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L’orientamento scolastico

L’orientamento non si esaurisce con la scelta di un percorso scolastico, né con l’avviamento


dei giovani al mondo del lavoro, ma deve rappresentare la centralità della fase formativa a
qualunque età.
L’orientamento finalizzato alle scelte dei percorsi successivi al termine dei vari cicli in
cui la scuola è suddivisa, prevede che nella scuola primaria questo aspetto sia marginale in
quanto la strada è automaticamente segnata dal passaggio alla scuola secondaria di primo
grado. Al termine di quest’ultima, invece, i ragazzi devono operare una prima scelta che li
incammina verso l’età adulta. Le azioni concrete che portano i ragazzi a scelte consapevoli
devono essere organizzate nell’arco dei tre anni con un piano di istituto che preveda più pro-
getti di orientamento. Le iniziative possono essere affidate ai singoli insegnanti e possono
coinvolgere una o più classi anche con la presenza di figure esterne alla scuola. Le attività
dovrebbero essere varie e prevedere la più ampia conoscenza del territorio e delle realtà
nelle quali la scuola agisce.
Non basta, però, che le scuole si limitino alle attività precedentemente esposte, pur se
necessarie, ma devono partire fin dal primo anno facendo nascere negli alunni la motivazione
allo studio, insegnando un efficace metodo di studio e spingendo i ragazzi verso un’autonomia
che abbracci ogni campo. Il tutto deve mirare a far maturare nei singoli allievi la scelta del
percorso di studi successivo. Scelta molto complessa sia per la giovane età dei ragazzi, sia per
una serie di condizionamenti esterni che li deviano dalle inclinazioni personali.
Molto spesso la scelta dell’istituto secondario da frequentare non è operata dal ragazzo, ma dai ge-
nitori. Alcuni scelgono la scuola per i figli in funzione della nostalgia della loro infanzia, o per conservare
uno status symbol, o per pregiudizi culturali. È ancora molto diffusa, infatti, l’idea che gli alunni migliori
debbano proseguire gli studi in un liceo, i meno studiosi in un istituto tecnico, i più deboli in un professio-
nale; e ancora gli istituti tecnici industriali devono essere frequentati perlopiù da ragazzi, mentre le ragazze
sono in prevalenza indirizzate agli studi umanistici.
Altre volte i genitori spingono verso un tipo di studi il figlio per realizzare, grazie a lui, un desiderio
inappagato; altri scelgono il percorso che il figlio deve intraprendere solo con l’occhio teso al mondo del
lavoro attuale, non tenendo in considerazione il fatto che i figli lavoreranno solo dopo 5 o 9-10 anni, quando
la situazione risulterà sicuramente cambiata; altri ancora prendono in considerazione solo quelle scuole
che rilasciano un diploma, visto come il più alto punto di arrivo al quale i figli possono aspirare.
Se non sono i genitori a decidere, spesso il ragazzo è influenzato da meccanismi esterni alla scuola
e alla famiglia:
— i consigli di amici più grandi;
— la volontà di frequentare la stessa scuola dell’amico o del parente;
— le informazioni dell’ultimo minuto;
— la situazione economica della famiglia;
— i pregiudizi;
— la tradizione familiare;
— la vocazione.
Fra gli artefici delle scelte dei ragazzi spesso sono fondamentali gli insegnanti che al termine delle
scuole dell’obbligo, sono chiamati a dare le indicazioni circa il proseguimento degli studi dei loro allievi.
Con i loro giudizi orientativi, troppo spesso affidati all’intuizione o al buon senso e alcune volte condizio-
nati anch’essi da pregiudizi, i docenti finiscono per scegliere al posto dell’allievo, basando i loro consigli
sui comportamenti del ragazzo osservati solo in una determinata fascia d’età. Questo atteggiamento,
sicuramente frutto di buona fede, spesso condanna alcuni ragazzi a intraprendere strade che non sono
affatto le migliori per loro.

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Tutti questi forti condizionamenti possono essere scardinati fornendo ai ragazzi le informa-
zioni necessarie per una scelta personale. Per esempio: è fondamentale che un alunno, che
deve decidere quale scuola frequentare, sappia che:
— la scelta della scuola comporta anche un orizzonte temporale diverso: mentre un liceo
prevede uno studio lungo (la frequenza di un liceo prevede quasi automaticamente un pro-
seguimento in studi universitari), i tecnici, uno medio (diploma che permette l’inserimento
nel mondo del lavoro), i professionali, uno breve (qualifica triennale);
— è necessario tener conto delle propensioni personali (studi teorici o attività pratiche; disci-
pline umanistiche o tecniche etc.);
— non si deve rinunciare a priori a una strada perché si ha una carenza in una o più discipline;
uno studio aggiuntivo può far recuperare le proprie debolezze;
— la scelta di una scuola al posto di un’altra comporta anche l’avviamento verso uno sbocco
professionale di elezione, anche se questo è sempre meno vero nella società attuale.
L’orientamento nelle scuole secondarie di secondo grado si presenta più articolato. Ge-
neralmente le attività sono diluite in vari momenti.
Tutte le scuole superiori progettano un’attività di orientamento rivolta agli studenti delle
scuole medie che serve a presentare i piani di studio, le caratteristiche della scuola, le compe-
tenze necessarie per frequentarla, visite e veri e propri stage presso la scuola, la proposta di test
di autovalutazione delle competenze per aiutare i ragazzi nelle scelte.
La seconda fase è, di solito, l’orientamento rivolto agli alunni in ingresso al primo anno
che consiste in attività di accoglienza, fase delicata che richiede la realizzazione di una serie
di compiti ben strutturati:
— una valutazione delle conoscenze e degli aspetti affettivo-motivazionali di ogni ragazzo. Molto
importante in questa fase è la verifica dell’abilità relativa alla comprensione della lettura;
— una forte individualizzazione delle attività di lavoro che seguono la valutazione iniziale e che
vanno progettate in modo da adattarle a ogni singolo allievo;
— la realizzazione di una effettiva continuità educativa fra la scuola nella quale i ragazzi sono
arrivati e quella da cui provengono.
Non bisogna mai dimenticare che proprio dalla qualità delle prime attività che compie
l’insegnante deriva il grado di disponibilità degli alunni verso gli apprendimenti futuri e, come
conseguenza, la possibilità di far affiorare in essi interessi e far sviluppare attitudini che li portino
verso un vero e proprio auto-orientamento.
Il tempo impiegato nell’attività di accoglienza, anche se dovesse prolungarsi per due o tre
mesi, non è tempo sprecato, ma risulta essere un vero e proprio «investimento formativo».
Una volta che gli alunni sono stati motivati, hanno raggiunto i prerequisiti loro richiesti e sono
pervasi dalla voglia di soddisfare i loro bisogni cognitivi, inizieranno facilmente a imparare le
nuove nozioni che vengono loro proposte: il lavoro proseguirà più celermente e si recupererà il
tempo che inizialmente sembrava improduttivo.
L’orientamento intermedio è presente nelle seconde classi negli istituti nei quali dal terzo
anno si ha una diversificazione degli indirizzi; anche in questo caso le attività servono a presen-
tare i curriculi, illustrare le specificità e gli sbocchi di ciascun indirizzo, attraverso esperienze di
laboratorio ed eventuali test di interessi oltre a una specifica consulenza per gli indecisi.
L’ultima fase è rivolta all’orientamento in uscita da svilupparsi nell’arco degli ultimi tre
anni e prevede:
— la presentazione degli sbocchi post-diploma;
— la somministrazione di test per verificare gli interessi e portare a un’autovalutazione delle
proprie propensioni;

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— la presentazione generale del sistema universitario;


— corsi preuniversitari;
— l’orientamento al lavoro;
— varie esperienze di stage presso enti e aziende congruenti con il percorso di studi;
— interventi personalizzati ove se ne presenti la necessità;
— preiscrizioni assistite.

1 Le Linee guida nazionali per l’orientamento permanente (nota


MIUR 4232/2014)
Per orientamento permanente si intende l’insieme degli interventi strategici attuati sulla
formazione dei cittadini atti a favorire non solo la transizione fra scuola, formazione e lavoro
ma ad assumere un «valore permanente» nella vita di ogni individuo garantendone lo sviluppo
e il sostegno in tutti i processi di scelta e di decisione.
L’orientamento permanente, pertanto, ha lo scopo non solo di ridurre la dispersione sco-
lastica e l’insuccesso formativo, ma anche di favorire l’occupazione attiva, la crescita econo-
mica e l’inclusione sociale. Esso è dunque finalizzato a dare a ogni individuo tutti gli strumenti
necessari per fare consapevolmente le migliori scelte per il suo sviluppo e la sua realizzazione.
Esso può altresì essere definito come l’insieme delle attività che mette in grado i cittadini di ogni
età, in qualsiasi momento della loro vita di identificare le proprie capacità, competenze, interessi;
prendere decisioni consapevoli in materia d’istruzione, formazione, occupazione; gestire i propri
percorsi personali di vita nelle situazioni di apprendimento, di lavoro e in qualunque contesto in
cui tali capacità e competenze sono acquisite e/o sviluppate.
Con nota MIUR n. 4232 del 19-2-2014 sono state dettate le Linee guida nazionali per l’o-
rientamento permanente che costituiscono un documento di impegno, a vari livelli, affinché
l’intervento orientativo assuma un ruolo strategico per tutta la società.
L’orientamento permanente comincia dalla scuola, che, anche nel documento del 2014,
riafferma il suo ruolo di soggetto promotore del lifelong learning (insegnamento permanente),
del lifelong guidance (guida per la vita) e del career guidance (guida per la carriera).
In ambito scolastico, come abbiamo visto, occorre distinguere due attività di orientamento:
— orientamento formativo o didattica orientativa/orientante, per lo sviluppo delle competenze
orientative di base, comuni a tutti (acquisizione dei saperi di base, abilità cognitive, logiche
e metodologiche etc.);
— attività di accompagnamento e di consulenza orientativa, di sostegno alla progettualità
individuale, che si realizzano in esperienze non strettamente curriculari, con connessioni al
mondo del lavoro e con progetti di mini-imprenditorialità, rispondendo a bisogni e istanze
specifici dei singoli o di gruppi ristretti assecondando le proprie inclinazioni.
Per realizzare concretamente i percorsi di orientamento formativo la scuola è chiamata a individuare
al suo interno, fin dalla scuola primaria, specifiche figure di sistema capaci di:
— organizzare/coordinare le attività di orientamento interno e relazionarsi con il gruppo di docenti de-
dicati;
— organizzare/coordinare attività di orientamento mirate sia per studenti disagiati sia per studenti
plusdotati;
— interfacciarsi con continuità con tutti gli altri attori della rete di orientamento del territorio.
Per creare una «comunità orientativa educante» le Linee guida richiamano alla condivisione di re-
sponsabilità fra i vari soggetti. Alle scuole, in particolare, si assegna il compito di realizzare azioni volte a:
— potenziare la collaborazione con il mondo del lavoro, dell’associazionismo, del terzo settore sia in
ambito di progettazione che di valutazione;

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— sviluppare esperienze imprenditoriali anche come start up sostenute da un sistema tutoriale;


— creare laboratori di «career management skills» ossia di promozione di specifiche abilità di gestione
della propria carriera professionale;
— comparare, selezionare e condividere modelli di certificazione;
— sviluppare stage e tirocini come modalità strutturalmente presenti nelle scuole;
— promuovere la diffusione dell’apprendistato;
— individuare le migliori pratiche sperimentate.
Affinché l’orientamento permanente diventi parte integrante del curricolo di ogni insegnante, è auspi-
cabile, secondo la nota MIUR n. 4232, che ogni docente svolga attività di formazione.

Particolare attenzione è poi riservata — dallo stesso documento — ad azioni di sensibi-


lizzazione e formazione dei genitori da prevedere all’interno del Patto di corresponsabilità
educativa fra scuola, famiglia e studenti. Si propongono inoltre strumenti per l’integrazione dei
sistemi, ipotizzando la costruzione di «Centri interistituzionali per l’orientamento perma-
nente» operanti come multi-agency di orientamento.
Le Linee guida infine dedicano una apposita sezione alla diffusione delle Tecnologie dell’Informazione
e Comunicazione (TIC) ed alle potenzialità che l’impatto di tali tecnologie ha sia sui processi di apprendi-
mento sia sul mercato del lavoro. Presupposto perché le TIC siano funzionali ad azioni di orientamento è
il garantire la possibilità di accesso a tutti gli studenti al web e alle tecnologie, superando il digital divide,
formando docenti, operatori e dirigenti scolastici sul tema, migliorando strumenti di orientamento e
comunicazione in ottica di trasparenza, inclusività ed efficacia.

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