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TRA RISCHIO E PROTEZIONE

Valutazione delle competenze parentali


Cap.1 fattori di rischio e fattori protettivi nella valutazione delle competenze parentali

1. La cornice teorica di riferimento: modello process-oriented


Utilizzato per descrivere la complessa articolazione di
Approccio process-oriented -> elementi che entrano in gioco nei percorsi evolutivi e nelle
dinamiche di adattamento e maladattamento. Il modello è
stato adattato all’analisi delle competenze parentali che
mettono a rischio lo sviluppo del bambino.

Centro per il bambino maltrattato -> illustra il processo di intervento nelle situazioni di
bambini a rischio. Prevede varie fasi:
2. Fase di rilevazione: raccolta 1. Valutazione del danno subito dal
delle info sulla situazione bambino
familiare;

Se viene rilevato un danno sono possibili due percorsi:

Danno lieve e richiesta spontanea Danno grave e incapacità del genitore di


della famiglia -> rendono chiedere o accettare sostegno ->
possibile l’intervento di aiuto con Rendono necessaria una segnalazione,
la collaborazione della famiglia un’indagine, azioni volte alla tutela,
valutazione di recuperabilità della famiglia.

Il modello si basa su:


 Fattori individuali-> biologici, genetici e psicologici;
 Relazioni familiari e sociali-> famiglia estesa, lavoro, amici;
 Società e ambiente-> condizioni economiche, supporto del governo, ambiente fisico e
salute, supporto dalla società;
 Funzionamento del genitori -> cognizioni, emozioni, risposte comportamentali e
fisiologiche che possono mediare la relazione tra influenze sociali e ambientali passate
e attuali, e gli esiti connessi all’adattamento (se c’è prevalenza di fattori di protezione) o
maladattamento (prevalenza di fattori di rischio).

La direzione delle influenze NON è lineare MA mediata da vari processi e pattern


psicologici che riflettono il funzionamento quotidiano e che esita in comportamenti specifici
che qualificano l’esercizio della genitorialità.
-> É importante analizzare pattern di funzionamento e sequenze ripetitive che definiscono
le relazioni.
I fattori su cui si basa assumono gradi diversi di importanza in funzione della fase di
evoluzione.
Per il bambino piccolo sono molto importanti sia la qualità della
relazione di attaccamento che i genitori hanno sperimentato da piccolo,
sia la relazione attuale tra i partner.
Per l’adolescente sono importanti le abilità di monitorare le influenze
esercitate dalla relazione con i pari, modulando adeguatamente le dimensioni
dipendenza-autonomia.
Dimensione dell’adattamento Maladattamento
Può essere spiegata nei termini di presenza o prevalenza I fattori di rischio sono dominanti, si possono
dei fattori protettivi, che consentono ai genitori di individuare due tipi di funzionamento parentale:
affrontare adeguatamente le esigenze del bambino e alle 1. Assenza di fattori protettivi e presenza di fattori di
richieste dei compiti di sviluppo rischio e stress;
2. Disequilibri causati dalla coesistenza di fattori di
rischio e protezione.

3. Fattori di rischio e fattori protettivi


-> Non si può pensare di ipotizzare una popolazione a rischio e una non a rischio, in quanto
esiste un continuum di gravità incompatibile con dimensioni polarizzate.
-> Neanche la semplice enumerazione dei fattori negativi non è sufficiente a spiegare il
maladattamento;

Studiosi hanno da tempo abbandonato la tesi che individua un fattore prevalente (es. Malattia
di un genitore) come sola causa del fallimento nel prestare cure ai figli -> la propensione a
rintracciare fattori plurimi si basa su un concetto di causalità multifattoriale che ha
portato i ricercatori a individuare un -> profilo di rischio caratterizzato dalla presenza di
indicatori cumulativi derivato da diversi domini di tipo biologico e psicosociale.
TUTTAVIA
Anche questa concezione risulta insoddisfacente poichè non riesce a spiegare le ragioni per
cui molte persone che hanno sperimentato eventi negativi e il cui profilo di rischio è alto,
presentino la capacità di mantenere un discreto adattamento, adottare strategie di coping
efficaci.

È stato introdotto il concetto di

Capacità di adattamento, flessibilità, resistenza allo stress, all’ansia e alle avversità.


È una manifestazione di adattamento positivo nonostante condizioni
Resilienza ->
esistenziali avverse.
NB: da non confondere con la semplice capacità di sopravvivere, la propensione a
evitare pericoli.
È presente in tutte le fasi della vita seppur non sempre attiva: consente di usare le
esperienze, anche negative, per ricominciare a costruire i prorpi progetti con forza
ed energie interiori.

Le diverse caratteristiche dei soggetti resilienti possono confluire in due aree di competenze:

Stima di sè-> valutazione cognitiva e Progettualità e pianificazione futura->


sentimenti autoriferiti positivi. disposizione a perseguire scopi e obiettivi.
La resilienza è il risultato di propensioni temperamentali e caratteristiche psicologiche che
si legano ad aspetti contestuali che possono potenziare le risorse individuali.

L’introduzione del concetto di resilienza -> modifica la prospettiva della causalità diretta e
multifattoriale.
Per comprendere che cosa renda i soggetti capaci di un buon adattamento anche nelle
condizioni più negative occorre recuperare la fluidità processuale che caratterizza i fenomeni
umani ->
Resilience as a process -> indica la dimensione dinamica e non statica della resilienza,
risultato del modo in cui i fattori protettivi si amalgamano con fasi specifiche dello sviluppo,
della storia, contesto ed eventi diventando parte di un processo compensatorio che serve a
promuovere l’adattamento.

La prospettiva sottolinea anche i concetti di:


Risorsa Fattori protettivi Processi protettivi
Aspetti concreti e materiali Intimamente connessi alle Indicano il modo in cui i
di cui dispongono gli relazioni, alla qualità fattori protettivi agiscono in
individui. dell’ambiente e delle persone condizioni di rischio.
con cui si interagisce e da cui
provengono le cure.

 Fattori distali e prossimali


Le condizioni di rischio implicano
- Esposizione a esperienze avverse di tipo cronico o acuto
che possono distruggere fisicamente e psicologicamente
le persone.
NON coincidono quindi con le - Viene utilizzata per indicare minacce e danni potenziali
conseguenze che potrebbero generare o o per segnalare condizioni negative
con fatti oggettivi: sebbene - é possibile stimare e valutare le probabilità di rischio per
potenzialmente predittivi di esiti negativi cui -> è intenso come il prodotto delle probabilità e
sono connessi ai processi che delle conseguenze (dimensioni e gravità) del verificarsi
caratterizzano la storia e l’evoluzione di un certo evento avverso.
del sistema costituito dalle persone e
dall’ambiente.

-> In questo senso è difficile assegnare ai fattori di rischio un punteggio poichè il loro
significato emerge dall’effetto di altri elementi specifici dell’esperienza -> per spiegare
l’intreccio di questi elementi ->
Fattori distali Fattori prossimali
Esercitano influenza INDIRETTA e Possono essere di rischio o protettivi, sono
rappresentano la base su cui vengono a contigui e prossimi da un punto di vista
innestarsi altri elementi più vicini e prossimi relazionale, coincidono con le esperienze del
all’esperienza. quotidiano e si riferiscono a caratteristiche
Sono stati indicati 11 fattori di rischio individuali e ambientali o a eventi che
prossimali che da soli non sono sufficienti a esercitano un’influenza DIRETTA sulle
generare conseguenze -> introducono relazioni.
piuttosto elementi di fragilità e debolezza - Fattori prossimali di amplificazione del
che rendono famiglie e soggetti più rischio-> hanno valenza negativa e
vulnerabili e meno capace di affrontare potenziano il rischio;
disagi. - Fattori prossimali protettivi di riduzione
del rischio.

Fattori di rischio distali


1. Povertà cronica
2. Basso livello di istruzione
3. Giovane età della madre
4. Carenza di relazioni interpersonali
5. Famiglia monoparentale
6. Carenza di reti e integrazione sociale
7. Esperienze di rifiuto, violenze, abuso nell’infanzia;
8. Sfiducia verso le norme sociali e le istituzioni
9. Accettazione della violenza e delle punizioni come pratiche educative;
10. Accettazione della pornografia infantile
11. Scarse conoscenze e disinteresse per lo sviluppo del bambino.
I fattori di protezione sono inattivi in condizioni normali e si attivano solo in condizioni di
pericolo: dipendono dunque dall’intreccio con i fattori di rischio
-> es. Basso livello di scolarizzazione della madre viene considerato un fattore di
rischio perchè impedisce la piena padronanza di istruzioni e indicazioni fornite dagli
specialisti -> può indurre forme di accudimento improprie MA per generare un
deficit nelle competenze parentali deve connettersi a fattori di rischio prossimali
come temperamento difficile del bambino che potenzia l’effetto negativo.

In questa prospettiva il concetto di rischio perde l’accezione di evento negativo -> e


recupera il suo significato originario di evento critico da cui potrebbero derivare
conseguenze dannose.

 Processi di rischio e protezione


La prospettiva classica che centra l’attenzione solo sul rischio, individua 4 classi di variabili:
Demografiche Caratteristiche
Relative alle Relative alle delle vittime
relazioni caratteristiche dei
familiari genitori (disturbi
-> la giovane età della madre e la presenza di sociopatia risultano fattori di rischio correlati a
di personalità,
maltrattamento fisico, trascuratezza e abuso sessuale;
-> l’esistenza di handicap nelle vittime, l’assenza della madre e il sesso femminile delle vittime si
correlano al rischio di abuso sessuale.

Un modello più articolato dimostra invece che il maltrattamento fisico ha più probabilità di
manifestarsi se i genitori, e in particolare la madre sono stati vittime di maltrattamento
nell’infanzia o adolescenza,, se mancano di adeguati supporti sociali e familiari, se sono
molto giovani e vivono in condizioni di povertà.

-> Per poter comprendere la processualità innescata dai fattori prossimali e dai processi
protettivi, nell’interazione con i fattori di rischio -> si deve fare riferimento ai fattori distali -
> questi coincidono con elementi del contesto di vita, valori o esperienze personali che
esercitano un’influenza sulle competenze parentali e che spesso rappresentano il terreno su
cui si radicano le incomprensioni.
Gli 11 fattori distali si possono distinguere in:
aspecifici: presenti in situazioni familiari che soffrono specifici: caratterizzano i contesti in cui
per forme diffuse di disagio psicologico o sociale; prevalgono violenza e abuso (accettazione della
violenza e della pornografia)

In associazione ai primi, ma anche da soli, caratterizzano le famiglie in cui


vengono attuati comportamenti omissivi o commissivi che danneggiano la prole.

Si può affermare che tutti i fattori distali agiscono come elementi facilitanti nell’intreccio
con altri fattori prossimali d’amplificazione del rischio, potenziando la vulnerabilità delle
famiglie.
Al contrario il processo di riduzione del rischio è innescato dai fattori protettivi che
contribuiscono ad annullare, contenere o mitigare l’effetto dei fattori di rischio distali o
prossimali. Es2. genitori con una bassa soglia di resistenza allo
es. Nonna che sostiene emotivamente la figlia stress causata dall’incapacità di regolare ed esprimere
giovane mamma in difficoltà; anche i bambini le emozioni, frutto di meccanismi psichici antichi
traggono giovamento dalla relazione con una adottati per far fronte a gravi esperienze negative ->
figura adulta positiva estranea al conflitto tra i trovano giovamento dalla narrazione di esperienze a
genitori. I meccanismi della resilienza vengono lungo represse, mostrando un miglioramento per la
rinnovati da tale rapporto compensatorio. salute fisica e psicologica -> necessaria una presa di
contatto elaborativa con le esperienze traumatiche
pregresse.

-> Spesso la tensione degli operatori a voler comprendere le cause del disagio indice in un
bias cognitivo di sottovalutazione del potenziale positivo dei fattori protettivi. Non è
irrilevante capire se un fattore protettivo sia presente e agisca in modo positivo.

 Percorsi di intervento
3.1 prevalenza dei fattori protettvi: aiuto e sostegno alla famiglia e al bambino
Quando -> prevalgono processi protettivi dunque le famiglie e bambini sono da aiutare dal
punto di vista economico, problemi medici, conflitti momentanei o eventi traumatici e
improvvisi.
Le situazioni appartenenti a questa categoria si riconoscono dall’atteggiamento positivo che i
genitori manifestano nei confronti dei servizi, manifestando consapevolezza della necessità di
aiuto e collaborando.

-> Prevalenza dei fattori di rischio, d’amplificazione del rischio e di fattori protettivi -> è
importante la protezione del bambino, potenziamento delle risorse familiari, monitoraggio
della famiglia e del bambino.
-> Assenza di fattori protettivi-> protezione e tutela del bambino, prescrizioni alla famiglia,
valutazione delle risorse della famiglia.

La combinazione dei processi di intervento mira a far sentire alle famiglie una recuperata
“self-efficacy”, dimensione cruciale della resilienza. Il problema del fallimento del compito
educativo può venire dalle carenze che i genitori hanno avuto a loro volta; tali carenze però
possono comunicare con fattori protettivi seguenti (vedi una relazione matrimoniale di
qualità). Non è tanto il fatto che vi siano carenze, quanto setali carenze permangono nel
tempo. Infatti inducono a pensare erroneamente che siano le esperienze precoci ad essere
determinanti, ma lo sono se i modelli relazionali si cristallizzano.

L’aver strutturato legami di attaccamento insicuri nell’infanzia è un importante fattore di


rischio che non compromette, tuttavia, le capacità di parenting.
Inoltre sono importanti nella valutazione delle competenze parentali le cosiddette esperienze
non condivise -> condizioni oggettive e relazioni personali che non toccano allo stesso modo
tutti i figli di una stessa famiglia. Esperienze scolastiche, relazioni con insegnanti e con i
pari, ruolo nella fratria. Sembra che tali esperienze siano più importanti ed esercitano un
peso maggiore nel determinare le caratteristiche della personalità e nell’adattamento
psicologico.

3.2 Compresenza di fattori di rischio e di protezione: monitoraggio del bambino e della famiglia

Seconda categoria di situazioni dove c’è una compresenza di fattori di rischio e di protezione,
quali però non compensano adeguatamente il pericolo. Se l’individuazione di tali situazioni
avviene precocemente, si possono eseguire operazioni di prevenzione alla trascuratezza e
all’abuso, che prevedono supporti a domicilio, attivazione di centri drop-in, training
genitoriale.
Early Intervention programme -> uno degli interventi più conosciuti che prevede incontri
con i genitori prima della nascita dei bambini, per insegnare le tecniche di rilassamento per
bambini, indicazioni cliniche dedicate al sonno, pianto alimentazione e per aiutare i genitori a
gestire il comportamento di figli adolescenziali.

Programmi multicomponent, Parent Child Development centers -> interventi che includono
sostegno economico, educazione dei genitori, coinvolgimento della comunità in cui le
famiglie a rischio vivono.

L’efficacia degli interventi si traduce in: minori ospedalizzazioni, incidenti domestici,


diminuzione dell’esposizione a eventuali maltrattamenti e trascuratezza. È importante in
questi casi riporre attenzione ai primi segnali di violenza. Valorizzare i fattori protettivi non
significa negare la presenza di quelli negativi -> vanno altrettanto spiegati alla famiglia.

3.3 Prevalenza di fattori di rischio: protezione e tutela del bambino, valutazione della famiglia
Situazioni in cui ci sono segni di violenza e di danno che richiedono interventi di tutela e
protezione esplicita e immediata del bambino. L’attenzione degli operatori si orienta alla
valutazione dei segnali di danno e malessere psicologico del bambino.
In questi casi i tentativi di sollecitare cambiamenti positivi si scontra con resistenze e nodi
problematici. In assenza di fattori protettivi sono i servizi stessi a dover provvedere alla
protezione del bambino: provvedimenti di allontanamento dalla famiglia, per permettere al
bambino di essere aiutato psicologicamente. In bambini vittime di maltrattamenti sono scarse
le risorse di resilienza a causa della carenza di condizioni protettive nelle relazioni con
genitori e ambiente. Due domini in questi casi hanno un potenziale protettivo:

Bambini che affrontano i compiti scolastici e le relazioni Presenza di relazioni amicali stabili e
ritenendo che successi e fallimenti dipendano da ciò che essi positive che aumentano il senso di
fanno e non fanno (controllo interno) -> sviluppano una sicurezza e benessere, migliorando le
percezione di autoefficacia che li protegge da esiti depressivi attività sociali che le famiglie maltrattanti
L’intervento psicologico -> serve al bambino per rafforzarlo psicologicamente e a restituirgli
la percezione di poter controllare se stesso e le proprie azioni, consentendogli di disancorarsi
da un assetto mentale e comportamentale di vittima.

Cap.2 parenting: definizione, modelli e caratteristiche culturali


Parenting -> capacità dei genitori di soddisfare i bisogni fondamentali del proprio figlio, sia
da un punto di vista fisico che psicologico. Fa riferimento a un insieme di comportamenti
genitoriali specifici che operano da soli o in sincronia nella definizione dei comportamenti
infantili. Le differenze sul modo di prendersi cura dei bambini hanno conseguenze sul tipo di
relazione che si crea con il bambino. Viene generalmente ancorato a due elementi:

Capacità del genitore di rispondere ai Capacità di porre dei limiti


bisogni del proprio figlio

Calore affettivo, capacità di supportare il Definita come le richieste che i genitori fanno ai
bambino, viene definita come il limite a cui bambini affinchè essi diventino parte integrante
i genitori arrivano nel promuovere della famiglia e che si concretizzino in richieste
l’individualità e l’autoregolazione del di maturità, di controllo di sforzi disciplinari e
bambino, l’affermazione attraverso volontà.
l’adattamento.

Bornstein -> Definisce il parenting come la capacità di prendersi cura del figlio; egli oltre ai
bisogni fisici egli provvede anche alle necessità affettive, di relazione e
socializzazione. Tale competenza si articola in 4 livelli:

1. Nurturant caregiving: cura dei bisogni fisici che ne garantiscano la sopravvivenza;


2. Material caregiving: modalità con cui i genitori organizzano e preparano il
mondo fisico del bambino: i genitori sono responsabili del numero di stimolazioni a cui il
figlio è sottoposto, e di tutte le esperienze che può fare;
3. Social caregiving: comportamenti che coinvolgono emotivamente i bambini in scambi
interpersonali visivi, verbali, affettivi e fisici. Regolazione degli affetti tramite vicinanza,
chiarezza, negoziazione, ascolto, facendoli sentire importanti;
4. Diadactic caregiving: strategie che il genitore usa per stimolare il figlio a comprendere il
proprio ambiente. Sono i mediatori che tramite l’esempio e l’indicazione, insegnano al
bambino come imparare a stare nell’ambiente.

Lo stile di parenting segue le caratteristiche del genitore e del bambino; si mantiene in un


modo più o meno stabile e si modifica in risposta allo sviluppo del bambino.
Alcuni autori suddividono il parenting in pratica e stile genitoriale:
Pratica riferita ad insieme di comportamenti che Lo stile genitoriale invece si riferisce ad una serie di
puntano a determinati risultati in riferimento al comportamenti che mantengono un’atmosfera precisa
contesto. nella relazione genitore-bambino nelle svariate
situazioni

2. Stili educativi dei genitori


Classificazione degli stili educativi più conosciuta:
Diana Baumrind (1971). Attraverso molteplici osservazioni ha individuato 4 dimensioni
del comportamento genitoriali: controllo dell’attività dei figli, la sollecitudine nei loro
confronti, la chiarezza comunicativa e la richiesta di comportamenti adulti.
Ha individuato quindi 3 stili genitoriali:

Stile Continua ricerca di affermazione del proprio potere e da atteggiamenti distaccati nei
autoritario confronti dei figli, sollecitano raramente l’opinione dei bambini, mostrando poco piacere
o interesse per i risultati ottenuti. Tendono a essere direttivi ed esigenti, a plasmare il
comportamento del figlio, controllandolo e gestendo le sue scelte attraverso restrizioni e
punizioni, e pretendendo obbedienza incondizionata.
È di grande importanza il rispetto per l’autorità, esercizio del potere e rigida
disciplina, pretendono che il figlio di conformi alle loro idee.
Bambini: sgarbati, dipendenti e socialmente incompetenti. Difficilmente hanno relazioni
stabili a causa dei loro comportamenti antisociali e aggressivi. Mancano di curiosità e
hanno bassi livelli di autostima. Soffrono per la freddezza e il poco affetto dei genitori.
Stile Genitori eccessivamente accettanti e non punitivi, associati però ad alti livelli affettivi e
permissivo vicinanza emotiva. Questi genitori sono meno coerenti in merito alla disciplina, si
pongono in modo accettante verso impulsi, desideri e azioni dei loro figli, concedendogli
tutto ciò che vogliono, dando molta libertà di azione, ritenendo che il figlio debba fare le
proprie esperienze.
Bambini: privi di obiettivi, aggressivi, impulsivi e irresponsabili. Non interessati ai
risultati e poco riflessivi sui risultati delle proprie scelte e comportamenti, sapendo che
difficilmente saranno rimproverati. Mostrano immaturità e difficoltà e regolare gli
impulsi, hanno scarsa autostima.
Stile Cercano di guidare i comportamenti dei figli, incoraggiandoli con comunicazione e
autorevole dialogo, considerandoli fondamentale per l’espressione di maturità ed indipendenza. Le
richieste di questi genitori sono adeguate e motivate ai figli; evitano punizioni o minacce,
impiegando il ragionamento come strumento. Esercita la propria autorità sul figlio senza
prevaricarne i diritti e allo stesso tempo dimostrando calore affettivo. Sostengono e
riconoscono le qualità dei bambini incoraggiandone le scelte ma fissando uno
standard comportamentale. Fornendo un modello in cui identificarsi, favoriscono
confidenza, autocontrollo e autostima. Sostengono comportamenti socialmente
competenti; non ricercano la perfezione ma accolgono i loro limiti, difficoltà e paure.
Bambini: più competenti, tendono ad essere fiduciosi nelle proprie capacità, socialmente
responsabili e competenti, cooperativi verso gli adulti. Riflettono sulle proprie azioni e
si sentono liberi di esprimere opinioni. L’efficacia di tale stile consiste nella flessibilità e
la riflessività sui comportamenti.

4 stili educativi ricavati dall’incrocio di due dimensioni:


Maccoby e martin -> accettazione/ ostilità - permissività/severità.

Accettazione/ostilità Continuum in cui i genitori si differenziano in base al calore affettivo:


genitori accettanti e orientanti verso il figlio --- genitori ostili, rifiutanti
centrati su se stessi.
Permissività/severità Comportamento educativo su un continuum di permissività/severità e
differenzia genitori esigenti, direttivi e controllanti -- genitori permissivi
non esigenti e scarsamente controllanti.
3 stili coincidono con la classificazione della Baumrind, il 4 ->

Stile trascurante di rifiuto -> Condotta disimpegnata del genitore, sia in relazione al
calore affettivo che in quella di permissività/severità.
Questi genitori non sono ne ricettivi ne esigenti: non
controllano le attività del bambino, non sono di sostegno
e forniscono pochi strumenti di comprensione del mondo
e delle regole sociali.

Hoffman -> prospettiva centrata sulla dimensione emotiva descrive le diverse modalità di
costrizione e persuasione che i genitori utilizzano nell’interazione con i figli. L’autore
individua:

Stile costrittivo -> basato su potere fisico, punizioni, privazioni di oggetti materiali che fungono da
controllo. Il bambino regola i propri comportamenti in base a possibili punizioni, a regole che considera
come giuste ma non sa il perché. Questo stile è quello che arreca al bambino maggiori svantaggi: il
dialogo è ignorato e l’autonomia limitata.
Stile costrittivo basato sulla sottrazione dell’affetto. Privazione della stima, dell’attenzione,
distanziamento affettivo quando il bambino è bisognoso di affetto. Il bambino cercherà quindi a
confessare le proprie colpe e a compiacere l’adulto. Questo stile può scatenare paure di abbandono e
separazione.
Stile induttivo -> perchè basato sul ragionamento e dialogo persuasivo di tipo razionale. L’adulto
stimola dunque il bambino a riflettere e comprendere le motivazioni che l’hanno portato a mettere in
atto un certo comportamento e ad assumersene le responsabilità. Anche le punizioni vengono motivate.
Stile educativo empatico-emotivo: basato sulla trasmissione di info che consentono di capire i
sentimenti degli altri e che aiutano e riflettere sulle conseguenze del comportamento.

-> Un limite riscontrabile in queste classificazioni consistere nel prendere come punto di
riferimento solo la popolazione bianca americana, senza tenere in considerazione valori e
credenze di altri gruppi culturali.

3. Parenting e cultura
Uno dei compiti più difficili degli immigrati è quello di integrare le norme e i valori della
cultura d’origine con quelli della cultura dominante. L’acculturazione è processo attraverso il
quale la famiglia coniuga i valori, le attitudini e le pratiche genitoriali tra le due culture.
Instaurazione e ridefinizione di nuovi legami interpersonali significativi e di rielaborare la
perdita di quelli lasciati nel proprio paese di origine.
Tale processo è influenzano da molteplici fattori tra cui il tipo di esperienza migratoria, la
facilità ad assimilare i valori della cultura dominante, la nostalgia per la terra d’origine, tempo
di permanenza nella cultura ospitante.
Le attività quotidiane legate alla vita familiare definiscono ciò che è importante in una data
comunità e coinvolgono i valori, credenze e abitudini della società. Tutte le azioni dei genitori
contengono un messaggio legato alla cultura di appartenenza e guidano lo sviluppo dei figli
verso gli obiettivi considerati importanti nella società.
Studio che confronta le modalità di parenting della cultura tedesca confrontandole con quelle
della cultura Camerunense -> è emerso che le madri interagivano con i propri bambini in modo
differente in base alla propria appartenenza culturale.
Madri tedesche -> considerano il bambino come un partner con caratteristiche competenze
Keller -> simili a quelle dell’adulto, prospettiva che si fonda su un concetto di indipendenza;
consideravano troppo energico il modo in cui le mamme cam. Toccavano e scuotevano i
bambini.
Madri Camerunensi: considerano il bambino come apprendista, prospettiva coerente con un
modello di interdipendenza che veicola il concetto che il raggiungimento di una determinata
competenza sia un successo della comunità. Queste mamme ritenevano che le madri tedesche
peccassero di vicinanza fisica.
4. Valutazione delle competenze genitoriali
Sulla valutazione delle competenze genitoriali, è importante indagare:
 Adattamento del genitore al proprio ruolo: capacità di fornire cure adeguate,
accettazione di compiti e responsabilità;
 Tipo di relazione instaurata col bambino;
 Influenze della famiglia
 Interazioni con la comunità.
Budd -> propone tipi di parenting come concordanza tra funzionamento genitoriale e
bisogni del bambino; propone un modello di valutazione basato su 3 aree:
1) Modalità di parenting -> tipo di funzionamento della relazione genitore figlio;
2) Competenze funzionali utilizzate dal genitore e il modo di fornire cura e supporto;
3) Minimo necessario per garantire la sicurezza del Bambino.

Competenze genitoriali per valutare l’adeguatezza delle risposte dei genitori ai bisogni dei
figli.

Cap. 3 violenza nell’infanzia e capacità genitoriali


Spesso insieme alla violenza c’è una costellazione di atteggiamenti trascuranti e
maltrattamento, che si inseriscono in una processualità che porta alla cronicità e
all’aggravamento.

1. Fattori di rischio comuni a tutte le forme di violenza


Insieme di caratteristiche individuali, famigliari ed ambientali.

INDIVIDUALI: FAMILIARI:
~ esperienze di violenza subite durante ~ povertà;
l’infanzia; ~ elevato numero di figli;
~ elevati livelli di stress personale; ~ un solo genitore;
~ depressione materna; ~ partner violento.
~ scarsa istruzione;
~ basso quoziente intellettivo
AMBIENTE:
~ la più comune: gravidanza in giovane
~ isolamento;
età.
~ scarso sostegno sociale

Conflitti e violenza domestica -> sono altri fattori di rischio significativamente connessi a
tutte le forme di violenza all’infanzia. Infatti è probabile che i bambini da adulti non riescano
ad elaborare la violenza subita, e perpetueranno ciò che Russo definisce modello familiare di
sopraffazione in cui la violenza sembra essere l’unica risposta possibile.

1.1 Fattori di rischio in caso di maltrattamento fisico

Hanno elaborato un modello eziologico che individua:


Black et al ->
Variabili distali Variabili prossimali
- essere stati maltrattati da bambini; - disforia della madre;
- aver ricevuto scarso supporto sociale - stress familiari;
e familiare nell’infanzia; - scarse capacità di coping;
- impulsività della madre;
CARATTERISTICHE DEL - strategie educative dure e punitive;
NUCLEO FAMILIARE:
- giovane età dei genitori; CARATTERISTICHE DELLE
- problemi di alcolismo; VITTIME
- povertà; - problemi di comportamento;
- deficit attentivi
1.2 Fattori di rischio nei casi di trascuratezza
La trascuratezza è il tipo di violenza più soggetta a recidiva. Il comportamento
e le caratteristiche psicologiche dei genitori sono le variabili più significative, accanto alle
limitate risorse economiche. Spesso la trascuratezza si presenta insieme alle altre
tipologie di violenza; tuttavia ci sono diverse forme di trascuratezza (fisica, emozionale,
medico sanitaria ed educativa). Si presenta sotto diverse sfaccettature che vanno dall’incuria
all’abbandono.

1.3 Fattori di rischio nei casi di maltrattamento psicologico


Costrutto di2cile da definire perchè non c’è consenso unanime. Incidono:
1) variabili sociodemografiche;
2) caratteristiche del bambino;
3) caratteristiche genitoriali;
4) caratteristiche relazioni familiari.
Dagli studi di Sedlack emerge che il rischio di maltrattamento aumenta con l’aumentare
dell’età del bambino. Le famiglie a basso reddito risultano essere quelle più esposte come
quelle di etnie differenti. Nei bambini gli autori hanno individuato aggressività, delinquenza
infantile e problemi relazionali.

Madri abusanti psicologicamente hanno dichiarato di aver ricevuto scarso accudimento


durante l’infanzia, controllo eccessivo privo di affetto.

1.4 Fattori di rischio nei casi di abuso sessuale


l’identificazione dei fattori di rischio in questo ambito si concentra sulle caratteristiche di:
Minori vittime Famiglie a cui appartiene la Possibili abusanti sessuali
vittima
Alcune caratteristiche dei bambini - Genitori con storia di - Giovani adulti di sesso maschile
sono associate ad aumento del vittimizzazione sessuale possono essere possibili abusanti se
rischio: presentano un rischio 10 volte cresciuti in condizioni di ostilità in cui
- giovane età; maggiore di esercitare hanno assistito a violenza fisica tra i loro
- bassi livelli di intelligenza; vittimizzazione sessuale ai genitori o che hanno direttamente
- problemi di comportamento; propri figli; sperimentato abuso fisico o sessuale.
- elevata percentuale di - relazioni coniugali - Scarsa istruzione, povertà;
rivittimizzazione; insoddisfacenti; - problemi emotivi e sessuali, incapacità
di reggere lo stress;
- Protostoria: ha vissuto nel corso dello
sviluppo gravi e continuative carenze
accuditive -> che hanno prodotto vissuti
di abbandono -> bisogno persistente di
ricevere ciò che è mancato.

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