Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
http://about.jstor.org/terms
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted
digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about
JSTOR, please contact support@jstor.org.
Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with
JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
Giovanni Viansino
Negli scritti di Seneca ricorrono con frequenza gli aggettivi felix, infelix, beatus. Ne sono esaminati
i van significati e i concetti connessi all'interno dell'opera di Seneca e a confronto delle afferma
zioni correnti nelle scuole filosofiche dell'epoca.
1 Park di se stesso Seneca, di cid che ha vissuto quando afferma che occorre pregare gli dei
a che nessun augurio di felicitas formulate in famiglia si realizzi (ep. 27, 2; 31, 2; 60, 1; 61, 1; 94,
53; 115, 11): admirationem nobis parentes auri argentique fecerunt et teneris infusa cupiditas altius
sedit crevitque nobiscum. La madre, Elvia, era molto piu giovane del marito, cosi in seconde nozze
(a. 49?) Seneca sposera Pompea Paolina (mea: ep. 104, 1/2 e 5) di trentacinque anni piu giovane
(adulescens in ep. 104, 2) e cfr. Tacito, ann. 15, 60; Cassio Dione 62, 25, 1; PI R 7, n. 508.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
50 G. VIANSINO
beneficia quae dantur petunturque nullum in beata vita habere momentum (ep.
72, 7)2. Ed una certa attrazione operata su Seneca e sul nipote Lucano (1, 67/182)
dal 'moralismo' di Sallustio e certo riscontrabile.
Riferiti al Potere esercitato oppure alia sua contestazione, felix, infelix
(felicitas, infelicitas), beatus (beatitudo) con trecentoventi; novantadue; duecen
toventisei ricorrenze segnano la sua vita, con i significati assunti ne illustrano fasi
diverse ed evoluzione, utili quindi per la datazione (a volte controversa) degli
scritti. - Sotto Caligola (16 marzo 37-24 gennaio 41): Dialogo VI (consolazione
a Marcia per la morte del figlio Metilio): appare qui per la prima volta felicis
simus come beffa di Sulla Felix (6, 12, 6 = dial 10, 6, 3; ben. 5, 12, 6; ep. 113,
30); prepara i Dialoghi III-V "sull'ira", vizio manifesto dei felices, dei Potenti
romani (dial. 4, 21, 7: felicitas iracundiam nutrit). - Sotto Claudio (24 gennaio
41-13 ottobre 54) scrive durante l'esilio in Corsica (a. 41-49) i Dialoghi XI-XII
(consolazione a Polibio; alia madre Elvia); a Roma (ancora lontano dal Potere)
scrive il dialogo X (de brevitate vitae) ricco di rigide contestazioni della societa
sino a proporre al suocero Pompeo Paolino di lasciare la carica di Prefetto
dell'Annona per fare "buon uso" del tempo di vita concesso vivendosene appartato
(dial. 10, 18/20): ecco gia qui un'anticipazione della fiitura "realta esistenziale"
di Seneca dopo la cacciata dal Potere. Completa il dialogo "sull'ira". - Sotto
Nerone: Ludus; Dialoghi II e VII-IX; de dementia (13 ottobre 54-13 febbraio
55); Tragedie3.
Allontanato dal Potere pubblica il Dialogo I (incisiva e dura la critica politico
sociale), Naturales Quaestiones e De beneficiis, opere impegnative e da far
conoscere, quindi quasi assente vi e la critica politico-sociale della felicitas, diffusi
invece gli attacchi al fondatore di una nuova concezione teocratica dello Stato,
ad Alessandro quale 'maschera' di Nerone (= Lucano 9, 15, 4; 10, 20 e 272; cosi
Catone lo sara di Seneca = Lucano 2, 239/41; 9, 186/217): ben. 1, 13, 1; 2, 16,
1; 5, 6, 1; 7, 2, 5 e 3, 1; n.q. 3,pref. 5; 5, 18, 10; 6, 23, 2. Nel genere letterario
ideale per praticare ogni giorno la filosofia cioe nelle Epistole (a Lucilio)4
signoreggia la volonta di porsi in polemica contro "falsi giudizi" e "credenze
sociali" pervagate, la polemica antisistemica intrisa di Cinismo viene esercitata
da Seneca (ora "filosofo popolare") con icasticita distruttiva, la conclusione della
vita ha come compagno il rigetto ostentato di ogni ambizione politica, e Votium
2 Consigli economici offerti e presenza di interessi economici nel dialogo VII e ancora in ben.
2, 34, 4; 4, 27, 5 (nel de beneficiis largo spazio occupa la terminologia fmanziaria); ep. 64, 7; dial.
9, 8 9; 10, 1, 4 oiKovouiicfi (in ep. 89, 10). Partecipazione e conoscenze pratiche di problemi
economico-finanziari sono presenti in tutte le opere: un esame accurate in M. Giacchero (Studi E.
Manni III, Roma 1980, 1085).
3 NeWErcole Furioso (739/44) il consiglio rivolto a Nerone di governare bene, di non sporcarsi
le mani di sangue, avendone, come premio la "salita al Cielo" oppure compito di giudice nei Campi
Elisi. Nelle Troiane (262) l'invito a tenere basso profilo nell'esercizio del Potere (se supprimere e
varios casus tremere). Nell''Agamennone (100/106) l'invito a navigare "sotto costa" perche solo i
comportamenti modici durano a lungo, felix e mediae quisque turbae sorte quietus (= Ercole Eteo
692/99) perche nessuna felicitas dura a lungo (= Publilio Sirio 412 R.2). Generiche sentenze sulla
felicitas nelVErcole Eteo: felix quisque novit famulum regemque pati (228); rarum est felix idemque
senex (641/3). L'affermazione contenuta nel v. 673 (nee sibi felix pauper habetur/nisi felices cecidisse
videt) contrasta con ep. 4, 67 (non est quod credas quemquam fieri aliena infelicitate felicem).
4 Su Lucilio, cfr. L. Delatte, Lucilius, Vami de Seneque, ?Etudes classiques?, 4 (1935), 367
e 546.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
SENECA 51
felix5
Felix, felicitas valgono come "ricchezza acquisita" (+ opes, opulenta: ben. 5, 12,
6; 6, 30, 2/3; 3, 2, 2; e cosi felicitas patrimoniorum; 5, 19, 2) e 'Cariche' ricoperte
(assenza oppure perdita = infelicitas): sia all'interno del Potere (dial, 7, 2, 2) che
lontano dal Potere (dial, 10, 2, 4; 6, 3; 7,'6 e poi le Epistole) Seneca smaschera e
ridicolizza l'inconsistenza esistenziale del 'Successo' e del 'Successo' i modi di vita,
le sue afflizioni (ep. 80, 6) e le sue stoltezze, stante che solo domestica (= 'interiore'
ep. 72, 4) pud essere la felicitas del saggio. Ecco dunque intrapresa la demoli
zione dell'ideologia costitutiva del Potere romano (felicem vocabant: quid ergo?
Erat?: ep. 36, 3), dell'Imperialismo romano: beffeggiando l'estensione dell'Impero
(n.q. 1, pr. 9) Seneca ne riscrive la storia... non pero fino ad accordarsi con lo
storico antiromano per antonomasia, Timagene (ep. 91, 13)! Sue bestie nere sono
la falsa magnitudo Pompei (ep. 94, 64/7. Magnus dall'anno 61) che per continuare
potentiam accampa scuse, muove contro Spagna e Sertorio, contro i Pirati, Yinfi
nita libido crescendi lo porta in Africa, nel Settentrione, in Armenia e in Asia
5 Dalla vita dei campi (= "terreno fecondo, rigogli") alia vita politica, le due piattaforme della
Romanita; suo contrario = miser (nelle tragedie: Ercole Furioso 513; 1305; Troiane 1018; Tieste 445;
Ercole Eteo 122; 641/3).
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
52 G. VIANSINO
contro Mitridate. Allo stesso modo non virtutis instinctu, ma AdXYambitio furono
mossi Caio Mario (unum consulatum cepit, ceteros rapuii) contro Cimbri e Teutoni,
Giulio Cesare nelle sue varie guerre6: come ad Alessandro, non gli riusci di
continere Oceano felicitatem suam avendo davanti agli occhi Pompeo che, intolle
rante di un altro Magnus nello Stato, avrebbe cercato di delimitare la crescita di
Cesare, insopportabile gia quando Pompeo e Cesare crescevano "per Putilita
comune" (dial. 6, 14, 3). Solo la personale ambizione, non la prospettiva doverosa
di fondare PImpero sulle macerie della Repubblica ha dunque messo in moto le
"Guerre Civili"; solo quando uno spregevole 'schiavo' egiziano lo uccise, Pompeo
capi quanto inanis fosse la iactatio del suo appellativo Magnus (dial. 10, 13, 7):
mai tanto acuminata la dissacrazione dei "miti politici" romani! Sullanum saeculum
quello delle "Guerre Civili" (dial. 3, 20, 4), spoliarium delle proscriziori sillane
fii il 'Serbatoio' di Servilio nei pressi del Foro (dial. 1, 3, 7 = Firmico Materno,
Math.l, 7, 34): la proscrizione segna Peta di Silla come arma quella di Mario
(dial. 4, 2, 3), di Silla solo la Sullana crudelitas viene ricordata (dial. 4, 34, 3):
le venivano mostrate le teste mozzate di ex-consoli (dial. 1, 3, 8), nessun tiranno
bevve sangue umano con tanta avidita quanto lui, fu solo P'esaurirsP dei suoi
nemici a porre fine alle uccisioni (clem. 1, 3, 1/2): crimine degli dei fu Silla tarn
felix (dial. 6, 12, 6)! E se Silla incrudeli sul cadavere di Mario, Mario fu degno
qui ilia pateretur e Silla qui ilia iuberet (dial. 5, 18, 1/2): da ricordare Pannota
zione fisiognomica secondo cui violentissimus era Silla cum faciem eius sanguis
invaserat (ep. 11, 4). L'immagine di Sulla Felix1 per vittorie, gloria conseguita
esce frantumata dal giudizio senecano (ecco la vittoria assoluta conseguita dalla
'propaganda' di Cesare), mentre con rancore minore il nipote Lucano tratta Silla
quale 'predecessore' dell'amato Pompeo (come Mario lo e di Cesare). Contro
Mario, Silla, Pompeo, Cesare (senza nominarlo) si scaglia Seneca in ben. 5, 16,
2/6 e fra i personaggi resi clari e potentes... dalle "Guerre Civili" Punico ad essere
felix in publicum (= "arreco giovamento allo Stato") fu M. Agrippa (ep. 94, 46);
nessuno degli altri lo fii, neppure Ottaviano ('Augusto' dall'a. 27), quasi sempre
adornato in Seneca dell'aggettivo divus, segno di rispettoso distacco e di obbligata
venerazione, eppure n&lVApokolocyntosis Augusto 'pontificante' e con espressioni
popolari e volgari (dopo aver annunciato un discorso di summa facundia)*
replicante al limite della parodia motivi immessi nelle sue Res Gestae (10, 1/11, 4)
e certo figura comica, come in dial. 9, 14, 9 e certo ironico Augusto deus noster:
crudele Ottaviano durante le "Guerre Civili", clemente assunto il Principato (clem.
1, 9).
6 Cfr. ep. 94, 64/7: (Mario, Pompeo, Cesare) cum omnia concuterent concutiebantur turbinum
more, qui rapta convolvunt, sed ipsi ante volvuntur et ob hoc maiore impetu incurrunt, quia nullum
illis sui regimen est ideoque cum multis fuerunt malo, pestiferam Mam vim, qua plerisque nocuerunt
ipsi quoque sentiunt. Cosi dial. 12, 9, 8 (aget - Caesarem - per omnes terras victoria sua). Da
ricordare la fescennina iocatio: Cesare - Pompeo = socer - gener (da Catullo 29, 24), cinquantun
volte in Lucano.
7 L'attributo Felix assunto (a. 82) prima della morte del figlio (Plutarco, Silla 37) oppure dopo
(Velleio Patercolo 22.7). Spregiativi Magni, Felices (ep. 94, 60), in clem. 1, 14, 2 e aggiunto Augusti.
Sul trattamento riservato da Seneca ad Augusto, cfr. P. Jal, Images d'Auguste chez Seneque, ?Revue
des Etudes Latines?, 35 (1957), 242.
8 Cfr.W.H. Alexander, Footmote for a literary portrait of Augustus, transactions of the Royal
Society of Canada?, 1949, 13.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
SENECA 53
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
54 G. VIANSINO
ben nascosto, ci apparirebbero miseri, sordidi, turpes e simili alle pareti delle loro
case coperte di croste sottili di abbellimento (ep. 115, 9), uno splendor del tutto
alienus nasconde la loro foeditas profonda e vera (dial. 1, 6, 4). Felicitas la piu
grande era comportata dal 'Comunismo' delle origini (ep. 90, 36/9 e ben. 7, 4, 1
e 10, 6), nihil felicius ci fu di coloro che in commune rerum natura fruebantur,
cosicche anche chi possiede oggi tanto deve riconoscersi meno ricco di chi in
tempi antichi universum habebat: felicitas, quella, dissolta dal sopravvenire dell'a
varitia e della luxuria, dell'avidita personale. Cinica anche Paffermazione che
felix fu il tempo in cui non c'erano architetti (inventori di soffitti cangianti...
adattati alle portate servite in tavola per la cena: Svetonio, Nerone 31) e decora
tori di pareti (ep. 90, 8/15). Se appesantite dalPoro, dall'argento, da ogni altro
sovrappiu sono le case dei felices (ep. 104, 34), Diogene cinico ha invece insegnato
ad accontentarsi di quanto la Natura ha posto in superficie (in summo). Allo stesso
modo cinico l'invito a non desiderare nulla, neppure aqua et polenta, come non
lo desidera Giove secondo Epicuro (ep. 25, 4; 110, 20 = 211 e 602 Usener)11.
"Modello di vita" diventano Catone... e il suo suicidio, appaiono cinquanta
nove volte nelle Epistole (feliciter quod agis: ep. 67, 13 = dial. 1, 3, 14): Catone
surgit supra Pompeios et Caesares posti sullo stesso piano (dial. 1, 3, 14; 2, 1,
3; 6, 20, 6; ep. 14, 12; 94, 64/66; 95, 70; 104, 29/30 e 32/33 ed anche ben. 5,
16, 4/5). La Natura lo ha scelto cum quo metuenda collideret; nuova la distin
zione fra felicitas (= fulgor, splendor provenienti dall'esterno) e securitas (della
vita appartata) = lux, che certam originem habet et suam (ep. 21, 1/2; 23, 6).
Ricorrenti i "dati sentenziosi" con cui Seneca allude al suo Potere e alia sua
cacciata dal Potere: paucis deponere felicitatem molliter licuit, ceteri cum Us inter
quae eminuere labuntur et illos degravant ipsa quae extulerant (ep. 74, 18); di
coloro che felices vocantur hilaritas flcta est at gratis et subpurata tristitia...
gravior quia interdum non licetpalam esse miseros (= 'afflitti') sed inter aerumnas
cor ipsum exedentes necesse est agere felicem (ep. 80, 6); numquam credideris
felicem ex felicitate suspensum: fragilibus innititur qui adventicio laetus est (ep.
98, 1); quota quaeque felicitatem civitas pertulit? (ep. 91,7); omnia etiam felicibus
dubia (ep. 101, 5); felicitatem, cuius ex omnibus humanis velocissima est levitas,
habituram in aliquo pondus ac moram credimus (n.q. 6, 1, 14); sive felix eris,
scias hoc non futurum diu, sive infelix, scias hoc te non esse, si non putes (n.q.3,
prefl5); non est felix qui a multis (clienti) obsidetur (ep. 36, 2); quae illos graves
reddit, gravior ipsis felicitas incubat (ep. 94, 74); felicitatem suam non intellegit
quia non unde venerit respicit, sed quo tendat (ben. 2, 27, 4); felix ne credat
felicitati suae (ben. 6, 33, 1/2); colunt detestanturque felicem et sipotuerint eadem
facturi odere facientem (ben. 1, 9, 2); non fert ullum ictum illaesa felicitas (dial.
1, 2, 6); semper esse felicem, et sine morsu transire vitam ignorare est rerum
naturae alteram partem (dial. 1,4, 1); mai considerare perpetua la propria felicitas
(ep. 98, 8); difficile esercitare la felicitas sine gemitu alieno (ep. 117, 21); nemo
est cui felicitas sua etiam si cursu venit satis faciat (ep. 115, 17); nulli necesse
est felicitatem cursu sequi, est aliquid etiam si non repugnare, subsistere nec
instare (ep. 22, 4); nullum animal felix sine fortitudine nisi contra fortuita convaluit
et omnis casus antequam exciperet meditando praedomuit (ep. 113, 27); veniet et
11 La divinita come "modello pitagorico" torna in ep. 74, 14; 76, 25: consegue... bona felicitas
proprio perche non ci si cura di pecunia e di honores.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
SENECA 55
ad Mud diu felicem sua portio (di male: dial 1, 4, 7); cottidie querimur malos
esse felices (ben. 2, 28, 3).
Afflizione comportata dalla felicitas e il diventare delicati dei felices (dial.
2, 10, 2; 3, 4, 2), si preoccupano cioe delP'etichetta' da rispettare nel rapporto
con chi e felicior; oppure sono superbi e insolentes perche male felicitatem ferunt
(dial. 2, 11, 1). Mentre il sapiens non e atterrito da nessuna azione nemica contro
la propria citta, il felix imperitus ad ogni crepitio teme per il proprio Potere, ogni
voce e percepita come ruggito, sono i pesi che porta con se ad intimorirlo (ep.
56, 13/14); altri desiderano solo se subducere ('sottrarsi') a questa loro felicitas
(ep. 48, 7). Felicitas vera era per Stilbone accontentarsi di se stesso (ep. 9, 19),
lo e per Seneca se Vanimus liber riesce a resistere Fortunae (ep. 65, 21)... soprat
tutto a quella favorevole! Polisindeti e lusus ricavati dalla radice martellano il
concetto: numquam erit felix, quern torquebit felicior (dial. 5, 30, 3); palam fecit
(sapiens) felicissimum esse cui felicitate non opus est (ep. 90, 34); numquam
credideris felicem quemquam ex felicitate suspensum (ep. 98, 1).
infelix
12 Servile e contumeliosum il ministerium assegnato agli schiavi di adferre vas obscenum (ep.
47, 5 = Seneca, contr. 9, 2, 4; Luciano, de mercede conductis 17).
13 Per i rapporti pederastici subiti, cfr. ep. 47, 7/9; 95, 24. Per "Seneca e gli schiavi",/cfr. J.
Lichy, De servorum condicione quid senserit L. Annaeus Seneca, diss. Minister 1927; Wr^ferrER,
Seneca und die Sklaven, ?Gymnasium?, 65 (1958), 196.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
56 G. VIANSINO
placent (ep. 39, 6). In Seneca importantissimo il valore etico di "avidita insoddi
sfatta" di cui prototipo e Alessandro infelix perche imparando la geometria venne
a sapere quam pusilla terra esset ex qua minimum occupaverat (ep. 91, 17), dominato
com'era dal furor aliena vastandi e spinto verso le parti ignote del Mondo (ep. 94,
62); allo stesso modo infelices lo sono coloro che hanno fame maggiore del ventre
(ep. 89, 22), infelicissimus si considerera il ricco che da solo... senza contabili
(tabularii) che lo aiutino riesce a calcolare le ricchezze sue (ep. 88, 10)! Infelices
anche coloro che troppo avidi di vita rifiutano il suicidio (cioe la liberta), quando
e necessario (ep. 11, 15); ne Socrate condannato a morte pef la sua predicazione
ne Catone suicida e lecito definire infelices (ep. 71, 17), neppure Attilio Regolo. Al
contrario tormenti accompagnano la golosita "mai soddisfatta" (infelix luxuria: ep.
119, 14) ne certo infelix e il malato che non pud cibarsi di ghiottonerie (ep. 78,
23/24), non i Romani del tempo antico per la loro modestissima vita (dial. 12, 10,
7). E la superbia che inflat l'animo, e la cupiditas che lo distendit, e l'ingratitudine
che lo rende infelicem (n.q. 4 A, pref. 2; ep. 81, 21 ben. 3, 17, 2).
Anche qui analisi cui Seneca sottopone il suo allontanamento dal Potere. Se
con prudenza non polemica immagina un 'ritiro' non coatto (quale in realta e stato
il suo), ma volontario dovuto sia al taedium rerum civilium sia alia penltentta
infelicis ("senza risultati") atque ingratae stationis, riconosce pur sempre che nella
latebra cui timor e lassitudo hanno condotto chi e stato felix, ecco che recrudescit
uvCambitio non recisa, ma solo 'stanca' oppure obirata a fronte di una situazione
non piu sostenibile (ep. 56, 9): allo stesso modo 'rimpianti' suscita il lusso cui si
e rinunciato, l'avidita, Pambizione, le altre afflizioni della mente esercitano il
danno piu grave quando si acquietano in finte guarigioni (ep. 56, 9/10).
Antitetico in ogni caso il 'ritiro' dell'intellettuale Seneca da quello ignavus
di Servilio Vatia praetorius dives, che tenendosi nascosto come un animale timidum
e iners (ep. 55, 5) e fuggito dagli uomini, dalla vita a causa dell'infelicitas (= "il
fallimento") cupiditatum suarum, del rifiuto di vedere alios feliciores.
beatus
14 Qui prudens est et temperatus est, qui temperatus est et constans, qui constans est, impertur
batus est, qui imperturbatus est sine tristitia est, beatus est: ergo prudens beatus est et prudentia
ad beatam vitam satis est.
15 Tanto fortior, tanto felicior in dial. 9, 16, 3.
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
SENECA 57
16 Non dipende dal futuro, non tiene conto dei propri giorni, in brevissimo spazio bona aeterna
consummate assicura la felicita (ep. 92, 25/6).
17 Comporta un elenco: iudicii rectus, praesentibus... contentus amicusque rebus suis... cui
omnem habitum rerum suarum ratio commendat (dial. 7, 6, 2); (beatus est) cui bonum omne in animo
est, erectum et excelsum et mutabilia calcans, qui neminem videt cum quo se commutatum velit, qui
hominem ea solaparte aestimat qua homo est, qui natura... magistra utitur, ad illius leges componitur,
sic vivit quomodo ilia praescripsit, cui bona sua nulla vis excutit, qui mala in bonum vertit, certus
iudicii, inconcussus, intrepidus, quern aliqua vis movet, nulla perturbat, quern fortuna, cum quod
habuit telum nocentissimum vi maxima intorsit, pungit, non vulnerat (ep. 45, 9).
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
58 G. VIANSINO
18 Cfr. dial, 1, 7, 1; 14, 1; 16, 3; ben. 4, 2, 3; ep. 64, 5; 74, 25; 81, 21; 85, 1 e 18/23; 85, 35;
120, 11.
19 In antitesi con la voluptas (dial. 1, 4, 2; ep. 92, 26; 94, 8; ben. 4, 2, 3). "Vita felice-vita
virtuosa" gia platonica (Aristotele, Top. 152 a 5).
20 Non contraddittori i due termini solo in ben. 6, 30, 2 (potens-beatus).
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
SENECA 59
... qui leggiamo Pautobiografia di Seneca; neppure forma e vires (che non resistono
alia vecchiaia) rendono beati (ep. 31, 10), neppure una vita piu lunga (ben. 5, 17,
6; ep. 32, 3; 63, 13). Ed e polemico (nelle Epistole) Seneca con gli Accademici,
che accettano si le sofferenze fisiche, pero affermano che comportano una beatitudo
nec perfecta nec ad plenum (ep. 71, 18): ma se il beatus lo e in summo bono (ep.
74, 30), ne consegue che il beatus non tantum fert, sed amplexatur le sofferenze
(ep. 71, 28). Seneca ammira e nel contempo contesta Epicuro, che aggiunge la
voluptas alia beatitudo del sapiens (e questo gia in dial. 7, 13, 5/14, 2); ma che
la percezione del piacere competesse alia realizzazione delPazione morale non e
'invenzione' di Epicuro (Sent. Cap. 5) ma affermazione gia di Aristotele (Etica a
Nicomaco), di Panezio21. Affermava invece l'"autarchia della virtu" il 'vetero'
Stoicismo (cosi Diogene Laerzio 7, 128 e SVF III, 13, 18) ed in effetti a questa
si attiene Seneca nelle Epistole (cfr. ad esempio 31, 5). La voluptas ricercata e
percepita da Epicuro nell'esercizio della virtu e motivo polemico antiepicureo per
Seneca22 come lo e la richiesta di Epicuro di avere, aqua e polenta, se e vero che
sfidando "in felicita" Giove del tutto privo di 'bisogni' occorre non aver bisogno
di nulla (ep. 110, 18/20). Ma altrove lodi non risparmia Seneca ad Epicuro perche
pur avendo affermato che bene sommo sono corpus sine dolore, animus sine
perturbatione (ep. 66, 45 = 434 Usener) ha considerato beatissimum (138 Us.)
l'ultimo giorno sofferente23 della sua vita: le sofferenze fisiche non precludono
dunque la beatitudo (ep. 71, 18 e 28; 74, 30), lodi competono anche al suicidio
di Diodoro epicureo beatus et plenus bona conscientia (dial. 7, 19, 1).
21 Cosi ancora Giovanni Crisostomo (58, 51 PG): "La virtu e faticosa da esercitare, ma riempie
la coscienza di gioia e nulla c'e di piu dolce della buona coscienza".
22 Cfr. n.q. 1, pref. 6; dial. 7, 13, 5/14 e 19, 1; ep. 66, 45 e 47/8; 85, 18/33.
23 Urinae difficultas et insanabilis exulcerati dolor ventris (ep. 66, 47/8; 92, 25; 110/20).
This content downloaded from 144.82.108.120 on Thu, 28 Jul 2016 21:05:34 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms