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La nevralgia del trigemino viene

considerata da molti, come classificabile tra le condizioni più dolorose, ed è stata etichettata nel
lontano passato come la "malattia del suicida" visto un numero significativo di persone che
mettevano fine alla loro vita perché non era ancora possibile controllare il livello di dolore con
farmaci o procedure chirurgiche. Si stima che circa una persona ogni 15.000 soffra di nevralgia del
trigemino, anche se i numeri veri potrebbero essere significativamente maggiori per via delle
frequente diagnosi errate. Abitualmente si sviluppa dopo i 40 anni.

Patofisiologia [modifica]
Il nervo trigemino è il quinto nervo cranico, un nervo misto responsabile di veicolare informazioni
sensoriali come il tatto (pressione), la sensibilità termica (temperatura), la sensibilità nocicettiva
(dolore), che si originano dalla faccia sopra la linea mandibolare. Inoltre è anche responsabile della
funzione motoria dei muscoli masticatori, che sono i muscoli massetere, temporale e pterigoidei
(coinvolti nella masticazione, ma non nell'espressione facciale propriamente detta).

Aneurismi dell'angolo cerebello-pontino [modifica]

Numerose teorie esistono per spiegare le possibili cause di questa sindrome dolorosa. Tra le cause
strutturali, il danneggiamento della guaina mielinica di questo nervo induce gli impulsi elettrici che
ci viaggiano ad essere irregolari o eccessivi, attivando regioni algogene o disattivando regioni
inibitorie del dolore nel cervello. Il danno può essere causato da un aneurisma (un rigonfiamento di
uno vaso sanguigno) oppure per un anomalo decorso di un'arteria che comprime il nervo, più
frequentemente nell'area della radice del nervo a livello intracranico cerebello-pontino; spesso é
stata citata come responsabile l'arteria cerebellare superiore, dovute alle continue pulsazioni che
causano microtraumi alla guaina mielinica.
Correlazione con la sclerosi multipla [modifica]

Circa dal 2 al 4% dei pazienti con NT, specialmente i più giovani, hanno evidenza di sclerosi
multipla, che può danneggiare sia il nervo trigemino che altre parti correlate del cervello. La
nevralgia del trigemino può anche essere causata da un tumore, oppure da una cisti aracnoidea nell'
angolo cerebello-pontino [1], oppure un evento traumatico come un incidente stradale o addiruttura
un piercing della lingua. [1] Quando non si riesce ad identificare una causa strutturale, la sindrome
viene chiamata idiopatica.

La nevralgia post-erpetica, che può avvenire dopo il fuoco di Sant'Antonio, può causare sintomi
simili se il nervo trigemino viene colpito.

Sintomi della nevralgia del trigemino [modifica]


Gli episodi di dolore si verificano parossisticamente, o improvvisamente, talvolta innescati da
attività comuni o dall'esposizione al freddo, e spesso i pazienti riferiscono di sentire come delle
scosse elettriche acute. I singoli attacchi colpiscono un lato della faccia alla volta, durano alcuni
secondi e possono andare e venire per tutto il giorno o per periodi lunghi addirittura mesi. Nel 3-5%
dei casi l'affezione è bilaterale e gli attacchi possono aumentare in frequenza o in gravità nel tempo.
Molti pazienti descrivono delle aree sulla faccia che fanno scattare il dolore (i cosiddetti trigger
points), cosicché un semplice toccamento o addirittura correnti d'aria possono innescare un episodio
doloroso. I segni di questo possono essere visti nei maschi, che deliberatamente cercano di non
radere un'area della loro faccia, per evitare di innescare un episodio. Benché la nevralgia
trigeminale non sia mortale, le ricorrenze consecutive possono essere inabilitanti, e la paura di
provocare un attacco può rendere i malati riluttanti a impegnarsi in attività normali.

Esiste una variante di nevralgia trigeminale chiamata "nevralgia del trigemino atipica". In alcuni
casi di nevralgia trigeminale, il sofferente sperimenta un dolore sottostante grave e inflessibile
simile ad un'emicrania oltre ai dolori acuti trafiggenti. Questa variante è chiamata talvolta
"nevralgia trigeminale, tipo 2 "[2], basandosi su una recente classificazione del dolore facciale[2].

In altri casi, il dolore è acuto e intenso, ma può sentirsi come un bruciore o pizzichio, invece che un
dolore ottundente. A volte, il dolore è una combinazione di sensazioni di tipo scioccante, dolore a
tipo emicrania e dolore che sembra un bruciore o prurito.

Trattamento [modifica]
Non esiste alcuna "vera cura" per la nevralgia trigeminale, ma può essere trattata palliativamente
con antiepilettico come la carbamazepina (Tegretol), fenitoina o gabapentin (Neurontin). Gli effetti
anticonvulsivi possono essere potenziati con adiuvanti come il baclofen o il clonazepam (una
benzodiazepina). Il Baclofen può anche aiutare alcuni pazienti a mangiare più normalmente se i
movimenti della mandibola tendono ad aggravare i sintomi. Il dolore può essere trattato a lungo
termine in alcuni pazienti con un oppioide come il metadone, che spesso funziona, ma a volte - a
causa della natura della nevralgia - gli analgesici tradizionali hanno un effetto trascurabile. Basse
dosi di alcuni antidepressivi come la nortriptilina possono essere efficaci nel trattamento del dolore
neuropatico.

La chirurgia può essere consigliata, sia per alleviare la pressione sul nervo oppure per danneggiarlo
completamente in modo di evitare la trasmissione di dolore. La chirurgia è efficace in più del 75%
delle persone con nevralgia classica trigeminale. Il nervo può anche essere danneggiato con metodi
di radioterapia per impedire la trasmissione del segnale dolorifico, utilizzando un raggio sottilissimo
di radiazione gamma, noto come "gamma knife". Questa procedura viene usata specialmente per
quelle persone che non possono essere operate

chirurgicamente, perché medicamente inadatte a subire lunghe anestesie generali, allergici o perché
assumono farmaci anticoagulanti del sangue (per esempio, warfarin).

Sono state riportate eccellenti percentuali di successo utilizzando una procedura chirurgica
percutanea (poco costosa) nota come compressione a palloncino (balloon compression) [3]. Questa
tecnica è stata utile nel trattare gli anziani che presentano minori percentuali di successo chirurgico,
o con grossi rischi per le loro condizioni di salute coesistenti. La compressione a palloncino è anche
la scelta migliore per pazienti con dolore al nervo oftalmico o che sperimentano dolore ricorrente
dopo la decompressione microvascolare (MVD).

La nevralgia del trigemino atipica è più difficile da trattare, sia farmacologicamente che
chirurgicamente. La chirurgia può condurre ad aree di fastidioso intorpidimento e portare in alcuni
casi ad "anestesia dolorosa", caratterizzata da intorpidimento associato a dolore intenso. Va
comunque sottolineato che molte persone trovano gran sollievo con minimi effetti collaterali tramite
le procedure chirurgiche attualmente disponibili. La capsaicina può essere d'aiuto per il controllo a
breve termine del dolore della nevralgia del trigemino. È stato segnalato un caso [4] di nevralgia del
trigemino associata a piercing della lingua che si è risolto spontaneamente dopo la rimozione del
piercing.

Cos'è?
Un dolore che interessa la faccia e il capo nel territorio di innervazione sensitiva del nervo trigemino, del
quale si distinguono tre branche: la prima, branca oftalmica, si distribuisce all’occhio e alla fronte, la
seconda,alla regione mascellare e la terza alla regione mandibolare.
Possono essere interessate una o più branche di un lato della faccia.
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Incidenza
Si manifesta perlopiù in persone sopra i 55/60 anni preferibilmente di sesso femminile in un rapporto 3/2.
Non è dimostrabile una predisposizione ad ammalare rispetto ad alcune costituzionalità ansiose.
Sono viceversa noti fattori scatenanti ‘’cosmopatogeni ‘’ come caldo, freddo, vento.
Altre volte il semplice sfioramento di alcune zone del volto, ’’ zone grilletto’’, può scatenare la crisi .
Comunque, vuoi che sia la semplice apertura della bocca o l’azione del masticare o il deglutire a
scatenare gli attacchi, essi si ripetono nello stesso soggetto sempre con le stesse modalità: gli attacchi
sono dunque stereotipati.
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Le cause
Il termine stesso "idiopatica" sta ad indicarne l'origine sconosciuta e tuttavia sempre più si tende a
ritenere che causa di nevralgia del trigemino siano conflitti neuro/vascolari di contatto tra convoluti
venosi e sopratutto arteriosi anomali o anche dilatati, del circolo emissario dell'arteria basilare e delle
arterie vertebrali, arterie cerebellari.
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I sintomi
Dolore molto forte, lancinante, a trafitte, raccolto in scariche della durata di pochi secondi fino a 60
secondi, durante i quali il soggetto sospende ogni attività.
Tra una scarica e la successiva, anche se le scariche sono subentranti, cioè praticamente continue, il
dolore è invariabilmente del tutto assente. La presenza di un intervallo libero, valutabile come periodo di
refrattarietà del nervo, è elemento diagnostico differenziale rispetto ad altre forme di algie cranio-facciali
e in particolare della nevralgia sintomatica del trigemino.
L’esame neurologico è del tutto negativo.
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La terapia medica
Premesso che, per la forma idiopatica, non esistono cure in assoluto risolutive, vi sono numerosi rimedi
farmacologici e non farmacologici oltrechè chirurgici rivolti ad ottenere un controllo delle crisi. I periodi di
parziale* o di completa remissione** possono essere anche molto lunghi e si possono ottenere anche
guarigioni***
Un trattamento conservativo efficace è quello per il quale si ottiene un completo controllo delle crisi con
la minima dose di sostanza efficace.
Nell'approccio iniziale di tipo farmacologico, si dovrebbe privilegiare ancora oggi come farmaco di prima
scelta la carbamazepina, rispetto a principi di più recente introduzione, come il gabapentin o la
lamotrigina. La carbamazepin è infatti efficace nel controllo del dolore neuropatico trigeminale nel 70%-
80% dei casi; dosaggi adeguati devono essere raggiunti con aumenti progressivi, fino al raggiungimento
della dose efficace, valutata con controlli ematici. Per risposte non del tutto soddisfacenti, si può
associare la difenilidantoina. Farmaci di seconda scelta sono numerosi; tra questi sono da tenere in
considerazione il valproato, il clonazepam e il baclofen.
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Trattamenti Chirurgici
Nei casi in cui si impone un trattamento chirurgico e ciò avviene quando non è altrimenti possibile
ottenere un soddisfacente controllo del dolore, l'approccio chirurgico rimane l’unica via da percorrere. Gli
approcci chirurgici al problema della nevralgia trigeminale sono sostanzialmente di due tipi: mini-invasivi
o per via percutanea e invasivi.
Le tecniche mini-invasive mirano ad ottenere un completo danneggiamento del nervo, in modo tale che
ne consegua un blocco della conduzione del dolore.
Sono da privilegiare in caso di pazienti anziani, con problemi generali di salute, per i modesti effetti
traumatici e gli scarsi effetti collaterali. A questo scopo esistono sostanzialmente tre tecniche, tutte per
via percutanea, in anestesia locale o blanda sedazione.
Con la Rizolisi a Radiofrequenza, si distruggono le fibre dolorifiche mediante il calore generato da un
sistema a radiofrequenza.
Con la Rizolisi Glicerolica, vengono iniettate sostanze lesive, glicerolo. Dei tre è indubbiamente il tipo di
intervento che dispone a recidive certe o molto probabili entro tre-sei mesi.

La Microcrompressione del ganglio di Gasser, tra le tecniche per cutanee, è forse l'opzione più largamente
accettata. Consiste nella compressione del ganglio di Gasser, ottenuta meccanicamente mediante il
gonfiaggio/riempimento con mezzo di contrasto di un palloncino, allo scopo introdotto mediante un
catetere.
La risoluzione del dolore è immediata. E' un intervento poco traumatico che si può ripetere a fronte di
recidive che sono sempre possibili, oltreché essere indicato in pazienti precedentemente operati con
tecnica invasiva.

La decompressione neuro-vascolare (Jannetta e Randa 1967) ha lo scopo di ottenere una


decompressione del nervo, per liberarlo dal conflitto con i tronchi vascolari adesi, causa della sofferenza
del nervo stesso. E' una tecnica chirurgica trans-cranica, più invasiva, con approccio in fossa cranica
posteriore, che permette ottima visualizzazione ed esposizione del conflitto neuro-vascolare e quindi la
liberazione dalle aderenze aracnoidee. E' possibile interporre materiale ammortizzante di sospensione.
I rischi chirurgici non vanno tuttavia sottovalutati in pazienti anziani, o in non perfette condizioni generali.
E' tuttavia certamente l'intervento con la più alta percentuale di risultati positivi, poiché abolisce la
presunta causa del dolore trigeminale, senza significativi effetti collaterali.

Statistiche dei risultati


Nei centri ospedalieri a più alta specializzazione nel mondo, i risultati positivi a breve in caso di
decompressione neuro-vascolare sono intorno all’80% e i risultati a lungo termine, cioè dopo cinque anni
dall’intervento, sono intorno al 73%.
Nei casi trattati con tecniche mini-invasive, esclusa la Rizolisi glicerolica, i casi con risoluzione completa a
lungo termine scendono al 60%.
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Le nostre cure
Consistono in un approccio conservativo, che non esclude il trattamento farmacologico, ma come già
detto in altra parte, mira ad ottenere per mezzo di microcorrenti ripolarizzanti di vario tipo, il completo
controllo delle crisi in sinergia con la minima dose di principio farmacologico utile. In presenza di
nevralgia trigeminale essenziale tipica e indipendentemente dal fatto che sia interessata una o più di una
branca del nervo, si deve assistere ad una brusca rarefazione o scomparsa dei Tics dolorosi. La metodica
è scevra di qualsiasi rischio legato all’età, o alle condizioni generali del paziente, ed essendo del tutto
indolore non predispone ad effetti indesiderati.
Una favorevole risposta si deve poter valutare già ai primi trattamenti del caso, avendo i successivi un
effetto di stabilizzazione del quadro.
Le cure si adattano particolarmente bene ad altre forme altiche, appartenenti al capitolo delle Nevralgie
craniche e dolori facciali di origine centrale (Parte III IHS- 2 13 ) e in particolare alla Nevralgia occipitale
o Nevralgia di Arnold, alla algia cranio-facciali post-herpetica, alla neuropatia oculare diabetica.
parziale remissione * - il dolore si attenua come intensità e frequenza delle crisi ma non scompare
completa remissione** - il dolore scompare anche per mesi-anni ma può ripresentarsi nel tempo
guarigioni *** - il dolore scompare e non si ripresenta mai più
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NEVRALGIA TRIGEMINALE ATIPICA
Un discreto numero di pazienti lamenta una forma di nevralgia trigeminale nella quale il dolore non ha i
caratteri tipici della nevralgia idiopatica e d’altra parte il quadro clinico/neurologico non soddisfa i criteri
della nevralgia sintomatica. Le indagini neuroradiologiche TC e RM sono negative.
Un dolore sub-continuo, una sensazione di bruciore, formicolio, una disestesia al tatto e l’assenza di
intervallo libero la caratterizzano.
Oltre che di più difficile inquadramento clinico, sono poco sensibili ai trattamenti farmacologici e non sono
utilmente trattabili con qualsiasi tipo di approccio chirurgico.
E' peraltro noto che alcune nevralgie trigeminali atipiche rappresentano un effetto collaterale indesiderato
di trattamenti chirurgici sul trigemino.
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NEVRALGIA TRIGEMINALE SINTOMATICA
In queste forme il dolore è solo un sintomo, conseguenza di eventi lesionali strutturali ( traumi, malattie
degenerative, processi espansivi ) del nervo, assieme al quale possono essere interessati anche altri nervi
cranici, in particolare VII e VIII.
Il dolore può avere caratteristiche del tutto simili a quello della nevralgia classica. In molti pazienti il
dolore folgorante in brevi scariche non è cosi intenso e può anche mancare o essere sostituito da un
dolore/fastidio/bruciore subcontinuo. In ogni caso, poiché manca il periodo refrattario post-critico, non c’è
intervallo libero.
L'esame neurologico mostra assai frequentemente un’ alterazioni della sensibilità nel territorio di
distribuzione della branca interessata. Possono coesistere deficit neurologici a carico di altri nervi cranici,
in particolare VII° e VIII°.
I trattamenti, sono in questi casi rivolti alla cura o alla rimozione delle cause, che ne sono responsabili,
traumi, malattie degenerative, neoplasie.
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Secondo gli studi degli anni ’60, la nevralgia del trigemino interesserebbe soltanto 5 nuovi pazienti
l’anno/100.000 abitanti. E’ verosimile che oggi, con l’invecchiamento della popolazione, i pazienti
che ogni anno vanno incontro alla malattia siano più di quelli segnalati dagli studi epidemiologici e
siano destinati ad aumentare ancora.

   La nevralgia del trigemino si presenta con un dolore facciale descritto come una pugnalata o una
scossa elettrica, sempre nella stessa sede (a carico della I, della II o della III branca del trigemino
o di una loro combinazione), della durata di pochi istanti, che si ripete molte volte il giorno. Esso è
provocato da ogni piccolo movimento (parlare, masticare e bere) o sfioramento del viso (lavarsi la
faccia o i denti, radersi od anche solo un soffio di vento).
La diagnosi non è difficile ma spesso si vedono pazienti etichettati come sofferenti di nevralgia del
trigemino e trattati (senza successo) con i farmaci specifici che hanno in realtà un dolore facciale
d’altra natura e, per contro, pazienti con nevralgia del trigemino, sottoposti ad inutili estrazioni
dentarie…Molti pazienti giungono all’osservazione dell’algologo dopo essere stati privati di tutti i
denti nella vana speranza di controllare un dolore che, anche se è avvertito nei denti, non dipende
da una malattia dei denti.

N.B.: Posta la diagnosi, la nevralgia del trigemino può essere curata con successo in quasi
tutti i pazienti.

Ogni paziente con nevralgia del trigemino dev’essere sottoposto ad uno studio TAC o RMN per
escludere una causa tumorale (presente nell’1-2% dei casi). Esclusa questa causa, che se c’è
richiede un trattamento neurochirurgico diretto a rimuovere il tumore, si deve trattare la nevralgia in
quanto tale, con i mezzi adeguati.

Alcuni concetti devono essere tenuti a mente:

1. sono inefficaci i comuni antidolorifici (persino la morfina),


2. sono inutili i polivitamici, i neurotrofici ed altri prodotti similari e non è indicata nessuna
terapia fisica (TENS, laser-terapia, magneto-terapia, agopuntura, eccetera).

La CURA DELLA NEVRALGIA DEL TRIGEMINO si basa su due linee di trattatamento che sono:

1. la terapia farmacologia con gli antiepilettici


2. la terapia chirurgica.

...se i farmaci sono efficaci e tollerati, la cura si basa sulla loro regolare
e disciplinata assunzione: se, come accade in circa la metà dei casi, i
farmaci non sono tollerati o non sono efficaci, si deve ricorrere al
trattamento chirurgico...
 
La terapia farmacologica
   La terapia farmacologia consiste nell'uso dei seguenti farmaci antiepilettici:

Carbamazepina

Oxacarbazepina

Difenilidantoina

Lamotrigina

Gabapentin

Pregabalin

La terapia chirurgica 
   Le cure chirurgiche consistono in alcune procedure percutanee poco invasive (fra le quali quella
più efficace è la termorizotomia trigeminale a radiofrequenza) ed un intervento "a cielo aperto" (la
decompressione microvascolare che prevede la craniotomia). 

   La Termorizotomia trigeminale a radiofrequenza prevede l’inserimento di un ago nel forame della


base cranica attraverso il quale il trigemino esce dal cranio. Raggiunta la radice del nervo si invia
una corrente a radiofrequenza che produce il riscaldamento del tessuto nervoso in quella sede,
responsabile della distruzione di un certo numero di fibre nervose con conseguente controllo del
dolore e parziale riduzione della sensibilità facciale nella sede del dolore.

   Basata sull'ipotesi che la nevralgia del trigemino sia dovuta alla compressione della radice del
trigemino da parte di un'arteria con decorso anomalo, la Decompressione microvascolare
prevede l’apertura del cranio per raggiungere la radice del trigemino ed interporre fra questa e
l’arteria con decorso anormale una spugnetta che impedisce all’arteria di comprimere la radice.

   La scelta fra i due interventi è subordinata alle seguenti considerazioni:

1. se il paziente è giovane (in questo caso se ha mano di 60 anni) ed è in buone condizioni


generali (non ha malattie del cuore o dei polmoni, non è diabetico, non soffre di
ipertensione arteriosa, eccetera) si considera l'opportunità di eseguire la Decompressione
microvascolare. In questo caso il paziente dev'essere sottoposto a Risonanza Magnetica
Nucleare per accertare se c'è realmente la compressione della radice del trigemino da
parte di un'arteria (il cosiddetto "conflitto neurovascolare"). Se la Risonanza Magnetica
Nucleare non visualizza la compressione della radice del trigemino da parte dell'arteria si
esclude categoricamente l'intervento di Decompressione microvascolare (...in questo caso
non c'è nulla da "decomprimere"...) e si propone al paziente la Termorizotomia trigeminale
a radiofrequenza. Al contrario, se la Risonanza Magnetica Nucleare ha visualizzato la
compressione della radice del trigemino da parte dell'arteria si propone al paziente la
Decompressione microvascolare, spiegandogli quanto segue: 

la Termorizotomia trigeminale elimina il dolore della nevralgia del trigemino lasciando una
riduzione della sensibilità facciale nella sede dove prima c'era il dolore. Questo significa che in
quella sede dopo l'intervento il paziente avvertirà un pò meno il tatto ed avvertirà la puntura come
se fosse un semplice toccamento;
il controllo del dolore da nevralgia del trigemino dopo la Termorizotomia trigeminale a
radiofrequenza può essere definitivo o durare qualche anno: statisticamente, è prevedibile che 5
anni dopo l'intervento metà dei pazienti siano ancora senza dolore e metà abbiano di nuovo dolore
e richiedano la ripetizione della procedura;

un concetto che il paziente deve avere ben chiaro è il seguente: più la Termorizotomia trigeminale
a radiofrequenza produce riduzione della sensibilità facciale nella sede dove prima c'era il dolore e
più si mantiene il risultato dell'intervento...Al contrario, più è lieve la riduzione della sensibilità
facciale e più è probabile che il paziente abbia una precoce recidiva del dolore...Per contro, più la
Termorizotomia trigeminale a radiofrequenza produce riduzione della sensibilità facciale e più è
probabile che il paziente abbia dopo l'intervento "disturbi da denervazione" che consistono in
spiacevoli sensazioni di formicolio, di bruciore, di punture di spilli e di fastidiso intorpidimento del
viso...Quindi, il minimo grado di riduzione della sensibilità facciale sufficiente a controllare il dolore
della nevralgia del trigemino dev'essere considerato il risultato ottimale anche se espone al rischio
di una relativamente precoce recidiva del dolore (qualche anno): in questo caso, la Termorizotomia
trigeminale può essere ripetuta senza problemi particolari;

si tenga presente che l'esecuzione della Termorizotomia trigeminale a radiofrequenza è


assolutamente indolore e comporta un ricovero di 1-2 giorni senza particolari rischi operatori:
quindi, la ripetizione dell'intervento in caso di recidiva del dolore dopo qualche anno rappresenta
un disagio realmente minimo per il paziente...Per contro, l'aver prodotto una marcata riduzione
della sensibilità facciale del viso con l'obiettivo di rendere permanente il risultato dell'intervento
espone il paziente al rischio di avere i "disturbi da denervazione" prima descritti...questo è il vero
ed unico rischio della procedura;

la Decompressione microvascolare elimina il dolore della nevralgia del trigemino senza riduzione


della sensibilità facciale nella sede dove prima c'era il dolore. Questo è il risultato ottimale che però
non è sempre conseguibile: tralasciando le complicanze maggiori, dopo l'intervento, infatti, può
residuare una riduzione dell'udito e non è infrequente la riduzione della sensibilità facciale nella
sede dove prima c'era il dolore;

il controllo del dolore da nevralgia del trigemino dopo la Decompressione microvascolare può
essere definitivo o durare qualche anno: statisticamente, è prevedibile che 10 anni dopo
l'intervento metà dei pazienti siano ancora senza dolore e metà abbiano di nuovo dolore;

1. se il paziente è anziano (in questo caso se ha più di 60 anni) o non è in buone condizioni
generali (ha malattie del cuore o dei polmoni, è diabetico, soffre di ipertensione arteriosa,
eccetera) si scarta in ogni caso la Decompressione microvascolare che esporrebbe a rischi
eccessivi. In questo caso il paziente dev'essere sottoposto alla Termorizotomia
trigeminale a radiofrequenza .
La Nevralgia del Trigemino nella Sclerosi Multipla
La nevralgia del trigemino figura spesso fra i sintomi della sclerosi multipla, presentandosi con un
dolore facciale a pugnalata o a scarica elettrica, per lo più unilaterale, scatenato dal toccamento di
qualche parte del viso, dal parlare, dal masticare, dal bere, dall’esporsi al freddo o ad un semplice
soffio di vento. Nelle zone facciali interessate dal dolore, l’esame clinico evidenzia una sensibilità
normale o piccole zone “intoccabili” che se appena sfiorate scatenano l’attacco doloroso. A volte,
l’esame evidenzia anche una lieve riduzione della sensibilità o l’indebolimento del riflesso
corneale.

Terapia farmacologica

   Come la nevralgia del trigemino essenziale, anche quella nella sclerosi multipla risponde ai
farmaci antiepilettici (carbamazepina, oxacarbazepina, difenilidantoina, lamotrigina e
gabapentin, pregabalin). Anche in questo caso, al di fuori di questi farmaci, è inutile qualsiasi
altra terapia farmacologica e sono inefficaci l’agopuntura e le infiltrazioni. Poichè la nevralgia
può avere andamento periodico, ciascuno di questi trattamenti può sembrare efficace se, dopo
qualche settimana o mese di terapia, la nevralgia del trigemino va in remissione spontanea,
lasciando credere che questa sia dovuta alla cura…

Terapia chirurgica

   Anche nella nevralgia del trigemino nella sclerosi multipla la terapia di prima scelta è quella
farmacologica con gli antiepilettici ed il ricorso alla terapia chirurgica è giustificato se i farmaci
sono insufficienti, non tollerati o non applicabili per la scarsa collaborazione del paziente che
“dimentica” o “rifiuta” di assumerli alle posologie ed agli orari indicati. A proposito della tollerabilità
dei farmaci, va osservato che spesso nei pazienti con sclerosi multipla la carbamazepina ed i
suoi analoghi riducono le residue capacità di movimento del paziente. Questo rappresenta
sovente un problema grave: il farmaco, infatti, controlla la nevralgia ma peggiora la qualità di vita
del paziente riducendone l’autonomia. In questi casi, s’impone il ricorso alla terapia chirurgica.
A questo proposito, si rammenta che la Decompressione microvascolare non è indicata perché la
causa non è il conflitto neurovascolare, mentre è indicata la Termorizotomia trigeminale a
radiofrequenza.

   In sintesi, quel che è importante che il paziente con nevralgia del trigemino in sclerosi multipla
sappia è che:

1. il suo dolore facciale può essere curato;


2. per curarlo spesso non si può usare la terapia farmacologica perché questa compromette
troppo la sua capacità di muoversi;

3. la scelta ottimale è la Termorizotomia trigeminale a radiofrequenza.


Introduzione
La nevralgia trigeminale interessa il volto ed è stata, descritta in termini molto drammatici
già da vari secoli. Il dolore trigeminale si distribuisce secondo un "pattern" geometrico,
seguendo la distribuzione delle branche del trigemino, nella parte alta, media o bassa del
viso, il che corrisponde alla regione orbitaria (intorno all'occhio), mascellare (di lato al
naso) o mandibolare. Si propaga ad accessi "elettrici" della durata di pochi secondi.
Rimane una "sofferenza di base", angosciante, che non si caratterizza tanto per la
presenza di dolore, quanto per la paura del dolore ad ogni minimo movimento o stimolo
del viso.
A volte succede che dopo un periodo "critico" di settimane o di mesi il dolore
improvvisamente scompaia, talora in coincidenza di un trattamento terapeutico, anche
"atipico" (vitamine, agopuntura etc.), o addirittura spontaneamente. Spesso però si
ripresenta.
Trattamento
Il trattamento terapeutico standard si fa con Carbamazepina, Dintoina e recentemente
Gabapentin, Oxcarbazepina e Lamotrigina. Tutti hanno dimostrato una certa efficacia,
anche instillazioni endoculari di anestetico locale. La risposta immediata in genere è
buona. Il farmaco più collaudato fra tutti è la Carbamazepina, ma questi come gli altri del
gruppo presenta degli svantaggi. Primo tra tutti la necessità di assunzione cronica con
effetti collaterali spiacevoli. La carbamazepina in particolare provoca sonnolenza vertigini
ed alterazioni della crasi ematica (emocromo, funzionalità epatica etc.).
Prima o poi si pone il problema di un trattamento chirurgico che può essere effettuato in
due modi fondamentali: per via percutanea, in anestesia locale o in leggera sedazione, o
per via transcranica, in anestesia generale, con apertura del cranio (fossa cranica
posteriore). La via percutanea è senz'altro quella più immediata e con minori rischi.
L'animazione illustra il procedimento nei dettagli: l'ago viene inserito secondo punti di
repere predeterminati in rapporto all'occhio, all'orecchio ed alla bocca verso un foro della
grandezza di circa 7 mm di diametro alla base del cranio per raggiungere il ganglio di
Gasser. Qui convergono le fibre "dolorifiche" e della sensibilità facciale.
VIA PERCUTANEA
Ci sono vari metodi per la distruzione/riduzione delle fibre dolorifiche:
1. l'uso del calore di un sistema a radiofrequenza,
2. la compressione con un palloncino,
3. l'iniezione di sostanze "lesive".
Noi preferiamo la radiofrequenza ("pulsata" e standard) o, in alternativa, l'iniezione del
glicerolo. Parliamo in questi casi di rizolisi a radiofrequenza e rizolisi glicerolica. Nei casi
"resistenti" usiamo il "palloncino" o
"microcompressione" percutanea.

 La rizolisi a radiofrequenza è una tecnica molto


sofisticata, per la quale ci avvaliamo di un
apparecchio di nuovissima generazione (siamo
tra i primi ad usarlo in Italia), che permette una
localizzazione somatotopica dell'area sensibile.
In pratica viene identificata l'area dolente e viene
prodotta una lesione là dove passano le fibre
nervose di quell'area. La lesione viene eseguita in
anestesia strettamente locale. L' ago usato è più
sottile rispetto a tecniche simili e quindi più delicato. Il paziente anche anziano
tollera bene l'intervento (eseguito in anestesia locale), e poche ore dopo può
essere dimesso. L'incidenza di complicazioni è trascurabile ed in genere di lieve
entità. La sensibilità facciale può essere preservata, e ciò è di particolare
importanza nei pazienti giovani. Eccezionalmente si può decidere, valutando in
tempo reale la situazione e discutendone col paziente, che è sempre sveglio
durante la procedura, di effettuare una lesione più marcata, che comporta però il
rischio di una alterazione, in genere "accettabile" della sensibilità. (Il breve filmato
mostra l'inserzione dell'ago nel paziente sveglio).
 La rizolisi glicerolica, come gli altri interventi percutanei, si basa sull'ipotesi che la
"riduzione" delle afferenze algiche riduca l'eccitabilità dei centri nervosi. Preserva
la sensibilità facciale (ma c'è una certa variabilità in rapporto all'esperienza
dell'operatore ed alla quantità di sostanza iniettata). Anche in questo caso l'ago è
molto sottile e a poche ore dall'intervento, il paziente, anche anziano può essere
dimesso.

La microcompressione percutanea con palloncino, richiede ugualmente la


penetrazione di un ago nel ganglio di Gasser. L' ago in questo caso ha un diametro
maggiore (circa 3 mm). Attraverso il suo lume, un catetere viene sospinto fino al
ganglio di Gasser ed il palloncino alla sua estremità viene "gonfiato" "schiacciando"
le fibre termodolorifiche. Non sempre preserva la sensibilità facciale (ma c'è una
certa variabilità in rapporto all'esperienza dell'operatore) e talora produce deficit
della masticazione ed eccezionalmente del movimento oculare. Questo intervento
viene praticato con una leggere sedazione. Le immagini a fianco dimostrano il
"palloncino" nell'ago e radiograficamente, nel ganglio di Gasser mentre "schiaccia"
il nervo.
Maggiori dettagli sulla microcompressione del ganglio di Gasser (palloncino) e sulla
radiochirurgia sono accessibili seguendo il link.

APPROCCIO TRANSCRANICO

L'approccio trans-cranico è più rischioso, anche se in


mani esperte la percentuale di complicazioni è bassa.
Viene eseguito in anestesia generale, esponendo la radice
del trigemino all'interno del cranio. Si basa sull'ipotesi che
l'ipereccitabilità delle fibre dolorifiche sia scatenata da un
conflitto "vascolare", rimovibile chirurgicamente, (nella figura a fianco). In
anestesia generale, si apre il cranio dietro l'orecchio e si interpone un pezzo di muscolo o
di materiale sintetico tra il nervo ed il vaso causa del conflitto, come illustrato nell'ultima
immagine. Un'alternativa è quella di "sospendere", con un punto, il vaso lontano dal
nervo. E' sicuramente sconsigliato per le persone anziane ed anche questo metodo "più
invasivo" comporta recidive. Dalle statistiche del Massachusetts General Hospital, uno
degli ospedali più prestigiosi degli USA, risultano il 79% di risultati immediati, ed 73% di
rsultati a lungo termine che deve essere paragonato al 60% circa del risultato a lungo
termine per le procedure percutanee (vedi riferimenti scientifici qui di seguito).

Gent.mi Professori, mia madre da ottobre del 2003 soffre di


una nevralgia del trigemino. I primi sintomi si sono
manifestati dopo l'applicazione di una protesi dentaria: ha
iniziato a sentire le prime fitte ( che lei definisce scariche
elettriche) proprio in corrispondenza del dente a cui era
agganciata la protesi. Purtroppo la nevralgia non le è stata
diagnosticata subito perché secondo il nostro dentista si
trattava di un problema odontoiatrico: il dente da cui
partivano le fitte è stato devitalizzato e poi asportato con
somministrazione di alcuni cicli di antinfiammatori e
antibiotici. Le fitte sono scomparse e si sono ripresentate
dopo circa un mese più frequenti e più intense; solo a
gennaio del 2004 uno stomatologo le ha diagnosticato la
nevralgia al trigemino e le ha prescritto il Tegretol prima in
100 mg al giorno e poi 200 mg. giornalieri. La dose è stata
confermata anche dopo la visita neurologica.
Il farmaco inizialmente ha attenuato i sintomi che,
comunque, non sono del tutto scomparsi; abbiamo notato
una cadenza ciclica nella loro manifestazione: le fitte si
presentavano circa una volta al mese, duravano per una
settimana ed erano, soprattutto durante i mesi estivi, di
debole intensità. A partire da gennaio del 2005 la cadenza
ciclica dei sintomi si è persa e si sono verificate crisi molto
acute con numerosissime fitte, molto intense come dolore.
Il neurologo ha aumentato la dose di Tegretol a 300 mg al
giorno, i sintomi sono scomparsi per 20 gg. e poi si sono
ripresentati, in maniera identica, senza più scomparire fino
a oggi.
Mia madre non vorrebbe aumentare ulteriormente la dose di
Tegretol perché ha problemi di ipertensione, è stata operata
alla tiroide con asportazione totale, porta avanti una cura
per la bronchite e teme i vari effetti collaterali del Tegretol;
sta pensando di ricorrere all'intervento chirurgico. Ci è stato
detto che sono possibili per lo meno due tipi di intervento:
la microcompressione del ganglio di Gasser e la
decompressione vascolare.
Vorrei sapere se da quanto avete letto, e considerata l'età di
mia madre (68 anni), è il caso, secondo voi, di ricorrere alla
chirurgia o se invece riuscirebbe a risolvere il problema
solo con la terapia farmacologica e quale intervento,
eventualmente, ritenete sia il più adatto.
Grazie per l'attenzione, attendo con fiducia una vostra
risposta.
Gentile Signore,

è abbastanza tipico per la nevralgia del trigemino manifestarsi sotto le


mentite spoglie di un dolore dentale. E' ugualmente tipica l'iniziale
risposta alla terapia medica, anche la più blanda, mentre col tempo
l'effetto dei farmaci si attenua. Nel caso di sua madre potrebbe perciò
essere indicato un intervento percutaneo (rizolisi) che io eseguo anche
in persone novantenni. Per i dettagli può consultare il sito:
www.neurochirurghi.com

Cordili saluti,

Dr. Franco Caputi

  #1 - scritto giovedì 7 aprile 2005 - ore: 20.58.18

Risponde dal 2005 il medico Gentile signore,


Dr. Antonio Colamaria
soltanto quando
Specializzato in:
Neurochirurgia nella nevralgia dl
Esercita a: trigemino fallisce
BARI (BA)
MOLFETTA (BA) la terapia medica,
si passa
all'approccio
chirurgico. Nel
caso di sua
madre, bisogna
capire qual'è il più
indicato, ad
esempio la
decopressione
vascolare
(JANNETTA) si
effettua nei
conflitti neuro-
vascolari
documentati.
Quindi le
consiglio un
migliore
approfomdimento
diagnostico prima
di prendere in
considerazione
qualsiasi tipo di
intervento
chirurgico.
Spero di esserLe
stato di aiuto e
può contattarmi
per ogni ulteriore
informazione.

Distinti saluti

Risponde dal 2006 il medico Buongiorno,ha


Dr. Fabio Gramaglia
fatto molto bene
Specializzato in:
Odontoiatria e odontostomatologia a consultare il
Esercita a: neurologo,cosi'
ALESSANDRIA (AL)
da poter
escludere la
nevralgia del
trigemino che e'
cosa molto seria
e debilitante.In
quanto invece all'
esclusione
dell'ipotesi che si
tratti del dente a
lei curato solo
perche' i test
termici
Risponde dal 2004 il medico gentile paziente,
Medico non più iscritto
concordo pienamente
col collega
precedente.
la saluto
cordialmente

#2 - scritto ven
erdì 21 luglio
 
2006 - ore: 11.
12.05

Risponde dal 2004 il medico Anche io pienamente.


Dr. Pietro Convertino
Comunque proverei a
Specializzato in:
Odontoiatria e odontostomatologia devitalizzarlo e
Esercita a: valuterei come và.
ALBEROBELLO (BA)
Saluti
Dr. Pietro Convertino

#3 - scritto ven
erdì 21 luglio
 
2006 - ore: 13.
23.25

Replica dell' Grazie per le vostre


Utente 12165
risposte!
Provvederò al più
presto a fare quanto
mi consigliate.

Saluti

#4 - scritto venerdì 21
luglio
2006 - ore: 14.36.47

Risponde dal 2003 il medico Le consiglierei di


Dr. Maria Cristina Brotto
andare dal suo
Specializzato in: dentista a farsi fare
Odontoiatria e odontostomatologia
una radiografia
Esercita a:
MILANO (MI) endorale della parte
interessata ed
eventualmente una
ortopantomografia
per avere una visione
più ampia e valutare
meglio se il dente
otturato è da
devitalizzare o ci
sono altri problemi
cordiali saluti e mi
auguro che a Roma
sia meno caldo che a
Milano M.Cristina
Brotto

#5 - scritto ven
erdì 21 luglio
 
2006 - ore: 21.
08.14

Risponde dal 2006 il medico In accordo con il suo


Dr. Marco Capozza
dentista potrebbe
Specializzato in:
Odontoiatria e odontostomatologia effettuare una
Esercita a: Ortopantomografia e
LECCE (LE)
delle Rx endorali
(anche tipo "Full
endorale"). Se per
pulizia effettuata
intende la sola
ablazione del tartaro
con ultrasuoni,
potrebbe essere
necessaria una
ulteriore valutazione
delle condizioni
parodontali, per una
eventuale levigatura
radicolare.

Saluti
Dott. Marco Capozza

#6 - scritto ven
erdì 21 luglio
 
2006 - ore: 21.
43.28

Risponde dal 2000 il medico caro paziente ,


Dr. Paolo Patrucco
tutte le risposte dei
Specializzato in:
Odontoiatria e odontostomatologia colleghi sono da me
Esercita a: condivise aggiungerei
CASALE MONFERRATO (AL)
solo l'eventuale
controllo gnatologico
dell'occlusione,il
combaciamento dei
denti ,per evitare che
qualche precontatto
susseguente alle
cure crei i problemi
da lei manifestati.
A presto
Dr Patrucco

#7 - scritto gio
vedì 27 luglio
 
2006 - ore: 10.
37.43

Risponde dal 2002 il medico Una diagnosi on line


Dr. Enio Dell'artino
di una situazione
Specializzato in:
Odontoiatria e odontostomatologia come la Sua non è
Esercita a: semplice.
FIRENZE (FI)
Si potrebbe trattare di
un problema ad un
dente, al seno
mascellare, ma
anche all'Atm
(soprattutto se le
ottuazione sono
"basse" e la
masticazione quindi
"sbilanciata".
Quindi effettivamente
una Visita accurata
nel Suo caso la
consiglierei
vivamente.
Cordiali Saluti

#8 - scritto sab
ato 5 agosto
 
2006 - ore: 4.4
5.25

Risponde dal 2006 il medico Concordo con il Dr.


Dr. Daniele Tonlorenzi
Dell'Artino, la
Perfezionato in:
Gnatologia clinica sintomatologia
Esercita a: esposta depone
CARRARA (MS)
secondo me per una
malocclusione, forse
un precontatto (dente
che tocca prima).
Dr. Daniele
Tonlorenzi Prof A. C.
Università Pisa
Studio privato
Carrara

soffro di nevralgia del trigemino, sulla II e III branca destra, da 30


anni!
nel corso di tutti questi anni ho provato di tutto... pranoterapia, agopuntura, terapia
farmacologica (tegretol - tolep - oxicontin).
Sono stata sottoposta a terapie quali le tens ed i blocchi praticati presso il centro di
Terapia del Dolore della mia città.
Nel 1986 ho subito "intervento di termolesione percutanea del ganglio di Gasser". Esito:
niente dolore per 3 mesi poi tutto è tornato come prima.
Nel 2004 ho subito un blocco periferico sulla II branca dx con lidocaina 0,3 mil. Esito:
buono sulla branca trattata; continuazione del dolore sulla III branca.
Ora ho letto del nuovo intervento chirurgico per sollevare dal nervo l'arteria che lo
comprime e sarei anche interessata.
Nutro ancora il timore di sentirmi dire come nell'86 che "io faccio parte di quel 10% di
ammalati che non rispondono all'intervento".
Due domande:
1) percentuali di riuscita
2) l'intervento è mutuabile? se no: relativi costi.
 
Ringrazio per l'attenzione e la risposta che, non ho dubbi, vorrete gentilmente fornirmi.
 
Coraggio a tutti coloro che si trovano nella mia stessa situazione. Occorre vivere e non
sopravvivere!!!
 
pagi
 

IP tracciato
Prima di sottoprsi ad intervento chirurgico, di cui non essendo medico non sono in grado di
dare infromazioni, le suggerisco di provare un integratore serotoninergico,  Serplus Giofarma
srl.
 
Tale integartore è in grado di potenziare il sistema serotoninergico fortemente resposnabile del
dolore.
 
 
La Nevralgia del trigemino si manifesta con dolore al viso, spesso solo nella regione
mandibolare. Il dolore viene scatenato dai movimenti della bocca. La terapia è inizialmente
medica, ma col tempo questa risulta inefficace. Dà invece buoni risultati l'intervento chirurgico,
che può essere di due tipi:
1. in anestesia locale, con una ago che attraverso la guancia che raggiunge il ganglio di
Gasser bloccando il dolore (ossia la conduzione del dolore dal viso)
2. in anestesia generale, aprendo il cranio per visualizzare il trigemino all'uscita dal tronco
cerebrale e rimuovere un conflitto vascolare responsabile del dolore.
Entrambi gli interventi garantiscono buoni risultati, rispettivamente nel 60-70 e nell'80-90 %
dei casi e può succedere che chi non ha trovato giovamento dall'uno, lo trovi invece dall'altro.
Qui di seguito si parla nel dettaglio della malattia, con le moderne opzioni terapeutiche.

Nevralgia del trigemino: introduzione

La nevralgia trigeminale interessa il volto ed è stata, descritta in termini molto drammatici già
da vari secoli. Il dolore trigeminale si distribuisce secondo un "pattern" geometrico, seguendo
la distribuzione delle branche del trigemino, nella parte alta, media o bassa del viso, il che
corrisponde alla regione orbitaria (intorno all'occhio), mascellare (di lato al naso) o
mandibolare. Si propaga ad accessi "elettrici" della durata di pochi secondi. Rimane una
"sofferenza di base", angosciante, che non si caratterizza tanto per la presenza di dolore,

quanto per la paura del dolore ad ogni minimo movimento o stimolo del viso.
A volte succede che dopo un periodo "critico" di settimane o di mesi il dolore improvvisamente
scompaia, talora in coincidenza di un trattamento terapeutico, anche "atipico" (vitamine,
agopuntura etc.), o addirittura spontaneamente. Spesso però si ripresenta.

Nevralgia del trigemino: trattamento

Il trattamento terapeutico standard si fa con Carbamazepina, Dintoina e recentemente


Gabapentin, Oxcarbazepina e Lamotrigina. Tutti hanno dimostrato una certa efficacia, anche
instillazioni endoculari di anestetico locale. La risposta immediata in genere è buona. Il
farmaco più collaudato fra tutti è la Carbamazepina, ma questi come gli altri del gruppo
presenta degli svantaggi. Primo tra tutti la necessità di assunzione cronica con effetti collaterali
spiacevoli. La carbamazepina in particolare provoca sonnolenza vertigini ed alterazioni della
crasi ematica (emocromo, funzionalità epatica etc.).

Prima o poi si pone il problema di un trattamento chirurgico che può essere effettuato in due
modi fondamentali: per via percutanea, in anestesia locale o in leggera sedazione, o per via
transcranica, in anestesia generale, con apertura del cranio (fossa cranica posteriore). La via
percutanea è senz'altro quella più immediata e con minori rischi. L'animazione illustra il
procedimento nei dettagli: l'ago viene inserito secondo punti di repere predeterminati in
rapporto all'occhio, all'orecchio ed alla bocca verso un foro della grandezza di circa 7 mm di
diametro alla base del cranio per raggiungere il ganglio di Gasser. Qui convergono le fibre
"dolorifiche" e della sensibilità facciale.

Via percutanea

Ci sono vari metodi per la distruzione/riduzione delle fibre dolorifiche:

1. l'uso del calore di un sistema a radiofrequenza,


2. la compressione con un palloncino,
3. l'iniezione di sostanze "lesive".

Noi preferiamo la radiofrequenza "pulsata" o, in alternativa, l'iniezione del glicerolo. Parliamo in


questi casi di rizolisi a radiofrequenza e rizolisi glicerolica.
 La rizolisi a radiofrequenza è una tecnica molto sofisticata, per la quale ci avvaliamo
di un apparecchio di nuovissima generazione (siamo tra i primi ad usarlo in Italia), che
permette una localizzazione somatotopica dell'area sensibile. In pratica viene
identificata l'area dolente e viene prodotta una lesione là dove passano le fibre nervose
di quell'area. Questa tecnica viene eseguita in anestesia strettamente locale. L' ago
usato è più sottile rispetto a tecniche simili e quindi più delicato. Il paziente anche
anziano tollera bene l'intervento (eseguito in anestesia locale), e poche ore dopo può
essere dimesso.

L'incidenza di complicazioni è trascurabile ed in genere di lieve entità. La sensibilità


facciale viene preservata, e ciò è di particolare importanza nei pazienti giovani.
Eccezionalmente si può decidere, valutando in tempo reale la situazione e discutendone
col paziente, che è sempre sveglio durante la procedura, di effettuare una lesione
leggermente più marcata. (Il breve filmato mostra l'inserzione dell'ago nel paziente
sveglio).

 
 La rizolisi glicerolica, come gli altri interventi percutanei, si basa sull'ipotesi che la
"riduzione" delle afferenze algiche riduca l'eccitabilità dei centri nervosi. Preserva la
sensibilità facciale (ma c'è una certa variabilità in rapporto all'esperienza dell'operatore
ed alla quantità di sostanza iniettata). Anche in questo caso l'ago è molto sottile e
poche ore dopo l'intervento il paziente anche anziano può essere dimesso.
Approccio transcranico

L'approccio trans-cranico è più rischioso, anche se in mani


esperte la percentuale di complicazioni è bassa. Viene
eseguito in anestesia generale, esponendo la radice del
trigemino all'interno del cranio. Si basa sull'ipotesi che
l'ipereccitabilità delle fibre dolorifiche sia scatenata da un
conflitto "vascolare", rimovibile chirurgicamente, (nella figura
a fianco). In anestesia generale, si apre il cranio dietro
l'orecchio e si interpone un pezzo di muscolo o del materiale sintetico tra il
nervo ed il vaso causa del conflitto, come illustrato nell'ultima immagine. Un'alternativa è
quella di "sospendere" con un punto il vaso lontano dal nervo. E' sicuramente sconsigliato per
le persone anziane ed anche questo metodo "più invasivo" comporta recidive.

nevralgia del Trigemino Tipica –


parte1  
Attualità di terapia microneurochirurgica
La nevralgia del trigemino è un sintomo di iperfunzione del nervo sensitivo della faccia, che provoca frecciate di dolore, senso

di stilettata al volto, scariche elettriche improvvise, di durata variabile (in genere alcuni secondi), del tutto spaventose per la

loro intensità ed insopportabili. L’inizio talora è graduale, in genere a ciel sereno.

I pazienti ricordano l’insorgenza della nevralgia come ‘attacco memorabile’.

Non lo dimenticheranno più.

L’andamento della nevralgia è assai variabile e mutevole nel tempo, con periodi di esacerbazione alternati ad altri di relativa

quiete dalle scariche dolorose.

La causa (etiologia)

La nevralgia del trigemino NON può più essere definita come essenziale, cioè senza causa.Essa è generalmente sintomatica,

cioè scatenata dalle continue pulsazioni di una arteria della fossa cranica posteriore, contro la sostanza del nervo, che viene

demileinizzato ( cioè viene ‘rovinato’ il rivestimento delle fibre), con successivo inizio dei sintomi. Questa situazione si chiama

conflitto vaso-nervo. Essa può essere con immediatezza diagnosticata in base alla storia clinica e da una risonanza magnetica

3D, ad alta definizione (sono importanti le sezioni assiali) ed angiorisonanza di accompagnamento. Non vi sono farmaci

specifici che curino tale sintomo doloroso e che ‘paralizza’ la vita del paziente: i farmaci sinora usati sono antiepilettici ed

agiscono solo lenendo il dolore, in quanto si distribuiscono a tutti i neuroni del sistema nervoso centrale e del tronco encefalico

(dove risiede il nucleo sensitivo del trigemino) e quindi non hanno alcuna specificità, accompagnandosi per di più a effetti

collaterali pesanti ed alla necessità di aumentare continuamente la loro dose per ottenere qualche effetto.

La terapia ‘causale’, cioè che risolve il ‘primum movens’ della nevralgia.

Le pratiche chirurgiche atte a devitalizzare il nervo non agiscono sulla causa della nevralgia (che, ripeto, è costituita dal vaso

in conflitto col nervo stesso), per cui, nella mia opinione, la tecnica della termocaogulazione, del palloncino, dell’immissione di

glicerolo nel gangio trigeminale e certi metodi radiologici, dovrebbero essere considerate ‘obsolte’. Tali consuetudini

terapeutiche lasciano disturbi della sensibilità del volto, non sono risolutive perché non ‘tolgono’ la causa del problema e

vanno soggette a numerose recidive del dolore nevralgico. Certi metodi di radioterapia, proposti negli ultimi anni, hanno

anch’essi un effeto distruttivo sulle fibre del nervo, per lo più seguiti da recidive della nevralgia a distanza più o meno breve

dui tempo.
Cosa fare allora?

Sfruttando le modernissime tecniche di neuroanestesia, io consiglio,anche in base alla lunga esperienza nel trattamento del

dolore facciale, un intervento in anestesia generale, che non fa percepire alcun dolore, volto ad allontanare stabilmente il vaso

dal nervo trigemino, a togliere quindi la causa prima, il primum movens della demienizzazione, con effetto immediato di

scomparsa del dolore, per scomparsa del ‘conflitto’ vaso-nervo, cioè della ‘spina irritativi, che eccita abnormemente il nervo ed

il suo nucleo. La mielinizzazione del tratto di nervo trigemino interessato è poi opera del sistema nervoso centrale, dopo che la

decompressione è stata eseguita ed avviene indipendentemente dalla nostra volontà, in completa assenza di crisi,

primariamente dovute all’atto ‘liberatorio’ di decompressione vascolare.

Il tutto utilizzando modernissime tecniche di Microneurochirurgia, strumenti speciali e delicatissimi e potenti microscopi in sala

operatoria.

Tecnica chirurgica personale

L’incisione per raggiungere il trigemino viene effettuata subito dietro l’orecchio,l’apertura ossea per raggiungere il nervo è ‘a

minima’e, sfruttando la lateralità estrema di ‘approccio’ al conflitto: non viene spatolato o retratto il cervelletto, che rimane

indenne per tutto l’intervento, senza le tipiche e note conseguenze della retrazione cerebellare.

La posizione sul letto operatorio è supina, col capo ruotato controlateralmente a quello da operare.

La degenza post-operatoria non supera, mediamente, i 4 giorni, dopo di chè il paziente viene dimesso.

La metodica descritta,con preservazion delle strutture cerebellari ed accesso mirato e specifico al nervo trigemino per la

decomprimere dalla sua superficie dal vaso causante il conflitto, viene chiamata via ‘extreme lateral iuxtasigmoid approach

(via E.L.I.S.A). Questa tecnica di microchirurgia è stato per la prima volta proposta dallo scrivente che ha così perfezionato, in

sue mani il metodo microchirurgico, risultato sinora il più innovativo ed efficacie nella risoluzione della nevralgia. Il dolore

scompare non appena si allontana definitivamente l’arteria dalla sua ‘compagnia’ assai stretta e ‘scomoda’ col nervo.

Altre cause di dolore trigeminale, in percentuale del 2 o 3 per cento al massimo, sono provocate da tumori beningni, come il

meningima del temtorio o il neurinoma del trigemino, provocano sì dolori (sempre dovuti alla spinta di un’arteria da parte del

tessuto tumorale a ledere ulteriormente le fibre), ma accompagnati da disturbi tipo formicolio al volto,sensazioni strane al

tatto (distestesia), che mai si rilevano nella nevralgia tipica.

La rapidà della diagnosi, clinico-radiologica, la eseguibilità dell’intervento microchirurgico con la via E.l.I.S.A. praticamente

anche oltre i novant’anni fanno di questo metodo la scelta migliore in tutti i sensi, volta alla risoluzione di uno dei dolori

giudicati più intensi, di cui soffre l’umanita’.

Ma come si mantiene la decompressione dell’arteria ed il stabile allontanamento dal nervo?

Spostando l’arteria con particolari microstrumenti,essa,in genere, assume una nuova posizione, ‘via’ dal nervo,

spontaneamente. In questa posizione l’arteria viene subito bloccata con colla di fibrina e di poi rivestita da falde morbidissime

di teflon, che creano uno stabile intonaco sulla parete arteriosa, prevenendone lo scivolamento o la caduta nella pregressa

posizione e quindi la ‘recidiva’ del dolore.

Il rateo di recidiva e di complicanze postoperatorie, per un lasso di tempo di dieci anni dalla scomparsa del dolore a seguito di

microdecompressione vascolare semplice (come viene definita la metodica ELISA, che NON interpone teflon tra arteria e vena,

ma letteralmente sposta in altro sito l’arteria stessa), è asintotico con lo zero,valutabile tra lo zero e, al massimo, tra l’ 1 e

2%, almeno nelle mie mani.

Note conclusive

Il programma terapeutico è già stato definito in altre pubblicazioni come T.N.E.S., cioè trigeminal nevralgia early surgery, vale

a dire microchirurgia precoce, una volta individuata la corretta diagnosi e eseguita la RMN 3D al alta definizione per lo studio
del conflitto.

Perdere ulteriore tempo con farmaci che dovrebbero curare l’epilessia e non la nevralgia del trigemino, sopportare i loro effetti

collaterali, provare metodi alternativi quali prima accennnati, significa sempre ritardare il problema, esporsi a fortissimi rischi

(es. rottura della carotide endocranica quando l’ago infilato nel ganglio di Gasser dovesse superare la sua barriera durale),

significa rimandare un problema risolvibile con modernità interventistica (la microchirurgia) e interrompere i dolori tremendi

della nevralgia, eliminando la sua causa prima, il ‘conflitto vaso – nervo.

Nella prossima presentazione si parlerà della nevralgia atipica, della nevralgia ‘secondaria’ a lovori dentali cruenti, alla sclerosi

multipla.

Nevralgia del trigemino? Proviamo con la chiroterapia


Luigi Gori

La sindrome del trigemino ( o “tic douloureux”) idiopatica è una malattia del quinto nervo
cranico (appunto il nervo trigemino) che causa episodi di dolore intenso, bruciante, tipo scarica
elettrica nelle aree della faccia dove si distribuisce il nervo: le labbra, gli occhi, il naso, il cuoio
capelluto, la mandibola e la mascella ( figura 1 ). Quasi sempre la sindrome si manifesta in un
solo lato della faccia, ma i pazienti possono avere il dolore localizzato su tutti e due i lati del
cranio in tempi diversi, gli episodi hanno una durata da pochi secondi a qualche minuto,
tuttavia il dolore si può ripetere con varie episodi, uno di seguito all’altro, della durata anche di
un ora o più.

In genere la malattia esordisce dopo i 40 anni, ma sono stati riportati dei casi clinici anche in
età pediatrica, e casi di familiarità. Talvolta un’azione banale come lavarsi i denti o una breve
esposizione al freddo, o solo parlare, può risultare in un attacco con sensazioni anche
lancinanti. La sindrome del trigemino non è una malattia fatale, ma è considerata una
delle malattie più dolorose che esistano. La nevralgia del trigemino è di pertinenza
neurologica e neurochirurgia ed il trattamento viene effettuato con farmaci anticonvulsivanti,
per poi passare se necessario, a terapie chirurgiche, perché la malattia nasce da una
demielinizzazione del nervo dovuta ad un “conflitto neurovascolare”, cioè ad un arteria che
comprime il nervo e che col tempo provoca una lesione localizzata.

La nevralgia “tipica” del trigemino tuttavia non è una malattia frequente, l’incidenza
è di 150 casi per milione , ma spesso si vedono pazienti che si lamentano per il proprio
trigemino, basandosi unicamente sull’area di distribuzione delle terminazioni nervose
trigeminali; in realtà hanno una sintomatologia molto più lieve e passeggera, collegata per lo
più con l’abbassarsi della temperatura e con i cambi di stagione, e spesso un breve corso di
antinfiammatori risolve il problema, che è sostanzialmente un dolore di tipo sub-acuto e di
durata prolungata. In realtà questi sono dei disturbi dolorosi, che si possono associare a
cefalea, ma che si manifestano con dolore irradiato nella regione retroauricolare, all’angolo
della mandibola, alla guancia e al sopracciglio, e sono invece di origine vertebrale.

Molto spesso questo tipo di paziente ignora la vera causa del suo problema, attribuendone
l’origine al trigemino infiammato e si cura anche per lunghi periodi con antinfiammatori che
danno sollievo, ma che non risolvono il problema alla radice. A volte se invece il sintomo del
mal di testa, che può essere associato al dolore nella faccia, è abbastanza importante,
ritengono di soffrire solo di un tipo particolare di cefalea, quando invece il problema è più
complesso e appunto di origine midollare. Il trattamento manipolativo del collo, quando la
nevralgia compare nelle regioni facciali tipiche, ed è accompagnata a livello del rachide da un
disturbo intervertebrale minore, può essere una soluzione corretta e duratura, senza
ricorrere a lunghi trattamenti farmacologici.
Il fattore scatenante la crisi può essere il cambiamento stagionale, ma valutando attentamente
la storia anamnestica e clinica del paziente si può osservare che la crisi può avere origine da
una postura scorretta al lavoro o durante il riposo, magari per una posizione non fisiologica del
collo. Inoltre, specialmente per quanto riguarda la localizzazione del dolore a livello
sovraorbitale, che sarebbe di pertinenza trigeminale, sono state dimostrate delle connessioni
tra il nucleo del quinto nervo (cioè il trigemino) e il midollo cervicale, che è appunto contenuto
nelle vertebre del collo. Queste osservazioni spiegano come talvolta certe nevralgie considerate
erroneamente delle nevralgie tipiche del trigemino siano state occasionalmente trattate con
successo con manipolazioni vertebrali, quando invece l’origine era nel collo.

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L'autore è esperto di Chiroterapia del Servizio di Fitoterapia


dell'Ospedale San Giuseppe, Empoli, Tel. 0571 702601 -
Fax 0571 702639
E mail: gori@medscape.com

Nevralgia del trigemino

Categoria Mal di testa

Descrizione
Chi ne soffre lo sa bene: quando sferra il suo attacco, nevralgia del trigemino provoca un dolore molto intenso,
simile a una scossa elettrica che blocca una parte del volto e impedisce di svolgere le attività di tutti giorni.
Ecco di che cosa si tratta.
La causa

Nella maggior parte dei casi, la nevralgia non è causata da malattie particolari.

Solamente in rari casi ha come causa un contatto anomalo tra il nervo trigemino e un vaso di modeste
dimensioni, che va a irrorare il cervello.

E' ancora più raro, inoltre, che vengano coinvolti anche altri nervi oltre al trigemino, come per esempio il nono e
il decimo nervo cranico.

Come si manifesta
Una scossa elettrica improvvisa

La nevralgia del trigemino è un dolore causato da un'irritazione del nervo trigemino, una coppia di nervi cranici
che, attraversando i due lati del viso, contribuisce a dare al volto la sua sensibilità.

In particolare, a causare il dolore è la seconda e la terza porzione del nervo, ossia la parte che attraversa la
mascella e la mandibola.

Tale dolore appare all'improvviso, senza alcuna apparente giustificazione, ed è subito molto intenso, tanto da
essere paragonato a una violenta scossa elettrica che impedisce di muovere i muscoli del volto e, quindi, di
svolgere le normali attività quotidiane, come, per esempio, lavarsi i denti.

I sintomi
Il dolore ineteressa solo metà del volto e può essere accompagnato da altri sintomi:

- ARROSSAMENTO DEL VISO;


- LACRIMAZIONE;
- SENSIBILITA' ALLA LUCE;
Ha una durata breve, da pochi secondi a un paio di minuti, ma tende a ripetersi molte volte dopo aver dato una
breve tregua.

Terapia
Può essere di tre tipi.

I FARMACI
Alcuni antiepilettici, come quelli a base di carbamazepina, potrebbero essere sufficienti per combattere le crisi
nevralgiche.
La cura, da effettuarsi sotto stretto controllo medico, può protrarsi anche per sei mesi.

L'ALCOLIZZAZIONE
In prossimità dei tronchi nervosi vengono fatte, in anestesia locale, iniezioni con piccole quantità di alcol etilico
per ottenere un effetto analgesico.
A seguito di questo intervento, può verificarsi una riduzione della sensibilità del volto in corrispondenza delle
zone attra versate dal trigemino.
GLI INTERVENTI

Se le cure precedenti dovessero fallire, ci si può sottoporre a un intervento. Oggi si hanno a disposizione
diverse metodiche:

- LA RIZOTOMIA: consiste nella distruzione della radice del nervo trigemino mediante calore. L'operazione viene
eseguita in anestesia locale. Le zone del volto innervate dal trigemino potrebbero subire una adozione della
sensibilità.
- LA DECOMPRESSIONE DELLA RADICE DEL TRIGEMINO: in questo caso viene aperto il cranio per inserire
materiali spugnosi specifici; allo scopo di impedire che un vaso cerebrale vada a comprimere il nervo trigemino,
qualora sia proprio questa la causa della nevralgia.

Farmaci
Ecco quali sono i farmaci che vengono prescritti per il trattamento delle cefalee o dell'emicrania quando,
nonostante la prevenzione e l'attenzione verso i fattori scatenanti, il mal di testa fa la sua comparsa
ugualmente.
I salicilati
Avendo proprietà antinfiammatorie e analgesiche, in quanto sono in grado di bloccare l'azione delle
prostaglandine (sostanze con un ruolo nei processi infiammatori e del dolore), questi farmaci (il più noto è
l'acido acetilsalicilico) sono utili per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva.
Fatta eccezione per coloro che sono allergici ai salicilati, questi farmaci non hanno particolari controindicazioni.
Bisogna, però, fare attenzione a prenderli sempre a stomaco pieno, per evitare che vadano a danneggiare le
pareti dello stomaco, provocando ulcere.
In ogni caso, oggi esistono in commercio pillole di salicilati contenenti particolari sostanze capaci di contrastare
l'eccesso di acido cloridrico.
Le dosi: 2-4 grammi al giorno da prendere non appena inizia l'attacco emicranico.
ATTENZIONE: non prendere i salicilati insieme al paracetamolo; l'associazione di questi due principi attivi
potrebbe causare problemi renali, soprattutto se li si prende a lungo.
I Fans

Sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, cioè che non contengono cortisone.
Agiscono in modo da ostacolare l'azione delle prostaglandine, sostanze responsabili delle infiammazioni e,
quindi, del dolore e vengono impiegati in particolare per il trattamento delle emicranie leggere.
Tuttavia, dato che le prostaglandine hanno un effetto di protezione sulla mucosa dello stomaco e dell'intestino,
il loro effetto collaterale più o meno evidente è la comparsa di disturbi proprio all'apparato gastrointestinale
(bruciori di stomaco, nausea, difficoltà di digestione, ulcere).
Tra i principi attivi più usati vi sono l'indometican, il ketoralac, il diclofenac sodico, il naprossene, l'ibuprofene.
Le dosi: il dosaggio varia tra i 100 e i 200 milligrammi al giorno e, possibilmente, va preso entro due ore
dall'inizio dell'attacco di emicrania. ATTENZIONE: le persone che soffrono di problemi allo stomaco devono fare
particolare attenzione a non eccedere nell'uso di questo tipo di farmaci.

Il paracetamolo

Si tratta di un'alternativa per il trattamento delle emicranie leggere e della cefalea tensiva, soprattutto se si e
allergici ai salicilati.
Il paracetamolo ha proprietà analgesiche (combatte il dolore) e antipiretiche (abbassa la temperatura), ma ha
scarso potere antinfiammatorio e non riesce a combattere la sensazione di nausea e vomita. E' in genere ben
tollerato tanto da venire prescritto anche ai bambini.
Le dosi: 1,5-2 grammi al giorno, per bocca; è disponibile anche sotto forma di supposte. ATTENZIONE: mai
prendere contemporaneamente i salicilati e bere alcolici: soprattutto l'associazione con quest'ultimo potrebbe
provocare, a lungo andare, seri danni al fegato.

Gli ergotaminici

Si tratta di sostanze che intervengono nei meccanismi stessi che scatenano il mal di testa.
In pratica provocano un restringimento dei vasi sanguigni per impedire la vasodilatazione dolorosa, che fa
seguito alla fase di restringimento dei vasi.
Non a caso, l'ergotamina è un vasocostrittore che ha la particolarità di agire non su tutti i vasi del corpo, bensì
solo su quelli della testa e per questo viene impiegata nel trattamento sintomatico dell'emicrania intensa.
Questi farmaci sono efficaci se presi entro due ore dall'inizio del mal di testa. In alcune persone provocano,
però, effetti collaterali quali, per esempio, nausea e vomita.
La diidroergotamina, un derivato dell'ergotamina, ha il vantaggio di provocare effetti collaterali meno intensi,
anche se forse non è sempre così efficace e potente nello stroncare le crisi dolorose.
Le dosi: 1-2 milligrammi, se presi per bocca o sotto forma di supposte, con un massimo di 4 milligrammi nel
giro di 24 ore; oppure 0,25 per iniezione endovena; 0,5 milligrammi iniettati per intramuscolo; 0,5 milligrammi
per narice, se presi sotto forma di spray nasale e lo spruzzo può essere ripetuto dopo 5 minuti per un massimo
di 6 spruzzi nell'arco di 24 ore. Sono ora disponibili anche piccole pastiglie, che devono essere sciolte sotto la
lingua (comunque mai più di 10 milligrammi alla settimana).

I triptani

Sono inibitori selettivi della serotonina, ossia sostanze (i principi attivi più noti sono il rizatriptan, il naratriptan
e il zolmitriptan) che agiscono sui recettori della serotonina, riducendo la dilatazione del vasi del cranio.
Questi farmaci rappresentano un passo avanti rispetto al sumatriptan, un tipo di triptano che ha purtroppo un
alto numero di recidive (ricadute) e controindicazioni.
Inoltre, sono più efficaci nella somministrazione per bocca (l'assorbimento è pari al 45-48 per cento) e hanno
un minor numero di effetti collaterali (nausea, sonnolenza, astenia). Possono essere presi sotto forma di
compresse oppure di pastigliette da sciogliere in bocca.
Le dosi: 2,5 milligrammi da prendere al manifestarsi dell'attacco emicranico. In più, i farmaci a base di
zolmitriptan hanno una capacità di costrizione dei vasi 10 volte inferiore rispetto ai primi triptani: significa che il
rischio di effetti collaterali di tipo cardiocircolatorio è nettamente inferiore.

Il sumatriptan

E' indicato nel trattamento delle cefalee a grappolo e dell'emicrania intensa.


Si tratta di uno dei primi triptani, sostanze capaci di ostacolare l'assorbimento e l'eliminazione della serotonina
da parte dei recettori dei vasi sanguigni del cervello, la sostanza più potente capace di provocare una
vasocostrizione.
Pertanto, la serotonina ancora disponibile impedisce la vasodilatazione specifica delle arterie del cranio e facilita
il ripristino delle normali dimensioni dei vasi e di interrompere sul nascere la reazione a catena che porta poi
alla cefalea o all'emicrania.
Le dosi: può essere preso per bocca (compresse da 100 milllgrammi), con iniezione sottocute (6 milllgrammi),
spray nasale (20 milligrammi per narice), supposte. Il farmaco viene assorbito maggiormente e più
velocemente (in 10-60 minuti) quando viene iniettato sottocute; nel caso dell'uso per bocca, l'assorbimento è
pari al 16 per cento, mentre tramite spray nasale al 14 per cento. ATTENZIONE: tra i possibili effetti collaterali,
ci possono essere sensazioni di oppressione al petto e nodo in gola, nausea, vomito, vertigini, dolore e
arrossamento nella sede dell'iniezione. Con il tempo, questa sostanza tende a perdere la sua efficacia e a
provocare i cosiddetti mal di testa da rimbalzo. Inoltre, ha lo svantaggio di provocare molte ricadute (3 casi
ogni 10 a 24 ore dall'uso). E' controindicato in caso di malattie cardiovascolari.

IN PRATICA:
IN FARMACIA
Ecco alcuni dei farmaci più usati per combattere il mal di testa.
SALICILATI

- Aspirina (acido acetilsalicilico) compresse da 0,5 g, senza ricetta.


- Aspro 500 (acido acetilsalicilico), compresse da 500 mg, senza ricetta.

FANS

- Tora Dol (ketoralac), compresse da 10 mg, classe C, con ricetta.


- Voltaren (diclofenac sodico), compresse da 50 mg, classe A; supposte da 100 mg, classe C, con ricetta.
- Aulin (nimesulide), supposte da 200 mg, classe C; compresse da 100 mg, classe A, con ricetta.
- Indoxen (indometacina), supposte da 100 mg, classe C, con ricetta.
- Moment (ibuprofene), compresse effervescenti, senza ricetta.
- Nurofen (ibuprofene), confetti da 200 mg, senza ricetta.
- Aleve (naprossene sodico), confezione da 10 pillole, senza ricetta.

PARACETAMOLO

- Efferalgan (paracetamolo), compresse 500 mg, classe C, con ricetta.


- Tachipirina (paracetamolo), compresse da 500 mg, classe C, con ricetta.

ERGOTAMINICI

- Cafergot (ergotamina tartrato), supposte, classe B; 20 compresse, classe B, con ricetta.


- Migranal (diidroergotamina mesilato), spray nasale 1,3 ml da 6 mg, classe C, con ricetta.
- Virdex (ergotamina tartrato), supposte, senza ricetta.
- Diidergot (diidroergotamina mesilato), compresse da 20 mg, classe B, con ricetta.

SUMATRIPTAN

- Sumigrene (sumatriptan) siringhe autoiniettanti da 6 mg, classe B; compresse da 100 mg, classe B, con
ricetta.
- Imigran (sumatriptan), spray nasale monodose da 20 mg, classe B; supposte da 25 mg, classe 8; compresse
da 50 mg, 1classe B, con ricetta.

TRIPTANI

- Rizaliv (rizatriptan) compresse in blister, classe B, con ricette


- Zomig (zolmitriptan) compresse da 2,5 mg, classe B, con ricetta.

NEI CASI PIU' SERI


- Tegretol (carbamazepina), compresse da 400 mg, classe A, con ricetta.
- Noritren (nortriptilina cloridrato), confetti da 10 mg, classe A, con ricetta.
- Adalat (nifedipina), compresse da 20 mg, classe A, con ricetta.
- Isoptin (verapamil cloridrato), confetti da 40 mg, classe A; compresse da 80mg, classe A, con ricetta.

LA PREVENZIONE

Ecco i farmaci più impiegati nella prevenzione del mal di testa, in particolare delle crisi emicraniche. Di solito
viene consigliato di sottoporsi a una cura di prevenzione quando le crisi emicraniche si ripetono più di 4 volte
alla settimana, quando la cefalea tensiva colpisce più di 7-10 giorni al mese oppure, nel caso della cefalea a
grappolo, in corrispondenza dei periodi in cui solitamente è più frequente (in primavera e in autunno).
I betabloccanti
Sono farmaci usati per la cura delle malattie cardiovascolari, ma che si sono rivelati utili anche nel ridurre gli
attacchi emicranici.
Hanno, infatti, la capacità di prevenire la dilatazione eccessiva dei vasi sanguigni, causa principale
dell'emicrania: bloccano i recettori beta che si trovano nella muscolatura liscia del cuore, impedendo
l'assorbimento di un particolare neurotrasmettitore, le catecolamine: battiti cardiaci e pressione sanguigna si
riducono.
I principi attivi più utilizzati sono il propranololo e il meteprololo.
All'inizio del trattamento è bene monitorare i battiti cardiaci, in modo da individuare quale sia la dose ottimale
di farmaco che è possibile prendere senza correre il rischio di scendere sotto i 50 battiti cardiaci al minuto.
Questo trattamento preventivo, sconsigliato ovviamente qualora si abbiano problemi cardiaci e respiratori,
asma oppure diabete mellito, è efficace nel 50 per cento dei casi.
Tra i possibili effetti collaterali derivanti dall'uso dei beta-bloccanti vi sono sonnolenza, disturbi del sonno,
stanchezza, depressione.
Questo il dosaggio: 40-160 milligrammi di propranololo.
I calcioantagonisti
Nati per il trattamento di disturbi cardiovascolari, anche i calcioantagonisti si sono dimostrati efficaci nella
prevenzione delle crisi emicraniche.
Tali farmaci - i principi attivi più impiegati sono il verapamil e la cinanzina - agiscono in modo da ostacolare
l'afflusso degli ioni di calcio all'interno della muscolatura del cuore e delle vene, così da ridurre la loro capacità
di contrazione e quindi la vasodilatazione.
Tra l'altro, il verapamil, al pari dei sali di litio, può essere utile nella prevenzione della cefalea a grappolo.
I calcioantagonisti sono controindicati nelle persone che soffrono di disturbi respiratori, diabete mellito, asma.
Si possono avere i primi risultati già dopo pochi giorni di trattamento; talora, invece, all'inizio della cura, si
assiste a un peggioramento; in tal caso, è necessario proseguire l'uso per settimane prima di vederne i benefici.
Uno dei possibili effetti collaterali è la stitichezza. Il dosaggio è di 5-10 milligrammi di flunarizina alla sera
oppure 240-360 milligrammi di verapamil al giorno in 3-4 volte.
Gli antidepressivi
Impiegati contro la depressione, questi farmaci vengono spesso usati per la prevenzione degli attacchi di
cefalea tensiva. Sono due i tipi di farmaci che si sono rivelati efficaci:
I TRICICLICI, come quelli a base di amitriptilina che ha un'azione diretta sui livelli di serotonina; dosaggio 10-
75 milligrammi alla sera;
GLI SSRI, antidepressivi dell'ultima generazione, impediscono il riassorbimento della serotonina da parte delle
cellule del cervello; l'organismo la può quindi utilizzare per un tempo più lungo. Non danno effetti collaterali
importanti, ma vanno presi sotto controllo medico.
Gli antiepilettici
Dato che alcuni studi hanno ravvisato una certa somiglianza tra gli attacchi di epilessia, malattia per cui sono
nati questi farmaci, e gli attacchi emicranici, gli antiepilettici vengono ora impiegati come trattamento
preventivo dell'emicrania, fermo restando che chi ne soffre non significa che sia predisposto a sviluppare
l'epilessia o che sia anche epilettico.
Tali farmaci - tra i più usati quelli a base di gabapentin e lamotrigina - sono in grado di rendere meno eccitabili
le cellule del cervello e quindi di tenere sotto controllo il passaggio delle sensazioni dolorose.
Tra i possibili effetti collaterali vi è la riduzione dei globuli bianchi e rossi; pertanto viene consigliato di farne uso
sotto stretto controllo medico.
Gli antagonisti dei recettori della serotonina
Gli antagonisti dei recettori della serotonina sono un'altra classe di farmaci capaci di intervenire sui recettori
della serotonina, impedendone quindi il riassorbimento.
I principi attivi maggiormente impiegati in questi sono il metisergide e il pizotifene.
Questi hanno un'efficacia nella prevenzione delle crisi emicraniche pari a circa il 50 per cento.
Tra gli effetti collaterali possibili: aumento di peso e, in qualche caso, comparsa delle crisi emicraniche non
appena si sospende la loro utilizzazione.

Consigli
Attenti a...
La nevralgia del trigemino può essere scatenata da alcuni fattori esterni quali l'esposizione a correnti d'aria
fredda, lo spazzolare i denti o il lavare il viso con acqua fredda, la masticazione.
Altre volte, invece, può essere innescata dalla stimolazione casuale di alcune zone del volto, come l'arcata
sopracciliare, sopra e sotto le labbra, lungo la piega del naso.

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CAPSICO e PEPERONCINO (Capsicum annuum L., Capsicum frutescens L.)

Famiglia: Solanaceae

Droga: frutto
Costituenti principali:
capsaicinoidi (capsicina e capsaicina), carotenoidi, olio essenziale, flavonoidi (quercitina,
esperidina), vitamine (vitamina C, vitamina PP, vitamina E, vitamina K, vitamina P, vitamina
A) e sali minerali (potassio, rame, ferro)

Attività principali:
iperemizzante topico, revulsivo, rubefacente, antidolorifico, antiossidante

Impiego terapeutico:
reumatismi, lombaggine, torcicollo, dolori muscolari, osteoartriti, dolori articolari (dolori
della spalla, del braccio e della schiena), nevralgie post-erpetiche, nevralgia del trigemino,
neuropatia diabetica, psoriasi

Attività farmacologica:
Il capsico e il peperoncino sono state le prime piante scoperte ed importate in Europa subito
dopo la scoperta dell´America. La loro diffusione è stata rapida, soprattutto per gli impieghi
culinari. Peperoni e peperoncini sono infatti tutti riconducibili alla specie botanica "Capsicum
annuum L.", suddivisa poi nelle varietà "longum" per il peperoncino e "grossum" per il
peperone. Esiste poi l´altra specie, il "Capsicum frutescens" che è propriamente il capsico o
pepe di Caienna. Quest´ultima è la specie decritta in diverse farmacopee ed utilizzata per le
preparazioni fitoterapiche. La droga è costituita dal frutto che contiene capsicina, una
sostanza oleosa rubefacente, e la capsaicina, responsabile del sapore piccante. La
composizione chimica del Capsicum è però complessa ed è costituita prevalentemente da
caroteni, capsaicinoidi ed olio essenziale; sono inoltre presenti flavonoidi, saponine, zuccheri e
vitamina C. Del capsico i composti caratteristici sono i capsaicinoidi, che sono sostanze
iperemizzanti. Sono contenuti in cellule specifiche del frutto e vengono escreti insieme all´olio
essenziale. Una nota caratteristica è che il tipico colore rosso del peperoncino non è legato al
suo sapore piccante. Infatti la capsicina e i capsaicinoidi (le sostanze piccanti) sono incolori
mentre il colore rosso è dato dalla presenza di carotenoidi caratteristici (capsorubicina). Il
Capsicum si usa solo per uso esterno. Ha azione rubefacente e revulsiva, attirando il sangue
verso la pelle, decongestiona gli organi e i tessuti interni. Tuttavia è irritante per le mucose e
la pelle. La ricerca scientifica ha confermato che l´attività della capsaicina si riscontra a livello
del metabolismo basale cellulare con un incremento dell´attività termogenica e il
miglioramento della circolazione periferica e del tono muscolare. L´uso moderno riconosce al
Capsico l´uso come potente revulsivo e analgesico topico. Il trattamento prolungato induce
desensibilizzazione allo stimolo dolorifico con meccanismo specifico di esaurimento sui
mediatori chimici (neuropeptidi) della fibre nervose sensoriali. Per questo meccanismo
specifico le principali indicazioni rimangono attualmente le nevralgie, i dolori articolari e le
osteoartriti. In quanto piante irritanti, i preparati di Capsico e peperoncino sono
esclusivamente per uso esterno. Sono possibili irritazioni alle mucose anche a dosi modeste.
Evitare qualsiasi contatto con le mucose e con gli occhi. Non superare le dosi consigliate. Non
applicare su cute lesionata. Evitare l´esposizione a ulteriori fonti di calore. Non usare in
gravidanza ed allattamento.

Aspetti botanici:
Il Capsico è una piccolo arbusto annuale o perenne, originario dei tropici, soprattutto
America centrale e Mexico e poi si è diffuso nelle regioni del Mediterraneo, dove viene anche
coltivato come ortaggio. Richiede un clima molto caldo e posti assolati. La pianta del Capsico
si presenta con fusto eretto, alto fino a 70 cm circa e con foglie ovato e lanceolate, ellittiche, di
un intenso verde scuro. La radice è a fittone; i fiori sono di colore bianchi e solitari.
Caratteristico è il frutto, dalla forma oblunga, che durante la maturazione verde passa al
giallo poi al rosso. I frutti, raccolti quando sono completamente maturi, sono essiccati all
´ombra in ambienti ben aerati, vengono poi conservati in sacchetti di carta. Dai frutti a
completa maturazione ed essiccati, preferibilmente tra luglio e settembre, si ottengono le
polveri e gli estratti standardizzati per le preparazioni fitoterapiche.

ELICRISO

ELICRISO (Helicrysum arenarium L.)

Famiglia: Compositae

Droga: capolini fioriti (infiorescenze)

Costituenti principali:
flavonoidi (flavonoidi incolori, elicrisine), calconi colorati, lattoni sequiterpenici, acido
caffeico, acido clorogenico, olii essenziali, fitosteroli

Attività principali:
antibatterico, antispasmodico, coleretico, antinfiammatorio, epatoprotettore, diuretico;
balsamico, bechico, tossifugo, espettorante, spasmolitico e sedativo bronchiale;
antinevralgico; per uso esterno: dermoprotettivo, antiossidante

Impiego terapeutico:
dispepsie, alterata funzionalità epatica, disturbi biliari, colecistite cronica (con crampi)
bronchiti; affezioni allergiche e infettive delle vie respiratorie (asma, tosse); dermatosi
su base allergica, scottature solari, eczemi e psoriasi; edemi, soprattutto agli arti inferiori

Attività farmacologica:
L'Elicriso una pianta aromatica della tradizione fitoterapica europea nota principalmente
per le sue proprietà diuretiche e coleretiche. E' una pianta comune in tutte le zone
mediterranee e possiede un odore caratteristico dovuto all' essenza solforosa, contenuta
principalmente nei capolini gialli. A questi si devono le principali proprietà per le quali
l'Elicriso é tradizionalmente impiegato. In medicina popolare l'Elicriso è usato per
contrastare dispepsie, disturbi epatici, problemi legati alla funzionalità della cistifellea,
soprattutto se accompagnata da crampi. Noti sono anche gli effetti sull'apparato
respiratorio: è bechico e sedativo, è utile per sedare gli eccessi di tosse, in particolare la
pertosse o in caso di asma, favorisce l'eliminazione del catarro bronchiale e calma le
infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale. L'infuso di questa pianta é da
sempre utile anche nei casi di varici, cattiva circolazione e forme reumatiche. I
componenti attivi dell'Elicriso sono l'olio essenziale, tannini, flavonoidi, acido caffeico e
clorogenico. Del colore giallo brillante è responsabile un calcone molto stabile, l'iso-
salipurposide; il sapore amaro è dovuto a lattoni sequiterpenici tipici delle Compositae.
Dallo studio del fitocomplesso risulta che l'Elicriso sia in grado di esercitare una serie di
azioni in vari distretti dell'organismo che possono essere riassunti in un effetto sinergico
teso principalmente a drenare, disintossicare e riequilibrare i sistemi epatico, respiratorio
e della cute. Inoltre è stato evidenziato che l'estratto di Elicriso ha una spiccata azione
antiallergica attribuita alla presenza dei composti sterolici e triterpenici, per i quali si
ipotizza un meccanismo cortisono-simile con effetto antiinfiammatorio, antiedemigeno,
vasocostrittore. Alla presenza di flavonoidi sono attribuiti anche gli effetti spasmolitici,
coleretici e detossificanti. Infine è efficace a livello circolatorio, soprattutto in presenza
di edemi e gonfiore. E' tradizionalmente noto anche l'uso esterno con potente attività
antiallergica, antieczematosa e antipsoriasica, attenuando il prurito e favorendo i
processi di rigenerazione dell'epidermide; a livello della cute aiuta a lenire le ustioni,
curare gli eritemi solari e aiutare la regressione dei geloni e degli edemi dovuti a stasi
della circolazione degli arti inferiori o in caso di infiammazione delle emorroidi. Con gli
infusi di Elicriso, si può preparare un bagno tonificante e decongestionante della pelle
irritata. L'Elicriso è ritenuto una pianta sicura e ben tollerata alle dosi di impiego
indicate. Non si riportano tossicità, controindicazioni, né effetti collaterali significativi,
ad eccezione della ipersensibilità individuale e di colelitiasi. E' da segnalare che può
indurre reattività crociata che si manifesta con dermatite da contatto e altri fenomeni
allergici, attribuita alla presenza di lattoni sequiterpenici. Non usare in gravidanza ed
allattamento.

Aspetti botanici:
L'Elicriso è un arbusto sempreverde aromatico, nativo del continente europeo
(soprattutto Europa Orientale e Caucasica) e nord americano (soprattutto USA). In Italia
è molto diffuso nelle regioni centro-meridionali. Predilige luoghi aridi e rocciosi, anche
vicino al mare, ben soleggiati; cresce bene anche sulle pietraie formando caratteristiche
macchie colorate per i suoi numerosi fiori giallo-arancio. E' un arbusto di piccole
dimensioni alquanto ramificata, ha fusto eretto, alto 10-50 cm, con foglie grigio verdi di
forma lineare-lanceolata, con bordo ripiegato all'ingiù verso terra e fiori piccoli,
raggruppati in fitti capolini. La parte della pianta utilizzata sono i capolini fioriti, raccolti
in estate all'inizio della fioritura, da cui si ottengono la polvere e gli estratti
standardizzati per gli utilizzi fitoterapici. L'aroma ricorda la camomilla; il sapore è
amarognolo, metallico e persistente. Il colore è giallo brillante e persistente anche dopo
essiccamento.

Molti individui inoltre sono particolarmente soggetti alle malattie da raffreddamento, e non solo nel
periodo invernale; in questi casi è bene rafforzare le difese immunitarie con una miscela di
oligoelementi specifici, come Manganese-Rame-Zinco-Magnesio, per equilibrare e rinforzare il
terreno e le difese organiche individuali, così da resistere meglio all’assalto degli agenti esterni. Può
essere utile anche l’associazione con altri rimedi naturali come il Ribes nero, antinfiammatorio, la
Propoli, dall’attività antibiotico-simile oltre che potente
antiossidante, l’Echinacea, antinfiammatoria e rinforzante delle
difese immunitarie.

Mal di testa e cefalea

Mal di testa è un'espressione generica con la quale si definiscono patologie molto diverse fra
loro. Sono state individuate tredici forme di cefalea (termine scientifico con cui si indica il mal
di testa) suddivise, a loro volta, in primarie e secondarie, con oltre novanta diverse
"sottocategorie". Caratteristiche fondamentali per la classificazione dei vari tipi di cefalea sono:
qualità, intensità, ciclicità del dolore e sua modalità di insorgenza.
La cefalea primaria rappresenta una malattia vera e propria, indotta da cause non sempre
immediatamente identificabili, nell'ambito delle quali si possono individuare alcuni fattori
scatenanti di natura ormonale o ambientale. L'emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a
grappolo sono le tre principali forme di cefalea primaria.
Le cefalee secondarie sono invece dei sintomi indicativi di altri disturbi (allergie, difficoltà
digestive, sinusite, ipertensione o artrosi) o scatenati da un motivo preciso, come l'assunzione
o la mancata assunzione di particolari sostanze quali caffeina, alcool o alcuni tipi di farmaci.
Il mal di testa è una patologia molto diffusa: in Italia ne soffrono 26 milioni di persone
(Eurisko, Nov.1999), di cui la maggior parte donne. È anche una malattia sociale che fa
perdere oltre duecento milioni di ore di lavoro all'anno e che incide sulla qualità della vita di chi
ne è colpito.

Il mal di testa è un'esperienza comune alla maggior parte delle persone. Ognuno di noi ha
certamente avuto occasione di sperimentare, almeno una volta nella vita, una crisi di cefalea,
associandola di volta in volta a ragioni diverse: ansia, insonnia, stress, stanchezza, fumo,
alimentazione, sforzi fisici, eccetera.
Ma quali sono le cause del mal di testa? La difficoltà nel rintracciare con sicurezza le cause del
mal di testa risiede in gran parte nel fatto che la cefalea può configurarsi come sintomo di
diversi disturbi di natura patologica. Il primo passo da compiere è dunque quello di distinguere
tra cefalee primarie (cefalee-malattia) e cefalee secondarie (cefalee-sintomo).
Mentre le secondarie rappresentano un sintomo di altre malattie, le primarie sono esse stesse
la malattia. Nell'ambito delle principali forme di cefalee primarie (cefalea tensiva, emicrania e
cefalea a grappolo) i meccanismi da cui scaturiscono gli attacchi sono poi di natura diversa a
seconda dei casi.
È importante distinguere tra cause e fattori scatenanti. Con il termine cause si intendono quelle
alterazioni di fattori fisiologici interni al nostro organismo (alterazioni di tipo vascolare,
nervoso, muscolare, ormonale, eccetera) che sono responsabili dell'insorgere del dolore.
I fattori scatenanti sono rappresentati, invece, dall'insieme di elementi e situazioni in grado di
indurre, in qualche modo, le modifiche funzionali che causano il dolore, quindi stress, intensa
attività lavorativa, mancanza di sonno, esposizione a particolari fattori ambientali, fumo,
alimentazione inadeguata, consumo eccessivo di alcool, mantenimento di posizioni scorrette,
eccetera. Le modalità con cui i fattori scatenanti interagiscono con il nostro organismo non
sono completamente note. 

Le diverse forme di cefalea, emicrania, cefalea a grappolo, cefalea tensiva, hanno ciascuna
una cura specifica, che è correlata con le cause che determinano l'insorgere del dolore.
Affinché la cura sia veramente efficace, quindi, è fondamentale identificare con la maggior
precisione possibile il tipo di mal di testa in questione e le sue caratteristiche.
A questo scopo ci si può servire di un "diario del mal di testa", dove annotare sintomi, fattori
scatenanti e, in generale, tutto ciò che accompagna la crisi dolorosa. È uno strumento utile per
avere una diagnosi precisa e per permettere al medico di scegliere la terapia migliore.
Un altro metodo per monitorare il proprio mal di testa è compilare il Midas (Migraine Disability
Assesment Scale), un test di carattere scientifico che consente di calcolare il grado di disabilità
determinato dalla cefalea.
Una volta accertata la natura della cefalea, si può scegliere il trattamento più adatto, che è
quasi esclusivamente di tipo farmacologico nel caso dell'emicrania e della cefalea a grappolo.
Soprattutto nel caso della cefalea tensiva si può ricorrere anche a metodi di cura alternativi.
Per trovare sollievo al dolore si può ricorrere anche a quelli che possiamo definire "i rimedi
della nonna", tramandati dalla tradizione popolare.
Una precauzione importante da prendere durante la crisi di mal di testa è il riposo: buio,
silenzio e sonno sono spesso in grado di porre fine all'attacco e favoriscono la velocità d'azione
di un farmaco. 

Altri tipi
L'IHS (International Headache Society) ha classificato ben tredici tipi di cefalee, suddividendole
in due categorie: primarie e secondarie. 

Le cefalee primarie sono vere malattie e non hanno una causa specifica che ne giustifichi
l'insorgere. Appartengono a questo gruppo emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo e
altri tipi di cefalee non associate a lesioni strutturali, ma innescate da vari, e spesso
insospettabili, fattori.

Le cefalee secondarie, invece, sono scatenate da cause diverse da quelle del mal di testa e
possono essere sintomo di un'altra malattia.
Si manifestano come conseguenza di: 
traumi cranici o, comunque, lesioni del capo; 
malattie o disfunzioni dei vasi sanguigni della circolazione celebrale, per esempio ischemia,
trombosi, aneurisma ed emorragia cerebrale; 
malattie del cervello o delle strutture circostanti, come tumori o meningiti; 
assunzione o sospensione di sostanze esogene, come alcool, caffeina, oppiacei; 
infezioni virali o batteriche; 
malattie del metabolismo, come diabete o malattie renali; 
dolori facciali legati a patologie del cranio, del collo, delle orecchie, del naso, dei denti, della
bocca; 
nevriti e nevralgie craniche.
Vi è poi un certo numero di cefalee non classificabili. 
Possiamo ricordare in particolare alcune delle patologie elencate. 
La nevralgia del trigemino è l'irritazione di uno dei due nervi cranici (localizzati uno a destra
e uno a sinistra del cranio) che danno mobilità e sensibilità al volto. Il dolore si manifesta solo
su metà della faccia, è intensissimo e compare all'improvviso. Il dolore è scatenato ogni volta
che si muove o si stimola la parte interessata (per esempio parlare, masticare, lavarsi il volto),
dura uno spazio di tempo di solito breve, ma può presentarsi più volte al giorno.
Anche la sinusite, l'infiammazione dei seni nasali e paranasali, ha tra le sue conseguenze un
fastidioso mal di testa in corrispondenza delle arcate sopracciliari, sotto gli occhi e alla radice
del naso. Il dolore è di tipo gravativo ed è descritto come un peso, acutizzato dalla pressione
delle dita sulla zona interessata.
Il mal di testa dovuto alla malocclusione dell'articolazione temporo-mandibolare si localizza
sotto l'orecchio, diffondendosi verso le guance e il collo. È causato dal fatto che le arcate
mandibolari non combaciano perfettamente, per motivi di costituzione fisica o per interventi
dentistici mal riusciti o non effettuati. 

Alcune cause e fattori scatenanti


La postura
Forse ti può sembrare strano, ma il cerchio alla testa che ti infastidisce tanto può avere
un'origine banale: una posizione scorretta del corpo. Una postura errata può provocare
un'eccessiva tensione dei muscoli della testa e del collo, condizione che rappresenta una delle
principali cause della cefalea tensiva, una delle forme più comuni di mal di testa. 
In questi casi il rimedio è semplice, basta scoprire quali posizioni mettono a dura prova nervi e
muscoli e imparare a governare meglio i movimenti.
In automobile, per esempio, guidare tenendo il corpo proteso verso il volante può mettere in
tensione la muscolatura e far partire "in quarta" il mal di testa. La soluzione è semplice: guida
sempre con la schiena appoggiata al sedile, dopo averlo regolato nella posizione più comoda. 
Se il traffico è intenso, oltre ad aumentare lo stress aumenta anche la tendenza ad aggrottare
continuamente la fronte e il cerchio alla testa si stringe sempre più. Se non riesci a sfuggire
alla congestione del traffico, ti consigliamo di farti accompagnare, durante la guida, da una
rilassante musica di sottofondo.
Passare molto tempo alla scrivania, con la testa reclinata in avanti per leggere o scrivere, non
è molto salutare. Se non vuoi che il mal di testa ti faccia compagnia, usa una sedia con
schienale e sedile regolabili e tieni la schiena dritta e gli avambracci appoggiati sul tavolo con i
gomiti ad angolo retto. Sciogli almeno ogni due ore i muscoli delle spalle, rimanendo con la
schiena diritta e lasciando cadere le braccia lungo il corpo.
Se poi usi un computer c'è qualche regola in più da seguire.
Attenzione anche al letto! Un cuscino o un materasso troppo duri o troppo molli possono
causare un'antipatica cefalea al risveglio. 
Infine un'avvertenza per tutte le donne: i tacchi alti possono provocare il mal di testa, perché il
corpo è costretto a irrigidire i muscoli del dorso per mantenere il giusto equilibrio nella
posizione eretta. Anche in questo caso il rimedio è semplice: scarpe con un tacco non più alto
di tre o quattro centimetri e, quando puoi, cammina a piedi nudi. 

Al computer 
Quando ti siedi davanti al computer segui queste semplici regole ti aiuteranno a mantenere
una posizione corretta e a evitare inutili affaticamenti che possono sfociare in un fastidioso mal
di testa.

1. La parte superiore del monitor deve stare al livello degli occhi o appena più in basso, così
puoi tenere la testa e il collo eretti.

2. Colloca la tastiera in una posizione centrale sulla scrivania, davanti al monitor o ai


documenti che stai consultando.

3. La distanza della tastiera ti deve permettere di tenere gli avambracci stesi e rilassati e di
appoggiarli sulla scrivania.

4. Cerca di usare un sedile regolabile in altezza.

5. Sistema lo schienale del sedile in modo che sostenga la zona lombare, con un inclinazione
tra i 90º e 110º.

6. Quando digiti tieni le mani e le dita rilassate.

7. Appena senti un fastidio al collo o alle mani fermati, alzati e fai quattro passi nella stanza.

8. In ogni caso prenditi una pausa dopo due ore passate davanti al computer.

Lo stress
Che stress! Quante volte hai usato questa espressione?! Sicuramente molte, e a ragione: lo
stress è considerato la malattia del secolo, ne soffrono addirittura due italiani su tre.
Ma cos'è lo stress? Possiamo definirlo "ansia da prestazione". Ci assale, infatti, quando
affrontiamo in maniera troppo emotiva le situazioni quotidiane, oppure in tutte quelle occasioni
della vita in cui siamo presi da mille cose o ci sentiamo in dovere di dare il cento per cento di
noi stessi.
E queste occasioni sono veramente numerose: una scadenza molto vicina, un lavoro urgente,
un'interrogazione o un compito in classe e, ancora, i conflitti familiari, le emozioni intense, le
malattie, le fasi di cambiamento di vita, come il matrimonio o la nascita di un bimbo.
Il problema dello stress interessa in special modo i manager o chiunque occupi ruoli di grande
responsabilità, e le donne, sempre più spesso divise fra gli impegni della famiglia e quelli del
lavoro.
Ma cosa c'entra lo stress con il mal di testa? C'entra, c'entra ... Quando ti trovi nel bel mezzo
di una situazione snervante, anche se non te ne accorgi, irrigidisci e tieni contratti i muscoli del
collo, delle spalle e del cranio. Questo atteggiamento può farti scattare il cosiddetto "cerchio
alla testa", provocandoti un attacco di cefalea tensiva, una forma di mal di testa non
particolarmente dolorosa ma molto fastidiosa.
Lo stress è anche uno dei fattori che possono scatenare l'emicrania, che si manifesta con un
dolore pulsante che interessa un solo lato della faccia.
Nelle crisi di cefalea tensiva il dolore si fa sentire proprio mentre stai vivendo la situazione
stressante, al contrario nell'emicrania questo compare in un momento successivo alla fase di
stress, mentre ti stai rilassando. Questo è quanto accade, per esempio, con la cosidetta cefalea
da week end, un attacco di emicrania che aggredisce abitualmente durante il fine settimana.
Il rimedio al "mal di testa da stress" è semplice, almeno a dirsi: prova a eliminare l'ansia e la
tensione ed evita, per quanto è possibile, le situazioni che te le provocano. Per combattere lo
stress devi prima di tutto saperne riconoscere le cause e poi imparare a gestirlo nella maniera
migliore.
Un valido aiuto è rappresentato dalle tecniche di rilassamento: puoi scegliere tra quelle di
origine orientale, come lo yoga e l'agopuntura di tipo new age, come la musicoterapia e il
rebirthing o che utilizzano sofisticate apparecchiature tecnologiche, come il biofeedback.
Ricorda che, analogamente allo stress, anche uno sforzo fisico intenso può provocare un mal di
testa pulsante e persistente, specie se non sei al massimo della forma o sei particolarmente
stanco. Quindi tieniti pure in esercizio con l'allenamento, ma fai attenzione a graduare
l'intensità dell'attività fisica.  

Lo stress e tutti gli stati emotivi ad esso associati, come ansia, depressione, stanchezza,
tensione nervosa e insonnia, sono considerati i principali fattori scatenanti la cefalea tensiva,
tanto che questa viene spesso considerata un disturbo psicosomatico.
Quando ci si trova in questi stati si tende a convogliare nelle spalle la tensione accumulata e a
contrarre le fasce muscolari del cranio e del collo. Questo sforzo, involontario ma continuo, si
traduce in mal di testa.
È stato inoltre dimostrato che le persone particolarmente stressate hanno una soglia del dolore
alterata, più bassa della media, a causa della diminuzione del livello delle endorfine.
Queste sono sostanze prodotte dal cervello, che funzionano come analgesici naturali svolgendo
un ruolo fondamentale nel ridurre la sensibilità al dolore. Quando il livello di endorfine
diminuisce, anche una semplice contrattura muscolare può essere avvertita in maniera più
dolorosa e intensa.
Bisogna infine segnalare che, mentre l'attacco di cefalea tensiva causato da stress si verifica
nel momento stesso in cui si vive la situazione stressante, nel caso dell'attacco di emicrania
indotto dallo stress, il dolore arriva quando l'episodio che lo ha provocato è terminato. 

Tabacco e alcol
"Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere" recita il famoso proverbio. Forse esagera
ma certamente gli stravizi non giovano alla salute. Nel caso del mal di testa, poi, possono
rivelarsi la causa di una crisi, specialmente per chi è naturalmente predisposto alla cefalea. 
Il fumo, tra le sue tante controindicazioni, ha anche quella di mettere in circolo nel sangue una
grande quantità di monossido di carbonio, che va a sostituirsi all'ossigeno nei globuli rossi.
Mancando l'ossigeno, il cervello ne patisce e si mettono in moto fenomeni di vasomotilità, cioè
di cambiamento del calibro dei vasi sanguigni, che provocano il dolore. Smettere di fumare,
quindi, o almeno diminuire il numero delle sigarette giornaliere, è una buona norma in
generale e un'ottima regola se vuoi evitare un fastidioso mal di testa. 
Cosa dire poi delle bevande alcoliche? L'alcol è un potente vasodilatatore e, in più, aumenta la
produzione di istamina, una sostanza in grado di provocare mal di testa. Gli effetti di tutto
questo, se sei predisposto, sono dannosi anche se bevi "solo un goccio". Il ben noto mal di
testa da sbornia, dovuto agli effetti residui del troppo alcol, si accompagna a un generale stato
di malessere. Per evitare le conseguenze più spiacevoli di un'abbondante bevuta, mangia un
po' di miele prima di andare a dormire. Il miele, infatti, contiene il fruttosio, lo zucchero
derivato dalla frutta, che aiuta l'organismo a smaltire più rapidamente l'alcol. 
Parliamo ora di Venere. La cosiddetta cefalea da rapporto sessuale colpisce "durante" e
interessa esclusivamente quei maschi che sono naturalmente predisposti a questo tipo di mal
di testa. Non è dovuta alla qualità o alla quantità delle "prestazioni" ma dipende dall'aumento
della pressione arteriosa che accompagna l'eccitazione sessuale. 
Anche dormire troppo o troppo poco può dare alla testa, perché altera i ritmi naturali di sonno
e veglia e, di conseguenza, la produzione di alcune sostanze che influiscono sul nostro
benessere. 
Un tipico caso è la cefalea del nottambulo, il mal di testa che viene quando fai le ore piccole la
notte e poi tenti di recuperare durante il giorno il sonno perduto. Un altro è la cefalea da week
end, che colpisce durante il fine settimana quando si modificano gli orari del sonno rispettati
dal lunedì al venerdì.

L'ambiente
L’ambiente in cui vivi, come è facile immaginare, influisce fortemente sulla qualità della tua
vita e sul tuo stato di salute. In particolare, esistono numerosi fattori di natura ambientale che
possono scatenare o aggravare le crisi di cefalea nei soggetti predisposti.
Ecco i principali.
Sei ha naso e orecchie "sensibili" cerca di evitare i rumori e gli odori troppo intensi. Il chiasso
assordante, un suono acuto e prolungato, aromi e fragranze pungenti ma anche un profumo
particolarmente intenso possono, infatti, farti scattare il mal di testa. Un effetto analogo può
avere la luce troppo forte, soprattutto quando fissata a lungo.
Se quota e testa non vanno d'accordo, attento alle escursioni in alta montagna. L'effetto che
l'altitudine esercita sulla qualità dell'aria in alta quota può, infatti, avere ripercussioni anche su
di te. Con l'aumento della quota, l'aria diventa più rarefatta e può provocare mal di testa,
vertigini e nausea. Per evitare questo sgradevole effetto da altura basta salire in modo
graduale e fermarsi spesso durante il percorso per consentire all'organismo di adattarsi un po'
per volta al cambiamento di altitudine.
Paura di volare? Se soffri di questa fobia, hai una scusa in più per preferire altri mezzi di
trasporto. La pressurizzazione cui sono sottoposte le cabine degli aerei e gli effetti spesso
destabilizzanti del cambiamento di fuso orario sono, infatti, due fattori che possono indurre mal
di testa, insonnia e senso di stordimento. Quando ti sposti in aereo, soprattutto per
destinazioni lontane, cerca di dormire almeno qualche ora durante il viaggio e di non
appesantirti eccessivamente con il cibo prima e durante il volo. 
Tra i fattori ambientali che più influiscono sulla comparsa del mal di testa, possiamo
sicuramente citare il clima e l'inquinamento nelle sue diverse forme
Un discorso a parte merita la casa, il primo ambiente con cui ci rapportiamo ogni giorno. 

I cibi
Ti è mai capitato di avere mal di testa dopo un pranzo, una cena o magari un banale spuntino?
Se la risposta è sì, probabilmente hai mangiato qualche cosa che te lo ha scatenato. 
Esistono molti alimenti che possono determinare una crisi di mal di testa. Questo perché i cibi
in questione contengono particolari sostanze vasodilatatrici che, inducendo un allargamento dei
vasi sanguigni (compresi quelli del cranio), provocano il dolore.
Non confondere, però, questo tipo di mal di testa, generalmente sopportabile, con quello
causato dalle allergie alimentari! In questo caso il dolore è una risposta del corpo a qualche
sostanza che ti scatena una reazione immunitaria. Riconoscere questo mal di testa "allergico" è
facile perché spesso è accompagnato da altri fastidiosi sintomi, come eruzioni cutanee,
aumento del battito del cuore, disturbi intestinali.
Per evitare il mal di testa da cibo l'unico rimedio è quello di prestare attenzione a ciò che si
mangia. Cerca, quindi di riconoscere e di limitare, o meglio ancora eliminare, le pietanze e le
bevande "a rischio".
Segui una dieta sana e bilanciata, ricca di alimenti come carni e verdure fresche che
contengono magnesio, sostanza che sembra capace di prevenire la cefalea. Altri cibi consigliati
sono latte, yogurt, pane bianco, zucchero, miele, pesce e cereali. Durante la gravidanza e l'età
dello sviluppo, o nella stagione estiva, dovresti associare alla dieta vitamine e sali minerali, la
cui carenza, dovuta allo sforzo e al caldo, rende più esposti alla crisi.
Abbonda pure con il peperoncino che, grazie alla capsaicina (sostanza capace di regolarizzare
la circolazione del sangue e di ridurre la produzione delle sostanze che trasmettono il dolore)
sembra essere un ottimo antidolorifico.
Anche il digiuno può scatenare il mal di testa. Quando assumi pochi zuccheri puoi incorrere in
una crisi ipoglicemica (il cosidetto "calo di zuccheri") che ha un effetto dilatante sui vasi
sanguigni del cranio. Per evitare questo fastidio, che generalmente compare a metà mattina e
per garantirti una riserva di energia, fai una prima colazione completa, abbinando a caffè, tè o
latte, biscotti, fette biscottate, magari con la marmellata e cereali.
Vi è, infine, un mal di testa dovuto alla temperatura del cibo. Quando mangiamo un gelato o
un ghiacciolo, si manifesta un dolore lancinante e improvviso, dovuto all'eccessiva
sollecitazione delle terminazioni nervose del palato. Anche in questo caso l'unico consiglio è
quello di evitare di mangiare troppi cibi freddi o, quanto meno, di mangiarli lentamente. 

La donna
Lo stato di salute di una donna dipende molto dal suo delicato equilibrio ormonale, spesso
soggetto ad alterazioni durante le diverse fasi della vita. Il ciclo mestruale, la gravidanza, la
menopausa, l'uso di contraccettivi orali, sono tutte situazioni in cui si verificano variazioni
ormonali che possono scatenare attacchi di mal di testa.
Quando il mal di testa è … donna! Per molte donne, il legame tra ciclo mestruale e mal di testa
è un evento tristemente noto.
Secondo l'ACHE (American Council for Headache Education) almeno il 60% delle donne che
soffre di mal di testa lamenta un aumento nel numero di attacchi di cefalea durante il periodo
mestruale.
Mentre una percentuale minore (circa il 10%) riferisce di accusare crisi di emicrania solo in
corrispondenza dei giorni del ciclo e non altrimenti.
In realtà, anche se l'effetto esercitato dalle variazioni ormonali sul "mal di testa femminile" è
da tempo una conoscenza acquisita, il meccanismo con cui tale influenza si verifica rimane
ancora in parte sconosciuto.
Perché gli ormoni ci danno alla testa? L'origine del "mal di testa al femminile" è legata alle
variazioni ormonali che si verificano in particolare momenti della vita di una donna.
Anche se il meccanismo di interazione non è ancora del tutto chiaro, è stato ipotizzato da
tempo che gli estrogeni (gli ormoni sessuali femminili) giochino un ruolo determinante nel
causare la cosiddetta "sindrome mestruale". Sembra, infatti, che il brusco calo di estrogeni,
che si verifica in concomitanza dell'arrivo del ciclo, causi una riduzione di alcune sostanze
prodotte dal cervello (le Beta-endorfine) che svolgono un ruolo determinante nel ridurre la
sensibilità al dolore.
Con il calo degli ormoni, aumentano invece le prostaglandine, sostanze responsabili dei
processi infiammatori che facilitano gli squilibri nella circolazione sanguigna cerebrale. Anche il
progesterone, altro ormone sessuale femminile, è coinvolto nell'insorgenza del mal di testa
femminile: il suo livello scende alcuni giorni prima dell'inizio delle mestruazioni causando quella
che alcuni identificano come "emicrania premestruale". 

Metodi di prevenzione e trattamento


Norme generali
Prevenire il mal di testa è possibile applicando e rispettando, innanzitutto, alcune semplici
norme e buone abitudini di vita: controllare la propria dieta, eliminare o ridurre il fumo e
l'alcol, fare un'adeguata attività fisica, non assumere o mantenere a lungo posizioni del corpo
scorrette, cercare di gestire ansia e stress.

Prevenzione farmacologica
La prevenzione attraverso i farmaci (terapia di profilassi), è consigliata nei casi di dolore
cronico o frequente e nelle forme di cefalea particolarmente dolorose, varia a seconda del
genere di mal di testa e deve essere studiata in base alle indicazioni e alle caratteristiche del
paziente. L'assunzione dei medicinali deve avvenire, naturalmente sotto il controllo del proprio
medico curante.
Nel caso dell'emicrania si interviene con la terapia di profilassi quando si hanno tre o più crisi al
mese, che durano almeno due giorni.
La profilassi è particolarmente indicata nel caso della cefalea a grappolo, perché può aiutare a
ridurre la durata degli attacchi e anche perché, data la brevità delle crisi, spesso il trattamento
sintomatico non ha il tempo di agire.
La cefalea tensiva può richiedere un trattamento preventivo nel caso sia cronica, con più di due
attacchi alla settimana. 
Trattamento farmacologico
L'efficacia del trattamento farmacologico dell'emicrania dipende, in buona misura, dalla
tempestività con cui si interviene.

Gli analgesici da banco, soprattutto se assunti all'insorgere dei primi sintomi, possono risultare
efficaci nel contrastare il dolore provocato dagli attacchi emicranici di minore intensità. Questi
farmaci esercitano, infatti, azione antidolorifica e antinfiammatoria.

Nei casi di crisi più dolorose e acute, si può ricorrere ai triptani, farmaci che agiscono sui
recettori della serotonina riducendo la dilatazione dei vasi cerebrali. Queste sostanze, però,
possono avere effetti collaterali (costrizione al petto, stanchezza) e sono controindicati in
determinate situazioni.
In passato venivano usati gli ergotaminici (derivati dell'ergot), farmaci che, esercitando
un'azione vasocostrittrice, contrastano la fase di vasodilatazione cranica responsabile
dell'insorgere del dolore.

In tutti i casi, dal momento che la nausea è spesso un sintomo di accompagnamento nelle crisi
emicraniche, è preferibile (quando possibile) limitare l'uso di farmaci per somministrazione
orale per evitare il rischio che questi possano indurre il vomito.

È bene ricordare, infine, che l'assunzione di farmaci dovrebbe sempre avvenire dietro
indicazione del proprio medico. Alcuni di questi farmaci possono, infatti, presentare effetti
collaterali, risultare inadeguati per chi soffre di altre patologie (disturbi cardiaci, circolatori o
renali) o essere sconsigliati durante la gravidanza. 

Metodi "dolci"
Massoterapia
La massoterapia consiste in massaggi che aiutano a decontrarre e sciogliere i muscoli ed è
utile soprattutto quando la cefalea tensiva si manifesta insieme ad artrosi cervicale, oppure
quando si hanno difficoltà nella rotazione del capo.

Training autogeno
È una tecnica che insegna al paziente a rilassarsi in maniera profonda. Ci si concentra su
alcune parti del corpo con immagini e sensazioni distensive, fino a non percepirne più la
sensibilità fisica. Così anche la mente comincia a rilassarsi e riesce a tenere sotto controllo non
solo il mal di testa, ma anche i dolori articolari e muscolari.

Yoga
Secondo lo yoga, il dolore è provocato da uno squilibrio tra le forze negative della luna e quelle
positive del sole. Con l'apprendimento delle diverse posizioni, si può arrivare a controllare il
respiro e, quindi, a raggiungere un benefico rilassamento fisico e mentale.

Rebirthing
Questa tecnica serve per correggere il proprio ritmo respiratorio. Con poche sedute si può
imparare a respirare in modo lento e profondo, aumentando l'ossigenazione del sangue e
favorendo l'eliminazione delle tossine. Si raggiunge così una sensazione di benessere che aiuta
il rilassamento dei muscoli e, quindi, combatte uno dei principali fattori scatenanti la cefalea
tensiva.

Musicoterapia
Si basa sul principio che la musica ha una grande influenza sull'equilibrio psicofisico
dell'uomo e che il suo ritmo ha effetto sulla pressione sanguigna, la respirazione e il battito
cardiaco. Il paziente soggetto ad ansia o stress può raggiungere uno stato di relax e di
benessere generale ascoltando i brani musicali più indicati per lui, individuati e selezionati da
un musicoterapeuta.
Meditazione
Comprende una serie di pratiche contemplative che aiutano a sviluppare o aumentare la
concentrazione e la consapevolezza di se stessi e quindi a migliorare la qualità della vita. La
meditazione, grazie a semplici esercizi di respirazione, rilassamento e visualizzazione,
permette di vincere lo stress e ritrovare calma mentale e serenità. 

Aromoterapia 
Le proprietà terapeutiche delle erbe e degli oli essenziali da esse derivati sono note da sempre:
tutte le antiche civiltà hanno utilizzato aromi e unguenti profumati con scopi medicinali, oltre
che cosmetici e rituali. L'aromoterapia, riprendendo queste millenarie conoscenze, sfrutta
l'azione dei principi attivi contenuti nelle piante per ripristinare il corretto scorrere delle energie
vitali nel corpo e per garantire un benessere psicofisico generale.
Gli oli essenziali hanno, infatti, un grande potere antisettico e agiscono solo contro i virus e i
batteri patogeni e non contro la flora batterica non dannosa. Esercitano anche una funzione
stimolante sul sistema immunitario e contribuiscono all'espulsione delle tossine dall'organismo.
Gli oli essenziali dell'aromoterapia possono essere utilizzati secondo differenti modalità:
per via orale: è il sistema adatto per combattere mal di testa, tosse, raffreddore, indigestione,
calcoli. Si possono diluire da una a tre gocce di olio in acqua e miele o su una zolletta di
zucchero; 
impacchi: da utilizzare in caso di malattie della pelle e contusioni. Bisogna impregnare un
panno di cotone con acqua e tre o quattro gocce di olio e applicare sulla zona interessata; 
bagni: sono utili per dolori mestruali, insonnia, disturbi circolatori, tensione nervosa, ritenzione
idrica. L'acqua in cui sciogliere gli oli deve essere molto calda e il bagno deve durare almeno
un quarto d'ora, per avere gli effetti desiderati; 
inalazioni: sono consigliate a chi non può assumere farmaci e servono contro disturbi
respiratori e tensioni muscolari. Bisogna mettere una decina di gocce su un fazzoletto da
portare al naso, o anche scioglierle in acqua bollente e inalarne i vapori; 
massaggi: il metodo più comune e più efficace di applicazione dell'aromoterapia, perché, in
questo modo, le essenze curative penetrano più in profondità, frizionando la parte del corpo in
questione con gocce d'olio. In particolare, il massaggio effettuato con aromi e oli essenziali
allevia i dolori, favorisce il rilassamento e aiuta a eliminare la tensione muscolare, una delle
principali cause della cefalea tensiva.
Gli aromi più indicati per il mal di testa sono il basilico, la rosa, l'origano, il cipresso.
Per combattere lo stress si può ricorrere al rosmarino o alla salvia sclarea, mentre contro
l'ansia sono utili il neroli, essenza ricavata dai fiori d'arancio, la lavanda e lo ylang ylang. 

Biofeedback 
Biofeedback significa, letteralmente, "ritorno biologico". Questa tecnica è nata negli Stati Uniti
e si sta diffondendo rapidamente anche in Italia. Viene utilizzata in molti ospedali come cura
della cefalea tensiva e di altre patologie legate agli stati d'ansia e a disturbi psicosomatici.
Il biofeedback utilizza apparecchiature elettroniche per insegnare al paziente a rilassare i
muscoli contratti. Il soggetto viene collegato, tramite dei sensori posti sulla fronte o sul collo, a
uno strumento in grado di misurare la tensione muscolare. Ad ogni contrazione dei muscoli
interessati, la macchina emette un segnale sonoro o luminoso, che diminuisce di intensità
quando la tensione si attenua.
Il paziente si rende conto delle contrazioni involontarie che scatenano l'attacco di cefalea
tensiva e impara, anche con esercizi di rilassamento, a controllare e a rilasciare la
muscolatura, ponendo fine alla crisi dolorosa.
Il biofeedback è una terapia di successo perché non è invasiva e non presenta effetti
collaterali. Richiede, però, tempi piuttosto lunghi, almeno dieci sedute, e una buona facoltà di
concentrazione. I risultati migliori sono stati ottenuti con i bambini e i giovani, perché in questa
fascia di età si hanno maggiori capacità di apprendimento e minori resistenze mentali.
Il biofeedback viene praticato oggi in molte strutture sanitarie, tra le quali segnaliamo i Centri
Cefalee Italiani, accreditati dalla Federazione Europea delle Cefalee (EHF).

Agopuntura 
Riconosciuta anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, l'agopuntura è un'antica tecnica
della medicina tradizionale cinese che considera la salute come un'armonia dell'uomo con se
stesso, con la natura e con l'ambiente. Secondo questa disciplina, l'introduzione di aghi in
determinati punti della cute stimola le energie vitali, ristabilendo l'equilibrio interno e
rilassando il corpo.
Secondo l'agopuntura, il dolore nasce da un'alterazione del flusso di energia che scorre
all'interno del corpo, lungo una rete di meridiani. La cefalea tensiva, in particolare, è dovuta a
un eccesso di energia nel fegato, l'organo che sovrintende alle emozioni, mentre l'emicrania
dipende da una carenza di energia nei reni.
Per rimediare a questi disordini, l'agopuntore inserisce gli aghi nei punti dei meridiani del corpo
interessati. In questo modo, si aumenta la produzione di alcune sostanze, come l'endorfina e la
serotonina, che hanno un'azione antidolorifica.
Sono utilizzati da quattro a dodici sottilissimi aghi che vengono inseriti, a seconda del disturbo
da curare, in punti precisi individuati dal medico e riscaldati o con un massaggio delle dita, o
con una foglia di artemisia essiccata.
L'agopuntura è utilizzata sia nella prevenzione degli attacchi, sia nel controllo del dolore, ma
per avere dei risultati occorrono una decina di sedute, non più di due alla settimana, con un
richiamo dopo qualche mese.

Shiatsu 
Lo shiatsu, termine giapponese che significa "pressione con le dita", è una pratica di massaggio
che mira a ristabilire il corretto flusso dell'energia lungo il corpo. Secondo questa tecnica, il
dolore nasce dalla mancanza di armonia tra corpo, mente e spirito e, per combatterlo, è
necessario ristabilire il giusto equilibrio energetico della persona, stimolando alcuni punti
particolari, detti tsubo.
Secondo la pratica shiatsu la cefalea è dovuta a un ristagno di energia nella testa, e per farla
passare, bisogna far defluire questa energia verso il basso.
Lo shiatsu si pratica e si riceve vestiti in modo confortevole, in un ambiente tranquillo, senza
indossare scarpe, anelli o qualsiasi altro indumento che possa dare fastidio. La pressione,
esercitata con le dita o con i palmi della mano, deve essere piuttosto forte, senza però causare
dolore, e va mantenuta per venti o trenta secondi. Il movimento deve essere ripetitivo e
"cullante".
Un trattamento richiede da trenta minuti a un'ora e i suoi effetti si protraggono a lungo nel
tempo.
È possibile effettuare anche l'automassaggio (autoshiatsu), dopo averlo imparato da un
terapeuta esperto.

I rimedi della nonna


Il mal di testa è un problema antico come l'uomo. Anche le cure per contrastarlo, quindi,
hanno una lunga storia, tramandata dalle tradizioni popolari. Certo, l'efficacia di questi rimedi
non è scientificamente provata, ma il loro vantaggio è di non avere particolari controindicazioni
e di poter quindi essere sperimentati liberamente. 

Si può allora provare ad alleviare il dolore con impacchi di foglie di cavolo fresche o di cipolla o
rafano crudi, avvolti in garze e applicati sulla nuca per venti minuti. Sembra essere efficace
anche applicare fette di limone fresco o di patate crude sulle tempie, o frizionare le tempie
stesse e la fronte con olio essenziale di menta o di lavanda.
Sollievo dovrebbe offrire anche un pediluvio con un'acqua molto calda, nella quale aggiungere
una manciata di sale grosso o un cucchiaio di olio di rosmarino. 

Lo zenzero, una radice aromatica di origine orientale, è indicato in tutte le sue forme (crudo,
come caramella o come preparato per tisane) per combattere il mal di testa. Il peperoncino è
un ottimo antidolorifico, così come risultano utili come lenitivi liquirizia, pepe, anice, zafferano
e curry. Salutari sono anche le bacche di ginepro, da masticare senza inghiottirle. 

Vi sono poi numerose piante medicinali con proprietà analgesiche, note fin dall'antichità. Il
partenio, ad esempio, veniva usato contro i dolori mestruali. I fiori d'arancio e la lavanda
hanno proprietà sedative e antispastiche e sono indicate per i mal di testa da stress. Si
possono preparare delle tisane, sciogliendo un cucchiaio di preparato ottenuto dai germogli
delle due piante in 200 ml di acqua bollente e lasciando riposare l'infuso per dieci minuti. Lo
stesso discorso vale per la menta piperita. 
giovedì 5 febbraio 2009

Olio di Ricino
E’ l’unica pianta che contiene ricinoleina, ed in elevata quantità. Questa è un acido
grasso con caratteristiche particolari:
-potente drenante linfatico
-stimola la produzione di linfociti T, che proteggono dalle infezioni batteriche, virali,
da funghi e da parassiti in genere
-Stimola la rigenerazione del timo, dei linfonodi delle placche intestinali di Peyers,
naturale difesa e barriera alle infezioni ed intossicazioni di origine intestinale ed
esterna
riattiva la rigenerazione, riparazione e funzionalità metabolica cellulare,
danneggiata per varie cause.
-Disintossica, probabilmente per la capacità di legarsi chimicamente con le tossine
di varia origine, formando un complesso tossina-antitossia non più attivo e
facilmente eliminabile.
(tieni presente che, nel seme del ricino, la parte oleosa è chimicamente legata con
una potente tossina solubile in acqua, velenosa mortale, mentre la parte oleosa,
separabile per spremitura, non è tossica, ma anzi, conserva probabilmente questa
capacità di legame antitossico).

In base all’esperienza, suggerisco due modi di utilizzo:


Il modo tradizionale, per bocca, come energico purgativo e potente disintossicante
intestinale.
Il massaggio od impacco cutaneo, anche in base ai suggerimenti di Edgar Cayce e
del Maestro Yuji Yahiro, in molti problemi di salute:
-Nelle infezioni della pelle da batteri, funghi e virus.
-Nella psoriasi e negli eczemi. -
-Nelle artriti e nelle patologie croniche degenerative delle articolazioni (artrosi,
malattie del disco intervertebrale).
-Nelle malattie compressive, degenerative od infettive dei nervi periferici: sciatica,
nevralgia da herpes, nevralgia del trigemino etc.
-Nelle malattie di tendini, legamenti e muscoli, specie da causa traumatica,
associate a dolore.
-Nelle lesioni conseguenti a paralisi: spasmo e rigidità muscolare.
-Nelle malattie gravi del fegato: epatiti e cirrosi…
-Utile nel riattivare le funzioni ed il metabolismo del fegato e del sistema
immunitario e nel diminuire la tossicità generale nel cancro.
Faccio osservare che il riscaldamento della parte da trattare, come dirò sotto, è
componente essenziale del beneficio sintomatico.
Senza attivare aspettative miracolistiche, posso affermare di aver confermato i
buoni servigi dell'olio di ricino in queste situazioni, rimettendo al paziente la
doverosa responsabilità per modificare le cause vere di questi problemi, insite nello
stile di vita quotidiano.
Il compito fondamentale del terapista, qualunque sia il suo titolo accademico e la
scelta terapeutica, dovrebbe essere quello quello d'indirizzare, sorreggere ed
incoraggiare il paziente in questa direzione d'autoeducazione e tutela della propria
salute, anche e soprattutto con il proprio esempio e la propria esperienza.

Massaggio con Olio di Ricino


Scaldare l’olio a bagnomaria, spalmare a caldo la parte da trattare e massaggiare
per qualche minuto.
Coprire la parte con 3 o 4 asciugamani e riscaldare con ferro da stiro a temperatura
media per almeno 20 minuti. Alla fine l’olio sarà stato tutto assorbito dalla cute, che
ha affinità per i grassi, mentre quasi nulla rimarrà sul primo asciugamano.
Impacco.
Un panno morbido di cotone, ripiegato almeno 4 volte, intriso di olio, va avvolto in
stagnola e scaldato in forno o padella. Quindi applicato, purché non bruci!, sulla
parte da trattare. Avvolgere con cellophane o domopack, indossare un indumento
leggero e applicare un termoforo per almeno 1 ora, massimo due. Consigliabile, nei
mesi freddi, avvolgersi in una coperta e stare a riposo. Alla fine lavare i residui con
acqua tiepida e bicarbonato. Il panno è riutilizzabile più volte, se conservato in frigo,
aggiungendo ogni volta una certa quantità di olio fresco.
E’ consigliabile trattare sempre anche il fegato, per la forte riattivazione dell’organo,
oltre che le zone sintomatiche. 0 comentários
Etiquetas: olio di ricino

Peperoncino piccante
Contiene sostanze tipiche (capsicina e simili), enormi quantità di vitamine (specie C
ed E), pigmenti flavonoidi (antocianosidi, quercetina), fosfolecitina, sali ed
oligoelementi, etc.

Effetto: potente attivatore della circolazione locale, e quindi della ossigenazione dei
tessuti.
Potente sudorifero ( disintossicante e rinfrescante). Potente inibitore dei radicali
liberi (frammenti molecolari elettricamente carichi e super reattivi, prodotti od
introdotti dall’esterno nell’organismo, in svariate condizioni tossiche od irritanti,- es.
radiazioni, alcuni chemioterapici etc.-, capaci di danneggiare le strutture cellulari ed
il patrimonio genetico per reazione chimica fortemente ossidante).
Antidolorifico in vari tipi di dolore di origine muscolare, articolare, tendinea e
nervosa. Uno dei meccanismi noti è la produzione di sostanze morfinosimili naturali
(endorfine), in risposta allo stimolo rubefacente della capsaicina.
Dilatatore dei bronchi.
Antisettico, antiputrefattivo e conservante.
Stimola le difese immunitarie ed una buona circolazione dell’energia difensiva di
superficie dalle aggressioni esterne.
Attiva la digestione e la mobilità dell’intestino, favorendo lo scarico fecale.
Per tutti questi motivi è anche un buon preventivo del cancro

Uso esterno: impacchi locali, maniluvi, pediluvi e bagno totale.


Usato regolarmente per pediluvi ha migliorato le conseguenze di gravi malattie
circolatorie da chiusura dei vasi arteriosi, riducendo i sintomi (dolore camminando),
aumentando la capacità e la velocità della camminata prima che compaia il dolore,
riducendo il rischio di gangrena e prolungando la sopravvivenza.
Caso personale: un anziano con gravissima arteriosclerosi diffusa con multipli
aneurismi, e per cui era stato sconsigliato qualunque intervento perchè troppo
rischioso, è riuscito e rimanere discretamente attivo per anni e senza gangrene,
con questo rimedio, praticato ogni giorno.
Senza dubbio contò molto lo stato d’animo positivo e il suo impegno quotidiano.
Alla fine cambiò medico, su pressione dei familiari (non convinti di quanto era stato
fatto), si convinse a farsi operare e morì pochi giorni dopo…
Va detto, tuttavia, che era già molto anziano, soffriva molto per la vedovanza e che,
comunque, tutti prima o poi moriamo.

Uso per impacchi o bagni locali

Versare in una bacinella di acqua ben calda mezzo cucchiaio di polvere fresca di
peperoncino, o meglio 6 o 7 o più peperoncini freschi o secchi, sminuzzati,
eventualmente associati ad una manciata di sale grosso.
Immergere la parte, prolungare il bagno per almeno una decina di minuti, avendo a
portata di mano acqua ben calda per rabboccare, se tende ad intiepidire. Ideale è
quando si comincia a sudare.
Evitare in modo assoluto il pericolo di ustioni, specie nei diabetici, che potrebbero
avere una certa insensibilità al calore.

Uso diretto per problemi localizzati all’apparato muscolo-tendineo- scheletrico (es.


tendinite, periartiti, artrosi etc.) e nelle nevralgie e neuropatie anche gravi (es.
nevralgia del trigemino, paralisi da freddo del nervo faciale, neuropatia diabetica,
mal di denti etc.)
Strofinare direttamente e ripetutamente un peperoncino fresco (o brevemente
immerso in acqua calda, se secco) sulla parte da trattare, finché assume un bel
colore rosso arancio.
In pochi minuti si ottiene una netta riduzione del dolore, che perdura a lungo, ed un
recupero funzionale di entità variabile in rapporto alle cause ed alle condizioni
anatomiche alla base della patologia.
Naturalmente, nelle gravi patologie croniche con deformità ossee e perdita di
cartilagine, l’effetto sulla funzionalità sarà minore e necessiterà di una costante
attività di mobilizzazine, specie senza carico, che, una volta insegnata, resterà
come inevitabile compito-dovere del paziente.
Tu guariscimi non esiste in natura.
Il medico, il terapista ed il paziente, oltre che il peperoncino che già lo fa, devono
fare ciascuno la propria parte.
Piuttosto, anziché pretendere dal peperoncino, che già ci regale la sua capacità
curativa meravigliosa, il miracolo della guarigione gratuita (e comoda), sarebbe
opportuno un atteggiamento di rispetto, ammirazione e ringraziamento verso madre
natura.
Questo atteggiamento è il primo, essenziale passo verso la guarigione.

Olio extra vergine al peperoncino.


Unisce ai pregi dell’uno quelli dell’altro. Particolarmente idoneo per trattamento
esterno su superfici più ampie.
Semi.
Collocati sui punti dolorosi (o sui punti di agopuntura, se noti), per mezzo di un
cerotto non allergizzante, unisce all’effetto terapeutico del peperoncino quello della
pressione meccanica locale, origine di importanti effetti biologici riflessi, e quello
dell’aumento in loco della temperatura cutanea creato dal cerotto.

Per bocca, naturalmente, il peperoncino è un ottimo integratore alimentare, anche


se non da tutti gradito, purché non venga distrutto, dall’eccessivo e prolungato
calore di cottura, il suo contenuto vitaminico e biologico.
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MANGANESE (Mn)

E’ un oligoelemento essenziale per l’organismo. E’ l’oligoelemento regolatore della diatesi


1-”allergica”, caratterizzata da manifestazioni che esprimono una risposta brutale ed eccessiva agli
stimoli. E’ impiegato nelle manifestazioni allergiche e iperergiche.
Indicazioni
Orticaria, eczema.
Oculorinite allergica, asma.
Emicrania, nevralgia del trigemino.
Eretismo cardiaco, ipertensione arteriosa.
Ipertiroidismo.
Posologia
Da 1 a 3 somministrazioni alla settimana, per 2 mesi. Se compare aggravamento diradare a 1 dose
alla settimana e associare Fosforo.

MENTHOL (MENTOLO) Origine: derivato naturale dall'olio essenziale di menta. Proprietà: il mentolo
presenta spiccate proprietà come antisettico e analgesico locale. E indicato anche come antipruriginoso in
varie dermatosi e come antinevralgico nelle nevralgie superficiali.

Olio essenziale di Eucalipto (Eucaliptus globulus foglie)


Nota di testa,
è molto indicato per le inalazioni, in caso di raffreddore, sinusite o bronchite

 Famiglia botanica: Mirtacee

 CARATTERISTICHE: L'eucalipto è un albero molto alto (può raggiungere i 90 metri)


originario dell'Australia, ma dalla fine dell'Ottocento viene coltivato in molte parti del
mondo, in particolare nei paesi a clima caldo. In Italia lo troviamo soprattutto nella
zona mediterranea.
Appartiene alla famiglia delle Myrtacee; le foglie adulte sono di colore verde lucido, i
fiori bianchi ed i frutti globulosi.
Il nome eucalipto deriva dal greco Eucalyptos che significa nascosto bene, chiuso,
questo probabilmente perché i fiori, privi di petali e protetti da una membrana, restano
nascosti sino alla fioritura.
In Australia, le antiche popolazioni aborigene ben conoscevano le virtù terapeutiche di
questa pianta che consideravano una specie di panacea. Ancora oggi gode di grande
favore presso la popolazione multietnica che ormai vive nel continente.
Grazie alle sue proprietà ipotermiche viene utilizzato per ridurre la temperatura
corporea in caso di febbre: intorno alla metà dell'Ottocento veniva usato, per questo
motivo, nella cura delle febbri malariche. Nelle aree paludose, ad alta concentrazione di
zanzare, veniva piantato con l'intento di bonificarle; questo grazie alla sua capacità di
assorbire grandi quantità d'acqua.
In Spagna è impiegato come legname da costruzione. L'olio essenziale che evapora
d'estate dalle sue foglie, provoca un effetto ottico simile ad un alone di colore blu che
avvolge le piante. Da qui nasce l'espressione "le foreste blu australiane".
È un potente antisettico e, anche se comunemente è più conosciuto quale ingrediente
balsamico di prodotti farmaceutici e dolciari, è uno dei migliori rimedi per l'influenza.
L'essenza, estratta dalle foglie, può avere, secondo alcuni, effetti tossici, tuttavia se
utilizzata con accortezza, può essere impiegata con successo come rimedio in
moltissime affezioni virali.

In merito alla tossicità dell'eucalipto, di tutt'altro parere sembra essere il Koala, il


simpatico orsetto marsupiale, che si ciba esclusivamente delle foglie di questo
imponente albero

 RACCOLTA: si utilizzano le foglie colte da piante adulte in estate e conservate in


contenitori chiusi dopo una rapida essiccazione. L'olio essenziale viene estratto dalle
foglie di rami vecchi.

 Essenza: Fluida, trasparente, giallo chiara.


 Profumo: Fresco, canforato.
 PROPRIETA': Dalle foglie dell'eucalipto si ricava un olio essenziale dall'aroma
fortemente aromatico impegato in farmacia per le virtù balsamiche, fluidificanti,
espettoranti, antisettiche.
L'infuso di eucalipto e le inalazioni si consigliano nelle affezioni asmatiche, nei catarri
bronchiali, nelle pleuriti, nelle bronchiti, nella tosse e nella sinusite. Inoltre l'eucalipto
svolge anche una buona attività sudorifera, febbrifuga e vermifuga ed è un discreto
stimmolatore del sistema nervoso.
L'olio essenziale di Eucalipto e' analgesico, antifebbre, antinevralgico, antireumatico,
antisettico generale (in particolare delle vie respiratorie ed urinarie), antispasmodico,
antivirale, balsamico, calmante della tosse, cicatrizzante, decongestionante,
deodorante, depurativo, disinfettante dell'aria, diuretico, espettorante, fluidificante,
ipoglicemico, parassiticida, profilattico, rubefacente, stimolante, vermifugo, vulnerario.
Uso esterno: algie, artrite reumatoide, dolori articolari, insufficienza circolatoria, ferite,
lesioni cutanee, cicatrizzazioni lente, herpes zooster, sciatalgia, dolori reumatici,
catarro, sinusite, pidocchi, raffreddore, strappi, tosse, scottature, bruciature,
vescichette
 Uso e dosi (per adulti): 2-3 gocce; due o tre volte al giorno in mezzo cucchiaino (da
caffè) di miele o di zucchero.
Inalazione: 10-15 gocce in mezzo litro d'acqua calda.
Uso topico: Diluire al 5% in olio di jojoba o mandorle dolci e frizionare.
Diluire al 5 % in soluzione alcolica e frizionare.
In acqua da bagno diluire 20-30gocce d'essenza.
Precauzione: Controindicato in gravidanza e in casi di grave insufficienza epatica o
renale.
Non superare le dosi indicate senza il parere di un medico esperto.
 E' principalmente consigliato... Per ferite e piaghe: Le sue apprezzate proprietà
cicatrizzanti sono d'aiuto in caso di ferite, piaghe ed ustioni.
Per tutte le affezioni delle vie respiratorie: L'olio essenziale d'eucalipto possiede qualità
balsamiche ed antisettiche utili nella cura di bronchite, raffreddore, influenza, ecc.
Per la cistite: L'essenza d'eucalipto è dotata di proprietà battericide assai efficaci nelle
infezioni dell'apparato urogenitale.
Per l'emicrania: Grazie alle sue proprietà antinevralgiche ed analgesiche, l'olio
essenziale può giovare in caso di mal di testa.
Per i piedi stanchi: Un pediluvio con l'essenza d'eucalipto può rinfrancare ed alleviare il
senso di pesantezza e stanchezza.
 E' sconsigliato... Per i bambini e gli anziani: L'olio essenziale può essere molto
irritante e dare origine a fenomeni di tossicità nei bambini al di sotto dei due anni (sia
per via interna che esterna). Per gli anziani si consiglia di ridurre le dosi normalmente
indicate.
In presenza di infiammazioni gastrointestinali: L'essenza di eucalipto può dar luogo a
fenomeni d'intolleranza legati all'apparato digerente. Per questo motivo se ne sconsiglia
l'assunzione per via orale alle persone soggette a disturbi gastrici.
Per via orale: Se non è strettamente necessario, è bene non assumere l'essenza
d'eucalipto: può dare luogo a fenomeni di tossicità acuta. L'assunzione orale di 3,5ml in
un unica soluzione (circa 100 gocce d'olio essenziale) pare si siano rivelati dannosi. A
dosi elevate può provocare albuminuria e senso di ebbrezza .Poche gocce sono di
norma ben tollerate.
 CURIOSITA': l'eucalipto in cucina può essere utilizzato per preparare una grappa e nel
campo della cosmesi trova impiegeo come decotto per rilassare i piedi stanchi.
Eccellenti le proprietà salutari ha anche il bagno di eucalipto.

METODO D'USO, DOSAGGIO CONSIGLIATO e COMMENTI


 Diffusore d'essenza 10 gocce per profumare l'ambiente
 Evaporazione alcune gocce su un fazzoletto, sul cuscino, nella vaschetta dei caloriferi,
ecc. eccellente per purificare l'aria della stanza di un ammalato
 Massaggio da 6 a 8 gocce in 2 cucchiai di olio base massaggiare sulla pelle
 Bagno da 4 a 10 gocce nell'acqua della vasca è consigliata acqua tiepida
 Doccia 3-4 gocce su un guanto di spugna bagnato massaggiare delicatamente tutto il
corpo
 Inalazioni 5-8 gocce portare ad ebollizione acqua, toglierla dal fuoco, aggiungere le
gocce di essenza, coprire il capo con un asciugamano e respirare il vapore benefico
 Frizioni 2-3 gocce di essenza diluite in una base alcolitica frizionare sulla regione
cutanea corrispondente all'organo affetto fino al riscaldamento della parte
 Pot-pourri 10 gocce rigenera il profumo dei vostri fiori secchi e pot-pourri
 Inoltre, gli oli essenziali sono utili per pediluvi, maniluvi, semicupi, ecc.

Olio essenziale di Garofano (Eugenia


caryophillata fiori)
Nota di Base
stimola e rinforza il potenziale energetico,
scioglie i legami troppo stretti con il
passato.
Allontana gli spiriti molesti e gli insetti.
Elementi: Terra e Fuoco
Proprietà: afrodisiaco, antielmintico, antibiotico, antiemetico, antistaminico, antireumatico, antinevralgico,
antiossidante, antisettic,
antivirale, carminativo, controirritante, espettorante, larvicida, spasmolitico, stimolante, stomachico, vermifugo.
Indicazioni: anoressia, astenia psico-fisica, difese immunitarie (stimolare le), dispepsia, dissenteria, fermentazioni
intestinali, flatulenza, inappetenza, infezioni urinarie, mal di denti, meteorismo, parassiti intestinali,

Olio essenziale di
parto (per facilitare il), spasmi gastrici, spasmi intestinali.

Garofano (Chiodi di ...)


(Eugenia caryophillata)
Nota di base,
stimola e rinforza il potenziale energetico, scioglie i legami troppo stretti con il
passato.
Allontana gli spiriti molesti e gli insetti. Elementi: Terra e Fuoco.

 Famiglia: Mirtacee

 Parte della pianta utilizzata: gemme


 Provenienza: Oceano Indiano
I boccioli dei suo fiori essiccati sono i "chiodi di garofano" largamente usati in cucina.
Per distillazione dei chiodi di garofano si ottiene l'olio essenziale ben conosciuto in
odontoiatria per la sua capacità di calmare il mal di denti. Ha una spiccata attività
antibatterica.
 Proprietà: afrodisiaco, antielmintico, antibiotico, antiemetico, antistaminico,
antireumatico, antinevralgico, antiossidante, antisettico potente, antivirale, carminativo,
controirritante, espettorante, larvicida, spasmolitico, stimolante, stomachico,
vermifugo.
 Indicazioni: anoressia, astenia psico-fisica, difese immunitarie (stimolare le),
dispepsia, dissenteria, fermentazioni intestinali, flatulenza, inappetenza, infezioni
urinarie, mal di denti, meteorismo, parassiti intestinali, parto (per facilitare il), spasmi
gastrici, spasmi intestinali, T.B.C. polmonare.
 Modo di impiego: 2-4 gocce diluite, 2 volte al giorno.
 Uso esterno: acne, artrite, contusioni, dermatosi, ferite, herpes, parassiti della pelle
(scabbia, micosi), piede d'atleta, reumatismi, strappi, tagli, ustioni.
1 goccia introdotta nel dente cariato da pronto sollievo. Fumigazioni per disinfettare gli
ambienti. Sciacqui contro ulcere, afte e gengiviti (qualche goccia in 1 bicchiere
d'acqua).

METODO D'USO, DOSAGGIO CONSIGLIATO e COMMENTI


 Diffusore d'essenza 10 gocce per profumare l'ambiente
 Evaporazione alcune gocce su un fazzoletto, sul cuscino, nella vaschetta dei caloriferi, ecc.
eccellente per purificare l'aria della stanza di un ammalato
 Massaggio da 6 a 8 gocce in 2 cucchiai di olio base massaggiare sulla pelle
 Bagno da 4 a 10 gocce nell'acqua della vasca è consigliata acqua tiepida
 Doccia 3-4 gocce su un guanto di spugna bagnato massaggiare delicatamente tutto il corpo
 Frizioni 2-3 gocce di essenza diluite in una base alcolitica frizionare sulla regione cutanea
corrispondente all'organo affetto fino al riscaldamento della parte
 Pot-pourri 10 gocce rigenera il profumo dei vostri fiori secchi e pot-pourri
 Inoltre, gli oli essenziali sono utili per pediluvi, maniluvi, semicupi, ecc

Eugenia caiyophyllata 
Famiglia: Myrtaceae 
Nel XVII secolo il commercio di questa preziosa spezia era monopolio degli olandesi. 
Albero sempreverde che può raggiungere i 10 metri di altezza, ha foglie ovali con punta acuta e
lun go picciolo, i fiori sono rosa e formano un'infiorescenza che si col loca sui rami terminali. 
 
I fiori vengono abbattuti percuotendo i rami dell'albero e fatti essiccare. In questo modo si
ottengono i Chiodi di Garofano che tutti conosciamo. 
 
Questo albero è originario dell'In donesia, ma oggi è coltivato in molti paesi con caratteristiche cli
matiche simili. 
 
L'olio essenziale si ricava dai fiori mediante il metodo della distillazione in corrente di vapore e si
ottiene un liquido giallo paglierino con una profumazione fortemente aromatica. 
 
Antinevralgico, antisettico, analgesico, vermifugo. L'olio essenziale di Chiodi di Garofano risulta
molto efficace in caso di mal di denti, dovuto a carie, per le nevralgie; per eliminare il catarro e i
vermi intestinali. 
 
CONSIGLI PRATICI 
 
Per il mal di denti:  
mettete una goccia di olio essenziale di Chiodi di Garofano direttamente sulla carie che vi duole,
aiutandovi con un minuscolo ba tuffolo di cotone idrofilo. Otterrete un effetto analgesico
abbastanza rapido. 
 
Per i vermi intestinali: 
in 300 ml di acqua, bollita e fatta intiepidire, aggiungete 8-10 gocce di olio essenziale di Chiodi di
Garofano. Usate l'acqua per fare un clistere, una volta al giorno, finché non avrete eliminato il
disturbo. 
 
Sciacqui per afte, gengiviti e stomatiti: 
a un bicchiere di ac qua aggiungete 6/8 gocce di olio essenziale di Chiodi di Garofano.
Mescolate e fate sciacqui prolungati, due o tre volte al giorno, fino alla scomparsa del di sturbo. 
 
Per le nevralgie: 
.
in 200 ml di acqua fredda mettete 12 gocce di olio essenziale di Chiodi di Garofano

Immergete una pezzuola, striz zatela e ponetela sulla parte


do lente. Cambiatela non appena si sarà riscaldata.
Continuate quindi per almeno un quarto d'ora.
Matricaria camomilla, Asteracee - olio essenziale
La camomilla è un fiore conosciutissimo, molto
diffuso in europa. La sua notorietà la si deve
alle proprietà tranquillanti, proprietà che sotto
forma di estratto secco, in capsule o tavolette,
si accentuano, e la camomilla può diventare un
buon sonnifero.
La pianta è annuale, raggiunge i 40-50 cm di
altezza. Spontanea nelle zone mediterranee,
viene coltivata al fine di ottenere un prodotto
migliore, poichè, se è vero che è diffusissima, è
anche vero che quella spontanea è di qualità
inferiore per uso erboristico.

Nome botanico: Matricaria camomilla


Famiglia: Asteracee
Habitat: Zone mediteranee

Il nome camomilla deriverebbe dal greco, e significherebbe "meletta".


Presso gli egizzi la camomilla era la pianta consacrata al dio sole.

Matricaria camomilla Olio essenziale

Principi attivi.: camazulene, eteri degli ac.caprilico e monilico


Categoria terapeutica: antispasmodico, antinevralgico, antipruriginoso,
antiarrossamento, lenitivo, sedativo, battericida

Indicazioni della Matricaria camomilla, Asteracee - estratto e olio


essenziale:

Note e avvertenze:

CARDO   COMPOSTO
 

Ingredienti : Acqua, Alcool di vino, Cardo Mariano, Carciofo, Chrysanthellum americanum, Tarassaco,
Rabarbaro, O.E.Menta, O.E.Rosmarino, Ferro alchemico, Argento alchemico.

Cardo  Mariano : Contiene principi attivi che riducono il deposito dei grassi a livello del parenchima
epatico e favoriscono l'eliminazione di cataboliti epatotossici. Utile quindi, nell'insufficienza epatica e come
normalizzatore delle discinesie delle vie biliari.

Chrysanthellum  americanum : Alcuni ricercatori, hanno dimostrato come le frazioni


saponosidiche e flavonoidiche del Chrysanthellum si comportano come epatoprotettrici nei confronti di
sostanze epatotossiche quali l'epatonolo e il tetracloruro di carbonio. A differenza di alcuni fitocomplessi
protettivi degli epatociti solo se somministrati prima del fattore tossico, quindi essenzialmente stabilizzanti di
membrana, il Crhysanthellum agisce anche su tessuti già parzialemtne compromessi inducendo la
riattivazione delle catene enzimatiche sicrosomiali. All'azione protettiva si affianca dunque anche quella
stimolante le proprietà di detossicazione e di rigenerazione. 

Crespino : La berberina e la oxiacantina in esso contenute vanno a stimolare le secrezioni gastro-


intestinali e biliari.

Tarassaco : Nel Tarassaco, i triterpeni in sinergia con i lattoni sesquiterpenici, agiscono come
colecistocinetici attivando la muscolatura della cistifellea e modificando le caratteristiche chimico-fisiche della
bile. Utile anche nella litiasi biliare.

Rabarbaro : E' un amaro-tonico e stomachico per cui viene usato nelle dispepsie e nelle atonie gastro-
intestinali.

Olio essenziale di Menta : Fra le azioni moderatamente accertate oltre a quelle eupeptiche e
digestive, vi sono soprattutto le carminative, spasmolitiche ed antinausea, coleretiche e colagoghe. A
dosaggi appropriati è un calmante e un antinevralgico.

Olio essenziale di Rosmarino : E' un ottimo eupeptico e digestivo, ha proprietà coleretiche ed


ipocolesterolemizzanti e a dosaggi opportuni, ha favorevoli effetti sedativi e riduce gli spasmi addominali.

Ferro  alchemico: Importante componente della catena respiratoria e trasportatore di ossigeno per la
produzione di ATP.

Argento  alchemico : Presente in quantità traccia è utile per antagonizzare la presenza di eventuali
metalli tossici a livello intestinale e per la sua azione antinfiammatoria.

Modalità  d'uso : 50 gocce prima dei pasti principali, diluite in poca acqua e deglutite.
HORO ESSENZA EUCALIPTO FLACONE 10 MLIngredienti : Olio Essenziale di Eucaliptus Globulus Azione
*Analgesico, antinevralgico, antireumatico, diuretico, balsamico, depurativo.Indicazioni:* Dermatologia:
Ustioni, vescichet

Olio essenziale: PINO SILVESTRE

Nome comune: Pino silvestre


Nome botanico: Pinus sylvestris
Modalità distillazione a secco sotto
estrazione: vuoto
Parte pianta: aghi 
SICUREZZA
atossico; può causare
Attenzione:
sensibilizzazione
AROMATERAPIA
Azioni
 antimicrobico

 antinevralgico

 antireumatico

 antiscorbutico

 antisettico (polmonare)

 antisettico (urogenitale)

 antisettico (epatico)

 antivirale

 battericida

 balsamico

 colagogo

 coleretico

 deodorante

 diuretico
 espettorante
 ipertensivo
 insetticida
 ricostituente
 rubefacente
 stimolante della corteccia surrenale
 stimolante (circolatorio)
 stimolante (nervoso)
vermifugo
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Indicazioni generali
Affermazioni:
Sfera fisica:
Sfera emozionale:
Sfera mentale:
Sfera spirituale:
 
Indicazioni specifiche (ambito, disturbo)
circolazione, muscoli e articolazioni:  reumatismi
 catarro
sistema respiratorio:  sinusite
 tosse
sistema immunitario:  raffreddore
Sambuco
(Sambucus nigra)
FAMIGLIA: Caprifoliaceae
NOMI COMUNI: Sureau, schitac, sambus, sango, scioccarina,
zambuch, munnaro, zambuco puzzolente, zammuco, sauco,
savuco, savucu di gai, sabuccu.
LA DROGA: I fiori e i frutti.
QUANDO SI RACCOGLIE: I fiori si raccolgono da aprile a giugno
recidendo le infiorescenze alla base; i frutti si raccolgono in
agosto - settembre usando gli stessi pettini utilizzati per
raccogliere i mirtilli.
PROPRIETÀ: Diuretiche, sudorifere, lassative, antireumatiche,
antinevralgiche, emollienti.
PRINCIPI ATTIVI: Olio essenziale, tannini, unrutoside, il glucoside
sambunigroside (fiori); tannini, pectine, tracce di olio essenziale,
acidi organici, oligoelementi minerali (frutti).

COME SI USA LA DROGA

Con i fiori del sambuco, usati anche come componenti aromatici in


liquoreria, si fa una gradevole tisana che serve come rimedio
sintomatico popolare per il raffreddore, l' influenza, la tosse,l'
asma e il reumatismo; ai fiori vengono anche riconosciute
proprietà lassative e antiemorroidarie. I fiori secchi hanno sulla
pelle proprietà emollienti, mentre allo stato fresco possono essere
irritanti sulla cute.
I frutti del sambuco devono essere raccolti ben maturi; essi
vengono usati soprattutto come lassativi e trovano un'
interessante applicazione contro le nevralgie del trigemino.
Tutte le preparazioni fatte con il Sambuco vanno utilizzate
cominciando con dosi molto basse e non superando mai quelle
indicate.

USO INTERNO

I fiori: Come sudorifero, diuretico, antireumatico, emolliente delle


vie aeree.

Infuso: 5 grammi in 100 ml di acqua. Due - tre tazzine al giorno.


I frutti: Come antinevralgico, diuretico e lassativo.

Succo: Uno o due cucchiaini o cucchiai (a cucchiai si manifesta l'


effetto lassativo).

Decotto: 4 grammi in 100 ml di acqua. Una - due tazzine all'


occorrenza (dosi superiori sono lassative).

USO ESTERNO

I fiori: Come emolliente, lenitivo su foruncoli, scottature,


emorroidi.

5 grammi in 100 ml di acqua. Fare


Infuso:

lavaggi, applicare compresse imbevute di


infuso.
Camomilla
romana
( Chamaemelum nobile )

FAMIGLIA: Asteraceae
NOMI COMUNI: Camomilla di Boemia, camomilla nobile, erba
pomaria, appiolina.
LA DROGA: I capolini fioriti
QUANDO SI RACCOGLIE: I capolini si raccolgono dal luglio
all'agosto recidendo quelli ben fioriti e che hanno maggior
profumo. Vanno portati al più presto all'essicamento poichè il
permanere nei cesti produce un imbrunimento che diminuisce il
valore del prodotto.
PROPRIETÀ: Aromatizzanti, amaricanti, digestive,
antispasmodiche, antinevralgiche, sedative, antiinfiammatorie.
PRINCIPI ATTIVI: Olio essenziale (contenente la sostanza
calmante chiamata Azulene), apigenina, sostanze amare.
COME SI USA LA DROGA

Le proprietà e le applicazioni della Camomilla romana sono


praticamente identiche a quelle della camomilla volgare, peò in
generale si usano concentrazioni più basse. Ciò dipende da una
maggiore forza aromatica dell'olio essenziale e da una certa
diversità di contenuto in principi attivi.
Per l'aroma più fine e spiccato, la Camomilla romana trova valido
impiego nell'industria dei vermouth e dei liquori.

USO INTERNO

I fiori: Per difficoltà di digestione, dolori addominali e mestruali,


insonnia, eccitazione nervosa.

Infuso: 1 grammo in 100 ml di acqua. Una tazza due - tre volte al


giorno all'occorrenza.

Tintura : 20 grammi in 100 ml di alcool di 30º (a macero per 5


giorni). Uno - due cucchiaini all'occorrenza.

USO ESTERNO

I fiori: Per infiammazioni della cute, delle mucose della bocca e


della gola.

Infuso: 3 grammi in 100 ml di acqua. Fare lavaggi, sciacqui,


gargarismi, applicare compresse imbevute sulle parti infiammate
per almeno 15 minuti.

I fiori: Per attenuare dolori nevralgici e reumatismi.

Tintura oleosa:: 5 gr. in 100 ml. di olio di semi o di oliva (a macero


per 10 giorni in ambiente tiepido). Frizionare leggermente con olio
la parte interessata e applicare per almeno un'ora compresse
imbevute.

USO COSMETICO

I fiori: Per imbiondire i capelli.

Infuso: 20 grammi in 100 ml di acqua. Applicare sui capelli dopo lo


shampoo per 5 - 10 minuti esponendosi, se possibile, al sole.

I fiori: Come decongestionante e lenitivo: Una manciata nell'acqua


calda del bagno.

OE LAVANDA, Lavandula angustifolia, Lavandula abrialis,  famiglia delle Lamiacee, si impigano


i fiori
Agisce più a livello emozionale
Componenti Lavanda: acetato di linalile, borneolo, terpineolo-4 ( dipende dalle varietà), linalolo,
cineolo, cumarine, tannini, acido rosmarinico
Componenti Lavandula abrialis, acetato di linalile, linaiolo, canfora
Attività Lavanda. antisettica, per il trattamento per uso esterno di piccole ferite, punture di insetto,
foruncoli, punti neri, peli incarniti
Antinevralgico, sedativo, ipotensivo, cardiotonico, cicatrizzante, funghicida, diuretico,
antidepressivo, fluidificante
Utile per morsi di insetto, micosi, bronchite, insonnia, angoscia, dermatosi, allergie, artrosi, ansia,
bruciature, capelli e pelle grassa
Uso interno lavanda, si impiegano i fiori per farne infusi per un effetto calmante, rasserenante,
favorisce il sonno, si possono mettere sotto il ciscino una miscela di fiori secchi di lavanda e
melissa in parti uguali, la Tintura Madre di Lavanda è utile come coadiuvante per i dolori reumatici,
articolari,  contratture muscolari infiammazioni.
L'uso interno assolutamente solo dietro consiglio medico

Geranio
Antisettico, cicatrizzante, antidepressivo, antinevralgico. Ha una azione antifatica e tonificante in
caso di stress. E' utilizzato in sinergia in caso di stress da angoscia (massaggio completo)

Chiodi di garofano

I chiodi di garofano sono una spezia diffusa


nella cucina orientale, in quella occidentale,
nella cosmesi, come olio essenziale, per le
proprietà anestetiche e curative e in tanti modi
curiosi.

Non hanno nulla a che vedere con i fiori del garofano


comunemente inteso. I chiodi di garofano hanno un
profumo forte, dolce e fiorito, con una punta di pepato e di
"caldo". Il gusto può ricordare gli infusi di Karkadè.

DescrizioneHanno la caratteristica forma di chiodo che gli ha


tributato il nome. Di colore bruno, e consistenza
legnosa; si utilizzano interi, oppure macinati appena
prima dell'uso, per evitare la dispersione degli oli
aromatici.
UtilizzoIn cucina i chiodi di garofano si trovano soprattutto
principaleutilizzati in pasticceria (dolci di frutta, specie di
mele, pandolci e panpepati, biscotti), nel vin brule',
negli stufati di carne, in alcune salse (aggiungendo
una cipolla "staccata" con questa spezia, ad
esempio, conferisce un gusto), nelle marinate di
selvaggina, arrosti, brodi (specie di pollo o gallina) e
talvolta formaggi stagionati e nelle conserve (si
sposano bene con alcune verdure dolci, come
cipolle, cipolline e carote sottolio o sottaceto); sono
uno degli ingredienti del curry e del "garam masala"
(una miscela di spezie largamente usata in Oriente).
In infuso. Si acquistano interi in vasetti.

Frequentemente usati per aromatizzare il tè o


alcuni infusi.
Altri utilizziFuori della cucina trovano ampio spazio nella
cosmesi (nel nord Europa soprattutto), e
nell'oggettistica, come pot-pourri e deodorante
per ambienti naturale.

Contro le tarme e l'odore di muffa degli


armadi:
i chiodi di garofano inseriti in un arancia o in una
mela intera sono usati come alternativa alla canfora
e altre sostanze chimiche contro le tarme, per i
vestiti del guardaroba e in una ciottolina tolgono
l'odore di muffa dagli armadi poco utilizzati

Contro le farfalline:
dentro alla credenza in una ciottola, i chiodi di
garofano terranno lontane le farfalline che spesso
riescono a deteriorarci tutta la dispensa, pasta e
alimenti simili.

Contro odore di contenitori:


mettendo 5 o 6 chiodi di garofano in vasi di vetro,
contenitori di plastica o borse termiche non
utilizzate per un po' di tempo avremo contenitori
sempre profumati!

Contro le mosche:
per tenere lontane le mosche da una stanza,
conficcare sulla superficie di mezzo limone numerosi
chiodi di garofano, fino a coprirlo completamente.

Interessante anche il potere afrodisiaco del


chiodo di garofano come documentato in Taccuini
storici.
La piantaI chiodi di garofano derivano da una pianta tropicale
della famiglia delle Mirtacee, la Eugenia
caryophyllata originaria delle isole Molucche che
raggiunge i 10-15 metri di altezza e i suoi boccioli
vengono trattati ed essiccati per ricavare la spezia
in questione.
Il nomeIl nome deriva proprio dalla forma che assumono
questi boccioli una volta essicati, quella appunto di
"chiodo".
OrigineOriginaria delle isole Molucche; viene coltivata, per
utilizzarne la spezia, in Africa, Asia, America
meridionale e Australia.
StagionalitàI chiodi di garofano vengono colti ed essicati al sole
due volte l'anno.
ReperibilitàFacile.
Come scegliereAll'acquisto, devono avere un aspetto pieno e non
raggrinzito; incidendoli leggermente devono
rilasciare l'olio essenziale, che e' quello che ne
caratterizza il gusto.
SuggerimentiCome per tutte le spezie, con le dosi: uno o due
chiodi di garofano sono sufficienti per dare aroma al
piatto senza alterarne il sapore di base.
Calorien.d.
ProprietàHanno uno spiccato potere anestetico e
analgesico locale tanto che erano usati per lenire i
dolori ai denti e tutt'oggi l'essenza viene usata in
medicina nei disinfettanti orali. Messo un chiodo di
garofano nella cavità di un dente cariato lenisce il
dolore.
Alleviano i mali di testa e stimolano la
circolazione.
Servono ai malati di cuore.
Con un decotto disinfettante di chiodi di garofano
possiamo fare sciacqui e gargarismi contro il mal
di gola.

Come olio essenziale utile come: afrodisiaco,


antielmintico, antibiotico, antiemetico,
antistaminico, antireumatico, antinevralgico,
antiossidante, antisettico potente, antivirale,
carminativo, controirritante, espettorante, larvicida,
spasmolitico, stimolante, stomachico, vermifugo (da
Lillanatura Prodotti naturali).
ConservazioneSi conservano in contenitori chiusi ermeticamente,
al riparo da luce e umidita'.
CeliachiaNon contengono glutine così come risulta dalla
presenza degli stessi in alcune ricette suggerite per
celiaci da AIC: Associazione italiana Celiachia.
Cenni storiciDiffusissimi in tutto l'Oriente, erano usati come
ingrediente dei profumi e principio medicamentoso
già nella Cina di 2200 anni fa.
In Occidente giunsero nel 1500 grazie ai Portoghesi
di ritorno da Timor Est e gli Olandesi ne scoprirono
una ottima fonte nell'isola di Zanzibar e alle
Maldive: ne divennero i principali importatori.
Olandesi e Belgi nei ricavarono poi l'olio essenziale
ricco di eugenolo che divenne un componente molto
amato dalla cosmesi, che nei due paesi fiorì anche
grazie a questo.
Solo dal 1700 in poi si vedrà il loro utilizzo in
cucina, come aroma di pasticceria e per cibi salati.
Ricette 
consigliate
Curarsi in casa

CATEGORIE

 Alloro

 Anice verde

 Arancio amaro

 Basilico
 Benzoino

 Bergamotto

 Cajeput

 Camomilla

 Canfora

 Cannella

 Cardamomo

 Cedro

 Chiodi di garofano

 Cipresso

 Citronella

 Coriandolo

 Cumino

 Eucalipto

 Finocchio

 Gelsomino

 Geranio

 Ginepro

 Incenso

 Issopo

 Lavanda

 Lemongrass

 Limone

 Maggiorana

 Mandarino

 Melissa

 Menta piperita

 Mirra

 Mirto

 Neroli

 Niaouli

 Noce moscata
 Patchouli

 Pino silvestre

 Rosa Damascena

 Rosmarino

 Salvia

 Sandalo

 Santoreggia

 Teatree

 Timo

 Trementina

 Vaniglia

 Verbena

 Vetiver

 Violetta

 Ylang Ylang

 Zenzero

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30/11/2008

Rimedi per il mal di denti, nevralgie, afte

CHIODI DI GAROFANO

EUGENIA CARYOPHYLLATA

FAMIGLIA: MYTRACEAE

Nel 17° sec. il commercio di questa preziosa spezia era monopolio degli olandesi.

Albero sempreverde di 10 mt di altezza ha foglie ovali con punta acuta e lungo picciolo, i fiori sono rosa
e formano un infiorescenza che si colloca sui rami terminali.

I fiori vengono abbattuti percuotendo i rami dell ' albero e fatti essiccare.

In questo modo si ottengono i chiodi di garofano che tutti conosciamo.


L' OLIO ESSENZIALE: Si ricava dai fiori mediante il metodo della distillazione per vapore e si
ottiene un liquido giallo paglierino.

PROPRIETA': Antinevralgiche , antisettiche, analgesiche , vermifughe . l ' olio essenziale di garofano


risulta molto efficace contro il mal di denti , per il catarro , nevralgie e vermi intestinali.

CONSIGLI PRATICI:

 PER IL MAL DI DENTI: Mettere 1 goccia di olio sul dente dolente . Si otterra' un effetto
analgesico rapido.
 PER VERMI INTESTINALI: In 300 ml di acqua bollita e fatta intiepidire , aggiungere 8 gocce
di olio di garofano. Usare l' acqua per fare un clistere 1 volta al giorno.
 SCIACQUI PER AFTE ; GENGIVITI E STOMATITI: A 1 bicchiere di acqua aggiungere 6-8
gocce di olio di garofano. Mescolare e fare sciacqui per 2-3 volte al giorno.
 PER LE NEVRALGIE: In 200 ml di acqua fredda mettere 12 gocce di olio essenziale.
Immergere una pezzuola , strizzatela e metterla sulla parte dolente , cambiatela non appena
riscaldata.

20:20 Scritto da : lgi21 In Chiodi di garofano | Link permanente | Commenti (0) | Segnala | Tag: chiodi di garofano, mal di
denti, nevralgie, afte | OKNOtizie

Rimedi per il mal di testa, nevralgie, dormire bene

CAMOMILLA

MATRICARIA CHAMOMILLA L.

FAMIGLIA: COMPOSITAE

Gia' conosciuta dagli antichi Egizi , pare che la camomilla fosse usata per curare la malaria. Da sempre
la camomilla e' usata come blando sedativo.

Pianta erbacea annuale , ha un fusto eretto e ramificato che puo' raggiungere il mezzo metro di
altezza. Le foglie sono alterne e divise in lacinie di un colore grigio verde . I fiori sono capolini che
formano un bottone giallo con appendici esterne bianche, rivolte verso il basso. Cresce spontanea ai
bordi delle strade, nei campi, sui terreni incolti e aridi in tutte le regioni italiane , dal mare alla
montagna. Oggi , comunque , la Camomilla viene coltivata su vasta scala.

L' OLIO ESSENZIALE: Si ricava mediante distillazione di vapore , dei capolini freschi. Il prodotto
ottenuto e' un olio blu , dalla consistenza viscosa.

PROPRIETA': Analgesiche, disinfiammanti, antispasmodiche, cicatrizzanti , sedative. L' olio essenziale


e' efficace contro i dolori reumatici e muscolari, crampi allo stomaco e nevralgie. Inoltre quest'
essenza si puo' usare contro il mal di testa, per calmare l' ansia da stress e facilitare il sonno. ALTRI
USI: La camomilla viene usata dall' industria farmacetica , cosmetica , alimentare e liquoristica.
CONSIGLI PRATICI:

 PER IL MAL DI TESTA: Ungere i polpastrelli con una miscela composta da un cucchiaino di olio
di mandorle dolci e 4 gocce di olio essenziale. Massaggiare delicatamente fronte e tempie fino
al completo assorbimento.
 PER LE NEVRALGIE: In un cucchiaio di olio di mandorle dolci mettete 5 gocce di olio
essenziale. Usare questa miscela per massaggiare la parte interessata.
 PER FAVORIRE IL SONNO: Preparare una vasca di acqua calda , aggiungete 10 gocce di
essenza e immergersi per 15 min . inspirando il vapore.
 OLIO PER I DOLORI REUMATICI E MUSCOLARI: In 100 ml di olio di germe di grano
mettere 10 gocce di essenza . Miscelate bene e massaggiare sulla parte dolente.
 PER CRAMPI ALLO STOMACO E ADDOMINALI: In 2 cucchiai di olio di mandorle dolci
mettere 5 gocce di essenza . Con questa miscela massaggiare addome e stomaco fino a completo
assorbimento.

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