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PAUL MAAS
greca
erza edizione italiana a cura di
ALFREDO GHISELLI
Aggiornamento di
MARCO ERCOLES
EDITRICE STILGRAF
CESENA - 2016
Titolo originale: Griechische Metrik
* Si segnala che gli autori antichi sono citati secondo le abbreviazioni del Liddell-
Scott-Jones (ad eccezione dei casi in cui queste risultino troppo brevi e poco perspicue),
mentre le riviste sono indicate secondo le abbreviazioni dell’«Année Philologique». I rinvii
interni ai paragrafi di questa trattazione sono sempre preceduti dalle indicazioni infra/su-
pra; laddove questi manchino, il riferimento è ai paragrafi della Metrica greca di Maas.
1 M. L.D.G.-G. FABIANO, Problemi e orientamenti di metrica greco-latina, in
C. GIARRATANO (ed.), Introduzione allo studio della cultura classica, II, Milano 19732,
381-476: 418 (la formulazione risale già alla prima edizione dell’Introduzione [Milano
1951, 789-879: 829], dove il capitolo dedicato alla metrica greco-latina era firmato dal
solo Lenchantin de Gubernatis).
202 etrica greca
tro, la «confusione tra quanto è stato accertato sulla base dei testi
poetici e quanto è stato congetturato dai teorici […] e quindi è
dubbio» (§ 7) – una confusione che Maas imputava alla precedente
tradizione di studi, inaugurata da Richard Bentley, proseguita poi
da eminenti studiosi inglesi (Richard Porson, Peter Elmsley) e te-
deschi (Gottfried Hermann, August Boeckh, Friedrich Nietzsche,
Wilhelm Meyer, Otto Schroeder) e giunta al suo «culmine» (ibid.)
con l’opera di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, il maestro di
Maas. A lui l’allievo riconosce «contributi di inestimabile valore
per la critica del testo», ma per quanto concerne lo studio della me-
trica registra, accanto ad «un complesso di fini osservazioni», anche
una serie di «costruzioni ingegnose» (ibid.): non si fatica a scorgere
qui un riferimento alla teoria della derivazione delle principali
strutture metriche greche (dimetri e cola di varia composizione) da
un verso originario (Urvers) del tipo oppure
(quattro percussioni forti o Hebungen, rappre-
sentate da sillabe lunghe colpite da un ictus, sono precedute oppure
seguite da altrettante percussioni deboli, Senkungen, variamente
realizzate da una sillaba breve o da una lunga o da due brevi)2.
A questo indirizzo storicistico Maas oppone una sfiducia totale
nella possibilità di ricostruire l’origine e l’evoluzione storica delle
strutture metriche o dei tipi di ritmo sulla base di una conoscenza
molto parziale della musica greca antica (§ 27) e delle informazioni
che provengono dalle teorie e dalle analisi metriche antiche, ritenu-
te prive di ogni valore (§ 6). Ne deriva una limitazione del campo
di studio della metrica a ciò che è effettivamente verificabile me-
diante observatio, cioè i versi superstiti dei poeti, ed uno stretto le-
game tra metrica e critica del testo, con una netta preminenza della
seconda sulla prima (come traspare dal § 142); il problema delle li-
bertà (o irregolarità, dal punto di vista maasiano) di responsione
metrica è tendenzialmente risolto, in questa prospettiva, mediante
interventi sul testo che restituiscano l’attesa regolarità (cfr. ad es.
§ 34 nr. 5, § 37)3. Un secondo corollario è la rinuncia all’interpreta-
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& 9"<5)
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Û& 10 corticem adstrictum (|) pice dimovebit
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- amphorae fumum (|) bibere institutae
4& Ï Ô99BG consule Tullo.
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FÛ5"G 9ˆ í, ‚ Ì, sume, Maecenas, (|) cyathos amici
Û599í !)Ì"B 9˘B sospitis centum et (|)12 vigiles lucernas
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í ƒ""5 “"
Ô) ‡"" 15 perfer in lucem: (|) procul omnis esto
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5Ì45 clamor et ira.
4‡"" 5 Ì9" )ÔB Ô
9) mitte civilis (|) super urbe curas:
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Û)B occidit Daci (|) Cotisonis agmen,
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& 9Ï $ı""U "Û& 9í, ‚ Medus infestus (|) sibi luctuosis
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U 20 dissidet armis,
4Ú 5Ï ∞ $
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, servit Hispanae (|) vetus hostis orae
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, Cantaber sera (|) domitus catena,
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iam Scythae laxo (|) meditantur arcu
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)Ô9. cedere campis.
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Ú <, EÔ Ó <9 25 neglegens, ne qua (|) populus laboret,
Û, ƒ99 Ô "Ô
99 parce privatus (|) nimium cavere et
)<& ∞Ô
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9, 9ˆ Z –" dona praesentis (|) cape laetus horae:
9˜E& @99. linque severa.
20Si veda già il capitolo dedicato alla metrica in Tradizioni e generi poetici della
Grecia arcaica, Roma 1972, 257-268.
21 I tre contributi sono riuniti in Ead., Collected Papers, Cambridge 1969, 41-97 (da
cui si citerà). In questi la studiosa individua le unità fondamentali di tutta la versifica-
zione melica greca nei due gruppi s ( )ed( ), corrispondenti ai gruppi di ele-
menti notati da Maas (§ 55) con le sigle e e d1 e da lui impiegati s o l o nella descrizione
dei cosiddetti dattilo-epitriti.
22M. NAPOLITANO, Luigi Enrico Rossi (1933-2009), «RFIC» CXXXVIII (2010)
235-245: 240 (corsivo mio: qui e nelle successive citazioni sono così segnalati lievi in-
terventi formali resi necessari dal contesto).
23Basti qui menzionare, oltre alla monografia sui dattili e sugli anapesti irrazionali
(Metrica e critica stilistica, cit. [n. 5]), i seguenti lavori: Anceps: vocale, sillaba, elemento,
«RFIC» XCI (1963) 52-57; Sul problema dell’ictus (A proposito di un lavoro di Alessan-
dro Setti), «ASNP» s. 2 XXXIII (1964) 119-134; Estensione e valore del colon nell’esa-
metro omerico, «StudUrb(B)» XXXIX (1965) 239-273 (ripubblicato, con un Post-scrip-
tum, in M. FANTUZZI-R. PRETAGOSTINI [edd.], Struttura e storia dell’esametro greco, I-II,
Roma 1995-1996: II 271-320); La metrica come disciplina filologica [rec. di
A. DAIN, Traité de métrique grecque, Paris 1965], «RFIC» XCIV (1966) 185-207; La sinafia,
in E. LIVREA-G.A. PRIVITERA, «Studi in onore di A. Ardizzoni», II, Roma 1978, 789-821;
210 etrica greca
Riflessioni sui dattilo-epitriti, «SemRom» XI (2008) 139-167. Vd. anche la nota successiva.
Per un elenco completo degli scritti metrici di Rossi si rinvia a M. NAPOLITANO, Gli scritti
di metrica di Luigi Enrico Rossi, «Critica del Testo» XV (2012) 325-347: 346s.
24Lo dimostra un lavoro come Teoria e storia degli asinarteti dagli arcaici agli ales-
sandrini. Sull’autenticità del nuovo Archiloco, in AA.VV., Problemi di metrica classica.
«Miscellanea filologica», Genova 1978, 29-48. Ma si veda anche Verskunst, cit., 1217
(§ V.b), nonché il ‘simpatetico’ ritratto del Wilamowitz studioso di metrica (Rileggendo
due opere di Wilamowitz: Pindaros e Griechische Verskunst, «ASNP» s. 3 III, 1973,
119-145: 138-145). Su Wilamowitz come modello per Rossi cfr. Napolitano, Gli scritti
di metrica, cit. [n. 22] 328-332.
25 L’espressione si deve a West (o.c. 28): «the ancient metricians often made acute ob-
servations, but they failed to grasp many fundamental facts which have become apparent
since the beginning of the nineteenth century, when scholarship began to e m a n c i p a t e
i t s e l f f r o m t h e s t r a i t - j a c k e t o f t r a d i t i o n a l d o c t r i n e ».
26Tractatus Graeci de re metrica inediti, cong., rec., commentariis instr. W.J.W. K.,
Paris 1922.
27 La definizione, com’è noto, si deve a SNELL, Griechische Metrik, cit. § 5, che di-
stingue i versi costruiti per metri (ad es. l’esametro dattilico, il trimetro giambico, il di-
metro anapestico) da quelli non descrivibili in questa maniera (si tratta dei versi cantati
costituiti da cola o da cola frammisti a singoli metri). Su questa distinzione si veda so-
prattutto R. PRETAGOSTINI, Sistemi Ï e sistemi Ï !, «QUCC» XXVIII
(1978) 165-179 (= Scritti di metrica greca, cit. [infra n. 112] 83-95).
a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 211
33DALE, Collected Papers, cit. [n. 21], 156-169: 160s. (si tratta di una lezione inau-
gurale tenuta al Birkbeck College nel 1960). Si vedano anche l’articolo Speech-rhythm,
verse-rhythm and song (Collected Papers, cit. [n. 21], 230-247) e The Lyric Metres, cit.,
1-14, 204-214.
34 Su questa linea è anche PAVESE, La metrica e l’esecuzione, cit., 177.
35Oltre al debito nei confronti di Maas, Georgiades riconosce quello contratto con
B. Snell, che gli ha fornito numerosi consigli (Der griechische Rhythmus, cit. [infra], 10
e 11 nn. 1s.).
214 etrica greca
ed il suo influsso sulla musica popolare neogreca (Der griechische
Rhythmus. Musik, Reigen, Vers und Sprache, Hamburg 1949)36, lo
studioso ha individuato le caratteristiche del ritmo dell’antica mu-
sica greca nella sua unione, o meglio identità, con la componente
verbale («das der Musik und der Sprache Gemeinsame aber, das,
worin sich auch die Einheit von Musik und Vers bekundete, ist der
Rhythmus»)37. A differenza della musica occidentale, basata sulla
misura isocrona della battuta, che può essere realizzata in vario
modo tramite suddivisione o moltiplicazione di durate (ad es., in
un ritmo in 3/4, una battuta è realizzabile come o o ,
etc.), il ritmo della musica greca si sarebbe fondato unicamente
sull’addizione di quantità sillabiche fisse ( = ; = e talora . )
secondo certi schemi. Georgiades analizza in questi termini la Piti-
ca 12 di Pindaro, riconoscendovi l’alternanza di due cellule ritmi-
che di base, e (ovvero i gruppi elementari d2 ed
e di Maas: cfr. § 55), a cui si aggiungono talora sillabe lunghe, per
lo più poste tra le due cellule (si tratta del maasiano anceps interpo-
situm: cfr. § 55). Ne consegue la piena coincidenza tra metrica e rit-
mica:
der Vers selbst den musikalischen Rhythmus in sich enthält. Denn bereits
durch die Sprache wird der Rhythmus auch musikalisch restlos festgelegt,
z.B. der Rhythmus des […] letzten Verses [scil. P. 12 str. 8]:
. So ist der griechische Vers von Haus aus nicht nur eine sprachliche,
sondern gleichzeitig eine musikalische-rhythmische Wirklickeit. Besser:
Der Rhythmus wird schon auf der Sprachebene restlos, d. h. auch musika-
lisch, festgelegt, und deswegen kann man durch eine besondere musikali-
sche Rhythmik nicht mehr ausrichten38.
36 Rielaborazioni successive sono Greek Music, Verse and Dance (New York 1955)
e Musik und Rhythmus bei den Griechen. Zum Ursprung der abendländischen Musik
(Hamburg 1958, con un’appendice di fonti antiche [pp. 71-133]).
37 GEORGIADES, Musik und Rhythmus, cit. [n. 36], 7 («l’elemento comune tra mu-
sica e lingua è il ritmo, in cui si manifestava anche l’unità di musica e verso poetico»).
38 Ivi, 30 («il verso contiene già il ritmo musicale. Il ritmo è già completamente de-
terminato dalla lingua; ad es. il ritmo dell’ultimo verso [scil. P. 12 str. 8] è
. Il verso greco è per sua natura una realtà non solo linguistica, ma insieme ritmi-
co-musicale. Meglio: il ritmo è già completamente determinato a livello linguistico,
quindi anche musicale; pertanto, non si può ottenere nulla di più per mezzo di un rit-
mo musicale a sé stante»).
a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 215
39Più evidente nel caso di Georgiades: si vedano ad es. le obiezioni mosse allo stu-
dioso da R.P. WINNINGTON-INGRAM (rec. di Der griechischen Rhythmus, cit., «JHS»
LXX, 1950, 82s.) e da E. PÖHLMANN (Metrica e ritmica nella poesia e nella musica gre-
ca antica, in B. GENTILI-F. PERUSINO [edd.], Mousike. «Metrica ritmica e musica greca
in memoria di G. Comotti», Pisa-Roma 1995, 3-15).
40 R. W., Der Berliner Notenpapyrus nebst Untersuchungen zur rhythmischen No-
chischen Rhythmus, cit., «A&R» s. 4 II (1952) 111-115: 112s (secondo cui il principio
della ritmica quantitativa è applicabile solo alla metrica eolica); ROSSI, Metrica e critica
stilistica, cit. [n. 5], 67 n. 157.
44Si vedano, dello studioso, Greek Metre, cit., 18-25; Ancient Greek Music, Oxford
1992, 129-159; Grey uniforms and lopsided disguises. Sicking’s Verslehre, in M.L. W.,
Hellenica, III, Oxford 2013, 288-304: 294 (recensione originariamente apparsa su
«GGA» CCXLVI, 1994, 183-197).
216 etrica greca
sicale, West riteneva che alle sequenze di sillabe lunghe e brevi cor-
rispondessero, di norma, analoghe sequenze di note lunghe e brevi:
In the surviving fragments of poetic texts furnished with musical nota-
tion, the note values are commonly left unspecified, and this is because
they were felt to be sufficiently indicated by the metre of the words.
When they are specified, they confirm the presumption that short sylla-
bles are set on short notes and long syllables on long notes45.
WEST, Greek Metre, cit., 69, 102-106; PÖHLMANN, Metrica e ritmica, cit. [n. 39], 9-13.
47 Per le invenzioni metrico-ritmiche attribuite a Terpandro cfr. ANTONIETTA GO-
STOLI, Terpander, Romae 1990, XLVII e 104. Sulla tetraseme, cfr. WEST, Greek Metre,
cit., 21, 56, 172. Lo studioso non ritiene plausibile che i piedi anapestici ( ) inseriti
in contesti ionici ( ) debbano essere interpretati ritmicamente come , come, ad
es., suggerisce Pöhlmann (Metrica e ritmica cit. [n. 39] 13s.) per la parodo dei Persiani
eschilei (vv. 65-113): «the assumption of a variable bar-lenght fits better with what we
know of Classical Greek music than the assumption of doubled note-lenght» (WEST,
Ancient Greek Music, cit. [n. 44], 146; cfr. anche Greek Metre, cit., 125).
48 WEST, Ancient Greek Music, cit. [n. 44], 131.
a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 217
49 Cfr. WEST, Greek Metre, cit., 22-24; ID., Ancient Greek Music, cit. [n. 44], 133-135.
50 Ivi, 135.
51 Ivi, 151-153. La commistione di misure di ritmo differente raggiunge il suo apice
tra la fine del V e l’inizio del IV sec. a.C., «in the elaborate compositions of citharodes
such as Timotheus and in some of the long solo arias and lyric dialogues of Euripides
and Sophocles» (p. 153), mentre tocca il suo momento più basso dalla seconda metà del
IV sec. a.C. in poi: «most later Classical, Hellenistic, and post-Hellenistic texts, inclu-
ding the fragments we possess with musical notation, are characterized by homoge-
neous rhtyhms» (ibid.).
52 WEST, Greek Metre, cit., 24. Un caveat che in taluni casi non pare essere stato tenu-
to dallo studioso nella debita considerazione, ad esempio nell’interpretazione dei cosiddetti
metra ex iambis orta (cfr. PRETAGOSTINI, Scritti di metrica greca, cit. [infra n. 112], 140s.).
218 etrica greca
c) La terza istanza, sopra definita pragmatica, è quella concer-
nente il rapporto tra tipologia metrica e tipologia di esecuzione. Se
n’è occupato in modo sistematico Pavese, a partire dagli anni ’70
del secolo scorso (Tradizioni e generi, cit. [n. 20], 258-268)53: egli
ha individuato tre principali modi di esecuzione – il recitativo pu-
ramente vocale (rapsodia, poesia giambica), il recitativo con accom-
pagnamento strumentale (citarodia, aulodia) e il canto con accom-
pagnamento strumentale (lirica monodica e corale) – e ha notato
come a questi corrispondano tre tipi di discorso metrico – rispetti-
vamente, quello «omometrico», basato o sul ritmo d ( , secon-
do la notazione della Dale) o sul ritmo s ( ); quello «moderata-
mente eterometrico», che combina tra loro d e s, con prevalenza
dell’uno o dell’altro; quello «affatto eterometrico», che combina li-
beramente tra loro d e s. Ne deriva che
quanto più la esecuzione era recitativa, o meno melodica e canora, tanto
più il verso doveva essere omogeneo, cioè più ritmico, e viceversa quanto
più la esecuzione era canora, o più melodica, tanto più il verso poteva es-
sere eterogeneo, cioè meno ritmico54.
Cfr. anche Tipologia metrica, cit. [n. 31], 49-74 Opuscula selecta, cit., 96-110;
53
evidence from Epidaurus, «ZPE» LXIII (1986) 39-46; SUZANNE BONNEFAS, The musi-
cal inscription from Epidauros, «Hesperia» LVIII (1989) 51-62.
56Cfr. W.J. VERDENIUS, Commentaries on Pindar, I. Olympian Odes 3, 7, 12, 14,
Leiden 1987, 12s.
57 Si vedano le prefazioni a Terpandro, Alceo e Saffo nel vol. II dei Poeti lirici (Bo-
logna 1932), nonché le ricostruzioni musicali proposte per molti dei frammenti dei
poeti melici arcaici non solo nel vol. II, ma anche nel III e nel IV (Bologna 1933 e
1935).
58Versione francese di &'!Ú )%# Ú "*$+, Ú )! , !,
Riga 1928 (in greco moderno).
59Cfr. ad es. DEL GRANDE, Sviluppo musicale, cit., 1-16, dove il P. Oxy. 9 è accolto
come un frammento degli Elementa rhythmica di Aristosseno (ora si tende invece a ve-
dervi un trattato di scuola aristossenica, attribuibile a quegli studiosi noti da Aristide
Quintiliano come 9+"
& o “unionisti”, per via del loro metodo, che coniugava
220 etrica greca
di Del Grande: «pongo a base d’ogni ricostruzione metrica, per
quanto è possibile, l’u n i t à d i t e m p o, sì che molti sistemi ritenu-
ti misti, per me non saranno tali, a cominciare dai logaedi e dai dat-
tilo-epitriti»60. Ciò significa che un verso come, ad esempio, l’ende-
casillabo saffico, scandito come l’unione di tre misure metriche
la teoria ritmica aristossenica e l’analisi metrica dei versi: cfr. L.E. ROSSI, POxy.
9+POxy. 2687. Trattato ritmico-metrico, in AA. VV., Aristoxenica, Menandrea, Frag-
menta philosophica, Firenze 1988, 11-30; B. GENTILI-LIANA LOMIENTo, Problemi di
ritmica greca. Il monocrono (Mart. Cap. De nupt. 9. 982; P.Oxy. 2687+9); l’elemento
alogos (Aristid. Quint. De mus. 17), in B. G.-FRANCA PERUSINO [edd.], Mousike. «Metri-
ca ritmica e musica greca in memoria di Giovanni Comotti», Pisa-Roma 1995, 61-75: 72).
60 Espressione, cit., 15. Con unità di tempo si intenda il valore che forma un tempo
della battuta: in una battuta di 3/4, ad esempio, l’unità di base è la semiminima (1/4),
mentre in una battuta di 3/8 è la croma (1/8).
61 R. W., Rec. di DEL GRANDE, Espressione, cit., «Gnomon» IX (1933) 162-166: 163.
62 Cfr. DEL GRANDE, Metrica greca cit. [vd. infra] 183, 207s.
63Cfr. E. PÖHLMANN, Griechische Musikfragmente. Ein Weg zur altgriechischen
Musik, Nürnberg 1960, 42 e 45; PÖHLMANN-WEST, DAGM, cit., 72.
a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 221
64Cfr. Metrica greca, cit., 216-229. Al riguardo si veda anche l’articolo Damone
metrico, «GIF» I (1948) 3-26 Filologia minore, Milano-Napoli 1967, 197-214.
65 Naturalmente, si tratta di una catalessi legata al puro schema metrico della misu-
ra: la protrazione della sillaba lunga finale a 3 tempi primi fa sì che la durata comples-
siva (3:3) sia la medesima rispetto alla misura completa ( ).
In realtà, la valenza musicale del termine sembra essere stata piuttosto quella di
66
‘tempo di esecuzione’: si vedano ROSSI, Metrica e critica stilistica, cit. [n. 5], 14s., 55-63;
ELEONORA ROCCONI, Il tempo musicale nelle fonti dell’antica Grecia, in G. BORIO-
C. GENTILI (edd.), Storia dei concetti musicali: armonia, tempo, Roma 2007, 249-259.
67 Cfr. Metrica greca, cit., 263: «qui, rispetto a metri e ritmi, saranno accolte come
precipue le affermazioni di Damone, per quel che ci è noto e innanzi s’è tentato di
chiarire. Per l’informazione generale ci si avvarrà della tradizione metricistica antica,
che non contrasta alle teorie damonee».
222 etrica greca
priva di accompagnamento musicale e costruita per versi; le altre
due corrispondono ai canti per musica, costituiti non da versi ma da
«periodi ritmici più o meno ampi e suscettibili di divisione in incisi
minori», i cola della tradizione antica, «concatenati da un ritmo co-
stante (o sempre ascendente o sempre discendente)» (pp. 280s.).
Principio fondamentale della melica è pertanto la costanza e l’u-
niformità del flusso ritmico all’interno del periodo, la vera unità
musicale delle antiche composizioni greche, rispetto al quale le mi-
sure inferiori passano in secondo piano68.
Un ‘westphaliano’ moderato è stato Émile Martin (Essai sur le
rhythmes de la chanson grecque antique, Paris 1953)69, esperto di
canto gregoriano e direttore del Coro di Saint-Eustache a Parigi
(1964-1988), al quale si deve un tentativo di interpretazione ritmico-
musicale della poesia monodica greca dall’età arcaica a quella ales-
sandrina. Oltre alle competenze musicali, nel suo Essai lo studioso
ha mostrato di possedere anche senso storico quando ha affermato
che le ‘leggi del ritmo’ non sono applicabili allo stesso modo alle
composizioni musicali di ogni tempo e ha ribadito che l’ictus inten-
sivo non giocò alcun ruolo nel ritmo della poesia greca (pp. 9-24) e
che la regolarità ritmica basata su misure isocrone non fu l’unico
principio compositivo operante nella musica greca (pp. 37-63). Rea-
gendo all’approccio tradizionale, basato su «dissezioni metriche più
o meno arbitrarie», Martin ha ritenuto che si debbano invece con-
siderare versi e strofe nella loro interezza e che solo il «sentimento
del ritmo» permetta di individuare i reali elementi costitutivi del
flusso ritmico70. Tali elementi sono ravvisati in alcune «cellule rit-
miche originarie» (p. 343), ovvero schemi sillabici di ridotta esten-
sione sui quali i compositori intervenivano con la loro forza creati-
va. Tra queste cellule quella più produttiva nella melica monodica
sarebbe la sequenza , che è alla base delle varie con-
«CR» V, 1955, 83-86: 85) e di DEL GRANDE (Metrica greca, cit., 190).
Essai, cit., 217: «en chantant leurs scolies et leurs odes amoureuses, Alcée, Sapho,
72
misura del ritmo costituita da un’arsi (o tempo debole/in levare) e una tesi (o tempo for-
te/in battere) poste tra loro in un preciso rapporto aritmetico (1:1, 2:1, 3:2). Il piede me-
trico, invece, è definito da una certa sequenza sillabica (cfr. Aristid. Quint. I 22) e rap-
presenta una particolare realizzazione del piede ritmico (che è anche unità di misura
della musica e della danza), ma non sempre coincide con esso (cfr. Eleonora Rocconi,
Metro e ritmo nelle fonti di scuola aristossenica, «Lexis» XXVI, 2008, 279-290: 281s.).
78 Cfr. Quint. Inst. IX 4,51, Anon. Bellerm. 1 Najock; Aristid. Quint. I 18.
79Il segno ‘ ’ (
) indica un tempo vuoto o pausa; il segno di diseme sovrap-
posto ( ) indica che la pausa vale due tempi primi o morae.
226 etrica greca
giambiche ( ). Ciò comporta che i coreuti si trovano ad eseguire,
nella stessa posizione del verso, ora una sillaba lunga, ora una sillaba breve
(realizzazioni ammesse dal cosiddetto elemento anceps)80. Oltre a ciò, l’e-
secuzione è complicata dal fatto che l’epitrito è spesso associato a sequen-
ze dattiliche, così che all’interno del verso si vengono a trovare piedi rit-
mici di estensione differente: dattili, di 4 tempi primi, ed epitriti, di
7 tempi primi, composti da piedi semplici di 3 e di 4 tempi primi ( =
= ). La soluzione ipotizzata da Pearson per eliminare
l’alternanza di piedi di 4 tempi ( ) e di 3 tempi ( ) nel mede-
simo verso è l’allungamento dei piedi di 3 tempi alla misura temporale dei
piedi di 4 tempi: i piedi trocaici e giambici, pur mantenendo invariato il
rapporto tra tempo in levare e tempo in battere (2:1, 1:2), aumentano in
maniera proporzionale la durata delle note/sillabe che li compongono (in
termini musicali si parla di una terzina, )81. In questo modo, il verso
viene ad essere costituito da sole misure di 4 tempi primi.
La giustificazione per tali allungamenti è individuata nel paragrafo degli
Elementa rhythmica (27) dedicato ai diversi tipi di divisione della medesi-
ma misura di tempo (o battuta). Tra i vari tipi di divisione, Aristosseno
menziona la possibilità di ripartire una certa grandezza di tempo in parti
diverse tra loro per durata, ma uguali per numero. Ciò significa, ad esem-
pio, che una misura di 4 tempi può essere realizzata come , ma anche co-
me , naturalmente con l’assegnare alle sillabe un diverso valore tempora-
le, pur mantenendosi all’interno del piede il rapporto 2:1. Questo è possi-
bile, come s’è detto, tramite l’espediente della terzina, di cui sono ravvisa-
bili possibili esempi in alcuni documenti musicali dei secoli II-IV d.C.82.
80 La teoria ritmica antica denominava ‘irrazionale’ ( &) questo elemento, perché
esso esula dai rapporti aritmetici (% ) che definiscono la relazione reciproca tra arsi e
tesi all’interno del piede: il rapporto pari (1:1), quello doppio (2:1) e quello emiolio (3:2).
81Nel sistema metrico della musica occidentale la terzina indica un gruppo di tre
note dello stesso valore che occupa l’estensione complessiva di due note del medesimo
valore nominale.
82 Si veda ROCCONI, Metro e ritmo, cit., 287.
83 Cfr. PEARSON, The Greek theory, cit., XLIX-LIII.
a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 227
84 Cfr. G.A. PRIVITERA, Laso di Ermione nella cultura ateniese e nella tradizione
storiografica, Roma 1965, 80.
85 Traduzione di R. Ballerio (Milano 2000), con qualche modifica. L’originale greco
recita:
A "& Ú
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Ú
ÛB&
9Û, "Ï "ı"
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9"Ï& Ó Ô"& "ı"
˘"
c Ó Ï < $
&, Ó "ı"
$ı).
86 Quest’ultimo brano è ricordato da Pearson (The Greek theory, cit., XLVI), che
però non ne trae alcuna conseguenza e preferisce porre maggiormente l’accento sulla
«rhythmic continuity» (9
E& \)). Si vedano al riguardo le giuste osserva-
zioni di A. BARKER, rec. di PEARSON, Aristoxenus. Elementa rhythmica, cit., «Music &
Letters» LXXII (1991) 71-74.
228 !etrica greca
musicali ellenistici e imperiali, brani la cui facies metrica è peraltro
assai più semplice di quelli pindarici, sofoclei ed euripidei. Per dirla
con la Dale (cfr. supra § 3.1.b), non si vede perché i compositori
antichi avrebbero dovuto elaborare complessi schemi metrici per
imporre loro, a livello musicale, un ritmo regolare ed uniforme.
Occorrerà semmai sforzarsi di comprendere le modalità delle varia-
zioni ritmiche.
Al termine di questa discussione sui vari tentativi di interpreta-
zione musicale della metrica greca si può osservare quanto insidio-
so sia il rischio di applicare alle composizioni antiche la sensibilità
musicale moderna. Il fatto è che le dottrine ritmiche greche, in par-
ticolare quella aristossenica, sono ricostruibili in maniera apprezza-
bile, ma non sono facilmente applicabili ai testi poetici, in assenza
di spartiti che forniscano informazioni sulle pause, sugli eventuali
allungamenti di certe sillabe da 2 a 3 tempi primi, sulla distribuzio-
ne delle arsi e sulle tesi, etc. Ciò non toglie, tuttavia, che tali aspetti
debbano essere tenuti in considerazione, soprattutto quando si è di
fronte alle cosiddette responsioni ‘impure’ (ad es. ~ ), per
non correre il rischio opposto di correggere un testo poetico sano
s o l o sulla base di una considerazione ‘libresca’ dell’antica poesia
per canto87. In questa direzione un contributo degno di interesse è
quello recentemente offerto da Joan Silva Barris88, il quale muove
dalla teoria ritmica aristossenica, dai documenti musicali e dall’ob-
servatio dei testi poetici d’età arcaica e classica (recitati e cantati)
per determinare la possibile durata delle sillabe brevi e lunghe che
realizzano gli elementi degli schemi metrici (si segnala, inter alia,
l’ampia trattazione relativa alla base eolica: pp. 108-116). Questo
studio, condotto con opportuna cautela, evidenzia una volta di più
che metrica e ritmica non coincidono tra loro e che la sillaba poteva
assumere durate variabili in certi contesti metrici (si pensi, ad esem-
pio, alle possibilità di realizzazione dell’elemento irrazionale di un
trimetro giambico, su cui vertono le pp. 80-92).
87 Altro discorso vale, ovviamente, per i passi in cui esistano problemi testuali.
88 J.S. B., Metre and Rhythm in Greek Verse, Wien 2011.
"a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 229
metra riconducibili gli uni agli altri per mezzo dell’aggiunta, della
sottrazione o della metatesi di una sillaba sono tra loro affini (il
giambo e il trocheo; l’anapesto e il dattilo; il coriambo e il digiam-
bo; il ditrocheo e lo ionico a minore; etc.). In questa prospettiva è
spiegato anche il fenomeno delle responsioni libere, ad esempio tra
gli schemi metrici (tra loro affini) del coriambo e del digiambo,
~ , o tra quelli (altrettanto affini) dello ionico a maiore e
del ditrocheo, ~ (ibid. 40)105.
Tale sistemazione ha a fondamento la riconsiderazione globale
della questione della colometria antica da parte di Gentili e della
sua scuola, soprattutto a partire dagli anni ’90106. Per colometria si
103Cfr. Heph., pp. 56-58 Consbr. Si intendono per dimetrici polischematici quelli che
associano al coriambo metri di schema libero diversi dal ditrocheo e dal digiambo, come
ad es. (dispondeo), (antispasto), (epitrito I), (epitrito IV).
«Ciascuno dei metra fondamentali, nelle possibilità delle variazioni metrico-rit-
104
miche che esso comporta, ha già in sé implicita la nozione di equivalenza» (ibid. 5).
Cfr. anche B. GENTILI, Introduzione, in B.G.-PAOLA ANGELI BERNARDINI-
105
107 Sull’annoso e vivace dibattito si veda, da ultimo, A. TESSIER, Vom Melos zum Sti-
chos. Il verso melico greco nella filologia tedesca d’inizio Ottocento, Trieste 20122, 11-18.
108 Cfr. GENTILI-LOMIENTO, Metrica e ritmica, cit. [n. 96], 7-12; LIANA LOMIENTO,
Melica, musica e metrica greca. Riflessioni per (ri)avviare un dialogo, «Lexis» XXVI
(2008) 211-234. A favore di una valenza musicale dei cola erano già W.J.W. KOSTER,
Studia ad colometriam poeseos Graecae pertinentia, «Mnemosyne» s. 3 IX (1941) 1-43:
13s. (lo studioso non riteneva però che la colometria dei manoscritti medievali e umani-
stici rispecchiasse quella originaria, stabilita dai poeti-compositori); T.J. FLEMING-
E.C. KOPFF, Colometry of Greek lyric verses in tragic texts, «SIFC» s. 3 X (1992) 758-770
(al contrario di Koster, fiduciosi nella possibilità di recuperare la colometria originaria
delle composizioni meliche a partire da quella tràdita).
109 Si veda ad es. GENTILI, La metrica greca oggi, cit. [n. 31], 20: «si ritiene che la
dottrina metrica degli antichi sia di scarso valore e di nessuna utilità per noi: essa non
ci darebbe se non “classificazione meccanica o speculazione inutile”. Ma, ch’io sappia,
nessuno sino ad oggi ha realmente dimostrato la validità di questa asserzione»; Gli studi
di Giorgio Pasquali, cit. [n. 94], 86s.: «è auspicabile una rilettura critica dei teorici della
versificazione e della ritmica greca in una prospettiva storica capace di individuare le
apparenti incongruenze della terminologia tecnica in rapporto ai diversi approcci dei
metricologi, dei ritmicologi, dei metrico-ritmicologi. Se non altro per non incorrere nel
rischio di speculazioni che non trovano alcun fondamento nella tradizione antica».
-a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 237
110 Si intende per superallungamento la protrazione della normale durata di una sil-
laba lunga oltre i 2 tempi primi ( ), fino a 3 ( ), 4 ( ) o 5 tempi primi ( ). Cfr. GEN-
TILI, Metrica greca arcaica, cit., 30-39; La metrica greca oggi, cit. [n. 31], 12-20; Metrica
greca. Problemi di metolodologia e rapporto metrica-musica, in R. BIANCHI BANDINEL-
LI (ed.), Storia e civiltà dei Greci, III, Milano 1979, 681-694; Metro e ritmo nella dottri-
na degli antichi e nella prassi della «performance», in B.G.-R. PRETAGOSTINI (edd.), La
musica in Grecia, Roma-Bari 1988, 5-16; Poesia e pubblico nella Grecia antica. Da
Omero al V secolo, Milano 20064 (19841), 48-56; GENTILI-LOMIENTO, Metrica e ritmi-
ca, cit. [n. 96], 17-19, 68-73.
111Cfr. anche WEST, Greek Metre, cit., 69, 102-106 (che però estende eccessiva-
mente l’applicazione di questo procedimento in età classica: cfr. GENTILI, Gli studi di
Giorgio Pasquali, cit. [n. 94], 85s.); PÖHLMANN, Metrica e ritmica, cit. [n. 39], 9-14.
112 R. P., Scritti di metrica greca, a cura di MARIA SILVANA CELENTANO, Roma 2011.
113A. TESSIER, Gli Scritti di metrica di Roberto Pretagostini, in B. ZIMMERMANN-
A. T., Riflessioni sugli Scritti di metrica di R. Pretagostini, «QUCC» n.s. CVII (2014)
181-200: 188. Su Pretagostini metricista si veda, oltre al contributo testé citato, L.E. ROSSI,
Metrica e scena. Roberto Pretagostini e il dramma greco, «Dioniso» VI (2007) 8-21; sia
concesso il rinvio anche a M. ERCOLES, Pretagostini e la metrica, «Eikasmós» XXIV
(2013) 468-479: 472-476.
238 .etrica greca
stuale, in cui è approfondito il rapporto tra la metrica, l’aspetto
musicale e performativo ed il piano del significato: dal magistrale
contributo sulla monodia dell’Upupa (Ar. Av. 227-262) agli studi
sulla versificazione di Eschilo e Sofocle114. Tali lavori mostrano in
maniera assai chiara come non si possa isolare l’aspetto metrico da-
gli altri elementi costitutivi di un testo poetico e dalla sua stessa at-
tualizzazione nella performance: «la metrica, rispetto alla struttura
verbale cui fa riferimento, è un significante aggiuntivo che coopera
alla realizzazione del significato globale del testo»115. Secondo lo
studioso, solo la concreta traduzione dello schema metrico astratto
in forma di ritmo verbale (e musicale) può consentire di cogliere
aspetti significativi dell’interazione metro-parola e di comprendere
il senso globale di un testo poetico come atto comunicativo realiz-
zato secondo precise modalità esecutive (recitazione vs canto; mo-
vimenti di danza più o meno stereotipati; etc.).
Istruttiva, a questo riguardo, è l’interpretazione dell’Inno al Sonno nel
Filottete di Sofocle (vv. 827-832), una ‘ninna nanna’ in docmi. Poiché que-
sto ritmo è impiegato generalmente in tragedia per esprimere forti emo-
zioni, qui esso parrebbe in contrasto con il contenuto cui è associato; ma,
come rileva Pretagostini116, «l’elemento che più conta ai fini di una valuta-
zione metrico-ritmica della pericope non è tanto il fatto che questi siano
docmi, quanto piuttosto che essi diano luogo ad una serie quasi ininterrot-
ta di lunghe […], che determinano un ritmo lento, grave, un vero e pro-
prio rallentando, in perfetta sintonia con le parole tenere e dolci».
Vi sono poi casi in cui «il ruolo della metrica come accrescimento del si-
gnificato diventa […] addirittura fondamentale per una corretta ed esausti-
va ‘lettura’ del testo» (ibid. 195): la tessitura metrico-ritmica assume qui la
forza di un linguaggio a sé stante. Emblematica è la celebre monodia ari-
stofanea dell’Upupa, in cui la persona canens chiama a raccolta diverse
specie di uccelli, per ciascuna ricorrendo ad un ritmo diverso. Tale varietà
metrica «non è mai fine a se stessa in un’ottica di esasperato espressivismo
ritmico musicale», ma ha come «scopo primario […] una sorta di mime-
tismo ritmico-metrico […] in strettissima relazione con il dato semantico»
114Cfr. in part. Scritti di metrica, cit. [n. 112], 161-170 (Parola metro e musica nella
monodia dell’Upupa [saggio originariamente apparso nel 1988]), 189-200 (Metro, signi-
ficante, significato: l’esperienza greca [1990]), 281-290 (Parola e metro in Sofocle
[2003]), 299-310 (Osservazioni sulla metrica nelle tragedie di Eschilo [2004]).
115 PRETAGOSTINI, Scritti di metrica, cit. [n. 112], 189.
116 Scritti di metrica, cit. [n. 112], 297.
/a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 239
(ibid. 196). Variazioni di ritmo ancora maggiori presenta la monodia di
Mnesiloco (Th. 1037ss.), caratterizzata da improvvise e frequenti
"
e forse anche da superallungamenti: qui la struttura metrica intende richia-
mare e parodiare lo stile musicale dell’Andromeda euripidea.
Per quanto concerne il rapporto tra realizzazione ritmica di uno schema
metrico e performance si possono richiamare le osservazioni dello studioso
sul più libero trattamento dei dimetri anapestici cantati rispetto a quelli re-
citati o eseguiti in parakataloge, o ancora l’annotazione relativa all’irrile-
vanza degli aspetti di metrica verbale negli esametri cantati rispetto a quelli
recitati nell’àmbito del dramma attico117. Merita poi di essere ricordata la
proposta di «pensare, in via di ipotesi, per le realizzazioni orchestiche del
dramma antico, ad un fraseggio più complesso, ad un respiro più ampio
nelle danze legate a sistemi "Ï X, così che l’articolarsi delle evolu-
zioni orchestiche potesse coincidere con l’articolarsi dei cola, mentre più
monotoni, rigidi, stereotipati dovevano risultare i movimenti di danza che
accompagnavano sistemi "Ï +"»118.
117 Cfr., rispettivamente, Scritti di metrica, cit. [n. 112], 25-50 (Dizione e canto nei
dimetri anapestici di Aristofane [1976]) e 241-261 (L’esametro nel dramma attico del V
secolo: problemi di ‘resa’ e di ‘riconoscimento’ [1995]).
118 Ivi, 83-95 (Sistemi Ï e sistemi Ï ! [1978]): citazione da p. 84.
119Questo l’eloquente titolo del contributo di B. ZIMMERMANN in MARIA SILVANA
CELENTANO (ed.), Ricerche di metrica e musica greca. «Per Roberto Pretagostini»,
Alessandria 2010, 45-59.
120 Si vedano ad es. ESTER CERBO, Il coro della $%- .#/0% e il ‘rumore’ del doc-
mio nell’Oreste di Euripide, «QUCC» n.s. LXXXV (2007) 117-123; EAD., Parola, me-
tro e scena nelle monodie di Ifigenia (Eur. IA 1283-1335 e 1475-1499), in CELENTANO,
Ricerche di metrica e musica greca, cit. [n. 119], 1-24; EAD., I corali della Medea di Euri-
pide: disegno metrico e geometrico, «Eikasmós» XXVI (2015) 93-110; LIANA LOMIENTO,
L’antica colometria di Aesch. Sept. 78-150, con alcune considerazioni di semantica me-
trica, «Lexis» XXII (2004) 43-60; EAD., Il canto di ingresso del coro nelle ‘Supplici’ di
Eschilo (vv. 40-175). Colometria antica e considerazioni sul rapporto tra composizione
ritmico-metrica e nuclei tematici, «Lexis» XXVI (2008) 47-78.
240 0etrica greca
greca e sull’Urvers ad uno indirizzato allo sviluppo storico dei me-
tri greci: un approccio che ha saputo rinnovarsi e arricchirsi di
nuove istanze, senza rinunciare alla sfida posta dall’interpretazione
dei versi. La considerazione della dimensione diacronica si rivela, a
tale scopo, imprescindibile, sia per individuare le strutture fonda-
mentali della versificazione, sia per valutare le scelte compiute volta
per volta da un poeta-compositore (
%&) in ‘dialogo’ con la
tradizione poetico-musicale.
121 Oltre a R. Westphal e H. Usener (su cui vd. supra § 3.3), si pensi a F. ALLEN
(Ueber den Ursprung des homerischen Versmasses, «ZVS» XXIV (1879) 556-592, con
risultati identici a quelli di Usener: derivazione dell’esametro dall’unione di due pare-
miaci), a K. BARTSCH (Der saturnische Vers und die altdeutsche Langzeile, Leipzig
1867), a H. SEILING (Ursprung und Messung des homerischen Verses, Progr. Münster,
Nördlingen 1887), a F. LEO (Der Saturnische Vers, Berlin 1905) e a O. SCHROEDER
(Vorarbeiten zur griechischen Versgeschichte, Leipzig-Berlin 1908, Grundriss der grie-
chischen Versgeschichte, Heidelberg 1930).
122Cfr. R. SCHMITT, Dichtung und Dichtersprache in indogermanischer Zeit, Wie-
sbaden 1967, 307-313; B. PEABODY, The Winged Word. A Study in the Technique of
1a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 241
Ancient Greek Oral Composition as Seen Principally through Hesiod’s Works and
Days, New York 1975, 19-21; M. GASPAROV, Storia del verso europeo, trad. it. a cura
di S. GARZONIO, Bologna 1993 (ed. or. Moskva 1989), 51s.
123 GASPAROV, Storia, cit. [n. 122], 52. Lo studioso (pp. 52s.) pone questo muta-
mento di prospettiva in connessione con il fatto che Meillet era un francofono e non su-
biva l’influenza inconscia di una tradizione poetica, come quella tedesca, basata su versi
tonici e sillabotonici. M.L. WEST (Indo-European Poetry and Myth, Oxford 2007, 46)
adduce anche un’altra motivazione, di ordine musicale: «the Francophone Meillet, wri-
ting at a time when music was coming to be written more often without bar lines, un-
derstood that quantitatively patterned verses may be taken at face value and need not
be divisible into feet of equal duration» (si vedano le osservazioni dello stesso MEILLET,
Les origines, cit., 29s.). Sul metodo e sul percorso di ricerca di Meillet cfr. F. BADER,
Meillet et la poésie indo-européenne, «CFS» XLII (1988) 97-125.
242 2etrica greca
I termini della comparazione furono i versi dei Veda, da un lato, e
quelli della poesia greca arcaica, in particolare eolica orientale (Saffo e
Alceo), dall’altro. A entrambi sono comuni i seguenti tratti strutturali:
1) l’isosillabismo, ovverosia il mantenimento del medesimo nu-
mero di sillabe all’interno di un certo verso, si tratti di un ottona-
rio, di un endecasillabo o di un dodecasillabo (questi sono i princi-
pali tipi di verso);
2) l’irrilevanza dell’accento, puramente tonale o melodico, ai fini
del ritmo del verso: a questo concorre, oltre al costante numero
delle sillabe (vd. punto 1), l’alternanza di sillabe lunghe e brevi, più
regolare nei versi greci, meno nei versi vedici, dov’è limitata alla fi-
ne del verso (vd. punto 5);
3) la prosodia, ovvero l’insieme di quelle condizioni (durata del-
la vocale, confine sillabico) che definiscono la quantità delle sillabe
(è breve solo quella sillaba che termina con vocale breve; una silla-
ba terminante per consonante è comunque lunga);
4) la presenza di una cesura (ovvero di una posizione in cui ri-
corre con frequenza la fine di parola) nei versi di una certa esten-
sione, generalmente collocata più vicino all’inizio che alla fine del
verso (in àmbito greco tale caratteristica non riguarda i versi eolici,
ma i versi recitati)124;
5) la regolarità della cadenza (o parte finale) del verso: «eccet-
tuata l’ultima sillaba del verso, indifferente […], è qui che la quan-
tità di ogni sillaba è sottoposta a regole precise» (l’ottonario vedico,
ad esempio, termina per lo più con cadenza giambica, ,
più di rado trocaica ; il gliconeo greco termina simil-
mente con cadenza giambica, )125;
6) la libertà della parte iniziale del verso, più manifesta in àmbi-
to vedico, meno in àmbito greco: i principali versi vedici presenta-
no all’inizio 4 o 5 elementi realizzabili liberamente con sillaba bre-
ve o lunga (si vedano ad es. l’ottonario , l’endecasillabo
o il dodecasillabo ), mentre in greco
tale libertà si riscontra in forma altrettanto estesa solo nel dimetro
coriambico libero ( ) e generalmente, in misura più conte-
129 MEILLET, Lineamenti, cit. [n. 125], 188 («l’alternanza normale di una lunga e di
due brevi – cui si può sostituire una lunga – non riappare in nessun verso vedico»).
130ID., Les origines, cit., 61 («c’est un mètre savant, manié par des spécialistes, les
aèdes qui composaient des épopées, les savants qui composaient des poèmes didacti-
ques. C’est un vers où tout est artificiel et traditionnel»).
131 Sulle orme del Meillet si è mosso, in Italia, G.B. PIGHI (Lineamenti di metrica
storica delle lingue indo-europee, «RAIB» LIII, 1964/1965, 25-88 = ID., Studi di ritmica
e metrica, Torino 1970, 3-65).
132Si veda, dello stesso West, il quadro tracciato già in Indo-european metre,
«Glotta» LI (1973) 161-187; cfr. inoltre GASPAROV, Storia, cit. [n. 122] (un tentativo di
applicare il metodo statistico-induttivo o Russian method allo studio delle versificazio-
ni di origine indoeuropea).
5a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 245
133 Cfr. R. JAKOBSON, Studies in comparative Slavic metres, «Oxford Slavonic Pa-
pers» III (1952) 21-66 (= ID., Selected Writings, IV. Slavic Epic Studies, The Hague-Pa-
ris 1966, 414-463); C. WATKINS, Indo-european metrics and archaic Irish verse, «Celti-
ca» VI (1963) 194-239.
134 V.V. I., K probleme proishož denija drevnegre eskogo gekzametra [Sul problema
dell’origine dell’esametro greco antico], «U enye žapiski Tartuskogo gosudarstvennogo
universiteta» DCCLXXX (1987) 29-39.
135 Cfr. G. NAGY, Comparative Studies in Greek and Indic Meter, Cambridge,
Mass. 1974; PEABODY, The Winged Word, cit. [n. 122]; J.F. VIGORITA, The Indo-euro-
pean origins of the Greek hexameter, «ZVS» XCI (1977) 288-299. Per una rassegna cri-
tica delle diverse ipotesi sull’origine dell’esametro formulate a partire dagli anni ’70 del
secolo scorso si vedano M. FANTUZZI, Preistoria dell’esametro e storia della cultura gre-
ca arcaica: a proposito di alcuni studi recenti, «MD» XII (1983) 35-60; L.M. MACÍA
APARICIO, Origen y estructura del hexámetro dactílico. Revisión crítica, «EClás»
XXXIV (1992) 87-103: 89-95; E. MAGNELLI, Studi recenti sull’origine dell’esametro: un
profilo critico, in FANTUZZI-PRETAGOSTINI, Struttura e storia dell’esametro greco, cit.
[n. 23], II, 111-137. Le ipotesi qui presentate sono quelle che mirano esplicitamente a
ricollegare l’esametro alla tradizione indoeuropea.
246 6etrica greca
nella metrica del sanscrito classico, che rappresenta uno stadio evoluto di
quella vedica, nel senso che presenta il completamento di alcuni processi
attivi già nella tradizione vedica (in particolare, il passaggio da un sistema
prevalentemente sillabometrico ad uno quantitativo e la regolarizzazione
della quantità sillabica in tutte le posizioni del verso)136.
136Cfr. MEILLET, Lineamenti, cit. [n. 125], 187; PEABODY, The Winged Word, cit.
[n. 122], 27, 38-45.
137 P. M., «DLZ» XLV (1924) 517-519: 518s.
H.H. SCHAEDER, Auf Spuren indogermanischer Dichtung, «Die Weltliteratur»
138
1976, 217s.: 218). Dello stesso Kuryłowicz sono da vedere anche Indo-european metri-
cal studies, in D. DAVIE (ed.), Poetics. Poetyka. Poètika, I, Warszawa 1961, 87-98 (= ID.,
Esquisse linguistiques, II, München 1975, 185-196); The quantitative meter of Indo-eu-
ropean, in G. CARDONA-H.M. HOENIGSWALD-A. SENN (edd.), Indo-European and In-
do-Europeans. «Paper Presented at the Third Indo-European Conference at the Uni-
versity of Pennsylvania», Philadelphia 1970, 421-430 (= Esquisse, cit., 197-206).
141 Cfr. E. CAMPANILE, Indogermanische Metrik und altirische Metrik, «ZCPh»
XXXVII (1979) 174-202 (= ID., Studi indoeuropei, Pisa 1985, 127-143); Sull’origine dei
metri greci, in R.M. DANESE-F. GORI-C. QUESTA (edd.), Metrica classica e linguistica.
«Atti del Colloquio. Urbino, 3-6 ottobre 1988», Urbino 1990, 25-43; La ricostruzione
della cultura indoeuropea, Pisa 1990, 142-169.
248 8etrica greca
se su questi dati comparativi procediamo ad un tentativo di ricostruzione,
è evidente che al verso indoeuropeo non possiamo attribuire né costanza
di cadenza né isosillabismo; anzi, a mio parere, non dovremmo attribuirgli
nemmeno quella forte tendenza all’isosillabismo e alla cadenza costante,
che in greco ha già pressoché totalmente trionfato e in vedico è già visibi-
lissima e diviene norma in età postvedica. Se consideriamo, infatti, che
questa ‘regolarità’ è frutto di un processo storico che, in qualche misura,
avviene ancora sotto i nostri occhi, è doveroso concludere che al punto di
partenza vi è non già una situazione identica a quelle, storicamente avan-
zate, che noi utilizziamo nella comparazione, bensì una situazione formal-
mente assai più arretrata, ossia estranea all’isosillabismo e alla cadenza co-
stante142.
Non si può non osservare che il peso assegnato alle eccezioni ri-
spetto alle tendenze prevalenti risulta eccessivo, tanto più per il fat-
to che alcuni dei casi eccezionali addotti appaiono discutibili144. In
ogni caso, anche qualora li si ammettesse tutti, ricostruire da quelli
un’originaria assenza di qualunque forma di ricorsività ritmica è
un’ipotesi estrema, a maggior ragione se si ammette la formularità
della poesia indoeuropea. In realtà, la variazione nella cadenza non
è necessariamente un indizio di rozzezza compositiva, ma spesso
tradisce l’intento di evitare la monotonia nel ritmo: la regolarità rit-
e n. 20.
9a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 249
145Si tratta di Alcm. PMGF 1 str. 8, Sapph. frr. 96, 141 V., Anacr. PMG 322 e 395,
Corinn. PMG 664, Carm. pop. PMG 848.
146Cfr. almeno W.J. ONG, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, trad. it.
Bologna 1986 (ed. or. London-New York 1982), 63 con la n. 6.
147 Per un resoconto di questa comunicazione cfr. «CRAI» XLVII (1903) 138-142, 145.
250 :etrica greca
Il principale errore della tradizione tedesca di studi ritmico-mu-
sicali sarebbe stato quello di avere trascurato che le sequenze ritmi-
che astratte tendono, nel concreto attualizzarsi nel verso, a fondersi
tra loro, modificando così la propria estensione. Nel verso recitato
ciò avverebbe mediante cesure metriche ricorrenti, che non coinci-
dono con la fine di un’unità ritmica (si pensi alle cesure centrali
dell’esametro dattilico e del trimetro giambico, le quali cadono al-
l’interno di un metro, non al suo termine: ,
). Nel verso e nel periodo della poesia cantata la
situazione sarebbe invece più varia: attraverso l’analisi degli epinici
di Pindaro, Serruys cercò di mostrare che il poeta univa tra loro le
sequenze ritmiche (o cola) in vario modo148, ora isolandole median-
te dieresi, ora saldandole tra loro, evitando cioè di fare coincidere
fine di sequenza ritmica con fine di parola e anticipando o postici-
pando quest’ultima di una o due sillabe. Nel verso ∂ A9
E˜G 9 í l 9$Û& m"Ô& (P. 4,248), ad esem-
pio, lo studioso individuava un hemiepes maschile isolato da dieresi
( ), quindi un metro giambico ( ) saldato ad un proso-
diaco ( ) mediante la parola l (la fine di parola
risulterebbe pertanto posticipata di due sillabe rispetto alla fine del
metro giambico):
.
148 Alle pp. 139-141 Serruys individuava cinque tipologie di unione di cola nel ver-
so, alle quali riteneva riconducibili la maggior parte dei versi pindarici.
149 Cfr. G. P., rec. FRÄNKEL, Der kallimachische und der homerische Hexameter,
cit., «Gnomon» III (1927) 241-247: 241 («Vorliegende Arbeit […] kennzeichnet den
Beginn einer neuen Ära im Studium der Rhythmik der griechischen Sprechverse»).
;a metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 251
1 2 3 4 1 2 1 2
A B C
150Sul termine, che include sia i casi di fine di parola all’interno di unità metrica
(cesura), sia i casi di fine di parola coincidente con fine di unità metrica (dieresi), si ve-
da Rossi, Estensione e valore del colon, cit. [n. 23], 240 n. 4 (= Struttura e storia dell’e-
sametro greco, cit. [n. 23], II 272, n. 4).
252 <etrica greca
La distinzione tra i due stili compositivi, omerico e callimacheo, mostra
l’evoluzione della struttura del verso ancora in fieri, almeno per quel che
concerne la zona A: di qui Fränkel prese il destro per ricostruire, analogi-
camente, il processo storico che poté portare alla definizione delle due in-
cisioni del verso omerico. Lo studioso ipotizzò che inizialmente i cantori
epici avessero avvertito l’esigenza di definire e normalizzare l’estensione
delle espressioni formulari che utilizzavano nelle loro esecuzioni estempo-
ranee: solo formule dalle dimensioni fisse potevano facilmente essere com-
binate tra loro o con espressioni libere a costituire un esametro. Ciò con-
dusse alla fissazione di alcuni punti del verso (zone B e C) in cui si collo-
cava, di preferenza, il confine tra una formula e l’altra, ovvero un’incisione
semantica forte. In un secondo tempo, furono regolamentate allo stesso
modo anche le incisioni semantiche più deboli, fino alla semplice fine di
parola, e venne così definendosi un vero e proprio sistema cesurale, capace
di condizionare la composizione poetica.
151 Cfr. H. F., Der homerische und der kallimachische Hexameter, in ID., Wege und
Formen frühgriechischen Denkens, München 1955 (19602, 19683), 100-156. Il saggio è
stato tradotto in italiano da F. Michelazzo in FANTUZZI-PRETAGOSTINI, Struttura e sto-
ria dell’esametro greco, cit. [n. 23], II, 173-248.
152 F. MICHELAZZO, Per una rilettura dell’Esametro di Hermann Fränkel, in FAN-
TUZZI-PRETAGOSTINI, Struttura e storia dell’esametro greco, cit. [n. 23], II, 139-172:
144. Sulle due versioni dello studio di Fränkel si veda ora anche M. NAPOLITANO, Po-
stille all’Esametro di Hermann Fränkel, «RCCM» LVII (2015) 349-361.
153 Com’è stato opportunamente osservato e dimostrato: cfr. M. CANTILENA, Il
155 Sulla limitata influenza della prima versione si veda quanto scrive lo stesso
Fränkel all’inizio del saggio del 1955 (cit. supra alla n. 151). Cfr. inoltre MARTINELLI,
Da Fränkel a Kahane, cit. [n. 153], 120, n. 4 ( EAD., Sulla articolazione in cola, cit.
[n. 153], 142 n. 9).
156 Cfr. H.N. PORTER, The early Greek hexameter, «YClS» XII (1951) 3-63; ROSSI,
Estensione, cit. [n. 23]; R. BECK, The principle of composition in Homeric verse, «Phoenix»
XXVI (1972) 213-231; PEABODY, The Winged Word, cit. [n. 122], 66-117; H.R. BARNES,
The colometric structure of the Homeric hexameter, «GRBS» XXVII (1986) 125-150;
J.M. FOLEY, Traditional Oral Epic: The Odyssey, Beowulf, and the Serbo-Croatian Re-
turn Song, Berkeley 1990, 74-85; A. KAHANE, The Interpretation of Order: A Study in
the Poetics of Homeric Repetition, Oxford 1994, 17-42 (su cui vd. MARTINELLI, Da
Fränkel a Kahane, cit. [n. 153], EAD., Sulla articolazione in cola, cit. [n. 152]);
M. CLARK, Formulas, metre and type-scenes, in R. FOWLER (ed.), The Cambridge
Companion to Homer, Cambridge 2004, 117-138: 120. Rassegne di studi sulla struttura
dell’esametro favorevoli alla tesi fränkeliana sono: W.B. INGALLS, The structure of the
Homeric hexameter. A review, «Phoenix» XXIV (1970) 1-12; MACÍA APARICIO, Ori-
gen y estructura del hexámetro, cit. [n. 135], 98-103; J. RUSSO, The formula, in
I. MORRIS-B. POWELL (edd.), A New Companion to Homer, Leiden-New York-Köln
1997, 238-260: 140-142. Più imparziale la rassegna di M.W. EDWARDS, Homer and oral
tradition: the formula, part I, «Oral Tradition» I (1986) 171-230: 174-188.
157 DALE, Greek metric, cit. [n. 15], 31s.; G.S. KIRK, Studies in some technical aspects
of Homeric style, «YCIS» XX (1966) 73-152; ID., The Iliad: A Commentary, I, Cambridge
1985, 17-35 (secondo lo studioso la vera divisione strutturale del verso è l’incisione centra-
le [B1 e B2], mentre le altre [A e C] sono determinate da ragioni di euritmia e dall’esten-
254 Aetrica greca
Al di là di tale problematica estensione della teoria (rispetto alla
quale risulta preferibile la precedente formulazione del 1926), non
si può non riconoscere che l’approccio di Fränkel ha aperto la stra-
da ad una migliore comprensione delle tendenze ritmiche che
informano e strutturano l’esametro, spostando l’attenzione «dalla
cesura al kolon»158, dai confini di parola alle parole e alle formule
(con un riconoscimento del carattere formulare della dizione epica
omerica che anticipa di due anni la nota dissertazione di Parry).
Su questa linea, si è rivelato produttivo lo studio di Eugene
O’Neill (Jr.) sulla distribuzione delle parole nel verso sulla base della
loro struttura metrico-prosodica (The localization of metrical word-
types in the Greek hexameter. Homer, Hesiod and the Alexandrians,
«YClS» VIII, 1942, 105-178): le tabelle compilate dallo studioso mo-
strano che i diversi tipi di parola tendono a trovare la propria collo-
cazione preferenziale (localization) in alcune sedi del verso, pur
essendo potenzialmente disponibili ad ospitarli anche altre posizioni.
Lo studioso non offre un’interpretazione dei dati desumibili dalle tabel-
le. Un’efficace quadro d’insieme delle tendenze osservabili è tracciato da
M.L. West: «the poets were composing within a frame
or , which called for
particular sorts of word-shape at four points. Words – particularly poly-
syllables – which were of the right shape for the beginning or (especially)
for the end of one or other colon tended to be assigned to that position
rather than to other possible, colon-internal positions. Thus words shaped
, or ending with that sequence, tended to be put at the end of the ver-
se; those ending or either there or before the caesura; those be-
ginning or or after the caesura; those scanning or
at the beginning or end of the first colon. Hermann’s Bridge may be
explained as a consequence of this principle. It is another way of saying
that words shaped or or are not normally placed at the be-
ginning of the second colon. Words with a long penultimate syllable and a
short vowel in the final syllable tend not to be so placed that a collocation
of consonants lengthens that syllable. Thus a word such as or
∆9#&, if not at verse-end, would normally be followed by a word be-
ginning with a vowel»159.
sione media delle parole greche); R.S.P. BEEKES, On the structure of the Greek hexameter.
O’Neill interpreted, «Glotta» L (1972) 1-10: 3; WEST, Greek Metre, cit., 35; ID., Homer’s
meter, in Morris-Powell, A New Companion to Homer, cit. [n. 156], 218-237.
158 La formulazione è di ROSSI, Estensione, cit. [n. 23], 271.
159 M.L. WEST, Homer’s meter, cit. [n. 156], 224-226. Un’interpretazione dei dati pre-
sentati da O’Neill offre anche Beekes, On the structure of the Greek hexameter, cit. [n. 157]:
Ba metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 255
lo studioso non si occupa dei word shapes, come fa West, ma ragiona in termini di rap-
porto metro-sintassi e parte dal presupposto che la cesura centrale, da lui considerata co-
me l’unica incisione metrica dell’esametro, sia realizzata solo da un confine sintattico più
o meno forte (dalla semplice fine di parola alla fine di una frase). Su questa base, egli
enuclea sei regole di base per spiegare la collocazione preferenziale dei word shapes.
160 Cfr. DALE, Greek metric, cit. [n. 15], 34. Sulle appositive e sul loro comporta-
mento si vedano soprattutto A.W. BULLOCH, A Callimachean refinement to the Greek
hexameter, «CQ» n.s. XX (1970) 258-268: 260-263; CANTILENA, Il ponte di Nicanore,
cit. [n. 153], 20-28; A.M. DEVINE-L. STEPHENS, The Greek appositives: towards a lin-
guistically adequate definition of caesura and bridge, «CPh» LXXIII (1978) 314-328;
E. MAGNELLI, Le norme del secondo piede dell’esametro nei poeti ellenistici e il compor-
tamento della ‘parola metrica’, «MD» XXXV (1995) 135-164. Le pur importanti pagine
di Fränkel sull’argomento (Der homerische und der kallimachische Hexameter, cit.
[n. 151], 142-147 = trad. it. 230-236) non sono esenti da una certa soggettività: non ri-
sultano sufficientemente definiti i motivi per cui le appositive talora si saldano con le
parole ‘grammaticali’, talora no.
161 S.H., Tables beyond O’Neill, in F. SPALTENSTEIN-O. BIANCHI (edd.), Autour de
la cesure. «Actes du colloque Damon des 3 et 4 novembre 2000», Bern 2004, 135-215.
Nello stesso volume è contenuto anche un secondo contributo di Hagel (Caesura and
melody, pp. 11-22), nel quale si propone di considerare la cesura come un fenomeno
melodico, legato cioè al profilo melodico prodotto dalla disposizione degli accenti di
parola nell’esametro (sul melodic contour del verso si veda G. DANEK-S. HAGEL, Ho-
mer-Singen, «WHB» XXXVII, 1995, 5-20).
162 Vd. supra n. 160.
256 Cetrica greca
nei distici elegiaci rispetto alle successioni stichiche dell’epos: si vedano al-
meno H.R. BARNES, The structure of the elegiac hexameter, in FANTUZZI-
PRETAGOSTINI, Struttura e storia dell’esametro greco, cit. [n. 23], I, 135-161;
E. MAGNELLI, Alexandri Aetoli testimonia et fragmenta, Firenze 1999, 37 e
n. 83, con altra bibliografia). Solo a titolo esemplificativo e senza pretesa di
completezza, si pensi alle analisi di M. BRIOSO SÁNCHEZ sugli esametri di
Nicandro e Teocrito e su quelli elegiaci ed epigrammatici (Nicandro y los
esquemas del hexametro, «Habis» V, 1974, 9-23; Aportaciones al estudio del
hexametro de Teocrito, «Habis» VII, 1976, 21-56 + VIII, 1977, 57-75; Sobre
el hexametro de la elegia y el epigrama griegos, «Habis» IX, 1978, 49-76), di
G. AGOSTI e F. GONNELLI sulla poesia cristiana greca (Materiali per la storia
dell’esametro nei poeti cristiani greci, in FANTUZZI-PRETAGOSTINI, Struttura
e storia dell’esametro greco, cit. [n. 23], I, 289-434), di E. MAGNELLI sulla
versificazione di Alessandro Etolo e su quella di Euforione (Alexandri Ae-
toli testimonia et fragmenta, cit., 37-44; Studi su Euforione, Roma 2002,
57-91), di C. NERI sulla produzione di Erinna (Erinna. Testimonianze e
frammenti, Bologna 2003, 551-577), di M. FANTUZZI e A. SENS sugli esa-
metri dell’epigrammistica anonima d’età ellenistica (The hexameter of in-
scribed Hellenistic epigram, in M.A. HARDER-R.F. REGTUIT-G.C. WAKKER,
Beyond the Canon, Leuven-Paris-Dudley, Mass. 2006, 105-122).
163 Cfr. S.L. SCHEIN, The Iambic Trimeter in Aeschylus and Sophocles, Leiden
1979, in part. 26-29 e 35-43; DIA MARY L. PHILIPPIDES, The Iambic Trimeter of Euri-
pides. Selected Plays, Salem, N.H. 1978; HELMA J.M. DIK, Words into verse: the locali-
zation of some metrical word-types in the iambic trimeter of Sophocles, «ICS» XXIII
(1998) 47-84 (come la studiosa chiarisce a p. 49, il suo obiettivo è «to explore the pos-
sible positions of individual words, not of word-groups»: sono pertanto prese in con-
siderazioni parole bi- e trisillabiche, nelle loro varie forme metriche, ma non gruppi
verbali costituiti da una o più appositive). Benché non ispirati direttamente all’approc-
cio di Fränkel o di O’Neill, ma influenzati piuttosto dalle ricerche parryane, meritano
di essere qui ricordati gli studi di C. PRATO sui trimetri euripidei, con particolare ri-
guardo per il loro carattere quasi-formulare e per la localizzazione di certe parole o fra-
si in determinate sedi del verso (C. P., Scritti minori, a cura di P. GIANNINI-S. DELLE
DONNE, Galatina, LE 2009, 263-309: si tratta di due contributi apparsi originariamente
nel 1971 e nel 1978).
164 Cfr. FRANCA PERUSINO, Tecnica e stile nel tetrametro trocaico di Menandro,
«RCCM» IV (1962) 45-64 (aspetti di outer metric); MARLEIN VAN RAALTE, Rhythm
and Metre. Towards a Systematic Description of Greek Stichic Verse, Assen-Wolfeboro,
NH 1986, 336-378 (aspetti di outer e inner metric).
165 Cfr. FRANCA PERUSINO, Il tetrametro giambico catalettico nella commedia gre-
166 Si intende per ritmo discendente quello in cui un elemento marcato (o tempo
forte) precede un elemento non marcato (o tempo debole), per ritmo ascendente quello
caratterizzato dal movimento opposto. Per la Raalte la distinzione si gioca tutta sul
piano quantitativo: «the contrast consists in a disjunctive opposition of plus versus mi-
nus marked for quantity» (Rhythm and Metre, cit., 380; cfr. anche 406 n. 38).
258 Eetrica greca
anche le varianti con sillaba iniziale allungata a seguito di un diverso trat-
tamento del gruppo occlusiva + liquida o dell’incontro tra due fonemi vo-
calici)167.
167N. B., Metrical Constraint and the Interpretation of Style in the Tragic Trime-
ter, Lanham 2007 (si vedano in part. le pp. 49-53 per la nuova e più flessibile definizio-
ne di word shape e le pp. 307-323 per la descrizione del programma informatico e le ta-
belle dei dati sulla localizzazione dei tipi di parola).
168Per una rassegna dei loro principali contributi cfr. PARKER, Greek metric, cit.
[n. 15], 57s.; F. CUPAIOLO, A proposito di alcuni recenti studi di metrica classica,
«RFIC» XCV (1967) 226-240; ID., Bibliografia delle metrica latina, Napoli 1995, 97-
107; A. TRAINA-G. BERNARDI PERINI, Propedeutica al latino universitario, Bologna
19986, 295-297. Per un quadro storico dello sviluppo di queste ricerche in Francia si
può vedere L. DE NEUBOURG, La base métrique de la localisation des mots dans
l’hexamètre latin, Brussel 1986, 11-16.
J. PERRET, De l’hexamètre grec à l’hexamètre latin. L’emprunt, l’adaptation, in
169
AA. VV., «Actes du I congres international des études classiques», Paris 1951, 127-131.
Si veda quanto Dain scrive a p. 124 del Traité: «D. Serruys […] a été le premier à
170
dal suo allievo Jean Irigoin, autore di originali studi sulla struttura
dei versi della melica greca monodica e corale171 . Quest’ultimo
– anche sulla scorta di alcune osservazioni particolari di Maas sulla
versificazione di Bacchilide (§ 48) e dello stesso Dain sui cori sofo-
clei172 – ha notato come nel verso cantato non contino le posizioni
in cui cade la fine di parola, ma, all’opposto, la sinafia, ovvero l’u-
nione tra le sequenze metriche (metri e cola) costitutive di un ver-
so173: il confine tra una sequenza e l’altra cade tendenzialmente al-
l’interno di una parola, in modo tale da conferire unità al verso, e
solo raramente ed in condizioni particolari vi è coincidenza tra la
fine di una sequenza e la fine di parola (dieresi)174. Ne consegue che
i cola costitutivi del verso possono essere identificati mediante l’in-
dividuazione del punto di sinafia ricorrente, generalmente collocato
una sillaba prima o una sillaba dopo un’incisione – beninteso,
un’incisione apparente, come precisa lo stesso Irigoin: «l’apparition
irrégulière, et très rarement généralisée, de cette césure, le fait
qu’elle peut occuper indifféremment deux places, toutes con-
statations prouvent qu’elle n’est qu’une particularité secondaire»175.
Questa tendenza del verso melico a costituirsi mediante sinafia tra i suoi
componenti, denominata da Dain «loi d’Irigoin»176, era stata in realtà già
riconosciuta da A. Boeckh («in vicinia commessurae ordinum, sive paullo
ante sive paullo post adeo ut unum idemque vocabulum in utrumque or-
dinem porrectum sit, quasi cardo, in quo versentur ordines compositi ve-
lut g e n i c u l o coniuncti»)177. L’osservazione si deve a Rossi, che rileva
come il principio della sinafia tra cola sia divenuto «patrimonio comune»
171 Si vedano soprattutto il volume Recherches sur les mètres de la lyrique chorale
chorale grecque. La structure du vers (Paris 1953) e l’articolo La structure des vers éo-
liens, «AC» XXV (1956) 5-19, ora incluso, insieme ad altri contributi metrici, in J. IRI-
GOIN, Le poète grec au travail, Paris 2009 (pp. 29-40).
172 Cfr. Recherches, cit. [n. 171], 15s.
173Cfr. ivi, 50s.: «D. Serruys a reconnu, un peu avant P. Maas [cfr. § 48], l’impor-
tance de la disposition des mots à l’interieur du vers dactylo-trochaïque; mais ce métri-
cien, qui attachait trop d’importance aux coupes, n’a pas mis en relief la synaphie».
174 Cfr. Recherches, cit. [n. 171], 40s., 91.
175 Cfr. ivi, 40.
176Cfr. DAIN, Traité, cit., 110. In realtà, Irigoin stesso preferiva parlare di ‘tenden-
za’ più che di ‘legge’ («le nom de loi serait trop exclusif», Recherches, cit. [n. 171], 16).
177 Cfr. A. B., De metris Pindari, in &-01!# Ï 2/34'a. Pindari opera quae su-
Sulla base del suddetto criterio un verso che ricorre con una cer-
ta frequenza in Pindaro,
178ROSSI, La metrica come disciplina filologica, cit. [n. 10], 199s. I riferimenti bi-
bliografici menzionati da Rossi sono i seguenti: DALE, The Lyric Metres, cit., 88; KOR-
ZENIEWSKI, rec. di H.A. POHLSANDER, Metrical Studies in the Lyrics of Sophocles, Lei-
den 1964, «Gnomon» XXXVII (1965) 449.
179 Cfr. Pind. P. 1 ep. 5, 3 str. 5, N. 10 ep. 2, 11 str. 1, ep. 2.
180 Cfr. Pind. P. 3 ep. 3, 9 ep. 3 e 5, N. 10 str. 4, I. 3/4 str. 2.
181 Cfr. Pind. N. 10 ep. 1.
Ha metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 261
7 ep. 5, P. 4 ep. 2, Bacch. 5 str. 9s.), interpretato come l’unione di un he-
miepes femminile, di un cretico e di un prosodiaco sulla base dei punti di
sinafia ( )182. Lo studioso parla, a tale proposi-
to, di una «rétrogradation rythmique avec valeur centrale commune»183,
cioè di passaggio da un andamento discendente ad uno ascendente, favori-
to da una ‘cerniera’ mediana: «la syllabe brève du crétique est comme un
pivot – commun aux deux moitiés du vers – autour duquel se produit le
renversement du rythme»184.
Sui criteri boeckhiani per l’individuazione della fine di verso e sulle vicende che
187
hanno portato alla loro definizione cfr. TESSIER, Vom Melos, cit. [n. 107], 19-55.
188 Sulla soggettività di tale aspetto della teoria di Irigoin si vedano le considerazio-
ni della DALE, Greek metric, cit. [n. 15], 25s.
189 Cfr. ID., Traité, cit., 155-164 (la citazione è da p. 159); IRIGOIN, Le poète grec,
cit. [n. 171], 19-27, 46-53, 117-159.
190 DAIN, Traité, cit., 159.
Ja metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 263
191 O. S., Aeschyli cantica, Leipzig 1907, 19162; Sophoclis cantica, Leipzig 1907,
2
1923 ; Aristophanis cantica, Leipzig 1909, 19302; Euripidis Cantica fragmento Grenfel-
liano adiecto, Leipzig 1910, 19282. Per i criteri periodologici seguiti dallo studioso si
vedano le Vorarbeiten zur griechischen Versgeschicte, Leipzig-Berlin 1908, 158s. Su
Schroeder si veda supra § 3.3.
192 Cfr. DAIN, Traité, cit. 21.
193 Cfr. ivi, 160.
194 Cfr. ivi, 156.
195 Cfr. Le poète grec, cit. [n. 171], 19-27, 46-53, 117-159.
196 Cfr. DAIN, Traité, cit., 162-164.
197 A tale proposito si veda quanto detto nel corpo minore poco sopra.
264 Ketrica greca
Cfr. AMY M. DALE, A French scholar’s testament [rec. di DAIN, Traité, cit.],
198
«CR» n.s. XVI (1966) 204-207: 206; D. KORZENIEWSKI, rec. di DAIN, Traité, cit.,
«Gnomon» XXXVIII (1966) 470-473: 472s.
199Per le fonti antiche si veda GIOVANNA PACE, Il termine *'!%0, nella dottrina
metrica e ritmica antica, «QUCC» n.s. LXXI (2002) 25-46; T. FLEMING, The origin of
the period, «QUCC» n.s. LXXXII (2006) 95-102. Per la confusione moderna tra le no-
zioni di verso e periodo cfr. TESSIER, Vom Melos, cit. [n. 107], 59-81.
200Verskunst, cit., 1211; cfr. anche La metrica come disciplina filologica, cit. [n. 10],
186, 191.
Così A. TESSIER, La riscoperta del verso ‘lirico’ greco (Böckh e i suoi epigoni), in
201
PAOLA VOLPE CACCIATORE (ed.), Musica e generi letterari nella Grecia di età classica,
Napoli 2007, 99-127: 124.
La metrica greca oggi: principali tendenze - Aggiornamento 265
202 Mi piace qui menzionare l’incontro di studio “Melica, musica e metrica greca: un
primo bilancio” tenutosi a Sestri Levante nel febbraio 2008 su impulso di Vittorio Citti e
Andrea Tessier (cfr. G. GALVANI, Cronache da Sestri Levante, «QUCC» n.s. XCI, 2009,
161-166). Alcuni degli interventi hanno trovato pubblicazione su «Lexis» XXVI (2008);
due, in particolare, riguardano il ritmo musicale: Lomiento, Melica, musica e metrica
greca, cit. [n. 108] e ROCCONI, Metro e ritmo, cit. [n. 77]. Per la terminologia metrica e
ritmica antica uno strumento esaustivo è il Nomenclator metricus Graecus et Latinus,
di cui è apparso per ora il primo volume (I. -0, Hildesheim-Zurich-New York 2006).
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI