Capitolo 7: la crisi del trecento, peste, carestia e rivolte sociali (pag 145-154)
1) CRISI ECONOMICA: la popolazione continuava ad aumentare dall’anno 1000 grazie
a un recupero di terreni e di conseguenza ad un aumento dei raccolti. A metà del 300 i raccolti diminuiscono e non sono più sufficienti per tutta la popolazione; quando si spezza questo equilibrio andiamo incontro a un momento di crisi. Il cibo è poco, ci avviciniamo alla carestia, i prezzi degli alimenti aumentano. Questa crisi precede la grande peste nera del 1347, che comincia a Messina e si espande in tutta Europa. Nel 1347 in Crimea i Mongoli volevano conquistare Caffa, città controllata dalla repubblica genovese. Con la peste l’esercito muore e i mongoli decidono di esporre i cadaveri infetti per colpire i genovesi che si ammalano e portano la peste a Genova passando da Messina. 2) CRISI SANITARIA: la peste uccide quasi la metà della popolazione europea. L’attività economica viene sconvolta e molte attività si interrompono. La peste ucciderà nelle campagne i servi della gleba quindi non ci saranno più persone a coltivare campi di conseguenza la crisi economica si aggrava maggiormente. 3) ISOLAMENTO: gli europei capiscono che l’unico modo per fronteggiare la peste è isolarsi. I ricchi si rifugiano nelle loro proprietà, i poveri si rifugiano nelle campagne. La certezza dell’uomo comune è la totale fiducia in Dio. Con la peste si rendono conto che si può morire tutti in qualsiasi momento in un modo atroce quindi iniziano a mettere in dubbio le loro credenze. Alcune persone cominciano a pensare che se Dionon è così buono come lo dipingono i preti oppure se Dio esiste ma è così insensibile alle sofferenze umane, allora cercare di comportarsi bene o confessarsi non ha più senso.