TEOLOGIA FONDAMENTALE
E IMMAGINAZIONE.
RIFLESSIONI A PARTIRE DA
ORTODOSSIA DI G. K. CHESTERTON
MARCO SALVIOLI*
Nel contesto della lezione inaugurale del corso di Teologia fondamentale, offerto dalla Facolt di teologica cattolica di Lione nellottobre del 1929, il grande teologo gesuita Henri de Lubac presentava i
motivi per una rinnovata concezione dellapologetica e della teologia,
intese secondo il paradigma dellunit nella distinzione, indicando
alcuni motivi radicali che avrebbero insieme a diverse altre sollecitazioni emerse in quegli stessi anni condotto allattuale tenore della
teologia fondamentale2. Tra questi tratti emergeva una marcata convinzione, che viene oggi praticata sotto letichetta di auditus temporis:
* Studio Filosofico Domenicano (Bologna) e Universit Cattolica del Sacro
179
Ibid., p. 103.
J. MILBANK, Postmodernit, in J.-Y. LACOSTE (dir.), Dictionnaire critique de thologie,
Troisime dition revue et augmente par O. Riaudel et J.-Y. Lacoste, Puf, Paris
2007, p. 1108. La nota di Milbank, dal punto di vista della storia della critica della
religione, confermata dal fatto che Baruch Spinoza, uno dei padri del razionalismo moderno, ha diretto la propria analisi proprio sulla confusione tra ragione e
immaginazione allinterno delle dottrine religiose, cf. M. SECKLER - M. KESSLER,
La critica della rivelazione, in W. KERN - H. J. POTTMEYER - M. SECKLER (edd.),
Corso di teologia fondamentale. 2. Trattato sulla rivelazione, Queriniana, Brescia 1990,
pp. 28-65, dove si sostiene che laspirazione di Spinoza quella di orientare
lesistenza servendosi della forza dellumana ragione, donde la necessit di evitare alcune insidie: quella di distorcere la natura divina mischiando ragione e
immaginazione, e quella di deformare la ragione confondendo filosofia e teologia (p. 38). Non si trascuri poi che tale critica fa sistema con quella che relega la
fede nellambito della mera passione, isolata dalla ragione. Per un riscontro pi
ampio, cfr. B. SPINOZA, Trattato teologico-politico, a cura di A. Dini, Bompiani,
Milano 2001. Recuperare, in chiave teologico fondamentale, il ruolo dellimmaginazione sicuramente uno dei punti che concorrono ad orientare questa disciplina verso una concezione post-moderna della ragione, ossia al di l della
fede nelle capacit sedicenti risolutive del suo esercizio autoreferenziale.
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mente connesso con limmaginazione7. Si tratta quindi, come sottolinea ancora una volta il teologo anglicano, di riprendere il cammino aperto dallapologein cristiano in cui il rendere ragione della fede
fa tuttuno con la narrazione della storia della salvezza, a partire da
una concezione appunto post-moderna della ragione, ossia quella
che si lascia alle spalle la sola ragione che prescinde nel proprio
esercizio dal sentire e dallimmaginare, cos come dalle potenzialit
di senso della narrativa e della valutazione etica. Per Milbank,
unapologetica cristiana ha ora bisogno di abbracciare lopposta
assunzione per cui le nostre intuizioni pi visionarie ed ideali possono dischiudere di pi il reale8. Si comprende come vi sia qui una
concezione della realt che di per s e nella sua pienezza molto
pi ricca di quanto appare, senza che il fenomeno sia contrapposto
(kantianamente) al noumeno, ma dischiudendo una visione teologico-fondamentale ad un tempo fenomenologica e metafisica per
cui la realt pu apparire, anche nei suoi limiti, solo perch partecipa della sovrabbondanza originaria dellessere accessibile alla fede
e alla ragione. Come sottolinea Milbank, infatti,
mentre le verit della Creazione, dellIncarnazione, della
Trinit e della Grazia sono complete in se stesse, esse completano e salvaguardano, piuttosto che distruggerli, il nostro
Pi in generale, cf. F. P. SULLIVAN, Immaginazione, in R. LATOURELLE - R. FISICHELLA, Dizionario di Teologia Fondamentale, ed. it. a cura di R. Fisichella, Cittadella Editrice, Assisi 1990, pp. 568-670, in part., p. 568: Limmaginazione
fornisce la materia prima sulla quale la teologia fondamentale riflette. La
rivelazione, infatti, in ogni sistema religioso, si presenta entro strutture
immaginative: mito, simbolo, racconto, presentazione sacramentale, ecc.
cos che limmaginazione si rivela per sua stessa natura una insostituibile
facolt di conoscenza. Quanto essa giunge a conoscere non pu essere raggiunto direttamente. Come risultato, limmaginazione nella religione deve
inventare mezzi per conoscere chi o che cosa e in relazione con chi. Cf. anche M.-P. GALLAGHER, Theology and Imagination: from theory to practice,
in Christian Higher Education 5 (2006), pp. 83-86.
8 J. MILBANK, Foreword. An Apologia for Apologetics, in A. DAVISON (ed.), Imaginative
Apologetics, cit., p. XXII.
7
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senso di ordine naturale e di umana dignit. Questo significa che esse stesse presuppongono tale difesa e quindi che il
credere in queste verit soprannaturali non pu sopravvivere al minacciato collasso dellordinaria e perenne credenza
umana nellanima, mente e volont, e nelle sue intuizioni di
unintenzionalit teleologica in tutte le cose esistenti9.
APOLOGETA CREATIVO
Nella celebre storia dellapologetica, scritta dal Cardinale americano Avery Dulles, Chesterton figura come il pi significativo apologeta cattolico della prima met del Novecento. La vitalit del suo
stile e lincisivit dei suoi paradossi hanno certamente contribuito a
sostenere la libera affermazione della fede di tanti suoi lettori indeboliti nelladesione al Vangelo, se non nel persuadere della veridicit del cristianesimo i suoi avversari. Scritto in risposta ad una provocazione di un critico del suo Eretici (1905)10, che lo sfidava ad
essere altrettanto sagace nella proposta della propria visione del
mondo, cos come lo era stato nel decostruire quelle dei suoi contemporanei, Ortodossia (1908) costituisce lesercizio pi brillante e
riuscito dellarguta penna chestertoniana11. Sempre secondo Dulles,
che legge questopera dal punto di vista della storia dellapologetica, Chesterton orchestra unoriginale critica della cultura contemporanea pienamente in linea col cattolicesimo che abbraccer ufficialmente solo nel 1922. Secondo un attento studioso come William
Oddie, che ha letto Ortodossia sullo sfondo della biografia del suo
Autore, occorre affermare che gi nel 1908 Chesterton avesse proIvi.
G. K. CHESTERTON, Eretici, Lindau, Torino 2010.
11 ID., Ortodossia, Morcelliana, Brescia 200511. Sulla collocazione del testo
nella biografia dello scrittore inglese, cfr. W. ODDIE, Chesterton and the
Romance of Orthodoxy. The Making of GKC 1874-1908, Oxford University
Press, Oxford 2008, pp. 323-367 e I. KERR, G. K. Chesterton. A Biography,
Oxford University Press, Oxford 2011, pp. 195-231.
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We can say, too, that Chestertons intellectual life thus far was
a direct product of the growth of modernity; and that with
Orthodoxy, he had completed the intellectual and spiritual
armoury with which he was to wage a one-man anti-modernist counter-revolution for the rest of his life. With Orthodoxy, that is to say, Chesterton had arrived at a mature and
complete expression of the essentially Christian and (as Wilfrid
W. ODDIE, op. cit., p. 347: In Orthodoxy, the two stages are achieved together:
spiritual autobiography becomes the literary convention within which
Chesterton achieves a fully articulated personal philosophy which turns out
to be indistinguishable from or at least wholly consistent with a recognisable version of Catholic version of Catholic Orthodoxy. Limportanza
dellaspetto biografico per la comprensione dello stesso capolavoro suggerita dal testo, cfr. G. K. CHESTERTON, Ortodossia, cit., p. 19: Questo libro
non un trattato ecclesiastico; una specie di sommaria autobiografia.
13 Cfr. ibid., pp. 334-341.
14 Cfr. A. DULLES, A History of Apologetics, Ignatius Press, San Francisco 2005,
pp. 292-293.
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educato alla scuola di san Tommaso dAquino riesce in modo convincente a mostrare come il testo di Ortodossia sostenga un deciso
realismo teologico-metafisico18. Per sostenere questo punto di vista
possiamo fare riferimento a due dichiarazioni introduttive di
Chesterton. La prima fa appello alla filosofia, sottolineando con
atteggiamento decisamente avverso allegocentrismo moderno la
posizione recettiva, potremmo dire contemplativa, di colui che
la sta proponendo: non la chiamer la mia filosofia, perch non lho
fatta io: lhanno fatta Dio e lumanit; ed questa filosofia che ha
fatto me19. La seconda, senza grandi remore, fa appello alla teologia, manifestando, tra laltro, come il pensiero chestertoniano distingua allinterno di ununit e di una continuit fondamentale filosofia
e teologia: questi saggi mirano unicamente a discutere il fatto che la
teologia cristiana (nel suo nucleo centrale sufficientemente rappresentata dal Credo degli Apostoli) la maggior sorgente di energia e
di sanit morale20. Nei termini di Nichols il realismo metafisico di
Chesterton combina due elementi, che possono essere facilmente
ricondotti alle dichiarazioni citate: lepistemologia del buon senso
comune (commonsense) e la dottrina della creazione21.
Il fenomeno della pazzia, da cui Chesterton prende le mosse per
articolare la sua apologia creativa, costituisce infatti lesito di colui
che come luomo moderno, preda del suo inguaribile egotismo22
Cfr. ibid., pp. 55-86.
G. K. CHESTERTON, Ortodossia, cit., p. 14.
20 Ibid., p. 18.
21 A. NICHOLS, op. cit., p. 57. Inoltre cfr., ivi, p. 76: Thomism for Chesterton combines commonsense evaluation of reality with the doctrine of creation. Il
punto di riferimento per questa valutazione chiaramente G. K. CHESTERTON,
San Tommaso dAquino, Lindau, Torino 2008. Per ulteriori elementi quanto al
rapporto tra Chesterton e lAquinate, cfr. lintroduzione (Fairies, Fusiliers and
Thomists) ad A. MILBANK, Chesterton and Tolkien as Theologians, cit., pp. 1-28.
22 G. K. CHESTERTON, Ortodossia, cit., p. 21: allamico editore che rappresenta, ad
un tempo, il tipico contemporaneo di Chesterton e il destinatario delle sue riflessioni su ci che si dovr credere, viene fatto questo invito: se tu consultassi
la tua esperienza di affari, invece della tua cattiva filosofia individualistica,
vedresti che il credere in se stesso una delle caratteristiche pi comuni degli
imbecilli.
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abbia seguito i propri ragionamenti fino ad abbandonare la salutare complicit tra senso comune e creazione suggerita dal cristianesimo. infatti leccesso della ragione a produrre la pazzia e non
la sua mancanza23. Un eccesso che si manifesta nella forma di un
affidamento totale al ragionamento, fino a sperimentare quella sottile forma di esaurimento psichico di chi considera ci che si d
come sconfinato e si sforza, sempre e di nuovo, di porgli nuovi confini24. La pazzia quindi lesito di ogni razionalismo coerente, che
confida unicamente nelle capacit di calcolo di una ragione sempre
pi autoreferenziale che si vuole come legge a se stessa. in questo
senso che Chesterton pu asserire, al termine di unacuta fenomenologia della follia, che il pazzo non luomo che ha perduto la
ragione, ma luomo che ha perduto tutto fuor che la ragione25, cos
come pu asserire che il segno pi deciso e pi sicuro della pazzia
questa combinazione tra lassolutezza logica e la limitazione spirituale26. Totalizzazione autoreferenziale, autonomia insensibile e
unangosciante angustia di orizzonti: a fronte di questa malattia
mentale, propria di molti -ismi partoriti dalla modernit, la strategia di Chesterton quella di mostrare alluomo contemporaneo
che c qualcosa di pi spazioso e di pi fresco che la soffocazione
dellargomento in cui vorrebbe rinchiudersi27. Lapologetica dello
scrittore inglese punta ad allargare i confini angusti in cui la ragione moderna, calcolante e strumentale, si rinchiusa mostrandogli
Cfr. ibid., p. 24. A pi di ventanni dalla pubblicazione di Ortodossia, lo
scrittore inglese dopo aver presentato san Tommaso dAquino come rappresentante del pensiero autentico e salutare descrive cos il filosofo forse
pi rappresentativo della modernit, G. K. C HESTERTON , San Tommaso
dAquino, Lindau, Torino 2008, pp. 149-150: Si perdoni alluomo della strada se aggiungo che, secondo lui, la notevole differenza consiste nel fatto
che san Tommaso era sano di mente e Hegel era pazzo. Il deficiente si rifiuta di ammettere che Hegel possa sia esistere che non esistere, o che si possa
capire Hegel, se non c un Hegel da capire.
24 Cfr. G. K. CHESTERTON, Ortodossia, cit., p. 25.
25 Ibid., p. 27.
26 Ibid., p. 28.
27 Ibid., p. 29.
23
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la quotidiana normalit degli altri, cos come linafferrabile ricchezza della realt; unesigenza rimarcata con forza, negli ultimi
anni, da Benedetto XVI anche a difesa dello studio accademico
della teologia, senza la quale gli orizzonti delle nostre universit
risultano sempre pi ristretti e frammentari28.
Allautoreferenzialit della ragione, del materialista (che condensa tutto nella materia) o dello scettico (per il quale tutto inizia
nella propria mente, non potendo giungere a giudicare la realt di
nulla), Chesterton oppone latteggiamento mistico. Il misticismo,
infatti, dona una visione talmente stereoscopica da poter custodire il mistero e, con esso, mantenere la propria ragione in stato di
salute: luomo sempre stato savio perch sempre stato mistico:
ammette le mezze luci del crepuscolo; ha sempre un piede sulla
terra e uno nel paese delle fate29. nel confronto simbolico tra circolo e croce che Chesterton illustra da ultimo il conflitto tra luomo
aggrappato alla ristretta circolarit e quello che si apre al mistero:
come abbiamo preso il circolo per simbolo della ragione e
della pazzia cos possiamo prendere la croce per simbolo
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Uno degli elementi che rende le riflessioni di Chesterton particolarmente avanzate, da un punto di vista teologico fondamentale,
consiste nella sua spiccata sensibilit per lautentica relazione tra
fede e ragione. Per lo scrittore inglese considerare fede e ragione
come due settori separati, come pretenderebbe certo pensiero
tardo-medievale e la quasi totalit della modernit consueta, risulta semplicemente assurdo. La posta in gioco dellumana ricerca sta
nella salvaguardia del pensiero dalla possibilit della sua autodistruzione ad opera dello scetticismo radicale, che toglie ogni valore
allatto stesso del pensare. A fronte di questo problema radicale,
che potremmo definire come tendenza delluomo allauto-fagia
intellettuale, Chesterton ricorda molto giustamente che ozioso
parlare sempre dellalternativa di ragione e fede. La ragione stessa
materia di fede. un atto di fede asserire che i nostri pensieri
hanno una qualsiasi relazione con la realt31. Avendo optato per il
primato della libert di pensiero sulladeguazione del pensiero alla
realt, la cultura occidentale sta sperimentando lannichilimento
del pensiero stesso che diventato problema a se stesso, invece di
essere la chiave per la soluzione dei problemi. In questo senso, solo
una comune fiducia nellesercizio della ragione che prenda le
distanze sia dal razionalismo onnivoro che dal cannibalismo dello
scettico pu aiutare luomo moderno ad uscire dalle secche in cui
Ibid., p. 40. Cfr. anche il romanzo, pubblicato nel 1909, a ridosso di Ortodossia,
di G. K. CHESTERTON, La fera e la croce, Morganti Editore, Santa Marizza di
Varmo (UD) 2010.
31 G. K. CHESTERTON, Ortodossia, cit., p. 46.
30
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dello scrittore inglese va infatti di pari passo con quella che egli
considera essere una sorta di terreno comune col proprio lettore. Si
tratta del sogno di un buon occidentale, ossia di quella tendenza verso una vita attiva e immaginativa, pittoresca e piena di curiosit poetica che non aliena dalla realt, ma la fa splendere nella
sua quotidianit in tutta la sua inesauribile pienezza. Qui sta il
romanticismo chestertoniano, democratico e realistico, che individua nello spirito di avventura domestica, nella combinazione di
qualche cosa di strano e di aleatorio con qualcosa di sicuro il tratto distintivo dellumanit cui egli si rivolge. Un atteggiamento
chiaramente e consapevolmente opposto al nichilismo, radicato
nella profonda quanto paradossale concezione dello spirito propria dello scrittore stesso:
vorrei, cio, chiarire come la mia fede risponda a un doppio
bisogno spirituale, il bisogno di quel miscuglio di cose
familiari e di cose stravaganti, che il Cristianesimo ha chiamato romanzo. [] Se uno dice che lannientamento
meglio dellesistenza, o che una esistenza bianca preferibile alla variet ed allavventura, costui non appartiene al
pubblico al quale io parlo. Se uno preferisce il niente, posso
dargli il niente. [] Abbiamo bisogno, guardando il
mondo che ci circonda, di avere insieme la sensazione della
sorpresa e la sensazione dellaccoglienza. Abbiamo bisogno
di trovare in questo paese delle meraviglie la felicit, senza
tuttavia sentirci completamente a nostro agio35.
35
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191
proprio sulla linea di questa compresenza di sorpresa ed accoglienza, di stranezza e familiarit (tipicamente chestertoniana
perch orientata alla sanit mentale dellessere umano!), che possiamo tentare di comprendere il ruolo dellimmaginazione nella
teologia fondamentale.
2. IL
RUOLO DELLIMMAGINAZIONE
NELLARGOMENTAZIONE CHESTERTONIANA
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se la divinit vera essa devesser certo terribilmente rivoluzionaria. Che un uomo giusto possa esser ridotto alla
disperazione lo sappiamo gi, ma che possa esservi ridotto
Dio, questo sar il vanto di tutti i ribelli. Il Cristianesimo
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propria inquietudine, senza lasciare che essa trionfi. Questo perch, se nel racconto evangelico vi un dramma (per dirla con
Balthasar), questo tale solo a patto di custodire la verit della divinit di Cristo. dal mistero delle due nature nellunica Persona
del Verbo incarnato, e non dal suo addomesticamento razionalistico o dal suo dissolvimento nichilistico, che procede linquietudine
e la pace delluomo per cui, se Cristo non viene accolto nella
fede della Chiesa, non si pu evitare di incontrarlo (almeno culturalmente) al cuore del proprio ateismo o della propria ribellione45.
Ancor pi evidente risulta limpiego dellimmaginazione, nel
senso della variazione che libera nuove prospettive decostruendo
glinevitabili stereotipi sedimentatisi culturalmente, nel testo
seguente, che intende rispondere a coloro che riducono il Cristo ad
una creatura delicata, timida e fuori del mondo, un puro e inefficace appello al mondo. Qui Chesterton torna alla pagina evangelica e la legge appunto come se fosse la prima volta, lasciando che
limmaginazione senza travalicare i confini della Rivelazione
attestata colmi nuovamente di vita quella narrazione, non pi
addomesticata dallesegesi razionalistica, liberale, o dallimmaginario dellepoca. Ecco il frutto di questo originale ressourcement:
invece di cercare libri e pitture sul Nuovo Testamento, ho
aperto il Nuovo Testamento e vi ho trovato non gi la storia di una persona con i capelli divisi sulla fronte o con le
mani congiunte in atto di preghiera, bens di un essere
straordinario dalle labbra tuonanti e dai gesti bruschi e
decisi, che rovesciava tavole, cacciava demoni, e passava
col selvaggio mistero del vento dallisolamento della montagna ad una specie di paurosa demagogia; un essere che
spesso agiva come un dio irato e sempre come un dio.
45
197
198
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199
In altri termini, Alison Milbank legge nel modo in cui Chesterton interpreta limmaginazione stessa al servizio di una percezione
pi ampia del reale, passando per lestraneazione, non solo una
tecnica per restituire vitalit ad una realt e ad un annuncio offuscati da una familiarit disordinata, ma una strategia per restituire
allOccidente le potenzialit della concezione metafisica della partecipazione, abbandonata fin dai tempi di Duns Scoto e dimenticata
per tutta la modernit. In questo senso, si pu comprendere come
la ricchezza di senso della res, percepita e variata immaginativamente, sia radicata nel fatto che procede (liberamente, ossia per via
di creazione) da Dio cui tuttavia partecipa realmente: Chesterton
makes the object strange to us so that it may be reconnected by
participation in a divine world. Se aggiungiamo il fatto che il
making strange di Chesterton, secondo Alison Milbank, possiede
anche un significato redentivo in quanto aiuta a procedere da
una visione limitata dallo stato di natura lapsa ad unapprensione che sia libera (per grazia) da questo limite, restituendo la bellezza della creazione cos com stata donata da Dio e ricreata in
Cristo, possiamo quindi gustare meglio lintreccio tra teologia fondamentale ed immaginazione51.
50
51
Ibid., p. 38.
Cfr. ibid., pp. 38-39.
200
Un ultimo tratto che dobbiamo qui considerare riguarda largomentazione sviluppata da Chesterton nel noto capitolo di Ortodossia
intitolato La morale delle favole. Che senso ha la fiaba allinterno delle
riflessioni dello scrittore inglese? Sicuramente la fiaba, si legge in
Tremendous Trifles (1909), si oppone allorizzonte insano e disperato
proprio del mondo moderno e lo fa custodendo, in primo luogo, la
sanit mentale allinterno di un universo caratterizzato dalla meraviglia52 e, in secondo luogo, la speranza fondamentale per cui il
bene avr la meglio sul male53. In Ortodossia la riflessione va invece
ad affrontare con serenit e buon umore il potere della visione scientista del mondo, nel momento forse pi forte della sua affermazione,
ossia prima dellaffondamento del Titanic e della tragedia della
Prima Guerra Mondiale. Chesterton fa propria la visione del mondo
offerta dalle fiabe, appresa fin da bambino, e dichiara il proprio
disagio a fronte di due convinzioni proprie del mondo moderno che
vanno a contrastare direttamente lordine fiabesco delle cose: in
primo luogo, Chesterton sostiene di aver trovato tutto il mondo
moderno che parlava di fatalismo scientifico; diceva che ogni cosa
come ha sempre dovuto essere, essendosi sviluppata senza deviazioni dal suo inizio54 e, in secondo luogo, egli ritiene che il pensiero
moderno contraddiceva allidea di quelle limitazioni e condizioni
che sono del mondo delle fate. La sola cosa di cui amava parlare era
lespansione e la larghezza55. La fiaba fa tuttuno, per lo scrittore
inglese, con il mondo del senso comune: un universo nel quale il
piano di ci che razionale e quello di ci che risulta necessario sono
chiaramente distinti, facendo comprendere quello che pu e quello
che non pu essere immaginato. Come scrive Chesterton:
Se la mela urt il naso di Newton, il naso di Newton urt la
mela: ecco una vera necessit, una cosa che non pu conce-
M. SALVIOLI
201
Non potendoci qui addentrare nelle sottili conseguenze epistemologiche del discorso sul mondo della fiaba descritto da Chesterton, a
fronte del mondo positivistico restituitoci dalla scienza, rileviamo
soltanto che ancora una volta limmaginazione in alleanza col
senso comune offre unalternativa ricca di senso, una significativa variazione immaginativa al mondo considerato dai pi come
vero, mostrandone, ad un tempo, il suo essere effetto di alcune
scelte teoriche e il suo risultare altamente impoverito quanto alle
aspirazioni delluomo alla salute mentale e alla speranza. Come
rileva giustamente Alison Milbank, per Chesterton, non si tratta di
credere al mondo delle fiabe (cosa che va da s), ma di dare concretezza ad una pluralit di universi e di riconciliare la ragione con
la fantasia e la razionalit intuitiva dei bambini con lo stupore57. Il
mondo delle fiabe, con la sua irriducibilit alla spiegazione totale e
con la sua apertura alla meraviglia del contingente, salvaguarda,
ad esempio, il principio di gratuit e dello stupore alla radice della
realt e dellesperienza che ne facciamo. Si tratta, da un punto di
vista pi metafisico, di unaffermazione metafisica del primato
dellente come dono sulla concezione positivistica dellente come
dato. Se i bambini ringraziano per i doni che trovano nella calza il
56
57
Ibid., p. 70.
Cfr. A. MILBANK, Chesterton and Tolkien as Theologians, cit., pp. 146-147.
202
3. IL
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203
Innanzitutto per la capacit del pensiero chestertoniano di relazionarsi criticamente allimmaginario post-cristiano, che forse oggi
costituisce una delle urgenze pi forti quanto agli ostacoli che
sincontrano nellannuncio e nel dare ragione di esso. Se vero
quanto Lane sostiene in merito al collasso dellimpianto immaginativo che supportava la teologia61, approfondendo la linea indicata
dallo scrittore inglese siamo allora autorizzati a creare quel nuovo
immaginario di cui si ha bisogno, sia per la libert manifestata da
Chesterton, sia per la sua consapevolezza critica che gli ha impedito
di modellare il proprio immaginario sulla base di quello elaborato
dalla mentalit secolare. Su questo piano, che riguarda il rapporto
tra ragione e immaginazione, rileviamo unaffinit tutta da approfondire al di l del dissenso sul valore del kantismo tra il dinamismo chestertoniano del making strange e la dialettica dellimmaginazione (prefigurazione; configurazione e rifigurazione) proposta, in
modo incomparabilmente pi sistematico, da Paul Ricoeur 62.
In secondo luogo, abbiamo poi apprezzato il valore teologico
fondamentale dellapologetica chestertoniana, il cui stile risponde
per quanto incoativamente alle esigenze del rapporto tra immaginazione e teologia, proposto dallo stesso Lane. Questo si sviluppa secondo tre punti 63.
1. Rispetto al rapporto tra rivelazione e immaginazione, Lane
avendo esplicitamente escluso che la rivelazione sia un prodotto
dellimmaginazione creativa umana sottolinea due elementi principali: da un lato, limmaginazione la facolt cui si rivolge lo Spirito creatore e permette agli uomini di esprimere il dono dellautocomunicazione divina; dallaltro, nellesercizio dellimmaginazione
convergono tutti gli aspetti qualificanti lesperienza umana (intelligenza, volont, affettivit). Dal punto di vista di Chesterton, questaspetto antropologico onorato nel momento in cui limmaginazione, insieme al buon senso comune, considerata come la cifra
Cfr. ibid., p. 120.
Cfr., ad es., P. RICOEUR, Tempo e racconto, III. Il tempo raccontato, Jaca Book,
Milano 1988.
63 Per quanto segue, cfr. D. A. L ANE , Imagination and Theology: the Status
Quaestionis, cit., pp. 142-145.
61
62
204
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della salute mentale. Un uomo sano un uomo dotato di unimmaginazione viva, la quale al momento dellincontro con lauto-comunicazione divina non pu che rispondere col mettersi al lavoro,
anche per il valore rigenerante dello stesso incontro con la gratia
revelationis.
2. Rispetto allapporto dellimmaginazione alla teologia, che
Lane legge nel plesso fede e cultura, da quanto abbiamo appurato
Chesterton pu essere considerato un efficace pioniere. Se il teologo irlandese insiste sul fatto che limmaginazione pu liberare la
teologia dalla tentazione di assolutizzare i propri assunti disciplinari, dalle pagine di Ortodossia risulta che questa tentazione proprio della ragione lasciata a se stessa: il puro logico, e non il poeta,
facile ad impazzire e la pazzia assume sempre la forma di una
ristretta e monomaniacale visione pienamente coerente con se stessa, ma assolutamente incapace di trascendenza. Lapporto chestertoniano oltrepassa poi le attese di Lane nel senso che consente
anche di considerare limmaginazione, da quanto si visto, come
quellagente che permette la decostruzione delle interpretazioni
anestetizzanti della cultura secolare dambiente per liberare nuove
e vitali prospettive sul Mistero cristiano. Una concezione dellimmaginazione che non verte quindi sulla semplice traduzione persuasiva del messaggio cristiano per i contemporanei, ma ne decostruisce per cos dire dallinterno limpianto immaginativo nel
momento in cui esso funge da ostacolo per ladesione di fede.
3. Lultimo punto riguarda lapporto della teologia allimmaginazione e qui la lettura di Chesterton pu essere desempio, rispetto agli eccessi di certe teorie romantiche (scaturite dalla rivoluzione kantiana quanto al ruolo dellimmaginazione produttiva), non
per quanto espressamente dice, ma piuttosto per quanto rimane
sullo sfondo. Se vero, come sostiene Lane, che la teologia controlla limmaginazione affinch non produca mostri, che la sostiene
con il valore che essa trova allinterno della stessa sacra Scrittura
(immagini, simboli, metafore, racconti, parabole, ecc) e che la
previene dallimporsi nella forma dellidolatria, possiamo allora
dire che solo un forte rapporto previo con la teologia ha consentito
a Chesterton di affidarsi liberamente allimmaginazione nella
piena fedelt al reale. Su questo punto sarebbe poi interessante
rileggere Uomo eterno, dove Chesterton ormai maturo prosegue
e approfondisce la via intrapresa con Ortodossia, mostrando come il
205
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207
RIASSUNTO
ABSTRACT
Si veda quanto detto da Alison Milbank sulla partecipazione e quanto osservato a proposito della visione anagogica, tenendo presente che questa
dimensione in Chesterton pi intuita che sistematicamente svolta.
68 H. DE LUBAC, Paradossi e nuovi paradossi. In appendice: Immagini del Padre
Monchanin, Jaca Book, Milano 1989, p. 4.