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LA MECCANICA DEL MOVIMENTO

TTD lezione 16/03/21 Professoressa Scarfo


MOVIMENTO= cambiamento nella posizione di un corpo da un punto all'altro.
Affinchè ci sia un movimento, deve esserci il tempo e lo spazio che sono due variabili
imprescendibili per potersi muovere.
I movimenti sono di diverso tipo:
• lineare
• angolare
• generale (combinazione tra le due precedenti)

Il movimento LINEARE è detto anche traslazione e avviene quando tutti i punti di un corpo o un
oggetto si muovono della stessa distanza, nella stessa direzione e nello stesso tempo.
In questo tipo di movimento, che sia di natura rettilina o che sia di natura curvilinea non vi è una
rotazione attorno a nessun asse del corpo stesso, avviene SOLAMENTE una traslazione.

La traslazione può essere di natura rettilinea quando tutti i punti di un corpo o di un oggetto si
muovono lungo una linea retta in maniera tale che:
• la direzione del moto non cambia;
• l'orientamento dell'oggetto non cambia;
• tutti i punti dell'oggetto si muovono della stessa distanza.

La traslazione curvilinea invece avviene quando tutti i punti di un corpo o di un oggetto si


muovono in maniera tale che:
• l'orientamento dell'oggetto non cambia;
• tutti i punti dell'oggetto si muovono della stessa distanza;
• la direzione del moto cambia continuamente.

( Nella prima linea abbiamo una traiettoria rettilinea e


quindi la direzione del corpo del cubetto non cambia,
mentre nella seconda linea con immagine di una traiettoria
curvilinea, in ogni istante di tempo la direzione del cubetto
cambia completamente).

GRAFICO SPAZIO-TEMPO (moto rettilineo)

(la pendenza della curva indica la VELOCITÀ)


Questo grafico spazio-tempo NON fa vedere la traiettoria
dell'oggetto, ma indica la variazione del corpo nello spazio
in ogni istante di tempo.
La pendenza della curva indica la velocità del corpo stesso,
(La pendenza maggiore è indice di velocità maggiore,
questo perchè il punto nello spazio si muove molto a parità
di tempo e quindi anche la pendenza minore è indice di
velocità minore).
GRAFICO SPAZIO-TEMPO (moto curvilineo)

(descritto da una parabola)


Affinchè ci sia un cambiamento di direzione c'è
bisogno di un accelerazione, questo avviene
grazie al principio d'inerzia (primo principio
della dinamica).
PRINCIPIO D'INERZIA= un corpo continuerà
a muoversi di moto rettilineo uniforme, o
rimarrà in stato di quiete, se non è soggetto a
forze esterne (la forza implica anche un
accelerazione).
Quindi, in modo che ci sia un cambiamento della direzione del mio oggetto abbiamo bisogno di un
accelerazione che modifichi questa direzione.
Ed è per questo che il moto curvilineo non è un moto uniforme, bensì è un moto non uniforme,
ovvero che c'è un accelerazione che agisce su di esso e permette una variazione della direzione del
corpo stesso.

Il movimento ANGOLARE, viene anche chiamato rotazione o movimento rotatorio.


Accade quando tutti i punti di un corpo o di un oggetto si muovono:
• lungo una circonferenza (o parte di essa)
• attorno allo stesso o asse di rotazione che può essere reale o immaginario (questo è il
concetto che contraddistingue quuesto movimento dal movimento curvilineo).

-qua non avviene una rotazione attorno all'asse, -qua il il corpo si muove lungo una
in questo caso l'asse è della ruota della bicicletta; circonferenza ma abbiamo anche una
rotazione attorno ad un asse che in questo è
un asse centrale;
Per il moto angolare non può essere utilizzato il grafico spazio-tempo per descrivere il movimento,
quindi utiliziamo un altro metodo: ovvero una circonferenza (o parte di essa) e abbiamo anche una
velocità angolare che è quella che descrive la velocità del mio punto, in ogni istante di tempo.
Data dal rapporto dalla distanza percorsa dal punto e il tempo impiegato a percorrere tale distanza
=velocità angolare media.

Il movimento GENERALE invece, è la combinazione del movimento lineare e di quello angolare:


la combinazione dei movimenti angolari dei nostri arti può produrre un movimento lineare di uno o
più parti del corpo.
Es: deambulazione (nel caso della gamba in movimento dal ginocchio in giù).

BIOMECCANICA DELL'APPARATO LOCOMOTORE


È la scienza che esamina le forze operanti sul sistema stesso (carichi esterni, forze muscolari e
carichi articolari) e gli effetti prodotti da tali forze (movimenti, deformazioni e cambiamenti
biologici nei tessuti).
Si parla di biomeccanica perchè anche nell'apparato locomotore abbiamo delle strutture meccaniche
che sono rappresentate dalle ossa e dalle articolazioni e abbiamo un motore che sono i muscoli.
I muscoli sono in grado di trasformare l'energia chimica (prodotta dai vari tipi di metabolismo) in
energia meccanica per compiere il lavoro richiesto.
Le ossa, articolazioni e muscoli sono collegati da alcune strutture:
• tendini
• legamenti
TENDINI= strutture poco elastiche, molto robuste, trasportano (trasmettono) la forza sviluppata dai
muscoli nei punti di inserzione sulle ossa.

LEGAMENTI= strutture che si inseriscono tra due o più ossa contigue, scavalcando l'articolazione,
tengono unite le ossa permettendo movimenti adeguati.
I movimenti dell'apparato locomotore avvengono secondo degli ASSI e dei PIANI di riferimento:
• asse longitudinale, linea immaginaria con direzione
supero-inferiore (cranio-caudale);
• asse trasversale, linea con direzione destra-sinistra
(medio-laterale);
• asse sagittale, linea con direzione antero-postertiore.

• Piano sagittale (mediano): è per definizione quello che


divide il corpo in due parti simmetriche, una destra e
l'altra sinistra ed è attraversato perpendicolarmente
dall'asse trasversale (possiamo avere numerosi piani
paralleli ad esso=i parasagittali);
• piano frontale (coronale): divide il corpo in due parti,
una anteriore e l'altra posteriore e forma un angolo retto
con il piano sagittale. Esso è attraversato
perpendicolarmente dall'asse sagittale che si sviluppa in
senso antero-posteriore;
• piano trasversale (orizzontale): taglia il corpo a diverse
altezze, ma è sempre perpendicolare ai piani sagittale e
frontale. Esso è attraversato perpendicolarmente dall'asse
longitudinale.

PRINCIPALI MOVIMENTI DEL CORPO


• Estensione: passaggio degli arti o del busto da una posizione breve o semibreve ad una
lunga, in attitudine di sospensione, lungo il piano sagittale;
• Flessione: passaggio degli arti o del busto da una posizione lunga ad una breve o semibreve,
in attitudine di sospensione, lungo il piano sagittale.
• Abduzione: movimento di un segmento corporeo (arti superiori o inferiori) che si allontana
dalla linea mediana del corpo lungo il piano frontale;
• Adduzione: movimento di un segmento corporeo che si avvicina alla linea mediana del
corpo lungo il piano frontale.

Movimenti angolari:
• Rotazione: movimento di una parte del corpo attorno al proprio asse;
• Circonduzione: movimento per cui un segmento descrive un cono ad apice corrispondente al
capo articolare.

ROTAZIONE CIRCONDUZIONE

• Pronazione: movimento di rotazione verso l'interno (intrarotazione);


• Supinazione: movimento di rotazione esterna.
(principalmente sono collegati ai movimenti delle mani e dei piedi)

L'asse longitudinale del piede è quello che va dalla punta del piede fino al calcagno.
La pronazione e la supinazione sono dei movimenti di rotazione che avvengono attorno a questo
asse.
La pronazione è una rotazione verso l'interno del piede, mentre la supinazione è una rotazione verso
l'esterno del piede (lungo l'asse longitudinale del piede).

Nella mano l'asse longitudinale è quella che va dalla punta delle dita fino al polso, il movimento di
pronazione della mano è il movimento che permette di rivolgere il palmo della mano verso il basso
(rotazione interna della mano).
Mentre la supinazione è il movimento (di rotazione esterna della mano) e mi permette di rivolgere il
palmo della mano verso l'alto.
STATICA E DINAMICA DEL CORPO UMANO
• Forze interne
• Forze esterne
Le forze esterne a cui il corpo umano è soggetto sono molto caratteristiche: la prima forza è la forza
peso.
Per la seconda legge della dinamica la forza è data dalla massa per accellerazione. (F=mxa)
Nel caso della forza peso, la massa è data dal mio corpo e l'accellerazione è l'accellerazione di
gravità. (FORZA PESO= massa corporea x accellerazione di gravità)
9,8m al secondo quadrato (accellerazione di gravità) x la massa= descrive la forza che si scrive in
newton.

FORZE ESTERNE: le forze vincolari


• vincolo: (per definizione) oggetto che impedisce ad un corpo di compiere un movimento;
• forze vincolari: forze esercitate dai vincoli nella condizione di equilibrio.

La ragazza e il gatto non solo sono soggetti alla loro


forza peso ma anche alla forza vincolare data dal
pavimento (in questo caso), rimarranno entrambi fermi
se la risultante delle forze che agiscono su questi corpi
è uguale a zero, detta condizione di equilibrio dei corpi.

FORZE INTERNE: leve e muscoli


Il sistema muscolo-scheletrico ha funzionamento analogo ad un sistema di azionamento a leve.
LEVA= è una macchina semplice che trasforma l'energia, costituita da una struttura rigida che
ruota facendo perno su un punto fisso detto fulcro.

A questa struttura rigida vengono applicate 2 forze:


• forza RESISTENTE, detta resistenza della leva (R)
• forza MATRICE, detta potenza della leva (P)
Nella figura abbiamo: il fulcro (il perno) dove
ruota questo sitema rigido,
una potenza che è la forza applicata su questo
sistema di leve, con un braccio della potenza
(bp), una resistenza alla forza motrice
applicata dove bisogna considerare anche qui
il braccio però della resistenza (br). La
distanza fra il fulcro e le 2 forze (R) e (P) è
importante perchè determinano le varie
tipologie di leve che posso rappresentare
all'interno del corpo e determinano la
vantaggiosità di una leva.

Affinchè ci sia un equilibrio la risultante delle forze


applicate sulla leva deve essere uguale a 0.
Rb*R=Pb*P formula che fa capire la condizione di
equilibrio dove abbiamo un uguaglianza tra il prodotto della
resistenza per il proprio braccio e il prodotto della potenza
per il proprio braccio.
RICORDA: affinchè ci sia una condizione di equilibrio la sommatoria delle forze applicate sul
sistema deve essere uguale a 0.

LE LEVE NEL CORPO UMANO


I muscoli, unitamente ai segmenti scheletrici sui quali si inseriscono, danno luogo a leve simili a
quelle della meccanica:
• La potenza= forza applicata (AF) esercitata dal muscolo;
• La resistenza (R)= segmento anatomico che deve essere spostato;
• Il fulcro (F)= articolazione
Tutte le volte che c'è un movimento all'interno del nostro corpo, si produce una leva che può essere
di primo, di secondo o di terzo genere.

Le leve di primo genere sono quelle in cui il fulcro si trova tra il punto di applicazione della forza e
la resistenza (il fulcro si deve trovare nel mezzo, anche se non in modo preciso, per essere una leva
di primo tipo).

Le leve di primo genere possono essere di natura:


• vantaggiosa: se il braccio della forza è maggiore di quello della resistenza (quindi il fucro si
trova più vicino alla resistenza, quindi è vantaggioso dal punto di vista meccanico perchè si ha un braccio della
potenza maggiore);
• svantaggiosa: se il braccio della forza è minore di quello della resistenza (in questo caso la leva
è sbilanciata dal punto di vista della resistenza, quindi per azionare il sistema devo applicare una forza
maggiore);
• in equilibrio: quando la forza applicata e resistenza si equivalgono.

Nel nostro corpo, una leva di primo genere è data dall'articolazione Atlanto-occipitale, perchè il
fulcro si trova nel mezzo tra la potenza (data dai muscoli a livello della colonna) e la resistenza
(data dal peso della testa) e il movimento che si produce è flesso-estensione del capo.
Es: dire SI con la testa.

LEVE DI SECONDO GENERE

Hanno la resistenza tra il punto di applicazione della


forza ed il fulcro.
È una leva sempre vantaggiosa: bp>br (braccio della
potenza>braccio della resistenza)
Un esempio di leva di secondo genere è quella che si
applica durante il movimento dell'appoggio
sull'avampiede perchè qui il fulcro è dato dalle
articolazioni metatarso-falangee, la resistenza è data
dalla forza peso del corpo, mentre la potenza è data dai muscoli del polpaccio che si utilizzano per
mettersi sulle punte.

LEVE DI TERZO GENERE


La forza applicata si trova tra la resistenza ed il fulcro.
È una leva sempre svantaggiosa: bp<br
affinchè questo sistema possa muoversi devo applicare una
potenza maggiore della resistenza perchè bisogna vincere il
vantaggio meccanico che ha la resistenza (in questo caso).
Una leva di terzo genere è quella che si ha quando si
applica un movimento di flessione dell'avambraccio sul
braccio dove abbiamo un fulcro che non è altro che
l'articolazione del gomito, la potenza è il bicipite, mentre la
resistenza è data dalla forza peso di un carico (come può
essere una palla), in questo caso si vede come ci sia un braccio della potenza piccolo rispetto a
quello della resistenza.

MECCANICA DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE


La tensione muscolare è la forza esercitata dal muscolo/area di sezione (N/m*2). (tra netwon e area di
sezione).
Il carico è la forza esercitata da un peso(o anche resistenza) sul muscolo.
In un muscolo scheletrico in contrazione, le miofibrille all'interno delle fibre muscolari generano
una tensione interna.
Tale tensione viene trasferita agli elementi elastici in serie (EES) del muscolo (fibre dell'endomisio,
perimisio, epimisio, e tendini). Quindi tutto ciò che avvolte il muscolo e il tendine.
La tensione degli EES è conosciuta come tensione esterna.

RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA DEL SARCOMERO:

CC:componente contrattile data dal


sarcomero
EEP: elementi elastici in parallelo
che avvolgono la parte contrattile
EES:elementi elastici in
serie=tendini

Abbiamo una tensione interna che viene sviluppata dalle componenti contrattili del sarcomero
stesso (all'interno delle miofibrille), che viene distribuita agli elementi elastici del sarcomero o fibra
muscolare, come ad esempio il tendine.

RELAZIONE LUNGHEZZA-TENSIONE

La tensione sviluppata dal muscolo durante la contrazione dipende dalla lunghezza a cui si trovano
le fibre muscolari quando inizia la contrazione.
La tensione è divisibile in 2 componenti:
• Tensione passiva: si sviluppa durante l'allungamento del muscolo, è quindi funzione della
lunghezza e dipende dalle componente elastica del muscolo.
• Tensione attiva: si sviluppa durante la contrazione volontaria del muscolo;
Tensione totale: T attiva+T passiva
Lunghezza a riposo (resting length): lunghezza del
muscolo a riposo, il muscolo quando è fermo si
trova ad una detarminata lunghezza.
Tensione passiva (passive tension): pressione che
si sviluppa allungando il muscolo, aumenta a
partire da una lunghezza di equilibrio del muscolo
stesso (minore della lunghezza a riposo); Stirando
il muscolo ho una maggiore tensione passiva. Più
il muscolo è elastico e maggiore è l'allungamento e
quindi anche la tensione passiva.
Tensione attiva (active tension): aumenta a partire
dalla lunghezza di equilibrio, raggiunge il
massimo alla lunghezza a riposo e diminuisce a
lunghezze superiori.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La tensione attiva dipende dalla lunghezza del sarcomero che condiziona il numero di interazioni
actina-miosina.
Alla lunghezza del muscolo a riposo ho il massimo numero
di interazioni tra actina e miosina e quindi la massima
tensione attiva che posso sviluppare.
A lunghezze maggiori o minori, minore numero di
interazioni, minore tensione sviluppata; Non si hanno mai
interazioni uguali (per via della posizione fra actina e
miosina).

Es: bicipite. (fatto da un ragazzo)


La massima forza sta quando l'avambraccio è messo a 90°
rispetto all'omero, allungando il braccio (esteso) e il
muscolo non si ha la lunghezza di riposo e quindi non
possiamo avere una forza massimale, stessa cosa al
contrario: se abbiamo una flessione dell' avambraccio sul braccio, il muscolo è accorciato e non si
può esprimere una massima tensione attiva.

FASE ISOMETRICA/FASE ISOTONICA

L'accorciamento (fase isotonica) inizia quando il


muscolo ha sviluppato la tensione necessaria a
vincere il carico (fase isometrica).
Quando il muscolo raggiunge la lunghezza alla quale
la massima tensione isometrica è uguale al carico,
l'accorciamento termina.
A parità di lunghezza iniziale, l'entità di
accorciamento diminuisce con l'aumentare del carico.

Es: alzo la valigia dal pavimento.


Inizialmente con tutti i miei muscoli incomincio a
sviluppare una tensione, ma c'è una fase in cui non
riesco ancora ad alzare la valigia dal pavimento, nel
momento in cui la tensione che io sto sviluppando mi eguaglia la resistenza (la valigia che devo
alzare) ho una contrazione e quindi accorciamento del muscolo che sto utilizzando.
RELAZIONE FORZA(CARICO)-VELOCITÀ (DI CONTRAZIONE)

La relazione forza-velocità è di tipo iperbolico: è possibile


vedere come la velocità con cui il muscolo si contrae sia
decrescente a causa dell'aumento del carico esterno a cui è
sottoposto.
La velocità massima è sviluppata dal muscolo quando
esso è privo di carico aggiunto (come avviene nella
produzione della forza esplosiva).
La forza massima si raggiunge quando la velocità è nulla,
il carico applicato al sistema è massimo e quindi anche la
forza sviluppata per vincere la ressitenza sarà massimale.

FORZA, VELOCITÀ E POTENZA

Carico 0 = massima velocità di accorciamento.


La relazione forza-velocità esprime la capacità
del muscolo di sviluppare Potenza (W)=FxV.
Per sviluppare la massima potenza durante una
contrazione isotonica (quindi si ha
accorciamento) il carico applicato al muscolo
deve essere circa 1/3 del carico totale o la
Velocità è circa 1/3 della velocità massima
(sviluppabile dal muscolo stesso).

CONTRAZIONE MUSCOLARE
Una contrazione può essere :
• Dinamica (anisometrica), in cui varia la lunghezza del muscolo.
• Isometrica, si sviluppa tensione ma senza accorciamento o variazioni della lunghezza del
muscolo stesso.
Abbiamo diversi tipi di contrazione dinamica e di contrazione isometrica.

CONTRAZIONE CONCENTRICA (contrazione dinamica)


detta anche positiva o superante, perchè la Forza muscolare è maggiore
della Resistenza esterna. Compio un lavoro vincendo una resistenza.
Il muscolo, contraendosi, permette l’avvicinamento dei capi articolari e
quindi il muscolo si accorcia.

Es. qui a lato:


L'Accociamento del bicipite porta a una flessione dell'avambraccio sul
braccio, la resistenza da vincere (in assenza di pesi) è data dal segmento
muscolare che devo muovere (in questo caso l'avambraccio).
CONTRAZIONE ECCENTRICA (dinamica)
Detta anche negativa o cedente.
Qui si cede ad una resistenza esterna con progressivo
allontamamento dei cavi articolari, quindi in questo caso il
muscolo si allunga.

Qui a lato abbiamo il paragone delle due contrazioni: sopra


la contrazione concentrica e sotto quella eccentrica (dove il
muscolo cede dalla resistenza esterna cioè l'avambraccio e il
peso e quindi il muscolo si allunga).

CONTRAZIONE ISOTONICA (dinamica)


Somma delle due contrazioni precedenti;
Il termine ‘’iso’’ significa uguale, cioè stesso tono durante tutto il grado di movimento (non del tutto
giusto).
È solo il carico ad essere costante in quanto durante il movimento varia l’interessamento muscolare.
Isotonico ---->Isocarico, questo perchè non abbiamo lo stesso tono, ma ciò che rimane costante è il
carico.

CONTRAZIONE PLIOMETRICA (dinamica)


• prima fase: eccentrica, dove si cede ad una resistenza;
(nell'immagine è dove il ragazzo si piega).
• seconda fase: concentrica esplosiva (sviluppo massima
tensione nel minor tempo possibile in cui vinco la forza peso
e salto l'ostacolo).

CONTRAZIONE AUXOTONICA (dinamica)


Movimento contro una resistenza elastica (quindi avviene nel momento
in cui utilizzo un elastico).
Prevede un aumento del carico durante lo spostamento con conseguente
aumento della tensione muscolare alla fine del movimento.

CONTRAZIONE ISOCINETICA (dinamica)


Generata con una velocità costante durante tutto il movimento
(qui si utilizzano delle macchine "isocinetiche", soprattutto in
ambito riabilitativo).
L'arto può muoversi ad una velocità prefissata dalla macchina
per raggiungere la forza muscolare massima prodotta ad ogni
punto del raggio d'azione (del mio movimento).
CONTRAZIONE ISOMETRICA
Un muscolo contraendosi sviluppa tensione e la trasmette alla struttura scheletrica di inserzione ,
allungando il tendine (elemento elastico in serie dove si scarica la tensione del muscolo) ma senza
spostamento dei capi articolari (quindi non c'è movimento).

Nel periodo di latenza abbiamo lo sviluppo di una tensione ma abbiamo un equilibrio tra quello che
è la contrazione e il rilascio del muscolo e non c'è ne un allungamento ne accorciamento del
muscolo stesso.
Abbiamo due tipi di contrazione isometrica:
• La massimale
• La totale

CONTRAZIONE ISOMETRICA MASSIMALE (isometrica)


Non c’è né avvicinamento né allontanamento dei capi articolari;
Il carico è fisso e non può essere sollevato;
Non c’è alcun movimento meccanico (forza muscolare < resistenza)
es: cercare di spostare il muro: ho una contrazione dei muscoli ma la forza del
muro è maggiore e non mi muovo.

CONTRAZIONE ISOMETRICA TOTALE (isometrica)


Il carico non è fisso ma si decide di stabilizzarlo ad un determinato angolo di lavoro.
Forza muscolare > Resistenza da vincere
Anche qua non c'è movimento.
Per esempio nel plank si cerca di mantenere la posizione fino alla fatica.

LA CATENA CINETICA
Chiamata anche Catena Cinematica, è un concetto ingegneristico introdotto da Franz Reuleaux,
ingegnere meccanico, può essere usato per descrivere il movimento umano.
È un sistema composto da segmenti rigidi uniti tramite giunzioni mobili definite snodi.
Se entrambe le estremità di questa catena sono fisse, l’applicazione di una forza esterna fa sì che
ogni segmento riceva e trasmetta la forza al segmento adiacente generando una reazione a catena,
questo quando entrambi i segmenti distali di questa catena cinetica siano fissi.
Abbiamo catene cinetiche aperte e chiuse.
CATENE CINETICHE APERTE

Viene detta aperta perchè il segmento (A) non è fissato,


percui nel momento in cui applico una forza al segmento A,
io muovo solamente quel segmento.
Gli altri segmenti non si muovono.

CATENA CINETICA CHIUSA

Consiste in una serie di segmenti dove il segmento A è un


segmento fisso. Entrambi i segmenti distali di questa
catena sono fissi.
Se applichiamo una forza, A non può spostarsi perchè è
fissato, quindi se applichiamo una forza sul segmento A
produco uno spostamento di tutti gli altri segmenti, questo
perchè la forza che vado ad applicare sul segmento A viene
trasmesso attraverso questi snodi a B, C e D (non posso
sposare A e quindi trasmetto ai segmenti adiacenti).

CATENE CINETICHE E MOVIMENTO


i segmenti rigidi: ossa
giunzioni: articolazioni
motore: muscoli
tutti i concetti di catena cinetica aperta e chiusa possono essere applicati ai nostri movimenti.

CATENA APERTA(DISEGNO A SX)=in questa immagine la figura sta alzando dei pesi dove
l'avambraccio è il segmento A e non è fisso.
Quindi nel momento in cui vado ad applicare una forza provoco uno spostamento del segmento,
mentre sulla restante parte del corpo non c'è trasmissione di alcun tipo di forza.

CATENA CHIUSA(DISEGNO A DX)= In questo caso i segmenti distali sono le mani e i piedi e
sono fisse.
Quindi qualsiasi tipo di forza io vado ad applicare, si trasmette su tutti i segmenti adiacenti.
Tutti i muscoli stanno lavorando.
ESERCIZI A CATENA CHIUSA/APERTA
basate su uno studio riportato dalla prof. Sulle slide

Caratteristiche di una catena cinetica chiusa: sono quelli in cui si ha un aumento delle forze di
compressione delle articolazioni, un aumento e un miglioramento dei rapporti articolari, ma
abbiamo anche una diminuzione delle "shear forces", ovvero una diminuzione delle sollecitazioni
che abbiamo su quella articolazione.

Caratteristiche di una catena cinetica aperta: quando si utilizza esercizi a catena cinetica aperta
abbiamo un aumento dello stiramento a livello articolare e (sopratutto) delle forze di rotazione, ho
un aumento di deformazione meccanica dell'articolazione stessa con conseguente riduzione della
stabilità delle articolazioni e, infine, abbiamo un aumento delle forze di sollecitazione
dell'articolazione stessa.

In base alla sollecitazione che ho sulle articolazioni, in base allo stiramento e ai rapporti articolari
capiamo come questi esercizi vengono ampiamente utilizzati in ambito riabilitativo.

Esempio: studi sulle lesioni del legamento crociato anteriore dove si preferivano dergli esercizi a
catena cinetica chiusa, perchè le sollecitazioni erano minori al livello del ginocchio.
Esempio: Squat= esercizio a catena cinetica chiusa perchè l'estremità delle gambe prossimale al
bacino e distale al pavimento (quindi inteso dal bacino al piede) sono fissate e produce una
sollecitazione, a livello articolare, minore di quello che può essere una leg extension (estensione
della gamba con a volte un peso, dove la sollecitazione sulle articolazioni del ginocchio è notevole).
Stessa cosa per le lesioni della cuffia dei rotatori (quindi a livello della spalla) dove inizialmente
preferivano esercizi a catena cinetica chiusa, poi nel tempo (cioè quando è stata rafforzata la parte
lesionata) pensavano di utilizzare alcuni esercizi a catena cinetica aperta.

Quindi in caso di infortuni è sempre meglio iniziare con esercizi a catena cinetica chiusa.

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