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Post-maoista

giovedì 11 marzo 2021 10:22

La letteratura cinese dopo la Rivoluzione Culturale

Il decennio della Rivoluzione Culturale (1966-76), che si concluse con la morte di Mao e la destituzione
della Banda dei Quattro¹, portò ad una profonda rottura con tutta la letteratura precedente. Mao Zedong
rinnegò ed eliminò non solo la letteratura del passato, ma anche la cultura antica e condannò tutte le
influenze occidentali, compreso il modello sovietico.

Molti scrittori famosi negli anni precedenti all’ascesa del Partito Comunista subirono torture e
maltrattamenti; vennero riabilitati, e poterono riprendere la loro attività, soltanto nel 1978.

A partire dalla fine degli anni Settanta la situazione della letteratura in Cina cambiò profondamente.
La politica delle “quattro modernizzazioni” (sige xiandaihua) di Deng Xiaoping, il nuovo capo del Partito
Comunista, nel campo dell’agricoltura, dell’industria, della difesa nazionale e della scienza e tecnologia,
nonostante non includesse i termini arte e letteratura, introdusse una maggiore liberalizzazione anche
nell’espressione artistica.

L’idea portante della politica delle “quattro modernizzazioni” aspirava alla «liberazione del pensiero» e
all’innalzamento generale del livello culturale, scientifico e artistico.
Ci fu una ripresa letteraria, in primo luogo con la riabilitazione degli scrittori che erano stati rimossi dalla
scena letteraria per ragioni politiche, poi con la ripresa della pubblicazione di molte riviste e periodici e con
la ristampa di opere precedenti al 1949; vi fu inoltre una riapertura all’occidente e così cominciarono a
circolare opere tradotte in cinese di autori stranieri come Sartre, Kafka e Borges.

Proprio a quegli anni si fa risalire l’inizio della cosiddetta “letteratura della nuova era” (xin shiqi wenxue),
grazie alla quale la narrativa riconquistò una posizione centrale. In generale, il linguaggio della letteratura di
quegli anni era ancora improntato al realismo, poiché lo scopo primario era quello di rappresentare e
raccontare la realtà nel modo più veritiero possibile, anche se attraverso il confronto con i modelli culturali
occidentali, la letteratura cinese sperimentò ed esplorò nuove tecniche e nuovi concetti culturali.

1. La Banda dei Quattro, costituita dalla moglie di Mao Zedong, e da altri tre sostenitori del Partito
Comunista, venne accusata di tradimento e cospirazione e i suoi componenti vennero condannati
come principali responsabili degli eccessi della Rivoluzione Culturale. In tal modo il Partito
Comunista chiuse i conti con la Rivoluzione Culturale senza ledere il mito di Mao o mettere in
discussione il Partito.

Retromarcia dello Stato


Tuttavia, nel 1983, il Comitato Centrale del Partito, forse impaurito da tale apertura, intervenne
nuovamente nel discorso sull’arte e la letteratura, proponendo lo studio delle “Opere scelte di Deng
Xiaoping” come strumento per la lotta al liberalismo borghese, all’individualismo sfrenato, all’eccessiva
influenza straniera, alle ideologie dannose, al modernismo, sottolineando che l’arte e la letteratura
dovevano essere ancora e soprattutto «al servizio del popolo e del socialismo».

La campagna per «ripulire le menti dall’inquinamento» (清除精神污染Qīngchú jīngshén wūrǎn) del 1984
venne lanciata proprio a questo proposito: il Partito considerò che vi era stato un fraintendimento riguardo
alla via proposta qualche anno prima della «liberazione del pensiero» e si sentì costretto a intervenire per
evitare che quelle deviazioni di cui sopra infondessero nel popolo, e soprattutto nei giovani, rancore verso il
Partito e il Paese. Nonostante questa campagna raffreddò il fervore culturale di quegli anni, non riuscì a
bloccare il tentativo di rinnovamento e rinascita letteraria a cui tanto gli intellettuali cinesi anelavano.

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Letteratura della ricerca delle radici
A partire dal 1985 vi fu una nuova maturazione nella letteratura cinese. I giovani scrittori che erano stati
spediti nelle campagne a partire dal 1968, entrando in contatto con la realtà delle aree rurali, avevano
provato sulla loro pelle le condizioni di vita della gente di campagna e, una volta tornati, avevano sentito il
bisogno di ricercare l’ispirazione nelle radici della civiltà cinese, di dare voce a superstizioni e credenze,
andando a individuare tutti gli elementi caratterizzanti l’autentica realtà cinese. Tutte le opere che
presentavano tali caratteristiche vennero incluse nel filone letterario della “ricerca delle radici” (寻根文学
Xúngēn wénxué). Non soltanto si ebbe un rinnovamento dei contenuti, dei temi e dell’ambientazione ma
anche della forma e del linguaggio.

Narrativa d’avanguardia
Intorno al 1985 comparvero sulla scena letteraria anche gli scrittori di “avanguardia” (先锋xiānfēng) che,
ispirati dagli scrittori occidentali, sembravano rinnegare la tradizione cinese. Essi proposero opere ricche di
novità, in cui il linguaggio diventò il soggetto primario della narrazione (e non più l’oggetto attraverso cui
narrare).

4 Giugno 1989, protesta di Piazza Tian’anmen (六四事件).


Gli eventi del 4 giugno 1989 di Piazza Tian’anmen a Pechino, espressione del disagio, del malcontento e
delle inquietudini nei confronti della politica del Partito, ebbero riflessi oltre che sulla politica anche sulla
letteratura: molti intellettuali e scrittori noti durante gli anni Ottanta furono costretti a lasciare la Cina e a
recarsi all’estero per continuare la loro opera letteraria; inoltre, il controllo e la censura da parte dello Stato
ricominciarono a farsi sentire. Nonostante ciò lo sviluppo della narrativa cinese non si interruppe, le nuove
generazioni di scrittori apparvero sempre meno influenzate dalla politica del Partito e tese a sviluppare una
letteratura che fosse espressione della loro individualità.

Corrente neorealista
Sul finire degli anni Ottanta emerse la corrente “neorealista” (新写实xīn xiěshí), che pose l’accento sulla
descrizione fedele della vita quotidiana nella società cinese, utilizzando un linguaggio semplice e grezzo che
fosse comprensibile alle masse. Nei romanzi di questa tendenza non vi era più alcuno scopo educativo, né
ideologico, ma nemmeno estetico. Si può dunque dire che tale filone nacque anche in contrapposizione alla
letteratura della “ricerca delle radici” e alle tendenze più moderne, che invece davano un’importanza
maggiore al linguaggio.

Anni Novanta
Negli anni Novanta continuò il processo di maturazione della narrativa cinese e si vide l’emergere di generi
sempre più innovativi nel contenuto, nel linguaggio, nella forma. La letteratura divenne la vera espressione
dell’individualità dello scrittore; l’uomo, con i suoi sentimenti e le sue emozioni, divenne sempre più il
punto di partenza della creazione letteraria. Il processo di maturazione che la letteratura cinese ha
compiuto negli anni, attraverso una profonda presa di coscienza, una ricerca delle radici, un’apertura al
mondo esterno e una rilettura del proprio passato è sfociato nel recupero di una autonomia di analisi, che
ha portato al decadimento di quel ruolo meramente propagandistico che le era stato assegnato in passato.

Il centro dell’attenzione si è spostato ora sull’uomo comune (non più sull’eroe), si assiste a una riscoperta
dell’uomo attraverso cui leggere i cambiamenti della società e il destino del popolo. Attraverso la
letteratura si indagano le pulsioni interiori dell’uomo, la sua psicologia, i suoi sentimenti e dolori più
profondi.

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