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MONADE - CATENA

in Occultismo significa spesso la triade unificata, Atma-Buddhi-Manas, o la diade,


Atma-Buddhi, quella parte immortale dell'uomo che si reincarna nei regni inferiori
della natura e gradualmente progredisce attraverso essi fino all'Uomo, e quindi fino
alla meta finale - il Nirvana. La Monade è il principio eterno ed immortale nell'uomo,
poiché è parte indivisibile del Tutto integrale - lo Spirito Universale - dal quale
emana e viene assorbita alla fine del ciclo. I Vedantini la chiamano sutratma (il filo
dell'anima) e le danno un significato intraducibile nelle lingue occidentali. La
Monade, nata dalla natura e dall'Essenza dei Sette (il suo principio più elevato
essendo immediatamente avvolto dal settimo elemento cosmico), deve compiere la
sua rivoluzione settenaria attraverso tutto il ciclo dell'Essere e della Forma: da Dio
all'uomo e dall'uomo a Dio. Sulla soglia del Paranirvana, la Monade assume di
nuovo la sua Essenza primordiale e diventa ancora una volta l'Assoluto. Esiste un
numero limitato di monadi che evolvono e diventano sempre più perfette mediante
l'assimilazione di numerose personalità successive in ogni nuovo Manvantara.
L'evoluzione dei Globi planetari e delle Monadi umane procede di pari passo. La
Monade non ha alcuna relazione con l'atomo, o la molecola così come sono
concepiti dalla scienza. Essa è la combinazione degli ultimi due Principi dell'uomo: il
sesto ed il settimo; propriamente parlando, il termine "monade umana" si applica
alla Duplice Anima: Atma-Buddhi. La Monade, o Jiva, non è spirito, ma un Raggio,
un Soffio dell'Assoluto. Come tale essa non può manifestarsi sul nostro piano, o per
meglio dire, si manifesta a condizione che si verifichino due premesse: (1) un
modello spirituale, o prototipo, sul quale plasmare il materiale fisico; (2) una
coscienza intelligente che guidi il suo progresso. La "vita" ed il suo veicolo formano
il modello sul quale si plasma il corpo fisico; dopo arriva l'anima e la mente. Tutto
ciò avviene mentre la monade segue l'arco discendente; contemporaneamente
evolvono gli Elohim che la assistono e quando essi la incontrano nasce il simbolo
terrestre dell'Uomo Celeste, l'Uomo Perfetto.
Secondo Pitagora, la Monade allo stato di UNO è causa di ogni unità e misura di
tutte le cose. La Duade è la Madre del Logos, ed è sostanziale. Segue la Triade, da
cui deriva l'Universo manifestato. A questo punto la Monade torna nel Silenzio e
nelle Tenebre da cui era apparsa come Punto al centro del Cerchio. La monade
umana, quindi, acquista consistenza nella Trinità umana (Atma-Buddhi-Manas) e
procede durante il Manvantara. Il discorso sulla Monade, trattato da molti grandi
filosofi, è molto difficile e non può essere esaurito con le parole; per essere capito
richiede un grande sforzo individuale, uno stato immaginativo che vada oltre il
razionale. La Monade, infatti, fondamentalmente, è un mistero. Per i Massoni, la
Monade è il trono della Divinità Onnipotente, situata al centro dell'Empireo per
indicare T.G.A.O.T.U. La Monade è l'unità universale non manifestata, mentre le
monadi sono le unità manifestate. Nel triangolo, la Monade al vertice è il Padre, il
lato sinistro è la Duade, ovvero la Madre, il lato destro è il Figlio; la base del
triangolo è il piano universale della Natura produttiva che unisce la Trinità al piano
fenomenico, come il vertice unisce al piano supersensorio. La Diade, la Materia,
considerata dai pitagorici come origine del Male, è la Terza Monade, o la linea che
congiunge i due punti, o numeri, e procede da ciò che era prima dei numeri. Da
questa Diade derivano tutte le Scintille dei Tre Mondi, o Piani, Superiori, ed i
quattro Inferiori, che sono in interazione e corrispondenza:
DIO SPIRITO ATMA
MONADE MENTE MANAS
ATOMO CORPO STHULA SHARIRA
Le Monadi Jiva sono le anime degli atomi; entrambi formano il tessuto di cui si
rivestono i Dhyan Chohan quando debbono assumere una forma. Si sta parlando,
ovviamente, di Monadi individuali e di anime atomiche, prima cioè che gli atomi
discendano nella forma terrestre: in questo stadio, la Monade non ha alcuna
individualità. È nel percorso di risalita, nell'arco ascendente, che essa passa
attraverso i sette stadi dell'evoluzione terrestre, fino al punto in cui la sua coscienza
corrisponde a quella divina. Leibniz fu molto vicino ad enunciare la verità, ma non
essendo un Iniziato, non riuscì a raggiungerla. La sua Monade è per certi aspetti
Forza, per altri Materia. Per la scienza occulta, forza e materia sono la stessa cosa,
o due aspetti della stessa cosa. Ogni monade è uno specchio vivente dell'universo.
Le radiazioni Arupa, che esistono nell'armonia della Volontà Universale (il collettivo
delle volontà cosmiche sul piano dell'universo), uniscono fra loro una infinità di
Monadi (ognuna specchio del proprio universo), così individualizzando una Mente
indipendente, onnisciente ed universale. Con lo stesso processo di aggregazione
magnetica, creano per sè stesse corpi oggettivi, visibili, ricavati dagli atomi
interstellari. Questo legame fra Macrocosmo e Microcosmo ci porta a dire che la
discesa e la risalita della Monade e dell'Anima sono legate al Cielo, ovvero allo
Zodiaco, le cui costellazioni ed i cui segni sono qualcosa di più di un puro gioco di
oroscopo. La Monade deve passare attraverso le sue forme (minerale, vegetale,
animale) prima che la luce del Logos sia ridestata nell'animale-uomo. La Monade
umana è identica a quella animale; la unica differenza risiede nella Mentalità e nella
Autocoscienza, il che non è poco. La Mentalità è il principio informatore dell'uomo, il
Sè Superiore, dotata di intelligenza divina; l'Autocoscienza, anche se identica, è
dotata solo di facoltà istintive. La Monade, abbiamo detto, agisce inconsciamente
mediante una forza che le è inerente; quando il Sè astrale ha costruito nell'uomo il
tabernacolo idoneo, allora la Monade va ad abitarlo ed appare il suo principio
cosciente. Essa è impersonale, un Dio in sè, anche se al suo livello è incosciente.
Quando è separata dal suo terzo principio (il Manas, la base orizzontale del
triangolo manifestato), non può avere coscienza o percezione delle cose su questo
piano terrestre. Sul piano manifestato, Purusha è cieco senza Prakriti, come la
Monade è cieca senza Manas. Con la Prima e la Seconda Razza, le Monadi destinate
ad animare le razze future, avevano subito la fase di immetalizzazione (vita
vegetale ed animale) ed erano pronte per la forma umana ed intelligente. A questo
punto, i Nati dalla Mente. a metà della Terza Razza, diedero l'esistenza (il Manas) ai
nati dalla Volontà, gli uomini ancora incoscienti). In realtà, solo nella Quarta Razza
il quarto principio umano si sviluppa abbastanza per supportare il Quinto che, a sua
volta, si svilupperà nella prossima Ronda, per diventare divino nell'ultima. Quando
si dice che una Monade entra in un corpo, non si intende che essa va a sovrapporsi
ad un'altra Monade, bensì che va ad incrementare l'intensità di quella che c'è già,
sviluppando una qualche funzione aggiuntiva. Un raggio di luce che si aggiunge ad
un altro non dà luogo a due raggi, ma ad un raggio più intenso. Le Monadi non
sono principi distinti e limitati, ma raggi di un unico principio universale assoluto.
Vi sono Monadi più avanzate e Monadi meno avanzate, popoli considerati più civili,
altri meno; ciò, però, è solo frutto del karma e non può portare a discriminazioni
razziali. Se la Monade comincia il suo ciclo di incarnazioni attraverso i tre regni
oggettivi (minerale, vegetale, animale) sulla curva discendente, deve
necessariamente entrare nella curva ascendente ancora come uomo. Nell'arco
discendente, la spiritualità si trasforma in materialità, in quello ascendente avviene
il contrario. Alla fine della Settima Ronda della Settima Razza, la Monade è libera da
tutte le sue qualità e ritorno quale era al principio, con in più l'esperienza e la
sapienza acquisite durante le vite personali. La monade è, e rimane, divina; essa
passa attraverso tutti i regni perchè, al fine di raggiungere la perfezione assoluta,
deve riflettere in sè ogni forma di ciascun regno. Ed allora si capisce perchè si può
parlare di Monade mineralizzata, vegetalizzata, animalizzata, umanizzata,
spiritualizzata, ecc., fino a raggiungere l'Uomo Celeste, la Monade perfetta, che
come una goccia d'acqua, si butta nell'Oceano dal quale era partita. Il progresso
della Forma, o la sua materializzazione, è un regresso per la Monade, la cui spinta
verso l'alto, invece, ritorna quando comincia a ridursi la vis formativa. Ma il
passaggio attraverso la Forma è indispensabile, al punto che lo Zohar afferma: "i
mondi primordiali (le scintille) non potevano continuare perchè l'uomo non c'era
ancora". All'inizio del Manvantara, il primo Manu riceve vita dallo Spirito
dell'Umanità, ossia la sua Monade è emanata dal Principio sempre attivo. Questo
principio, Logos o Monade universale (Elohim collettivo), irradia dal suo interno
tutte le Monadi Cosmiche che diventano i Centri di attività. Questi centri sono i
Progenitori degli innumerevoli Sistemi Solari, ed anche delle monadi umane non
ancora differenziate. Svayambhuva, o il Nato da Sè, è la Monade Cosmica che
diventa il Centro di Forza dal cui seno emerge una Catena planetaria. E le radiazioni
di questo centro diventano altrettanti Svayambhuva, ciascuno dei quali, come
collettività, diventa il Creatore della sua Umanità. La discesa della Monade Divina
dal Cielo ad un piano inferiore, per incarnarsi, è ciò che trasforma l'animale di creta
in un Dio immortale. Dice Eliphas Levi: "Gli Angeli aspirano a diventare Uomini
perchè l'Uomo Perfetto, l'Uomo-Dio, è superiore anche agli Angeli". Nella
Cosmogonia cinese, con evidente allegoria, Le Monadi sono identificate con le
Stelle. Cabalisticamente, la Monade è UNO e dà origine all'Eptade, il numero
perfetto e sacro di questo Manvantara. Il corpo, la persona, delle razze prima,
seconda e metà della terza, era privo di Manas e, quindi, non aveva karma. Esso
nasce con il risveglio della Monade alla conoscenza, con la libertà di poter scegliere
il bene ed il male, con quello che viene chiamato "il peccato originale" (prima di
allora Adamo dormiva, ovvero agiva come un automa). Talvolta diventa
incomprensibile il fato che la Monade, per incarnarsi, abbia bisogno di un telaio
umano già formato. Invece diventa a tutti chiaro quando si pensa che, chiunque
debba produrre un oggetto, comincia con un disegno di massima, un bozzetto e poi
un vero progetto. Quando questo è pronto, si dà il via alla realizzazione. La Mente
umana procede allo stesso modo di quella dei Poteri creatori della Natura. Ogni
Forma, sia sulla Terra che nell'Universo, può diventare oggettiva solo se è stato
formato nello spazio il suo prototipo astrale. Ed è così anche per l'uomo. Appena i
Progenitori hanno ultimato il Corpo Astrale, la Monade si incarna, e da quel
momento ha inizio il lavoro di consolidamento fisico attorno al prototipo nebuloso.

PERCHE' IL FIGLIOL PRODIGO FECE RITORNO ALLA CASA DEL PADRE


ovvero: il fantastico viaggio del divino essere umano.

Per comprendere il significato di questo viaggio, dobbiamo ripercorrerlo a ritroso,


tornando all'origine della creazione di un Universo e di un sistema solare: il nostro.
Scopo di un sistema è la propria evoluzione, ossia, l'evoluzione delle forme in esso
espresse attraverso lo sviluppo della vita o coscienza; poiché l'una è sinonimo
dell'altra. Annie Besant nello "studio sulla coscienza" definisce: "vita, la coscienza
rivolta all'interno e coscienza, la vita che volge all'esterno". La coscienza-vita è,
dunque, il centro di evoluzione, lo strumento di perfezionamento del
"macrocosmo" (l'Universo) e del "microcosmo" (l'essere umano).

E' la vita-coscienza che plasma le forme per adattarle alle funzioni evolutive. Gli
stimoli luminosi produrranno organi sensori atti a riceverli e codificarli, fino a
raggiungere lo stadio attuale dell'apparato visivo dell'essere umano. Altrettanto
faranno gli stimoli auditivi, olfattivi e così via. Ma gli stimoli non sono che onde
vibratorie con specifiche caratteristiche di ampiezza, lunghezza e ciclicità. Nel
nostro stadio evolutivo abbiamo sviluppato organi sensori fisici che distinguono
diverse gamme di frequenza. Chiamiamo suoni le frequenze che vanno da 20 a
20.000 vibrazioni al secondo; luce e colori: frequenze da 350 a 750 trilioni di
vibrazioni al secondo. Questi sono i limiti in cui definiamo la nostra realtà. Al di
sotto e al di sopra, per noi, vi è l'irreale, il non percepito. A ben vedere, il nostro
apparato di sintonia, il "tuner" fisico, è ancora molto ristretto e suscettibile di
sviluppo. Su altri piani come l'astrale e il mentale, i nostri corpi sono,
normalmente, ancora meno ricettivi e trasmissivi. Da ciò possiamo dedurre quanto
lungo sia ancora il cammino e le possibilità di am-pliamento di quello strumento
che chiamiamo: coscienza.

Dal punto di vista della conoscenza esoterica, la Vita nasce dall'Assoluto. Lo


"spazio potenziale", senza principio né fine, da cui sgorga la manifestazione
cosmica, come "vibrazione imprescindibile". Tutto è vibrazione nel campo
dell'Universo manifesto. Einstein conferma; e la distinzione tra Spirito e materia
dipende in definitiva dalla velocità vibratoria. Quindi potremmo supporre che il
creato è la risposta al vibrante pensiero divino. Il riflesso della nota, il verbo,
l'AUM, lanciata dal Divino Architetto, così come vanno affermando le sacre scritture
di tutti i tempi. Tre fasi, comunque, caratterizzano la manifestazione di un
Universo: manifestazione della sostanza indifferenziata (caos); manifestazione
della "forma" o differenziazione coordinata della sostanza (cosmos);
manifestazione della "vita" o reazione agli stimoli delle differenziazioni, finalizzata
alla formazione di organismi sempre più complessi (evoluzione). Ogni
aggregazione della sostanza ha, pertanto, la potenzialità di reagire agli stimoli delle
altre aggregazioni necessariamente diverse. Questa è l'identità della Vita Una: la
"forza reagente" infusa nella più piccola entità atomica, come nella galassia più
estesa. Ogni singolo frammento ha in sé la spinta ad evolvere. Lo vediamo nel
cristallo che cerca la linea di minor resistenza per moltiplicarsi geometricamente,
nel seme che spinge il germoglio fuori del terreno, nel pulcino che perfora il
guscio. La vita preme in tutte le forme per uscire alla luce.

Andiamo ora ad osservare come è strutturata la materia nel nostro sistema solare.
Essa è differenziata in sette stati o piani che si interpenetrano come sette gas, di
cui il più leggero contiene il successivo in ordine di densità. Ogni piano consta, a
sua volta, di sette sottopiani, secondo la complessità delle aggregazioni molecolari
(dall'atomico al solido). Il ricorrere della suddivisione settenaria nella classificazione
della manifestazione è dovuto al fatto che: dall'uno, per riflesso, si forma il due. La
relazione fra i due crea il terzo fattore. Ogni aspetto della triade fin qui costituita,
si combina con gli altri così da formare un quaternario che assieme alla triade
diventa il settenario fondamentale.
Il primo piano, Divino o Adi, è quello della esistenza-coscienza divina: il Logos
(centro di energia radiante) con tre aspetti, o Logoi, che formano una triade.
Volontà, Amore e Intelligenza: le tre irradiazioni che creano (portandolo in luce),
sostengono (conservandolo amorevolmente) e distruggono (riconducendolo alle
tenebre), l'intero sistema solare, così come ogni Universo. La triade o trinità, è
rappresentata simbolicamente dalla "tetrakis" pitagorica: il triangolo equilatero
formato da tre triangoli, il tutto iscritto in un cerchio. La combinazione successiva
dei tre aspetti del Logos dà origine alle sette correnti di vita che irradiano la
materia. Avremo, oltre le tre già citate: Armonia, Conoscenza concreta, Idealismo,
Ordine rituale. In questo modo procede ogni creazione. Così, nel campo della
creatività umana troviamo, nello stesso ordine: la Politica, la Sociologia,
l'Economia, l'Arte, la Scienza, la Religione, la Magia o coordinamento sintetico.

Il primo aspetto (1° Logos) lo possiamo simbolizzare, dal punto di vista della
forma, con il punto al centro di un cerchio (il nucleo avvolto in una sottile
membrana di sostanza divina): fulcro, perno, attorno al quale "ruoterà" l'attività
nel divenire.
Il secondo, con il punto che, vibrando, crea la linea mediana che delimita la
circonferenza in due parti ancora non separate. Si individuano così, lo "Spirito-
Materia", "energia-massa", le coppie di opposti archetipi che appaiono
simultaneamente; indissolubili, coesistenti, complementari poiché: "Non v'è Spirito
che non sia avviluppato nella materia, e Materia che non sia animata dallo Spirito".
Quindi, la dualità degli opposti è solo apparente. Essi coesistono nella forma, e
sono espressione di unità nella essenza. E' di esempio: il giorno e la notte o il bene
e il male la cui alternanza è relativa e dipende dal punto di vista dell'osservatore.
Analogo al processo di delimitazione del secondo Logos è, ad esempio, lo stadio in
cui la cellula, durante la "cariocinesi", ossia, il processo di scissione, crea una
membrana che la delimita in due metà distinte ma non separate.
"Come sopra, così sotto" affermava Ermete Trismegisto a significare che la grande
legge di analogia collega l'umano al divino, il micro con il macrocosmo. La
limitazione operata dal secondo Logos è il campo in cui la coscienza può esplicarsi.
Non vi è coscienza senza limitazione. La coscienza è essenzialmente percezione di
limitazione, a cui segue la percezione di altro e di altri. Nell'istante della
separazione, si stabilisce un dentro soggettivo, interiore, irreale ed un fuori
oggettivo, esteriore e reale.
Nel terzo aspetto, la linea si duplica in senso ortogonale creando la croce
simbolica. E' il principio della attività intelligente che attira nel suo vortice la
materia. Le tre qualità materiali: inerzia (o tama), movimento (o raja), e ritmo (o
sattva) entrano in gioco, combinandosi vicendevolmente e costituendo i sette tipi
fondamentali di materia.
Bisogna ricordare che le sette correnti di vita del Logos si manifestano come sette
espressioni primarie di coscienza le quali si "incrociano" con le sette tipologie
materiali. Le ulteriori combinazioni possibili determinano la molteplicità delle forme
e, non ultime, le infinite sfumature della personalità. La croce è anche il simbolo
dell'essere umano, punto di incontro fra la verticalità dello spirito e la orizzontalità
della materia, a significare che il fine dell'Uomo è quello di sintetizzare i due
opposti ed evolvere la propria sostanza fino a spiritualizzarla. Il terzo Logos porta
in divenire gli altri cinque piani della manifestazione che rappresentano il campo di
evoluzione della coscienza.

Il secondo piano, Monadico o Anupàdaka, è il campo di manifestazione delle


Monadi o scintille divine: unità di coscienza generate dal Logos e fatte della Sua
stessa sostanza. "Perfette nella divinità ma imperfette in umanità" e perciò pronte
ad iniziare il loro lavoro di evoluzione, rivestendosi e, quindi, involvendosi nella
materia dei piani sottostanti. In realtà le Monadi, "rimanendo in seno al Padre",
ossia, permanendo sul secondo piano, spingono i propri raggi verso i piani inferiori
dove si appropriano dei materiali necessari alla loro attività.

Nel terzo piano, quello Spirituale o Atmico, il cui simbolo è la svastica o croce
dinamica (poiché è a partire da questo piano che la manifestazione prende moto),
la Monade irradia l'onda vibratoria dell'aspetto "Volontà potere" fino a raggiungere
un atomo atmico che inizia a risuonare di "volontà spirituale". Nel quarto piano,
quello Intuitivo o Buddico, il secondo raggio monadico dell'aspetto "Amore
sapienza", vitalizza un atomo di "sapiente intuizione"; e così nel quinto piano,
quello Mentale o Manasico, il raggio monadico dell'aspetto "Intelligenza attiva"
vitalizza un atomo di "attività intelligente".
Questi tre atomi, collegati tra loro, formano la triade spirituale, riflesso della
Monade su quei piani: il Sé, l'eterno pellegrino che, allo stadio attuale, è avvolto e
celato in involucri sempre più densi. Dalla triade spirituale, un filo di sostanza
buddica: il "sutratma", penetra nei piani sottostanti, ina-nellando un atomo
permanente del piano Mentale inferiore (sottopiano del mentale), un atomo del
piano Emotivo o Astrale e un atomo del Fisico o Solido. Questi tre atomi
costituiscono la triade inferiore in cui, nel corso di innumerevoli cicli, si sviluppa la
personalità del futuro essere umano.
La funzione degli atomi permanenti "catturati" su ogni piano è quella di attirare a
sé, magneticamente, la materia adatta a costruire involucri responsivi agli stimoli
esterni (vibrazioni ambientali) e interni (impulsi della Monade), così da formare
organi e organismi di risposta (corpi) sempre più qualificati. Quando, alla fine di
ogni ciclo, avviene la disgregazione degli involucri e dei corpi, il bagaglio di
esperienze vibratorie viene conservato nei vari atomi permanenti che, per
l'appunto, sono imperituri. Nel successivo ciclo o incarnazione, gli atomi
permanenti, risvegliati a nuova vita dal Sé, riprendono ad attirare il tipo di materia
confacente al potere vibratorio acquisito. In questo modo si evolvono le forme e gli
organismi di ogni Regno che, a loro volta, diverranno sempre più responsivi al
piano divino. (* riassunto dei piani)

L'onda di vita è giunta finalmente nella materia più densa, il piano fisico, che
consta, come i precedenti, dei sottopiani: atomico, sub-atomico, super-eterico,
eterico, gassoso, liquido e solido. Da questo Regno l'evoluzione si volge all'esterno.
Prima di vivificare il Regno minerale, essa, tuttavia, porta in evoluzione
interna, ossia, in involuzione, tre Regni cosiddetti "elementali" abitati cioè
da vite minori che, senza entrare nello specifico, sono utili alla produzione
dei materiali e alla costruzione delle forme di natura, così come dei corpi
fisico-eterici, emotivi e mentali, degli organismi più evoluti.

Ora possiamo esaminare il, vero e proprio, meccanismo della coscienza, che allo
stadio minerale si attua attraverso l'attività. Lo vediamo nella "orientazione
geometrica": la crescita dei cristalli, dalle forme più semplici alle pietre preziose; e
nella radioattività cioè: l'attività radiante, lo sprigionamento della luce (energia)
celata, appunto, nella materia atomica. In questo Regno l'atomo attira altri atomi
meno sviluppati e con essi si combina in forme concrete, divenendo "conscio" dello
stato molecolare minerale.

Nel Regno Vegetale la materia riceve una spinta ulteriore. La molecola diventa
cellula e la cellula sviluppa la funzione dell'accrescimento di un corpo, traendo
origine da un seme, che contiene tutte le possibilità evolutive della specie. Dai
muschi alle querce, i vegetali operano la trasformazione delle sostanze
inorganiche. La funzione clorofilliana è l'esempio di questa capacità. Con la qualità
attrattiva, esplicata nella sintesi dei profumi e delle sostanze zuccherine, fiori e
piante partecipano alla diffusione della vita.

Occorre osservare che, dal Regno Vegetale, si dipartono due linee evolutive. La
prima riguarda il percorso dell'essere umano che toccherà vari gradi, fino a quello
di Adepto; dopo il quale, alla fine delle incarnazioni, entrerà, come Maestro, nelle
Gerarchie Spirituali. La seconda è quella delle vite cosiddette angeliche o dei Deva:
gli esseri di luce che accompagnano l'Uomo su un cammino parallelo. Senza
dilungarci, diciamo che gli Uomini e i Deva si completano a vicenda.

Nel Regno Animale la coscienza sviluppa organi sempre più specializzati ed affina,
dal corallo al mammifero evoluto, lo strumento del desiderio, che sfocia nella
procreazione. L'estrinsecazione della qualità emotiva spinge l'evoluzione animale
dalla ferocia alla domesticità. L'attività diventa, via via, deambulazione per il
procacciamento del cibo.

Nel Regno Umano la scintilla cosciente diviene, col passare di eoni (milioni di anni),
fiamma della mente. Il pensiero, infatti, è il campo evolutivo dell'essere umano; e
il raggiungimento della intuizione ne rappresenta l'apice. Nel corso del tempo, da
quando l'ominide mosse i primi passi incerti, elevandosi sulle due gambe, un punto
focale crea la differenza tra l'Umano e gli altri Regni di Natura:
l'individualizzazione. L'Anima, fino ad allora "collettiva", si concentra su di un solo
individuo.
Significa che l'ominide, si trasforma in essere umano nel momento in cui diventa
cosciente di se stesso (auto-cosciente), ossia, riconosce che uno stimolo è esterno
a sé, proviene da un "fuori", che ora, gli rivela il "dentro". Tutto ciò che percepisce
attraverso i sensi sul piano fisico, lo definisce e qualifica come realtà oggettiva;
tutto ciò che percepisce di sé e degli altri piani, è interiore e soggettivo. Questa è
la condizione cosciente espressa attualmente dalla maggior parte degli individui,
da quando la prima razza madre apparve sul nostro pianeta. Pochi sono coloro che
hanno sviluppato veicoli adatti a distinguere percezioni interiori ed esteriori sui
piani emotivo e mentale. In una parola ad essere auto-coscienti su quei piani. In
ciò consiste l'ulteriore sviluppo, la prossima meta dell'Uomo. Fino ad ora, cinque
razze madri, delle sette previste in ogni periodo, hanno fatto la loro comparsa. La
quinta, quella Ariana, è tutt'ora in espansione con la quinta delle sottorazze: la
teutonica. (a cui noi apparteniamo) Quel che resta della quarta: la Atlantidea è in
parabola discendente; pochi individui rimangono della terza: la Lemuriana, che fu
la prima a manifestarsi in costituzione fisica, poiché le due precedenti furono in
espressione eterica. (* piano evolutivo del sistema solare: 10 schemi evolutivi, 7
catene, 7 globi, 7 ronde, 7 periodi di globo, 7 razze, 7 sotto razze, 7 nazioni).

Vediamo ora come avviene questo processo, ossia come l'essere umano diviene
cosciente. Innanzi tutto, dobbiamo ritornare alla Monade che si è, fin qui, avvolta e
rinchiusa in veicoli di materia sempre più densi. La sua capacità di "comunicare" le
proprie volontà vibratorie diventa sempre più fievole; si circoscrive ma, al
contempo, si definisce maggiormente. E' proprio da questo impedimento, da
questa limitazione che inizia il processo di formazione e crescita della coscienza,
ossia, della comunicazione a due sensi tra il Sé e i suoi veicoli di espressione: la
Personalità.

L'incessante bombardamento di stimoli esterni, ha prodotto reazioni interne che,


man mano nel tempo, hanno trasformato gli involucri fisico, emotivo e mentale, in
corpi organizzati, secondo la legge biologica per cui: "la funzione crea l'organo atto
ad espletarla". In milioni di anni la coscienza a creato una rete di relazioni fra
interno ed esterno. Ha specializzato cellule, formato organi, messo a punto sistemi
che incessantemente modifica alle esigenze di un'anima che si sta risvegliando.

Il sistema nervoso è per l'appunto quello di cui si serve la "coscienza


centrale" per guidare un organismo complesso. Questo meccanismo venne prodotto
da impulsi astrali o emotivi, ossia, sensazioni di espansione o contrazione,
piacere o dolore, che divennero azione e reazione cellulare: la base di quello
scambio di informazioni che porta una vibrazione specifica a produrre un "ordine"
all'interno del sistema. Nei vertebrati si sviluppò quella connessione di fibre
nervose che chiamiamo "gran simpatico" e che, a tutt'oggi, regge ed attiva le
funzioni "automatiche" degli organi vitali: il cuore, i polmoni, l'apparato digestivo,
quello genitale e ghiandolare. ( E' interessante considerare come queste funzioni
che ora sono passate al di sotto del controllo della coscienza (sub-coscienza),
all'inizio della evoluzione umana fossero al livello cosciente e dipendessero dal
desiderio di vivere! es.Yogi) Nella razza Atlantidea, infatti, la coscienza era
incentrata sul corpo astrale, e quindi ancorata al sistema del gran simpatico.
L'individuo, all'epoca, era molto più sensitivo che razionale e percepiva in misura
maggiore le entità sottili di quel piano. Un ulteriore sviluppo avvenne tramite gli
impulsi provenienti dal piano mentale
che, analogamente, formarono e perfezionarono il sistema "cerebro-spinale".

Ora vediamo come avvengono le modificazioni nei veicoli e nella coscienza.


Attraverso lo sviluppo degli organi di senso fisici, una vibrazione esterna arriva al
corrispondente centro del cervello, l'organo alla cui ghiandola pineale è ancorata la
attuale coscienza fisica dell'Uomo. In esso un gruppo di cellule vibra in risonanza a
quella percezione. L'effetto di tale risposta è una nuova capacità vibratoria che
dopo innumerevoli ripetizioni, diviene spontanea. Le cellule, infatti, memorizzano
l'informazione e, di conseguenza, possono riprodurla senza lo stimolo esterno. Il
processo continua con la trasmissione della vibrazione iniziale alle cellule dei corpi
più sottili. Dal fisico passa all'eterico e, quindi, all'emotivo: in cui viene codificata in
emozione. Poi raggiunge il mentale, in cui, assieme ad altri stimoli percettivi ed
emotivi, viene raggruppata, sintetizzata in una unità complessa: un pensiero.

La vibrazione prosegue fino al corpo mentale superiore o causale dove, finalmente,


giunge a contatto col Sé. In quell'istante avviene il riconoscimento di quello stato
vibratorio che, nel Sé rinchiuso e celato, è potenzialità latente. Avviene, cioè, una
modificazione di coscienza, che porta in espressione un frammento (la tessera del
puzzle) di quella potenzialità originaria. Questa realizzazione viene ritrasmessa alle
cellule interessate che, con il ripetersi dello stesso stimolo dall'interno, aumentano
la loro capacità vibratoria, poiché la stratificazione di esperienze produce nuove e
maggiori possibilità di risposta (apprendimento). In questo modo cresce la
coscienza che a sua volta adatta e sviluppa strutturalmente l'intero apparato e il
sistema cerebro-spinale in primis. Naturalmente questo processo prosegue nel
tempo e, incarnazione dopo incarnazione, i corpi della personalità (il fisico-eterico,
l'emotivo e il mentale inferiore) diventano sempre più specializzati e raffinati;
finché trasmetteranno al Sé, percezioni dai livelli più sottili della realtà, e ne
riceveranno le modificazioni conseguenti. (es. della mummia chiusa nella stanza)
Pitagora diceva che: "Imparare è ricordare" e in questo concetto sta la chiave del
processo della coscienza. Il Sé contiene tutto quanto ci abbisogna. Nel momento in
cui avviene il riconoscimento, si stabilisce la connessione tra l'Io cosciente e il Sé
superiore. In quel "cortocircuito" si sprigiona la scintilla del ricordo di ciò che già
siamo, e la potenzialità entra in espressione creativa.

Dal punto di vista psicologico, secondo lo psicologo-esoterista Roberto Assagioli,


fautore della "Psicosinesi", nell'essere umano distinguiamo: un'area sub-cosciente;
un'area pre-cosciente; un'area cosciente con un centro di coscienza all'interno di
essa; una supercosciente e un centro di unità superiore: il Sé, situato
simbolicamente alla periferia tra personalità e inconscio collettivo. Potremmo
definire il sub-conscio come la parte primitiva, antica, della coscienza. L'archivio
delle impressioni di avvenimenti remoti, dimenticati o repressi; tra cui possiamo
collocare gli istinti, ossia, quegli sforzi compiuti all'alba dei tempi per la
conservazione della specie. (sopravvivenza o procreazione, auto-affermazione,
gregario o di appartenenza ad un gruppo) Il pre-cosciente o inconscio medio, è il
livello in cui esistono tutte le nozioni, le capacità o gli stati d'animo che possono
essere volontariamente portati nel campo della coscienza. La memoria recente, il
passato prossimo, da cui, come un'agenda, possiamo attingere dati. Il cosciente o
coscienza di veglia, è quel tanto della coscienza totale che è attiva nel cervello e
nel sistema nervoso. E' il campo della attività nel presente, che può essere
stimolata sia dall'esterno, per mezzo dei sensi, che dai piani interni, tramite il Sé.
Al centro di essa, con lo sviluppo della capacità discriminante, si forma un punto di
equilibrio stabile: l'Io o centro di coscienza. Il super-cosciente costituisce il nostro
futuro evolutivo. Quella regione psichica da cui provengono le ispirazioni artistiche,
filosofiche, scientifiche; le creazioni geniali e le aspirazioni altruistiche. Nel livello
del sogno, come nella meditazione profonda, operiamo in quell'alto stato di
coscienza, ma i "messaggi" che riceviamo sono spesso offuscati dalla ancora
inadeguata capacità vibratoria del nostro veicolo di elaborazione: il cervello. Da qui
l'allenamento, con tutte le pratiche sviluppate in oriente e occidente (dallo raja-
yoga al core-energetic) per portare il corpo pituitario e l'epifisi alla frequenza
corretta di risonanza.

Allo stadio attuale l'individuo medio è auto-cosciente sul piano fisico, cosciente su
quello emotivo, abbastanza sul mentale inferiore, qua e là cosciente sul mentale
superiore. Un ulteriore sviluppo lo renderà pienamente cosciente sul piano
mentale, successivamente su quello intuitivo e infine su quello spirituale, dove la
Monade ritroverà se stessa. Questi ampliamenti o stati di coscienza, sono raggiunti
quando riusciamo ad allineare la nostra personalità con il Sé e, attraverso il canale
diretto della intuizione, scorgere, svelare un frammento del Piano Divino. Esiste,
tuttavia, un approccio metodico che consente di ottimizzare il meccanismo che
condiziona il rapporto tra personalità e Sé. E' il percorso del sentiero spirituale che
porta all'individuazione e, successivamente, al superamento di quegli ostacoli che
si frappongono alla liberazione della luce dell'Anima. Il problema fondamentale
consiste nel fatto che l'Io cosciente è completamente identificato nella personalità.
Noi crediamo di essere il nostro corpo, le nostre emozioni o i nostri pensieri;
questa illusione, come una distorsione prospettica, ci impedisce di scoprire la
nostra vera identità. "Nosce te ipsum" era scolpito a grandi lettere sul tempio
dell'oracolo di Apollo a Delfi. "Conosci te stesso, ossia, riconosci la natura umana e
l'essenza divina entrambi racchiuse in te". Questo è l'insegnamento! Dobbiamo
imparare ad agire da esseri divini, quali siamo, intrisi, pervasi di umanità. Il
compito è arduo perché tra personalità e Sé spirituale esiste, di fatto, un rapporto
antitetico, conflittuale. La personalità, il cui termine latino "persona" = maschera,
dice già della sua doppiezza, è la "immagine speculare" del Sé: il suo opposto.
Laddove il Sé è inclusivo, altruistico, incentrato sulla unione, la personalità è
separativa, egoistica, incentrata sulla propria autonomia. D'altra parte, se così non
fosse, non potrebbe sviluppare le caratteristiche necessarie a divenire un perfetto
veicolo delle qualità del Sé. Per innumerevoli cicli della propria esistenza terrena, il
Sé (colui che si reincarna, poiché la personalità non si reincarna, ma viene
ricostruita, di vita in vita, secondo le capacità vibratorie acquisite e memorizzate
negli atomi permanenti, oltre che seguendo le limitazioni imposte dal karma) invia
impulsi alla personalità. Questa comunicazione, inizialmente sporadica e
discontinua, si fa sempre più stabile finché, i corpi personali divengono
perfettamente vibranti, purificati dalle scorie materiali e quindi, pronti ad esprimere
le energie del Sé. Quando la personalità è matura in tutti i suoi aspetti, ossia,
riconosce di essere strumento della volontà spirituale, allora il Sé ne prende pieno
possesso, e la dirige per i propri fini evolutivi. (es. auriga)

In questo consiste il percorso di conoscenza, formazione e realizzazione


individuale; la cosiddetta: "opera alchemica" di cui la trasformazione (inversione di
segno) trasmutazione (cambio di stato o piano) e trasfigurazione o sublimazione
(distillazione spirituale) delle energie ne costituiscono il cuore. Possiamo
individuare alcune fasi di questo processo: Riconoscimento delle caratteristiche
negative o carenti della personalità, con successiva accettazione e modificazione.
Disidentificazione (distacco) dai meccanismi automatici derivati da abitudini fisiche,
emotive e mentali. Superamento della illusione sul piano fisico (maya);
annebbiamento emotivo e illusione mentale. Acquisizione del centro di coscienza
da cui rendere stabile il contatto col Sé. Infine, realizzazione e qualificazione del Sé
attraverso la espressione della personalità integrata. Da questa esposizione si
può ben comprendere, come il tema del riconoscimento, sia centrale nel percorso
del Logos in manifestazione, così come in quello della Monade e dell'essere
umano. Ognuna di queste entità deve necessariamente riconoscere la propria
controparte e ad essa ricongiungersi, come il figliol prodigo al padre. Il Logos al
proprio Universo, la Monade al suo riflesso umano e l'Uomo al suo simile: l'altro. Il
viaggio si compie. Le coppie di opposti, così sapientemente create per condurre il
"gioco della realtà", annichiliscono nell'Uno: origine e fine, alfa ed omega. In
questo alto riconoscimento sta il significato del perdono: il dono supremo della
uguaglianza, della unità essenziale. Attr averso il perdono, di noi stessi e degli
altri, prendiamo coscienza della dualità apparente che separa lo Spirito dalla
Materia, il bene dal male, la vittima dal carnefice e realizziamo quella pacificazione
interiore che apre i cuori alla fratellanza.
La lacuna incolmabile che la scienza moderna ha scoperto tra la mente e la
materia, è un risultato logico dei metodi attuali della così detta investigazione
scientifica, i quali sono analitici ed ipotetici ed i cui risultati sono necessariamente
provvisori ed incompleti. Perfino la cosiddetta “Filosofia Sintetica” di Spencer è, nel
migliore dei casi, uno sforzo di afferrare il metodo nella sua totalità ed il modulo
della natura solo in uno dei suoi processi. Lo scopo è la sintesi, ma difficilmente si
merita il nome di filosofia, essendo puramente speculativa ed ipotetica. È come se il
fisiologo studiasse la respirazione umana avvalendosi solo del processo della
espirazione, ignaro del fatto che, ad ogni espirazione deve far seguito una
inspirazione, altrimenti la respirazione cessa.
Pertanto, considerando i fatti frutto della esperienza derivati dai fenomeni della
natura e considerando i processi cosmici ed organici puramente dal loro aspetto
oggettivo, constatiamo che ad ogni passo incontriamo “anelli mancanti”, “lacune
incolmabili” ed “abissi impensabili”. Però ciò non accade nella Scienza Occulta. Per
quanto riguarda la scienza dell’occultismo, questa è sperimentale ed analitica, ma
non riconosce “anello mancante”, “lacuna incolmabile” né “abisso impensabile”,
poiché non ne trova nessuno. La scienza occulta è sostenuta da una Filosofia
completa ed onnipervadente. Questa filosofia non solo è sintentica nei suoi metodi,
poiché ciò è valido anche per le ipotesi più strane, ma è la sintesi stessa. Considera
la Natura come un intero completo unico, e così lo studente di occultismo può
collocarsi in qualsiasi punto di osservazione. Dal punto di vista della totalità e della
completezza della Natura, può seguire il processo di segregazione e di
differenziazione fino all’atomo più minuto, condizionato nello spazio e nel tempo;
oppure, dalla manifestazione fenomenale dell’atomo, può progredire ed innalzarsi
laddove l’atomo diventa una parte integrale del cosmo, coinvolto nell’armonia
universale della creazione. Lo scienziato moderno può far ciò per caso o
empirircamente, però l’occultista lo fa in modo sistematico, abituale e quindi,
filosofico. Lo scienziato moderno confessa e si vanta di essere un agnostico.
L’occultista è uno gnostico reverente e progressivo.
La scienza moderna riconosce la materia come “vivente” e “morta”, “organica” ed
“inorganica”, e la “Vita” come un semplice fenomeno della materia. La scienza
occulta riconosce, “in primo luogo, il postulato secondo il quale nella Natura non
esiste sostanza né corpo inorganico. Le pietre, i minerali, le rocce e perfino gli
‘atomi’ della chimica, sono semplici unità organiche in profondo letargo. Il loro
coma giungerà a termine e la loro inerzia diventerà attività.” (“La Dottrina segreta”,
Vol. I., pag. 626, nota a pie di pagina.) L’Occultismo riconosce una VITA UNICA,
UNIVERSALE, ONNIPERVADENTE. La scienza moderna riconosce che la vita è un
fenomeno particolare della materia, una semplice manifestazione transitoria frutto
di condizioni temporanee. Perfino la logica e l’analogia dovrebbero averci insegnato
di più, per la semplice ragione che la cosiddetta materia “inorganica” o “morta”
diventa costantemente organica e vivente, mentre la materia del piano organico
viene ridotta, costantemente, a inorganica. Per cui è razionale e giustificabile
supporre che la capacità o la “potenza” della vita è latente in tutta la materia!
Gli “elementi”, gli “atomi” e le “molecole” della scienza moderna, in parte fisici e in
parte metafisici, benché del tutto ipotetici, sono raramente filosofici, poiché
vengono considerati solo come fenomenici. La Legge di Avogadro contemplava una
generalizzazione riguardante la struttura fisica ed il numero; mentre gli esperimenti
più recenti del professor Neuman hanno dedotto la stessa legge, matematicamente,
dai principi primi della teoria meccanica dei gas, ma toccava al professor Crookes
captare la necessità filosofica di un substrato primordiale, protyle, per gettare le
basi della “Metachimica” come viene indicato ne “La Dottrina Segreta.” In altre
parole: una filosofia completa della fisica e della chimica che sostituirà le semplici
ipotesi e gli empirismi. Se una o due generalizzazioni dedotte quali necessità
logiche o matematiche dai fenomeni della fisica e della chimica, hanno potuto
effettuare una rivoluzione del genere nella vecchia chimica, che dovremmo
aspettarci da una sintesi completa che afferrerá l’universale da una legge che
abbraccia tutto il campo della materia? Eppure, i veri occultisti delle età sono stati i
depositari di questa sintesi completa. I bagliori di questa filosofia sono stati
sufficienti per dare alle menti come Keplero, Descartes, Leibnitz, Kant,
Schopenhauer ed infine Crookes, le idee che hanno attratto e sostenuto l’attenzione
interessata del mondo scientifico. Benché in certi punti questi scrittori si
complementino e si confermino a vicenda, da nessuna parte rivelano la sintesi
completa, poiché nessuno di loro la possedeva; eppure è sempre esistita.
“Che il lettore non si dimentichi che queste ‘Monadi’ di Leibnitz si riflettono
vicendevolmente, essendo uno specchio vivente dell’universo. Paragoni, ora, questo
punto di vista e questa definizione con certe stanze (Sloka) sanscrite, tradotte da
William Jones, nelle quali leggiamo che la fonte creativa della Mente Divina [...]
‘celata in un velo di densa oscurità, formó specchi dagli atomi del mondo,
riflettendo il suo volto su ognuno di essi.” (“La Dottrina Segreta”, Vol., I., pag. 623,
versione originale in inglese del 1888.)
Quanto è umiliante per la “scienza esatta moderna” e ripugnante per tutta la
cristianità, dover ammettere che i pagani, oggetto del loro disprezzo, e le “scritture
omonime” ridicolizzate o ignorate per molto tempo, possiedono una base di
saggezza mai sognata nei cieli occidentali. Essi devono apprendere la lezione che la
scienza non ebbe origine né è limitata all’occidente come la superstizione e
l’ignoranza non sono il retaggio dell’oriente.
Si può mostrare facilmente che ogni scoperta reale ed ogni progresso importante
nella scienza moderna, era già stato anticipato secoli fa dalla scienza e dalla
filosofia antiche. È vero che queste dottrine antiche sono state espresse in
linguaggi e in simboli sconosciuti, registrandole in libri inaccessibili alle menti
occidentali, fino a poco tempo fa. Ma oltre a questa inaccessibilità, la causa che
impedisce a queste verità antiche di raggiungere i tempi moderni, è il pregiudizio, il
disprezzo e lo sdegno con cui le guide del pensiero moderno hanno accolto il
sapere antico.
Ancora non si è appreso che il fanatismo ed il disprezzo non sono mai le
caratteristiche della saggezza, né gli araldi del sapere; poiché, salvo un numero
relativamente esiguo di eccezioni, ogni affermazione o discussione di queste
dottrine antiche è accolta con disdegno e sprezzo. Lo schema è stato almeno
delineato e presentato al mondo. Come hanno osservato gli autori de “La Dottrina
Segreta”, queste dottrine possono non essere ampiamente accettate dalla
generazione attuale, ma durante il ventesimo secolo si diffonderanno e si
apprezzeranno.
Il pensiero moderno, a causa della sua tendenza materialista, non riesce ad
apprezzare il raggio di azione e l’influenza della filosofia. Tuttoggi non si ritiene
possibile l’esistenza di una scienza completa della metafisica e di una filosofia della
scienza altrettanto completa; pertanto, la saggezza antica, per la sua vastità, si è
sottratta al riconoscimento dei giorni nostri. È per noi inconcepibile che gli autori
della saggezza antica parlassero per lo meno da due piani completi di esperienza
cosciente che trascendono la nostra “percezione sensoria” odierna; eppure, questo
è un fatto. Perché il paladino dell’evoluzione moderna dovrebbe essere scioccato e
sbalordito da tale rivelazione? Solo giustifica la sua ipotesi ed estende il suo raggio
di azione. Dipende forse dal fatto che i custodi odierni di questo sapere antico non
vogliono attrarre il riconoscimento in borsa, entrando in competizione con i mercati
mondiali? Se si dovesse illustrare il risultato pratico di tale competizione, potremmo
impiegare l’esempio di Keely. Le scoperte dell’età già trascendono di secoli la sua
cultura etica; e la conoscenza che collocherebbe un potere ulteriore nelle mani di
pochi individui il cui codice etico è inferiore, piuttiosto che superiore, a quello delle
masse ignoranti esauste e sofferenti, porterebbe solo all’anarchia, aumentando la
oppressione. Su questi piani di coscienza superiori, la legge del progresso è
assoluta; la conoscenza ed il potere lavorano parallelamente per beneficiare l’essere
umano, non solo i possessori individuali della saggezza, ma tutta la razza umana. I
custodi della conoscenza superiore sono, tanto per intenzione quanto per sviluppo, i
dispensatori del divino. Queste sono le condizioni effettive della coscienza superiore
a cui abbiamo fatto riferimento. Pertanto, la sintesi della scienza occulta diventa la
sintesi superiore delle facoltà umane. Che importa se l’ignorante denigrerà la sua
esistenza o ne farà oggetto del suo disdegno? Coloro che sono consapevoli della
sua esistenza ed hanno appreso qualcosa del suo raggio di azione e della sua
natura, possono permettersi, a loro volta, di sorridere pietosamente ed affranti, nel
vedere la schiavitù volontaria alla ignoranza e alla sofferenza intenta a deridere
l’illuminazione e a chiudere i suoi occhi alle verità più chiare della esperienza.
Lasciando per il momento il campo della fisica e della cosmogenesi, può essere
produttivo considerare alcune delle applicazioni di queste dottrine alle funzioni e
alla vita dell’uomo.

L’intelletto derivato dalla filosofia,


È simile all’auriga, poiché è
Presente con i nostri desideri,
Conducendoli sempre al bello.
Demofilo

II

“In realtà, secondo l’insegnamento della filosofia Occulta, tutto ciò che cambia è
organico, contiene il principio di vita ed ha tutta la potenzialità delle vite superiori.
Se, come diciamo, tutto in natura è un aspetto dell’elemento uno, e se la vita è
universale, come può esistere qualcosa di simile a un atomo inorganico?” (“La
Dottrina Segreta.”). L’uomo è un animale perfezionato, ma prima di aver raggiunto
la perfezione, perfino sul piano animale, deve aver albeggiato su di lui la luce di un
piano superiore. Solo l’animale perfezionato può varcare la soglia del prossimo
piano superiore, quello umano. Così facendo, brilla su di lui il raggio dal piano
sovrumano. Come l’alba dell’umanità illumina il piano animale e come una stella
guida attrae la Monade verso una coscienza superiore, così l’alba della divinità
illumina il piano umano, attirando la monade verso il piano sovrumano di coscienza.
Ciò non è, né più né meno, che l’aspetto filosofico e metafisico della legge di
evoluzione. L’uomo non ha un solo principio in più dell’insetto più minuto, ma è pur
sempre “il veicolo di una Monade totalmente sviluppata, autocosciente ed intenta a
seguire volontariamente la sua linea di progresso; mentre nel caso dell’insetto e
perfino dell’animale superiore, la triade superiore dei principi è assolutamente
latente.” Pertanto, la Monade originale contiene la potenzialità della divinità. È
chiaramente un errore chiamare “Sintesi Filosofica” quel processo di pensiero che
tratta solo i fenomeni e termina con la materia sul piano fisico. Queste due
generalizzazioni della filosofia Occulta, che danno ad ogni atomo le potenzialità di
vita e considerano ogni insetto o animale come se già possedesse le potenzialità dei
piani superiori, benché questi poteri siano latenti, aggiungono alla teoria evolutiva
ordinaria di Spencer, quell’elemento che precisamente le manca: il metafisico ed il
filosofico; una volta dotata di quest’ultimo, la teoria diviene sintetica.
La Monade, allora, è essenzialmente e potenzialmente la stessa nell’organismo
vegetale più infimo, attraverso tutte le forme di gradazione della vita animale, fino
all’uomo e più in là. Vi è uno schiudersi graduale delle sue potenzialità, da “Monera”
a uomo; inoltre esistono due piani di coscienza completi, il sesto ed il settimo
“senso”, che ancora non si sono dischiusi per l’umanità comune. Ogni monade
rinchiusa in una forma, e pertanto limitata dalla materia, diventa cosciente sul suo
piano ed al livello che le corrisponde. Pertanto, sia la coscienza che la sensibilità
appartengono alle piante e agli animali. L’autocoscienza appartiene all’essere
umano poiché, quando la triade superiore dei principi, Atma-Buddhi-Manas, assume
una forma, non è più latente, ma attiva. Tuttavia, quest’attività è ben lungi da
essere completamente sviluppata. Quando tale attività si sarà sviluppata del tutto,
l’essere umano sarà diventato cosciente su un piano ancora più elevato, sarà
dotato del sesto senso, mentre il settimo si starà schiudendo; per cui sarà diventato
un “dio” nel senso che Platone ed i suoi seguaci attribuiscono a quel termine.
La filosofia Occulta, dando questo significato più ampio e completo alla legge di
evoluzione, elimina del tutto gli “anelli mancanti” della scienza moderna e, dando
all’essere umano un bagliore della sua natura e del suo destino, non solo gli indica
la linea della evoluzione superiore, ma lo fa possessore dei mezzi per raggiungerla.
Gli “atomi” e le “monadi” della Dottrina Segreta sono molto diversi dagli atomi e
dalle molecole della scienza moderna, per la quale sono delle semplice particelle di
materia dotate di forza cieca; mentre per la Dottrina Segreta sono “nucleoli oscuri”
e gli “Dei” potenziali, coscienti ed intelligenti a partire dal loro primo veicolo,
quando inizió la differenziazione all’alba del Manvantara. Non esistono più delle
linee di demarcazione nette tra “l’organico” e “l’inorganico”; tra la materia “viva” e
“morta.” Ogni atomo è dotato di intelligenza, la quale lo attiva, ed è cosciente nel
suo livello, sul proprio piano di sviluppo. Questo è un bagliore della Vita Una che:
Si snoda da sempre, si estende ovunque
Vive indivisa ed opera incessantemente.

Potremmo concepire “l’Ego” nell’essere umano come una monade che ha mietuto
innumerevoli esperienze lungo eoni di tempo, dischiudendo lentamente le sue
potenze latenti lungo i vari piani di materia. Per questo lo si chiama “il pellegrino
eterno.”
Il principio Manasico o della mente, è cosmico ed universale. È il creatore di tutte le
forme e la base di ogni legge nella natura. Non possiamo dire lo stesso della
coscienza. La coscienza è una condizione della monade come risultato dell’entrata
nella materia e della sua residenza in una forma fisica. L’autocoscienza, che dal
piano animale, guardando verso l’alto, è l’inizio della perfezione, dal piano divino,
guardando in basso, è la perfezione dell’egoismo e la maledizione della separatività.
È il “mondo illusorio” che l’essere umano ha creato per se stesso. “Maya è la facoltà
percettiva di ogni Ego che si considera una Unità, separata ed indipendente dal Sat
o ‘seità’ Uno, Infinito ed Eterno.” Pertanto, il “pellegrino eterno” deve innalzarsi,
fuggendo dal piano della autocoscienza che ha raggiunto dopo una dura battaglia.
La struttura complessa che chiamiamo “Uomo”, è costituita da un insieme di “Vite”
quasi innumerevoli. L’essenza della “Vita Una” non solo permea ogni cellula
microscopica che compone i tessuti, ma le molecole e gli atomi che costituiscono
queste cellule. Sappiamo che ogni cosiddetta cellula organica ha il suo nucleo, un
centro di materia più sottile o più sensibile. I processi nutritivi, formativi e funzionali
constano di un flusso e di un riflusso, di una inspirazione e di una espirazione, da e
verso il nucleo.
Pertanto il nucleo è, nel suo livello e a suo modo, una “monade” imprigionata in
una “forma.” Quindi, ogni cellula microscopica ha una coscienza ed una intelligenza
proprie, così l’essere umano consiste di innumerevoli “vite”. Questa è
semplicemente la sintesi fisiologica dedotta, logicamente, dai fatti fisiologici ed
istologici di cui siamo a conoscenza, e anche dalla successione logica della filosofia
dell’occultismo. La salute fisica, nella sua totalità, dipende dalla integrità di ogni sua
parte, e specialmente dalla loro associazione e cooperazione armoniose. Un tessuto
malato è uno nel quale un gruppo di cellule individuali si rifiuta di cooperare ed in
cui si stabilisce un’azione discordante, usando meno o pretendendo di più di quello
che è il loro giusto dovuto di alimento o di energia. La malattia del tessuto del
corpo umano è semplicemente “il peccato della separatività.” Inoltre, il
raggruppamento delle cellule avviene secondo il principio delle gerarchie. I gruppi
più piccoli sono subordinati a degli insiemi più ampi, i quali, a loro volta, lo sono ad
altri più grandi o all’intero. Pertanto, ogni cellula microscopica rappresenta ed è la
sintesi dell’essere umano, proprio come lui lo è dell’universo. Come abbiamo già
osservato, il “Pellegrino eterno”, l’Alter-Ego nell’essere umano, è una monade che
avanza attraverso le età. Per diritto e per retaggio, l’ego è il sovrano nel mondo
della vita fisica dell’uomo. Discese nella materia durante il processo cosmico fin
quando raggiunse il piano minerale, per poi dirigersi verso l’alto attraverso i “tre
regni”, fin quando giunse al piano umano. Gli elementi del suo essere, come le
cellule e le molecole del corpo umano, sono degli insiemi o delle strutture
secondarie o subordinate all’ego. Pertanto, la monade umana o Ego, è affine a
tutto ciò che sta sotto di lei, ed è l’erede di tutto ciò che le sta in cima, collegata da
dei vincoli indissolubili allo spirito e alla materia, a “Dio” e alla “Natura”. Gli attributi
che riunisce e le facoltà che sviluppa, sono solo le potenzialità latenti che si destano
alla vita cosciente. Le cellule dei tessuti costituiscono la struttura fisica umana, ma
l’ordine in cui si dispongono, il principio secondo cui si raggruppano, costituendo la
forma umana, non è semplicemente una forma evoluta dal piano animale inferiore,
ma un principio involutosi da un piano superiore, da un mondo più antico: i “Pitri
Lunari.” La “Scimmia Hanuman”, ha preceduto di molti millenni “l’anello mancante”
di Darwin. In modo analogo, l’elemento Manasico o Mente, con le sue potenzialità
cosmiche ed infinite, non è solamente “l’istinto” sviluppato dell’animale. La Mente è
la potenzialità latente o attiva della Ideazione Cosmica, l’essenza di ogni forma, la
base di ogni legge, la potenza di ogni principio nell’universo. Il pensiero umano è il
riflesso o la riproduzione, nel campo della coscienza umana, di queste forme, leggi
e principi. Per questo l’essere umano sente e capisce la natura proprio come questa
si schiude dentro di lui. Per cui, quando la Monade sarà passata attraverso la forma
dell’ego animale, ed avrà sviluppato e schiuso la forma umana, la triade superiore
si sveglierà dal sonno delle età, illuminata dal “Manasa-putra” come parte
integrante della sua essenza e sostanza. Come potrebbe l’essere umano
rappresentare il Cosmo se non lo toccasse in ogni punto, includendolo in ogni
principio? Se l’essere dell’uomo è intessuto nella tela del destino, allora, le sue
potenze e possibilità contengono la divinità come parte integrante e modello della
sua vita illimitata. Perché dovrebbe sentirsi esausto ed affranto? Ahimé, perché
questo erede di tutte le cose dovrebbe degradarsi?

“La peculiarità di questa teologia e la trascendenza in cui consiste, è che non


considera il Dio supremo come il principio degli esseri, ma come il principio dei
principi delle emanazioni divine da se stesso, ognuna delle quali è radicata
eternamente negli abissi insondabili della fonte immensamente grandiosa della loro
esistenza e della quale possono essere chiamate le ramificazioni supersensorie ed i
boccioli superluminosi.” (Thomas Taylor, Introduzione agli Inni Mistici di Orfeo.)

III

Spesso, si è ritenuto strano che la Teosofia o l’Occultismo siano scevri di dogma e


di credi. È la teosofia una religione? Ci viene chiesto con frequenza. No, è religione.
È una filosofia? No, è filosofia. È una scienza? No, è scienza. Se è possibile avere
una sintesi di religione, filosofia e scienza e qualora sia mai stata raggiunta dal
pensiero umano, quel pensiero deve aver trasceso da tempo i limiti di ogni credo,
cessando così la dogmatizzazione. Da qui proviene la difficoltà nel rispondere alle
domande. Nessuna proposizione è separata o può essere considerata indipendente
senza limitarne e spesso stravolgerne il significato. Ogni proposizione va
considerata e sostenuta come subordinata all’intero sintetico. Le persone
veramente intelligenti, in grado di ragionare correttamente, spesso non nutrono un
interesse sufficiente per apprendere l’universalità di questi principi. Qualora abbiano
un interesse nel tema, si aspettano “di ottenere una conoscenza completa” in una
conversazione di un’ora; o di attingerla dalla colonna di un giornale. Vorrebbero
sapere tutto sull’uomo, sulla Natura, sulla Deità, per poi rifiutarlo o integrarlo nel
loro credo anteriore. Costoro non sono più saggi di quel giornalismo di bassa lega
che capta qualche punto per poi ridicolizzarlo, trasformandolo nell’oggetto di un
sarcasmo sciocco, immaginando di aver demolito la struttura intera! Se solo per un
momento si potessero collocare queste persone faccia a faccia con la loro follia,
resterebbero sbalordite. Il pensatore più profondo e la persona in grado di
ragionare correttamente possono permettersi di dedicare una vita intera ad
apprendere la filosofia dell’occultismo, ed altre vite per dominarne i dettagli
scientifici mentre, allo stesso tempo, la loro etica e la loro vita religiosa confluiscono
verso il principio dell’altruismo e della Fratellanza umana. Qualora si consideri che
questo è un compito troppo arduo, bisogna pensare che è, pur sempre, la linea
della evoluzione superiore umana; prima o poi, ogni anima dovrà seguirla,
retrocedere o cessare di esistere.
L’essere umano è solo un anello nella catena infinita dell’essere; una successione di
una eternità passata di cause e di processi; una potenzialità nata nel tempo che si
estende per due eternità, il suo passato ed il suo futuro, ma nella sua coscienza
questi sono uno, la Durata, il sempre-presente. In un articolo precedente, si mostrò
che l’essere umano era una serie innumerevole di “Vite” le quali, essendo delle
entità viventi chiamate “cellule”, si associavano in base al principio delle gerarchie,
raggruppate secondo il rango e l’ordine, il servizio e lo sviluppo, per cui si mostrò
che questa era la “sintesi fisica” dell’uomo ed anche la sintesi organica. Inoltre, in
quell’articolo si considerò il fatto che la malattia era l’alimento organico o “il peccato
di separatività” fisiologico. Si mostrò che ogni aspetto dell’essere dell’uomo, ogni
organo e cellula del suo corpo, possedevano una coscienza ed una intelligenza
proprie, pur essendo subordinate all’intero. Nello stato di salute, ogni azione è
sincrona e ritmica, per quanto varia ed estesa, intensa ed integrale sia. La fisica
moderna ne sa già a sufficienza da poter giustificare queste dichiarazioni, per lo
meno per analogia. Il principio di induzione e di vibrazione elettrico, la trasmissione
quantitativa e qualitativa della vibrazione, la sua registrazione esatta e la loro
applicazione al telegrafo, al telefono e al fonografo, hanno stravolto tutte le teorie
fisiche e fisiologiche precedenti. “Una piastra metallica, per esempio, può parlare
come un essere umano? Sí o no? Bouillard, che non era un uomo qualunque, disse
No. Accettare un fatto del genere implicava sconvolgere tutte le nostre nozioni
fisiologiche. Questo è quanto disse Bouillard davanti al fonografo di Edison e a tutta
la Accademia, cercando di strangolare la persona che cercava di dimostrare il
fonografo, accusandolo di ventriloquismo.
L’Occultismo insegna che l’Ego precede e sopravvive al corpo fisico. I fenomeni
della vita dell’uomo ed il processo del suo pensiero non possono essere compresi
né spiegati con nessun’altra teoria. La fisiologia moderna insegna in modo
dettagliato certi fatti riguardanti la vita umana. Inoltre: li riunisce deducendone
certi cosiddetti principi e leggi, ma raramente si cerca di dare una sintesi dell’uomo
completo. La “psicologia” è semplice empirismo rappresentato da dei fatti isolati, i
quali sono appena compresi e spesso mal interpretati.
Domandate al fisiologo moderno se l’uomo può pensare quando è incosciente e vi
risponderà no. Se chiedete se l’essere umano può essere cosciente e non pensare,
vi risponderà no di nuovo. Le due risposte poggiano su ciò che si sa o si suppone di
sapere sulla memoria. Raramente il fisiologo moderno capisce la idea che il vero
uomo, l’Ego, è sempre cosciente su qualche piano e “pensa”, nel senso comune del
termine, solo sul piano inferiore attraverso il cervello fisico, in termini di estensione
e di durata, o di spazio e di tempo. Ma se una persona capta la idea che l’Ego è il
vero uomo che risiede nel corpo fisico e che questo Ego lo usa come suo strumento
mediante il quale si rapporta con lo spazio e con il tempo, la percezione, la
sensazione, il pensiero e il sentimento, le lacune nella fisiologia e nella psicologia
iniziano a colmarsi. Nuovamente, dovremmo tenere presente che la dottrina
dell’Ego va considerata alla luce della sintesi completa dell’occultismo e, fin dove ciò
verrà fatto intelligentemente, affiorerà l’importanza dell’Ego.
Lo schema breve e conciso della filosofia dell’occultismo, presentato nella
Introduzione de “La Dottrina Segreta”, è molto significativo e lo studente che vuole
apprendere quanto segue in questi due volumi sostanziosi, dovrebbe studiare
questo schema con attenzione. Nessuna proposizione successiva, nessun principio
nella vita dell’uomo potranno essere intesi correttamente, separati da tale schema.
Il tema seguente è necessariamente frammentario, ma lo schema è complessivo e
filosofico; se una persona ragiona logicamente, seguendo le analogie più semplici,
non potrà mai perdersi. Contiene una definizione chiara della relazione della mente
con il cervello, del pensiero con la coscienza, della vita con la materia e dell’uomo
con la Natura e con la Deità. Ciò non viene espresso in modo capillare, ma usando
un processo filosofico derivabile dal ragionamento e dalla vita. La Vita che permea
tutto, i movimenti ciclici o periodici, i periodi di attività e di riposo, le relazioni
intime e le interdipendenze di tutte le cose si riferiscono al Cosmos e, ugualmente,
ad ogni atomo nel suo vasto raggio di azione.
A volte gli studenti si lamentano che non possono capire perché il tema è così
ampio, profondo, complesso e perché non viene chiarito. Ciò dipende dal fatto che
non si sono resi conto di quello che hanno intrapreso. L’occultismo non può essere
insegnato né appreso in “poche lezioni facili.” Gli “esempi” che a volte H.P.B. dava
furono quasi sempre interpretati ed applicati erroneamente e, benché al momento
venissero spiegati, spesso fomentarono la curiosità volgare e l’abuso personale,
bloccando l’attenzione e lo studio. Se prima dell’avvento della Società Teosofica, di
fronte ai credi cristiani, al materialismo della scienza, all’indifferenza sdegnosa e
sprezzante dell’agnosticismo e alla Babele dello spiritismo, si fosse proposto di
ricostruire, iniziando dalle fondamenta, la nostra conoscenza completa della Natura
e dell’essere umano; di mostrare l’unità e le basi delle religioni del mondo; di
eliminare dalla scienza ogni suo “anello mancante”; di rendere l’agnosticismo,
gnosticismo; di paragonare la “medianità”, la scienza della psicologia e della natura
con le leggi della mente e dell’anima, le persone avrebbero detto che si trattava di
un compito erculeo e di impossibile realizzazione. Ora che questa cosa è stata
virtualmente effettuata, presentando al mondo questo insieme di conoscenza, la
gente si soprende di non poterlo abbracciare nella sua totalità “stando su una
gamba”, come si suppone che facesse il poeta Burns, quando scriveva alcune delle
sue poesie più brevi.
Inoltre, le persone si lamentano a causa della terminologia così atipica e le parole
attinte da degli idiomi stranieri. Ma qualora un individuo studiasse la fisica, la
chimica, la musica o la medicina, dovrebbe superare degli ostacoli simili. Vi pare
forse strano che la scienza che include tutte le altre, cercando di dare una sintesi
del campo integrale della natura e della vita, abbia la sua nomenclatura?
Oltre a questi ostacoli necessari e naturali, ne esiste un altro: quello spirito
polemico che disputa e si oppone ad ogni punto prima che venga esposto o
compreso come si deve. Supponiamo che una persona completamente digiuna di
matematica, si comportasse nello stesso modo, dicendo: “Non mi piace quella
proposizione”, “non capisco perché capolvogono un sei per farne un nove”, “perché
due più due non da cinque?” e via discorrendo. Quanto tempo impiegherà, una
persona del genere, ad apprendere la matematica? Nello studio de La Dottrina
Segreta non è una questione di simpatia o antipatia, di credere o di non credere,
ma solo una questione di intelligenza e di comprensione. Colui che riconosce la sua
ignoranza, ma non vuole accantonare, per il momento, le sue simpatie ed antipatie,
e perfino i suoi credi ed i suoi dogmi, per poter vedere ciò che viene presentato
nella sua luce e puramente in base ai suoi meriti, non ha bisogno della Dottrina
Segreta né la riterrà utile. Anche quando si accetti e si “creda” in un numero nutrito
di proposizioni, respingendone alcune, si perde di vista la sintesi dell’intero. Ma
qualcuno dirà, questo è chiedere una credulità cieca, cercando di vincolare la
mente e la voce della coscienza umana a una accettazione cieca di queste dottrine.
Nessuno, eccetto l’ignorante ed il disonesto può esprimere tale affermazione se
considera i fatti. Quanto segue è attinto dalla pagina XIX dell’Introduzione de “La
Dottrina Segreta”: “È estremamente importante tenere presente che nessun libro
teosofico acquista un valore ulteriore per provenire da qualche pretesa autorià.” Se
ciò sancisce la credulità cieca, che i nemici della Società Teosofica ne traggano il
maggior vantaggio. Se la Dottrina Segreta ha qualche autorità, questa va cercata
dentro ognuno di noi e non fuori. Deve poggiare sulla sua integrità, completezza,
continuità e logicità; in altre parole, sulla sua sintesi filosofica, cosa che sfugge alla
persona superficiale, polemica, indolente, superstiziosa e dogmatica.

“Oh uomo saggio, hai fatto la domanda giusta. Ora ascolta con attenzione.
Le fantasie illosorie che nascono dall’errore non sono conclusive.
I grandi esseri pacifici vivono rigenerando il mondo come
Avviene al sopraggiungere della primavera e, dopo aver solcato
L’oceano della esistenza incarnata, senza motivi personali,
Aiutano coloro che cercano di fare lo stesso.”
“Il Diadema della Saggezza.”

Negli articoli anteriori, necessariamente brevi e frammentari, si sono offerti alcuni


punti per mostrare la pertinenza generale de “La Dottrina Segreta” su tutti i
problemi della Natura e della Vita.
La sintesi è l’essenza effettiva della filosofia, “la combinazione degli elementi
separati del pensiero in un intero”, è l’opposto dell’analisi, la quale è l’essenza
stessa della scienza.
Nell’articolo: “Lo Schema della Dottrina Segreta” di “C.J.”, che ora appare nelle
pagine della rivista “Lucifer”, si espone con chiarezza questa filosofia o sintesi
dell’intero.
Nei tempi moderni sono esistite molte persone che filosofeggiano, ma esiste solo
una filosofia, solo una sintesi dell’intero della Natura Eterna. Eccezion fatta degli
scritti di Platone, nessuno, nei tempi moderni, ha dato all’occidente qualcosa di
perfino approssimativo a una filosofia completa prima della comparsa de “La
Dottrina Segreta” di H. P. Blavatsky. Gli scritti di Platone sono meticolosamente
velati nel linguaggio simbolico dell’iniziazione. “La Dottrina Segreta”, giungendo a
noi più di due millenni dopo, ed in un’epoca cosiddetta scientifica, si rivolge al
pensiero scientifico dell’età e pertanto considera il tema dal punto di vista della
scienza. Nell’età attuale la filosofia scarseggia, come in quella di Platone
scarseggiava la conoscenza scientifica. Per cui, mentre la Dottrina Segreta insegna
sia la filosofia che la scienza, nel rivolgersi al pensiero della età deve riconoscere,
sia qui che altrove, la legge dei cicli che governa lo sviluppo intellettuale di una
razza ed anche le rivoluzioni dei soli e dei mondi; per cui si rivolge ai tempi da un
piano di pensiero che si trova in fase ascendente. Proprio perché il pensiero
analitico si trova in fase ascendente, essendo la forma-pensiero della età, che la
maggior parte dei lettori tende a sorvolare la sintesi generale, senza rendersi conto
della filosofia della Dottrina Segreta. L’unico obiettivo di questi articoli brevi e
frammentari è quello di focalizzare l’attenzione su questo punto.
Ora ci troviamo in un periodo di transizione e con il sopraggiungere del ventesimo
secolo, avremo un rinascimento della filosofia genuina e la Dottrina Segreta sarà la
base della “Nuova Filosofia”. La scienza attuale, nelle persone di studiosi così
avanzati come Keely, Crookes, Lodge, Richardson e molti altri, già lambisce i confini
della filosofia occulta e pertanto sarà impossibile impedire alla nuova era di entrare
nel regno occulto. “La Dottrina Segreta” di H. P. Blavatsky è una miniera di fatti
scientifici, ma questo non è il suo principale valore. Questi fatti vengono collocati,
per lo meno approssimativamente, in una relazione tale con la sintesi o la filosofia
dell’occultismo, da rendere relativamente facile il compito dello studente che cerca
la conoscenza reale, facendo avanzare il suo progresso al di là di ogni preconcetto,
sempre che lo studente sia disposto ad apprendere, sia entusiasta ed intelligente.
Nella letteratura inglese non vi è altro libro ove la Legge dell’Evoluzione venga
espressa in modo così ampio e profondo. Sembra essere un’eco dell’incessante
tono sommesso delle profondità oceaniche e sembra considerare la nostra Terra in
ognuno dei suoi cambiamenti, “dalla nascita del tempo fino al suo termine.” Segue
l’essere umano nella sua triplice evoluzione fisica, mentale e spirituale, attraverso il
circolo perfetto della sua vita illimitata. Il darwinismo ha raggiunto i suoi limiti. In
realtà l’essere umano si è evoluto da delle forme inferiori. Ma di quale essere
umano stiamo parlando? Del fisico? Dello psichico? Dell’intellettuale? O dello
spirituale? La Dottrina Segreta indica ove le linee di evoluzione ed involuzione si
incontrano. Ove la materia e lo spirito si prendono per mano e dove l’animale che si
innalza si trova faccia a faccia con il dio caduto; poiché tutte le nature si incontrano
e si mescolano nell’essere umano.
Non giudicate nessuna proposizione della Dottrina Segreta separatamente, poiché
nessuna lo è. In questo caso non vi è più “indipendenza” di quanta non ve ne sia
tra le unità che costituiscono l’Umanità. Ovunque c’è interdipendenza, nella natura
e nella vita.
Perfino i membri della Società Teosofica si sono spesso domandati perché H.P.B. ed
altri membri famosi, abbiano enfatizzato così tanto le dottrine del Karma e della
Reincarnazione. Ciò non dipende solo dal fatto che sono facilmente comprensibili e
benefiche agli individui, non solo perché offrono, come necessariamente fanno, una
solida base per l’etica o tutta la condotta umana, ma perché sono le vere note
chiavi della evoluzione superiore umana. Senza il Karma e la Reincarnazione,
l’evoluzione è solo un frammento, un processo i cui inizi sono sconosciuti ed il cui
risultato non può essere discernito; un bagliore di quello che potrebbe essere, una
speranza per ciò che dovrebbe essere. Ma alla luce del Karma e della
Reincarnazione, l’evoluzione diventa la logica di ciò che deve essere. Gli anelli nella
catena dell’essere sono tutti inclusi lì, ed i cerchi della ragione e della vita sono
completi. Il karma offre la legge eterna dell’azione e la Reincarnazione, il campo
sterminato per la sua manifestazione. Migliaia di persone possono capire questi due
principi e metterli in pratica, come base di condotta, tessendoli nella stoffa delle
loro vite, pur non potendo afferrare completamente la sintesi di quella evoluzione
infinita di cui queste dottrine formano una parte così importante. Pertanto la
Teosofia offre, perfino al pensatore superficiale e alla persona il cui ragionamento è
illogico e debole, una base perfetta per l’etica ed una guida infallibile nella vita,
costruendo una realizzazione futura della Fratellanza Universale e l’evoluzione
superiore dell’essere umano. Sono pochi coloro che, in questa generazione, si
rendono conto del lavoro intrapreso o quanto sia già stato effettuato.
L’oscurantismo dell’età presente, rispetto al pensiero filosofico genuino, affiora
chiaramente nella maniera in cui vengono contrastate le dottrine del Karma e della
Reincarnazione. Durante i diciassette anni in cui il Movimento Teosofico è apparso
al mondo, nessuna fonte ha cercato di screditare queste dottrine in modo serio e
logico, poggiando su una base filosofica. Sono state negate, ridicolizzate e
denunciate profusamente, ma non vi può essere una discussione con tale
atteggiamento, poiché sin dall’inizio queste dottrine sono state esposte e sostenute
dal piano logico e imparziale della filosofia. Alla beffa non si può rispondere, né vale
la pena farlo; non è dibattito, ma l’ambiente delle menti deboli, frutto del
pregiudizio e della ignoranza.
Pertanto, la sintesi dell’occultismo è la filosofia della Natura e della Vita, la verità
completa o libera che capisce ogni fatto scientifico alla luce dei processi infallibili
della natura eterna.
Giungerà il momento in cui i pensatori veramente avanzati dell’età vorranno
sbarazzarsi della loro indifferenza, del loro disprezzo e presunzione, per seguire le
linee dell’investigazione filosofica presentata ne “La Dottrina Segreta.” Pochi sono
coloro che sembrano essere consapevoli della immensità di queste risorse, poiché
ciò implica un processo di pensiero quasi sconosciuto nell’età presente di empirismo
e di congettura. È una rivelazione delle età arcaiche, indistruttibile ed eterna, ma
benché possa essere coperta e persa, è pur sempre in grado di rinascere
continuamente o di reincarnarsi, come avviene nel caso dell’essere umano.
“Colui che vive in un colore dell’arcobaleno, non vede il resto. Vivi nella Luce diffusa
sull’intero e conoscerai tutto.” (“The Path” Il Sentiero.)
“Colui che non conosce le cose comuni della vita è un animale tra gli uomini. Colui
che solo conosce le cose comuni della vita, è un uomo tra gli animali. Colui che
conosce tutto lo scibile mediante una investigazione diligente, è un dio tra gli
uomini.” (Platone).
Path, Novembre 1891; Febbraio, Marzo, Maggio, 1892.

LE LEGGI CHE GOVERNANO GLI ELEMENTALI

Studente: Un materialista mi ha detto che, a suo avviso, tutto quanto si dice sui
mantra è solo una teoria sentimentale e benché sia vero che certe parole
influenzano le persone, l’unica ragione di ciò è che contengono delle idee spiacevoli
o piacevoli; però i semplici suoni, come tali, non hanno nessun effetto. Inoltre,
nega completamente che queste parole o questi suoni abbiano un influsso sugli
animali. Ovviamente, non voleva prendere per niente in considerazione gli
elementali, poiché ritiene che la loro esistenza sia impossibile.

Saggio: Una posizione del genere è abbastanza naturale oggigiorno. Il pensiero ha


subito una materializzazione tale ed il vero atteggiamento scientifico delle menti
guida nei vari campi dell’investigazione, si è così malinteso da parte di coloro che
pensano di seguire l’esempio degli scienziati, che la maggior parte degli occidentali
temono di ammettere qualsiasi cosa che trascenda la sfera dei cinque sensi. L’uomo
a cui alludi, appartiene a quella classe numerosa che adotta, come fisse ed
inalterabili, le leggi generali che, di tanto in tanto, dei dotti rinomati presentano, ma
si dimentica che questi ultimi sono sempre intenti a cambiare e ad avanzare di
punto in punto.

Studente: Pensa che il mondo scientifico un giorno ammetterà gran parte di ciò che
gli Occultisti conoscono?

Saggio: Sì. Lo Scienziato genuino adotta sempre quell’atteggiamento che gli


permette di riconoscere ciò che è provato. Ai tuoi occhi può sembrare spesso
ostinato e cieco, ma in realtà sta procedendo lentamente verso la verità. Forse
troppo lentamente per te, ma non si trova nella posizione di sapere tutto. Lo
scienziato superficiale è, invece, colui che giura che i risultati pubblicati del lavoro di
uomini rinomati nel loro campo dettano legge. Ma nel momento stesso in cui si
comporta così, quella che lui considera come sua autorità, può avere elaborato
delle nuove teorie protese ad ampliare e a far progredire la sua ultima
presentazione. Dovremmo iniziare a preoccuparci solo quando il dogmatismo di un
sacedote, appoggiato dalle leggi, dichiara che una scoperta si oppone alla parola
rivelata del suo dio. Ma quel giorno ormai è andato e non dobbiamo più aspettarci
delle scene come quelle che videro coinvolto Galileo. Però tra le menti
materialistiche a cui facesti allusione, sussiste ancora una buona parte di quello
stato d’animo antico, con la differenza che la “parola rivelata di Dio” sono i discorsi
dei nostri luminari della scienza.

Studente: Ho osservato ciò perfino negli ultimi 25 anni del secolo. Dieci anni fa,
molti uomini rinomati si burlavano di qualsiasi persona che ammettesse i fatti nel
campo della esperienza di ogni mesmerizzatore, mentre ora, si ammettono quasi
tutti con il termine “ipnotismo.” E quando i luminari del nostro tempo negavano
totalmente il mesmerismo, i dottori francesi raccoglievano i risultati di una lunga
serie di esperimenti. Sembra che, l’invenzione di un neolgismo per esprimere una
parola antica e molto criticata, offrì una scusa per concedere loro tutto ciò che
anteriormente gli era stato negato. Ha qualche cosa da dire su questi investigatori
materialistici? Non sono forse governati da qualche legge potente, benché
impercettibile?

Saggio: Sì, lo sono. Si trovano sulla cresta del progresso mentale del periodo, ma
non di quello spirituale e vengono sospinti in avanti da forze di cui non sanno
niente. Spesso i Maestri li aiutano e siccome non trascurano niente, fanno in modo
che questi uomini avanzino lungo le linee più idonee per loro, proprio come tu vieni
assistito, non solo nella tua vita spirituale, ma anche in quella mentale. Pertanto,
questi uomini continueranno ad ammettere dei fatti e a scoprire delle nuove leggi o
dei nuovi nomi per spiegare le leggi antiche. Non possono fare altrimenti.

Studente: Quale dovrebbe essere il nostro dovere come studenti della verità?
Dovremmo esporci come riformatori della scienza, o che altro dovremmo fare?

Saggio: Non dovresti assumere il ruolo di riformatore delle scuole e dei loro
maestri, poiché tale sforzo non sarebbe coronato dal successo. La scienza è in
grado di cavarsela da sola, e getteresti solo delle perle che loro calpesterebbero. Sii
soddisfatto che, di tanto in tanto, si scoprirà ed ammetterà tutto quanto rientra
nella loro comprensione. Sforzarsi per costringerli a riconoscere ciò che per te è
così chiaro, dipenderebbe quasi esclusivamente dalla tua vanità e dall’amor proprio.
Non è possibile costringerli, proprio come io non posso costringerti ad ammettere
certe leggi incomprensibili. Inoltre, non mi considereresti una persona assennata né
giusta se ti esponessi delle cose la cui comprensione ancora ti sfugge poiché non
sei arrivato allo sviluppo necessario, e se poi ti obbligassi ad ammetterne la
veridicità. Oppure, se spinto dal rispetto che nutri nei miei confronti, tu dicessi: “ciò
è vero”, mentre in realtà non lo capisci, non faresti un passo avanti; prostrandoti
solo a una forza superiore.

Studente: Però non sta cercando di dirmi che dovremmo restare ignoranti della
scienza e dedicarci solo all’etica?

Saggio: Nient’affatto. Cerca di apprendere tutto quello che puoi. Familiarizzati e


vaglia tutto ciò che le scuole hanno dichiarato, facendolo, il più possibile, di tuo
proprio conto, ma allo stesso tempo insegna, predica, e pratica una vita basata
sulla vera comprensione della fratellanza. Questo è il vero cammino. Le persone
comuni, ignare della scienza, sono la gran maggioranza. Ad esse si deve insegnare
che le scoperte scientifiche non illuminate dallo spirito, non devono trasformarsi in
Magia Nera.

Studente: Nella nostra ultima conversazione lei toccò il tema degli elementali che
vegliano sui tesori sepolti. Mi piacerebbe saperne di più; non tanto su come
controllarli o come trovare un tesoro, ma sul tema in generale.

Saggio: Le leggi che governano l’occultamento dei tesori sepolti sono le stesse che
governano gli oggetti perduti. Ogni persona è circondata da un fluido, da un piano,
da una sfera o da una energia, qualasiasi nome gli voglia dare, in cui si trovano
costantemente gli elementali che condividono la sua indole, ovvero, assumono la
sfumatura del suo colore e l’impressione del suo carattere. Esistono numerose
classi di elementali del genere. Alcuni uomini ne hanno molti di una classe o di
tutte; o molti di alcune classi e pochi di altre. Ogni cosa che indossi ha un nesso
con i tuoi elementali. Per esempio: se indossi un indumento di lana o di lino e
piccoli ogetti di legno, di osso, di bronzo, di oro, di argento e di altre sostanze.
Ognuno di questi ha certe relazioni magnetiche particolari, e tutti sono imbevuti, in
modo più o meno intenso, del tuo magnetismo e del tuo fluido nervoso. Alcuni di
questi oggetti, a causa della loro sostanza, non ritengono il fluido per molto tempo,
mentre altre sì. Ogni classe di elementale, a seconda della sua sostanza, è legata a
tali oggetti per mezzo del fluido magnetico. La mente ed i desideri li influenzano più
di quanto tu sappia ed in una maniera che è impossibile formulare in inglese.
Potremmo dire che i tuoi desideri esercitano una influenza potente su certe cose,
mentre è più debole su altre. Quando uno di questi oggetti cade improvvisamente,
lo seguono, invariabilmente, gli elementali, i quali ne vengono attratti e potremmo
dire che si dirigono verso l’oggetto per attrazione piuttosto che per la vista. In molti
casi avvolgono completamente l’oggetto, e benché si trovi vicino a noi, l’occhio non
riesce a vederlo. Ma dopo un po’ di tempo il magnetismo si dirada, il loro potere di
avvolgere l’oggetto diminuisce e questo diventa visibile. Ciò non avviene in ogni
caso. Però è un evento giornaliero e sufficientemente ovvio per molte persone, da
non appartenere al campo delle favole. Infatti, credo che uno dei vostri autori abbia
scritto un saggio riguardo ciò e benché lo tratti in modo comico, esprime molte
verità inconsapevolmente. Se non mi sbaglio, si intitolava: “Sulla Perversità Innata
degli Oggetti Inanimati.” In questi casi esiste un sottile equilibrio di forze, per cui
devi essere cauto nelle tue generalizzazioni. Potresti chiedere, per esempio: perché
quando si lascia cadere un cappotto, raramente sparisce alla vista? Ebbene, vi sono
dei casi in cui anche un oggetto così grande viene nascosto, ma non sono molto
comuni. Il cappotto pullula del tuo magnetismo e gli elementali possono sentirti in
esso tanto quanto ti sentono quando lo indossi. Per loro può non esservi nessun
disturbo delle relazioni magnetiche o di altra indole. Spesso, nel caso di un piccolo
oggetto non invisibile, l’equilibrio delle forze, frutto di molte cause che hanno un
nesso con la tua condizione in quel momento, impedisce che l’oggetto venga
nascosto. Per emettere una decisione su ogni caso particolare, una persona
dovrebbe penetrare nel campo ove l’operazione di queste leggi si nasconde,
calcolandone tutte le forze, per poter poi dire il perché avvenne in un caso e non in
un altro.

Studente: Ma prendiamo il caso di un uomo che possiede un tesoro, lo sotterra e


poi se ne va e muore senza che venga rinvenuto. In tal caso, gli elementali non lo
nascosero. Oppure consideriamo il caso di un avaro che seppellisce il suo oro o i
suoi gioielli. Che dire su ciò?

Saggio: In tutti quei casi in cui un uomo seppellisce l’oro, i gioielli, il denaro o le
cose preziose, i suoi desideri si allacciano a ciò che nasconde. Molti dei suoi
elementali si attaccano a questi oggetti, ma anche altre classi che, pur non avendo
nesso alcuno con lui, si riuniscono intorno agli oggetti, nascondendoli. Nel caso del
capitano di una nave che contiene un tesoro, le influenze sono molto potenti,
poiché gli elementali si riuniscono proveniendo da tutte le persone che hanno una
relazione con il tesoro e lo stesso capitano si sentirà apprensivo a causa della
responsabilità affidatagli. Dovresti tenere presente che l’oro e l’argento, o i metalli,
hanno delle relazioni con elementali intensi e particolari. Gli elementali non
lavorano per la legge umana e la legge naturale non assegna all’uomo nessuna
proprietà sui metalli, né gli riconosce nessun diritto speciale o trascendentale di
conservare ciò che ha estratto dalla terra o acquistato per se stesso. Pertanto
notiamo che gli elementali non sono ansiosi di restituirgli l’oro o l’argento che aveva
perso. Se supponessimo che si dedicano a soddisfare i desideri degli esseri umani o
a stabilire ciò che chiamiamo i nostri diritti sulla proprietà, potremmo allora
ammettere l’esistenza di una Provvidenza capricciosa ed irresponsabile. Gli
elementali procedono seguendo solo la legge del loro essere, e non avendo il
potere di esprimere un giudizio, non commettono errori e non sono mossi dalle
considerazioni frutto dei nostri pretesi diritti o dei nostri desideri insoddisfatti.
Pertanto, gli spiriti che appartengono ai metalli, agiscono invariabilmente a seconda
di ciò che prescrivono le leggi della sua natura e una maniera di farlo consiste nel
renderci i metalli invisibili.

Studente: È possibile applicare tutto ciò al campo della etica?

Saggio: Esiste una cosa molto importante che non dovresti tralasciare.
Ogniqualvolta che critichi in modo severo e spietato le pecche altrui, riversi su di te
l’attenzione di certe quantità di elementali di quella persona. Essi si attaccano a te,
sforzandosi di trovare in te uno stato simile, un luogo o un difetto che hanno
lasciato nell’altra persona. Potremmo dire che hanno lasciato quest’ultima, per
servirti con gli interessi.
Poi vi è ciò a cui ho fatto riferimento anteriormente: l’effetto delle nostre azioni e
dei nostri pensieri, non solo su una porzione della luce astrale, che appartiene ad
ognuno di noi con i suoi elementali, ma su tutto il mondo astrale. Se gli esseri
umani potessero vedere le immagini orribili ivi impresse, le quali costantemente ci
suggestionano per ripetere le stesse azioni o pensieri, ben presto sorgerebbe una
nuova era. Da questo punto di vista, la luce astrale è come il negativo di un
fotografo e noi siamo la carta sensibilizzata su cui viene impressa l’immagine.
Possiamo vedere due tipi di immagini per ogni azione. Una è l’azione stessa, e
l’altra è l’immagine dei pensieri e dei sentimenti di coloro coinvolti in ciò. Pertanto,
puoi constatare che potresti essere responsabile di più immagini orribili di quante
avevi supposto. Infatti, le azioni con un semplice aspetto esterno, spesso celano i
pensieri ed i desideri peggiori.

Studente: Queste immagini nella luce astrale hanno a che fare con noi quando ci
reincarneremo in vite terrestri successive?
Saggio: Certamente. Ci influenzano per vasti periodi di tempo ed in ciò puoi forse
trovare degli indizi che spiegano molte operazioni della legge Karmica attiva che
stai cercando.

Studente: Non vi è forse qualche effetto sugli animali e, attraverso essi, su di noi e
viceversa?

Saggio: Sì. Noi influenziamo il regno animale mediante la luce astrale, nella quale
abbiamo impresso immagini di crudeltà, oppressione, dominio e crimine. Tutto il
mondo cristiano ammette che l’uomo può uccidere gli animali indiscriminatamente,
basandosi sulla teoria che i sacerdoti dei primi periodi presentarono in modo
elaborato e secondo la quale gli animali non hanno un’anima. Perfino i bambini la
imparano e ben presto iniziano ad uccidere gli insetti, gli uccelli e gli animali, non
per proteggersi, ma per piacere. Quando crescono, conservano quest’abitudine, per
cui constatiamo che, in Inghilterra, sparare a un grande numero di uccelli che
supera le necessità culinarie, è una specialità nazionale o dovrei dire, un vizio.
Potremmo definire ciò una modesta illustrazione. Se queste persone potessero
afferrare gli elementali così facilmente come gli animali, li ammazzerebbero per
divertimento se non li vogliono per il proprio uso. Qualora gli elementali si
rifiutassero di obbedire, la loro punizione sarebbe la morte. Il mondo elementale
percepisce tutto ciò, senza esserne cosciente, ovviamente, ma secondo le leggi di
azione e reazione riceviamo dal mondo elementale esattamente ciò che diamo.

Studente: Prima di lasciare il tema, mi piacerebbe tornare di nuovo alla questione


dei metalli e alla relazione dell’uomo con gli elementali collegati al mondo minerale.
Esistono delle persone che sembrano sempre in grado di incontrare i metalli con
facilità o, a detta loro, sono fortunati in quel campo. Come si può riconciliare ciò
con la tendenza naturale degli elementali a nascondere i metalli? È forse perché
regna la guerra o la discordia tra le diverse classi che appartengono a qualsiasi
persona?

Saggio: Ciò è una spiegazione parziale. Come dissi, ad alcune persone vi si aderisce
più una classe che un’altra. Colui che è fortunato con i metalli come l’oro e
l’argento, avrà attorno a sé più elementali collegati o appartenenti ai regni di questi
metalli che altre persone; e pertanto vi sarà meno frizione fra gli elementali. La
preponderanza degli spiriti dei metalli rende la persona più omogenea con i loro
regni; per cui: tra l’oro o l’argento perduti o sepolti e quella persona, esisterà una
attrazione naturale più forte che nel caso di altra gente.

Studente: Che cosa determina ciò? Dipende da un desiderio per l’oro e l’argento o è
congenito?

Saggio: È innato. Le combinazioni in ogni individuo sono così intrigate e dipendenti


da numerose cause, che non potresti calcolarle. Risalgono a molte generazioni e
dipendono dalle peculiarità del suolo, del clima, della nazione, della famiglia e della
razza. Come puoi vedere, queste sono enormemente varie, e con i materiali a tua
disposizione ti eluderanno. Semplicemente desiderare l’oro e l’argento non sarà
sufficiente.

Studente: Penso che nemmeno cercare di raggiungere questi elementali pensando


ad essi intensamente darà risultato.

Saggio: No, poiché i tuoi pensieri non li raggiungono. Non ti ascoltano né ti vedono;
e siccome le persone impreparate li influenzano solo mediante una concentrazione
accidentale di forze, ciò capita solo laddove un individuo possiede la tendenza
naturale verso il regno particolare di cui ha influenzato gli elementali.

Studente: La ringrazio per il suo insegnamento.

Saggio: Che tu possa essere guidato lungo il sentiero che conduce alla luce!

Prefazione

Non è facile includere gli scritti di H.P.Blavatsky in categorie formali. Specialmente


gli articoli della sua rivista, erano il prodotto di uno scopo motore al quale
importava poco o niente delle ramificazioni o “campi” del sapere moderno, così,
qualsiasi loro calssificazione è, nei migliori dei casi, una designazione aprossimativa
di ciò che H.P.B. aveva da dire su un certo tema, invece di una dimostrazione.
Quando scriveva, partiva dalla globalità della filosofia teosofica, rivolgendosi ai suoi
studenti e non agli eruditi o agli accademici.
Ma siccome molti suoi articoli contemplano delle divisioni convenzionali dello
scibile e visto che gli studenti e i ricercatori nutrono un naturale interesse per
sapere che cosa scrisse la fondatrice principale del Movimento Teosofico rispetto ad
esse, ci siamo sforzati di pubblicare certi articoli importanti il cui contenuto sembra
essere il loro anello di congiunzione.
I temi psicologici sono il denominatore comune dei seguenti quattro articoli,
benchè penetrino in altre aree del pensiero.
Il primo articolo, “La Psicologia, la Scienza dell’Anima”, apparve nel “Lucifer” di
Ottobre 1896, dopo più di cinque anni dalla morte dell’autrice. Una nota editoriale
segue il suo termine un pò brusco, spiegando che: “sfortunatamente, il manoscritto
si interrompe qui.” Il valore ovvio, che affiora da questa discussione, è la critica
vigorosa delle concezioni psicologiche, frutto delle supposizioni materialiste della
scienza del secolo diciannovesimo.
“La Scienza Psichica e Noetica” è un articolo che consta di due parti pubblicate nel
“Lucifer” di Ottobre e Novembre del 1890. L’autrice esamina le limitazioni della
“psicologia fisiologica” allora prevalente e passa in rassegna il pensiero di un
distinto accademico, il professor George T. Ladd della Università di Yale, il quale, a
sua volta, aveva un atteggiamento critico nei confronti della psicologia di quel
tempo. (È evidente che William James, al quale spesso si dà il titolo di fondatore
della psicologia americana, seguiva l’indicazione di Ladd; l’odierna rifioritura delle
idee di James attribuisce un’importanza particolare all’articolo “Azione Psichica e
Noetica” di H.P.B.). L’esame della psicologia filosofica di Ladd conduce la
discussione oltre l’obiezione critica rivolta alla scienza psicologica occidentale. In
questa esposizione, H.P.B. affronta direttamente il problema del “libero arbitrio” e
lo sviluppa usando dei termini della psicologia teosofica, (i “principi” della natura
umana). Vi si ritrova anche un’illuminante considerazione dei processi psicologici
particolari e dei fenomeni considerati alla luce dell’insegnamento teosofico, incluso
un resoconto generale della psicopatologia della medianità.
L’articolo “L’Aspetto Duplice Della Saggezza”, apparso nel “Lucifer” del Settembre
1890, si propone di ristabilire la Psicologia al suo antico ruolo di assistente della
Filosofia, rendendola, ancora una volta, una scienza sacra. L’articolo svela anche un
pò della saggezza occulta celata nel Cristianesimo, correlando certi passaggi biblici
con gli insegnamenti della psicologia occulta. Questa presentazione riunisce la
filosofia spirituale e la psicologia.
L’articolo “Dialoghi tra due Editrici”, apparve nel “Lucifer” di Dicembre 1888. Le
“due Editrici” sono H.P.B. e Mabel Collins (“M.C.”) e il loro dialogo spazia su un
ampio terreno che include temi psicologici e occulti. Pochi sono gli articoli che,
come questo, mostrano la straordinaria portata della psicologia teosofica, una volta
applicata a questioni cosí ampiamente diverse: la scrittura automatica da un lato e i
fenomeni grossolani dello spiritismo dall’altro. Concludendo, vale la pena osservare
che, da quando apparvero questi articoli, la scienza della psicologia ha subito
numerosi cambiamenti e trasformazioni, e oggi penetra in altri campi: vedi la
filosofia e la religione. Pertanto, il lettore può rallegrarsi del fatto che H.P.B. non
relegò i suoi scritti solo ai semplici confini accademici. In realtà, le varie “scoperte”
che la psicologia ha effettuato negli anni recenti, sembrano aver aggiunto un gran
sapore contemporaneo a questi scritti di H.P.Blavatsky, la cui stesura originale
avvenne tra il 1888 e il 1891.

La Psicologia

LA SCIENZA DELL’ANIMA

A
ttualmente, l’etica e la legge si trovano in quella fase in cui non esiste ancora
nessuna teoria e quasi nessun sistema. Inoltre, questi ultimi, sono
abbastanza inconcialibili gli uni con gli altri poichè si basano su delle idee a
priori invece che su delle osservazioni. Che ci resta, fuori della scienza fisica? Ci
rispondono: “La psicologia, la scienza dell’Anima, del Sé Cosciente o Ego.”
Ahimè e tre volte ahimè! La psicologia moderna usa un metodo cosí induttivo per
studiare l’Anima, il Sè o l’Ego, che é paragonabile a quello di un fisico alle prese con
la materia decomposta. La psicologia e la sua pianta madre, la metafisica, hanno
avanzato meno di ogni altra scienza. In Europa, queste due discipline gemelle
hanno vissuto così separate da diventare, nell’ignoranza degli scienziati, nemiche
mortali. Dopo aver compiuto pochi passi avanti nelle mani dello scolasticismo
medioevale, da cui sono state liberate, sono cadute nel sofismo moderno. La
psicologia, nel suo aspetto odierno, è semplicemente una maschera che copre un
cranio scheletrico e macabro, un bel fiore mortale che cresce nel suolo del
materialismo più incurabile. Un iloidealista disgustato e ora un teosofo felice scrive:
“Per lo psicologo il pensiero è la sensazione che ha subito una metamorfosi e
l’essere umano è un automa inerme comandato dall’eredità e dall’ambiente.
Eppure, esseri come Huxley predicano, contemporaneamente, quest’automatismo e
questa morale umana [...] Sono tutti Monisti, 1 annientatori che, se potessero,
calpesterebbero l’intuizione con i loro tacchi di ferro.” [...] Questi sono i nostri
psicologi occidentali moderni.
Tutti si sono resi conto che la metafisica, per non parlare della vera psicologia,
invece di essere una scienza di principi primari, si è scissa in un numero di scuole
più o meno materialiste, polimorfe e policrome: dal pessimismo di Schopenhauer
all’agnosticismo, il monismo, l’idealismo, l’iloidealismo ed ogni “ismo”, eccettuando
lo psichismo. Ció che Huxley disse sul Positivismo, ovvero che era il cattolicesimo
romano scevro della cristianità, dovrebbe essere parafrasato e applicato alla nostra
filosofia psicologica moderna. È la psicologia senza l’anima; poiché la psiche è stata
degradata alla semplice sensazione. Un sistema solare senza un sole, un Amleto
con un Principe di Danimarca non completamente eliminato dall’opera poiché si ha
il vago sospetto che si aggiri dietro le quinte.
Quando un umile Davide cerca di conquistare il nemico, non attacca chiunque, ma
Golia, il grande condottiero. Per cui, per avvalorare l’accusa qui addotta, dobbiamo
analizzare una delle dichiarazioni di Herbert Spencer, anche a rischio di ripeterci.
Così, “il più grande filosofo del secolo diciannovesimo” dice:
“Lo stato mentale in cui è possibile conoscere il sè implica, analogamente ad ogni
altra azione mentale, un soggetto capace di percepire e un oggetto percepito. Ma
se l’oggetto percepito è il sè, qual’è l’oggetto che percepisce? Oppure, se il vero sè
è colui che pensa, quale altro sè è quello a cui si pensa? 2 Chiaramente, una vera
conoscenza del sè implica un sè in cui l’azione di conoscere e quello che si conosce
sono uno, in cui il soggetto e l’oggetto si fondono. Ma tutto ció Mansel lo considera,
giustamente, l’annientamento di entrambi! Così, la personalitá di cui ognuno è
cosciente e la cui esistenza è per ambedue il fatto più reale di tutti, è una cosa la
cui conoscenza non è ancora veramente possibile poiché l’autentica natura del
pensiero la proibisce.”3
Noi ponemmo i caratteri in corsivo per enfatizzare il punto in discussione. Tutto
ció, non chiama forse alla mente un argomento in favore della teoria ondulatoria
secondo la quale: “l’incontro di due raggi le cui onde si intrecciano produce
oscurità?” E questo è il significato dell’affermazione di Mansel secondo la quale:
quando il sé pensa al sè ed è simultaneamente l’oggetto e il soggetto, entrambi si
annientano. Pertanto, l’argomento psicologico viene collocato sulla stessa base del
fenomeno fisico delle onde luminose. Inoltre, quando Herbert Spencer confessa che
Mansel ha ragione, basando su ciò la sua conclusione che “la natura del pensiero
1
Il Monismo è una parola che ammette più di un’interpretazione. Il “monismo” di Lewes, Bain e altri, condensa
vanamente tutti i fenomeni mentali e materiali nell’unità della Sostanza Unica. Pertanto non è per niente il monismo
trascendentale della filosofia esoterica. L’odierna “Teoria della Sostanza Singola” mentale e materiale coinvolge,
necessariamente, la dottrina dell’annientamento, per cui non è vera. L’Occultismo, invece, riconosce che, in ultima
analisi, perfino il Logos e Mûlaprakriti sono uno ed esiste solo un’Unica Realtà dietro la Mâyâ dell’universo. Però
durante il ciclo manvantarico, nel regno dell’essere manifestato, il Logos (spirito), e Mûlaprakriti (la materia e il suo
numenon) sono le basi o i due poli contrastanti di ogni fenomeno soggettivo e oggettivo. Per tutta la durata del Grande
Manvantara la dualitá dello spirito e della materia è un fatto. Oltre a ciò si eleva l’oscurità del “Grande Ignoto”, el
Parabrahman unico.
2
Il Sè Superiore o Buddhi-Manas che, durante l’autoanalisi o l’azione del pensare astratta più elevata, rivela
parzialmente la sua presenza e passa in rivista la coscienza cerebrale subordinata.
3
“Principi Primari”, pag. 65, 66.
proibisce” la conoscenza del sè o dell’anima, conferma che il “padre della psicologia
moderna” (in Inghilterra), segue dei principi psicologici che non sono certo meglio
di quelli di Huxley o Tyndall.4
Non abbiamo assolutamente l’impertinenza di criticare H. Spencer, i cui amici e
ammiratori considerano, giustamente, un gigante del pensiero. Citiamo ciò per
provare semplicemente il nostro punto e per mostrare che il termine psicologia
moderna è erroneo, quand’anche si affermi che Spencer ha “raggiunto delle
conclusioni profondamente generali e veritiere rispetto a tutto quello che è possibile
sapere sull’essere umano.” Abbiamo un obiettivo determinato e non devieremo
dalla linea retta. Ci proponiamo di dimostrare che, in questo secolo, l’occultismo e
la sua filosofia non hanno la benché minima possibilità di essere compresi e
tantomeno di essere accettati dalle generazioni odierne di scienziati. Vorremmo
imprimere, nelle menti dei nostri teosofi e mistici, che il voler suscitare la simpatia e
il riconoscimento nell’ambito “scientifico”, implica corteggiare la sconfitta. Al
principio, la psicologia sembrava un’alleata naturale, ma ora, dopo averla
esaminata, giungiamo alla conclusione che é semplicemente un falso traguardo. Il
suo insegnamento odierno presenta un termine tanto fuorviante quanto il Polo
Antartico, che è chiamato Polo Sud, solo per considerazioni puramente geografiche
visto che il suo territorio è arido e gelato.
Lo psicologo moderno, occupandosi solo della coscienza cerebrale superficiale, in
realtá è più materialista dello stesso materialismo proclive a negare ogni cosa, ma
più sincero e onesto dello psicologo. Il materialismo non dà sentore di nessuna
pretesa di sondare il pensiero umano e tantomeno l’anima-spirito umana che nega
con un atteggiamento deliberato e insensibile, ma pur sempre sincero, omettendola
quindi dal suo catalogo. Lo psicologo, invece, dedica all’anima tutto il suo tempo
lavorativo e libero, scavando costantemente dei pozzi artesiani nelle viscere della
coscienza umana. Il materialista o l’ateo sincero, si allieta nel divenire, a detta di
Jeremy Collier: “un mortale molto abbietto [...] un semplice cumulo di polvere
organizzata, una macchina parlante e una testa petulante priva di anima [...] i cui
pensieri sono circoscritti dalla legge del moto.” Ma lo psicologo non è nemmeno un
mortale o un uomo, è soltanto un insieme di sensazioni.5 L’universo, e tutto quello
che contiene, è semplicemente un aggregato di sensazioni o “un’integrazione di
sensazioni.” Il tutto consta di relazioni tra soggetto e oggetto, tra universale e
individuale, tra assoluto e finito. Ma quando si giunge alla questione dei problemi
sull’origine dello spazio e del tempo e al riassunto di tutte quelle interrelazioni e
correlazioni di idee e di materia, di ego e di non ego, la sola prova concessa a un
oppositore è l’epiteto dispregiativo di “ontologo.” Dopo di che, la psicologia
moderna, avendo demolito l’oggetto delle sue sensazioni nella persona del
contraddittore, attacca se stessa commettendo hara-kiri, mostrando che la stessa
sensazione non è nient’altro che un’allucinazione.
4
Quando Spencer postula che: “la coscienza non può trovarsi in due stati diversi allo stesso tempo”, per poi contraddirsi
affermando la possibilità di essere coscienti in più di uno stato, non sembra suscitare nessuna critica diretta. Egli dice:
“Per discernerne la diversità, gli stati di coscienza vanno conosciuti in successione.” (Vedere “L’Esame della Filosofia
del Signor H. Spencer” di James Iverach, M.A.).
5
Secondo John Stuart Mill, la corrispondenza tra il così detto universo oggettivo e il regno della mente: oggetto,
soggetto, non va oltre la “sensazione.” Gli oggetti, tutto l’insieme dei sensi, sono “sensazioni viste oggettivamente”,
mentre gli stati mentali sono “sensazioni viste soggettivamente.” “L’Ego” è un’illusione completa quanto la materia, la
Realtà Unica è un gruppo di sentimenti che le rigide leggi di associazione vincolano assieme.
Per la causa della verità, ciò risulta essere più disperato che i paradossi innocui
degli automatisti materialisti. L’affermazione secondo la quale: “i processi fisici
cerebrali sono completi in sé”, interessa solo la funzione registrativa del cervello
materiale, e visto che gli automatisti non possono usarla per spiegare i processi
psichici in modo soddisfacente, non sono nella posizione di fare un danno
permanente, ma gli psicologi, nelle cui mani oggi è sfortunatamente caduta la
scienza dell’anima, possono cagionare un gran danno poichè fingono di essere dei
sinceri ricercatori della verità, ma per loro è fonte di giubilo rappresentare “La
Civetta” di Coleridge, che:
Volando su delle ali oscene durante il mezzogiorno,
Abbassa le sue palpebre orlate di blu, chiudendole,
E ululando al glorioso sole nel cielo,
Esclama: “Dov’è?” [...]
e chi è più cieco di colui che non vuol vedere?
Abbiamo cercato in lungo e in largo la conferma scientifica per quanto riguarda lo
spirito che, secondo l’insegnamento della filosofia esoterica è, (nel suo aspetto
settenario), l’unica causa della coscienza e del pensiero. Abbiamo notato che il
binomio scienza fisica e psichica nega completamente il fatto, mantenendo le
proprie dottrine contraddittorie e antitetiche. Inoltre, la scienza fisica, nei suoi
sviluppi più recenti, si crede quasi trascendente grazie all’ultima separazione dagli
insegnamenti troppo brutali dei Büchner e dei Moleschott. Però, una volta
analizzata la differenza tra le due, questa appare così impercettibile che quasi si
fondono in una.
Del resto, gli apologeti della scienza affermano che la credenza secondo la quale
la sensazione e il pensiero sono semplicemente dei movimenti della materia, vedi la
teoria di Büchner e di Moleschott, non merita “di essere chiamata filosofia”, come
incalza un famoso annichilatore inglese. Con sprezzo ci dicono che nessuno
scienziato eminente: Tyndall, Huxley, Maudsley, Bain, Clifford, Spencer, Lewes,
Virchow, Heckel, Du Bois Raymond, si è mai azzardato a dire che: “il pensiero è un
movimento molecolare, ma è il concomitante, (non la causa, secondo i credenti
nell’anima), di certi processi cerebrali.” [...] I veri scienziati, contrapponendoli ai
falsi, gli eruditi all’acqua di rose, i monisti giustapposti ai materialisti, non hanno
mai detto che il pensiero e il movimento nervoso sono uguali, ma piuttosto:
“l’aspetto soggettivo e oggettivo della stessa cosa.”
Orbene, forse dipende da una disciplina difettosa che non ci permette di elaborare
delle idee su un soggetto se non quelle consone alle parole in cui si esprime;
pertanto riconosciamo la nostra colpevolezza nel non percepire una differenza ben
marcata tra le teorie di Büchner e quelle nuove dei monisti. “Il pensiero non è un
moto molecolare, ma il concomitante di certi processi fisici cerebrali.” Che cos’è un
concomitante e un processo? Secondo le migliori definizioni, un concomitante è una
cosa che accompagna o è collateralmente collegata a un’altra, un concorrente e un
compagno simultaneo. Un processo è l’atto di procedere, un avanzamento o un
moto temporaneo o continuo, o una serie di movimenti. Pertanto, siccome il
concomitante dei processi fisici è della stessa risma, qualora sia soggettivo o
oggettivo e siccome dipende dal moto, che per il binomio monisti e materialisti è
fisico, che differenza c’è tra la loro definizione e quella di Büchner, eccetto forse per
la maniera un pó più scientifica di esporla?
Le tre idee scientifiche seguenti indicano la maniera di pensare distinta dei filosofi
odierni:
Postulato. “Un cambiamento molecolare nella sostanza cerebrale dà sentore di
ogni alterazione mentale.”
1. Riguardo a ció il materialismo dice: le mutazioni molecolari causano quelle
mentali.
2. Per lo spiritualismo (i credenti in un’anima), i cambiamenti mentali causano
quelli molecolari. [Il pensiero agisce sulla materia cerebrale mediante Fohat
concentrato attraverso uno dei principi.]
3. Il monismo afferma l’inesistenza di ogni relazione causale tra i due gruppi di
fenomeni; l’essere mentale e fisico sono due aspetti della stessa cosa [un’evasione
verbale].
A ciò l’occultismo replica che, la prima idea è completamente inverosimile. Un
esame della seconda conduce alla domanda: che cosa presiede così
assennatamente sui cambiamenti mentali? Qual’è il numeno di quei fenomeni
mentali che costituiscono la coscienza esterna dell’uomo fisico? Che cos’è ciò che
riconosciamo come il “sè” terrestre e che, nonostante le idee dei monisti e dei
materialisti, controlla e regola il flusso dei suoi stati mentali? Nessun occultista
negherebbe, per un istante, che la teoria materialista sulle relazioni della mente e
del cervello esprime, a suo modo, la verità secondo la quale la coscienza
superficiale del cervello o il “sè fenomenale”, è vincolato, a tutti gli scopi pratici,
all’integrità della materia cerebrale. Questa coscienza cerebrale o personalità è
mortale, essendo semplicemente un riflesso distorto attraverso una base fisica del
sè manasico. È uno strumento mediante il quale Buddhi-Manas o la monade può
sperimentare, saturandosi con l’aroma dell’esperienza acquisita consciamente.
Tutto ciò implica che il “sè-cervello” è reale mentre dura e tesse il suo Karma come
un’entità responsabile. Dal punto di vista esoterico, è la coscienza inerente a quella
porzione inferiore del Manas che si correla con il cervello fisico.
L’Azione Psichica e Noetica

“ [...] Ho creato l’uomo giusto e buono


In grado di mantenersi eretto, benchè libero di cadere,
Così ho creato tutti i poteri eterei
E gli spiriti, sia quelli che restarono eretti e coloro
che fallirono,
In realtà, rimasero eretti gli eretti e caddero quelli che caddero [...]”
Milton

“[...] L’unica ipotesi compatibile con tutti i fatti accumulati dall’esperienza


rivela che la mente è un essere reale su cui il cervello può agire, influenzando
il corpo mediante quest’ultimo.”
George T. Ladd, “Elementi di Psicologia Fisiologica.”

S
u alcuni teosofi ha improvvisamente iniziato ad aleggiare una nuova influenza,
un soffio, un suono, “come quello di un potente sibilo di vento.” Un’idea, al
principio vaga, con il tempo crebbe in una forma ben definita e ora sembra
alimentare un’intensa attività nelle menti di alcuni dei nostri membri. Quest’idea è
la seguente: da ora in poi, se desideriamo attrarre dei proseliti, dovremmo
subordinare alla scienza moderna i pochi insegnamenti, un tempo occulti e
attualmente destinati a vedere la luce della pubblicità, e forse fonderli con essa.
Secondo il consiglio ventilato: da ora in poi, i presunti insegnamenti esoterici 6 (o un
tempo esoterici), vedi la cosmogonia, l’antropologia, l’etnologia, la geologia, la
psicologia e specialmente la metafisica, essendo stati adattati al pensiero moderno
(e quindi materialista), non dovrebbero mai più contraddire, (per lo meno
apertamente), “la filosofia scientifica.” Supponiamo che con questo termine si faccia
riferimento alle concezioni fondamentali e accettate delle grandi scuole tedesche o
di Herbert Spencer e di qualche altro luminare inglese meno importante. Ma non
finisce qui, si includono perfino le deduzioni tratte dai loro insegnamenti da parte di
discepoli più o meno istruiti.
In realtà, questa è una grande impresa, che per altro combacia perfettamente
con l’atteggiamento dei sofisti medioevali, i quali mistificarono e addirittura
soppressero la verità se contrastava con la Rivelazione divina. È superfluo dire che
respingiamo qualsiasi compromesso. È possibile, anzi probabile, e quasi inevitabile,
che gli “errori commessi” nel tradurre questi complicati insegnamenti metafisici,
come quelli dell’occultismo orientale, saranno “frequenti e spesso importanti”, ma
andranno fatti risalire agli interpreti e non al sistema stesso. Le loro correzioni
dovranno essere effettuate sull’autorità della stessa Dottrina, verificata dagli
insegnamenti sviluppatisi sul terreno rigoglioso e stabile di Gupta Vidya e non
avvalendosi delle spiegazioni aleatorie, valide oggi e screditate domani, che
crescono sulle sabbie mobili delle congetture scientifiche moderne, specialmente
6
Usiamo il termine “presunti” poichè tutto ciò che è stato divulgato pubblicamente non può più essere considerato
esoterico.
per quanto riguarda la psicologia e i fenomeni mentali. Attenendoci al nostro
motto: “Non esiste religione superiore alla verità,” ci neghiamo categoricamente di
essere compiacenti con la scienza fisica. Tuttavia, dobbiamo dire che: se le così
dette scienze esatte limitassero la loro attività solo al campo della natura fisica, se
si concentrassero unicamente nella chirurgia e nella chimica, toccandone i confini
leggittimi, e nella fisiologia fin dove considera la nostra struttura fisica, allora
l’occultista sarebbe il primo a cercare aiuto nelle scienze moderne, a prescindere
dalla cornucopia di errori che commettono. Ma non appena i fisiologi della scuola
“animalista”7 moderna oltrepassano la natura materiale e pretendono d’infiltrarsi e
pronunciarsi, ex cattedra, sulle funzioni superiori e i fenomeni mentali dicendo che,
dopo un’attenta analisi si giunge a una ferma convinzione secondo la quale l’essere
umano non è un libero agente più di quanto non lo sia un animale ed è molto meno
responsabile di quest’ultimo, l’occultista ha più diritto a protestare del moderno
idealista comune. L’occultista asserisce che nessun materialista, testimone pieno di
pregiudizi e unilaterale nel migliore dei casi, può arrogarsi alcuna autorità nel
campo della fisiologia mentale o ciò che ora chiama la fisiologia dell’anima. Nessun
termine del genere è applicabile alla parola “anima” a meno che con essa si intenda
solo la mente psichica inferiore o ció che nell’essere umano si sviluppa nell’ intelletto
(in maniera proporzionale alla perfezione del cervello) e nell’animale in un istinto
superiore. Ma da quando il grande Charles Darwin ha insegnato che: “le nostre idee
sono dei movimenti animali dell’organo della sensazione”, ogni cosa diventa
possibile per il fisiologo moderno.
Così, nonostante la grande afflizione dei nostri membri inclini alla scienza, è
ancora una volta il dovere della rivista “Lucifer” mostrare quanto antitetica sia la
nostra posizione rispetto a quella della scienza o dovremmo dire, quanto le sue
conclusioni si allontanino dal terreno della verità e del fatto. Ovviamente, con il
termine “scienza”, indichiamo la maggioranza degli scienziati, ma siamo felici di
riconoscere che la minoranza migliore ci appoggia per quanto riguarda il libero
arbitrio umano e l’immaterialità della mente. Lo studio della “Fisiologia” dell’Anima,
della Volontà nell’essere umano e della sua Coscienza Superiore, dal punto di vista
del genio e delle sue facoltà manifestanti, non potrà mai essere riassunto in un
sistema di idee generali rappresentato da brevi formule, così come una semplice
analisi dei fenomeni fisici della psicologia della natura oggettiva non sarà in grado
di risolvere i suoi molteplici misteri. Non esiste nessun organo particolare per la
volontà, così come non esiste una base fisica per le attività dell’autocoscienza.
“Non è possibile dare una risposta, né suggerirne una, alla domanda sulla
base fisica su cui poggiano le attività dell’autocoscienza. [...] Grazie alla sua
vera natura, quel meraviglioso atto mentale di verificare, durante il quale
riconosce gli stati come propri, non può avere nessun substrato materiale
analogo o correspondente. È impossibile specificare qualsiasi processo
7
L’uso del termine “Animalismo”, (chiunque lo abbia inventato), è assai appropriato se paragonato all’“animismo” di
Tylor, il quale lo impiegò per tutte le “Razze umane Inferiori” propense a credere che l’anima fosse un’entità distinta.
Egli ritiene che le parole psiche, pneuma, animo, spirito¸ecc., appartengono allo stesso ciclo di superstizione negli
“stadi culturali inferiori.” Inoltre, il professor A. Bain chiama queste distinzioni una “pluralità di anime” e un “doppio
materialismo.” Ciò è assai curioso poichè il dotto autore di “Corpo e Mente” parla con tono denigratorio del
materialismo di Darwin in Zoonomia, in cui il fondatore dell’evoluzione moderna definisce il termine idea come “un
movimento di contrazione o di configurazione delle fibre costituenti l’organo immediato della sensazione.” (“Corpo e
Mente”, pag. 190, Nota.)
fisiologico capace di rappresentare questo atto unificante, è perfino
impossibile immaginare come la descrizione di qualsiasi processo del genere
possa essere correlata, in maniera intelligibile, con questo potere mentale
unico.”8
Così potremmo sfidare il conclave completo di psicofisiologi affinchè ci diano la
corretta definizione di Coscienza e sicuramente non ci riusciranno in quanto
l’Autocoscienza appartiene solo all’essere umano e procede dal Sè, il Manas
superiore. Ma sebbene l’elemento psichico (o Kama-manas),9 sia reperibile tanto
nell’animale che nell’individuo, il cui sviluppo superiore dipende solo dalla maggior
perfezione e dalla sensibilità delle sue cellule cerebrali, nessun fisiologo, nemmeno
il più intelligente, sarà in grado di risolvere il mistero della mente umana nella sua
manifestazione spirituale superiore o nel suo aspetto duplice psichico e noetico (o
manasico),10 o perfino comprendere le complessità della parte psichica sul piano
puramente materiale, a meno che abbia un pò di familiarità con questo elemento
duale, riconoscendone la presenza. Ciò implica ammettere una mente inferiore
(animale) e una superiore (o divina) nell’essere umano o, secondo l’occultismo: la
presenza di un Ego “personale” e “impersonale.” Del resto, tra l’aspetto psichico e
noetico, tra la personalità e l’impersonalità, si estende lo stesso abisso percepibile
tra “Jack lo squartatore” e il santo Budda. Pertanto affermiamo, fin quando i
fisiologi non accetteranno tutto ciò, continueranno a dibattersi nelle difficoltà e
intendiamo provarlo.
È risaputo che la grande maggioranza dei nostri eruditi simili a “San Tommaso”,
respinge l’idea del libero arbitrio. Orbene, questo è un problema che ha tenuto
occupate le menti dei pensatori durante molte epoche. A turno, ogni scuola di
pensiero lo ha preso in considerazione per poi lasciarlo tanto lontano dalla
soluzione come mai. Eppure, avendo un gran ascendente nell’ergotismo filosofico,
gli “psicofisiologi” moderni affermano, con fare distaccato e presuntuoso, che
hanno reciso il nodo gordiano per sempre. A loro avviso, il sentimento di libero
arbitrio personale è erroneo e illusorio, “l’allucinazione collettiva dell’umanità.”
Questa convinzione nasce dal principio secondo cui, senza il cervello, qualsiasi
attività mentale risulta impossibile e senza un corpo non può esserci alcun cervello.
Così il nostro psicofisiologo moderno deve, nolente o volente, respingere qualsiasi
libero arbitrio nell’azione umana, visto che il corpo è soggetto alle leggi generali di
un mondo materiale ove ogni cosa si basa sulla necessità e ove non esiste nessuna
spontaneità. Eccone un esempio: il professor A.A.Herzen di Losanna, secondo il
quale l’affermazione di un libero arbitrio nell’essere umano sembra l’assurdità più
antiscientifica, dice, in maniera oracolare:
“Nell’illimitato laboratorio fisico e chimico che circonda l’uomo, la vita organica
rappresenta un gruppo di fenomeni assai insignificante. Tra questi ultimi, il posto
occupato dalla vita giunta a uno stadio di coscienza è così minuto che è assurdo
omettere l’essere umano dalla sfera di azione della legge generale, per riconoscere
in lui l’esistenza di una spontaneità soggettiva o un libero arbitrio che esulerebbe
da quella legge.” (“Psicofisiologia Generale.”)
8
“Psicologia Fisiologica, ecc.” pag. 545, di George T. Ladd, professore di filosofia all’università di Yale.
9
O ciò che i cabalisti chiamano Nephesh, il “soffio di vita.”
10
Preferiamo usare la parola sanscrita Manas (Mente) invece di quella greca Nous (noetico), poichè quest’ultima non
suggerisce nessun significato definitivo a causa della sua imperfetta comprensione dal punto di vista filosofico.
Per l’Occultista che conosce la differenza tra gli elementi psichici e noetici
nell’essere umano, ciò che precede è pura spazzatura, nonostante la sua solida
base scientifica. Infatti, quando l’autore domanda: dove scompare questo moto
dopo aver raggiunto i centri sensoriali se i fenomeni psichici non rappresentano i
risultati di un’azione di carattere molecolare? Noi rispondiamo che mai negammo il
fatto. Ma questo, che attinenza ha con il libero arbitrio? È un vecchio assioma
dell’Occultismo che ogni fenomeno nell’universo visibile nasce nel moto, nè
dubitiamo che il psicofisiologo si troverebbe in una posizione antitetica, rispetto
all’intero conclave di scienziati, se riconoscesse l’idea che, in un dato momento, una
serie completa di fenomeni fisici potrebbe scomparire nel vuoto. Pertanto, quando
l’autore dell’opera citata sostiene che detta forza non scompare non appena
raggiunge i centri nervosi superiori, ma si trasforma immediatamente in una serie
di manifestazioni psichiche: pensiero, sentimento e coscienza, proprio come questa
stessa forza psichica si trasforma in fisica quando la si applica per produrre del
lavoro fisico (muscolare), l’Occultismo lo appoggia, essendo il primo a dire che ogni
attività psichica, dalla sua manifestazione inferiore alla superiore, non è “nient’altro
che moto.”
Sì, è Moto, peró non tutto è di tipo “molecolare” come vorrebbe far supporre
l’autore. Il Moto, nelle vesti del Gran Soffio (vedere “La Dottrina Segreta” Vol. I.), e
quindi contemporaneamente il “suono”, è il substrato del Moto-Kosmico. Non ha
inizio né fine, è la vita eterna una, la base e la genesi dell’universo soggettivo e
oggettivo, poichè la Vita (o Esseità), è la fonte e l’origine dell’esistenza dell’essere,
mentre, tra le sue manifestazioni finite, il moto molecolare è la più infima e la più
materiale. Inoltre, se la legge generale della conservazione dell’energia conduce la
scienza moderna alla conclusione secondo cui, quell’attività psichica rappresenta
solo una forma particolare di moto, questa stessa legge, guidando gli occultisti,
conduce anch’essi alla medesima convinzione e a qualche altra cosa,
completamente omessa dalle considerazioni della psicofisiologia. Se solo nel secolo
attuale quest’ultima ha scoperto che l’azione psichica (e noi diciamo anche
spirituale), è soggetta alle stesse leggi generali e immutabili del moto come ogni
altro fenomeno manifestato nel regno oggettivo del Kosmo, 11 e che ogni
manifestazione cosciente o incosciente nel mondo organico e inorganico (?),
rappresenta semplicemente il risultato di una collettività di cause, tutto ciò è
semplicemente l’ABC della scienza della filosofia Occulta. Secondo i libri antichi della
filosofia occulta indù: “Tutto il mondo si trova in Swara; Swara è lo Spirito stesso”,
la vita unica o il moto. L’autore di “Le Forze più Sottili della Natura” 12 dice: “la
giusta traduzione della parola Swara è corrente della onda di vita”. Poi prosegue
spiegando:

11
H.P.B. impiega il termine Cosmos (con C) quando si riferisce solo al Cosmo visibile, il nostro sistema solare, mentre
quando usa la K, Kosmo, implica la manifestazione manvantarica completa, il Kosmo universale di cui il nostro sistema
planetario è parte. (N.d.T.)
12
Il “Theosophist”, Febbraio 1888, pag. 275, articolo di Rama Prasad, Presidente della Società Teosofica di Meerut.
Secondo il libro occulto da lui citato: “Swara è ció che ha dato forma alle prime accumulazioni delle divisioni
dell’universo. Swara causa l’evoluzione e l’involuzione. Swara è Dio o più propiamente detto, il Grande Potere stesso
(Maheshwara). Swara è la manifestazione dell’impressione sulla materia di quel potere che, nell’essere umano, è il
potere che conosce se stesso (coscienza mentale e psichica). Dobbiamo capire che l’azione di questo potere è incessante
[...] È l’esistenza immutabile.” È il “Moto” degli scienziati e il Soffio di Vita degli Occultisti.
“Quel moto ondulatorio è la causa dell’evoluzione della materia cosmica
indifferenziata nell’universo differenziato. [...] Da dove proviene tale moto? È
lo spirito stesso. Il termine atma (anima universale), impiegato nel libro,
trasmette di per sè l’idea del moto eterno poichè procede dalla radice AT o
moto eterno, inoltre, è importante osservare che la radice AT è collegata ed
è semplicemente un’altra forma delle radici AH, soffio e AS, essere. L’origine
di tutte queste radici risale al suono prodotto dal respiro degli animali (esseri
viventi) [...] Così, la corrente primordiale dell’onda di vita è la stessa che
nell’essere umano assume la forma di moto inspiratorio e espiratorio
polmonare e questa è la fonte dell’evoluzione e dell’involuzione dell’universo,
la quale pervade tutto [...]”
Ciò è sufficiente per quanto riguarda il moto e la “conservazione dell’energia”
estrapolati da antichi libri sulla magia, scritti e insegnati molto prima della nascita
della scienza esatta e induttiva moderna. Del resto, quest’ultima, che cos’altro
apporta, in confronto a questi libri, quando parla del meccanismo animale nel modo
seguente?
“Ogni cosa è soggetta al moto: dall’atomo visible al corpo celeste nello
spazio [...] Le molecole, mantenute a una reciproca distanza definita e
proporzionale al moto che le anima, presentano delle relazioni costanti che
perdono solo aggiungendo o sottraendo una certa quantità di moto.” 13
Ma l’occultismo va oltre. Pur considerando il moto sul piano materiale e la
conservazione di energia due leggi fondamentali, o meglio, due aspetti della stessa
legge onnipresente: Swara, nega completamente la loro relazione diretta con il
libero arbitrio umano, il quale appartiene a un piano assai diverso. L’autore di
“Psicofisiologia Generale”, parlando della sua scoperta, secondo cui l’azione psichica
è soltanto moto e il risultato di una collettività di cause, afferma che, stando cosí le
cose, è superfluo discutere ulteriormente sulla spontaneità nel senso di qualsiasi
tendenza interna innata creata dall’organismo umano, e aggiunge che questo pone
fine a ogni rivendicazione di libero arbitrio! L’occultista respinge la conclusione. Il
fatto reale dell’individualità psichica (noi la chiamiamo manasica o noetica) umana,
è una garanzia sufficiente contro tale supposizione poiché, qualora fosse corretta o,
come l’autore afferma, fosse l’allucinazione collettiva di tutta l’umanità durante le
epoche, implicherebbe anche la fine dell’individualità psichica.
Orbene, con l’espressione individualità “psichica” indichiamo quel potere
autodeterminante che permette all’essere umano di superare le circostanze.
Collocate sei animali della stessa specie nel medesimo ambiente e le loro azioni,
pur non essendo identiche, saranno molto affini. Collocate sei uomini nelle stesse
circostanze e le loro azioni si distingueranno tanto come i loro caratteri, ovvero, la
loro individualità psichica.
Ma se invece di chiamarla “psichica”, la definiamo la Volontà superiore
Autocosciente, come potranno i materialisti correrarla con il moto “molecolare”, se
la stessa scienza della psicofisiologia mostra che la volontà non possiede nessun
organo particolare? Secondo il professor Ladd:

13
“Meccanismo Animale”, un trattato sulla locomozione terrestre e aerea di E.J.Marey, professore all’Università di
Francia e membro dell’Accademia di Medicina.
“I fenomeni della coscienza umana sono da considerarsi delle attività di
qualche altra forma di Essere Reale, piuttosto che le molecole mobili del
cervello. Gli occorre un soggetto o una base la cui natura è distinta dai grassi
fosforizzati delle masse centrali, le fibre nervose aggregate alle cellule
nervose della corteccia cerebrale. Così, quest’Essere Reale, manifestandosi
immediatamente a se stesso nei fenomeni della coscienza e indirettamente
ad altri mediante i cambiamenti corporali, è la Mente (manas). I fenomeni
mentali vanno attribuiti ad esso, mostrando ció che è mediante quello che fa.
Le così dette ‘facoltà’ mentali sono solo la maniera di comportarsi nel campo
della coscienza di questo essere reale. In verità, mediante l’unico metodo a
disposizione, discerniamo che questo essere reale chiamato Mente, crede in
alcuni modi che ricorrono perpetuamente: per questo gli attribuiamo certe
facoltà [...] Le facoltà mentali non sono delle entità dotate di esistenza
indipendente [...] Sono gli aspetti comportamentali nel campo della coscienza
mentale. È possibile spiegare la vera natura delle azioni classifacabili e
distinguerle solo supponendo l’esistenza di un essere Reale chiamato mente ,
da differenziare dagli esseri reali conosciuti, come le molecole fisiche della
massa cerebrale nervosa.”14
L’autore, avendo mostrato che la coscienza va considerata come un’unità (un’altra
proposizione occulta), aggiunge:
“Le precedenti considerazioni ci inducono a concludere che il soggetto di
tutti gli stati di coscienza è un essere unità reale chiamato Mente, la cui
natura non è materiale mentre le sue azioni e il suo sviluppo procedono
seguendo delle leggi proprie, ma è particolarmente collegato a certe
molecole e masse materiali formanti la sostanza cerebrale.”15
Questa “Mente” è manas o per meglio dire, il suo riflesso inferiore il quale,
ogniqualvolta si disgiunge momentaneamente da kama, diventa la guida delle
facoltà mentali superiori ed è l’organo del libero arbitrio nell’essere umano fisico.
Pertanto, la supposizione della psicobiologia più recente non è necessaria e
l’apparente impossibilità di riconciliare il libero arbitrio con la legge di conservazione
energetica è un puro controsenso. In “Lettere Scientifiche” di Elpay si mostrò ciò in
una critica dell’opera. Per provare il tutto in maniera finale e dirimere
completamente la questione, non è nemmeno necessario l’alto intervento (alto per
noi, in ogni modo), delle leggi Occulte, ma è sufficiente un pò di buon senso.
Analizziamo il tema imparzialmente.
Secondo il postulato di un uomo che, presumibilmente è uno scienziato, il fatto
che “l’azione psichica è soggetta alle leggi generali e immutabili del moto, suggella
l’inesistenza del libero arbitrio nell’uomo.” Il “metodo analitico delle scienze esatte”
lo ha dimostrato e gli scienziati materialisti hanno decretato di “passare la
risoluzione” secondo cui i loro seguaci dovrebbero accettarlo così com’è. Però
esistono altri scienziati molto più grandi che la pensano diversamente. Per esempio,
l’eminente chirurgo Sir William Lawrence, durante le sue conferenze dichiaró che: 16

14
“Il manas superiore” o “Ego” (Kshetrajna), è lo “Spettatore Silenzioso” e la “vittima sacrificale” volontaria, mentre il
manas inferiore, il suo rappresentante, un vero despota tiranno.
15
“Elementi di Psicologia Fisiologica.” Un trattato sulle attività e la natura della mente dal Punto di vista Fisico e
Sperimentale. Pagina 606 e 613.
La dottrina filosofica dell’anima e la sua esistenza separata non ha alcuna
attinenza con tale questione fisiologica, però si basa su una specie di prova
del tutto diversa. L’opera dell’anatomista e del fisiologo non avrebbe mai
fatto affiorare questi dogma sublimi. Tra il sangue e la sporcizia di una sala di
dissezione non si sarebbe mai scoperto un essere immateriale e spirituale.
Servendoci della testimonianza dei materialisti, esaminiamo come questo solvente
universale, chiamato “metodo analitico”, è applicabile al caso particolare. L’autore
di “Psicofisiologia” scompone l’attività psichica nei suoi elementi costituenti,
facendoli rimontare al moto e, non riuscendo a discernere in essi la benchè minima
traccia di libero arbitrio o spontaneità, ne conclude che, in generale, non esistono e
sono irreperibili in quell’attività psichica che ha appena scomposto. Allora, il critico
dei materialisti domanda: “La falsità e l’erroneità di un procedimento così
antiscientifico non sono forse evidenti?” A ciò aggiunge la corretta argomentazione
secondo cui:
“In questo versante e partendo dal punto di vista del presente metodo
analitico, si avrebbe lo stesso diritto di negare ogni fenomeno nella natura,
dal primo all’ultimo. Del resto, il suono e la luce, il caldo e l’elettricità,
analogamente a tutti gli altri processi chimici, una volta scomposti nei loro
rispettivi elementi, non conducono forse lo sperimentatore di nuovo al moto,
ove le particolarità degli elementi dati spariscono, lasciandosi dietro solo le
‘vibrazioni delle molecole?’ Ma nonostante ciò ne consegue, necessariamente,
che il calore, la luce e l’elettricità sono delle semplici illusioni, invece di
manifestazioni autentiche delle peculiarità del nostro mondo reale?
Ovviamente, tali particolarità non sono reperibili negli elementi composti,
semplicemente perchè non possiamo aspettarci che una parte contenga le
proprietà dell’intero dalla prima all’ultima. Che dovremmo dire di un chimico
che, avendo scomposto l’acqua nei suoi elementi costituenti: l’idrogeno e
l’ossigeno, senza trovarvi le caratteristiche particolari dell’acqua, afferma la
loro completa inesistenza e irreperibilità in questo liquido? E che dire di un
archeologo il quale, esaminando dei manoscritti antichi senza discernere
alcun significato in ogni lettera separata, afferma l’assenza di significato in
qualsiasi documento stampato? L’autore di “Psicofisiologia” non si comporta
forse così quando nega l’esistenza del libero arbitrio o autospontaneità
nell’essere umano, basandosi sul fatto che questa facoltà distintiva
dell’attività psichica superiore, manca in quegli elementi composti che ha
analizzato?”
Certamente, non possiamo aspettarci che un frammento di pietra, di legno o di
ferro, un tempo parte di un edificio in rovina conservi, nelle mani di un chimico, la
benchè minima traccia dell’architettura di tale costruzione. Ciò avverrebbe invece,
qualora si collocasse nelle mani di una persona con poteri psicometrici, capaci di
dimostrare la legge di conservazione in maniera molto più potente di qualsiasi
scienza fisica, indicandone l’azione sia nei mondi soggettivi o psichici che nei piani
oggettivi e materiali. In questo piano, la genesi del suono va fatta rimontare allo
stesso moto e l’identica correlazione di forze è attiva durante il fenomeno, come nel
16
W. Larence “Conferenze sull’Anatomia, la Fisiologia, la Zoologia Comparate e la Storia Naturale dell’Uomo.”
Londra 1848, pag. 6.
caso di ogni altra manifestazione. Allora, il fisico che scompone il suono nel suo
elemento costituente di vibrazioni, non trovandovi nessuna armonia o melodia
particolare, dovrebbe negarne l’esistenza? Quanto detto non prova forse che il
metodo analitico, dovendo occuparsi esclusivamente degli elementi e non delle loro
combinazioni, induce il fisico a esprimersi in modo loquace sul moto, la vibrazione,
ecc., facendogli perdere completamente di vista l’armonia prodotta da certe
combinazioni di quel moto o “l’armonia delle vibrazioni?” È quindi giusto accusare la
psico-fisiologia materialista di tralasciare queste distinzioni molto importanti. Al
sostenere che un’attenta osservazione dei fatti è un dovere nei fenomeni fisici più
semplici, quanto più dovrebbe esserlo nell’applicazione a questioni così complesse e
importanti come la forza e le facoltà psichiche? Eppure, nella maggior parte dei
casi, tutte queste differenze essenziali sono trascurate e l’applicazione del metodo
analitico avviene in maniera arbitraria e parziale. Allora, non c’è da sorprendersi se,
facendo retrocedere l’azione psichica ai suoi elementi basici del moto, lo
psicofisiologo la annienta, privandola, durante il processo, di tutte le sue
caratteristiche essenziali. Dopo averla distrutta, è ovvio che non sia in grado di
trovarvi ciò che non esiste più. In poche parole, si dimentica, o meglio, ignora
intenzionalmente, il fatto secondo il quale le manifestazioni psichiche,
analogamente a tutti gli altri fenomeni sul piano materiale, pur dovendole correlare,
in ultima analisi, con il mondo delle vibrazioni ( essendo “il suono” il sostrato
dell’Akasa universale), appartengono, originalmente, a un Mondo di Armonia
diverso e superiore. Vale la pena considerare alcune frasi severe che Elpay dirige
contro le supposizioni di coloro che denomina “fisico-biologi.”
Gli psico-fisiologi, inconsapevoli del loro errore, identificano gli elementi
composti dell’attività psichica con l’attività stessa. Da qui deriva la
conclusione del punto di vista del metodo analitico secondo la quale, la
specialità superiore e distintiva dell’anima umana, il libero arbitirio, la
spontaneità, sono un’illusione e non una realtà psichica. Del resto, abbiamo
appena mostrato che tale identificazione non solo non ha alcuna attinenza
con la scienza esatta, ma è semplicemente inammissibile poichè si scontra
con ogni legge fondamentale della logica dissolvendo, come conseguenza,
tutte queste così dette deduzioni fisico-biologiche frutto di tale
identificazione. Così, far risalire l’azione psichica principalmente al
movimento, non implica per niente avvalorare “l’illusione del libero arbitrio.”
Il caso dell’acqua, ove le sue qualità specifiche non possono perdere la loro
realtà benchè siano irreperibili nei suoi gas composti, corrisponde a quello
della proprietà specifica dell’azione psichica, ove non si può negare la
spontaneità alla realtà psichica, anche se questa proprietà non è contenuta in
quegli elementi sottili in cui lo psico-fisiologo seziona l’attività in questione
con il suo bisturi mentale.
Questo metodo è, secondo G. T. Ladd: “un aspetto particolare della scienza
moderna che si sforza per soddisfare l’indagine nella natura degli oggetti del suo
esame, ricorrendo a una descrizione dettagliata del suo sviluppo.” L’autore di
“Elementi di Psicologia Fisiologica” aggiunge:
Il processo universale di “Divenire” ha quasi subìto una personificazione e
deificazione per renderlo il vero terreno di tutta l’esistenza finita e concreta
[...] Ci si sforza per far risalire il così detto sviluppo mentale completo,
all’evoluzione della sostanza cerebrale sotto l’influsso di cause puramente
fisiche e meccaniche. Questo sforzo allora, nega il bisogno di supporre che
un vero essere-unità, chiamato Mente, passa per un processo di sviluppo
seguendo delle leggi proprie [...] D’altro canto, molti pensatori e noi tra loro,
ritengono completamente insoddisfacente ogni tentativo di spiegare
l’ordinato aumento di complessità e universalità dei fenomeni mentali,
facendoli rimontare all’evoluzione fisica del cervello. Ovviamente, vanno
ammessi quei fatti, frutto dell’esperienza, capaci di mostrare una
corrispondenza nell’ordine di sviluppo corporale e mentale e perfino una
certa dipendenza necessaria della mente dal corpo, ma sono ugualmente
compatibili con un’altra concezione dello sviluppo mentale, la quale ha
l’ulteriore vantaggio di fare spazio a molti altri fatti dell’esperienza,
difficilmente riconcialiabili avvalendosi di qualsiasi teoria materialista. In
generale, la storia di ogni esperienza individuale è tale da esigere la
presupposizione che un essere-unità reale (una Mente), stia passando per
un processo di sviluppo in relazione alla condizione o evoluzione mutevole
del cervello, ma pur sempre consono a una natura e a delle leggi proprie .
(Pagina 616).
La seconda parte di quest’articolo mostrerà quanto si avvicini l’ultima
“supposizione” agli insegnamenti della filosofia Occulta. Nel frattempo, possiamo
concludere rispondendo all’errato ragionamento materialista più recente, resumibile
in poche parole. Siccome gli elementi nervosi sono il sostrato di ogni azione
psichica, la quale postula la loro esistenza e senza i quali non può agire, e siccome
l’attività degli elementi nervosi è semplicemente il moto molecolare, è inutile
inventare una Forza psichica particolare per spiegare il funzionamento del nostro
cervello. Il Libero Arbitrio obbligherebbe la scienza a postulare un Libero Arbitro
invisibile, il creatore di quella Forza particolare.
Concordiamo: “non è minimamente necessario” un creatore di “quella Forza
particolare” o di qualsiasi altra. Allo stesso tempo, nessuno ha mai affermato tale
assurdità. Ma tra creare e guidare c’è una differenza, la quale non implica qualche
creazione d’energia motrice o particolare. La mente psichica, (da contraddistinguere
da quella manasica o noetica), trasforma solo quest’energia dell’ “essere-unità”, in
armonia con “la natura e le leggi proprie”, usando la felice espressione di Ladd.
“L’essere-unità” non crea niente, ma causa semplicemente una correlazione
naturale d’accordo alle leggi fisiche e a quelle proprie. Dovendo usare la Forza, ne
guida la direzione scegliendo il cammino lungo il quale procedere, stimolandola
all’azione. Visto che la sua attività è sui generis e indipendente, trasporta tale
energia da questo mondo di discordanza alla sua sfera armonica. Se non fosse
indipendente non potrebbe farlo, ma essendolo, il libero arbitrio umano trascende
ogni dubbio e cavillo. Pertanto, come giá osservammo, non è una questione di
creazione, ma semplicemente di guida. Siccome il timoniere non crea il vapore nel
motore, dovremmo forse dire che non conduce il vascello?
Inoltre, il fatto che rifiutiamo di accettare i concetti erronei di qualche psico-
fisiologo come l’ultima parola della scienza, fornisce forse una nuova prova secondo
la quale il libero arbitrio è un’ allucinazione? Riteniamo ridicola l’idea animalista.
Quanto più scientifico e logico, oltre ad essere poetico e grandioso, è
l’insegnamento del Kathopanishad che, usando una metafora bella e descrittiva
dice: “I sensi sono i cavalli, il corpo è la carrozza, la mente ( kama-manas) sono le
redini e l’intelletto (o il libero arbitrio), è il cocchiere.” In realtà, il libro meno
importante delle Upanishad, redatto migliaia di anni fa, contiene più scienza esatta
di ogni vaneggiamento materialista del binomio moderno composto dalla “fisico-
biologia” e la “psico-fisiologia.”

II

“[…] Kshetrajna (il ‘Sè’), incorpora la conoscenza del passato, del presente
e del futuro.” (Assiomi Occulti)

Dopo aver spiegato in quali particolari e il perchè noi occultisti non concordiamo
con la psicologia fisiologica materialista, possiamo procedere indicando la differenza
tra le funzioni mentali psichiche e noetiche. Queste ultime non sono riconosciute
dalla scienza ufficiale.
Inoltre, per noi teosofi, “psichico” e “psichismo” hanno un significato diverso da
quello accettato dal pubblico, dalla scienza e perfino dalla teologia. Quest’ultima gli
attribuisce un’accezione che la scienza e la teosofia rifiutano, mentre al pubblico
medio non gli resta che una concezione assai vaga di ció che questi termini
vogliono veramente dire. Per molti, gli aggettivi “psichico” e “psicologico” non
evocano differenza alcuna, poichè entrambi si riferiscono, in qualche modo,
all’anima umana. Certi metafisici moderni sono giunti al saggio accordo di
disgiungere la parola Mente (pneuma) dall’Anima (psyche). La prima è la parte
razionale e spirituale, mentre l’altra è il principio vivente nell’essere umano, il soffio
che lo anima. Pertanto, se è cosí, come possiamo rifiutare, in questo caso,
un’anima agli animali? Essi, analogamente all’uomo, sono animati dallo stesso
principio di vita senziente, il nephesh del secondo capitolo della Genesi. L’Anima
non è, in nessun modo, la Mente e non possiamo dire che un idiota, sprovvisto di
quest’ultima, sia un essere “senz’anima.” La descrizione che i fisiologi impiegano
per l’Anima umana nelle sue relazioni con i sensi e gli appetiti, i desideri e le
passioni comuni all’essere umano e all’animale, per poi dotarla di un intelletto
divino con facoltà spirituali e razionali, la cui fonte non può che trovarsi nel mondo
soprasensibile, implica avvolgere il tema con un velo di mistero perennemente
impenetrabile. Eppure, per la scienza moderna, la “psicologia” e lo “psichismo” si
riferiscono solo a condizioni del sistema nervoso, mentre i fenomeni mentali sono
unicamente il risultato dell’azione molecolare. Il binomio fisiologi e psicologi ignora
completamente il carattere noetico superiore del Principio-Mente, rifiutandolo come
una “superstizione.” In realtà, in molti casi, la psicologia è diventata un sinonimo
per indicare la scienza della psichiatria. Pertanto, gli studenti di teosofia, sentendosi
obbligati a differire da tutto ciò, hanno adottato la dottrina che sta alla base delle
venerabili filosofie orientali che considereremo in seguito.
Per una migliore comprensione degli argomenti appena trattati e da trattare,
invitiamo il lettore alla considerazione dell’articolo: “L’Aspetto Duale Della
Saggezza” apparso nella revista “Lucifer” del mese di Settembre, affinchè si
familiarizzi con l’aspetto duale di ciò che San Giacomo definisce, nella sua Terza
Epistola, la saggezza diabolica e terrestre e la “saggezza che procede dall’alto.” In
un altro articolo di fondo: “La Mente Kosmica” (Aprile 1890), si afferma che gli
antichi hindù dotavano ogni cellula del corpo umano con una coscienza, dando a
ciascuna il nome di un Dio o di una Dea. Il Professor Ladd, parlando degli atomi nel
nome della scienza e della filosofia, li chiama “ esseri soprasensibili.” Per
l’Occultismo, ogni atomo17 è “un’entità indipendente” e ogni cellula è “un’unità di
coscienza” e non appena questi atomi si raggruppano per formare delle cellule,
queste acquisiscono una coscienza consona al suo genere e il libero arbitrio di agire
nei limiti della legge. Inoltre, tali dichiarazioni non sono completamente sprovviste
di prove scientifiche, come i due articoli di fondo appena citati ben dimostrano.
Attualmente, più di un fisiologo erudito della minoranza aurea si sta rapidamente
convincendo che la memoria non ha una residenza particolare, nessun organo
proprio e speciale nel cervello umano, ma piuttosto risiede in ogni organo del
corpo.
Secondo il professor G. T. Ladd 18: “È infondato parlare di qualche organo o
residenza particolare della memoria. In realtà, ogni organo, ogni area e ogni
terminazione del sistema nervoso ha la sua memoria.”
Certamente, la memoria non risiede nè qui, nè là, ma ovunque nel corpo umano.
Localizzare il suo organo nel cervello implica limitare la Mente Universale e i suoi
Raggi innumerevoli (i Manasa putra), i quali illuminano ogni mortale razionale.
Siccome scriviamo principalmente per i teosofi, ci importano poco i pregiudizi
psicofobici dei materialisti i quali, nel leggere i termini “Mente Universale” e le
anime Superiori noetiche umane reagiranno con disdegno. Allora chiediamo: che
cos’è la memoria? Ci rispondono che la “presentazione dei sensi e l’immagine della
memoria sono fasi transitorie della coscienza.” Ma che cos’è la Coscienza? Ladd 19 ci
dice che: “non possiamo definirla.” Così, la psicologia fisiologica chiede di
accontentarci discutendo i vari stati di Coscienza ricorrendo alle ipotesi private e
inverificabili di altre persone. Questo “per quanto riguarda delle questioni di
fisiologia cerebrale, campo in cui, gli esperti e i neofiti sono ugualmente ignoranti ”,
tanto per usare l’osservazione di tale autore. Ipotesi per ipotesi, possiamo allora
attenerci agli insegnamenti dei nostri Veggenti piuttosto che alle congetture di
coloro inclini a negare sia i Veggenti che la loro saggezza. Tanto più quando lo
stesso onesto scienziato ci dice che: “se la metafisica e l’etica non possono dettare
propriamente i loro fatti e conclusioni alla scienza della psicologia fisiologica [...],
questa scienza, a sua volta, non può propriamente dettare alla metafisica e
all’etica, le conclusioni che trarranno dai fatti della Coscienza, esponendo i suoi miti
e favole nelle vesti di una storia ben accertata dei processi cerebrali” (Pag. 544).
Orbene, poichè la metafisica della fisiologia e della psicologia occulta postula,
nell’essere umano mortale, un’entità immortale, “la Mente divina” o Nous, il cui
riflesso pallido e spesso distorto è ciò che chiamiamo “Mente” e intelletto umano,
un’entità virtualmente separata dalla prima durante il periodo di ogni incarnazione.
Le due fonti di “memoria” si trovano in questi due “principi” che distinguiamo come

17
Uno dei nomi di Brahmâ è anu o “atomo.”
18
Professore di filosofia all’università di Yale.
19
“Elementi di Psicologia Fisiologica.”
Manas Superiore (Mente o Ego) e Kama-Manas: l’intelletto umano razionale, ma
terreno o fisico, rinchiuso e circoscritto dalla materia e pertanto soggetto
all’influenza di quest’ultima. Il Manas Superiore è il Sè onnicosciente, ciò che si
reincarna periodicamente, il vero Verbo reso carne, il quale è sempre lo stesso,
mentre il suo “Doppio” riflesso cambia ad ogni nuova reincarnazione e personalità,
ed è cosciente solo per il periodo di una vita. Quest’ultimo “principio” è il Sè
Inferiore o ció che, manifestandosi mediante il nostro sistema organico e agendo in
questo piano illusorio, crede di essere l’ “ Ego Sum” e pertanto cade in ciò che la
filosofia buddista definisce: “l’eresia della separatività.” Il Manas Superiore lo
chiamiamo Individualità mentre l’inferiore Personalità. Dal primo procede ogni
elemento noetico, dal secondo ogni elemento psichico: la “saggezza terrestre” nel
migliore dei casi, visto che lo influenzano tutti gli stimoli caotici delle passioni
umane, anzi, animali, del corpo vivente.
“L’Ego Superiore” non può agire direttamente sul corpo poichè la sua coscienza
appartiene a un altro piano o piani di ideazione, mentre il Sè “inferiore” è in grado
di farlo, la cui azione e il cui comportamento dipendono dal suo libero arbitrio e
libera scelta, determinando così se graviterà più verso suo padre (“il Padre nel
Cielo”), o l’animale che infonde vita all’uomo di carne. “L’Ego Superiore”, come
parte dell’essenza della Mente Universale, è incondizionalmente onniscente sul
proprio piano, mentre lo è solo potenzialmente nella nostra sfera terrestre, poichè
può agire unicamente mediante il suo alter ego: il Sè Personale. Orbene, “l’Ego
Superiore”, è il veicolo della conoscenza completa del passato, del presente e del
futuro, la fonte da cui il suo “doppio” intravede dei barlumi occasionali di ciò che
trascende i sensi umani, trasmettendoli, poi, a certe cellule cerebrali (di cui la
scienza ignora le funzioni), rendendo l’essere umano un Veggente e un profeta.
Tuttavia, la memoria degli eventi passati, specialmente quelli terreni, risiede solo
nell’Ego Personale. Nessun tipo di memoria delle funzioni giornaliere e tipica di una
natura mentale fisica, egoista o inferiore: mangiare, bere, sollazzare i piaceri
sensuali, portare a termine un affare a scapito del prossimo, ecc., ha attinenza
alcuna con la Mente o l’Ego “Superiore”. Inoltre, sul piano fisico, questa classe di
memoria si correla direttamente con gli organi passionali: il fegato, lo stomaco, la
milza, ecc., e non con il cervello o il cuore, poichè sono gli organi di un potere più
elevato della Personalità. È ovvio che la memoria di questi eventi deve,
innanzitutto, risvegliarsi nell’organo che fu il primo a indurre all’azione che poi si
ricorda, trasferendola al nostro “pensiero sensoriale” il quale si distingue
completamente dal pensiero “soprasensoriale”, le cui forme superiori, le esperienze
mentali sopracoscienti, sono le uniche a correlarsi con i centri cerebrali e cardiaci.
Invece, le memorie delle azioni fisiche ed egoiste (o personali), insieme alle
esperienze mentali di natura terrestre e alle funzioni biologiche terrene possono,
necessariamente, stabilire una relazione solo con la costituzione molecolare di vari
organi Kamici e con le “associazioni dinamiche” degli elementi del sistema nervoso
in ogni organo particolare.
Pertanto, il professor Ladd deve includere, nelle toerie di cui parla, anche
l’insegnamento occulto quando, dopo aver mostrato che ogni elemento del sistema
nervoso ha una memoria propria, aggiunge: “Questa concezione appartiene alla
vera essenza di ogni teoria secondo la quale la riproduzione mentale cosciente è
solo una forma o una fase del fatto biologico della memoria organica”. Del resto,
nessun Occultista potrebbe esprimere tal insegnamento in modo più corretto del
professore, il quale, terminando il suo argomento, dice: “Potremmo parlare
propiamente della memoria dell’organo esterno della visione o dell’udito, della
memoria della spina dorsale e dei così detti diversi ‘centri’ dell’azione riflessa
appartenenti alle corde della memoria, del midollo allungato, del cervelletto, ecc.”
Questa è l’essenza dell’insegnamento occulto, perfino nelle opere tantriche. In
realtà, ogni organo nel nostro corpo ha la sua memoria poichè, se è dotato di una
coscienza “propria”, ne consegue che anche ogni cellula deve avere una memoria
propria, analogamente alla sua azione psichica e noetica. L’impulso che la Forza20
psichica (o psicomolecolare) impartisce, rispondendo al tocco di una Forza fisica e
metafisica, agisce dall’esterno all’interno, mentre quello della Forza noetica (o
dovremmo chiamarla dinamico-spirituale?), opera dall’interno all’esterno. Infatti,
come il nostro corpo è l’involucro dei “principi” interiori: l’anima, la mente, la vita
ecc., così la molecola o la cellula sono il corpo in cui dimorano i loro “principi”, gli
atomi immateriali, (per i nostri sensi e comprensione), che compongono quella
cellula. L’impulso interiore che la Forza noetica impartisce, la quale non ha
relazione alcuna con la cellula fisica vera e propria e l’impulso esteriore erogato
dalla Forza psichica, determinano il comportamento delle cellule, le quali, agiscono
sotto la legge inevitabile della conservazione e della correlazione dell’energia fisica.
Gli atomi, essendo psico-spirituali, e non delle unità fisiche, agiscono seguendo
delle leggi proprie, analogamente all’ “Essere-Unità” del professor Ladd, che è il
nostro “Ego-Mente”, nella sua ipotesi molto filosofica e scientifica. Ogni organo
umano e ogni cellula ha una tastiera propria, come quella di un pianoforte, la quale
registra ed emette delle sensazioni invece che dei suoni. Ogni tasto contiene la
potenzialità del bene e del male, di produrre l’armonia o la disarmonia. Questo,
dipende dall’impulso impartito, dalle combinazioni prodotte e dalla forza del tocco
dell’artista coinvolto, una vera “Unità dai due volti.” L’azione di questo o dell’altro
“Volto” dell’Unità, determina la natura e il carattere dinamico dei fenomeni
manifestatisi quale azione risultante, qualora siano fisici o mentali. Del resto,
questa Entità dai due volti guida l’uomo completo. Se l’impulso procede dalla
“Saggeza proveniente dall’alto”, la Forza applicata, essendo noetica o spirituale,
risulterà in azioni degne del divino propulsore, se proviene dalla “saggezza terrestre
o demoniaca” (il potere psichico), le attività umane saranno egoiste, imperniandosi
solo sulle esigenze della sua natura fisica e quindi animale. Quanto precede può
sembrare, al lettore medio, una pura assurdità, ma ogni teosofo deve capire ció che
affermiamo quando diciamo che in lui risiedono organi Manasici e Kamici, benchè le
cellule corporali rispondano agli impulsi fisici e spirituali.
In realtà, quel corpo che il materialismo e l’individuo stesso profanano, è il tempio
del Santo Gral, l’Adytum di tutti i misteri della natura nel nostro sistema solare. Il
corpo è un’arpa eolia provvista di due serie di corde: una d’argento puro e l’altra di
minugia. Quando il soffio del Fiat divino accarezza soavemente la prima, l’uomo
diventa come il suo Dio, ma l’altro gruppo di corde non lo percepisce. È necessaria
la brezza di un forte vento terrestre pervaso di effluvi animali per far vibrare le sue
20
Confidiamo nel fatto che questo termine molto antiscientifico non causi un attacco isterico irreversible a nessun
“Animalista.”
corde animali. La funzione della mente fisica inferiore consiste nell’agire sugli organi
fisici e le loro cellule, mentre solo la mente superiore può influenzare gli atomi,
interagendo in quelle cellule. Tale interazione è l’unica in grado di stimolare il
cervello, mediante il “centro” spinale, a una rappresentazione mentale di idee
spirituali che trascendono qualsiasi oggetto in questo piano materiale. I fenomeni
della coscienza divina vanno considerati come delle attività della nostra mente su
un altro piano più elevato. Essi operano per mezzo di qualcosa meno sostanziale
delle molecole mobili cerebrali. Non è possibile spiegarli come semplice risultante
del processo fisiologico cerebrale, poichè questo li condiziona o impartisce loro
soltanto una forma finale per manifestarli concretamente. Secondo l’insegnamento
dell’occultismo, il fegato e la milza sono i più sottoposti all’azione della nostra
mente “personale”, mentre il cuore è, per eccellenza, l’organo tramite il quale l’Ego
“Superiore” agisce mediante il Sè Inferiore.
Le visioni o la memoria di eventi puramente terrestri non sono direttamente
trasmissibili attraverso le percezioni mentali del cervello, che è il ricevente diretto
delle impressioni del cuore. Tutti questi ricordi vanno prima stimolati e risvegliati
negli organi che iniziarono, come già affermammo, le varie cause che condussero ai
risultati, o ricevettero e participarono direttamente in questi. In altre parole, se ció
che chiamiamo “associazione di idee”, riveste un ampio ruolo nel risveglio della
memoria, l’interazione reciproca e l’interrelazione costante tra l’ “Entità-Mente”
personale e gli organi del corpo umano, ne hanno uno ancora più ampio. Uno
stomaco affamato, evoca la visione di un banchetto anteriore, perchè la sua azione
è riflessa ed è ripetuta nella mente personale. Del resto, prima che la memoria del
Sè personale irradi la visione, estraendola dalle tavolette depositarie delle
esperienze degli eventi giornalieri della vita di una persona e dei dettagli più minuti,
la memoria dello stomaco aveva già evocato la medesima cosa. Lo stesso vale per
ogni organo del corpo, il quale, conforme ai suoi bisogni e desideri animaleschi, dà
origine alle scintille elettro-vitali che illuminano il campo di coscienza nell’Ego
Inferiore e queste scintille, a loro volta, attivano i ricordi presenti in esso. Come
dicemmo, tutto il corpo umano è un’ampia tavola armonica, nella quale ogni cellula
conserva un lungo archivio di impressioni collegate all’organo al quale appartiene e
ciascuna ha una coscienza e una memoria proprie o, se volete, potete chiamarla
istinto. Secondo la natura dell’organo queste impressioni sono fisiche, psichiche o
mentali, poichè si correlano con questo piano o un altro. È possibile chiamarle “stati
di coscienza” per mancanza di un’espressione migliore, visto che esistono stati di
coscienza istintivi, mentali e puramente astratti o spirituali. Se facciamo risalire
tutte queste azioni “psichiche” all’operato cerebrale è perchè nella dimora chiamata
il corpo umano, il cervello è la porta principale e l’unica che si spalanca nello
Spazio. Tutte le altre sono delle porte interiori che immettono nell’edificio privato
attraverso il quale viaggiano, incessantemente, gli agenti trasmettitori della
memoria e della sensazione la cui chiarezza, precisione e intensità, dipende dalla
salute e dalla coerenza organica dei trasmettitori. Ma la loro realtà, ovvero, la loro
veridicità ed esattezza, si deve al “principio” dal quale hanno origine e la
preponderanza dell’elemento noetico o frenico (“Kamico”, terrestre) nel Manas
Inferiore.
Infatti, secondo l’insegnamento dell’Occultismo, l’Entità-Mente Superiore, ció che
è permanente e immortale, è dell’essenza divina e omogenea de “Alaya-Akasa”, 21 o
Mahat; mentre il suo riflesso, la Mente Personale quale “Principio” temporaneo, è
della Sostanza della Luce Astrale. Nelle vesti di un raggio puro del “Figlio della
Mente Universale”, la Entità-Mente Superiore non potrebbe eseguire nessuna
funzione nel corpo, rimanendo impotente sugli organi turbolenti della Materia.
Infatti, mentre la sua costituzione interiore è Manasica, il suo corpo, o meglio, la
sua essenza operante, è eterogenea e imbevuta di Luce Astrale, l’elemento
inferiore dell’Etere. È parte della missione del Raggio Manasico liberarsi
gradualmente dell’elemento cieco e mistificatore il quale, pur rendendolo un’entità
spirituale attiva su questo piano, lo avvicina così tanto alla materia da offuscare
completamente la sua natura divina, appannandone le intuizioni.
Ciò ci conduce a constatare la differenza tra le visioni puramente noetiche
chiaroveggenti e quelle psichiche, terrestri e medianiche. Le prime sono ottenibili
mediante uno o due modi: ( a) paralizzando volontariamente la memoria e l’azione
istintiva e indipendente di tutti gli organi materiali e perfino delle cellule nel corpo,
un atto che risulta semplice, pur esigendo un adepto, non appena la luce dell’Ego
Superiore ha consunto e sottomesso per sempre la natura passionale dell’Ego
personale inferiore; (b), essere la reincarnazione di uno che, in una nascita
anteriore, aveva quasi raggiunto lo stato santo di Yogi mediante una purezza
estrema nella vita e negli sforzi verso la giusta direzione. Esiste anche una terza
possibilità di arrivare al piano del Manas superiore nelle visioni mistiche, ma ció è
soltanto occasionale e non dipende dalla volontà del Veggente, ma dall’estrema
debolezza e sfinimento del corpo materiale attraverso la malattia e la sofferenza,
vedi il caso della Veggente di Prevorst, mentre Jacob Boehme appartiene alla
seconda categoria. Tutti gli altri casi di veggenza anormale, la cosiddetta
chiariudienza, chiaroveggenza e le trance, sono semplicemente medianità.
Orbene, che cos’è un medium? Questo termine, quando non si applica
semplicemente alle cose e agli oggetti, presuppone una persona attraverso la quale
si manifesta o si trasmette l’azione di un altro individuo o essere. Gli spiritisti,
credendo nelle comunicazioni con spiriti disincarnati, capaci di manifestarsi
mediante i sensitivi o di trasmettere loro dei “messaggi”, considerano la medianità
una benedizione e un gran previlegio. Noi teosofi, invece, non credendo nella
“comunione con gli spiriti” degli spiritisti, riteniamo che quella dote è una delle
malattie nervose anormali più pericolose. Un medium è semplicemente una persona
nel cui Ego personale o mente terrestre (psuche), la percentuale di luce “astrale” è
così preponderante da pervadere la sua completa costituzione fisica. Possiamo
quindi dire che ogni cellula e organo si armonizza e si assoggetta a una tensione
enorme e anormale. La mente è sempre immersa nel piano di quella luce
ingannatrice, la cui anima è divina, mentre il suo corpo giace nelle onde di luce dei
piani inferiori e infernali, essendo semplicemente i reflessi neri e sfigurati delle
memorie terrestri. L’occhio non ammaestrato del povero sensitivo non può
penetrare il velo oscuro, la fitta nebbia delle emanazioni terrestri, per permettere
alla vista di trascendere ai campi raggianti delle verità eterne. La sua visione è
sfuocata. I suoi sensi non sono in grado di distinguere tra il vero e il falso, poichè si
21
Un altro nome per la mente universale.
sono adattati alle deformazioni non naturali della vista e delle immagini catapultate
nelle onde caleodoscopiche del piano astrale, come quelli di un povero dei
bassifondi londinesi si sono abituati, sin dalla nascita, al fetore e alla sporcizia. Così,
i cadaveri emaciati e senz’anima che vagano nei campi senza tracce del “Kama
loka”, gli sembrano le immagini viventi dei cari defunti, gli eco interrotti di voci un
tempo umane che, al passare per la sua mente, gli suggeriscono delle frasi ben
coordinate che ripete, ignorando che la sua forma finale articolata fu ricevuta nelle
profondità più recondite del suo cervello-fucina. Così, il cuore del medium si riempie
di beatitudine e certezza quando vede e ode ció che, se gli apparisse nella sua vera
natura lo paralizzerebbe di orrore. Crede proprio che i panorami smisurati che
intravede siano il vero mondo spirituale, la dimora dei santi angeli disincarnati.
In quest’articolo descriviamo gli aspetti e i fatti generali e principali della
medianità, poichè non abbiamo spazio sufficiente per le eccezioni. Visto che in un
periodo della mia vita ebbi la sfortuna di passare personalmente per queste
esperienze, sosteniamo che, in generale, la medianità è molto pericolosa e le
esperienze psichiche, se si accettano indiscriminatamente, conducono soltanto a
ingannare onestamente gli altri, poichè il medium è il primo a autoingannarsi.
Inoltre, un’associazione troppo stretta con “l’Antico Serpente Terrestre” è
infettante. Le correnti odiche e magnetiche della Luce Astrale spesso incitano
all’omicidio, all’ubriachezza, all’immoralità e, secondo Eliphas Levi, le nature non del
tutto pure, “possono essere influenzate dalle forze cieche attivate nella Luce” dagli
errori e i peccati impressi nelle sue onde.
Il seguente estratto di “Dogma e Rituale dell’Alta Magia” citato in “Iside Svelata”
dimostra come il grande Mago del secolo XIX corrobora quanto esposto:
“Abbiamo detto che per acquisire il potere magico sono necessarie due
cose: liberare la volontà da ogni vassallaggio ed esercitarla con controllo.
Nei nostri simboli la donna che schiaccia la testa del serpente e l’angelo
rifulgente che reprime il drago, soggiogandolo con il suo piede e la sua
lancia, rappresentano la volontà sovrana (dell’adepto). Nelle antiche
teogonie, il serpente con la testa di toro, un ariete o un cane, illustravano il
grande agente magico, la corrente duale della luce, il fuoco astrale e vivente
della terra. È il serpente doppio del caduceo, è il Vecchio Serpente della
Genesi, ma è anche il serpente d’ottone di Mosè attorcigliato intorno al tau: il
lingha che genera. È anche la capra del sabbath delle streghe e il Baphomet
dei Templari. È l’Hylé degli Gnostici, è il serpente a due code che forma le
gambe del gallo solare di Abraxas e infine è il Diavolo di M. Eudes de Mirville.
Ma in realtà, è la forza cieca che le anime (il Manas inferiore o Nephesh),
devono conquistare per liberarsi dai vincoli della terra. Infatti, se la loro
volontà non le affranca ‘da quest’ attrazione fatale, saranno assorbite nella
corrente dalla forza che le produsse e ritorneranno al fuoco centrale ed
eterno’”
Il “fuoco centrale ed eterno” è quella Forza disintegratrice che gradualmente
consuma e annichila il Kama-rupa o “personalità” nel Kama-loka, ove va dopo la
morte. In realtà, i medium sono attratti dalla luce astrale, la causa diretta del fatto
che le loro “anime” personali sono assorbite “dalla forza produttrice” dei loro
elementi terrestri. Pertanto, secondo lo stesso occultista:
“Tutte le operazioni magiche consistono nel liberarsi dalle spire del Vecchio
Serpente, mettendo il piede sulla sua testa e orientandolo conforme alla
volontà dell’operatore. Nel mito del Vangelo il Serpente dice: ‘ti darò tutti i
regni della terra se ti prostrarai adorandomi.’ L’iniziato dovrebbe rispondergli:
‘non mi inchinerò, ma tu ti attorciglierai ai mie piedi, non mi darai niente ma
ti userò prendendo tutto ciò che voglio, poichè sono il tuo Signore e
Maestro!’”
Così, l’Ego Personale, unendosi al suo genitore divino, condivide l’immortalità di
quest’ultimo. Altrimenti [...]
Ció è sufficiente. Beato è colui che conosce i poteri duali operanti nella Luce
Astrale, tre volte beato è colui che ha appreso a discernere l’azione Noetica dalla
Psichica del Dio a “Due Facce” in lui, e che conosce la forza potenziale del suo
Spirito o la “Dinamica dell’Anima.”
L’Aspetto Duplice Della Saggezza

In verità vi dico, voi siete la gente e la saggezza morirà con voi. (Giobbe xii.
2)

I figli della saggezza le renderanno giustizia. (Matteo xi. 19.)

I
l ruolo dell’editore gode del privilegio, ma occasionalmente anche
dell’incoveniente, di ricevere numerose lettere con dei suggerimenti e i
responsabili della rivista “Lucifer” non esulano da questa sorte comune. Educati
negli aforismi delle età, sono coscienti del fatto che: “colui che può accettare un
cosiglio è superiore a colui che lo dà,” pertanto sono disposti ad accogliere, di buon
grado, ogni suggerimento fondato e pratico che gli amici offrono, ma l’ultima
lettera ricevuta esula da tale condizione. Il nostro consigliere proclama una
saggezza non sua, ma dell’età in cui viviamo e pertanto rischia la sua reputazione di
osservatore oculato, immolando la sua devozione sull’altare delle pretese moderne.
Così, per difendere la “saggezza” moderna, ci chiama in appello, accusandoci di
“preferire l’antichità barbara invece della nostra civiltà moderna e i suoi benefici
inestimabili”, dimenticandoci che “la saggezza odierna, se giustapposta agli istinti
desti del passato, non è inferiore nemmeno alla saggezza filosofica dell’età di
Platone.” Infine, ci viene detto che noi teosofi: “amiamo troppo il lontano passato e
siamo ingiusti con il nostro glorioso (?) presente, il brillante mezzogiorno, l’apice
della civiltà e della cultura!”
Orbene, tutto ciò è una questione di gusti. Noi rispettiamo le idee del nostro
corrispondente come egli dovrebbe fare con le nostre. È libero di immaginare che la
Torre Eiffel riduce la Piramide di Ghizeh a un cumulo di terra e i giardini del Palazzo
di Cristallo eclissano quelli pensili di Semiramis, trasformandoli in un orticello. Ma se
ci “sfida” seriamente, per mostrargli “in che rispetto, la nostra età in costante
progresso e con una capacitá di pensare gigantesca”, è inferiore all’età di un
“Socrate soggiogato e di un Budda nella posizione di loto,” gli risponderemo,
dandogli la nostra opinione personale. Del resto, il progresso di cui parla è un poco
scolorito dalle denunce dei nostri Spurgeon contro Huxley e dalle servette religiose
fanatiche, che accusano le universitarie e i classici.
Affermiamo che la nostra età è inferiore ad ogni altra per quanto riguarda la
Saggezza, poichè ogni giorno professa, in maniera sempre più tangibile, il disdegno
verso la verità e la giustizia,senza le quali non può esservi Saggezza . Perchè la
nostra civiltà, edificata sulla mistificazione e le apparenze è, nella migliore delle
ipotesi, come un bell’acquitrino verde, una palude che si estende su una melma
mortale. Perchè questo secolo di cultura e di culto per la materia, non incoraggia
minimamente la morale, nè premia le virtù morali, mentre elargisce doni a ogni
“cosa migliore” sotto il sole: dal neonato più pasciuto all’orchidea più rigogliosa, dal
pugile più forte al maiale più grasso. Perchè consta di società per prevenire la
crudeltà fisica perpetrata agli animali, mentre è priva di società dedicate alla
prevenzione della crudeltà inflitta agli esseri umani. Perchè incoraggia, legalmente
e tacitamente, il vizio in ogni forma: dalla vendita del whiskey fino alla prostituzione
e il furto coercitivi a causa dei salari miserabili e le spese per pagare un tetto e altre
comodità del nostro periodo colto, impinguando le tasche di esseri simili a Shylock.
Infine, perchè questa è un’età in cui, pur proclamandola di libertà fisica e morale è,
in realtà, l’epoca della schiavitù morale e mentale più feroce che mai ebbe eguali.
La schiavitù allo Stato e agli uomini è scomparsa per far spazio alla dipendenza
dalle cose e dalle personalità, ai vizi, agli usi e ai costumi sociali idioti. La rapida
civiltà, adattatasi alle necessità delle classi alte e medie ha destinato, per contrasto,
le masse affamate a una miseria ancora maggiore. Avendo livellato le prime due, le
ha indotte a ignorare ulteriormente la sostanza in favore della forma e
dell’apparenza, sospingendo l’essere umano moderno in un mare di problemi
repellenti: una dipendenza schiavizzante per le cose inanimate, il cui uso e servizio
è il dovere primario di ogni essere colto.
Dov’è, dunque, la Saggezza della nostra età moderna?
In realtà, bastano solo poche righe per mostrare il perchè ci inchiniamo davanti
alla Saggezza antica rifiutando, in maniera assoluta, di vederne alcun aspetto nella
nostra civiltà moderna. Per cominciare, il critico in questione, cosa intende dire con
il termine “saggezza”? Pur avendo dei buoni motivi per non aver mai ammirato
Lattanzio, dobbiamo ammettere che perfino quell’innocente Padre della Chiesa, con
tutti i suoi improperi taglienti diretti al sistema eliocentrico, dette una corretta
definizione del termine quando disse che: “il primo punto della Saggezza consiste
nel discernere ciò che è falso e il secondo nel sapere ciò che è vero.” Pertanto, che
opportunità ha il nostro secolo di falsificazione, a partire dai testi biblici rivisti fino al
burro che è maragrina, di reclamare la “Saggezza”? Ma prima di incrociare le lance
sul tema sarà bene dare la nostra definizione del termine.
Premettiamo dicendo che la Saggezza è, nella migliore delle ipotesi, una parola
elastica, perlomeno nell’uso degli idiomi europei e il suo significato non è chiaro, a
meno che la preceda o la segua qualche aggettivo qualificativo. Infatti, nella Bibbia
si impiega l’equivalente ebraico di Chokmah (in greco Sophia), per le cose più
dissimili, astratte e concrete. Così constatiamo che la “Saggezza” è la caratteristica
dell’ispirazione divina e anche dell’abilità e dell’astuzia terrestri; inoltre implica la
Conoscenza Segreta delle Scienze Esoteriche e anche la fede cieca, il “timore del
Signore” e dei maghi del faraone. Il sostantivo si applica indifferentemente a Cristo
e alla stregoneria, infatti, la strega Sedecla viene anche chiamata la “ saggia di
Endor.” Dall’antichità cristiana più remota, iniziando con San Giacomo (iii, 13-17),
fino all’ultimo predicatore calvinista, per il quale l’inferno e la dannazione eterna
sono la prova della “saggezza dell’Onnipotente”, il termine ha avuto una varietà di
significati. Ma San Giacomo insegna due tipi di saggezza che noi condividiamo
completamente. Traccia una linea di demarcazione ben definita tra la “Sophia”
noetica, la Saggezza proveniente dall’alto e quella terrestre, psichica e diabolica (iii,
15). Per il vero Teosofo esiste solo il primo tipo di saggezza e ripeterebbe, insieme
a Paolo, che espone quella saggezza esclusivamente tra coloro che “sono perfetti”,
iniziati ai misteri, o per lo meno al corrente dell’A, B, C, delle scienze sacre. Ma per
quanto grande fosse il suo errore e prematuro il suo tentativo di diffondere i semi
della vera gnosi eterna su un suolo non ricettivo, i suoi motivi erano buoni e le sue
intenzioni altruistiche e pertanto fu lapidato. Infatti, se avesse cercato di divulgare
qualche sua fantasia per motivi di lucro, chi lo avrebbe individuato o chi avrebbe
tentato di annientarlo tra la cornucopia di altre sette false, gli oboli giornalieri e le
“società” di insensati? Ma il suo caso era diverso. Nonostante la sua cautela,
parlava “la saggezza che non era di questo mondo”, ma la verità o la “saggezza
celata [...] che tutti i Principi di questo Mondo ignorano” (Corinzi ii), specialmente
gli arconti della scienza moderna. Per quanto riguarda la saggezza “psichica” che
Giacomo definisce terrestre e diabolica, essa è sempre esistita giá dai tempi di
Pitagora e Platone quando, per un filosofo c’erano nove sofisti, fino alla nostra era
moderna. Questa saggezza sta a disposizione del nostro secolo, anzi, ha tutto il
diritto di reclamarla. Inoltre, è un vestito facilmente indossabile poichè, qualora si
presentasse l’occasione, i corvi mai rifiuterebbero di adornarsi con le piume di
pavone.
Ma, tanto oggi come allora, abbiamo il diritto di analizzare i termini impiegati e
investigare il libro di Giobbe, quell’allegoria suggestiva della purificazione karmica e
dei riti iniziatici: “Dov’è reperibile la (vera) saggezza? Dov’è il luogo della
comprensione?” Risponderemo avvalendoci delle sue stesse parole: “La saggezza è
con l’anziano e la comprensione nella lunghezza dei giorni.” (Giobbe xxviii, 12 e xii,
12).
È giunto il momento di qualificare e spiegare nuovamente un termine ambiguo: la
parola “anziano”. Secondo l’interpretazione delle chiese ortodosse, sulle labbra di
Giobbe ha un significato, che per i cabalisti è assai diverso, mentre, per la Gnosi
dell’occultista e del teosofo, ne esiste un terzo, lo stesso che aveva nel Libro
originale di Giobbe, un’opera pre-mosaica e un trattato riconosciuto sull’Iniziazione.
Così, il cabalista applica l’aggettivo “anziano” alla Parola Manifestata o Logos
(Dabar) della divinità perennemente occulta e inconoscibile. In una delle sue
visioni, Daniele lo usa anche quando parla di Jahve, l’Adamo Kadmon androgino.
L’ecclesiastico lo collega al suo Geova antropomorfo, il “Signore Iddio” della Bibbia
tradotta. Ma l’occultista orientale impiega il termine mistico solo quando si riferisce
all’Ego superiore che si reincarna. Del resto, essendo la Saggezza divina diffusa per
tutto l’universo infinito e siccome il nostro Sè Superiore impersonale ne è una parte
integrante, la luce atmica di quest’ultimo può concentrarsi solo in ciò che, seppur
eterno, è tuttavia individualizzato: il Principio noetico, il Dio manifestato in ogni
essere razionale o il nostro Manas Superiore unito a Buddhi. Questa luce collettiva è
la “Saggezza dall’alto” la quale, ogniqualvolta discende sull’Ego personale lo rende
“puro, tranquillo e gentile.” Per questo Giobbe dice: “la Saggezza è con l’Anziano”,
o Buddhi-Manas, poichè solo l’ “Io” Spirituale Divino è eterno e inalterato attraverso
tutte le nascite, mentre le personalità che illumina successivamente, sono
evanescenti e mutevoli, come le ombre di una serie caleidoscopica di forme in una
lanterna magica. È l’ “Anziano” perchè, qualora lo si chiami Sophia, Krishna,
Buddhi-Manas o Christos, è sempre il “primogenito” di Alaya-Mahat, l’Anima
Universale e l’Intelligenza dell’Universo. Pertanto, dal punto di vista esoterico,
l’espressione di Giobbe va letta così: “La Saggezza sta con l’Antico (l’Ego Superiore
dell’essere umano), mentre la comprensione è reperibile nella lunghezza dei giorni
(o il numero delle sue reincarnazioni).” Nessuno può apprendere la Saggezza vera e
finale in una nascita, e ogni nuova reincarnazione, che avvenga nella buona o nella
mala sorte, è un’ulteriore lezione che riceviamo dalle mani della maestra austera
ma giusta: la Vita Karmica.
Ma il mondo, perlomeno quello occidentale, ignora tutto ciò ed è refrattario ad
imparare qualsiasi cosa, in quanto considera ogni nozione dell’Ego Divino o la
pluralità delle sue nascite una “stupidaggine pagana.” L’occidente rifiuta queste
verità e non riconoscerà nessun saggio eccetto quelli che produce, creati a sua
immagine, nati nell’era cristiana e cresciuti negli omonimi insegnamenti. L’unica
“saggezza” che comprende e pratica è quella psichica che Giacomo definisce
“terrestre e demoniaca”, rendendo la Sagezza autentica una cosa snaturata e
degradata. Pur prescindendo dalle sue molteplici varietà, nel nostro globo
terracqueo esistono addirittura due tipi di saggezza “terrestre”: una reale e una
apparente. Perfino l’osservatore superficiale di questo mondo indaffarato e
malvagio noterà l’abisso che si estende tra le due, eppure, sono poche le persone
disposte a vederlo! La ragione di ciò è assai naturale. L’egoismo umano è così
potente che, ogniqualvolta entri in ballo l’interesse personale più minuto, gli esseri
umani diventano, più spesso coscienti che non, sordi e ciechi alla verità. Allo stesso
tempo, sono poche le persone in grado di riconoscere, in maniera
raccomandabilmente veloce, la differenza tra i saggi e coloro che sembrano esserlo,
i quali, essendo degli esperti nel panegirico personale, vengono considerati saggi.
Questo è come viene considerata la “saggezza” nel mondo profano.
Nell’ambito degli studenti della scienza mistica la situazione è quasi peggiore. Le
cose si sono stranamente alterate dai giorni dell’antichità in cui, i saggi autentici
ritennero che era il loro principale dovere nascondere la conoscenza acquisita,
essendo troppo sacra per menzionarla davanti alle masse ignoranti. Mentre il
Rosacroce medioevale, il vero filosofo, richiamando alla mente il vecchio Socrate,
ripeteva giornalmente che l’unica cosa che sapeva era che non sapeva niente; oggi,
il suo sedicente successore, ignaro di quei misteri presenti nella Natura e nelle sue
leggi Occulte, dichiara la loro inesistenza mediante la stampa e le conferenze
pubbliche. Una volta, l’acquisizione della Saggezza Divina ( Sapienza), implicava il
sacrificio e la devozione di tutta una vita. Dipendeva dalla purezza dei motivi del
candidato, dal suo coraggio e indipendenza di spirito. Ora, per ricevere un diploma
per la saggezza e l’adeptato, è sufficiente avere un’impudenza sfacciata.
Oggigiorno, si emette un certificato di sagezza divina che una maggioranza regolare
di voti, dati da profani e da creduloni, lo consegna a un sedicente “ Adepto”, mentre
un gruppo di arpie, scacciate dal tetto del Tempio della Scienza, lo annunzieranno
gracchiando al mondo, in ogni mercato e in ogni fiera. Tanto oggi come in passato,
sarete oggetto di disdegno se direte al pubblico che l’osservatore genuino e sincero
della vita e dei suoi fenomeni suggiacenti, l’intelligente cooperatore con la natura,
può arrivare ad essere un saggio, nel senso terrestre della parola, diventando un
esperto nei misteri della natura, mentre un materialista non potrà mai carpirle alcun
segreto su un piano superiore. Inoltre, se vorrete che il vostro pubblico vi consideri
un caso da manicomio, aggiungete che nessuna “saggezza dall’alto” discende su
una persona, a meno che non si compia, in maniera imprescindibile, la condizione
di lasciare alla soglia dell’Occulto, ogni atomo di egoismo o un desiderio per fini e
benefici personali. Eppure, questa è una verità antichissima. La natura elargisce i
suoi segreti più intimi e impartisce la vera saggezza solo a colui che cerca la verità
per la verità stessa e anela la conoscenza per il beneficio altrui, invece che per la
sua personalità trascurabile. Ad ogni secolo, le file dei veri Occultisti saggi si
assottigliano, poichè quasi ogni candidato all’adeptato e alla magia aspira proprio a
questo beneficio personale, mentre è assai esiguo il numero degli individui disposti
ad apprendere a un prezzo così elevato, beneficiandone personalmente molto poco.
Quante persone non preferirebbero la fatua fama aleatoria alla luce ininterrotta e
sempre crescente della conoscenza eterna e divina, qualora debba restare per tutti,
eccetto che per la persona in questione, una virtù nascosta?
Lo stesso vale per il mondo della scienza materialista, ove discerniamo una gran
penuria di veri eruditi e una cornucopia di scienziati all’acqua di rose, ognuno dei
quali esige la considerazione resa a un Archimede o a un Newton. Come in cima e
così in basso. Gli studiosi che cercano la conoscenza per il bene della verità e del
fatto, e che sono disposti a esporla, per quanto inappetibile sia, senza preoccuparsi
della dubbia gloria di imporre al mondo le loro idee predilette, si contano sulle dita
di una mano, mentre coloro che simulano sono una marea. Oggigiorno, le
reputazioni dell’erudizione sembrano sostenersi sulla suggestione di un principio
ipnotico, invece che su un vero merito. Le masse si ammansiscono in modo
codardo davanti a colui che si impone ad esse. Ecco quindi la costellazione di
uomini considerati degli esimi scienziati, artisti, letterati, la cui facile accettazione si
deve principalmente alla gigantesca presunzione e arroganza della maggioranza di
questi ultimi. Una volta esaminati con attenzione, quanti di questi meriterebbero
l’appellativo di “saggi”, perfino nel senso terrestre? Pertanto chiediamo, quante
delle cosiddette “autorità” e “guide degli uomini” si dimostrerebbero migliori di
coloro riguardo ai quali, un vero “saggio” disse: “sono le guide cieche di altri
ciechi?” È pienamente dimostrato che, l’insegnamento dei nostri maestri moderni e
dei predicatori, non è “la saggezza dall’alto.” Tale prova non è frutto di nessuno
sbaglio personale espresso nelle loro dichiarazioni, nè degli errori della vita, poichè
“errare è umano”, ma deriva dai fatti inconfutabili. La Saggezza e la Verità sono
sinonimi e ciò che è falso o deleterio, non può essere saggio. Così, se è vero quello
che dice un famoso rappresentante della chiesa inglese, secondo il quale
l’applicazione pratica del Sermone della Montagna porterebbe il suo paese alla
completa rovina in meno di tre settimane, e se è altrettanto vero, secondo
l’affermazione di un critico letterario della scienza: “che l’attuale libro di A. R.
Wallace22 assesta un colpo al Darwinismo,” un evento già predetto da Quatrefages,
non ci resta che scegliere tra due linee di condotta: accettare il binomio teologia e
scienza ciecamente o proclamare entrambe false e indegne di fiducia. Ma esiste
un’altra alternativa: fingere di credere, contemporaneamente, a entrambe e tacere
come fanno molti. Però questo implicherebbe peccare contro la Teosofia e
asservirsi ai pregiudizi della società: noi ci rifiutiamo di farlo. Anzi, dichiariamo
apertamente che nè il teologo, nè lo scienziato hanno il diritto, alla luce di ciò, di
affermare che uno predica quello che è ispirazione divina, mentre l’altro la scienza
esatta. Il primo impone l’etica di Cristo che, secondo quanto dice, è deleteria
all’umanità e agli stati, e l’altro, (nella persona dell’eminente naturalista A. R.
Wallace, come dimostra Butler), insegna l’evoluzione Darwiniana in cui non crede
più, con uno schema che, qualora gli oppositori di Darwin abbiano ragione, non è
mai esistito nella natura.

22
Vedere “The Deadlock of Darwinism” di Samuel Butler nel “Review Universal” dell’Aprile 1890.
Ma se qualcuno si azzardasse a definire “sciocche” o “false” le autorità che il
mondo ha scelto, o dichiarare disonesti i loro sistemi, verrebbe immediatamente
ridotto al silenzio. Porre in dubbio la saggezza apoteosica della religione dell’estinto
Cardinal Newman, della Chiesa d’Inghilterra o dei nostri grandi scienziati moderni,
implica peccare contro lo Spirito Santo e la Cultura. Disgraziato colui che è
refrattario a riconoscere l’ “Eletto” del mondo. Deve prostrarsi di fronte a uno o
all’altro, così, se uno è vero, l’altro dev’essere falso. Inoltre, se la “sagezza” del
vescovo e dello scienziato non è quella “procedente dall’alto”, come si ha
ampiamente dimostrato, allora, nella migliore delle ipotesi, è “terrestre, psichica e
demoniaca.”
Orbene, i nostri lettori non devono dimenticarsi che quanto detto non va
interpretato come un segno di disprezzo nei confronti dei veri insegnamenti di
Cristo o della vera scienza. Nè giudichiamo le personalità, ma solo i sistemi del
nostro mondo civile. Siccome poniamo la libertà di pensiero all’apice di ogni cosa,
essendo la sola maniera di raggiungere, un giorno, la Saggezza in questione, di cui
ogni teosofo dovrebbe essere innamorato, riconosciamo il diritto a tale libertà sia
per i nostri amici che ai nemici. Ciò che impugnamo è la loro pretesa alla Saggezza
come noi la intendiamo. Inoltre, non biasimiamo, ma compatiamo, nel profondo del
cuore, i “saggi” odierni intenti ad adattarsi all’unico parametro che permetterà loro
di restare al culmine della loro “autorità.” Anche qualora volessero, non potrebbero
agire diversamente e mantenere il loro prestigio con le masse, o evitare un veloce
ostracismo da parte dei loro colleghi. Il sentimento partigiano è così forte, per
quanto concerne le vecchie abitudini e consuetudini, che incamminarsi lungo un
sentiero laterale implicherebbe tradirlo deliberatamente. Così, oggi, per essere
considerati un’autorità in un particolare settore, lo scienziato deve respingere,
nolente o volente, la metafisica, mentre il teologo deve mostrare un disdegno per
gli insegnamenti materialisti. Tutto ciò è un atteggiamento tipico del mondo e buon
senso pratico, ma non è la Saggezza di Giobbe nè di Giacomo.
Pertanto, se ci avventuriamo ad offrire le nostre idee sulla maniera più rapida ed
efficiente per ottenere il rispetto universale del mondo odierno, con il fine di
diventare un’autorità, tale atteggiamento è da considerarsi un’iperbole esagerata,
anche quando le nostre parole si basano sull’osservazione e l’esperienza di una vita.
Mostrate la simpatia più tenera per gli interessi dei diversi partiti e offritevi come
pubblico ministero e carnefice delle reputazioni degli uomini e delle cose
considerate impopolari. Imparate che il grande segreto del potere, consiste nell’arte
di asservire i pregiudizi popolari, rifocillando le simpatie e le antipatie del mondo.
Una volta adempiuta questa condizione principale, il suo praticante avrà certamente
attratto a sè la classe colta e i suoi satelliti, i meno educati, la cui regola consiste
nel collocarsi, invariabilmente, al lato sicuro dell’opinione pubblica. Ciò condurrà a
una perfetta armonia o all’azione simultanea. Infatti, mentre l’atteggiamento
prediletto della classe colta consiste nel nascondersi dietro il baluardo intellettuale
dei capi favoriti della scienza e jurare en verba magistri (affidarsi alle parole degli
istruttori), il comportamento dei meno colti, consiste nel trasformarsi negli eco
fedeli e meccanici dei loro superiori, ripetendo, come dei pappagalli ben
ammaestrati, i verdetti delle loro guide immediate. Il precetto del famoso direttore
di teatro Artemus Ward: “una mano lava l’altra, signor editore”, ha dato prova di
essere una verità immortale ed ora è diventato un aforisma. La “Stella nascente”,
che sia un teologo, un politico, un autore, uno scienziato o un giornalista, deve
iniziare a gratificare i gusti e i pregiudizi del pubblico, un metodo ipnotico vecchio
come la vanità del mondo. Gradualmente, le masse ipnotizzate iniziano a fare le
fusa, accingendosi a ricevere il “suggerimento”. Suggerisci loro qualsiasi cosa in cui
vuoi che credano e immediatamente inizieranno a restituirti le carezze, gratificando
i tuoi interessi e qualsiasi cosa che un teologo, un politico, un autore, uno
scienziato o un giornalista proponga. Questo è il semplice segreto che fa sbocciare
un’ “autorità” o una “guida umana” ed è anche il segreto della saggezza odierna.
Ma è perfino il “segreto” e la vera ragione della impopolarità della rivista Lucifer e
l’ostracismo che il mondo moderno esercita sulla Società Teosofica, poichè il Lucifer
e la Società a cui appartiene, non hanno mai seguito la massima aurea di Artemus
Ward. In realtà, nessun vero Teosofo acconsentirebbe di diventare il feticcio di una
dottrina in auge e non si asservirebbe a un sistema moribondo, basato sulla lettera
morta, il cui spirito lo ha abbandonato per sempre. Nè gratificherebbe qualcuno o
qualcosa; pertanto, si asterrebbe dal mostrare una credenza in ciò in cui non crede
e non può credere, poichè implicherebbe mentire alla sua anima. Così, ove gli altri
scorgono “la bellezza e la grazia della cultura moderna”, il Teosofo percepisce solo
l’abbrutimento morale e le capriole dei pagliacci dei cosiddetti centri culturali. Per
lui, non esiste descrizione più adatta, per la società moderna alla moda di quella
che Sidney usò per il ritualismo papale: “Posizione e impostura, flessione e
genuflessione, un inchino da un lato e una reverenza dall’altro e una mole di
cappelli maschili (e specialmente femminili).” Sicuramente, la civiltà moderna
eserciterà un gran fascino su delle menti mondane, ma per il Teosofo, tutte le sue
comodità difficilmente compenseranno i mali che ha causato nel mondo, la cui
quantità è così vasta, che esula dai limiti di questo articolo enumerare la progenie
della cultura e del progresso della scienza fisica, le cui ultime conquiste iniziano con
la vivisezione e culminano nel miglioramento dell’omicidio tramite l’elettricità.
Indubbiamente, la nostra risposta non fu calcolata per farci più amici che nemici,
però non possiamo evitarlo. La nostra rivista può considerarsi “pessimista”, ma
nessuno può accusarla di pubblicare calunnie o bugie o in realtà, niente di ciò che
non reputiamo essere onestamente vero. In ogni modo, speriamo che non ci
manchi mai il coraggio morale di esprimere le nostre opinioni o di difendere la
Teosofia e la Società omonima. Che i nove decimi di ogni popolazione si scagli
contro la Società Teosofica ovunque appaia, ma non potranno mai sopprimere le
verità che promulga. Che le masse del crescente materialismo, la mole di spiritisti,
tutte le congregazioni ecclesiastiche, i fanatici, gli iconoclasti, gli adulatori
dell’ipocrisia, gli emuli e i discepoli ciechi, denigrino, abusino, denuncino e
pubblichino ogni bugia sul nostro conto: non sradicheranno la Teosofia, nè
scalfiranno la sua Società, se i membri resteranno uniti. Che perfino gli amici e i
consiglieri come quello a cui rispondiamo, si allontanino disgustati da coloro ai quali
si dirigono invano, non ci interessa, poichè i nostri due sentieri seguono direzioni
diametralmente opposte. Che il consigliere si attenga alla sua saggezza “terrestre”,
noi rimarremo fedeli a quel raggio puro “che proviene dall’alto”, dalla luce dell’
“Anziano.”
Che nesso esiste tra la Saggezza, Theosophia, la Saggezza “colma di misericordia
e buoni frutti, priva di dissapori, parzialità e ipocrisia” (San Giacomo, iii. 17) e il
nostro mondo crudele, egoista, furbo e ipocrita? Qual’è il denominatore comune tra
la Sophia divina e i miglioramenti della civiltà e della scienza moderna, tra lo spirito
e l’interpretazione letterale che uccide? Specialmente quando, secondo il saggio
Carlyle, in questo stadio evolutivo l’uomo più sapiente sulla terra è “semplicemente
un bambino perspicace que scrive le lettere attingendole da un libro geroglifico e
profetico, il cui lessico risiede nell’eternità.”
Dialoghi Tra Due Editrici

RIGUARDO AI CORPI ASTRALI O DOPPLEGANGER

M.
C. Esiste una gran confusione mentale rispetto ai vari tipi di
apparizioni: spettri, fantasmi o spiriti. Non dovremmo forse spiegare,
una volta per tutte, il significato di questi termini? Lei dice che esistono
diverse classi di “doppi”, quali sono?
H.P.B. L’insegnamento occulto enumera tre tipi di “doppi”, usando la parola nel
suo senso più ampio. L’essere umano ha il suo “doppio” o ombra, propriamente
detto, intorno al quale si forma il corpo fisico del feto, l’uomo futuro.
L’immaginazione materna o un incidente che influisce sul bambino, si ripercuoterà
anche sul corpo astrale. Il binomio astrale e fisico antecede lo sviluppo mentale
attivo e il risveglio di Atma. Ciò avviene quando il bambino ha sette anni e,
contemporaneamente, sopraggiunge la responsabilità consona a un essere
cosciente e senziente. Tale “doppio” nasce con l’essere umano, muore con lui e
durante la vita non può separarsi lontano dal corpo, e benchè sopravviva alla morte
fisica, si disintegra pari passo con il cadavere. È ciò che, a volte, in certe condizioni
atmosferiche, si intravede sulle tombe come una figura luminosa della persona che
fu. Dal punto di vista fisico è il doppio vitale dell’uomo durante la vita, e dopo la
morte è semplicemente il gas sprigionato dal corpo in decomposizione. Ma la sua
origine ed essenza va più in là. Questo “doppio” è ciò che abbiamo acconsentito
chiamare lingasarira, mentre proporrei di denominarlo, per maggior convenienza,
“Corpo Plastico” o “Proteiforme.”
M.C. Perchè Proteiforme o Plastico?
H.P.B. Proteiforme perchè può assumere ogni forma, per esempio: “i maghi
pastori” che le voci popolari accusano, forse non irragionevolmente, di essere dei
“lupi mannari”, e i “medium delle sedute”, i cui “Corpi Plastici” rivestono il ruolo di
nonne materializzate e di personaggi come “John King”. Altrimenti perchè, quasi
sempre, i “cari angeli dei defunti” non si estendono oltre la lunghezza di un braccio
del medium, che sia in trance o no? Occhio, non nego per niente le influenze
estranee in tale tipo di fenomeni. Ma affermo che quest’ultima interferenza è rara e
la forma materializzata è sempre quella del corpo “ Astrale” o Proteiforme del
medium.
M.C. Ma come si crea questo corpo astrale?
H.P.B. Non è creato. Come le dissi, cresce con l’essere umano ed esiste nella
condizione rudimentale perfino prima della nascita del bambino.
M.C. Che può dirmi del secondo?
H.P.B. Il secondo è il corpo del “Pensiero” o per meglio dire, del Sogno. Tra gli
occultisti si conosce come Mayavi-rupa o “corpo Illusorio.” Durante la vita,
quest’immagine è il veicolo del pensiero e dei desideri delle passioni animali,
attingendo l’elemento del desiderio dal manas (mente) inferiore e da Kama,
l’elemento del desiderio. È duale nella sua potenzialità e dopo la morte forma ciò
che nell’oriente è chiamato Bhoot, o Kama-rupa, che i teosofi conoscono meglio
con il nome di “Spettro.”
M.C. E il terzo?
H.P.B. Il terzo è il vero Ego, che nell’oriente è chiamato con un nome il cui
significato è “corpo causale”, mentre nelle scuole trans-himalayane si usa il
sinonimo “corpo Karmico”. Del resto, Karma o azione, è la causa produttrice dei
rinascimenti incessanti o “reincarnazioni.” Non è la Monade né il Manas vero e
proprio però è, da un certo punto di vista, indissolubilmente legato alla Monade e al
Manas in Devachan, essendone un composto.
M.C. Allora esistono tre doppi?
H.P.B. Se potete chiamare le Trinità cristiane ed altre ancora “tre Dei”, allora
esistono tre doppi. Ma in realtà ce n’è uno solo sotto tre aspetti o fasi: la porzione
più materiale scompare con il corpo, quella intermedia sopravvive a entrambi quale
entità indipendente ma passeggera nella terra delle ombre, la terza è immortale
durante tutto il manvantara a meno che il Nirvana le ponga termine
anticipatamente.
M.C. Ma non ci chiederanno quale differenza intercorre tra il Mayavi e il Kama
rupa o, come lei propone chiamarli, il “corpo del Sogno” e il “Fantasma”?
H.P.B. Molto probabilmente e, oltre a quanto si è già detto aggiungiamo che,
dopo la morte, “il potere del pensiero” o l’aspetto del “corpo Illusorio” o Mayavi, si
fonde completamente nel corpo causale o l’Ego cosciente e pensante. Dopo il
decesso gli elementi animaleschi o il potere del desiderio del “corpo del Sogno”
assorbono ciò che ha riunito durante l’esistenza (mediante il suo desiderio
insaziabile per vivere). Ad esempio: tutta la vitalità astrale e tutte le impressioni
delle sue azioni materiali e dei pensieri durante la sua incarnazione formano lo
“Spettro” o Kama rupa. I nostri teosofi sanno bene che dopo la morte, il Manas
superiore si unisce alla Monade e passa al Devachan, mentre gli scarti del manas
inferiore o la mente animale, costituiscono questo Spettro il quale ha in sè la vita,
ma quasi nessuna coscienza, eccetto quella erogatale mediante terzi quando è
attratto nella corrente di un medium.
M.C. È tutto quello che si può dire in riguardo?
H.P.B. Per il momento credo che questa sia una dose sufficiente di metafisica.
Atteniamoci al “Doppio” nella sua fase terrestre. Che cosa vorrebbe sapere?
M.C. Ogni paese del mondo crede, più o meno, nel “doppio” o doppelganger, la
cui forma più semplice è la comparsa del fantasma umano al suo più caro amico nel
momento successivo alla morte o nell’istante del decesso. Quest’apparizione è il
mayavi rupa?
H.P.B. Sì, poichè lo produce il pensiero del morente.
M.C. È incosciente?
H.P.B. È incosciente nel senso che il moribondo non esegue ciò
consapevolmente, nè sa di apparire così. Questo è quanto accade. Se nel momento
del trapasso, egli pensa intensamente alla persona che anela vedere o ama di più,
potrebbe apparirle. Il pensiero diventa oggettivo, il doppio, o l’ombra dell’individuo,
è semplicemente il suo esatto sosia, come un riflesso nello specchio. Così, ciò che
la persona fa, perfino nel pensiero, il doppio lo ripete, ragione per cui, spesso, in
questi casi i fantasmi appaiono con i vestiti indossati nel momento del trapasso e
l’immagine riproduce perfino l’espressione del morente. Se si vedesse il doppio di
un individuo che si fa il bagno, apparirebbe immerso nell’acqua. Così, se un uomo
affogato si presentasse al suo amico, l’immagine percepita gocciolerebbe. Vi sono
circostanze nelle quali anche la causa dell’apparizione può essere invertita: il
morente potrebbe o non potrebbe pensare alla persona a cui la sua immagine
appare, ma è la persona stessa ad essere sensitiva. Oppure, la simpatia o l’odio
nutriti per l’individuo a cui appare sono così intensi, sia dal punto di vista fisico che
psichico, che in questo caso l’intensità del pensiero è la creatrice dell’apparizione e
da essa dipende. Ecco quello che succede. Con la lettera A indicheremo il morente,
mentre con la B colui che vede il doppio. Per motivi di amore, odio o paura, A ha
lasciato un’immagine così profonda nella memoria psichica di B che tra i due si è
stabilita un’effettiva attrazione e repulsione magnetica a prescindere che uno dei
due lo sappia e lo percepisca o no. Quando A muore, il sesto senso o l’intelligenza
psichica spirituale dell’essere interno di B diventa consapevole del cambio in A e
pertanto informa i sensi fisici di B, proiettando la forma di A davanti ai suoi occhi
come appare nell’istante del gran cambio. Lo stesso vale per il morente quando
anela vedere qualcuno. Il suo pensiero telegrafa all’amico, consciamente o
inconsciamente, lungo i canali della simpatia, diventando oggettivo. Questo è
quanto la Società per la Ricerca “Spettrale” 23 definirebbe, con tono pomposo,
impatto telepatico, intorbidendo così le acque.
M.C. Ciò è applicabile alla forma più semplice delle apparizioni del doppio. Che
dire dei casi in cui il doppio esegue ciò che si oppone al sentimento e al desiderio
dell’uomo?
H.P.B. Questo è impossibile. Il “Doppio” non può agire se la nota chiave della
sua azione non fu impartita nel cervello dell’individuo a cui il “Doppio” appartiene, a
prescindere che sia morto, vivo, in buona o cattiva salute. Se ebbe tale pensiero
per solo un secondo, ciò è sufficiente a dargli una forma prima di passare ad altre
immagini mentali. Questo secondo è abbastanza per rendere oggetiva la sua
personalità sulle onde astrali come lo è quando il suo volto si imprime sulla piastra
sensibile di un apparato fotografico. Allora, niente impedisce alle Forze circostanti di
afferrare la sua forma facendone una caricatura o deformando il suo pensiero,
come accade a una foglia secca quando il vento la carpisce dall’albero e la spazza
via.
M.C. Supponiamo che il doppio esprima, oralmente, un pensiero atipico per tale
individuo, esteriorizzandolo, per esempio, ad un amico lontano, su un altro
continente. Sono al corrente di eventi del genere.
H.P.B. Si deve al fatto che il “Guscio” afferra e usa l’immagine creata. È analogo
alle sedute spiritiche, quando, gli Elementali o le Ombre Elementari si
impadroniscono delle “immagini” dei morti che forse aleggiano incosciamente nella
memoria o perfino nelle aure dei presenti, rendendole quindi oggettive e
inducendole all’azione seguendo il volere della volontà più forte tra le tante
presenti. Inoltre, nel suo caso deve esistere un anello di congiunzione, un canale
telegrafico tra le due persone, un punto di simpatia psichica lungo il quale il
pensiero viaggia in maniera istantanea. Ovviamente, in ogni caso, dev’esserci una
ragione assai forte per indurre quel pensiero particolare a dirigersi in quel senso.
Dev’essere collegato, in qualche modo, con l’altra persona, altrimenti queste
apparizioni sarebbero comuni e giornaliere.
23
Gioco di parole intraducibile. H.P.B. deforma, deridendola, la “Society for Psychical Research” (Società per la
Ricerca Psichica), in “Society for Spookical Research” (Società di Ricerca Spettrale).
M.C. Ciò sembra molto semplice, allora perchè si produce solo con persone
eccezionali?
H.P.B. Perchè il potere plastico dell’immaginazione è più spiccato in certi
individui piuttosto che in altri. La mente è duale nella sua potenzialità: è fisica e
metafisica. La sua parte superiore è collegata all’anima spirituale o Buddhi, mentre
quella inferiore all’anima animale, il principio di Kama. Esistono delle persone che
non pensano mai con le facoltà mentali superiori. Coloro che lo fanno sono la
minoranza e pertanto, da un punto di vista, stanno oltre, se non sopra, l’umanità
media. Essi considereranno perfino gli avvenimenti ordinari avvalendosi di quel
piano superiore. La idiosincrasia di una persona determina in quale “principio”
mentale si effettua l’azione del pensare, indica la facoltà della vita anteriore e, a
volte, l’ereditarietà fisica. Questa è la ragione per la quale, nel caso di un
materialista, la cui porzione metafisica del cervello è quasi atrofizzata, risulta così
difficile elevarsi o, per uno che è spirituale, discendere al livello del pensiero
oggettivo pedestre. L’ottimismo e il pessimismo dipendono ampiamente da ció.
M.C. Tuttavia, l’abitudine di pensare con la mente superiore è sviluppabile,
altrimenti non vi sarebbe nessuna speranza per le persone desiderose di modificare
le loro vite, elevandosi. Che ciò sia possibile dev’essere vero, o non vi sarebbe
speranza per il mondo.
H.P.B. È certamente sviluppabile, ma solo con gran difficoltà, una
determinazione ferma e mediante un considerevole autosacrificio. Ma è
proporzionalmente semplice per coloro che sono nati con questa dote. Come si
spiega che una persona percepisce la poesia in un cavolo o in una scrofa con i suoi
piccoli, mentre un’altra, vedendo nelle cose più elevate solo il loro aspetto inferiore
e più materiale, ridicolizzerà la “musica delle sfere”, i concetti e le filosofie più
sublimi? Tale differenza dipende semplicemente dai poteri mentali innati, intenti a
pensare sul piano superiore o inferiore con il cervello astrale (nel senso dato alla
parola da San Martin) o con quello fisico. Spesso, i grandi poteri intellettuali non
sono una prova di concezioni spirituali e corrette, ma bensì le ostacolano, come
accade con la maggior parte dei grandi scienziati verso i quali dovremmo sentire
pietà invece di biasimarli.
M.C. Ma come si spiega che la persona intenta a pensare nel piano superiore
produce, mediante il suo pensiero, delle immagini più perfette e potenziali e delle
forme oggettive?
H.P.B. Non necessariamente solo quella “persona”, ma tutti coloro che sono
generalmente sensitivi. L’individuo che possiede la facoltà di pensare in un piano di
pensiero superiore, perfino rispetto alle cose più banali ha, per virtù di questo
dono, un potere plastico di formazione, per così dire, nella sua immaginazione. In
qualsiasi cosa questa persona pensi, il suo pensiero sarà molto più intenso di quello
di un individuo comune e proprio tale intensità gli impartisce il potere della
creazione. La scienza ha stabilito il fatto secondo il quale, il pensiero è un’energia
che, nella sua azione, disturba gli atomi dell’atmosfera astrale circostante. Come già
le dissi, i raggi del pensiero hanno la stessa potenzialità di produrre le forme
nell’atmosfera astrale, come i raggi solari ce l’hanno rispetto alle lenti. Ogni
pensiero che si evolve così con l’energia cerebrale crea, nolente o volente, una
forma.
M.C. È quella forma assolutamente incosciente?
H.P.B. Perfettamente incosciente, a meno che sia la creazione di un adepto, il
quale ha un oggettivo prestabilito per impartirle la coscienza o, per meglio dire,
infondervi una quantità sufficiente della sua volontà e intelligenza per farla apparire
cosciente. Ciò dovrebbe renderci più cauti, per quanto riguarda i nostri pensieri.
Ma l’ampia distinzione che in questo frangente intercorre tra l’adepto e l’individuo
medio non va dimenticata. L’adepto può usare il suo Mayavi rupa volontariamente,
mentre la persona comune no, eccettuando dei casi rarissimi. Si chiama Mayavi
rupa perchè è una forma illusoria creata per quell’uso particolare e possiede una
quantità sufficiente della mente dell’adepto per adempiere il suo proposito. L’uomo
comune crea semplicemente un pensiero-immagine di cui ignora,
momentaneamente, le proprietà e i poteri.
M.C. Allora, potremmo dire che la forma di un adepto che appare a una distanza
dal suo corpo, come per esempio Ram Lal in “Mr. Isaacs”, è semplicemente
un’immagine?
H.P.B. Esattamente. È un pensiero ambulante.
M.C. Nel qual caso, un adepto può apparire in diversi luoghi quasi
simultaneamente.
H.P.B. Sì, lo può fare. Proprio come Apollonio di Tyana, il quale fu visto in due
posti allo stesso tempo, mentre il suo corpo era a Roma. Però dobbiamo capire che,
ogni apparizione non contiene l’adepto completo nè tutto l’adepto astrale.
M.C. Allora, per una persona dotata di una certa immaginazione e di poteri
psichici è assai necessario accudire ai suoi pensieri?
H.P.B. Certamente, poichè ogni pensiero ha una forma la cui apparenza è attinta
da colui che è intento nell’azione in cui pensò. Altrimenti, come potrebbero i
chiaroveggenti vedere il passato e il presente nell’ aura delle persone? Ciò che
captano è il panorama dell’individuo che gli sfila davanti, il cui pensiero lo
rappresenta in azioni successive. Lei mi chiese se veniamo puniti per i nostri
pensieri. Non per tutti, poichè alcuni non hanno nessuna forza, mentre nel caso di
quelli che chiamiamo pensieri “silenziosi” ma potenziali, riceviamo il nostro castigo.
Consideriamo un caso estremo di una persona così malvagia che desidera la morte
altrui. A meno che l’individuo maligno sia un Dugpa, un alto adepto nella magia
nera, nel qual caso il Karma viene posposto, tale desiderio è come le foglie, chi lo
manda lo raccoglie.
M.C. Ma supponiamo che la persona intenta a inviare il desiderio malvagio abbia
una volontà molto forte, senza però essere un dugpa, sarebbe possibile causare la
morte altrui?
H.P.B. Solo se la persona malvagia ha il malocchio, il che implica,
semplicemente, la possessione di un enorme potere plastico dell’immaginazione
operante involontariamente, indirizzandolo, inconsciamente, verso degli usi
negativi. Che cos’è il potere del “malocchio”? Semplicemente un gran potere
plastico del pensiero, ma così potente da produrre una corrente imbevuta con la
potenzialità di ogni tipo di sfortuna e incidente che si inietta o si attacca a ogni
persona che entra nella sua sfera. Uno iettatore, (una persona che dà il malocchio),
non deve nemmeno essere immaginativa nè deve avere delle intenzioni o dei
desideri maligni. Può essere semplicemente un individuo naturalmente attratto a
presenziare o a leggere degli eventi sensazionali, vedi l’omicidio, le esecuzioni, gli
incidenti, ecc., ecc. Forse non pensa nemmeno in niente di tutto ciò nel momento
in cui i suoi occhi si incrociano con la futura vittima. Ma le correnti sono state
prodotte ed esistono nel suo raggio visivo disposte ad attivarsi nell’istante in cui
trovano un suolo fertile, come un seme caduto a un lato del solco e pronto a
germinare alla prima opportunità.
M.C. Che dire dei pensieri che chiama “silenziosi?” Anche questi ritornano alla
fonte che li produsse?
H.P.B. Sì. Proprio come una palla che, non colpendo un oggetto, rimbalza verso
colui che la tirò. Ciò accade anche ad alcuni dugpa o stregoni non sufficientemente
forti o restii a seguire le regole, poichè anch’essi hanno delle regole a cui attenersi.
Non si verifica nel caso di dugpa regolari, “maghi neri” provetti, poichè loro hanno il
potere di realizzare quello che vogliono.
M.C. Il parlare di regole mi induce a terminare questa conversazione
chiedendole ciò che ogni persona interessata all’occultismo vuol sapere. Qual’è il
suggerimento principale o importante, per coloro che hanno questi poteri e
desiderano controllarli in manera corretta ed entrare, in realtà, nell’occultismo?
H.P.B. Il primo passo e il più importante nell’occultismo, è apprendere come
adattare i pensieri e le idee alla propria potenza plastica.
M.C. Perchè questo è importante?
H.P.B. Perchè altrimenti si creano delle cose mediante le quali una persona
potrebbe produrre un Karma negativo. Nessuno dovrebbe entrare nell’occultismo,
nè sfiorarlo senza conoscere perfettamente i propri poteri e come adattarli alle sue
azioni. Ciò è possibile solo studiando approfonditamente la filosofia dell’Occultismo,
prima di entrare nell’educazione pratica, se no si cadrà nella magia nera in modo
così inevitabile come lo è il fato.

Prefazione

Il compito che Madame Blavatsky si propose nella prima Prefazione di “Iside


Svealta”: “aiutare lo studente a captare i principi vitali sottostanti i sistemi filosofici
antichi”, risultò essere particolarmente difficile quando trattò l’uomo che l’occidente
conobbe come Gesù Cristo. Dai suoi scritti emerge, chiaramente, che nessun
personaggio storico fu più mal compreso di lui. Per poter svelare la vera natura e
l’autentico insegnamento di Gesù, senza mostrare, allo stesso tempo, “pietà per
l’errore profondamente radicato e nè reverenza per l’autorità usurpata”, implicava
fare le più sottili distinzioni tra la critica storica e filosofica, apprezzando e
spiegando le alte intenzioni di colui che lo situarono tra i grandi e gli illustri esseri al
servizio dell’umanità.
Nel suo Prologo al secondo volume di “Iside Svelata” H.P.B. scrisse:
“Se fosse possibile, non renderemmo accessibile questa opera a molti cristiani, dal
cui studio non trarrebbero beneficio e per i quali non fu scritto. Ci stiamo riferendo
a coloro la cui fede nelle rispettive chiese è pura e sincera e a coloro le cui vite
immacolate riflettono l’esempio glorioso di quello del Profeta di Nazaret, dalla cui
bocca lo spirito della verità parlava sonoramente all’umanità [...] La loro carità e la
fede semplice e infantile nell’infallibilità della loro Bibbia, i loro dogma e il loro clero,
risvegliano completamente tutte le virtù inerenti nella nostra natura comune.
Abbiamo conosciuto, personalmente, questi sacerdoti e clerici timorati di Dio e
abbiamo sempre cercato di non discutere con loro per non renderci colpevoli di
ferirne i sentimenti, nè depredaremmo un solo laico della sua confidenza cieca
qualora fosse la unica a indurlo a vivere un’esistenza sacra e a condurlo a una
morte serena.”
Questo era il suo atteggiamento verso una delle corenti di influenza della fede
cristiana. Ma ne esistevano delle altre meno benigne a cui si dirigevano,
necessariamente, la missione e il proposito di H.P.B. Queste procedettero dal
“degrado degli insegnamenti puri di Gesù, in sistemi ecclesiatici deleterei”,
corruzioni che “sono perniciose per la fede dell’essere umano nella sua immortalità
e nel suo Dio, corrodendo ogni freno morale.”
“Lucifer”, la rivista mensile che H.P.B. fondò in Inghilterra nel 1887, fu il veicolo
costante per analizzare le distorsioni del cristianesimo ecclesiastico e vi apparve
una critica continua e imperterrita delle dottrine, le pratiche e le affermazioni
ortodosse della chiesa. L’editoriale inaugurativo: “Che C’È In Un Nome?” si dirigeva
all’essenzia di un’inversione cristiana della verità filosofica mostrando che,
identificare Lucifer, la Stella Mattutina dispensatrice di luce, con Satana, era la
calunnia teologica più buia. Secondo quanto ella osservò, Lucifer rappresentava
l’affermazione del “libero arbitrio e del pensiero indipendente”, la cui carenza non
permetterebbe la distinzione tra gli esseri umani e le bestie feroci insensibili.
Secondo la dichiarazione di questo editoriale, il nome Lucifer: “è tipico dello spirito
divino che si sacrificò per l’umanità.”
La rivista di H.P.B. aprì le sue pagine alla sfida inequivocabile dell’articolo “Lucifer
Saluta l’Arcivescovo di Canterbury!” in cui leggiamo:
“Sia coloro che vorrebbero abolire il cristianesimo, che i suoi riformatori, con
frequenza hanno paragonato, e spesso con gran erudizione e acume, gli
insegnamenti di Gesù e le dottrine della chiesa. Il risultato complessivo di questi
paragoni, come sua Grazia ben saprà, provano che, quasi in ogni punto, le dottrine
delle chiese e le pratiche dei cristiani sono direttamente antitetiche con gli
insegnamenti di Gesù.
Quali erano quegli insegnamenti e chi o che cosa era Gesù? L’articolo che qui
presentiamo: “Il Carattere Esoterico dei Vangeli”, fornisce le risposte basiche e
sostanziali a queste domande. Apparve in tre segmenti nel primo volume di
“Lucifer”, partendo dal terzo numero del Novembre 1887. Questa discussione
illuminante del significato di “Cristo”, per lungo tempo caduto nell’oblivio, è tanto
recondita nella sua erudizione com’è profonda nella sua filosofia, inoltre contiene
diversi passaggi profetici reperibili negli scritti di Madame Blavatsky. La quinta nota,
per esempio, generalizza delle esperienze di cui oggi siamo al corrente e le
ammettiamo ampiamente, collocandole in un contesto dell’interpretazione occulta
della legge dei cicli. Alla fine della seconda parte, enuncia una dichiarazione che
allude al carattere di ampia portata della crisi storica del ventesimo secolo,
intimando, infine, la liberazione dal Karma dell’insegnamento giudeo-cristiano,
mediante il riconoscimento di leggi perenni e universali dello sviluppo umano.
Queste erano le leggi che Gesù trattò di impartire, benchè solo pochi, nel suo
tempo, compresero, mentre i suoi seguaci più recenti ignoravano.
Il seguente paragrafo, estratto dalla terza parte, mostra esplicitamente la chiara
percezione e le intenzioni ristoratrici di Madame Blavatsky:
“La credenza nell’interpretazione letterale della Bibbia e in un Cristo di carne, non
dureranno più di un quarto di secolo. Le chiese dovranno disgiungersi dai loro
amati dogma, altrimenti il ventesimo secolo presenzierà la capitolazione e la rovina
di tutta la cristianità, perfino della credenza in un Cristo come spirito puro. Oggi, il
semplice nome è diventato detestabile e il critianesimo teologico deve estinguersi
senza mai risorgere nella sua forma attuale. Questa sarebbe la soluzione più felice
di tutte se non vi fosse il pericolo di una reazione naturale che sicuramente la
seguirebbe sfociando nel materialismo grossolano quale conseguenza e corollario di
secoli di fede cieca, a meno che la perdita dei vecchi ideali venga sostituita con dei
nuovi, inespuganbili perchè universali ed eretti sulla roccia delle verità eterne
invece che sulle sabbie mobili della fantasia umana. Infine, la pura immaterialità
dovrà rimpiazzare il terribile antropomorfismo di quegli ideali nelle concezioni dei
nostri dogmatici moderni.”
Queste parole di H.P.B., trascritte verso la fine del secolo diciannovesimo, sono una
predizione e una promessa per coloro che hanno sopravvissuto l’impatto di due
guerre mondiali, ascoltato le costanti ipocrisie dei moralisti convenzionali e
presenziato il frenetico atteggiamento iconoclasta dei teologi che predicavano la
“morte di Dio.” Ecco manifestarsi i cambiamenti anticipati, mentre la promessa si
rafforza in concomitanza ad un’esatta previsione. I lettori, una volta terminato lo
studio di quest’articolo, potranno avere un’idea migliore del significato
dell’espressione: ideali “inespugnabili”.

IL CARATTERE ESOTERICO DEI VANGELI


“[...] Dicci, quando accadranno queste cose? E quale sarà il segno della tua
presenza e della conclusione dell’età?”24 chiesero i Discepoli del Maestro sul Monte
degli Olivi.
La risposta che “l’Uomo di Dolore”, il Chréstos, dà durante il suo giudizio e anche
durante il suo cammino verso il trionfo como Christos o Cristo,25 è profetica e molto
suggestiva. È una vero avvertimento. La risposta va riportata nella sua integrità.
Gesù disse loro:
“Fate attenzione, che nessuno vi conduca fuori strada. Poichè molti verranno in mio
nome dicendo: sono il Cristo e fuorvieranno tanta gente. Sentirete parlare di guerre
[...] ma ancora non è la fine. Infatti, le nazioni insorgeranno contro le nazioni e i

24
San Matteo xxiv., ecc. Le frasi in corsivo sono le correzioni apportate al Nuovo Testamento dopo la recente revisione,
nel 1881, della versione del 1611 che brulica di errori volontari o involontari. Il termine “presenza” invece di “venuta” e
l’espressione “conclusione dell’età” invece che “del mondo”, hanno alterato, ultimamente, il significato completo
perfino per i cristiani più sinceri, eccezion fatta degli avventisti.
25
A colui che non pondera e non domina la grande differenza tra il significato delle parole greche:  (chréstos)
e  (christos), gli sfuggerà per sempre il vero significato dei Vangeli ovvero, l’autentico Spirito vivente sepolto
nell’ermeneutica letterale dei testi, il vero frutto del Mar Morto di un cristianesimo superficiale.
regni contro i regni e in diversi luoghi si avranno delle carestie e dei terremoti . Ma
tutte queste cose sono il principio del travaglio [...] Molti profeti verranno e
fuorvieranno a tanti [...] poi sopraggiungerà la fine [...] quando vedrete
l’abominazione della desolazione di cui parla Daniele [...] Allora se qualcuno vi dirà,
ecco il Cristo, è qui, oppure là, non credeteli [...] Se vi diranno, guardate, è nel
deserto, non procedete, se vi diranno: osservate, si trova nelle camere recondite,
non credete nelle loro parole. Poichè, come il lampo procede da levante e saetta
verso ponente, così sarà la presenza del Figlio dell’Uomo, ecc., ecc.”
Il passaggio precedente contiene due cose che risultano evidenti a tutti ora che, nel
testo riveduto, si sono corrette le porzioni mal tradotte: ( a) “la venuta di Cristo”
vuol dire la presenza di Christos in un mondo regenerato e non la manifestazione di
“Cristo” Gesù in carne e ossa; ( b) il Cristo in questione non va ricercato nel deserto
nè nella “camere recondite” e nè nel santuario di nessun tempio o chiesa costruita
dall’essere umano, poichè il Cristo, il vero Salvatore esoterico, non è un uomo, ma
il Principio Divino in ogni essere umano. Colui che si sforza di far risorgere lo Spirito
che le sue passioni terrestri crucificarono e seppellirono profondamente nel
“sepolcro” della sua carne peccaminosa, colui che ha la forza di far rotolare la
pietra della materia dalla porta del suo santuario interiore, ha in sè il Cristo
risorto.26 Il “Figlio dell’Uomo” non è la prole della schiava, la carne, ma della donna
libera, lo Spirito,27 il bambino delle gesta dell’uomo e il frutto del suo lavoro
spirituale.
D’altro canto, dall’inizio dell’era cristiana, i segnali precursori descritti in “Matteo”
sembrano non trovare migliore applicazione grafica e tangibile della nostra epoca.
Quando, le insurrezioni tra le nazioni, sono state così prevalenti come oggi?
Quando, le carestie, sinonimo di estrema povertà e delle moltitudini del proletariato
affamate, sono state più crudeli, i terremoti più frequenti o capaci di interessare
una vasta area simultaneamente, come è accaduto negli ultimi venti anni? I
millenari e gli avventisti con una fede ben radicata possono dire che “la venuta di

26
Poichè tu sei il tempio, (“santuario” nella versione riveduta), del Dio vivente. (II. Cor. vi., 6)
27
Presso gli ebrei e presso la maggioranza delle popolazioni antiche, lo Spirito o lo Spirito santo, era femminile e ciò
valeva anche per i primi cristiani. Sophia degli gnostici e il terzo Sefiroto, Binah, (il Jehovah femminile dei cabalisti),
sono principi femminili, “lo Spirito Divino” o Ruach. Nel “Sepher Yezirah” leggiamo: “Achath Ruach Elohim Chiim”,
“Lei è l’Uno, lo Spirito dell’Elohim della Vita.”
Cristo (in carne)” è imminente e perciò si preparano per la “fine del mondo.”
Mentre alcuni teosofi, quelli che comprendono il significato nascosto degli Avatar,
dei Messia, dei Sosiosh e dei Cristi universalmente attesi, sanno che non è la “fine
del mondo”, ma il “termine di un’età”, la chiusura di un ciclo che ora si sta
avvicinando rapidamente.28 Se i nostri lettori hanno dimenticato i passaggi
conclusivi dell’articolo: “I Segni del Tempo” nella rivista “Lucifer” dell’Ottobre
scorso, che lo consultino di nuovo e capteranno chiaramente il significato di questo
ciclo particolare.
I cristiani caritatevoli, gli adoratori di un’ermeneutica letterale delle loro scritture,
hanno ripetutamente interpretato l’avviso di “falsi Cristi” e profeti che fuorvieranno
le persone, come se si riferisse ai mistici in generale e ai teosofi in particolare. La
recente opera di Pembre: “Le Prime Età Della Terra”, ne è una prova. Tuttavia,
sembra molto evidente che le parole del Vangelo di San Matteo e di altri,
difficilmente siano applicabili ai Teosofi i quali mai dissero che il Cristo è “qui” o
“là”, nel deserto o nella città e tantomeno nella “camera recondita” dietro all’altare
di qualsiasi chiesa moderna. Che siano nati cristiani o pagani, rifiutano di
materializzare, e quindi degradare, ciò che è l’ideale più puro e grandioso, la
quint’essenzia dei simboli: lo Spirito Divino immortale nell’essere umano, lo si
chiami Horus, Krishna, Budda o Cristo. Finora, nessun teosofo ha mai detto: “Sono
il Cristo”; poichè gli occidentali si sentono, tutt’al più , solo dei Crestiani,29
nonostante tutti i loro sforzi per diventare Cristiani nello Spirito. Le parole di Gesú,
precedentemente riportate, calzano a pennello quelli che, nella loro grande
prosopoea e orgoglio si rifiutano di meritare il diritto a tale appellativo
conducendo, in primo luogo, la vita di Crestos30e a coloro che si proclamano, con
28
Alla fine di questo secolo vi sono diversi cicli significativi che giungono al termine. In primo luogo, i cinquemila anni
del ciclo del Kaliyug, poi, il ciclo Messianico degli ebrei samaritani (e anche cabalisti), dell’uomo legato ai Pesci
(Ichthys, o “l’Uomo pesce”, Dag). È un ciclo storico, non molto esteso, ma molto occulto la cui durata è,
approssimativamente, 2.155 anni solari, ma il suo vero significato emerge solo quando si calcola mediante i mesi lunari.
Avvenne nel 2410 e nel 255 a.C. o quando l’equinozio entrò nel segno di Ariete e poi nei Pesci. Tra alcuni anni, quando
entrerà nell’Aquario gli psicologi dovranno assolvere un lavoro extra e le idiosincrasie umane entreranno in un gran
cambio.
29
Nella prima Apologia di Giustino Martire, l’autore cristiano agli albori dell’omonima era, chiama i suoi correligionari
Crestiani,  e non Cristiani.
30
“Clemente Alessandrino, nel secondo secolo, basa una seria argomentazione su questa paranomasia (lib. iii., cap.
xvii., 53) secondo la quale: tutti i credenti nel Cresto (‘un uomo buono’), sono e portano il nome di Crestiani: uomini
buoni.” (Strommata, lib. ii. “Anacalypsis” di Higgins). Nel settimo capitolo del quarto libro constatiamo che Lattanzio
dice che è l’ignoranza a indurre le persone a definirsi Cristiane invece di Crestiane: “qui proper ignorantium errorem
cum immutata litera Chrestum solent dicere.”
tracotanza, Cristiani (il glorificato, l’unto) solo in virtù del battesimo ricevuto appena
nati. Colui che vede i numerosi “falsi profeti” e pseudoapostoli (di Cristo) vagare
per il mondo, può forse mettere in dubbio l’intuizione profetica di colui che espresse
quest’ammonimento significativo? Essi hanno scisso la Verità divina unica in
frammenti e solo nel campo dei Protestanti hanno disgregato la roccia della Verità
Eterna in 350 e rotte schegge diverse, le rappresentanti odierne delle loro sette
discordanti. Se accettiamo la cifra tonda di 350 e ammettiamo, tanto per parlare,
che almeno una di queste possiede la verità approssimativa, 349 devono
necessariamente essere false.31 Ognuna afferma di avere il Cristo esclusivamente
nella sua “camera recondita” e nega tale possibilità alle altre mentre, in realtà, la
gran maggiornaza dei loro rispettivi seguaci condanna Cristo a una morte
giornaliera sull’albero cruciforme della materia, il vero “albero dell’infamia” degli
antichi romani!
L’adorazione per un’ermeneutica biblica letterale è semplicemente un’ulteriore
forma di idolatria e niente più. Un dogma fondamentale della fede non può esistere
nelle vesti di un Giano dai due volti. La “giustificazione” mediante Cristo non si può
raggiungere per scelta o fantasia propria, ma tramite la “fede” o le “opere”, allora,
con rispetto a ciò, Giacomo (ii., 25) contraddice Paolo (Ebreo xi., 31) e vice versa. 32
Uno di loro deve sbagliarsi. Pertanto, la Bibbia non è la “Parola di Dio”, ma, nel
migliore dei casi, contiene le parole di uomini fallibili e di maestri imperfetti. Se letta
esotericamente contempla, se non tutta la verità, “nient’altro che la verità”
espressa allegoricamente. Infatti: tanti uomini, tante opinioni (Cicerone).
Nessuno può avere il monopolio del vero Christos anche qualora uno decida di
arrogarsi il titolo di “Vicario di Cristo” o il “Capo” di questa o quella religione, poichè
il “principio Cristico”, lo Spirito destato e glorificato della Verità, è universale ed
eterno. Gli spiriti di “Cresto” e “Cristo” non sono confinabili a nessun credo o secta
solo perchè quest’ultima ha deciso di elevarsi sopra tutte le altre religioni e sette.
31
Solo in Inghilterra, il numero delle varie sette supera 239. (Vedere l’Almanacco di Whitaker). Nel 1883 c’erano solo
186 denominazioni mentre oggi crescono, regolarmente, ogni anno. In solo quattro anni sono emerse 53 sette ulteriori!
32
Per essere giusti con San Paolo, va osservato che tale contraddizione è sicurametne il frutto di successive
mistificazioni delle sue epistole. Paolo era uno gnostico: un “Figlio della Saggezza” e un Iniziato nei veri misteri di
Christos, benchè abbia inveito, (o così lo fanno apparire), contro alcune sette gnostiche che ai suoi tempi brulicavano.
Però il Christos di cui parla non era Gesù di Nazaret nè nessun essere umano vivente, come mostra magistralmente la
conferenza di Gerald Massey: “Paolo, l’Opponente Gnostico di Pietro.” Egli era un Iniziato, un vero “Maestro-
Costruttore” o adepto, come si descrive alle pagine 90-91 del secondo volume di “Iside Svelata”.
Specialmente oggigiorno, questo nome è stato usato in una maniera così
intollerante e dogmatica che il Cristianesimo è ora la relgione dell’arroganza per
eccellenza, un gradino per l’ambizione, una via semplice per la ricchezza, l’inganno
e il potere, uno paravento conveniente per l’ipocrisia. Oggi, il nobile epiteto che
indusse Giustino Martire a dire, nella prima Apologia: “ del semplice nome che ci
affibbiano come un crimine, siamo i più eccellenti”, è stato degradato. Il missionario
è orgoglioso della così detta conversione di un pagano, rendendo così il
Cristianesimo una professione, ma raramente una religione, una fonte d’entrata per
il fondo dei missionari e un pretesto per ogni crimine minore dalla ubriachezza alla
bugia fino al furto, poichè il sangue di Gesù li ha lavati tutti in anticipo. Ma lo stesso
missionario non esiterebbe a condannare, pubblicamente, alla perdizione eterna e
ai fuochi infernali il più grande santo, se solo non fosse passato per la forma più
sterile e insignificante di battesimo accompagnata da preghiere superficiali e un
ritualismo vano.
Usiamo le espressioni “preghiere superficiali” e “ritualismo vano” con cognizione di
causa. Pochi cristiani, perfino tra i laici, conoscono il vero significato della parola
Cristo e gli ecclesiastici che ne sono al corrente, occultano l’informazione ai loro
parrocchiani, (poichè crescono nell’idea che lo studio di questi temi è fonte di
peccato). Esigono una fede cieca ed implicita, proibendo l’indagine etichettandola
come il peccato imperdonabile, benchè tutto ciò che conduce alla conoscenza della
verità non può che essere santo. Del resto, che è la “Saggezza Divina” o Gnosi, se
non la realtà essenziale dietro le apparenze evanescenti degli oggetti nella natura,
la vera anima del Logos manifestato? Perchè le persone intente nello sforzo per
realizzare l’unione con la Divinità unica e assoluta, rabbrividiscono all’idea di
scandagliare i suoi misteri per quanto orribili possano essere? E soprattutto, perchè
dovrebbero usare i nomi e le parole il cui vero significato è un mistero per loro
sigillato, un semplice suono? È forse perchè lo spirito della ricerca è sempre stato
sedato da un’istituzione senza scrupoli e affamata di potere che si chiama Chiesa, la
quale ha gridato “al lupo” ogniqualvolta si effettuasse un tentativo del genere,
etichettandolo como “blasfemo”? Però la Teosofia, la “Saggezza divina”, non ha mai
prestato attenzione a quel grido e ha il coraggio delle sue opinioni. Il mondo degli
scettici potrà chiamarla un “ismo” vano mentre i fanatici un altro “satanismo”, ma
mai potranno annientarla. I teosofi sono stati chiamati atei, nemici del
cristianesimo, di Dio e degli dei. Tutto ciò non è vero. Pertanto, oggi hanno
convenuto nel pubblicare una dichiarazione nitida delle loro idee e una professione
della loro fede, con rispetto al monoteismo e il cristianesimo, presentandola al
lettore imparziale perchè gli giudichi insieme ai loro detrattori, in base ai meriti
delle rispettivi fedi. Nessuna mente amante della verità impugnerebbe un
atteggiamento così onesto e sincero, nè si sorprenderebbe per nessuna quantità di
nuova luce irradiata sul tema, nonostante possa sbigottirla. Al contrario, queste
menti ringrazieranno la rivista Lucifer mentre, coloro riguardo ai quali si disse: “qui
vult decipi decipiatur” (chi vuole essere ingannato, che lo sia), che vengano
ingannati in ogni modo!
Gli editori di questa rivista si propongono di presentare una serie di scritti
riguardanti il significato segreto o esoterismo del “Nuovo Testamento.” La Bibbia,
analogamente ad ogni altra scrittura delle religioni del mondo, non può essere
omessa dalla categoria di documenti allegorici e simbolici che, dalle età
preistoriche, sono stati i depositari degli insegnamenti segreti dei Misteri
dell’Iniziazione sotto una forma più o meno velata. Gli scrittori originali della Logia
(ora i Vangeli), sicuramente conoscevano la verità e tutta la verità, ma i loro
successori avevano, altrettanto sicuramente, solo il dogma e la forma che
conducono, en essenzia, al potere gerarchico, invece che allo spirito dei così detti
scritti di Cristo. Da qui la graduale perversione. Le parole di Higgins vibrano di
verità quando disse che nella Cristologia di San Paolo e di Giustino Martire, si
riscontra la religione esoterica del Vaticano, uno Gnosticismo raffinato per i
cardinali e uno più rudimentale per la gente. Quest’ultimo, nella sua versione più
materializzata e mistificata, è il solo giuntoci nella nostra età.
Una lettera pubblicata nel numero di Ottobre sotto il titolo: “Vi Sono Delle
Contraddizioni Negli Insegnamenti Attribuiti A Gesù?” ha suggerito l’idea per la
stesura di questa serie. Tuttavia, non cerchiamo di contraddire nè di indebolire, in
alcun modo, quanto Gerald Massey include nella sua critica. Le contraddizioni che
l’erudito oratore segnala sono troppo palesi perchè qualche “Predicatore” o
difensore della Bibbia le spieghi. Del resto, le sue parole non sono altro che una
versione più tersa e vigorosa di quanto si disse alla pagina 201 del secondo volume
di “Iside Svelata” riguardo a Giuseppe Pandira (o Pantera) estratto dal “Sepher
Toldos Jeshu” Talmudico. La scrittrice condivide la credenza di Massey per quanto
riguarda il carattere spurio della Bibbia e del Nuovo Testamento nell’ edizione
attuale. Considerando la recente revisione della Bibbia e la sua cornucopia di errori,
traduzioni erronee e interpolazioni, (alcune confessate e altre taciute), sarebbe
alquanto difficile, per un opponente, redarguire una persona per non credere nei
testi autorizzati.
Tuttavia, gli editori si oppongono a una breve frase reperibile nella critica in
questione. Massey scrive:
“A che serve giurare sulla veridicità della Bibbia, se il libro sul quale si giura è un
compendio di falsità cadute in discredito o in procinto di cadervi?”
Sicuramente, un simbologista del calibro e dell’erudizione di Massey non
chiamerebbe “Il Libro Dei Morti”, i Veda o qualsiasi altra Scrittura antica, “un
compendio di falsità.”33 Perchè non considerare il Vecchio Testamento e, in misura
più ampia, il Nuovo, nella stessa luce delle altre opere?
Tutti questi sono dei “compendi di falsità” se li accettiamo nelle interpretazioni
exoteriche letterali dei loro ermeneuti teologici antichi e specialmente moderni.
Ognuno di questi documenti è stato usato, a sua volta, per assicurarsi il potere e
per appoggiare la politica ambiziosa di ecclesiastici senza scrupoli, promovendo così
la superstizione, rendendo i loro dèi dei Moloch cruenti, diabolici e sempre intenti a
condannare, inducendo le nazioni a servire questi ultimi invece del Dio della Verità.
Per quanto ovvi siano i dogma astutamente concepiti e le interpretazioni erronee
intenzionali degli eruditi, “delle falsità già cadute in discredito”, gli stessi testi sono
delle cornucopie di verità universali. Ma per il profano e i peccatori, erano e sono

33
La mole straordinaria di informazioni che l’abile egittologo ha riunito, mostra il suo profondo dominio del segreto
riguardante la produzione del Nuovo Testamento. Massey conosce la differenza tra il Christos spirituale, divino e
puramente metafisico, e la “figura romanzata” di Gesù in carne, frutto della fantasia. Inoltre sa che il canone cristiano,
specialmente i Vangeli, gli Atti e le Epistole, si elaborarono da dei frammenti della saggezza gnostica, la cui base è
precristiana ed eretta sui Misteri Iniziatici. La presentazione teologica e i passaggi interpolati, come nel caso di Marco
xvi, dal nono verso fino al termine, rendono i Vangeli un “compendio di falsità (maligne)”, degradando quindi il
Christos. Ma l’occultista, in grado di discernere tra le due correnti, (la gnostica autentica e la pseudo cristiana), sa che,
una volta liberati i passaggi dalla mistificazione teologica, questi appartengono alla saggezza arcaica. Anche Massey è
al corrente di ciò, sebbene le sue idee divergano dalle nostre.
ancora, come i caratteri misteriosi che le “dita di una mano” delinearono sulla
parete del Palazzo di Belshazzar: ci vuole un Daniele per leggerli e comprenderli.
Nonostante tutto, la Verità non si è permessa di restare senza testimoni. Oltre ai
grandi Iniziati nella simbologia delle scritture, esistono dei silenziosi studenti dei
misteri o dell’esoterismo arcaico, degli eruditi versati nell’ebraico e in altre lingue
morte, i quali hanno dedicato la vita per decifrare i discorsi della Sfinge delle
religioni del mondo. Questi studenti, benchè nessuno di loro abbia ancora raggiunto
un dominio completo di tutte le “sette chiavi” che risolvono il gran problema, hanno
scoperto una quantità sufficiente di cose che gli permette di dire: vi fu una lingua
dei misteri universale nella quale si compilarono tutte le Scritture del Mondo, dai
“Vedas” alla “Rivelazione”, dal “Libro dei Morti” agli “Atti”. Per lo meno ora si è
rinvenuta una chiave della Lingua dei Misteri: quella geometrica e numerica. 34 È un
vero idioma antico, che finora è rimasto celato benchè pullulino le prove della sua
esistenza, come confermano delle dimostrazioni matematiche inneggabili. Qualora
si imponesse al mondo un’interpretazione del significato letterale della Bibbia, è
semplice profetizzare che perfino le generazioni americane e europee odierne la
repudierebbero, alla luce delle scoperte moderne degli orientalisti e degli sforzi
indipendenti di studiosi e cabalisti, proprio come hanno fatto tutti i materialisti e i
logici. Del resto, più uno studia gli antichi testi religiosi e più si rende conto che il
Nuovo Testamento, i Veda, la Teogonia egizia e le allegorie mazdee, condividono la
stessa base. Le espiazioni mediante il sangue, patti e trasferimenti di sangue, dagli
dei agli esseri umani, i quali gli effettuarono come sacrifici agli dei, sono la prima
nota impartita in qualsiasi cosmogonia e teogonia. In ogni lingua, l’anima, la vita e
il sangue erano sinonimi, preminentemente tra gli ebrei, quindi, dare il sangue
implicava dare la vita. “Molte leggende di nazioni (geograficamente) distanti tra
loro, attribuiscono l’anima e la coscienza dell’umanità recentemente creata al
sangue degli dei creatori.” Beroso trascrive una leggenda caldea secondo la quale
la creazione di una razza umana dipese dalla miscela di polvere e sangue che
scorse dalla testa recisa del dio Belus. “Motivo per il quale l’umanità è razionale e
34
“Per quanto riguarda gli sforzi dello scrittore, la chiave per ricuperare la lingua si rinvenne nell’uso, strano a dirsi, del
rapporto numerico integrale tra il diametro e la circonferenza di un cerchio” scoperto da un geometra. “Tale rapporto è
6.561 per il diametro e 20.612 per la circonferenza.” (Manoscritto Cabalista). In uno dei prossimi numeri di “Lucifer”
addurremo ulteriori dettagli con il permesso dello scopritore. Ed.
partecipa della conoscenza divina,” secondo la spiegazione di Beroso. 35 Lenormant
ha dimostrato (“Inizi della Storia” pag. 52, nota) che gli “orfici [...] dissero che la
parte immateriale dell’essere umano, la sua anima (la sua vita), emerse dal sangue
di Dionisio Zagreo, che [...] i Titani smembrarono.” Il sangue “resuscita i morti”,
ovvero, metafisicamente parlando, dà la vita cosciente e un’anima all’uomo di
materia o di argilla, il materialista moderno. Solo coloro che sono in possesso di
alcune delle sette chiavi e non gli interessa molto San Pietro,36 comprendono o
apprezzano il valore occulto del significato mistico dell’ingiunzione: “In verità vi
dico, se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue,
non avrete vita in voi.” Queste parole, che provengano da Gesù di Nazaret o da
Jeshua Ben-Panthera, sono le parole di un Iniziato. Vanno interpretate con l’aiuto di
tre chiavi: una capace di aprire la porta psichica, la seconda quella fisiologica e la
terza in grado di penetrare il mistero dell’essere terrestre, svelando la miscela
inseparabile della teogonia con la antropologia. Perfino quei cristiani più meritevoli,
persone siceramente pie e rispettabili, spesso hanno inveito contro i mistici,
definendoli i servitori dell’Anticristo, per aver rivelato alcune di queste verità con
l’unico proposito di salvare l’umanità intellettuale dalle pazzie del materialismo e il
pessimismo.
La prima chiave da utilizzare per decifrare i segreti oscuri riguardanti il nome
mistico di Cristo, è quella che permise l’accesso ai misteri antichi degli ariani,
sabeani e egiziani primitivi. La Gnosi che lo schema cristiano sostituì, era
universale, l’eco della religione-saggezza primordiale che un tempo era l’eredità
dell’umanità intera. Pertanto, si può veramente dire che lo Spirito di Cristo (il logos
divino), nel suo aspetto puramente metafisico, era presente nel genere umano sin

35
Pagina 59 di “Frammenti Antichi” di Cory. Anche Sanchoniaton e Esiodo attribuiscono l’animazione dell’umanità al
sangue versato degli dei. Ma il sangue e l’anima sono la stessa cosa (nephesh) e in questo caso, il sangue degli dei
implica l’anima illuminatrice.
36
Nuovamente, G. Massey, grazie a una profonda ricerca nel passato egizio, ammette, virtualmente, l’esistenza di
queste sette chiavi. Pur contrastando gli insegnamenti del “Buddismo Esoterico”, che sfortunatamente non comprese
sotto quasi ogni punto di vista, nella sua conferenza su “Le Sette Anime Dell’Uomo”, scrive:
“Questo sistema di pensiero, questa maniera rappresentativa e questi poteri settenari si stabilirono sotto vari aspetti, In
Egitto, almeno settemila anni fa, secondo quanto deduciamo da certe allusioni dirette a Atum (il dio ‘in cui la paternità
fu individualizzata como il generatore di un’anima eterna’, il settimo principio dei teosofi), rinvenute nelle iscrizioni
recentemente scoperte a Sakkarah. Ho usato l’espressione: in vari aspetti perchè la gnosi dei Misteri aveva, almeno, una
natura settenaria: Elementale, Biologica, Elementaria (umana), Stellare, Lunare, Solare e Spirituale, e solo una
comprensione integrale del sistema può permetterci di discernere le varie parti, distinguendole tra loro e determinando
chi e che cosa, mentre cerchiamo di seguire i Sette simbolici attraverso le loro svariate fasi caratteristiche.
dagli albori. L’autore delle Omelie Clementine ha ragione: il mistero di Christos, che
secondo l’odierna supposizione fu inseganto da Gesù di Nazaret, “era identico” a ciò
che, sin dall’inizio, si aveva comunicato “ai degni”, come leggiamo in un’altra
conferenza. (“Il Cristianesimo Gnostico E Storico.”) Dal Vangelo secondo Luca,
veniamo a sapere che i “degni” erano coloro che erano stati iniziati nei misteri della
Gnosi ed erano “considerati degni” di raggiungere quella “resurrezione dei morti” in
questa vita [...] “quelli che sapevano che non potevano morire, essendo uguali agli
angeli quali figli di Dio e figli della Resurrezione.” Si può anche dire che erano i
grandi adepti di qualsiasi religione, e le parole si riferiscono a tutti coloro che, pur
non essendo degli Iniziati, si sforzano personalmente di vivere la vita, riuscendovici
e raggiungendo l’illuminazione spirituale che ne deriva fondendo la loro personalità
(il “Figlio”) con (il “Padre”), lo Spirito divino individuale, il Dio dentro di loro. I
cristiani non potranno mai monopilizzare questa “resurrezione” poichè è il diritto
spirituale di nascita di ogni essere umano, il quale è dotato di anima e spirito a
prescindere della sua religione. Un individuo del genere è un uomo-Cristo. D’altro
canto, le persone che decidono di ignorare il (principio) Cristico dentro di loro,
devono morire come pagani non regenerati, nonostante il battesimo, i sacramenti,
le preghiere vuote, e la credenza nei dogmi.
Il lettore, per poter seguire questa spiegazione, deve tener presente il vero senso
arcaico del gioco di parole tra Chréstos e Christos. Certamente, il primo ha un
significato più ampio di un semplice “uomo buono e eccellente”, mentre l’altro non
si attribuì mai a nessuna persona vivente, ma a ciascun Iniziato al momento della
sua seconda nascita e resurrezione.37 Colui che trova il Christos in sè,
riconoscendolo como il suo unico “cammino”, diventa un seguace e un Apostolo di
Cristo, benchè non sia mai sato battezzato, non abbia mai incontrato un “Cristiano”
e non si sia mai chiamato con quel nome.
II
L’esistenza della parola Chréstos antecede ampiamente il Cristianesimo. Il suo uso
si riscontra a partire dal quinto secolo a.C., con Erodoto, Eschilo e altri greci classici
e il suo significato si applica sia alle cose che alle persone.
37
“In verità, in verità vi dico, a meno che un uomo nasca di nuovo, non potrà vedere il Regno di Dio.” (Giovanni, iii.,
4.) In questo caso, si riferisce alla nascita dall’alto, la nascita spirituale, raggiunta all’ultima iniziazione suprema.
Così in Eschilo leggiamo (Choéphores 901):  
(pythochrésta), gli “oracoli emessi da un Dio Pitiano”, (Lessico Inglese di Greco),
mediante una pitonessa. Pythochréstos è il nominativo singolare di un aggettivo
derivato da chrao xp (Euripide, Ion, 1.218). Vari e numerosi sono i significati più
recenti coniati liberamente da quest’applicazione originale. I classici pagani
esprimevano più di un’idea con il verbo  “consultare un oracolo”, poichè
vuol dire anche “segnato dal destino”, destinato da un oracolo, nel senso di vittima
sacrificale al suo decreto o “alla Parola”, poichè chrésterion non solo è “il posto di
un oracolo”, ma anche “un’offerta a o per un oracolo.” 38 Chréstes  è colui
che espone gli oracoli o gli spiega, “un profeta, un indovino”;39 mentre chrésterios
 è uno che appartiene a un oracolo o sta al suo servizio, un dio o un
“Maestro”.40 Tutto ciò, nonostante gli sforzi di Canon Farrar.41
Quanto precede prova che i termini Cristo e Cristiani, la cui ortografia originale era
Chrést e Chréstians ,42 furono direttamente attinti dalla terminologia del
Tempio dei pagani e avevano lo stesso significato. Così, si sostituì il Dio degli ebrei
con l’Oracolo e gli altri dei. La designazione generica “Chréstos” divenne un nome
attribuito a un personaggio particolare e dal vecchio materiale si coniarono dei
neologismi come Chréstianoi e Chréstodoulos “un seguace o un servitore di
38
Secondo la spiegazione di Erodoto della parola  (7.11.7.), questa è la declarazione dell’oracolo mentre,
secondo Plutarco en (Nicodemo, 14.)   vuol dire “fato”, necessità. Vedere Erodoto 7.215; 5.108 e Sofocle, Phil
437.
39
Vedere il Lessico Greco-Inglese di Liddell e Scott.
40
Pertanto un Guru, “un maestro” e un chela, un “discepolo”, nella loro reciproca relazione.
41
Canon Ferrar, nella sua recente opera: “Gli Albori del Cristianesimo”, osserva:
“Alcuni hanno supposto che alla base di ciò vi sia un piacevole gioco di parole, vedi il termine Chrestos (‘dolce’ Salmo
xxx., iv., 8) e Christos (Cristo)” (I., pag. 158, nota). Ma non vi è niente da supporre visto che il suo vero inizio fu un
“gioco di parole.” Christus non “fu distorto in Chrestus”, come l’erudito autore vorrebbe farci creder (pag. 19), ma
piuttosto fu l’aggettivo e il nome Chrestos che si distorse in Christus applicandolo poi a Gesù. Nella prima epistola di
Pietro (cap. iv., 16), vi è una nota riguardante la parola “Chrestian” che, nel manoscritto revisato in seguito, fu
trasformata in Christian (Cristiano) e Farrar osserva ancora: “Forse dovremmo interpretare Chrestian come la
distorsione pagana ignorante.” Assolutamente, visto che l’eloquente scrittore dovrebbe ricordarsi il comandamento del
suo Maestro di dare a Cesare quello che è di Cesare. Nonostante l’atteggiamento ricalcitrante di Farrar, si vede
obbligato ad ammettere che l’invenzione del nome Cristiano risaliva agli antiochiani, dediti alla derisione e alla beffa,
intorno al 44 d. C., ma il suo uso generale non entrò in vigore prima della persecuzione di Nerone. Ci informa che:
“Tacito utilizzò la parola cristiani con un senso di scusa. È notorio che nel Nuovo Testamento appare solo tre volte e
sempre con un significato ostile (Atti, xi., 26, xxvi. 28 e anche in iv., 16).” Claudio non fu l’unico al quale i cristiani, il
cui appellativo implicava lo scherno per aver carnalizzato un principio o attributo soggettivo, suscitarono allarme e
sospetti ma tutte le nazioni pagane condividevano questo sentimento. Infatti, Tacito, parlando di coloro che le masse
chiamarono “cristiani”, li descrive come un gruppo di individui detestati per le loro atrocità e i loro crimini. Non c’è da
meravigliarsi, poichè la storia si ripete. Indubbiamente, oggigiorno, vi sono migliaia di uomini e donne cristiani nobili,
sinceri e virtuosi. Tuttavia, basta considerare la dissoluzione dei “pagani” convertiti al Cristianesimo, la morale di quei
proseliti in India che gli stessi missionari non prendono al loro servizio, per delineare un parallelismo tra i convertiti di
1.800 anni fa e i pagani moderni “toccati dalla grazia.”
42
Questa era l’ortografia assunta da Giustino Martire, Tertulliano, Lactanzio, Clemente Alessandrino e altri.
Chrestos”. Il monoteista Filone Giudeo mostra ciò usando già il termine con fini
monoteistici. Infatti, parla di  (théochréstos) “dichiarato da Dio” e di
  (logia théochrésta) “espressioni emesse da Dio”, provando che
scrisse in un periodo (tra il primo secolo d. C. e il primo a. C.) in cui i Cristiani e i
Crestiani non si conoscevano con questi nomi poichè si chiamavano ancora
Nazareni. La palese differenza tra le due parole:  “consultare o ricevere un
responso da un dio o un oracolo” (essendo  la sua forma ionica più antica) e
 (chrio) “massaggiare, ungere” (da cui deriva il nome Christos), non ha
impedito l’adozione ecclesiastica e la coniatura, dall’espressione di Filone
, di quell’altro termine  “unto da Dio.” Così si deduce che la
silenziosa sostituzione della lettera  con , per fini dogmatici, fu effettuata con
molta facilità.
Il significato profano di Chréstos è reperibile ovunque nella letteratura classica
greca insieme a quello datogli nei misteri. Quando Demostene dice:   (330,
27), implica semplicemente “tu, persona buona”. Nel Fedro (264 B), Platone scrive:
    “è eccellente il fatto che pensi [...]” Ma nella fraseologia dei
templi, la parola “chrestos”,43 analogamente al participio chrésteis, si forma
seguendo la stessa regola, trasmette il medesimo significato, dal verbo 
(“consultare un dio”) e corrisponde a ciò che definiremmo un adepto e anche un
chela elevato, un discepolo. Euripide (Ion 1320) e Eschilo (IC) la usano in questo
senso. Tale qualificazione si attribuiva a coloro ai quali il dio, l’oracolo o qualsiasi
superiore, aveva proclamato certe cose. Diamone un esempio.
Le parole   che Pindaro usa (pag. 4-10) significano: “l’oracolo lo
proclamò il colonizzatore.” In questo caso, la genialità della lingua greca permette
che, l’uomo così proclamato, venga chiamato  (Chréstos). Tale termine fu
attribuito a ogni Discepolo riconosciuto da un Maestro e anche a ciascun uomo
43
Consultare il Lessico Greco e Inglese di Liddell. In realtà, si usa il termine Chréstos per indicare colui che riceve un
consiglio, un’ammonizione e una guida continua da parte di un oracolo o un profeta. G. Massey si sbaglia quando dice:
“[...] La forma gnostica del nome Chrest o Chrestos, denota il Buon Dio e non un essere umano”, poichè indicava
proprio quest’ultimo: un uomo buono e santo. Però ha ragione nell’aggiungere che: “Chrestianus significa ‘Dolcezza e
Luce’. I Chrestoi, nelle spoglie di Persone Buone, erano esistiti da tempo. Numerose iscrizioni greche mostrano che,
con il sostantivo Chrestos, o il Cristo, si indicava colui che parte, l’eroe, il santo, ovvero il ‘Buono’; e Giustino, il
primo apologista, da questo significato ne deriva il nome cristiano. Ciò lo identifica con la fonte gnostica e con il ‘Buon
Dio’ che si rivelò, secondo Marcion, ovvero: il Un-Nefer, o colui che apre bene della teologia egizia.” (Annale
Agnostico).
buono. Orbene, il greco permette delle strane etimilogie. La teologia cristiana ha
scelto e decretato che il nome Christos è da considerarsi un derivato da ,
 (Chriso): “unto con degli unguenti aromatici o con l’olio.” Ma questa parola è
polisemica. Omero, analogamente ad altri scrittori antichi, la usa quando parla del
massaggio corporale con l’olio dopo il bagno (Iliade, 23, 186, anche nell’Odissea, 4,
252). Tuttavia, il significato della parola  (Christes) è, piuttosto, un
imbiancatore, mentre l’accezione del termine Chrestes () è sacerdote e
profeta, un sostantivo molto più applicabile a Gesù piuttosto che “l’Unto”, poichè,
come mostra Nork, avvalendosi dell’autorità dei Vangeli, non fu mai unto nè come
re né come sacerdote. In breve, c’è un gran mistero alla base di tutto questo
schema e ritengo che solo una conoscenza profonda dei misteri Pagani può
scoprirlo.44 Il punto importante non è ciò che i primi Padri, spinti da una meta a cui
giungere, possono aver affermato o negato, ma piuttosto ciò che ora è la prova per
il vero significato che gli antichi, nelle età precristiane, dettero ai due termini:
Chréstos e Christos. Questi, non proponendosi nessun obbiettivo, non avevano
niente da celare nè da distorcere e sicuramente, la loro prova è la più affidabile tra
le due. Essa è ottenibile studiando prima il significato che i classici danno a queste
parole e poi il loro senso corretto ricercato nella simbologia mistica.
Orbene, come già dicemmo, Chrestos è un termine polisemico. Qualifica la Divinità
e l’Uomo. Quale Divinità lo si usa nei Vangeli e in Luca (vi., 35), ove vuol dire
“buono” e “misericordioso”.    , in Pietro (ii., 3), in cui si dice:
“Buono è il Signore”,   . In cambio, secondo la spiegazione di
Clemente Alessandrino, vuol dire semplicemente un uomo buono, cioè: “Tutti
coloro che credono nel Chrést (un uomo buono) sono dei Chréstiani e così vengono
chiamati, ovvero: uomini buoni.” (Strom. lib. ii.) La reticenza di Clemente è assai
naturale, visto che il suo cristianesimo, secondo la giusta osservazione di King nel

44
Devo ricorrere, di nuovo, a ció che Massey dice (al quale cito ripetutamente perchè ha studiato questo tema in
maniera molto meticolosa e coscienziosa.)
“Secondo la mia tesi, o meglio, la mia spiegazione, l’autore del nome Cristiano è la Mummia-Cristo egiziana chiamata
Karest, che era un’immagine dello spirito immortale nell’essere umano, il Cristo interno (secondo Paolo), la progenie
divina incarnata, il Logos, la Parola della Verità, il Makheru egizio. La sua origine non fu una semplice immagine! La
mummia preservata era il cadavere di chiunque fosse Karest, o mummificato, affinchè i vivi lo conservassero. Mediante
una ripetizione costante, ciò divenne un’immagine tipo della resurrezione dai morti e (non dei) morti.” In seguito ne
presentiamo la spiegazione.
“Gnostics”, era semplicemente un innesto sulla pianta madre affine del suo
platonismo originale. Prima di diventare un cristiano era un Iniziato, un
neoplatonico e, per quanto si sia sia distanziato dai suoi concetti primordiali, ciò
non lo esonerava dal suo voto al silenzio. Pertanto, Clemente, quale teosofo,
gnostico e uno che sapeva, doveva essere al corrente che Christos era “il Sentiero”,
mentre Chréstos era il viaggiatore solitario che transitava per raggiungere la meta
ultima mediante il “Sentiero”. La meta era Christos, lo Spirito glorificato della
“Verità” e, una volta riunitosi a lui, rende l’anima (il Figlio) Uno con il (Padre), lo
Spirito. Che Paolo lo sapesse è una realtà corroborata dalle sue parole. Infatti,
l’espressione:       , o secondo le
traduzioni autorizzate: “Ho nuovamente le doglie fin quando il Cristo non si formerà
in voi”, che altro può significare se non la sua interpretazione esoterica: “fin quando
non troverete il Christos in voi come unico ‘sentiero.’”? (Vedere Galatiani iv., 19 e
20)
Così, Gesù di Nazaret o di Lud,45 era, innegabilmente, un Chréstos, mentre non gli
fu mai consentito l’appellativo di Christos durante la sua vita e prima della sua
ultima prova. Forse la supposizione di Higgins è corretta, quando dice che il primo
nome di Gesù era: , il secondo  e il terzo . “L’uso del termine
 vigeva prima che la H (la eta maiuscola) fosse inserita nel linguaggio.” Ma
Taylor, (rispondendo a Pye Smith) dice: “L’epiteto di Chresto, quale complimento,
[...] significava, semplicemente, un uomo buono.”
Nuovamente, possiamo valerci della testimonianza di diversi scrittori antichi per
accertarsi che Christos (o Chrestos) era, insieme a  = Hrésos, un aggettivo
attribuito ai Gentili prima dell’era cristiana. Nel “Philopatris” troviamo:  
   : “se chrestos esiste perfino tra i Gentili”, ecc.

45
O Lydda. In questo caso si fa riferimento alla tradizione rabbinica nella Gemara babilonese, chiamata Sepher
Toledoth Jeshu, secondo la quale Gesù era il figlio di un certo Pandira e visse un secolo prima dell’era chiamata
cristiana: durante il regno del re ebreo Alessandro Janneus e la sua moglie Salomè, il quale regnò dal 106 al 79 a.C.
Jehoshua (Gesù), che gli ebrei accusarono di aver appreso l’arte della magia in Egitto e di aver rubato dal Santo dei
Santi il Nome Incomunicabile, fu condannato a morte dal Sinedrio a Lud. Lo lapidarono e lo crocifissero su un albero
alla vigilia Pasquale. Il racconto si attribuisce agli autori del Talmud di “Sota” e del “Sinedrio”, pag. 19, Libro di
Zechiele. Vedere “Iside Svelata”, secondo volume pag. 201; Arnobio, “La Scienza degli Spiriti” di Eliphas Levi e la
conferenza di G. Massey intitolata “Il Gesù Storico e il Cristo Mitico.”
Tertulliano, nel terzo capitolo della sua “Apologia”, denuncia il termine “ Christianus”
come derivato da un’ “interpretazione abile”. 46 In cambio, il dottor Jones,
divulgando l’informazione avallata de delle buone fonti, secondo la quale: “ Hrésos
() era il nome che gli Gnostici e perfino i non credenti dettero a Cristo,” ci
assicura che il vero nome dovrebbe essere  o Christos, ripetendo e
appoggiando la “frode pia” e originale dei primi Padri, la quale condusse alla
carnalizzazione del sistema cristiano completo. 47 Mi propongo di mostrare quanto
posso sul vero significato di questi termini nell’ambito dei miei poteri umili e della
mia conoscenza. Christos, o la “condizione Cristica”, fu sempre il sinonimo della
“condizione Mahatmica”: l’unione dell’essere umano con il principio divino in lui.
Infatti, come dice Paolo (Ephes. iii., 17): “     
   ” “Che possiate incontrare il Christos nel vostro essere
interiore attaverso la conoscenza” e non la fede come viene tradotto, poichè Pistis
è la “conoscenza” e lo mostreremo in seguito.
Nella profezia della Sibilla Eritrea:     
 troviamo un’altra prova ancora più sostanziosa secondo la quale il nome
Christos è pre-cristiano. Se leggiamo esotericamente questa serie di nomi senza
senso e sconnessi che non vogliono dire nulla al profano, discerniamo che
contengono una profezia, che però non si riferisce a Gesù, e un verso del
catechismo mistico dell’Iniziato. La profezia tratta della discesa sulla terra dello
Spirito della Verità (Christos), dopo il cui avvento, che non ha alcun nesso con
Gesù, inizierà l’Età Aurea. Il verso fa riferimento alla necessità di passare per la
crocifissione della carne o della materia prima di raggiungere quella condizione
beata di teofania y teopneustia interiore (o soggettiva). Se leggiamo la profezia

46
“Christianus quantum interpretatione de unctione deducitas. Sed ut cum preferam Chrestianus pronunciatus a vobis
(nam nec nominis certa est notitia penes vos) de suavitate vel benignitate compositum est.” (Per quanto concerne
l’interpretazione della parola cristiano, questa risale all’unzione. Ma quando voi cristiani la pronunciate erroneamente
(poichè non conoscete correttamente nemmeno il nome), è un derivato di dolcezza o bontà.) Canon Farrar si sforza
ampiamente per mostrare che questo lapsus calami di diversi Padri è il risultato del disgusto e del timore. Infatti in “Gli
Albori del Cristianesimo” scrive: “Non vi è quasi nessun dubbio che il termine Cristiano fosse un soprannome frutto
dell’arguzia degli antiochiani. È chiaro che gli scrittori sacri evitarono il nome (Cristiani) poichè lo impiegavano i loro
nemici (Tacito, Ann. xv. 44). Divenne di uso comune quando le virtù dei Cristiani gli irradiarono un poco di lustro.”
Questa è una scusa assai debole e una spiegazione incompleta per un pensatore così eminente come Canon Farrar. Per
quanto riguarda le “virtù dei Cristiani”, sempre intenti a irradiare lustro sul nome, speriamo che l’autore non si riferisse
al vescovo Cirillo di Alessandria, nè a Eusebio, nè all’imperatore Costantino con fama di omicida e nemmeno ai papi
Borgia e la Santa Inquisizione.
47
Citato da G. Higgins. (Vedere Vol. I., pag. 569-573.)
exotericamente, il significato letterale delle parole “ Iesous Chreistos theou yios
soter stauros” è: “Iesus Christos, Dio, Figlio, Salvatore, Croce” e diventano il
pretesto eccellente per elaborarvi una profezia cristiana, però sono pagane e non
cristiane.
Se ci interpellano per spiegare i nomi Iesous Chreistos, rispondiamo: studiate la
mitologia delle così dette “finzioni” degli antichi e vi daranno la chiave. Ponderate
su Apollo, il dio solare e il “Guaritore” e l’allegoria di suo figlio Jano (o Iono), il suo
sacerdote a Delfo, il solo canale mediante il quale le preghiere potevano
raggiungere gli dei immortali e l’altro figlio Esculapio, chiamato il Soter o il
Salvatore. Ecco un frammento della storia esoterica che gli antichi poeti greci
scrissero in una fraseologia simbolica.
Apollo fece costruire la città di Chrisa 48 (o Crisa) per ricordare Kreusa (o Creusa), la
figlia del re Erechtheus e madre di Jano (o Iono) e per non dimenticare il pericolo a
cui Jano si sottrasse.49 Secondo il racconto, la madre di Jano lo abbandonò in una
grotta “per celare la vergogna di una vergine con un figlio”. Ma Ermete lo trovò.
Portò il bambino a Delfi, svezzandolo presso il santuario e l’oracolo di suo padre
ove, sotto il nome di Chresis (), Jano divenne, prima un Chrestis, (un
sacerdote, un indovino, o un Iniziato) e poi quasi un Chresterion, “una vittima
sacrificale”50 sul punto di essere avvelenato da sua madre che non lo conosceva e
che, presa dalla gelosia e seguendo le parole nebulose dell’oracolo, lo confuse con
un figlio di suo marito. Jano, invece, la seguì fino all’altare con l’intenzione di
ucciderla, ma la pitonessa la salvò divulgando a entrambi il segreto della loro
relazione. In memoria del pericolo scampato, Creusa, la madre, fece costruire la

48
Ai tempi di Omero scopriamo che questa città, un tempo celebrata per i suoi misteri, è l’epicentro principale
dell’Iniziazione, mentre Chrestos è un termine usato durante i misteri. L’Iliade lo menziona (ii., 520) come “Chrisa”
(). Il dottor Clarke nutriva dei sospetti che le sue rovine giacessero sotto l’odierna Krestona, un paesino in Foci,
presso la baia di Crisa. (Vedere E.D.Clarke, quarta edizione, Vol. viii., pag. 239, “Delphi”.)
49
La radice di  (Chretos) e  (Chrestos) è la stessa. Da un certo punto di vista  vuol dire
“consultare l’oracolo”, ma da un altro implica “consacrato”, messo a parte, appartenente a qualche tempio o oracolo, o
devoto ai servizi dell’oracolo. D’altro canto, la parola  () vuol dire “obbligazione”, un “vincolo, un dovere”, o
uno soggetto alla obbligazione delle promesse o dei voti dati.
50
L’aggettivo  si usava anche come complimento qualificativo prima dei nomi propri, come leggiamo nel
Theetete di Platone: “    ” (In questo caso Socrate è il Chrestos). Ma Plutarco (Focione)
mostra che si impiegava anche come cognome poichè si domanda come si potesse dare l’epiteto de Chréstos a una
persona rude e insignificante come Focione.
città di Chrisa o Krisa. Questa è l’allegoria, la quale simboleggia, semplicemente, le
prove Iniziatiche.51
È facile appropiarsi del filo di Arianna in questo dedalo di allegorie, una volta che
discerniamo che Jano, il Dio solare e figlio di Apollo, il Sole, significa “l’Iniziatore” e
“Colui che apre il Cancello della Luce” o la saggezza segreta dei misteri, che nacque
da Krisa (Chris esotericamente) e che era un Chrestos attraverso il quale il Dio
parlava e infine era Ion, il padre degli Ioni e, secondo alcuni, un aspetto di Asclepio
(Esculapio), un altro figlio di Apollo. Ma questo non è il lugo per provare delle
questioni mitologiche secondarie. È sufficiente mostrare il legame tra i caratteri
mitici della vetusta antichità e le favole più recenti che segnarono l’inizio della
nostra era civile. Asclepio era il dottore divino, il “Guaritore”, il “Salvatore”, e veniva
chiamato  titolo dato anche a Jano di Delfi, mentre Iaso, la figlia di Asclepio,
era la dea della guarigione sotto la cui protezione si trovavano tutti i candidati
all’iniziazione nel tempio di suo padre, i novizi o chrestoi, chiamati “i figli di Iaso”.
(Per il nome consultare “Plutus” di Aristofane. 701).
Orbene, se teniamo presente che, in primo luogo, i nomi di Iesus nelle loro diverse
forme: Iasius, Iasion, Giasone e Iasus erano assai comuni nell’antica Grecia,
specialmente tra i discendenti di Jasius (i Jasidi) e se si ricorda anche il numero dei
“figli di Iaso”, i Mystoï e futuri Epoptai (Iniziati), perchè le parole enigmatiche dei
libri sibillini non dovrebbero essere interpretate nella loro legittima luce, la quale
non ha alcun nesso con la profezia cristiana? Secondo l’insegnamento della dottrina
segreta, le prime due parole   (Iesosus Chreistos) significano
semplicemente “figlio di Iaso, un Chrestos” o un servo del Dio oracolare. In realtà,

51
Un Occultista discerne la presenza di strani aspetti, assai suggestivi, nel mito, (qualora lo sia), di Jano. Secondo alcuni
è la personificazione di Kosmos, per altri di Coelus (Cielo) pertanto ha “due facce” dovuto ai suoi due caratteri di spirito
e materia. Non solo è “Jano Bifronte”, ma anche Quadrifronte, il quadarto perfetto, l’emblema della Divinità
Cabalistica. I suoi templi si ergevano su quattro lati uguali con una porta e tre finestre su ognuno di essi. Secondo le
spiegazioni degli studiosi di mitologia, è un simbolo delle quattro stagioni e dei tre mesi in ciascuna e di tutti i dodici
mesi dell’anno. Tuttavia, durante i misteri Iniziatici, divenne il Sole del Giorno e il Sole della Notte, motivo per cui
spesso si rappresenta con il numero 300 in una mano e 65 nell’altra, o il totale dei giorni dell’anno Solare. Orbene,
secondo la dimostrazione dell’autorità cabalistica Chanoch (Kanoch e Enosh nella Bibbia) è lo stesso personaggio a
prescindere che sia figlio di Caino, di Set o di Matusalemme. (Secondo Fuerst), nelle vesti di Chanoch: “ è l’Iniziatore,
l’Istruttore del cerchio astronomico e dell’anno solare”, mentre quale figlio di Matusalemme, si dice che abbia vissuto
365 anni e poi fu condotto in cielo vivo come rappresentante del Sole (o Dio). (Vedere il Libro di Enoc). Questo
patriarca ha molti aspetti in comune con Jano il quale, esotericamente, è Ion e Iao cabalisticamente o Geova il “Signore
Dio delle Generazioni”, il misterioso Yodh o Uno (un numero fallico). Ma Jano o Ion è anche il Seminatore in quanto
presiede sulle generazioni. Si ritrae mentre da ospitalità a Saturno (Cronos “time”) ed è l’Iniziatore dell’anno o il tempo
diviso in 365.
nel dialetto ionico, Iaso () è IESO () e l’espressione  (Iesous) nella
sua forma arcaica, , vuol dire semplicemente “il figlio di Iaso o Ieso, il
“guaritore”:   (). Sicuramente, non abbiamo niente da obbiettare
contro quest’interpretazione o l’ortografia del nome Ieso invece di Iaso, poichè la
prima forma è attica e pertanto scorretta visto che il nome è ionico. “Ieso”, da cui
proviene “O’Iesous” (figlio di Ieso), un genitivo e non un nominativo, è ionico e non
può essere nient’altro se consideriamo l’età del libro sibillino. Allo stesso tempo, la
Sibilla eritrea non poteva scriverlo, originalmente, in maniera diversa poichè viveva
in una città in Ionia (da Ion o Jano) prospiciente Chios e la forma ionica
antecedette quella attica.
Se in questo caso mettiamo a un lato il significato mistico della frase sibillina, ora
famosa, dandone solo l’interpretazione letterale basandoci sull’autorità di quanto
detto, le parole fino adesso misteriose sarebbero: “Figlio di Iaso, Chrestos (il
sacerdote o il servo) (del) Figlio del Dio (Apollo) il Salvatore della Croce” (della
carne o materia).52 In realtà, il cristianesimo non potrà mai sperare di essere
compreso fin quando non si spazzi via ogni traccia di dogmatismo, sacrificando
l’ermeneutica letterale allo Spirito eterno della Verità, il quale è Horus, Crishna,
Budda, il Christos gnostico e il vero Cristo di Paolo.
In “Viaggi” di Clarke, l’autore descrive un monumento pagano che scoprì.
“Nel santuario, dietro all’altare, vedemmo i frammenti di una cattedra marmorea
sulla cui parte posteriore rinvenimmo la seguente iscrizione come la riportiamo
esattamente. Nessuna porzione fu cancellata nè distrutta, offrendoci, forse, il solo
esempio conosciuto di un’iscrizione sepolcrale su un monumento di forma così
rimarchevole.
L’iscrizione è la seguente:    
  ; o “Chrestos, il primo, un tessalonico di Larissa, un Eroe
Pelasgio di 18 anni.” Chrestos, il primo (protoo), perchè? L’interpretazione letterale
dell’iscrizione ha poco senso, mentre quella esoterica è colma di significato. Infatti,
52
Stauros divenne la croce, e in seguito lo strumento della crucifissione, quando si iniziò a rappresentarlo nella veste di
simbolo cristiano e con la lettera greca T, il Tau. (Luc, Jud., Voc.) Il suo significato primitivo era fallico, poichè
ritraeva, simbolicamente, gli elementi maschili e femminili. Il grande serpente della tentazione, il corpo che il drago
della saggezza, il chnouphis solare eptavocale o lo Spirito di Christos degli gnostici, doveva uccidere o sottomettere o
nuovamente, Apollo che uccide Pitone.
secondo la dimostrazione di Clarke, la parola Chrestos è reperibile sugli epitaffi di
quasi tutti i larissiani antichi, precedeuta sempre da un nome proprio. Se l’aggettivo
Chrestos seguiva un nome, significava semplicemente un “uomo buono”, un
complimento postumo reso al defunto, come spesso troviamo nei nostri epitaffi
funebri. Ma la parola Chrestos da sola e l’altra, “protoo”, che la segue, offre un
significato ben diverso, specialmente quando si specifica che il defunto è un “eroe”.
Secondo l’occultista, il defunto era un neofito che morì al diciottesimo anno del suo
stato di neofito 53
e si trovava nella prima classe o quella più alta del discepolato in
quanto aveva passato le sue prove preliminari come “eroe”, ma morì prima
dell’ultimo mistero che lo avrebbe reso un “Christos”, un unto, uno in cui risiede lo
spirito di Christos o della Verità. Non aveva ancora raggiunto il termine del
“Sentiero” benchè avesse conquistato, eroicamente, gli orrori delle prove teurgiche
preliminari.
Siamo del tutto giustificati nel dare la nostra interpretazione del testo dopo essere
venuti al corrente del luogo in cui Clarke rinvenne la tavoletta, la quale si trovava,
secondo l’osservazione di Higgins, laddove: “mi sarei aspettato di scoprirla, a Delfo,
nel tempio del Dio Ie”, che presso i cristiani divenne Jah, o Jehovah, uno con Cristo
Gesù. Si trovava ai piedi di Parnasso, in una palestra “contigua alla sorgente di
Castalia la quale scorreva vicino alle rovine di Crisa, probabilmente una città
chiamata Crestona.” Inoltre: “Nella prima parte del suo corso dalla sorgente
(castaliana), il fiume suddivide i resti della palestra [...] dalla valle di Castro”, come
probabilmente separava l’antica città di Delfo, il centro del grande oracolo di Apollo
da Krisa (o Kreusa), il grande luogo delle iniziazioni e dei Chrestoi dei decreti degli
oracoli, ove i candidati all’ultima fatica venivano unti con degli oli sacri54 prima di
essere precipitati nella loro ultima trance di quarantanove ore (come avviene
ancora in oriente), da cui emergevano come adepti glorificati o Christoi.”
In “Il Nome e la Natura del Cristo”, Gerald Massey scrive:

53
Ancora oggi, in India, il candidato perde il suo nome e, analogamente alla Massoneria, la sua età, pertanto, si inizia a
contare i suoi anni dal giorno in cui si accetta come chela ed entra nel ciclo delle iniziazioni. (Anche i monaci e le suore
cambiano i loro nomi cristiani quando entrano nell’ordine o prendono il velo.) Così, Saul, pur essendo un adulto, era
“un bambino di un anno” quando il suo regno cominciò. Vedere Samuele cap. xiii, I, e le pergamene ebraiche con
rispetto alla sua iniziazione mediante Samuele.
54
Nel “De Corona” 313, Demostene dichiara che i candidati all’iniziazione nei misteri greci venivano unti con l’olio.
Oggi in India accade lo stesso, vari sono gli unguenti e gli oli impiegati perfino durante l’inziazione nei misteri Yogi.
Nei Riconoscimenti Clementini, si annuncia che il padre ungeva suo figlio “con un
olio estratto dal legno dell’Albero della Vita e da questa unzione gli veniva dato il
nome di Cristo”, da cui deriva Cristiano. Ancora una volta, ciò è egiziano. Horus era
il figlio unto dal padre. La maniera di ungerlo dall’Albero della Vita, ritratto nei
monumenti, è veramente molto primitiva. L’Horus egizio ebbe come successore il
Cristo gnostico e le pietre gnostiche lo ritraggono como l’anello intermedio tra il
Karest e il Cristo e anche come l’Horus bisessuato.
Massey collega il Christos o Cristo greco con il Karest egiziano, la “mummia modello
dell’immortalità”, provandolo in maniera meticolosa. Inizia dicendo che nel
linguaggio egiziano la “Parola della Verità” è Ma-Kheru, il titolo di Horus. Così,
secondo la sua dimostrazione, Horus precedette il Cristo quale Messaggero della
Parola della Verità, il Logos o colui che manifesta la natura divina nell’umanità.
Nella stessa dissertazione scrive:
La Gnosi aveva tre fasi: astronomica, spirituale e dottrinale e questo trinomio può
essere identificato con il Cristo egiziano. Nella fase astronomica, la costellazione di
Orione è chiamata il Sahu o mummia. L’anima di Horus veniva rappresentata
mentre si levava dai morti e ascendeva al cielo nelle stelle di Orione. L’immagine
della mummia implicava ciò che si preservava e si salvava, pertanto ritraeva il
Salvatore come modello dell’immortalità. Questa era la figura di un defunto che,
secondo Plutarco e Erodoto, veniva portato in giro in un banchetto egiziano quando
si invitava i commensali a guardarlo mentre mangiavano, bevevano ed erano felici
poichè alla morte, sarebbero diventati ciò che l’immagine simboleggiva: anch’essi
erano immortali! Questo tipo di immortalità portava il nome di Karest o Karust ed
era il Cristo egiziano. Il verbo Kares significa imbalsamare, ungere, fare la Mummia
quale modello dell’eterno e una volta fatta, era chiamata Karest, così, Karest e
Cristo non è un semplice caso di omonimia.
Quest’immagine di Karest era avvolta in un tessuto senza orlo, il vestito appropriato
di Cristo! A prescindere dalla lunghezza delle bende, alcune delle quali, dopo averle
sciolte, misuravano più di 900 metri, il tessuto era senza orlo. [...] Orbene, il vestito
senza orlo del Cristo mistico, che diventa storico, è un’immagine esplicita del Cristo
mistico il quale diventa storico nei Vangeli come colui che indossa una tunica o
chiton senza orlo, che il binomio greco-ebraico non spiega pienamente mentre lo
delucida il Ketu egiziano tenendo presente il tessuto e la tunica senza orlo o la
fasciatura senza orlo che veniva fatta per un vestito eterno che la Mummia-Cristo
indossava, l’immagine dell’immortalità nelle tombe egiziane.
In seguito, Gesù è condannato a morte seguendo le istruzioni impartite nella
formazione del Karest. Nemmeno un osso deve essere rotto. Il vero Karest deve
essere perfetto in ogni membro. Questo è colui che procede intatto e gli uomini ne
ignorano il nome.
Nei Vangeli Gesù si innalza nuovamente con ogni arto non danneggiato, come il
Karest perfettamente preservato, dimostrando così la resurrezione fisica della
mummia. Ma nell’originale egiziano la mummia si trasforma. Il defunto dice: “Sono
spiritualizzato. Sono diventato un’anima. Mi innalzo come un Dio.” Nel Vangelo è
stata omessa questa trasformazione nell’immagine spirituale, il Ka.
L’ortografia latina del nome Chrest o Chrést è importantissima poichè mi permette
provare l’identità con il Karest o Karust egiziano, il nome di Cristo quale mummia
imbalsamata, che era l’immagine della resurrezione nelle tombe egiziane, il modello
dell’immortalità, simile a Horus, il quale si innalzò nuovamente e tracciò il cammino
fuori dal sepolcro per coloro che erano i suoi discepoli o seguaci. Inoltre, nelle
catacombe romane, si trova la riproduzione del tipo di Karest o della Mummia-
Cristo. Nessun monumento cristiano antico ritrae la presunta resurrezione storica di
Gesù. Invece di questo fatto, discerniamo la scena di Lazzaro che si risveglia dal
mondo dei morti. Ciò viene rappresentato numerose volte quale resurrezione tipica,
mentre non vi è alcuna reale! La scena non segue esattamente il risveglio di
Lazzaro dalla tomba come troviamo descritta nel Vangelo. È puramente egiziana e
Lazzaro è una mummia egiziana! Pertanto, in ogni rappresentazione, Lazzaro è la
mummia-modello della resurrezione, è il Karest, il Cristo egiziano che l’arte gnostica
riproduce nelle catacombe romane come una forma del Cristo gnostico, il quale non
era e non poteva diventare un carattere storico.
Inoltre, visto che la cosa è egiziana, è probabile che il nome sia di tale derivazione.
Nel qual caso, Laz (uguale a Ras), significa essere innalzato, mentre aru è il nome
della mummia, che diventa Lazarus dandogli la terminazione greca s. Nel corso di
rendere il mito umano, la rappresentazione tipica della resurrezione rinvenuta nelle
tombre romane e egiziane, diventerebbe la storia di Lazzaro che si alza dai morti. Il
modello di Karest del Cristo nelle catacombe non si circonscrive solo a Lazzaro.
Ricorrendo al tipo Karest, è possibile far risalire il binomio Cristo e cristiani alle
antiche tombe egiziane. La mummia veniva fatta a somiglianza del Cristo. Era il
Cristo di nome, identico al Chrestoi delle Iscrizioni greche. Così, scopriamo che i
defunti onorati, i quali si alzavano di nuovo quali seguaci di Horus-Makheru, la
Parola della Verità, erano i cristiani   nei monumenti egiziani. Ma-Kheru è
il termine che sempre si applica ai fedeli, i vincitori della corona della vita che la
indossano alla festa chiamata: ‘Vieni a me’, un invito di Horus, il Giustificatore dei
‘Beati di suo padre, Osiride’, coloro che, avendo reso la Parola della Verità la legge
delle proprie vite, erano i Giustificati,  , i cristiani sulla terra.
In una rappresentazione del quinto secolo della Madonna con bambino nel cimitero
di San Valentino, il neonato che giace in una culla è anche il Karest, o mummia-
modello, che in seguito si identifica come il bambino divino del mito solare, grazie
al disco del sole e la croce dell’equinozio che reca dietro la sua testa. Così naque il
Cristo-bambino della fede storica e visibilmente inizia nell’immagine di Karest del
Cristo defunto che era la mummia-modello della resurrezione in Egitto per migliaia
di anni prima dell’era cristiana. Ciò avvalora doppiamente la prova secondo la quale
il Cristo delle catacombe cristiane era un sopravissuto del Karest egiziano.
Inoltre, Didron mostra l’esistenza di un ritratto di Cristo il cui corpo era dipinto di
rosso!55 Secondo una tradizione popolare il Cristo aveva la carnagione rossa. Anche
la spiegazione di ciò è possibile farla risalire a un resto sopravissuto della Mummia-
Cristo. È una maniera aborigena di rendere le cose tapu colorandole di rosso. Il
cadavere fu rivestito di rosso ocra, un modo molto primitivo di fare la mummia o
l’unto, motivo per cui il dio Ptah dice a Ramses II che ha “ rimodellato la sua pelle di
vermiglio.” I Maori chiamano quest’unzione con il rosso ocra Kura e anch’essi
facevano il Karest o Cristo.
Notiamo che l’immagine della mummia seguì un altro cammino quando veniamo a
sapere che, tra le varie eresie nefaste e i peccati mortali di cui si accusano i
55
Perchè, cabalisticamente, è il nuovo Adamo, “l’uomo celeste” e Adamo fu fatto di terra rossa.
Cavalieri Templari, si catalogava l’abitudine empia di adornare una Mummia con gli
occhi rossi. Si crede che anche il loro Idolo, chiamato Baphomet, fosse stato una
mummia. [...] La Mummia fu l’immagine umana più antica del Cristo.
Indubbiamente, le antiche festività romane chiamate Charistia erano, in origine,
collegate a Karest e alla Eucarestia, celebrandola in onore ai manes dei defunti più
prossimi, motivo per il quale, una volta all’anno, i partecipanti si riconciliano in
quella riunione amichevole […] È qui che dobbiamo cercare la relazione essenziale
tra il Cristo egiziano, i cristiani e le catacombe romane. Solo lo Gnosticismo e la
Mitologia sono in grado di spiegare questi Misteri cristiani, altresì considerati
inspiegabili per coloro che vorrebbero delucidarli ignorando il tema. Non è che la
ragione umana non possa decifrarli come oggi pretendono affermare i loro
esponenti incompetenti ma ben remunerati. È semplicemente la scusa puerile delle
persone non qualificate per giustificare la loro irremediabile ignoranza, le quali non
sono mai entrate in possesso della gnosi o la scienza dei Misteri, la unica in grado
di spiegarli in armonia con la loro genesi naturale. Solo in Egitto si può risalire alla
radice del soggetto o identificare l’origine del Cristo per natura e per nome,
discernendo, infine, che il Cristo era il tipo di Mummia e che la nostra Cristologia è
mitologia mummificata.
Quanto precede è una spiegazione poggiante su una prova puramente scientifica,
ma forse un pò troppo materialista, dovuto proprio a questa scienza, nonostante
che l’autore sia uno spiritista famoso. L’occultismo puro e semplice discerne gli
stessi elementi mistici nella fede cristiana e nelle altre, pur respingendo, altrettanto
enfaticamente, il suo carattere dogmatico e storico. È un fatto che nei termini
   (vedere gli Atti, v.42, ix. 14; I Corinti iii. 17, ecc), l’articolo ,
designa il “Christos” e dimostra essere semplicemente un soprannome come quello
di Focione, detto :    (Focione il Cristo), (Plutarco.) Quindi, in
qualsiasi periodo abbia vissuto il personaggio al quale ci si riferisce in questo modo
(Gesù), era un gran Iniziato e un “Figlio di Dio.”
Pertanto, ripetiremo, il soprannome Christos si basa su degli eventi che lo
precedettero da cui si attinse la storia della Crocifissione. Ovunque, in India come
in Egitto, in Caldea come in Grecia, tutte queste leggende si elaborarono sull’unico
tipo primordiale: il sacrificio volontario dei logoi, i raggi dell’unico Logos,
l’emanazione diretta manifestata dell’Uno sempre celato, Infinito e Ignoto i cui
raggi si incarnarono nell’umanità, dando il loro consenso per cadere nella materia,
motivo per il quale si definiscono “i Caduti.” Questo è uno di quei grandi misteri che
difficilmente si potrà trattare in un articolo di rivista, ma si esplorerà
esaustivamente in un’altra opera: “La Dottrina Segreta.”
A tutto ciò aggiungeremo alcuni fatti riguardanti l’etimologia dei due termini. In
greco, , (Christos) è l’aggettivo verbale di , (chriô) “essere strofinato”
con un unguento o una pomata, infine, nella teologia cristiana, si giunge al
significato di “Unto.” In sanscrito, Kri, la prima sillaba del nome di Krishna, vuol dire
“versare, strofinare sopra, coprire con”, 56 tra le altre cose, ciò può indurre,
altrettanto facilmente, a riconoscere Krishna come “l’unto.” I filologi cristiani
cercano di limitare il significato del nome di Krishna facendolo derivare da Krish
“nero”, ma se si analizza con maggior attenzione l’analogia e il paragone del
sanscrito con le radici greche contenute nei nomi di Chrestos, Christos e Chrishna,
si discernirà un’origine comune.57
In “Il Nome e la Natura del Cristo”, il suo autore, G. Massey, scrive:” In ‘Iscrizioni
Cristiane’ di Bockh, il cui totale è 1.287, nessun esemplare anteriore al terzo secolo
reca il nome di Chrest o Chreist”.
Eppure, nessuno di questi nomi può essere decifrato, come invece credono alcuni
orientalisti, ricorrendo all’astronomia e alla conoscenza dei segni zodiacali in
concomitanza con i simboli fallici. Infatti, mentre i simboli siderali dei caratteri
mistici o delle personificazioni puraniche e bibliche compiono delle funzioni
astronomiche, i loro antitipi spirituali governano il mondo invisibilmente, ma in
maniera effettiva. Esistono quali astrazioni sul piano superiore e come idee
manifestate sull’astrale, diventando poteri maschili, femmnili e androgini sul nostro
56
Motivo per il quale si commemorava la dottrina durante i Misteri. La monade pura, il “dio” che si incarna diventando
Chrestos o l’essere umano messo a prova nella vita. Una serie di queste prove lo condusse alla crocifissione della carne
e infine alla condizione Cristica.
57
Avvalendoci della migliore autorità, notiamo che il termine greco Christos deriva della redice sanscrita ghársh =
“strofinare”; pertanto: ghársh-a-mi-to, “strofinare” e ghársh-tá-s “scorticato, dolente”. Inoltre, Krish, che in un senso
vuol dire arare e fare dei solchi, significa anche causare dolore, “torturare, tormentare” e ghrsh-ta-s “strofinando”, tutti
questi termini si riferiscono al Chrestos e alle condizioni di Christos. Prima di poter raggiungere lo stato glorioso di
Christos, l’essere rigenerato, la persona nella libertà spirituale, si deve morire nel Chrestos: uccidere la propria
personalità e le rispettive passioni, annullando ogni idea di separatività dal proprio “Padre”, lo Spirito Divino
nell’essere umano, diventando così uno con la Vita e la Luce (Sat) assolute ed eterne.
piano inferiore. Scorpione, quale Chrestos-Meshiac, e Leone, quale Christos-Messia,
antecedette, di gran lunga, l’era cristiana nelle prove e nei trionfi dell’Iniziazione
durante i Misteri. Scorpione rappresenta il simbolo di quest’ultimo, mentre il Leone
quello del trionfo glorificato del “sole” della verità. L’autore di “La Fonte delle
Misure”, capì bene la filosofia mistica dell’allegoria quando scrisse: “Uno (Chrestos)
che induce a se stesso a discendere nella tana (dello Scorpione o l’incarnazione
nell’utero) per salvare il mondo. Questo era il sole sprovvisto dei suoi raggi aurei e
coronato con quelli neri 58(che simboleggiano tale perdita) come spine. L’ altro era il
Messia trionfante innalzato alla sommità dell’arco del cielo, personificato come
Leone della tribú di Giuda. In ambo occasioni aveva la Croce; una volta
nell’umiliazione (come figlio della copulazione), e un’altra in suo controllo, come la
legge della creazione, essendo egli Geova” nello schema degli autori del
cristianesimo dogmatico. Del resto, come dimostra in seguito lo stesso autore,
Giovanni, Gesù e perfino Apollonio di Tyana, erano semplicemente i simboli della
storia del Sole “sotto diversi aspetti o condizioni.”59
Egli dice che la spiegazione “è sufficientemente semplice non appena consideriamo
che i nomi Gesù, in ebraico (+++++++ pag. 27) e Apollonio o Apollo, indicano, in
maniera analoga, il Sole nel cielo, mentre la sua storia, ritratta nel suo viaggiare
attraverso i segni includendo le personificazioni delle sue sofferenze, i trionfi e i
miracoli, poteva essere, necessariamente, la storia dell’altro laddove esisteva un
metodo comune molto diffuso in cui si descrivevano quei viaggi avvalendosi della
personificazione.” Il fatto che Costantino fu il fondatore della chiesa secolare e che

58
Invitiamo gli orientalisti e i teologi a consultare, studiare e ponderare sull’allegoria di Viswakarman, “Colui che tiene
un illimitato potere creativo”, il Dio vedico, l’architetto del mondo, il quale sacrificò se stesso a se stesso per il mondo
dopo aver dato in offerta tutti i mondi, che sono lui stesso, in “Sarva Madha” (sacrificio generale). Nell’allegoria
purânica, sua figlia, Yoga-siddha, “la coscienza Spirituale”, la moglie di Surya, il Sole, si lamenta con lui
dell’effulgenza eccessiva di suo marito. Allora, Viswakarmâ, nelle vesti del suo carattere Takshaka, “falegname e
carpentiere”, colloca il Sole sul suo tornio e recide parte del suo splendore. Dopo di che, Surya è coronato con delle
spine scure invece dei raggi, diventando così Vikarttana (privo dei suoi raggi). Tutti questi nomi sono dei termini che i
candidadti usavano al passare per le prove dell’Iniziazione. Il Ierofante-Iniziatore impersonificava Viswakarman; il
padre e l’artefice generale degli dei (gli adepti sulla terra) e il candidato era Surya, il Sole, il quale doveva uccidere tutte
le sue focose passioni e indossare la corona di spine mentre crucificava il suo corpo prima di poter alzarsi e rinascere in
una nuova vita come la “Luce del Mondo” glorificata, Christos. Sembra che nessun orientalista abbia percepito la
suggestiva analogia e tantomeno la sua applicazione!
59
Secondo l’autore di “La Fonte Delle Misure”: “ciò serve a spiegare il motivo per il quale non si è tradotto La Vita di
Apollonio di Tyana scritto da Filostrato, omittendolo dalle letture popolari. Coloro che hanno studiato l’originale, si
sono visti obbligati a commentare che: “o ‘La Vita di Apollonio’ è stata attinta dal Nuovo Testamento, o le narrative di
quest’ultimo sono state estratte da ‘La Vita Di Apollonio’, dovuto alla palese similitudine degli artifici usati per
elaborare il racconto.” (Pag. 260)
parte del suo decreto contemplava che: “il giorno venerabile del Sole doveva essere
un giorno dedicato particolarmente al culto di Gesù Cristo e quindi la Domenica”,
mostra che in quella “chiesa secolare” erano ben coscienti che “l’allegoria poggiava
su una base astronomica”, secondo l’affermazione dell’autore. Eppure, la
circostanza che i Purâna e la Bibbia pullulano di allegorie solari e astronomiche non
si scontra con l’altro fatto che tutte queste scritture, oltre alle due citate, sono dei
libri chiusi per gli eruditi “che hanno un’autorità.” (!) Nè influenza l’altra verità
secondo la quale, tutti questi sistemi non sono l’opera dell’uomo mortale , nè la sua
invenzione nella loro origine e base.
Così, “Christos”, qualunque nome gli diamo, ha un significato che va oltre Karest,
una mummia o perfino “l’unto” e l’ eletto della teologia. Ambo i termini si riferiscono
al Chréstos, l’uomo del dolore e della tribolazione, nelle sue condizioni fisiche,
mentali e psichiche ed entrambi si relazionano con la condizione Mashiac ebraica
(da cui deriva Messia), secondo la etimologia 60 che ne dà Fuerst e l’autore di “La
Fonte Delle Misure” (pag. 255). Christos è la corona di gloria del Chréstos
sofferente dei misteri quale candidato all’Unione finale qualunque sia la sua razza e
il suo credo. Per il vero seguace dello Spirito della Verità importa poco se Gesù,
quale uomo e Chrestos, visse durante l’epoca cristiana, prima di essa o se mai
esistì. La presenza di Adepti che vissero e morirono per l’umanità è reperibile in
ogni età e molti erano gli uomini buoni e santi dell’antichità ai quali si dava il
cognome o il titolo di Chrestos prima della nascita di Gesù di Nazareth, ovvero Gesù
(o Jehoshua) Ben Pandira.61 Pertanto, è possibile concludere, e a ragione, che Gesù
o Jehoshua era come Socrate, Focione, Teodoro e altrettanti denominati Chréstos:

60
“In ebraico, la parola ---------- shiac si usa anche come verbo per indicare la discesa in una fossa. Quale sostantivo
significa un luogo di spine, una fossa. Il participio hifil di questa parola è -------- o Messia o il Messia e il Cristo dei
greci e vuol dire colui che “causa la discesa nella fossa” (o inferno nel dogmatismo). Nella filosofia esoterica, questa
discesa nella fossa ha un significato altamente misterioso. Si dice che lo Spirito “Christos” ovvero il “Logos” (da
interpretare al plurale: Logoi), “discende nella fossa”, quando si incarna, nasce come essere umano. Dopo aver
depredato gli Elohim ( o gli dei), del loro segreto, il “fuoco della vita” procreatore, gli Angeli della Luce vengono fatti
precipitare nella fossa o l’abisso della materia che i gentili teologi chiamano Inferno o pozzo senza fondo. Questo con
riguardo alla Cosmogonia e l’Antropologia. Ma durante i Misteri, era il Chréstos, il neofito, (quale uomo), che dovette
discendere nelle cripte dell’Iniziazione delle prove e infine, durante il “Sonno di Siloam” o la condizione di trance
finale, al nuovo Iniziato gli vengono divulgati gli ultimi misteri. L’Ade, Schéol o Patala, sono tutti sinonimi. Quello che
accadeva 2.000 anni fa in occidente durante i Misteri, succede ancora oggi in oriente.
61
Diversi classici testimoniano questo fatto. Luciano, c. 16, dice: “  , e   
( soprannominato “” Chrestos). Alla pagina 226 del Fedro leggiamo: “vuoi dire Teodoro il
Chrestos.” Plutarco mostra lo stesso e , Chrestus, è il nome proprio di un oratore e discepolo di Erodoto Attico.
(Consultare la parola nel Tesauro della Lingua Grca.)
l’Iniziato “buono, eccellente”, gentile e santo, il quale mostrò il “cammino” verso la
condizione Cristica, diventando così “il Cammino” nei cuori dei suoi ammiratori
entusiasti. I cristiani, analogamente a tutti gli “adoratori di Eroi”, hanno cercato di
emarginare gli altri Chrestos che, a loro parere, erano dei rivali del loro Uomo-Dio.
Ma se nell’occidente, la voce dei Misteri ha taciuto per numerose età e se da molto
tempo, Eleusi, Menfi, Anzio, Delfo e Cresa, sono diventate le tombe di una scienza
che una volta era colossale in occidente come lo è tuttora in oriente, si stanno
preparando i loro successori. Siamo nel 1887, e questo secolo sta per terminare. Il
ventesimo riserverà degli strani sviluppi per l’umanità e potrebbe essere l’ultimo
dell’era cristiana.
III
Nessuno può essere considerato un cristiano se non professa, o si suppone che
professi, la credenza in Gesù mediante il battesimo e la sua salvezza “attraverso il
sangue di Cristo.” La condizione imprescindibile per essere considerato un buon
cristiano, consiste nel mostrare e nel professare la propria fede nei dogmi esposti
dalla chiesa. Dopo di che, si è liberi di condurre una vita, pubblica e privata,
seguendo dei principi diametralmente antitetici con quelli citati nel Sermone della
Montagna. Il punto precipuo che si esige è avere una fede cieca o fingere di averla
e venerare gli insegnamenti ecclesiastici della chiesa particolare a cui uno
appartiene.
“La fede è la chiave del Cristianesimo,” dice Chaucer, e la penalità in cui si incorre,
qualora essa manchi, è palesemente espressa nel sedicesimo capitolo del Vangelo
di San Marco, verso 16: “Colui che crede ed è battezzato sarà salvato, ma colui che
non crede sarà condannato.”
Alla chiesa sembra importare poco l’infruttuosa ricerca capillare, intrapresa negli
ultimi secoli, per trovare queste parole nei testi più antichi, o che la recente
revisione della Bibbia ha unanimamente convinto gli eruditi in cerca della verità e
amanti di essa, che nessuna frase, cosí antitetica allo spirito di Cristo, era
reperibile, ad eccezione di alcuni testi successivi e fraudolenti. I buoni cristiani
hanno assimilato queste parole consolatrici le quali sono diventate parte integrante
delle loro anime caritatevoli. Togliere a questi vasi scelti del Dio d’Israele la
speranza di una dannazione eterna inflitta a tutti gli altri, eccetto a se stessi,
implicava togliergli la vita. I revisori amanti della verità e timorosi di Dio, si
impaurirono. Lasciarono i passaggi mistificati (un’interpolazione di undici versi, dal
nono al ventesimo), appagando le loro coscienze con un’osservazione marginale di
carattere assai equivoco, la quale renderebbe onore al lavoro e alle facoltà
diplomatiche del gesuita più abile. La nota è la seguente:
“I due manoscritti greci più antichi e alcune altre autorità omettono la porzione dal
nono verso fino al termine. Alcune autorità finiscono il Vangelo in maniera
diversa.”62
Questo è tutto.
Ma i due “manoscritti greci più antichi” omettono i versi, nolente o volente, poichè
questi non sono mai esistiti. I revisori eruditi e amanti della verità lo sanno meglio
di tutti, però, la maligna falsità è pubblicata proprio nel luogo della Divinità
Protestante, permettendole di persistere mentre scruta minacciosa nei visi delle
future generazioni di studenti di teologia e quindi, in quelli dei loro parrochiani
venturi. Non possono essere ingannati da essa e non lo sono, eppure entrambi
fingono di credere nell’autenticità delle parole crudeli degne di un Satana teologico.
Questo Satana-Moloch è il loro Dio di infinita misericordia e giustizia nel cielo e il
simbolo incarnato di amore e carità nella terra, uniti in uno!
Proprio misteriosi sono i vostri cammini paradossali, oh Chiese di Cristo!
Non mi propongo di ripetere qui delle argomentazioni stantie e delle denunce
logiche dell’intero schema teologico, poichè tutto ciò è stato fatto più volte, e in
modo eccellente, dagli abilissimi “infedeli” inglesi e americani. Mi limiterò a ripetere,
brevemente, una profezia che è l’evidente risultato dell’odierno stato mentale
umano tra i cristiani. Una credenza nell’interpretazione letterale della Bibbia e in un
Cristo di carne non dureranno più di un quarto di secolo. Le chiese dovranno
separarsi dai loro dogmi tanto amati, altrimenti, il ventesimo secolo vedrà la caduta
e la rovina di tutta la cristianità e con essa, perfino la credenza in un Christos come
Spirito puro. Il semplice nome è diventato odioso e il cristianesimo teologico deve
morire per non risorgere mai più nella sua forma odierna. Questa sarebbe, in
62
Vedere “Il Vangelo secondo San Marco”, nell’edizione rivista e pubblicata per le università di Oxford e Cambridge
nel 1881.
essenza, la soluzione più felice, se non costituisse pericolo alcuno derivante dalla
reazione naturale che sicuramente si susseguirebbe: il materialismo grossolano
sarebbe la conseguenza e il risultato di secooli di fede cieca a meno che, la perdita
di antichi ideali è supplita con altri inespugnabili, perchè universali ed eretti sulla
rocca delle verità eterne, invece che sulle sabbie mobili della fantasia umana.
Infine, l’immaterialità pura deve sostituire il terribile antropomorfismo di quegli
ideali nelle concezioni dei nostri dogmatisti moderni. Altrimenti, perchè i dogmi
cristiani dovrebbero reclamare di essere superiori, quando sono la controparte
perfetta di quelli appartenenti ad altre religioni exoteriche e pagane? La loro forma
fu elaborata seguendo gli stessi simboli astronomici e fisiologici (o fallici). Dal punto
di vista astrologico, ogni dogma religioso del mondo è riconducibile e localizzabile
nei segni dello Zodiaco e del Sole. Fin quando la scienza della simbologia
comparata o qualsiasi teologia, avrà solo due chiavi e una conoscenza parziale di
esse, per decifrare i misteri dei dogmi religiosi, come si può tracciare una linea di
demarcazione o distinguere, in alcun modo, tra le religioni di Chrishna e Cristo, tra
la salvezza mediante il sangue del “maschio primitivo e primogenito” di una fede e
quello del “solo Figlio generato” dell’altra religione molto più giovane?
Studiate i Veda, leggete anche gli scritti superficiali e spesso sfigurati dei nostri
grandi orientalisti e ponderate su quanto avete appreso. Osservate che i brahmani,
gli ierofanti egiziani e i magi caldei, migliaia di anni prima della nostra era,
insegnarono che gli stessi dei erano stati dei semplici mortali (in nascite anteriori),
fin quando ottennero l’immortalità offrendo il loro sangue al loro Dio Supremo o
capo. Secondo l’insegnamento de “Il Libro dei Morti”, l’essere mortale “divenne uno
con gli dei mediante un flusso interno di vita comune nel sangue comune di
entrambi.” I mortali sacrificarono il sangue dei loro primogeniti agli dei. Alla pagina
35 dell’opera “Induismo” di Monier Williams, il profesore, traducendo dal “Taitiriya
Brâhmana”, scrive: “gli dei ottenevano il cielo mediante il sacrificio”. Nel “Tandya
Brâhmana” leggiamo: “Il signore delle creature si offrì in sacrificio agli dei”. […] Nel
“Satapatha Brâhmana” troviamo: “Colui che, sapendo ciò, si sacrifica con il
Purusha-madha, o il sacrificio del maschio primordiale, diventa il tutto.”
Ogni volta che sento parlare dei riti vedici definendoli dei “sacrifici umani
disgustanti” e cannibalismo, ho sempre la tentazione di chiedere: “dov’è la
differenza?” In realtà ce n’è una poichè, mentre i cristiani si vedono costretti ad
accettare, in maniera letterale, il dramma allegorico della Crocifissione del Nuovo
Testamento, (altamente filosofico, una volta compreso), come quello di Abramo e
Isacco,63 il brahmanismo, o per lo meno le sue scuole filosofiche, insegna ai suoi
accoliti che questo sacrificio (pagano) del maschio primordiale è un simbolo
puramente allegorico e filosofico. Una lettura del significato letterale dei quattro
vangeli gli ritrae, semplicemente, come versioni leggermente alterate di ciò che la
chiesa proclama essere un plagio satanico, (effettuato con anticipo), dei dogmi
cristiani nelle religioni pagane. Il materialismo ha ragione di discernere in ognuno di
questi la stessa adorazione sensuale e i miti “solari” che capta altrove. Il professor
Joly, (autore di “L’Uomo Prima Dei Metalli”), è giustificato a dire che la Svastica, la
croce ansata e la croce pura e semplice non sono che dei simboli sessuali, qualora
si attenga a un’analisi e a una critica superficiale e letterale. “Il padre del fuoco
sacro (in India) si chiamava Twashtri: il falegname divino che fece la Svastica e il
Pramantha, la cui frizione produsse il bambino divino, Agni, in latino Ignis, la cui
madre era Maya, egli stesso, definito Akta (unto o Christos), dopo che i sacerdoti
avevano versato sulla sua testa il soma spirituale e sul suo corpo il burro purificato
dal sacrificio.” Orbene, suddetto autore, nel vedere tutto ció, ha diritto a osservare
che:
“La stretta somiglianza esistente tra certe cerimonie del culto di Agni e certi riti
della religione cattolica, è spiegabile mediante la loro origine comune. Agni, nella
condizione di Akta, o unto, suggerisce l’analogia con Cristo, mentre Maya, sua
madre, con Maria, e Twashtri, con San Giuseppe, il falegname della Bibbia.”
Il professore della facoltà scientifica dell’università di Tolosa, ha forse spiegato
qualcosa, nel dirigere l’attenzione verso ció che è palese a tutti? Ovviamente no.
Ma se, ignorando il significato esoterico dell’allegoria, non ha aggiunto niente alla
conoscenza umana, in cambio ha distrutto la fede in molti dei suoi discepoli sia nell’

63
In questo numero, vedere “La Figlia Del Soldato” del Reverendo T.G.Headley e notare la protesta disperata di questo
vero cristiano contro l’atteggiamento di accettare, letteralmente, i “sacrifici di sangue,” “l’espiazione mediante il
sangue”, ecc., nella chiesa inglese. La reazione ha inizio: un altro segno dei tempi.
“origine divina” o Cristianità e nella sua chiesa, contribuendo a incrementare il
numero dei materialisti. Sicuramente, tutti coloro che si dedicano a questi studi
comparativi, considereranno la religione occidentale solo come una copia pallida e
debole di filosofie più antiche e più nobili.
L’origine di ogni religione, inclusa quella giudeo-cristiana, è reperibile in poche
verità primordiali, nessuna delle quali è possibile spiegare separandola dalle altre,
poichè ciascuna complementa il resto in qualche dettaglio. Tutte sono, più o meno,
i raggi rifratti dello stesso Sole della verità e le loro origini vanno cercate negli
annali arcaici della religione-Saggezza, senza la cui luce i più grandi eruditi
discerneranno solo il suo scheletro coperto con maschere fantasiose che si basano,
principalmente, nei segni zodiacali personificati.
Così, una spessa patina di allegorie e di veli, i “detti oscuri” della finzione e della
parabola, copre i testi esoterici originali dai quali si compilò la versione che noi
conosciamo del Nuovo Testamento. Da dove provengono i Vangeli e la vita di Gesù
di Nazareth? Non si ha forse dichiarato, ripetutamente, che nessun cervello umano
mortale poteva aver inventato la vita del Riformatore ebraico seguita dal tremendo
dramma del Calvario? Basandoci sull’autorità della Scuola Orientale esoterica,
affermiamo che tutto ciò è di provenienza gnostica per quanto riguarda il nome
Christos e le allegorie mistico-astronomiche, mentre procede dagli scritti degli
antichi Tanaïm con rispetto al legame cabalistico di Gesù o Giosuè con le
personificazioni bibliche. Uno di questi è il nome mistico esoterico di Geova, non
l’odierno Dio immaginario degli ebrei ignoranti e profani dei loro misteri, il Dio
accettato dai cristiani ancora più ignoranti, ma il Geova composto dell’Iniziazione
pagana. I glifi e le combinazioni mistiche dei vari segni cha hanno sopravissuto
ancora oggi nei geroglifici cattolio-romani, avvalorano tutto ciò.
Gli Archivi Gnostici contenevano l’epitome delle scene precipue eseguite durante i
misteri iniziatici sin da quando esiste memoria umana. Ma perfino ciò, qualora si
affidase a pergamene cartacee, si divulgò avvolgendolo in una semi-allegoria.
Tuttavia, i Tanaïm antichi, gli Iniziati da cui i Talmudisti successivi attinsero la
saggezza della Cabala (tradizione orale), possedevano i segreti dell’idioma dei
misteri, lingua in cui i Vangeli furono scritti.64 Solo colui che ha imparato a fondo la
cifra esoterica dell’antichità, il significato segreto dei numeri, un tempo propietà
comune a tutte le nazioni, avrà la prova completa del genio palesato nella miscela
delle allegorie e dei nomi puramente egipzio-ebraici del Vecchio Testamento e
quelli degli gnostici greco-pagani, i mistici più raffinati di quei tempi. Il vescovo
Newton lo prova a se stesso in modo assai innocente, mostrando che: “San
Barnaba, il compagno di San Paolo, nella sua epistola (c. ix.), scopre […] il nome di
Gesù crocificato nel numero 318”. In sostanza, Barnaba lo discerne nel I H T
mistico greco, essendo il tau il glifo della croce. Con riguardo a ciò, un cabalista,
autore di un manoscritto non pubblicato sulla Chiave della Formazione della Lingua
dei Misteri, osserva: “Questo è semplicemente un gioco con le lettere ebraiche
Jodh, Chith e Shin, da cui deriva I H S quale monogramma di Cristo tramandato ai
giorni nostri, la cui lettura è 381, e la somma delle lettere è 318 o il numero di
Abramo e del suo Satana, di Giosuè e del suo Amalek […] e anche il numero di
Giacobbe e del suo antagonista […]. (Godfrey Higgins deposita la sua autorità nel
numero 608) […] È il numero del nome di Melchisedek, poichè il suo valore è 304
ed egli era il sacerdote del Dio supremo, i cui giorni non avevano inizio né fine.” La
soluzione e il segreto di Melchisedek sono reperibili nel fatto che: “negli antichi
Panteon, i due pianeti la cui esistenza risaliva all’eternità (eternità eonica) ed erano
eterni, erano il Sole e la Luna o Osiride e Iside, da cui deriva l’espressione: i cui
giorni non avevano inizio né fine . 304 per due dà 608. Ciò vale anche per i numeri
nella parola Seth, che era un tipo dell’anno. Esistono diverse autorità secondo le
quali: il numero 888 è applicabile al nome di Gesù Cristo che, come già dicemmo, è
l’antitesi del 666 dell’Anti-Cristo […]. Il valore costante nel nome di Giosuè era 365,
che indica l’anno solare, mentre Geova si deliziava nell’indicare l’anno lunare,
mentre nel Panteon cristiano Gesù Cristo era sia Giosuè che Geova […]”
Questa è semplicemente un’illustrazione per provare il nostro punto secondo cui:
l’applicazione cristiana del nome composto di Gesù-Cristo si basa, completamente,
sul misticismo gnostico e orientale. Era giusto e naturale che dei Cronisti come gli

64
Infatti, mentre i tre sinottici mostrano una combinazione di simbologie greche pagane ed ebraiche, la Rivelazione sta
scritta nella lingua dei misteri dei Tanaïm, il vestigio della saggezza egiziana e caldea, mentre il Vangelo di San
Giovanni è puramente gnostico.
Gnostici iniziati, che avevano fatto voto di silenzio, velassero o nascondessero il
significato finale dei loro insegnamenti più antichi e più sacri. Il diritto dei padri
della Chiesa di coprire il tutto, avvalendosi di personificazioni divine immaginarie, è
assai discutibile.65 L’Amanuense e il Cronista Gnostico non imbrogliarono a nessuno.
Ogni Iniziato alla gnosi Arcaica, sia del periodo pre-Cristiano che post-cristano,
sapeva bene il valore di ogni parola del “linguaggio dei misteri.” Del resto, questi
Gnostici, coloro che ispirarono il Cristianesimo primitivo, erano, secondo Gibbon: “i
più colti, i più eruditi e i più ricchi del Cristianesimo.” Né essi e né i loro seguaci più
umili correvano il rischio di accettare un’ermeneutica letterale dei loro testi. Ma la
cosa cambia con le vittime degli artefici di ciò che ora chiamiamo Cristianesimo
ortodosso e storico. I loro successori sono stati tutti fatti cadere negli errori degli
“stolti Galati” che Paolo rimprovera dicendo loro che (Galat. iii., 1-5), avendo
iniziato (a credere) nello Spirito (di Christos), “finirono con credere nella carne”: un
Cristo corporeo. Del resto, questo è il vero significato della frase greca: 66
“    .” È sufficientemente chiaro a tutti,
eccetto ai dogmatici, che Paolo era uno gnostico, un fondatore di una nuova setta
della gnosi la quale riconosceva, analogamente a tutte le altre sette gnostiche, un
“Cristo-Spirito”, benchè si opponesse ai suoi rivali, le sette nemiche. È altrettanto
chiaro che gli insegnamenti di Gesù, in qualsiasi momento storico abbia vissuto,
potevano essere scoperti solo nelle dottrine gnostiche. Ma sin dall’inizio, i
falsificatori che deteriorano lo Spirito nella materia, degradando così la nobile
filosofia della Religione-Saggezza primordiale, presero ampie precauzioni contro
tale scoperta. Infatti, Eusebio ci racconta (H. E., iv., 7) che la Chiesa ordinò di
bruciare tutti i 24 volumi delle interpretazioni dei Vangeli di Basilide che Clemente
describe come: “il filosofo devoto alla contemplazione delle cose Divine.”

65
Pretendere, da parte dei cristiani, di possedere l’autorità Divina, si basa sul credo ignorante che il Cristo mistico
poteva diventare e diventò una Persona, mentre la gnosi dimostra che il Cristo di carne è semplicemente una
rappresentazione contraffatta dell’uomo trans-corporeo. Pertanto, la rappresentazione storica è, e sempre dev’essere,
una maniera fatale di falsificare e di screditare la Realtà Spirituale.” (G. Massey, “Il Cristianesimo Gnostico e Storico.”)
66
Se analizziamo questa frase vediamo che significa: “Voi che, al principio vi dirigevate al Cristo-Spirito, ora finite per
credere in un Cristo di carne”, oppure non vuol dire niente. Il verbo  non significa “diventare perfetto”, ma
“finire in una situazione”, diventando tale. La lotta che durò tutta la vita tra Paolo, Pietro e gli altri e ciò che egli dice
della sua visione di un Cristo Spirituale e non del Gesù di Nazaret, vedere gli Atti, sono numerose prove di ciò.
Siccome queste Interpretazioni si scrissero in periodi in cui i Vangeli odierni non
esistevano ancora,67 ecco una buona prova che l’Evangelo, le dottrine che
l’Apostolo Matteo e Glauco, il discepolo di Pietro ( Clemente Al. “Strom.” Vii. 7, 106),
consegnarono a Basilide, devono aver differito ampiamente dal Nuovo Testamento.
Allo stesso tempo, queste dottrine non si possono giudicare ricorrendo ai loro
racconti sfigurati che Tertulliano lasciò alla posterità. Eppure, perfino quel poco che
divulga questo fanatico settario, mostra che le dottrine gnostiche principali e quelle
della Dottrina Segreta orientale, sono identiche nella loro terminologia particolare e
nelle loro personificazioni. Infatti, Tertulliano, parlando di Basilide, che, secondo
Clemente di Alessandria era: “il filosofo teosofico pio e simile a un dio”, esclama:
“Dopo questo, giunse Basilide, l’eretico.68 Affermava l’esistenza di un Dio Supremo
chiamato Abraxas, il creatore della Mente (Mahat) che i greci denominano Nous. Da
questo emanò la Parola; dalla Parola, la Provvidenza; dalla Provvidenza, la Virtù e
la Saggezza; da queste due si crearono le Virtù, i Principati69 e i Poteri da cui
procedette una produzione e un’emissione infinita di angeli. In realtà, tra gli angeli
inferiori e gli artefici di questo mondo, egli colloca, ultimo fra tutti, il dio degli ebrei
al quale nega di essere Dio stesso, affermando che è solo uno degli angeli.” 70
(“Iside Svelata”, secondo volume).
Un’altra autorità, niente meno che San Geronimo (o Hieronimo), fornisce una prova
ulteriore per corroborare l’affermazione secondo cui il Vangelo di Matteo nei testi
greci usuali, non è il vangelo originale scritto in ebraico. Il sospetto di
antropomorfizzare, gradualmente e consciamente, il principio Cristico sin dall’inizio,
diventa una convinzione non appena ci familiarizziamo con una certa confessione
nel libro ii. dell’opera “Commentario a Matteo” di Geronimo. In esso discerniamo le
prove di una sostituzione deliberata dell’intero vangelo e quello del Canone odierno

67
Vedere “Religione Supernaturale”, vol ii., cap. su “Basilide.”
68
In “Iside Svelata” si domandò se la chiesa di Roma non avesse considerato eretiche le idee del Vescovo Frigio
Montano. È straordinario notare con che facilità quella chiesa incoraggia l’abuso di un eretico, Tertulliano, contro un
altro eretico, Basilide, quando l’abuso facilita il suo obiettivo.
69
Forse Paolo non parla di “Principati e di Poteri nei luoghi celestiali” (Efesini iii., 10; I, 20) confessando che ci sono
molti dei e molti Signori (Kurioi)? E anche angeli, poteri (Dunameis) e Principati? (Vedere I Corinzi vii., 5; e l’Epistola
ai Romani, viii, 38.)
70
Tertulliano: “Prescritto”. Geovà, che nella Cabala è semplicemente uno Sefiroto, il terzo potere della sinistra tra le
emanazioni (Binah), è stato indubbiamente elevato alla dignità del Dio Unico Assoluto, solo grazie a
un’argomentazione notevolmente cavillosa e ingannevole. Perfino nella Bibbia è soltanto uno degli Elohim (vedere
Genesis, cap. iii., v. 22, “Il Signore Iddio” non fa alcuna differenza tra lui e gli altri.)
dev’essere, evidentemente, stato riscritto da questo Padre della Chiesa troppo
zelante.71 Egli dice che le “loro Signorie”, i Vescovi Cromazio e Eliodoro lo inviarono,
verso la fine del quarto secolo, a Cesarea, con la missione di paragonare il testo
greco (l’unico in loro possesso), con la versione ebraica originale che i Nazareni
conservavano nella loro biblioteca e tradurla. Così fece, ma protestando, in quanto
dice che l’Evangelo “mostrava dei temi non edificanti ma distruttivi.”72 La
distruzione di che? Evidentemente, del dogma secondo il quale Gesù di Nazaret e il
Christos sono uno, da cui ne deriverebbe la “distruzione” della religione
recentemente ideata.73 Nella stessa epistola, il Santo (che consiglia ai suoi accoliti di
ammazzare i padri, calpestare i seni che li nutrirono camminando sui corpi delle
loro madri, qualora i genitori costituissero un ostacolo tra i loro figli e Cristo),
riconsoce che Matteo non desiderava che il suo vangelo fosse scritto apertamente,
pertanto, il manoscritto era segreto. Ma pur ammettendo che il vangelo “fu scritto
in caratteri ebraici e olografo (di Matteo)”, altrove si contraddice e assicura alla
posterità che era stato rimaneggiato e riscritto da un discepolo di Manicheo che si
chiamava Seleuco, ragion per cui “l’udito della chiesa rifiutò, propiamente, di
sentire.” (“Commentario a Matteo” Geronimo, libro ii., c.xii., 13.)
Non c’è da meravigliarsi se il significato dei termini Chrestos e Christos e la loro
applicazione a “Gesù di Nazaret”, un nome coniato da Joshua il nazzaro, ora è
diventato lettera morta per tutti, ad eccezione degli Occultisti non cristiani, poichè
perfino i cabalisti non hanno nessun dato originale di cui avvalersi. Le mani
cristiane hanno rimodellato lo Zohar sfigurandolo e se non fosse per una copia di “Il
Libro Dei Numeri Caldeo”, non ci resterebbero che dei racconti ingarbugliati. Che i
nostri fratelli, i così detti cabalisti cristiani inglesi e francesi, molti dei quali sono
teosofi, non protestino con troppa veemenza, poichè questa è storia (vedere
Munk). La dichiarazione che ancora oggi alcuni orientalisti tedeschi e dei critici
moderni sostengono, secondo la quale l’esistenza della Cabala risale solo al periodo
71
Questa è storia. Fino a che punto arrivò la riscrittura e la rimaneggiatura dei frammenti gnostici originali che ora
sono divenuti il Nuovo Testamento, è deducibile dalla lettura di “La Religione Supernaturale”, di cui si sono pubblicate
ventidue edizioni, se non mi sbaglio. La cornucopia di autorità che lo scrittore presenta è semplicemente spaventosa. La
sola lista dei critici biblici inglesi e tedeschi sembra interminabile.
72
I dettagli principali li riportiamo in “Iside Svelata”, vol. II., pag. 180-183, ecc. In realtà, la fede nell’infallibilità della
chiesa dev’essere completamente cieca o non potrebbe essersi sottratta all’uccisione e quindi alla morte.
73
Vedere Geronimo: “De Viros,” illust. Cap. 3; Olshausen: “Neuen Text,” pag. 32. Il testo greco del Vangelo di Matteo
è l’unico in uso e in possesso della Chiesa.
dell’ebreo spagnolo Moses de Leon, a cui è rivolta l’accusa di aver forgiato questo
pseudografo nel tredicesimo secolo, è tanto sciocca come l’altra secondo la quale,
tutte le opere cabalistiche in nostro possesso, sono originali come lo erano quando
il Rabbino Simeon Ben Jochaï presentó le “tradizioni ai suoi figli e seguaci.”
Nessuno di questi libri è rimasto pristino e nessuno si è sottratto alla manipolazione
di mani cristiane, come dimostra Munk, uno dei critici più eruditi ed abili del suo
tempo con rispetto a questo tema, il quale protesta, come lo facciamo noi, contro
la supposizione che è un documento contraffatto post-cristiano:
“È evidente che l’autore si avvalse di antichi documenti tra i quali alcuni Midraschim
o collezioni di traduzioni e esposizioni bibliche di cui ora non siamo in possesso.”
In seguito, citando Tholuck (1. C. pag. 24 e 31), aggiunge:
“Per quanto ne sappiamo, Haya Gaon, che morì nel 1038, fu il primo autore a
sviluppare la teoria degli Sefiroti, dando loro i nomi che in seguito i cabalisti
usarono: (Tellenik, Moses ben Schem Tob di Leon, pag. 13, nota 5). Questo
dottore, il quale ebbe un rapporto intimo con i saggi cristiani siriani e caldei , potè
conoscere, grazie ad essi, alcuni scritti gnostici.”
Orbene, questi “scritti gnostici” e dottrine esoteriche passarono, integralmente,
nelle opere cabalistiche con maggiori interpolazioni di quelle ora reperibili nello
Zohar. Munk prova tutto ciò molto bene. Attualmente, la Cabala è cristiana e non
ebrea.
----------Così, dovuto a diverse generazioni di Padri della chiesa assai zelanti e
sempre intenti a distruggere i documenti antichi, preparando dei nuovi passaggi per
interpolarli in quelli che riuscirono a sopravvivere, i resti delle scritture gnostiche, la
progenie legittima della Religione-Sagezza Arcaica, sono dei semplici frammenti
irriconoscibili. Ma una particella di oro genuino risplenderà per sempre e,
nonostante la deformazione dei racconti lasciati da Tertulliano e Epifanio delle
Dottrine degli “Eretici”, un occutista può rintracciarvi delle reliquie di quelle verità
primordiali una volta universalmente impartite durante i misteri dell’Iniziazione. Tra
le altre opere contenenti delle allegorie assai suggestive, abbiamo ancora i così
detti Vangeli Apocrifi e l’ultima preziosa reliquia scoperta della letteratura gnostica,
un frammento chiamato “Pistis-Sophia”, “Conoscenza-Saggezza.”
Nel mio prossimo articolo sul carattere Esoterico dei Vangeli, spero di poter
dimostrare che le persone intente a tradurre Pistis con il termine “Fede”, si
sbagliano di grosso. La parola “fede”, come grazia, o qualcosa in cui credere
ricorrendo alla fede --------irrazionale o cieca, è una parola che risale solo al periodo
del Cristianesimo. Paolo non l’ha mai usata in questo senso nelle sue Epistole e
Paolo era, innegabilmente, un Iniziato.

LA STELLA A CINQUE PUNTE


[Estratto dalla Rivista “Theosophist”, Vol. II., Numero 11, Agosto 1881, pagina 240-
241]
[Il seguente commento, H.P.Blavatsky lo scrisse dopo aver ricevuto una lettera di S.
T. Venkatapaty, il quale affermava di aver usato con successo la stella di cinque
punte, disegnata su un foglio di carta e con suscritto il nome di un dio indù, per
curare o lenire l’effetto della puntura di uno scorpione]
Recentemente, l’ufficio del “The Theosophist” ha ricevuto numerose lettere relative
alla efficacia del misterioso Pentragramma. Forse i nostri lettori orientali non sono al
corrente della grande importanza che i cabalisti di occidente attribuiscono a quel
segno, e pertanto, sembra essere necessario prenderlo in considerazione, visto che
è affiorato con prominenza all’attenzione dei nostri lettori. Analogamente alla stella
a sei punte, che rappresenta il macrocosmo, la stella a cinque punte ha il suo
profondo significato simbolico, poiché rappresenta il microcosmo. La stella a sei
punte, il “triangolo doppio” composto da due triangoli intrecciati, ripsettivamente
bianco e nero, il simbolo della Società Teosofica e conosciuto come il “Sigillo di
Salomone” in Europa, ed un “Simbolo di Vishnu” in India, rappresenta lo spirito e la
materia universali. Un punto bianco simbolizza lo spirito che ascende verso il cielo,
mentre il punto del triangolo nero protende verso la terra. Il pentagramma
rappresenta, inoltre, lo spirito e la materia, però solo la loro manifestazione sulla
terra. Essendo l’emblema del microcosmo (o “l’universo in miniatura”), riflette
fedelmente in sé il macrocosmo (il grande cosmo), per cui è il simbolo della
supremazia dell’intelletto umano o dello spirito sulla materia bruta.
La maggior parte dei misteri della magia cabalistica o cerimoniale, i simboli gnostici
e tutte le chiavi cabalistiche della profezia, sono riassunte in quel Pentragramma
eccentrico che i praticanti della Cabala caldeo-ebraica, considerano come lo
strumento magico più potente. Nell’evocazione magica, durante la quale la minima
esitazione, il più piccolo errore o omissione, risulta fatale per l’operatore, la stella si
trova sempre sull’altare con l’incenso, altri oboli e sotto il treppiedi della
invocazione. I cabalisti ci informano che, a seconda della posizione dei suoi punti,
“invoca gli spiriti buoni o malefici, espellendoli, trattenendoli o catturandoli.” “Le
qualità occulte sono causate dall’azione degli spiriti elementali”, dice la “Nuova
Enciclopedia Americana” sotto la voce “Magia”, usando, quindi, l’aggettivo
“Elementale” per certi spiriti; termine per la cui invenzione gli spiritisti accusano i
teosofi, benché la suddetta enciclopedia fu pubblicata venti anni prima della nascita
della Società Teosofica. “Questa immagine misteriosa (la stella di cinque punte),
deve essere consacrata dai quattro elementi, vi si deve respirare sopra, va
spruzzata con aqua ed asciugata nel fumo di profumi preziosi. Poi le si sussurrano i
nomi dei grandi spiriti come Gabriele, Raffaele, Orfiele e le lettere del tetragramma
sacro e di altre parole cabalistiche che poi si incidono su di essa in modo
prodigioso’, secondo quanto aggiunge la enciclopedia, copiando la sua informazione
dai libri dei vecchi cabalisti medioevali e delle opere più moderne di Eliphas Levi,
vedi “Il Dogma ed il Rituale dell’Alta Magia.” Un cabalista moderno londinese,
definendosi un “Adepto”, scrive a un giornale spiritista di Londra deridendo la
teosofia orientale; se potesse, vorrebbe asservirla alla cabala ebraica con la sua
angeologia e demonologia caldeo-fenicia. Forse questo nuovo Cagliostro
spiegherebbe il potere e l’efficacia della “stella a cinque punte” mediante
l’interferenza dei buoni “geni” da lui evocati. Quei jinns che, analogamente a
Salomone, ha apparentemente imbottigliato, sigillando l’apertura del vaso, con il
“Sigillo di Salomone” che quel sovrano copiò bassamente dal simbolo indiano di
Vaishnava, insieme ad altre cose che estrasse dall’Ophir non meno mitiche, sempre
nel caso in cui i suoi battelli abbiano realmente raggiunto quelle sponde. Ma la
spiegazione che i teosofi offrono relativa al successo occasionale nel lenire la
puntura dello scorpione, mediante l’uso del Pentagramma, un successo che,
conoscendo la causa che lo produce può diventare, per alcune persone,
permanente e sicuro, è un poco meno soprannaturale e respinge ogni teoria
dell’azione dello “Spirito”, a prescindere dal fatto che questi spiriti siano umani o
elementali. È vero, la forma a cinque punte della stella ha qualcosa a che fare con
ciò, come spiegheremo, pero dipende ed è completamente sottoposta all’agente
principale nell’operazione, l’alfa e l’omega della forza magica è la VOLONTÀ UMANA.
Tutti gli accessori della magia cerimoniale: i profumi, gli abiti, i geroglifici iscritti, le
cerimonie ridicole, vanno bene solo per i principianti, per il neofita, i cui poteri
vanno sviluppati, il cui atteggiamento mentale durante le operazioni, definito, e la
sua VOLONTÀ, educata, concentrandola su tali simboli. L’assioma cabalistico,
secondo il quale il mago può diventare il signore degli Spiriti Elementali solo se li
supera nel coraggio e nell’audacia nei loro elementi, ha un significato allegorico. Gli
ierofanti inventarono le prove terribili dell’iniziazione ai misteri antichi per mettere
alla prova la forza morale e l’intrepidezza del candidato. Pertanto, il neofita che
aveva dimostrato di essere audace nell’acqua, nel fuoco, nell’aria e nei terrori
dell’oscurità più profonda, veniva riconosciuto come colui che era diventato il
signore delle Ondine, delle Salamandre, delle Silfidi e degli Gnomi. Li aveva
“obbligati ad obbedirgli” e “poteva evocare gli spiriti” poiché, avendo studiato ed
avendo acquisito dimestichezza con la essenza ultima della natura occulta o celata e
con le proprietà rispettive degli Elementi, poteva produrre a volontà le
manifestazioni più meravigliose o i fenomeni “occulti” combinando tali proprietà,
combinazioni finora sconosciute al profano poiché la scienza progressiva ed
exoterica, la quale procede lentamente e con cautela, può presentare le sue
scoperte solo una alla volta in ordine successivo, visto che finora non si è degnata
di imparare da coloro che hanno afferrato tutti i misteri della natura molte epoche
orsono. Essa, a forza di indagare, ha scoperto ed ha carpito molti segreti della
magia antica, eppure, ancora non le vuole dare nessun credito, nemmeno per ciò
che è stato provato che era oggetto di conoscenza degli scienziati o “Adepti” antichi
esoterici. Ma non dobbiamo esulare dal tema, per cui torniamo alla influenza
misteriosa del Pentagramma.
“Che vi è in un simbolo?” Si chiederà il lettore. “Niente di più di quello che c’è in un
nome”, risponderemo; niente, eccetto quello che abbiamo menzionato
anteriormente, agevola la concentrazione della attenzione, mettendo a fuoco la
VOLONTÀ dell’operatore in un certo punto. Il fluido magnetico o mesmerico che
sgorga dalle estremità delle dita della mano che traccia la figura, è ciò che cura o
per lo meno arresta il dolore acuto, paralizzando i nervi, e non la figura stessa. Ma
esistono delle persone, versate in ciò, che sono in grado di dimostrare che la stella
di cinque punte, i cui punti rappresentano i cinque arti o quei canali umani come la
testa, le due braccia e le due gambe, dai cui sgorgano con maggior forza le correnti
mesmeriche, allora, il semplice tracciare quella figura (che risulta essere più efficace
se si fa con le estremità delle mani, piuttosto che con l’inchiostro, il gesso o la
matita), coadiuvato da un intenso desiderio di lenire il dolore, spesso indurrà
l’emissione inconsapevole del fluido curativo da queste estremità con più intensità
che se fosse altrimenti. La fede riposta nella immagine, si trasforma in una volontà
intensa e quest’ultima in energia. L’energia, da qualsiasi sentimento o causa
provenga, sicuramente rimbalzerà da qualche parte, colpendo il luogo con più o
meno forza ed è abbastanza naturale che tale luogo sarà il posto su cui al momento
si concentra l’attenzione dell’operatore. Da qui deriva la cura che il mesmerizzatore
ignaro, attribuisce al PENTAGRAMMA. Schelly esprime una verità quando osserva:
“benché la magia, generalmente, non sia più oggetto di seria attenzione [...] ha
una storia che la collega, da un lato, ai temi più elevati del simbolismo, della
teosofia e della scienza primitiva, e dall’altro, alle illusioni ridicole o tragiche delle
molteplici forme di demonomania [...] Nella mitologia greca si incontravano le
rovine di una intelligenza superiore e perfino di un sistema perfetto che andava
molto più in là dell’orizzonte presentatoci dalla maggior parte degli annali antichi
[...] e porzioni dello stesso sistema possono essere scoperti nella cabala ebrea [...]”
Questo “sistema perfetto”, ora si trova nella mani di pochi adepti in oriente. I
dogmatici possono disputare la leggitimità della “Magia”, ma la sua realtà quale arte
e specialmente, quale scienza, è indubitabile. Nemmeno la Chiesa Cattolica Romana
ne dubita, benché il suo timore che diventi un testimone terribile contro la
leggitimità del suo ascendente, la obbliga a sostenere l’argomento che i suoi
fenomeni sono il frutto degli spiriti maligni o degli “angeli caduti.” In Europa ha
ancora “pochi professori ed adepti dotti e rispettabili”, secondo l’ammissione della
enciclopedia citata anteriormente. Possiamo aggiungere che in tutto il mondo
“Pagano”, la sua realtà è ammessa quasi universalmente ed i suoi esperti sono
numerosi, benché cerchino di sottrarsi all’attenzione del mondo scettico.

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