Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
considerata da molti, come classificabile tra le condizioni più dolorose, ed è stata etichettata nel
lontano passato come la "malattia del suicida" visto un numero significativo di persone che
mettevano fine alla loro vita perché non era ancora possibile controllare il livello di dolore con
farmaci o procedure chirurgiche. Si stima che circa una persona ogni 15.000 soffra di nevralgia del
trigemino, anche se i numeri veri potrebbero essere significativamente maggiori per via delle
frequente diagnosi errate. Abitualmente si sviluppa dopo i 40 anni.
Patofisiologia [modifica]
Il nervo trigemino è il quinto nervo cranico, un nervo misto responsabile di veicolare informazioni
sensoriali come il tatto (pressione), la sensibilità termica (temperatura), la sensibilità nocicettiva
(dolore), che si originano dalla faccia sopra la linea mandibolare. Inoltre è anche responsabile della
funzione motoria dei muscoli masticatori, che sono i muscoli massetere, temporale e pterigoidei
(coinvolti nella masticazione, ma non nell'espressione facciale propriamente detta).
Numerose teorie esistono per spiegare le possibili cause di questa sindrome dolorosa. Tra le cause
strutturali, il danneggiamento della guaina mielinica di questo nervo induce gli impulsi elettrici che
ci viaggiano ad essere irregolari o eccessivi, attivando regioni algogene o disattivando regioni
inibitorie del dolore nel cervello. Il danno può essere causato da un aneurisma (un rigonfiamento di
uno vaso sanguigno) oppure per un anomalo decorso di un'arteria che comprime il nervo, più
frequentemente nell'area della radice del nervo a livello intracranico cerebello-pontino; spesso é
stata citata come responsabile l'arteria cerebellare superiore, dovute alle continue pulsazioni che
causano microtraumi alla guaina mielinica.
Correlazione con la sclerosi multipla [modifica]
Circa dal 2 al 4% dei pazienti con NT, specialmente i più giovani, hanno evidenza di sclerosi
multipla, che può danneggiare sia il nervo trigemino che altre parti correlate del cervello. La
nevralgia del trigemino può anche essere causata da un tumore, oppure da una cisti aracnoidea nell'
angolo cerebello-pontino [1], oppure un evento traumatico come un incidente stradale o addiruttura
un piercing della lingua. [1] Quando non si riesce ad identificare una causa strutturale, la sindrome
viene chiamata idiopatica.
La nevralgia post-erpetica, che può avvenire dopo il fuoco di Sant'Antonio, può causare sintomi
simili se il nervo trigemino viene colpito.
Esiste una variante di nevralgia trigeminale chiamata "nevralgia del trigemino atipica". In alcuni
casi di nevralgia trigeminale, il sofferente sperimenta un dolore sottostante grave e inflessibile
simile ad un'emicrania oltre ai dolori acuti trafiggenti. Questa variante è chiamata talvolta
"nevralgia trigeminale, tipo 2 "[2], basandosi su una recente classificazione del dolore facciale[2].
In altri casi, il dolore è acuto e intenso, ma può sentirsi come un bruciore o pizzichio, invece che un
dolore ottundente. A volte, il dolore è una combinazione di sensazioni di tipo scioccante, dolore a
tipo emicrania e dolore che sembra un bruciore o prurito.
Trattamento [modifica]
Non esiste alcuna "vera cura" per la nevralgia trigeminale, ma può essere trattata palliativamente
con antiepilettico come la carbamazepina (Tegretol), fenitoina o gabapentin (Neurontin). Gli effetti
anticonvulsivi possono essere potenziati con adiuvanti come il baclofen o il clonazepam (una
benzodiazepina). Il Baclofen può anche aiutare alcuni pazienti a mangiare più normalmente se i
movimenti della mandibola tendono ad aggravare i sintomi. Il dolore può essere trattato a lungo
termine in alcuni pazienti con un oppioide come il metadone, che spesso funziona, ma a volte - a
causa della natura della nevralgia - gli analgesici tradizionali hanno un effetto trascurabile. Basse
dosi di alcuni antidepressivi come la nortriptilina possono essere efficaci nel trattamento del dolore
neuropatico.
La chirurgia può essere consigliata, sia per alleviare la pressione sul nervo oppure per danneggiarlo
completamente in modo di evitare la trasmissione di dolore. La chirurgia è efficace in più del 75%
delle persone con nevralgia classica trigeminale. Il nervo può anche essere danneggiato con metodi
di radioterapia per impedire la trasmissione del segnale dolorifico, utilizzando un raggio sottilissimo
di radiazione gamma, noto come "gamma knife". Questa procedura viene usata specialmente per
quelle persone che non possono essere operate
chirurgicamente, perché medicamente inadatte a subire lunghe anestesie generali, allergici o perché
assumono farmaci anticoagulanti del sangue (per esempio, warfarin).
Sono state riportate eccellenti percentuali di successo utilizzando una procedura chirurgica
percutanea (poco costosa) nota come compressione a palloncino (balloon compression) [3]. Questa
tecnica è stata utile nel trattare gli anziani che presentano minori percentuali di successo chirurgico,
o con grossi rischi per le loro condizioni di salute coesistenti. La compressione a palloncino è anche
la scelta migliore per pazienti con dolore al nervo oftalmico o che sperimentano dolore ricorrente
dopo la decompressione microvascolare (MVD).
La nevralgia del trigemino atipica è più difficile da trattare, sia farmacologicamente che
chirurgicamente. La chirurgia può condurre ad aree di fastidioso intorpidimento e portare in alcuni
casi ad "anestesia dolorosa", caratterizzata da intorpidimento associato a dolore intenso. Va
comunque sottolineato che molte persone trovano gran sollievo con minimi effetti collaterali tramite
le procedure chirurgiche attualmente disponibili. La capsaicina può essere d'aiuto per il controllo a
breve termine del dolore della nevralgia del trigemino. È stato segnalato un caso [4] di nevralgia del
trigemino associata a piercing della lingua che si è risolto spontaneamente dopo la rimozione del
piercing.
Cos'è?
Un dolore che interessa la faccia e il capo nel territorio di innervazione sensitiva del nervo trigemino, del
quale si distinguono tre branche: la prima, branca oftalmica, si distribuisce all’occhio e alla fronte, la
seconda,alla regione mascellare e la terza alla regione mandibolare.
Possono essere interessate una o più branche di un lato della faccia.
top
Incidenza
Si manifesta perlopiù in persone sopra i 55/60 anni preferibilmente di sesso femminile in un rapporto 3/2.
Non è dimostrabile una predisposizione ad ammalare rispetto ad alcune costituzionalità ansiose.
Sono viceversa noti fattori scatenanti ‘’cosmopatogeni ‘’ come caldo, freddo, vento.
Altre volte il semplice sfioramento di alcune zone del volto, ’’ zone grilletto’’, può scatenare la crisi .
Comunque, vuoi che sia la semplice apertura della bocca o l’azione del masticare o il deglutire a
scatenare gli attacchi, essi si ripetono nello stesso soggetto sempre con le stesse modalità: gli attacchi
sono dunque stereotipati.
top
Le cause
Il termine stesso "idiopatica" sta ad indicarne l'origine sconosciuta e tuttavia sempre più si tende a
ritenere che causa di nevralgia del trigemino siano conflitti neuro/vascolari di contatto tra convoluti
venosi e sopratutto arteriosi anomali o anche dilatati, del circolo emissario dell'arteria basilare e delle
arterie vertebrali, arterie cerebellari.
top
I sintomi
Dolore molto forte, lancinante, a trafitte, raccolto in scariche della durata di pochi secondi fino a 60
secondi, durante i quali il soggetto sospende ogni attività.
Tra una scarica e la successiva, anche se le scariche sono subentranti, cioè praticamente continue, il
dolore è invariabilmente del tutto assente. La presenza di un intervallo libero, valutabile come periodo di
refrattarietà del nervo, è elemento diagnostico differenziale rispetto ad altre forme di algie cranio-facciali
e in particolare della nevralgia sintomatica del trigemino.
L’esame neurologico è del tutto negativo.
top
La terapia medica
Premesso che, per la forma idiopatica, non esistono cure in assoluto risolutive, vi sono numerosi rimedi
farmacologici e non farmacologici oltrechè chirurgici rivolti ad ottenere un controllo delle crisi. I periodi di
parziale* o di completa remissione** possono essere anche molto lunghi e si possono ottenere anche
guarigioni***
Un trattamento conservativo efficace è quello per il quale si ottiene un completo controllo delle crisi con
la minima dose di sostanza efficace.
Nell'approccio iniziale di tipo farmacologico, si dovrebbe privilegiare ancora oggi come farmaco di prima
scelta la carbamazepina, rispetto a principi di più recente introduzione, come il gabapentin o la
lamotrigina. La carbamazepin è infatti efficace nel controllo del dolore neuropatico trigeminale nel 70%-
80% dei casi; dosaggi adeguati devono essere raggiunti con aumenti progressivi, fino al raggiungimento
della dose efficace, valutata con controlli ematici. Per risposte non del tutto soddisfacenti, si può
associare la difenilidantoina. Farmaci di seconda scelta sono numerosi; tra questi sono da tenere in
considerazione il valproato, il clonazepam e il baclofen.
top
Trattamenti Chirurgici
Nei casi in cui si impone un trattamento chirurgico e ciò avviene quando non è altrimenti possibile
ottenere un soddisfacente controllo del dolore, l'approccio chirurgico rimane l’unica via da percorrere. Gli
approcci chirurgici al problema della nevralgia trigeminale sono sostanzialmente di due tipi: mini-invasivi
o per via percutanea e invasivi.
Le tecniche mini-invasive mirano ad ottenere un completo danneggiamento del nervo, in modo tale che
ne consegua un blocco della conduzione del dolore.
Sono da privilegiare in caso di pazienti anziani, con problemi generali di salute, per i modesti effetti
traumatici e gli scarsi effetti collaterali. A questo scopo esistono sostanzialmente tre tecniche, tutte per
via percutanea, in anestesia locale o blanda sedazione.
Con la Rizolisi a Radiofrequenza, si distruggono le fibre dolorifiche mediante il calore generato da un
sistema a radiofrequenza.
Con la Rizolisi Glicerolica, vengono iniettate sostanze lesive, glicerolo. Dei tre è indubbiamente il tipo di
intervento che dispone a recidive certe o molto probabili entro tre-sei mesi.
La Microcrompressione del ganglio di Gasser, tra le tecniche per cutanee, è forse l'opzione più largamente
accettata. Consiste nella compressione del ganglio di Gasser, ottenuta meccanicamente mediante il
gonfiaggio/riempimento con mezzo di contrasto di un palloncino, allo scopo introdotto mediante un
catetere.
La risoluzione del dolore è immediata. E' un intervento poco traumatico che si può ripetere a fronte di
recidive che sono sempre possibili, oltreché essere indicato in pazienti precedentemente operati con
tecnica invasiva.
Secondo gli studi degli anni ’60, la nevralgia del trigemino interesserebbe soltanto 5 nuovi pazienti
l’anno/100.000 abitanti. E’ verosimile che oggi, con l’invecchiamento della popolazione, i pazienti
che ogni anno vanno incontro alla malattia siano più di quelli segnalati dagli studi epidemiologici e
siano destinati ad aumentare ancora.
La nevralgia del trigemino si presenta con un dolore facciale descritto come una pugnalata o una
scossa elettrica, sempre nella stessa sede (a carico della I, della II o della III branca del trigemino
o di una loro combinazione), della durata di pochi istanti, che si ripete molte volte il giorno. Esso è
provocato da ogni piccolo movimento (parlare, masticare e bere) o sfioramento del viso (lavarsi la
faccia o i denti, radersi od anche solo un soffio di vento).
La diagnosi non è difficile ma spesso si vedono pazienti etichettati come sofferenti di nevralgia del
trigemino e trattati (senza successo) con i farmaci specifici che hanno in realtà un dolore facciale
d’altra natura e, per contro, pazienti con nevralgia del trigemino, sottoposti ad inutili estrazioni
dentarie…Molti pazienti giungono all’osservazione dell’algologo dopo essere stati privati di tutti i
denti nella vana speranza di controllare un dolore che, anche se è avvertito nei denti, non dipende
da una malattia dei denti.
N.B.: Posta la diagnosi, la nevralgia del trigemino può essere curata con successo in quasi
tutti i pazienti.
Ogni paziente con nevralgia del trigemino dev’essere sottoposto ad uno studio TAC o RMN per
escludere una causa tumorale (presente nell’1-2% dei casi). Esclusa questa causa, che se c’è
richiede un trattamento neurochirurgico diretto a rimuovere il tumore, si deve trattare la nevralgia in
quanto tale, con i mezzi adeguati.
La CURA DELLA NEVRALGIA DEL TRIGEMINO si basa su due linee di trattatamento che sono:
...se i farmaci sono efficaci e tollerati, la cura si basa sulla loro regolare
e disciplinata assunzione: se, come accade in circa la metà dei casi, i
farmaci non sono tollerati o non sono efficaci, si deve ricorrere al
trattamento chirurgico...
La terapia farmacologica
La terapia farmacologia consiste nell'uso dei seguenti farmaci antiepilettici:
Carbamazepina
Oxacarbazepina
Difenilidantoina
Lamotrigina
Gabapentin
Pregabalin
La terapia chirurgica
Le cure chirurgiche consistono in alcune procedure percutanee poco invasive (fra le quali quella
più efficace è la termorizotomia trigeminale a radiofrequenza) ed un intervento "a cielo aperto" (la
decompressione microvascolare che prevede la craniotomia).
Basata sull'ipotesi che la nevralgia del trigemino sia dovuta alla compressione della radice del
trigemino da parte di un'arteria con decorso anomalo, la Decompressione microvascolare
prevede l’apertura del cranio per raggiungere la radice del trigemino ed interporre fra questa e
l’arteria con decorso anormale una spugnetta che impedisce all’arteria di comprimere la radice.
la Termorizotomia trigeminale elimina il dolore della nevralgia del trigemino lasciando una
riduzione della sensibilità facciale nella sede dove prima c'era il dolore. Questo significa che in
quella sede dopo l'intervento il paziente avvertirà un pò meno il tatto ed avvertirà la puntura come
se fosse un semplice toccamento;
il controllo del dolore da nevralgia del trigemino dopo la Termorizotomia trigeminale a
radiofrequenza può essere definitivo o durare qualche anno: statisticamente, è prevedibile che 5
anni dopo l'intervento metà dei pazienti siano ancora senza dolore e metà abbiano di nuovo dolore
e richiedano la ripetizione della procedura;
un concetto che il paziente deve avere ben chiaro è il seguente: più la Termorizotomia trigeminale
a radiofrequenza produce riduzione della sensibilità facciale nella sede dove prima c'era il dolore e
più si mantiene il risultato dell'intervento...Al contrario, più è lieve la riduzione della sensibilità
facciale e più è probabile che il paziente abbia una precoce recidiva del dolore...Per contro, più la
Termorizotomia trigeminale a radiofrequenza produce riduzione della sensibilità facciale e più è
probabile che il paziente abbia dopo l'intervento "disturbi da denervazione" che consistono in
spiacevoli sensazioni di formicolio, di bruciore, di punture di spilli e di fastidiso intorpidimento del
viso...Quindi, il minimo grado di riduzione della sensibilità facciale sufficiente a controllare il dolore
della nevralgia del trigemino dev'essere considerato il risultato ottimale anche se espone al rischio
di una relativamente precoce recidiva del dolore (qualche anno): in questo caso, la Termorizotomia
trigeminale può essere ripetuta senza problemi particolari;
il controllo del dolore da nevralgia del trigemino dopo la Decompressione microvascolare può
essere definitivo o durare qualche anno: statisticamente, è prevedibile che 10 anni dopo
l'intervento metà dei pazienti siano ancora senza dolore e metà abbiano di nuovo dolore;
1. se il paziente è anziano (in questo caso se ha più di 60 anni) o non è in buone condizioni
generali (ha malattie del cuore o dei polmoni, è diabetico, soffre di ipertensione arteriosa,
eccetera) si scarta in ogni caso la Decompressione microvascolare che esporrebbe a rischi
eccessivi. In questo caso il paziente dev'essere sottoposto alla Termorizotomia
trigeminale a radiofrequenza .
La Nevralgia del Trigemino nella Sclerosi Multipla
La nevralgia del trigemino figura spesso fra i sintomi della sclerosi multipla, presentandosi con un
dolore facciale a pugnalata o a scarica elettrica, per lo più unilaterale, scatenato dal toccamento di
qualche parte del viso, dal parlare, dal masticare, dal bere, dall’esporsi al freddo o ad un semplice
soffio di vento. Nelle zone facciali interessate dal dolore, l’esame clinico evidenzia una sensibilità
normale o piccole zone “intoccabili” che se appena sfiorate scatenano l’attacco doloroso. A volte,
l’esame evidenzia anche una lieve riduzione della sensibilità o l’indebolimento del riflesso
corneale.
Terapia farmacologica
Come la nevralgia del trigemino essenziale, anche quella nella sclerosi multipla risponde ai
farmaci antiepilettici (carbamazepina, oxacarbazepina, difenilidantoina, lamotrigina e
gabapentin, pregabalin). Anche in questo caso, al di fuori di questi farmaci, è inutile qualsiasi
altra terapia farmacologica e sono inefficaci l’agopuntura e le infiltrazioni. Poichè la nevralgia
può avere andamento periodico, ciascuno di questi trattamenti può sembrare efficace se, dopo
qualche settimana o mese di terapia, la nevralgia del trigemino va in remissione spontanea,
lasciando credere che questa sia dovuta alla cura…
Terapia chirurgica
Anche nella nevralgia del trigemino nella sclerosi multipla la terapia di prima scelta è quella
farmacologica con gli antiepilettici ed il ricorso alla terapia chirurgica è giustificato se i farmaci
sono insufficienti, non tollerati o non applicabili per la scarsa collaborazione del paziente che
“dimentica” o “rifiuta” di assumerli alle posologie ed agli orari indicati. A proposito della tollerabilità
dei farmaci, va osservato che spesso nei pazienti con sclerosi multipla la carbamazepina ed i
suoi analoghi riducono le residue capacità di movimento del paziente. Questo rappresenta
sovente un problema grave: il farmaco, infatti, controlla la nevralgia ma peggiora la qualità di vita
del paziente riducendone l’autonomia. In questi casi, s’impone il ricorso alla terapia chirurgica.
A questo proposito, si rammenta che la Decompressione microvascolare non è indicata perché la
causa non è il conflitto neurovascolare, mentre è indicata la Termorizotomia trigeminale a
radiofrequenza.
In sintesi, quel che è importante che il paziente con nevralgia del trigemino in sclerosi multipla
sappia è che:
APPROCCIO TRANSCRANICO
Cordili saluti,
Distinti saluti
#2 - scritto ven
erdì 21 luglio
2006 - ore: 11.
12.05
#3 - scritto ven
erdì 21 luglio
2006 - ore: 13.
23.25
Saluti
#4 - scritto venerdì 21
luglio
2006 - ore: 14.36.47
#5 - scritto ven
erdì 21 luglio
2006 - ore: 21.
08.14
Saluti
Dott. Marco Capozza
#6 - scritto ven
erdì 21 luglio
2006 - ore: 21.
43.28
#7 - scritto gio
vedì 27 luglio
2006 - ore: 10.
37.43
#8 - scritto sab
ato 5 agosto
2006 - ore: 4.4
5.25
IP tracciato
Prima di sottoprsi ad intervento chirurgico, di cui non essendo medico non sono in grado di
dare infromazioni, le suggerisco di provare un integratore serotoninergico, Serplus Giofarma
srl.
Tale integartore è in grado di potenziare il sistema serotoninergico fortemente resposnabile del
dolore.
La Nevralgia del trigemino si manifesta con dolore al viso, spesso solo nella regione
mandibolare. Il dolore viene scatenato dai movimenti della bocca. La terapia è inizialmente
medica, ma col tempo questa risulta inefficace. Dà invece buoni risultati l'intervento chirurgico,
che può essere di due tipi:
1. in anestesia locale, con una ago che attraverso la guancia che raggiunge il ganglio di
Gasser bloccando il dolore (ossia la conduzione del dolore dal viso)
2. in anestesia generale, aprendo il cranio per visualizzare il trigemino all'uscita dal tronco
cerebrale e rimuovere un conflitto vascolare responsabile del dolore.
Entrambi gli interventi garantiscono buoni risultati, rispettivamente nel 60-70 e nell'80-90 %
dei casi e può succedere che chi non ha trovato giovamento dall'uno, lo trovi invece dall'altro.
Qui di seguito si parla nel dettaglio della malattia, con le moderne opzioni terapeutiche.
La nevralgia trigeminale interessa il volto ed è stata, descritta in termini molto drammatici già
da vari secoli. Il dolore trigeminale si distribuisce secondo un "pattern" geometrico, seguendo
la distribuzione delle branche del trigemino, nella parte alta, media o bassa del viso, il che
corrisponde alla regione orbitaria (intorno all'occhio), mascellare (di lato al naso) o
mandibolare. Si propaga ad accessi "elettrici" della durata di pochi secondi. Rimane una
"sofferenza di base", angosciante, che non si caratterizza tanto per la presenza di dolore,
quanto per la paura del dolore ad ogni minimo movimento o stimolo del viso.
A volte succede che dopo un periodo "critico" di settimane o di mesi il dolore improvvisamente
scompaia, talora in coincidenza di un trattamento terapeutico, anche "atipico" (vitamine,
agopuntura etc.), o addirittura spontaneamente. Spesso però si ripresenta.
Prima o poi si pone il problema di un trattamento chirurgico che può essere effettuato in due
modi fondamentali: per via percutanea, in anestesia locale o in leggera sedazione, o per via
transcranica, in anestesia generale, con apertura del cranio (fossa cranica posteriore). La via
percutanea è senz'altro quella più immediata e con minori rischi. L'animazione illustra il
procedimento nei dettagli: l'ago viene inserito secondo punti di repere predeterminati in
rapporto all'occhio, all'orecchio ed alla bocca verso un foro della grandezza di circa 7 mm di
diametro alla base del cranio per raggiungere il ganglio di Gasser. Qui convergono le fibre
"dolorifiche" e della sensibilità facciale.
Via percutanea
La rizolisi glicerolica, come gli altri interventi percutanei, si basa sull'ipotesi che la
"riduzione" delle afferenze algiche riduca l'eccitabilità dei centri nervosi. Preserva la
sensibilità facciale (ma c'è una certa variabilità in rapporto all'esperienza dell'operatore
ed alla quantità di sostanza iniettata). Anche in questo caso l'ago è molto sottile e
poche ore dopo l'intervento il paziente anche anziano può essere dimesso.
Approccio transcranico
di stilettata al volto, scariche elettriche improvvise, di durata variabile (in genere alcuni secondi), del tutto spaventose per la
L’andamento della nevralgia è assai variabile e mutevole nel tempo, con periodi di esacerbazione alternati ad altri di relativa
La causa (etiologia)
La nevralgia del trigemino NON può più essere definita come essenziale, cioè senza causa.Essa è generalmente sintomatica,
cioè scatenata dalle continue pulsazioni di una arteria della fossa cranica posteriore, contro la sostanza del nervo, che viene
demileinizzato ( cioè viene ‘rovinato’ il rivestimento delle fibre), con successivo inizio dei sintomi. Questa situazione si chiama
conflitto vaso-nervo. Essa può essere con immediatezza diagnosticata in base alla storia clinica e da una risonanza magnetica
3D, ad alta definizione (sono importanti le sezioni assiali) ed angiorisonanza di accompagnamento. Non vi sono farmaci
specifici che curino tale sintomo doloroso e che ‘paralizza’ la vita del paziente: i farmaci sinora usati sono antiepilettici ed
agiscono solo lenendo il dolore, in quanto si distribuiscono a tutti i neuroni del sistema nervoso centrale e del tronco encefalico
(dove risiede il nucleo sensitivo del trigemino) e quindi non hanno alcuna specificità, accompagnandosi per di più a effetti
collaterali pesanti ed alla necessità di aumentare continuamente la loro dose per ottenere qualche effetto.
Le pratiche chirurgiche atte a devitalizzare il nervo non agiscono sulla causa della nevralgia (che, ripeto, è costituita dal vaso
in conflitto col nervo stesso), per cui, nella mia opinione, la tecnica della termocaogulazione, del palloncino, dell’immissione di
glicerolo nel gangio trigeminale e certi metodi radiologici, dovrebbero essere considerate ‘obsolte’. Tali consuetudini
terapeutiche lasciano disturbi della sensibilità del volto, non sono risolutive perché non ‘tolgono’ la causa del problema e
vanno soggette a numerose recidive del dolore nevralgico. Certi metodi di radioterapia, proposti negli ultimi anni, hanno
anch’essi un effeto distruttivo sulle fibre del nervo, per lo più seguiti da recidive della nevralgia a distanza più o meno breve
dui tempo.
Cosa fare allora?
Sfruttando le modernissime tecniche di neuroanestesia, io consiglio,anche in base alla lunga esperienza nel trattamento del
dolore facciale, un intervento in anestesia generale, che non fa percepire alcun dolore, volto ad allontanare stabilmente il vaso
dal nervo trigemino, a togliere quindi la causa prima, il primum movens della demienizzazione, con effetto immediato di
scomparsa del dolore, per scomparsa del ‘conflitto’ vaso-nervo, cioè della ‘spina irritativi, che eccita abnormemente il nervo ed
il suo nucleo. La mielinizzazione del tratto di nervo trigemino interessato è poi opera del sistema nervoso centrale, dopo che la
decompressione è stata eseguita ed avviene indipendentemente dalla nostra volontà, in completa assenza di crisi,
Il tutto utilizzando modernissime tecniche di Microneurochirurgia, strumenti speciali e delicatissimi e potenti microscopi in sala
operatoria.
L’incisione per raggiungere il trigemino viene effettuata subito dietro l’orecchio,l’apertura ossea per raggiungere il nervo è ‘a
minima’e, sfruttando la lateralità estrema di ‘approccio’ al conflitto: non viene spatolato o retratto il cervelletto, che rimane
indenne per tutto l’intervento, senza le tipiche e note conseguenze della retrazione cerebellare.
La posizione sul letto operatorio è supina, col capo ruotato controlateralmente a quello da operare.
La degenza post-operatoria non supera, mediamente, i 4 giorni, dopo di chè il paziente viene dimesso.
La metodica descritta,con preservazion delle strutture cerebellari ed accesso mirato e specifico al nervo trigemino per la
decomprimere dalla sua superficie dal vaso causante il conflitto, viene chiamata via ‘extreme lateral iuxtasigmoid approach
(via E.L.I.S.A). Questa tecnica di microchirurgia è stato per la prima volta proposta dallo scrivente che ha così perfezionato, in
sue mani il metodo microchirurgico, risultato sinora il più innovativo ed efficacie nella risoluzione della nevralgia. Il dolore
scompare non appena si allontana definitivamente l’arteria dalla sua ‘compagnia’ assai stretta e ‘scomoda’ col nervo.
Altre cause di dolore trigeminale, in percentuale del 2 o 3 per cento al massimo, sono provocate da tumori beningni, come il
meningima del temtorio o il neurinoma del trigemino, provocano sì dolori (sempre dovuti alla spinta di un’arteria da parte del
tessuto tumorale a ledere ulteriormente le fibre), ma accompagnati da disturbi tipo formicolio al volto,sensazioni strane al
La rapidà della diagnosi, clinico-radiologica, la eseguibilità dell’intervento microchirurgico con la via E.l.I.S.A. praticamente
anche oltre i novant’anni fanno di questo metodo la scelta migliore in tutti i sensi, volta alla risoluzione di uno dei dolori
Spostando l’arteria con particolari microstrumenti,essa,in genere, assume una nuova posizione, ‘via’ dal nervo,
spontaneamente. In questa posizione l’arteria viene subito bloccata con colla di fibrina e di poi rivestita da falde morbidissime
di teflon, che creano uno stabile intonaco sulla parete arteriosa, prevenendone lo scivolamento o la caduta nella pregressa
Il rateo di recidiva e di complicanze postoperatorie, per un lasso di tempo di dieci anni dalla scomparsa del dolore a seguito di
microdecompressione vascolare semplice (come viene definita la metodica ELISA, che NON interpone teflon tra arteria e vena,
ma letteralmente sposta in altro sito l’arteria stessa), è asintotico con lo zero,valutabile tra lo zero e, al massimo, tra l’ 1 e
Note conclusive
Il programma terapeutico è già stato definito in altre pubblicazioni come T.N.E.S., cioè trigeminal nevralgia early surgery, vale
a dire microchirurgia precoce, una volta individuata la corretta diagnosi e eseguita la RMN 3D al alta definizione per lo studio
del conflitto.
Perdere ulteriore tempo con farmaci che dovrebbero curare l’epilessia e non la nevralgia del trigemino, sopportare i loro effetti
collaterali, provare metodi alternativi quali prima accennnati, significa sempre ritardare il problema, esporsi a fortissimi rischi
(es. rottura della carotide endocranica quando l’ago infilato nel ganglio di Gasser dovesse superare la sua barriera durale),
significa rimandare un problema risolvibile con modernità interventistica (la microchirurgia) e interrompere i dolori tremendi
Nella prossima presentazione si parlerà della nevralgia atipica, della nevralgia ‘secondaria’ a lovori dentali cruenti, alla sclerosi
multipla.
La sindrome del trigemino ( o “tic douloureux”) idiopatica è una malattia del quinto nervo
cranico (appunto il nervo trigemino) che causa episodi di dolore intenso, bruciante, tipo scarica
elettrica nelle aree della faccia dove si distribuisce il nervo: le labbra, gli occhi, il naso, il cuoio
capelluto, la mandibola e la mascella ( figura 1 ). Quasi sempre la sindrome si manifesta in un
solo lato della faccia, ma i pazienti possono avere il dolore localizzato su tutti e due i lati del
cranio in tempi diversi, gli episodi hanno una durata da pochi secondi a qualche minuto,
tuttavia il dolore si può ripetere con varie episodi, uno di seguito all’altro, della durata anche di
un ora o più.
In genere la malattia esordisce dopo i 40 anni, ma sono stati riportati dei casi clinici anche in
età pediatrica, e casi di familiarità. Talvolta un’azione banale come lavarsi i denti o una breve
esposizione al freddo, o solo parlare, può risultare in un attacco con sensazioni anche
lancinanti. La sindrome del trigemino non è una malattia fatale, ma è considerata una
delle malattie più dolorose che esistano. La nevralgia del trigemino è di pertinenza
neurologica e neurochirurgia ed il trattamento viene effettuato con farmaci anticonvulsivanti,
per poi passare se necessario, a terapie chirurgiche, perché la malattia nasce da una
demielinizzazione del nervo dovuta ad un “conflitto neurovascolare”, cioè ad un arteria che
comprime il nervo e che col tempo provoca una lesione localizzata.
La nevralgia “tipica” del trigemino tuttavia non è una malattia frequente, l’incidenza
è di 150 casi per milione , ma spesso si vedono pazienti che si lamentano per il proprio
trigemino, basandosi unicamente sull’area di distribuzione delle terminazioni nervose
trigeminali; in realtà hanno una sintomatologia molto più lieve e passeggera, collegata per lo
più con l’abbassarsi della temperatura e con i cambi di stagione, e spesso un breve corso di
antinfiammatori risolve il problema, che è sostanzialmente un dolore di tipo sub-acuto e di
durata prolungata. In realtà questi sono dei disturbi dolorosi, che si possono associare a
cefalea, ma che si manifestano con dolore irradiato nella regione retroauricolare, all’angolo
della mandibola, alla guancia e al sopracciglio, e sono invece di origine vertebrale.
Molto spesso questo tipo di paziente ignora la vera causa del suo problema, attribuendone
l’origine al trigemino infiammato e si cura anche per lunghi periodi con antinfiammatori che
danno sollievo, ma che non risolvono il problema alla radice. A volte se invece il sintomo del
mal di testa, che può essere associato al dolore nella faccia, è abbastanza importante,
ritengono di soffrire solo di un tipo particolare di cefalea, quando invece il problema è più
complesso e appunto di origine midollare. Il trattamento manipolativo del collo, quando la
nevralgia compare nelle regioni facciali tipiche, ed è accompagnata a livello del rachide da un
disturbo intervertebrale minore, può essere una soluzione corretta e duratura, senza
ricorrere a lunghi trattamenti farmacologici.
Il fattore scatenante la crisi può essere il cambiamento stagionale, ma valutando attentamente
la storia anamnestica e clinica del paziente si può osservare che la crisi può avere origine da
una postura scorretta al lavoro o durante il riposo, magari per una posizione non fisiologica del
collo. Inoltre, specialmente per quanto riguarda la localizzazione del dolore a livello
sovraorbitale, che sarebbe di pertinenza trigeminale, sono state dimostrate delle connessioni
tra il nucleo del quinto nervo (cioè il trigemino) e il midollo cervicale, che è appunto contenuto
nelle vertebre del collo. Queste osservazioni spiegano come talvolta certe nevralgie considerate
erroneamente delle nevralgie tipiche del trigemino siano state occasionalmente trattate con
successo con manipolazioni vertebrali, quando invece l’origine era nel collo.
----------------------------------
Descrizione
Chi ne soffre lo sa bene: quando sferra il suo attacco, nevralgia del trigemino provoca un dolore molto intenso,
simile a una scossa elettrica che blocca una parte del volto e impedisce di svolgere le attività di tutti giorni.
Ecco di che cosa si tratta.
La causa
Nella maggior parte dei casi, la nevralgia non è causata da malattie particolari.
Solamente in rari casi ha come causa un contatto anomalo tra il nervo trigemino e un vaso di modeste
dimensioni, che va a irrorare il cervello.
E' ancora più raro, inoltre, che vengano coinvolti anche altri nervi oltre al trigemino, come per esempio il nono e
il decimo nervo cranico.
Come si manifesta
Una scossa elettrica improvvisa
La nevralgia del trigemino è un dolore causato da un'irritazione del nervo trigemino, una coppia di nervi cranici
che, attraversando i due lati del viso, contribuisce a dare al volto la sua sensibilità.
In particolare, a causare il dolore è la seconda e la terza porzione del nervo, ossia la parte che attraversa la
mascella e la mandibola.
Tale dolore appare all'improvviso, senza alcuna apparente giustificazione, ed è subito molto intenso, tanto da
essere paragonato a una violenta scossa elettrica che impedisce di muovere i muscoli del volto e, quindi, di
svolgere le normali attività quotidiane, come, per esempio, lavarsi i denti.
I sintomi
Il dolore ineteressa solo metà del volto e può essere accompagnato da altri sintomi:
Terapia
Può essere di tre tipi.
I FARMACI
Alcuni antiepilettici, come quelli a base di carbamazepina, potrebbero essere sufficienti per combattere le crisi
nevralgiche.
La cura, da effettuarsi sotto stretto controllo medico, può protrarsi anche per sei mesi.
L'ALCOLIZZAZIONE
In prossimità dei tronchi nervosi vengono fatte, in anestesia locale, iniezioni con piccole quantità di alcol etilico
per ottenere un effetto analgesico.
A seguito di questo intervento, può verificarsi una riduzione della sensibilità del volto in corrispondenza delle
zone attra versate dal trigemino.
GLI INTERVENTI
Se le cure precedenti dovessero fallire, ci si può sottoporre a un intervento. Oggi si hanno a disposizione
diverse metodiche:
- LA RIZOTOMIA: consiste nella distruzione della radice del nervo trigemino mediante calore. L'operazione viene
eseguita in anestesia locale. Le zone del volto innervate dal trigemino potrebbero subire una adozione della
sensibilità.
- LA DECOMPRESSIONE DELLA RADICE DEL TRIGEMINO: in questo caso viene aperto il cranio per inserire
materiali spugnosi specifici; allo scopo di impedire che un vaso cerebrale vada a comprimere il nervo trigemino,
qualora sia proprio questa la causa della nevralgia.
Farmaci
Ecco quali sono i farmaci che vengono prescritti per il trattamento delle cefalee o dell'emicrania quando,
nonostante la prevenzione e l'attenzione verso i fattori scatenanti, il mal di testa fa la sua comparsa
ugualmente.
I salicilati
Avendo proprietà antinfiammatorie e analgesiche, in quanto sono in grado di bloccare l'azione delle
prostaglandine (sostanze con un ruolo nei processi infiammatori e del dolore), questi farmaci (il più noto è
l'acido acetilsalicilico) sono utili per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva.
Fatta eccezione per coloro che sono allergici ai salicilati, questi farmaci non hanno particolari controindicazioni.
Bisogna, però, fare attenzione a prenderli sempre a stomaco pieno, per evitare che vadano a danneggiare le
pareti dello stomaco, provocando ulcere.
In ogni caso, oggi esistono in commercio pillole di salicilati contenenti particolari sostanze capaci di contrastare
l'eccesso di acido cloridrico.
Le dosi: 2-4 grammi al giorno da prendere non appena inizia l'attacco emicranico.
ATTENZIONE: non prendere i salicilati insieme al paracetamolo; l'associazione di questi due principi attivi
potrebbe causare problemi renali, soprattutto se li si prende a lungo.
I Fans
Sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, cioè che non contengono cortisone.
Agiscono in modo da ostacolare l'azione delle prostaglandine, sostanze responsabili delle infiammazioni e,
quindi, del dolore e vengono impiegati in particolare per il trattamento delle emicranie leggere.
Tuttavia, dato che le prostaglandine hanno un effetto di protezione sulla mucosa dello stomaco e dell'intestino,
il loro effetto collaterale più o meno evidente è la comparsa di disturbi proprio all'apparato gastrointestinale
(bruciori di stomaco, nausea, difficoltà di digestione, ulcere).
Tra i principi attivi più usati vi sono l'indometican, il ketoralac, il diclofenac sodico, il naprossene, l'ibuprofene.
Le dosi: il dosaggio varia tra i 100 e i 200 milligrammi al giorno e, possibilmente, va preso entro due ore
dall'inizio dell'attacco di emicrania. ATTENZIONE: le persone che soffrono di problemi allo stomaco devono fare
particolare attenzione a non eccedere nell'uso di questo tipo di farmaci.
Il paracetamolo
Si tratta di un'alternativa per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva, soprattutto se si e
allergici ai salicilati.
Il paracetamolo ha proprietà analgesiche (combatte il dolore) e antipiretiche (abbassa la temperatura), ma ha
scarso potere antinfiammatorio e non riesce a combattere la sensazione di nausea e vomita. E' in genere ben
tollerato tanto da venire prescritto anche ai bambini.
Le dosi: 1,5-2 grammi al giorno, per bocca; è disponibile anche sotto forma di supposte. ATTENZIONE: mai
prendere contemporaneamente i salicilati e bere alcolici: soprattutto l'associazione con quest'ultimo potrebbe
provocare, a lungo andare, seri danni al fegato.
Gli ergotaminici
Si tratta di sostanze che intervengono nei meccanismi stessi che scatenano il mal di testa.
In pratica provocano un restringimento dei vasi sanguigni per impedire la vasodilatazione dolorosa, che fa
seguito alla fase di restringimento dei vasi.
Non a caso, l'ergotamina è un vasocostrittore che ha la particolarità di agire non su tutti i vasi del corpo, bensì
solo su quelli della testa e per questo viene impiegata nel trattamento sintomatico dell'emicrania intensa.
Questi farmaci sono efficaci se presi entro due ore dall'inizio del mal di testa. In alcune persone provocano,
però, effetti collaterali quali, per esempio, nausea e vomita.
La diidroergotamina, un derivato dell'ergotamina, ha il vantaggio di provocare effetti collaterali meno intensi,
anche se forse non è sempre così efficace e potente nello stroncare le crisi dolorose.
Le dosi: 1-2 milligrammi, se presi per bocca o sotto forma di supposte, con un massimo di 4 milligrammi nel
giro di 24 ore; oppure 0,25 per iniezione endovena; 0,5 milligrammi iniettati per intramuscolo; 0,5 milligrammi
per narice, se presi sotto forma di spray nasale e lo spruzzo può essere ripetuto dopo 5 minuti per un massimo
di 6 spruzzi nell'arco di 24 ore. Sono ora disponibili anche piccole pastiglie, che devono essere sciolte sotto la
lingua (comunque mai più di 10 milligrammi alla settimana).
I triptani
Sono inibitori selettivi della serotonina, ossia sostanze (i principi attivi più noti sono il rizatriptan, il naratriptan
e il zolmitriptan) che agiscono sui recettori della serotonina, riducendo la dilatazione del vasi del cranio.
Questi farmaci rappresentano un passo avanti rispetto al sumatriptan, un tipo di triptano che ha purtroppo un
alto numero di recidive (ricadute) e controindicazioni.
Inoltre, sono più efficaci nella somministrazione per bocca (l'assorbimento è pari al 45-48 per cento) e hanno
un minor numero di effetti collaterali (nausea, sonnolenza, astenia). Possono essere presi sotto forma di
compresse oppure di pastigliette da sciogliere in bocca.
Le dosi: 2,5 milligrammi da prendere al manifestarsi dell'attacco emicranico. In più, i farmaci a base di
zolmitriptan hanno una capacità di costrizione dei vasi 10 volte inferiore rispetto ai primi triptani: significa che il
rischio di effetti collaterali di tipo cardiocircolatorio è nettamente inferiore.
Il sumatriptan
IN PRATICA:
IN FARMACIA
Ecco alcuni dei farmaci più usati per combattere il mal di testa.
SALICILATI
FANS
PARACETAMOLO
ERGOTAMINICI
SUMATRIPTAN
- Sumigrene (sumatriptan) siringhe autoiniettanti da 6 mg, classe B; compresse da 100 mg, classe B, con
ricetta.
- Imigran (sumatriptan), spray nasale monodose da 20 mg, classe B; supposte da 25 mg, classe 8; compresse
da 50 mg, 1classe B, con ricetta.
TRIPTANI
LA PREVENZIONE
Ecco i farmaci più impiegati nella prevenzione del mal di testa, in particolare delle crisi emicraniche. Di solito
viene consigliato di sottoporsi a una cura di prevenzione quando le crisi emicraniche si ripetono più di 4 volte
alla settimana, quando la cefalea tensiva colpisce più di 7-10 giorni al mese oppure, nel caso della cefalea a
grappolo, in corrispondenza dei periodi in cui solitamente è più frequente (in primavera e in autunno).
I betabloccanti
Sono farmaci usati per la cura delle malattie cardiovascolari, ma che si sono rivelati utili anche nel ridurre gli
attacchi emicranici.
Hanno, infatti, la capacità di prevenire la dilatazione eccessiva dei vasi sanguigni, causa principale
dell'emicrania: bloccano i recettori beta che si trovano nella muscolatura liscia del cuore, impedendo
l'assorbimento di un particolare neurotrasmettitore, le catecolamine: battiti cardiaci e pressione sanguigna si
riducono.
I principi attivi più utilizzati sono il propranololo e il meteprololo.
All'inizio del trattamento è bene monitorare i battiti cardiaci, in modo da individuare quale sia la dose ottimale
di farmaco che è possibile prendere senza correre il rischio di scendere sotto i 50 battiti cardiaci al minuto.
Questo trattamento preventivo, sconsigliato ovviamente qualora si abbiano problemi cardiaci e respiratori,
asma oppure diabete mellito, è efficace nel 50 per cento dei casi.
Tra i possibili effetti collaterali derivanti dall'uso dei beta-bloccanti vi sono sonnolenza, disturbi del sonno,
stanchezza, depressione.
Questo il dosaggio: 40-160 milligrammi di propranololo.
I calcioantagonisti
Nati per il trattamento di disturbi cardiovascolari, anche i calcioantagonisti si sono dimostrati efficaci nella
prevenzione delle crisi emicraniche.
Tali farmaci - i principi attivi più impiegati sono il verapamil e la cinanzina - agiscono in modo da ostacolare
l'afflusso degli ioni di calcio all'interno della muscolatura del cuore e delle vene, così da ridurre la loro capacità
di contrazione e quindi la vasodilatazione.
Tra l'altro, il verapamil, al pari dei sali di litio, può essere utile nella prevenzione della cefalea a grappolo.
I calcioantagonisti sono controindicati nelle persone che soffrono di disturbi respiratori, diabete mellito, asma.
Si possono avere i primi risultati già dopo pochi giorni di trattamento; talora, invece, all'inizio della cura, si
assiste a un peggioramento; in tal caso, è necessario proseguire l'uso per settimane prima di vederne i benefici.
Uno dei possibili effetti collaterali è la stitichezza. Il dosaggio è di 5-10 milligrammi di flunarizina alla sera
oppure 240-360 milligrammi di verapamil al giorno in 3-4 volte.
Gli antidepressivi
Impiegati contro la depressione, questi farmaci vengono spesso usati per la prevenzione degli attacchi di
cefalea tensiva. Sono due i tipi di farmaci che si sono rivelati efficaci:
I TRICICLICI, come quelli a base di amitriptilina che ha un'azione diretta sui livelli di serotonina; dosaggio 10-
75 milligrammi alla sera;
GLI SSRI, antidepressivi dell'ultima generazione, impediscono il riassorbimento della serotonina da parte delle
cellule del cervello; l'organismo la può quindi utilizzare per un tempo più lungo. Non danno effetti collaterali
importanti, ma vanno presi sotto controllo medico.
Gli antiepilettici
Dato che alcuni studi hanno ravvisato una certa somiglianza tra gli attacchi di epilessia, malattia per cui sono
nati questi farmaci, e gli attacchi emicranici, gli antiepilettici vengono ora impiegati come trattamento
preventivo dell'emicrania, fermo restando che chi ne soffre non significa che sia predisposto a sviluppare
l'epilessia o che sia anche epilettico.
Tali farmaci - tra i più usati quelli a base di gabapentin e lamotrigina - sono in grado di rendere meno eccitabili
le cellule del cervello e quindi di tenere sotto controllo il passaggio delle sensazioni dolorose.
Tra i possibili effetti collaterali vi è la riduzione dei globuli bianchi e rossi; pertanto viene consigliato di farne uso
sotto stretto controllo medico.
Gli antagonisti dei recettori della serotonina
Gli antagonisti dei recettori della serotonina sono un'altra classe di farmaci capaci di intervenire sui recettori
della serotonina, impedendone quindi il riassorbimento.
I principi attivi maggiormente impiegati in questi sono il metisergide e il pizotifene.
Questi hanno un'efficacia nella prevenzione delle crisi emicraniche pari a circa il 50 per cento.
Tra gli effetti collaterali possibili: aumento di peso e, in qualche caso, comparsa delle crisi emicraniche non
appena si sospende la loro utilizzazione.
Consigli
Attenti a...
La nevralgia del trigemino può essere scatenata da alcuni fattori esterni quali l'esposizione a correnti d'aria
fredda, lo spazzolare i denti o il lavare il viso con acqua fredda, la masticazione.
Altre volte, invece, può essere innescata dalla stimolazione casuale di alcune zone del volto, come l'arcata
sopracciliare, sopra e sotto le labbra, lungo la piega del naso.
Famiglia: Solanaceae
Droga: frutto
Costituenti principali:
capsaicinoidi (capsicina e capsaicina), carotenoidi, olio essenziale, flavonoidi (quercitina,
esperidina), vitamine (vitamina C, vitamina PP, vitamina E, vitamina K, vitamina P, vitamina
A) e sali minerali (potassio, rame, ferro)
Attività principali:
iperemizzante topico, revulsivo, rubefacente, antidolorifico, antiossidante
Impiego terapeutico:
reumatismi, lombaggine, torcicollo, dolori muscolari, osteoartriti, dolori articolari (dolori
della spalla, del braccio e della schiena), nevralgie post-erpetiche, nevralgia del trigemino,
neuropatia diabetica, psoriasi
Attività farmacologica:
Il capsico e il peperoncino sono state le prime piante scoperte ed importate in Europa subito
dopo la scoperta dell´America. La loro diffusione è stata rapida, soprattutto per gli impieghi
culinari. Peperoni e peperoncini sono infatti tutti riconducibili alla specie botanica "Capsicum
annuum L.", suddivisa poi nelle varietà "longum" per il peperoncino e "grossum" per il
peperone. Esiste poi l´altra specie, il "Capsicum frutescens" che è propriamente il capsico o
pepe di Caienna. Quest´ultima è la specie decritta in diverse farmacopee ed utilizzata per le
preparazioni fitoterapiche. La droga è costituita dal frutto che contiene capsicina, una
sostanza oleosa rubefacente, e la capsaicina, responsabile del sapore piccante. La
composizione chimica del Capsicum è però complessa ed è costituita prevalentemente da
caroteni, capsaicinoidi ed olio essenziale; sono inoltre presenti flavonoidi, saponine, zuccheri e
vitamina C. Del capsico i composti caratteristici sono i capsaicinoidi, che sono sostanze
iperemizzanti. Sono contenuti in cellule specifiche del frutto e vengono escreti insieme all´olio
essenziale. Una nota caratteristica è che il tipico colore rosso del peperoncino non è legato al
suo sapore piccante. Infatti la capsicina e i capsaicinoidi (le sostanze piccanti) sono incolori
mentre il colore rosso è dato dalla presenza di carotenoidi caratteristici (capsorubicina). Il
Capsicum si usa solo per uso esterno. Ha azione rubefacente e revulsiva, attirando il sangue
verso la pelle, decongestiona gli organi e i tessuti interni. Tuttavia è irritante per le mucose e
la pelle. La ricerca scientifica ha confermato che l´attività della capsaicina si riscontra a livello
del metabolismo basale cellulare con un incremento dell´attività termogenica e il
miglioramento della circolazione periferica e del tono muscolare. L´uso moderno riconosce al
Capsico l´uso come potente revulsivo e analgesico topico. Il trattamento prolungato induce
desensibilizzazione allo stimolo dolorifico con meccanismo specifico di esaurimento sui
mediatori chimici (neuropeptidi) della fibre nervose sensoriali. Per questo meccanismo
specifico le principali indicazioni rimangono attualmente le nevralgie, i dolori articolari e le
osteoartriti. In quanto piante irritanti, i preparati di Capsico e peperoncino sono
esclusivamente per uso esterno. Sono possibili irritazioni alle mucose anche a dosi modeste.
Evitare qualsiasi contatto con le mucose e con gli occhi. Non superare le dosi consigliate. Non
applicare su cute lesionata. Evitare l´esposizione a ulteriori fonti di calore. Non usare in
gravidanza ed allattamento.
Aspetti botanici:
Il Capsico è una piccolo arbusto annuale o perenne, originario dei tropici, soprattutto
America centrale e Mexico e poi si è diffuso nelle regioni del Mediterraneo, dove viene anche
coltivato come ortaggio. Richiede un clima molto caldo e posti assolati. La pianta del Capsico
si presenta con fusto eretto, alto fino a 70 cm circa e con foglie ovato e lanceolate, ellittiche, di
un intenso verde scuro. La radice è a fittone; i fiori sono di colore bianchi e solitari.
Caratteristico è il frutto, dalla forma oblunga, che durante la maturazione verde passa al
giallo poi al rosso. I frutti, raccolti quando sono completamente maturi, sono essiccati all
´ombra in ambienti ben aerati, vengono poi conservati in sacchetti di carta. Dai frutti a
completa maturazione ed essiccati, preferibilmente tra luglio e settembre, si ottengono le
polveri e gli estratti standardizzati per le preparazioni fitoterapiche.
ELICRISO
Famiglia: Compositae
Costituenti principali:
flavonoidi (flavonoidi incolori, elicrisine), calconi colorati, lattoni sequiterpenici, acido
caffeico, acido clorogenico, olii essenziali, fitosteroli
Attività principali:
antibatterico, antispasmodico, coleretico, antinfiammatorio, epatoprotettore, diuretico;
balsamico, bechico, tossifugo, espettorante, spasmolitico e sedativo bronchiale;
antinevralgico; per uso esterno: dermoprotettivo, antiossidante
Impiego terapeutico:
dispepsie, alterata funzionalità epatica, disturbi biliari, colecistite cronica (con crampi)
bronchiti; affezioni allergiche e infettive delle vie respiratorie (asma, tosse); dermatosi
su base allergica, scottature solari, eczemi e psoriasi; edemi, soprattutto agli arti inferiori
Attività farmacologica:
L'Elicriso una pianta aromatica della tradizione fitoterapica europea nota principalmente
per le sue proprietà diuretiche e coleretiche. E' una pianta comune in tutte le zone
mediterranee e possiede un odore caratteristico dovuto all' essenza solforosa, contenuta
principalmente nei capolini gialli. A questi si devono le principali proprietà per le quali
l'Elicriso é tradizionalmente impiegato. In medicina popolare l'Elicriso è usato per
contrastare dispepsie, disturbi epatici, problemi legati alla funzionalità della cistifellea,
soprattutto se accompagnata da crampi. Noti sono anche gli effetti sull'apparato
respiratorio: è bechico e sedativo, è utile per sedare gli eccessi di tosse, in particolare la
pertosse o in caso di asma, favorisce l'eliminazione del catarro bronchiale e calma le
infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale. L'infuso di questa pianta é da
sempre utile anche nei casi di varici, cattiva circolazione e forme reumatiche. I
componenti attivi dell'Elicriso sono l'olio essenziale, tannini, flavonoidi, acido caffeico e
clorogenico. Del colore giallo brillante è responsabile un calcone molto stabile, l'iso-
salipurposide; il sapore amaro è dovuto a lattoni sequiterpenici tipici delle Compositae.
Dallo studio del fitocomplesso risulta che l'Elicriso sia in grado di esercitare una serie di
azioni in vari distretti dell'organismo che possono essere riassunti in un effetto sinergico
teso principalmente a drenare, disintossicare e riequilibrare i sistemi epatico, respiratorio
e della cute. Inoltre è stato evidenziato che l'estratto di Elicriso ha una spiccata azione
antiallergica attribuita alla presenza dei composti sterolici e triterpenici, per i quali si
ipotizza un meccanismo cortisono-simile con effetto antiinfiammatorio, antiedemigeno,
vasocostrittore. Alla presenza di flavonoidi sono attribuiti anche gli effetti spasmolitici,
coleretici e detossificanti. Infine è efficace a livello circolatorio, soprattutto in presenza
di edemi e gonfiore. E' tradizionalmente noto anche l'uso esterno con potente attività
antiallergica, antieczematosa e antipsoriasica, attenuando il prurito e favorendo i
processi di rigenerazione dell'epidermide; a livello della cute aiuta a lenire le ustioni,
curare gli eritemi solari e aiutare la regressione dei geloni e degli edemi dovuti a stasi
della circolazione degli arti inferiori o in caso di infiammazione delle emorroidi. Con gli
infusi di Elicriso, si può preparare un bagno tonificante e decongestionante della pelle
irritata. L'Elicriso è ritenuto una pianta sicura e ben tollerata alle dosi di impiego
indicate. Non si riportano tossicità, controindicazioni, né effetti collaterali significativi,
ad eccezione della ipersensibilità individuale e di colelitiasi. E' da segnalare che può
indurre reattività crociata che si manifesta con dermatite da contatto e altri fenomeni
allergici, attribuita alla presenza di lattoni sequiterpenici. Non usare in gravidanza ed
allattamento.
Aspetti botanici:
L'Elicriso è un arbusto sempreverde aromatico, nativo del continente europeo
(soprattutto Europa Orientale e Caucasica) e nord americano (soprattutto USA). In Italia
è molto diffuso nelle regioni centro-meridionali. Predilige luoghi aridi e rocciosi, anche
vicino al mare, ben soleggiati; cresce bene anche sulle pietraie formando caratteristiche
macchie colorate per i suoi numerosi fiori giallo-arancio. E' un arbusto di piccole
dimensioni alquanto ramificata, ha fusto eretto, alto 10-50 cm, con foglie grigio verdi di
forma lineare-lanceolata, con bordo ripiegato all'ingiù verso terra e fiori piccoli,
raggruppati in fitti capolini. La parte della pianta utilizzata sono i capolini fioriti, raccolti
in estate all'inizio della fioritura, da cui si ottengono la polvere e gli estratti
standardizzati per gli utilizzi fitoterapici. L'aroma ricorda la camomilla; il sapore è
amarognolo, metallico e persistente. Il colore è giallo brillante e persistente anche dopo
essiccamento.
Molti individui inoltre sono particolarmente soggetti alle malattie da raffreddamento, e non solo nel
periodo invernale; in questi casi è bene rafforzare le difese immunitarie con una miscela di
oligoelementi specifici, come Manganese-Rame-Zinco-Magnesio, per equilibrare e rinforzare il
terreno e le difese organiche individuali, così da resistere meglio all’assalto degli agenti esterni. Può
essere utile anche l’associazione con altri rimedi naturali come il Ribes nero, antinfiammatorio, la
Propoli, dall’attività antibiotico-simile oltre che potente
antiossidante, l’Echinacea, antinfiammatoria e rinforzante delle
difese immunitarie.
Mal di testa è un'espressione generica con la quale si definiscono patologie molto diverse fra
loro. Sono state individuate tredici forme di cefalea (termine scientifico con cui si indica il mal
di testa) suddivise, a loro volta, in primarie e secondarie, con oltre novanta diverse
"sottocategorie". Caratteristiche fondamentali per la classificazione dei vari tipi di cefalea sono:
qualità, intensità, ciclicità del dolore e sua modalità di insorgenza.
La cefalea primaria rappresenta una malattia vera e propria, indotta da cause non sempre
immediatamente identificabili, nell'ambito delle quali si possono individuare alcuni fattori
scatenanti di natura ormonale o ambientale. L'emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a
grappolo sono le tre principali forme di cefalea primaria.
Le cefalee secondarie sono invece dei sintomi indicativi di altri disturbi (allergie, difficoltà
digestive, sinusite, ipertensione o artrosi) o scatenati da un motivo preciso, come l'assunzione
o la mancata assunzione di particolari sostanze quali caffeina, alcool o alcuni tipi di farmaci.
Il mal di testa è una patologia molto diffusa: in Italia ne soffrono 26 milioni di persone
(Eurisko, Nov.1999), di cui la maggior parte donne. È anche una malattia sociale che fa
perdere oltre duecento milioni di ore di lavoro all'anno e che incide sulla qualità della vita di chi
ne è colpito.
Il mal di testa è un'esperienza comune alla maggior parte delle persone. Ognuno di noi ha
certamente avuto occasione di sperimentare, almeno una volta nella vita, una crisi di cefalea,
associandola di volta in volta a ragioni diverse: ansia, insonnia, stress, stanchezza, fumo,
alimentazione, sforzi fisici, eccetera.
Ma quali sono le cause del mal di testa? La difficoltà nel rintracciare con sicurezza le cause del
mal di testa risiede in gran parte nel fatto che la cefalea può configurarsi come sintomo di
diversi disturbi di natura patologica. Il primo passo da compiere è dunque quello di distinguere
tra cefalee primarie (cefalee-malattia) e cefalee secondarie (cefalee-sintomo).
Mentre le secondarie rappresentano un sintomo di altre malattie, le primarie sono esse stesse
la malattia. Nell'ambito delle principali forme di cefalee primarie (cefalea tensiva, emicrania e
cefalea a grappolo) i meccanismi da cui scaturiscono gli attacchi sono poi di natura diversa a
seconda dei casi.
È importante distinguere tra cause e fattori scatenanti. Con il termine cause si intendono quelle
alterazioni di fattori fisiologici interni al nostro organismo (alterazioni di tipo vascolare,
nervoso, muscolare, ormonale, eccetera) che sono responsabili dell'insorgere del dolore.
I fattori scatenanti sono rappresentati, invece, dall'insieme di elementi e situazioni in grado di
indurre, in qualche modo, le modifiche funzionali che causano il dolore, quindi stress, intensa
attività lavorativa, mancanza di sonno, esposizione a particolari fattori ambientali, fumo,
alimentazione inadeguata, consumo eccessivo di alcool, mantenimento di posizioni scorrette,
eccetera. Le modalità con cui i fattori scatenanti interagiscono con il nostro organismo non
sono completamente note.
Le diverse forme di cefalea, emicrania, cefalea a grappolo, cefalea tensiva, hanno ciascuna
una cura specifica, che è correlata con le cause che determinano l'insorgere del dolore.
Affinché la cura sia veramente efficace, quindi, è fondamentale identificare con la maggior
precisione possibile il tipo di mal di testa in questione e le sue caratteristiche.
A questo scopo ci si può servire di un "diario del mal di testa", dove annotare sintomi, fattori
scatenanti e, in generale, tutto ciò che accompagna la crisi dolorosa. È uno strumento utile per
avere una diagnosi precisa e per permettere al medico di scegliere la terapia migliore.
Un altro metodo per monitorare il proprio mal di testa è compilare il Midas (Migraine Disability
Assesment Scale), un test di carattere scientifico che consente di calcolare il grado di disabilità
determinato dalla cefalea.
Una volta accertata la natura della cefalea, si può scegliere il trattamento più adatto, che è
quasi esclusivamente di tipo farmacologico nel caso dell'emicrania e della cefalea a grappolo.
Soprattutto nel caso della cefalea tensiva si può ricorrere anche a metodi di cura alternativi.
Per trovare sollievo al dolore si può ricorrere anche a quelli che possiamo definire "i rimedi
della nonna", tramandati dalla tradizione popolare.
Una precauzione importante da prendere durante la crisi di mal di testa è il riposo: buio,
silenzio e sonno sono spesso in grado di porre fine all'attacco e favoriscono la velocità d'azione
di un farmaco.
Altri tipi
L'IHS (International Headache Society) ha classificato ben tredici tipi di cefalee, suddividendole
in due categorie: primarie e secondarie.
Le cefalee primarie sono vere malattie e non hanno una causa specifica che ne giustifichi
l'insorgere. Appartengono a questo gruppo emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo e
altri tipi di cefalee non associate a lesioni strutturali, ma innescate da vari, e spesso
insospettabili, fattori.
Le cefalee secondarie, invece, sono scatenate da cause diverse da quelle del mal di testa e
possono essere sintomo di un'altra malattia.
Si manifestano come conseguenza di:
traumi cranici o, comunque, lesioni del capo;
malattie o disfunzioni dei vasi sanguigni della circolazione celebrale, per esempio ischemia,
trombosi, aneurisma ed emorragia cerebrale;
malattie del cervello o delle strutture circostanti, come tumori o meningiti;
assunzione o sospensione di sostanze esogene, come alcool, caffeina, oppiacei;
infezioni virali o batteriche;
malattie del metabolismo, come diabete o malattie renali;
dolori facciali legati a patologie del cranio, del collo, delle orecchie, del naso, dei denti, della
bocca;
nevriti e nevralgie craniche.
Vi è poi un certo numero di cefalee non classificabili.
Possiamo ricordare in particolare alcune delle patologie elencate.
La nevralgia del trigemino è l'irritazione di uno dei due nervi cranici (localizzati uno a destra
e uno a sinistra del cranio) che danno mobilità e sensibilità al volto. Il dolore si manifesta solo
su metà della faccia, è intensissimo e compare all'improvviso. Il dolore è scatenato ogni volta
che si muove o si stimola la parte interessata (per esempio parlare, masticare, lavarsi il volto),
dura uno spazio di tempo di solito breve, ma può presentarsi più volte al giorno.
Anche la sinusite, l'infiammazione dei seni nasali e paranasali, ha tra le sue conseguenze un
fastidioso mal di testa in corrispondenza delle arcate sopracciliari, sotto gli occhi e alla radice
del naso. Il dolore è di tipo gravativo ed è descritto come un peso, acutizzato dalla pressione
delle dita sulla zona interessata.
Il mal di testa dovuto alla malocclusione dell'articolazione temporo-mandibolare si localizza
sotto l'orecchio, diffondendosi verso le guance e il collo. È causato dal fatto che le arcate
mandibolari non combaciano perfettamente, per motivi di costituzione fisica o per interventi
dentistici mal riusciti o non effettuati.
Al computer
Quando ti siedi davanti al computer segui queste semplici regole ti aiuteranno a mantenere
una posizione corretta e a evitare inutili affaticamenti che possono sfociare in un fastidioso mal
di testa.
1. La parte superiore del monitor deve stare al livello degli occhi o appena più in basso, così
puoi tenere la testa e il collo eretti.
3. La distanza della tastiera ti deve permettere di tenere gli avambracci stesi e rilassati e di
appoggiarli sulla scrivania.
5. Sistema lo schienale del sedile in modo che sostenga la zona lombare, con un inclinazione
tra i 90º e 110º.
7. Appena senti un fastidio al collo o alle mani fermati, alzati e fai quattro passi nella stanza.
8. In ogni caso prenditi una pausa dopo due ore passate davanti al computer.
Lo stress
Che stress! Quante volte hai usato questa espressione?! Sicuramente molte, e a ragione: lo
stress è considerato la malattia del secolo, ne soffrono addirittura due italiani su tre.
Ma cos'è lo stress? Possiamo definirlo "ansia da prestazione". Ci assale, infatti, quando
affrontiamo in maniera troppo emotiva le situazioni quotidiane, oppure in tutte quelle occasioni
della vita in cui siamo presi da mille cose o ci sentiamo in dovere di dare il cento per cento di
noi stessi.
E queste occasioni sono veramente numerose: una scadenza molto vicina, un lavoro urgente,
un'interrogazione o un compito in classe e, ancora, i conflitti familiari, le emozioni intense, le
malattie, le fasi di cambiamento di vita, come il matrimonio o la nascita di un bimbo.
Il problema dello stress interessa in special modo i manager o chiunque occupi ruoli di grande
responsabilità, e le donne, sempre più spesso divise fra gli impegni della famiglia e quelli del
lavoro.
Ma cosa c'entra lo stress con il mal di testa? C'entra, c'entra ... Quando ti trovi nel bel mezzo
di una situazione snervante, anche se non te ne accorgi, irrigidisci e tieni contratti i muscoli del
collo, delle spalle e del cranio. Questo atteggiamento può farti scattare il cosiddetto "cerchio
alla testa", provocandoti un attacco di cefalea tensiva, una forma di mal di testa non
particolarmente dolorosa ma molto fastidiosa.
Lo stress è anche uno dei fattori che possono scatenare l'emicrania, che si manifesta con un
dolore pulsante che interessa un solo lato della faccia.
Nelle crisi di cefalea tensiva il dolore si fa sentire proprio mentre stai vivendo la situazione
stressante, al contrario nell'emicrania questo compare in un momento successivo alla fase di
stress, mentre ti stai rilassando. Questo è quanto accade, per esempio, con la cosidetta cefalea
da week end, un attacco di emicrania che aggredisce abitualmente durante il fine settimana.
Il rimedio al "mal di testa da stress" è semplice, almeno a dirsi: prova a eliminare l'ansia e la
tensione ed evita, per quanto è possibile, le situazioni che te le provocano. Per combattere lo
stress devi prima di tutto saperne riconoscere le cause e poi imparare a gestirlo nella maniera
migliore.
Un valido aiuto è rappresentato dalle tecniche di rilassamento: puoi scegliere tra quelle di
origine orientale, come lo yoga e l'agopuntura di tipo new age, come la musicoterapia e il
rebirthing o che utilizzano sofisticate apparecchiature tecnologiche, come il biofeedback.
Ricorda che, analogamente allo stress, anche uno sforzo fisico intenso può provocare un mal di
testa pulsante e persistente, specie se non sei al massimo della forma o sei particolarmente
stanco. Quindi tieniti pure in esercizio con l'allenamento, ma fai attenzione a graduare
l'intensità dell'attività fisica.
Lo stress e tutti gli stati emotivi ad esso associati, come ansia, depressione, stanchezza,
tensione nervosa e insonnia, sono considerati i principali fattori scatenanti la cefalea tensiva,
tanto che questa viene spesso considerata un disturbo psicosomatico.
Quando ci si trova in questi stati si tende a convogliare nelle spalle la tensione accumulata e a
contrarre le fasce muscolari del cranio e del collo. Questo sforzo, involontario ma continuo, si
traduce in mal di testa.
È stato inoltre dimostrato che le persone particolarmente stressate hanno una soglia del dolore
alterata, più bassa della media, a causa della diminuzione del livello delle endorfine.
Queste sono sostanze prodotte dal cervello, che funzionano come analgesici naturali svolgendo
un ruolo fondamentale nel ridurre la sensibilità al dolore. Quando il livello di endorfine
diminuisce, anche una semplice contrattura muscolare può essere avvertita in maniera più
dolorosa e intensa.
Bisogna infine segnalare che, mentre l'attacco di cefalea tensiva causato da stress si verifica
nel momento stesso in cui si vive la situazione stressante, nel caso dell'attacco di emicrania
indotto dallo stress, il dolore arriva quando l'episodio che lo ha provocato è terminato.
Tabacco e alcol
"Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere" recita il famoso proverbio. Forse esagera
ma certamente gli stravizi non giovano alla salute. Nel caso del mal di testa, poi, possono
rivelarsi la causa di una crisi, specialmente per chi è naturalmente predisposto alla cefalea.
Il fumo, tra le sue tante controindicazioni, ha anche quella di mettere in circolo nel sangue una
grande quantità di monossido di carbonio, che va a sostituirsi all'ossigeno nei globuli rossi.
Mancando l'ossigeno, il cervello ne patisce e si mettono in moto fenomeni di vasomotilità, cioè
di cambiamento del calibro dei vasi sanguigni, che provocano il dolore. Smettere di fumare,
quindi, o almeno diminuire il numero delle sigarette giornaliere, è una buona norma in
generale e un'ottima regola se vuoi evitare un fastidioso mal di testa.
Cosa dire poi delle bevande alcoliche? L'alcol è un potente vasodilatatore e, in più, aumenta la
produzione di istamina, una sostanza in grado di provocare mal di testa. Gli effetti di tutto
questo, se sei predisposto, sono dannosi anche se bevi "solo un goccio". Il ben noto mal di
testa da sbornia, dovuto agli effetti residui del troppo alcol, si accompagna a un generale stato
di malessere. Per evitare le conseguenze più spiacevoli di un'abbondante bevuta, mangia un
po' di miele prima di andare a dormire. Il miele, infatti, contiene il fruttosio, lo zucchero
derivato dalla frutta, che aiuta l'organismo a smaltire più rapidamente l'alcol.
Parliamo ora di Venere. La cosiddetta cefalea da rapporto sessuale colpisce "durante" e
interessa esclusivamente quei maschi che sono naturalmente predisposti a questo tipo di mal
di testa. Non è dovuta alla qualità o alla quantità delle "prestazioni" ma dipende dall'aumento
della pressione arteriosa che accompagna l'eccitazione sessuale.
Anche dormire troppo o troppo poco può dare alla testa, perché altera i ritmi naturali di sonno
e veglia e, di conseguenza, la produzione di alcune sostanze che influiscono sul nostro
benessere.
Un tipico caso è la cefalea del nottambulo, il mal di testa che viene quando fai le ore piccole la
notte e poi tenti di recuperare durante il giorno il sonno perduto. Un altro è la cefalea da week
end, che colpisce durante il fine settimana quando si modificano gli orari del sonno rispettati
dal lunedì al venerdì.
L'ambiente
L’ambiente in cui vivi, come è facile immaginare, influisce fortemente sulla qualità della tua
vita e sul tuo stato di salute. In particolare, esistono numerosi fattori di natura ambientale che
possono scatenare o aggravare le crisi di cefalea nei soggetti predisposti.
Ecco i principali.
Sei ha naso e orecchie "sensibili" cerca di evitare i rumori e gli odori troppo intensi. Il chiasso
assordante, un suono acuto e prolungato, aromi e fragranze pungenti ma anche un profumo
particolarmente intenso possono, infatti, farti scattare il mal di testa. Un effetto analogo può
avere la luce troppo forte, soprattutto quando fissata a lungo.
Se quota e testa non vanno d'accordo, attento alle escursioni in alta montagna. L'effetto che
l'altitudine esercita sulla qualità dell'aria in alta quota può, infatti, avere ripercussioni anche su
di te. Con l'aumento della quota, l'aria diventa più rarefatta e può provocare mal di testa,
vertigini e nausea. Per evitare questo sgradevole effetto da altura basta salire in modo
graduale e fermarsi spesso durante il percorso per consentire all'organismo di adattarsi un po'
per volta al cambiamento di altitudine.
Paura di volare? Se soffri di questa fobia, hai una scusa in più per preferire altri mezzi di
trasporto. La pressurizzazione cui sono sottoposte le cabine degli aerei e gli effetti spesso
destabilizzanti del cambiamento di fuso orario sono, infatti, due fattori che possono indurre mal
di testa, insonnia e senso di stordimento. Quando ti sposti in aereo, soprattutto per
destinazioni lontane, cerca di dormire almeno qualche ora durante il viaggio e di non
appesantirti eccessivamente con il cibo prima e durante il volo.
Tra i fattori ambientali che più influiscono sulla comparsa del mal di testa, possiamo
sicuramente citare il clima e l'inquinamento nelle sue diverse forme
Un discorso a parte merita la casa, il primo ambiente con cui ci rapportiamo ogni giorno.
I cibi
Ti è mai capitato di avere mal di testa dopo un pranzo, una cena o magari un banale spuntino?
Se la risposta è sì, probabilmente hai mangiato qualche cosa che te lo ha scatenato.
Esistono molti alimenti che possono determinare una crisi di mal di testa. Questo perché i cibi
in questione contengono particolari sostanze vasodilatatrici che, inducendo un allargamento dei
vasi sanguigni (compresi quelli del cranio), provocano il dolore.
Non confondere, però, questo tipo di mal di testa, generalmente sopportabile, con quello
causato dalle allergie alimentari! In questo caso il dolore è una risposta del corpo a qualche
sostanza che ti scatena una reazione immunitaria. Riconoscere questo mal di testa "allergico" è
facile perché spesso è accompagnato da altri fastidiosi sintomi, come eruzioni cutanee,
aumento del battito del cuore, disturbi intestinali.
Per evitare il mal di testa da cibo l'unico rimedio è quello di prestare attenzione a ciò che si
mangia. Cerca, quindi di riconoscere e di limitare, o meglio ancora eliminare, le pietanze e le
bevande "a rischio".
Segui una dieta sana e bilanciata, ricca di alimenti come carni e verdure fresche che
contengono magnesio, sostanza che sembra capace di prevenire la cefalea. Altri cibi consigliati
sono latte, yogurt, pane bianco, zucchero, miele, pesce e cereali. Durante la gravidanza e l'età
dello sviluppo, o nella stagione estiva, dovresti associare alla dieta vitamine e sali minerali, la
cui carenza, dovuta allo sforzo e al caldo, rende più esposti alla crisi.
Abbonda pure con il peperoncino che, grazie alla capsaicina (sostanza capace di regolarizzare
la circolazione del sangue e di ridurre la produzione delle sostanze che trasmettono il dolore)
sembra essere un ottimo antidolorifico.
Anche il digiuno può scatenare il mal di testa. Quando assumi pochi zuccheri puoi incorrere in
una crisi ipoglicemica (il cosidetto "calo di zuccheri") che ha un effetto dilatante sui vasi
sanguigni del cranio. Per evitare questo fastidio, che generalmente compare a metà mattina e
per garantirti una riserva di energia, fai una prima colazione completa, abbinando a caffè, tè o
latte, biscotti, fette biscottate, magari con la marmellata e cereali.
Vi è, infine, un mal di testa dovuto alla temperatura del cibo. Quando mangiamo un gelato o
un ghiacciolo, si manifesta un dolore lancinante e improvviso, dovuto all'eccessiva
sollecitazione delle terminazioni nervose del palato. Anche in questo caso l'unico consiglio è
quello di evitare di mangiare troppi cibi freddi o, quanto meno, di mangiarli lentamente.
La donna
Lo stato di salute di una donna dipende molto dal suo delicato equilibrio ormonale, spesso
soggetto ad alterazioni durante le diverse fasi della vita. Il ciclo mestruale, la gravidanza, la
menopausa, l'uso di contraccettivi orali, sono tutte situazioni in cui si verificano variazioni
ormonali che possono scatenare attacchi di mal di testa.
Quando il mal di testa è … donna! Per molte donne, il legame tra ciclo mestruale e mal di testa
è un evento tristemente noto.
Secondo l'ACHE (American Council for Headache Education) almeno il 60% delle donne che
soffre di mal di testa lamenta un aumento nel numero di attacchi di cefalea durante il periodo
mestruale.
Mentre una percentuale minore (circa il 10%) riferisce di accusare crisi di emicrania solo in
corrispondenza dei giorni del ciclo e non altrimenti.
In realtà, anche se l'effetto esercitato dalle variazioni ormonali sul "mal di testa femminile" è
da tempo una conoscenza acquisita, il meccanismo con cui tale influenza si verifica rimane
ancora in parte sconosciuto.
Perché gli ormoni ci danno alla testa? L'origine del "mal di testa al femminile" è legata alle
variazioni ormonali che si verificano in particolare momenti della vita di una donna.
Anche se il meccanismo di interazione non è ancora del tutto chiaro, è stato ipotizzato da
tempo che gli estrogeni (gli ormoni sessuali femminili) giochino un ruolo determinante nel
causare la cosiddetta "sindrome mestruale". Sembra, infatti, che il brusco calo di estrogeni,
che si verifica in concomitanza dell'arrivo del ciclo, causi una riduzione di alcune sostanze
prodotte dal cervello (le Beta-endorfine) che svolgono un ruolo determinante nel ridurre la
sensibilità al dolore.
Con il calo degli ormoni, aumentano invece le prostaglandine, sostanze responsabili dei
processi infiammatori che facilitano gli squilibri nella circolazione sanguigna cerebrale. Anche il
progesterone, altro ormone sessuale femminile, è coinvolto nell'insorgenza del mal di testa
femminile: il suo livello scende alcuni giorni prima dell'inizio delle mestruazioni causando quella
che alcuni identificano come "emicrania premestruale".
Prevenzione farmacologica
La prevenzione attraverso i farmaci (terapia di profilassi), è consigliata nei casi di dolore
cronico o frequente e nelle forme di cefalea particolarmente dolorose, varia a seconda del
genere di mal di testa e deve essere studiata in base alle indicazioni e alle caratteristiche del
paziente. L'assunzione dei medicinali deve avvenire, naturalmente sotto il controllo del proprio
medico curante.
Nel caso dell'emicrania si interviene con la terapia di profilassi quando si hanno tre o più crisi al
mese, che durano almeno due giorni.
La profilassi è particolarmente indicata nel caso della cefalea a grappolo, perché può aiutare a
ridurre la durata degli attacchi e anche perché, data la brevità delle crisi, spesso il trattamento
sintomatico non ha il tempo di agire.
La cefalea tensiva può richiedere un trattamento preventivo nel caso sia cronica, con più di due
attacchi alla settimana.
Trattamento farmacologico
L'efficacia del trattamento farmacologico dell'emicrania dipende, in buona misura, dalla
tempestività con cui si interviene.
Gli analgesici da banco, soprattutto se assunti all'insorgere dei primi sintomi, possono risultare
efficaci nel contrastare il dolore provocato dagli attacchi emicranici di minore intensità. Questi
farmaci esercitano, infatti, azione antidolorifica e antinfiammatoria.
Nei casi di crisi più dolorose e acute, si può ricorrere ai triptani, farmaci che agiscono sui
recettori della serotonina riducendo la dilatazione dei vasi cerebrali. Queste sostanze, però,
possono avere effetti collaterali (costrizione al petto, stanchezza) e sono controindicati in
determinate situazioni.
In passato venivano usati gli ergotaminici (derivati dell'ergot), farmaci che, esercitando
un'azione vasocostrittrice, contrastano la fase di vasodilatazione cranica responsabile
dell'insorgere del dolore.
In tutti i casi, dal momento che la nausea è spesso un sintomo di accompagnamento nelle crisi
emicraniche, è preferibile (quando possibile) limitare l'uso di farmaci per somministrazione
orale per evitare il rischio che questi possano indurre il vomito.
È bene ricordare, infine, che l'assunzione di farmaci dovrebbe sempre avvenire dietro
indicazione del proprio medico. Alcuni di questi farmaci possono, infatti, presentare effetti
collaterali, risultare inadeguati per chi soffre di altre patologie (disturbi cardiaci, circolatori o
renali) o essere sconsigliati durante la gravidanza.
Metodi "dolci"
Massoterapia
La massoterapia consiste in massaggi che aiutano a decontrarre e sciogliere i muscoli ed è
utile soprattutto quando la cefalea tensiva si manifesta insieme ad artrosi cervicale, oppure
quando si hanno difficoltà nella rotazione del capo.
Training autogeno
È una tecnica che insegna al paziente a rilassarsi in maniera profonda. Ci si concentra su
alcune parti del corpo con immagini e sensazioni distensive, fino a non percepirne più la
sensibilità fisica. Così anche la mente comincia a rilassarsi e riesce a tenere sotto controllo non
solo il mal di testa, ma anche i dolori articolari e muscolari.
Yoga
Secondo lo yoga, il dolore è provocato da uno squilibrio tra le forze negative della luna e quelle
positive del sole. Con l'apprendimento delle diverse posizioni, si può arrivare a controllare il
respiro e, quindi, a raggiungere un benefico rilassamento fisico e mentale.
Rebirthing
Questa tecnica serve per correggere il proprio ritmo respiratorio. Con poche sedute si può
imparare a respirare in modo lento e profondo, aumentando l'ossigenazione del sangue e
favorendo l'eliminazione delle tossine. Si raggiunge così una sensazione di benessere che aiuta
il rilassamento dei muscoli e, quindi, combatte uno dei principali fattori scatenanti la cefalea
tensiva.
Musicoterapia
Si basa sul principio che la musica ha una grande influenza sull'equilibrio psicofisico
dell'uomo e che il suo ritmo ha effetto sulla pressione sanguigna, la respirazione e il battito
cardiaco. Il paziente soggetto ad ansia o stress può raggiungere uno stato di relax e di
benessere generale ascoltando i brani musicali più indicati per lui, individuati e selezionati da
un musicoterapeuta.
Meditazione
Comprende una serie di pratiche contemplative che aiutano a sviluppare o aumentare la
concentrazione e la consapevolezza di se stessi e quindi a migliorare la qualità della vita. La
meditazione, grazie a semplici esercizi di respirazione, rilassamento e visualizzazione,
permette di vincere lo stress e ritrovare calma mentale e serenità.
Aromoterapia
Le proprietà terapeutiche delle erbe e degli oli essenziali da esse derivati sono note da sempre:
tutte le antiche civiltà hanno utilizzato aromi e unguenti profumati con scopi medicinali, oltre
che cosmetici e rituali. L'aromoterapia, riprendendo queste millenarie conoscenze, sfrutta
l'azione dei principi attivi contenuti nelle piante per ripristinare il corretto scorrere delle energie
vitali nel corpo e per garantire un benessere psicofisico generale.
Gli oli essenziali hanno, infatti, un grande potere antisettico e agiscono solo contro i virus e i
batteri patogeni e non contro la flora batterica non dannosa. Esercitano anche una funzione
stimolante sul sistema immunitario e contribuiscono all'espulsione delle tossine dall'organismo.
Gli oli essenziali dell'aromoterapia possono essere utilizzati secondo differenti modalità:
per via orale: è il sistema adatto per combattere mal di testa, tosse, raffreddore, indigestione,
calcoli. Si possono diluire da una a tre gocce di olio in acqua e miele o su una zolletta di
zucchero;
impacchi: da utilizzare in caso di malattie della pelle e contusioni. Bisogna impregnare un
panno di cotone con acqua e tre o quattro gocce di olio e applicare sulla zona interessata;
bagni: sono utili per dolori mestruali, insonnia, disturbi circolatori, tensione nervosa, ritenzione
idrica. L'acqua in cui sciogliere gli oli deve essere molto calda e il bagno deve durare almeno
un quarto d'ora, per avere gli effetti desiderati;
inalazioni: sono consigliate a chi non può assumere farmaci e servono contro disturbi
respiratori e tensioni muscolari. Bisogna mettere una decina di gocce su un fazzoletto da
portare al naso, o anche scioglierle in acqua bollente e inalarne i vapori;
massaggi: il metodo più comune e più efficace di applicazione dell'aromoterapia, perché, in
questo modo, le essenze curative penetrano più in profondità, frizionando la parte del corpo in
questione con gocce d'olio. In particolare, il massaggio effettuato con aromi e oli essenziali
allevia i dolori, favorisce il rilassamento e aiuta a eliminare la tensione muscolare, una delle
principali cause della cefalea tensiva.
Gli aromi più indicati per il mal di testa sono il basilico, la rosa, l'origano, il cipresso.
Per combattere lo stress si può ricorrere al rosmarino o alla salvia sclarea, mentre contro
l'ansia sono utili il neroli, essenza ricavata dai fiori d'arancio, la lavanda e lo ylang ylang.
Biofeedback
Biofeedback significa, letteralmente, "ritorno biologico". Questa tecnica è nata negli Stati Uniti
e si sta diffondendo rapidamente anche in Italia. Viene utilizzata in molti ospedali come cura
della cefalea tensiva e di altre patologie legate agli stati d'ansia e a disturbi psicosomatici.
Il biofeedback utilizza apparecchiature elettroniche per insegnare al paziente a rilassare i
muscoli contratti. Il soggetto viene collegato, tramite dei sensori posti sulla fronte o sul collo, a
uno strumento in grado di misurare la tensione muscolare. Ad ogni contrazione dei muscoli
interessati, la macchina emette un segnale sonoro o luminoso, che diminuisce di intensità
quando la tensione si attenua.
Il paziente si rende conto delle contrazioni involontarie che scatenano l'attacco di cefalea
tensiva e impara, anche con esercizi di rilassamento, a controllare e a rilasciare la
muscolatura, ponendo fine alla crisi dolorosa.
Il biofeedback è una terapia di successo perché non è invasiva e non presenta effetti
collaterali. Richiede, però, tempi piuttosto lunghi, almeno dieci sedute, e una buona facoltà di
concentrazione. I risultati migliori sono stati ottenuti con i bambini e i giovani, perché in questa
fascia di età si hanno maggiori capacità di apprendimento e minori resistenze mentali.
Il biofeedback viene praticato oggi in molte strutture sanitarie, tra le quali segnaliamo i Centri
Cefalee Italiani, accreditati dalla Federazione Europea delle Cefalee (EHF).
Agopuntura
Riconosciuta anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, l'agopuntura è un'antica tecnica
della medicina tradizionale cinese che considera la salute come un'armonia dell'uomo con se
stesso, con la natura e con l'ambiente. Secondo questa disciplina, l'introduzione di aghi in
determinati punti della cute stimola le energie vitali, ristabilendo l'equilibrio interno e
rilassando il corpo.
Secondo l'agopuntura, il dolore nasce da un'alterazione del flusso di energia che scorre
all'interno del corpo, lungo una rete di meridiani. La cefalea tensiva, in particolare, è dovuta a
un eccesso di energia nel fegato, l'organo che sovrintende alle emozioni, mentre l'emicrania
dipende da una carenza di energia nei reni.
Per rimediare a questi disordini, l'agopuntore inserisce gli aghi nei punti dei meridiani del corpo
interessati. In questo modo, si aumenta la produzione di alcune sostanze, come l'endorfina e la
serotonina, che hanno un'azione antidolorifica.
Sono utilizzati da quattro a dodici sottilissimi aghi che vengono inseriti, a seconda del disturbo
da curare, in punti precisi individuati dal medico e riscaldati o con un massaggio delle dita, o
con una foglia di artemisia essiccata.
L'agopuntura è utilizzata sia nella prevenzione degli attacchi, sia nel controllo del dolore, ma
per avere dei risultati occorrono una decina di sedute, non più di due alla settimana, con un
richiamo dopo qualche mese.
Shiatsu
Lo shiatsu, termine giapponese che significa "pressione con le dita", è una pratica di massaggio
che mira a ristabilire il corretto flusso dell'energia lungo il corpo. Secondo questa tecnica, il
dolore nasce dalla mancanza di armonia tra corpo, mente e spirito e, per combatterlo, è
necessario ristabilire il giusto equilibrio energetico della persona, stimolando alcuni punti
particolari, detti tsubo.
Secondo la pratica shiatsu la cefalea è dovuta a un ristagno di energia nella testa, e per farla
passare, bisogna far defluire questa energia verso il basso.
Lo shiatsu si pratica e si riceve vestiti in modo confortevole, in un ambiente tranquillo, senza
indossare scarpe, anelli o qualsiasi altro indumento che possa dare fastidio. La pressione,
esercitata con le dita o con i palmi della mano, deve essere piuttosto forte, senza però causare
dolore, e va mantenuta per venti o trenta secondi. Il movimento deve essere ripetitivo e
"cullante".
Un trattamento richiede da trenta minuti a un'ora e i suoi effetti si protraggono a lungo nel
tempo.
È possibile effettuare anche l'automassaggio (autoshiatsu), dopo averlo imparato da un
terapeuta esperto.
Si può allora provare ad alleviare il dolore con impacchi di foglie di cavolo fresche o di cipolla o
rafano crudi, avvolti in garze e applicati sulla nuca per venti minuti. Sembra essere efficace
anche applicare fette di limone fresco o di patate crude sulle tempie, o frizionare le tempie
stesse e la fronte con olio essenziale di menta o di lavanda.
Sollievo dovrebbe offrire anche un pediluvio con un'acqua molto calda, nella quale aggiungere
una manciata di sale grosso o un cucchiaio di olio di rosmarino.
Lo zenzero, una radice aromatica di origine orientale, è indicato in tutte le sue forme (crudo,
come caramella o come preparato per tisane) per combattere il mal di testa. Il peperoncino è
un ottimo antidolorifico, così come risultano utili come lenitivi liquirizia, pepe, anice, zafferano
e curry. Salutari sono anche le bacche di ginepro, da masticare senza inghiottirle.
Vi sono poi numerose piante medicinali con proprietà analgesiche, note fin dall'antichità. Il
partenio, ad esempio, veniva usato contro i dolori mestruali. I fiori d'arancio e la lavanda
hanno proprietà sedative e antispastiche e sono indicate per i mal di testa da stress. Si
possono preparare delle tisane, sciogliendo un cucchiaio di preparato ottenuto dai germogli
delle due piante in 200 ml di acqua bollente e lasciando riposare l'infuso per dieci minuti. Lo
stesso discorso vale per la menta piperita.
giovedì 5 febbraio 2009
Olio di Ricino
E’ l’unica pianta che contiene ricinoleina, ed in elevata quantità. Questa è un acido
grasso con caratteristiche particolari:
-potente drenante linfatico
-stimola la produzione di linfociti T, che proteggono dalle infezioni batteriche, virali,
da funghi e da parassiti in genere
-Stimola la rigenerazione del timo, dei linfonodi delle placche intestinali di Peyers,
naturale difesa e barriera alle infezioni ed intossicazioni di origine intestinale ed
esterna
riattiva la rigenerazione, riparazione e funzionalità metabolica cellulare,
danneggiata per varie cause.
-Disintossica, probabilmente per la capacità di legarsi chimicamente con le tossine
di varia origine, formando un complesso tossina-antitossia non più attivo e
facilmente eliminabile.
(tieni presente che, nel seme del ricino, la parte oleosa è chimicamente legata con
una potente tossina solubile in acqua, velenosa mortale, mentre la parte oleosa,
separabile per spremitura, non è tossica, ma anzi, conserva probabilmente questa
capacità di legame antitossico).
Peperoncino piccante
Contiene sostanze tipiche (capsicina e simili), enormi quantità di vitamine (specie C
ed E), pigmenti flavonoidi (antocianosidi, quercetina), fosfolecitina, sali ed
oligoelementi, etc.
Effetto: potente attivatore della circolazione locale, e quindi della ossigenazione dei
tessuti.
Potente sudorifero ( disintossicante e rinfrescante). Potente inibitore dei radicali
liberi (frammenti molecolari elettricamente carichi e super reattivi, prodotti od
introdotti dall’esterno nell’organismo, in svariate condizioni tossiche od irritanti,- es.
radiazioni, alcuni chemioterapici etc.-, capaci di danneggiare le strutture cellulari ed
il patrimonio genetico per reazione chimica fortemente ossidante).
Antidolorifico in vari tipi di dolore di origine muscolare, articolare, tendinea e
nervosa. Uno dei meccanismi noti è la produzione di sostanze morfinosimili naturali
(endorfine), in risposta allo stimolo rubefacente della capsaicina.
Dilatatore dei bronchi.
Antisettico, antiputrefattivo e conservante.
Stimola le difese immunitarie ed una buona circolazione dell’energia difensiva di
superficie dalle aggressioni esterne.
Attiva la digestione e la mobilità dell’intestino, favorendo lo scarico fecale.
Per tutti questi motivi è anche un buon preventivo del cancro
Versare in una bacinella di acqua ben calda mezzo cucchiaio di polvere fresca di
peperoncino, o meglio 6 o 7 o più peperoncini freschi o secchi, sminuzzati,
eventualmente associati ad una manciata di sale grosso.
Immergere la parte, prolungare il bagno per almeno una decina di minuti, avendo a
portata di mano acqua ben calda per rabboccare, se tende ad intiepidire. Ideale è
quando si comincia a sudare.
Evitare in modo assoluto il pericolo di ustioni, specie nei diabetici, che potrebbero
avere una certa insensibilità al calore.
MANGANESE (Mn)
MENTHOL (MENTOLO) Origine: derivato naturale dall'olio essenziale di menta. Proprietà: il mentolo
presenta spiccate proprietà come antisettico e analgesico locale. E indicato anche come antipruriginoso in
varie dermatosi e come antinevralgico nelle nevralgie superficiali.
Olio essenziale di
parto (per facilitare il), spasmi gastrici, spasmi intestinali.
Famiglia: Mirtacee
Eugenia caiyophyllata
Famiglia: Myrtaceae
Nel XVII secolo il commercio di questa preziosa spezia era monopolio degli olandesi.
Albero sempreverde che può raggiungere i 10 metri di altezza, ha foglie ovali con punta acuta e
lun go picciolo, i fiori sono rosa e formano un'infiorescenza che si col loca sui rami terminali.
I fiori vengono abbattuti percuotendo i rami dell'albero e fatti essiccare. In questo modo si
ottengono i Chiodi di Garofano che tutti conosciamo.
Questo albero è originario dell'In donesia, ma oggi è coltivato in molti paesi con caratteristiche cli
matiche simili.
L'olio essenziale si ricava dai fiori mediante il metodo della distillazione in corrente di vapore e si
ottiene un liquido giallo paglierino con una profumazione fortemente aromatica.
Antinevralgico, antisettico, analgesico, vermifugo. L'olio essenziale di Chiodi di Garofano risulta
molto efficace in caso di mal di denti, dovuto a carie, per le nevralgie; per eliminare il catarro e i
vermi intestinali.
CONSIGLI PRATICI
Per il mal di denti:
mettete una goccia di olio essenziale di Chiodi di Garofano direttamente sulla carie che vi duole,
aiutandovi con un minuscolo ba tuffolo di cotone idrofilo. Otterrete un effetto analgesico
abbastanza rapido.
Per i vermi intestinali:
in 300 ml di acqua, bollita e fatta intiepidire, aggiungete 8-10 gocce di olio essenziale di Chiodi di
Garofano. Usate l'acqua per fare un clistere, una volta al giorno, finché non avrete eliminato il
disturbo.
Sciacqui per afte, gengiviti e stomatiti:
a un bicchiere di ac qua aggiungete 6/8 gocce di olio essenziale di Chiodi di Garofano.
Mescolate e fate sciacqui prolungati, due o tre volte al giorno, fino alla scomparsa del di sturbo.
Per le nevralgie:
.
in 200 ml di acqua fredda mettete 12 gocce di olio essenziale di Chiodi di Garofano
Note e avvertenze:
CARDO COMPOSTO
Ingredienti : Acqua, Alcool di vino, Cardo Mariano, Carciofo, Chrysanthellum americanum, Tarassaco,
Rabarbaro, O.E.Menta, O.E.Rosmarino, Ferro alchemico, Argento alchemico.
Cardo Mariano : Contiene principi attivi che riducono il deposito dei grassi a livello del parenchima
epatico e favoriscono l'eliminazione di cataboliti epatotossici. Utile quindi, nell'insufficienza epatica e come
normalizzatore delle discinesie delle vie biliari.
Tarassaco : Nel Tarassaco, i triterpeni in sinergia con i lattoni sesquiterpenici, agiscono come
colecistocinetici attivando la muscolatura della cistifellea e modificando le caratteristiche chimico-fisiche della
bile. Utile anche nella litiasi biliare.
Rabarbaro : E' un amaro-tonico e stomachico per cui viene usato nelle dispepsie e nelle atonie gastro-
intestinali.
Olio essenziale di Menta : Fra le azioni moderatamente accertate oltre a quelle eupeptiche e
digestive, vi sono soprattutto le carminative, spasmolitiche ed antinausea, coleretiche e colagoghe. A
dosaggi appropriati è un calmante e un antinevralgico.
Ferro alchemico: Importante componente della catena respiratoria e trasportatore di ossigeno per la
produzione di ATP.
Argento alchemico : Presente in quantità traccia è utile per antagonizzare la presenza di eventuali
metalli tossici a livello intestinale e per la sua azione antinfiammatoria.
Modalità d'uso : 50 gocce prima dei pasti principali, diluite in poca acqua e deglutite.
HORO ESSENZA EUCALIPTO FLACONE 10 MLIngredienti : Olio Essenziale di Eucaliptus Globulus Azione
*Analgesico, antinevralgico, antireumatico, diuretico, balsamico, depurativo.Indicazioni:* Dermatologia:
Ustioni, vescichet
antinevralgico
antireumatico
antiscorbutico
antisettico (polmonare)
antisettico (urogenitale)
antisettico (epatico)
antivirale
battericida
balsamico
colagogo
coleretico
deodorante
diuretico
espettorante
ipertensivo
insetticida
ricostituente
rubefacente
stimolante della corteccia surrenale
stimolante (circolatorio)
stimolante (nervoso)
vermifugo
<TD&NBSP;< td>
Indicazioni generali
Affermazioni:
Sfera fisica:
Sfera emozionale:
Sfera mentale:
Sfera spirituale:
Indicazioni specifiche (ambito, disturbo)
circolazione, muscoli e articolazioni: reumatismi
catarro
sistema respiratorio: sinusite
tosse
sistema immunitario: raffreddore
Sambuco
(Sambucus nigra)
FAMIGLIA: Caprifoliaceae
NOMI COMUNI: Sureau, schitac, sambus, sango, scioccarina,
zambuch, munnaro, zambuco puzzolente, zammuco, sauco,
savuco, savucu di gai, sabuccu.
LA DROGA: I fiori e i frutti.
QUANDO SI RACCOGLIE: I fiori si raccolgono da aprile a giugno
recidendo le infiorescenze alla base; i frutti si raccolgono in
agosto - settembre usando gli stessi pettini utilizzati per
raccogliere i mirtilli.
PROPRIETÀ: Diuretiche, sudorifere, lassative, antireumatiche,
antinevralgiche, emollienti.
PRINCIPI ATTIVI: Olio essenziale, tannini, unrutoside, il glucoside
sambunigroside (fiori); tannini, pectine, tracce di olio essenziale,
acidi organici, oligoelementi minerali (frutti).
USO INTERNO
USO ESTERNO
FAMIGLIA: Asteraceae
NOMI COMUNI: Camomilla di Boemia, camomilla nobile, erba
pomaria, appiolina.
LA DROGA: I capolini fioriti
QUANDO SI RACCOGLIE: I capolini si raccolgono dal luglio
all'agosto recidendo quelli ben fioriti e che hanno maggior
profumo. Vanno portati al più presto all'essicamento poichè il
permanere nei cesti produce un imbrunimento che diminuisce il
valore del prodotto.
PROPRIETÀ: Aromatizzanti, amaricanti, digestive,
antispasmodiche, antinevralgiche, sedative, antiinfiammatorie.
PRINCIPI ATTIVI: Olio essenziale (contenente la sostanza
calmante chiamata Azulene), apigenina, sostanze amare.
COME SI USA LA DROGA
USO INTERNO
USO ESTERNO
USO COSMETICO
Geranio
Antisettico, cicatrizzante, antidepressivo, antinevralgico. Ha una azione antifatica e tonificante in
caso di stress. E' utilizzato in sinergia in caso di stress da angoscia (massaggio completo)
Chiodi di garofano
Contro le farfalline:
dentro alla credenza in una ciottola, i chiodi di
garofano terranno lontane le farfalline che spesso
riescono a deteriorarci tutta la dispensa, pasta e
alimenti simili.
Contro le mosche:
per tenere lontane le mosche da una stanza,
conficcare sulla superficie di mezzo limone numerosi
chiodi di garofano, fino a coprirlo completamente.
CATEGORIE
Alloro
Anice verde
Arancio amaro
Basilico
Benzoino
Bergamotto
Cajeput
Camomilla
Canfora
Cannella
Cardamomo
Cedro
Chiodi di garofano
Cipresso
Citronella
Coriandolo
Cumino
Eucalipto
Finocchio
Gelsomino
Geranio
Ginepro
Incenso
Issopo
Lavanda
Lemongrass
Limone
Maggiorana
Mandarino
Melissa
Menta piperita
Mirra
Mirto
Neroli
Niaouli
Noce moscata
Patchouli
Pino silvestre
Rosa Damascena
Rosmarino
Salvia
Sandalo
Santoreggia
Teatree
Timo
Trementina
Vaniglia
Verbena
Vetiver
Violetta
Ylang Ylang
Zenzero
RSS Atom
Ségnalo
30/11/2008
CHIODI DI GAROFANO
EUGENIA CARYOPHYLLATA
FAMIGLIA: MYTRACEAE
Nel 17° sec. il commercio di questa preziosa spezia era monopolio degli olandesi.
Albero sempreverde di 10 mt di altezza ha foglie ovali con punta acuta e lungo picciolo, i fiori sono rosa
e formano un infiorescenza che si colloca sui rami terminali.
I fiori vengono abbattuti percuotendo i rami dell ' albero e fatti essiccare.
CONSIGLI PRATICI:
PER IL MAL DI DENTI: Mettere 1 goccia di olio sul dente dolente . Si otterra' un effetto
analgesico rapido.
PER VERMI INTESTINALI: In 300 ml di acqua bollita e fatta intiepidire , aggiungere 8 gocce
di olio di garofano. Usare l' acqua per fare un clistere 1 volta al giorno.
SCIACQUI PER AFTE ; GENGIVITI E STOMATITI: A 1 bicchiere di acqua aggiungere 6-8
gocce di olio di garofano. Mescolare e fare sciacqui per 2-3 volte al giorno.
PER LE NEVRALGIE: In 200 ml di acqua fredda mettere 12 gocce di olio essenziale.
Immergere una pezzuola , strizzatela e metterla sulla parte dolente , cambiatela non appena
riscaldata.
20:20 Scritto da : lgi21 In Chiodi di garofano | Link permanente | Commenti (0) | Segnala | Tag: chiodi di garofano, mal di
denti, nevralgie, afte | OKNOtizie
CAMOMILLA
MATRICARIA CHAMOMILLA L.
FAMIGLIA: COMPOSITAE
Gia' conosciuta dagli antichi Egizi , pare che la camomilla fosse usata per curare la malaria. Da sempre
la camomilla e' usata come blando sedativo.
Pianta erbacea annuale , ha un fusto eretto e ramificato che puo' raggiungere il mezzo metro di
altezza. Le foglie sono alterne e divise in lacinie di un colore grigio verde . I fiori sono capolini che
formano un bottone giallo con appendici esterne bianche, rivolte verso il basso. Cresce spontanea ai
bordi delle strade, nei campi, sui terreni incolti e aridi in tutte le regioni italiane , dal mare alla
montagna. Oggi , comunque , la Camomilla viene coltivata su vasta scala.
L' OLIO ESSENZIALE: Si ricava mediante distillazione di vapore , dei capolini freschi. Il prodotto
ottenuto e' un olio blu , dalla consistenza viscosa.
PER IL MAL DI TESTA: Ungere i polpastrelli con una miscela composta da un cucchiaino di olio
di mandorle dolci e 4 gocce di olio essenziale. Massaggiare delicatamente fronte e tempie fino
al completo assorbimento.
PER LE NEVRALGIE: In un cucchiaio di olio di mandorle dolci mettete 5 gocce di olio
essenziale. Usare questa miscela per massaggiare la parte interessata.
PER FAVORIRE IL SONNO: Preparare una vasca di acqua calda , aggiungete 10 gocce di
essenza e immergersi per 15 min . inspirando il vapore.
OLIO PER I DOLORI REUMATICI E MUSCOLARI: In 100 ml di olio di germe di grano
mettere 10 gocce di essenza . Miscelate bene e massaggiare sulla parte dolente.
PER CRAMPI ALLO STOMACO E ADDOMINALI: In 2 cucchiai di olio di mandorle dolci
mettere 5 gocce di essenza . Con questa miscela massaggiare addome e stomaco fino a completo
assorbimento.