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Daniel Goleman: Intelligenza emotiva


admin | dicembre 28, 2007 | 0 Commenti A cura di Katia Ciarrocchi Goleman con il termine Intelligenza emotiva indica la capacit di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali. Lautore ci invita a ricorrere allintelligenza emozionale per tornare ad assaporare valori che si stanno perdendo nella frenesia del vivere. Riuscire a toccare nel profondo e prendere consapevolezza delle proprie emozioni per riuscire a ritrovare armonia con se stesso, il controllo delle proprie emozioni ci permette di relazionarci con pi serenit con il mondo intero e ottenere un notevole successo nella vita. Empatizzare e porsi nellottica altrui per risolvere i conflitti personali e interpersonali, senza attivare quelle emozioni negative, quali: rabbia, ira e aggressivit, quindi rimanere a contatto con il proprio mondo emozionale e utilizzarlo per interagire con la realt. Pascal ci insegna: Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce; lo si constata in mille cose. Dico che il cuore ama lessere universale e se stesso naturalmente, a seconda che si attacchi alluno o allaltro; e ci si indurisce contro luno o contro laltro, a sua scelta. Voi avete respinto luno e conservato laltro: forse per ragione che amate voi stessi?. Golemanci invita a non affidarci totalmente alla ragione, perderemo il contatto con la dimensione emozionale divenendo duri, insensibili, critici, difesi, incomprensivi delle necessit altrui. Lavorare su se stessi, dentro le proprie emozioni per essere in armonia con luniverso stesso. In unantica leggenda giapponese si narra di un samurai bellicoso che un giorno sfid un maestro Zen chiedendogli di spiegare i concetti di paradiso e inferno. Il monaco, per, replic con disprezzo: Non sei che un rozzo villano; non posso perdere il mio tempo con gente come te!. Sentendosi attaccato nel suo stesso onore, il samurai si infuri e sguainata la spada grid: Potrei ucciderti per la tua impertinenza. Ecco replic con calma il monaco questo linferno. Riconoscendo che il maestro diceva la verit sulla collera che lo aveva invaso, il samurai, colpito, si calm, ringuain la spada e si inchin, ringraziando il monaco per la lezione. Ecco disse allora il maestro Zen questo il paradiso. Limprovviso risveglio del samurai e il suo aprire gli occhi sul proprio stato di agitazione ci mostra quanto sia fondamentale la differenza fra lessere schiavi di unemozione e il divenire consapevoli del fatto che essa ci sta travolgendo. Il consiglio di Socrate, conosci te stesso, fa proprio riferimento a questa chiave di volta dellintelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti nel momento stesso in cui essi si presentano. Di primo acchito potrebbe sembrare che i nostri sentimenti siano ovvi; ma se riflettiamo pi attentamente ci ricordiamo di tutte quelle volte che li abbiamo troppo trascurati o che siamo diventati consapevoli di essi troppo tardi. Gli psicologi usano il termine piuttosto pomposo di metacognizione per riferirsi a una consapevolezza dei processi di pensiero, e quello di metaemozione per indicare la consapevolezza delle proprie emozioni. Io preferisco parlare di autoconsapevolezza, per indicare la continua attenzione ai propri stati interiori. In questa consapevolezza introspettiva la mente osserva e studia lesperienza, ivi comprese le emozioni Nei migliore dei casi, losservazione di s permette questa consapevolezza equilibrata di sentimenti appassionati o violenti. Nel caso peggiore, invece, essa si manifesta semplicemente come un distacco, appena accennato, dallesperienza una sorta di passo indietro per fermarsi a osservare il quadro; un flusso parallelo di coscienza nella modalit meta, che si libra al di sopra o accanto a quello principale, consapevole degli eventi in corso ma non immerso, o perso, in essi. E la differenza che passa fra lessere travolti da una furia omicida verso qualcuno e il pensare introspettivamente Ecco, quella che sto provando collera, anche nel momento stesso in cui ne siamo pervasi. In termini di meccanica neurale, presumibilmente questo sottile spostamento nellattivit mentale segnala che i circuiti neocorticali stanno monitorando attivamente lemozione, compiendo cos un primo passo nellacquisizione di un certo controllo su di essa. Questa consapevolezza la competenza emozionale fondamentale sulla quale si basano tutte le altre, ad esempio lautocontrollo. Essere consapevoli di s, in breve, significa essere consapevoli sia del nostro stato danimo che nei nostri pensieri su di esso, per usare le parole di John Mayer, uno psicologo della New Hampshire University che, con Peter Salovey di Yale, uno dei padri della teoria dellintelligenza emotiva. Lautoconsapevolezza pu essere una forma di attenzione, non reattiva e non critica, verso i propri stati interiori. Mayer tuttavia osserva che questa sensibilit pu anche essere meno equilibrata; ecco alcuni pensieri tipici che rivelano lautoconsapevolezza emozionale: Non dovrei provare questo sentimento, Sto pensando a delle cose buone per tirarmi su e, nel caso di unautoconsapevolezza pi limitata Non pensarci, una reazione di fuga

in risposta a qualcosa che ci turba profondamente. Sebbene esista una distinzione logica fra lessere consapevoli dei propri sentimenti e lagire per modificarli, Mayer ritiene che a tutti i fini pratici le due cose procedano in stretta cooperazione: riconoscere uno stato danimo profondamente negativo significa volersene liberare. Tuttavia, il riconoscimento delle emozioni una cosa, e altra cosa distinta sono gli sforzi che facciamo per non agire sotto il loro impulso. Mayer ritiene che le persone siano classificabili in diverse categorie a seconda del modo in cui percepiscono e gestiscono le proprie emozioni: - Gli autoconsapevoli. Consapevoli dei propri stati danimo nel momento stesso in cui essi si presentano, queste persone sono comprensibilmente alquanto sofisticate riguardo alla propria vita emotiva. La loro chiara visione delle proprie emozioni pu rafforzare altri aspetti della personalit: si tratta di individui autonomi e sicuri dei propri limiti, che godono di una buona salute psicologica e tendono a vedere la vita da una prospettiva positiva. Quando sono di cattivo umore, costoro non continuano a rimuginare e a ossessionarsi, e riescono a liberarsi dello stato danimo negativo prima degli altri. In breve, il loro essere attenti alla propria vita interiore li aiuta a controllare le emozioni. - I sopraffatti. Si tratta di persone spesso sommerse dalle proprie emozioni e incapaci di sfuggir loro, come se nella loro mente esse avessero preso il sopravvento. Essendo dei tipi volubili e non pienamente consapevoli dei propri sentimenti, questi individui si perdono in essi invece di considerarli con un minimo di distacco. Di conseguenza, rendendosi conto di non avere alcun controllo sulla propria vita emotiva, costoro fanno ben poco per sfuggire agli stati danimo negativi. Spesso si sentono sopraffatti e incapaci di controllare le proprie emozioni. - I rassegnati. Sebbene queste persone abbiano spesso idee chiare sui propri sentimenti, anchesse tendono tuttavia ad accettarli senza cercare di modificarli. Sembra che in questa categoria rientrino due tipi di soggetti: in primo luogo quelli che solitamente hanno stati danimo positivi e perci sono scarsamente motivati a modificarli; e in secondo luogo coloro che, nonostante siano chiaramente consapevoli dei propri stati danimo, e siano suscettibili a sentimenti negativi, tuttavia li accettano assumendo un atteggiamento da laissez-faire, senza cercare di modificarli nonostante la sofferenza che essi comportano una situazione che si riscontra, ad esempio, nei depressi che si sono rassegnati alla propria disperazione. Interessante unintervista allautore trovata in rete dove lo stesso afferma che: Recenti ricerche ci dicono che il cervello estremamente plastico, a patto che attraversiamo esperienze sistematiche e ripetute; in questo senso le pratiche meditative sembrano le migliori per trasformare le emozioni distruttive. Nel tuo nuovo libro, Emozioni distruttive, scrivi che riconoscere e trasformare le emozioni distruttive il cuore della pratica spirituale. Puoi dirci cosa intendi con emozioni distruttive? Esistono due punti di vista: uno orientale, laltro occidentale. Secondo il punto di vista occidentale quello della scienza e della filosofia moderne le emozioni distruttive sono quelle che provocano un danno a se stessi o agli altri. E danno, qui, inteso nel senso pi ovvio: fisico, affettivo, sociale. Il punto di vista orientale pi sottile. La concezione buddista, cos come emersa dalle conversazioni con il Dalai Lama alla conferenza intitolata Mind and Life nel marzo 2000, che le emozioni distruttive sono quelle che disturbano il proprio equilibrio interiore, mentre quelle sane favoriscono lequilibrio della mente. In tal senso, emozioni dannose sono essenzialmente quelle che i buddisti definiscono klesha, o veleni, elencati nei testi classici. I klesha operano a livello grossolano come odio, avidit, gelosia ecc. ma anche sottile, mescolandosi ai nostri pensieri per disturbare lequilibrio interiore. Continua qui: per leggere lintervista

Titolo: Intelligenza emotiva Autore: Goleman Daniel Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli Prezzo: 9.20 Collana: La Scala. Saggi Data di Pubblicazione: 1999 ISBN: 8817112992 ISBN-13: 9788817112994 Reparto: Benessere, mente e corpo > Conoscere se stessi

Intelligenza emotiva Daniel Goleman

Note biografiche dellautore: Daniel Goleman uno psicologo cognitivista, professore di psicologia ad Harvard, scrittore ed autore di numerosi libri. Ha avuto il grande merito di aver contribuito a sviluppare un atteggiamento culturale pi rispettoso e favorevole alle emozioni. Oltre ad aver scritto molti libri di successo (tra i quali ricordiamo Intelligenza Emotiva, Lavorare con lIntelligenza Emotiva, Forza della Meditazione) scrive abitualmente sulle pagine scientifiche del New York Times e su Psycholo- gy Today.

di Katia Ciarrocchi

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