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INNI SACRI

Fanno riferimento alla conversione del Manzoni. Gli inni sacri vennero infatti scritti subito dopo la
conversione: Sacri perché fanno riferimento ad eventi cristiani, liturgici. Il nostro non si rivolge
esclusivamente a un pubblico di letterati, ma si rivolge a un pubblico più vasto, che egli definisce
“popolare” (concetto di popolo per i romantici): per questo motivo abolisce l'endecasillabo (un verso
lungo, della tradizione poetica) e adotta metri più snelli; i versi da lui adottati sono settenari, ottonari
e decasillabi. Tutto ciò si riflette sul ritmo, che diventa più rapido, perché questo deve rispettare lo
stato d'animo dei fedeli, i quali sono animati da un grande entusiasmo nel celebrare le festività della
chiesa cristiana.
I primi 4 inni seguono uno schema standard, nel senso che sono costituiti da introduzione, corpo
centrale, commento dell’autore e conclusione (ricorda la favola di Fedro). “La Pentecoste” al
contrario non presenta questa schematizzazione perché si articola attorno a un unico motivo: lo
sconvolgimento determinato dallo Spirito Santo in seguito alla sua discesa nel mondo. In un primo
tempo Manzoni descrive la Chiesa prima dell’avvento dello Spirito Santo, una chiesa paurosa,
perché disorientata. In seguito alla discesa di questo, la descrive impegnata nel mondo, una chiesa
operativa. Dopo descrive gli effetti della discesa dello Spirito Santo: questo secondo Manzoni ha
portato tra gli uomini un messaggio di liberazione dall’ingiustizia e dall’oppressione. Infine il nostro
spera che il mondo terreno possa in qualche modo coincidere (allinearsi) con l’ordine divino.

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