazione di credito al consumo, sicché il
differimento goduto dal cardholder è ancora maggiore, e il regolamento degli acquisti avviene in
forma rateale;
• Optional revolving: il rimborso può avvenire in un'unica soluzione oppure a rate.
I costi associati sono: una quota associativa annuale, commissioni sui prelievi di contante e interessi passivi
in caso di pagamenti rateizzati. Non vi sono commissioni d'uso per i singoli pagamenti (è un servizio pay
later, l'addebito delle somme è successivo al momento in cui l'operazione è eseguita). Si è soggetti al rischio
di aumenti di costi di servizio smarrimento o furto della carta (che potrà nel caso essere bloccata). Il
commerciante che viene pagato con carta di credito sostiene dei costi di commissione.
NB → Vengono addebitati su un conto corrente ma è possibile anche un pagamento diretto.

CARTA DI DEBITO
La carta di debito è rilasciata da una banca, o altro intermediario, presso il quale si ha un conto (durante la
fase di apertura). Consente di pagare nei negozi via POS o di prelevare agli ATM, presso cui si possono
usare altre funzioni: si possono pagare bollette, effettuare ricariche telefoniche o accedere ad altri servizi.
La carta di debito è utilizzabile sia in Italia che all'estero a patto che sia collegata ai circuiti di pagamento
internazionali (Cirrus, Maestro, Visa Electron etc.). Il cardholder sopporta una serie di oneri, dovendo
pagare il canone annuo e le commissioni sui prelievi in contante da sportelli non appartenenti al circuito
della banca
È un servizio pay now, il denaro è addebitato sul conto corrente del titolare al momento dello scambio o del
prelievo (di volta in volta): Bancomat e Pagobancomat. Se mancassero i fondi, l’operazione potrebbe non
essere autorizzata.
È uno strumento abbastanza sicuro ma vi è il rischio di frode e il rischio di smarrimento o sottrazione. Per
gli esercenti aderenti al circuito vi sono commissioni nel caso siano pagati via carta.
CIRRUS → Circuito che consente al titolare di prelevare in Italia e all'estero denaro contante, entro i limiti
di importo stabiliti, presso qualunque ATM contrassegnato con il simbolo CIRRUS.

CARTA PREPAGATA
La carta prepagata consente di effettuare pagamenti e prelievi a valere su una somma predepositata dal
titolare presso la società emittente. Non è necessario essere titolari di un conto corrente (non è collegata a
uno). Incorpora un potere di acquisto corrisposto in via anticipata dal cardholder all’emittente. I pagamenti
e i prelievi effettuati riducono la somma versata dal titolare alla società emittente fino a esaurimento della
stessa (pay before).
L'utilizzo di queste non è condizionato dal possesso in capo all'utilizzatore di specifici requisiti di solvibilità
o di età; sono valide fino alla data di scadenza indicata in genere 2 o 3 anni.

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Possono essere nominative o anonime. Le prime sono ricaricabili con limiti massimi di caricamento
variabili; le carte anonime possono invece essere sia ricaricabili (fino a massimo €2500) sia non ricaricabili
(usa e getta), e hanno in quest'ultimo caso ridotti limiti di importo.
Possono essere virtuali (no tessera plastificata ma solo un codice che ne consente l’utilizzo) e possono avere
IBAN per fare e ricevere pagamenti.

GLI EMITTENTI CARTE DI CREDITO


OPERATORI NON BANCARI

• Società specializzate (es: American Express)


• Catene distributive o imprese industriali (carte fidelity)
• Imprese congiuntamente a società finanziarie (carte co-branded: es. Alitalia e American Express)
BANCHE

• Emissione autonoma (es. Deutsche Bank con Bank Americard)


• Adesione a sistemi di carte bancarie preesistenti (es. CartaSì)

E-PAYMENTS E M-PAYMENTS
Ci sono altre soluzioni di pagamento innovative, ci si riferisce alle carte di pagamento contactless, ai mobile
payment (pagamenti tramite telefonia mobile) e web payments.
Le carte contactless incorporano un microchip a radiofrequenza strutturali innovative e li sfruttano la
tecnologia RFID (Radio Frequency IDentification).
Pagamenti elettronici (e-payments): includono l’utilizzo in rete di strumenti tradizionali e l’offerta di
servizi di pagamento innovativi.
Pagamenti tramite smartphone (m-payments): è possibile pagare avvicinando il cellulare o il tablet al
POS. Sono la naturale evoluzione delle carte contactless; l'utilizzo contactless è infatti propedeutico
all'introduzione del Near Field Communication (NFC): la tecnologia che rappresenta un'estensione della
RFID della quale i telefoni cellulari devono essere equipaggiati per accedere alle funzionalità del pagamento
di prossimità. Nel campo del mobile payments ricadono molteplici servizi accomunati dall'uso del telefono
cellulare per effettuare pagamenti e trasferire denaro.

GLI STRUMENTI DI PAGAMENTO


STRUMENTI CHE LASCIANO AL DEBITORE UN AMPIO MARGINE DI FLESSIBILITA’

• Bonifico - SCT
• Mav
STRUMENTI CHE OFFRONO AL CREDITORE UNA MAGGIORE CERTEZZA RISPETTO AL
BUON FINE DELL’OPERAZIONE

• Rid - SDD
• Ricevute Bancarie

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IBAN E SEPA
L'IBAN è stato scelto come unico identificativo negli schemi per i Bonifici e gli Incassi SEPA e rappresenta
un requisito indispensabile di standardizzazione delle coordinate dei conti correnti bancari per consentire il
trattamento automatico dei pagamenti all'interno della SEPA.
L'IBAN è diventato obbligatorio non solo per effettuare un pagamento in ambito SEPA, ma anche per
effettuare un pagamento in Italia.
Nel caso si facciano bonifici SEPA diretti verso Paesi diversi dall'Italia si aggiunge l'obbligo di esplicitare
anche il BIC (Bank identifier Code), cioè il codice identificativo della Banca del beneficiario necessario per
instradare il pagamento.

BONIFICO – SCT (SEPA CREDIT TRANSFER)


È l’ordine dato dal debitore di trasferire una somma sul conto di un creditore, di norma con addebito sul
proprio conto corrente.
Il tempo massimo di esecuzione dell’operazione è di 1 giorno lavorativo dopo l’accettazione dell’ordine da
parte dell’intermediario. Nel caso il bonifico sia disposto in modo errato la banca lo respinge.
Possono essere fatti bonifici o per via telematica o cartacei (di solito più costosi con le commissioni). Per i
bonifici cartacei tale termine può essere prorogato di un’ulteriore giornata lavorativa.
Il 01/08/2014 i bonifici in formato domestico sono stati sostituiti definitivamente dal bonifico europeo
(SEPA credit transfer - SCT).
Il debitore dispone tramite banca un ordine di pagamento a favore del creditore.

NB → I bonifici verso paesi extra SEPA sono più onerosi rispetto a quelli SEPA.

MAV
Pagamento Mediante AVviso: procedura di incasso automatizzata che prevede l’invio da parte della
banca del creditore di un avviso di pagamento al debitore.
Questi può pagare presso qualsiasi banca o presso le poste, presentando l’avviso di pagamento (es:
pagamento tasse universitarie, spese di condominio). Il ricorso al MAV è gratuito per il debitore, il
beneficiario è soggetto invece a commissioni. Non offre garanzie per il rischio di credito.

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RID – SDD
Rapporto Interbancario Diretto: è un ordine, dato dal creditore, di trasferire una somma di denaro sul
proprio conto, addebitando quello del debitore. È utilizzato per pagamenti di tipo ripetitivo e con scadenza
predeterminata (es. pagamento utenze). Il debitore autorizza preventivamente l’addebito sul suo conto
firmando un contratto presso l’impresa fornitrice o, in alcuni casi, presso la propria banca. Il 01/08/2014
gli addebiti diretti vengono eseguiti in formato europeo (SEPA Direct Debit – SDD).
Consente di pagare senza doversi recare materialmente in qualche posto e semplifica l'incasso dei crediti
(tramite il pagamento di commissioni di incasso su ciascun documento presentato).

RICEVUTA BANCARIA (RIBA)


La ricevuta bancaria è una quietanza di pagamento, vale a dire un documento che certifica che il creditore
ha ricevuto un pagamento a saldo di una determinata fattura. Il servizio RIBA è una procedura interbancaria
di incasso nell'ambito della quale il tradizionale trasferimento cartaceo delle ricevute bancarie tra banche è
sostituito dalla trasmissione dei flussi elettronici a essere relativi. Rientra tra i sistemi di addebito non
preautorizzato.

CAMBIALE
Titolo di credito letterale e autonomo che contiene l’ordine o la promessa di pagare una certa somma di
denaro in un certo luogo e a una certa scadenza. Si trasferisce mediante girata, è astratto, individuale,
formale, esecutivo.
Vi sono due tipologie: Pagherò (contiene una promessa di pagamento) e Tratta (ordine di pagare una certa
somma di denaro a una certa data).
Il beneficiario può:

• Riscuoterla alla scadenza


• Trasferire il credito a terzi
• Scontarla presso una banca

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In caso di mancato pagamento è possibile fare levare protesto e iniziare l'esecuzione forzata sul patrimonio
del debitore, in caso di smarrimento vale la procedura di ammortamento. è un servizio del tipo pay later ed
è relativamente costoso a causa dell'imposta di bollo proporzionale all'importo del titolo.
Girata → Istituto giuridico che consente di trasferire un titolo di credito dal beneficiario originario (girante)
a una persona diversa (giratario) affinché ne riceva il pagamento. Va apposta sul retro del titolo e può essere
"in pieno" quando riporta l'indicazione del giratario e la firma del girante oppure "in bianco" quando riporta
solo la firma del girante.

EXTRA
Come si può notare dalle immagini in Italia è molto diffuso l'uso del contante.

NB → Sbarratura → Si definisce sbarrato l'assegno nel quale si è apposta la sbarratura, ovvero due linee
rette parallele tracciate sul fronte del titolo. La sbarratura conferisce la garanzia che il titolo possa essere
pagato solo a un soggetto conosciuto.

CAPITOLO 14 – COMMERCIO INTERNAZIONALE

COMMERCIO INTERNAZIONALE
Lo svolgimento di transazioni commerciali tra soggetti appartenenti a stati o da rivalutare diverse comporta
l'emergere di molteplici problematiche:

• Mancata contestualità tra pagamento e consegna → Nelle operazioni commerciali di maggiori


dimensioni i due momenti non sono simultanei generando un rischio a carico della controparte che
esegue la prestazione anticipata. Se il pagamento è antecedente alla consegna il rischio grava sul
compratore (il venditore non invia la merce); in caso di pagamento posticipato rispetto alla
consegna il rischio è a carico del venditore (il cliente non paga). Questa complessità della
simultaneità del pagamento è aggravata dalla lontananza fisica ed economica tra le controparti. La
distanza negli scambi fa sì che vi sia un incremento dei costi legati all'esecuzione dell'ultimo, perciò
si cerca di ridurre l'incidenza delle spese aumentando le dimensioni della fornitura. Questo
determina, tuttavia, un aumento del rischio di insolvenza, poiché è maggiore il vantaggio
conseguibile attraverso un comportamento opportunistico.
• Rischio trasferimento fondi → É un aspetto comune sia al commercio nazionale sia a quello
internazionale, poiché il trasferimento di monete legale comporta costi lentezza nell'esecuzione e
forte rischio. La rete interbancaria costituisce la base del sistema internazionale dei pagamenti e
contribuisce ad eliminare elementi di inefficienza presenti nei pagamenti di tipo tradizionale (ad
esempio il caso di accettazione bancaria).

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• Diversa unità monetaria → Nelle transazioni commerciali tra operatori appartenenti a stati
caratterizzati da valute diverse occorre stabilire l'unità monetaria in cui denominare l'importo
dell'operazione (il prezzo consente alle controparti difatti di valutare la convenienza economica
dello scambio). In capo alla controparte che non impiega la propria valuta emerge un duplice
problema:
o Incertezza sull'effettivo cambio al momento dell'incasso o del pagamento;
o Costi relativi alla conversione nella propria unità di conto.
É implicita degli scambi internazionali una contrapposizione di interessi volta trasferire sulla
controparte i rischi e i costi legati all'utilizzo della valuta estera. Nel caso in cui un operatore è
appartenente a un paese caratterizzato da instabilità può essere opportuno denominare l'importo
della transazione in una terza valuta caratterizzata da maggiore stabilità, per esempio il dollaro.
[rischio di cambio]
• Rischio Paese → Insieme di fattori politici, giuridici, economici e sociali che possono influenzare
la volontà e la capacità di imprese ed enti pubblici di un certo stato a adempiere alle obbligazioni
assunte con altri operatori pubblici e privati di paesi esteri.
• Disciplina giuridica → In paesi diversi gli ordinamenti giuridici possono regolare in modo
differente gli aspetti contrattuali delle compravendite. Queste differenze possono generare
incertezza negli operatori in merito a quale ordinamento effettivamente disciplini la transazione.
Ad esempio, in caso di furto (e nel caso in cui non sia stato già determinato nel contratto) rimane
il dubbio se il venditore debba rinviare la merce o meno (se gli ordinamenti sono contrastanti).
NB → La camera di commercio internazionale codifica gli incoterms (clausole di consegna).

ARMONIZZAZIONE GIURIDICA INTERNAZIONALE


Il processo di armonizzazione giuridica internazionale si svolge su differenti livelli: da un lato sono presenti
organismi internazionali privati come la camera di commercio internazionale (CCI) che si occupa della
standardizzazione di modelli, contratti e documenti di trasporto e di pagamento. Sempre lei ha formulato
la cosiddetta "lex mercatoria", l'insieme di regole e norme che nascono dalla pratica commerciale senza
trovare origine in normative internazionali e nazionali.
Vi è poi l'opera svolta da organismi sovranazionali come l’United Nations Commission on
International Trade Law (Uncitral) e dagli stessi governi nazionali che si concretizza in una serie di
convenzioni volte a disciplinare i contratti tra parti di stati diversi.
L'Italia, con la legge di riforma del diritto internazionale privato, ha adottato i dettami della convenzione di
Roma del 1980. La convenzione concede autonomia alle parti sulla scelta dell'ordinamento giuridico che
deve disciplinare l'operazione commerciale, provvedendo qualora manchi nel contratto, l'esplicita menzione
a integrare le volontà delle parti indicando, in quella del paese del venditore, la disciplina applicabile. Per
quanto riguarda la vendita di beni mobili, tuttavia, occorre rilevare che la convenzione di Roma non si
applica se gli stati cui appartengono le parti coinvolte nella transazione commerciale aderiscono alla
convenzione dell'Aja del 1955. Attenendosi alla convenzione di Roma i contraenti possono adottare la
specifica normativa contenuta nella Convenzione di Vienna del 1980, che fornisce direttamente la disciplina
materiale del contratto rendendo superfluo almeno per gli aspetti coperti dal suo ambito di applicazione, il
richiamo a una legge straniera.
Per uniformare i criteri di ripartizione dei rischi e oneri relativi al trasporto, la Camera di Commercio
Internazionale ha codificato diverse clausole di consegna: gli Incoterms (International Commerce
Terms) [nascono nel commercio Marittimo internazionale].

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Esistono 13 termini contrattuali relativi ai trasporti raggruppati in 4 categorie in funzione della lettera iniziale
della clausola stessa (E, F, C, D):
• E → appartiene una sola clausola:
o EXW (Ex works): tutti i rischi e le spese a carico del compratore con ritiro merce presso
venditore;
• F → prevedono a carico del venditore i rischi e le spese per far giungere la merce al vettore principale;
da quel momento diventano a carico del compratore:
o Free ... (FOB = Free on board): il venditore si assume rischi e spese per far giungere la
merce al vettore principale;
• C → prevedono i costi a carico del venditore e i rischi a carico del compratore:
o CFR (Cost & Freight): Costi e nolo del vettore al venditore, rischio al compratore;
o CIF (Cost Insurance & Freight): Costi, nolo del vettore e assicurazione al venditore, rischio
di perdita al compratore;
• D → prevedono la maggior parte dei costi e dei rischi a carico del venditore:
o DDU (Delivery & Duty Unpaid): tutto a carico venditore eccetto tasse di dogana;
o DDP (Delivery & Duty Paid): tutto a carico venditore comprese le tasse di dogana.
Un altro strumento di armonizzazione è la vendita contro documenti.

VENDITA CONTRO DOCUMENTI


Per risolvere il problema della mancata contestualità tra pagamento e consegna, la prassi mercantile-bancaria
ha elaborato una particolare tipologia contrattuale: la vendita contro documenti. Il Codice civile dispone
che il venditore si libera dall'obbligo di consegna della merce rimettendo al compratore il titolo
rappresentativo della stessa e gli altri documenti stabiliti dal contratto. Prevede inoltre che il pagamento del
prezzo debba venire al momento e nel luogo in cui avviene la consegna dei documenti.
I titoli di credito rappresentativi della merce attribuiscono al possessore il diritto alla consegna delle merci
in essi specificate, il possesso delle medesime e il potere di disporne mediante trasferimento del titolo.
Il passaggio della titolarità avviene solamente tramite la consegna dei documenti contro il pagamento
dell'importo dovuto. L'esportatore non è del tutto coperto dai danni che possono essere generati dal
comportamento scorretto del compratore.
I titoli di credito rappresentativi della merce attribuiscono al possessore il diritto alla consegna delle merci
in essi specificate, il possesso delle medesime e il potere di disporne mediante il trasferimento del titolo.
I documenti utilizzati nel commercio internazionale sono:

• Documenti di trasporto: è un titolo di credito causale, la cui esistenza è legata al rapporto


sottostante che ne ha originato l'emissione e attribuisce il diritto, al titolare, di ricevere le merci
nasse indicate. Solitamente emesso in due esemplari: una copia rilasciata al vettore, mentre
l'originale rimane all'esportatore. La lettera di vettura e la lettera di trasporto aereo sono considerati
ricevute di spedizione e non titoli idonei al trasferimento della proprietà della merce;
• Documenti identificativi della merce: il principale documento di questa categoria è la fattura
commerciale. è emessa dal venditore e riporta i principali dati del contratto. è utile per lo
sdoganamento della merce assieme al certificato di origine (certifica il paese di origine della merce
ai fini dell'applicazione di eventuali dazi o diritti doganali) e alla fattura consolare (è rilasciato dal
Consolato del paese importatore e attesta al valore della merce sul mercato del venditore);
• Documenti assicurativi: come evidenziato in precedenza gli incoterms disciplinano la ripartizione
dei rischi e delle spese di trasporto (E, F, C, il rischio grava sull'importatore, per questo motivo si
assicurano). Il documento attestante il contratto assicurativo è la polizza; di solito si utilizza la
clausola all risks, che copre tutti i rischi. Le polizze sono ferme se riguardano una sola partita di
merce; aperte se riguardano una serie di trasporti anche con durata di più anni.

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I CAMBI A PRONTI
L'esecuzione di una transazione internazionale determina per una o entrambe le controparti coinvolte la
necessità di convertire quanto incassato in valuta estera nella propria unità di conto. Per l'esecuzione di
questa operazione è possibile rivolgersi al mercato dei cambi, definibile come "l'insieme delle negoziazioni
finalizzate allo scambio di disponibilità monetaria denominate in valute diverse". Le operazioni che si
svolgono nel mercato dei cambi sono classificabili nelle tre seguenti categorie:

• Compravendite di valute a pronti (Spot)


• Compravendite di valute a termine (Forward)
• Compravendite di strumenti derivati in valuta (repo, futures, opzioni, swap)
La compravendita di valuta a pronti (spot) è il contratto attraverso cui due controparti si scambiano,
fissandone il prezzo (cambio), due importi monetari denominati in valute diverse.
Il cambio è un prezzo relativo (varia nel tempo) poiché misura la ragione di scambio tra due valute.
Esistono due modalità per indicare il medesimo prezzo relativo:
1) La prima è la quotazione certo per incerto, che esprime quante unità di valuta estera è possibile
acquistare cedendo un'unità di quella nazionale. Per esempio:
a. Euro/Gbp = 0,8146
2) L'altra modalità è il cambio incerto per certo che esprime quante unità di moneta nazionale è
possibile ottenere cedendone una estera. Per esempio:
a. Chf/Usd = 0,8915 [se svizzeri]
Il cross rate (o cambio incrociato) consente di esprimere i cambi tra le diverse divise attraverso le rispettive
quotazioni contro il dollaro statunitense. Per esempio, per calcolare il cambio incerto per certo per il franco
svizzero e il dollaro neozelandese occorre ricorrere alle quotazioni delle due valute rispetto al dollaro
statunitense:
𝑪𝒉𝒇 𝑪𝒉𝒇 𝑼𝒔𝒅
= ×
𝑵𝒛𝒅 𝑼𝒔𝒅 𝑵𝒛𝒅
Questa tecnica consente di ridurre il numero di quotazioni necessarie poiché ogni valuta deve essere
espressa solo nei confronti del dollaro statunitense.
Sul mercato dei cambi sono attivi i dealer, le banche e altri intermediari finanziari che operano in modo
sistematico comprando e vendendo valute. Il dealer nello svolgimento di questa attività trova
remunerazione attraverso due vie:
1) Lucrando profitti speculativi derivati dalla conferma delle aspettative in base alle quali sono state
assunte posizioni rischiose sulle valute (rischio di perdita);
2) Praticando un cambio diverso quando acquista valuta certa (detto denaro o bid) rispetto a quando
vende valuta certa (detta lettera o ask).
La differenza tra il denaro e la lettera è detta spread e costituisce il margine a disposizione del dealer per
coprire i propri costi di struttura.

• Un importatore italiano che deve saldare un debito in valuta per ottenere la somma necessaria si rivolge
alla propria banca. Quest'ultima acquista la valuta da un dealer al cambio denaro.
• In seguito, la banca accredita al proprio cliente le sterline addebitando l'equivalente importo in euro
gravato da una commissione per il servizio reso.
• La differenza tra quanto incassato e quanto speso rappresenta la remunerazione per il rischio assunto
quotando i 2 pezzi.
Il dealer che assume impegno di quotare sistematicamente sia il cambio lettera, sia il denaro fornendo un
importante servizio di liquidità al mercato, è un market maker. Lucrano profitti speculativi.

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I dealer quando non sono attivi in modo diretto su una particolare valuta, ma la propria clientela necessità
di eseguire incassare pagamenti con quella divisa, possono ricorrere ai broker, operatori che si impegnano
di acquistare e vendere per conto del dealer una certa quantità di valuta senza assumere una posizione
speculativa (per questa attività i broker percepisco una commissione).

Mid: tasso centrale media di acquisto e


vendita. Solitamente quello osservato.
Per un (prima valuta) servono tot (seconda
valuta)
NB → il mercato valutario è il più liquido

GLI ASSEGNI E I BONIFICI INTERNAZIONALI


L’assegno tratto dall’importatore sulla propria banca viene inviato all'esportatore a regolamento di una
fornitura di merci o servizi, questi dopo averlo ricevuto lo consegna alla propria banca per l'accredito sul
conto corrente utilizzando le clausole "salvo buon fine" o "dopo incasso".

• Assegni tratti su banche statunitensi: mancanza di autonomia dell’assegno rispetto allo scambio
sottostante. Questo determina l'opponibilità, rispetto al pagamento, di tutti i vizi e le eccezioni del
contratto sottostante e quindi la legittimazione dell'importatore ordinare lo "Stop-payment", vale a dire
la revoca dell'ordine di pagamento dato alla banca attraverso l'assegno stesso.
Ciò avviene qualora il compratore, in buona fede o meno, rilevi vizi nella prestazione eseguita dal
venditore anche dopo il ritiro della merce. L'assegno nordamericano (Check) non è un titolo di
credito esecutivo, ma è un semplice documento probatorio, e quindi, non può essere protestato in caso
di mancanza di pagamento (sentenza del tribunale richiesta per l'esecuzione forzata).
• Bonifici internazionali: l'importatore, dopo aver ricevuto la merce ordina alla propria banca di pagare
un certo importo a favore dell'esportatore. In seguito, la banca del compratore trasmette i fondi a quella
del fornitore per farli pervenire al conto corrente di quest'ultimo. L'ordine di pagamento, in genere, è
trasmesso utilizzando la rete di collegamenti telematici interbancari che supporta il sistema dei
pagamenti internazionali. Sono perciò più sicuri e più veloci.
Bonifici e assegni sono strumenti caratterizzati da semplicità procedurale e ridotta onerosità; non
consentono tuttavia una efficace ripartizione del rischio tra le parti, poiché non risolvono il problema della
mancata contestualità di pagamento. La scelta in merito al momento del pagamento dipende quindi dalla
forza contrattuale delle parti. Questi favoriscono quindi in modo eccessivo la parte che effettua la
prestazione posticipata.
L'utilizzo dei bonifici e assegni, non garantendo la simultaneità surrogata delle prestazioni, è opportuno in
presenza di fiducia e conoscenza reciproca tra esportatore e importatore, derivanti dall' esistenza di un
rapporto consolidato nel tempo. Sono solitamente anche transazioni di importo ridotto e continuative.

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LA RIMESSA DOCUMENTARIA
L'esportatore conferisce alla propria banca il mandato di consegnare all'importatore, tramite banca
corrispondente, i documenti inerenti alla fornitura, a condizione che l'importatore esegua la propria
prestazione di pagamento (surrogazione). È regolamentata dal CCI.
Si distinguono due clausole differenti:

• Documenti contro pagamento (D/P) → l’importatore riceve i documenti solo dopo aver
eseguito il pagamento;
• Documenti contro accettazione (D/A) di tratta → la consegna è subordinata all’accettazione
di una tratta, emessa dall’esportatore e allegata ai documenti stessi.
Il grado di tutela garantito all'esportatore non è elevato, poiché in primo luogo dipende dalla clausola
adottata: solo con il D/P si ottiene un pagamento immediato, mentre con il D/A, a scadenza, la tratta
potrebbe non essere onorata. In quest'ultimo caso la tratta, in quanto titolo esecutivo, può consentire un
procedimento forzoso sui beni del debitore. Un altro rischio a cui è esposto il venditore deriva dal possibile
ritiro della merce senza l'esecuzione del pagamento o l'accettazione della tratta, dato che i documenti relativi
a trasporti tramite ferrovia, posta, camion o aereo non sono titoli rappresentativi della merce, ma si limitano
a indicare il soggetto legittimato al ritiro. Per far fronte a tale problematica è opportuno per l'esportatore
indicare come destinatario della merce la banca del compratore, in questo modo il cliente può ritirare la
merce solamente dopo aver presentato un documento rilasciato dalla stessa banca a fronte del pagamento.
Lo strumento non ha un costo elevato poiché non prevede alcun intervento in termini di garanzia da parte
delle banche.
La rimessa documentaria ha il vantaggio di consentire la contestualità surrogata tra le prestazioni di
importatore ed esportatore riducendo le possibilità di comportamento opportunistico tra le parti; è
opportuno che l'esportatore gestisca il trasporto scegliendo le clausole di consegna C o D.

IL CREDITO DOCUMENTARIO
È la forma di pagamento più utilizzata nelle compravendite internazionali poiché fornisce le più ampie
garanzie all'esportatore rispetto al rischio di insolvenza del debitore.
Con questo strumento una banca (detta emittente) assume l'impegno di compiere una prestazione (in
genere un pagamento) a favore dell'esportatore (detto beneficiario) contro presentazione dei documenti
previsti nell'operazione di credito documentario, redatti in modo conforme alle istruzioni impartite
dall’importatore (detto ordinante) e a quanto stabilito dalle Norme e Usi Uniformi.
Le pubblicazioni della CCI sono la principale fonte giuridica del credito documentario.
Il credito documentario è un istituto giuridico che presenta le caratteristiche dell'autonomia, dell'astrattezza
e della letteralità.
La banca è tenuta a pagare anche quando la prestazione reale del venditore non è conforme alle condizioni
del credito, purché lo siano i documenti: gli unici vizi opponibili all'emittente sono legati all'irregolarità e
all'incorrettezza dei documenti.

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A seconda del tipo di prestazione che l'emittente si impegna a effettuare a favore del beneficiario è possibile
distinguere tra:

• Credito documentario per pagamento a vista: l'emittente si impegna a pagare dopo aver
ricevuto e verificato i documenti;
• Credito documentario per pagamento differito: l'emittente si impegna a pagare trascorso un
periodo temporale contrattualmente previsto;
• Credito documentario per accettazione: l'emittente accetta la tratta e diventa l'obbligato
principale.
Inoltre, in funzione del tipo di impegno assunto tra emittente e notificante è possibile distinguere tra:

• Credito confermato (dalla notificante) o non confermato → Nel primo caso all'impegno
dell’emittente si aggiunge quello della notificante, che assume ruolo di confermante: quest'ultima è
tenuto a effettuare il pagamento nei confronti del beneficiario dopo aver eseguito il controllo di
conformità dei documenti ricevuti. Nel secondo caso l'unico obbligato è l'emittente, mentre la
notificante agisce su mandato di questa, senza assumere alcun impegno di pagamento.
• Credito non revocabile o revocabile (dall’emittente) → Nel primo caso l'emittente assume un
impegno inderogabile nei confronti dell'esportatore, nel secondo può revocare il credito senza
preavviso.
• Credito frazionabile o rotativo → Sono due fattispecie particolari utilizzabili quando il credito è
concesso a fronte di più operazioni commerciali. Il primo strumento è adottato quando un'unica
operazione prevede diverse spedizioni parziali; il secondo prevede il ripristino del credito iniziale,
quando l'operazione precedente è andata a buon fine.
• Credito domiciliato presso l’emittente o presso la notificante → Nel primo caso l'esportatore
affida i documenti alla propria banca, che li inoltra a rischio dello stesso venditore all'emittente.
Nel secondo caso il venditore si libera dal rischio consegnare i documenti alla propria banca, che
per il pagamento agisce per conto dell'emittente.
A differenza della rimessa documentaria, in cui l'esportatore è comunque esposto al rischio di mancato
ritiro dei documenti, e quindi di mancato pagamento da parte del compratore; nel caso del credito
documentario questo problema non si pone, poiché è prevista per l'esportatore la garanzia di pagamento
da parte di una o più banche.
Questo strumento assicura tuttavia un minor grado di tutela all'importatore rispetto alla rimessa
documentaria: mentre con la rimessa il compratore, a fronte di merce non conforme al contratto, ha la
possibilità di non effettuare il ritiro; con il credito documentario l'obbligo assunto dall'emittente deve essere
onorato a fronte della conformità dei documenti (questo causa rischio di un comportamento opportunistico
da parte dell'esportatore).
Il costo del credito documentario è più elevato di quello della rimessa poiché l'emittente assume un impegno
inderogabile di pagamento.
È lo strumento che consente la più efficace ripartizione dei rischi fra le controparti ed è quindi di opportuno
utilizzo quando vi è un forte dubbio sull'altrui solvibilità. È la forma che tutela maggiormente il venditore.
È preferibile per l'importatore definire nel contratto un termine di consegna del gruppo F, che gli consenta
di gestire il trasporto e di scegliere un vettore di fiducia.
NB → 1) Il credito revocabile ha un costo minore di quelle revocabile perché l'emittente disposizione un
forte strumento per la propria tutela che tuttavia fornisce scarsa garanzia venditore.
2) Strumento autoliquidante → strumento su iniziativa del pagato, liquidato automaticamente dalla banca
senza iniziativa del pagante (ad esempio RID – SDD).

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LA STAND-BY LETTER OF CREDIT


La banca emittente fornisce solo una garanzia sussidiaria (lettera di credito stand-by) in caso di non
pagamento dell’importatore (Normativa CII, stessa cosa di dire “Norme e Usi Uniformi”; Camera di
Commercio Internazionale).
Pur avendo la medesima efficacia del credito documentario questo strumento consente la semplificazione
dell'operazione, poiché non richiede alcun intervento della banca in caso di regolare adempimento del
debitore.
I documenti sono inviati direttamente dall’esportatore all’importatore.
Semplifica la gestione dell'operazione commerciale; difatti la sua struttura evita il sostenimento degli oneri
legati alla presentazione dei documenti alla banca emittente per proseguire il controllo di conformità,
operazione necessaria per ottenere il pagamento del credito documentario. Questo risparmio di risorse e di
tempo si traduce in un minor costo dell'operazione rispetto al credito documentario. Tuttavia, fornisce una
tutela di grado inferiore all'esportatore rispetto al credito documentario: infatti può accadere che la banca
in seguito al controllo formale contatti la conformità dei documenti; in questo caso la stand-by non
impedisce come avviene invece nel credito documentario che l'importatore possa disporre della merce.
Il suo utilizzo può essere opportuno quando la spedizione avviene per via aerea, i beni possono difatti
essere immediatamente sdoganati senza dover attendere l'arrivo dei documenti presso l'emittente.
NB → L'origine della lettera di credito stand-by deriva dalle norme che regolavano l'attività delle banche
statunitensi, alle quali era vietato rilasciare garanzie bancarie come negozi giuridici accessori ad altri rapporti.
Ciò ha determinato la necessità per queste banche di trovare uno strumento alternativo alla fideiussione
che, pur svolgendo nella sostanza un ruolo di garanzia accessoria a un contratto sottostante, ne fosse tuttavia
giuridicamente autonomo.

CAPITOLI 15 e 16 – BISOGNI E STRUMENTI DI


INVESTIMENTO E FINANZIAMENTO

BISOGNI E STRUMENTI DI INVESTIMENTO


Famiglia investitrice dispone di un patrimonio familiare che ha la funzione di riserva valore (attenzione
al risparmio proporzionale). La famiglia investitrice deve come prima scelta generale di fondo decidere quale
quota allocare in:

• Attività Reali → tipicamente vengono affittate a terzi, in questo modo se ne ricava un introito
periodico. Sono tutelate dall'ordinamento legislativo attraverso il corpo di norme attinenti ai diritti
di proprietà;
• Attività Finanziarie → al contrario non producono un beneficio proprio, vengono acquisite
perché offrono una certezza, una prospettiva di reddito o almeno di conservazione del valore. Sono
invece tutelate attraverso le norme che concernono i diritti di credito.

CRITERI DI SCELTA
Gli investimenti non devono essere scelti sulla base del solo rendimento; i motivi di questo sono molteplici:

• I titoli che rendono di più sono anche più rischiosi (premio al rischio);
• Non esistono soluzioni sicure per avere una stima del risultato ritraibile da un investimento;
• I parametri del rendimento disponibile sono spesso calcolati al lordo dell'imposizione fiscale delle
commissioni di negoziazione, mentre è evidente che all'investitore interessa il risultato netto.

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L'esigenza primaria dell'investitore e di trasferire il potere d'acquisto nel futuro; lo strumento più adatto alle
specifiche esigenze dell'investitore dipende dalle caratteristiche delle esigenze di trasferimento del potere
d'acquisto nel futuro. I profili che sono di maggior rilievo sono:

• Taglio dell'investimento → l'investitore può scegliere uno strumento di investimento solo tra quelli
che possono essere acquisiti in taglio inferiore alla somma disponibile. Solitamente vi è un taglio
minimo di ingresso di €1000 o multipli per i titoli di Stato. Il taglio di investimento minimo può essere
ridotto da parte dell'emittente in qualche caso (non viene fatto nel caso degli hedge fund, in quanto su
indicazione del legislatore si vuole che tali strumenti siano riservati a investitori che dispongono di
cospicui capitali e che possono sopportare i rischi relativi alla durata dell'investimento);
• Durata naturale → nonostante tutti gli strumenti finanziari sono resi disinvestibili in tempi brevi alcuni
strumenti presentano orizzonti di investimento di non breve periodo, e dunque l'investitore, ne deve
essere consapevole fin dall'inizio. Si distinguono perciò durata naturale e durata effettiva;
• Sopportazione del rischio → è il profilo di maggior rilievo per la scelta di un investimento.
NB → Non esiste nel nostro ordinamento, e neppure in quello degli altri paesi a economia di mercato, un
principio secondo il quale l'investitore debba essere rimborsato in caso di perdita del capitale investito.
Esistono tuttavia, clausole di rimborso in grado di tutelare l'investitore per un ammontare inferiore a una
certa soglia.

BISOGNI E STRUMENTI DI FINANZIAMENTO


Per le imprese solitamente vi sono uscite di cassa anticipate rispetto ai flussi monetari di rientro. L'incertezza
circa l'ammontare e i tempi di tali flussi di rientro definiscono il rischio imprenditoriale.
Capitale Fisso: impianti, macchinari, immobili, brevetti, marchi, beni immateriali, partecipazioni e altri
strumenti finanziari
L’investimento in capitale fisso genera fabbisogno finanziario non breve, che deve essere previsto con una
certa accuratezza e coperto con una forma tecnica di finanziamento che abbia caratteristiche compatibili
con i tempi di rientro finanziaria dell'investimento (ammortamento a 10 anni ad esempio).

FABBISOGNO FINANZIARIO
Il capitale fisso è iscritto nell’attivo del bilancio dell’impresa. È solitamente composto dal capitale di
pertinenza dell’investitore o con capitali assunti a prestito. L’attivo genera fabbisogno: è un impiego di
risorse finanziarie.
Il passivo indica le forme copertura che sono state scelte:

• Capitale (di rischio) Proprio (dell’imprenditore)


• Capitale (di debito) finanziato (dai creditori)
È opportuno osservare che non possono esistere fabbisogni (poste dell'attivo) che non corrispondono a
forme equivalenti di copertura dello stesso fabbisogno (poste del passivo).

AMMORTAMENTO
L'ammortamento annuale è un costo di competenza dell'esercizio e in tal modo il costo complessivo del
macchinario viene imputato pro quota a tutti gli anni corrispondenti alla vita economica utile.
L’ammortamento annuale non è un’uscita di cassa.
NB → Un'operazione di investimento che può essere sopportata da un banchiere viene detta bancabile
(garanzia data da cash flow prospettici o da beni). Se non è bancabile non viene finanziata.

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FINANZIAMENTO PER CAP. CIRCOLANTE


+ Crediti vs clienti
+ Magazzino
– Debiti vs fornitori
-------------------------------------
= Capitale Circolante Netto (CCN)
Il capitale circolante netto è di regola un saldo che esprime l'eccesso delle poste dell'attivo (clienti e
magazzino) rispetto alle poste del passivo (fornitori).

FABBISOGNO COMPLESSIVO
Il fabbisogno complessivo di un’impresa si origina dal capitale fisso e dal circolante.
Sono due componenti di lungo periodo:

• Capitale Fisso: STABILE, genera fabbisogno di lungo termine (att. LT, pass. LT)
• CCN: VARIABILE
Strumenti di copertura del CCN: AUTOLIQUIDANTI, ADATTIVI, MUTEVOLI
La voce clienti, per esempio, viene supportata dalla banca con una certa disponibilità per il fatto che essa
tende a trasformarsi naturalmente in liquidità, e quindi a produrre in via automatica la cassa utile per il
relativo rimborso. I crediti per anticipo di crediti verso clienti vengono infatti definiti autoliquidanti, in
quanto in via naturale vengono rimborsati in misura statisticamente sufficientemente affidabile dai clienti
stessi dell'impresa.

CAPITOLO 17 – DEPOSITI BANCARI E POSTALI

DEPOSITI BANCARI
L'investimento in depositi è sempre potenzialmente caratterizzato da una componente di remunerazione e
da una di servizio. La componente di remunerazione è costituita sostanzialmente dagli interessi maturati
sulle somme depositate, la componente di servizio è costituita invece dall'opportunità per il depositante di
utilizzare il deposito per effettuare pagamenti e ricevere incassi.
Deposito-tempo → i depositi nei quali prevale la componente di remunerazione vengono definiti i depositi
a risparmio o depositi-tempo. Esempi di deposito-tempo sono i depositi a risparmio, i certificati di deposito,
i buoni fruttiferi e i pronti contro termine.
Deposito-moneta → i depositi nel quale prevale la componente di servizio vengono definiti depositi a
carattere monetario o depositi-moneta. Le somme depositate sono a disposizione del risparmiatore, e
formano oggetto di servizio di pagamento. Un esempio di deposito-moneta sono i conti correnti.
L'investitore manifesta bisogno di ottenere una remunerazione finanziaria dell'investimento per aumentare
il proprio potere d'acquisto; però mi dimostra anche un bisogno in termini di liquidità, vale a dire di
disponibilità delle somme di denaro per far fronte alle necessità di spesa. I depositi per l'investitore
rappresentano forme di investimento a bassissimo rischio, per l'emittente rappresentano invece fondi
necessari allo svolgimento dell'attività di intermediazione finanziaria. Nel gergo bancario depositi rientrano
tra le forme di raccolta "diretta" effettuata attraverso l'emissione di passività proprio dell'intermediario.

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L'interesse corrisposto al depositante rappresenta per l'emittente il costo della raccolta, le commissioni e
gli altri oneri rappresentano invece per l'emittente una fonte di ricavo. Inoltre, per l'emittente assume
rilevanza anche il livello di stabilità delle somme raccolte: le forme di raccolta più stabile sono anche quelle
più costose.
A seconda dell'emittente i depositi si dividono in:

• Depositi bancari, emessi dagli istituti bancari;


• Depositi postali, emessi da Poste Italiane S.p.a.
Le principali fonti di raccolta bancaria (assieme alle obbligazioni) sono:

• Depositi a risparmio
• Certificati di deposito
• Pronti contro termine passivi
• Conti correnti (c/c) di corrispondenza passivi

DEPOSITI A RISPARMIO
Un deposito risparmio si costituisce attraverso il deposito di una somma di denaro presso uno sportello
bancario o postale, a fronte dell'emissione di un particolare documento: il libretto di risparmio. Sul libretto
vengono annotate in ordine di data tutte le operazioni di prelevamento e di versamento effettuate sul
deposito. L'emittente corrisponde al risparmiatore un interesse proporzionale alle somme depositate e al
tempo di permanenza delle somme sul deposito. I libretti di deposito, sotto il profilo dell'intestazione,
possono essere:
Nominativi → riportano l'indicazione di uno più intestatari. Nel caso dei libretti nominativi le somme
presenti sul deposito possono essere incassate solo dall'intestatario, da un suo legittimo rappresentante o
dai suoi eredi.
Al portatore → non riportano alcun’intestazione. Nel caso dei libretti al portatore, la legittimazione ad
incassare le somme depositate discende dal possesso del libretto. Il trasferimento del libretto avviene con
la semplice consegna fisica del libretto stesso. Può essere alimentato esclusivamente da versamenti in
contanti, e non può presentare un saldo superiore a €1000, secondo quanto previsto dalle norme
antiriciclaggio. ORA VIETATI!!
Nei libretti bancari prelevamenti e versamenti possono essere effettuati esclusivamente presso lo sportello
che ha emesso il libretto stesso, l'unica eccezione è rappresentata dai libretti circolari, sui quali è possibile
effettuare operazioni presso tutti gli sportelli dell'ente emittente.
I libretti postali al contrario sono di norma circolari, di conseguenza i versamenti presenti possono essere
effettuati presso qualsiasi ufficio postale sul territorio nazionale. In relazione al periodo per il quale le
somme sono destinate a rimanere depositate sul libretto si distinguono:
Depositi a risparmio liberi → i versamenti e prelevamenti possono essere effettuati in qualsiasi momento
senza limite di importo.
Depositi a risparmio vincolati → il risparmiatore si impegna a non eseguire prelevamenti per un certo
periodo di tempo. Nella prassi, tuttavia, l'emittente permette al depositante di prelevare anche prima della
scadenza del vincolo con una particolare forma di penalizzazione nel calcolo degli interessi effettivamente
attribuiti.

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Per quanto riguarda il calcolo degli interessi occorre sottolineare che la data nella quale vengono effettuate
le operazioni di prelevamento e versamento (data contabile), non coincide necessariamente con la data
rilevante al fine del calcolo degli interessi. Per il calcolo degli interessi, infatti è rilevante la data valuta, vale
a dire la data a partire dalla quale le somme depositate iniziano a produrre interessi e le somme prelevate
cessano di produrre interessi. Nel caso di versamento in contanti coincidono.
A carico del depositante possono essere previste delle spese (commissioni) e gli interessi sono soggetti a
ritenuta fiscale del 26%.
Il rendimento effettivo del deposito risulta inferiore rispetto al rendimento nominale (per la presenza delle
spese, della ritenuta fiscale e di valute diverse dalla data di effettuazione delle operazioni).
La capitalizzazione infrannuale degli interessi ha un effetto positivo sul rendimento effettivo del deposito,
poiché gli interessi maturati diventano a loro volta fruttiferi di interessi (interesse composto). Il rendimento
previsto ex ante può non corrispondere al rendimento realizzato ex-post, qualora il tasso di interesse
nominale applicato sul deposito subisca variazioni lungo la durata del contratto.
L'investitore è sottoposto a rischio di riduzione dei tassi di mercato. La liquidità dell'investimento è garantita
dalla possibilità di prelevare in qualunque momento, oppure di prelevare anticipatamente rispetto alla
scadenza del vincolo previa una penalizzazione economica. Questo strumento comporta costi contenuti dal
momento che le spese di gestione del deposito sono piuttosto basse. è uno strumento semplice e non
richiede un'eccessiva cultura finanziaria. i depositi liberi sono caratterizzati da un rischio di prelievo
accentuato, i depositi vincolati rappresentano una forma di raccolta più stabile ma anche più costosa.

Esempio di conteggio
degli interessi per un
deposito a risparmio

NB → 1) Per l’emittente un deposito è nel passivo.


2) Sopra i 100.000 € detenuti in un conto, per via del bail in i depositanti sono chiamati in causa (non per
primi). È instabile il singolo conto, ma stabile la complessità dei conti detenuti.

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CERTIFICATI DI DEPOSITO (E BUONI FRUTTIFERI)


I CD e i BF sono titoli di credito emessi dalle banche per la raccolta di risorse finanziarie con un vincolo di
durata breve o medio. Sono titoli individuali emessi su richiesta del singolo cliente che può negoziare le
caratteristiche dell’operazione. EMESSI A RUBINETTO!
Attraverso la sottoscrizione di un certificato di deposito, l'investitore deposita presso la banca una somma,
sulla quale è costituito un vincolo temporale generalmente di durata breve o media (da 3 mesi a 5 anni) a
fronte del deposito. Il depositante ottiene una remunerazione sotto forma di interessi sulla base delle
caratteristiche economiche, e in particolare, dalla periodicità di liquidazione degli interessi corrisposti dalla
banca, possono essere individuati:

• Certificati di deposito con cedola;


• Certificati di deposito zero coupon.
Le cedole possono essere:

• A tasso fisso;
• A tasso variabile (legato al tasso di riferimento più uno spread, per compensare il maggior rischio).
Il rendimento dei certificati di deposito si configura diversamente secondo che si tratti di certificati di
deposito con cedola oppure di certificati di deposito zero coupon. Nel primo caso è determinato dalle
cedole incassate periodicamente, nel secondo caso dallo scarto tra prezzo di emissione e prezzo di rimborso.
Per quanto riguarda la liquidità le somme non sono disponibili fino alla scadenza contrattuale, tuttavia, la
somma presente sul certificato può essere smobilizzata anticipatamente attraverso la vendita del CD sul
mercato secondario (poiché non esiste un vero e proprio mercato secondario per i certificati di deposito di
piccolo taglio, è la banca ad occuparsi della ricerca di una controparte presso i propri sportelli).
Se i tassi di mercato aumentano, il valore del CD tende a diminuire, poiché i potenziali acquirenti sono
disposti a pagare un prezzo inferiore per un CD con cedole inferiori rispetto ai tassi di mercato.
I certificati a tasso fisso sono comunque sottoposti al rischio di variazione in aumento dei tassi di mercato,
in questo caso infatti, il titolare del CD a tasso fisso rinuncia a investimenti alternativi e caratterizzati da un
rendimento più elevato. [CD è illiquido!!]
I certificati a tasso variabile, al contrario, si avvantaggiano degli aumenti dei tassi di mercato ma risentono
anche delle riduzioni che vengono incorporate nel tasso di riferimento, quindi in un minor valore della
cedola.
L'emittente è sottoposto al rischio che i tassi di mercato diminuiscono nel caso di CD a tasso fisso, viceversa
per quelli a tasso variabile è sottoposto a un rischio di un aumento dei tassi di mercato.

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I BUONI FRUTTIFERI POSTALI


Equivalente al CD ma emesso da Cassa Depositi e Prestiti, garantito dallo Stato e distribuito da
Poste Italiane Spa.
Attraverso la sottoscrizione di un buono fruttifero, il risparmiatore deposita presso le poste una somma di
denaro per un periodo di tempo corrispondente alla durata del buono. I buoni ordinari possono raggiungere
fino a 20 anni, i buoni indicizzati sono solitamente di più breve durata. I buoni fruttiferi sono titoli
nominativi, rimborsabili a vista, non cedibili e non possono essere dati in pegno; sono comunque trasferibili
per successione per causa di morte del titolare.
Esistono diverse tipologie di buoni, sostanzialmente riconducibili delle due categorie (buoni a tasso fisso
tradizionalmente offerti dal sistema postale e dei buoni indicizzati e di più recente introduzione).

• Con riferimento ai prodotti a tasso fisso si prendono come riferimento i buoni ordinari, che
presentano le caratteristiche tecniche più semplici. Gli interessi sono calcolati su base bimestrale e
capitalizzati annualmente. In genere il tasso di interesse è crescente durante gli anni.
• I buoni indicizzati prevedono invece una remunerazione variabile, in funzione dell'andamento di
un parametro di riferimento, secondo meccanismi di calcolo specifici per ogni emissione riportati
nei rispettivi fogli informativi.
La remunerazione dell'investitore deriva dalla differenza tra il valore di rimborso il valore di sottoscrizione;
gli interessi e il premio di rimborso sono soggetti a ritenuta fiscale pari al 12,5%, come titoli di Stato. Il
rendimento effettivo è influenzato dalla presenza della ritenuta fiscale e dall'imposta del bollo, poiché i tassi
di interesse corrisposti sono definiti al momento dell'emissione e non sono modificabili. Poiché non
esistono rischi relativi al reinvestimento dei frutti intermedi per i buoni ordinari, la remunerazione ex-post
coincide con la remunerazione ex ante. In virtù del taglio minimo strettamente contenuto e della sostanziale
assenza di costi di gestione e sottoscrizione di buoni postali si prestano per gli investimenti anche di modesta
entità. Strumenti molto semplici adatti anche per somme modeste perché sempre liquidabili. [Rischio di
non coprire l’inflazione]
NB →1) L’imposta di bollo in un c/c non si applica se la giacenza è inferiore a €5000.
2) I numeri creditori sono valori utilizzati dagli istituti di credito per il calcolo degli interessi creditori lordi
su un conto. Si ottengono moltiplicando il saldo positivo per valuta per i giorni di valuta (cioè i giorni nei
quali il conto ha avuto quel determinato saldo), diviso 100.
3) Nel c/c possono essere iscritte operazioni con scadenza anteriore alla data di chiusura del conto
precedente, anche se si sono manifestate in epoca successiva. Si tratta di partite antergate, generalmente
riferite ad assegni emessi negli ultimi giorni di un trimestre e presentati per il pagamento nei primi giorni di
quello successivo, a cui si attribuisce come valuta la data di emissione.
Sono dette partite postergate le operazioni che scadono dopo la data di chiusura del conto. Esse sono
riportate solo nell’estratto conto e non nello scalare per valuta, ove saranno registrate nel trimestre
successivo in cui concorreranno alla formazione di interessi.

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I PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI


Le operazioni P/T (o vendite con patto di riacquisto) sono operazioni con le quali un soggetto vende a
termine una determinata quantità di titoli e, contemporaneamente, si impegna a riacquistare, al termine
convenuto e dalla stessa controparte, un pari quantitativo di titoli della stessa specie a un prezzo prestabilito.
Dal punto di vista giuridico sono difatti una doppia transazione di titoli [rendimento definito subito].
Per l'investitore il rendimento dell'operazione deriva dalla differenza tra il prezzo di vendita a termine e il
prezzo d'acquisto a pronti. La durata è compresa nell'anno. Il rendimento netto effettivo dell'operazione
può discostarsi leggermente dal tasso di interesse concordato per l'eventuale presenza di spese addebitate
al cliente. Dal punto di vista della liquidità, l'investitore non può disporre delle somme investite nell'acquisto
dei titoli fino alla scadenza dell'operazione. La remunerazione ex-post coincide con la remunerazione ex-
ante poiché il tasso di interesse è definito fin dall'inizio. Tuttavia, questa specifica caratteristica espone
l'investitore al rischio di rinuncia ad alternative di investimento più redditizie, se nel frattempo aumentano
i tassi di mercato; espone la banca al rischio di finanziarsi a un tasso di interesse elevato, qualora nel
frattempo diminuiscano i tassi di interesse di mercato.
Queste operazioni garantiscono la disponibilità delle risorse fino alla scadenza contrattuale, configurandosi
quindi come una forma di raccolta dal rischio di prelevamento sostanzialmente nullo; a fronte di questo
vantaggio presentano un costo superiore rispetto alle altre forme di raccolta.

C/C DI CORRISPONDENZA PASSIVI


Contratto mediante il quale la banca si impegna a svolgere tutti gli incarichi e le operazioni che le saranno
affidati dal cliente.
Rispetto alle forme di deposito visto in precedenza, in cui la funzione di investimento prevale sulla funzione
di servizio, in questo caso è l'opposto. Svolge due funzioni:

• Funzione di pagamento [funzione principale]


• Funzione di investimento
Per ogni operazione di accredito o addebito la banca determina la data valuta che non sempre coincide
con la data dell’operazione.
Sia l'emittente sia il correntista possono chiedere la chiusura del conto corrente in qualsiasi momento, salvi
gli obblighi di preavviso previsti contrattualmente.

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La banca invia con periodicità almeno annuale:

• L'estratto conto riporta le operazioni ordinate in base alla data di effettuazione, affiancate da una
breve descrizione e dalla valuta attribuita.
• La staffa, detta anche conto scalare, o scalare interessi, riclassifica invece le operazioni ordinandole
per valuta: vale a dire in base al momento a partire dal quale iniziano ad essere fruttifere di interessi.
è il documento sulla base del quale viene effettuato il calcolo degli interessi attivi o passivi, nella
staffa e quindi calcolato un saldo in corrispondenza di ogni valuta. La capitalizzazione degli interessi
può essere trimestrale, semestrale o annuale.
• Il prospetto competenze e spese, infine, riassume tutte le spese addebitate dall'emittente al
cliente, l'eventuale imposta di bollo sul conto corrente e gli interessi a credito del cliente, netti della
relativa ritenuta fiscale del 26%.
Sotto il profilo della remunerazione il rendimento ottenuto dal depositante non coincide con il tasso di
interesse nominale applicato al rapporto di conto corrente. In primo luogo, per l'applicazione dei giorni
valuta (i versamenti sono più lenti dei prelievi); sullo scoperto per valuta non vengono addebitati costi al
correntista, mentre possono essere applicati, in assenza di affidamento, una commissione di istruttoria
veloce e un interesse proporzionale all'ammontare e alla durata dello sconfinamento sugli scoperti relativi
al saldo disponibile. La commissione di istruttoria veloce è dovuta solamente se si verificano le condizioni
di importo (saldo negativo superiore a €500) e di durata (superiore a 7 giorni lavorativi) previsti dalla legge.
Inoltre, la remunerazione netta dipende anche dall'ammontare delle spese addebitate. Se i tassi di mercato
sono particolarmente contenuti possono superare gli interessi e facendo diventare quindi un costo detenere
il conto corrente.
Sotto il profilo della liquidità essendo strumenti a vista, i conti correnti sono caratterizzati dal massimo
grado di disponibilità delle somme depositate. Sotto il profilo del rischio il tasso di interesse corrisposto
non è costante nel tempo, viene modificato sulla base dell'andamento dei tassi di mercato.
Per l'emittente l'interesse composto rappresenta il costo della raccolta. Chi utilizza il conto corrente come
si trattasse di un parcheggio a lunga permanenza, o per disattenzione, o perché i suoi flussi di cassa sono
assai incerti o irregolari, subisce il costo opportunità pari al mancato guadagno differenziale rispetto a
investimenti alternativi.
NB → Conti di liquidità: abbinati all'investimento in fondi comuni. La banca e cliente si accordano nello
stabilire una giacenza media, una minima e una massima. Quando il saldo del conto supera la giacenza
massima, l'eccedenza rispetto alla giacenza media viene investita nel fondo comune collegato, viceversa se
scende (disinvestimento).
Imposta di bollo: annuale, di 34,20€.

NB → Ad oggi non vi è remunerazione del conto corrente (si pagano le commissioni).

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ESEMPIO DI CONTEGGIO DEGLI INTERESSI SU UN CONTO


CORRENTE PASSIVO
Condizioni applicate al conto corrente Tasso a credito: 0,50%
Tasso a debito: 6,50 %
Valute applicate:

• versamento contante e assegni circolari emessi dalla stessa banca: data dell’operazione
• versamento di assegni bancari e assegni circolari di altre banche su piazza: 4° giorno lavorativo
successivo alla data dell’operazione
• versamento di assegni bancari di banche fuori piazza: 6° giorno lavorativo successivo alla data
dell’operazione
• prelevamento contanti: data dell’operazione
• prelevamento a mezzo assegno bancario: data di emissione dell’assegno
Commissioni per operazione: 1,00 Euro
Spese annue conto (trimestrali): 15,00 Euro

Esempio di estratto conto


(al 31 marzo - Per
semplicità, il calcolo dei
giorni valuta non tiene
conto dei giorni festivi.)

Esempio di staffa o conto


scalare (al 31 marzo)

Prospetto competenze e spese Raccolta in euro delle banche


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CAPITOLO 18 – STRUMENTI DI FINANZIAMENTO


A BREVE TERMINE

FABBISOGNI DI CAPITALE CIRCOLANTE


I fabbisogni finanziari d’impresa derivano da due tipologie di investimenti:

• In capitale fisso (impianti, immobili, attrezzature, etc.)


• In capitale circolante operativo (scorte di magazzino e crediti alla clientela)
Il fabbisogno di capitale circolante netto è imprevedibile e rappresenta uno dei problemi più rilevanti della
finanza d’impresa. Ciò si traduce nella domanda di forme di finanziamento alle banche che consenta di
superare temporanee ma fisiologiche carenze di liquidità.
Le variabili decisive che generano un fabbisogno finanziario di breve periodo sono due:

• La lunghezza del ciclo del circolante, ovvero l'intervallo temporale intercorrente tra il
pagamento degli acquisti e la riscossione delle vendite;
• La lunghezza del ciclo operativo, ossia l'intervallo temporale intercorrente tra l'acquisto delle
materie prime e la vendita dei prodotti finiti.

Le aziende industriali in genere vengono classificate come cash absorber, in quanto la gestione caratteristica
rinnova in maniera iterativa i fabbisogni derivanti da un anticipo delle uscite rispetto alle entrate. Le aziende
operanti nella distribuzione al dettaglio invece si trovano nella condizione di cash generator, dato che l'attività
industriale di trasformazione è pressoché inesistente.
Volendo fare una prima classificazione delle forme di finanziamento delle attività correnti dell'impresa, si
potrebbe osservare il contenuto dell'operazione, si individuano quindi le operazioni in cui:

• Ruolo del servizio preponderante: un classico esempio è il factoring, in cui accanto a un


pacchetto base di semplice anticipo sui crediti il servizio può essere arricchito con altri componenti;
• Ruolo del finanziamento preponderante: le anticipazioni a scadenza fissa possono
rappresentare un valido esempio.
Le principali forme di copertura dei fabbisogni finanziari di breve termine possono essere suddivise in tre
classi fondamentali:

• Le aperture di credito in conto corrente: sono la forma più diffusa e soddisfano le esigenze di
liquidità ed elasticità di cassa connettendo ad esse un servizio di gestione dei pagamenti;
• Le operazioni di smobilizzo dei crediti commerciali: come fonte alternativa di finanziamento
a breve, in cui la liquidità si genera a fronte della cessione anticipata di una posta dell'attivo
circolante;
• Le anticipazioni garantite: nelle quali l'impresa ottiene un finanziamento a breve a fronte della
costituzione di una garanzia reale.

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APERTURA DI CREDITO IN C/C


Si configura un rapporto di apertura di credito in conto corrente tra banca e impresa quando la prima si sia
impegnata, nei confronti del cliente, a tenere a sua disposizione per un certo periodo o a tempo
indeterminato una data somma di denaro (art. 1842 c.c.)
Il cliente potrà utilizzare a sua discrezione l’ammontare dei fondi concesso dalla banca anche in più soluzioni
e, con versamenti successivi, ricostituire l’ammontare della somma a sua disposizione (artt. 1843 e 1852
c.c.).
La disciplina giuridica dello strumento è contenuta nel Codice civile e in alcuni regolamenti dell’ABI
(Associazione Bancaria Italiana).
Il cliente potrà utilizzare tali somme solo dopo il preventivo affidamento della banca. Il cliente decide, a sua
discrezione, quando e quanto utilizzare della somma disponibile. I compensi (interessi) a favore della banca
verranno conteggiati solo sull’ammontare utilizzato.
È una forma di finanziamento:

• molto elastica nell’utilizzo da parte dell’impresa.


• onerosa nei limiti del solo utilizzo delle somme messe a disposizione dalla banca.
• in genere non è assistita da garanzia
• la banca può, però, chiedere garanzie sia reali, sia personali.
L'intermediario, prima di concedere l'apertura del conto assegna un giudizio sintetico sulla affidabilità della
controparte, che prende il nome di rating, e in base a questo vengono determinati l'accoglimento o il rigetto
della richiesta di finanziamento, le condizioni contrattuali e l'importo massimo dell'apertura (fido
accordato). Operativamente la banca non accredita delle somme a favore del cliente, bensì gli consente di
"andare in rosso" per l'importo del fido accordato. La parte di linea di credito di cui si avvale il cliente avrà
del nome di fido utilizzato.
È possibile classificare le aperture di credito in base a tre caratteristiche:
1) Modalità di utilizzo;
2) Garanzie che le assistono;
3) Durata
A seconda della modalità di utilizzo si distinguono:

• Apertura di credito semplice: il cliente può utilizzare in un’unica o in più soluzioni la linea di credito
messa a disposizione, ma non può ricostruirla mediante successivi versamenti. Soddisfa
momentaneamente un fabbisogno finanziario che successivamente dovrà trovare una copertura più
adeguata.
• Apertura di credito per elasticità di cassa: s'innesta in un normale conto corrente in cui il cliente
può "andare in rosso" per un certo ammontare, normalmente per periodi brevi. Vi è la prevalenza dei
saldi attivi a favore del cliente.
• Apertura di credito ordinaria: rappresenta la formula contrattuale più utilizzata nella quale il cliente
movimenta il conto con completa discrezionalità. Solitamente vi è la quasi costante presenza di saldi a
debito del cliente.
• Aperture con particolari finalità: consentono al cliente di stipulare migliori condizioni, in quanto
informando preventivamente la banca dei periodi dell'anno di maggior utilizzo della linea di credito
riducono la sfera di discrezionalità nell'utilizzo del conto. Usualmente viene richiesto un collateral.
Le aperture di credito sprovviste di garanzia vengono definite in bianco o allo scoperto, per distinguerle
dalle aperture di credito garantite. Le garanzie fornite dal cliente possono essere sia reali (pegno o ipoteca)
sia personali (fideiussione o avallo).

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NB → Le eventuali garanzie accessorie attutiscono l'impatto patrimoniale negativo per la banca nell'ipotesi
in cui l'insolvenza si verifichi, ossia riducono il Loss Given Default (LGD).
La richiesta da parte della banca di integrare il contratto di finanziamento con delle garanzie può avvenire
non solo al momento della concessione dell'apertura di credito, ma anche in un secondo momento. Nel
caso di un’impresa appartenente a un gruppo, di solito, piuttosto del rilascio di una garanzia viene richiesta
una lettera di patronage al capogruppo, che è però un'attestazione che non ha valore di garanzia a favore della
banca.
Considerando la durata, l'apertura di credito può essere a scadenza fissa, a tempo indeterminato o fino a
revoca. Nel primo caso la banca può chiedere il rimborso anticipato solo per giusta causa, nell'ipotesi di
apertura a scadenza indeterminata deve essere dato un preavviso di almeno 15 giorni.
Sotto il profilo tecnico nelle aperture di credito in conto corrente si possono attuare due tipologie di
registrazioni:

• Operazioni dare o a debito del cliente: riduce la disponibilità monetaria o aumenta


l'indebitamento;
• Operazioni avere o a credito: aumenta la disponibilità monetaria o riduce l'indebitamento.
Ogni operazione del conto corrente ha una rata di registrazione, che prende il nome di data contabile, e
una data a partire dal quale produce i suoi effetti, denominata data valuta. Il saldo che si ottiene dalla
differenza tra le operazioni a credito e a debito, ordinate in base alla data contabile, prende il nome di saldo
contabile; ordinando invece le operazioni secondo la data valuta prende il nome di saldo liquido.
Può accadere che il cliente abbia un utilizzato superiore all'accordato, prendendo in considerazione il saldo
liquido, e risulta entro i limiti dell'affidamento qualora si consideri il saldo contabile. Tali situazioni
prendono il nome di scoperto per valuta, e si generano per il semplice fatto che ai fini della disponibilità
delle somme presenti sul conto corrente si prende in considerazione la data valuta.
La banca per procedere al calcolo delle competenze predispone due documenti:

• L’estratto conto riepiloga con varia periodicità (mensile o trimestrale) le operazioni in ordine
cronologico.
• La staffa (o scalare) è il prospetto nel quale le operazioni registrate nell’estratto conto sono
riclassificate per valuta.
Fino a un recente passato, le banche sceglievano quando redigere la staffa (e quindi calcolare gli interessi),
a seconda che il conto presentasse o meno saldi liquidi di segno dare. Tale pratica è oggi vietata dal D.L.
342/99 che prevede la stessa periodicità nel conteggio degli interessi sia debitori che creditori.
Il costo dell'impresa richiedente è così composto:

• Interessi passivi: sono fiscalmente deducibili, eccezion fatta per i casi di indeducibilità previsti
dalla legge (30% del ROL);
• Commissione di affidamento: calcolata sul fido accordato, non può superare lo 0,5 % trimestrale
• Spese di tenuta conto: commissioni;
• Tasso di sconfinamento: una maggiorazione del tasso di interesse applicata nell'ipotesi in cui il
cliente superi l'ammontare del fido accordato;
• Commissione di istruttoria veloce: forma di remunerazione della banca per il sostenimento di
costi correlati a un'istruttoria imprevista relativa a un'improvvisa richiesta di somme eccedenti il
fido accordato.
La riforma vieta la pratica dell'anatocismo [è la produzione di interessi (capitalizzazione) da altri interessi
scaduti e non pagati, su un determinato capitale], impone quindi che gli oneri finanziari in estratto conto
siano improduttivi di interessi nei successivi periodi di capitalizzazione.

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Le competenze spettanti alla banca sono:

• Interessi: si calcolano applicando al totale dei numeri dare il tasso passivo concordato con la banca
oppure al totale dei numeri avere il tasso attivo predefinito. Agli interessi è applicata la ritenuta
fiscale del 26%.
• Commissione di massimo scoperto: veniva conteggiata applicando al massimo saldo liquido
dare del trimestre un’aliquota dello 0,25% (variabile) con un’eventuale limitazione pari a una certa
percentuale degli interessi passivi (di solito il 25%). Nulla dal 2008 poiché andava penalizzare i
clienti che utilizzavano la linea per coprire effettivi deficit improvvisi di cassa e favoriva coloro che
facevano un utilizzo improprio del conto corrente, immobilizzando la linea ai limiti del fido
accordato.
• Rimborsi spese: si tratta sia delle spese fisse di chiusura sia di spese proporzionali al numero delle
operazioni contabilizzate nella staffa del periodo.
Esempio di computo degli interessi:

NB → Si definisce scoperto di conto corrente, o conto in rosso, il saldo negativo in un conto corrente
bancario non provvisto di fido.
Invece, in caso di conto corrente provvisto di fido bancario, col superamento della cifra pattuita entro la
quale il conto può andare in negativo senza problemi, si ha il cosiddetto “sconfinamento”. Quest’ultimo,
a differenza del conto in rosso, può essere preventivamente autorizzato.

LE OPERAZIONI DI SMOBILIZZO DEI CREDITI


COMMERCIALI
Esiste un’elasticità positiva della domanda rispetto ai giorni di dilazione, e pertanto, all'aumentare dei giorni
di dilazione si incrementano anche le vendite (effetto economico). Sotto il profilo finanziario, tuttavia,
l'incremento dei giorni di dilazione dei crediti fa sorgere un fabbisogno finanziario che deve essere coperto
(effetto finanziario). Si genera dunque un trade-off nella gestione della politica di credito: da un lato la
direzione commerciale elargisce generose dilazioni dei pagamenti per spingere le vendite, dall'altro la
direzione finanziaria fa pressione per ridurre i giorni di dilazione, in quanto investire in capitale circolante
è costoso.
Con un’operazione di smobilizzo crediti, un'impresa cede una parte dei suoi crediti a una banca che, previa
deduzione di un interesse, provvede ad anticipare tutta la somma o una percentuale della stessa prima della
scadenza prevista. In questa operazione di finanziamento viene valutato preventivamente il merito creditizio
del richiedente, e viene fissato un tetto massimo di utilizzabilità denominato cifra di castelletto. Questa
rappresenta il limite invalicabile dei crediti cedibili all'intermediario e si rigenera una volta che i crediti
pregressi giungono a scadenza.
La cessione dei crediti avviene di norma con la clausola "pro solvendo", pertanto, in caso di insolvenza del
debitore ceduto la banca chiede al cliente cedente la restituzione delle somme anticipate.
Sotto il profilo tecnico le due principali operazioni di smobilizzo dei crediti commerciali sono lo sconto
cambiario e gli anticipi salvo buon fine su ricevute bancarie o fatture.

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LO SCONTO CAMBIARIO
Un’impresa cede a una banca i propri effetti cambiari non ancora scaduti e la banca, deducendo un
compenso proporzionale al tempo (“sconto”), anticipa il valore attuale dei crediti all’impresa cedente (art.
1859 c.c.)
La cessione avviene salvo buon fine, ovvero rivolta a garantire chi deve ottenere dei soldi al buon esito del
trasferimento del denaro, sia che questo avvenga con bonifico, con assegno o qualsiasi altro mezzo che non
dia la certezza dell'immediata disponibilità della somma.
Principale forma di smobilizzo dei crediti di fornitura poiché i fornitori rientrano in possesso di somme
prima della loro naturale scadenza.
Lo sconto può interessare singole cambiali o consistere in un rapporto continuativo in cui il cliente cede
sistematicamente alla banca i crediti rappresentati da effetti entro il limite massimo di fido concesso sotto
forma di sconto bancario.
La banca stabilisce l'ammontare massimo di effetti che il cliente può portare allo sconto, e questa cifra
prende il nome di castelletto di sconto. Il castelletto ha carattere di rotatività, con il reintegro del fido
utilizzabile ogni volta che, a scadenza, un effetto scontato va a buon fine. La banca stabilisce inoltre i
requisiti minimi che le cambiali devono possedere per poter essere scontate: in genere devono essere titoli
originati da una transazione commerciale e devono avere una scadenza non superiore ai 4 mesi.
Gli effetti utilizzati nell’ambito dei regolamenti commerciali ricadono in due categorie giuridiche
fondamentali:

• La cambiale pagherò è una promessa incondizionata da parte del debitore di pagare, a una data
scadenza futura (più raro a vista), al beneficiario indicato sull’effetto, una specifica somma di
denaro.
• La cambiale tratta è l’ordine dato da una parte (traente) a una seconda parte (trattario) di pagare
una somma di denaro a vista o a una data scadenza futura a una terza parte (beneficiario).
Possono essere cedute dal titolare del credito ad altri operatori con la girata. Il girante diviene per legge
obbligato in via di regresso (assumendo la responsabilità del pagamento). Il titolo cambiario presenta il
carattere dell’esecutività.
La cessione degli effetti allo sconto presso le banche avviene con girata che il fornitore appone in bianco
(senza l’indicazione della banca cessionaria) sul retro dell’effetto.
La cessione si realizza con la clausola pro solvendo (salvo buon fine). Se l’obbligato cambiario non onora
l’impegno a scadenza, la banca ri-addebita il cliente per l’importo anticipato all’atto dello sconto, aumentato
delle spese di protesto dell’effetto.
L’operazione di sconto prevede il computo, da parte della banca, di un compenso proporzionale al periodo
intercorrente tra la data di esecuzione dell’operazione e la data di scadenza dell’effetto. Tale compenso è
sottratto dall’ammontare nominale globale degli effetti presentati al fine della determinazione del netto
ricavo da immettere nel conto corrente dell’impresa cedente.

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Il costo complessivo dell'operazione di sconto è rappresentato dalla somma delle seguenti componenti:

• Lo sconto, che la parte più cospicua del costo del finanziamento, e la sua incidenza è tanto maggiore
quanto più la scadenza è protratta nel tempo;
𝑁𝑢𝑚𝑒𝑟𝑖 ∗ 𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜
𝑆=
36500
Numeri = valore nominale dell’effetto * gg. di sconto
• Le commissioni di incasso della cambiale (da 2,5 a 4 euro per ciascun effetto scontato);
• I diritti di brevità nel caso in cui gli effetti siano brucianti (commissione applicata agli effetti scadenti
entro 10 o 20 giorni dalla data di presentazione se, rispettivamente, su piazza o fuori piazza);
• Altre eventuali commissioni applicate dalla banca (come le commissioni di richiesta esito: applicate
agli effetti per cui il cliente chiede alla banca comunicazioni sull’esito a scadenza).
• I giorni banca, che, costituiscono una componente non esplicita di costo ma che deve essere
comunque considerata per calcolare l'onerosità complessiva dello strumento.
Il principale rischio che corre l'utilizzatore di questa forma di finanziamento e di dover restituire le somme
che gli sono state anticipate dalla banca a causa dell'insolvenza del debitore (pro solvendo).
La concessione di un cancellato riscontro consente alla banca di ampliare la gamma di prodotti offerti
all'impresa per la copertura dei fabbisogni di breve periodo e di rendere maggiormente programmabili i
movimenti di tesoreria. Dato che requisiti di bancabilità richiesti gli effetti da scontare presuppongono una
durata non superiore ai 4 mesi il rischio di tasso di interesse sopportato dalla banca è abbastanza contenuto
(il tasso applicato è quello di mercato, pertanto si adegua alle variazioni di quest'ultimo).
NB →1) I giorni di sconto decorrono dalla data di ammissione degli effetti allo sconto (compresa) alla data
di scadenza (compresa). A questi sono aggiunti altri giorni (da 5 a 10) detti “giorni banca” che alzano il
costo dell’operazione
2) L'auto-liquidabilità non riduce il rischio dell'operazione di smobilizzo in quanto il debitore ceduto
potrebbe essere in difficoltà anche dopo aver beneficiato di un periodo di dilazione prolungata e, dall'altro
lato, la clausola pro solvendo non garantisce il rientro del credito, poiché il cliente della banca confidava nel
regolare adempimento del credito e difficilmente avrà la liquidità necessaria per poter subentrare al debitore
ceduto.

GLI ANTICIPI SALVO BUON FINE


L’uso di cambiali è diminuito nel tempo a causa di fattori sia di marketing sia di tipo fiscale. Al loro posto
si usano:

• Ricevute bancarie (Ri.Ba.): a differenza delle cambiali non sono titoli di credito, bensì delle
semplici quietanze di pagamento.
• Fatture commerciali
Su entrambe e su cambiali le banche offrono forme di anticipo salvo buon fine (art. 1260 c.c.). L’anticipo
s.b.f. prevede, nella prassi operativa, due modalità:

• L’accredito diretto in conto corrente, nel qual caso la banca terrà un conto evidenza infruttifero →
Rende disponibili al cliente, sul suo c/c, l’importo delle ricevute bancarie e delle cambiali presentate
all’incasso prima della loro scadenza. La registrazione avviene il giorno dell’operazione (meccanismo
tecnico che consente la produzione degli interessi passivi). La valuta dell’accreditamento è fissata nella
data di scadenza dell’effetto o della ricevuta, aumentato di un numero di giorni che varia secondo le
caratteristiche del documento. In questo modo solo l'utilizzo delle somme prima della scadenza della
Ri.Ba. genera uno scoperto per valuta e, quindi, la maturazione di interessi passivi. Usato solitamente
in modo saltuario.

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• Il conto transitorio fruttifero s.b.f. → Anche il conto transitorio fruttifero s.b.f. rappresenta una
vera e propria concessione di credito nei confronti della clientela cedente. Prevede la tenuta di un conto
aggiuntivo detto conto anticipo fruttifero. L’utilizzo di un conto supplementare richiede che ogni
operazione subisca un particolare trattamento computistico:
o accredito del conto anticipo con valuta successiva alla data di presentazione degli effetti;
o storno, nella sezione dare, dal conto anticipi e contestuale accredito nel conto corrente di
corrispondenza (operazione con stessa valuta)
Mediante questa procedura il saldo contabile del conto transitorio fruttifero è sempre nullo, invece il
saldo liquido è costantemente negativo per un importo corrispondente alle partite girate sul conto
corrente di corrispondenza. Usato da chi ricorre allo strumento regolarmente.
Il costo complessivo dell'operazione di anticipazione su rimborso fatture dipende innanzitutto dalla forma
tecnica utilizzata: nel caso di utilizzo del conto transitorio s.b.f. l'operazione di anticipazione è onerosa fin
da subito, anche qualora le somme accreditate sul conto corrente non vengano utilizzate. Quindi, a parità
di tasso, è più onerosa che tramite l’apertura di credito in conto corrente con accredito diretto degli effetti
s.b.f.
Oltre agli interessi passivi sull'anticipazione gravano altri elementi di costo quali:

• Commissioni di incasso
• I giorni di valuta convenzionale praticati
I requisiti di bancabilità previsti per le cambiali non sono così stringenti per le Ri.Ba. e le fatture, questa
condizione può far sì che il rischio di tasso di interesse sia maggiore che nelle operazioni di sconto d'effetti.
NB → Ricapitolando: La differenza tra le due forme tecniche è che:

• nella prima gli scoperti si formano in caso di effettivo utilizzo delle forme accreditate,
• nella seconda gli scoperti sono predeterminati e non commisurano il costo all’effettivo utilizzo da
parte dell’impresa cedente.

LE ANTICIPAZIONI GARANTITE
L'anticipazione è un contratto di finanziamento tipico a breve termine erogato da una banca
contestualmente alla costituzione di un pegno su beni di natura sia reale che finanziaria. In forza del
contratto la banca e si obbliga a custodire i beni ricevuti in pegno, ad assicurarli (a spese del cliente) e a
restituirli al momento dell'estinzione; parallelamente vanta su di essi un diritto di ritenzione e di vendita
con privilegio sul ricavato in caso di insolvenza del debitore a scadenza.
Analizzate nell'ottica del prenditore di fondi le anticipazioni appaiono operazioni connotate da una certa
rigidità, dato che comportano la perdita della disponibilità del bene costituito in pegno, ottenendo un
finanziamento inferiore al valore della garanzia fornita.
Nell'ottica del fornitore di fondi, le anticipazioni sono operazioni relativamente sicure in quanto garantite,
ma presentano il limite di richiedere significativi adempimenti (custodia del bene etc.) è di essere
comunque piuttosto rigida.
NB →1) Questa forma è poco diffusa nella prassi italiana.
2) La banca divide in clienti in: retail, corporate e private.
3) Come fa una banca a sapere se un’impresa si finanzia da altre banche? Tramite la centrale rischi, gestita
da banca d’Italia (dice tutti i rapporti sostenuti con il sistema bancario).
4) pro solvendo è come dire salvo buon fine (sbf)

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CAPITOLO 19 – FACTORING

FACTORING
Il factoring è una tecnica finanziaria basata sulla cessione, a un intermediario finanziario, dei crediti
commerciali vantati da un’impresa.
È un rapporto di carattere continuativo in cui:

• Un’impresa effettua la cessione, secondo apposite forme giuridiche, di una parte significativa dei
propri crediti commerciali a una banca o a un operatore specializzato, la società di factoring (factor);
• Il factor finanzia l’impresa, attraverso il pagamento dei crediti stessi prima della relativa scadenza.

È un servizio gestionale: l’impresa delega all’esterno la gestione dei crediti e dei debiti di fornitura. (La
società di factoring affianca l’azienda nelle funzioni contabili, amministrative e finanziarie, intervenendo
nell’ambito dei regolamenti delle posizioni relative ai rapporti commerciali, fino ad assumere un ruolo di
raccordo tra le parti)
È un’operazione finanziaria: copre i fabbisogni connessi alle politiche di credito mercantile dell’impresa
È uno strumento di gestione del rischio di credito:

• Nel factoring pro soluto il factor assume il rischio connesso all’insolvenza del debitore.
• Nel factoring pro solvendo il cedente risulta coinvolto nella sorte dell’operazione, potendo il
factor rivalersi sul medesimo in caso di insolvenza del debitore.
Il factor, grazie alla tutela giuridica del rapporto (Legge 52/91 – prevede un vero e proprio acquisto dei
crediti da parte del factor) e al controllo sui crediti, in virtù della propria struttura organizzativa, permette
un’effettiva riduzione del rischio dell’operazione per il soggetto cedente rispetto a operazioni con strumenti
finanziari simili. La riduzione del rischio consegue:

• dalle modalità di gestione del credito che prevedono rapporti diretti con il debitore ceduto
• da un esplicito e continuo controllo del suo rischio complessivo
• dal tipo di servizio che la società di factoring si impegna a prestare alla propria clientela.
NB → Solitamente più caro delle altre operazioni di sconto poiché ha una componente di servizio
maggiore.

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La componente finanziaria si configura come uno smobilizzo anticipato di crediti commerciali:

• consente all’impresa di accrescere il proprio livello di liquidità a fronte del costo finanziario da
sostenere per l’anticipo concesso
La natura commerciale del credito ceduto (con scadenze tipiche di 30 – 180 giorni) attribuisce al factoring
la natura di strumento finanziario orientato a soddisfare fabbisogni finanziari di breve e brevissimo termine.
È contemplata la possibilità di cedere crediti futuri:

• La natura prolungata e l’esclusività della relazione consentono all’intermediario di acquisire una


conoscenza dell’impresa sufficiente per sostenere l’incertezza relativa alle cessioni future
L’indicatore del livello di attività delle società di factoring più utilizzato è rappresentato dal turnover, che
equivale al flusso lordo dei crediti ceduti dalla clientela alla società in un determinato intervallo di tempo (1
anno).
Un altro aggregato frequentemente usato è l’outstanding, vale a dire l’importo dei crediti acquistati dal
factor in essere a una determinata data.

Come si vede dall’immagine, il factoring si caratterizza per la forte componente di servizio presente al suo
interno. La presenza di relazioni con entrambi i soggetti di contropartita del rapporto commerciale
sottostante in termini di adempimenti previsti, di servizi erogati, di modalità di gestione dei rapporti, di
valutazione dei rischi costituisce un elemento peculiare del l'operazione di factoring; anche nella sua
componente finanziaria.
In un rapporto di factoring è contemplata anche la possibilità di cedere i crediti futuri, cioè derivanti da
contratti di fornitura previsti ma non ancora perfezionati. La natura prolungata e l'esclusività della relazione,
infatti, dovrebbero consentire agli intermediari di acquisire una conoscenza dell'impresa sufficiente per
sostenere l'incertezza relativa alle cessioni future. Il Factor è tipicamente orientato a una relazione duratura
piuttosto che una specifica transazione nei suoi rapporti sia con il cedente sia con i debitori ceduti; in questo
modo riesce ad essere in grado di produrre informazioni rilevanti e significative relative ai crediti oggetto
dell'operazione e ai relativi debitori.
Le prestazioni erogabili dal factor non riguardano solo la clientela già acquisita dall'impresa, ma possono
supportare anche la fase antecedente la vendita tramite servizi di tipo consulenziale, l'offerta di informazioni
relative a nuovi potenziali mercati di sbocco e all'affidabilità del singolo cliente.

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NB → si definiscono imprese adatte factoring le imprese di recente costituzione, le imprese in fase di


espansione o con componenti stagionali di attività e le imprese nelle quali la gestione del capitale circolante
costituisce un aspetto strategico dell'attività.

IL CICLO DI VITA DELL’IMPRESA E IL FACTORING


Il ciclo finanziario di un'impresa, delineato dal tasso di sviluppo del fatturato nel tempo, presenta
combinazioni tra quest'ultimo, l'intensità di capitale (intesa come l'ammontare degli investimenti di varia
natura necessari a produrre un’unità di fatturato) e il margine di autofinanziamento, tale da delineare diverse
fasi del ciclo finanziario. Queste comportano loro volta un'evoluzione della struttura finanziaria e di
conseguenza del grado di dipendenza da terzi creditori, che tende a mutare nel tempo in relazione al rischio
da questi precipito e alle esigenze dell'impresa. In linea di principio il corretto utilizzo del factoring può
permettere un significativo scostamento rispetto alle consuete soglie di ingresso e uscita del creditore, in
relazione proprio alle peculiarità dello strumento utilizzato.
Anche il raggiungimento da parte dell'impresa di una fase di autosufficienza finanziaria, può non precludere
l'utilizzo del factoring, qualora permangano le condizioni che ne suggeriscono un uso permanente.

TIPOLOGIE
Le differenti tipologie di factoring si configurano in relazione al diverso accento posto, da ciascuna, sulle
componenti fondamentali del prodotto quali:

• l’amministrazione e controllo dei crediti;


• l’informazione sui debitori;
• la razionalizzazione contabile della gestione commerciale;
• lo smobilizzo dei crediti;
• il recupero dei crediti.

IL FULL FACTORING
Il factor:

• acquista, su base continuativa, i crediti commerciali del cliente


• provvede ad amministrarli e controllarli fino a scadenza
• si occupa della riscossione
• se necessario, del contenzioso e del recupero
Cliente e factor sono in continuo contatto e il debitore riceve periodicamente un estratto conto. Il full
factoring può essere variamente configurato e gli accordi possono modificarsi nel corso dell’operazione, in
relazione a circostanze esterne e/o a maturate condizioni di svolgimento del rapporto.
NB → Può accadere che una parte dei crediti venga ceduta secondo la formula "con rivalsa", lasciando cioè
al cedente il rischio del mancato buon fine dell'operazione, oppure che le modalità di pagamento dei crediti
siano differenti e che, una parte di questi venga pagata solamente alla scadenza del credito stesso.

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ALTRE FORME
Recourse factoring

• Offerta dei servizi completa


• Cessione dei crediti unicamente salvo buon fine (pro solvendo)
Maturity factoring

• Mantiene inalterate le componenti gestionale e assicurativa del servizio ma si astiene dal fornire
supporto finanziario all’impresa
• La disponibilità del credito commerciale, pertanto, non è ottenuta in via anticipata ma solo alla sua
scadenza
Invoice discounting

• Sviluppa la componente finanziaria legata allo smobilizzo anticipato del credito.


• Gli aspetti connessi alla gestione e alla riscossione dei crediti ceduti sono marginali o assenti.
International factoring

• Si distinguono il factoring all'esportazione, in cui il factor acquista crediti da fornitori nazionali nei
confronti di acquirenti esteri, e il factoring all'importazione, in cui il factor acquista i crediti dei
fornitori esteri verso i debitori nazionali.
• Vi è una maggiore complessità dell'operazione.
• Prevede la presenza di quattro soggetti rappresentati dalle due controparti commerciali (factor
interno ed estero, debitore ceduto e creditore nazionale).
• L'operazione di factoring internazionale viene sdoppiata in due operazioni di factoring domestico
e poi ricondotta a unità attraverso i rapporti reciproci tra i factor.

NB → Non – recourse factoring: Il factor si assume il rischio di mancato pagamento del credito da parte
del debitore, rinunciando alla rivalsa nei confronti del cedente.

LA STRUTTURA TECNICA
L’operazione di factoring prevede sei fasi:

• valutazione dell’impresa cedente da parte del factor;


• individuazione dei crediti oggetto della cessione nell’intero portafoglio;
• accertamento della regolarità dei crediti cedenti e dell’assenza di controversie in corso tra le parti
e/o di provvedimenti giudiziari a carico del debitore;
• cessione dei crediti seguita dall’erogazione dell’anticipo e dalla prestazione dei servizi da parte del
factor;
• attività di incasso dal debitore con subentro del factor;
• recupero crediti (eventuale) spettante o al creditore cedente (pro solvendo) o al factor (pro
soluto).

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L’UTILIZZO DEL FACTORING


Il ricorso al factoring incide in diversi modi sul funzionamento dell’impresa.

Particolarmente adatte al factoring sono considerate:

• Le imprese di nuova o recente costruzione;


• Le imprese in fase di espansione e/o con componenti stagionali di attività;
• Imprese nelle quali la gestione del capitale circolante costituisce un aspetto strategico dell’attività;
• Le imprese sane ma dotate di requisiti patrimoniali e finanziari inadeguati rispetto al giro d’affari.
L’effettivo prezzo del factoring non può essere determinato semplicemente sommando le voci di spesa
connesse alle prestazioni che cliente e factor hanno concordato in sede contrattuale.
I costi connessi alla componente finanziaria del contratto di factoring sono:

• Interessi maturati sugli anticipi.


Vi sono poi i costi della componente gestionale:

• Dei servizi di assicurazione (per cessione in tipo pro solvendo il valore delle commissioni è tra lo
0,2% e l'1%; nel caso pro-soluto le percentuali si collocano tra il 2% e il 4%)
• Spese di istruttoria sostenute dal factor per la valutazione del portafoglio crediti e del cliente cedente
(solitamente una quota fissa da €500 a €1000)
• Spese connesse alla gestione delle fatture, hanno invece natura variabile essendo definito un costo
unitario (da €3 a €5; €10 a €15 per quelle estere) da applicare sul numero complessivo di documenti
ceduti
Gli elementi utili ai fini della valutazione di convenienza del ricorso al factoring sono rappresentati dal
confronto:

• degli oneri del factoring;


• del costo per l’impresa connesso alla gestione interna del portafoglio crediti;
• dei ritorni derivanti dalla destinazione dei flussi finanziari liberati attraverso lo smobilizzo dei
crediti.

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CAPITOLO 20 – CREDITI DI FIRMA E GLI


STRUMENTI D’INDEBITAMENTO A BREVE DA
PARTE DELLE IMPRESE

I CREDITI DI FIRMA
Le forme di prestito analizzate in precedenza prendono il nome di prestito per cassa, le operazioni che
andremo ad affrontare ora sono classificate come prestiti di firma, in quanto l'essenza del prodotto non
implica un movimento di cassa, bensì, la concessione di una garanzia da parte di una banca che assicura il
buon esito dell'obbligazione.
Prestiti per cassa:

• implicano movimenti monetari per la banca


• soddisfano i fabbisogni finanziari dell’impresa
Prestiti di firma:

• la banca fornisce un servizio di advisoring


• la banca concede una garanzia
• non implica un movimento di cassa (l’erogazione del prestito è subordinata al default dell’impresa
garantita)
Un primo tipo di fabbisogno che possono soddisfare i prestiti di firma è la riduzione del costo delle risorse
acquisite sui mercati monetari. Siccome il costo del funding per un'impresa è teoricamente calcolabile come
la somma di due fattori: il tasso di mercato privo di rischio (risk free rate), e una componente legata alla
rischiosità specifica dell'impresa (credit spread), la riduzione dei costi riduce di conseguenza anche il credit
spread.
Il rischio di insolvenza non è di facile determinazione per l'investitore, questo si trova difatti di fronte a due
problemi:

• L'asimmetria informativa;
• La razionalità limitata (ovvero la difficoltà di analisi delle informazioni).
La presenza di un intermediario finanziario che garantisce la qualità del prenditore di fondi costituisce un
forte elemento di riduzione delle imperfezioni dei mercati e riduce inevitabilmente il costo del funding per
l'impresa.
Un sistema di concessione di garanzie da parte di un intermediario limita il rischio percepito dall'investitore
per due ragioni:

• Gli intermediari finanziari hanno come mission la creazione di valore per gli stakeholder, e questo
obiettivo è perseguibile solo se si esercita un'attività creditizia selettiva;
• Il default di un'operazione avallata da un intermediario finanziario provoca due tipologie di danno:
o Un danno diretto, derivante dal fatto di venire chiamati in causa per rispondere alle
obbligazioni del proprio cliente
o Un danno indiretto, di natura reputazionale di difficile quantificazione
Queste due motivazioni dovrebbero spingere una banca a evitare di concedere la propria firma per
operazioni poco affidabili.

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Riassumendo i fabbisogni soddisfatti dai crediti di firma possono consistere in:

• Riduzione del costo del funding dell’impresa;


• Ottenere condizioni di credito per cassa presso altri istituti più convenienti;
• Evitare l’immediata uscita di denaro (in quanto la garanzia offerta dalla banca evita il versamento
di una cauzione in denaro);
• Agevolare la conclusione di determinate negoziazioni commerciali (gare appalto).

LE ACCETTAZIONI BANCARIE
L’accettazione bancaria è una tratta spiccata da un soggetto, definito traente, su una banca, definita
accettante, mediante la quale viene ordinato all’istituto di credito di pagare una certa somma di denaro a
una scadenza predeterminata. Apponendo la propria firma, la banca si riconosce obbligata principale,
rendendo il titolo particolarmente garantito e collocabile sul mercato monetario da parte di un intermediario
finanziario. Il traente s’impegna alla scadenza della tratta a fornire alla banca accettante quanto necessario
per onorare i suoi impegni. Si trasferisce tramite girata (di norma effettuata con la clausola "senza garanzie",
evitando l'esperibilità dell'azione di regresso nei confronti degli altri obbligati cambiari).
Il taglio è libero (di solito tra 50 e 500 mila euro); anche la durata è libera (le forme più usate sono: 30, 60
gg, tra 3 e 6 mesi)
Non può essere emessa in serie. A differenza delle obbligazioni (quotate a “corso secco” è quotata “tel
quel”, ossia comprensiva del rateo di interessi maturati)
Costi:

• Commissione di accettazione (alla banca accettante, tra 0,25% e 1,50%);


• Commissione di intermediazione (al dealer per collocamento e negoziazione, tra 0,25% e
0,50%);
• Tasso interesse, impiegato per attualizzare il valore nominale dell'accettazione;
• Bollo cambiario, previsto nella misura dello 0,01%.
Gli interessi passivi maturati sull'accettazione sono deducibili da parte dell'impresa. Per quanto riguarda il
regime fiscale dell'investitore i proventi dell'accettazione sono soggetti alla ritenuta fiscale del 26%. Per la
banca l'apposizione della firma di accettazione comporta l'assunzione di un rischio di liquidità qualora il
cliente alla scadenza non provveda a onorare la propria obbligazione.
Per l'investitore l'accettazione si configura come un titolo privo di cedola, il cui rendimento è in funzione:

• Della differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rimborso;


• Dell' holding period, in genere offre un tasso di interesse superiore rispetto ai titoli di stato di uguale
scadenza.

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LA POLIZZA DI CREDITO COMMERCIALE


La polizza di credito commerciale è uno strumento di mercato monetario mediante la quale una società
emittente si riconosce debitrice per un certo ammontare nei confronti di un’altra impresa definita
finanziatrice.
Per rafforzare l’operazione, il debitore chiederà a una banca il rilascio di una fidejussione, in modo da
rendere il documento garantito e negoziabile.
L’impresa finanziatrice monetizza questa “promessa di pagamento” cedendola sul mercato con clausola
pro-soluto (cioè senza garanzie), sotto la pari.
Nella maggior parte dei casi la relazione che sussiste tra azienda emittente e azienda finanziatrice è di tipo
commerciale. Questa è una sostanziale differenza rispetto agli altri strumenti di mercato monetario visti in
questo capitolo, infatti, sia le accettazioni bancarie sia le cambiali finanziarie non originano da operazioni
di natura commerciale. Inoltre, la polizza è un semplice documento di riconoscimento di un debito, privo
delle caratteristiche di esecutività, e per la sua cessione occorre predisporre un apposito atto di cessione
del credito.
La polizza di credito commerciale con durata variabile dai 3 ai 12 mesi, e un taglio mediamente elevato
(250-500 mila euro) per circolare richiede la consegna di tre documenti:
1) La polizza di credito commerciale vera e propria;
2) La lettera di fideiussione bancaria;
3) La lettera di cessione.
L'operazione si svolge nelle seguenti fasi:
1) L'impresa emittente a fronte di una transazione commerciale contrae un debito con la società
finanziatrice, e predispone un documento in cui si riconosce debitrice della società finanziatrice;
2) L'impresa emittente si rivolge a una banca per ottenere un'apertura di credito di firma attraverso una
fideiussione (concessa dalla banca garante);
3) La società finanziatrice monetizza questa promessa di pagamento cedendola a un intermediario;
4) L'intermediario ne cura il collocamento sul mercato monetario;
5) Alla scadenza, l'ultimo portatore si rivolgerà alla banca garante per il rimborso della polizza, nel
frattempo la società emittente avrà trasferito la disponibilità necessaria per estinguere l'obbligazione
(all’ultimo possessore).

I soggetti coinvolti nell'operazione sono:

• Società emittente;
• Società finanziatrice;
• Banca garante;
• Cessionari (acquistano il credito come investimento).

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I costi per l'impresa utilizzatrice sono:

• Tasso di interesse (alla società finanziatrice);


• Commissione di rilascio della fideiussione (tra il 0,15% e il 0,40%);
• Commissione di negoziazione (0,50%).
NB → 1) Comporta alla banca il rischio di una potenziale improvvisa uscita di cassa.
2) I cessionari acquistano il credito come investimento.

LA CAMBIALE FINANZIARIA
La cambiale finanziaria è uno strumento finanziario assimilabile alla cambiale “pagherò” (equivalente delle
commercial paper anglosassoni.
Il titolo incorpora la promessa di pagamento da parte dell’emittente di una certa somma a una scadenza a
favore dell’ultimo portatore del titolo. È un titolo di credito all’ordine esecutivo.
La durata è compresa tra 3 e 12 mesi; il taglio è invece compreso tra 50 e 500 mila euro. La struttura
finanziaria e la capitalizzazione dell’impresa devono soddisfare vincoli legislativi.
L'ammontare massimo della raccolta presso il mercato finanziario mediante obbligazioni, certificati di
investimento e cambiali finanziarie non può superare l'ammontare del capitale versato, aumentato delle
riserve desumibili dall'ultimo bilancio. Ciò, per evitare un eccessivo indebitamento delle imprese verso il
mercato finanziario (crisi sistemica).
La cambiale finanziaria chiama in causa la banca in due differenti vesti, a seconda delle caratteristiche della
società emittente. La cambiale finanziaria può essere emessa da:

• Imprese o enti con titoli quotati sui mercati regolamentati, senza bisogno di garanzie;
• Imprese non quotate, purché i bilanci degli ultimi tre esercizi siano in utile e sia corredata da
garanzia sottoscritta da un intermediario sottoposto a vigilanza.
Il ruolo esercitato dall'intermediario finanziario è di puro advisoring.
Il costo per l'impresa debitrice è costituito da:

• Tasso di interesse;
• Imposta di bollo (in misura dello 0,1 per 1000);
• La commissione da corrispondere alla banca per la predisposizione dell'eventuale prospetto
informativo (variabile dallo 0,1 allo 0,5%);
• La commissione da corrispondere all'intermediario finanziario, che tratta il collocamento della
cambiale sul mercato monetario (tra lo 0,1 e lo 0,3%).
L'investitore può cedere la cambiale finanziaria prima della naturale scadenza attraverso la girata, che deve
essere fatturata senza garanzie. La cambiale finanziaria non è un titolo individuale e può essere collocata
presso il pubblico mediante un'offerta pubblica di sottoscrizione regolamentata dalla Consob. Per favorire
la possibilità delle piccole medie imprese di reperire capitale, il "decreto crescita" prevede l'esenzione
dall'imposta di bollo e amplia la soglia di deducibilità fiscale degli oneri finanziari per gli emittenti.
NB → La fideiussione è un particolare credito di firma.

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CAPITOLO 21 – IL FINANZIAMENTO DEI


FABBISOGNI A MEDIO-LUNGO TERMINE –
IL MUTUO

FABBISOGNI DI CAPITALE FISSO


Le scelte di investimento di MT dell’impresa fanno riferimento alle forme di investimento aziendale in
capitale fisso, che possono essere analizzate sotto 3 aspetti:

• Produttivo: acquisizione di fattori produttivi permanenti.


• Economico: costi e ricavi distribuiti nel tempo.
• Finanziario: uscita di cassa immediata = costo del bene.
L’investimento in capitale fisso può essere:

• A titolo definitivo: basato sull’acquisto della proprietà del bene.


Modalità di finanziamento:
o Disponibilità di mezzi propri
o Indebitamento bancario a M/L termine (Mutuo)
o Leasing finanziario
o Emissioni obbligazionarie
o Aumenti di capitale
• A titolo temporaneo: per disporre del bene senza acquisirne la proprietà.
Modalità di finanziamento:
o Leasing operativo
o Noleggio

CONTRATTO DI MUTUO
Il contratto di mutuo è uno strumento finanziario con il quale una parte consegna all’altra una determinata
quantità di denaro o di altre cose fungibili e l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e
quantità. Così viene definito il mutuo nel Codice civile.
Nella prassi operativa bancaria il contratto di mutuo fa riferimento a una forma di prestito a M/L termine
erogata dalla banca in un’unica soluzione, a fronte della quale il mutuatario è obbligato a corrispondere una
successione di versamenti periodici.
Le cose date a mutuo passano in proprietà del mutuatario, il quale deve corrispondere gli interessi al
mutuante (se superano la soglia usuraia non sono dovuti interessi).

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Nel caso di mancato pagamento di una rata il mutuante può chiedere l’immediata restituzione dell’intero. Il
mutuante può rifiutare l’adempimento delle sue obbligazioni in mancanza di adeguate garanzie. Per
cautelarsi da possibili errori nella stima o da perdita di valore del bene la banca eroga un prestito solitamente
fino a circa il 75/80% dell'importo riconosciuto.
NB → Solitamente la rata del mutuo si detiene sotto 1/3 del reddito (rata mensile e stipendio di 3000, la
rata circa sotto i 1000 almeno).

LA STRUTTURA TECNICA DEL MUTUO


Le principali variabili che definiscono la struttura tecnica del mutuo sono:

• Importo della somma corrisposta al cliente


• Tasso al quale vengono calcolati gli interessi → si distinguono:
o Fisso
o Variabile: nel caso sia variabile verrà esplicitato come somma di due parti: un tasso di mercato
e uno spread fisso (che dipende dall’analisi merito-credito del soggetto); spread che trova la
sua giustificazione nella necessità della banca di coprire i costi di gestione e di ottenere
un'adeguata remunerazione in funzione dei rischi sopportati.
Vi possono inoltre essere messi mutui a tasso misto, in cui si può mutare il tasso da fisso a variabile e
viceversa; mutui in cui è previsto il cosiddetto "tasso di ingresso", in cui il tasso nel primo periodo è
più basso di quello previsto successivamente nell'operazione a regime; o infine mutui con tasso
bilanciato, in cui una parte del finanziamento è erogata a tasso fisso e l'altra a tasso variabile.
• Durata del prestito → solitamente:
o 3-5 anni per mutui di natura industriale
o 10, 15, 20, 25 o 30 anni per mutui finalizzati al credito fondiario
• Tipologia del piano di rimborso → può essere articolata in più modalità:
o Vi è la facoltà del cliente di rimborsare in qualsiasi momento il finanziamento concesso;
o Rimborso graduale a scadenze prestabilite tramite rate periodiche. Questo richiede però la
redazione di un piano di ammortamento, utile a mettere in evidenza in corrispondenza di ogni
scadenza:
▪ I flussi per il cliente (rata = quota capitale + quota interessi);
▪ Il debito estinto;
▪ Il debito residuo.
NB → Il credito fondiario: Il credito fondiario ha per oggetto la concessione, da parte di banche, di
finanziamenti a medio lungo termine e garantiti da ipoteca di primo grado su immobili. La banca d'Italia, in
conformità delle deliberazioni del CICR determina l'ammontare massimo dei finanziamenti, individuandolo
in rapporto al valore dei beni ipotecati o al costo delle opere da eseguire sugli stessi, nonché le ipotesi in cui
la presenza di precedenti iscrizioni ipotecarie non impedisce la concessione dei finanziamenti.
NB → La soglia di usura → Ricordiamo che l’usura è un reato penale. Se il tasso dei mutui aumenta sopra
il tasso di usura, viene interrotta la corresponsione degli interessi.
La soglia usura (esiste per tutti i contratti di finanziamento) è calcolata da Banca d’Italia, che calcola la media
delle condizioni economiche applicate ai contratti (TAEG). Da ciò ricava il TEGM (tasso effettivo globale
medio) facendo la media. Questo è usato come punto di partenza per calcolare il tasso di usura, solitamente
aumentandolo del 25% e di ulteriori 4 punti percentuali (ad es. tasso 4% + 25% e aumentato del 4%, soglia
di usura 9% (4+1+4)).
La soglia di usura nel caso di contrati internazionali segue la residenza del debitore.

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TIPOLOGIE DEL PIANO DI RIMBORSO


Esistono differenti piani di ammortamento, stabiliti dalla banca al momento dell’erogazione del prestito:
ITALIANO FRANCESE
RATE Decrescenti linearmente: Costanti:
𝑆 × 𝑖𝑚 𝑖𝑚
𝑅𝑠 − 𝑅𝑠−1 = − 𝑅 =𝑆×
𝑛 1 − (1 + 𝑖𝑚 )−𝑛

QUOTE CAPITALI Costanti: Crescenti esponenzialmente:


𝑆 𝐶𝑠
𝐶= = 1 + 𝑖𝑚
𝑛 𝐶𝑠−1

QUOTE INTERESSI Decrescenti Decrescenti

Ricordiamo che l’anno zero corrisponde al momento dell’erogazione del finanziamento.


La banca può comunque accordare al cliente la facoltà di rimborsare anticipatamente le somme ancora
dovute. In talune circostanze un'impresa potrebbe infatti valutare positivamente una simile possibilità che
le permetterebbe di risparmiare il pagamento di interessi per i periodi successivi (a fronte di un compenso).
Nei casi in cui il mutuo faccia riferimento all'acquisto o alla ristrutturazione di un'unità immobiliare adibita
ad abitazione, l'estinzione anticipata o parziale per esplicita previsione legislativa è invece sempre possibile
senza costi aggiuntivi.
Per soddisfare le esigenze delle imprese di avere il più velocemente possibile a disposizione la somma
richiesta, una banca può mettere a disposizione del richiedente una certa somma definibile
prefinanziamento, in attesa dell'erogazione del prestito richiesto. Questo si tratta di un finanziamento di
breve periodo (il rimborso è previsto al momento dell'erogazione del finanziamento principale) e non
autonomo (viene infatti erogato in funzione della concessione di un finanziamento di maggior rilievo).
Per consentire al cliente di rimborsare il capitale preso a prestito solo quando questo sia a sua volta divenuto
produttivo, e abbia quindi potuto dare i benefici previsti dal prenditore di fondi può esservi la previsione di
un periodo di pre-ammortamento, ovvero un "periodo di grazia" in cui il finanziamento non deve essere
rimborsato, e la banca ha solo il diritto di ricevere il pagamento degli interessi convenuti alle scadenze
concordate (tasso del pre-ammortamento può differire da quello del resto dell'operazione). Nel
preammortamento non viene quindi intaccato il debito residuo.
Durante l'esecuzione del contratto, particolari situazioni del prenditore di fondi possono indurlo a
richiedere alla banca di rinegoziare le condizioni del prestito. Naturalmente la banca ha la possibilità o
meno di aderire a tale proposta. Sul punto Vale però la pena ricordare che non è più possibile limitare, o
rendere onerosa la facoltà del prenditore di fondi di ricorrere all'articolo 1202 del Codice civile
(surrogazione per volontà del debitore). Questo significa che il mutuatario ha comunque la possibilità nel corso
di un contratto di mutuo, di cambiare la banca e di continuare quindi il contratto con le medesime o con
nuove condizioni presso una banca diversa (portabilità del mutuo - art. 8 legge n. 40/2007).
𝑖
NB → Capitalizzazione semplice: 𝑖𝑚 =
𝑚
1
Capitalizzazione composta: 𝑖𝑚 = (1 + 𝑖)𝑚 − 1
NB → 1) Stante un piano di ammortamento erogato che prevede capitale durata e frequenza delle rate,
qual è l’importo della prima o ultima rata? (domanda esame)
2) Il piano italiano rimborsa più velocemente la quota capitale rispetto a quello francese.
3) Il monte interessi è maggiore nell’ammortamento francese che nell’italiano.

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CARATTERISTICHE CONTRATTUALI
I costi per il prenditore di fondi sono:

• Tasso di interesse → è la componente principale;


• Costi di istruttoria → costi derivanti la verifica e la valutazione della capacità di credito di
rimborso del cliente;
• Costo della perizia di stima → qualora la concessione del mutuo richieda il rilascio di idonea
garanzia, può rendersi necessario ricorrere a un perito per la stima/verifica del valore relativo;
• Costo di oneri accessori → per la concessione del finanziamento può essere prevista la stipula di
polizze assicurative sul bene dato in garanzia, e in taluni casi anche sulla persona contraente il
mutuo;
• Spese notarili e accessorie → occorre considerare il pagamento dell'onorario del notaio,
conseguente alla stipula del contratto di mutuo e all'iscrizione dell'ipoteca (imposte, bolli,
trascrizione, ecc.);
• Costo imposta sostitutiva → a determinate condizioni l'erario richiede infatti il versamento di
un'imposta detta sostitutiva, in quanto corrisposta in luogo di altri tributi (bolli, registro, ipotecaria,
catastale).
Il tasso di interesse nominale indicato non coincide quindi con il costo effettivo dell'operazione, la stima di
quest'ultimo richiede infatti di tenere conto anche di tali ulteriori componenti di costo.
Parlando di tasso effettivo risolto opportuno richiamare le sigle ISC e TAEG.
ISC è un Indicatore Sintetico di Costo comprensivo degli interessi e degli oneri che concorrono a
determinare il costo effettivo dell'operazione. Nel caso di mutui, e ai contratti riconducibili alla categoria
altri finanziamenti è denominato TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale).
Il soggetto finanziato oltre al rischio derivante dalla scelta tra tasso fisso o variabile, può essere sottoposto
anche al rischio di cambio, qualora contraesse il finanziamento in una valuta diversa dall'euro. Il ricorso a
questo genere di operazioni, e soprattutto da parte dei privati, di solito è motivato dalla possibilità di cogliere
i vantaggi che derivano da condizioni economiche particolarmente favorevoli.
Il finanziatore deve tenere i conti invece del costo della propria raccolta (cioè del tasso che talvolta egli
riconosce chi lo finanzia), dei costi di gestione che sopporta oltre che all'adeguata remunerazione per i rischi
di cui si fa carico e che, in prima battuta, possono essere sintetizzati nel:

• Rischio di credito (ovvero il rischio che il soggetto finanziato non adempia l'obbligazione
assunta);
• Rischio di variazione dei tassi (ovvero il rischio che i tassi di mercato varino durante l'operazione
di finanziamento).
Al fine di contenere il rischio di credito la banca può richiedere il riconoscimento di alcune garanzie; il
livello di rischio viene poi ulteriormente contenuto attraverso la disponibilità erogare il finanziamento per
un importo inferiore al presunto valore della garanzia. Detto ciò, il mutuo è un'operazione:

• Semplice: nota al pubblico;


• Permette di pianificare i propri esborsi ad un costo inferiore delle altre forme di indebitamento;
• Offre la possibilità di godere benefici fiscali: poter portare in detrazione delle imposte una parte
degli interessi pagati.
NB → una soluzione a tasso fisso risulta generalmente preferibile per soggetti che desiderano avere la
certezza sull'importo della rata, e sono disposti anche a un sacrificio economico per ottenere tale risultato.
La stessa situazione può essere giudicata interessante anche da coloro che prevedono una crescita dei tassi
di interesse nell'orizzonte temporale del loro finanziamento.

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La struttura tecnica del mutuo

CAPITOLO 21 – IL FINANZIAMENTO DEI


FABBISOGNI A MEDIO-LUNGO TERMINE –
LEASING

LEASING
In Italia non è ancora oggetto di una disciplina organica (non disciplinato da norme civilistiche presenti nel
Codice civile), ed è perciò ancora un contratto atipico.
Una definizione è riportata nella legge 183/1976: le operazioni di leasing sono le operazioni di locazione di
beni mobili e immobili, acquistati o fatti costruire dal locatore su scelta e indicazioni del conduttore, che se
ne assume tutti i rischi, e con facoltà (non obbligo) di quest’ultimo di divenire proprietario dei beni locati
al termine della locazione, dietro pagamento di un prezzo stabilito.
Mediante l’operazione di leasing una parte (locatore) si impegna ad acquistare e cedere in locazione un
bene, acquisito presso un fornitore, a un’altra parte (locatario), la quale, al termine del contratto, ha la
facoltà (opzione) di acquistarlo a un prezzo prefissato (solitamente molto contenuto, ad es. 1%).

La principale garanzia offerta alla società di leasing è rintracciabile nella proprietà del bene acquistato, che
rimane sua fino al momento in cui l'utilizzatore opterà per il riscatto del bene, ma in funzione dell’affidabilità
del cliente e della fungibilità del bene è possibile che la società di leasing chieda ulteriori garanzie.
Si distinguono principalmente due tipologie di leasing:

• Con il leasing operativo il locatario intende godere del bene senza assumerne l’onere di
manutenzione, di conduzione amministrativa e il rischio di obsolescenza. Il canone comprende
non solo l’ammortamento del bene ma anche l’onere dei servizi accessori (assicurazione,
installazione, manutenzione, eventuale sostituzione, etc.)
• Con il leasing finanziario il locatario si propone di finanziare la disponibilità di un bene
strumentale all’esercizio della propria attività e di tenere lo stesso anche al termine della durata del
contratto mediante il diritto di riscatto/opzione.

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IL LEASING OPERATIVO
• L’oggetto della locazione è un bene standardizzato in grado di generare ripetutamente reddito nel
tempo;
• La durata contrattuale dell’operazione è inferiore alla vita economica del bene (che può essere
rilocato);
• Il contratto può essere bilaterale (il locatore può essere controllato, collegato o coincidere con il
fornitore, nel caso possegga già il bene);
• La titolarità giuridica del bene, i costi d’installazione e manutenzione, gli altri rischi e oneri rimangono
in ogni tempo a carico della società locatrice;
• Il prezzo di riscatto è in linea con quello di mercato del bene al momento dell’operazione concessa al
locatario;
• L'operazione non è finalizzata all'acquisto di un bene, non si configura quindi come un’operazione di
finanziamento, e non risulta pertanto alternativa né al mutuo né ad altre soluzioni per l'acquisizione
della proprietà di beni;
• I canoni che sono a fronte del solo utilizzo del bene possono risultare sensibilmente più bassi rispetto
a quelli prevedibili in ipotesi di leasing finanziario;
• La durata del contratto è generalmente più breve (compresa tra i 12 e i 36 mesi).
• Obiettivo: uso

IL LEASING FINANZIARIO
• Il bene è strumentale all’attività del locatario (spesso è altamente tecnologico o costruito ad hoc);
• La durata contrattuale è medio/lunga e può coincidere con la vita economica del bene (copre un
orizzonte che va, in linea teorica, da 24 mesi a 20 anni, sebbene la durata del contratto sia libera);
• Alla scadenza il prezzo di riscatto è ampiamente inferiore sia al valore di mercato sia al valore d’uso
(contenuto per rendere certo l’esercizio dell’opzione);
• Solo la titolarità giuridica rimane al locatore. Tutti i costi, gli oneri e gli altri rischi vengono assunti dal
locatario (in deroga ai principi giuridici della proprietà)
• Il contratto è tipicamente trilaterale (solitamente il locatore è una banca)
• Canoni fissi o variabili
• Garanzia rappresentata dal bene oggetto di contratto (più altre eventuali)
• Durata fiscale → Per le imprese che si attengono ai principi contabili nazionali, è infatti stabilito che i
canoni siano deducibili ai fini delle imposte quando il bene oggetto della transazione sia strumentale
all'attività dell'impresa, e in un arco temporale minimo pari alla metà del periodo di ammortamento
del bene (beni mobili); questo con eccezione dei beni immobili, per i quali è previsto che la durata
non debba comunque essere inferiore a 12 anni. Ne consegue un possibile disallineamento tra durata
del contratto e durata del periodo di deducibilità fiscale; questo non si verifica quando il contratto
abbia una durata uguale o superiore al periodo minimo previsto fiscalmente, ma quando la durata del
contratto risulti stabilità in misura inferiore alla durata minima prevista dalla normativa tributaria.
• Obiettivo: finanziamento.
NB → Il leasing è lo strumento migliore per spesare il bene in meno anni (al posto dell’ammortamento)

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LE FASI DEL LEASING


La successione dei pagamenti e, soprattutto la loro combinazione, determina il piano di rimborso del
leasing. A riguardo è però possibile individuare almeno due fasi:
1) Fase dei canoni → A sua volta distinta in:
o Iniziale → riguarda solitamente il primo pagamento (può essere un maxi-canone iniziale);
o Intermedia → fase più tipica, è previsto il pagamento in successione di canoni di uguale
importo;
o Finale → interessa gli ultimi pagamenti periodici, può essere caratterizzata da uno più canoni
di importo maggiorato rispetto a quelli della fase intermedia.
2) Fase del riscatto → Fase in cui può essere esercitata la relativa opzione e, pagato il prezzo
convenuto, solitamente fissato a una percentuale dell’importo finanziato (da 1% a 20%).
Secondo il principio contabile internazionale IAS 17 elaborato dall' International Accounting Standards
Board (IASB) alcuni indicatori della presenza di leasing finanziario (e quindi della volontà di acquistare il
bene) sono individuabili:

• In una durata contrattuale vicino alla durata economica del bene;


• In un ammontare di canoni che si avvicina al costo di acquisto del bene;
• Nel previsto passaggio della proprietà al termine del contratto;
• Nella presenza di un prezzo di riscatto di importo, talmente contenuto da rendere certo l'esercizio
dell'opzione;
• Nella natura del bene che rende difficoltosa o costosa la sua locazione o vendita a un altro
utilizzatore.

IL CANONE DI LEASING
Se da un lato il leasing finanziario può consentire di dedurre velocemente il costo del bene, e quindi di
massimizzare il beneficio fiscale relativo, dall'altro può comportare di dover far fronte a canoni di importo
consistente. La previsione di importi elevati del maxi-canone ha invece il vantaggio di prevedere una minore
corresponsione di interessi, ma anche lo svantaggio di comportare l'immediata restituzione di una parte del
finanziamento. Come, per il mutuo il tasso di interesse rappresenta solo una delle componenti di costo
dell'operazione di leasing; occorre infatti anche considerare a titolo esemplificativo:

• Le spese di istruttoria;
• Il costo della perizia di stima;
• Le spese notarili le spese per l'eventuale esercizio dell'opzione di acquisto;
• Le spese per l'eventuale estinzione anticipata del contratto di locazione;
• Il costo per oneri accessori;
• Le spese di incasso.
Di rilievo è anche l'analisi dei rischi in capo al locatario; la loro considerazione permette di evidenziare il
significato finanziario dell'operazione, soprattutto di distinguerla da eventuali altre categorie nell'ambito del
leasing.
Con riguardo al rischio di variazione dei tassi occorre ancora una volta evidenziare come, il ricorso al
tasso fisso, corrispondente a una situazione in cui il canone da corrispondere rimane sempre uguale, espone
il locatario alla possibilità di dover sostenere un costo del capitale maggiore nel caso di un'evoluzione al
ribasso delle condizioni di mercato.

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Al di là di tale profilo di rischio, comune alle varie operazioni di finanziamento, nel caso del leasing può
essere utile fare riferimento soprattutto a una particolare categoria di rischio: il rischio bene. Con il termine
rischio bene intendiamo fare riferimento al rischio che si assume chi, al termine del contratto, avrà la
proprietà del bene; e si sostanzia nella sua perdita di valore, nella sua mancata rispondenza alle nuove
necessità, al venir meno della capacità del bene di rispondere alle esigenze che ha destinato a soddisfare etc.
Il rischio bene è infatti un rischio di cui si fa sempre carico chi acquista un bene, indipendentemente dalla
soluzione di finanziamento a cui si è ricorsi per l'acquisto dello stesso. Nel caso invece del leasing operativo
è a carico del fornitore del bene, in quanto ne detiene la proprietà.
Uno degli ulteriori elementi di rischio che guidano nella determinazione della remunerazione applicabile è
rappresentato dal rischio di credito, ovvero il rischio che il locatario non adempia alle obbligazioni
contratte. Tale rischio risulta comunque contemperato da due elementi:

• La proprietà del bene: configura infatti una garanzia per la stessa a fronte dell'ipotesi di mancato
pagamento;
• Il riconoscimento di un macro-canone iniziale: consente di ridurre l'esposizione complessiva della
società di leasing, permettendo infatti, a quest'ultima di rientrare immediatamente di una parte del
finanziamento erogato.
Per la società di leasing il canone è la principale componente di ricavo, e deve pertanto essere determinato
tenendo conto:

• Degli interessi passivi che la società deve corrispondere a sua volta ai datori di fondi;
• Dalle quote di ammortamento imputate a bilancio relative ai beni locati;
• Degli oneri di gestione;
• Dell’adeguata remunerazione da richiedere tenuto conto dei rischi assunti.

IL LEASING
Il leasing finanziario rappresenta una soluzione di finanziamento utile solo quando le esigenze di
finanziamento dell'impresa riguardino l'acquisto di un bene, o più. in generale, l'effettuazione di un
investimento (dal momento che la somma messa a disposizione può essere utilizzata esclusivamente per
l'acquisto del bene oggetto del contratto).
Il ricorso a leasing risulta in particolare indicato per quelle imprese che:

• Richiedono tempi di erogazione del finanziamento piuttosto rapidi;


• Desiderano evitare l'esposizione diretta in bilancio del finanziamento ricevuto;
• Vogliono approfittare di un eventuale vantaggio fiscale di cui potrebbe beneficiare l'operazione
(potendo dedurre in via anticipata il costo di acquisto del bene);
• Preferiscono pagare in via frazionata all'imposta sul valore aggiunto (IVA) relativa.
Le caratteristiche dell'operazione e gli elementi di attrattività della stessa dovrebbero anche aver messo in
evidenza come questa non sia adatta:

• Alle imprese interessate ad avere la proprietà del bene (poiché nonostante sia finalizzata all'acquisto
del bene questo non sarà riscattato fino al termine del periodo contrattuale);
• Alle imprese con bassi redditi o margini (poiché i vantaggi fiscali del leasing scaturiscono dalla
possibilità di imputare a costo più rapidamente un investimento);
• Ai privati (poiché per i privati non esiste la possibilità di dedurre dal proprio reddito i canoni di
leasing).

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Si devono poi considerare alcuni elementi che vengono spesso presentati come vantaggi o limiti
dell'operazione, ci si riferisce a:

• La copertura dell'intero fabbisogno finanziario: infatti sebbene la società di leasing conceda un


finanziamento per il 100% del valore del bene, è anche vero che tramite il maxi-canone iniziale si
faccia restituire parte di questo importo immediatamente;
• Tassazione della plusvalenza in ipotesi di vendita del bene: qualora il locatario, una volta riscattato
il bene, decidesse di venderlo, riscontrerebbe una differenza tra il prezzo di vendita e il costo di
acquisto del bene. Tale guadagno è il prezzo di riscatto del bene, e dovrebbe essere assoggettato a
imposizione fiscale.
Analizziamo ora la differenza tra noleggio, leasing operativo e leasing finanziario. La prima di tali operazioni
si caratterizza per lo scopo del godimento del bene: questa è però anche una caratteristica del leasing
operativo. In questo caso però, a differenza del noleggio, non si parla di breve termine. Completamente
diversa è l'operazione di leasing finanziario, in cui lo scopo non è il godimento del bene, il suo uso, ma
piuttosto l'acquisto dello stesso. L'operazione è simile alla vendita a rate applicabile ai privati, ma a differenza
della vendita a rate, il leasing interessa beni strumentali generalmente di importo più elevato, è sottoscritto
da imprese professioniste e, soprattutto, il passaggio formale della proprietà del bene avviene solo qualora
il locatario decida di esercitare l'opzione finale pagando il prezzo di riscatto convenuto. Nella vendita a rate
non si ha questa facoltà, essendo previsto fin dall'origine il passaggio della proprietà al termine del contratto.
NB → 1) Sale and leaseback → Il leasing è possibile anche su beni già di proprietà. Quest’operazione è
detta di sale and leaseback ed è così articolata:
I. Un’azienda proprietaria di un bene lo vende a una società di leasing al prezzo di mercato;
II. La società di leasing lo concede in leasing alla società che lo ha venduto;
III. Al termine il locatario potrà scegliere se riacquistare il bene al prezzo di riscatto convenuto, o
lasciarlo alla società di leasing.
2) Leasing azionario → È possibile concedere leasing anche sulle azioni. In questo genere di operazioni è
però più difficile da valutare e quindi meno “attraente”. Inoltre, il costo per l’acquisto di partecipazioni non
è ammortizzabile fiscalmente, perciò non ci sono vantaggi dal punto di vista della deducibilità.

CAPITOLO 22 – CREDITO AL CONSUMO

IL CREDITO AL CONSUMO
Con il termine credito al consumo si intende l’erogazione di credito da parte di un soggetto autorizzato a
favore di una persona per l’acquisto di determinati beni o servizi per esigenze private (art. 121 TUB).
La disciplina legislativa si rinviene nel TUB, nella relativa disciplina attuativa (deliberazioni del CICR e
provvedimenti della banca d'Italia) e nel codice del consumo.
Direttiva CE 48/2008 recepita con D.lgs. 141/2010: protezione degli utilizzatori di credito al consumo
La propensione all'indebitamento non è prerogativa delle famiglie più povere, ma il contrario è più
accentuata nelle famiglie con redditi medio alti. In effetti è possibile verificare come il credito al consumo,
in Italia, non sia utilizzato per ottenere la disponibilità di beni primari, ma soprattutto per l'acquisto di
autoveicoli, mobili ed elettrodomestici.

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Per molto tempo le famiglie hanno rappresentato all'interno del sistema finanziario il settore in surplus per
eccellenza, ossia il loro saldo finanziario era prevalentemente positivo; in altri termini le famiglie si
caratterizzavano per un elevato ammontare di risparmio. Negli ultimi anni, a causa della crisi economico-
finanziaria e dei cambiamenti culturali il risparmio delle famiglie si è ridotto notevolmente, spesso tali unita
non si caratterizzano più per una situazione di surplus finanziaria ma, al contrario, per far fronte alle uscite
devono ricorrere all'indebitamento.
Oltre alla riduzione dei risparmi, un altro elemento degno di particolare attenzione in grado di favorire la
domanda al credito al consumo è da ricercarsi nel ciclo di vita delle famiglie. Il processo di accumulazione
del risparmio è spesso limitato nella fase iniziale, in cui la famiglia si costituisce, per poi aumentare nel
tempo. In effetti nel corso della vita della famiglia le entrate hanno generalmente un andamento crescente,
mentre le uscite spesso non hanno la stessa tendenza.

In tabella 15.1 sono riportate le variabili rilevanti nell'analisi dei prodotti di credito al consumo. In
particolare, per quanto riguarda il tipo di offerente, possiamo dire che il credito al consumo è erogato da
due macrocategorie di istituti finanziari:

• Le banche generaliste → svolgono anche la tradizionale attività di raccolta e prestiti delle banche
commerciali; oltre a offrire prodotti di credito al consumo. Gli è riconducibile il 92% dei crediti al
consumo erogati dall' intero sistema finanziario italiano, con un peso non trascurabile dei gruppi bancari
esteri (22% del totale). Sono meno costosi rispetto a quelli offerti dagli operatori specializzati.
• Gli operatori specializzati → offrono unicamente prodotti di credito al consumo, in taluni casi
addirittura si specializzano su un particolare tipo di prodotto. Per credito al consumo si intende il
credito (MAX 75.000 euro) per l’acquisto di beni e servizi (credito finalizzato) ovvero per soddisfare
esigenze di natura personale (ad esempio: prestito personale, cessione del quinto dello stipendio)
concesso ad una persona fisica (consumatore) da parte di un soggetto autorizzato.
Il credito al consumo può assumere la forma di dilazione del pagamento del prezzo dei beni e servizi
acquistati ovvero di prestito o altra analoga facilitazione finanziaria.

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Non costituisce credito al consumo il prestito concesso per esigenze di carattere professionale del
consumatore (ad esempio: acquisto di un’autovettura da utilizzare per il trasporto dei dipendenti della
propria impresa). Il credito al consumo è destinato ad assicurare la copertura delle uscite:

• correnti: spese per l’acquisto di beni e servizi di consumo durevoli e non durevoli;
• derivanti dall’acquisizione di elementi patrimoniali (di natura reale o finanziaria);
• per il rimborso di debiti contratti in precedenza.

TAN, TAEG E TEG


TAN (Tasso Annuo Nominale) → Rappresenta il tasso annuo effettivo in base al quale viene costruito
il contratto. Il TAN non comprende il calcolo dell'onere derivante da spese accessorie, ma solamente i flussi
di cassa propri dell'operazione di finanziamento.
TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) → Indica il tasso che effettivamente può considerarsi
rappresentativo dell'intero costo dell'operazione, e che ricomprende sia gli oneri della stessa sia i rimborsi
dovuti. Il TAEG risulta essere quindi più elevato rispetto al TAN. Si può anche dire che è quel tasso che
rende uguale il valore attuale delle rate che il cliente deve versare, comprensive dei costi accessori, al valore
effettivamente ottenuto come finanziamento dal cliente (tenuto conto delle spese iniziali).
TEG (Tasso Effettivo Globale) → È stato introdotto nel nostro ordinamento con la legge antiusura del
1996. Viene calcolato allo stesso modo del TAEG ma non considerando gli oneri fiscali. Tale indicatore
viene rilevato trimestralmente da banca d'Italia che identifica, per le diverse operazioni, il tasso effettivo
globale medio su base annua.

SITUAZIONE STORICA
Nel confronto con gli altri principali paesi industrializzati, le famiglie italiane presentano una contenuta
propensione all’indebitamento. Alla fine del 2008 il rapporto tra il complesso dei loro debiti finanziari e il
reddito disponibile risultava del 57%, contro il 93% dell’area euro.
Anche per effetto dei bassi tassi di interesse, l’indebitamento delle famiglie italiane è cresciuto dall’inizio di
questo decennio a ritmi elevati. I motivi della bassa propensione all’indebitamento erano:

• I tassi di interesse nominale (anni ’70 e ’80) erano molto significativi (intorno al 20%), perciò
allargavano il divario tra il valore del bene e il montante del finanziamento e, rendevano molto più
onerose le rate di rimborso.
• Le strutture sociali erano caratterizzate da una relativa stanzialità delle persone e, quindi della
stabilità delle relazioni (familiari e parentali), capaci di soddisfare al proprio interno le esigenze di
indebitamento
• Ritardo nell’abbandono della famiglia di origine da parte dei giovani, slittamento dell’età nuziale e
bassi tassi di natalità che rendono meno urgente la formazione di un patrimonio, e più basso il
reddito per il consumo corrente.
NB → 1) Costo mutuo intorno a 1%, costo credito al consumo può andare dal 7 all’11% (non ci sono
garanzie), per questo motivo anche in Italia ha attecchito poco.
2) Diritto di recesso → è il diritto del consumatore di sciogliere unilateralmente il contratto di acquisto di
un bene o di un servizio, concluso a distanza, o fuori dai locali dell’esercizio commerciale. Tale diritto potrà
essere esercitato, senza alcuna penalità e senza indicare una motivazione specifica, entro il termine di 14
giorni lavorativi.

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REDDITI DISPONIBILI E PROPENSIONE AL RISPARMIO

Quota debito detenuta da famiglie per classi Quota debito detenuta da famiglie per classi età:
età: MUTUI CREDITO AL CONSUMO

Debito su reddito disponibile


famiglie %

CARATTERISTICHE DELL’OFFERTA
Gli operatori presenti nel settore sono costituiti da

• Banche tradizionali o “generaliste” (attive in tutti, o quasi, i comparti dell’intermediazione bancaria)


• Banche “specializzate” (aventi cioè la forma istituzionale della banca ma dedicate allo svolgimento
di un numero ridotto di attività)
• Società finanziarie
L’offerta si distingue tra:

• Credito non finalizzato (che si concretizza nei prestiti personali senza vincolo di destinazione)
• Credito finalizzato (dove il finanziamento è destinato all’acquisto di uno specifico bene di
consumo)
Simili sul piano giuridico e contrattuale ma con:

• diverso approccio al mercato


• distinti modelli produttivi e industriali
• diverse finalità degli operatori

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IL PRESTITO PERSONALE RATEALE


Il debitore ottiene una somma per durata fissa tra 24 e 36 mesi, da rimborsare con rate mensili costanti e a
tasso fisso; a volte con garanzie personali. La forma tecnica di questa modalità è riconducibile a quella del
mutuo. È un prestito non finalizzato.
Nel caso sia emesso da una banca generalista, il cliente o dispone già di un conto corrente o viene invitato
a farlo. Alla concessione la somma viene versata sul conto corrente, creando contestualmente una posizione
a debito è una posizione a credito di pari importo: sulla prima maturano interessi passivi per il cliente, sulla
seconda, interessi attivi. La banca in tal modo non perde subito tutta la liquidità erogata e, soprattutto,
siccome gli interessi a debito e a credito non sono i medesimi può comunque ottenere un guadagno da
questo spread dei tassi.
Per questo motivo e, per via del fatto che le banche possono compensare gli introiti con altri servizi venduti
in abbinamento, le banche generaliste emettono questo servizio a un costo inferiore rispetto agli operatori
specializzati. L'operatore specializzato non ha difatti la possibilità di lucrare sui differenziali.
Spesso, soprattutto nel caso degli operatori specializzati, alla sottoscrizione del finanziamento si aggiunge
l'offerta di una polizza assicurativa: la Credit Protection Insurance (CPI), che consente il rimborso del
credito anche in caso di decesso o di invalidità del debitore.

IL RATEALE CLASSICO
È strutturato in modo molto simile al mutuo. A differenza del prestito personale, il rateale classico prevede
che la somma erogata non sia versata direttamente al finanziato ma, al contrario, sia accreditata al venditore
oppure all'esercente presso cui il finanziamento deve attuare l'acquisto.
Il cliente ottiene il bene che desidera acquistare senza dover sostenere un'immediata uscita finanziaria; in
seguito, dovrà rimborsare direttamente il finanziamento ottenuto all'intermediario, pagando delle rate
periodiche fisse e di durata variabile a seconda del bene acquistato (elettrodomestici, arredamento, auto).
Esiste una forma particolare che prevede il cosiddetto 10/10, ossia il cliente versa una quota del 10% del
valore del bene in contanti e, il restante valore lo corrisponde in 10 rate mensili del medesimo importo.
Tipicamente il rateale classico si caratterizza per il pagamento di rate calcolate con un tasso fisso; l'offerta
di questo prodotto di credito al consumo si caratterizza per condizioni di tassi particolarmente vantaggiosi
o, addirittura il cosiddetto tasso zero. Il cliente deve prestare particolare attenzione poiché spesso, quando
si pubblicizza un’offerta tasso zero il riferimento viene fatta al valore del TAN e non del TAEG (gli interessi
non sono posti a carico della banca ma carico del venditore o del produttore del bene). Appartiene alla
categoria dei prestiti finalizzati. Spesso al cliente vengono offerti anche prodotti repeat, tipicamente carte di
credito, che consentono di attivare altre tipologie di rapporti successivi.

LO SCOPERTO DI CONTO
A differenza delle altre tipologie di prodotti illustrate, lo scoperto di conto o comodo di cassa non
rappresenta un vero e proprio prodotto creato per il credito al consumo. Con questo strumento un soggetto,
che detiene un conto corrente presso una banca, ottiene il permesso a determinate condizioni economiche
di utilizzare somme monetarie che vanno oltre la disponibilità che egli detiene sul conto.
La banca, prima di concedere tale facoltà esegue una valutazione dell'affidabilità del cliente.
È caratterizzato da condizioni economiche particolarmente convenienti rispetto ad altri prodotti di credito
al consumo, giustificate dalla volontà della banca di incentivare lo scoperto in conto corrente per differenti
motivi:

• Far conoscere le famiglie le politiche di indebitamento;


• Per effettuare il cosiddetto cross selling, ossia cercare attraverso lo scoperto di conto corrente di
vendere anche altri prodotti in abbinamento, per esempio servizi di pagamento, assicurazioni etc.

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Oltre ai tassi debitori, sull'ammontare effettivamente utilizzato sono consentiti esclusivamente:

• Per gli affidamenti, una commissione onnicomprensiva per la messa a disposizione dei fondi (non
può eccedere lo 0,5% per trimestre);
• Per gli sconfinamenti, una commissione di istruttoria veloce, espressa in misura fissa in valore
assoluto, commisurata ai costi.
Prestito non finalizzato, usato da chi non ha acquisti programmati, per esigenze sporadiche di liquidità.

L’APERTURA DI CREDITO ROTATIVA


L'apertura di credito rotativa e le carte revolving appartengono alla famiglia del credito revolving, ossia
finanziamenti che non si esauriscono al primo utilizzo, ma che sono resi disponibili più volte per il cliente.
Per quanto riguarda l'apertura di credito rotativa, questa modalità di finanziamento utilizza come struttura
tecnica l'apertura di credito in conto corrente, già illustrata nei capitoli precedenti. A differenza del prestito
personale rateale, il cliente non ottiene immediatamente disponibilità liquida dell'intera somma per poi
procedere al pagamento di rate periodiche, ma la banca mette a disposizione un certo ammontare utilizzabile
discrezionalmente dal cliente per un determinato periodo di tempo. A differenza delle normali linee di
credito, l'apertura di credito rotativa presenta delle rigidità e una strutturazione maggiore (ammontare e rate
sono predefiniti). Anche in questo caso si ritiene necessario abbinare all'apertura di credito rotativa la
sottoscrizione di una polizza assicurativa CPI. Emesso anche tramite plastic card atm/pos.
Dal punto di vista del costo questo tipo di finanziamento si colloca, generalmente, a un valore intermedio
tra quello dei prestiti finalizzati e quello del prestito personale; inoltre è da rilevarsi che qualora l'apertura di
credito rotativa sia sottoscritta da un soggetto che già cliente della banca, alcuni costi, quali le commissioni
di apertura pratica tendono a ridursi o scomparire.
È difficilmente inquadrabile in modo definitivo una delle due categorie precedentemente presentate: ossia
prestiti finalizzati o non finalizzati. In effetti può essere corretto affermare che l'apertura di credito rotativa
si colloca nel mezzo tra il credito non finalizzato (che non ha una specifica destinazione) e il credito
finalizzato (che viene erogato per far fronte una determinata spesa). Questo è facilmente comprensibile se
si pensa che l'apertura di credito rotativa può consistere nell'erogazione di denaro contante, rientrando
quindi nel prestito non finalizzato, oppure nel finanziamento di uno specifico acquisto presso un esercizio
convenzionato, caratterizzandosi quindi come prestito finalizzato.
NB → Non si eroga la liquidità, ma la possibilità di utilizzo.

LE CARTE REVOLVING
La carta revolving viene emessa da un intermediario dopo aver valutato il merito creditizio del prenditore.
Tale carta consente di finanziare il cliente fino a un ammontare massimo accordato. Consentono, a
differenza delle carte di credito, di dilazionare il pagamento dell'acquisto su più mesi, pagando tuttavia un
certo tasso di interesse dal momento dell'acquisto momento del pagamento a saldo (non esiste un periodo
di franchigia, tipico delle carte di credito bancarie, in cui non sono addebitati interessi).
Si caratterizzano spesso per l'applicazione di un tasso variabile. Quando sono utilizzate per l'acquisto di uno
specifico bene le condizioni sono simili a quelli del rateale classico, quando invece si configurano
esclusivamente come un prodotto repeat le condizioni si avvicinano a quelle dell'apertura di credito rotativa.
Con le tradizionali carte emesse dal circuito bancario, l'intermediario percepisce delle merchand fee
(commissioni pagate dal rivenditore del bene), mentre con le carte revolving l'unico ricavo spesso deriva
dall'applicazione degli interessi sulla rateizzazione degli importi. Qualora, tuttavia la carta revolving sia
inserita in un circuito Visa o MasterCard, al costo sulla rateizzazione si aggiungono anche le merchand fee.

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La banca generalista, oltre ad applicare un tasso di interesse per la rateizzazione del pagamento, applica
frequentemente una commissione annuale o una tantum. Gli operatori specializzati, che emettono le carte
in un'ottica di fidelizzazione non possono inserire questa commissione, poiché sarebbe assolutamente in
contrasto con tale politica commerciale. Questo è uno dei motivi per cui talvolta le banche generaliste
possono concedere condizioni di TAN più convenienti.
L'offerta di carte di credito revolving caratterizza principalmente però gli operatori specializzati, e in misura
che contenuta le banche. Questa modalità di finanziamento viene generalmente offerta dopo che
l'intermediario ha valutato l'affidabilità nel tempo del cliente, per questo difficilmente avviene nel primo
finanziamento.
Quando le carte oltre a riportare il marchio del dealer, recano anche quello dell'emittente sono definite
cobranded card. Chiaramente questa tipologia ha un circuito di utilizzo più ampio rispetto alle carte normali
(la carta può essere impiegata in più circuiti).
Un ulteriore tipologia è rappresentata dalle affinity card, ossia carte di credito che sono rivolte a una
categoria particolare e prevedono specifiche condizioni sia economiche, sia di programmi di fidelizzazione.
Ricordiamo che hanno la Funzione di finanziamento > Funzione di pagamento.

CESSIONE QUINTO STIPENDIO/PENSIONE


La cessione del quinto di stipendio e della pensione è stata introdotta nel 1950, tramite un DPR. Tale
normativa ha disciplinato la cessione del quinto di stipendio come modalità di finanziamento, riservandola
unicamente a dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Successivamente nel 2004 se ne è esteso l'utilizzo
anche ai dipendenti di aziende private e, nel 2005 si è permesso anche ai pensionati pubblici o privati e ai
lavoratori a tempo determinato, di sottoscrivere questa forma di finanziamento.
A differenza degli altri prodotti presentati non è riconducibile a strumenti tradizionali quali il mutuo o
l'apertura di credito in conto corrente. Questo strumento prevede che un lavoratore dipendente possa
stipulare un contratto tramite il quale, dietro concessione di un finanziamento, egli si impegna a effettuare
il pagamento dello stesso, cedendo una quota parte del proprio stipendio (in particolar modo un valore pari
al massimo 1/5 dello stipendio). L'operazione si sviluppa con scrittura privata registrata e notifica di
Ufficiale Giudiziario al datore di lavoro.
Tale operazione deve necessariamente prevedere un’assicurazione contro il rischio di morte e di
licenziamento; la durata massima è di 10 anni. È un credito non finalizzato
Questa forma di credito al consumo è abbastanza articolata e, tale complessità ha conseguenti riflessi anche
sul costo dell'operazione. Tra i costi aggiuntivi oltre al versamento del premio per la componente
assicurativa è previsto anche il pagamento di una serie di commissioni bancarie e di intermediazione. Questa
forma di finanziamento non prevede la possibilità di estinzione anticipata e quindi, nel caso in cui essa
avvenga, gli oneri bancari e di intermediazione non sono recuperabili.

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Per ottenere un finanziamento di questo tipo l'unico requisito è avere un lavoro o una pensione, perciò,
nonostante gli elevati costi dell'operazione, è una buona modalità di finanziamento per le persone con un
non ottimale profilo di rischio e, che non possono concedere altre garanzie se non il proprio lavoro.

ALTRE FORME DI CREDITO AL CONSUMO


L'acquisto di un bene rate può avvenire anche attraverso il leasing, che in questa particolare circostanza
viene chiamato leasing al consumo. Il funzionamento è il medesimo del leasing finanziario: la proprietà
del bene rimane a capo del locatore fino all'avvenuto riscatto e sul pagamento delle rate periodiche grava
l'imposta sul valore aggiunto (IVA).
Tra i prodotti ormai in disuso è utile ricordare il credito commerciale, ossia una dilazione di pagamento
che viene concessa direttamente dal venditore o dal produttore del bene. Oggi, tuttavia, difficilmente i
commercianti assumono direttamente il rischio di credito, preferendo fidarsi a operatori specializzati. Vi è
poi il prestito garantito dall'immobile, ossia la concessione di un prestito di importo elevato, dai 35000
ai 350'000 euro, effettuata chiedendo a garanzia l'immobile del cliente, con un contratto che generalmente
prevede la restituzione in un periodo di 30 anni. Vi è poi consolidamento del debito: persone che hanno
diverse posizioni debitorie nei confronti di differenti intermediari possono sostituirle con un unico
rapporto, che avrà durata maggiore con una rata più contenuta; anche in questo caso può essere richiesta la
garanzia di un immobile. Tipicamente vengono applicati dei tassi molto simili a quelli del mutuo sulla casa
e, quindi, tendenzialmente più contenuti rispetto alle altre forme di credito al consumo. Infine, si sta
diffondendo la possibilità di ottenere i cosiddetti super prestiti ossia finanziamenti che superano i €31000
per ottenere un maxifinanziamento che può raggiungere anche valore di €75000 (direttiva europea del
2010); vengono richiesti semplicemente un documento d'identità e la dichiarazione dei redditi, esattamente
gli stessi documenti che è necessario esibire per i prestiti inferiori.
Riassumendo:

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IL CREDIT SCORING (PUNTEGGIO DI ACCETTAZIONE)


Il credit scoring è usato dalle banche e dagli intermediari finanziari per valutare la solvibilità del
consumatore.
Il sistema combina una serie di informazioni al fine di ottenere un indicatore del rischio di credito del
richiedente. In funzione del punteggio, l'intermediario accetta o rifiuta il finanziamento, determina l’entità
max e il tasso applicato.
Le informazioni più rilevanti sono di quattro tipologie:

• relative al richiedente (per es. reddito disponibile e lavoro svolto)


• relative alle caratteristiche del finanziamento (per es. durata e importo)
• relative al bene da finanziare
• relative al grado di indebitamento del richiedente il credito, censite, ad esempio, nelle centrali dei
rischi private

TASSO ANNUO EFFETTIVO GLOBALE (TAEG)


Il TAEG è un indice del costo totale del credito a carico del consumatore e rappresenta lo strumento
principale di trasparenza nei contratti di credito al consumo.
Viene definito nella normativa come il tasso che rende uguali, su base annua i valori attuali di tutti gli
obblighi finanziari (prestiti, rimborsi e oneri) esistenti o futuri assunti dal creditore e dal consumatore.
Il TAEG esprime (in termini percentuali rispetto al capitale erogato) il costo totale effettivo del credito,
includendo oneri diversi e ulteriori rispetto al tasso di interesse annuo nominale (TAN)
DEVE ricomprendere:

• Rimborso del capitale


• Pagamento interessi
• Spese istruttoria e di apertura pratica
• Spese di riscossione / di incasso delle rate
• Spese per assicurazioni o garanzie imposte dal creditore
• Il costo dell’attività di mediazione svolta da un terzo
Alcuni oneri NON sono inclusi nel TAEG:

• Spese connesse a un eventuale inadempimento


• Spese per il trasferimento dei fondi
• Spese per assicurazioni o garanzie non imposte dal creditore
La pubblicità (OBBLIGATORIA) del TAEG consente di:

• disporre di informazioni omogenee e attendibili sul costo effettivo del credito tra le diverse offerte
presenti sul mercato
• potere raffrontare la convenienza delle diverse offerte di credito

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CONTENUTO DEL CONTRATTO


I contratti di credito al consumo devono essere conclusi per iscritto e il consumatore deve ricevere un
esemplare del contratto, pena la nullità del contratto stesso.
È importante verificare che il contratto contenga quanto meno i seguenti elementi:

• ammontare e modalità del finanziamento


• numero, importo e scadenza delle rate
• TAEG ed eventuali modalità della sua modifica
• oneri non compresi nel TAEG
• garanzie richieste
• assicurazioni richieste e non incluse nel TAEG.
La disciplina prevede inoltre che:

• nessuna somma possa essere pretesa se non sulla base di espresse previsioni contrattuali
• le clausole di rinvio agli usi sono nulle
• in caso di assenza o nullità delle clausole concernenti il TAEG o la scadenza del credito, si
applicano, rispettivamente, il tasso minimo dei buoni del tesoro annuali nei dodici mesi precedenti
la conclusione del contratto e la durata di trenta mesi.
I contratti di credito al consumo sotto forma di apertura di credito in conto corrente, non connessi
all’utilizzo di una carta di credito sono esclusi dagli obblighi relativi al calcolo e all’indicazione del TAEG.

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