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Vademecum DSA: istruzioni per l’uso

Che cos’è questo Vademecum

Nel corso dei miei circa 20 anni di lavoro con i genitori e con gli insegnanti in qualità
di Pedagogista, Tutor e formatrice, sono cambiate moltissime cose. Le Leggi e le
prassi legate alla gestione degli alunni con DSA e altri Bisogni Educativi Speciali
si sono profondamente evolute e la scuola italiana risulta essere, ad oggi, uno dei
sistemi europei più attrezzati per l’Inclusione con la I maiuscola.
Eppure, non è chiaro per tutti quali siano gli organi che la garantiscono e le regole
che la rendono effettiva. Ci sono molti dubbi, da un lato, su cosa significhi includere
dal punto di vista pedagogico e didattico e dall’altro su quali siano le prassi inclusive
da seguire in base alle differenti situazioni che si possono presentare.

Un Vademecum come questo può essere ulteriormente arricchito, ma proverò a


fornire una prima “cassetta degli attrezzi” spendibile sia da parte dei genitori, sia da
parte di tutti quegli insegnanti, tutor e operatori che sono alla ricerca di risposte ai
loro dubbi. Ho strutturato il Vademecum come una serie di “Frequently Asked
Questions” per renderlo più veloce e semplice da percorrere ed utilizzare in caso di
necessità.

Buona lettura e buon lavoro a tutti voi!

Dott.ssa Cristina Franceschini


Referente per la Formazione presso
Centro Sapere Più
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1. In caso di dubbio sulla natura delle difficoltà che emergono negli anni della
scuola dell’Infanzia e nel primo ciclo (Primaria e Secondaria di I grado), quali sono le
procedure da osservare e le figure professionali coinvolte nell’avviamento di una
valutazione psicodiagnostica? Di cosa si occupano?

La prima figura da consultare, o che formula spontaneamente un’ipotesi dall’osservazione


del bambino o dalla raccolta di più dati (segnalazioni scuola materna o Primaria, ad
esempio), è il pediatra. Egli tiene conto degli indicatori di rischio alla luce della storia del
bambino, soprattutto se lo conosce sin dalla nascita, ascolta i segnali di difficoltà
significative riportate dalla famiglia e infine può decidere di indirizzare la famiglia ad
approfondimenti specialistici. Questi ultimi sono solitamente indagini nell’area del
linguaggio, nell’area del coordinamento visuo spaziale e delle prassie, nell’area sensoriale
(vista e udito), nell’area degli apprendimenti strumentali per i bambini più grandicelli che
hanno finito la prima elementare o nell’area dell’attenzione.
Importantissimi, perchè a contatto con i bambini molte ore al giorno, sono gli insegnanti.
Alcune difficoltà possono evidenziarsi sin dall’ingresso alla scuola dell’Infanzia, altre più
avanti: è cruciale, in ogni caso, l’individuazione precoce, soprattutto dei disturbi evolutivi
più severi, che condizionano negativamente il vissuto del bambino quando è in gruppo
con i coetanei. Gli insegnanti possono attivare percorsi educativi e didattici mirati al
recupero delle difficoltà, per poi segnalare alla famiglia l’eventuale “resistenza” dell’alunno
all’intervento. È dopo questo lavoro mirato, che gli insegnanti solitamente indirizzano la
famiglia a compiere approfondimenti presso Servizi Specialistici.
A questo punto, l’Unità Operativa di Neuropsichiatria per l'Infanzia e l'Adolescenza
(U.O.N.P.I.A) del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), effettua approfondimenti per
difficoltà neuromotorie, psicomotorie, linguistiche e psicologiche,
cognitivo-comportamentali, emotive ed affettive. Qualora dagli approfondimenti ne emerga
l’esigenza, l’equipe redige una diagnosi e si occupa della presa in carico dei bambini, dei
ragazzi e delle famiglie. Nel caso in cui si sospetti la presenza di Disturbi Specifici
dell’Apprendimento, anche equipe private e accreditate di neuropsichiatri, psicologi e
logopedisti possono produrre diagnosi valide ai fini della certificazione scolastica, ma non
in tutte le Regioni italiane è così.

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Infatti, in differenti Regioni, vigono differenti linee rispetto all’accettabilità delle diagnosi da
parte della scuola. Ad oggi, tutte le diagnosi private possono essere accettate, purché le
equipe siano accreditate, in Umbria, Sicilia, Sardegna, Veneto, Campania, Liguria,
Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia,
Trentino Alto Adige, Lazio. In Basilicata, le Diagnosi devono essere eseguite dall’equipe
dell’ASL. Possono essere accettate diagnosi private, purchè siano convalidate dall’ASL
(divenuta ATS), in Piemonte ed Emilia Romagna.

2. DSA: perché è importante il loro riconoscimento precoce?

La vita scolastica di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento può essere piuttosto


difficile, non solo a scuola, ma anche a casa. Il problema è sempre diverso, a seconda sia
del tipo di disturbo, sia dell’età e quindi anche della classe frequentata. In linea di
massima, si verifica che, nell’ambito dei diversi cicli scolastici, man mano che la classe
frequentata cresce (Prima, Seconda, Terza…), con essa crescono i problemi. Le
richieste legate all’apprendimento si fanno sempre più importanti e così il disturbo si fa
“sentire” sempre di più. Questa tendenza, però, può cambiare col tempo e gli studenti,
crescendo, tendono a “compensare” i propri disturbi: può accadere (e di fatto accade
spesso) che, già nei primi anni di scuola Secondaria di II grado, si assista ad un evidente
cambiamento, grazie al quale l’adolescente tende a fare sempre meno fatica. A ciò
concorre, da un lato, il fatto che la diagnosi sia stata redatta tempestivamente, e
quindi si siano attivati precocemente tutti gli aiuti indispensabili; dall’altro lato, alla
compensazione concorrono la crescita e la conoscenza di se stessi, dei propri limiti e
delle proprie possibilità. Ciò consente un’autoregolazione delle strategie di
apprendimento, che rendono quest’ultimo sempre più rapido ed efficace.
La diagnosi è comunque elemento indispensabile dalla classe terza elementare in poi,
perché consente di individuare la tipologia di disturbo e la “comorbilità”, cioè la presenza
contemporanea di più disturbi.

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3. DSA - Campanelli d'allarme. Quali sono i più importanti? Suggerimenti per
osservare i bambini nella quotidianità a scuola e a casa.

I disturbi dell’apprendimento sono vari e differenti tra di loro. Esistono però tratti comuni e
ricorrenti tra gli studenti che hanno un DSA ed altrettanto comuni sono alcuni segnali,
che possiamo meglio definire come veri e propri “campanelli d’allarme”.
Analizziamo dunque alcuni elementi che sia un genitore, sia un insegnante, possono
osservare a partire dalla prima classe della scuola Primaria.
Sebbene fino al termine della seconda Primaria non si possa diagnosticare un DSA, si
può comunque procedere ad una prima valutazione nelle sedi opportune (UONPIA o studi
privati multidisciplinari) e comunque si può tenere conto delle difficoltà che emergono.
Può darsi che la valutazione, una volta effettuata, NON riveli l’esistenza di un DSA, ma di
un altro tipo di problematica: sarà stato in ogni caso utilissimo aver individuato
rapidamente l’esistenza di difficoltà, senza sottovalutarne l’importanza per la vita
scolastica del bambino.

3.1. Lettura e grafia: il bambino, dalla fine della prima elementare in poi, mostra di non
riuscire a leggere in maniera fluente, di fare fatica a mettere insieme le sillabe delle
parole; può anche leggere abbastanza bene ma molto lentamente, oppure non
comprende ciò che legge. Il suo rapporto con la lettura non si è consolidato, non è
“naturale”, ma sempre forzato e difficoltoso. Per quanto riguarda la scrittura, può
succedere che il bambino non riesca a scrivere in corsivo, nemmeno lentamente,
oppure che scriva ma non riesca ad ottenere un buon risultato estetico o addirittura che la
scrittura in corsivo sia poco leggibile. Ancora, può accadere che il bambino scriva in modo
chiaro e leggibile ma con molta fatica, segnalando dolore alle mani ed ai polsi e
procedendo molto lentamente. Anche in questo caso, il bambino vi sembra che non
abbia raggiunto un livello di naturalezza nello scrivere.

3.2. Calcolo e geometria. Il bambino, dalla fine della prima elementare, non “vede”
senza contare le quantità fino a 5 (le dita o gli insiemi di figure) ed entro il 10; non impara,
entro la classe terza elementare, i numeri “amici del 10”; non automatizza le tabelline
entro la quarta elementare (ciò significa, in alcuni casi, non ricordarle affatto ed in altri

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ricordarle ma con lentezza) e fatica a leggere e scrivere i numeri oltre il centinaio. Il
bambino, entro la quinta elementare, esegue con fatica le divisioni e le moltiplicazioni,
non riesce ad eseguire il calcolo mentale oppure lo esegue molto lentamente. Riguardo la
geometria, il bambino fatica a ricordare i tipi di angolo, i tipi di triangolo, le
caratteristiche delle figure e le formule delle aree e dei perimetri. Le difficoltà descritte
possono presentarsi in maniera isolata o associate le une alle altre e possono essere
spie di una discalculia ma anche di dislessia, oltre che di disturbo visuo spaziale.

3.3. Atteggiamenti. Il bambino, entro gli anni della scuola elementare e in proporzione
alla sua età, fatica ad acquisire autonomia nel ricordare gli impegni scolastici, fatica a
tenere aggiornato il diario, fatica a tenere in ordine il materiale scolastico e riporta
spesso dimenticanze. In classe sembra distrarsi facilmente, oppure appare molto
stanco ed “evita” alcune situazioni di apprendimento, come la lettura ad alta voce,
l’esposizione alla classe di lavori individuali o di gruppo, le gare in cui bisogna mostrare
una certa destrezza cognitiva. Non solo, a volte questi bambini sembrano svogliati e
disfattisti, ma spesso si tratta di un atteggiamento dovuto al senso di inadeguatezza di
fronte alla richiesta scolastica ed al confronto con i compagni. Questi atteggiamenti, uniti
ad un oggettivo riscontro di difficoltà scolastiche che non migliorano nonostante gli sforzi
del bambino e gli accorgimenti didattici dell’insegnante, possono essere considerati
ulteriori spie per un DSA.

3.4. Quando sembra incontenibile – è un disturbo del comportamento?


Anche se ciò esula dalla dimensione dei disturbi di apprendimento, è bene soffermarsi
anche sui segnali che possono destare dubbi dal punto di vista del comportamento. Può
infatti capitare che i bambini non riescano a rispettare le regole, nonostante i richiami e
gli interventi di insegnanti e genitori e nonostante questo possa condurli a continue brutte
figure, espulsioni dalla classe, addirittura sospensioni. Al contrario di ciò che accade con
gli altri alunni, più questi bambini crescono, più possono diventare difficili da
contenere. Non riescono a regolare il proprio comportamento.
Senza l’aiuto di uno psicologo esperto, in alcuni casi, non è possibile comprendere e
gestire queste situazioni, che compromettono il benessere del bambino a casa e a scuola
e della classe nella quale egli è inserito.

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È possibile rivolgersi, in caso di dubbio, proprio ad un esperto, prima che la
situazione diventi troppo difficile da gestire per tutti.
A chi rivolgersi: la prima cosa è avviare un confronto tra genitori ed insegnanti, per
vagliare l’opportunità di un primo consulto con un esperto di Disturbi dell’Apprendimento o
del comportamento, in modo che si possa avviare una prima valutazione.
L’esperto può essere lo psicologo o il neuropsicologo, da consultare presso le ASL, le
UONPIA o privatamente.

4. Cosa può o deve fare la famiglia dopo aver ricevuto la Certificazione?

La famiglia innanzitutto consegna alla scuola la documentazione in suo possesso, che


viene acquisita al protocollo dal Dirigente Scolastico e condivisa dallo stesso con il gruppo
docente.
In seguito, se si tratta di una Certificazione che precisa la presenza di un DSA o di altri
Bisogni Speciali espressamente tutelati dalla normativa, la famiglia è chiamata a
formalizzare con il gruppo docente:

a. un Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) se vi è stato il riconoscimento di


invalidità ai sensi della L. 104/92

b. oppure un Piano Didattico Personalizzato (P.D.P.) per i Bisogni Educativi


Speciali tutelati dalla L. 170/2010 (i Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o
rientranti nella casistica indicata dalla Direttiva Ministeriale del Dicembre 2012
Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali.

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5. Per quanto tempo è valida la Certificazione? Si può o si deve aggiornare?

Dipende dal tipo di Certificazione. Abbiamo sostanzialmente due casi:

a. Certificazione di Disabilità
La Commissione medica e l’INPS, nel rilasciare la Certificazione la prima volta,
indicano il termine di validità e specificano quando andrà aggiornata. Può essere
dunque aggiornata al termine della scuola dell’Infanzia, al termine della scuola
Primaria, al termine della scuola Secondaria di I grado e in anni successivi durante
la scuola Secondaria di II grado. I motivi per i quali la Certificazione va aggiornata
sono molteplici: il più importante è che il PEI deve partire dal Profilo di
funzionamento, che viene aggiornato da scuola e famiglia, insieme ai sanitari, ad
ogni cambio di ciclo.

b. Certificazione di DSA ed altre certificazioni (Disturbi dell’area del linguaggio,


ADHD, altro)
Le Certificazioni che non sono redatte nell’ambito della L 104/92, non hanno
nessuna scadenza ufficiale, la normativa cioè non prevede espressamente la
procedura del rinnovo; è tuttavia fortemente consigliato effettuare aggiornamenti al
termine di ogni ciclo di istruzione, per verificare eventuali evoluzioni/compensazioni
delle difficoltà precedentemente constatate.

6. Entro quando si redige e che cos’è il Piano Educativo Individualizzato?

Come si legge nel DL 66/2017 e nel successivo DL 96/2019 (Decreto Inclusione), il PEI si
deve redigere all’inizio di ogni anno scolastico e può essere aggiornato nel corso
dell’anno.
È elaborato e approvato dai docenti contitolari o dal consiglio di classe, nell'ambito del
G.L.O. (Gruppo Operativo l’Inclusione), al quale partecipano: i genitori dell’alunno con
disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale; figure professionali interne alla
scuola come lo psicopedagogista oppure i docenti referenti per le attività di inclusione ed

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esterne, come l’assistente all’autonomia e alla comunicazione; un rappresentante
dell’unità di valutazione multidisciplinare dell’ASL di residenza dell’alunno o dell’ASL
nel cui distretto si trova la scuola, designato dal Direttore sanitario della stessa ASL; gli
studenti e le studentesse nel rispetto del principio di autodeterminazione; un eventuale
esperto autorizzato dal dirigente scolastico su richiesta della famiglia, che partecipa
solo a titolo consultivo e non decisionale; eventuali altri specialisti che operano in
modo continuativo nella scuola con compiti medico, psico-pedagogici e di
orientamento, oltre che i collaboratori scolastici che coadiuvano nell’assistenza di base.

La Nota del 13/01/2021 ha formalizzato l’ingresso del nuovo PEI dall’anno scolastico
2021/2022. Il Tar, con sentenza del 14 Settembre 2021, ha per il momento sospeso
questo intervento normativo, ma ne spieghiamo ugualmente qui le caratteristiche, in
attesa di nuove disposizioni. Ecco le novità a riguardo:

● Il nuovo modello di PEI è nazionale, uguale per tutte le scuole dello stesso
grado (Infanzia, Primaria, Secondaria I grado, Secondaria II grado).
● Tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai
fini dell’inclusione scolastica e del Profilo di Funzionamento. Sono molto
importanti le indicazioni relative ai facilitatori e alle barriere
all’apprendimento e alla socializzazione, secondo la prospettiva
bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF dell’OMS; allo stesso
tempo, il nuovo PEI attua le indicazioni di cui all’articolo 7 del D.lgs.
66/2017.

● Quando è il caso, il PEI è redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è


aggiornato nel corso della successiva scolarizzazione. È, come sempre, uno
strumento di progettazione educativo-didattica e garantisce il rispetto delle
norme relative al diritto allo studio degli alunni con disabilità.
● Il nuovo PEI, come il precedente, ha durata annuale riguardo agli obiettivi
educativi e didattici, agli strumenti e alle strategie da adottare; nel passaggio
tra i gradi di istruzione e in caso di trasferimento, è previsto un raccordo tra i
docenti della scuola di provenienza e quella di destinazione;

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● Contiene l’indicazione del numero di ore di sostegno alla classe, le
modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal
personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la
valutazione in relazione alla programmazione individualizzata;
● Riporta gli interventi di assistenza igienica e di base laddove siano
necessari;
● Indica le risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla
comunicazione, quando necessari oltre all’Insegnante di sostegno.
● I modelli PEI sono resi disponibili in versione digitale e vanno compilati in
modalità telematica tramite SIDI, da parte dei componenti dei rispettivi GLO,
i quali sono registrati e abilitati ad accedere al sito con il rilascio di apposite
credenziali. Il PEI è approvato entro il 31 ottobre eccetto casi particolari,
come ad esempio: ritardi consistenti nella nomina degli insegnanti, non solo di
sostegno, o frequenza irregolare dell’alunno/a nel primo periodo. Tale data,
può essere anticipata e le scuole si impegnano a definire ed approvare il
documento entro le prime settimane di lezione, per ridurre al minimo il
periodo di lavoro svolto senza progettazione. Il PEI, qualora fosse
necessario, può essere modificato nel corso dell’anno scolastico.

7. Entro quando si redige e che cos’è il Piano Didattico Personalizzato?

Le Linee Guida per il Diritto allo studio relative alla Legge 170/2010, segnalano il Piano
Didattico Personalizzato come strumento per la documentazione delle misure inclusive
adottate dai Consigli di classe e dai Team di docenti nei confronti degli Studenti DSA.
Nel 2012, la Circolare riguardante i Bisogni Educativi Speciali ha esteso agli alunni con
altre difficoltà, anche temporanee, le stesse attenzioni e tutele in sede di valutazione
scolastica. Quindi, possiamo affermare che il PDP sia l’unico documento ufficiale che si
può e si deve redigere per gli alunni con DSA ed altri Bisogni Educativi Speciali certificati,
che non siano tutelati dalla L. 104 o dalla L.170.
Il PDP va redatto, se la Certificazione viene presentata per tempo dalla famiglia, entro tre
mesi dall’inizio di ogni anno scolastico e può essere aggiornato nel corso dell’anno
scolastico. Il PDP è un documento di condivisione, un patto tra la scuola e la famiglia e

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deve essere firmato da tutti i Docenti e dai genitori o tutori dello studente se minorenne.
Tale documento contiene, materia per materia, gli strumenti compensativi da utilizzare da
parte dello studente sia per studiare, sia al momento delle verifiche ed interrogazioni, le
misure dispensative inerenti agli apprendimenti strumentali nei quali lo studente ha più
difficoltà.

8. Quali sono gli alunni che hanno diritto a verifiche differenziate in sede di Esame
di Stato?

Gli unici studenti che hanno diritto a verifiche differenziate in sede di Esame di Stato in
chiusura dei cicli di istruzione, sono quelli tutelati dalla L. 104, sia che abbiano un PEI
equipollente, sia che abbiano un PEI differenziato.
Le prove possono essere adattate sia nei contenuti sia nelle modalità di espressione delle
richieste e delle risposte dello studente esaminato.
Le prove differenziate possono essere costruite ad hoc in precedenza dagli insegnanti
oppure possono costituire un adattamento delle prove ministeriali consegnati il giorno
stesso dell’Esame allo studente.

9. Nel caso di studenti con PDP, come ci si regola rispetto all’applicazione di


strumenti compensativi e misure dispensative in sede d’Esame di Stato?

Gli studenti con Bisogni Educativi Speciali e PDP certificati che rientrano tra i DSA, hanno
diritto ad utilizzare gli strumenti compensativi (mappe, dizionari elettronici, calcolatrici,
sintesi vocale…) utilizzati durante lo stesso anno scolastico e riportati nel PDP.
Allo stesso modo, possono essere dispensati dalla Lingua straniera scritta se
previsto dal loro PDP ed usufruire di tempi più lunghi per la prova.
Gli studenti con Bisogni Educativi Speciali e PDP certificati non DSA, oppure non
certificati, non hanno diritto alle misure dispensative, ma solamente agli strumenti
compensativi.

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10. Quali sono i referenti per l’Inclusione all’interno delle scuole?

Il primo referente è il Dirigente Scolastico, che è il garante delle opportunità formative


offerte e dei servizi erogati e attiva iniziative affinché il diritto allo studio di tutti si realizzi.
In particolare, il DS: garantisce il raccordo di tutti i soggetti che operano nella scuola con
le realtà territoriali; promuove attività di aggiornamento per gli insegnanti; assicura il
coordinamento delle azioni (tempi, modalità, finanziamenti); attiva il monitoraggio relativo
a tutte le azioni messe in atto al fine di favorire la riproduzione di buone pratiche e
procedure o per apportare eventuali modifiche.

Vi è poi il referente di Istituto per i BES e i DSA, che è un docente che ha acquisito una
formazione adeguata e specifica sui BES a seguito di corsi formalizzati o in base a
percorsi di formazione personali e/o alla propria pratica a scuola.
Il Referente diventa punto di riferimento nei confronti del Collegio dei docenti,
occupandosi di: fornire informazioni circa le disposizioni normative vigenti e indicazioni di
base su strumenti compensativi e misure dispensative; diffondere e pubblicizzare
iniziative di formazione specifica o di aggiornamento; fungere da mediatore tra colleghi,
famiglie, studenti;informare eventuali supplenti in servizio nelle classi.

Altre figure importantissime sono i Docenti di sostegno, assegnati alle classi con alunni
con disabilità. Sono docenti specializzati che si occupano di assistenza per l'autonomia e
la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali (DVA).
Questi docenti assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano,
partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle
attività dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti.

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Appendice

La DDI e gli alunni fragili


(fonte: Linee guida per la Didattica digitale integrata – Ministero dell’Istruzione, Giugno
2020)

1. Criteri per il coinvolgimento degli alunni nella Didattica Digitale Integrata

Come è organizzata la DDI?

La DDI può essere, e di fatto è, applicata a integrazione della Didattica in presenza. Il


Piano per la DDI di Istituto, va integrato nell’ambito del Piano Triennale dell’Offerta
Formativa.

La DDI può essere utilizzata nella Scuola Secondaria di Secondo grado, ma anche in
quella del Primo ciclo, in ogni caso opportunamente “dosata” e pensata.

La DDI può essere organizzata per una parte degli alunni, o per tutti gli alunni in gruppi
che alternano la presenza in aula alla fruizione a distanza.

Esistono dei criteri per l’organizzazione dei gruppi, che tengono conto in primo luogo della
presenza di alunni fragili, vuoi dal punto di vista fisico (stato di salute certificato), vuoi dal
punto di vista emotivo – relazionale.

1. La proposta di didattica a distanza va orientata prima di tutto verso gli alunni con
condizioni di salute più fragili, perché vengano messi in condizione di seguire le lezioni dal
proprio domicilio. È auspicata l’integrazione con attività educative domiciliari in presenza,
per coloro che non possono, per ragioni certificate, recarsi a scuola.

2. Per gli alunni la cui fragilità fosse emotiva e non fisica, le linee guida suggeriscono
invece di privilegiare la frequenza in presenza, concordando con la famiglia l’eventuale
turnazione anche a distanza.
Ciò significa, in altre parole, che le famiglie vanno coinvolte ed informate dei criteri di
scelta che riguardano gli alunni per la costituzione dei gruppi.

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3. Per gli alunni con PEI, è previsto dal Piano Scuola 2020 (allegato al DM.39 /2020) che
le scuole operino per garantire la loro frequenza in presenza. Se per i loro compagni è
prevista la DDI, l’insegnante di sostegno dovrebbe essere sempre presente a scuola,
coordinando i rapporti con la parte del gruppo classe che segue le lezioni a distanza,
contribuendo alla creazione di materiali individualizzati e personalizzati per l’alunno, ma
anche allo sviluppo delle attività di apprendimento per la classe.

4. Per gli altri alunni con BES, DSA o con altre Certificazioni, bisognerà verificare il reale
beneficio dell’utilizzo di strumenti tecnologici prima di decidere per la DDI. Le decisioni
prese in tal senso, andranno segnalate nel PDP.

5. Per gli alunni ricoverati in strutture ospedaliere o che frequentano scuole carcerarie, la
DDI è da organizzare il più possibile, perché può mitigare l’isolamento sociale, oltre a
garantire il diritto all’Istruzione.

2. La valutazione degli alunni DSA e degli alunni con altri BES

Per tutti gli alunni, valgono i criteri approvati dal Collegio dei Docenti nel Piano Triennale
dell’Offerta Formativa. La valutazione, tanto più in caso di DDI, deve essere:

1. Costante

2. Garantire trasparenza e tempestività. Soprattutto nel caso in cui dovesse mancare il


contatto in presenza, il feedback sull’efficacia della didattica deve essere frequente sia per
gli alunni, sia per i Docenti, così da poter regolare il processo di insegnamento e
apprendimento.

3. Valutazione di prodotto (conoscenze e competenze disciplinari): relativa agli


apprendimenti, segue i criteri che ciascun docente adotta. Per gli studenti con PDP, i
criteri per la valutazione sulle conoscenze disciplinari sono raccolti nel medesimo
documento; per gli studenti con PEI, vale la distinzione tra equipollente e differenziato.

4. Valutazione di processo (competenze trasversali): relativa al processo di


apprendimento, assume particolare rilevanza e riguarda più dimensioni.

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a. Qualità dei processi attivati; b. Disponibilità ad apprendere; c. Disponibilità a lavorare in
gruppo; d. Autonomia e responsabilità personale e sociale; e. Processo di
autovalutazione. Anche queste dimensioni della valutazione andranno considerate nel
redigere il PEI ed il PDP.

3. Misure per gli alunni DSA e con altri BES non Certificati, ma riconosciuti dal
Consiglio di Classe

Stanti tutte le misure e gli strumenti compensativi già specificati nell’ambito delle Linee
guida alla L. 170/2010, le Linee Guida per la Ddi specificano 3 punti salienti:
1 Concordare il carico di lavoro giornaliero da assegnare
2 Garantire la possibilità di registrare le lezioni
3 Verificare l’opportunità della DDI (vedi punto 4 del paragrafo 1)

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