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GIORGIO LA PIRA

In aedificationem
corporis Christi

5 NOVEMBRE 1977 – 5 NOVEMBRE 2021


XLIV Anniversario
GIORGIO LA PIRA

In aedificationem
corporis Christi

Prefazione di
fr. Gianni Festa, Postulatore Generale
dell’Ordine dei Predicatori

Postfazione di
S.E. il Cardinale Giuseppe Betori,
Arcivescovo di Firenze

Basilica di San Marco


Firenze
Con il sostegno di

In questo 44° anniversario della morte di Giorgio La Pira pubblichiamo la trascrizione


degli appunti (Archivio La Pira, sezione 10, busta 14, fascicolo 30) che il Venerabile
scrisse alla fine degli anni ’50, tratteggiando lo schema per una autobiografia impostata
sull’asse della esperienza della Messa di San Procolo e della centralità dell’Eucarestia,
vista come la radice delle costruzione della comunità ecclesiale e cittadina.

Finito di stampare presso


POLISTAMPA FIRENZE srl,
novembre 2021

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© 2021 LEONARDO LIBRI srl


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Presentazione

L’Archivio della Fondazione Giorgio La Pira continua a riservare


delle sorprese. Nonostante sia da decenni oggetto di oculate perlu-
strazioni da parte dei tanti ricercatori che si occupano, da diversi punti
di vista, del Servo di Dio e della sua eredità, ancora scritture inedite
affiorano fortuitamente (provvidenzialmente?) o vengono rintracciate
da chi dell’Archivio è tuttora attento e amoroso custode.

«Riordinando il catalogo dell’archivio online»1, la Fondazione La Pira


ha scovato un taccuino di «appunti per una autobiografia relativa agli anni
’30-’40 che fino dal titolo sono molto significativi “In aedificationem corporis
Christi”»2. Si tratta di «un testo che non parla del La Pira politico o costrut-
tore di pace, ma delle radici spirituali del suo impegno»3. Già ad una prima
lettura appare la sua importanza in vista di una maggiore comprensione
dello spessore spirituale e teologico del grande uomo politico. Ci troviamo
di fronte ad uno scritto che viene a confermare quanto ormai da tempo si
va affermando da varie parti e che la recente Positio super virtutibus ha am-
piamente e puntualmente dimostrato: la profondità e l’ampiezza culturale
e spirituale della santità di La Pira. Viene così questo mirabile testo, che
ho il piacere di presentare ai lettori, affezionati devoti del Servo di Dio, a
costituire una prova ulteriore della sua grandezza di spirito, di carità, di
abbraccio inclusivo di ogni umanità e di aspirazione alla santità.

Sono appunti. Il testo non possiede la struttura argomentativa del


trattato teologico né il carattere di una organica e analitica autobio-
grafia. Non aspira a comunicare intime esperienze spirituali né ad

1
Cito dalla e-mail che la Fondazione mi ha inviata il 15 settembre u.s. nella quale si co-
municava il ritrovamento degli appunti e la proposta di curarne una pubblicazione.
2
Ivi.
3
Ivi.

5
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

insegnare complicate grammatiche dei misteri della vita di orazione.


No. Sono riflessioni, pensieri, ragionamenti, destinati a diventare un
libro che avrebbe dovuto denominarsi In aedificationem corporis Christi
e appuntati con lo scopo preciso di evidenziare «la nostra azione»:

«Perché questo è stato sempre e solo lo scopo della nostra azione:


rivelare i misteri del cristianesimo ed operare, perciò, per la edifi-
cazione del corpo di Cristo. Perché questa è la volontà di Dio e la
esigenza stessa dell’uomo, della società e della civiltà umana: edi-
ficare il corpo di Cristo e su questa roccia - e sul modello di essa
edificare la città dell’uomo»4.

Il testo si presenta suddiviso in undici capitoli più una breve Intro-


duzione; alcuni sono molti brevi, telegrafici, concisi e ridotti alla fissa-
zione scritta di un pensiero che servirà da nucleo centrale o slancio di
partenza per un futuro approfondimento:

«L’idea madre: polemica con la società laica, anticristiana: ritorno


a Cristo: edificazione della comunità religiosa e, per riflesso, della
comunità civile della città di Dio (il tempio) e, per riflesso, della
città dell’uomo. In aedificationem corporis Christi»5.

Altri, più lunghi e sviluppati, mostrano una struttura argomenta-


tiva e coerente ben chiara, sorretta in molti casi anche da un ricco
apparato di citazioni scritturistiche e teologiche. Tra queste ultime pre-
vale San Tommaso d’Aquino alla cui dottrina sull’Eucarestia La Pira
si ispira per fondare misticamente la sua concezione della civitas homi-
num e della buona convivenza umana:

«La “scoperta” dell’Eucarestia proprio come la pietra d’angolo in


cui si edifica la città, come la roccia su cui si edifica la città, come
la luce di cui la città si illumina in tutti i suoi ordini ed elementi,
come la causa esemplare da cui trae unità, bellezza, amore e pace
la città umana.

4
p. 7.
5
Sono i capitoli 6, 7, 8, 10 e 11.

6
Giorgio La Pira

- Il testo degli Atti degli Apostoli (L’Eucarestia centro della società


nuova).
- Il Vangelo di S. Giovanni: i testi eucaristici in stretta connessione
con la glorificazione di Cristo e con la Città celeste [et ego resusci-
tabo eum in novissimo die… ut ubi ego sum illi sint et videant etc.].
- Il discorso dell’ultima cena discorso di glorificazione eucaristica.
- L’Apocalisse: et lucerna ejus est Agnus.
- I testi luminosi di S. Tommaso (tutta la teologia dei sacramenti e
del culto ha per centro l’Eucarestia: è il centro attorno a cui si edi-
fica il culto e la Chiesa. Ed è il centro stesso della città, la finalità
stessa della città (idem finis unius et moltitudinis): la Festa del Cor-
pus Domini nell’ufficio e nel disegno tomista: lauda Sion Salvatorem
lauda ducem et pastorem.6

Altri capitoli sono formati da una serie di pensieri, giustapposti


l’uno all’altro, senza alcun apparente nesso di contenuto; altri ancora,
sono un elenco di lunghe citazioni o di richiami alla realtà della società
e della chiesa fiorentina (istituzioni, persone, eventi, ecc).
L’amore per Firenze che anima e si diffonde in tutto il testo, a
volte con slanci davvero appassionati:

«Firenze cristiana (Jesus Christus Rex Florentini populi), edificata sul-


l’Eucarestia, sul culto, sulla liturgia (sulla processione eucaristica).
Ricondurre il popolo fiorentino e la città alla consapevolezza di
questi suoi fondamenti: riportare il popolo fiorentino in cattedrale,
attorno all’Eucarestia, al Vescovo, alla liturgia (presenza del Sindaco
e del gonfalone; l’Eucarestia in P. Vecchio (benedizione etc.; la S.
Messa per Savonarola) (SS. Annunziata). Riflesso (in questo senso)
della città celeste: […] – è il Paradiso?»7.

si allarga e si ritrova, fiorisce quasi, in un amore più vasto e uni-


versale:

6
Idem.
7
Idem. L’intensità del desiderio di La Pira mi ricorda quella di un altro grande fioren-
tino “adottato”, il poeta Mario Luzi che in occasione del Giubileo del 2000 compose
una cantata sacra dal titolo Opus florentinum per celebrare la cattedrale di Santa Maria
del Fiore e la città di Firenze.

7
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

«Non solo Firenze ed il popolo fiorentino riportati in Cattedrale:


ma tutte le città della terra (Convegno dei Sindaci) e tutti i popoli
della terra (Convegni per la pace e la civiltà cristiana). La presenza
in Cattedrale, attorno all’Altare, come il fatto centrale, orientatore,
finale, illuminante (lucerna ejus est Agnus) di questi convegni (lumen
ad illuminationem gentium)»8.

Se nel primo La Pira appare come un padre premuroso della sua


città, nel secondo si mostra, come ispirato profeta, quel “costruttore
di ponti”, quell’uomo della pace e della concordia tra tutte le genti
che il mondo intero ha conosciuto e apprezzato.

La verità del messaggio salvifico cristiano; l’Eucarestia centro e fon-


damento del Corpo mistico della Chiesa; la vocazione universale alla san-
tità; il legame indissolubile tra carità e fede, tra grembiule e stola, tra pane
e Parola; la comunione reale e non immaginata tra vivi e morti; la fiducia
nella risposta positiva del popolo fiorentino alla solidarietà e alla speranza;
il radicamento nel terreno più fecondo della tradizione teologica e spiri-
tuale cristiana; le amicizie, le relazioni, la stima verso i tanti contemporanei
i cui nomi ritornano più volte negli appunti… sono davvero tanti i temi
intravisti, annunciati e appuntati su questo umile taccuino che sarebbe
dovuto diventare una biografia ma che non è mai diventato un libro.

Ma forse è meglio così: l’umiltà formale (appunti) e la povertà


materiale (taccuino) del testo ritrovato, credo che si addicano meglio
di tanti altri importantissimi scritti (discorsi, lettere, ecc.) alla figura,
allo stile di vita e alla spiritualità di Giorgio La Pira. Mi piace pensare,
infatti, che il libro più bello che il Servo di Dio abbia mai scritto è stato
quello della sua vita. E questa non è rimasta un appunto, una raccolta
di pensieri o di desideri, un fragile taccuino, ma si è compiutamente
realizzata nella bellezza e nella forma dell’unico vero Libro che conta,
l’unico che ci legge (oltre ad essere letto…), quello del Vangelo.

Fr. Gianni Festa OP


Postulatore Generale dell’Ordine dei Predicatori

8
Idem.

8
IN AEDIFICATIONEM
CORPORIS CHRISTI

Introduzione
Quando pensai alle cose da dire, vidi, riflettendo, come un libro
formato da tanti capitoli e reso unitario da una finalità sola, da una
ispirazione sola, da una intuizione sola, da una unica idea. Un libro
che si potrebbe intitolare così: In aedificationem corporis Christi.
Non volevo, poi riflettei: nulla è casuale: come un invito a ricapito-
lare: a vedere attorno all’asse di San Procolo come un libro nei capitoli
del quale è scritta tanta parte della storia fiorentina di questi venti anni.

Perché questo è stato sempre e solo lo scopo della nostra azione:


rivelare i misteri del cristianesimo ed operare, perciò, per la edifica-
zione del corpo di Cristo. Perché questa è la volontà di Dio e la esi-
genza stessa dell’uomo, della società e della civiltà umana: edificare
il corpo di Cristo e su questa roccia – e sul modello di essa – edificare
la città dell’uomo.
Vediamolo.

Capitolo primo
Questa è la Messa della domenica a SS. Apostoli ed a Badia:
a) La fedeltà e la gioia con cui si ritorna: sempre nuova da 25 anni!
b) “struttura” della Messa: la “partecipazione” al Sacrificio da
parte di tutti (compartecipazione: canti e preghiere adeguate).
c) la partecipazione alla comunione eucaristica (frequenza dei
sacramenti).
d) la benedizione del pane – ... salus mentis et corporis – (non ven-
gono per un pezzo di pane!).
e) sguardo sul mondo (santi della settimana; avvenimenti della
Chiesa, delle nazioni, dell’Italia, di Firenze; di ciascuno di noi;
senso cioè della cattolicità). Poi a S. Procolo (visite etc.).

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

f) quanta storia attorno a questo “punto”. Eventi ed uomini in


questi 25 anni (Papini, Mounier, ebrei etc. etc.).
g) Sarti (e tanti altri) in Paradiso.
h) una autentica famiglia cristiana: si viene perché ci si vuol bene:
ricchi e poveri: artisti e uomini qualunque: giovani e vecchi etc.
Non vengono “pel pane”: è un riflesso ideale – in qualche modo
– della primitiva comunità cristiana (Atti degli Apostoli).

Circa trenta anni: non è un giorno! Perseverare in tanti mutamenti,


in tanti eventi storici, politici: in tanti mutamenti di generazioni. Senza
presidenti, senza cassieri, senza cassa e senza organizzazione fissa e
senza tessere: non si può non dire Sacramentale: se dura è segno che
Dio la benedice! Digitus Dei est hic.

Come nacque? Perché nacque? Dove prese radice? L’immagine


del libro: un libro unico, con tanti capitoli e un capitolo introduttivo.
Sempre viva, “strutturata” bene: tutti partecipi dello stesso Sacrificio
(preghiere e canti adeguati): tutti vanno via felici. Portano anche un
pane: ma è un pane benedetto: salute del corpo e dell’anima!
Commento dei fatti della settimana (il Papa, la Chiesa, i Cardinali
Mindszenty e Wyszyński (i cattolici di oltre cortina), Firenze, gli stati,
le nazioni (anche Israele, Arca), l’Europa, la civiltà (Ungheria, Polonia);
i santi della settimana e gli avvenimenti della settimana. Tutto lo spazio
della Chiesa; la repubblica di S. Procolo che ha relazioni con la Sede
Apostolica! (Mons. Montini).

Capitolo secondo
Perché nacque (cioè la causa finale)?
Nacque da una intuizione – diciamo così – di un bisogno che ci
parve essenziale nel nostro tempo (anno 1934 e successivi): valore
della persona, valore della comunità, assistenza, ecc.: quella cioè di
centrare la nostra azione di apostolato – che già svolgevamo – sul-
l’Eucarestia (sacrificio e sacramento) e di connettere ad essa, organi-
camente, come nelle prime comunità cristiane, le opere di carità.

Per un complesso di cause – di cui la principale era la luce dello


Spirito Santo: le altre, le condizioni intellettuali, religiose, sociali del

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Giorgio La Pira

tempo in cui si viveva (fascismo: assistenzialismo etc.: falsa comunità)


– “scoprimmo” per così dire che il centro e la sostanza del cristiane-
simo e che il fine di ogni apostolato era l’Eucarestia, in quanto sacri-
ficio e sacramento insieme. Che i cristiani sono tali se aggregati al
Corpo di Cristo, deputati essi pure al culto cristiano, compartecipi
dello stesso sacrificio e della stessa comunione.
Ci apparve allora chiaro nella mente il valore di attualità che aveva
– proprio in quel tempo di errori, di odio, di divisione e di guerra – il
testo degli Atti degli Apostoli: Erant autem perseverantes in doctrina apo-
stolorum et communicatione fractionis panis et orationibus ... et habebant
omnia communia … et dividebant illa omnibus, pro ut cuique opus erat. (At
2, 42-45). Una esperienza in certo modo similare avrebbe potuto costi-
tuire un lievito molto vivo ed efficace in quel periodo triste.
E ci apparve altresì chiaro che tutto il cristianesimo – e l’aposto-
lato che vi si connette – ha nell’Eucarestia (sacrificio e sacramento)
il suo centro: e che bisognava perciò convergere decisamente verso
di esso.

Testi luminosi di San Tommaso:

–I–
In hoc sacramento totum mysterium nostrae salutis comprehenditur …
ideo prae caeteris sacramentis cum majori solemnitate agitur. (Summa
III, 83, 4)

–II–
...Eucarestia est sacramentum totius ecclesiasticae unitatis. [III, 83, 4, 3°]
Unus panis, et unum corpus multi sumus, omnes qui de uno pane et de
uno calice participamus. [I Cor. X, 17]

–III–
Simpliciter loquendo, sacramentum Eucharistiae est potissimum inter alia
sacramenta. [I, 65, 1] … omnia alia sacramenta ordinari videntur ad hoc
sacramentum sicut ad finem. [ibidem]

–IV–
Ex quo patet quod Eucharistia sit sacramentum ecclesiasticae unitatis.
[III, 73, 2]

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

–V–
... res sacramenti est unitas corporis mystici, sine qua non potest esse
salus. [III, 73, 3]

–VI–
Hoc sacramentum habet triplicem significationem. Unam quidem respec-
tu preteriti, inquantum scilicet est commemorativum dominicae passionis
quae fuit verum sacrificium … et secundum hoc nominatur sacrificium.
Aliam autem significationem habet respectu rei praesentis, scilicet eccle-
siasticae unitatis, cui homines congregantur per hoc sacramentum et
secundum hoc nominatur communio vel synaxis (…) Tertiam signifi-
cationem habet respectu futuri…… est praefigurativum fruitionis Dei,
quae erit in patria. [III, 73, 4]
(Triplice “valore”: sacrificio, comunione, gloria: passato, presente,
futuro: O sacrum convivium in quo Christus sumitur: recolitur memoria
passionis eius, mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur).

Gli avvenimenti della Chiesa [S. Padre] e del mondo visti a questa
luce: come avvenimenti nel corpo mistico di Cristo [la Chiesa, i
popoli e le nazioni].
[III, 8, 3] … membra autem corporis mystici non sunt omnia simul: neque
quantum ad esse naturae, quia corpus Ecclesiae constituitur ex hominibus
qui fuerunt a principio mundi usque ad finem ipsius; neque etiam quan-
tum ad esse gratiae, quia eorum etiam qui sunt in uno tempore, quidam
gratia carent postmodum habituri, aliis eam iam habentibus …… sic ergo
dicendum est quod, accipiendo generaliter secundum totum tempus mundi,
Christus est caput omnium hominum, sed secundum diversos gradus.

Homo autem fidelis ad duo deputatur: primo quidem, et principaliter, ad


fruitionem gloriae: et ad hoc insigniuntur signaculo gratiae … …. Secundo
autem deputatur quisque fidelis ad recipiendum vel tradendum aliis ea
quae pertinent ad cultum Dei: et ad hoc proprie deputatur character sacra-
mentalis. Totus autem ritus Christianae religionis derivatur a sacerdotio
Christi. [III, 63, 3]

Sacramenta novae legis ad duo ordinantur: videlicet ad remedium contra


peccata, et ad perficiendum animam in his quae pertinent ad cultum Dei
secundum ritum christianae vitae. [III, 63, 1] e [III, 62, 5]
Gratia autem sacramentalis ad duo praecipue ordinari videtur: videlicet
ad tollendos defectus praeteritorum peccatorum …… et iterum ad perfi-
ciendum animam in his quae pertinent ad cultum Dei secundum religio-

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Giorgio La Pira

nem christianae vitae. Manifestum est autem …… quod Christus liberavit


nos a peccatis nostris …… similiter etiam per suam passionem initiavit
ritum christianae religionis offerens seipsum oblationem et hostiam Deo
…….

Tota Christi humanitas, secundum scilicet animam et corpus, influit in


homines et quantum ad animam et quantum ad corpus, sed principaliter
quantum ad animam, secundario quantum ad corpus. Uno modo, inquan-
tum membra corporis exhibentur arma iustitiae in anima existenti per
Christum, alio modo inquantum vita gloriae ab anima derivatur ad corpus.
[III, 8, 2].

Il cristianesimo è tutto nell’Eucarestia (in hoc sacramentum etc.): e


l’apostolato è “convergenza” verso l’Eucarestia. Così si edifica il corpo
di Cristo, il popolo cristiano, la città di Dio e, nel suo modello, la città
umana. L’apostolato ha per fine la edificazione del corpo di Cristo:
l’Eucarestia organizza il popolo del Signore, edifica la città, i popoli e
le nazioni e le civiltà (in aedificationem corporis Christi) come l’Arca:
convergenza verso di essa.

Tutto questo anche come risposta agli immensi errori dottrinali


del tempo:
• errori concernenti il cristianesimo (come fatto estrinseco e raz-
ziale)
• errori concernenti la concezione intiera del mondo (Hegel, Marx)
(razzismo etc.)
• errori concernenti la comunità, lo stato etc.

Centrare, perciò, sull’Eucarestia e connettere ad essa, organica-


mente la nostra opera di carità.
Così il fine si precisava: in aedificationem Corporis Christi.

Cosa è un popolo cristiano?


• Una mobilitazione unita nel comune Sacrificio eucaristico.
• Questo un popolo, una Chiesa; Cristo unisce, edifica.
• E questo popolo diventa poi città, società, nazione, e fiorisce
nella civiltà.
• Et radicavi in populo honorificatio. Un popolo definito, unito, dal-
l’Arca e dalla “tenda di Dio”.

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

La “scoperta” (graduale) dell’Eucarestia (in quanto sacrificio e


sacramento: ed in quanto perciò centro dei sacramenti e finalità stessa
della liturgia e della Chiesa) è:

a) sacramentum unitatis ecclesiae


b) sacramentum (in certo senso, quodammodo) unitatis civitatis
c) sacramentum (…) unitatis civitatum
d) sacramentum (…) unitatis nationorum et populorum

Perché ogni popolo – e perciò ogni città ed ogni nazione – ha alla


sua radice (come Israele) un mistero religioso (l’Arca di Dio) di cui è
portatore ed irradiatore. Da questo mistero religioso, appunto, i popoli
derivano la loro unità, la loro finalità, la loro vocazione e la loro mis-
sione e responsabilità storica.

La grandezza e la decadenza di un popolo – di una città, di una


nazione – sono in funzione della fedeltà di tale popolo alla vocazione e
missione religiosa e spirituale a lui confidata. Ora questo mistero reli-
gioso è pei popoli cristiani l’Eucarestia e la Chiesa che vi si edifica.

***

Omnia traham ad meipsum (sacramentum unitatis totius mundi!)


Ego lux mundi
Ego unitas mundi
ut fiat unum ovile et unus pastor

Capitolo terzo
Ma quale era questa azione apostolica nella quale eravamo impe-
gnati? Le conferenze vincenziane e la finalità precisa cui miravano: le
opere di misericordia (corporale e spirituale) come strumenti per custo-
dire ed accrescere in noi la grazia e per “canalizzarla” “(veicolarla)” –
per così dire – agli altri (come Ozanam pensava).
Quindi: la Conferenza come schola divini servitoris (S. Benedetto),
come cantiere per edificare in noi e negli altri il regno di Dio. La “sco-

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Giorgio La Pira

perta” della grazia quale essenza del cristianesimo (S. Tommaso: id


quod est etc.).
Struttura e finalità delle Conferenze: storia di esse; (breve ricordo etc.).

Come nacque (1933–1934): da un approfondimento – per così dire –


dei fini soprannaturali delle Conferenze di S. Vincenzo (studenti medi,
universitari, professionisti, artisti, sin dal 1929), (D. Bensi, P. Boschi, P.
Monaco, P. Bassi, Mons. Bonardi, P. Kai etc.), (1928 sgg. P. Sardi). Confe-
renze che poggiavano saldamente sulla “scoperta” fondamentale allora
da noi giovani fatta dell’essenza del cristianesimo: la grazia [Id quod est
potissimum in lege novi testamenti … est gratia Spiritus Sancti quae datur
Christi fidelibus].

I temi della grazia e della vita interiore (l’acqua viva; la perla preziosa;
il mistero della presenza trinitaria; il Vangelo di S. Giovanni; S. Paolo
etc.). I nostri libri, allora: Cristo vita dell’anima, del Marmion; L’anima del-
l’apostolato dello Chautard; La vita interiore semplificata del Tissot; Francesco
Olgiati; Cristo nei suoi misteri, del Marmion.

Quindi: libri sull’orazione (S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Bo-


naventura, S. Ignazio di Loyola, S. Francesco di Sales etc.) e vita di orazione
(Esercizi Spirituali, frequenza eucaristica, ritiri, ore di adorazione, Certose
e così via).
(Congregazione Mariana, P. Monaco, P. Peruffo, PP. Scolopi, S. Gio-
vannino Scolopi, P. Bassi, Mons. Arturo Bonardi, Bensi, S. Marco, S. Do-
menico etc. Certose, D. Moresco etc.) (P. Pesce, P. Rozzi, P...; etc.) (S. Messa
mensile in Arcivescovado) (la domenica catechismo in diocesi) (S. Messa
comune in S. Giovanni e S. Michelino degli Scolopi).
Le conferenze vincenziane (secondo, del resto, Ozanam): schola divini
servitori: per custodire ed accrescere la grazia in noi (e, quindi, l’unione
con Dio; la vita interiore, strumento, cioè, di santificazione) e per “veico-
larla”, per trasmetterla agli altri.
Le opere di misericordia (la visita a domicilio, atto fondamentale) come
lo strumento essenziale, in certo modo, in questa canalizzazione della grazia:
quasi segno sensibile della grazia invisibile (teologia del segno).

***

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

Bellezza e fecondità irradiatrice di questo ideale

- la “prosperità” spirituale delle Conferenze


- bellezza di questo cristianesimo pieno di freschezza interiore e
ricco di opere fraterne
- luce irradiata ed amore diffuso nelle zone periferiche della città
(S. Frediano, case popolari, dormitorio pubblico) catechismi in
casa
- Esercizi dei poveri (dai gesuiti)
- feste comuni
- un lievito divino nel mondo
- Differenziati dall’assistente sociale, dalla assistenza sociale: por-
tatori di Cristo, della grazia di Cristo: et duxit eos ad Jesum
- vocazioni religiose nella Conferenza: P. Pesce, P. Rozzi, P…; fran-
cescani; carmelitani; domenicani etc.

Punto fermo: veni ut vitam habeant et abundantius habeant (la gra-


zia).

***

Iniziative connesse

Carceri
catechismi domenicali in diocesi
Ospedali
Esercizi spirituali per professionisti ed artisti a S. Miniato
Esercizi spirituali per professori universitari a S. Miniato
“Frontespizio” (Papini, Bargellini, Lisi, Betocchi, Parigi, Fallacara
etc. e tanti altri)
Conferenza “di Frontespizio” (S. Bernardino)
(P. Cordovani)
(P. Boyer)
(Don Siri)
(Arcivescovo)
(P. Buzzetti)

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Giorgio La Pira

Assisi (D.Pignedoli)
(D. Costa etc.)
Camaldoli

***

Il fine: sempre ed ovunque lo stesso: rivelare il mistero della grazia


e della vita interiore, cioè l’essenza del cristianesimo.
Quindi: l’orazione (dal gran mezzo della preghiera di S. Alfon-
so!).
Dalle più umili condizioni sociali sino ai vertici della vita culturale
e sociale lo scopo sempre lo stesso: sempre la stessa finalità: sei maestro
in Israele e ignori queste cose? Si scires donum Dei!
Tutto ciò, anche, inquadrato nel tempo di allora: “laico” fascista,
razzista, naturalista, hegeliano etc. Proprio per questo, marcare con
accentuazione il fine unico e sostanziale del cristianesimo: unione con
Cristo in Dio (la grazia!).
Unum necessarium

***

Il “fascismo”, estromettendoci dalla vita sociale e politica, permise


– di riflesso – questo immenso bene: che ci dedicassimo alla ricerca,
alla scoperta ed alla custodia dell’unico necessario (quello, forse, che
sta oggi avvenendo nei paesi comunisti).
Comprendemmo che tutta questa azione di ampio raggio aveva
bisogno di un centro: in aedicationem Corporis Christi.
Edificare sulla roccia della Eucarestia, che è Cristo stesso.
Costruire un “popolo” una comunità avente come centro, Cristo
medesimo: cioè l’Eucarestia (In aedificationem Corporis Christi).
Il testo degli Atti degli Apostoli e i testi di S. Tommaso.

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

Capitolo quarto
L’azione. Le reti stese: in quale mare? (Ubi Christus non est nomi-
natus!) (sovratutto verso coloro che non appartenevano a “nessuno”:
Dormitorio pubblico; D. Bensi).
Il testo dell’Evangelo (exi cito in plateas .... ut impleatur domus
mea).
Le prime esperienze (invito personale al dormitorio; alle cucine
economiche etc.) (alle porte dei conventi).
Fare delle pietre abbandonate delle pietre vive del Corpo di Cri-
sto a S. Procolo (Priore di Badia e sua carità)
(Don Brignole)
(Gesuiti, domenicani, serviti, etc. etc.)
La crescita rapida il sabato sera; la visita a domicilio; il Rosario
mensile

S. Procolo e Badia
S. Stefano e Badia
SS. Apostoli e Badia

La crescita, cioè, del granello di senapa. Avevamo centrato bene.


Ego plantavi, Apollus rigavit, Deus autem incrementum dedit

Convergenza delle nostre conferenze verso S. Procolo


Convergenza dell’A.C.
Convergenza ed interesse della città cattolica
S. Messa mensile in Arcivescovado

S. Procolo (Badia, SS. Stefano, SS. Apostoli) come asse attorno a


cui si muovono – per così dire – gli eventi più drammatici della storia
di Firenze:

Dal ‘38 in poi (il pane che manca)


la guerra (gli ebrei, i perseguitati politici)
Principî
8 settembre (la Provvidenza!)
crolli di Firenze
liberazione di Firenze (1944: Assunta)

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Giorgio La Pira

Tutti a Badia (artisti, etc. politici etc.)


il foglio di “Badia”

Problemi nuovi: edificare la città, edificare lo stato, edificare le


nazioni e le civiltà.
I cattolici chiamati per la prima volta alla direzione della cosa
pubblica. Che fare? Come edificare? Con quale criterio e con quale
misura?

Liberalismo
socialismo
marxismo comunista
(Instaurare omnia in Cristo)

L’Eucarestia (la S. Messa di Badia) ci fornì la risposta. La città ter-


rena si illumina della città celeste.
Scoprimmo che l’Eucarestia era non solo ciò che costituiva l’unità
(e la comunione) della Chiesa, ma altresì aveva costituito l’unità dei
popoli cristiani, delle città cristiane (cattedrali, monasteri etc.) delle
nazioni cristiane e delle civiltà cristiane (specchio di essa, riflesso civile
e culturale e sociale e artistico etc. di essa).
L’eucarestia aveva davvero illuminato il mondo (Ego lux mundi)

La summa di S. Tommaso (Dante)


Le cattedrali, Summa S. Tommaso in pietra
I monasteri
La misericordia
Le città cristiane (Firenze)

Il “tempo” nostro (1928 – 1934 – 1940 – 1943 – 1944).


Analisi del tempo nostro. Le dimensioni ideologiche (marxismo,
fascismo, nazismo hegeliano, liberalismo, materialismo storico e dia-
lettico etc.); culturali (tramonto dell’Occidente, difesa dell’Occidente
di Maria; Huizinga; etc.), sociali (disoccupazione; miseria; etc.); eco-
nomiche (liberismo, corporativismo, collettivismo); politiche (fascismo,
nazismo, comunismo), storiche (la guerra!) Etiopia prima, poi il
mondo.

19
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

Capitolo quinto
Struttura della S. Messa di Badia. Tutti gli ordini rappresentati: i
poveri; i ricchi; gli artisti, (Papini, Michelucci, Lisi, Rosai, Betocchi,
Bargellini, (Calamandrei), Parigi, Conti, Fallacara); i professionisti
(Parigi, Meucci, Cavini, Masini) cioè giudici, avvocati, ingegneri, pro-
fessori; gli industriali; operai; studenti, etc.
Anche: Principî
La rivista: Badia
Tutti gli “ordini” della “civiltà” terrestre, del corpo sociale (operai
e industriali; artisti ed uomini di cultura; studenti ed insegnanti; uomi-
ni della politica e delle attività sociali etc.) rappresentati; ed anche
ebrei, non cattolici.

***

Gli artisti fiorentini e “Badia”

***

Una ipotesi di lavoro: se Cristo è il centro della storia e il centro


della città, della civiltà, delle nazioni, degli stati non si può non edifi-
care che sopra di lui (casa fondata sulla roccia) (pietra d’angolo). Una
città che non ha questo fondamento è destinata a sicura rovina (... si
scires!)
Ma in concreto che significa Cristo centro della città e sua pietra
d’angolo, suo fondamento? Dove è Cristo? Dove si trova – visibilmente
– questo centro unificatore, questa pietra d’angolo, questa roccia? Dove
è questa lampada che illumina la città (et lucerna ejus est Agnus)? Come,
concretamente, fare il collegamento organico fra Cristo e la città e tutti
gli ordini e gli elementi di cui la città consta (e le nazioni e lo Stato e
le civiltà)?

***

20
Giorgio La Pira

La “scoperta” dell’Eucarestia proprio come la pietra d’angolo in


cui si edifica la città, come la roccia su cui si edifica la città, come la
luce di cui la città si illumina in tutti i suoi ordini ed elementi, come
la causa esemplare da cui trae unità, bellezza, amore e pace la città
umana.
- Il testo degli Atti degli Apostoli (L’Eucarestia centro della società
nuova)
- Il Vangelo di S. Giovanni: i testi eucaristici in stretta connessione
con la glorificazione di Cristo e con la Città celeste [et ego resuscitabo
eum in novissimo die …. ut ubi ego sum illi sint et videant etc.]
- Il discorso dell’ultima cena discorso di glorificazione eucaristica
- L’Apocalisse: et lucerna ejus est Agnus
- I testi luminosi di S. Tommaso (tutta la teologia dei sacramenti
e del culto ha per centro l’Eucarestia: è il centro attorno a cui si
edifica il culto e la Chiesa. Ed è il centro stesso della città, la fina-
lità stessa della città (idem finis unius et moltitudinis): la Festa del
Corpus Domini nell’ufficio e nel disegno tomista: lauda Sion Sal-
vatorem lauda ducem et pastorem
- L’esperienza storica della civiltà cristiana: le piccole città mona-
stiche edificate attorno all’Eucarestia ed al culto (Liturgia): le
città cristiane e la civiltà cristiana attorno alla cattedrale (cioè
attorno all’Eucarestia ed al culto). (intuizione di S. Benedetto e
di tutta la tradizione benedettina).
- L’esempio visibile di Firenze
- Clodoveo a Reims: è il Paradiso?
- Chartres e le cattedrali di Francia

Quindi: l’Eucarestia col culto e la liturgia che vi si riferisce (cioè


la Chiesa tutta) è la città celeste visibile sulla terra: strutturata visibil-
mente, in guisa da specchiare l’unità, la bellezza, la pace, l’amore,
l’adorazione, la gioia della città eterna.
Clodoveo: – è il Paradiso?
Questa “città celeste” pellegrinante in terra è la lampada che fa
luce alla città terrena. Ecco la lampada, ecco la pietra d’angolo, ecco il
centro, ecco la roccia cui deve riferirsi, per essere salda, la città terrena.
Cristo è qui. Sappiamo perciò dove trovarlo, visibilmente.
Dialogo col Card. Mimmi a Roma 1944. Cosa è la Chiesa? La cat-
tedrale di Roma e attorno ad essa tutte le cattedrali della terra.

21
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

- Cosa è la città cristiana? La città che ha per centro interiore ed


esteriore (urbanistico) la cattedrale.
- Cosa è la nazione cristiana? Tutte le città cristiane di un popolo
determinato, in una terra determinata, collegate anche da una
storia unica che le unisce nelle generazioni e nel tempo.
- Cosa è la civiltà cristiana? Tutte queste nazioni insieme viste nei
vari “livelli”: dall’economico al sociale, al politico, all’artistico:
in quanto si illumina della luce di Cristo (della cattedrale).

Cioè: l’Eucarestia e la Chiesa che essa edifica e la città che essa


edifica e la nazione che essa edifica e la civiltà che essa edifica ed illu-
mina: et lucerna ejus est Agnus
Ego lux mundi
Qui sequitur me ... sed habet lumen vitae

L’Eucarestia edifica in terra la città celeste: effettivamente, essa


edifica la città di Dio in terra, perché edifica il culto di Dio (lettera agli
Ebrei, S. Teresa)
Edifica, in terra, la celeste Gerusalemme (con l’adorazione di Dio).

***

- Eucarestia e resurrezione in S. Giovanni


- Dall’Eucarestia alla Trinità (Scheeben)
- Tutta la spiritualità benedettina
- la Chiesa (De Lubac) (Scheeben)

***

Tutto ciò è prefigurato nell’Antico Testamento.


Il centro la pietra, la luce, la roccia, di Israele è l’Arca (con la legge)
ed il Tabernacolo che la contiene ed il culto e la liturgia che vi si svolge.
Il centro, la pietra, la luce, la roccia di Gerusalemme è il tempio
con l’Arca che esso contiene e il culto e la liturgia che vi si svolge.

22
Giorgio La Pira

La città e la civiltà di Israele (il popolo e la nazione di Israele)


hanno nel tempo, nel culto, nella liturgia il loro centro propulsore, la
loro lampada illuminante.
L’Antico Testamento visto alla luce dell’Eucarestia assume la sua
piena significazione e la sua totale luce (non veni solvere sed adimplere).
I profeti ed il culto a partire dall’esilio (Ezechiele; II Isaia; Aggeo;
Zaccaria; Malachia; Joele, II Zaccaria; Daniele)

Capitolo sesto
Come edificare?
Esdra e Nehemia: il tempio prima e poscia la città attorno al tempio.
Centrare sull’Eucarestia: sacramentum ecclesiae unitatis
anche sacramentum unitatis civium
sacramentum corporis mystici

Capitolo settimo
La città, unità organica
il testo di S. Tommaso (funzione e posto del capo nel corpo sociale)

Capitolo ottavo
La città terrena riflesso di quella celeste.
Un popolo (autentico) si radica nel mistero di Dio (l’Arca) di cui
è portatore, da cui trae la sua vocazione, la sua missione (storica) e la
sua responsabilità (storica).
Si scires! Come Israele, che è misura e tipo per tutti i popoli.
L’Arca = l’Eucarestia (si radicano in Cristo, portano Cristo e da
Cristo traggono la vocazione, la missione, e la responsabilità storica).
L’Eucarestia unità delle nazioni.

Capitolo nono
Firenze cristiana (Jesus Christus Rex Florentini populi)
- edificata sull’Eucarestia, sul culto, sulla liturgia (sulla processione
eucaristica)

23
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

- Ricondurre il popolo fiorentino e la città alla consapevolezza


di questi suoi fondamenti: riportare il popolo fiorentino in
cattedrale, attorno all’Eucarestia, al Vescovo, alla liturgia
(presenza del Sindaco e del gonfalone; l’Eucarestia in P. Vec-
chio (benedizione etc.; la S. Messa per Savonarola) (SS.
Annunziata).
- Riflesso (in questo senso) della città celeste: Clodoveo: – è il
Paradiso?
- Non solo Firenze ed il popolo fiorentino riportati in Catte-
drale: ma tutte le città della terra (Convegno dei Sindaci) e
tutti i popoli della terra (Convegni per la pace e la civiltà cri-
stiana). La presenza in Cattedrale, attorno all’Altare, come il
fatto centrale, orientatore, finale, illuminante (lucerna ejus est
Agnus) di questi convegni (lumen ad illuminationem gentium).
- (La Signora Bogomolova: non dimenticherò mai!).

Tutti i fatti di Firenze (Pignone, Cure, case, requisizioni, etc.


etc., convegni, artigianato etc., maggio etc.) coordinati attorno a
questa “tesi”: attorno alla Cattedrale, attorno all’Eucarestia.
La misura sempre la stessa; la misura di S. Procolo.

C’è continuità

Da S. Procolo (la S. Messa Sacramentum unitatis)


alla Cattedrale (S. Giovanni, S. Messa per Convegni Pace e
Civiltà Cristiana – unità dei popoli attorno a Cristo)

a S. Francesco (Sindaci delle capitali) – unità delle città attorno


a Cristo

a Palazzo Vecchio (benedizione Eucaristica 1952 – S. Messa pel


Savonarola)

Cattedrale SS. Annunziata feste fondamentali dell’anno


S. Marco
(Pacciardi, Gronchi: visione missionaria di La Pira).

24
Giorgio La Pira

Capitolo decimo
L’idea madre: polemica con la società laica, anticristiana: ritorno a
Cristo: edificazione della comunità religiosa e, per riflesso, della comunità
civile della città di Dio (il tempio) e, per riflesso, della città dell’uomo.
In aedificationem corporis Christi.

Capitolo undicesimo
Questa misura eucaristica è la misura per edificare la nuova civiltà
(popoli africani ed asiatici) e per preparare ai popoli che abitano la
città comunista la nuova città cristiana.

Capitolo dodicesimo
In aedificationem corporis Christi
a) le Conferenze di S. Vincenzo: la grazia
b) l’Eucarestia centro unificatore (la S. Messa)
c) espansione di questa unificazione e di questa edificazione
d) asse – in qualche modo – degli avvenimenti cittadini
e) misura per edificare la città nuova (Esdra e Nehemia)
f) unità e bellezza della città, unità e bellezza delle città del
mondo, unità e bellezza delle nazioni
g) S. Procolo, sta!

Il fine: in aedificationem corporis Christi (per noi e per gli altri)

(sacrificium – communio)
l’Eucarestia (sacrificio e sacramento) come l’asse attorno al quale
si ricompongono i valori
– si riedifica la comunità cristiana (omnia communia) (Atti apostoli)
– si riedifica, di riflesso, la comunità civile
– si esercita la carità autentica, virtù teologale
– si riedifica la civiltà
– si dà l’essenza del cristianesimo.

Inquadrata nella crisi del tempo e nelle finalità ricostruttive dei


cristiani: cominciare dal tempio (Nehemia).

25
Postfazione

«Vedere attorno all’asse di San Procolo come un libro nei capitoli del
quale è scritta tanta parte della storia fiorentina di questi venti anni». È la
persuasione che anima Giorgio La Pira nel vergare queste note, qui
per la prima volta pubblicate, che costituiscono la traccia per un’“auto-
biografia di Firenze”. “Autobiografia”, per una città, è certamente un
antropomorfismo azzardato, ma in questo caso ci troviamo davanti ai
pensieri di colui che, oltre che Sindaco, fu una della “anime” di Firenze,
durante i decenni centrali del XX secolo. La Pira, ovviamente, non
esaurisce la storia cittadina e le sue pagine non riflettono che un fram-
mento temporale, sebbene importante, della coscienza collettiva. Si
tratta, tuttavia, di riconoscere e valorizzare un lascito impegnativo su
cui – ne sono convinto – è possibile reperire risorse importanti per
affrontare le sfide, per tanti versi inedite, che caratterizzano il vissuto
civile ed ecclesiale della Firenze di oggi e non solo.

Il termine penultimo – perché quello ultimo resta la città celeste –


dell’itinerario che La Pira propone è l’edificazione di una città. Dal-
l’Eucaristia viene generata una Chiesa comunità, popolo con al centro
Cristo, che si propone come lievito di una città davvero umana perché
si comprende come “unità organica”. Le “città sono vive”, diceva La
Pira: la nostra esistenza di uomini e donne si esplica dentro contesti
di legami che, nel succedersi delle generazioni, attraversano il tempo
e portano impresso – nell’urbanistica, nell’architettura, nella cultura
popolare, nei monumenti del pensiero – il valore che si attribuisce
all’esistenza dell’uomo, alle sue relazioni con gli altri, con la natura e
con Dio. Senza “meditazione” personale e collettiva sul valore della
vita umana, del farsi prossimi, del creato e della trascendenza è, infatti,
estremamente difficile costruire consenso su come far fronte alle que-
stioni improcrastinabili della distribuzione socialmente ed ecologica-
mente sostenibile della ricchezza offerta dalla terra e dall’ingegno
dell’uomo, della compresenza di culture diverse, di dialogo tra le reli-

46
Giorgio La Pira

gioni, dell’organizzazione pacifica della convivenza umana a livello


globale e all’interno delle singole compagini, compresa la questione
della tenuta e dello sviluppo delle democrazie.
Ecco che l’“autobiografia” della Firenze lapiriana diventa estre-
mamente eloquente, centrata com’è sulla “fraternità”, categoria che
Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb
hanno riportato al centro del dibattito sulla convivenza mondiale –
così si apre il Documento da loro condiviso: «La fede porta il credente a
vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che
ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua
Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana,
salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, spe-
cialmente le più bisognose e povere»1 – e su cui la pandemia ha presentato
il conto: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e
disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a
remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda»2.

«La città – diceva La Pira in occasione dell’inaugurazione del nuovo


quartiere dell’Isolotto il 6 novembre 1954 – è una unità organica che
presenta ai suoi membri presenti e futuri […] tutti gli elementi essenziali
per il sereno sviluppo della loro vita: la struttura stessa urbanistica è fatta
per una finalità profondamente umana e cristiana: stabilire, cementare,
accrescere, fra i membri della città, una comunione fraterna di vita»3.

L’asse centrale dell’“autobiografia” della Firenze lapiriana è la Messa


di San Procolo: una provocazione per credenti e non credenti. Oltre alla
dimensione ecclesiale, infatti, l’Eucarestia contiene – nella riflessione di
La Pira – una dimensione politica su cui il Sindaco costruì la sua azione
pubblica. E proprio alla Messa di San Procolo questi appunti lapiriani
riconducono l’intero sviluppo dell’azione sua e di quanti a lui si unirono
– “i poveri, i ricchi, gli artisti, i professionisti, i professori, gli industriali,
gli operai, gli studenti…”, così egli li elenca –, dall’impegno formativo e

1
Documento sulla “Fratellanza umana per la Pace mondiale e la convivenza comune”, Abu
Dhabi, 4 febbraio 2019.
2
PAPA FRANCESCO, Meditazione al Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia,
Roma, 27 marzo 2020.
3
Giorgio La Pira Sindaco, I, Cultura Nuova Editrice, Firenze 1988, p. 480.

47
IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

dalla costruzione di una forte interiorità fino all’azione caritativa e poi


all’impegno sociale e politico. Tutto, per La Pira, è riconducibile a San
Procolo.

È un dato storico che l’Eucarestia sia stato il cuore e il fermento


delle città delle civiltà cristiane che, attorno al Mediterraneo e in mol-
teplici sintesi interculturali, si sono sviluppate per oltre un millennio
e mezzo. In esse la cattedrale non è stata solo la casa di tutti, ma, più
profondamente, la casa in cui si è costruita e continuamente ripensata
la coscienza di popolo: nell’esperienza della comunione spirituale e
dell’intrinseca uguaglianza di dignità e nella partecipazione ad una
medesima mensa apparecchiata nei cieli che relativizza i poteri e le
autorità della terra, rende insensati i privilegi e chiama alla condivi-
sione dei beni come attesa fattiva del Regno che viene. Non a caso, La
Pira ripropone, a più riprese, l’icona degli Atti degli Apostoli come
cifra della “repubblica di san Procolo”: «Erant autem perseverantes in
doctrina apostolorum et communicatione fractionis panis et orationibus… et
habebant omnia communia… et dividebant illa omnibus, prout cuique opus
erat» (At 2, 42-25).

L’Eucarestia tiene insieme la città celeste e quella terrestre non per


un’ideologia ierocratica, ma le unisce teologalmente e sacramental-
mente. Essa autorizza a scommettere sulla possibilità di costruire la
città quale “comunione fraterna di vita”. Il pane e la grazia: la giustizia
sociale e la difesa concreta dell’indisponibile dignità della vita umana
come inveramento della grazia ricevuta.

L’Eucarestia come fermento della costruzione della città dell’uomo


è stata, nella vicenda lapiriana, esperienza singolare di una politica e
di un’azione amministrativa radicalmente centrate sulle “attese della
povera gente” e su prassi esplicitamente anti-ideologiche e attente a
non violare – per riprendere ancora le parole pronunciate in occasione
dell’inaugurazione dell’Isolotto – «il principio della persona e del mistero
intimo della persona».

Interessanti e preziosi sono gli spunti, appena accennati in questi


appunti lapiriani, circa la presenza di Israele alla Messa di san Procolo.
La meditazione sul “mistero di Israele” costituisce in La Pira, come

48
Giorgio La Pira

ha ben evidenziato Luciano Martini4, una premessa teologica alla poli-


tica perché gli fa concepire il cristianesimo e la missione dei cristiani
nel mondo all’interno di una visione e di una strategia operativa, inclu-
siva, solidale (non solo della città, ma del Mediterraneo e del mondo),
dentro una dinamica storica e storico-salvifica capace di includere il
pluralismo. Una prospettiva che poi in La Pira si allarga alla realtà
della “famiglia di Abramo” che unisce insieme ebrei, cristiani e musul-
mani, chiamati a fraternità e portatori di un’istanza di spiritualità nelle
vicende storiche e politiche.

Le pagine di questi “appunti” invitano oggi i fiorentini a interro-


garsi sul lascito della Firenze lapiriana, che appartiene a tutti – non
solo ai cattolici – e che offre la possibilità di ripensare la cultura della
persona, del lavoro, della casa, dell’accoglienza, del dialogo, della soli-
darietà, della trascendenza.

Certamente la “repubblica di San Procolo” costituisce una provo-


cazione specifica per la Chiesa di Firenze, non mitizzando un periodo
irripetibile, ma riscoprendo cifre che conducono all’anima profonda
della città, nella consapevolezza serena di quanto profondamente essa
sia cambiata rispetto agli anni ’50, soprattutto in merito all’apparte-
nenza ecclesiale. Ma la logica lapiriana regge anche oggi: dal sacra-
mento eucaristico, che dona la grazia, scaturisce una forza di unità e
di cambiamento, di conversione, che permette di superare le lacera-
zioni e di affrontare le novità dei tempi come provocazioni dello Spi-
rito, in un atteggiamento di servizio che ci fa una cosa sola con Cristo,
Servo dell’umanità.

In una città che non ha più coscienza del suo riflesso eucaristico
e in cui i cristiani consapevoli del loro “discepolato missionario” sono
minoranza, l’azione missionaria non può che essere svolta da fraternità
cristiane che, ben radicate nel loro territorio, continuamente si ripla-
smano e si “rinfrancano” nella partecipazione comune alla mensa della

4
LUCIANO MARTINI, Premesse teologiche a una politica: Giorgio La Pira, il destino di Israele
e la “geografia della grazia”, in L. MARTINI (ed.), Giorgio La Pira e la vocazione di Israele,
Giunti, Firenze 2005, pp. 105-143.

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IN AEDIFICATIONEM CORPORIS CHRISTI

Parola e del Pane, riprendendo continuamente coscienza del loro essere


radunati dal Signore e, come ricorda Papa Francesco, da lui inviati
per «arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere
con la parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città» (Evangelii
gaudium, 74).

Giuseppe card. Betori


Arcivescovo di Firenze

50
Fondazione Giorgio La Pira
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