Sofia Gubaidulina è una musicista e compositrice russa, considerata tra i
principali rappresentanti della Nuova Musica nell’ex Unione Sovietica. La sua
musica combina magistralmente spiritualità e dramma con soluzioni audaci e originali, fondandosi su un profondo credo religioso e un corposo patrimonio di conoscenze culturali. Proprio questo le ha permesso di sviluppare una ricca tavolozza musicale approfondendo varie culture e stili e sviluppando elaborate prassi per l’organizzazione del materiale musicale. Nacque a Chistopol il 24 ottobre 1931 nella repubblica russa del Tatarstan, all’epoca parte dell’Unione Sovietica. Presso il Conservatorio di Kazan studiò pianoforte e composizione diplomandosi nel 1954. A Mosca intraprese ulteriori studi in Conservatorio con Nikolaj Pejko fino 1959, e poi con Vissarion Šebalin fino al 1963: entrambi molto vicini a Shostakovich e che, come lui, subirono la repressiva Dottrina Zhdanov. Presso il Conservatorio di Mosca iniziò a incontrare le prime opposizioni dovute all’establishment musicale, che al tempo era promosso dallo stato e guidato dalla politica dell’Unione Sovietica. La musica di Gubaidulina fu etichettata come “irresponsabile” per le sue esplorazioni innovative e le tematiche apertamente spirituali, molto lontane dalle linee guida del Realismo Socialista. Il suo lavoro tuttavia fu sostenuto dallo stesso Shostakovich. Nel 1975, insieme ad altri compositori sovietici, Gubaidulina fondò Astreja, un gruppo di improvvisazione strumentale folcloristico. L’ensemble si specializzò nell’improvvisazione su rari strumenti tradizionali provenienti dai territori della Russia, Caucaso e Asia centrale e orientale, come, ad esempio, il bayan. Questi suoni, timbri e modi di vivere il tempo musicale ebbero una profonda influenza sul lavoro creativo di Gubaidulina. Nel 1979, Gubaidulina fu inserita nella lista nera dei “Sette di Khrennikov”, si trattava di compositori considerati come dissidenti a causa della loro scrittura musicale sperimentale. La notorietà mondiale di Gubaidulina iniziò a partire dalla fine degli anni Settanta grazie a Gidon Kremer, violinista lettone di fama internazionale che promosse la musica della compositrice e in particolare il suo concerto per violino “Offertorium”. Tra il 1989 e il 1992, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Gubaidulina fu improvvisamente libera di viaggiare e lavorare in tutto il mondo; e, a partire dal 1992, la compositrice si stabilì ad Appen, un piccolo paese nei pressi di Amburgo, in Germania. Negli anni Novanta acquisì progressivamente notorietà grazie a commissioni emanate da festival di musica contemporanea, istituzioni come la Biblioteca del Congresso di Washington e l’Accademia Internazionale Bach di Stoccarda e da orchestre e importanti musicisti; e così, con la fine del XX secolo era ormai diventata una figura internazionalmente affermata. L’universo degli elementi ispiratori di Gubaidulina è estremamente vasto e comprende vari stimoli spirituali, musicali e culturali. La religione cristiana e i suoi simboli e significati rappresentano un elemento fondamentale nell’approccio compositivo di Gubaidulina, sia in termini simbolici che estetici. Sebbene Gubaidulina sia affiliata alla Chiesa Ortodossa Russa, la visione religiosa della compositrice spazia oltre questa specifica dottrina e anche oltre la dottrina cristiana, traendo ispirazione da numerosi sistemi religiosi, mistici e spirituali, risultando in una sintesi panteistica. In termini di influenze da altri compositori, la stessa Gubaidulina riconosce di aver tratto ispirazione da autori appartenenti a correnti e periodi molto diversi. Ma i compositori che hanno influenzato maggiormente il suo lavoro sono: Shostakovich, Webern e Bach. Quest’ultimo è forse l’autore a cui Gubaidulina è maggiormente legata e nelle sue opere sono presenti degli aspetti che indicano un esame molto approfondito della musica di Bach. Inoltre, Gubaidulina fece riferimento anche a teorici e interpreti a lei contemporanei. In questo senso, hanno particolare rilievo i nomi di Pyotr Meshchaninov (teorico musicale che la avvicinò all’impiego della Serie di Fibonacci e di suddivisioni del semitono), Mark Pekarsky e Friedrich Lips (per quanto riguarda la riscoperta degli strumenti tradizionali). Infine, l’universo culturale e artistico a cui si ispira la produzione di Gubaidulina va oltre la dimensione strettamente musicale, traendo spunti dalla poesia, dalla letteratura e dalla filosofia (con particolare riferimento a Nikolai Berdiaev, e l’idea dell’uomo come “teurgo”, una creatura divinamente ispirata che partecipa all’infinito processo creativo). Per quanto riguarda i caratteri dello stile e delle scelte musicali, la produzione compositiva di Gubaidulina abbraccia tutti gli estremi del linguaggio musicale, dalla curata elaborazione del materiale all’improvvisazione, dagli strumenti convenzionali ai media elettronici e gli strumenti folkloristici, dalle grandi forme orchestrali alle opere solistiche. Si possono individuare tre periodi di massima nella sua maturità compositiva. Il primo periodo comprende le opere dal 1965 fino ai primi anni Ottanta ed è caratterizzato dall’interesse di Gubaidulina nell’esplorazione di nuove combinazioni strumentali e nella sperimentazione di tecniche seriali. Il suo stile si esprime attraverso la ricca sperimentazione in ambito timbrico. Il secondo periodo comprende opere dai primi anni Ottanta fino ai primi anni Novanta, in cui Gubaidulina iniziò ad utilizzare la serie di Fibonacci e altre serie numeriche analoghe per sperimentare e determinare il cosiddetto “Ritmo della Forma”. Il terzo periodo inizia nel 1993 con il suo “Quartetto d’archi n.4” e incorpora l’uso di un temperamento per quarti di tono e di progressive sperimentazioni in questo campo, oltre che nell’ambito della musica elettronica. Un elemento fondamentale nella produzione di Gubaidulina è l’impiego di dicotomie musicali e simboliche, del loro contrasto, e della loro reciproca trasfigurazione, che Gubaidulina descrive come “la croce”. Questo particolare uso delle dicotomie musicali ha ricevuto un’analisi e una strutturazione formale da parte della musicologa Valentina Kholopova, che sviluppò un sistema per analizzare la musica di Gubaidulina detto “Il Complesso dei Parametri”. “Garten von Freuden und Traurigkeiten” (Il Giardino delle Gioie e dei Dolori) è una composizione in movimento unico per flauto, viola, arpa e narratore scritta da Gubaidulina nel 1980. È ispirata da due opere letterarie, caratterizzate da gusto e soggetti contrastanti. La prima è il poema in prosa “Sayat-Nova” del russo Iv Oganov, che ha come soggetto proprio l’omonimo cantastorie e poeta armeno del XVIII secolo, mentre la seconda fonte di ispirazione furono proprio i versi occidentali dello stesso Tanzer. Queste due opere contrappongono al vivido colore orientale una coscienza tipicamente occidentale che, insieme, sono origine della costruzione musicale dell’estatico fiorire di un giardino, simbolo del mondo e della sua vita incessante. La struttura del brano può essere suddivisa in tre sezioni: un’esposizione, un lungo sviluppo e una ripresa. Gli elementi musicali proposti nell’esposizione sono la premessa fondamentale del successivo dispiegamento del brano. Essi sono: un elemento A: la melodia cromatica del flauto e il suo sviluppo, un elemento B: il prolungamento di una singola nota mediante un’oscillazione intorno ad essa, realizzato dall’arpa e un elemento C: un movimento di armonici realizzato dalla viola lungo una triade maggiore. Questi tre elementi, semplici e fondamentali, determinano lo sviluppo dell’intero brano. Può essere lecito affermare che gli elementi B e C rappresentino la dicotomia gioia-dolore. Tuttavia, è proprio il passaggio da uno all’altro che fornisce la forza motrice fondamentale alla composizione: gli elementi sono sottoposti a un processo di trasformazione nel quale il terzo elemento A rappresenta un punto di compromesso, di equilibrio. Per quanto riguarda le implicazioni religiose della composizione esse sono legate all'espansione allegorica del giardino come rappresentazione del mondo e della vita. Inoltre, la presenza di una qualità teologica può essere rilevata nella moltitudine delle proposte ternarie, nella perpetuità fluttuante della sezione finale dell'opera e nella trasfigurazione continua dei suoi elementi. In conclusione, Sofia Gubaidulina rappresenta, nel panorama musicale moderno, una figura di assoluto riferimento, grazie alla complessità della sua indagine musicale e alla profonda raffinatezza delle sue opere. La sua vicenda biografica, i suoi ricchi interessi culturali e il suo forte coinvolgimento nello sviluppo della musica colta la rendono un personaggio estremamente interessante, sia musicalmente che culturalmente. Così, nella scrittura di Gubaidulina emergono sempre una fortissima coerenza della forma, una grande coesione del materiale musicale, un profondo significato intellettuale e un ricco universo di simboli. Tutti questi aspetti si ritrovano con estrema chiarezza in “Garten von Freuden und Traurigkeiten”, che offre l’opportunità di un ascolto che trasporta in una dimensione ipnotica ed emozionante, ma che propone anche un diletto per l’intelletto.