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BASILICA DI SAN PAOLO

Prima di parlare dello studio che fa riferimento alle colonne, questione che mi ha
interessato dopo la visita realizzata alla Basilica di San Paolo, menzionerò a grandi
tratti quello finisco basilica e quello finisco colonne, pero cosi tenere un migliore
schema di questo studio.

Il termine basilica derivante de basileus, è largamente diffuso nell’antichità a partire


dell’età ellenistica. Veniva utilizzato per definire edifici destinati ad accogliere re o
degni de re.
Isidoro di Siviglia così spiega la parola basilica: “Basiliche erano le abitazioni dei re
da cui derivano il nome”.
Va ricordato che l’uso della parola basilica è una delle definizioni architettoniche più
abusate.

COLONNA

Del latino columna, collegato alla radice di excellere: elemento di sostegno a


sviluppo verticale, a sezione tendenzialmente circolare, destinato a resistere all’
`azione degli elementi sovrastanti.
La colonna si compone di tre elementi distinti: il fusto (corpo o tronco), che ad un
terzo inferiore della sua altezza può presentare un rigonfiamento; la base, che
raccorda il fusto al piano d`appoggio ; il capitello, che collega il fusto alle
membrature sovrastanti, costituisce l `elemento più variabile e caratteristico.
Con il neoclassicismo si ristabilisce la rigida norma antica di forme e proporzioni, di
cui l `architettura ottocentesca fa largo uso con un `eclettica combinazione di vari
elementi stilistici. L `impiego di nuovi materiali di costruzione suggerisce l`i
ideazione di nuovi tipi di supporti di estrema agilità e leggerezza.

LA NUOVA ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA NELLA


RICOSTRUZIONE DELLA BASILICA DI S. PAOLO FUORI LE MURA A
ROMA (1823-1847)

1. ROMA 1823-1841: MOLTE CHIESE PER IL NUOVO SAN PAOLO

S. Paolo, descriveva in dettaglio l’opera di riedificazione della basilica dopo


l’incendio del 1823.
L’istituzione della Commissione speciale per la riedificazione della basilica di S.
Paolo (26 marzo 1825) e infine l’emanazione del Chirografo del 18 settembre 1825.
La basilica di S. Paolo era arrivata pressoché intatta alla vigilia dell’incendio.
Secondo Nicolai, l’interna struttura muraria, osservata attentamente dall’esterno,
dimostrava che la costruzione, risalente agli anni 386-423, era stata unitaria.
DELLA BASILICA DI S. PAOLO
OPERA DI NICCOLA MARIA NICOLAI ROMANO VOTANTE DELLA
SEGNATURA DI GRAZIA CON PIANTE, E DISEGNI INCISI.
CAPITOLO XIV Delle colone

Tra le colonne però, quelle che specialmente formano l’ammirazione di tutti, e per la
bellezza del marmo e per la regolarità della forma, e per la sublimità del lavoro, sono
le ventiquattro di pavonazzetto che sostengono in gran parte la navata di mezzo.
La nostra basilica, come già si vide, contava quattro ordini di colonne, come oggi,
fino dal tempo di Prudenzio.

Da quanto si è detto apparisce chiaramente, che si non è certo, che Costantino


togliesse le colonne per fabricar la basilica, non solo non è impossibile; una
verisimile. Questa verisimiglianza è viepiù appoggiata dal lavoro delle colonne
medesime, il quale essendo sublime e delicato insieme, risente tutto del felice impero
di Adriano Augusto, sotto il quale le arti in Roma pervennero al grado loro sublime.
Questo è quanto ho potuto riferire sulla storia delle ventiquattro colonne; ora
passiamo a parlarne architettonicamente.
La gran nave di mezzo è fiancheggiata da quaranta colonne, delle quali sole 24 sono,
come disse, quelle che possono avere appartenuto alla mole Adriana. Di queste,
tredici stanno a destra, ed undici a sinistra, nell’entrare nella basilica dalla porta
principale; esse sono di marmo paonazzetto di un sol pezzo, scanalate da un terzo in
su. Le basi sono attiche, e i capitelli corinti; e i capitello è di palmi quarantasei circa.
Per dare tuttavia una esatta misura delle predette colonne, debbo premettere, che
qualcuna ha la base un poco sotto il pavimento, onde se in tutte non sembra eguale, la
cagione principale della disuguaglianza è perché in tutte non è egualmente scoperta.
Le altre sedici colonne della gran Lavata sono di lavoro assai posteriore, e forse
furono almeno i loro capitelli lavorati sotto Valentiniano, e Teodosio nella
riedificazione della basilica. Esse sembrano fatte ad imitazione delle precedenti,
sebbene non ne eguaglino né la rarità del marmo, né la regolarità delle dimensioni.
Avendo Costantino nella primitiva edificazione della basilica adoperato per la nave di
mezzo le ventiquattro colonne della mole Adriana, i riedificatori Valentiniano, e
Teodosio nel volerla ingrandire si trovarono nella necessità di aggiungervi altre
colonne.

Dalla navata di mezzo passando alle laterale, sono esse divise in ambedue i lati da
venti colonne, che unite insieme alle quaranta della gran navata formano un totale di
ottanta colonne. Le colonne di queste navate sono generalmente tutte di misura
diversa, e tutte sono di marmo bianco. Per dare un idea della loro dimensione, io ho
fatto misurare quella che è la seconda a sinistra andando dalla porta verso la
confessione. Essa è alta 38 palmi cioè 4 palmi 2 oncie e 2 minuti 3 il capitello. Il
complesso delle ottanta colonne, come diceva, forma il sorprendente della basilica.
Dalla navata di mezzo salendo alla confessione, il grande arco è sostenuto da due
colonne di marmo imezio. La distanza fra una colonna e l’altra è di 6 palmi 7 oncie e
3 minuti, e in quella a sinistra di 6 palmi oncie 7. Le basi di queste due colonne erano
state sepolte nel rialzare il piano della crociata.

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Seroux d'Agincourt_colonne San Paolo f l m (1824) Uggeri_Basilica di San Paolo (1823

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