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LA VECCHIA ROGHUDI TRA GRECITA E RICOSTRUZIONE

Comune di Roghudi Via: Roma-tel.0965.789140-fax.0965.771327. Internet: http://www.comunediroghudi.it


Dove Regione Calabria Provincia Reggio Calabria (RC)

Utili Link
Tel. e fax- 0965-771119.

Zona Italia Meridionale Popolazione Residente Totale 1.376 Densit per Kmq 37,7 Maschi 707 Femmine 669 Varie Numero Famiglie 533 Numero 842 Abitazioni Denominazione roghudesi Abitanti

Codici CAP 89060 Prefisso 0965 Telefonico Codice 080068 Istat Codice H489 Catasto

MAPPA STRADALE.

Il termine Roghudi deriva dal greco Richdi e significa rupestre, come si volesse indicare lambiente in cui stato costruito. La vecchia Roghudi sorge su uno sperone roccioso che come unisola si innalza sulle bianche ghiaie dellimmenso letto della fiumara Amendolea . Tutto labitato in posizione precaria ,con le case edificate sullorlo di precipizi, sovrastato dalle grandi masse del Monte Cavallo ,il quale raggiunge i 1331 metri di altezza. Nel 1084 apparteneva al feudo di Bova ma verso la fine del XII secolo pass a far parte dello Stato dellAmendolea. Nel 1624 dal Casato dei Mendoza veniva venduto ai Ruffo di Scilla rimanendo sotto il loro dominio sino al 1806. Vi si arriva partendo da Melito Porto Salvo dirigendo verso Roccaforte del Greco e superando questa ultima ,con una discesa di altri 8 Km , la distanza complessiva di 38 Km. Un posto, la vecchia Roghudi, dove a quattro anni si incominciava ad apprendere larte della pastorizia e dellagricoltura ,sacrificando le possibilit di crescita culturale che si potevano apprendere a scuola. Solo i corsi serali organizzati dagli insegnanti del tempo ,permettevano di superare solo in parte ,lo stato di analfabetismo in cui si trovava la popolazione rogudese. In paese si parlava il greco,una lingua che ha mantenuto la sua vitalit anche se le zone sono state oggetto di diverse culture (Greca,Romana,Bizantina e Latina),
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di diverse occupazioni e di molte influenze. Questa vitalit stata persa da alcuni decenni rimanendo confinata in paesi di montagna dove la comunicazione era molto difficile ed i mezzi per poterla far crescere erano notevolmente scarsi. GHORIO DI ROGHUDI:Poco distante da Roghudi si trova la frazione di Ghorio ,un piccolo nucleo di case ormai anchesse abbandonate. Da Ghorio possibile scorgere un grosso masso con delle groppela Rocca tu Dracu che secondo la leggenda le groppe paragonate a delle piccole caldaie Caddareddhi,servivano al nutrimento del drago,custode di un tesoro. La leggenda. Il drago, oltre ad essere cieco era custode di un tesoro, il quale veniva assegnato, a chi riusciva a superare una prova di coraggio. La prova consisteva nel sacrificio di tre esseri viventi di sesso maschile: un bambino appena nato,un capretto e un gatto nero ,senza nemmeno un pelo bianco. Per secoli nessuno si sogn di sfidare il drago, fino al giorno in cui in paese nacque un bambino malformato, lostetrica lo avvolse in un panno e lo consegn a due uomini perch se ne sbarazzassero . Ma costoro vedendosi tra le mani quella povera creatura si ricordarono della leggenda e lestamente si procurarono anche il capretto e il gatto nero . Tutto era pronto per la sacrificazione , uccisero il capretto e il gatto nero ,ma quando arriv il turno del bambino , si sollev una tempesta di vento che scaravent, quei sciagurati contro le rocce uccidendo uno di essi. Da allora nessuno pens pi al presunto tesoro, anche perch luomo sopravvissuto alla tempesta fu perseguitato dal diavolo sino alla sua morte. Le Caldaie del latte.

La Rocca del Drago.

Le anarade. Secondo gli anziani abitanti di Roghudi, le anarade erano delle donne aventi i piedi a forma di zoccoli come i muli e vivevano nella contrada di Ghalip di fronte Roghudi. Le anarade , cercavano di attirare le donne del paese, affinch si recassero al fiume a lavare i panni, con lintento di ucciderle, cos gli uomini del paese potevano accoppiarsi solo con loro. Si racconta che le anarade ,per attirare le donne , usavano ogni strategia, come per esempio la trasformazione della voce. Per proteggersi dalle anarade gli abitanti del paese ,fecero costruire tre cancelli , collocandoli in tre differenti entrate : uno a Plachi, uno a Pizzipiruni e uno ad Agriddhea ,che in effetti ancora esistono.

LALLUVIONE DEL SETTANTA. Lalluvione del Settanta rappresenta il peggior momento della storia di Roghudi e Ghorio ,in quanto, dopo secoli di resistenza presso i vecchi centri abitati ,furono costretti ad andarsene, causa le frane inarrestabili. Cos il sedici Febbraio del 1971 il Sindaco Angelo Romeo,firmava lordinanza con la quale imponeva lo sgombero di tutte le famiglie presenti a Roghudi ,per pericolo di frane e di conseguenza per salvaguardare lincolumit pubblica.

RIPORTIAMO LORDINANZA DEL 16/02/1971

COMUNE DI ROGHUDI 89060 PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA.


l 16-02-1971. OGGETTO: ORDINANZA. IL SINDACO.
- Vista la lettera inviata dallIng. Paolo Tripodi il 15-02-1971 con la quale sinvita il Comune a provvedere durgenza allemanazione di unordinanza di sgombero per le famiglie le cui abitazioni ricadono nella zona franosa ; - Ritenuta lurgenza di provvedere in merito facendo sgomberare le famiglie della zona interessata costituendo tali fatti pericolo per lincolumit di molte famiglie; - Visto lart.153 del T.U.L.C.P. 4 Febbraio 1915 n.148; ORDINA -Ai Sig.Stelitano Giuseppe fu Marco,Pangallo Antonino fu Giovanni, Modaffari Francesco di Salvatore ,Romeo Salvatore fu Fabio,Zavettieri Sebastiano di Annunziato,Maesano Carmelo di Sebastiano,Stelitano Pietro fu Giov.Nicola,Favasuli Antonino fu Innocenzo,Maesano Innocenzo di Antonino ,Modaffari Lorenza ved.Maesano,Palamara Bruno di Carmelo, Maesano Raffaele fu Rocco,Maesano Pietro fu Lorenzo,Stelitano Bruno fu Giovanni,Trapani Giovanni di Pasquale,Palamara Carmelo fu Andrea, Palamara Domenico fu Salvatore,Stelitano Giuseppe di Giacomo, Zavettieri Salvatore fu Domenico, con le rispettive famiglie di sgomberare immediatamente dalle proprie abitazioni per i motivi suddetti. - LAmministrazione Comunale provveder a mettere a disposizione i locali per far fronte a questa situazione di emergenza, a quelle famiglie che non sono in grado di trovare alcuna abitazione; Le guardie municipali sono incaricate dellesecuzione della presente ordinanza. Copia della stessa sar rimessa al Prefetto per i provvedimenti di competenza.
IL SINDACO Angelo Romeo. 6

Per questi motivi tutti gli abitanti furono costretti a stanziarsi nei comuni limitrofi , sembrava inesorabilmente una comunit destinata alla disgregazione , ma il senso di appartenenza,la voglia di ricostruzione di tutta collettivit fu tanta , tantoch il 4 luglio del 1981 venne posta la prima pietra per la ricostruzione de " LA NUOVA ROGHUDI

Nel 1988 vennero assegnate alla collettivit ,gli alloggi costruiti presso la zona San Leonardo nel comune di Melito PS, a due passi dal mare e di fronte alla bellezza ed imponenza dellEtna che, con le sue cime innevate ,riesce molto spesso a far venire in mente le montagne dellAspromonte dove per secoli questa gente ha vissuto con sacrifici ,con notevoli difficolt economiche, culturali,e interpersonali . La NUOVA ROGHUDI anche se si trova a due passi del Mar Jonio , abitato da persone che non hanno mai avuto il cuore alla marina ,loro sono rimasti legati alla montagna ,alla ROGHUDI VECCHIA distesa sopra quei costoni di roccia lambita dalla fiumara Amendolea ,in quelle case abbandonate che sembrano narrare al cielo il dolore di una madre dopo aver perso i suoi figli.

I ROGHUDESI UN POPOLO ISOLATO Il mondo rurale ancora unisola, anzi un arcipelago, verso cui nessuno ha proiettato validamente un ponte per agganciarlo alla realt dei tempi. E questo per due motivi di fondo: il primo perch i problemi del mondo rurale sono stati interpretati solo in chiave economica; il secondo ci stato rivelato in modo illuminante dalla frase di un intervistato di cui in seguito parleremo: Abbiamo parlato ai contadini, ma noi: li abbiamo fatti parlare. Abbiamo loro proposto un mondo che non avvertivano. Avevamo iniziato questo nostro servizio-inchiesta con altri programmi ed altri propositi: ma una volta entrati nel mondo contadino stato come trovarci in altra dimensione di uomini e cose, di valori e di principi. Un mondo sconosciuto, sottovalutato, incompreso. Un mondo arroccato nel proprio isolamento ai margini di una Calabria che si dice avviata verso la rinascita. Abbiamo girato a lungo nelle zone rurali , nelle contrade: abbiamo parlato con questa gente di campagna che ci accoglieva con diffidenza, con rare parole, o che si limitava a guardarci al di l delle porte socchiuse, e dei vetri delle finestre. Come se avessero imparato a difendersi dagli intrusi con sguardi pieni di paurosi interrogativi. Abbiamo scavato un po sotto questa scorza e quella stessa gente diffidente e scorbutica si rivelata in tutta la sua debolezza e la sua forza, in tutte le sue limitazioni e la sua profonda drammatica umanit. Quante volte li abbiamo lasciati al margine del nostro mondo con la sola espressione: tamarri!? Abbiamo lasciato per via i progetti e le intenzioni iniziali e ci siamo fermati per gettare uno sguardo nellanima di questa gente. Il mondo rurale, dicevamo, unisola che vive ai margini duna Calabria avviata verso la rinascita. Ma cosa ha inizialmente determinato e poi aggravato tale stato di isolamento? [] Da sempre i contadini hanno vissuto nella cerchia impenetrabile della propria famiglia che rimane ancora oggi una specie di santuario in cui non si ammettono intrusioni. Di qui limpotenza di tutte le organizzazioni di assistenza sociale incapaci di frantumare linvolucro che avvolge ogni nucleo familiare insediato nelle campagne, involucro che lo rende incapace di affrontare alcuni elementari aspetti della vita civile []

proprio in tutte le pi svariate esigenze della vita quotidiana che si rivela la necessit, per i contadini, di una guida che a poco a poco insegni loro a sganciarsi da certe condizioni ai limiti dallaccettabile. E la persistenza di tale stato di cose aiutato dalla conformazione degli insediamenti rurali costituiti per il 90% di case sparse lungo le balze ed i colli isolate dal resto delle contrade, lontane dai centri. Tutto questo ha avuto uninfluenza determinante anche nel campo economico. I contadini, i nostri contadini, tranne qualche eccezione isolata in determinate zone, hanno sempre lavorato nei limiti del proprio podere o di quello del proprio padrone con metodi e criteri superati da almeno mezzo secolo. Producono un po di tutto, solo per le necessit della propria famiglia, senza possibilit di scambi e di mercati [] Ma cosa rappresenta, da un punto di vista non esclusivamente economico, la terra per questi contadini? Per me questa terra tutto ci dice Umile Benedetto ho lavorato tutta la vita su questa terra. Ho fatto da sempre sacrifici per possedere poco pi di un fazzoletto: ma mi basta per sapere di non essere schiavo di nessuno. Nella terra c un legame, ma anche una redenzione. In altri si ritrova addirittura quel significato della roba che ispir a Verga tanti personaggi. Pi roba si ha e pi si uomini: sembra di ritornare allOttocento borbonico quando solo chi possedeva delle terre poteva leggere sul proprio certificato anagrafico di condizione civile[] La vita di questa gente si svolge sulla terra e per la terra, nei limiti dei suoi problemi e delle sue leggi. Limiti che a chi vive lontano da questo mondo possono sembrare angusti e soffocanti, ma non per i contadini che si attaccano ad essa con uno spirito quasi di sopravvivenza.
I GRECANICI.

Le varie dominazioni hanno creato, tra i boschi della Sila Greca,nellAspromonte, lungo la costa Jonica e sulle pendici della costa Tirrenica, delle vere eproprie isole linguistiche dal fascino antico,mantenendo vivi ,stili di vita e tradizioni di una civilt antichissima. In queste realt ,si scopre ,il mondo arcaico delle comunit grecaniche, i discendenti diretti dei greci. Grande stato lo stupore di quei soldati italo-grecanici, durante la seconda guerra mondiale ,di sentirsi in Grecia a casa sua e dei greci di trovare soldati italiani dalle stesse caratteristiche somatiche ,che portavano lo stesso cognome e parlavano la stessa lingua.Oggi i <grecanici>, cio i parlanti del dialetto greco che nel XVI secolo popolavano ben venti paesi, sono solo 5000 e circoscritti a cinque comuni : Bova,Condofuri,Gallician ,Roccaforte del Greco e Roghudi. Le opinioni sulla origine della loro parlata sono fondamentalmente due: a) quella che lattribuisce alla dominazione bizantina (X-V secolo d.C.); b) quella che lattribuisce alla lingua parlata dai coloni del V secolo a.C, cui si deve la splendida civilt della Magna Grecia e la fondazione di citt famose nellantichit come Reggio ,Locri ,Crotone e Sibari.
Delle due teorie ,oggi, la seconda sembra pi accettabile .

CENNI

STORICO-URBANISTICI SULLA CITTA GRECA.

I Greci, come tutti i popoli del Mediterraneo, vivevano, per la maggior parte del loro tempo, all'aria aperta e, spesso, entravano nelle abitazioni solo per dormire: d'estate, inoltre, capitava che ci si coricasse sulle terrazze per avere meno caldo,nello stesso tempo, i Greci, permeati di profonda religiosit, preferivano abbellire i propri templi che le proprie dimore, per timore che gli dei potessero punire la loro sfrontatezza (Hubris): noto che una delle massime preferite dai Greci era proprio il famoso motto "Medn Agan, nulla di troppo". Le strade non erano lastricate, esisteva solo una canalizzazione a cielo aperto e, dunque, le case non erano rifornite d'acqua da un sistema di tubazioni: per risolvere il problema dell'approvvigionamento idrico si faceva ricorso alle fontane, che erano affidate ad un funzionario tanto portante da essere eletto direttamente dai suoi concittadini e non estratto sorte come la maggior parte dei suoi colleghi. La scarsit dacqua e la difficolt dapprovvigionamento favorirono linsorgere di malattie .

GLI INTERNI : le case erano veramente modeste e solo poche decorose"; sappiamo inoltre che venivano scavati veri e propri rifugi nella roccia (nel quartiere di Coile, che significa appunto "scavato") e che molte abitazioni venivano semplicemente addossate alla roccia.Oltre a queste dimore primitive si estendevano i quartieri popolari, dove la maggior parte delle case erano di modestissime dimensioni e costituite solamente da un unico piano con due o tre stanze, che, per lo pi, venivano affittate agli stranieri. Questo tipo di abitazione era molto semplice, edificata in legno, pietre legate da calcina, oppure mattoni crudi: le pareti risultavano cos facili da perforare che i ladri non si disturbavano a sfondare porte e finestre, ma praticavano direttamente un foro nell'esile muro (per questo motivo erano chiamati "toichorichoi", ovvero "foratori di muri").
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La fragilit di queste pareti, tuttavia, talvolta poteva risultare utile agli abitanti, come Tucidide afferma a proposito dei Plateesi: invasi dai Tebani, forarono i muri delle case contigue fra di loro e riuscirono a radunarsi in segreto (Tuc., 2,3).La porta, nella descrizione che ci fornisce Plutarco, si apriva verso l'esterno e, prima di uscire, era opportuno bussare per evitare di investire il malcapitato passante. 1 tetti erano a terrazza e venivano sfruttati come veri e propri letti durante l'estate. Le finestre (thirides) erano di dimensioni veramente ridotte, poich i Greci non conoscevano l'uso del vetro trasparente e cercavano di ridurre al minimo i problemi legati al cattivo tempo: bastava un panno per otturare quei piccoli lucernari; l'uso di finestre piccole e di muri spessi serviva anche a limitare la calura estiva all'interno delle abitazioni.Quando il proprietario di queste abitazioni date in affitto non riceveva il regolare pagamento, non si rivolgeva certo al suo avvocato per un'ingiunzione di sfratto: faceva togliere tutte le tegole del tetto, scandinava la porta di ingresso o chiudeva l'accesso al pozzo, finch il suo sgradito inquilino non si fosse deciso a saldare il debito o lasciare libera la casa. Per la maggioranza dei cittadini ateniesi, i cibi dovevano essere cotti fuori casa, all'aperto, come avviene ancora in numerosi villaggi greci: prima del IV secolo a.C. non si ha notizia di abitazioni dotate di cucina e, comunque, mancava un braciere stabile in una stanza, a causa del problema dell'eliminazione del fumo. Si accendeva un fuoco all'esterno della casa e lo si portava all'interno solo quando si era ormai prodotta la brace e si era ridotta la quantit di fumo; per eliminare quello residuo si aprivano i fori di aerazione (opai) o si utilizzavano i kapnodok (condutture per il fumo). Oltre a queste abitazioni private, dovevano esistere anche veri e propri condomini (synoikia, case collettive), come possiamo desumere da Eschine nella sua orazione "Contro Timarco".

Per renderci conto di come potesse apparire una casa di cittadini facoltosi, per, necessario uscire dall'Attica, dove non sono mai state trovate negli scavi, e recarsi ad Olinto: le abitazioni di questa citt, infatti, ci sono giunte, in alcuni casi, in un relativamente ottimo stato di conservazione.
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Esse avevano una pianta approssimativamente quadrata e tutte le stanze si aprivano su un portico interno ( pstas ), preceduto da un cortile ( aul ) e da un vestibolo (protiron). Il portico interno era orientato in pieno mezzogiorno, come consiglia Socrate ( Xen., Memor. 3,8,9 ): "Il sole si infiltra negli appartamenti d'inverno, lasciandoci in ombra d'estate, perch passa sopra le nostre teste". Nei secoli successivi all'et di Pericle il pastas venne dotato di portici su pi lati ed un peristilio. Era presente un salotto ( diaiteterion, cio "luogo per passare il tempo" ), collocato a nord, e la sala decorata da mosaici dedicata esclusivamente agli uomini ( androon ), dove si tenevano i banchetti. Gli altri locali erano l'ikos, la sala da pranzo per tutta la famiglia, la sala da bagno e la cucina. Il pianterreno, talvolta, era fornito anche di un laboratorio o di una dispensa. Le carriere da letto, il thalamos (camera nuziale), l'appartamento delle donne (gynaikion) e le cellette per gli eventuali schiavi erano al primo piano. Il bagno veniva costruito accanto alla cucina, in modo che quest'ultima diffondesse nel locale attiguo il suo calore.Il primo piano delle case, talvolta, veniva dotato di balconi, che, per, lo stato considerava illegali, perch sporgevano rispetto alla strada.La decorazione degli esterni e degli interni era molto semplice e consisteva solo in uno strato di calce, come ci conferma Plutarco, descrivendo la casa di Focione, che era "semplice e nuda" ( Plut., Foc., 18 ); sappiamo, per, che le case di Olinto erano arricchite da mosaici ed il poeta Bacchilide (sicuramente esagerando) parla di abitazioni in cui splendevano oro ed avorio ( Ateneo, 2,39 ). Le case dei ricchi erano ricoperte da tappezzerie sul muri ed avevano soffitti decorati. Abitazioni di questo tipo, tuttavia, erano quasi inesistenti ad Atene nel V secolo: la maggior parte delle abitazioni assomigliava alle capanne descritte in precedenza e non conteneva nemmeno il bagno..
Da: La casa greca di Andrea Zoia.

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MELODIE ELLENOFONE (LA VERA STORIA DELLA TARANTELLA)

LA CALABRIA E STATA ABITATA FIN DALLA PREISTORIA E SUCCESSIVAMENTE OCCUPATA DAI GRECI, DAI ROMANI,DAI BIZZANTINI,NORMANNI E BORBONI, ED E QUINDI PASSATA ATTRAVERSO PERIODI STORICI DI GRANDE SPLENDORE E DI DECADENTE ABBANDONO, MA NONOSTANTE CIO, LA GENTE DI CALABRIA HA SAPUTO CONSERVARE GELOSAMENTE FINO AD OGGI IL SUO IMMENSO PATRIMONIO STORICO, CULTURALE, NONCHE MUSICALE. ALLA BELLEZZA DELLA NATURA, CHE E STATA DAVVERO PRODIGA PER LA CALABRIA, MA AVARA DI RISORSE PER GLI ABITANTI, SI AGGIUNGE PERO, GRAZIE AL CIELO, ILFASCINO DI UN PATRIMONIO STORICO ED ARTISTICO DI ENORME INTERESSE E DI INCALCOLABILE VALORE. LA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA, PROTESA NEL CUORE DEL MEDITERRANEO OFFRE LINCATATA SUGGESTIONE DI PAESAGGI SOLARI E MITICI, PROFUMATI DI ZAGARE E BERGAMOTTI, E UNA TERRA CHE PARLA LA LINGUA DI OMERO E CHE CONQUISTA, CHI NON LA CONOSCE, PER LA MOLTEPLICITA DEI SUOI VOLTI: LA COSTA IONICA E TIRRENICA SI PRESENTANO RIDENTI, RICCHI DI CENTRI STORICI, QUASI SEMPRE DI ORIGINE GRECANICA, TRA I PIU SUGGESTIVI ED IMPORTANTI DEL MONDO E CERTAMENTE TRA I PIU PREZIOSI DELLA CALABRIA. UNA INFINITA DI VILLAGGI, LAMBITI DA UN MARE ADAMANTINO E DALLE ORIGINI GLORIOSE E ILLUSTRI, QUALI SONO QUELLE DELLA CIVILTA DELLA MAGNA GRECIA, DOVE ANCORA OGGI IN ALCUNI SITI, SI PARLA IL GRECO ANTICO.

UN ANTICO DETTO CALABRESE DICE: SU CALABRISI E CALBRISI SUGNU, SU CANUSCIUTU PI TUTTU LU REGNU, E SI VENISSI CATUTTU LU MUNDU, LONURI DI CALABRIA LU MANTEGNU.

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DEL RESTO LE TESTIMONIANZE PIU IMPORTANTI DELLANTICA CIVILTA GRECA,SONO OGGI CONSERVATE AL MUSEO NAZIONALE DELLA MAGNA GRECIA A REGGIO CALABRIA, DOVE SI TROVA ANCHE QUANTO DI RECENTE IL MARE HA, GENEROSAMENTE, DONATO,UNA INEQUIVOCABILE TRACCIA DI ARTE E STORIA DEL NOSTRO GLORIOSO PASSATO, I BRONZI DI RIACE NON E COMPITO NOSTRO, MA DI ALTRI PIU QUALIFICATE ESPERTI, LEGGERE NEI MILLENNI DI STORIA DEL PASSATO E DEL PRESENTE. DI TUTTO QUESTO NOI NULLA FAREMO, LASCIAMO QUESTO COMPITO, AI FOLKLORISTI DI FAMA, ED AGLI STORICI IN GENERALE. OGGI TIMIDAMENTE RIFIORISCE LA LINGUA, LA VITA E LANIMA DEGLI ULTIMI ELLENOFONI DEL SUD ITALIA, PICCOLI CENTRI ,CITTA,PAESI, NELLA PUGLIA,NEL VIBONESE, ROGHUDI-GHORIO DI ROGHUDI-ROCCAFORTE DEL GRECO-CONDOFURIGALLICIANO- BOVA. QUELLO CHE, INVECE, TENTIAMO E CI PREFIGGIAMO DI FARE IN QUESTA SEDE E DI SPOLVERARE BREVEMENTE LA STORIA DELLA MUSICA GRECO-CALABRA DEL NOSTRO GLORIOSO PASSATO, ALLA BUONA, SENZA TANTE PRETESE, STORIA SPICCIOLA, STORIA ELEMENTARE E CHE TUTTI POSSONO FACILMENTE CAPIRE :

LA VERA STORIA DELLA TARANTELLA.


SE DIAMO, UNO SGUARDO, SIA PURE RAPIDO, AGLI STUDI CONDOTTI SU QUESTO TEMA DAI MAGGIORI FOLKLORISTI ITALIANI E NON FRA QUESTI CITIAMO IL SATRIANI,BARRESI,RHOLFS, DAI QUALI APPRENDIAMO A CHIARE LETTERE CHE LA NOSTRA TARANTELLA GRECANICA, LEREDE DELLANTICO KORDAX, NON E CHE UN BALLO GRECO, DI ALMENO TREMILA ANNI FA,CHE PARE EBBE INIZIO NELLANTICA REGIONE STORICA DELLEPIRO,LA TRACCA GRECA. UN BALLO ED UNA MUSICA TREMILLENARIA ANTICHISSIMO CHE FAPARTE DEI PERIODI PIU FLORIDI DELLO SPLENDORE DELLA ANTICA CIVILTA GRECA; MUSICA E BALLO DIFFUSISSIMO IN TUTTA LELLADE. DI QUESTO BALLO, DI QUESTO RITMO,UNICO AL MONDO, MAI RIPRESO DA ALCUN MUSICISTA,NOI POPOLAZIONI DELLA MAGNA GRECIA,SIAMO OGGI GLI UNICI DEPOSITARI E CONSERVATORI,IN TUTTO IL MONDO. QUESTO NOSTRO BALLO E MUSICA GRECANICA NON E DA CONFONDERE, COME MOLTO SPESSO ACCADE,ANCHE FRA PERSONE CHE CREDONO DI ESSERE COLTI, ERUDITI E INTELLIGENTI,CON LA TARANTELLA,CHE INVECE E UN BALLO NELLARIA. QUANDO SI PARLA DI TARANTELLA, INFATTI, CHE SI SAPPIA O NO, CI SI RIFERISCE SEMPRE AD UN PARTICOLARE BALLO IN USO DAL 1300 NELLA CITTA DI TARANTO, CHE NULLA HA ACCHEFFARE CON IL NOSTRO BALLO, CHE E UN BALLO DI TERRA. LA TARANTELLA DI TARANTO, INFATTI E SEMPLICEMENTE UN SALTARELLO, COME LO E IL SALTARELLO NAPOLETANO, IL TRESCONE, IL SALTARELLO ABRUZZESE,ECC SALTERELLO O TARANTELLA CHE DERIVO, ANTICAMENTE DA UNA VECCHIA FORMA DI TORTURA E CIOE: IL MORSO DELLA TARANTOLA SOTTO I PIEDI DEI CONDANNATI, I QUALI PER CONSEGUENZA DI CIO SALTERELLAVANO, DI QUI IL SALTERELLO O VVERO LA TARANTELLA DI TARANTO; UN BALLO I CUI PASSETTI SI SVOLGONO TUTTI NELLARIA. LA NOSTRA NON E TARANTELLA PERCHE NON PROVIENE DA TARANTO, NON DERIVA DALLA TARANTOLA, NE DA QUELLA ANTICA FORMA DI TORTURA; E INVECE LA FAMOSISSIMA E GLORIOSA VIDDHANEDDHA DETTA ANCHE KRUNNEME O MEGALOCHORO GLI ANZIANI ANCORA RICORDANO QUESTA ANTICA TERMINOLOGIA .

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UN BALLO CUI PASSETTI SI SVILUPPANO SULLA TERRA PESTANDOLA COI PIEDI. PURTROPPO, COLPASSARE DEI SECOLI, PER UNA CERTA FORMA DI IGNORANZA, E PERCHE NEL SUD HA ALLIGNATO LANALFABETISMO ED IL SEMI-ANALFABETISMO DI RITORO, IL NOSTRO BALLO GRECANICO VENNE PER LUNGO TEMPO DEFINITO, COME DEL RESTO A TUTTOGGI, TARANTELLA, CREANDO COSI UNA GRANDE CONFUSIONE ED UN NOTEVOLE DISORIENTAMENTO GENERALE , TALCHE OGGI QUASI TUTTI LA CHIAMANO ERRONEAMENTE TARANTELLA, MOLTO RARAMENTE VADDHANEDDHA, KRUNNEME, MEGALOCHORO. IL TERMINE VADDHANEDDHA, PRESO IN PRESTITO DALLITALIANO VILLANELLA STA A SIGNIFICARE, MOLTO SEMPLICEMENTE, BALLO DEGLI ABITATORI DEI PICCOLI BORGHI . I PICCOLI BORGHI,QUI DA NOI, ALL EPOCA, ERANO LE COLONIE GRECHE. LA NOSTRA MUSICA HA UN PRECISO SIGNIFICATO, UNO SCOPO, UNA SUA FUNZIONE, CON QUESTO NON VOGLIAMO CERTO DIRE CHE GI ALTRI BALLI SIANO DA MENO, SEMPLICEMENTE CHE IL NOSTRO BALLO GRECANICO E MOLTO PARTICOLARE, DIFFERISCE MOLTISSIMO DA TUTTI GLI ALTRI BALLI A LIVELLO MONDIALE. STA DI FATTO, CHE LA NOSTRA MUSICA IL MEGALOCHORO E VERAMENTE UNICA AL MONDO ,COME, UNICA AL MONDO E STATA LA CIVILTA GRECA CHE LHA PARTORITA. I PASETTI ED IL MODO DI MUOVERSI DEI BALLERINI, CHE VERAMENTE CONOSCONO IL BALLO, HANNO UN LORO FASCINO PARTICOLARE, E SI SVILUPPANO PESTANDO O CALPESTANDO LA TERRA COI PIEDI, PROPRIO COME FACEVANO NELLANTICA GRECIA MA LA NOSTRA VADDHANEDDHA, HA SOPRATTUTTO UN SIGNIFICATO ED UNA FUNZIONE PARTICOLARE E PECULIARE,CHE COMUNQUE IN QUESTA SEDE SAREBBE TROPPO LUNGO ELENCARE E DISCUTERE, CE NE ANDREMMO TROPPO PER LE LUNGHE, ED IL DISCORSO CI PORTEREBBE TROPPO LONTANO, MENTRE RIMANDIAMO AD ALTRA CIRCOSTANZA, ACCENNIAMO BREVEMENTE ALLA SUA FUNZIONE COSIDETTA LIBERATORIA . LA SUA FUNZIONE LIBERATORIA, CONSISTEREBBE IN UN EFFETTO PSICOLOGICO PRECISO:QUESTO BALLO E VERAMENTE CAPACE DI FARTI DIMENTICARE SIA PURE PER POCO TEMPO NON SOLAMENTE I TUOI PROBLEMI, MA DIMENTICARE PERFINO SE STESSI,UNA VOLTA CHE CI SI LASCIA PERDERE DAL RITMO INCALZANTE DEL SUONO? PARE DI SI! INFATTI QUESTO E QUANTO SUCCEDE NELLE PIAZZE ALLAPERTO, OPPURE NEI LOCALI CHIUSI, LA DOVE LE PERSONE BALLERINI O SEMPLICEMENTE SPETTATORI, SONO TUTTI DISPOSTI A FORMA DI RUOTA, GUARDANDO ED ASPETTANDO IL LORO TURNO DI BALLO SONO TUTTI PRESI, AVVILUPATI, LETTERAMENTE EBBRI,DAL RITMO INCALZANTE DEL SUONO DELLORGANETTO E TAMBURELLO, OPPURE DELLA CIARAMELLA E TAMBURELLO, TANTE CHE SEMBRANO ESSERE VERAMEBTE EBBRI, UBRIACHI DEL BALLO VIDDHANEDDHA. QUESTO RITMO GRECANICO, INFATTI EVIDENTEMETE HA UN EFFETTO NON INDIFFERENTE SULLE PSICHE DELLUOMO DI TUTTI I TEMPI, VENTESIMO E TERZO MILLENIO COMPRESO . APPARE QUINDI CHIARO CHE, O QUESTA MUSICA TI PIACE, LASCOLTI E BALLI, ANCHE SE NON SAI BALLARE, OPPURE NON LA TOLLERI PER NIENTE E DEVI ASSOLUTAMENTE SCAPPARE, PERCHE NON LA PUOI ASCOLTARE. POSSIAMO QUINDI AFFERMARE, SENZA TEMA DI ESSERE SMENTITI,CHE LA NOSTRA VADDHANEDDHA, QUESTO BALLO GRECANICO DI ALMENO TREMILA ANNI FA, HA UNA SUA PRECISA FUNZIONE SULLA PSICHE DELLUOMO, QUELLA APPUNTO INDICATA DAI PIU EMINENTI PISCOLOGICI E FELICEMENTI DEFINITA: "FUNZIONE LIBERTATOIA" .

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LO STRUMENTO PIU ANTICO PER ESUGUIRE QUESTO BALLO GRECO VIDDHANEDDHA ERA STATO CHIAMATO DAI GRECI CHE LO AVEVANO ITERPRETATO:"AFLOS" CHE STA PER FLAUTI. INFATTI ERANO DUE FLAUTI DI OSSO DI ANIMALI, DI UNA CERTA LUNGHEZZA , BUCHERELLATI ALLA BISOGNA, SENZA OTRE- TIPICO STRUMETO A FIATO DELLEPOCA- ACCOPPIATI E DI TONALITA DIVERSE FRA LORO, CIOE MASCHIO E FEMMINA. VENIVANO MAESTREVOLMENTE SUONATI DA MOLTI ABILI SUONATORI DI AFLOS DELLEPOCA, UNITAMENTE AL TAMBURELLO, DI FOGGIA QUASI UGUALI A QUELLO ODIERNO. LAFLOS, AVEVA UN SUONO A DIRPOCO MERAVIGLIOSO E CONSENTIVA DI ESEGUIRE TUTTI I PASSAGGI DEL BALLO GRECANICO VIDDHANEDDHA, SI POTEVA SENTIRE ED APPREZZARE IL SUO SUONO CHIARO LIMPIDO ANCHE A DISTANZA CONSIDEREVOLE LAFLOS PERO PRESENTEVA, COME TUTTI GLI STRUMENTI A FIATO, LINCONVENTEMENTE VERTIGGINI, CAPOGIRE E SVENIMENTI. FU COSI COL PASSARE DEL TEMPO, CHE QUALCUNO VOLLE PROPORRE UNO STRUMENTO A FIATO MOLTO DIVERSO, CON RISERVA DARIA, CHIMATO CIARAMELLA ZAMPOGNA LAUNEDDAS ECCETERA. MA ANCHE LA CIARAMELLA,PRESENTA I SUOI PROBLEMI E QUINDI COME FACILMENTE SI EVINCIE, SI RENDEVA COSI COSI NECESSARIO INVENTARE, TROVA AL PIU PRESTO, LO STRUMENTO ADATTO, CHE CON POCA FATICA POLMONARE, O MEGLIO ANCORA SENZA ALCUNA FATICA POLMONARE, CONSENTISSE DI ESEGUIRE IL BALLO GRECO VIDDHANEDDHA BALLO A MUSICA GELOSAMENTE CONSERVATO OGGIGIORNO DALLE POPOLAZIONI DELLA MAGNA GRECIA. SENOCHE VERSO IL XV E IL XVII SECOLO, QUALCUNO IN EUROPA E PIU PRECISAMENTE LA DOVE CE IL CUORE O LA CAPITALE DELLA MUSICA DI TUTTO IL MONDO-AUSTRI- INVENTO UNA FORMA DI STRUMENTO PARTICOLARE CHE IN SEGUITO VENNE CHIAMATO ORGANETTO. LA GRECIA, CHE, COME TUTTI SANNO E STATA UN LUMINARE DI CIVILTA IN TUTTO IL MONDO, CI HA LASCIATO IN EREDITA LA VIDDHANEDDHA O MEGALOCHORO O TARANTELLA GRECANICA CHE NOI DELLA MAGNA GRECIA OGGI ESEGUIAMO EGREGGIAMENTE ANZI IN MANIERA MOLTO ORIGINALE, COSI COME ERA AGLI ALBORI DELLA STORIA ELLENICA CON UNO STRUMENTO MODERNO, MEGLIO ANCORA: ARMONICA A DUE BASSI E TRE VOCETTE. L ORGANO DI CUI PARLIAMO RAPPRESENTA UN LUMINARE DI CIVILTA,IN TUTTO IL MONDO CI HA LASCIATO IN EREDITALA VIDDHANEDDHA O MEGALOCORO TARANTELLA GRECANICA CHE NOI DELLA MAGNA GRECIA OGGI ESEGUIAMO EGREGGIAMENTE ANZI IN MANIERA MOLTO ORIGINALE, COSI COME ERA GLI ALBORI DELLA STORIA ELLENICA, CON UNO STRUMENTO MODERNO, O RELATIVAMENTE MODERNO, HIAMATO ORGANETTO, MEGLIO ANCORA ARMONICA DIATONICA A DUE BASSI E TRE VOCETTE INTERNE A TASTIERA.

Tony Orvieto Cutrupi.

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Alcune poesie riferite alla storia di Roghudi. Osca Montagna

Immo cond tin dhalassi: Sono vicino al mare: tin cunno stin carda lo sento nel cuore pos o vorea stin oscia come il vento della montagna tin cunno sta fiddha ton cladia lo sento nelle foglie dei rami pos dhor pessi sta pedia come vedo giocare i bambini tin cunno san vreghi lo sento quando piove pos o igghio san treghi come il sole quando corre tin cunno stastia lo sento negli orecchi imera ce vradia giorno e notte tin dhor sta di casu lucchi lo vedo nei tuoi occhi po cladia sta melicucchi come rami di bagolaro ti cunno lo sento san vreghi stin campia quando piove nei campi ti cunno lo sento ce mu dighi olo osca. e mi sembra tutto montagna. ____________________________________________________________________
MIPAISE ME TO CHERO TI PAI . Curizze stecchte panda tafattisa, me to cher ti peranni, alanza to atho, ti marattenni ce petheni, afinni ti spor pisteo, ja na athizzi acom Glossa ! To cher addhassi cadha polighima, es pase ma afinnise mia pligh, ena acathi, ti tripai tin cardia. Es leghise jat? i gapisia poni, den cunni ti fon ? Pisteo ti canena platei pl , pose idhelese es. O mavrommu dendr! Ceri ti ghannise ti avvlespimia, o potam de su paleni pl , ecottine o cosmo, menu ta cladia cottimena, ce ta fidda pelimena stovorea ce es clese. NON ANDARE VIA CON IL TEMPO. Radici ve ne state andando, come il tempo che passa, come il fiore, che appassisce e muore, lascia il seme , forse per rifiorire ancora. Lingua! Il tempo muta ogni silenzio, tu te ne vai, ma lasci una ferita , una spina , che punge il cuore. Tu dici, perch? lamore fa male e non sente la voce ? Forse nessuno parla pi, come volevi tu. O povera quercia! Candela che perde la luce, il fiume non ti bagna pi , si prosciugato il mondo, restano i rami secchi, e le foglie sparse al vento e tu piangi. 17

Ta puddia sbarighendota, deneghu pu ambatoi, ta plaja ,lidharia, mute i campane, sto anu to cher, ti larga de nito. Ma to ghuma, deleghi ola ta pramata, ce scemia athipia ti cardia, i zo vaspi to sinertimato ti jelai. Condoferru ta puddia sto mega aro, pel tragudonda, ja viata ti glossa.

Gli uccelli confusi, non hanno rifugio, i luoghi, le pietre, le mute campane, immaginano il tempo, che lontano non fu. Ma la terra, riprende ogni cosa, e in un battito di cuore, la vita dipinge il ricordo che ride. Ritornano gli uccelli nel cielo infinito, sinarcano cantando, leterno linguaggio. Tripodi Francesca. Concorso Magna Graecia.

____________________________________________________________________ Tipica canzone dialettale rogudese: Sugnu comu nu gneddareddu ammezzu ta lu mari chi su custrettu a cercari aiutu , aiutami bella se mi voiutari si non maiuti tu sugnu perdutu. Sugnu settatu supra ta na petra, ciangendu mi ndi vaju cu lu scuru, ciangiu chi li mei mi bbandunaru si mi bbanduni tu rimanu sulu.

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LECONOMIA.
Roghudi fin dalla sua origine ha avuto uneconomia basata sulla pastorizia di ovini, caprini e bovini. La pastorizia praticata in condizioni ambientali difficili,si adattava con il territorio roghudese prevalentemente montuoso. I pastori si dedicavano allallevamento di pecore e capre ,mentre i bovini venivano prevalentemente utilizzati per trainare laratro usato per i lavori di dissodamento del terreno e la sua preparazione per la semina. Oggi come un tempo dalla pecora si ottengono: carne,lana,latte e formaggi. La lana della pecora si ottiene dal suo vello ,formato da fibre elastiche e resistenti e da fibre rigide che costituiscono la cosiddetta giara,utilizzata dalle mogli dei pastori per la realizzazione di maglioni,magliette e calze. La capra un ruminante il cui vello formato da peli lunghi ,possiede una forte adattabilit e sopravvive in condizioni estremi. Lallevamento di bovini,caprini e ovini veniva praticato nello stato brado, mentre oggi esistono allevamenti dotati di ricoveri e forme di stabulazione per gli animali. Diffusa era la migrazione stagionale (cosiddetta transumanza),le mandrie e le greggi rimanevano nelle vicinanze del paese dal mese di ottobre a maggio e in giugno venivano trasferite nelle zone montane dellAspromonte ricche di foraggio. Lagricoltura a causa della forte montuosit era poco praticata. Ciononostante era possibile ottenere una notevole quantit e variet di prodotti: ortaggi,frumento,cereali,vino, olio doliva e agrumi. Di grande importanza per tutte le civilt basate sullagricoltura era laratro,la cui comparsa risale al IV millennio a . C., in Mesopotamia. In Europa , si cominci a usare laratro solo dopo il II millennio a . C; ma le testimonianze risalgono allEt del Bronzo. I roghudesi utilizzavano aratri rovesciatori ordinari ,i quali posseggono tre categorie di organi fondamentali ;organi operatori: coltro,vomere e versoio; organi di collegamento: bure,suola,stegola; e organi di regolazione ,che presiedono alle operazioni di interramento e sterramento degli organi di lavoro e alla regolazione della profondit e larghezza di lavoro. Il coltro ha la funzione di operare il taglio verticale della fetta del terreno; ha la forma di un robusto coltello di acciaio a bordo tagliente. Il vomere ha la funzione di operare il taglio orizzontale della fetta e consiste in una robusta piastra di acciaio di forma trapezoidale. Il versoio ha il compito di produrre il rovesciamento di lato della fetta in precedenza tagliata dal coltro e dal vomere. Vomere e versoio sono strettamente collegati tra loro. La bure ,consistente in una robusta trave rettilinea o curva verso il basso, il principale organo di collegamento dellaratro ; alla sua parte posteriore sono fissati gli organi operatori. La suola ,una piastra allungata di acciaio,collega la bure al corpo dellaratro.
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La pesca ,come la caccia ,era praticata fin dai tempi pi remoti. La forma principale era per quella della pesca di trote presso il fiume Amendolea e dellanguilla presso il lago di Linna, mentre i cacciatori si dedicavano non solo a cacciare animali selvatici di cui era molto ricca la zona, ma soprattutto alla caccia del cinghiale con i cani addestrati dagli stessi cacciatori che a sua volta erano anche pastori. Lindustria era ed del tutto assente. Oggi a Roghudi sono state aperte le seguenti attivit: Numero : 02 - Studi medici. Numero : 01 - Farmacia. Numero : 02 - Negozi. Numero : 01 - Tabacchino. Numero : 01 - Panificio. Numero : 01 - Macelleria. Numero : 04 - Studi tecnici.

Il Municipio

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Le Poste

Le Scuole

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LARTIGIANATO

Lartigianato roghudese, stato sempre legato alla storia,alle tradizioni ,alla vita della gente e agli aspetti ambientali ,naturali e artistici. Dal telaio a mano ,allo scalpello,al tornio a ruota,col coltellino,nascono unici e irripetibili oggetti artistici-tradizionali,espressione della vita contadina e rurale. Il catojoi era il luogo adibito a bottega artigianale,anche se i roghudesi amavano realizzare i loro oggetti mentre portavano il gregge a pascolare. Oggi gli anziani e qualche giovane , si dedicano ancora a produrre oggetti artigianali e allintaglio in legno. Lintaglio praticato dai roghudesi di getto ,cio spontaneo senza guida da disegno. Il legno dei boschi stato sempre la pi importante risorsa per la fabbricazione di coppe,cucchiai ,bastoni per la lavorazione del latte o della polenta,fusi,stampi per dolci e per formaggi come la musulupara. I motivi riprodotti sono denti di lupo. rombi,palmette,rosette,croci ,cerchi, anche se la figura femminile quasi sempre ricorrente in questi oggetti. Oltre alla lavorazione del legno la produzione artigianale era rappresentata dalla tessitura a telaio ormai quasi scomparsa. Larte della tessitura, a Roghudi antichissima.

In ogni casa cera un telaio e le madri insegnavano alle figlie i segreti della filatura e del ricamo. Una tradizione tramandata fino ai giorni nostri, dove solo poche persone si dedicano alla lavorazione e alla decorazione dei tessuti,destinati a diventare coperte ,tappeti,tovaglie,oppure capi di biancheria e di abbigliamento. Le tecniche di esecuzione erano le pi diverse : tessuti lisci a stuoia ,ad arazzo ,a nodi. Molti anche i tipi di tessuto tradizionale come per esempio,il damasco, il lino e in particolar modo la ginestra.

La lavorazione della GINESTRA. Tenacemente abbarbicata sulle rupi, si emerge solitaria la odorosa GINESTRA, contribuendo a ravvivare di giallo vivo una costa talvolta arida e desolata . I suoi fusti rigidi e flessuosi ,carichi di graziosi fiori gialli,con la macerazione , venivano trasformati in materia tessile ,fibre ruvide ,forti adatte per la preparazioni di tessuti di tipo rustico. Dietro questo lavorio cera la donna ,la quale non sempre aiutata dal marito si
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apprestava alla raccolta della GINESTRA nel mese di agosto,per poi intraprendere la dura lavorazione della stessa.

Venivano raccolti i rami pi teneri ,tagliati corti,si raccoglievano in fasci e si trasportavano nel torrente pi vicino. I fasci venivano bolliti in grande caldaie per facilitare il distacco della corteccia e il tutto veniva fatto macerare nel torrente per circa dieci giorni.

Durante questo torno di tempo la GINESTRA perdeva il suo colore originale. I singoli rami venivano strofinati con la sabbia fino a quando la corteccia si staccava dai rametti formando dei filamenti chiamati stuppa,il tutto veniva ammucchiato per essere lavato .Si scartavano i filamenti pi grossi e robusti che si utilizzavano per fare corde,stoppini ecc, mentre quelli pi sottili venivano cardati con uno strumento rudimentale che era costituito da due tavole rettangolari di circa un metro di lunghezza e larghe circa trenta centimetri da dove fuoriuscivano dei robusti chiodi.

Una delle due tavole veniva fissata in un cavalletto e su questa si appoggiava un mucchietto alla volta di questa ginestra.,lana,seta o canapa ,gi pronta per la cardatura, fino a quando non si ricavava un mucchietto soffice.

Iniziava cos la filatura, la GINESTRA veniva raccolta in matasse ed era pronta per il telaio ricavando cos della tela molto resistente e ruvida. Venivano realizzate coperte, copriletto,lenzuola,strofinacci,tovaglie e sacchi.

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LA GASTRONOMIA:
La tradizione gastronomica ancora autentica basata soprattutto sulla frittura. Tra i piatti tipici vanno menzionati : la capra bollita/ in greco erga vrameni o al rag; le frittole o cicciole;focacce; scardatelli/anavamna;pitte con la ricotta ;maccaruni di casa;polenta con il latte /curcudia;fichi secchi;ta plutaria o petrali, aggute o cuddhuredda o Ngute . Tra le conserve gustosi sono i pomodori e le variet di olive sottolio. I vari tipi di insaccati :salami,da gustare con il pane di grano fatto con il forno a legna. Rinomata la produzione di ricotta e di formaggi ,con il caglio ricavato dai capretti e con il legno dellalbero dei fichi.

I MACCARUNI.
I maccaruni sono piccoli cilindri di pasta di grano tenero e duro, con una cavit centrale che si ottiene tramite il 'ferretto'. ai maccaruni veniva riservata la farina pi "bella". Per ottenere i maccaruni si mescola farina di grano tenero e duro, in parti uguali, e impastata con acqua tiepida. Si lavora l'impasto fino ad ottenere una massa di consistenza dura. Si formano dei cilindri di pasta, si esercita una leggera pressione sul bastoncino di pasta con il 'ferretto' (tipo ferri utilizzati per lavorare la lana) e si lavora avanti e indietro in modo tale da ottenere una cavit al centro del bastoncino di pasta e infine si sfila il maccherone cosi' ottenuto. Si lasciano asciugare e quindi vengono cotti in abbondante acqua per almeno mezz'ora, quando sono ancora freschi.Poi si seccava al sole e la pasta cos trattata durava due o tre anni, soprattutto quando venivano confezionati con la luna di agosto. Si consigliava di cuocerla in brodo di carne, condirla con abbondante cacio grattugiato, burro e spezie dolci. Per avere una giusta cottura si dovevano bollire per almeno due ore. Oggi i maccaruni vengono passati con il danaco di circa un millimetro di spessore, ricavato da una specie di canna con chiome taglienti che cresce lungo gli argini della strada. In alternativa si usano i pi comuni ferri per lavorare la lana.

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CURIOSITA E TRADIZIONI
Le feste patronali : continuano ad essere quella della Madonna delle

Grazie ,per Roghudi , il due di luglio di ogni anno e per, Ghorio quella della Madonna dellAnnunziata che ricorre il venticinque marzo ma festeggiata la penultima domenica di settembre.
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Tuttavia con la ricostruzione de la nuova Roghudi venuta meno la distinzione tra Roghudi comune e Ghorio frazione. Da ricordare che le ricorrenze festive vengono rigorosamente rispettate ,in quanto gli anziani raccontano che un anno si volle spostare la festa in onore della Madonna delle Grazie in quanto tale festivit cadeva in un giorno feriale ,determinando la perdita di una giornata di lavoro nei campi. Questo proposito,si dice,non fu gradito dalla Madonna che mand,per quel giorno,una terribile tempesta di vento fino a distruggere i raccolti e le stesse spighe di grano furono divelte al suolo.

UCCISIONE DEL MAIALE: I mesi che vanno da novembre a marzo,

sono impiegati,per luccisione del maiale ,antichissima tradizione,nella


quale si trovano ancora lodore e il sapore del passato.

La caratteristica del maiale che tutte le parti del suo corpo, anche quelle cosiddette di scarto, si utilizzano per un qualche cosa. Do porcu nun si jietta nenti ( del maiale non si butta niente). Ad esempio, la lunga setola utile al calzolaio per infilare lo spago nella lesina e riparare le scarpe. Terminata la fase della spellatura, che avviene con coltello ed acqua calda, il maiale viene appeso al soffitto negli appositi ganci. Segue ora un lavoro accurato da parte delle donne che devono lavare per bene gli intestini con acqua e limone. La lavorazione della carne inizia la mattina seguente con la triturazione e limpasto con sale e pepe rosso, indi si procede alla preparazione di salsicce e soppressate. Queste prelibatezze vengono legate ben strette con degli spaghi e successivamente appese, possibilmente in cucina, in modo da potersi asciugare al fuoco del camino.
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Dopo ventiquattro ore le soppressate vengono rimosse e messe sotto peso (da qui deriva il suo nome) poi di nuovo al suo posto e poi ancora sotto peso. La soppressata, insieme alla salsiccia, uno dei simboli della gastronomia calabrese e si usa prepararla sia con pepe rosso che con pepe nero. Col maiale si preparano ancora prosciutti e capicolli (per la verit non allaltezza delle precedenti) ma anche la nduja, detta la salsiccia dei poveri in quanto si prepara con la carne di scarto, la pancetta che consiste in pezzi di costolette ben salate.
E-book fotografico

Lultimo abitante di Roghudi

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Coledda

Roccaforte del Greco

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Ghorio di Roccaforte

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Alcuni scorci di Roghudi

La Gurna

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Le cascate di Linna

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