Sei sulla pagina 1di 5

Unità 5: La Crisi Economica e Demografica

1. L'arresto dello sviluppo

1.1 La stagnazione demografica


La grande crescita demografica avviatasi nel X secolo raggiunse il suo apice nel 1300,
stabilizzandosi e tendendo sempre di più alla diminuzione. Nel corso dei successivi
quarant'anni, la fondazione di nuovi villaggi cominciò sempre ad essere più rara e infine
cessò totalmente. Ci fu un precario equilibrio tra popolazione e risorse, tanto che se ci
fossero stati una serie di cattivi raccolti, come accadde nel 1315, si sarebbe rotto l
equilibrio. La pressione demografica però era differente in tutte le città a partire da
quelle di più antico popolamento, fino a quelle che videro una rapida crescita:si
toccarono dai 40 ai 5 ab/km^2. Le migrazioni che ci furono negli anni precedenti,erano
sempre servite come valvola di sfogo,ma ormai,cessarono pure quelle.

1.2 La competizione fra arativo,bosco e pascolo


Il rapporto uomo-ambiente era affidato ad un delicato equilibrio tra arativo, boschivo e
pascolo, che si era già incrinato negli ultimi decenni del
XIII secolo. L' espansione di uno dei tre doveva
significare la diminuzione dell' altro, infatti dato che l'
economia era centrata sull' agricoltura, si cercò di
aumentare lo spazio dedicato all' arativo,diminuendo
quindi quello dedicato al boschivo. Ma la dipendenza
delle economie europee dalle materie prime della
foresta era troppo forte,infatti venne a mancare il legno
che cominciò ad essere esportato dalle ricche foreste
della Germania. A questo punto si decise di diminuire il
pascolo naturale, venendo così a mancare i concimi
animali (essenziali per la coltura). Poiché non era semplice procedere al diboscamento,l'
espansione dell arativo avvenne in zone più facili da conquistare, ma meno fertili e
dunque più esposte alle incertezze stagionali.

1.3 Crisi agricola e crisi generale


L'Europa nella prima metà del XIV secolo vide due cicli di carestie: la prima dal 1314 al
1316, fu caratterizzata da piogge insistenti e da inondazioni che ridussero i raccolti di
oltre 1/3 e produsse un fortissimo aumento della mortalità; la seconda invece dal 1339 al
1346-47, vide delle piogge eccessive che facevano marcire le sementi appena piantate.
Alle carestie seguirono infezioni ed epidemie. I problemi agricoli arrecarono danni ai
redditi dei contadini e dei proprietari terrieri. Cosi i proprietari terrieri cominciarono a
pretendere dai contadini 1/3 o anche la metà del raccolto. Cosi i contadini e i ceti
popolari, non potendo sostenere la situazione, furono costretti a diminuire la loro
domanda di beni manifatturieri e di articoli di lusso. Le grandi carestie furono quindi
all'origine di una crisi che colpì soprattutto le compagnie mercantili e bancarie, un
esempio furono i Bardi e i Peruzzi.

1
1.4 Il fallimento delle compagnie di credito
La crisi ebbe delle conseguenze anche di natura economica. I Bardi e i Peruzzi, i più
grandi mercanti e banchieri d' Europa, prestarono rispettivamente 1 milione e mezzo di
fiorini d' oro al re d' Inghilterra e 200 mila al re di Sicilia. Poiché il re d' Inghilterra era
impegnato in una guerra contro la Francia che durò per decenni (Guerra dei Cento anni),
questo non avrebbe avuto modo di restituire il denaro prestato, così la voce si sparse e
tutti ritirarono i soldi depositati,lasciando cadere in rovina le due compagnie.

2. La peste colpisce l' Europa

2.1 Una malattia sconosciuta: la peste.


Nel 1347 comparve la peste con effetti decisamente rovinosi; anche se era già apparsa
nel periodo tra VI e VII secolo e, dato che ormai si era persa ogni traccia, tornò come
qualcosa di assolutamente sconosciuto. Essa si presentò in due
forme completamente differenti: bubbonica e polmonare. La
prima colpiva alcune specie di roditori infettati dalla pulce,
come il “rattus rattus” in Europa. Quando la pulce trasferiva il
bacillo nel sangue dell' uomo, attaccava le ghiandole linfatiche,
provocando i caratteristici bubboni ascellari e inguinali seguiti
poi da febbre altissima e, nel 60% dei casi dalla morte.
La seconda invece, agiva tramite l' apparato respiratorio,
quindi si trasmetteva in modo differente dall' altra con lo stesso
meccanismo dell influenza e del raffreddore, portando alla
morte quasi nella totalità dei casi.

2.2 Epidemie di peste e crisi demografica.


Comparsa nel 1338 in Asia centrale, grazie ad un focolaio posto nella regione attorno al
lago Balhash, la peste si diffuse in occidente seguendo i percorsi della via della seta.
Nell' estate del 1347, una nave partita da Caffa portò l' agente contagiante negli scali
maggiori: Costantinopoli e Messina, da qua la peste si propagò nelle due forme in tutta
Europa. Poiché fu causa di tante vittime, la peste del 1347-50 fu detta “peste nera” o
“morte nera” e fu la prima di una lunga serie di epidemie.

2
2.3 Il terrore collettivo provocato dalla morte nera
Il terrore collettivo fu la reazione alla peste. L' età media nel medioevo non era alta e
arrivare a 70 anni era già un traguardo enorme, si conoscevano alcune malattie
incurabili, ma la peste non somigliava minimamente a nessuna di queste. Di fronte al
totale fallimento della medicina e
all' inutilità della fuga, l' epidemia
apparve come un' inesorabile
punizione divina. Quindi non
restava che chiedere la
misericordia di Dio attraverso
quindi alle processioni e all'
esposizione di reliquie. Si cercò
anche un capro espiatorio, ed i
candidati ideali furono gli ebrei,
che accusati di deicidio furono massacrati. Altri invece, per chiedere perdono si auto-
flagellavano (per questo vennero chiamati flagellanti) pubblicamente con fruste munite
di punte metalliche. Questi ripetevano il rito per 33 giorni e mezzo per ogni tappa che
facevano, perchè si credeva che la vita terrena di Gesù fosse durata quel tanto.

2.4 Le conseguenze economiche e sociali.


Le carestie non furono considerate cause della peste, anzi fu il contrario, infatti la peste
con la sovramortalità e il panico ostacolò i lavori agricoli. Allora i contadini furono
costretti ad andare in città in cerca di alimenti, ma con un sovraffollamento, le città
diventarono centro più esposto al contagio. Non appena una regione veniva investita
dalla peste, l' economia si bloccava di colpo. Quindi vi furono sempre degli alti e bassi
nell' assegnazione dei prezzi dei prodotti a causa della domanda che saliva e scendeva
continuamente: un esempio fu il ribasso del prezzo delle sementi. La diminuzione della
popolazione portò alla mancanza di forza-lavoro per le attività agricole e manifatturiere
tanto che i lavoratori superstiti poterono tentare di ottenere migliori condizioni di vita
imponendo l' aumento dei salari. Così sia in campagna che in città si posero le premesse
per lo sviluppo di conflitti sociali, che caratterizzarono la seconda metà del secolo.

3. L'Europa dei villaggi abbandonati

3.1 Spopolamento delle campagne, ristrutturazione agricola, trasformazioni sociali.


Sul piano del settore agrario, ormai vennero abbandonati la
maggior parte dei terreni e si cominciò l' allevamento. La scelta
dell' allevamento si rivelò quella giusta assieme alla coltivazione
di piante destinate ad un uso industriale come il luppolo,le fibre
tessili, la canapa e il lino.
Invece sul piano sociale, il lavoro salariato sostituì l' antico
sistema dei canoni e delle corvèes. Con l' aumento dei salari,
aumentò anche la produzione; e, mentre alcuni signori si
abituarono al sistema, altri non lo accettarono perchè i contadini
cercavano sempre di trarre situazioni vantaggiose e quando i proprietari terrieri
rispondevano con la violenza, questi fuggivano da altri signori. A loro volta, i proprietari
cercarono la coalizione per cercare di far finire questa situazione, ma, ne derivarono
soltanto rivolte contadine che portarono alla fine della nobiltà terriera e alla scomparsa
della dipendenza.
Invece nell' Europa orientale, al contrario, fu intensificato il lavoro servile. 3
3.3 L' agricoltura irrigua nella regione Padana.
Una delle regioni europee che reagirono maggiormente alla crisi agricola fu la
Lombardia, che grazie agli investimenti dei proprietari cittadini, ripresero a indirizzarsi
verso le opere di bonifica e catalizzazione, facendo realizzare prati artificiali irrigui nelle
terre tra il Po, il Ticino e l'Adda, sistemando l' equilibrio tra estensione dei campi e dei
pascoli.
L' agricoltura Padana dimostrò per tutto il XV secolo una vitalità fuori dal comune,
infatti rende l 'idea di come stesse cambiando l'Europa e come si stesse impiantando un
nuovo tipo di agricoltura nella quale l' allevamento non era più il risultato di un
degradamento del suolo, ma piuttosto di massicci e costosi investimenti.

3.4 Il settore manifatturiero: la crisi della produzione laniera.


La crisi economica colpì anche il maggiore dei settori manifatturieri: quello dei tessuti di
lana. Infatti, gli inglesi, maggiori produttori di lane, posero un dazio sulle lane esportate.
Le carestie e le epidemie ridussero notevolmente la domanda di lana, così che l'
Inghilterra raggiunse il minimo assoluto nel 1435.

3.5 Industria rurale e produzione urbana di lusso.


Nel XV secolo la produzione di panni di buona qualità non si limitò più alle grandi città,
ma arrivò anche nei centri più piccoli. Si passò quindi, da una produzione su larga scala
ad una di lusso. La peste e le epidemie concentrarono le ricchezze sui sopravvissuti, così
da una parte una massa più numerosa ma economicamente debole comprava merci
ordinarie, dall' altra un ristretto numero di persone abbienti con grande disponibilità di
denaro costituiva il mercato delle merci di lusso, prodotte dai grandi centri.

Autore Matteo Piras, III F, Liceo Scientifico Brotzu, A.S. 2010/11

Potrebbero piacerti anche