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Stato moderno
La teoria dello S.m. rimane controversa, ed è oggetto di discussione se il concetto di S.m. possa
essere impiegato per definire forme politiche diverse da quelle europee e possa rappresentare
una chiave efficace per cogliere il senso dello sviluppo politico nell’Età moderna e contemporanea.
Sebbene già nella Roma imperiale e in alcuni periodi del Medioevo sia possibile rintracciare alcuni
dei caratteri dello S.m, le origini di tale forma politica vengono di solito collocate nel 15° sec.,
quando si determinò la crisi dei grandi poteri universali (papato e impero) e dei poteri signorili e
feudali, e si formarono grandi Stati monarchici a base dinastica (Francia, Inghilterra, Spagna),
impegnati in costanti conflitti per l’egemonia sull’Europa.
Proprio la guerra rappresentò il principale stimolo a rafforzare all’interno il potere del sovrano,
che divenne l’agente principale di un lungo processo di razionalizzazione politica, basato sulla
costruzione di eserciti permanenti e di solidi apparati burocratici, capaci di drenare le risorse
necessarie allo sforzo bellico, sull’affermazione del primato della giustizia statale e sul
disciplinamento della nobiltà. Tale processo comportò anche un consistente aumento della tassa-
zione, che sempre più fu imposta senza il consenso dei ceti e gruppi sociali (in primo luogo la
nobiltà e il clero), ai quali era riconosciuto il diritto di consentire all’imposta, attraverso le loro
assemblee rappresentative (parlamenti e assemblee di Stati)
questa prima fase del superamento del tradizionale «Stato per ceti» successe, tra il 16° e il 17°
sec., una seconda fase della costruzione dello S.m., contraddistinta dalla progressiva
neutralizzazione dei conflitti religiosi apertisi con la riforma protestante e dall’affermazione di una
teoria e una pratica di governo (➔ assolutismo), che affermavano l’assoluta libertà del sovrano da
istanze politiche superiori o inferiori e relizzavano un crescente intervento della burocrazia statale
sulla realtà dei singoli Stati.
fondata alla fine del XVII secolo dallo storico tedesco Christoph Keller, il quale trasferì
nella storiografia
una periodizzazione nata in età umanistica in ambito letterario, ma caricata di una
valenza religiosa. Per
Keller, l'età moderna non fu altro che la storia della rigenerazione spirituale dell'Europa
data dalla
Riforma protestante. La storiografia successiva ha mantenuto questo schema,
alternando epoche di
decadenza ed epoche di rinascita (es. Controriforma-Illuminismo / Restaurazione-
Risorgimento).