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Nell'ambito della costituzione delle parti: LA COSTITUZIONE DELLA PARTE CIVILE.

Fino ad oggi non


abbiamo mai parlato del danneggiato se non in maniera molto indiretta, abbiamo parlato della persona
offesa. Il nostro sistema ha una strana ambiguità: la persona offesa che nel corso delle indagini preliminari è
stata lì a esercitare i diritti a non finire per ottenere questo rinvio a giudizio, a un certo punto riceve questa
notifica all'inizio dell'udienza preliminare o all'inizio del procedimento introdotto con la citazione diretta a
giudizio, poi scompare non si sa più cosa debba fare, non ha poteri, scompare dalla scena è come se
legislatore improvvisamente si fosse dimenticato dell'esistenza della persona offesa per cui da questo
momento in poi assiste quasi passivamente al processo senza più svolgere nessuno di quei poteri che in
indagini preliminari lo hanno addirittura portato ad opporsi ad una richiesta di archiviazione e ad ottenere
un'imputazione coattiva. Ebbene nonostante abbia fatto tutto questo, arrivati nel dibattimento la persona
offesa non ha più poteri; compare però sulla scena del processo, per la prima volta, e abbiamo già fatto
riferimento a questa figura quando abbiamo parlato del sequestro conservativo 317 che è il sequestro che
serve per garantire i crediti derivanti dal risarcimento dei danni, da questo momento con l'esercizio
dell'azione penale esiste la possibilità per il danneggiato di esercitare, nel processo penale, l'azione di
danno, significa che la persona offesa che non è il danneggiato (possono coincidere persona offesa e
danneggiato) ma scompare la persona offesa e appare improvvisamente sulla scena il danneggiato che è
colui il quale ha il diritto alla restituzione o al risarcimento del danno patrimoniale o non patrimoniale
secondo le norme previste dal codice civile.

L'articolo 185 del codice penale sotto una strana etichetta -sanzioni civili- (risarcimento del danno non è
una sanzione perché è l'equivalente economico che serve solo per ripristinare il livello economico del
patrimonio del danneggiato) stabilisce che: - ogni reato obbliga l'imputato o il reo al risarcimento del danno
patrimoniale o non patrimoniale e alle restituzione secondo le norme previste dalle leggi civili - quindi vuol
dire che c'è una fattispecie criminosa che oltre che dare luogo all'applicazione della sanzione penale che è
quello a cui aspira la persona offesa, quella stessa condotta potrebbe aver cagionato un danno secondo il
2043 del codice civile e quindi il danneggiato ai sensi del 2043, che potrebbe agire in sede civile per
ottenere esaurimento del danno, può esplicare quella azione risarcitoria nel processo penale. Il
danneggiato potrebbe esercitare la sua azione civile in sede civile e fare la sua causa civile senza subire
nessuna influenza della decisione penale assolutoria rispetto all’azione civile che è stata introdotta in sede
civile e il processo civile va avanti senza che possa essere sospeso per il fatto che esiste la pendenza di un
procedimento penale per lo stesso fatto che civilisticamente è produttivo di danno ed è penalmente
produttivo di responsabilità penale.

Questo conduce a ritenere che molto spesso la persona offesa è anche danneggiata, se la persona offesa
esercita l'azione civile in sede civile e il suo processo civile andrà avanti, scompare dal processo penale,
quindi, avrà un'azione civile di risarcitoria e non avrà più nessuna possibilità di partecipare attivamente al
processo penale, quel processo penale che ha con tanto vigore, con tanto interesse cercato di sviluppare
nel corso di indagini preliminari. Perché la parte civile, il danneggiato dovrebbe avere interesse a costituirsi
parte civile nel processo penale? In parte perché se è anche persona offesa è l'unico modo che ha per stare
nel processo penale e questa è una prima risposta, anche se secondo il prof è una risposta poco appagante,
perché l'azione civile nonostante i processi civili non siano così celeri, lo sono sicuramente di più del
processo penale, per cui questa povera persona offesa che è pure danneggiata, che per poter parlare nel
processo penale è costretta a costituirsi parte civile avrà un doppio danno perché oltretutto dovrà subire
pure i tempi del processo penale che non sono sicuramente più veloci del processo civile.

La ragione per la quale potrebbe essere conveniente una partecipazione nel processo penale è che grosso
modo il processo penale è gestito pubblicamente, nel senso che gran parte del lavoro della parte civile lo fa
il pubblico ministero perché l'accusa pubblica qui fa anche la parte dell'accusa privata quindi potrebbe
anche essere questa una ragione però in realtà non sta scritto da nessuna parte per cui dovrebbe essere
preferibile l'una o l'altra strada; ciò che può consentire ad una persona danneggiata di costituirsi parte civile
nel processo penale è perché siccome è anche persona offesa, è il modo per stare nel processo penale; così
facendo però confondendo quello che dovrebbe essere la natura della persona offesa che ha un senso nel
processo penale perché è portatore dell'interesse leso e quindi invece si vuole far partecipare la persona
offesa nel processo penale in quanto è anche danneggiato, come una confusione di ruoli, tenuto conto che
il danneggiato ha l'azione civile in sede civile e tenuto conto che in tutti i processi accusatori del mondo
quelli più duri, anglosassone e l'americano, la parte civile non esiste perché la parte civile i suoi danni se li
deve andare a giocare in sede civile dove peraltro le regole di giudizio sono molto più favorevoli al
danneggiato che non alla parte civile.

Un caso storico che ha veramente sconvolto un po’ l'opinione pubblica mondiale: il caso di O.J. Simpson,
era un famoso cestista, un campione tra i più rinomati in America e non solo e a un certo punto dentro una
villa che c'era nello stato di New York c’era l'omicidio della moglie, lui è un nero, la moglie è bianca, le
indagini vengono condotte da un ufficiale di polizia giudiziaria fra i più rinomati della polizia del luogo il
quale all'inizio delle indagini proclamò una frase che secondo la ricostruzione fatta ex post di questo caso
avrebbe determinato la giuria popolare ad assolverlo: -finalmente a questo sporco Negro gliela faremo
pagare - e quindi si è ritenuto che tutte le indagini preliminari che lì sono svolte più dalla polizia che non dal
pubblico ministero, fossero inquinate da una serie di errori che furono commessi dalla polizia ma questi
errori gli avvocati sono stati capaci di dimostrare che non erano errori dovuti a negligenza ma dovuti al
pregiudizio dell' inquirente che ha fatto di tutto per farla pagare all'imputato. OJ Simpson è stato prosciolto
dalla giuria con un verdetto immotivato, con una sentenza epocale; pare che in America nel mentre si
aspettava il verdetto, l’80% della popolazione americana era davanti allo schermo televisivo per vedere
l'esito di questo processo. OJ Simpson è stato condannato in sede civile. Questa dicotomia perché le regole
giudizio sono diverse: per condannare una persona ci vuole la certezza ogni altro ragionevole dubbio quindi
l'avvocato lì è tutto, l'avvocato conta, lì l'avvocato è stato così bravo da ingenerare nella giuria il dubbio che
una serie incredibile di errori che sono stati compiuti nel corso delle indagini preliminari come ad esempio
un guanto sporco di sangue che fu trovato dopo molte ore dall'omicidio, che ancora era liquido, in maniera
incompatibile con i tempi di coagulazione delle sostanze ematiche, con il sospetto quindi che quel guanto
fosse stato in realtà portato dalla polizia giudiziaria, probabilmente non è andata così, probabilmente è
stato un errore da parte di qualche agente di polizia giudiziaria che ha contaminato semplicemente la
scena; lì, siccome i verdetti sono immotivati, non si può sapere con esattezza cosa ha determinato nella
giuria popolare il convincimento dell’assoluzione però da una serie di ricerche che hanno fatto in America
hanno ritenuto che proprio questi errori che sono stati registrati nel corso dell'istruzione dibattimentale
hanno determinato la giuria a pensare che in realtà fosse sono state fabbricate le prove contro l'imputato e
qui l'idea di un dubbio ragionevole per condannare un imputato. Nel processo civile opera una regola
diversa, siccome non c'è questo sbilanciamento dovuto alla presunzione di non colpevolezza di cui è
portatore l'imputato, si dice che basta la probabilità del 50% + 1 per vincere la causa quindi, un 99% per
condannare, per superare la presunzione di non colpevolezza, contro il 50%+1 nel processo civile per
vincere la causa. Queste sono, per dare delle dimensioni numeriche, le differenze tra il processo civile e il
processo penale, quindi, oggettivamente converrebbe più fare un'azione civile piuttosto che costituirsi
parte civile nel processo penale. Non c'è quindi una regola per cui conviene fare l'una piuttosto che l'altra
anche se nel processo civile ci sono una serie di restrizioni alla prova ad esempio nel processo civile la prova
testimoniale non può essere esperita, nel processo penale non ci sono limiti alla prova per cui la prova della
simulazione di un contratto non la puoi dare tramite prova testimoniale nel processo civile, nel processo
penale invece la prova testimoniale è ammissibile quindi nella scelta se esercitare l'azione civile o in sede
civile o in sede penale possono entrare anche questi diversi criteri di ricostruzione del fatto, non c'è una
regola assoluta,sono regole di convenienza però se l'idea è quella di un risarcimento puro conviene più
l'azione civile in sede civile.
IL RESPONSABILE CIVILE L'articolo 185 prevede oltre al danneggiato che possa entrare nel processo penale
anche colui il quale, secondo le norme del codice civile, è civilmente responsabile per il fatto dell'imputato
(quello che nel codice civile sarebbe la responsabilità per conto di un terzo), secondo una logica del cuius
commoda eius incommoda. Nel processo minorile non esiste la responsabilità civile per cui questa regola
non funziona, ma il datore di lavoro, l'assicurazione obbligatoria per la circolazione degli autoveicoli e dei
natanti sono tutti casi di responsabilità civile che sono previste per legge perché il 185 stabilisce che le
persone che a norma delle leggi civili devono rispondere del fatto dell’imputato quindi anche un
responsabile civile potrebbe essere presente nel processo penale.

IL CIVILMENTE OBBLIGATO la genesi di queste figure sta nel Codice penale, non sta nel codice di procedura,
gli articoli 196 -197 c.p. nei casi di reati commessi da chi è soggetto ad altrui autorità o che dipendono da un
contratto d’opera da enti diversi da enti pubblici possono essere chiamati a rispondere per l'obbligazione
delle multe e delle ammende, nel caso di insolvenza della persona condannata, i soggetti da cui dipendono.
Reati di inquinamento ambientale dove le multe sono pesanti, o nel caso di contravvenzioni, dell'ammenda,
il condannato se non è in grado di poterla pagare, tenuto conto che il reato che ha commesso
verosimilmente lo ha commesso nell'interesse del proprio datore di lavoro, di quella obbligazione della
sanzione penale può essere chiamato a rispondere il suo datore di lavoro. Anche questi sono soggetti che
possono entrare nell'ambito del processo penale. Tutta questa platea di soggetti entra nel processo penale
per la prima volta con la verifica della regolare costituzione delle parti. La costituzione di parte civile è
molto frequente, meno frequente è la citazione del responsabile civile o civilmente obbligato della pena
pecuniaria. Dal punto di vista processuale: come entra il danneggiato nel processo? Visto che il danneggiato
può fare un'azione civile in sede civile, se decide di fare l'azione civile in sede penale come la fa? Attraverso
un atto che si chiama atto di costituzione di parte civile, art. 74 stabilisce che l'azione civile per il
risarcimento dei danni di quell'articolo 185 può essere esercitata nel processo penale dal soggetto al quale
il reato ha recato danno e l'articolo 76 stabilisce che l'azione civile nel processo è esercitata mediante la
costituzione di parte civile cioè un atto che ha una serie di formalità, forse è l'atto più formalistico che
esiste nel processo penale, che ricalca in qualche modo l'atto di citazione che è previsto per introdurre una
causa civile in sede civile. Vuol dire che il danneggiato, che non riceve neanche la notifica perché la notifica
l’ha ricevuta una persona offesa, che sa dell'esistenza di un processo penale può presentarsi davanti al
giudice per l'udienza preliminare il giorno dell'udienza, nella fase della costituzione le parti, presentare un
atto di costituzione di parte civile che ha le sembianze dell'atto di citazione previsto per l'esercizio di
un'azione civile in sede civile. Gli elementi più impegnanti sono due:

1. è costituito dal fatto che bisognerebbe indicare le ragioni per le quali non si ritiene di esercitare l’azione
civile in sede penale come motivo ma le ragioni per le quali si ritiene che il fatto contenuto nell’imputazione
abbia determinato un danno in senso civilistico; le ragioni per le quali il fatto imputazione abbia creato un
lucro cessante e un danno emergente perché questo è ciò che è richiesto per chi si costituisce parte civile

2. come stanno in giudizio queste parti private? Con un atto che assomiglia alla nomina ma non è una
nomina ma un atto che si chiama procura speciale (le definizioni del Codice di procedura civile ritornano,
anche nel processo civile si dice che le parti stanno in giudizio con il ministero del proprio difensore). Allo
stesso modo avviene per queste parti, per cui, per costituirsi parte civile bisogna conferire, ai sensi
dell'articolo 100, una procura che va allegata all'atto di costituzione di parte civile. Quello che interessa
sapere è che il danneggiato è un soggetto diverso dalla persona offesa e che per esercitare l'azione civile in
sede penale occorre un atto che si chiama atto di costituzione di parte civile, ricalca l'atto di citazione civile
in cui sarà scritto il nome dell'imputato, il nome del difensore, l’indicazione della procura se in calce o
margine
AZIONE CIVILE: ex art 491 1° comma II parte che prima era stata inserito dal C.p.p., vi è un’autentica
distorsione rispetto al processo penale, perché tradizionalmente nel nostro ordinamento il danneggiato da
reato possa esercitare l’azione civile, anziché in sede civile, in sede penale. Il problema non nasce rispetto al
processo penale, che ha diciamo una funzione servente rispetto al diritto sostanziale, perché prima ci vuole
una norma penale che serve per accertare il fatto e che serve per applicare la sanzione. Ex art 185 C.p.p. vi
è la previsione del risarcimento del danno, rubricando tale disposizione, sanzioni civili, poiché è atipico che
si associ la parola sanzione con l’aggettivo civile, perché quella civile non ha quasi mai un carattere
sanzionatorio, ma dovrebbe avere la funzione di ripristinare il patrimonio. La prestazione patrimoniale che
viene inflitta all’autore del danno non è commisurata sulla base della sua colpevolezza, come invece
avviene nella sanzione penale, in quella civile, si commisura al danno che ha riportato il danneggiato, perciò
parlare di sanzione nella branca civile è alquanto singolare.

DANNI PUNITIVI: istituto di matrice anglosassone, affrontato ultimamente dalle S.U. della Corte di
Cassazione, che ha previsto con la Sent. 16601/2017, di poter riconoscere tale istituto nel nostro
ordinamento e che siano compatibili con il nostro sistema normativo. Tutto ciò è stato dovuto da un
problema di delibazione delle sentenze, istituto giuridico che è necessario per il riconoscimento delle
sentenze estere.

▲ DEFINIZIONE: sono quei danni che non sono direttamente commisurati sulla base del danno subito dalla
vittima, ma quanto può essere l’utilità che ha riportato l’autore del danno che ha commesso attraverso la
condotta dannosa. Es: Tizio difende il giornale di Caio per reato di diffamazione, bisogna ricordare che sono
spesso assoggettati a reati di diffamazione le testate giornalistiche. Per cui nel caso della fattispecie di tale
reato, ogni volta che vi è una notizia di cronaca che viola il decalogo della Cassazione, non attiene
all’interesse pubblico, la notizia non è verro o non è espressa con un linguaggio continente, ovvero corretto,
si concretizza la notizia c.d. diffamatoria. A tal proposito, i giornali scandalistici, vivono di questo, perché le
lesioni della reputazioni altrui, dei personaggi famosi, e delle successive e conseguenti lamentele, non
fanno altro che portare guadagno al giornale. Aldilà del fato che questa sia una notizia diffamatoria, più il
giornale vende. Da questa idea, dall’utilità conseguente alla lesione, come nel caso di specie dovuto alla
diffamazione della reputazione altrui, può essere vista l’idea di danno punitivo (secondo il prof). Come
nasce il danno punitivo? Non solo viene risarcito il danno che viene ricevuto dalla vittima del reato, ma
bisogna che il danneggiante paghi un’ulteriore utilità che si è conseguita rispetto alla condotta illecita. Da
ciò viene fuori la sanzione civile, o meglio questa potrebbe essere un’interpretazione del perché sia stata
affiancata la parola sanzione con l’aggettivo civile, poiché di per sé il legislatore del 1930, non era
sicuramente a conoscenza o non immaginava il c.d. danno punitivo, ma da tale ragionamento, secondo il
prof, si è creata tale assonanza. Si parla dunque di sanzione civile, poiché non soltanto si deve pagare un
risarcimento sulla base di una privazione di patrimonio, attraverso una depauperazione, ma viene dato
anche un qualcosa in più perché sono stati tolti ulteriori beni. Questo dovrebbe avere la funzione
sanzionatoria, il Codice Rocco aveva previsto che il risarcimento del danno legato ad un fatto di reato, oltre
che costituire un ristoro per la vittima, avesse una portata di tipo sanzionatorio. In parole brevi, lo Stato, nel
momento in cui un soggetto avesse violato una norma di carattere civile, si doveva far carico, non solo
dell’applicazione della sanzione di carattere penale, ma anche di far si che venisse sanato sul profilo
risarcitorio, il danno commesso. Quindi la sanzione, legata ad una condotta che violava una norma di
carattere penale, si doveva comporre di più elementi (spiegazione interpretativa del prof, perché non
sussiste una vera e propria definizione, spiegazione dottrinale). Perciò quando vi è una norma di carattere
penale, il reo, deve rispondere a violazioni che attengano a tutti i profili e ci deve essere una risposta che
deve essere unitaria, penale e insieme. Perciò è ovvio che in un processo penale si debba far partecipare il
c.d. danneggiato, quindi colui il quale abbia tratto un danno da un fatto illecito, che costituisce anche una
violazione di una norma di carattere penale, abbia la possibilità di esercitare l’azione risarcitoria nel
processo penale. Da qui nasce l’esigenza della costituzione di parte civile.
▲ COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE: vi è la possibilità di rendere fattibile, al danneggiato, di poter ottenere,
in sede penale, il ristoro dei propri danni.

■ DOMANDA: Sulla base della richiesta di archiviazione, dove la P.O. ha la possibilità di poter effettuare
l’opposizione a tale richiesta. La P.O. è colui il quale è il titolare del bene giuridico protetto dalla norma di
carattere penale (non il danneggiato!) e che non necessariamente coincide con il danneggiato. Poiché tali
soggetti, P.O. & Danneggiato, sono mossi da due intenti completamente diversi. La P.O. è colei la quale,
vuole, che l’ordine giuridico violato sia ristabilito attraverso l’applicazione della norma di carattere penale,
per fare un esempio, vuole che il reo, perché vuole che lo Stato risponda, con l’inflizione di una sanzione
penale e non con un risarcimento. Es: nei casi di condanna con pena mite, ci sono associazioni (portatori
dell’interesse per la tutela deI beni delle P.O.), persone singole, perché difronte a determinate violenze,
subite da determinate donne, la pena era stata lieve, si sono lamentati e non che il risarcimento sia stato
esiguo, in quanto legittimari del bene giuridico che è stato violato. Es: nel caso di specie dell’omicidio
volontario, ci sono delle tabelle, uguali pressoché in tutti i Tribunali, dove “ogni uomo” ha un suo valore e
può accadere che sul valore della persona sia stato attribuito il massimo per il risarcimento ma un esiguo
trattamento sanzionatorio come pena inflitta. A tale proposito, possono esserci delle vittime che ritengano
iniqua la pena aldilà dell’erogazione del risarcimento, a causa della violazione del bene giuridico protetto.
Perciò può esserci la P.O. e il danneggiato, ci può essere la P.O. ma può non esserci il danneggiato. La P.O.,
diversamente che dal danneggiato, dovrebbe esserci sempre, perché siccome una norma di carattere
penale, va a colpire un bene costituzionalmente protetto, occorre che tale bene sia almeno dello stesso
livello costituzionale della libertà personale che viene meno con l’applicazione della pena detentiva. Mentre
qualora non vi sia alcuna lesione del bene giuridico, la c.d. inoffensività del reato, dove qualora vi sia il c.d.
delitto impossibile, per cui la condotta sussiste ma non è stato pregiudicato il nessun modo il bene
giuridico, non può conseguentemente esserci l’integrazione del reato. Differentemente il danneggiato, è
colui il quale vanta un diritto risarcitorio e quindi sul piano civilistico, un lucro cessante e un danno
emergente. A ciò P.O. e danneggiato non sempre coincidono, anzi dovrebbero essere nettamente separate,
perché il danneggiato vuole la reintegrazione del proprio patrimonio, la quale si commisura secondo le
regole civiliste con lucro cessante e danno emergente, la P.O. non vanta questo tipo di posizione giuridica,
ma vanta una violazione di una norma che può essere “ripagata” solo con il far venir meno della libertà
personale, perché il bene leso è talmente importante che si paga con la libertà. Quindi la P.O. è nel
processo perché vuole la condanna dell’imputato e si oppone alla richiesta di archiviazione perché
altrimenti non ci sarebbe mai il processo e quindi l’applicazione della sanzione penale. Viene inserito
nell’alveo dell’art 491 al 1° comma, perché deve essere fatto presente all’inizio del processo. Uccidere un
uomo è pur sempre rientrando nell’alveo dell’art 2043, perciò per non esercitare l’azione civile in sede
propria ma in sede penale. Il danneggiato difronte all’esigenza di tutelare la perdita del patrimonio, può
esercitarla in sede civile o in sede penale con la costituzione di parte civile.

■ DOMANDA: Fino a quando si può esercitare l’azione civile in sede penale? Nell’ottica di aver ricevuto un
danno, fin tanto che l’azione non si prescrive si può esercitare l’azione civile, l’azione ex art 2043 C.c. si
prescrive in 5 anni. Mentre il danneggiato che vuole esercitare l’azione civile in sede penale deve osservare
come regola a pena di decadenza, la regola costituzione delle parti ex art 484 C.p.p. al massimo si può
continuare l’azione in sede civile. Il danneggiato è una parte eventuale, perché se questi l’ha esercitata in
sede civile può continuarla in sede civile, ed anzi prosegue lì qualora nel processo penale si tardi. E’ data la
possibilità di trasportare l’azione civile in sede penale, rinunciando agli atti del processo civile. Es: Il
danneggiato ha un danno, che è anche reato, il PM effettua le indagini dovute, il danneggiato nel frattempo
intraprende l’azione civile e poiché nelle indagini preliminari non può esserci una costituzione di parte
civile, non essendoci un’imputazione, in quanto non vi è stata una trasformazione da N.d.R. a
contestazione. Può dunque esserci una P.O. la quale lamenta di aver subito una lesione del suo bene
giuridico, portatore anche di un danno risarcibile, ma ancora non si è a conoscenza se vi sarà o meno un
rinvio a giudizio o un’archiviazione, perciò il danneggiato ha tutto l’interesse nel mentre delle indagini
preliminari, di intraprendere l’azione civile. Nel momento in cui vi è stato l’esercizio dell’azione penale del
PM e quindi una riconduzione ad una fattispecie astratta del C.p. e quindi si può stabilire se opera o no l’art
185 C.p.p. cioè un fatto reato da cui può essere stabilito un danno. In quel momento avrebbe la
legittimazione a costituirsi parte civile in sede penale, ma non può chiedere due volte il risarcimento, per
questo è permesso di trasportarla da sede civile in sede penale. In ogni caso la parte civile può far valere i
propri diritti per la prima volta dall’inizio delle verifiche della legittima costituzione delle parti. Quando
accade che vi sia la costituzione ci parte civile, si tratta di un reato che da C.p. può aver determinato un
danno civilisticamente intese il danneggiato ritenga di poter far valere le sue protese con tale atto.

■ Come avviene la costituzione di parte civile? Così come, avviene nel processo civile con l’atto di citazione
con petitum e causa petendi, nel processo penale vi è un atto di costituzione di parte civile ex art 78 C.p.p.
atto più formale che esita, tra i vari requisiti a pena di inammissibilità, tra cui le generalità di chi si
costituisce parte civile, le generalità verso cui si ci costituisce parte civile, bisogna che vi siano le ragioni di
costituzione di parte civile. Questo perché serve per la legittimazione ad causam. Da cosa si stabilisce la
legittimatio ad causam e la legittimatio ad processum? Es: Se Tizio rompe volontariamente la macchina a
Caio, Sempronio di può costituire parte civile? NO! Perché non vi è la legittimazione alla causa, la quale è la
legittimazione che si verifica prospetticamente ponendosi alla fine del processo, dove nella posizione di
Caio, rispetto a quel danno, se tutto si fosse accertato, avrebbe diritto al risarcimento del danno? Questo si
saprà alla fine del processo, per cui per potersi Sempronio costituirsi parte civile per Caio, dovrebbe avere
un interesse, una situazione giuridica riconducibile ad una norma. Sempronio non ha un interesse e non ha
una legittimazione alla causa, se invece Caio ha ceduto il credito a Sempronio, con il trasferimento della
legittimazione alla causa, che afferisce alla legittimazione del processo, ne sarebbe legittimato. Ciò avviene
perché deve essere indicato nella costituzione di parte civile. Il legislatore per economia processuale, ha
previsto che tale legittimazione debba essere trattata nelle questioni preliminari ex art 491 C.p.p.

■ Chi è il responsabile civile? Ex art 186 C.p. stabilisce che oltre che l’autore del reato, è responsabile, colui
il quelle è chiamato a risponderne per le norme di carattere civile. Quando c’è una norma civile stabilisce
che di un fatto di un imputato debba risponderne un terzo, quel terzo può essere chiamato a rispondere del
danno attraverso il processo penale. E’ doppiamente eventuale tale parte, perché vi dovrebbe essere
innanzitutto una parte civile, che abbia esercitato l’azione civile in sede penale, chiede il risarcimento del
danno, ma ponendo l’esempio che l’imputato non abbia soldi, ma c’è qualcuno che potrebbe rispondere
per il fatto di lui (perché in realtà è il responsabile secondo le norme di carattere civile) il danneggiato, può
chiedere la citazione anche del responsabile civile. Così come nel processo civile vi è la chiamata di terzo in
garanzia. Es: quando l’operaio della ditta Alfa, commette una lesione ad un collega di lavoro, il quale muore.
L’imputato è capocantiere preposto alla tutela dei dispositivi di sicurezza. Come si fa a garantire il
risarcimento del danno del collega qualora l’imputato sia in una condizione di un’effettiva impossibilità
risarcire? Secondo le norme civili, è responsabile il datore di lavoro ex art 2054 C.c. Il processo nasce nella
norma civile. Nel processo penale il danneggiato, che una volta che si costituisce parte civile può chiedere la
citazione del responsabile civile.

■ Quando può essere fatta la richiesta sulla citazione del responsabile civile? Poiché la parte civile si può
costituire fino al momento successivo alla regolare costituzione delle parti, ex art 491 C.p.p. può chiedere al
Giudice di integrare il contraddittorio autorizzando la citazione del responsabile civile. Parte civile e
responsabile civile non sono parti meramente passive ma avranno anche loro diritto ad esercitare il diritto
alla prova, a chiedere l’ammissione delle prove, a partecipare al dibattimento facendo le domande ai
testimoni, perciò sono questioni preliminari.

■ Qualora il processo abbia l’U.P? .il danneggiato potrebbe costituirsi parte civile fin dall’U.P. o farlo in
dibattimento non oltre la regolare costituzione delle parti.
■ Chi è il civilmente obbligato alla pena pecuniaria? Il legislatore ha pensato a diverse soluzioni. Es: i
dipendenti diversi dai dipendenti degli enti pubblici Stato, Provincie e Regioni, possono, per le pene
pecuniarie, in caso di insolvibilità, chiedere della sanzione pecuniaria risponda il proprio datore di lavoro, ex
art 197 e 198 C.p. Basta che ci sia un rapporto di lavoro dipendente o un rapporto di prestazione d’opera
professionale. Bisogna innanzitutto vedere, qualora si facesse un caso di specie, se Tizio è imputato per una
pena pecuniaria, come truffa ai danni dello Stato, Tizio che è dipendente di una grande società, imputato ex
art 640 bis C.p.p. e che ha anche la pena detentiva, ha commesso perché ha fatto ottenere, in violazione dei
termini previsti dalla legge un contributo per l’olio d’oliva. Che non potrebbe ottenere l’olio della regione, il
quale costa molto, ma essendo molto più semplice importarlo dai Paesi come la Tunisia e spacciarlo per olio
EVO. Diminuendo il costo di mano d’opera viene anche rincarato dall’erogazione dei contributi comunitari,
così compiendo una truffa ai danni dello Stato. Ovviamente, se è una Società, risponde l’imputato, della
sanzione pecuniaria. Qualora questi non sia in grado di poterla pagare chiede che paghi il suo datore di
lavoro, da qui nasce il civilmente obbligato alla pena pecuniaria. Tutto ciò è “triplamente virtuale”, perché
innanzitutto la norma penale deve prevedere il pagamento della pena pecuniaria, occorre che l’imputato
richieda la citazione del civilmente obbligato, la quale può essere richiesta subito dopo la regolare
costituzione delle parti, l’autorizzazione al Giudice. Una volta stato ammesso il civilmente obbligato
parteciperà al processo, provare i fatti a sua discolpa (per esempio contestando che il rapporto con
l’imputato non era di tipo professionale, non vi era un vincolo contrattuale di lavoro). Chi lo cita in giudizio?
Il Giudice su richiesta della parte, perché solo così si verificherà la verificazione della responsabilità.

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