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Prof. Ing. Felice Carlo Ponzo
COS’E’ LA SALDATURA

◼ La saldatura è un procedimento che permette il


collegamento di parti solide tra loro e che
realizza la continuità del materiale ove essa
venga applicata.

◼ La caratteristica principale è quella di creare


strutture MONOLITICHE cioè strutture che non
presentano discontinuità.
Applicazioni delle saldature

◼ La saldatura trova notevoli applicazioni nel


campo dell’ingegneria.
• Ing. Meccanica;
• Ing. Civile;
• Ing. Chimica;
• Ing. Nucleare;
• Ing. dei Trasporti;
• Ing. Aeronautica.
Sviluppo della SALDATURA nel tempo

• Fin dal Medioevo si univano parti in ferro riscaldandole e


successivamente martellandole fino a renderle omogenee;
• 1901: saldatura Ossiacetilenica;
• Inizi del XX sec.: saldatura ad Arco con elettrodi rivestiti;
• Nel corso della II guerra mondiale: Arco sommerso;
• Nel dopo guerra, 1950: saldatura MIG-MAG, TIG;
• 1970: procedimenti di saldatura LASER;
• Oggi sono in corso studi per saldatura a diffusione.
Tipi di saldatura
1 - Ossiacetilenica
Acetilene+ossigeno,
gas riducenti CO e H2
che proteggono il
bagno

2 - Ad arco con elettrodi


rivestiti
Arco elettrico - elettrodo (
barra) - gas vari
3 - Ad arco sommerso
- Arco elettrico - Elettrodo (filo) - Materiali fusi

4 – Con protezione di gas ed elettrodo fusibile(Mig, Mag)


Arco elettrico Elettrodo(filo) Argon(Mig) o CO2 (Mag)
5 – Con protezione di gas ed elettrodo infusibile (Tig)
Arco elettrico Barra Argon
6 – Ad elettroscoria
I procedimenti innanzi descritti possono
raggrupparsi in tre categorie:

Procedimenti manuali: ossiacetilenica,ad arco con elettrodi


rivestiti,con protezione di gas ed elettrodo infusibile

Procedimenti semiautomatici: con protezione di gas ed


elettrodo fusibile

Procedimenti automatici: ad arco sommerso,


ad elettroscoria (4, 5)
Conseguenze dei fenomeni metallurgici
FENOMENI METALLURGICI
◼ Solidificazione del materiale fuso
◼ Trattamento termico del materiale base
circostante il cordone di saldatura
CRICCHE A CALDO
• Nella zona fusa
• Segregazione di impurezze che
solidificano a temperature più basse
dell’acciaio

Rimedio preventivo:
• Saldare con passate molteplici e di
limitata sezione
Conseguenze dei fenomeni metallurgici

CRICCHE A FREDDO
• Nel materiale base ai margini
della saldatura
• Processo termico produce un
effetto di tempera con notevole
aumento della durezza

Rimedio preventivo:
◼ Raddolcimento del processo
termico mediante preriscaldo
Conseguenze dei fenomeni termici

L = 0.18L0

NL L
Contrazione impedita: L = =
Em A Em
L0
Em = 0,75E →  =  0,18  0,75  E
L
 = 27000 L0 / L( N / mm2 )

  fy per L0 / L  1 / 100
In conseguenza del ritiro nascono:
◼ Tensioni residue

◼ Deformazioni

RIMEDI PREVENTIVI RIMEDI SUCCESIVI


◼ Controfrecce iniziali ◼ Riscaldamenti localizzati (Calde)

◼ Bloccaggio dei pezzi ◼ Distensioni in forno

◼ Preriscaldamenti
Altri difetti, controlli
◼ SOFFIATURE
Dovute a reazioni impreviste nel bagno di fusione
Altri difetti, controlli
◼ INCLUSIONI DI SCORIA
Cavità contenenti scorie

◼ MANCANZA DI PENETRAZIONE E FUSIONE


Dovuta a cattiva preparazione dei lembi

◼ INCOLLATURA
Interposizione di uno strato di ossido tra
il materiale base e quello di riporto
Controlli sulle saldature
I controlli sulle saldature possono essere DISTRUTTIVI (prove a
trazione) e NON DISTRUTTIVI.
I controlli NON DISTRUTTIVI sono i più utilizzati e si dividono in
SUPERFICIALI e VOLUMETRICI.

METODI SUPERFICIALI:
•ESAME VISIVO: DIRETTO, REMOTO (Baroscopio, Endoscopio
e Microtelecamere);
•ESAME CON LIQUIDI PENETRANTI;

•ESAME CON PARTICELLE MAGNETICHE (Magnetoscopio a


Bancale a Puntali e Giogo Elettromagnetico);

METODI VOLUMETRICI:
• ESAME RADIOGRAFICO;

• ESAME ULTRASONORO.
METODI SUPERFICIALI: Esame con Liquidi Penetranti

Si sfrutta la capacità di alcuni liquidi di penetrare per capillarità.


PROCEDURA DELLA PROVA:
1) Il pezzo da testare deve essere pulito e asciutto; 2) applicazione del liquido
penetrante o immersione nella vasca; 3) rimozione del penetrante in eccesso
(vasca di risciacquo) e asciugatura; 4) applicazione del rilevatore e passaggio
alla stazione di sviluppo.
LIQUIDO PENETRANTE RIMOZIONE PENETRANTE STAZIONE
• a contrasto di colore; • con straccio; SVILUPPO
• fluorescente. • con getti d’acqua/ solvente • a secco;
• a umido.
METODI SUPERFICIALI: Esame con Particelle Magnetiche
Magnetoscopio a Bancale Magnetoscopio a Puntali

Pezzo bloccato nelle teste di Per materiali più grandi. I puntali


contatto, queste insieme alla generano campo magnetico fino ad
bobina generano campo magnetico una distanza max di 30 cm. I puntali
longitudinale e trasversale. possono essere singoli o doppi.
Per entrambi i metodi il pezzo da testare pulito ed asciutto, deve essere
completamente magnetizzato. La magnetizzazione del pezzo avviene grazie a
dei flussi di corrente elettrica. In presenza del difetto le linee di flusso sono
deviate oppure tendono a disperdersi. Una volta magnetizzato il pezzo, si
applicano dei liquidi o polveri in grado di condurre le particelle magnetiche nei
pressi del difetto e di renderlo visibile grazie all’utilizzo della luce di Wood.
METODI SUPERFICIALI: Esame con Particelle Magnetiche
Giogo Elettromagnetico

Strumento portatile, e quindi utilizzato principalmente in cantiere, di facile e


rapida utilizzazione. Ha una particolare forma ad U che gli permette di
individuare i difetti al suo interno, ovvero fra i 2 poli.
ESECUZIONE DELLE PROVA:
1) Pulizia e asciugatura del campione; 2) applicazione di lacca bianca come
presa; 3) si spruzza una polvere nera spray in grado di condurre le particelle
magnetiche nei pressi del difetto e di renderle visibili.
METODI VOLUMETRICI: ESAME RADIOGRAFICO

Rappresentazione bidimensionale di
un elemento tridimensionale.
Permette di individuare la presenza
di cricche ed inclusioni.

Elementi essenziali del controllo:


• sorgente radioattiva;
• pezzo da controllare;
• pellicola radiografica.

SORGENTE RADIOATTIVA
Naturale: Radio, Radon o elementi
con radiazione dura;
Artificiale: Irragiamento in un reattore
nucleare.
Raggi GAMMA o X.
METODI VOLUMETRICI: ESAME RADIOGRAFICO

PELLICOLA RADIOGRAFICA
Composta da diversi strati:
(d) Supporto in triacetato di cellulosa o in
poliestere;
Su ambo le facce si trovano.
(a)Gelatina indurita che protegge
l’emulsione;
(b)Strato di emulsione;
(c)Strato sottilissimo detto substrato che
assicura l ’ aderenza fra il substrato e il
supporto.

IMMAGINE LATENTE
Costituita da cristalli d’argento più o meno sviluppati non visibile ad
occhio nudo;
SVILUPPO
L’immagine latente viene resa visibile riducendo in Argento Nero i
cristalli.
METODI VOLUMETRICI: ESAME ULTRASONORO

Le onde ultrasonore vengono


applicate sul materiale con una
frequenza compresa fra 1 e 10
MHz.
Maggiore sarà la frequenza
maggiore sarà la penetrazione.
Il segnale di partenza (ECO di
PARTENZA) e il segnale riflesso
dalla superficie opposta a quella di
partenza (ECO di FONDO)
vengono visualizzati sullo schermo
come dei picchi. Se durante tale percorso vi saranno presenti discontinuità,
queste saranno rappresentate come dei picchi dovuti all’energia assorbita
dal difetto che fa si che esso possa vibrare producendo onde elastiche. La
rilevazione delle Onde Ultrasonore viene fatta grazie a SONDE, queste
possono essere Piane, Angolate, Doppie e ad Immersione.
Classificazione delle unioni saldate

1) Saldatura in piano

2) Saldatura in frontale

3) Saldatura in verticale

4) Saldatura in soprattesta
Classificazione delle unioni saldate

1) Giunti testa a testa

2) Giunti d’orlo

3) Giunti d’angolo

4) Giunti a T

5) Giunti a L

6) Giunti per
sovrapposizione
Classificazione delle unioni saldate
In relazione alla direzione della forza che le sollecita,
i cordoni di saldatura possono distinguersi in:

Azione applicata Azione applicata Combinazione dei due


parallelamente allo perpendicolarmente allo casi precedenti
sviluppo dei cordoni sviluppo del cordone
Preparazione dei pezzi

- CESOIA TAGLIA LAMIERE


- TAGLIO CON GAS IONIZZATI

- OSSITAGLIO
 Angolo di smusso
d Profondità
s Spalla rettilinea
g distanza tra i lembi

1) Piana
2) Concava
3) Convessa
Ai fini delle verifiche di resistenza le vigenti norme (NTC e EC3)
fanno riferimento a due categorie distinte:
Resistenza dei giunti a completa penetrazione
Lo stato di sollecitazione può considerarsi uguale a quello di un pezzo
continuo

SEZIONE RESISTENTE: Sezione longitudinale della saldatura


LUNGHEZZA: Lunghezza della saldatura
SPESSORE:
- Testa a testa: il minore degli spessori degli elementi collegati
- A T: Lo spessore dell’elemento a completa penetrazione
Resistenza dei giunti a completa penetrazione
La resistenza di calcolo dei collegamenti a piena penetrazione si
assume eguale alla resistenza di progetto del più debole tra gli
elementi connessi. Una saldatura a piena penetrazione è
caratterizzata dalla piena fusione del metallo di base attraverso tutto
lo spessore dell’elemento da unire con il materiale di apporto.

Per il calcolo delle tensioni si considera come sezione resistente


quella del pezzo saldato compreso il materiale d’apporto

Criterio di Hencky-Von Mises:  id =  ⊥2 +  '2' −  ⊥ '' + 3 2


Giunti a cordoni d’angolo
La resistenza di progetto, per unità di lunghezza, dei cordoni
d’angolo si determina con riferimento all’altezza di gola “a”, cioè
all’altezza “a” del triangolo iscritto nella sezione trasversale del
cordone.

La lunghezza di calcolo L è quella intera del cordone, purché questo


non abbia estremità palesemente mancanti o difettose.
Giunti a cordoni d’angolo
 ⊥ , '' , ⊥ : tensioni riferite alla sezione di gola

n⊥ , t'' , t⊥ : tensioni riferite alla sezione di gola ribaltata


Giunti a cordoni d’angolo
Distribuzione delle tensioni

Si assume una distribuzione


uniforme delle tensioni nel
cordone d’angolo
(Effetti della plasticizzazione)
Domini di resistenza ┴,┴,‫ײ‬
Peroide
Sperimentale
Elissoide Teorico:
 ⊥2  ⊥2  '2'
1= + +
2
f dw (0.75 f dw ) 2 (0.75 f dw )2

 ⊥2 + 1.8  ( ⊥2 +  '2' )  f dw
 id =  ⊥2 + 1.8  ( ⊥2 +  '2' )

 id =  ⊥2 + k w  ( ⊥2 +  '2' )
 id  f dw =  w f d
Domini di resistenza ┴,┴,‫ײ‬
Per semplificare la verifica conviene
assumere un dominio sferico:

 ⊥2 +  //2 +  ⊥2
=1
(  f dw ) 2

n +t +t
2 2 2
⊥ //
=1

(  f dw )2

 id = n⊥2 + t⊥2 + t //2 /   f dw

 = 0.58  0,7
Domini di resistenza ┴,┴,‫ײ‬
SFERA MOZZA

Sfera di raggio uguale a quello della sfera tedesca, ma tagliata da due


coppie di piani perpendicolari agli assi ┴ e ┴ e passanti per i punti
┴ =0,58 fu,w e ┴ = 0,58 fu,w
DOMINIO DI RESISTENZA SFERA MOZZA
Sfera:
r =  ⊥2 +  ⊥2 +  //2 = n⊥2 + t⊥2 + t//2  0.7 f dw

Prisma a base
+ t⊥  0.58 2 f dw  0.85 f dw
n⊥quadrata:

Stati di tensione mono


o bi–assiali:
t⊥  0.7 f dw n⊥  0.7 f dw

n⊥ + t⊥  0.85 f dw

t//  0.7 f dw
METODI DI VERIFICA (NTC 08)
Considerando la sezione di gola nella sua effettiva posizione, si può
assumere la seguente condizione di resistenza:
és +3× (t + t )ù £ f / ( b × g )
0.5
2 2 2
ë ^ ^û //
tk M2
Dove:
ftk è la resistenza a rottura del più debole degli elementi collegati, = 0,80 per
acciaio S235, 0,85 per acciaio S275, 0,90 per acciaio S355, 1,00 per acciaio
S420 e S460.

In alternativa, detta a l ’ altezza di gola, si può adottare


cautelativamente un criterio semplificato
FW , Ed / FW , Rd  1 (
FW ,Rd = a  ftk / 3    M 2 )
Dove:
FW,Ed è la forza di calcolo che sollecita il cordone d’angolo per unità di lunghezza;
FW,Rd è la resistenza di calcolo del cordone d’angolo per unità di lunghezza
METODI DI VERIFICA (NTC 08)
Considerando la sezione di gola in posizione ribaltata, si può
assumere la seguente condizione di resistenza:

n⊥ + t⊥ +   1  f yk
2 2 2
||

n⊥ + t⊥   2  f yk
Dove:
fyk è la tensione di snervamento caratteristica ed i coefficienti 1 e 2 sono dati in
funzione del grado di acciaio.
Trazione
CORDONI LATERALI
Ribaltamento sul piano ‫ װ‬e ┴ lamiera
F F
 // = =
 L  a 4L  a

CORDONI FRONTALI

F F
t⊥ = =
Ribaltamento ‫װ‬  L  a 2L  a
F F
Ribaltamento ┴ n⊥ = =
 L  a 2L  a
Trazione
CORDONI INCLINATI
N = F sin
V = F cos
Ribaltamento ┴

n⊥ = N /(2L  a )

 // = V / (2L  a )

( )
n⊥2 +  //2 = F 2  sin2  + cos2  / (2 L  a ) =
2

= F / (2 L  a )
COMBINAZIONI DI CORDONI D’ANGOLO
◼ La rigidezza è indipendente dalla posizione
◼ I cordoni frontali sono meno duttili di quelli laterali

◼ È opportuno affidare l’intero carico a un solo tipo di cordoni e


comunque: ∑L ≤ 60 a
◼ È opportuno che tutti i cordoni abbiano approssimativamente la
stessa altezza di gola.
Flessione e taglio
Cordoni frontali longitudinali

V= F M= FL
3FL
n⊥max = M /W =
ah2

W = 2ah / 6 = ah / 3
2 2

t// = V / ( 2ah)

n + t £ b1 × fyk
2
^
2
//
Flessione e taglio
Cordoni frontali trasversali

V= F M= FL

t⊥ = F / (2ba)
FL
n⊥ =
hab

n⊥ + t⊥  1  f yk
2 2

n⊥ + t⊥   2  f yk
Combinazioni di cordoni frontali longitudinali e trasversali
V= F M= FL
Solo sui cordoni
d’anima
t // = F / (2a3 L3 )
n⊥ = M / W

Verifica di resistenza nelle parti più


sollecitate delle giunzioni

Cordoni d’ala esterni

M a3 L23
1 n⊥ = W = L1a1h1 + 2L2 a2 h2 +
W 3
Cordoni d’anima

M L3
n + n = 
'2 2 '
con ⊥
⊥ // W h1 + a1
In alternativa si può affidare tutto il momento ai cordoni
d’ala, e dunque sui cordoni d’anima agisce solo //

t //
2 Cordoni d’anima

M
n⊥ = '
W Cordoni d’ala

W = L1a1h1 + 2 L2 a2 h2
'
Torsione, flessione e taglio
TORSIONE
Metodo del momento polare
Smax = Trmax / I 0

 ⊥ = S max cos
 // = S max sin

Metodo delle due forze


H = T /(h + a)
 // = H /(aL)

Nei casi pratici (0,5≤ l/h≤2) il metodo delle due forze è più
conservativo del metodo del momento polare
Cordoni laterali
V= F T= Fe H≈T/h= Fe/h
 // = H /(aL) = Fe / aLh

t⊥ = V /(2aL) = F / 2aL

 +t
2
//
2

Cordoni frontali

torsione  //' = Fe / aLz


taglio  //'' = F / 2aL
F e 1
 // =  //' +  //'' =  + 
aL  z 2 
CORDONI FRONTALI E LATERALI
Ripartizione torcente: T=Fe
T1 = T  T1max / (T1max + T2 max )
T2 = T  T2 max / (T1max + T2 max )

T1 = Fe  a1L1L /(a1L1L + a2 L2h)


T2 = Fe  a2 L2 h /(a1L1L + a2 L2h)
Ripartizione tagliante: V=F
V1 = F V1max /(V1max + V2 max ) = F  a1L1 /(a1L1 + a2 L2 ) V1 = F
oppure
V2 = F V2 max /(V1max + V2 max ) = F  a2 L2 /(a1L1 + a2 L2 ) V2 = 0

T1 V
Cordone 1:  // = + 1
La1L1 2a1L1

 // = T2 / (ha2 L2 )  ⊥ = V2 /(2a2 L2 )
0.85
Cordone 2:  //2 +  ⊥2  fd
0.70
1 CORDONE FRONTALE 2 LATERALI

Torcente assorbito dai cordoni 2


Tagliante assorbito dal cordone 1

Cordone 1:  // = F /(a1L1 )

Cordone 2:  // = Fe /(ha2 L2 )
Torsione
Sezioni a cassone
Saldatura su tutto il perimetro
Formula di Bredt:

 // = T /(2 Aa)

Cordoni separati
Metodo delle due forze:

 // = T /(L1a1L + L2 a2 h)
Torsione
SEZIONI A T, A L, A CROCE

Si opera in analogia con le sezioni a profilo aperto

1
Momento d’inerzia torsionale: IT = 
3 i
Li ai3

 // max = Tamax / IT
Torsione
SEZIONI A T, A C, A Z
Metodo “esatto”  = (Tw S w ) / (aI w )  ⊥ = (M w / I w )w w = area settoriale
Mw Bimomento
Tw Momento torcente di ingobbamento impedito

Metodo approssimato
T L
 max = k per  0.5k
Wy h

T L L
 max = 2 per  0.5k
Wy h h

tf
 ⊥max =  max
a1 + a2
Torsione
T
 max = 0.5 k per L  2k
Wy h

T L L
 max = 0.25 per  2k
Wy h h

tf
 ⊥max =  max
a1 + a2
Wy = movimento rispetto all’asse y
tf = valore medio dello spessore dell’ala
K= cost. = 4,5 per IPE
5,5 per travi a C
6,5 per travi a Z (7,5 a f.s.)
610 per HE (10 a f.s.)

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