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Economia Degli Intermediari Finanziari B
Economia Degli Intermediari Finanziari B
Un sistema finanziario è una complessa infrastruttura che svolge una serie di attività essenziali ai
fini del funzionamento dell'economia. Sono l'insieme di strumenti, intermediari, attività, mercati ed
autorità che operano in campo finanziario.
• Funzione allocativa – consiste nei processi di trasferimento di risorse dai soggetti in surplus
a quelli in deficit, per fare ciò è necessario l'incontro tra domanda e offerta di finanziamenti
attaverso dei dispositivi quali attività finanziarie, mercati, intermediari finanziari ecc.
• Distribuzione e trasferimento dei rischi – i sistemi finanziari hanno un importante ruolo
nella gestione del rischio a cui sono sottoposti gli agenti economici tramite determinati
strumenti contrattuali (ad esempio le assicurazioni e i derivati) oppure tramite tecniche
gestionali adatte a limitare i rischi quali la cartolarizzazione o la securitization.
• Creazione di strumenti di pagamento alternativi alla moneta legale – una particolare
funzione loro assegnata è la c.d. Funzione monetaria che consente loro di definire l'offerta
complessiva di moneta nel sistema economico.
• Trasmissione degli impulsi di politica monetaria al sistema economico – la funzione
monetaria conferita ai sistemi finanziari conferisce loro un ruolo fondamentale nella
trasmissione all'economia reale delle decisioni prese dalle autorità competenti in politica
monetaria riguardo le variazioni dell'offerta di moneta.
• Produzione di informazioni sui prezzi delle attività e variabili finanziarie – tali informazioni
sono fondamentali per il corretto funzionamento dei sistemi finanziari e per permettere agli
operatori di agire con un minor gradodi incertezza
• Messa a punto di meccanismi per ridurre le imperfezioni nella distribuzione di informazioni
e ridurre i collegati problemi di incentivo - un'asimmetria informativa si manifesta quando
si ha una diseguaglianza tra le informazioni in possesso dei vari soggetti coinvolti nello
scambio. In questo caso i sistemi finanziari hanno il compito di ridurre tali imperfezioni ai
fini di un loro corretto funzionamento in quanto potrebbero portare gli agenti economici a
prendere decisioni scorrete (ad es sottostimando i rischi) o nel peggiore dei casi addirittura
ad astenersi dagli scambi.
Le asimmetri informative si presentano principalmente in caso di:
• Adverse selection – si manifesta generalmente prima della conclusione di un contratto
finanziario e porta a facilitare il finanziamento di soggetti in deficit con maggiore
probabilità di incorrere in eventi avversi come l'insolvenza. Quindi, la mancata disponibilià
di informazioni idonee potrebbe portare gli agenti ad effettuare delle selezioni avverse
rispetto ai propri interessi.
• Moral hazard – si presenta dopo la conclusione di un contratto e consiste nella messa in atto
di comportamenti opportunistici da parte di uno dei soggetti in causa atti a danneggiare la
controparte.
L'ossevazione e il sanzionamento di tali comportamenti riduce i costi dovuti al moral hazard e
all''adverse selection ma al contempo aumenta i costi del contratto per quanto riguarda il
monitoraggio e il rinforzo.
La teoria individua negli intermediari finanziari dei soggetti idonei alla riduzione dei costi connessi
allo scambio di informazioni. Oltre a loro anche molti altri soggetti si occupano di riduzione delle
asimmetrie informative come ad esempio gli analisti finanziari e le agenzie di rating. In ogni caso è
fondamentale la progettazione di dispositivi contrattuali idonei volti a ridurre gli incentivi al moral
hazard e all'adverse selction come ad esempio la richiesta di garanzie nei contratti di credito o i
sistemi di franchigia nelle assicurazioni.
Due dei principali fenomenti originati dalle asimmetrie informative sono l'insider trading (cioè
l'utilizzo in maniera opportunistica di informazioni riservate in proprio possesso) e il free riding
(rinuncia alla raccolta e all'elaborazione delle informazioni oltre al monitoraggio degli investimenti
così da non doverne sopportare i costi).
L'efficacia e l'efficienza dei sistemi finanziari è legata alla loro struttura. Per analizzarla occorre
valutarne le diverse componenti quali intermediari finanziari, mercati finanziari, attività finanziarie,
norme a autorità vigilanti.
I mercati e gli intermediari finanziari svolgono la funzione di creazione di rapporti tra gli agenti
economici e la ricerca delle condizioni di equilibrio tra queste due componenti è uno dei temi
fondamentali dello studio della struttura dei sistemi finanziari. Per risolvere il problema della
ricerca di equilibrio occorre fare uno studio comparato delle due diverse strutture di collegamento
tra le unità in surplus e le unità in deficit.
• Studio dei circuiti intermediati – "luoghi" in cuigli intermediari creditizi (come le banche)
trasferiscono le risorse tra unità in deficit e in surplus tramite la creazione di rapporti
• Studio dei circuiti diretti – meccanismi di mercato in cui l'organizzazione di mercato e
l'intervento di intermediari finanziari sono condizioni necessarie per il convoglio delle
risorse finanziarie offerte a quelle domandate.
In ogni caso i soggetti non sono obbligati ad usufruire dei servizi offerti dagli intermediari
finanziari e quindi sopportarne i relativi costi ma in ogni caso dovrebbero comunque sostenere i
costi di contrattazione privata e probabilmente con una minore sicurezza che il contratto vada a
buon fine vista la mancata specializzazione dei singoli soggetti rispetto agli intermediari finanziari.
Gli intermediati finanziari sono degli operatori professionali attivi nel circuito di finanziamento
indiretto, producono e offrono strumenti e servizi finanziari per le unità in surplus e quelle in deficit
e la loro redditività dipende dal rendimento delle attività finanziarie. Possono essere così
classificati:
• Banche – raccolgono fondi da soggetti in surplus con contratti di deposito (con funzione
monetaria e d'investimento) e l'emissione di titoli di debito. Possono specializzarsi per
prodotti, segmenti di clientela, durata temporale e così via. Possono inoltre offrire servizi di
intermediazione mobiliare, consulenza, gestione di fondi pensione ecc.
• Intermediari creditizi non bancari – sono intermediari specializzati in una particolare attività
creditizia (come ad esempio il leasing) ma che al contrario delle banche si finanziano non
con la raccolta di depositi presso il pubblico ma con passività contratte presso le banche
oppure l'emissione di titoli di debito quali le obbligazioni. Ne sono un classico esempio gli
istituti di credito al consumo, le società di leasing e quelle di factoring.
• Società veicolo per la cartolarizzazione – Si tratta di intermediari che acquistano pacchetti di
prestiti bancari o strumenti finanziari di debito finanziandosi con l'emissione di titoli
obbligazionari. Il rendimento e il rimborso delle loro obbligazioni dipende dalle
performance del portafoglio di attività acquisite.
• Società di gestione del risparmio – le loro attività consiste nella promozione e la gestione di
fondi comuni di investimento, di sicav e fondi pensionistici ed inoltre possono esercitare la
gestione individuale di patrimoni finanziari.
• Società di intermediazione mobiliare (SIM) – sono intermediarii finanziari specializzati in
attività di investimento sui mercati finanziari e la negoziazione di strumenti finanziari e
consulenza in materia di investimenti finanziari. La distribuzione dei servizi avviene tramite
accordi con altri intermediari come ad esempio le banche oppure tramite dei promotori
finanziari.
• Compagnie di assicurazione – sono degli intermediari finanziari attivi nella gestione del
rischio dietro il pagamento di un relativo premio. Offrono servizi riguardanti il ramo vita e il
ramo danni e i premi raccolti vengono reinvestiti in attività reali e finanziarie. La
distribuzione di servizi può avvenire in proprio così come altri intermediari.
L'allocazione finanziaria tra soggetti economici da vita ad attività finanziarie che sotto il profilo
contrattuale formalizzano le condizioni economiche e giuridiche dello scambio finanziario. La
principale caratteristica dei contratti finanziari è quella della doppia natura di attività e passività che
compaiono contemporaneamente negli stati patrimoniali dei soggetti coinvolti nello scambio (es.
Un contratto di mutuo crea una passività nell'impresa che lo contrae e un'avvità nella banca che lo
concede) . I contratti finanziari si possono raggruppare in tre macrocategorie:
• Contratti di credito – consistono nel trasferimento monetario da un'unità in surplus ad una in
deficit contro la restituzione della somma concessa unità al pagamento di un prezzo e cioè il
tasso di interesse. Ne fanno dunque parte prestiti bancari, obbligazioni, leasing ecc.
• Contratti di partecipazione al capitale di rischio – il trasferimento dalle unità in surplus è
accompagnato dall''acquisizione di diritti patrimoniali (es diritto ad una quota dei dividendi
in fase di distribuzione) e amministrativi (come il diiritto di voto in assemblea) verso il
soggetto in deficit ossia una società di capitali. In sostanza, l'unità in surplus diventa socio
nel capitale di rischio ma si espone ad un rischio maggiore nella remunerazione del capitale,
che non è detto che avvenga in qunto essa è strettamente legata alle performance
dell'impresa.
• Contratti di assicurazione – le unità in surplus versano periodicamente il c.d. Premio nei
confronti dell'intermediario assicurativo il quale di contro offre il risarcimento in caso di
danni subiti dai soggetti ssicurati. E' anche possibile che l'evento che obbliga l'assicuratore
al pagamento non avvenga mai e che quindi la compagnia assicurativa non debba mai
risarcire alcunchè.
Per concludere, i derivati finanziari sono un caso particolare in quanto possono essere sia catalogati
come strumenti di debito/credito che strumenti assicurativi, quindi per quanto riguarda loro,
effettuare una precisa collocazione è difficile.
Il mercato è il luogo in cui avvengono gli scambi finanziari con la negoziazione di strumenti
finanziari e valute straniere.
Avendo ad oggetto la regolamentazione del mercato, essi si possono così classificare:
• Mercati regolamentati – come ad esempio la borsa valori il cui funzionamento avviene nel
rispetto delle regole stabilite dall'autorità di vigilanza.
• Mercati over the counter OTC – sono dei mercati caratterizzati dalla mancanza di
regolamentazione. Se pur caratterizzati da asimmetria informativa, negli ultimi anni si sono
moltiplicati sopratutto per quanto riguarda i derivati finanziari per via della sofisticazione e
personalizzazione di questi prodotti.
Avendo invece ad oggetto la novità degli strumenti finanziari scambiati avremo:
• Mercati primari – sono i mercati in cui si scambiano strumenti di nuova emissione il cui
collocamento presso gli investitori consente alle unità in deficit che li emettono di reperire
fondi aai fini di investimento.
• Mercati secondari – mercati in cui avviene lo scambio di strumenti finanziari gia in
circolazione consentendo una rapida smobilizzazione egli investimenti fatti permettondo di
liquidarli prima della loro scadenzza contrattuale.
In base alla durata degli strumenti finanziari avremo :
• Mercati monetari – sono mercati in cui avviene la negoziazione o l'emissione di strumenti
con durata inferiore o uguale i 12 mesi e quindi strumenti finanziari a breve termine.
• Mercati dei capitali – mercati in cui avviene la negoziazione e l'emissione di strumenti con
durata superiore ai 12 mesi, quindi vengono trattati strumenti finanziari a medio lungo
termine come possono essere le oobbligazioni.
I mercati possono essere inoltre differenziati in base allo strumento finanziario oggetto dello
scambio e potremo avere quindi mercati delle azioni, delle obbligazioni, di titoli di stato, di derivati
e di valute straniere.
La produzione di regole riguardanti i sistemi finanziari e il loro rispetto soono di competenza delle
autorità di vigilanza. La regolamentazione dei siistemi finanziari ha lo scopo di prevenire eventuali
fallimenti nel sistema. Per questo motivo i mercati e gli intermediari finanziari sono sottoposti a
diversi vincoli regolamentari di varia natura con lo scopo di preservarne e migliorarne l'efficacia e
la trasparenza.
Le regole imposte condizionano la struttura e il funzionamento dei sistemi finanziari, ma oltre a ciò
sono condizionati anche dal comportamento degli intermediari finanziari e degli operatori
economici.
Negli ultimi decenni si è potuto assistere ad una armonizzazione dei sistemi finanziari del pianeta
per via del processo di internazionalizzazione e globalizzazione rendendone le regole più
omogenee.
Come visto prima, il risparmio dalle unità in surplus a quelle in deficit può avvenire su due circuiti
incentrati sugli intermediari e sui mercati.
• Qundo l'orientamento prevalente è verso i mercati, il finanziamento delle unità in deficit
avviene tramite l'emissione e il collocamento di strumenti finanziari (obbligazioni, azioni,
titoli di stato ecc.). In questo caso gli intermediari finanziari offrono servizi di collegamento
riconducibili all'investment banking. Questo modello di intermediazione è prevalente nei
paesi anglosassoni
• Quando invece l'orientamento prevale verso gli intermediari finanziari, il finanziamento di
investimenti e consumi avviene tramite l'asset transformation per cui in questo campo
prevalgono le banche. L'attività creditizia può essere specializzata operativamente (leasing,
factoring, credito fondiario ecc.) o dal punto di vista temporale (credito a breve o a medio-
lungo termine). In Italia, Germania e Francia e comunque nei paesi dell'Europa continentale
prevale questo circuito di allocazione nche per via del tessuto produttivo composto per
buona parte da piccole e medie imprese.
In sostanza, nei paesi europei si ha una più marcata incidenza delle passività bancarie sul totale
delle attività finanziarie detenute dalle famiglie (depositi) e dei prestiti bancari sulle passività
finanziarie detenute dalle imprese. Nei paesi anglosassoni non avviene così in quanto le famiglie
tendono maggiormente ad investire in titoli finanziari e le imprese ricorrono maggiormente al
finanziamento con l'emissione di azioni ed obbligazioni.
I soggetti economici ricorrono agli intermadiari finanziari perchè così facendo hanno la possibilità
di ridurre i costi e i rischi insiti in questo tipo di scambi. Questo perchè in condizioni di incertezza
informativa vi sono forti costi di transazione che rendono impossibile lo scambio come avverrebbe
in un mercato perfetto per via della complessità e onerosità del processo di investimento nello
scambio diretto di fondi, in cui il rischio di prezzo e di liquidità è posto direttamente in capo
all'investitore.
Gli intermediari finanziari, vista la loro specializzazione e la loro possibilità di accesso alle
economie di scala, riescono a rendere meno gravosi rischi e costi fisiologici dell'investimento.
I costi e i rischi dell'intermediazione si possono così classificare:
• Costi informativi e di transazione – i costi informativi sono costi che si rilevano in fase di
selezione e monitoraggio degli investimenti ossia quando si raccolgono le informazioni e le
si elaborano in modo da poter dare un giudizio all'investimento che si desidera fare. Sono in
definitiva oneri in termini di tempo e risorse dedicte all'aquisizione di informazioni
necessarie alle decisioni finanziarie. I costi di transazione sono i costi contrattuali e di
negoziazione associati all'esecuzione delle scelte di cui prima.
• Rischio di prezzo – è la variabilità del valore delle attività finanziarie in portafoglio, cioè
l'esposizione dell'investitore a oscillazioni di prezzo degli strumenti finanziari acquisiti per
effetto di fattori di mercato (es rialzo dei tassi di interesse) o riguardanti specificamente gli
emittenti (es rischio di insolvenza).
• Rischio di liquidità – consiste nell'incertezza circa il prezzo a cui è possibile monetizzare
l'attività rispetto al valore teorico di mercato, il rischio è quello di dover riconoscere al
compraore uno sconto se si vuole dismettere l'attività.
Gli intermediari finanziari si fanno carico di questi rischi in quanto i soggetti che partecipano allo
scambio di attività non riuscirebbero a gestire il processo di investimento oppure non vorrebbero
accollarsi i rischi in questo insiti. Questo vale sopratutto per i piccoli risparmiatori, i quali non
dispongono di adeguate conoscenze e le cui esigenze in termini temporali dell'investimento non
combaciano con le esigenze temporali di quelle dei prenditori di fondi.
L'esistenza degli intermediari finanziari è giustificata dal fatto di minimizzare i costi rispetto agli
oneri che i soggetti vrebbero in caso di contrattazione diretta.
Gli intermediari asset broker minimizzano i costi informativi e di transazione, quelli asset
transformer lavorano sui rischi di prezzo e liquidità.
Gli intermediari finanziari asset broker (ad esempio le SIM) sono specializzati nell'offerta di
prodotti relativi l'attività sui mercati finanziari, nella produzione di servizi di portafoglio (che cioè
agevolano l'investimento) e nei servizi di mediazione per l'esecuzione delle scelte di investimento
(come ad esempio la raccolta e l'esecuzione di ordini di negoziazione). Il ricorso a questi servizi è
conveniente perchè gli asset broker, facendo uso delle economie di scala, riducono i costi unitari di
transazione cioè i costi funzionali alle esecuzioni delle decisioni di investimento. Inoltre gli asset
broker consentono un'adeguata diversificazione di portafoglio però non operano per ridurre i rischi
e quindi i costi di prezzo e liquidità ma si limitano ad agevolare le scelte di investimento dei
soggetti agendo come soggetti mandatari. I costi e i rischi di liquidità e prezzo rimangono dunque in
capo all'investitore.
Gli asset transformer (di cui fanno parte le banche) intervengono nello scambio di fondi ponendosi
tra unità in deficit e in surplus raccogliendo risorse per poi convogliarle verso chi ne ha bisogno.
Operando in questo modo si ha una trasformazione qualitativa del rischio delle attività generate,
conciliando le preferenze di investimento dei soggetti e accollndosi i rischi finanziari del processo
di investimento.
Il processo di intermediazione degli asset transformer consiste principalmente nella raccolta di fondi
presso soggetti in avanzo creando così delle proprie passività (dette secondary securities) da
impiegare poi nell'erogazione di credito oppure da investire in altre attività come titoli e
partecipazioni. Queste ultime, che andranno a costiituire le passività di soggtti terzi prendono il
nome di primary securities in quanto sono attività investite dall'intermediario in crediti e titoli in
attivo nel passivo dei prenditori di fondi.
La differenza di rendimento tra primary securities e secondary securities definisce il costo del
processo di intermediazione e quindi la remunerazione dell'asset transformer.
Le banche sono gli unici intermediari finanziari a poter offrire tutti i i possibili servizi e prodotti
finanziari.
CAPITOLO II
La funzione allocativa e monetaria del sistema finanziario
Il sistema finanziario ha il fondamentale ruolo di allocare capitale e rischi del sistema economico
per cui il suo corretto funzionamento è indispensabile per il raggiungimento di obiettivi
mcroeconomici primari quali stabilità e crescita.
Esso assume centralità non appena si abbandona l'ipotesi dell'esistenza di un mercato perfetto che
riesce ad allocare in maniera ottimale le risorse senza il sostenimento di costi. Nella realtà tale
ipotesi non è fattibile ed essendo i mercati incopleti comportano una serie di rischi e di costi. Il
sistema finanziario dunque alloca nel miglior modo possibile le risorse soddisfando i bisogni
finanziari sintetizzabili nel trasferire il potere d'acquisto nel tempo e tra soggetti, a titolo
temporaneo o definitivo. Si compone di:
• Strumenti – ossia contratti (che prendono il nome di attività) che esplicitano accordi tra le
parti regolando il trasferimento monetario. I contratti finanziari hanno i seguenti caratteri:
1. Ne esistono di diversi tipi, di credito, partecipativi e assicurativi.
2. Sono caratterizzati dallo sfasamento temporale tra prestazione e controprestazione.
3. Hanno un certo grado di incertezza, funzione delle condizioni del contratto. Ad
esempio, un contratto che prevede un maggiore arco temporale comporta anche un
maggior rischio.
4. Vi è la presenza di una remunerazione rappresentata dal tasso di interesse, il quale a
sua volta è anche indice della rischiosità dell'investimento.
5. L'informazione ricopre un ruolo importante sia di input (in quanto necessaria per
elaborare i processi decisionali) che di output (in quanto verifica le condizioni a cui
avviene lo scambio).
6. Sono basate su un rapporto di tipo monetario.
• Operatori e mercati – hanno il compito di creare rapporti tra i soggetti economici così da
facilitare il trasferimento del potere d'acquisto. Gli operatori detengono e negoziano contratti
finanziari e prestano servizi a supporto degli scambi. I mercati sono l'insieme degli scambi
di contratti finanziari che avvengono secondo delle regole stabilite (es la borsa valori).
• Regole – il sistema finanziario è uno dei più regolamentati per via della centralità che ha
assunto nelle moderne economie di mercato.
Le principali funzioni del sistema finanziario sono:
• Funzione monetaria – offre mezzi di pagamento di beni e servizi ed eroga servizi di
pagamento necessari per la circolazione della moneta. Tale funzione è sempre più
innovativa, basi pensare solo al sistema bancomat che permette il trasferimento del denaro in
maniera più sicura, rapida e geograficamente ampia.
• Funzione allocativa (e di intermediazione) – il sistema collega e quindi crea rapporti tra gli
operatori economici consentendo la movimentazione di risorse monetarie dalle unità in
surplus a quelle in deficit. L'incontro tra domanda e offerta avviene con la stipula di contratti
che prevedono prestazioni monetarie distanti tra loro nel tempo. I contratti sono
caratterizzati dalla doppia natura di attività e passività negli stati patrimoniali dei soggetti
partecipanti.
• Funzione di diversificazione e suddivizione dei rischi – l'operatore si espone ad un rischio
quando si ha una deviazione sfavorevole che cambi il risultato effettivo da quello atteso, per
cui devono gestire il rischio analizzandolo e approntando sistemi per ridurlo. I diversi
operatori a proposito lavoreranno in maniera differente, ad esempio una banca avrà sistemi
differenti rispetto ad una compagnia assicurativa.
• Produzione e diffusione di informazioni riguardanti i prezzi di attività e variabili finanziarie.
• Funzione di trasmissione della politica monetaria pianificata dall'autorità competente.
• Funzione di riduzione delle asimmetrie informative – questo consente agli operatori di agire
in modo consapevole e con meno incertezza permettendo il corretto funzionamento del
sistema.
I saldi finanziari per soggetti o settori in diversi periodi di tempo possono essere così rappresentati:
Y= reddito prodotto nell'esercizio C=consumi S=risparmio (può essere positivo o negativo)
I=investimenti SF=saldo finanziario AF=ammontare delle attività finanziarie detenute
PF=passività finanziarie
Yn-Cn=Sn
Sn-In=SFn
il saldo finanziario misura il risparmio che il soggetto trasferisce o riceve da altri settori, quindi
il saldo finanziario misura la variazione di crediti netti o debiti netti nei confronti degli altri soggetti
o settori
esprime l'identità tra le risorse cosniderate come fonti e quelle considerate come impieghi
Sfn=0
si ha con la somma delle sommatorie di soggetti con saldi positivi e quella dei soggetti con saldi
negativi. In un'economia chiusa dunque si ha che
Sn=In
La distribuzione dei saldi e la loro entità tra gli operatori economici dipende da vari fattori:
• Modello di distribuzione dei redditi – il saldo finanziario dipende dall'andamento di prezzi-
salari-profitti. Se i lavoratori hanno salari sufficienti per i consumi le imprese tratterranno i
ricavi per i consumi e gli investimenti con saldi tendenti a 0 per le due categorie. Se i salari
fossero superiori, le famiglie avrebbero saldi positivi e le imprese saldi negativi.
• Finanza pubblica – se le tasse sono basse, imprese e famiglie avrebbero saldi maggiori e lo
stato saldi negativi maggiori, viceversa, con tasse tasse alte imprese e famiglie avrebbero
saldi positivi minori (o negativi maggiori) e lo stato un saldo negativo minore.
Siccome ogni paese ha un proprio modello di sviluppo la distribuzione, l'intensità e la struttura dei
saldi finanziari varia da paese a paese.
Il settore estero in un paese può avere saldi differenti a seconda che esso abbia investito o
risparmiato nel paese. Se un paese produce più di quello che ha bisogno, il saldo estero sarà
negativo e la bilancia delle partite correnti positiva, al contrario se consuma più di quello che
produce il saldo estero sarà positivo e la bilancia delle partite correnti sarà negativa.
Sn=Sf+Si+Spa --------------> In=If+Ii+Ipa
Il risparmio e l'investimento nazionale è dato dalla somma di investimento o risparmio di famiglie,
imprese e pubblica amministrazione.
Il saldo finanziario estero è dato dalle entrate per le esportazioni (M) ed uscite per le importazioni
(X).
SFE=M-X
in termini complessivi, la situaizone di equilibrio è:
(SN-IN)+(M-X)=SFN+SFE=0 e cioè SN=SFE
SFN>0 -------> SN<0
in questo caso l'economia finanzia autonomamente i propri investimenti interni e ha un eccesso di
risorse le quali vengono usate all'estero. L'economia accumula e quindi acquista passività
finanziarie estere.
SFN<0 --------> SN>0
in questo caso invece l'economia presenta un deficit di risorse e gli investimenti internivengono
finanziati dall'estero emettendo passività finanziarie.
Esistono due criteri di analisi per identificare il trasferimento di potere d'acquisto tra soggetti
economici. Il primo fa riferimento alle interrelazioni di bilancio tra i soggetti e distingue tra:
• Canale di finanziamento diretto – le unità in surplus hanno in bilancio come attività le
passività finanziarie emesse dalle unità in deficit.
• Canale di finanziamento intermediato – tra gli operatori si inserisce un altro soggetto che
crea con le parti distinti rapporti.
Il secondo criterio di analisi approfondisce il primo introducendo la presenza di istituzioni
finanziarie che assicurano la conclusione degli scambi finanziari e distingue tra:
• Circuiti autonomi – fanno riferimento ai canali diretti e l'incontro tra domanda e offerta di
risorse avviene senza intermediari (ad esempio dei genitori che prestano denaro al figlio per
l'acquisto di una macchina). E' un'ipotesi abbastanza rara per via dei costi elevati e della
scarsità delle conoscenze degli operatori.
• Circuiti intermediati – Tra i soggetti si frappone un terzo soggetto. Riguarda sia il circuito di
finanziamento intermediato che quello diretto.
Il canale di finanziamento diretto può essere sia un circuito autonomo che intermediato: gli
strumenti finanziari emessi dalle unità in deficit sono delle primary securities che compaiono nel
bilancio dell'investitore nelle attività facendolo diventare azionista o creditore. L'incontro tra
domanda e offerta può realizzarsi autonomamente e più che altro avviene in mercati aperti
organizzati oppure tramite intermediari finanziari.
La presenza di mercati organizzati consente il risolvimento di diverse problematiche dovute alla
ricerca autonoma:
• concentrando le esigenze di finanziamento e investimento degli operatori
• grazie alla presenza di operatori specializzati
• standardizzando i contratti per facilitarne la circolazione
I mercati aperti hanno le seguenti funzioni:
• collegare le unità in surplus con le unità in deficit, rappresentano uno dei canali per
trasmettere nel tempo e nello spazio i fondi
• trasformare e gestire i rischi tramite la negoziazione di derivati
• informare attraverso la determinazione dei prezzi e del loro rendimento e quindi della
rischiosità delle attività
• liquidare gli investimenti tramite la cessione
• ridurre i costi di transazione
I mercati finanziari aperti sono l'insieme di strutture, regole e procedure funzionali allo scambio di
attività finanziarie. Nel mercato primario affluisce la domanda delle unità in deficit che offrendo
passività soddisfano il proprio fabbisogno finanziario. Nel mercato secondario invece c'è l'insieme
di titoli e attività emesse facilitandone lo scambio e quindi il grado di liquidità, permettendo alle
unità in surplus di rivedere i propri investimenti, attirando potenziali investitori sostituendo così i
mercati aperti.
Nei mercati organizzati gli scambi vengono facilitati da istituzioni finanziarie che svolgono attività
di intermediazione mobiliare caratterizzata da:
• servizi di assistenza all'emissione dei titoli
• servizi di corporate finance (strategia industriale, consulenza finanziaria ecc.)
• servizi di negoziazione sui mercati secondari
• attività di gestione del risparmio
Nel canale di finanziamento indiretto o intermediato, il trasferimento di risorse avviene tramite
intermediari che interpongono il proprio bilancio (quindi i propri debiti e crediti) tra le unità in
deficit e quelle in surplus. I contratti con le unità in deficit e in surplus sono diversi per consistenza
temporale, monetaria e di contenuti, per questo motivo si dice che gli intermediari finanziari
svolgono un'attività di trasformazione per conciliare le esigenze dei soggetti. La principale categoria
di intermediari è quella degli intermediari creditizi, i quali si suddivinodono in:
• Intermediari creditizi bancari – sono abilitati allo svolgimento dell'attività bancaria, cioè alla
raccolta del risparmio presso il pubblico
• Intermediari creditizi non bancari – non raccolgono il risparmio presso il pubblico e si
finanziano col debito bancario, emettendo obbligazioni oppure col capitale proprio.
Poi ci sono gli intermediari di partecipazione e investimento, i quali acquistano azioni di imprese
non finanziarie con l'obiettivo di capital gain con la compravendita di titoli.
Gli intermediari assicurativi gestiscono e proteggono dal rischio tramite contratti di assicurazione.
La classificazione degli intermediati in realtà è comunque più complessa e spesso svolgono più
attività comntemporaneamente (ad esempio le banche possono svolgere tutte le attività).
Gli intermediari finanziari, grazie alle economie di scala e di scopo (specializzazione) riducono i
costi dei contratti, che con il fai da te dei singoli operatori sarebbero più alti. Non essendo in un
mercato perfetto, dove esigenze di datori e prenditori coincidono, le imprese hanno un fabbisogno
finanziario di medio lungo termine e di grossi importi mentre le famiglie per lo più hanno esigenze
di breve termine ed inoltre possono offrire cifre modeste rispetto a quelle domandate dalle imprse.
Per questo motivo gli intermediari conciliano queste esigenze offrendo ai prenditori di fondi delle
proprie passività congeniali alle loro esigenze in termini di importo e scadenze e offrendo ai datori
di fondi opzioni a loro desiderabili in termini di rischio, rendimento e liquidità.
Gli intermediari finanziari creditizi operano una trasformazione quntitativa dei contratti finanziari
che si articola in:
• trasformazione delle scadenze – la durata dell'attivo degli intermediari finanziari è superiore
a quella del passivo
• trasformazione degli importi – a fronte di importi di ammontare contenuto si erogano prestiti
di ammontare maggiore
• riduzione del rischio sfruttando le economie di scala
Oltre a trasformare le attività finanziarie, gli intermediari finanziari hanno la capacità di ridurre le
asimmetrie informative che si pongono come ostacolo al funzionamento del sistema finanziario.
3 La funzione monetaria
Dalla moneta merce si passò alla moneta segno sino ad arrivare alla moneta a corso legale, ossia
una moneta la cui accettazione è imposta per legge e che quindi non può essere rifiutata dal
creditore.
La moneta scritturale è quell'insieme di strumenti di pagamento alternativi alla moneta legale la cui
diffusione dipende dai minori rischi associati (es il furto) e dalla facilità di utilizzo.
Uno strumento di pagamento è ogni sostituto temporaneo della moneta legale come ad esempio un
diritto di credito.
Le procedure di pagamento sono dei sistemi di trasferimento di proprietà della moneta (ad esempio
un bonifico).
Per far si che il sistema dei pagamenti funzioni correttamente le relazioni interbancarie sono
fondamentali, per questo motivo gli emittenti devono avvalersi di circuiti di collegamento fondati
su intese ed accordi così da realizzare il passaggio della moneta tra gli agenti economici. Per questo
motivo i circuiti interbancari richiedono dei vincoli comportamentali per gli aderenti per quanto
riguarda lo scambio di informazioni realtive ai pagamenti.
Il regolamento delle ragioni di debito e di credito delle banche coinvolte nel pagamento si può
cconfigurare secondo tre modalità:
• Schema bilaterale con C/C di corrispondenza – è una modalità semplice in quanto non
standard. Non ci sono delle modalità di regolamento fissate e ciò avviene di volta in volta
che si deve effettuare un regolamento di conti. E' inefficiente perchè vi è un alto numero di
banche che operano sul mercato e se venisse adottato sarebbe molto confusionario. Il suo
funzionamento è molto semplice: l'istituto bancario riceverà o dovra effettuare un
pagamento a seconda che abbia accumulato un debito o un credito presso un altro istituto.
Con la c.d. Stanza di compensazione interviene un terzo soggetto col ruolo di agente di
regolamento che faciliterà il tutto.
• Schema multilaterale di regolamento netto – ogni banca deve regolare a fine giornata il
saldo tra pagamenti ricevuti e inviati ai partecipanti al circuito. Si articola in tre fasi:
1. comunicazione al sistema delle operazioni della giornata
2. calcolo delle posizioni nette
3. regolamento
• Schema multilaterale di regolamento lordo – in questo caso il regolamento di ogni
operazione è immediato. Col crescendo del numero di banche facenti parte del sistema e dei
periodi di compensazione vi è un rischio di liquidità e di insolvenza. L'origine del rischio di
liquidità è connessa col ritardo tra la comunicazione del pagamento al beneficiario e la sua
definitività (seattlement lap). Il pagamento viene effettuato solo se il pagante dispone della
liquidità necessaria presso i conti dell'agente di regolamento (cioè la banca centrale)
altrimenti viene aperta una procedura. Nei sistemi con credito infragiornaliero la banca
centrale conferisce alle banche partecipanti la liquidità necessaria per effettuare i pagamenti
sino ad allora avvenuti per poi regolare i conti a fine giornata.
• Schema di regolamento ibrido – ha lo scopo di superare le problematiche di liquidità
salvaguardando i vantaggi del sistema di compensazione lordo, ad esempio prevedendo in
corso di giornata più momenti di regolamento su base netta oppure nei sistemi lordi,
l'inserimento di specifici algoritmi così da permettere l'ottimizzazione dei pagamenti.
CAPITOLO III
LA GESTIONE DELLA POLITICA MONETARIA E DEL CAMBIO
La funzione essenziale svolta da una banca centrale è la gestione della politica monetaria e del
cambio, della definizione di moneta, la sua emissione e il successivo controllo.
La banca centrale controlla sia la moneta che i tassi di interesse, il tasso che controlla in modo
diretto è il tasso overnight ossia il tasso sulla scadenza più breve possibile sui prestiti interbancari
della durata di un giorno. I tassi di interesse su scadenze più lunghe sono dati dalla media del tasso a
breve e quelli previsti per il futuro.
Ad esempio, poniamo che si voglia trovare il tasso su due anni (T), t1 è il tasso a breve mentre t2 è il
tasso previsto:
T = (t1+t2)/2
In questo modo la banca centrale esercita l’influenza sulla curva di rendimento dei tassi di interesse
contribuendo a determinare i tassi a lungo termine determinando quelli a brevissimo termine.
In definitiva la banca centrale controlla:
quantità di moneta in circolazione
tassi di interesse
queste due non sono variabili indipendenti, il tasso di interesse dipende dalla quantità di moneta in
circolo per cui non si possono avere obiettivi monetari o di tasso slegati.
In questo ambito la banca centrale decide come utilizzare i propri strumenti per conseguire obiettivi
macroeconomici. Ci sono due livelli di gestione della politica monetaria:
livello strategico – riguarda la definizione degli obiettivi finali di politica monetaria e degli
obiettivi intermedi
livello operativo – riguarda la definizione di obiettivi operativi e la gestione di strumenti di
politica monetaria per attuare quanto stabilito a livello strategico
gli obiettivi finali della banca centrale sono:
stabilità dei prezzi – la banca centrale si pone come obiettivo quello di mantenere il tasso di
variazione dei prezzi su livelli contenuti evitando dunque che l’inflazione si attesti su livelli
alti. In questo modo si evitano i costi relativi all’inflazione, come ad esempio la riduzione
del potere d’acquisto dei salari sul lungo periodo
stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche dell’economia – l’attività economica di un paese
può subire variazioni misurabili attraverso le variazioni percentuali del PIL
Questi due obiettivi non sono indipendenti, ad esempio una politica monetaria espansiva ha effetti
positivi sul PIL nel breve periodo ma comporta l’aumento del tasso di inflazione. Per questo la
banca centrale deve fissare le proprie particolarità. In Europa l’obiettivo di stabilità dei prezzi
prevale su quello di stabilità come previsto nello statuto della BCE.
Gli obiettivi e gli indicatori intermedi di politica monetaria sono variabili che la banca centrale è in
grado di controllare solo indirettamente ma che hanno comunque una relazione stabile con la
politica monetaria. Un tipico obiettivo intermedio è il tasso di crescita della moneta che la banca
centrale controlla tramite il moltiplicatore monetario. Questa variabile a sua volta influenza il tasso
di inflazione e la crescita economica. Un altro esempio ci è dato dal volume di credito disponibile
per l’economia o il livello generale dei tassi di interesse, in questo ultimo caso la banca controlla
direttamente solo i tassi overnight e indirettamente i tassi di interesse a medio-lungo termine, che
sono poi quelli rilevanti per le decisioni di investimento di imprese e famiglie e quindi sulla crescita
economica. Se in passato si faceva largo ricorso all’utilizzo di obiettivi intermedi in politica
monetaria, ora il loro utilizzo è diminuito.
Le decisioni di politica monetaria vengono prese ogni mese dal Governing Council della BCE ossia
il comitato esecutivo al quale si aggiungono i governatori delle banche centrali dei paesi membri.
La gestione della politica monetaria avviene tramite la fissazione di un livello obiettivo per quanto
riguarda i tassi di interesse del mercato monetario. La banca centrale determina il tasso di interesse
interbancario overnight attraverso il controllo dell’offerta di riserve depositate presso la banca
centrale che le banche possono prestarsi overnight.
Le banche hanno l’obbligo di versare la cosiddetta riserva obbligatoria (ROB) la quale viene fissata
dalla banca centrale sul totale dei depositi. Questa quota di riserva obbligatoria deve essere
mediamente mantenuta nell’arco di un periodo di mantenimento che di solito è un mese, durante il
quale le banche possono avere sia quote minori che maggiori di riserva rispetto a quella fissata dalla
banca centrale.
Quando una banca si aspetta un tasso overnight futuro del giorno seguente inferiore a quello
odierno potrà avere un profitto atteso pari a it-E(it+1) nel caso in cui prestasse i propri fondi sul
mercato interbancario, riducendo le sue riserve depositate presso la banca centrale. Per compensare,
il giorno dopo si indebiterà ad un tasso inferiore così da riportare la media di ROB a quella fissata.
Se invece il tasso di interesse atteso per il giorno dopo è superiore le banche si indebiteranno oggi
aumentando la riserva e quindi un aumento di domanda di riserve.
Ad un aumento del tasso overnight atteso corrisponde una riduzione di riserve domandate, ad una
diminuzione del tasso atteso corrisponde un aumento di riserve domandate.
Profitto=it-E(it+1)
Se it=E(it+1) non avverranno operazioni di arbitraggio
Se it>E(it+1) le operazioni di arbitraggio inducono le banche a diminuire la domanda di riserve
Se it<E(it+1) le operazioni di arbitraggio sono tese ad aumentare la domanda di riserve
La domanda di riserve è funzione del tasso overnight corrente.
Aumentando l’offerta di riserve la banca centrale riduce il tasso di interesse attuando una politica
monetaria espansiva mentre diminuendo l’offerta di riserve la banca centrale aumenta il tasso
overnight attuando una politica restrittiva.
Siccome la banca centrale ha il controllo dell’offerta di riserve e tramite questo riesce a fissare il
tasso overnight obiettivo. Essendo l’obiettivo della banca centrale un obiettivo di tasso essa perde il
controllo della base monetaria perché si impegna ad offrire al mercato tutte le riserve richieste in
modo che il mercato trovi il tasso di interesse di equilibrio. La moneta presente nel sistema è un
multiplo della base monetaria tramite il moltiplicatore m e ciò provoca una sostanziale endogeneità
della moneta. La banca centrale comunque è in grado di determinare la quantità di moneta ma
sceglie di vincolarla all'obiettivo del tasso di interesse.
La banca centrale è responsabile nella gestione della politica del cambio e anche qui si distingue tra
livello strategico e livello operativo.
Livello strategico: si riferisce alla volontà della banca centrale di perseguire un obiettivo di
cambio:
i) la banca centrale può scegliere di lasciar fluttuare il valore della moneta, lasciando
al mercato il compito di deciderne il valore rispetto alle altre (cambio flessibile).
ii) Può decidere di controllarne il valore in modo che non si allontani troppo
dall'obiettivo fissato. Può anche decidere di ancorare il suo valore a quello di
un'altra valuta, in questo caso si parla di cambio fisso.
Livello operativo – la banca centrale per perseguire un obiettivo di cambio può:
i) se intende sostenere il valore della valuta deve intervenire sul mercato comprando la
propria valuta contro quella estera. Per farlo deve avere scorte sufficienti di valuta
estera.
ii) Se vuole sottovalutare il valore della moneta deve semplicemente vendere valuta sul
mercato, con una capacità presso che illimitata in quanto può immettere sulla piazza
la propria valuta a piacimento portandola ad accumulare riserve ufficiali e cioè
crediti nei confronti di altri paesi. Questa è negli ultimi anni una delle strategie
perseguite dalla Cina.
Le banche centrali vigilano sui sistemi di regolamento individuando due aree di intervento:
regolamentazione – stabiliscono le regole dei sistemi di regolamento
liquidità – la banca centrale inietta liquidità al sistema bancario con prestiti a brevissimo
termine per ridurre il costo di funzionamento dei sistemi di regolamento
Le banche disegnano le regole dei sistemi di pagamento così da ridurre il c.d. Rischio di
regolamento. La prima fase ha colpito i multilateral net seattlement, sistemi in cui il regolamento
avviene al netto a fine giornata dando vita al seattlement lag che comporta un rischio di
regolamento ossia un rischio di liquidità (mancata regolamentazione nei tempi previsti) e di credito
(insolvenza) che potrebbe contagiare anche le altre banche. Col rapporto Lamfalussy vengono
forniti i criteri per ridurre il rischio di regolamento, come ad esempio l'avere dei criteri d'accesso al
sistema chiari e oggettii ed essere in grado di assicurare il regolamento di fine giornata anche in
caso di insolvenza del partecipante con la posizione debitoria netta più alta.
Con l'introduzione dei sistemi di real time gross seattlement (che in Europa prende il nome di
sistema TARGET, gestito dalle banche centrali europee) il seattlement lag viene eliminato in quanto
si ha il regolamento immediato dei pagamenti. Questo sistema comporta però un costo di liquidità
in quanto ogni banca deve avere scorte liquide sufficienti per garantire l'immediato regolamento e
ciò significherebbe la detenzione di fondi liquidi in eccesso presso la banca centrale i quali hanno
tassi di remunerazione inferiori ai tassi di mercato. Per questo motivo il SEBC ha approntato tre
soluzioni per minimizzare il costo di liquidità:
prestiti infragiornalieri da restituire alla banca centrale a fine giornata
mobilizzazioni infragiornaliere della riserva obbligatoria
code di attesa che consentono di gestire i pagamenti in caso di temporanea mancanza di
liquidità
Un compito fondamentale della banca centrale è quello di fornire il prestito di ultima istanza alle
banche a corto di liquidità, il che può avvenire quando non riescono a reperirla nel mercato
infrabancario (perchè anche li manca liquidità o perchè non gli viene elargita). Così facendo la
banca centrale evita una crisi di fiducia verso il sistema bancario che si potrebbe tradurre in una
grossa crisi di liquidità con successiva insolvenza della banca.
L'origine di tale problema è da ricercare nel rischio di liquidità a cui è soggetta la banca per via
della trasformazione delle scadenze.
La stabilità del sistema bancario non dipende solo dal prestito di ultima istanza ma da tutta una serie
di strumenti che prende il nome di Safety Net e cioè:
assicurazione dei depositi
coefficienti patrimoniali
attività di supervisione da parte della banca centrale e cioè ispezioni, controlli, richiami
formali e informali
Comunque la BCE è l'organo responsabile della stabilità del settore bancario e finanziario e si
assicura che non si verifichino le condizioni (illiquidità e insolvenza che possono coinvolgere uno o
più istituti) che possano portare ad una crisi.
Con assetto operativo della BCE si intende l'insieme delle modalità di attuazione della politica
monetaria e dello strumentario a sua disposizione. Livello strategico e livello operativo sono due
cose complementari, col primo si stabilisce il livello del tasso di interesse a breve necessario per
mantenere la stabilità dei prezzi nel medio periodo mentre col secondo si stabilisce attraverso quali
modalità raggiungere e mantenere tale obiettivo.
Nell'eurosistema le cose funzionano nel seguente modo: la BCE segnala ai mercati il livello dei
tassi obiettivo fissando i propri tassi operativi e attraverso le operazioni di politica monetaria
fornisce liquidità (base monetaria) al sistema bancario.
Per orientare i tassi di interesse a breve termine il consiglio direttivo della BCE dispone di tre
strumenti:
operazioni di mercato aperto
operazioni attivabili su iniziativa delle controparti
riserva obbligatoria
i)Le operazioni di mercato aperto
Danno sistemazione a posizioni di carenza o eccesso di liquidità che possono determinarsi in modo
imprevisto nel corso di una giornata operativa. Sono previsti due tipi di operazione:
rifinanziamento marginale - sono operazioni di brevissima durata con le quali le banche possono
ottenere liquidità a fronte di un corrispondente ammontare di attività idonee presso l’eurosistema.
Deposito presso la banca centrale – le banche possono a breve impiegare della base monetaria in
eccesso temporaneamente per importi senza limiti.
L’obbligo di riserva sui depositi serve per stabilizzare i tassi di interesse del mercato monetario. Vi
sono assoggettate le banche dei paesi dell’Unione Europea e le filiali europee di banche extra-UE.
La riserva viene depositata su un conto acceso presso la BCN di competenza nel suo passivo di
bilancio alla voce di depositi e di titoli di debito.
Alla riserva obbligatoria è riconosciuta una remunerazione pari alla media, calcolata sul periodo di
mantenimento, dei “tassi marginali di aggiudicazione” nelle operazioni di rifinanziamento
principali, ponderati in base al numero dei corrispondenti giorni di calendario.
Viene determinata applicando la percentuale di ROB sull’ammontare dei depositi deducendo poi
una franchigia di 100000 €.
Le banche possono mobilizzare la riserva per far fronte al fabbisogno di liquidità a patto che la
media del periodo di mantenimento sia pari alla percentuale di ROB fissata.
CAPITOLO IV
I MODELLI ORGANIZZATIVI DELL'INTERMEDIAZIONE
BANCARIO-FINANZIARIA
Quello della banca universale è un modello organizzativo adottato in Italia a partire dall'emanazione
del Testo Unico Bancario del 1993, l'elemento che contraddistingue questo modello organizzativo è
la varietà e la completezza dell'offerta: opera sia con scadenze a breve che a lungo termine, fa
attività di private e investement banking oltre che attività di corporate finance. In definitiva si
confronta con tutti i segmenti della clientela e conduce attività tipiche della banche commerciali, di
investimento e private banking. Si tratta dunque di un intermediario:
• multibusiness
• multiprodotto
• multicliente
il principale pregio di tale modello è quello di poter gestire l'elevata diversificazione con minori
costi operativi e più efficientemente rispetto al gruppo creditizio.
I vantaggi associati alla diversificazione operativa sono:
• operare in diverse aree sfruttando le economie di diversificazione sia globali che di prodotto
• per via della vasta gamma di prodotto che è possibile offrire alla clientela si viene a creare
un rapporto con questa più intenso e fiduciario
• gli introiti delle diverse attività, non essendo correlati, hanno un effetto stabilizzante sui
profitti realizzati dall'intermediario
Questi vantaggi presuppongono l'adozione di una struttura multidivisionale che pare abbia minori
costi rispetto a quella del gruppo in quanto più efficiente e meno esposta ai rischi dovuti ai
comportamenti opportunistici dei manager, tipiche delle società controllate facenti parte di un
gruppo. Inoltre, la presenza di divisioni riduce la burocraticizzazione e la vischiosità nella
circolazione delle informazioni avendo così minori costi di coordinamento rispetto al gruppo. Le
divisioni, in quanto facenti parte di un unico intermediario, lavorano in maniera sinergica non
essendo dotate di propria autonomia.
La banca mista è una banca con una distinzione meno netta tra banca e industria per cui si avranno
partecipazioni di rilievo delle imprese industriali nelle imprese bancarie. In questo tipo di banche si
ha per questo motivo una concentrazione dei rischi e dei finanziamenti molto accentuata che spesso
porta all'insorgere di diverse patologie per entrambe le tipologie di impresa. Quindi le banche
universali, a differenza delle banche miste, investono nelle imprese non bancaria avendo così
maggiore flessibilità operativa.
La banca universale, oltre ai vantaggi, presenta anche una serie di svantaggi il cui principale è il
conflitto di interesse tra banca e clientela per via delle diverse attività e aree di business in cui
opera. Per fare un esempio, una banca in qualità di creditrice potrebbe essere in possesso di
informazioni non rinvenibili nella documentazione pubblica obbligatoria e potrebbe quindi
servirsene nel caso in cui operasse nel settore dell'investement banking scaricando sui risparmiatori
titoli poco promettenti e mantenedo per se quelli più appetibili. Per limitare questo conflitto di
interesse si deve:
• adottare dei meccanismi di controllo e governo efficienti
• adottare regole di governance che contemplino un più intensivo uso di amministratori
dipendenti
• inserimento di normative di vigilanza in materia di antitrust e insider trading
•
Uno svantaggio tipico delle banche legato alla grossa diversificazione è l'assunzione di un grado di
rischio più elevato assumendo ad esempio ruoli di merchant e investement banking che sono più
rischiosi del banking tradizionale.
L'elemento cardine della gestione della diversificazione è quindi la capacità di governo di tale
processo. La decisione di una banca di dotarsi del modello di banca universale invece di quello di
gruppo discende da sclete strategiche del management che dipendono da diversi fattori come quello
ambientale e dimensionale.
Se da un lato vi è l'esigenza della clientela di avvalersi di una vasta gamma di prodotti, dall'altro le
grandi banche devono rivolgersi a svariati target di clientela e quindi adottare strutture organizzative
idonee.
La soluzione alternativa alla banca universale e quella del gruppo bancario, il quale consente di
raggiungere tutti i target di mercato e di affrontare la concorrenza. All'interno del gruppo sono
coinvolti tutti i tipi di intermediario finanziario (investement, merchant, corporate, assicurazioni,
sim ecc. ) legati da rapporti partecipativi ma che possiedono comunque una loro autonomia
enfatizzando in questo modo la specializzazione e le proprie caratteristiche peculiari: la direzione
unitaria è attuata da una società capogruppo che può essere lei stessa a sua volta un intermediario
finanziario oppure una semplice società finanziaria.
Uno dei principali motivi di nascita dei gruppi sono i vincoli imposti dalle autorità di vigilanza. Ad
esempio se alle banche di credito viene impedita l'attività di investement banking, questa per
aggirare il divieto e accappararsi le relative quote di mercato potrebbe eseguire un'acquisizione.
Un altro motivo è quello che riguarda il fenomeno di concentrazione che nell'ultimo periodo ha
riguardato tutti i sistemi finanziari più evoluti, tramite le operazioni di merger & acquisition: se le
prime spingono verso la creazione di una banca universale (fusioni), le seconde hanno l'intenzione
di creare un gruppo bancario così da inserirsi effcaciemente in nuovi segmenti di mercato senza
dover affrontare costi di avviamento.
L'individuazione di vantaggi assolouti dovuti alla scelta del modello di gruppo bancario è
complicata in quanto più che alla configurazione organizzativa essi discendono dalla situazione di
partenza del gruppo. In ogni caso sono individuabili alcuni vantaggi specifici come ad esempio lo
sfruttamento delle economie di specializzazione dovute all'acquisizione di entità gia inserite nel
mercato. Altri vantaggi sono quello della diversificazione dei canali di distribuzione dei servizi
finanziari e la riduzione del conflitto di interessi tra intermediario e clientela.
Il capogruppo può essere una holding pura quando non svolge anche attività operativa ma si limita
alle attività di coordinamento e gestione strategica, è invece una holding mista quando non c'è
separazione tra gestione operativa e strategica.
All'interno del gruppo la holding esprime un disegno strategico unitario perseguendo le
interrelazioni tra le diverse attività. In un gruppo fare questo non è tanto agevole per cui si
presuppone una continua capacità da parte del capogruppo di controllo strategico e decisionale.
Oltre a questo difetto c'è anche quello legato all'elevata burocrazia, la quale è direttamente
proporzionale al numero di società facenti parte del gruppo e quindi vi è anche un'elevata
vischiosità nella circolazione delle informazioni provocando così asimmetrie informative.
Quanto più è grande un gruppo più è difficile la sua gestione, per cui si può valutare l'opportunità di
fondare una o più subholding, ossia dei sottogruppi facenti capo alla holding principale, radunandoli
ad esempio per affinità operativa oppure secondo altri criteri.
In tutti i sistemi finanziari evoluti sono presenti banche che hanno fatto scelte di specializzazione
operativa, la quale può riferirsi alla clientela, al prodotto o all'area geografica combinati in diversi
modi. I motivi della scelta di specializzazione sono da ricercarsi innanzitutto nell'apparato
normativo: ad esempio in Italia fino ai primi anni '90 la specializzazione era adottata dalle banche in
quantoprevista dalla legge di specializzazione bancaria degli anni '30. Altri motivi posso essere la
volontà di sfruttare tecniche di eccellenza oppure focalizzarsi su un particolare segmento di
mercato.
4 Il modello organizzativo del network
Il network è una modalità organizzativa con cui gli intermediari finanziari di piccole dimensioni e
locali possono difendere la loro posizione competitiva. Si tratta di una serie di accordi e relazioni tra
intermediari bancari organizzati attorno ad una organizzazione centrale che consente loro di
migliorare la loro funzione produttiva e distributiva, creando sinergie che permettono di superare i
propri limiti dimensionali ed economici.
Affinchè il network funzioni correttamente, le banche aderenti:
devono avere una sostanziale omogeneità dimensionale
non devono sovrapporsi territorialmente
Come detto, il network ruota attorno ad un organo centrale con funzioni coordinative simili a quelle
di una holding capogruppo ma dalla quale si differenzia in quanto non assume partecipazioni negli
aderenti alla rete.
I progetti più comuni sviluppati da un network sono:
• gestione dei sistemi informatici
• iniziative in ambito di sistema dei pagamenti
• innovazione del portafoglio prodotti
• fornitura di servizi di consulenza gestionale e manageriale
• formazione del personale
• acquisizione di partecipazioni in società operative in settori complementari
Tra i vari pregi del modello a rete troviamo:
• autonomia dei partecipanti
• valorizzazione dei punti di forza dei partecipanti
• valutazione di adozione di politiche make or buy
• ripartizione dei rischi
Gli esempi più duraturi di sistemi a network sono quelli delle banche di credito mutualistico.
CAPITOLO V
GLI INTERMEDIARI FINANZIARI: OPERATIVITA', PECULIARITA'
E INDICATORI GESTIONALI
Secondo il testo unico bancario, l'attività bancaria è costituita dalla raccolta del risparmio presso il
pubblico e l'esercizio del credito. La banca è l'unico intermediario finanziario che può esercitare
contemporanemante le due attività e sono condizione necessaria per poter essere una banca. La
banca svolge dunque due operazioni principali:
• operazioni di raccolta
• operazioni di impiego
oltre a queste due attività tipiche possono svolgere molte altrea attività, finanziarie e non, come ad
esempio la gestione portafogli titoli, negoziare strumenti finanziari, offrire strumenti di pagamento
ecc ecc, tuttavia vi sono alcuni divieti, ad esempio la gestione collettiva del risparmio (tipica delle
SGR) e l'attività assicurativa (tipica delle compagnie assicurative) non possono essere svolte dalle
banche in quanto sono riservate in maniera specifica ad altri soggetti, comunque si può aggirare
questo vincolo adottando il modello organizzativo di gruppo bancario e svolgere l'attività in
maniera indiretta.
Affinchè un'impresa possa svolgere l'attività bancaria deve avere l'autorizzazione della Banca
d'Italia, la quale la concede se sussistono le seguenti condizioni:
• esercizio dell'attività sotto forma di società per azioni o società cooperativa a responsabilità
limitata
• una sede legale e amministrativa deve essere sistuata in Italia
• l'impresa deve presentare il programma di attività, lo statuto e l'atto costitutivo
• gli azionisti con partecipazioni rilevanti devono possedere il requisito di onorabilità, gli
amministratori devono possedere i requisiti di onorabilità, indipendenza e professionalità
• dopo la verifica di queste condizioni segue l'iscrizione ad un apposito albo tenuto dalla
Banca d'Italia.
Funzione monetaria – grazie alle banche i soggetti possono utilizzare un'ampia gamma di strumenti
di pagamento facilitando così la circolazione di risorse finanziarie. La moneta bancaria è quella
accettata dal pubblico come mezzo di pagamento in virtù della fiducia riposta nel sistema bancario.
Le passività bancarie (depositi in c/c della clientela) diventano quindi mezzi di pagamento. La
funzione monetaria delle banche non è imposta per legge ma discende dal rapporto fiduciario
creatosi tra sistema bancario e clientela.
Funzione creditizia – si tratta dell'attività di prestito delle risorse raccolte presso i risparmiatori. Tale
attività ha forti ripercussioni sull'economia, la cui efficienza porta all'investimento su progetti
migliori e quindi ad un maggiore sviluppo sviluppo economico.
Funzione di offerta di servizi – le banche offrono ai clienti molteplici servizi tra cui servizi di
gestione dei pagamenti, servizi di investimento e gestione del risparmio per conto della clientela,
servizi di consulenza a imprese e privati.
Ad oggi, per via dei cambiamenti normativi e ambientali esistono diversi significati del termine
banking, ossia di fare banca, ed è possibile distinguerli su diversi piani:
a) piano giuridico-istituzionale:
• banche costituite come SpA con l'obiettivo di distribuire utili tra gli azionisti
• banche popolari e banche di credito cooperativo create in forma di società cooperativa a
responsabilità limitata che oltre ad obiettivi di profitto hanno anche obiettivi mutualistici,
destinando parte dell'utile a questi scopi.
b) in base al target di clientela:
• banche retail o banche commerciali – attraverso una rete distributiva capillare offrono
prodotti e servizi standard (es c/c, mutui, credito al consumo) a basso valore aggiunto ad una
clientela composta da famiglie e piccole e medie imprese
• investement bank o corporate bank – la loro clientela è fatta di grandi imprese e offre loro
servizi specializzati in campo di intermediazione mobiliare e di finanza straordinaria
d'impresa. Ad esempio, l'attività di investement banking comprende il reperimento di fondi
sul mercato di capitali con collocamento di azioni e obbligazioni, consulenza in materia di
acquisizioni e fusioni, attività di intermediazione sul mercato secondario come il
brokeraggio e il realing
• prIvate banking – si rivolgono a clienti privati con ingenti disponibilità finanziarie offrendo
loro servizi personalizzati come la gestione del patrimonio, consulenza in materia
assicurativa e servizi legati all'attività esercitata dal cliente.
c)in base ai canali distributivi – le banche operano principlamente attraverso
• sportelli bancari – forma tradizionale di canale distributivo che però comporta elevati costi
gestionali e di personale. Consente un contatto diretto col cliente così che possa essere
seguito meglio. Nel privilegiare questo canale distributivo si devono fare accurate analisti
costi-benefici e della clientela seguita
• promotori finanziari – sono persone che offrono a domicilio strumenti finanziari e prodotti
bancari. Vengono utilizzati da banche specializzate in servizzzi di intermediazione mobiliare
e gestione del risparmio. Consentono di sviluppare una stretta relazione col cliente ma
offrono meno servizi rispetto allo sportello. Si rivolgono a privati e non a imprese
• internet – consente di interagire con chiunque e in qualsiasi momento effettuando
numerosissime operazioni col c/c online. Consente un'accessibilità continua ai servizi
bancari e minori costi operativi rispetto allo sportello
Le banche solitamente non usano un solo canale distributivo ma più di uno.
Dal bilancio è possibile attingere a molte informazioni sull'andamento dell'impresa sia per gli azioni
sti che per gli stakeholders. Le banche, in materia di bilancio, sottostanno d una legislazione
speciale e inoltre dal 2005 sono soggette agli IAS (international accounting standards) ispirati al
principio di comparabilità e trasparenza delle informazioni poste a bilancio.
Il bilancio IAS si compone di:
• stato patrimoniale
• conto economico
• prospetto della redditività complessiva (evidenzia le voci che hanno creato reddito)
• rendiconto finanziario (riguarda la liquidità generata e assorbita)
• nota integrativa
Lo stato patrimoniale
evidenzia la composizzione del patrimonio della banca, è redatto a sezioni contrapposte, una per
l'attivo e una per il passivo e il patrimonio netto. Nell'attivo ci sono tutti gli investimenti e le risorse
finanziarie disponibili alla chiusura dell'esercizio mentre nel passivo trovano spazio i mezzi propri e
le fonti di finanziamento dell'attività.
Le voci attive vengono inserite secondo un ordine decrescente di liquidità (es prima la cassa e poi le
attività materiali) a seconda del tempo che occorre per trasformarle in liquidità. Le poste del passivo
vengono inserite in ordine decrescente a seconda dell'esigibilità partendo da quelle che vengono
prima a scadenza (es debiti vs altre banche) a quelle destinate a rimanere nell'impresa per tutta la
sua durata (capitale sociale).
Gli IAS hanno introdotto numerose novità in tema di rilevazione e valutazione delle poste in
bilancio:
• introduzione del fair value – le poste di bilancio devono essere messe a valori di mercato nel
caso abbiano precise quotazioni, altrimenti verranno valutate secondo specifiche tecniche di
valutazione
• la classificazione (viene effettuata secondo criteri scelti dalle banche) di attivo e passivo
deve avvenire in funzione della specifica destinazione, si individuano dunque :
• attività e passività finalizzate alla negoziazione
• attività detenute fino alla scadenza o disponibili per la vendita
• gli accantonamenti ai fondi rischi e oneri non possono essere generici ma resi necessari da
una stima attendibile di esborso legata ad un preciso evento
• gli strumenti derivati devono essere rilevati nello stato patrimoniale indipendentemente dalla
loro finalità di utilizzo (speculazione o copertura)
Il conto economico
Evidenzia le componenti positive (ricavi) e negative (costi) della gestione. Ha forma scalare e al suo
interno vengono calcolati i risultati intermedi delle diverse aree di business così da evidenziare il
loro contributo alla redditività. I risultati intermedi sono i seguenti:
• Margine di interesse – è dato dalla differenza tra interessi attivi e passivi per la banca nei
confronti della clientela e altri operatori. Evidenzia il risultato dell'intermediazione creditizia
ossia la principale attività di una banca
• Commissioni nette – è la differenza tra commissioni attive e passive per la banca ossia dei
proventi e degli oneri legati ai servizi forniti e usati (ad esempio sono attive le commissioni
di pagamento e passive le commissioni ad altre banche)
• Margine di intermediazione – evidenzia il risultato realizzato grazie all'attività di servizio e
trading condotta dalla banca sui mercati (es attività di negoziazione, operazioni di cessione e
riacquisto ecc.)
• Risultato netto della gestione finanziaria – oltre a considerare i costi operativi sostenuti è
condizionato anche dalle rettifiche di valore legate al deterioramento dei crediti e attività
finanziarie
• Costi operativi – include le voci di costo negative dell'attività tipica della banca come le
spese amministrative e per il personale
• Risultato netto d'esercizio – è il risultato netto complessivo delle diverse aree di gestione nel
corso dell'esercizio dopo l'applicazione delle imposte
La nota integrativa
Contiene informazioni sugli aspetti critici dell'attività bancaria ed è articolata nelle seguenti parti:
A politiche contabili
B informazioni sullo stato patrimoniale
C informazioni sul conto economico
D redditività complessiva
E informazioni su rischi e politiche di copertura
Finformazioni sul patrimonio
G operazioni di aggregazione tra imprese e rami di imprese
H operazioni con parti correlate
I accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali
L informativa di settore
inoltre spiega in dettaglio la composizione di alcune voci di bilancio
Le informazioni di bilancio rendono possibile il calcolo di alcuni indici utili ai fini della valutazione
del livello di efficienza del livello produttivo, della redditività della gestione e dell'esposizione al
rischio da parte della banca. Tali indici si possono classificare in quattro macrocategorie che sono:
INDICI DI STRUTTURA
forniscono elementi sull'incidenza di alcune aree di business nella gestione della banca e riguradano
sia voci dell'attivo patrimoniale che del passivo. Nell'attivo si hanno:
• crediti totali/totale attivo
• crediti vs banche/totale crediti
• attività finanziarie di negoziazione/totale attivo
• attività disponibili per la vendita/totale attivo
• attività detenute fino alla scadenza/totale attivo
• partecipazioni/totale attivo
tramite questi indici è possibile capire come la banca utilizza le risorse finanziarie raccolte, ad
esempio analizzare la percentuale di attività finanziarie detenute alla scadenza e le attività
finanziarie alla ventida ci consente di valutare se la banca persegue una strategia orientata al trading
o al mantenimento di portafogli finanziari stabili nel tempo.
Dal lato del passivo si hanno indici che informano sulle scelte della banca in termini di reperimento
di risorse finanziarie:
• totale debiti/totale passivo
• debiti vs bance/ totale debiti
• titoli in circolazione / totale passivo
• capitale proprio/totale passivo
tramite questi indici è possibile valutare il peso percentuale dei vari finanziatiori e cioè azionisti,
clienti, banche e così via.
INDICI DI REDDITIVITA'
forniscono informazioni circa l'equilibrio reddituale della banca e cioè la capacità dell'intermediario
di conseguire risulati economici capaci di remunerare i fattori produttivi impiegati, misurano
l'efficienza reddituale e gestionale della banca. Essi sono:
• RORAC (return on risk adjusted capital) – R1/CaRt dove R1 è il risultato netto atteso del
progetto di investimento e CaRt è il capitale netto impiegato nel progetto nel tempo t.
Questo indice è usato per valutare diversi progetti e valutarne la convenienza.
• RARORAC (risk adjusted return on risk adjusted capital) – in questo indice la rettifica
riguarda i rischi associati e viene fatta sia al nominatore che al denominatore così da tenere
conto delle perdite inattese.
INDICI DI PRODUTTIVITA'
Forniscono una misura dell'efficienza del personale, degli sportelli e dei canali di distribuzione:
• margine di intermediazione/n° dipentendi
• costi operativi/n° dipendenti
• impieghi vs clientela/n° dipendenti
INDICI DI RISCHIOSITA'
forniscono dati utili a valutare il rischio di esposizione della banca e quindi indirettamente misura la
capacità di far fronte agli impieghi verso terzi finanziatori, ad esempio:
crediti deteriorati/totale crediti vs clienti misura il livello di esposizione della banca al rischio di
insolvenza del debitore
rettifiche di valore su crediti/cassa e disponibilità liquide evidenzia la capacità della banca di far
fronte al deterioramento dei crediti con le disponibilità di cassa.
Oltre alle banche operano nel sistema finanziario altri soggetti che si occupano di concessione di
finanziamenti, intermediazione, cambi, fornitura di servizi di pagamento ecc. Che però non possono
svolgere contemporaneamente la raccolta del risparmio presso il pubblico e la concessione del
credito, funzioni concesse solo alle banche. Questi intermediari finanziari sono:
• società di leasing
• societò di factoring e forfaiting
• società di credito al consumo
Queste sono attività disciplinate dal testo unico bancario e devono essere iscritte ad un albo tenuto
dalla banca d'Italia, devono inoltre rispondere a dei requisiti ben precisi:
svolgere l'attività sotto forma di SpA
versare il capitale sociale stabilito dalla Banca d'Italia
esercitare l'attività per loro previste
i partecipanti al capitale di rischio con quote di rilievo devono possedere il requisito di onorabilità,
mentre amministratori, funzionari e chi svolge funzioni di controllo deve possedere i requisiti di
onorabilità, indipendenza e professionalità.
Le società di leasing
Si occupano di locazione finanziaria (appunto il leasing) ossia un contratto che tramite il pagamento
di un canone consente di avere la disponibilità di un bene strumentale che potrà essere riscattato
dietro il pagamento di un ulteriore importo determinato in precedenza. Il leasing è una valida
alternativa al finanziamento per gli investimenti in capitale fisso, l'obiettivo diretto è la finalità di
finanziamento. La società di leasing si fa carico dell'intera spesa iniziale di acquisto del bene mentre
il locatario ha l'obbligo di pagare i canoni periodici concordati. Vi sono poi altre tipologie oltre a
quella tradizionale come il sale and lease back e il leasing operativo.
Il bilancio di queste società deve essere conforme alle norme IAS/IFRS e alle istruzione della Banca
d'Italia, la sua struttura ricalca quella del bilancio bancario. Di seguito verranno espsote le voci più
significanti dei vari bilanci in relazione alla loro area di business.
La somma delle componenti del premio è detta premio tariffa ed è il ricavo dell'assicuratore, il
premio pagato dall'assicurato può comprendere le tasse sul premio.
La maggior parte dei prodotti assicurativi vita ha finalità previdenziali o di investimento nei quali la
componente assicurativa può avere una componente rilevante, modesta o assente ma è in ogni caso
secondaria a quella di investimento. Tali prodotti sono detti assicurazione vita rivalutabili e
assicurazioni linked.
Fermo restando che in una società assicurativa l'assicurazione danni è un'attività che deve essere
separata dall'attività di assicurazione vita, la gestione dell'attività assicurativa può essere
raggruppata nelle seguenti macroaree:
A) Attività assicurativa – è il core business dell'impresa ed esso si suddivide in:
• attività assuntiva – l'impresa definisce la propria offerta di prodotti e le modalità di
fissazione dei premi, stipula contratti assicurativi, incassa i premi e remunera gli
intermediari che hanno contribuito alla stipula del contratto. Da essa provengono i ricavi dai
premi e determinati costi
• attività di liquidazione – parte dalla denuncia del sinistro e si conclude con la liquidazione
del danno all'assicurato. In termini economici comporta il sostenimento di costi per sinistri
pari alle somme liquidate e dei costi per la liquidazione.
Sempre per quanto riguarda l'attività di investimento, in essa si viene a creare un fenomeno tipico
delle assicurazioni ossia l'inversione del ciclo monetario dell'assicuratore. Questo deriva dal fatto
che i premi sono incassati in via anticipata rispetto alla possibile corresponsione del servizio,
mentre nelle normali imprese avviene il contrario, prima avvengono le uscite monetarie e solo dopo
i ricavi. Le imprese di assicurazione quindi godono di un surplus di liquidità impiegabile sul
mercato finanziario. Se le normali imprese sono prenditrici di fondi, quelle assicurative invece sono
prenditrici di fondi.
L'attività di investimento e risk management sono derivanti da quella assicurativa ma non per
questo sono secondarie ma anzi possono benissimo essere catalogate come attività primarie nella
creazione di valore.
D)Attività di supporto - a supporto delle tre attività primarie succitate ci sono delle attività che
permettono all'assicurazione di funzionare correttamente, questo è il caso dell'attività di general
management oppure di bilancio, di controllo, di gestione informatica ecc. Queste attività è possibile
trovarle in tutte le imprese e solo un'attività è peculiare dell'impresa di assicurazione ossia la
funzione attuariale, che consiste nel fare calcoli probabilistici per stabilire premi, risorse tecniche e i
requisiti minimi patrimoniali.
Perchè l'attività assicurativa possa essere esercitata in maniera durevole in condizioni di equilibrio
gestionale occorre rispettarne le condizioni, che sono:
Condizione di diversificazione – condizione che obbliga l'assicuratore a stipulare un numero di
contratti assicurativi abbastanza elevato su rischi omogenei e indipendenti.
Condizione di tariffazione – condizione per la quale l'assicuratore deve far pagare un premio uguale
o superiore alla somma del premio puro, risk margin e dei caricamenti.
Condizione di riservazione – condizione che impone all'assicurazione di disporre in ogni momento
di sufficienti riserve tecniche generate dagli accantonamenti a fronte di futuri sinistri e future spese
di gestione.
Condizione di solvibilità – condizione che impone all'impresa di assicurazione di disporre di risorse
patrimoniali sufficienti per evitare l'insolvenza anche in condizioni in cui la sinistrosità si rivelasse
particolarmente accentuata.
Il bilancio delle imprese di assicurazione è specifico a causa delle peculiarità gestionali e ad essso
non si applicano gli IAS, i quali vengono applicati solo ai grandi gruppi assicurativi in fase di
redazione di bilancio consolidato. Anche in questo caso il bilancio è composto da tre documenti
fondamentali ossia lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa.
Lo stato patrimoniale
L'attivo è quasi interamente costituito da investimenti finanziari (azioni, obbligazioni e altro) fatti
con i premi incassati e le risorse patrimoniali.
Il passivo è in larga parte costituito dagli accantonamenti necessari a far fronte agli impegni sui
contratti assicurativi e dal patrimonio netto. Gli investimenti finanziari che eccedono le riserve
tecniche sono detti investimenti liberi mentre gli altri sono detti investimenti a copertura delle
riserve tecniche. Nel ramo danno vi sono due principali riserve tecniche:
• Riserva sinistri – serve a fronteggiare i sinistri gia verificati ma non ancora liquidati
• Riserva premi – serve a fronteggiare possibili rischi futuri non ancora manifestatisi ma che
potrebbero manifestarsi.
Nel ramo vita le principali riserve invece sono:
• Riserva matematica – esprime il valore degli impegni dell'assicurazione nei confronti degli
assicurati, al netto dei premi non ancora ricevuti dall'assicurato, è del tutto assimilabile alla
riserva premi.
• Riserva per somme da pagare – rappresenta il valore delle somme dovute ma non ancora
pagate. E' poco rilevante in quanto tali somme sono liquidate velocemente e senza
aleatorietà nella stima dell'importo da pagare.
Conto economico
Determina l'utile o la perdita dell'esercizio come differenza tra ricavi e costi. I ricavi tipici
dell'impresa di assicurazione sono i premi e gli utili da investimenti, i costi tipici sono invece
rappresentati da oneri per sinistri e spese di gestione suddivisibili in costi di gestione e altre spese di
gestione. La situazione, per quanto riguarda la determinazione di costi e ricavi, è diversa in quanto
si deve soddisfare il principio di competenza economica, che richiede di considerare in conto
economico le variazioni da un esercizio all'altro delle riserve tecniche. Inoltre il conto economico è
diverso a seconda che si tratti di assicurazioni vita o danni.
Il conto economico di una compagnia assicurativa si compone di tre prospetti in forma scalare:
• Conto tecnico del ramo danni – il risultato deriva dalla differenza tra premi di competenza,
oneri per sinistri, spese di gestione e quota degli utili da investimenti attribuita al conto
tecnico e cioè quella degli investimenti e cioè quella degli nvestimenti liberi. I premi di
competenza sono determinati dai premi contabilizzati meno la variazione della riserva
premi.
• Conto tecnico del ramo vita – è simile a quello precedente ma si differenzia in due casi: 1)
non vengono calcolati i premi di competenza ma vengono presentati come voci separate che
sono i premi contabilizzati e la variazione delle riserve matematiche 2) l'utile da
investimento viene attribuito al conto tecnico e solo la parte riferita agli investimenti liberi
viene girata al conto non tecnico.
• Conto non tecnico – è la somma algebrica dei due conti precedenti, la quota degli utili da
investimenti liberi rappresenta la voce principale assieme alle imposte di esercizio.
Gli indici di bilancio delle imprese assicurative sono peculiari alla loro attività, ne esistono quattro
macrocategorie:
Indici di redditività
Particolarmente importante è il ROE ossia la redditività del capitale proprio che ci mostra la
capacità dell'impresa di remunerare il capitale proprio, è dato da utile netto /patrimonio netto.
CAPITOLO VI
LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI INTERMEDIARI E DEI
MERCATI FINANZIARI
Le ragioni che possono portare al dissesto di un intermediario finanziario sono principalmente due:
• l'attività di asset transformer e l'elevato livello di leverage
• l'opacità del profilo di rischio in un contesto di asimmetrie informativa
L'attività di trasformazione dimensionale, di rischio e delle scadenze e l'elevato leverage determina
una situazione di solvibilità condizionata al mancato esercizio collettivo del prelievo dei depositi.
Per via della riserva frazionaria e della qualità dell'attivo (che è illiquido perchè impegnato in
prestiti difficilmente negoziabili) le banche non potrebbero far fronte ad una richiesta collettiva di
liquidità trovandosene così a corto. Per questo motivo si deve ricercare l'equilibrio finanziario e
mantenerlo constantmente.
Per arrivare ad una richiesta collettiva di prelievi i risparmiatori dovranno porsi dei dubbi circa la
solvibilità degli intermediari finanziari, è possibile spiegare cosa porta a questa situazione
illustrando il processo di crisi.
Le banche fanno fronte alle esigenze di liquidità dei risparmiatori attingendo alle riserve di liquidità
o ricorrendo al prestito interbancario. Fino a che si verifica la condizione di solvibilità dealla banca,
dei semplici prelievi straordinari causerebbero solamente carenze di liquidità momentanee
facilmente risolvibili attingendo alle riserve o ricorrendo ai prestiti interbancari.
Per via delle asimmetrie informative tra banca e depositanti circa la qualità dell'attivo bancario, i
depositanti potrebbero avere problemi a ricondurre le difficoltà di rimborso di una banca ad una
momentanea carenza di liquidità risolvibile piuttosto che ad una situazione di effettiva insolvenza.
Se si diffondono dei rumor sulle difficoltà di un intermediario finanziario, con la regola di rimborso
first comed firts served, i risparmiatori non motivati da esigenze di liquidità richiederebbero i loro
soldi mettendosi in cosa agli sportelli per trasferire la loro disponibilità presso altri intermediarinon
colpiti dai rumor. Questo porterebbe l'intermediario finanziario a dismettere a sconto anche attività
difficilmente liquidabili compromettendo così la propria liquidità e solvibilità, inoltre le voci di
difficoltà ridurrebbero la loro capacità di finanziarsi presso il mercato interbancario.
Così, una volta assorbite le riserve di liquidità primaria la banca si troverebbe in una situazion di
illiquidità non sanabile senza interventi esterni. Questo processo colpisce il singolo intermediario
ma può anche diffondersi nel sistema creando una situazione di crisi sistemica. Il contagio avviene
attraverso due canali:
rapporti interbancari – gli intermediari finanziari sono legati da relazioni di debito e credito molto
fitte che fanno si che il dissesto di un operatore coinvolga anche le sue controparti
comportamento dei depositanti al dettaglio – in periodo di recessione la corsa agli sportelli presso
alcune banche potrebbe influenzare anche in clienti di altre banche. Se si insinua tra il pubblico la
sfiducia circa la convertibilità in moneta dei depositi si innesca una corsa generale agli sportelli che
interesserebbe l'intero sistema bancario richiedendo interventi esterni.
Bisogna puntualizzare che anche semplici episodi di illiquidità possono essere scambiati per episodi
di insolvenza per via delle asimmetrie informative tra banca e clientela, inoltre il processo di crisi
può avviarsi a prescindere o meno dalla veridicità dei rumor.
2 Il safety net
Nonostante la vigilanza possono comunque avvenire dissesti e crisi, da qui l'esigenza di completare
l'impianto regolamentare con ulteriori presidi istituzionali e operativi volti a gestire situazioni di
crisi e gestirne i costi. Questo sistema prende il nome di Safety Net e si compone di:
• un prestatore di ultima istanza
• uno schema di assicurazione dei depositi
tale rete è un'esclusiva delle banche: in Italia i depositi sono assicurati dal Fondo interbancario di
tutela dei depositi, il prestatore di ultima istanza è la BCE mentre la'ttività di vigilanza è affidata
alla Banca d'Italia.
E' normalmente rappresentato dalla banca centrale, ha la funzione di regolarizzare la liquidità del
sistema bancario e di supplire eventuali malfunzionamenti del mercato monetario assorbendo shock
di liquidità. La banca interviene nei mercati monetari con operazione di regolazione della liquidità
aggregata (in particolar modo con operazioni di mercato aperto) che generalmente non hanno la
finalità di prestatore di ultima istanza in senso stretto ma possono diventarlo in situazioni
eccezionali con la banca centrale che offre volumi elevatissimi se non illimitati di liquidità per
assorbire lo shock e ristabilire condizioni di normale operatività.
Le operazioni di prestatore di ultima istanza in senso stretto si hanno quando la banca centrale
fornisce liquidità come credito a brevissimo termine ai singoli intermediari finanziari che non sono
in grado di far fronte al proprio fabbisogno finanziario ricorrendo ad altre fonti come il prestito
interbancario; questo tipo di operazioni sono bilaterali. Le operazioni di rifinanziamento in questo
caso sono garantite da attività stanziabili (come i titoli di stato) e vengono concessi a saggi
penalizzanti (marginal lending rate) determinati dalla banca centrale. La funzione di prestatore di
ultima istanza genera delle criticità le cui modalità di risoluzione condizionano l'assetto istituzionale
degli istituti centrali determinando:
difficoltà per il prestatore di ultima istanza, in un contesto di asimmetria informativa, di distinguere
tra intermediari finanziari illiquidi e insolventi. Le azioni di rifinanziamento sono rivolte agli
intermediari finanziari in temporaneo deficit di liquidità e teoricamente il rifinanziamento degli
intermediari insolveti dovrebbe esulare dalle competenze del prestatore di ultima istanza, rientrando
nel novero degli interventi di salvataggio con interventi di garanzia e iniezione di capitale che sono
compito delle autorità di governo. Il prestatore di ultima istanza ha fondamentalmente uno
strumento per distinguere tra intermediari illiquidi e insolventi ossia la concessione del credito a
tassi penalizzanti per evitare che tali fondi siano utilizzati per finanziare la spesa corrente
rieducando in questo modo il management alla corretta gestione della banca
l'opportunità di concentrare in un'unica autorità (come ad esempio la banca centrale) le competenze
monetarie e di vigilanza consentendo così al prestatore di ultima istanza di adempiere meglio alle
sue funzioni, disponendo di un quadro informativo completo. Attualmente in Europa le due funzioni
sono separate ed infatti questo ha avuto ripercussioni causando difficoltà nella gestione della crisi
non permettendo di approntare delle soluzioni definitive
Tali schemi sono intesi a preservare la fiducia dei depositanti tutelando i risparmiatori in ipotesi di
dissesto di un intermediario finanziario che la vigilanza non è riuscita a prevenire. In caso di
fallimento di una banca, l'attivo patrimoniale è minore rispetto al passivo determinando così una
perdita, gli schemi di assicurazione intervengono a copertura di questa perdita rimborsando i
depositanti e non inducendoli ad una corsa agli sportelli prevenendo un contagio sistematico.
Per analizzare uno schema assicurativo bisogna individuare il soggetto garante, le garanziep restate
e gli effetti che questa copertura produce sul comportamento dell'intermediario. L'insieme di questi
fattori determina il grado di efficienza dell'assicuazione dei depositi.
Sotto il profilo isitituzionale, gli schemi assicurativi hanno la natura di fondo consortile a matrice
pubblica con partecipazione obbligatoria, la contribuzione è funzione crescente del profilo di rischio
dell'intermediario così da determinare il premio relativamente al suo rischio di insolvenza. La
capacità degli schemi assicurativi di far fronte ad eventuali situazioni di dissesto degli assicurati è
funzione di due fattori:
• la circostanza che tali meccanismi sono strutturati per risolvere l'insolvenza di singole
banche e non anche crisi sistemiche
• la dimensione degli intermediari e il loro grado di concentrazione del mercato bancario: se ci
sono banche con rilevanti quote di mercato o comunque molto concentrate (ad esempio
facenti parte di un unico vasto gruppo), questi diventano dei soggetti troppo grandi e
importani per fallire compromettendo l'efficacia del sistema assicurativo non essendo gli
intermediari residui in grado di sostenerne i costi di salvataggio tramite schemi assicurativi,
inoltre il dissesto dei grandi coinvolgerebbe anche i piccoli per via delle fitte
interconnessioni
Tali situazioni possono quindi giustificare interventi di natura pubblica a tutela dei depositanti se
non veri e propri interventi dello stato atti a preservare la stabilità del sistema bancario, in questo
caso si parla di garanzia di secondo livello in quanto subordinata agli schemi assicurativi considerati
di primo livello.
Se ad oggi tutti sono d'accordo sul fatto che bisogna definire regole per gli intermediari finanziari,
altrettando non si può dire sul livello di dettaglio e pervasività che la norma deve avere per
raggiungere gli obiettivi preposti. E' opinione di molti studiosi che la regolamentazione oltre certi
limiti possa essere dannosa arrivando alla c.d. Regolatory failure, con costi che supererebbero i
benefici; ad esempio quando l'eventuale attività sanzionatoria del mercato viene sostituita da quella
meno efficiente delle autorità. Un'eccessiva regolamentazione può inoltre ridurre l'iniziativa
imprenditoriale diminuendo così la concorrenzialità del mercato, si può quindi dire che la
regolamentazione deve essere adeguata e non assoluta.
A questo punto occorre chiedersi quali siano gli obiettivi specifici della regolamentazione, tenendo
presente che lo scopo principale è l'equilibrio del sistema finanziario e del correlato interesse
pubblico sul suo buon finanziamento: le finalità essenziali dunque sono stabilità, efficienza e
trasparenza; tali obiettivi devono essere perseguiti sia a livello microeconomico che
macroeconomico.
Stabilità – l'azione regolamentare è volta ad assicurare condizioni di liquidità e solvibilità dei
singoli per evitare che un eventuale dissesto coinvolga l'intero sistema. In ottica macroeconomica la
stabilità viene perseguita creando meccanismi di prevenzione idonei a fronteggiare le possibili crisi
e che assorbano le difficoltà del singolo evitando effetti negativi per il sistema
Efficienza – può essere intesa da un duplice punto di vista, ossia l'efficienza allocativa e tecnico
operativa. Per la prima tipologia si intende la capacità degli intermediari di finanziare iniziative
imprenditoriali e progetti di investimento con rendimenti più alti, al netto del grado di rischio
complessivo loro collegato, mediante una selezione dei soggetti e la corretta valutazione del loro
merito creditizio. Per efficienza tecnico operativa invece si intende la capacità gestionale di offrire
prodotti e servizi al minor costo possibile o massimizzando il livello di produzione a parità di costo
cercando una migliore combinazione dei fattori produttivi. L'efficienza è maggiore se si ha
maggiore competitività nel mercato, ma questo significherebbe ridurne la stabilità che si realizza
ponendo dei vincoli all'entrata di nuovi soggetti nel mercato. Vi è quindi un trade off tra efficienza e
stabilità e ciò porta alla regolamentazione del grado di concorrenza all'interno del sistema
finanziario. In ogni caso queste forme di controllo devono prevedere adeguate forme di concorrenza
che evitino la tendenza verso il monopolio e l'oligopolio
Trasparenza – la trasparenza delle informazioni e la correttezza di comportamento degli operatori
finanziari è un aspetto riconducibile al principio di equità nella distribuzione delle risorse.
L'informazione p una risorsa in mano agli operatori e deve esserne garantita una corretta
ripartizione tra i contraenti della contrattazione:
dal punto di vista macroeconomico la trasparenza è correlata all'efficienza informativa (cioè la
capacità del prezzo degli strumenti finanziari di incorporare le informazioni disponibili)
dal punto di vista microeconomico bisogna distinguere tra trasparenza e correttezza degli operatori:
la trasparenza riguarda la messa a disposizione di informazioni compiute e comprensibili riguardo i
contratti e la propria figura da parte degli operatori, la correttezza invece si riferisce invece alle
regole di condotta a cui gli intermediari di devono attenere per perseguire gli interessi degli
investitori
Se la dottrina è d'accordo su quelli che devono essere le tre finalità della regolamentazione,
altrettanto non si può dire che vi sia sostanziale accordo sull'assetto strutturale che essa deve avere
per poterli perseguire. In linea generale vi sono due linee di pensiero secondo le quali la
regolamentazione può basarsi su un modello accentrato o su uno decentrato.
• Modello accentrato – in questo caso, ad una singola autorità viene attribuito il compito di
regolamentare e vigilare sul sistema finanziario per quanto riguarda attività svolte,
intermediari presenti sul mercato e finalità della regolamentazione. L'accentramento del
potere garantisce maggior efficacia nel perseguimento degli obiettivi in quanto l'autorità ha
una visione unitaria dell'intermediario nel suo complesso, consentendo di realizzare
economie di scala e di scopo evitando doppi controlli. La presenza di un regolatore unico da
maggior chiarezza nell'individuazione delle responsabilità di controllo, di contro però il
single regulator può comportare appesantimento burocratico e situazioni di potenziale
conflitto tra le diverse finalità da perseguire
• Modello decentrato – prevede la presenza di più autorità a cui vengono attribuite le
competenze in base agli intermediari, alle attività o agli obiettivi loro assegnati. Il modello
in questione presenta vantaggi come l marcata specializzazione delle autorità di vigilanza
che agevola la definzione dell'impianto normativo e semplifica l'esercizio dei controlli. Oggi
come oggi, l'efficacia della vigilanza istituzionale si scontra con il venire meno della riserva
d'attività, ossia il fatto che oggi un solo soggetto può svolgere una moltitudine di attività di
intermediazione, dando luogo all'applicazione di regole non uniformi per le stesse
operazioni svolte da soggetti con natura differente, creando così fenomeni di arbitraggio
regolamentare e quindi situazioni di minor protezione degli utenti, generando effetti
distorsivi sul mercato sulla concorrenza. Inoltre, la presenza di grossi gruppi bancari
potrebbe portare ad influenzare gli apparati di vigilanza fino ad arrivare all'estrema ipotesi di
collusione, in cui le autorità sono espressione di tali gruppi. Per risolvere questi problemi si
potrebbe ricorrere alla vigilanza per attività, dove a ciascuna attività di intermediazione
corrisponde un'autorità regolamentar, a prescindere da chi la esercita. Comunque
l'applicazione nelle singole realtà nazionali da luogo a modelli ibridi in quanto non esiste un
modello ideale di regolamentazione decentrata.
Per quanto riguarda gli strumenti di cui si servono le autorità di vigilanza, si può dire che
ovviamente il loro fine è la ricerca della stabilità e dell'ifficienza e sono classificabili in base:
• alle finalità della norma di vigilanza
• alla cronologia temporale (ex ante o ex post)
• all'attività svolta dalle autorità di controllo
L'attività finanziaria di recente è stata caratterizzata da dei mutamenti che hanno coinvolto gli
intermediari finanziari cambiandone il ruolo in funzione della loro diversificazione operativa.
Questo ha contribuito ad innalzare il livello di rischio dell'attività finanziaria e da qui l'esigenza di
avere un quadro normativo efficacie in grado di accogliere i frequenti cambiamenti che assicuri
tutela ai risparmiatori, cioè i soggetti più deboli colpiti dall'assimetria informativa.
Per questo motivo, in quasi tutti i paesi moderni vi sono più livelli per quanto riguarda la
definizione di norme sull'attività finanziaria. Solitamente il primo livello è di competenza degli
organi legislativi (es il parlamento) il cui compito è quello di dare delle linee guida che verranno
poi recepite dai livelli sottostanti, ossia degli organismi tecnici specializzati che traducono in regole
operative le linee guida di cui sopra.
CAPITOLO VII
PROFILI DI VIGILANZA: L'ESPERIENZA ITALIANA
In Italia tra le autorità regolamentari e di vigilanza occorre distinguere tra organi politici (i quali
definiscono i principi della normativa di vigilanza) e organi tecnici a cui viene affidata la vigilanza.
Del primo gruppo fanno parte il CICR (comitato interministeriale per il credito e il risparmio) e il
ministero dell'economia e delle finanze, del secondo gruppo invece fanno parte Banca d'Italia,
Consob, AGCM, Isvap e Covip. Data la presenza di più soggetti, non è semplice ripartire le
competenze, sopratutto quando dispongono di poteri di intervento per una categoria di soggetti o di
un'attività finanziaria. Per questo motivo i poteri regolamentari sui profili organizzativi degli
intermediari disciplinati dal TUF, rilevanti sul piano di stabilità e di tutela dei risparmiatori, sono
attribuiti a certi soggetti (Consob e Banca d'Italia) mentre sotto il profilo della vigilanza vi è una
corretta ripartizione delle competenze.
Tra questi soggetti vi è la tendenza alla collaborazione informativa oltre al coordinamento delle
attività, che se pur diverse spesso sono intecciate tra loro. La legge lascia libere le autorità di
coordinare le proprie azionie allo stesso tempo vieta che si pongano tra loro il segreto di ufficio. Le
dimensioni dei gruppo e il loro carattere internazionale richiedono cooperazione tra le autorità di
controllo, queste attività diventano col passare del tempo sempre più stabili e continuative.
Le autorità regolamentari e di vigilanza operanti in italia sono le seguenti:
• Il comitato interministeriale per il credito e il risparmio (CICR) – ha funzioni di alta
vigilanza in materia di credito e tutela del risparmio, le sue delibere riguardano la
regolamentazione dell'attività bancaria e degli altri intermediari finanziari e la trasparenza
delle condizioni contrattuali dele operazioni. E' composto e' presieduto dal ministro
dell'economia e della finanza ed è inoltre composto dai ministri dell'agricoltura e dello
sviluppo economico. Oltre a loro partecipa senza diritto di voto il governatore della Banca
d'Italia e possono essere invitati a soli scopi consultivi altri ministi.
• Il ministero dell'economia e delle finanze – ha competenze autonome, in prevalenza
normative: ad esempio definisce i requisiti di onorabilità dei partecipanti al capitale sociale
di una banca e i requisiti di onorabilità, autonomia e professionalità degli amministratori,
determina i requisiti degli intermediari finanziari per l'iscrizione ai relativi albi, individua
nuove categorie di strumenti finanziari etc.
• La Banca d'Italia – ha il compito di assicurare la stabilità monetaria e finanziaria. Dal punto
di vista della vigilanza persegue la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità
complessiva, l'efficienza e la competitività del sistema finanziario, inoltre si occupa di
assicurare l'osservanza delle disposizioni di legge da parte dei soggetti vigilati. Svolge
funzioni dirette al perseguimento di questi obiettivi in base ai poteri dategli
dall'ordinamento. Vigila sulle banche, sulle società di gestione del risparmio, sulle società di
investimento a capitale variabile, sulle SIM e IMEL e su tutti gli intermediari iscritti a
elenco nell'articolo 106 del Testo Unico Bancario. La Banca d'Italia dispone di autonoma
capacità normativa ed è impegnata a livello internazionale nella formulazione delle regole di
condotta e di coordinamento della vigilanza comune internazionale. Svolge inolte compiti di
supervisione dei mercati finanziari assicurandone stabilità e trasparenza . Ha competenze
condivise con la Consob per quanto riguarda la vigilanza dei mercati rilevanti per la politica
monetaria (es mercati all'ingrosso di titoli di stato) e sui servizi necessari per portare a buon
fine le transazioni originate sui mercati.
• La commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) – svolge attività di tutela
degli investimenti e persegue inoltre l'efficacia, la trasparenza e lo sviluppo del mercato
mobiliare italiano. Le sue funzioni riguardano i prodotti oggetto degli investimenti e i loro
emittenti, degli intermediari che se ne occupano e dei mercati dove vengono realizzati gli
scambi. Il controllo sui prodotti finanziari si realizza garantendo agli investitori tutte le
informazioni necessarie per il compimento consapevole dell'investimento, il controllo sugli
intermediari avviene emanando che proteggano l'investitore da comportamenti scorretti
dell'intermediario, il controllo sui mercati avviene assicurando l'efficienza delle
contrattazioni così da negoziare in maniera agevole i prodotti.
• L'autorità garante per la concorrenza e il mercato (AGCM) – le compete il controllo e la
disciplina dei comportamenti che mettono in pericolo la competitività. Controlla l'accesso al
mercato e la parità concorrenziale degli operatori così da assicurare migliori prezzi e
migliore qualità dei prodotti ai consumatori.
• L'istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP) – ha
funzioni di vigilanza sul settore assicurativo garantendo la sana e prudente gestione delle
imprese di assicurazione, la trasparenza e la correttezza nei comportamenti degli
intermediari finanziari di competenza puntando alla stabilitò, all'efficienza, alla
competitività e al buon funzionamento del sistema assicurativo. Ha il compito di tutelare i
consumatori di prodotti assicurativi avendo in particolare cura la disciplina delle
informazioni.
• La commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) – è chiamata a garantire e
assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e sull'amministrazione dei fondi
pensione.
La banca d'Italia esercita poteri di vigilanza nei confronti delle banche, avendo riguarda alla sana e
prudente gestione, alla stabilità e alla competitività del sistema finanziario e all'osservanza della
normativa in materia creditizia e finanziaria. Inoltre esercita controlli analoghi sugli altri
intermediari finanziari.
L'azione delle autorità di vigilanza è caratterizzata da tre tratti, si può quindi dire che hanno un
approccio:
• Consolidato – volto a cogliere i rischi complessivi degli intermediari finanziari
indipendentemente dalla struttura organizzativa scelta.
• Incentrato sui rischi – finalizzatoa valutare i rischi rilevanti attraverso l'applicazione di
controlli uniformi agli intermediari finanziari che operano nello stesso settore anche se
iscritti ad albi diversi.
• Proporzionale – gradua i controlli in proporzione alla dimensione, alla rilevanza sistemica e
alle problematiche degli intermediari finanziari vigilati.
La definizione della struttura del sistema creditizio realizzata tramite i controlli all'entrata e
all'espansione del mercato (controllo dell'entrata di nuove banche o di apertura di nuovi sportelli nel
territorio) ha condizionato l'operatività degli intermediari bancari influenzandone le scelte
strategiche e quindi le performance secondo quello che è il paradigma struttura-condotta-
performance. Il recepimento delle direttive europee riguardanti la liberalizzazione del settore ha
ridotto di fatto l'influenza sulla gestione delle banche da parte delle autorità di controllo limitandola
ad aspetti di natura prudenziale: alla Banca d'Italia spettano compiti di verifica che le scelte delle
banche non possano minare il corretto funzionamento del sistema finanziario. Gli unici interventi di
natura strutturale che rimangono sono:
• La definizione di attività bancaria e le condizioni per il suo esercizio – l'attività bancaria
consiste nella raccolta del risparmio e nella concessione del credito, in aggiunta a questa
attività può essere svolta ogni altra attività finanziaria salvo riserve di legge. L'accesso di
nuovi soggetti nel mercato influenza la concorrenza e alla Banca d'Italia spetta il
procedimento autorizzativo finalizzato unicamente alla verifica dell'esistenza di condizioni
atte a garantire la sana e prudente gestione della banca.
• Controllo degli aspetti proprietari e organizzativi degli intermediari – la gestione della banca
deve assicurare piena indipendenza (in particolar modo per l'esercizio della funzione
allocativa) per evitare il conflitto diinteressi tra banca e azionisti. Per questo motivo le
autorità di vigilanza emanano disposizioni che possano garantire autonomia di giudizio e
una sana e prudente gestione dell'intermediario bancario regolamentando l'assunzione di
partecipazioni nel capitale delle banche e disciplinando le partecipazioni che le banche
possono assumere. La Banca d'Italia autorizza preventivamente le assunzioni di capitale che
comportano il controllo o comunque una notevole influenza sulla banca, cioè quelle
superiori al 10% del capitale sociale. Quando la quota è maggiore del 20, 30 o 50% tali
soggetti devono anche possedere il requisito di onorabilità.
Le scelte della banca riguardo all'acquisto di titoli sono vincolate per giustificae un
diversificazione el portafoglio titoli così da ridurre il rischio. La banca può comunque
scegliere la struttura organizzativa più congeniale a se stessa e l'azione dell'autorità di
vigilanza è limitata alla definizione di gruppo bancario (es come deve essere e stabilendo le
norme per il suo funzionamento).
• Le modifiche dello statuto e le operazioni straordinarie sul capitale – la Banca d'Italia ha il
compito di accertarsi che le scelte della banca riportate nello statuto non contrastino col
principio di sana e prudente gestione, potendo chiederne la modifica o la rimozionedi alcune
parti ad esso non conformi. Considerazioni simili si fanno anche per operazioni straordinarie
di modifica del capitale.
• Lo svolgimento dell'attività bancaria fuori sede o all'esterno dei confini nazionali – le
banche possono svolgere la propria attività al di fuori della propria sede utilizzando propri
dipendenti, promotori finanziari o altri intermediari finanziari (es le SIM), però resta
comunque di competenza della banca la valutazione del merito creditizio del cliente. Le
banche italiane inoltre possono liberamente aprire proprie sedi nei paesi UE ma comunque
la Banca d'Italia può sospendere tale operazione per motivi di adeguatezza delle strutture
organizzative o per la situazione finanziaria,economica e patrimoniale della banca o del
gruppo.
Il pilastro della normativa prudenziale è dato dal patrimonio di vigilanza, esso è il primo presidio
contro i rischi insiti nell'attività bancaria ed è dato dalla somma algebrica dei componenti di
bilancio individuati dall'autorità di vigilanza. Un'adeguata patrimonializzazione permette lo
svolgimento dell'attività imprenditoriale con ampi margini di autonomia e permette di conservare
stabilità. Ciò comunque non è sufficiente , l'accordo di Basilea 2 (2004) ha infatti inserito l'adozione
di nuove pratiche di gestione del rischio, più solide, che si fondano su tre pilastri che sono:
• Requisito patrimoniale minimo per fronteggiare i rischi dell'attività bancaria.
• Le banche devono dotarsi di un strategia e di un processo di controllo dell'adeguatezza
patrimoniale affidando all'autorità la verifica dell'affidabilità e la coerenza dei risualtati e di
adottare misure correttive.
• Obblighi di informativa al pubblico riferiti all'adeguatezza patrimoniale, all'esposizione ai
rischi e alle caratteristiche generali dei sistemi di gestione e di controllo implementati dalle
banche.
La recente crisi finanziaria ha portato alla riforma dell'accordo precedente portando all'accordo di
Basilea 3, nel quale viene rivisitato il concetto di di patrimonio di vigilanza (con l'obiettivo di
migliorarlo qualitativamente) adottato dalle autorità di vigilanza e ampliando il numero di rischi
considerati dalle disposizioni regolamentari di tali autorità.
I coefficienti di rischiosità
Le banche devono rispettare un requisito patrimoniale minimo a presidio dei rischi operativi e di
immobilizzazione finanziari: esso è dato dalla somma dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio
di solvibilità, di mercato, di immobilizzazioni e partecipazioni assunte per il recupero crediti.
Il rischio di solvibilità è il primo rischio tipico per le banche, è riferito alla possibilità che la
controparte del rapporto creditizio non assolva ai suoi obblighi di restituire quanto ricevuto più gli
interessi. L'accordo di Basilea 1 ha posto le basi per il calcolo del requisito patrimonio riguardante il
rischio di credito, con Basilea 2 tale metodo è stato rivisto introducendo due nuove metodiche di
calcolo del coefficiente di solvibilità, che sono:
• metodo standard – applica coefficienti di ponderazione in base a parametri stabiliti da
soggetti esterni come ad esempio le agenzie esterne di valutazione del merito al credito
• metodo basato su rating interni (IRB) – con cui le banche sviluppano in maniera autonoma
una procedura di valutazione e misurazione del rischio creditizio standard e la possibilità di
insolvenza di un soggetto attribuendogli un rating
Rischio di mercato – i requisiti patrimoniali in questo caso si calcolano in base a metodologie di
calcolo standardizzate oppure sulla base di modelli di calcolo interni. La normaativa della banca
d'Italia riguardo il modello di calcolo dei requisiti patrimoniali riguardanti il rischio di mercato
riguarda i seguenti punti:
• il rischio di posizione – comporta la possibilità di subire perdite per via dell'andamento dei
mercati
• rischio di regolamento – si manifesta quando la controparte non adempie all'obbligo
• rischio di concentrazione – rischio a cui possono incorrere le banche per via delle posizioni
relative al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza se superano il limite individuale di
fido
• rischio di cambio – deriva da possibili perdite per effetto dei cambi
• rischio di posizione su merci – deriva dalle posizioni su merci connesse ad attività e
passività in bilancio e fuori bilancio
Rischio operativo – nell'ambito dell'accordo di Basilea 2 ha acquisito molta importanza la sua
misurazione e monitoraggio, si trtta del rischio di subire perdite derivanti dall'inadeguatezza o dal
malfunzionamento di procedure, risorse umane e sistemi interni oppure da eventi esogeni. La banca
d'Italia prevede tre metodi di calcolo del rischio operativo, caratterizzati ognuno da una crescente
complessità.
L'assunzione di partecipazioni
Il CICR nel 2002 ha rivisto la normativa in materia di partecipazioni da parte delle banche in
imprese non finanziarie per allinearsi alla normativa europea.
La nuova normativa pone molta attenzione al conflitto di interessi che può esserci nell'investimento
delle banche in imprese non finanziarie prevedendo cautele organizzative e di governance per
prevenire tali conflitti e limitarne i rischi correlati così da salvaguardare la stabilità degli
intermediari. Queste norme prevedono due regole generali:
• l'ammontare complessivo delle partecipazioni detenute non deve eccedere l'ammontare del
patrimonio di vigilana sia a livello di singolo intermediario bancario che di gruppo
• per le partecipazioni in soggetti di natura finanziaria è previsto l'intervento autorizzativo
della banca d'Italia nel caso in cui la partecipazione suoeri il 10% del patrimonio di
vigilanza o che comporti il controllo o un'influenza notevole e l'impresa risieda in un paese
extra UE e al c.d. "gruppo dei dieci" ossia una lista di paesi depositata presso la banca
d'Italia.
L'assunzione di partecipazioni in imprese non finanziarie sottostanno a due limiti che si
applicano alle sole partecipazioni qualificate (cioè pari ad almeno il 10% del capitale della
partecipata o che consentano di esercitare il controllo o una notevole influenza). C'è poi un
limite di concentrazione che consente agli intermediari di partecipare al capitale di una
impresa o gruppo nel limite del 25% del proprio patrimonio di vigilanza, mentre il limite
complessivo secondo il quale il complesso delle partecipazioni non deve superare il 60% del
patrimonio di vigilanza. Rientrano in questo ambito di applicazione anche le partecipazioni
assunte per il recupero crediti e gli investimenti che comportano l'assunzione di rischi di
equity anche in via ndiretta, che possono essere assunti tramite soggetti interposti tra banca e
impresa oggetto dell'investimento finale.
La fissazione di regole precise non è garanzia del loro rispetto, per questo il TUB conferisce alla
Banca d'Italia il compito di monitorare l'attività delle banche tramite le cd segnalazioni periodiche.
Si tratta di un flusso informativo che la banca trasmette all'autorità di vigilanza per poter percepire
situazioni di difficoltà e approntare misure correttive adeguate. La vigilanza informativa ha dunque
un ruolo fondamentale nella supervisione tanto che negli ultimi anni si è assistito ad un
rafforzamento delle segnalazioni periodiche. Il nucleo centrale di queste segnalazioni è dato dalla
matrice dei conti, ossia una serie di informazioni di natura contabile ritenute rilevanti nell'ambito di
una sana e prudente gestione. La banca d'Italia fornisce poi un flusso di ritorno elaborato sulla base
delle informazioni ricevute.
La vigilanza ispettiva competa la vigilanza informativa e consiste nella verifica dell'attendibilità dei
dati segnalati e ad esaminare gli aspetti organizzativi, la professionalità del management e la sua
correttezza comportamentale.
Le ispezioni accertano una sana e prudente gestione, la quale si riflette su tutti gli aspetti operativi
della banca , inoltre la banca d'Italia può effettuare tali controlli ispettivi pressp le sedi delle banche
e nelle sue filiali.
Le crisi bancarie sono differenti da quelle delle normali imprese per due motivi:
• il venir meno della fiducia tra banca e depositanti può non essere riconducibile a gravi e
non risolvibili squilibri di natura economico-patrimoniale ma anche per il comportamento
fraudolento dei manager
• la velocità con cui la crisi di un intermediario si propaga nel sistema determinando la corsa
agli sportelli, diffondendosi ad altri intermediari
per questi motivi le autorità prestano particolare attenzione alla prevenzione delle crisi bancarie
attraverso gli early warning system, ossia dei sistemi di controllo il cui scopo è quello di individuare
in anticipo il verificarsi di difficoltà gestionali degli intermediari finanziari e trovare soluzioni
idonee al problema. Tali sistemi vengono attivati sia a livello interno che a livello di autorità di
vigilanza, ad esempio la banca d'Italia utilizza una metodologia di controllo denominata PATROL,
cioè che pone attenzione su adeguatezza patrimoniale, qualità dell'attivo, redditività, organizzazione
e liquidità.
Le situazioni di difficoltà portano le autorità di vigilanza ad intervenire in maniera tempestiva e
oltre al credito di ultima istanza vi sono anche gli interventi correttivi della struttura organizzativa
oppure la predisposizione di piani di risanamento aziendale. Altre operazioni idonee allo scopo
possono essere operazioni di cartolarizzazione o la creazione di una bad bank in cui far confluire gli
asset problematici.
In caso vi siano gravi irregolarità gestionali si procede con l'amministrazione straordinaria della
banca ossia la sostituzione dei dirigenti della banca con commissari straordinari nominati dalla
banca d'Italia che cercheranno di riportare la banca alla normalità.
Nel caso in cui non sia possibile ricondurre la banca alla normalità con l'amministrazione
straordinaria si procederà con la liquidazione coatta amministrativa a cui segue la revoca
dell'autorizzazione di esercitare l'attività bancaria . Per questa procedura i relativi organi (es
commissari liquidatori) sono nominati dalla banca d'Italia.
CAPITOLO IIX
I MERCATI
Il trasferimento delle risorse finanziarie dai soggetti in avanzo a quelli in disavano può avvenire
tramite intermediazione diretta oppure tramite l'intermediazione indiretta, nella quale interviene un
terzo soggetto, ossia un intermediario finanziario solitamente rappresentato da una banca.
L'intermediazione diretta richiede la perfetta coincidenza tra necessità del prenditore e del datore di
fondi, ciò avviene solo raramente e per lo più tramite strumenti finanziari altamente standardizzati
nelle caratteristiche tecniche (es titoli di debito, azioni, derivati).
I mercati in ogni caso necessitano per funzionare degli intermediari finanziari, il cui compito
principale è agevolare l'emissione e la negoziazione dei titoli nei mercati primari e secondari: il
primo mercato svolge una funzione di finanziamento mentre il secondo ha la funzione di facilitare
gli investimenti e i disinvestimenti accelerando la liquidabilità dei titoli.
Nel mercato primario primario le principali tecniche di emissione sono:
• aste per i titoli di stato
• consorzi di intermediari finanziari appositamente costituiti per il collocamento dei titoli di
debito
• operazioni di aumento di capitale sociale per le azioni
Nel mercato secondario si può distinguere tra mercati regolamentati (in cui vi sono modalità di
negoziazione standard) e mercati non regolamentati. Nell'analisi della struttura e dell'organizzazione
dei mercati secondari si prende a riferimento il cd mercato perfetto, valutando il mercato preso in
esame in base al suo grado di efficienza. Il mercato è perfetto quando i soggetti operano in regime
di omogeneità informativa (tutti hanno le stesse conoscenze e conoscono le intenzioni operative
altrui), per cui nel parlare di perfezione l'informazione gioca un ruolo fondamentale. Ovviamente
nella realtà ciò è impossibile per via delle asimmetrie informative tra operatori, per cui un mercato
in base al grado di efficienza valutativa (ossia quando i prezzi di uno strumento finanziario
riflettono il suo valore intrinseco dato dalla redditività di lungo periodo) e di efficienza informativa
(che si ha quando i prezzi di uno strumento finanziario riflettono tutte le informazioni disponibili su
di esso). In definitiva un mercato è perfettamente efficiente quando un operatore è impossibilitato a
conseguire profitti superiori rispetto agli altri in quanto ciò richiederebbe un surplus di informzioni.
E' possibile distinguere tre diverse forme di efficienza informativa nei mercati:
efficienza in forma debole – un mercato è efficiente in forma debole quano le informazioni sui
prezzi degli strumenti finanziari e del volume degli scambi nel mercato non consentono
all'operatore di migliorare la propria capacità previsiva sull'andamento dei prezzi degli strumenti
finanziari
efficienza in forma semi forte – si ha quando le informazioni sulle quali gli operatori fondano le
proprie aspettative sono di dominio pubblico
efficienza in forma forte – si ha quando gli investitori formulano le proprie aspettative sui prezzi
degli strumenti finanziari tenendo conto di tutte le informazioni disponibili, comprese quelle degli
insiders. Il set di informazioni a disposizione di ogni soggetto è il più ampio possibile. Questo è il
livello di efficienza informativa massimo di un mercato e non permette ad un operatore di
avvantaggiarsi rispetto ad un altro.
E' la forma organizzativa elementare in quanto sono gli investitori che ricercano la controparte del
contratto sopportandone quindi i costi informativi e di transazione relativi allo scambio degli
strumenti finanziari. A causa dell'assenza di intermediari è molto probabile che lo scambio avvenga
a condizioni di prezzo non ottimale in quanto la ricerca della controparte è limitata dai costi, il
prezzo a cui avviene lo scmbio non è il migliore disponibile sul mercato. Sempre a causa della
mancanza di intermediari, nel mercato vi è uno scarso volume di transazioni non rendendo
conveniente agli intermediari l'offerta di servizi connessi agli scambi.
In questo mercato intervengono degli intermediari detti broker che, dietro pagamento di una
commissione, ricercano delle contropartite per i propri clienti. I broker sono intermediari puri in
quanto hanno il solo scopo di agevolare l'incontro tra domanda e offerta di fondi. Siccome i broker
vengono pagati solo a transazione conclusa è per loro conveniente operare in mercati con un grosso
volume di transazioni, così da aver maggiori probabilità di portare a termine la transazione. Il
mercato di broker ha convenienza ad essere attivato quando gli intermediari sanno di poter contare
su adeguati flussi di ordini e quando risulta conveniente predisporre strutture e modalità operative
che consentono di contattare in tempi brevi il maggior numero possibile di potenziali controparti.
Da questa struttura del mercato trae giovamento la qualità dei prezzi che è senz'altro superiore a
quella del mercato a ricerca autonoma, questo perchè il broker esplora un bacino di controparti
maggiore e ha quindi maggiori probabilità di spuntare un prezzo che si avvicini a quello perfetto.
Per quanto riguarda l'efficienza nel funzionamento del mercato, occorre valutare il tempo
intercorrente tra la trasmissione dell'ordine al broker e il momento di esecuzione del contratto:
maggiore è questo periodo di tempo e maggiore è il rischio che i prezzi possano cambiare
diventando incompatibili con l'ordine del cliente.
In definitiva, un mercato di broker è un mercato organizzato in cui chi vuole acquistare o vendere
strumenti finanziari può contare sull'aiuto dei broker nella ricerca delle controparti, essi però non
sono in grado di garantire l'esecuzione egli ordini e di indicare ex ante il prezzo al quale gli ordini
verranno eseguiti.
Questo mercato concentra tutti gli ordini degli investitori, fissando il prezzo che sarà espressione
dell'intera domanda e offerta del mercato.
Vi sono due tecniche d'asta:
• asta a chiamata – vengono chiamati uno alla volta i titoli da negoziare permettendo la
fissazione di un solo prezzo. Tale prezzo è quando di più vicino al prezzo perfetto in quanto
soddisfa quanta più domanda e offerta possibili. Questo tipo di asta, malgrado l'alta qualità
dei prezzi, ha due difetti dovuti all'istantaneità dell'asta: non soddisfa gli ordini che arrivano
in via continuativa e vi è difficoltà nel creare interazione tra i partecipanti e gli operatori che
non possono reagire con tempestività alle informazioni provenienti dal processo di
formazione dei prezzi
• asta continua – rimuove i difetti dell'asta a chiamata in quanto si svolge continuativament in
tutto l'arco della seduta di borsa e porta alla formazione del prezzo ad ogni incrocio di
domanda e offerta. E' adatta all'utilizzo di supporti telemati in quanto aiutano nella continua
formazione del prezzo.
Essendo un'evoluzione del mercato di broker, il mercato ad asta non assicura lo scambio dei titoli in
quanto non è detto che domanda e offerta combacino.
Inizialmente i mercati prevedevano la concentrazione degli operatori in luoghi fisici e ciò portò alla
nascita delle Borse valori (pubbliche o private a seconda dei paesi) in modo da agevolare l'incontro
tra domanda e offerta e questo modello ha mantenuto per lungo tempo una netta predominanza. Per
via della mancanza di mezzi tecnologici con cui trasferire velocemente prezzi e informazioni non ci
potevano essere alternative di mercato, al di fuori di essi gli scambi avvenivano col tramite di
operatori specializzati nei cd mercati over the counter.
In relazione alle forme organizzative adottate i mercati possono essere classificati come:
mercati order driven – il prezzo scaturisce dal fluire di ordini di compratori e venditori
mercati quote driven – il prezzo è quello proposto dagli intermediari ed eventualmente accettato da
compratori e venditori.
Lo sviluppo della tecnologia ha portato verso modalità di contrattazione non più basate
sull'incontro fisico dei soggetti ma sull'incontro telematico, con l'obiettivo di creare un processo di
price discovery il più efficiente possibile, così che accanto ai mercati ufficiali si sono creati i cd
mercati alternativi.
Il concetto di mercato che attualmente ha la maggior applicazione è quello privatistico inteso come
impresa che offre servizi di negoziazione, con la possiblità a chiunque di diventare portatore di
capitale di rischio del mercato. In Italia il legislatore ha scelto la forma di SpA per chi gestisce e
organizza un mercato e deve agire come una qualsiasi impresa secondo la logica del profitto.
Con la coesistenza di mercati ufficiali e no si è resa necessaria una precisa definizione di mercato
dove è possibile negoziare strumenti finanziari, definendo quali sono i mercati regolamentati e
quelli a loro alternativi così da avere maggior trasparenza ed efficienza nelle modalità di formazione
dei prezzi e nelle procedure di post trading (composte dalle attività di clearing, settlement e
custody).
• Mercato regolamentato – sistema multilaterale amministrato dal gestore di mercato, facilita
l'incontro di domanda e offerta di strumenti finanziari dando luogo a contratti di
negoziazione ammessi. In poche parole è un mercato autorizzato dall'autorità di vigilanza,
multilaterale, caratterizzato da regole e sistemi di negoziazione non discrezionali, che deve
dar luogo a contratti giuridicamente vincolanti aventi ad oggetto lo scambio di strumenti
finanziari.
• Sistema multilaterale di negoziazione (MFT) – è gestito da un'impresa di investimento o un
gestore di mercato che consente l'incontro di interessi multipli di domanda e offerta
finalizzati alla realizzazione di un contratto, in base a regole definite dagli organizzatori.
• Internalizzatori sistematici – piattaforme di negoziazione gestite da intermediari abilitati che
compensano ordini di acquisto e vendita ricevuti. A loro è consentito di internalizzare gli
ordini in contropartita diretta senza indirizzarli ad altri mercati dove gli strumenti sono
negoziati. Anche per questi intermediari le autorità hanno stabilito dei requisiti per
l'esercizio dell'attività e l'obbligo di pubblicazione dei prezzi più altri doveri di natura
operativa.
L'articolazione su tre livelli dei mercati costituisce l'organizzazione dei mercati secondari in
maniera che siano concorrenti, consentendo agli investitori di scegliere quello a loro più congeniale.
Con l'aumento del livello di concorrenza dei mercati e di un più efficiente processo di price
discovery si assiste ad una frammentazione delle negoziazioni (ossia quando uno strumento
finanziario viene negoziato in più mercati) che porta ad una minore significatività dei prezzi e che
mina il concetto di efficienza dei mercati.
L'attività di post trading è data dall'insieme di procedure che assicurano il buon funzionamento dei
mercati. Le attività principali sono il clearing e il settlement e altro non sono che un completamento
dell'attività di negoziazione, la quale si conclude con il riconosccimento e l'assolvimento degli
obblighi contrattuali assunti.
Dal momento che le attività di post trading assicurano l'assolvimento degli obblighi assunti alla
stipula del contratto, essi sono fondamentali per il buon funzionamento di un mercato dal momento
che un mercato funzionante attrae un maggior volume di scambi.
Il rischio principale di un contratto è l'inadempimento che può portare a rischi differenti a seconda
di come esso si configura . Vi sono:
• rischio di liquidità – si ha quanto la controparte è momentaneamente indampiente ma sarà in
grado di adempiere in futuro. In questo caso la controparte adempiente si accolla i rischi di
inadempimento collegati
• rischio di credito – si ha quando l'inadempiente non è certo di poter disporre dei mezzi per
poter adempiere
• rischio di capitale – si ha quando l'adempiente adempie senza riceve la controprestazione
pattuita
• rischio di mercato – si ha quando il contratto deve essere sostituito a condizionidi prezzo
differenti ed in questo caso è possibile sia un guadagno che una perdita a seconda del
cambiamento in negativo o in positivo dei prezzi
Nei contratti finanziari vi è lo scambio di denaro a fronte di strumenti finanziari, le parti quindi
assumono contemporanemante la duplice veste di creditore/debitore.
Dal momento che il regolamento delle obbligazioni assunte con contratt finanziari avviene per lo
più attraverso sistemi di compensazione di debito/credito, un eventuale inadempimento potrebbe
diffondersi al mercato finanziario e quindi agli altri operatori; si parla in questo caso di rischio
sistemico che potrebbe portare ad una sorta di effetto domino per via del collegamento dei sistemi
di compensazione.
Per questo motivo vi sono diversi interventi per favorire la riduzione dei rischi di regolamento e
liquidazione assunti dalle cd clearing house, la quale agisce come controparte interponendosi tra le
parti di un contratto.
Oltre al clearing e al settlement, le attività di post trading sono completate da dalla custody ossia
l'attività di custodia degli strumenti finanziari oggetto di negoaziazione. Questa facilita lo scambio
di titoli, in particolar modo se accompagnata alla dematerializzazione. Con la custody e la
dematerializzazione lo scambio dei titoli avviene semplicemente attraverso forme di scritturazione
contabile.
Per poter fare una classificazione dei mercati secondari attivi in Italia occorre riferirsi alla disciplina
comunitaria e al TUF che l'ha recepita nel 2007. secondo questa disciplina, per favorire la crescita
del sistema finanziario europeo occorre promuovere la competizione tra mercati (regolamentati e
non), in questo modo però sorge il problema della frammentazione degli scambi che rende non
pienamente informativi i prezzi e i volumi di scambio generali degli strumenti finanziari. Prima di
tale normativa la Borsa assorbiva l'intero volume di negoziazioni, dando efficienza alle
informazioni fornite dai prezzi motivo per cui la trasparenza negli scambi era maggiore.
Per quanto riguarda i mercati regolamentati, vi sono due società di gestione ossia Borsa Italiana Spa
(che gestisce mercati al dettaglio in cui sono negoaziate varie tipologie di strumenti finanziari) e
MTS Spa (che gestisce tre mercati all'ingrosso in cui viene negoziato un solo strumento specifico).
Borsa Italiana Spa gestisce sei mercati accessibili agli investitori al dettaglio, in cui sono quotati
titoli azionari, di debito, derivati, fondi comuni. I mercati sono i seguenti
• MTA (mercato azionario telematico) – vengono negoaziati titoli italiani ed esteri per lo più
secondo la modalità orden driven con sedute ad asta di apertura, continua e di chiusura.
L'ammissione alle quotazioni si basa su requisiti formali e sostanziali. È l'unico mercato
italiano coerente con la definizione di borsa.
• MOT (mercato telematico delle obbligazioni) – è dedicato alla negoziazione al dettaglio di
titoli di stato e obbligazioni private. Il MOT si divide in due comparti: EuroMOT (in cui si
trattano titoli di stato esteri) e DomesticMOT (in cui si trattanotitoli di stato italiani e
obbligazioni italiane).
• IDEM (mercato degli strumenti derivati) – è il mercato regolamentato italiano per gli
strumenti derivati standard.
• SEDEX (mercato telematico dei securisated derivates) – vi si negoziano securised
derivatives e covered warrant in modalità order driven.
• EFT Plus (mercato telematico degli OICR aperti) ed ETC – vi si regolano exchange traded
fund (ETF), exchange traded commodities (ETC) ed exchange traded notes (ETN) in
modalità order driven.
• MIV (mercato telematico degli investement vehicles) – è diviso in quattro comparti dove si
negoziano le seguenti tipologie di strumenti finanziari: fondi chiusi, azioni di investement
companies, azioni di real estate investement companies, strumenti finanziari di special
investement vehicles e real estate investement companies.
MTS Spa è l'unica società autorizzata a gestire mercati all'ingrosso di titoli di debito. Gestisce in
tutto tre mercati.
• MTS (mercato telematico all'ingrosso dei titoli di stato) – mercato quote driven dove sono
negoziati titoli di stato esteri e italiani ad iniziativa degli operatori principali (ossia le
banche) che si impegnanoa quotare in conto proprio importi minimi di 2,5-5 milioni di euro.
• Mercato bond division per la negoziazione via internet all'ingrosso di titoli di stato – sono
ammessi gli intermediari autorizzati ma anche imprese (con un patrimonio netto minimo di
1 milione di euro), la Banca d'Italia, il ministero dell'economia, la BCE e le banche centrali
facenti partedel SEBC.
• Mercato all'ingrosso delle obbligazioni non governative e dei titoli emessi da organismi
internazionali partecipati da stati.
I mercati non regolamentati sono definiti come sistemi multilaterali di negoziazione (SMN) che
verranno poi riconosciuti come internalizzatori sistematici o non sistematici. I SMN attivi fanno
capo a 5 intermediari finanziari autorizzati alla gestione, come ad esempio Borsa Italiana Spa che ha
istituito tre SMN:
• MAC (mercato alternativo dei capitali) – sistema di scambi di titoli azionari riservato a
investitori professionali, ha requisiti di accesso seplificati e opera con banche appartenenti
alle realtà territoriali dell'impresa quotata.
• AIM Italia (alternative investement market Italia) – mercato aperto a investitori al dettaglio
e PMI, i requisiti di accesso sono semplificati.
• ExtraMOT – mercato in cui sono ammessi alla negoziazione titoli obbligazionari ammessi in
mercati regolamentati UE.
CAPITOLO IX
STRUMENTI FINANZIARI E ALTRE ATTIVITA' DI INVESTIMENTO
2 I titoli di stato
I tilo di stato sono un ristretto numero di titoli che si è affermato per via dell'idoneità a soddisfare le
esigenze degli investitori e agevolare la gestione del debito pubblico. Di seguito verranno illustrate
le tipologie di titoli di stato presenti in Italia.
BOT (buoni ordinari del tesoro) – sono titoli al portatore di 3, 6 o 1 mesi espressi in giorni,
vengono emessi sotto la pari e rimborsati alla pari e vengono emessi secondo il metodo di
asta competitiva (in cui ne viene determinato il prezzo di emissione). Sono titoli privi di
cedola per cui il rendimento è pari alla differenza tra prezzo di rimborso e prezzo di
emissione rapportato alla durata.
CTZ (certificati del tesoro a tasso zero) – titoli a durata biennale emessi sotto la pari con asta
marginale e rimborsati alla pari.
BTP (buoni del tesoro poliennali) – sono i più diffusi. Si tratta di titoli emessi alla pari o
sotto la pari rimborsati in un'unica soluzione alla scadenza aventi un tasso nominale fisso
pagabile semestralmente. L'emissione avviene con asta nominale e il rimborso è pari al
valore nominale. Possono avere una scadenza di 3, 5, 10, 15 e 30 anni.
CCT (certificati di credito a tasso variabile) – hanno durata settennale e sono emessi con
asta marginale d un prezzo prossimo la pari. La cedola è a cadenza semestrale a tasso
variabile dipendente da parametri di variabilità di natura finanziaria (come l'euribor).
BTP €i (buoni del tesoro poliennali indicizzati all'inflazione europea) – si tratta di titoli ad
indicizzazione reale indicizzati all'inflazione europea con scadenza a 5, 10, 15 e 30 anni
emessi sotto la pari. Gli interessi cedolari sono semestrali e si determinano moltiplicando la
misura della cedola (riferita al valore nominale del titolo) per il coefficiente di
indicizzazione (rapporto tra valore indice dell'inflazione Eurostat a ciascuna epoca di
rilascio cedola e l'indice osservato all'emissione). Alla scadenza, il prezzo di rimborso è pari
al valore nominale moltiplicato per il coefficient di indicizzazione osservato alla scadenza.
Questo titolo protegge l'investitore dagli effetti negativi dell'inflazione.
In Italia il mercato obbligazionario è stato in passato ostacolato dalla preferenza degli investitori per
i titoli di stato (per via dei oloro tassi di interesse più elevati) così che le imprese preferivano
finanziarsi presso le banche. Dagli anni '90 in poi la situazione è cambiata anche se pochi titoli
obbligazionari sono stati quotati sui mercati regolamentati.
i)Gli strumenti a breve termine
Quelli più utilizzati sono le cambiali finanziarie, le polizze di credito e le accettazioni bancarie. Di
seguito ne verranno mostrate le caratteristiche.
Cambiali finanziarie – emesse da società che rispettino i requisiti di legge e purchè il totale
di tali strumenti più altre eventuali obbligazioni non superi il doppio del patrimonio netto.
Hanno la forma di pagamento cambiario e vengono emesse sotto la pari e rimborsate al
valore nominale. Hanno una scadenza variabile tra i 3 e i 12 mesi e il taglio non deve essere
inferiore a 50000 €.
Polizze di credito commerciale – strumenti finanziari usati da imprese non finanziarie che
riconoscono un debito della società e un impegno a pagare una determinata somma ad
un'impresa terza che solitamente è un intermediario finanziario. E' accompagnata da una
fidejussione che obbliga la banca a versare tale somma al creditore. In pratica è un credito
assistito da garanzia bancaria con durata da 1 a 3 mesi.
Accettazioni bancarie – hanno la forma di cambiale tratta con cui l'impresa ordina alla banca
di pagare una data somma ad una data scadenza, con l'impresa che in tale data versa i fondi
necessari alla banca. Quest'ultima assume l'obbligo di pagamento azzerando dunque il
rischio di insolvenza consentendo la circolazione del titolo sul mercato monetario in quanto
accompagnata dalla clausola senza garanzia che impedisce l'azioned i regresso in caso di
insolvenza del debitore principale. Hanno durata trimestrale e sono oggi in disuso.
Vi possono essere varie tipologie di titoli obbligazionari che le imprese private possono utilizzare.
Di seguito quelli più frequenti.
Obbligazioni ordinarie – il rendimento periodico è dato da un tasso fisso o variabile legato
ad un parametro finanziario, valutario o reale. Il rimborso avviene secondo modalità
ordinarie.
Obbligazioni convertibili – hanno le caratteristiche di obbligazioni ordinarie e offrono la
possibilità di trasformare l'investimnto obbligazionario in investimento azionario sexondo le
modalità indicate dall'emittente nel regolamento del prestito. Non possono essere emesso
sotto la pari e solitamente hanno rendimenti inferiori ai titoli ordinari. Le obbligazioni
convertibili devono essere offerte in prelazione ai soci in misura del loro investimento nel
capitale sociale (dicasi diritto di opzione che se non esercitato può essere negoziato sul
mercato secondario). I titoli possono essere totalmente o parzialmente convertibili. Possono
essere emessi con metodo diretto (il possessore riceve azioni dalla stessa società che emette
le zioni) o com metodo indiretto (il possessore riceve azioni da una società terza). Elementi
caratteristici di questi titoli sono:
1. rapporto di conversione – n° di azioni di compendio ottenibili dalla conversione di
ciascuna obbligazione
2. tempi di esercizio – tempo indicato dall'emittente in cui si può esercitare la conversione,
può essere continuo o meno.
Obbligazioni con warrant – obbligazioni che dispongono di un diritto accessorio detto
warrant che conferisce al possessore la possibilità di acquisire una o più azioni al prezzo
prefissato o ad un prezzo di cui vengono indicate le modalità di calcolo. A differenza delle
convertibili, l'esercizio del diritto di warrant mantiene in vita anche il rapporto
obbligazionario, però richiedono un ulteriore esborso di denaro per acquistare le azioni.
Obbligazioni drop lock – titoli di debito a rendimento variabile che dipende dall'andamento
di un parametro sottostante (finanziario, valutario o reale), il regolamento del prestito però
garantisce una soglia minima per il parametro sottostante che trasforma le obbligazioni in
normali titoli a tasso fisso nel caso in cui le prestazioni del sottostante siano sfavorevoli.
Obbligazioni subordinate – obbligazioni a rimborso postergato che per questo motivo hanno
rendimenti maggiori cioè per via della loro vicinanza alle azioni. Vengono classificate in
TIER 3, TIER 2 e TIER 1 in base alla vicinanza con i titoli azionari. Sono considerati
strumenti finanziari ibridi.
Obbligazioni strutturate – strumenti finanziari ibridi tra obbligazioni e derivati dato
dall'accostamento tra le due tipologie di strumenti. La componente obbligazionaria assicura
la restituzione del capitale e un eventuale flusso cedolare mentre la componente derivata
assicura un eventuale extrarendimento dato dall'andamento di un parametro sottostante che
può essere finanziario, reale o monetario con quotazione ufficiale. In alcuni casi può essere
previsto un rendimento minimo garantito.
4 Le azioni ordinarie
Le azioni sono titoli he rappresentano la partecipazione al capitale di rischio di una società, ognuno
dei titoli ha un valore nominale uguale anche se può capitare che vi siano azioni prive di valore
nominale.
La redditività del titolo dipende dagli utili conseguiti e distribuiti in un esercizio, motivo per cui la
remunerazione non è certa. Il socio diviene partecipe della gestione societaria con il diritto di voto
(uno ad azione), prende parte alle assemblee dove può proporre ordini del giorno sulla conduzione
societaria. I diritti dell'azionista sono dunque diritti amministrativi e diritti patrimoniali, hanno
inoltre il diritto di prelazione sull'emissione di nuove azioni e il diritto di opzione è cedibile a terzi.
Le azioni non hanno scadenza ne valore di rimborso, il quale è previsto solo con lo scioglimento o
la liquidazione della società. Chi vuole liquidare o o fare un investimento in azioni può farlo con la
negoziazione delle azioni sul mercato secondario.
Non tutte le azioni sono uguali, infatti alla società è consentito emettere azioni speciali differenti
dalle ordinarie per i contenuti patrimoniali e amministrativi. È importante però che le azioni
ordinarie non rappresentino meno del 50% del capitale sociale. Per quanto riguard i diritti
amministrativi le società possono emettere:
azioni senza diritto di voto
azioni a diritto di voto limitato
azioni a diritto di voto condizionato a date condizioni patrimoniali
Per quanto invece riguarda i diritti patrimoniali abbiamo:
azioni remunerate a quota fissa
azioni remunerate sulla base dei risultati conseguiti in un dato ramo aziendale
azioni remunerate sulla base di un privilegio
Un'altra tiplogia di azioni speciali sono le azioni postergate rispetto ad eventuali perdite subite o
quelle con rimborso diverso in caso di recesso o liquidazione.
Le azioni ordinarie
I possessori partecipano alla gestione della società tramite il diritto di voto e la possibilità di
partecipare alle assemblee ordinarie e straordinarie. Tali azioni sono nominative e la loro
remunerazione dipende dai dividendi ossia dalla quota di utile distribuibile per ciascuna azione. La
distribuzione di dividendi per le azioni ordinarie è subordinato alla remunerazione delle azioni
speciali così come il rimborso in caso di liquidazione.
Le azioni privilegiate
Azioni di risparmio – titoli al portatore la cui emissione è possibile solo per le società
quotate. Sono prive di diritto di voto ma in compenso goono di particolari privilegi di natura
patrimoniale stabiliti nell'atto costitutivo (es maggiore quota di dividenti). Hanno il diritto di
opzione sull'emissione di altri titoli di risparmio o per la differenza di azioni ordinarie. In
caso di diminuzione del capitale sociale, le azioni di risparmio verranno coinvolte solo dopo
le altre azioni ed inoltre in caso di scioglimento hanno diritto di prelazione per il rimborso
sino all'intero valore nominale.
Azioni privilegiate – possono essere emesse anche da società non quotate, sono nominatie e
a fronte di privilegi di natura patrimoniale sono private di alcuni diritti amministrativi come
il diritto di voto nelle assemblee ordinarie.
Sono strumenti finanziari il cui valore dipende dall'andamento del prezzo di uno strumento
finanziario o attività reale sottostante. I derivati possono essere:
simmetrici – quando acquirente e venditore si obbligano all'effettuazione di una prestazione
alla scadenza (future, forward e swap)
asimmetrici – quando l'obbligo dieffettuare una prestazione ricade solo sul venditore
(warrant e covered warrant)
I primi non prevedono scambi monetari alla stipula mentre nei secondi l'aquirente versa un premio
che viene subito incassato dal venditore.
I derivati possono essere classificati anche in base al mercato in cui vengono negoziati; nei mercati
regolamentati si scambiano derivati con caratteristihe standard (futures e options) mentre nei
mercati over the counter si scambiano derivati con caratteristiche contrattuali stabilite in sede di
contrattazione.
Gli swaps
Sono derivati dove le parti si accordano per scambiarsi nel futuro flussi monetari periodici che sono
funzione di un parametro sottostante e un capitale nozionale. Si tratta di uno strumento simmetrico
dove le parti si impegnano ad effettuare alle date pattuite dei versamenti (in realtà però ci si scambia
solo la differenza delle due prestazioni). Il capitale nozionale non si scambia ma si utilizza come
base di calcolo dei versamenti. Il parametro sottostante è un tasso di interesse detto IRS (interest
rate swap) o un tasso di cambio (currency swap) o beni reali e titoli azionari.
Il derivato swap sul tasso IRS consiste in una serie di contratti forward in cui l’acquirente consegna
alla controparte una somma raccolta applicando un tasso fisso al capitale nozionale, allo stesso
tempo il venditore si impegna a versare una somma calcolata su un tasso di interesse variabile
applicato al capitale nozionale. Operativamente parlando lo swap è utilizzato per modificare la
natura di attività e passività finanziarie o per copertura di rischi come quello di liquidità o di credito.
Le options
Sono derivati in cui il compratore paga un premio acquistando la facoltà di decidere il seguito da
dare all’operazione mentre il venditore si impegna a soddisfare la volontà del compratore a seguito
dell’incasso del premio. Esistono due tipologie di options:
opzioni call – rappresenta il diritto di acquistare l’attività sottostante contro il
pagamento di uno strike price fissato alla stipula del contratto. Il possessore della call
potrà esercitare la facoltà di acquistare o meno l’attività sottostante e lo farà
solamente se il prezzo di mercato risulta più alto dello strike price, in caso contrario
abbandonerà l’opzione rinunciando al diritto di acquisto
opzioni put – diritto a vendere l’attività sottostante incassando uno strike price
determinato alla stipula. L’acquirente eserciterà il diritto se il prezzo di mercato
risulta inferiore allo strike price, se è maggiore vi rinuncia.
La differenza tra fondi aperti e fondi chiusi appena descritti si riflette nel calcolo del valore netto
degli attivi (NAV, net asset value). Per i primi il NAV viene calcolato giornalmente o
settimanalmente mentre per i fondi chiusi viene calcolato a cadenza trimestrale o semestrale per via
della mancanza di prezzi di riferimento ufficiali degli strumenti in cui investono tali fondi. Il calcolo
del NAV avviene tramite l’inventario dei beni detenuti in portafoglio.
I fondi di fondi
Si tratta di OICR aperti non armonizzati il cui oggetto è costituito per la maggior parte da quote di
altri OICR il cui patrimonio si investito in misura inferiore in altri OICR (30% per gli OICR aperti
non armonizzati)
I fondi riservati
La partecipazione a tali fondi è riservata a investitori qualificati (es banche) per cui non possono
essere collocati presso soggetti differenti. Hanno ampia autonomia regolamentare in fatto di
strumenti oggetto dell’investimento. Sono esentati dal regime di pubblicità e dal rispetto di norme
prudenziali previste per gli OICR aperti.
Le SICAV
Sono SpA il cui oggetto è l’investimento in strumenti finanziari o altri beni del capitale raccolto
mediante collocamento delle azioni. Caratteristica principale delle SICAV è la variabilità del
capitale, coincidente col patrimonio in gestione. L’autonomia patrimoniale della SICAV è da
intendersi come autonomia del capitale della società dal patrimonio dei singoli partecipanti.
Analogamente ad una SpA, i partecipanti dispongono di diritti patrimoniali e amministrativi, col
diritto di voto possono influenzare le scelte societarie.
Non disponendo di un capitale nominale fisso, il valore delle azioni è dato dal rapporto tra
patrimonio netto e numero di azioni in circolazione. Importante è il fatto che per le azioni
nominative, ad ogni partecipante spetti un solo voto a testa indipendentemente dal numero di azioni.
Le SICAV non possono gestire patrimoni immobiliari o attività per le quali è richiesta la forma di
OICR chiuso.
I fondi immobiliari
Sono OICR dediti all’investimento in beni immobili e correlati (es diritti reali immobiliari). Sono
dei fondi chiusi gestiti da una SGR, la loro durata è lunga fino ad un massimo di 50 anni anche se
generalmente la durata media è di circa 10-15 anni.
A differenza degli altri fondi, quelli immobiliari sono operativamente paragonabili a società
immobiliari in quanto devono anche gestire i loro immobili. È prevista l’assemblea obbligatoria dei
soci che può anche deliberare il cambio di SGR.
La valorizzazione della quota si fa in base al NAV.
I fondi pensione
Hanno la funzione di raccogliere i contributi dei lavoratori per investirli in strumenti finanziari per
poi erogare una rendita vitalizia ai partecipanti. Vi possono aderire tutti i lavoratori tramite le
associazioni di categoria, i datori di lavoro o i sindacati. Questo tipo di fondi prende il nome di
fondi negoziali.
Tali fondi sono istituiti secondo il regime contributivo, in cui la pensione è funzione del rendimento
netto del fondo. Nei fondi negoziali la contribuzione è a carico dei datori lavoro, quando è a carico
dei lavoratori si parla di fondi pensione aperti; questo tipo di fondi è stato ideato per permettere a
tutti i lavoratori di accedere a forme pensionistiche integrative e/o alternative.
CAPITOLO X
I RISCHI NELL'ATTIVITà DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
1 Il rischio di credito
Il rischio di credito è il rischio di deterioramento inatteso del merito creditizio del debitore che porta
il creditore a subire una riduzione inattesa del proprio credito.
VM =Σ[ FC /(1+rf +rp )]
dove VM=valore di mercato, FC=flussi di cassa (rata), rf=tasso risk free, rp=risk price
Il deterioramento del merito creditizio fa aumentare il premio al rischio facendo diminuire il valore
di mercato del prestito. Più è alto lo spread tra premio al rischio e tasso risk free e maggiore è la vita
residua del prestito maggiore sarà anche la riduzione del valore di mercato.
Siccome il rischio di credito è inatteso e quindi non computato nel premio (dove vengono computati
solo i peggioramenti probabili che potrà avere il credito) esso si presenta in casi dove la valutazione
del merito creditizio del soggetto debitore è erronea.
Le società di rating (es S&P, Fitch ecc) sono specializzate nel misurare il merito creditizio
valutando l'affidabilità di aziende, debitori specifici e stati, il voto da loro espresso permette di
permette di computare il premio al rischio da richiedere al soggetto debitore.
Per tenere conto degli effetti di una modifica del merito creditzio di un debitore ma anche di un
erogatore di fondi, si stima la perdita attesa (expected loss, EL) la quale è composta da tre
granzezze.
EL=EAD*PD*LGDR
• Exposure at defaul EAD – ammontare delle somme erogate al netto dei rimborsi effettuati.
• Probably of default PD – probabilità che il debitore sia inadempiente in un dato arco di
tempo che solitamente è un anno.
• Loss given default rate LGDR – quota parte delle somme erogate che l'intermediario
finanziario si attende di non incassare in caso di inadempienza.
Stimando questa perdita il creditore si cautela da possibili negatività sul proprio credito operando
degli accantonamenti adeguati. Se la perdita invece è inattesa il creditore dovrà tutelarsi con la
costituzione di adeguate riserve patrimoniali.
Un importante metodo per ridurre la probabilità di manifestarsi di perdite inattese è la
diversificazione del portafoglio di investimenti (cd teoria di portafoglio). Secondo questa teoria il
rischio è composto da due elementi:
• rischio specifico – riguarda l singola attività di investimento
• rischio sistematico – rischio legato alle oscillazioni di mercato e che dunque influenzano il
sistema nel suo complesso e di conseguenza tutti gli strumenti finanziari.
La diversificazione permette di ridurre quasi totalmente il rischio specifico (maggiore è la
diversificazione e maggiore sarà tale riduzione), il rischio di credito di un portafoglio non è uguale
alla somma dei rischi degli strumenti finanziari che lo compongono perchè tra di essi vi è una
correlazione che può essere positiva o negativa. Tale correlazione è detta coefficiente di
correlazione ed è il rapporto tra la loro covarianza e il prodotto delle loro deviazioni standard. È
opportuno monitorare questa variabile perchè un suo aumento significa un aumento del rischio di
portafoglio.
La misurazione del rischio di credito è particolarmente complicata per via di svariati fattori come ad
esempio la mancanza di dati storici completi o il fatto che la manifestazione di rischi con
rendimenti positivi che rendimenti negativi non sia simmetrica e così via.
Sempre parlando di rischio di credito, occorre considerare l'orizzonte temporale di riferimento
durante il quale si valta l'insolvenza, un altro concetto molto importante è nell'ambito della
misurazione del rischio di credito è l'intervallo di confidenza con cui vengono stimati i tassi di
perdita. Ad esempio, un intervallo di confidenza del 99% significa stimare in via prudenziale
perdite potenziali da consentire una copertura delle perdite effettive che dovrebbero rivelarsi
inferiori alla perdita effettiva nel 99% dei casi.
2 Il rischio di mercato
E' il rischio associato alle oscillazioni dei prezzi di mercato di attività e strumenti finanziari. Indica
la possibilità di ottenere perdite di valore su strumenti finanziari a seguito di variazioni inattese de
variabili di mercato come il tasso di cambio o il tasso di interesse. Al giorno d'oggi è molto
importante per via:
del processo di securitization degli strumenti finanziari, che consiste nella trasformazione di
strumenti finanziari illiquidi in strumenti finanziari liquidi negoziabili nei mercati secondari (es
securitization dei mutui subprime)
diffusione consistente degli strumenti derivati
Di seguito verranno illustrate le componenti del rischio di mercato.
Rischio di cambio
E' il rischio di subire perdite dovute al corso avverso di divise estere nelle posizioni tenute da un
intermediario finanziario o altri operatori economici impegnati nel commercio estero. Viene gestito
con l'analisi dei gap cumulati e periodali: se il gap è negativo si trae vantaggio dal deprezzamento di
mercato e viceversa.
Rischio di liquidità
Deriva dall'incapacità di far fronte ai deflussi di cassa attesi e inattesi, si tratta quindi del funding
liquidity risk ossia il rischio di far fronte a dei costi per reperire liquidità sul mercato, questo perchè
gli intermediari finanziari mantengono solitamente poca liquidità in portafoglio dal momento che
non matura tasso d'interesse, detenendo liquidità solo per i deflussi futuri attesi. In caso di necessità
di liquidità ci si può rivolgere al mercato aumentando le proprie passività a breve termine,
rivolgendosi al mercato interbancario oppure smobilizzando attività presenti in portafoglio.
Si parla di market liquidity risk quando lo smobilizzo di queste attività ne comporta una sensibile
diminuzione di prezzo.
Per monitorare la liquidità degli intermediari finanziari ci si affida a 3 metodi:
• modello basato sugli stock – misura il volume delle attività finanziarie prontamente
liquidabili in caso di necessità osservando indicatori come il cash capital position (che
mostra la capacità di resistere a tensioni di liquidità dovute alla volatilità inattesa delle
fonti). Questo metodo usa variabili di stock che portano ad una analisi statica.
• Modelli dinamici – confrontano flussi di cassa futuri in entrata e in uscita verificando i flussi
netti per ogni fascia temporale raggruppandoli in fase di scadenza. I flussi positivi indicano
la quantità di liquidità disponibile.
• Modelli ibridi – integrano le due precedenti metodologie illustrate.
3 Il rischio operativo
CAPITOLO XI
IL RENDIMENTO DELLE ATTIVITA' DI INVESTIMENTO
E' poi possibile per i titoli con durata inferiore all'anno, calcolare il rendimento composto di una
serie di investimenti sino a coprire il periodo di tempo di un anno:
Anche per le azioni la valutazione dell'investimento dipende dai cash flow anche se in questo caso
essi non sono stimabili con certezza. Il rendimento dipende dunque dagli utili percepiti sommati al
guadagno o alla perdita in conto capitale alla endita delle azioni.
Modello price-earnings
Secondo questo modello, il tasso di crescita dei dividendi dipende dal ROE in maniera proporionale
al payout (π ) ossia la quota di utile che non viene distribuita tra i soci ma reinvestita nella società.
Rappresenta il tempo necessario perchè gli utili incassati compensi l'esborso iniziale di acquisto.
Solitamente gli investitori impiegano il proprio capitale non in un solo strumento finanziario ma in
un portafoglio di strumenti dando così luogo all'attività di diversificazione.
Avendo a disposizione diverse attività finanziarie è possibile costruire un numero infinito di
portafogli caratterizzati ognuno da una diversa combinazione di rischio-rendimento. L'insieme di
portafogli che hanno i rendimenti più elevati a parità di rischio costruiscono la frontiera efficiente.