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MACROECONOMIA

MANNA FRANCESCA
(2019 – 2020)

INTRODUZIONE
La MICROECONOMIA si occupa del La MACROECONOMIA è il RAMO DELL’ECONOMIA
comportamento dei singoli merca e dei ≠ POLITICA CHE STUDIA IL FUNZIONAMENTO DEL
singoli operatori o sogge economici. SISTEMA ECONOMICO NEL SUO INSIEME.

IL PRODOTTO AGGREGATO
(Z)
Z= Q1,0 P1,0 + Q2,0 P2,0 + Q3,0 P3,0 + .... Qn,0 Pn,0
[In cui: Z: valore del prodo o aggregato; Q: quan tà del bene nale; P: prezzo del bene. Il primo su sso delle singole variabili (1, 2, 3, n) indica il po di
bene; Il secondo su sso (0) indica il periodo di riferimento, che in questo caso è il periodo 0, ossia il PERIODO BASE.]
Nel calcolo di Z dobbiamo escludere i beni intermedi (u lizza per produrre i beni nali) in quanto sono incorpora nel valore dei beni nali.
In una economia chiusa agli scambi con l’estero i BENI FINALI (es. pane, scarpe, automobili, servizi di trasporto) sono rappresenta da:
a. beni di CONSUMO, che soddisfano dire amente i bisogni dei membri della colle vità;
b. beni di INVESTIMENTO, che sono des na ad aumentare lo stock di capitale e quindi la produzione futura di beni di consumo.
Dunque, i beni nali hanno il compito di contribuire, in modo immediato di erito, al benessere materiale della colle vità.
La classi cazione di un bene come nale o intermedio deriva non dalla sua natura ma dal po di sogge o economico che lo u lizza
(Lo stesso bene può essere nale se acquistato da una famiglia per il proprio consumo o intermedio se u lizzato da un operaio per produrre un altro bene).
Passato un anno, lo studioso di macroeconomia si occupa di:
1. studiare la VARIAZIONE DEL PRODOTTO AGGREGATO (veri ca se aumenta, diminuisce o rimane costante).
2. s mare quale parte dell’eventuale variazione sia dovuta al MOVIMENTO DELLE QUANTITÀ e quale al MOVIMENTO DEI PREZZI.
[L’aumento della quan tà prodo a comporta un maggior benessere per la popolazione, mentre un aumento dei prezzi produce soltanto un
gon amento nominale del prodo o aggregato, senza alcun e e o sul benessere.]

IL FLUSSO CIRCOLARE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA in una economia chiusa e in assenza dello Stato
Studiamo un MODELLO SEMPLIFICATO, Immaginando di essere in un sistema economico chiuso, senza Stato, dove sono presen solo due
agen economici: le FAMIGLIE e le IMPRESE.
L’interazione dei due agen economici nel MERCATO DEI BENI E DEI SERVIZI e nel MERCATO DEI FATTORI PRODUTTIVI cos tuisce il FLUSSO
CIRCOLARE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA:
1. Le famiglie posseggono lavoro, capitale e risorse naturali, richies dalle imprese per produrre i beni e i servizi che le famiglie domandano.
2. Le imprese pagano alle famiglie salari, pro , interessi, e rendite per i servizi e le risorse alle quali esse provvedono, che vanno a
cos tuire i reddi delle famiglie.
3. Le famiglie u lizzano i reddi ricevu dalle imprese per acquistare i beni e i servizi prodo dalle imprese stesse.
La produzione di beni e servizi delle imprese serve a soddisfare loro bisogni presen (beni di consumo) e futuri (beni di inves men ).
[Beni di consumo e beni di inves mento sono beni nali; materie prime e semilavora incorporate nei beni nali sono beni intermedi]
Per le imprese il reddito delle famiglie rappresenta per un costo di produzione mentre le spese delle famiglie rappresentano i ricavi.
4. Al ne del processo la moneta è tornata nella disponibilità delle imprese ed esse la u lizzeranno per iniziare un nuovo ciclo di produzione.

FIGURA 2.1 IL FLUSSO CIRCOLARE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA


in una economia chiusa e in assenza dello Stato
- CERCHIO INTERNO: usso delle risorse dalle famiglie alle imprese e quello dei beni e dei servizi dalle imprese alle famiglie.
- CERCHIO ESTERNO: usso dei reddi monetari dalle imprese alle famiglie e quello delle spese di consumo dalle famiglie alle imprese.
▫ META’ INFERIORE: il usso dei beni e dei servizi dalle imprese alle famiglie e il usso opposto di spese di consumo dalle famiglie alle imprese rappresenta il
MERCATO DEI BENI, in cui le imprese cedono alle famiglie un FLUSSO REALE (beni nali) in cambio di un FLUSSO MONETARIO. Il valore dei due ussi si equivale.
▫ META’ SUPERIORE: il usso delle risorse dalle famiglie alle imprese e quello opposto dei reddi monetari alle famiglie rappresenta il MERCATO DEI FATTORI
PRODUTTIVI, in cui le famiglie cedono alle imprese un FLUSSO REALE, o enendo in cambio un FLUSSO MONETARIO. Il valore dei due ussi si equivale.
NB: Questa rappresentazione sempli cata del usso circolare del reddito con ene IPOTESI TROPPO RESTRITTIVE per rappresentare il
funzionamento di una economia di mercato moderna. Infa :
a. Nelle economie moderne lo Stato gioca un ruolo rilevante nella produzione di beni e servizi e nella redistribuzione del reddito
b. Le economie moderne sono aperte: scambiano ussi nanziari di fa ori produ vi e di beni e servizi con altre economie.
c. Accanto al mercato dei beni e dei servizi nali e al mercato dei servizi e dei fa ori produ vi è presente il mercato nanziario, in cui le
famiglie fanno a uire i loro risparmi per o enere un reddito e le imprese lo Stato li richiedono per nanziare le loro a vità.
▪ In economia sono presen due pologie di componen :

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a. COMPONENTI DI FLUSSO: ussi ciclici e naturali di cos e ricavi.


b. COMPONENTI DI STOCK: formano parte del patrimonio (proprietà, cose, azioni,..).

IL PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO)


Il PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO) è il VALORE DELLA PRODUZIONE ALL’INTERNO DI UN PAESE IN UN DETERMINATO PERIODO DI TEMPO (1 anno).
Il PIL è un indice di ricchezza de paese (ricchezza: quan tà di beni e servizi che possiede) [Lo si paragona a quello degli anni preceden o di altri paesi]
Y = PIL; REDDITO NAZIONALE; PRODUZIONE; SPESA
▪ Si può calcolare in due modi:
a. PREZZI TOTALI – COSTI TOTALI;
b. SOMMANDO I VALORI AGGIUNTI (somma del valore aggiunto (P – C) di tu i prodo ).
COSTI PREZZI VALORE AGGIUNTO

CONTADINO 0 10 10

MULINO 10 50 40

PANETTIERA 50 150 100

MARKET 150 250 100

210 460 460 – 210 = 250 250

▪ Dal PIL va dis nto il PNN: valore della produzione di un determinato paese all’interno e all’esterno del paese stesso.
▪ Dis nguiamo il PIL in:
▪ PIL NOMINALE (o a prezzi corren ): INDICA IL VALORE DELLA PRODUZIONE (BENI E SERVIZI FINALI PRODOTTI) DI UN DETERMINATO ANNO
VALUTATI A PREZZI DI QUELL’ANNO, CIOÈ IN VALORE CORRENTE.
Il PIL nominale varia da un anno all’altro, sia perché varia la quan tà dei beni e servizi prodo , sia perché cambiano i prezzi di mercato. Le variazioni
derivan da variazioni dei prezzi non ci dicono nulla riguardo ai risulta consegui dal sistema economico nella produzione di beni e servizi, mo vo per cui
per confrontare la produzione in anni diversi si fa riferimento al PIL reale.
PILNOM = Y1P1 + Y2P2 +…YnPn = Σ YtPt [in cui Y: produzione; P: prezzo; Su ssi: bene 1, 2, n]
▪ PIL REALE (o a prezzi costan ): INDICA IL VALORE ASSUNTO NEL CORSO DEL TEMPO DALLA PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI FINALI,
VALUTATI IN ANNI DIVERSI AGLI STESSI PREZZI, CIOÈ IN VALORE COSTANTE. (aumento PIL reale = aumento benessere)
PILREALE = Y1,tP1,0 + Y2,tP2,0 +…Yn,tPn,0 = Σ YtP0
PIL nominale
= DEFLATORE DEL PIL o INDICE DI PAASCH: misura la variazione dei prezzi tra l’anno corrente e l’anno base.
PIL reale
▪ il reddito nazionale è dato da due componen :
1. Reddito di lavoro (impiegato per consumo e risparmio);
2. Reddito di impresa (impiegato per consumo e inves mento).
LE 3 IDENTITA’ FONDAMENTALI DELLA MACROECONOMIA
1. Y ≡ C + I [in cui Y: LIVELLO DI PRODUZIONE; C: SPESA PER I CONSUMI; I: SPESA PER GLI INVESTIMENTI] (≡: EQUAZIONE SEMPRE VERIFICATA)
Le scorte accumulate (produzione invenduta) vengono considerate parte degli inves men e dunque, l’intera produzione viene consumata
o inves ta. Le vendite si possono quindi esprimere come somma di consumi e inves men :
2. Tu o il reddito viene ripar to tra consumo e risparmio:
Y≡S+C [in cui Y: LIVELLO DI PRODUZIONE; S: RISPARMIO; C: SPESA PER I CONSUMI]
Confrontando le due iden tà preceden , si o ene:
C+I≡Y≡S+C [in cui C+I: COMPONENTI DELLA DOMANDA; S+C: ALLOCAZIONE DEL REDDITO]
Questa iden tà me e in evidenza che l’ammontare della produzione coincide con l’ammontare delle vendite.
Il valore della produzione è pari al reddito percepito dai fa ori produ vi e il reddito, sua volta, viene speso per acquistare beni e servizi oppure viene
risparmiato. Riformulando, possiamo porre in evidenza la relazione tra risparmio e inves mento: I ≡ Y - C ≡ S
3. I≡S
Questa iden tà indica che, in una economia sempli cata, l’inves mento è pari al risparmio.
Infa , nel caso in cui le famiglie non vogliono spendere tu o il loro reddito, investono la parte risparmiata in BANCA.
La BANCA è un INTERMEDIARIO FINANZIARIO che riceve i soldi inves dalle famiglie e li presta alle imprese.
Le banche hanno due funzioni: di RACCOLTA per i risparmiatori e di IMPIEGO per le imprese.
Per queste funzioni, riceve dei tassi a vi dalle imprese e paga i tassi passivi ai risparmiatori.
TA – TP = forche a, con cui la banca paga i cos e dà vita ai propri u li.

LO STATO
Lo STATO ha due funzioni: SPENDERE (spesa pubblica G) e INCASSARE (tassazione T)
- Se G = T -> PAREGGIO DEL BILANCIO;
- Se G > T -> DEFICIT DEL BILANCIO;
- Se G < T -> SURPLUS DEL BILANCIO;
Deve seguire due parametri:
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1. ≤ 3%
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DEBITO
2.   ≤ 60% [L’Italia è il terzo paese con il debito pubblico più elevato al mondo (dopo USA e Giappone), quasi del
PIL
130%]



REDDITO E SPESA
Una delle ques oni centrali della macroeconomia riguarda i mo vi delle u uazioni del prodo o interno al livello potenziale.
Infa , la crescita economica è estremamente irregolare: nelle fasi di espansione e di recessione del ciclo economico, la produzione
rispe vamente aumenta e diminuisce in rapporto all’andamento del prodo o potenziale.
Una prima teoria volta a spiegare le u uazioni del PIL è il MODELLO REDDITO - SPESA, che si basa sulla reciproca interazione tra prodo o e
spesa: quest’ul ma determina la produzione e il reddito; ma prodo o e reddito, a loro volta, in uiscono sulla spesa.
OFFERTA AGGREGATA, DOMANDA AGGREGATA E PRODOTTO DI EQUILIBRIO
Il livello dell’a vità economica è governato dalle forze dell’o erta aggregata e della domanda aggregata.
▪ L’OFFERTA AGGREGATA è la QUANTITÀ DI BENI E SERVIZI CHE È UN SISTEMA ECONOMICO È IN GRADO DI PRODURRE.
Essa dipende dai fa ori produ vi disponibili e dallo stato della tecnologia.
Supponiamo per semplicità che tu fa ori produ vi siano riconducibili a due: lavoro (N) e capitale (K). Il
prodo o interno lordo (Y) dipende dalle quan tà disponibili di ques due fa ori e dallo stato della tecnologia: NB: Y = PIL = SPESA = REDDITO
Y = F (K, N, T) [in cui Y: PIL; K: capitale; N: lavoro; T: stato della tecnologia] (F: simbolo di funzione)
Indichiamo con Y* Il prodo o potenziale (o prodo o di pieno impiego dei fa ori produ vi), ovvero il
livello massimo di prodo o che è possibile o enere quando tu i fa ori sono pienamente impiega .
▫ Nel breve periodo: capitale, forza lavoro (FL) e tecnologia sono da e dunque anche Y* assume un valore determinato.
Il prodo o e e vo (Y) potrà quindi variare tra 0 e Y*, mentre l’occupazione (N) potrà oscillare tra 0 e FL.
▫ Nel lungo periodo: Y* potrà crescere, a condizione che la forza lavoro aumen , si sviluppi il progresso tecnologico e il capitale sia
incrementato dall’inves mento.
Infa , I (inves mento lordo) ha due componen ammortamento (quota volta a rimpiazzare i beni capitali che hanno subito natura
sica o tecnologica) e Inves mento ne o (quota des nata ad aumentare lo stock di capitale e dunque la capacità produ va).
▪ La DOMANDA AGGREGATA (AD) è la QUANTITÀ TOTALE DI BENI RICHIESTA DAL SISTEMA ECONOMICO.
Questa si o ene sommando la spesa per i consumi a quella per gli inves men , alla spesa pubblica e alle importazioni ne e:
AD = C + I + G + NX [in cui AD: domanda aggregata; C: spesa per i consumi; I: spesa per gli inves men ; G: spesa pubblica; NX: esportazioni ne e]

▪ Il prodo o (Y) si trova al LIVELLO DI EQUILIBRIO QUANDO LA QUANTITÀ DI BENI OFFERTA È UGUALE A QUELLA DOMANDATA.
Dunque, l’economia è in equilibrio di breve periodo quando:
Y = AD
NB: Quando la domanda aggregata non è uguale al prodo o o erto dall’impresa, si ha una variazione non programmata delle scorte:
IU = Y – AD [In cui IU: variazione non programmata; Y: prodo o; AD: domanda aggregata]
▪ Se la produzione è superiore alla domanda aggregata, si hanno inves men in scorte non programma : IU > 0;
a mano a mano che si accumulano scorte in eccesso, le imprese riducono la produzione nché la quan tà prodo a e la domanda aggregata non sono
di nuovo in equilibrio (IU = 0).
▪ Se la produzione è inferiore alla domanda, le scorte diminuiscono IU < 0;
quando le scorte diminuiscono, la produzione viene aumentata no al ripris no dell’equilibrio (IU = 0).
CONSIDERAZIONI SIGNIFICATIVE:
a. Se Y < Y* (ovvero se il prodo o e e vo di equilibrio è inferiore al prodo o potenziale), si avrà anche N < FL e quindi una parte della forza
lavoro rimarrà disoccupata. Se questa situazione dovesse durare allungo, è possibile che i lavoratori acce no decurtazioni del salario e
che le imprese siano indo e a diminuire i prezzi dei loro prodo .
b. Nel caso contrario, se AD > Y* (ovvero se la domanda aggregata eccede la produzione di pieno impiego), i salari e i prezzi tenderanno ad
aumentare, in quanto l’occupazione non può andare oltre la forza lavoro disponibile (piena occupazione).
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LA DOMANDA AGGREGATA
COMPONENTI DELLA DOMANDA AGGREGATA: consumo e inves men
Per semplicità, tralasciamo il se ore pubblico e il commercio estero.
• IL CONSUMO
La FUNZIONE DEL CONSUMO descrive la relazione tra consumo e reddito.
[La funzione del consumo dipende dal reddito disponibile (YD): il reddito complessivo al ne o delle imposte più i trasferimen (reddito che resta nel se ore
privato dopo che lo Stato ha prelevato le imposte ed ha e e uato i trasferimen ). Ipo zziamo, però, l’assenza del se ore pubblico (e dunque di tassazione
e trasferimen ), facendo coincidere il reddito disponibile con il reddito totale, che a sua volta è uguale al prodo o, quindi YD = Y.]
La funzione del consumo corrisponde alla seguente equazione:
C= + cY Con > 0 e 0 < c < 1 [in cui : CONSUMI NECESSARI (DI SUSSISTENZA); c: PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO; Y: LIVELLO DEL REDDITO]
(NB: le le ere soprassegnate indicano valori ssi)
- Il coe ciente c prende il nome di propensione marginale al consumo, e indica LA PERCENTUALE DI REDDITO DESTINATA AI CONSUMI (≈ 0.8%)

▫ COME VARIANO I CONSUMI AL VARIARE DEL REDDITO?


I consumi dipendono dalla variazione del reddito e dalla propensione al consumo (sono dire amente proporzionali).
Calcoliamo la variazione dei consumi ad un eventuale aumento di reddito (passaggio da Y1 a Y2)
-Quando Y= Y1 -> C1= + c Y1
-Quando Y= Y2 -> C 2= + c Y2
∆C = C1- C 2 = ( + cY2) – ( + cY1) = + cY2 – – cY1 = cY2 – cY1 = c (Y2 – Y1)
∆C = c∆Y

Gra co: FUNZIONE DEL CONSUMO


La FUNZIONE DEL CONSUMO è lineare, crescente e re linea;
la pendenza è data dal coe ciente c (propensione marginale al consumo).
Dall’intersezione con la bise rice Y, o eniamo il punto E, in cui TUTTO IL REDDITO è CONSUMATO (S = 0)
- Prima del punto E (S<0) si ha INDEBITAMENTO
- Dopo il punto E (S>0) si ha RISPARMIO

Nella maggior parte dei casi, non tu o il reddito viene consumato, si ha così il RISPARMIO.
• GLI INVESTIMENTI
È necessario fare una di erenza fra:
a. L’ATTO DI CONSUMO: è la spesa nalizzata a soddisfare un determinato bisogno;
b. L’ATTO DI INVESTIMENTO: è la spesa nalizzata ad incrementare uno stock di capitale (stock: patrimonio).
Stabiliamo che gli inves men siano esogeni e dunque non dipendono da nessuna variabile. Poniamo pertanto I = Ī.
- O eniamo così che Y = AD = C + Ī
- Dunque, AD = + cY + Ī
- Per sempli care, poniamo + Ī = Ā (indipendente), o enendo:
AD: Ā + cY
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA DOMANDA AGGREGATA (AD: Ā + cY)

Gra co: LA DOMANDA AGGREGATA


- La re a Y, inclinata di 45◦, individua i pun in cui il valore del prodo o è uguale alla domanda
aggregata (Y = AD).
- la re a Y si interseca con AD nel punto E, punto di equilibrio in quanto AD ed Y coincidono.
Nel punto E, IU=0; a sinistra IU<0; a destra IU>0.
- Y0 rappresenta il valore di equilibrio del prodo o (o PRODOTTO DI EQUILIBRIO).
- la pendenza di AD è data da c.

• LA VARIAZIONE DELLE SCORTE


Secondo la TEORIA KEYNESIANA, nel breve periodo non c’è conoscenza perfe a e dunque ci sono
disequilibri. Secondo Keyness, infa , nel breve periodo non variano rapidamente i prezzi, in quanto gli
agen economici non capiscono cosa sta succedendo e agiscono in ritardo, dunque le imprese
producono meno di quello che i consumatori richiedono.
Queste situazioni possono essere risolte con la VARIAZIONE DELLE SCORTE

Gra co: LA VARIAZIONE DI SCORTE NELLA AD


-Par amo dal punto di disequilibrio Y1 (in cui vi è un eccesso di domanda rispe o all’o erta)
- Variando le scorte da D1 a D2, la produzione sarà spinta Y2
- Non avendo ancora raggiunto il punto di equilibrio, vi sarà un’altra variazione delle scorte da D2 a D3,
spostando la produzione in Y3.
- Avendo quasi raggiunto l’equilibrio, vi sarà un’altra variazione da D3 a D4, e si raggiungerà l’equilibrio in Y0
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RISPARMIO E INVESTIMENTO [S=I]
La condizione di equilibrio del sistema economico data dall’equazione Y = AD, (in equilibrio il prodo o è uguale alla domanda aggregata), può anche
essere espressa nel secondo modo: NELLA POSIZIONE DI EQUILIBRIO L’INVESTIMENTO PROGRAMMATO È UGUALE AL RISPARMIO.
▪ Infa , (sempre considerando G e NX pari a zero), sappiamo che:
-Y=C+S
- AD = C + I
Sos tuendo, o eniamo che C + S = C + I
Sempli cando: S = I

Gra co: S=I


- Nel punto E (punto di equilibrio), S = I
- Nel punto A (disequilibrio per eccesso di domanda), S < I
[si aumenterà la produzione sino ad arrivare a E’ (↓S = ↑D = ↑P)]
- Nel punto B (disequilibrio per eccesso di o erta), S > I
[si ridurrà la produzione ((↑S = ↓D = ↓P)]

• IL RISPARMIO
La funzione del risparmio (S) è la seguente:
S=– + Ys
[in cui s = 1 – c, è la PROPENSIONE MARGINALE AL RISPARMIO (MPS): aumento di S determinato da un incremento di 1€ del reddito disponibile]
Secondo Keynes, l’aumento del risparmio è un “male” in quanto risparmiando non si consuma e questo porta ad una diminuzione del benessere.
La formula di S si può derivare matema camente nel modo seguente:
1. Se Y = C + S, allora S = Y – C
2. Sos tuendo C, o eniamo: S = Y – ( + cY) = Y – – cY
3. Raggruppiamo Y e o eniamo: S = – + Y (1 – c) = – + Ys
▪ Gra co: IL RISPARMIO (S)
- Dal gra co della funzione del consumo e della domanda aggregata riprendiamo Y0 (E) e Y1 (E’);
- tracciamo la re a Ī (costante)
- la funzione S, partendo da – , passerà per il punto Y0 (in cui S=0) e dal punto di intersezione tra Ī e Y1.
- La funzione del risparmio è lineare e crescente (aumenta all’aumentare del reddito); dire amente proporzionale
a Y.
- quando Y = 0 -> il risparmio è nega vo (punto - )
- la PENDENZA di S è indicata da s:
▪ aumentando s, la funzione diventerà più ripida;
▪ se s diminuisce, la funzione diventerà più pia a.
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IL MOLTIPLICATORE KEYNESIANO α
Il MOLTIPLICATORE DINAMICO indica l’en tà della variazione del prodo o di equilibrio determinata da un aumento della spesa autonoma pari
ad 1 unità; in par colare QUANTO AUMENTA IL PIL PER UN INCREMENTO DI UNA DELLE COMPONENTI AUTONOME DELLA DOMANDA.
▪ Le componen autonome (Ā) della domanda (AD o spesa generale) sono 3:
1. Spesa per i consumi ( )
2. Spesa per gli inves men (Ī)
3. Spesa pubblica. ( )
▪ Il mol plicatore si fonda sul presupposto che la spesa di alcuni individui diventa reddito per altri.
es. Lo Stato spende 100 € per costruire un ponte. Questa spesa diventa reddito per le imprese di costruzione.
Nelle imprese di costruzione, di ques 100 €, il 20% è risparmiato; l’80% e invece speso.
Ques 80 € saranno a loro volta reddito per altri individui. [..ciclo con nua]
▪ Una maggiore domanda sollecita l’incremento della produzione, che a sua volta comporta un aumento di reddito, che a sua volta sarà speso
in gran parte per beni di consumo (questo usso di spesa è de o spesa indo a). Per soddisfare la nuova spesa indo a, la produzione crescerà
ulteriormente e anche il reddito complessivo aumenterà generando una seconda ondata di spesa per consumi.
[↑Spesa -> ↑Produzione -> ↑Reddito -> ↑spesa -> ↑Produzione↑ -> ↑ Reddito -> ↑Spesa….]
• METODO MATEMATICO:
Nella prima fase vi è un aumento della spesa autonoma ∆Ā; si ha quindi un corrispondente aumento della produzione per soddisfare la
domanda. Questo incremento si traduce in un eguale aumento di reddito che a raverso la propensione marginale al consumo (c) genera
nella seconda fase una spesa indo a pari a cΔ , con nua così la successione per n fasi.
∆AD = ∆Ā + c (∆Ā) + c [c(∆Ā)] + c {c[c(∆Ā)]} +…
∆AD = ∆Ā + c∆Ā + c2∆Ā + c3∆Ā+… cn∆Ā
∆AD = ∆Ā (1 + c + c2 + c3 +… cn)
La progressione geometrica (1 + c + c2 + c3 +… cn) è il MOLTIPLICATORE.
Il mol plicatore si può scrivere anche come:
1
MOLTIPLICATORE α =
1−c
Dunque, la variazione di domanda aggregata, sarà uguale a:
1
∆AD = ∆Ā
1−c
NB: il mol plicatore è tanto maggiore quanto è maggiore la propensione al consumo (c)
1 1
[esempio del ponte (∆Ā=100; c=0.8) -> ∆Y =100 x = 100 x = 100 x 5 = 500]
1 − 0.8 0.2
• RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL MOLTIPLICATORE
1. Tracciamo la nostra domanda aggregata AD, con equilibrio iniziale nel punto E,
dove il reddito è Y0;

2. Si ha un aumento della spesa autonoma, passando da Ā -> Ā’, rappresentato da


uno spostamento verso l’alto della curva di domanda aggregata, da AD -> AD’;

3. Avendo superato il livello del prodo o Y0, le scorte delle imprese iniziano a calare;

4. A questo calo, le imprese reagiranno aumentando la produzione no al livello Y’;

5. Questa espansione della produzione genera nuove spese, facendo salire la


domanda aggregata sino ad AG, e al tempo stesso riduce ad FG lo scarto tra
domanda aggregata il prodo o;
6. Il nuovo punto di equilibrio è E’ e il corrispondente livello di reddito Yo’.
- ∆Ā < ∆Y (∆Ā = variazione della spesa; ∆Y = variazione del reddito).
- α∆Ā = EFFETTO MOLTIPLICATORE
- L’en tà della variazione del reddito che consente di ripris nare l’equilibrio dipende da
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LE ALTRE COMPONENTI DELLA DOMANDA AGGREGATA: se ore pubblico e commercio estero


• SETTORE PUBBLICO
Il SETTORE PUBBLICO esercita un’in uenza dire a sul livello di equilibrio del reddito in due modi dis n :
a) A raverso la spesa pubblica per beni e servizi (G) che è una componente della domanda aggregata;
b) A raverso le imposte e i trasferimen che incidono sul reddito disponibile (YD) ossia il reddito che resta disposizione delle famiglie da
des nare al consumo al risparmio.
Con POLITICA FISCALE indichiamo la linea d’azione ado ata dallo Stato che ha l’obie vo principale di in uenzare la domanda aggregata
a raverso variazioni della spesa pubblica o della pressione scale.
Fino ad ora, nel considerare consumo e AD, abbiamo considerato il se ore pubblico pari a zero. Aggiungiamo adesso questa componente.
1. Y = C + I + (G – T) (In cui G: spesa pubblica; T= tasse)
2. Le tasse T sono date dalla somma delle tasse sse (trasferimen costan ) T e delle tasse dipenden dal reddito (tY)
T = T + tY
3. Il reddito disponibile è dato dal reddito meno le tasse:
YD = Y – T
4. Ipo zziamo che l’ammontare della spesa pubblica e gli inves men siano costan :
G= ; I=Ī
5. Sappiamo che la funzione del consumo è:
C= + cYD
6. Sos tuendo tu o ciò, o eniamo:
Y= + c (Y – T – tY) + Ī +
Y= + c (Y (1 – t) – T ) + Ī +
Y= + c(1 – t)Y – cT + Ī +
7. Raggruppiamo in Ā le componen autonome [Ā = - cT + Ī + ] e o eniamo:
Y = Ā + c(1 – t)Y
Ā = Y – c(1 – t)Y
Ā = Y [ 1 – c(1 – t)]
1
Y= Ā
(1 – c)(1 – t)
1
NB: = MOLTIPLICATORE FISCALE (αG) che ene conto della tassazione interna.
(1 – c)(1 – t)
In cui 0<t<1 (maggiore è t, minore sarà il mol plicatore, e viceversa).
• COMMERCIO ESTERO
Per avere una formula ancora più realis ca, aggiungiamo:
a. le IMPORTAZIONI (M, componente nega va)
Sono date da:
M = + mY [in cui m: propensione marginale ad importare; : componente esogena ssa, mY: importazioni dipenden dal reddito]
- m è la propensione marginale ad importare, ovvero la percentuale del reddito des nata alle importazioni ( 0<m<1)
b. le ESPORTAZIONI (X, componente posi va)
consideriamo queste come una componente esogena ( ssa), dunque:
X = Ẍ (soprassegnato)
O eniamo che:
Y=C+Ī+ + (Ẍ – M)
1. Partendo da questa formula, sos tuiamo C e M, o enendo:
Y= + cY + Ī + +Ẍ– – mY
2. Uniamo in Ā le componen autonome [Ā = +Ī+ +Ẍ– ] e o eniamo:
Y = Ā + cY – mY
3. Dal comento che s amo parlando del reddito disponibile (YD = Y – tY):
Y = Ā + c(Y – tY) – m(Y – tY)
Y = Ā + (1 – t)(c – m)Y
Ā = Y – (1 – t)(c – m)Y
Ā = [1 – (1 – t)(c – m)] Y
1
Y= Ā
1 – (1 – t)(c – m)
1
NB:  = MOLTIPLICATORE DI MERCATO APERTO ( ene conto della tassazione interna e del commercio estero)
1 – (1 – t)(c – m)


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MERCATO DEI BENI E MERCATO MONETARIO


[Nel capitolo precedente abbiamo presentato un modello sempli cato del mercato dei beni, chiamato modello reddito-spesa, secondo il quale il livello di
equilibrio del PIL è determinato dalla domanda aggregata. Questa a sua volta dipende dalle componen autonome della spesa (Ā) e dal mol plicatore (αG), che
ampli ca l’impulso iniziale dato da Ā. Tra le componen autonome avevamo inserito gli inves men , che in realtà sono di norma in uenza dal tasso di
interesse, una variabile il cui valore dipende dai merca nanziari e dalla domanda e dall’o erta di moneta.]
Aggiungiamo dunque al nostro schema SETTORE FINANZIARIO e BANCA CENTRALE, (sogge o economico da cui dipende l’o erta di moneta).
Ci troveremo pertanto di fronte a due merca :
a. il MERCATO DEI BENI (IS), studiato nel capitolo precedente, che approfondiremo per studiare i legami esisten tra il tasso di interesse, la
domanda di beni di inves mento e la domanda aggregata.
Questo mercato è de nito anche IS poiché è cara erizzato in equilibrio dall’uguaglianza tra domanda e o erta aggregata che equivale,
come abbiamo già visto, all’uguaglianza tra inves mento (I) e risparmio (S);
b. Il MERCATO DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE, che può essere suddiviso in due grandi categorie: la moneta e toli.
Il mercato della moneta è de nito LM, poiché in equilibrio è cara erizzato dall’uguaglianza tra domanda di moneta o liquidità (L) e l’o erta
di moneta (M).

IL MERCATO DEI BENI


GLI INVESTIMENTI
Gli INVESTIMENTI sono l’a o di spesa volto ad incrementare lo stock di capitali (es. macchinari, fabbrica ); generalmente per acquistare beni di
inves mento le imprese prendono denaro in pres to. [Fino ad ora abbiamo considerato gli inves men come una variabile esogena ( Ī )].
Al ne di rendere il nostro modello macroeconomico più completo, inseriamo il tasso di interesse (i), cosicché anche la spesa per inves men
diventa una variabile esogena: gli inves men diminuiscono all’aumentare del tasso di interesse, e viceversa (↑i = ↓I)
[In presenza di un alto tasso di interesse sui pres richies per fare inves mento, i pro che le imprese si aspe ano di realizzare contraendo debi per
l’acquisto di nuovi macchinari e fabbrica sono minori, e dunque minore sarà la loro disponibilità a prendere in pres to fondi e fare inves men . Viceversa, in
presenza di tassi di interesse più bassi, le imprese saranno maggiormente dispos a nanziare gli inves men .]
• LA FUNZIONE DI INVESTIMENTO
La FUNZIONE DELLA SPESA PER GLI INVESTIMENTI è:
I = Ī – bi [in cui Ī: SPESA PER GLI INVESTIMENTI SE i=0; i: TASSO DI INTERESSE; b: COEFFICIENTE COMPORTAMENTALE (0< b < 1)]
Il coe ciente comportamentale b indica la sensibilità degli inves men al tasso di interesse
Gra co: LA FUNZIONE DI INVESTIMENTO
La funzione parte dal livello di spesa autonoma e con nua con pendenza decrescente.
- Una variazione di Ī comporta uno spostamento dell’intera curva verso destra o sinistra;
- Una variazione di b comparta un cambiamento nella PENDENZA:
a. quanto più b è grande, più la funzione sarà pia a
b. quanto più b è piccolo, più la funzione sarà ripida
• IL TASSO DI RENDIMENTO ATTESO
I è funzione del pro o (π) e del tasso di interesse (i):
I = F (π, i) con π > i
Il VALORE AGGIUNTO (VA) è uguale a:
R1 R2 Rn
VA = C0 ≤ +  + … n
(1 + i)
1+i 2
(1 + i)
R1 R R C
Dunque: C0 ≤ →  C0 (1+i) ≤ R1 → i ≤ 1 – 1 → i ≤ 1 −   0
1+i C0 C0 C0
R1 −  C 0
i≤ = TASSO DI PROFITTO o tasso di rendimento a eso
C0
LA CURVA DI EQUILIBRIO DEL MERCATO DI BENI (IS)
Modi chiamo la funzione della domanda aggregata (AD o Y) precedentemente esaminata tenendo conto della nuova funzione di inves mento.
Le componen della domanda aggregata sono sempre la domanda di beni di consumo; di beni di inves mento e la spesa pubblica.
Consideriamo di trovarci in una economia chiusa e dunque le esportazioni ne e saranno pari a zero (NX = 0).
1. Avremo: Y = C + I + G
2. Sappiamo che C = + cY; I = Ī + bi; G = , dunque: Y = + cY + Ī + bi +
3. Unendo in Ā le componen esogene avremo la NUOVA FORMULA DELLA DOMANDA AGGREGATA:
Y = AD = Ā + cY – bi

GRAFICO: LA CURVA IS
Ricaviamo la curva IS u lizzando la curva della domanda aggregata.
1. Dato un tasso di interesse (i1), Tracciamo la funzione della domanda aggregata in cui l’interce a è uguale ad Ā – bi1 e il livello di
equilibrio del reddito è pari ad Y1, in corrispondenza del punto E1.
2. Rappresen amo la coppia di valori (i1, Y1) nel gra co inferiore, individuando così un punto E1 sulla curva IS, ovvero una combinazione
di tasso di interesse e reddito in corrispondenza della quale il mercato dei beni è in equilibrio.
3. Supponiamo ora che ci sia un tasso di interesse più basso, pari a i2. Vi sarà dunque uno spostamento verso l’alto della curva di
domanda aggregata in quanto l’interce a Ā – bi2 è maggiore (spesa per inves men aumenta al diminuire del tasso di interesse).
Il nuovo punto di equilibrio sarà E2, a cui corrisponde un livello di reddito pari a Y2.
4. Riportando il punto E2 nel gra co so ostante, o eniamo un nuovo punto della IS.
Possiamo ripetere questa operazione per tu i possibili valori di i e o enere tu pun che generano la curva IS.
In cui le variabili sono Y ed i.
- La curva IS ha pendenza nega va (riduzione del tasso di interesse = incremento della domanda aggregata)
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▪ La CURVA DI EQUILIBRIO DEL MERCATO DI BENI (CURVA IS) MOSTRA TUTTE LE COMBINAZIONI FRA TASSO DI INTERESSE (I) E LIVELLO DI
PRODUZIONE (Y) PER LE QUALI IL MERCATO DEI BENI È IN EQUILIBRIO (D = O e S = I). Al variare del tasso di interesse cambia il livello di equilibrio del
reddito. Variazione del tasso di interesse: ∆I = b (∆i) [in cui ∆i = i2 – i1]
• PENDENZA DELLA CURVA IS
La curva IS ha pendenza nega va perché un tasso di interesse più elevato provoca una diminuzione della spesa per inves men ,
riducendo dunque la domanda aggregata e quindi il livello di equilibrio del reddito.
Il coe ciente angolare della curva dipende da:
- mol plicatore αG;
- coe ciente comportamentale b.
MINORE È LA SENSIBILITÀ DELLA SPESA PER INVESTIMENTI AL TASSO DI INTERESSE (B) E MINORE È IL MOLTIPLICATORE (ΑG), MAGGIORE
RISULTA LA PENDENZA DELLA CURVA IS.
A. PENDENZA DI IS IN BASE AL MOLTIPLICATORE

- Maggiore è il mol plicatore, meno inclinata risulta la IS

- Minore è il mol plicatore, più ripida risulta la IS

Gra co: VARIAZIONE DI IS AL VARIARE DI αG


1. Deriviamo la IS dal gra co della AD come mostrato precedentemente.
2. Aumentando il mol plicatore, le curve di domanda aggregata AD e AD’ si
inclineranno verso l’alto creando due nuovi pun di equilibrio,
rispe vamente E2 ed E2’.
3. Riportando i due nuovi pun nel gra co della IS, tracciamo la nuova IS2, che
sarà più pia a rispe o alla IS iniziale.

B. PENDENZA DI IS IN BASE A b

- Maggiore è b, più la IS sarà pia a

[Se il coe ciente b aumenta (alta sensibilità degli inves men al tasso di interesse), gli inves men
aumentano, spostamento verso l’alto la curva della domanda aggregata; tale spostamento coincide con un
cambiamento del reddito di grande en tà.]

- Minore è b, più la IS sarà ripida

[se b ha un valore basso, ossia la spesa per inves men non è molto sensibile al tasso di interesse, La curva
IS sarà più ripida. Al limite, se B=0, la curva IS diventa ver cale.]

Gra co: VARIAZIONE DI IS AL VARIARE DI b


1. Deriviamo la IS dal gra co della AD come mostrato precedentemente.
2. Con un aumento di b, passando da b a b1, la domanda aggregata si sposterà verso l’alto creando un
nuovo punto di equilibrio E2.
3. Riportando E2 nel gra co della IS, tracciamo la nuova IS2, che sarà più pia a rispe o alla IS iniziale.
• POSIZIONE DELLA CURVA IS

Un cambiamento del livello della spesa autonoma (Ā) determina uno spostamento IN PARALLELO
dell’intera curva IS.

L’en tà dello spostamento è data da: ∆Y = α ∆Ā

Gra co: VARIAZIONE DI IS AL VARIARE DI Ā


1. Deriviamo la IS dal gra co della AD come mostrato precedentemente.
2. Con un aumento di Ā, passando da AD a AD’, creando un nuovo punto di equilibrio E’.
3. Riportando E’ nel gra co della IS, tracciamo la nuova IS’, che sarà spostata parallelamente
verso destra rispe o alla IS iniziale.

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• I PUNTI DI DISEQUILIBRIO

Dal momento che tu i pun della IS sono pun di equilibrio, i pun al di fuori di questa saranno pun di disequilibrio.

Per stabilire il po di disequilibrio di tali pun , bisogna riportarli nel gra co della domanda aggregata:

▫ in E: Y = AD e S = I
▫ a destra di E vi è un disequilibrio per eccesso di domanda: D > O e I > S

▫ a sinistra di E vi è un disequilibrio per eccesso di o erta: D < O e I < S

Gra co: I PUNTI DI DISEQUILIBRIO

1. Tracciamo la curva della domanda aggregata e ne deriviamo la curva IS come fa o


precedentemente.

2. Prendiamo due pun di disequilibrio A e B nel gra co della IS.

3. Ripor amo i due pun nel gra co della AD:

▪ Per riportare il punto A nel gra co in alto, vediamo le sue coordinate (Y0; i1), dunque lo
riporteremo nel gra co della AD in corrispondenza di Y0, sulla AD’ (i1)

▪ Per riportare il punto B nel gra co in alto, allo stesso modo, vediamo le sue coordinate
(Y1; i0), dunque lo ripor amo nel gra co della AD in corrispondenza di Y1, sulla AD (i0).

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IL MERCATO DELLA MONETA


LA MONETA
La MONETA è qualsiasi bene comunemente acce ato come mezzo di scambio e di pagamento.
Per qualunque cosa generalmente acce ata in pagamento, il meccanismo di acce azione della moneta ha un andamento circolare: la moneta
è acce ata come mezzo di pagamento sulla base della convinzione che, successivamente, verrà acce ata in pagamento anche da altri sogge .
▪ Essa deve possedere alcune cara eris che che la rendono ada a a svolgere la funzione di intermediario degli scambi: facile trasferibilità,
conservabilità, divisibilità, stabilità di valore, omogeneità.
▪ La moneta si dis ngue in:
a. Moneta merce (oro e argento)
b. Cartamoneta, emessa dire amente dallo stato o da un is tuto autorizzato dallo Stato (Is tuto di emissione) che me e in circolazione
banconote di carta speciale fa e in modo tale da cer carne il valore monetario e evitarne la falsi cazione.
[La moneta merce è stata in gran parte abbandonata poiché richiede ingen risorse per la sua produzione e non garan sce un’o erta monetaria essibile e
facilmente ada abile all’andamento dell’a vità economica.]
▪ Esistono qua ro funzioni principali della moneta:
- MEZZO DI SCAMBIO
- RISERVA DI VALORE: è un’a vità che conserva il proprio valore nel tempo. (Anche obbligazioni, azioni, immobili)
- UNITÀ DI CONTO: è l’unità in cui si indicano i prezzi e si ene la contabilità.
- MEZZO DI PAGAMENTO DIFFERITO: è spesso impiegata in transazioni a lungo termine per e e uare pagamen dovu in data di erita.
• LA TEORIA KEYNESIANA
Prima dell’invenzione della moneta, il sistema economico si basava sul bara o, in cui ogni transazione doveva comportare uno scambio di
beni o servizi tra i sogge interessa .
La moneta nasce come MEZZO DI SCAMBIO: intermediaria necessaria negli scambi (TEORIA NEOCLASSICA O PREKEYNESIANA).
Secondo questa visione, gli individui detengono moneta per due mo vi fondamentali:
1. MOTIVO TRANSAZIONALE: la moneta viene domandata per acquisire beni e servizi (per il consumo dire o)
▪ La domanda di moneta per mo vi transa vi è funzione del reddito [↑Reddito = ↑Consumo = ↑Moneta]
2. MOTIVO PRECAUZIONALE: la moneta viene domandata per la possibilità di a rontare situazioni impreviste
[Anche questa componente dipende dal reddito: ↑Reddito = ↑Accantonamento di moneta]
▪ Si è so olineato che la quan tà di moneta in uenza dire amente prezzi e in azione.
1. M = P x Q [M: moneta; P: prezzo; Q: quan tà]
MTOT = M x V [MTOT: quan tà di moneta necessaria; V: velocità di circolazione di moneta]
- Se Y = M x V e Y = P x Q, allora MV = PQ
- Se Q = Y (produzione), allora MV = PY
Dal momento che V e Y sono costan , vi è una relazione dire a tra moneta (M) e prezzi (P).
2. La SCUOLA DI CAMBRIDGE sosteneva che:
M 1
= kY [in cui K: coe ciente che indica la quan tà di moneta necessaria per acquistare beni e servizi (dipende da velocità: V =  )]
P k
Quindi M = KPY; considerando K ed Y costan , vi è una relazione dire a fra M e P.
▪ KEYNESS introdusse il conce o di MERCATO MONETARIO parlando di domanda e o erta di moneta, individuando un terzo mo vo
fondamentale che spinge gli individui a detenere moneta:
3. MOTIVO SPECULATIVO: moneta domandata per l’incertezza sul valore monetario di altre a vità che un individuo può detenere.
È de a anche moneta specula va. È composta dall'ammontare di moneta inves ta nelle a vità nanziarie ( toli) in base alle
aspe a ve degli agen economici sulla reddi vità dei toli e dell'andamento del tasso di interesse.
lo speculatore è un operatore nanziario che scomme e sulla possibilità che cer asset abbiano un certo andamento, o enendo
pro o perdite.
• LA DOMANDA DI MONETA
Una persona che possiede ricchezza de ene un portafoglio (insieme di a vità di proprietà di un sogge o) composto da a vità nanziarie
e reali (es moneta, obbligazioni, azioni, immobili, terreni).
Le decisioni di portafoglio sono le scelte su come ripar re la propria ricchezza tra moneta e toli.
Queste scelte sono determinate dal fa o che LA MONETA LIQUIDA NON FRUTTA RENDIMENTO.
Fondamentale a riguardo è il conce o di COSTO OPPORTUNITÀ: ovvero il costo della rinuncia al rendimento che darebbero le obbligazioni
per possedere moneta liquida.
- Il costo opportunità è dire amente proporzionale al tasso di interesse e inversamente proporzionale alla quan tà di moneta liquida:
↓ i = ↓ c. opp = ↑ moneta liquida
▪ Dis nguiamo:
a. La DOMANDA NOMINALE DI MONETA è la domanda di un certo ammontare monetario da parte di un individuo.
b. La DOMANDA REALE DI MONETA (L) è la quan tà di moneta che gli individui desiderano detenere, determinata dal rapporto tra
domanda nominale di moneta e livello dei prezzi. Viene denominata anche domanda a saldi reali.
Essa cresce con il livello del reddito (mo vo transazionale) e diminuisce all’aumentare del tasso d’interesse (mo vo specula vo).
L = LT + LS
Nella la liquidità, ovvero le forme che non fru ano rendimento (es. contan , conto corrente bancario, libre o degli assegni); dis nguiamo:
▪ Domanda di moneta per transazioni e precauzione (LT), che dipende dal reddito (Y) (LT = kY) [con 0< k <1]
▪ Domanda di moneta specula va (LS), che dipende dal tasso di interesse (i) (LS = - hi) [con 0< h <1]

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L = kY + – hi [in cui k: sensibilità di L al reddito; : moneta liquida se l’interesse fosse pari a 0; h: sensibilità della L al tasso di interesse]
Vi è una relazione inversa fra L e il tasso di interesse: ↑i = ↓moneta liquida.
IL MERCATO MONETARIO
Il conce o di mercato monetario è stato introdo o da Keyness.
▪ Al giorno d’oggi, solo di esclusivamente la Banca Centrale può fare poli ca monetaria, ovvero controlla la quan tà di moneta in circolazione.
La BC può modi care la quan tà moneta in circolazione solo indire amente, aumentandola o diminuendola a raverso tre strumen :
1. Tasso u ciale di sconto (TUS)
È il tasso con cui le banche chiedono pres alla banca centrale quando hanno problemi di liquidità.
Se la banca centrale aumenta il TUS rende più oneroso per le banche nanziare le imprese, e frena il pres to di soldi.
Aumentando il TUS quindi, la BC indire amente diminuisce la quan tà di moneta in circolazione, e viceversa.
[↑ TUS = ↓ moneta in circolazione]
2. Operazioni di mercato aperto
La Banca centrale può modi care indire amente la quan tà di moneta in circolazione acquistando o vendendo toli sul mercato.
3. Coe ciente di riserva obbligatoria.
Nel 1936 è stata introdo a una legge per la tutela dei risparmiatori per evitare la “corsa agli sportelli” (quando una banca è visibilmente in
di coltà, i clien tendono a ri rare i propri soldi), per cui una percentuale dei soldi raccol dalle banche deve essere mantenuta.
H = CV + R [in cui H: moneta che ha in mano la banca; CV: moneta liquida; R: riserve]
Le riserve R sono una componente dei deposi D.
R = re x D [in cui re: coe ciente di riserva nei deposi ]
Le riserve sono funzione di:
- tasso di interesse: ↑i = ↓R
- coe ciente di riserva obbligatoria
- tasso u ciale di sconto: ↑TUS = ↑R
- tasso di incertezza (σ): ↑σ = ↑R
• IL MOLTIPLICATORE DELLA MONETA (mm)
1. Sappiamo che M = CV + D
CV
2. Se circolante (c) = , quindi CV = c x D
D
3. Per sapere quanto dei deposi è in forma liquida, sos tuiamo CV:
M = cD + D
M = (c + 1) D
4. Dal momento che H = CV + R e R = re x D:
H = cD + reD
H = (c + re) D
5. Me amo in relazione M e H:
M (c + 1) D
=
H ( c + re)D
6. Sempli chiamo le D e o eniamo:
M 1+c
=
H c + re
M = mm H
1+c
è il MOLTIPLICATORE DELLA MONETA (mm) [è in relazione inversa al coe ciente di riserva: ↑re = ↓mm]
c + re
CV 0.3 1 + c 1.43
[es CALCOLO DEL MOLTIPLICATORE. sapendo che CV=3%; D=70%; re=10%, calcoliamo C=  = = 0,43. Possiamo ora calcolare mm= = =
D 0.7 c + re 0.53
2.70]
• EQUILIBRIO DEL MERCATO MONETARIO
Il mercato monetario si trova in EQUILIBRIO quando l’o erta di moneta eguaglia la domanda di moneta:
M ̅
▫ OFFERTA DI MONETA: [in cui: : quan tà di moneta; : livello dei prezzi];
P ̅
▫ DOMANDA DI MONETA (L): kY–hi [in cui k: sensibilità di L al reddito; h: sensibilità della L ad i]
M ̅
EQUILIBRIO: = kY – hi (dipende dalle due variabili i e Y)
P ̅
1 M ̅
Possiamo ricavare: i = (kY – )
h P ̅
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Gra co: L’EQUILIBRIO DEL MERCATO MONETARIO


M ̅
- L’o erta di moneta ( ), dal momento che è costante, è una re a ver cale.
P ̅
- La domanda di moneta (L) ha pendenza nega va (all’aumentare di i, diminuisce la quan tà di
moneta richiesta)
[NB: un eventuale aumento del reddito Y porterebbe ad una traslazione verso dx di tu a la L, in un
primo momento ad un eccesso di o erta, che convergerebbe poi in un nuovo punto di equilibrio]
M ̅
- Il punto di equilibrio (E) coincide con il punto di intersezione tra le due curve [ =kY-hi].
P ̅
NB: In caso di disequilibrio (A e B), Il mercato agirà in modo tale da convergere in equilibrio:
a. Punto A (disequilibrio per eccesso di o erta di moneta): all’altezza di i1, con un tasso di
interesse elevato, in mol vorranno acquistare toli, in questo modo il prezzo dei toli salirà,
facendo diminuire i e convergendo verso l’equilibrio E.
b. Punto B (disequilibrio per eccesso di domanda di moneta): all’altezza di i2, con un tasso di
interesse basso, in mol preferiranno la moneta liquida piu osto che i toli, cosicché il prezzo
dei toli scenderà, aumenterà i e si convergerà verso l’equilibrio.
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LA CURVA DI EQUILIBRIO DEL MERCATO MONETARIO (LM)


La CURVA DI EQUILIBRIO DEL MERCATO MONETARIO (o CURVA LM) mostra tu e le COMBINAZIONI FRA TASSO DI INTERESSE (I) E LIVELLO DI
PRODUZIONE (Y) PER LE QUALI LA DOMANDA REALE DI MONETA È UGUALE ALL’OFFERTA.
M ̅
LM: = kY – hi
P ̅
Gra co: LA CURVA LM
La curva LM si deriva dal gra co dell’equilibrio del mercato monetario.
- Nel gra co dell’equilibrio del mercato monetario tracciamo due pun di equilibrio E ed E1,
M ̅
o enu dall’intersezione della o erta di moneta (re a ver cale  ) e due (o più) curve di
P ̅
domanda di moneta (L ed L1) date da due livelli di reddito di eren (Y0 e Y1).
Riportando i1 e i0 in un gra co a destra e ponendo in quest’ul mo il reddito Y come ascissa,
tracciamo i preceden pun di equilibrio E (i0; Y0) e E1 (i1; Y1).
Tracciando una linea passante per i due pun , o erremo la curva LM.

▪ I pun al di fuori della curva LM sono PUNTI DI


DISEQUILIBRIO:
- quelli a destra della LM sono in disequilibrio per eccesso di domanda;
- quelli a sinistra della LM sono in disequilibrio per eccesso di o erta.
• PENDENZA DELLA CURVA LM
La curva LM è crescente (all’aumentare di i, aumenta anche Y).
Questo avviene perché all’aumentare del reddito aumentano i consumi, e di conseguenza aumenterà la moneta che dipende dal
reddito. Di conseguenza, il prezzo dei toli scenderà e il tasso di interesse aumenterà.
[↑Y = ↑C = ↑M(y) = ↓PB = ↑i]
La pendenza della curva dipende dal coe ciente k e dal coe ciente h:
A. Quanto più la domanda di moneta è sensibile al reddito (coe ciente k alto) e quanto meno lo è al tasso di interesse (coe ciente h
basso), tanto più inclinata risulterà la curva LM.
Il caso limite di LM ver cale è de o CASO CLASSICO.
B. Al contrario, quando la domanda di moneta è molto sensibile ad i (coe ciente h alto), la curva LM è una re a quasi orizzontale.
Il caso limite di LM orizzontale è de o TRAPPOLA DELLA LIQUIDITÀ.
• POSIZIONE DELLA CURVA LM
Una variazione dell’o erta reale di moneta comporta uno spostamento
dell’intera curva LM.

Gra co: VARIAZIONE DI LM AL VARIARE DELL’OFFERTA


M ̅ M̄
- Una variazione nell’o erta di moneta (da  a  1) porterà inizialmente ad un
P ̅ P̄
eccesso di moneta in circolazione (eccesso di o erta), per cui la quan tà di toli
acquistata aumenterà, i diminuirà e si convergerà in un nuovo punto di equilibrio E1.
- Riportando nel gra co della LM questo nuovo punto di equilibrio E1 (Y0;i1) Si avrà una
traslazione verso destra di tu a la LM (da LM a LM1).

NB: Un’altra determinante della ricchezza nanziaria sono le OBBLIGAZIONI (B).


B viene dal termine Bond: cer ca di emissioni di diri o pubblico.
Esiste un MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI e per ogni tolo vi è una valutazione di
mercato (non sempre il valore di mercato coincide con il valore facciale (iniziale).
Il costo dei toli è inversamente proporzionale al tasso di interesse.

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EQUILIBRIO DEL MERCATO DEI BENI E DEL MERCATO MONETARIO


Le curve IS e LM sinte zzano le condizioni da soddisfare a nché, rispe vamente, il mercato dei beni e quello monetario siano in equilibrio.
M ̅
IS = α (Ā – bi); LM =    = kY – hi (Le variabili sono le stesse: Y e i)
P ̅
ESISTE UN SOLO PUNTO E IN CUI IL TASSO DI INTERESSE E IL LIVELLO DEL REDDITO SONO TALI CHE IL MERCATO DELLA MONETA E IL MERCATO
DEI BENI SIANO SIMULTANEAMENTE IN EQUILIBRIO.

Gra co: PUNTO DI EQUILIBRIO SIMULTANEO


Il punto E si trova in corrispondenza dell’intersezione tra la IS e la LM.
Esiste UN SOLO PUNTO DI EQUILIBRIO simultaneo e INFINITI PUNTI DI DISEQUILIBRIO.
- tu i pun a sx della IS sono pun di eccesso di domanda di beni;
- tu i pun a dx della IS sono pun di eccesso di o erta di beni;
- tu i pun al di so o della LM rappresentano un eccesso di domanda di moneta;
- tu i pun al di sopra della IS rappresentano un eccesso di o erta di moneta.

▪ Il livello di equilibrio del reddito e del tasso di interesse cambia allo spostarsi della curva IS o della
curva LM.
[es. Un aumento della spesa autonoma causa lo spostamento verso destra della curva IS, che si traduce in un incremento del livello del reddito e del
tasso di interesse ad un punto di equilibrio più alto.
NB: L’aumento della spesa autonoma tende a far salire il livello del reddito, ma un reddito più elevato determina una maggiore domanda di moneta;
poiché l’o erta di moneta è costante, il tasso di interesse deve aumentare per garan re che la domanda di moneta rimanga uguale all’o erta. Quando
il tasso di interesse aumenta, la spesa per inves men si contrae, dal momento che l’inves mento è inversamente legato al tasso di interesse. Ne
consegue che la variazione del livello di equilibrio del reddito è minore dello spostamento in senso orizzontale della curva IS].
▪ Il mercato della moneta è il più rea vo (inves men del mercato reale impiegano più tempo in quanto vanno programma e si manifestano nel medio periodo).
▪ Le libere forze di mercato tra domanda e o erta di beni e tra domanda e o erta di moneta, considerando che il mercato monetario è più
rea vo, agiranno per convergere nel punto di equilibrio simultaneo
Il punto A è in disequilibrio nel mercato sia dei beni che monetario.
- Riportando A nel gra co del mercato monetario, abbiamo che il tasso di
interesse (i1) è maggiore di quello di equilibrio (i0), si ha dunque un
eccesso di o erta di moneta. Con i elevato, la colle vità vorrà acquistare
i toli, facendo aumentare il prezzo e diminuire il tasso di interesse,
convergendo nell’equilibrio.
- Riportando A nel gra co del mercato dei beni, questo si trova in
corrispondenza di un eccesso di o erta di beni, con un livello di reddito
Y1. A questo punto, la produzione dovrà diminuire per convergere verso
l’equilibrio. Nel fra empo, i è diminuito, provocando un incremento negli
inves men , i quali fanno aumentare il reddito e portano verso il punto

▪ Come a ermato precedentemente, le variabili del mercato monetario e di quello dei beni
sono le stesse: Y e i.
È dunque importante ragionare in un UNICO SCHEMA IS-LM, in quanto tu o ciò che succede in un mercato avrà ripercussioni nell’altro.
Es. se diminuisce il tasso di interesse i, gli inves men aumenteranno, aumenterà il reddito e questo avrà ripercussioni sul mercato monetario in
quanto aumenterà la domanda di moneta liquida, portando alla riduzione del prezzo dei toli e ad un incremento del tasso di interesse i.
↓i = ↑I = ↑Y = ↑L = ↓T = ↑i

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POLITICA MONETARIA E POLITICA FISCALE


Il MODELLO IS-LM è u le per illustrare il funzionamento della POLITICA MONETARIA e della POLITICA FISCALE, che cos tuiscono i due principali
strumen di poli ca macroeconomica a cui i poteri pubblici possono fare ricorso per cercare di mantenere un soddisfacente tasso di crescita e
un basso livello di in azione, abbreviando la durata delle recessioni e impedendo che le fasi di espansione sfuggano di mano.
▪ L’impa o iniziale della poli ca scale si avverte sul mercato dei beni, mentre quello della poli ca monetaria agisce principalmente sul
mercato delle a vità; tu avia, data la stre a interrelazione esistente tra i due merca , le poli che monetarie e scali in uiscono entrambe sia
sul livello del prodo o sia sui tassi di interesse.
▫ Una poli ca monetaria espansiva fa spostare verso destra la curva LM, generando un aumento del reddito ed una riduzione dei tassi di
interesse; viceversa, una poli ca monetaria restri va provoca lo spostamento verso sinistra della curva LM, abbassando quindi il livello
del reddito e innalzando i tassi di interesse.
▫ Una poli ca scale espansiva fa spostare verso destra la curva IS, con la conseguente incremento sia del reddito sia dei tassi di interesse;
una poli ca scale restri va determina invece lo spostamento verso sinistra della curva IS, a cui corrisponde la riduzione sia del reddito
sia dei tassi di interesse.
▪ Ricordiamo che: la curva IS rappresenta l’equilibrio del mercato dei beni; la curva LM illustra l’equilibrio del mercato monetario; l’intersezione delle due curve
determina il punto di equilibrio simultaneo E, i due merca sono in stre a correlazione.
▪ NON È DETTO CHE IL PUNTO DI EQUILIBRIO SIMULTANEO COINCIDA CON IL PUNTO OTTIMALE.
Il PUNTO OTTIMALE è il punto che perme e di raggiungere il massimo delle potenzialità del Paese, che corrisponde con il PIL massimo.
Per far ciò, bisognerebbe sfru are i fa ori produ vi, capitale e lavoro, al massimo:
▫ LAVORO: l’obie vo è l’azzeramento del tasso di disoccupazione.
Questo azzeramento è sta s camente impossibile, quindi si parlerà di TASSO DI DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE (circa 3-4%), al di so o del
quale non si dovrebbe scendere.
▫ CAPITALE: l’obie vo è che lo stock di capitale sia impiegato al 100%.
Questo è impossibile per vari mo vi (es. impian vanno ferma ogni tot anni per manutenzione), dunque l’OTTIMO oltre cui è impossibile
andare si aggira intorno al 95-96%.
Il livello del reddito che l’economia è in grado di raggiungere in caso di piena occupazione dei fa ori produ vi è de o REDDITO POTENZIALE.
Il reddito potenziale è funzione del lavoro e del capitale.
Y = F (L, K)
PER RAGGIUNGERE IL PUNTO OTTIMALE, È NECESSARIO AUMENTARE IL REDDITO FINO AL REDDITO POTENZIALE. PER FARE CIÒ, UN PAESE HA A
DISPOSIZIONE DUE STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA: LA POLITICA MONETARIA E LA POLITICA FISCALE.

POLITICA MONETARIA
La poli ca monetaria può essere a uata solo dalla Banca Centrale Europea, mediante operazioni di mercato aperto.
CON UNA OPERAZIONE DI MERCATO APERTO LA BCE ACQUISTA TITOLI IN CAMBIO DI MONETA, AUMENTANDO LO STOCK MONETARIO, OPPURE
VENDE TITOLI IN CAMBIO DI LIQUIDITÀ CEDUTA DAGLI ACQUIRENTI DEI TITOLI, RIDUCENDO COSÌ L’OFFERTA DI MONETA.
▪ POLITICA MONETARIA ESPANSIVA (aumento dell’o erta di moneta): la BCE acquista i toli e imme e moneta in circolazione, in tal modo il
tasso d’interesse diminuisce, facendo aumentare gli inves men . Di risposta, aumenta il reddito, facendo aumentare anche i consumi.
Aumentando i consumi, aumenta la moneta in circolazione. A questo punto, i toli verranno vendu , e ne diminuirà il prezzo, facendo
aumentare il tasso di interesse e diminuire inves men e reddito.
M ̅
↑ = ↓i = ↑I = ↑Y = ↑C = ↑M = ↓T = ↑i = ↓I = ↓Y
P ̅ Gra co: POLITICA MONETARIA ESPANSIVA
- L’equilibrio iniziale (punto E), si trova sulla curva LM di partenza, a cui
corrisponde un’o erta reale di moneta pari a X.
- Supponendo che la banca centrale e e ua un acquisto sul mercato
M ̅
aperto, vi sarà un incremento della quan tà di moneta [da  a
P ̅
M ̅
( )1]; di conseguenza, la curva si sposterà da LM a LM1; il nuovo
P ̅
equilibrio si troverà nel punto E1, a cui corrisponde un tasso di interesse più
basso e un reddito più elevato.
- Il livello di equilibrio del reddito sale perché l’operazione di acquisto sul
mercato aperto comporta una riduzione del tasso di interesse e, dunque,
un incremento della spesa per inves men , convergendo nel nuovo punto

▪ A raverso la poli ca monetaria non è stato raggiunto il reddito potenziale (Y), ma è stato incrementato il PIL nazionale, facendo tendere il
sistema economico verso la giusta direzione.
▪ Il MECCANISMO DI TRASMISSIONE è il processo a raverso il quale le variazioni della poli ca monetaria in uiscono sulla domanda aggregata.
(dal mercato monetario al mercato reale). Esso è cos tuito da due fasi fondamentali:
1. Un aumento della quan tà reale di moneta genera uno squilibrio di portafoglio; ciò signi ca che, per un dato livello del reddito, il pubblico
de ene una quan tà di moneta maggiore rispe o a quella desiderata. Di conseguenza, chi de ene il portafoglio cercherà di ridurre
l’ammontare di moneta posseduta mediante l’acquisto di altre a vità, cosicché i prezzi ai rendimen di queste ul me cambino (la
variazione dell’o erta di moneta modi ca i tassi di interesse);
2. La variazione dei tassi di interesse si ripercuote sulla domanda aggregata.
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POLITICA FISCALE
Le variazioni della poli ca scale determinano uno spostamento della curva IS, che rappresenta l’equilibrio del mercato dei beni.
Ricordiamo che la curva IS ha pendenza nega va, perché è un abbassamento del tasso di interesse fa aumentare la spesa per inves men ,
accrescendo la domanda aggregata e il livello del prodo o in corrispondenza del quale il mercato dei beni è in equilibrio.
Y = C(Y) + I(i) + ( – T)
Questa poli ca può essere a uata dai singoli paesi membri dell’Europa, che devono però auto nanziare la spesa pubblica. In questo sono
vincola da relazioni internazionali importan con l’Europa in quanto gli accordi stabiliscono un rapporto de cit/Pil che non va sforato.
- La poli ca scale può consistere o in una diminuzione nelle tasse (↓T) o in un incremento della spesa pubblica (↑ ).
▪ POLITICA FISCALE ESPANSIVA (aumento della spesa pubblica): a tassi di interesse invaria , un livello più elevato di spesa pubblica accresce
l’ammontare della domanda aggregata; per poter soddisfare la maggiore domanda dei beni, il prodo o deve aumentare.
Si compone di due fasi (che nella realtà avvengono contemporaneamente):
1. Se la spesa pubblica aumenta, il reddito aumenta, i consumi aumentano, aumenta la quan tà di moneta di cui
abbiamo bisogno. (↑ = ↑Y = ↑C = ↑M)
Arriviamo al punto E1, in cui abbiamo raggiunto il reddito potenziale (Y) ma siamo in equilibrio solo nel mercato reale, e
non nel mercato della moneta, dove c’è un eccesso di domanda.
2. Dato l’aumento di moneta, venderemo i toli facendone diminuire il prezzo, il tasso di interesse aumenterà e gli
inves men diminuiranno con una riduzione del reddito. (= ↓T = ↑i = ↓I = ↓Y)
Il nuovo punto E2 è il punto di equilibrio simultaneo di due merca , ma NON abbiamo raggiunto Y potenziale.
- La parte di reddito perso si chiama EFFETTO SPIAZZAMENTO: è la perdita del reddito dovuta al fa o che,
avendo implementato il tasso di interesse, questo incremento ha frenato (spiazzato) gli inves men priva .
[Y↑ = C(Y) + I↓(i) + ↑]
- Questa poli ca è e cace in quanto, nonostante l’e e o spiazzamento, ha mosso il sistema verso l’equilibrio.
FINANZIAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA
Abbiamo de o che una poli ca scale espansiva consiste in un aumento di , ma COME SI PUO’
FINANZIARE LA SPESA PUBBLICA?
Individuiamo tre sistemi di nanziamento della spesa pubblica:
A. TEORIA DI HAAVELMO: AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA INTERAMENTE FINANZIATA DALL’AUMENTO DELLE TASSE.
Haavelmo a erma che la spesa pubblica debba essere incrementata in modo neutrale, compensandola totalmente con l’aumento delle tasse. Facendo
poli ca scale in pareggio, l’incremento della spesa pubblica sarà uguale all’aumento del PIL.
1. Y=C+Ī+
2. Sos tuiamo C = + cY , e o eniamo Y = + cY + Ī +
3. Sapendo che il reddito disponibile è dato dal reddito meno le tasse (YD = Y – T), o eniamo:
Y= + c(Y – T) + Ī + = + cY – cT + Ī + ; Y – cY = – cT + Ī + ; Y(1 – c) = – cT + Ī +
1
4. Dato che e Ī non variano l’equazione, o eniamo: Y(1 – c) = – cT + ; Y = (– cT + )
1−c
5. Spesa pubblica deve essere totalmente compensata con l’aumento delle tasse: ∆ = ∆T
1 1
6. Sos tuendo, o eniamo che: ∆Y = (∆ – c∆ ); ∆Y = (1 – c) ∆
1−c 1−c
∆Y = ∆ e α = 1
MA: LIMITE: vale solo nel caso in cui il mol plicatore α = 1 (avviene solo in un caso (b=∞); di solito α≠1 per l’e e o spiazzamento)
▪ Le conseguenze dell’aumentare le tasse sono rappresentate nella CURVA DI LAFFER:
Ponendo sull’asse Y il ge to scale GF (entrate scali) e sull’asse X l’aliquota scale t:
1) Quando l’aliquota scale è bassa, aumentando t si ha un aumento del ge to scale.
2) Si arriva nel punto di massimo t* (massimo ge to scale che il paese può o enere applicando le tasse).
3) Aumentando ancora l’aliquota scale (t1), le imprese saranno demo vate ad operare per via della troppa pressione
scale, dunque l’a vità economica diminuirà e diminuiranno le entrate; inoltre si veri cherà evasione scale illecita
(non dichiarare) o lecita (sedi nei “paradisi scali” dove la pressione scale è bassa o nulla).
Dunque, riducendo l’aliquota scale si alleggerisce il carico sulle imprese e potrebbero anche aumentare le entrate scali.
B. AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA FINANZIATA ATTRAVERSO L’EMISSIONE DI MONETA LIQUIDA. (MA può farlo
solo BCE)

Gra co: G↑ = M↑
- L’aumento della spesa pubblica fa aumentare il reddito Y,
facendo traslare verso destra la IS (da IS a IS1).

Gra co: G↑ =↑B


- Aumentando la spesa pubblica, la IS si sposta verso dX e il
nuovo punto di equilibrio sarà E1.
- L’incremento del reddito incide anche sul mercato della
moneta e su quello dei toli, facendo aumentare la
domanda di moneta che la colle vità richiede (L1), e
facendo aumentare anche l’o erta dei toli (SB1).
- Nel punto E1 i tre merca sono in equilibrio.




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C. AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA FINANZIATA ATTRAVERSO L’EMISSIONE DEI TITOLI. (MA può farlo solo BCE)

L’EFFICACIA DI QUESTI DUE STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA


1. Sappiamo che:
- Equazione della IS: Y = α (Ā - bi)
M ̅
- Equazione della LM: kY – hi = 
P ̅
2. Dall’equazione della LM deriviamo il tasso di interesse:
1 M ̅
i= (kY – )
h P ̅
3. Sos tuendo, o eniamo:
b M ̅ b M ̅ b b M ̅
Y = α [Ā –  (kY – )] = αĀ – α (kY – ) = αĀ – α  kY + α  
h P ̅ h P ̅ h h P ̅
b b M ̅ b b M ̅ h +  αbk b M ̅
Y + α  kY = αĀ + α   ;  Y (1 + α  k) = αĀ + α   ;  Y ( ) = αĀ + α  
h h P ̅ h h P ̅ h h P ̅
b M ̅ h h h b M ̅
Y = αĀ + α    ( )= αĀ + α   
h P ̅ h +  αbk h +  αbk h +  αbk h P ̅
α h α b M ̅
Y= Ā+  
h +  αbk h +  αbk P ̅
Abbiamo così o enuto i MOLTIPLICATORI che indicano le combinazioni di e cacia delle poli che monetarie e scali:
α b M ̅
• MOLTIPLICATORE DELLA POLITICA MONETARIA:  
h +  αbk P ̅
α h
• MOLTIPLILATORE DELLA POLITICA FISCALE:  Ā
h +  αbk
L’EFFICACIA DELLA POLITICA MONETARIA E DELLA POLITICA FISCALE DIPENDE DALLA PENDENZA DELLA IS E DELLA LM:
POLITICA MONETARIA
L’e cacia della poli ca monetaria dipende da b e da h.
▫ VARIAZIONE DI b: una variazione di b comporta una variazione nella pendenza della IS.
1 Par amo da una situazione in cui l’equilibrio è dato dal punto E (i0,Y0), in corrispondenza
dell’intersezione tra IS ed LM.
2 Con una poli ca monetaria espansiva, LM trasla verso destra in LM1, convergendo nel nuovo punto di
equilibrio E1.
3 All’aumentare di b, la IS sarà più pia a, e si sposterà in IS1, con nuovo punto di equilibrio E2.
▪ No amo che ∆Y è maggiore quando b è maggiore (Y0 -> Y2)

All’aumentare di b, il Pil aumenta, rendendo la poli ca monetaria più e cace, quindi


possiamo a ermare che la poli ca monetaria è tanto più e cace quanto più b è elevato; e, al
contrario, è tanto più ine cace quanto più b è basso.

- Quando b=0 la poli ca monetaria sarà NULLA in quanto il mol plicatore sarà uguale a 0.
α b M ̅ α 0 M ̅ M ̅
[   =   = 0 x  = 0]
h +  αbk P ̅ h +  αk0 P ̅ P ̅
M ̅
- Quando b=∞ la poli ca monetaria avrà MASSIMA EFFICACIA e il mol plicatore sarà uguale ad 1 [∆Y = ∆ ].
P ̅
Gra co: POLITICA MONETARIA CON b=∞
Dato che maggiore è b, più pia a è la IS, con b=∞, la IS sarà parallela all’asse X.
In questo modo, non si veri cherà l’e e o spiazzamento e la poli ca monetaria avrà la massima e cacia.

▫ VARIAZIONE DI h: una variazione di h comporta una variazione nella pendenza della LM.
1 Par amo da una situazione in cui l’equilibrio si trova in corrispondenza del punto E (Y0,i0), dato dall’intersezione tra IS e LM.
2 Con un aumento di h, la LM diventa più pia a, spostandosi in LM’.
3 Con una poli ca monetaria espansiva:

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- LM -> LM1 (nuovo punto di equilibrio E1)


- LM’ -> LM1’ (nuovo punto di equilibrio E2)
▪ No amo che ∆Y è maggiore quando b è minore (Y0 -> Y1).

Dunque, possiamo a ermare che tanto più h è basso, tanto più è e cace la poli ca
monetaria; al contrario, la poli ca monetaria è tanto più ine cace quanto più h è alto.

- Quando h=0 la poli ca monetaria avrà MASSIMA EFFICACIA.


Gra co: POLITICA MONETARIA CON h=0
Dato che minore è h, più ripida è la LM; con h=0, la LM sarà
ver cale e la poli ca monetaria avrà massima e cacia.
Questo è de o CASO CLASSICO, e pone le basi per la TEORIA
QUANTITATIVA DELLA MONETA, che evidenzia una relazione ssa tra il reddito nominale e la moneta
nominale quando h=0 (YP = VM):

1. sappiamo che kY – hi =

2. dal momento che h=0:
M ̅ 1 M ̅ 1
kY = ;  Y = ; YP = M
P ̅ k P ̅ k
3. Inserendo la velocità di circolazione della moneta (V=1/k), o eniamo:
YxP=VxM
POLITICA FISCALE
L’e cacia della poli ca scale dipende da α (determina l’en tà della traslazione di IS [ΔY=αΔ ]) e da b (determina la pendenza di IS).
▫ VARIAZIONE DI b: una variazione di b comporta una variazione nella pendenza della IS.
1 Par amo da una situazione in cui l’equilibrio si trova in corrispondenza del punto E (Y0,i0), dato
dall’intersezione tra IS e LM.
2 All’aumentare di b, la IS diventa più pia a, spostandosi in IS’.
3 Con una poli ca scale espansiva:
- IS -> IS1 (nuovo punto di equilibrio E1)
- IS’ -> IS1’ (nuovo punto di equilibrio E2)
▪ No amo che ΔY è maggiore quando b è minore (Y0 -> Y2).

Quindi, possiamo a ermare che quanto più è piccolo b, quanto maggiore sarà l’incremento del
reddito.

- Quando b=0 la poli ca scale sarà MASSIMAMENTE EFFICIENTE.


Gra co: POLITICA FISCALE CON b=0
Dato che minore è b, più ripida è la IS, con b=0, la IS sarà ver cale.
In questo modo, non si veri cherà l’e e o spiazzamento e la poli ca scale avrà la massima e cacia.
α h
[Y = Ā -> ∆Y = αĀ]
h +  αbk

CASO PARTICOLARE: LA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA’


LA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITÀ SI HA QUANDO h=∞, IN QUESTO CASO LA POLITICA MONETARIA È TOTALMENTE IN EFFICIENTE, MENTRE LA
POLITICA FISCALE È MASSIMAMENTE EFFICIENTE.
La trappola della liquidità si ha quando il tasso di interesse (i) è molto basso e la domanda di moneta è
in nitamente sensibile alle variazioni del tasso di interesse (h=∞).
- La curva LM è perfe amente pia a (orizzontale) e parallela all'asse delle ascisse e le variazioni nella
quan tà di moneta non ne provocano uno spostamento, dunque l'incremento della quan tà reale
M ̅
dell'o erta di moneta ( ) non produce alcun e e o sulla curva LM.
P ̅
Dunque, la poli ca monetaria espansiva non produce e e sul reddito ed è totalmente ine cace.
M ̅ M ̅
[Nella normale poli ca monetaria espansiva: ↑ = T↑ = i↓ = I↑ = Y↑; ma in questo caso, a ↑,
P ̅ P ̅
non segue un aumento di T, bloccando il processo].
Il mol plicatore della poli ca monetaria è uguale a 0 (ine cacia totale).
- la poli ca scale è massimamente e cace in quanto, data la LM orizzontale, un incremento della spesa
pubblica eserciterà il suo completo e e o di mol plicatore sul livello di equilibrio del redito; il tasso di

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interesse non cambia al variare della spesa pubblica e, di conseguenza, non si hanno tagli alla spesa per inves men (gli e e del reddito sulla spesa non
vengono a enua ).
Il mol plicatore della poli ca scale è uguale a αG (massima e cacia).
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IL MERCATO INTERNAZIONALE
Fino ad ora abbiamo lavorato in un sistema chiuso ma al giorno d’oggi è fondamentale parlare di MERCATO INTERNAZIONALE.
Le economie dei vari Paesi, infa , sono sempre più interconnesse per via della globalizzazione e si sta andando sempre più verso un unico
sistema economico globale.
Ogni economia aperta è legata al resto del mondo a raverso due modalità di relazioni:
1. Il COMMERCIO INTERNAZIONALE DI BENI E SERVIZI: parte della produzione di un paese viene esportata in altri paesi e, allo stesso tempo,
parte dei beni consuma o inves in patria è prodo a all’estero e viene importata.
Di conseguenza, il modello di base IS-LM per la determinazione del reddito deve essere corre o in modo da inserirvi anche gli e e del
commercio internazionale.
Inoltre, i prezzi dei beni prodo in un paese rispe o a quelli dei paesi concorren hanno un impa o dire o su domanda, prodo o e
occupazione: un calo dei prezzi in valuta locale pra ca dai produ ori stranieri, rispe o a quelli pra ca dalle imprese nazionali, sposta la domanda dei
prodo nazionali ai beni di produzione estera; ne consegue che nel paese le importazioni aumentano, mentre le esportazioni calano.
2. La FINANZA: possono veri carsi a ussi di capitale da paesi stranieri alla patria o, al contrario, dei de ussi di capitale.

LA BILANCIA DEI PAGAMENTI


La BILANCIA DEI PAGAMENTI è il CONTO IN CUI VENGONO REGISTRATE LE TRANSAZIONI INTERCORSE FRA I RESIDENTI DI UN PAESE E IL RESTO
DEL MONDO IN UN ANNO.
Nella bilancia, ogni transazione che dà luogo ad un pagamento da parte dei residen di un Paese cos tuisce una voce passiva nella bilancia dei
pagamen del Paese in esame. In base ai ussi, questa può essere in surplus, in de cit o in pareggio.
La bilancia dei pagamen si suddivide in tre con principali:
a. CONTO FINANZIARIO;
b. CONTO CAPITALE: registra il mercato delle obbligazioni;
c. CONTO CORRENTE: registra le transazioni di natura non nanziaria tra residen e non residen (beni, servizi, reddi e trasferimen ).
La bilancia commerciale è la sezione del conto corrente che registra importazioni ed esportazioni di merci.
NX = X – M(Y) [conto corrente: esportazioni – importazioni dipenden dal reddito]
Anche ognuno di ques so ocon può essere in surplus, in de cit o in pareggio.
FUNZIONE DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
Dal momento che la bilancia dei pagamen (BP) è cos tuita dal conto corrente (NX) e dal conto capitale (K):
BP = NX + K
In cui:
▫ NX = f (Y; Y*; E): Il conto corrente (NX) varia in base a:
- reddito (o PIL) nazionale (Y): all’aumentare del PIL, aumentano i consumi, aumentano le importazioni e diminuisce il cc: ↑Y = ↑C = ↑M = ↓NX;
- reddito (o PIL) estero (Y*): all’aumentare del PIL estero, aumentano i consumi esteri, aumentano le esportazioni e sale il cc: ↑Y*=↑C*=↑X=↑NX;
- tasso di cambio (E).
▫ K = f (i; i*): il conto capitale (K) varia in base a:
- tasso di interesse interno (i): se i > i*, ci sarà un a usso di capitale;
- tasso di interesse estero (i*): se i < i*, ci sarà un de usso di capitale.
Inoltre, è bene che la BP sia in PAREGGIO (BP=0), in quanto sia situazioni di de cit che situazioni di surplus comportano dei problemi.
Infa , se l’aspe o nega vo del de cit e risulta ovvio, bisogna so olineare che in situazione di surplus le imprese devono sia produrre per il mercato interno
che per il mercato estero, dovendo soddisfare due domande. L’obie vo dei consumatori sarà comprare al prezzo più basso, mentre l’obie vo delle imprese
sarà vendere a prezzo più alto; e, in caso di surplus, l’accordo tra ques due obie vi sarà raggiunto grazie alla concorrenza con più di coltà.
▪ Dunque, possiamo riscrivere la FUNZIONE DI EQUILIBRIO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI come:
BP = NX (Y; Y*; E) + K (i; i*) = 0
In cui le variabili in uenzabili sono esclusivamente quelle interne: Y (che in uenza i consumi) ed i (che in uenza i movimen di capitali).
Dal momento che LA BP=0 indica tu i pun in cui la bilancia dei pagamen è in pareggio, i pun al di fuori sono PUNTI DI DISEQUILIBRIO:
▫ i pun al di sopra della BP=0 indicano un SURPLUS della BP;
▫ i pun al di so o della BP=0 indicano un DEFICIT della BP.

Gra co: LA FUNZIONE DI EQUILIBRIO DELLA BP


La BP=0 ha un andamento crescente in quanto aumentando il reddito (Y), il conto corrente (NX)
scende e, per rimanere in pareggio, va compensato con un aumento del tasso di interesse (i), che
porta ad un aumento del conto capitale (K). [↑Y = ↓NX = squilibrio -> ↑i = ↑K = pareggio]
▪ la pendenza della BP dipende da K e da m (propensione marginale a importare)
[Dato che NX = X – M(Y); X è costante; e M = + mY -> m: unica variabile]
NB: quando la BP è ORIZZONTALE vi è una PERFETTA MOBILITA’ DEI CAPITALI.






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IL TASSO DI CAMBIO
[Come a ermato precedentemente, il tasso di cambio è una delle determinan del conto corrente].
Il TASSO DI CAMBIO (E) INDICA LA QUANTITÀ DI VALUTA ESTERA CHE OCCORRE PER ACQUISTARE UNA UNITÀ DI VALUTA INTERNA.
Il sistema del tasso di cambio può essere:
▫ FISSO: IL TASSO DI CAMBIO TRA LE VALUTE VIENE FISSATO SULLA BASE DI VALORI PRESTABILITI.
Senza dubbio, questo sistema comporta dei grandi vantaggi nel commercio internazionale (è facilitato), ma presenta dei grandi svantaggi:
▪ stabilendo un tasso di cambio sso, ogni giorno i Paesi devono pareggiare eventuali eccessi di domanda ed o erta
con interven di sterilizzazione (operazioni con cui la banca centrale modi ca la quan tà di moneta presente nel sistema,
vendendo o comprando toli pubblici, al ne di neutralizzare gli e e genera da squilibri nella bilancia dei pagamen ). Infa ,
non sempre in economia ci si trova in situazione di equilibrio (domanda = o erta). Nel mercato, quando non c’è equilibrio tra
domanda e o erta, è il prezzo che, variando, lo ristabilisce, MA in questo caso il prezzo è mantenuto sso, dunque è necessario
variare domanda ed o erta contemporaneamente.
▪ comporta una perdita di autonomia nella poli ca monetaria da parte del Paese
[Es. Nel caso in cui in un paese (es. Italia) vi fosse disoccupazione e nell’altro (es. America) vi fosse un de cit; L’Italia dovrebbe
a uare una poli ca monetaria espansiva (aumentando la moneta in circolazione) per colmare la disoccupazione raggiungere un equilibrio interno; e
allo stesso tempo dovrebbe ridurre la moneta in circolazione per la convenzione internazionale in quanto l’America, essendo in de cit (esportazioni <
importazioni) necessita di una maggiore quan tà di dollari]
TERMINOLOGIA: in un sistema di tassi di cambio ssi, si parla di:
- RIVALUTAZIONE: Aumento del valore della moneta interna rispe o alle monete di altri paesi;
- SVALUTAZIONE: Diminuzione del valore della moneta interna rispe o alle monete di altri paesi;
▫ FLESSIBILE: IL TASSO DI CAMBIO FLUTTUA GIORNALMENTE IN BASE ALLE SPINTE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA.
Questo sistema comporta un vantaggio per le banche centrali, che non devono intervenire nei cambi, ma uno svantaggio per le imprese
che devono cercare di non essere troppo sogge e alle oscillazioni del tasso di cambio.
TERMINOLOGIA: in un sistema di tassi di cambio essibili, si parla di:
- APPREZZAMENTO: Aumento del valore della moneta interna rispe o alle monete di altri paesi;
- DEPREZZAMENTO: Diminuzione del valore della moneta interna rispe o alle monete di altri paesi;
▪ Il tasso di cambio incide sulla compe vità dei beni: l’homo economicus, tra due succedanei, acquista quello con il prezzo minore, e il tasso
di cambio può in uenzare il prezzo di un determinato bene in un determinato Paese.
[es. Partendo da una situazione in cui FIAT PUNTO: 10.000€ e FORD FIESTA: 10.000 $, Con E€/$ = 1.50, si arriverà una situazione in cui FIAT: 15.000$ e FORD:
10.000$. Dunque, la Ford è diventata più compe va in America.]
Le forze di mercato impediscono che il tasso di cambio si allontani troppo dalla parità dei poteri di acquisto (teoria in base alla quale il tasso di
cambio tra due valute pas cca il prezzo di un bene in un paese sia uguale al prezzo dello stesso bene in un altro paese).
▪ In un’o ca di numero di paesi, e più u lizzato il regime a tassi di cambio ssi; ma in un’o ca di volume del commercio internazionale, il 70%
u lizza un regime a tassi essibili.




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L’EQUILIBRIO
La SITUAZIONE OTTIMALE È DATA DA UNA COMBINAZIONE DI Y E I CHE RENDE
IN EQUILIBRIO SIMULTANEAMENTE TUTTI E TRE I MERCATI
Sapendo che:
a. La FUNZIONE IS (equilibrio del mercato dei beni) è
Y = α (Ā – bi);
b. La FUNZIONE LM (equilibrio del mercato monetario) è
M ̅
kY – hi =  ;
P ̅
c. La FUNZIONE BP (equilibrio della bilancia dei pagamen ) è
NX(Y) + K(i) = 0
SITUAZIONI DI DISEQUILIBRIO
Per arrivare alla combinazione o male è inevitabile passare da condizioni di disequilibrio.
I due OBIETTIVI DELLA POLITICA ECONOMICA sono:
1) Obie vo interno: raggiungere il reddito potenziale Y
- a destra di Y: in azione (sovraoccupazione e sovrapproduzione);
- a sinistra di Y: disoccupazione.
2) Obie vo esterno: PAREGGIO DELLA BP
- al di so o della BP: de cit;
- al di sopra della BP: surplus.
[Nella combinazione o male, entrambi gli obie vi sono soddisfa e l’intersezione tra IS e LM coincide con il punto E
(Intersezione tra reddito potenziale Y e ed equilibrio della bilancia dei pagamen BP=0)].
Analizziamo ora le SITUAZIONI DI DISEQUILIBRIO nei vari quadran ed i METODI DI RISOLUZIONE:
o I QUADRANTE: Disoccupazione e surplus della BP.
È possibile risolvere questo disequilibrio con una poli ca monetaria e scale espansiva, convergendo verso E.

Gra co: RISOLUZIONE DEL DISEQUILIBRIO DEL I QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto A e il reddito potenziale Y si interseca con la
BP nel punto E, l’obie vo è far si che il punto di intersezione IS-LM coincida con E.
- A raverso una poli ca scale espansiva, Y aumenta e la IS si sposta verso l’alto (IS -> IS1);
- A raverso una poli ca monetaria espansiva, la LM si sposta verso destra (LM -> LM1).
In questo modo, nel punto di equilibrio E si intersecano la IS, la LM, la BP e Y potenziale, così da soddisfare i
due obie vi fondamentali.

oIII QUADRANTE: In azione e de cit della BP.


È possibile risolvere questo disequilibrio con una poli ca monetaria e scale restri va, convergendo verso E.

Gra co: RISOLUZIONE DEL DISEQUILIBRIO DEL II QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto A e il reddito potenziale Y si interseca con la
BP nel punto E, l’obie vo è far si che il punto di intersezione IS-LM coincida con E.
- A raverso una poli ca scale restri va, Y si riduce e la IS si sposta verso il basso (IS -> IS1);
- A raverso una poli ca monetaria restri va, la LM si sposta verso sinistra (LM -> LM1).
In questo modo, nel punto di equilibrio E si intersecano la IS, la LM, la BP e Y potenziale, così da soddisfare i
due obie vi fondamentali.

oIV QUADRANTE: In azione e surplus della BP.


È possibile risolvere questo disequilibrio con una poli ca monetaria espansiva e una poli ca scale restri va, convergendo verso E.

Gra co: RISOLUZIONE DEL DISEQUILIBRIO DEL IV QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto A e il reddito potenziale Y si interseca con
la BP nel punto E, l’obie vo è far si che il punto di intersezione IS-LM coincida con E.
- A raverso una poli ca scale restri va, Y si riduce e la IS si sposta verso il basso (IS -> IS1);
- A raverso una poli ca monetaria espansiva, la LM si sposta verso destra (LM -> LM1).
In questo modo, nel punto di equilibrio E si intersecano la IS, la LM, la BP e Y potenziale, così da soddisfare i
due obie vi fondamentali.

(+) Con una variazione del tasso di cambio, rendendo meno compe vi i beni e i toli del Paese,
si faciliterebbe e velocizzerebbe la risoluzione di questa situazione di sovreccitazione.

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o II QUADRANTE: disoccupazione e de cit della BP.


La risoluzione del disequilibrio di questo quadrante è cri ca in quanto l’u lizzo di una poli ca scale o monetaria restri ve perme ono il
raggiungimento dell’obie vo esterno (intersezione con la BP) ma comportano un allontanamento dall’obie vo interno (raggiungimento di Y).

Gra co 1: RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO ESTERNO NEL II QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto E, l’obie vo è far si che il punto di intersezione
IS-LM coincida con il punto di intersezione tra il reddito potenziale Y E la BP.
▪ A raverso una poli ca scale restri va, la IS si sposta verso il basso (IS -> IS1) e si interseca con la BP nel punto
E1; MA il reddito Y1 si allontana da Y potenziale (ΔY1 = Y0 - Y1).
▪ A raverso una poli ca monetaria restri va, la LM si sposta verso l’alto (LM -> LM1) e si interseca con la BP nel
punto E2; MA il reddito Y2 si allontana da Y potenziale (ΔY2 = Y0 - Y2).
In entrambi i casi, l’obie vo esterno è stato raggiunto ma ci si è allontana dall’obie vo interno.

Per risolvere questa situazione dilemma ca, Mundell propose di risolvere un obie vo per volta:
1. So ermandoci sull’obie vo esterno, abbiamo visto che questo può essere risolto sia con una poli ca monetaria restri va che con
una poli ca scale restri va (gra co 1).
Delle due poli che, ci allontana meno dal raggiungimento dell’obie vo interno la poli ca monetaria restri va (ΔY1>ΔY2).
2. Ora, so ermandoci sull’obie vo interno, questo può essere risolto sia con una poli ca monetaria che scale espansive.
Delle due poli che, ci allontana meno dal raggiungimento dell’obie vo esterno la poli ca scale espansiva.

Gra co 2: RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO INTERNO NEL II QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto E, l’obie vo è far si che il punto di
intersezione IS-LM si trovi all’altezza del reddito potenziale Y.
▪ A raverso una poli ca scale espansiva, la IS si sposta verso l’alto (IS -> IS1), intersecando la LM nel punto
E1, raggiungendo Y potenziale ma allontanandosi dalla BP.
▪ A raverso una poli ca monetaria espansiva, la LM si sposta verso il basso (LM -> LM1) e si interseca con
la IS nel punto E2; raggiungendo Y potenziale ma allontanandosi dalla BP.
In entrambi i casi, l’obie vo interno è stato raggiunto ma ci si è allontana dall’obie vo esterno.

IN SINTESI, per il raggiungimento dell’equilibrio esterno è più e cace la poli ca monetaria


restri va; mentre per il raggiungimento dell’equilibrio interno è più e cace una poli ca scale espansiva.
DUNQUE, UTILIZZEREMO DUE STRUMENTI DIVERSI PER RAGGIUNGERE I DUE OBIETTIVI DIFFERENTI: ATTRAVERSO UNA POLITICA FISCALE
ESPANSIVA E UNA POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA RAGGIUNGEREMO LA SITUAZIONE OTTIMALE.

Gra co 3: RISOLUZIONE DEL DISEQUILIBRIO DEL II QUADRANTE


Partendo da una situazione in cui LM e IS si intersecano nel punto E e il reddito potenziale Y si interseca
con la BP nel punto E’, l’obie vo è far si che il punto di intersezione IS-LM coincida con E’.
- A raverso una poli ca scale espansiva, Y aumenta e la IS si sposta verso l’alto (IS -> IS1);
- A raverso una poli ca monetaria espansiva, la LM si sposta verso sinistra (LM -> LM1).
In questo modo, nel punto di equilibrio E’ si intersecano la IS, la LM, la BP e Y potenziale, così da soddisfare
i due obie vi fondamentali.

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MODELLO DI MUNDELL-FLEMING
Il MODELLO DI MUNDELL-FLAMING estende il modello IS-LM standard all’economia aperta in condizioni di perfe a mobilità dei capitali.
Con PERFETTA MOBILITA’ DI CAPITALI si intende la in nita rea vità dei merca , in cui il tasso di interesse interno coincide con quello del resto
del mondo (i = i*) e la BP è orizzontale.
Applichiamo il modello in due casi:
A. PERFETTA MOBILITA’ DI CAPITALI IN REGIME DI TASSI DI CAMBIO FISSI
In regime di tassi di cambio ssi e perfe a mobilità dei capitali, un paese non può perseguire una poli ca monetaria indipendente: i tassi
di interesse non possono allontanarsi dal livello prevalente sul mercato mondiale e qualsiasi tenta vo di condurre una poli ca monetaria
indipendente determina ussi di capitali e la necessità di intervento da parte delle autorità monetarie, no a quando i tassi di interesse
non sono nuovamente in linea con quelli del mercato mondiale.
Dunque, nel contesto in esame, la poli ca monetaria è sostanzialmente ine cace, mentre la poli ca scale risulta estremamente valida:
• POLITICA FISCALE

Gra co: POLITICA FISCALE IN BP=0 E REGIME DI TASSI DI CAMBIO FISSI


Partendo da una situazione in cui la BP, la LM e la IS si intersecano nel punto E (Y0; i0):
-Applicando una poli ca scale espansiva, la IS si sposta a destra (IS->IS’), nuovo equilibrio E1.
A questo punto i > i*, dunque ci sarà un grande a usso di capitali e richiesta di toli Italiani
(richiesta di cambiare i $ in €), ci sarà quindi un eccesso di domanda di moneta di €).
[NB: Essendo in un sistema a tassi di cambio ssi, non sarà possibile rivalutare l’€.]
- La Banca Centrale, a raverso una poli ca monetaria espansiva, dovrà ri rare $ ed imme ere €,
aumentando la quan tà di € in circolazione, facendo spostare la LM (LM-> LM’).
A questo punto, la LM’ e la IS’ si intersecheranno nel punto E2, in corrispondenza della BP e di Y
potenziale, soddisfando i due obie vi fondamentali. La POLITICA FISCALE È STATA EFFICACE.

• POLITICA MONETARIA

Gra co: POLITICA MONETARIA IN BP=0 E REGIME DI TASSI DI CAMBIO FISSI


Partendo da una situazione in cui la BP, la LM e la IS si intersecano nel punto E (Y0; i0):
-Applicando una poli ca monetaria espansiva, si sposterà la LM verso destra (LM-> LM’).
A questo punto i < i*, dunque ci sarà un eccesso di o erta di moneta (vorranno cambiare € in $).
[NB: Essendo in un sistema a tassi di cambio ssi, non sarà possibile rivalutare il $.]
- La Banca Centrale, a raverso una poli ca monetaria restri va, dovrà imme ere $ e ri rare €,
facendo ritornare la LM alla posizione di partenza (LM’-> LM).
Non è stato raggiunto il reddito potenziale Y e la POLITICA MONETARIA È STATA INEFFICACE.

B. PERFETTA MOBILITA’ DI CAPITALI IN REGIME DI TASSI DI CAMBIO FLESSIBILI


In un sistema di tassi di cambio essibili la Banca Centrale non interviene sul mercato dei cambi. Il tasso di cambio deve adeguarsi in modo
che la domanda e l’o erta di valuta estera siano in equilibrio.
Nel contesto in esame, la poli ca scale è ine cace, mentre la poli ca monetaria risulta estremamente valida:
• POLITICA FISCALE

Gra co: POLITICA FISCALE IN BP=0 E REGIME DI TASSI DI CAMBIO FLESSIBILI


Partendo da una situazione in cui la BP, la LM e la IS si intersecano nel punto E (Y0; i0):
-Applicando una poli ca scale espansiva, la IS si sposterà verso destra (IS -> IS’).
A questo punto ci sarà un eccesso di domanda di moneta (vorranno cambiare $ in €).
- Essendo in un regime a tassi di cambio essibili, l’€ si apprezza, provocando una perdita di
compe vità delle merci italiane (i beni in € diventano meno compe vi e quelli in $ diventano più
compe vi).
La produzione nazionale sarà rido a, riportando la IS’ verso il punto di partenza (IS’ -> IS).

• POLITICA MONETARIA

Gra co: POLITICA MONETARIA IN BP=0 E REGIME DI TASSI DI CAMBIO FLESSIBILI


Partendo da una situazione in cui la BP, la LM e la IS si intersecano nel punto E (Y0; i0):
-Applicando una poli ca monetaria espansiva, si sposterà la LM verso destra (LM-> LM’).
A questo punto i < i*, dunque ci sarà un eccesso di o erta di moneta (vorranno cambiare € in $).
- Essendo in un regime a tassi di cambio essibili, il dollaro si apprezza (i beni in € diventano più
compe vi e quelli in $ diventano meno compe vi).
La produzione nazionale sarà aumentata, spostando la IS verso destra (IS -> IS’).
A questo punto, la LM’ e la IS’ si intersecheranno nel punto E2, in corrispondenza della BP e di Y
potenziale, soddisfando i due obie vi. La POLITICA MONETARIA È STATA EFFICACE.
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OFFERTA E DOMANDA AGGREGATE: PREZZI, SALARI E OCCUPAZIONE


Fino ad ora, nell’analisi prima del modello IS-LM per un’economia chiusa e poi del modello IS-LM-BP per un’economia aperta abbiamo considerato i prezzi da .
Introduciamo adesso la variazione dei prezzi, che coinvolge tan agen , meccanismi economici e se ori per cui la variabilità dei prezzi risulta
non più immediata ma complessa. Keynes, per rappresentare questa variazione complessa e rallentata a erma che ”I PREZZI SONO VISCOSI”.
Consideriamo inizialmente di trovarci in un contesto sta co di breve periodo con riferimento all’economia chiusa.
[Dalla microeconomia sappiamo che in concorrenza perfe a il prezzo è stabilito dalle forze del mercato, ossia dall’insieme degli operatori che agiscono dal lato
della domanda e da quello dell’o erta. Dato il prezzo, la singola impresa punterà a massimizzare il pro o ampliando la produzione sennò che il costo dell’ul ma
unità prodo a (ovvero il costo marginale) sarà uguale al prezzo stesso. Nel caso invece dei merca non concorrenziali (es. oligopolio, concorrenza imperfe a), le
imprese sono in grado di decidere il prezzo dei propri prodo e cercheranno di ssarlo in modo da o enere il pro o più elevato possibile].

DOMANDA AGGREGATA E LIVELLO DEI PREZZI


a. Sappiamo che l’equazione fondamentale del PIL (DOMANDA AGGREGATA) è:
AD = Y = C(Y) + I(i) + + (X – MY)
b. Da qui abbiamo studiato tre merca :
1. MERCATO REALE (IS): Y = α (Ā – bi);
M ̅
2. MERCATO MONETARIO (LM): kY – hi =  ;
P ̅
3. MERCATO INTERNAZIONALE (BP): NX (Y; Y*; E) + K (i; i*) = 0.
c. Dunque, no ad ora abbiamo considerato i prezzi (costan ) solo all’interno del mercato monetario.
▪ La FUNZIONE DI DOMANDA AGGREGATA (AD) indica le COMBINAZIONI PRODUZIONE - PREZZI CHE
MANTENGONO IN EQUILIBRIO SIMULTANEO IL MERCATO MONETARIO E QUELLO REALE.
Gra co: LA FUNZIONE ADP
- Partendo da una situazione iniziale in cui la LM (livello dei prezzi P0) e la IS si intersecano nel punto di equilibrio E
(equilibrio simultaneo del mercato dei beni e del mercato monetario), ripor amo il punto E nel gra co della AD.
- Immaginiamo che il livello dei prezzi diminuisca (P0 -> P1), Ad una riduzione del livello dei prezzi, con la stessa quan tà di
moneta si potrà acquistare una quan tà maggiore di beni, così che l’o erta reale di moneta aumenterà spostando verso
M ̅
destra la LM (LM -> LM1) [meccanismo di trasmissione: ↑ = ↓i = ↑I = ↑Y (Y0 -> Y1)], convergendo nel nuovo punto di
P ̅
equilibrio E1. Ripor amo il punto E1 nel gra co so ostante.
- Nel gra co della domanda aggregata, unendo i due pun di equilibrio E ed E1, o erremo la AD.
M ̅
La AD è decrescente in quanto ↑ = ↓Y (in realtà è un’iperbole)
P ̅
Abbiamo dunque o enuto un modello in cui la domanda aggregata descrive il comportamento degli agen (consumatori, inves tori, Stato,
merca nanziari, esportatori e importatori) per in uenzare la domanda.
• EFFETTI DELLE POLITICHE MONETARIE E FISCALI SULLA AD
Delle poli che monetarie e scali espansive spostano la AD parallelamente verso destra.
Delle poli che monetarie e scali restri ve spostano la AD parallelamente verso sinistra.

Gra co: spostamento della AD


- Tracciamo la AD partendo dal modello IS-LM come fa o precedentemente.
- Una poli ca scale espansiva fa traslare la IS verso destra (IS-> IS1) convergendo nel punto di equilibrio E2.
- Una poli ca monetaria espansiva fa traslare la verso destra la LM (LM1 -> LM2) convergendo nel punto E3.
- Tracciando nel gra co so ostante la nuova curva di domanda aggregata passante per il punto E3, o erremo una AD
parallela a quella precedente, spostata verso destra (AD -> AD’).

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OFFERTA AGGREGATA E LIVELLO DEI PREZZI


[Fino ad ora abbiamo a ermato che eventuali scompensi fra domanda e o erta possono essere compensa dalle scorte: se O>D: ↑scorte = ↓produzione ->
equilibrio; se O<D: ↓scorte = ↑produzione -> equilibrio]. MA bisogna ora considerare le importan ripercussioni che vi sono sui prezzi.
Per capire il comportamento dell’o erta studiamo qua ro relazioni fondamentali:
1. RELAZIONE PRODUZIONE -> OCCUPAZIONE (↑Y = ↑N)
● Dalla microeconomia sappiamo che la PRODUZIONE (π) è funzione di due input: lavoro (inteso come occupazione N) e capitale K.
Y = f (N; K)

Gra co: FUNZIONE DELLA PRODUZIONE (π)


La funzione della produzione è una parabola che parte dall’origine, raggiunge un massimo e decresce.
È concava verso il basso in quanto il coe ciente angolare (La produ vità marginale del lavoro) è nega vo.
Nel breve periodo il capitale K è considerato costante, dunque l’unico fa ore variabile è il lavoro
N: Y = f(N)
Dunque, per aumentare la produzione bisogna
aumentare il numero dei lavoratori. ↑Y = ↑N

● La PRODUTTIVITÀ MARGINALE DEL LAVORO


∆Y
(Pma: ) indica quanto varia la produzione al variare dell’occupazione, mantenendo K
∆N
costante (quanto produce ogni lavoratore).
È nega va in quanto ogni lavoratore aggiunto fa aumentare la produzione totale ma produce
meno di quello precedente [ΔN>ΔY].
Questo è dovuto al fa o che il capitale si man ene costante, dunque ogni nuovo lavoratore
avrà a disposizione una quota di capitale inferiore rispe o al precedente.
Gra co: PRODUTTIVITÀ MARGINALE DEL LAVORO
Il gra co della produ vità marginale del lavoro si ricava da quello della funzione della produzione ed è
una iperbole decrescente.

● In microeconomia abbiamo inoltre visto che si raggiunge la MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO (con il metodo marginalis co) nel
momento in cui il ricavo marginale eguaglia il costo marginale.
πMAX = Rma = Cma
a.Il ricavo marginale (Rma) è dato dal prodo o tra la produ vità marginale e il prezzo (considerato
costante):
Rma = Pma x P
Gra co: IL RICAVO MARGINALE
La curva del ricavo marginale coincide con quella della produ vità marginale del lavoro e, ad una variazione del prezzo,
l’intera curva si sposta verso destra o sinistra.
b.Il costo marginale (Cma) indica di quanto incrementa il costo del lavoro per ogni aumento
unitario di lavoratori (costo della produzione di un lavoratore).
Il costo marginale della produzione è uguale al salario (W):
Cma = W

Dunque, la MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO si ha nel punto E, di incidenza fra il


ricavo marginale (Rma) e il costo marginale (Cma):
- A destra del punto di equilibrio: Cma > Rma
- A sinistra del punto di equilibrio: Cma < Rma

Un eventuale AUMENTO DI SALARIO (W0 -> W1)


farebbe spostare il costo marginale verso l’alto
(Cma -> Cma1), verso un nuovo punto di equilibrio E1.

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2. RELAZIONE OCCUPAZIONE -> SALARI (↑W = ↑N)


● La DOMANDA DI LAVORO (ND) (da parte delle imprese)
La ND è decrescente perché le imprese agiscono in base al principio della massimizzazione del
pro o [πMAX: Cma (W) = Rma (Rm x P)]
Infa , come visto, ad un aumento dell’occupazione corrisponde una sempre minore
produ vità del lavoro, che comporta una diminuzione del ricavo marginale. Questa
diminuzione, per seguire il principio della massimizzazione del pro o, deve essere seguita da
una diminuzione del costo marginale (e quindi del salario).
↑N = ↓Pma = ↓Rma = (per πMAX) = ↓Cma = ↓W
Possiamo in sintesi a ermare che la decrescenza della domanda di lavoro è dovuta alla
decrescenza del prodo o marginale.
Una domanda che ci si può porre è: come si decide quando aumentare i salari? Aumen
salariali possono essere concessi quando si ha un incremento della produ vità del lavoro (grazie alla tecnologia, alla bravura del personale..),
no pareggiare nuovamente con i ricavi.
Dunque, la produ vità marginale al lavoro indica quanto le imprese possono aumentare i salari senza perdere compe vità.
[↑W = ↑Cos = ↑Prezzi = ↓compe vità]
● L’OFFERTA DI LAVORO (SD) (da parte dei lavoratori) va analizzata in due casi:
a) MODELLO DEL MERCATO DEL LAVORO NEOCLASSICO (es. mercato del lavoro anglosassone: USA, Inghilterra, Irlanda)
In questo po di mercato di lavoro vi è un’alta essibilità e rea vità, poca e meno in uente presenza dei sindaca e una tra azione
individuale. Il tasso di disoccupazione tende a zero in quanto i salari tendono ad aggiustarsi (contra azioni individuali).
Nel mercato del lavoro neoclassico il salario funziona come un prezzo, ovvero aggiusta gli squilibri tra domanda e o erta grazie alla
sua essibilità (si presume che non vi siano cos di trasferimento e trasformazione).
[PRO: piena occupazione; CONTRO: i lavoratori sono meno tutela (elevata mobilità di entrata e uscita dei lavoratori)]
Gra co: MERCATO DEL LAVORO NEOCLASSICO
- La funzione o erta di lavoro NS è crescente al salario (↑W = ↑numero di lavoratori
che si o rono al mondo del lavoro)
- Data l’alta essibilità dei salari, il singolo lavoratore sceglie se e dove lavorare in base a
quanto gli conviene. Per questo mo vo, nel punto di equilibrio E i lavoratori saranno
soddisfa del salario di equilibrio (w0), le imprese raggiungeranno la massimizzazione
del pro o e vi sarà completa occupazione (EQUILIBRIO DI PIENO IMPIEGO).
NB: EVENTUALI PROBLEMI DI DISOCCUPAZIONE SI RISOLVONO VARIAZIANDO W:
- Un aumento di salario (w1) comporterebbe un eccesso della domanda di lavoro e
dunque disoccupazione. In risposta a ciò, le imprese, nelle contra azioni individuali,
ridurrebbero i salari, riducendo l’o erta ed aumentando la domanda, convergendo
nell’equilibrio. [↑W = ↑O e ↓D (O>D: disoccupazione) -> ↓W = ↑D e ↓O -> E]
- Una riduzione del salario (W2), al contrario, porterebbe alla sovraoccupazione. In
risposta a ciò, le imprese ridurrebbero i salari, così da ridurre la domanda ed aumentare
l’o erta, convergendo nell’equilibrio.
[↓W = ↑D e ↓O (O<D: sovraoccupazione) -> ↑W = ↓D = ↑O -> E]
b)MODELLO DEL MERCATO DEL LAVORO KEYNESIANO (es. merca del lavoro
europei)
Dopo la crisi del 1929, Keynes a ermò che non ci si poteva più rispecchiare nel modello neoclassico. Infa , il nuovo mercato del
lavoro non era più cara erizzato da una contra azione individuale ma da una contra azione colle va (accordi sindacali), era più
rigido e lento (salari viscosi), e il tasso di disoccupazione non si aggirava più a orno a quello frazionale (4%) ma era più alto (9-10%).
[PRO: i lavoratori sono tutela ; CONTRO: disoccupazione]
Gra co: MERCATO DEL LAVORO NEOCLASSICO
- La funzione o erta di lavoro NS inizialmente è parallela all’asse X (a livello del
salario di equilibrio W0) per via degli accordi sindacali [salario sso per pologia di
lavoratori], e inizia a crescere dal momento in cui raggiunge il punto di occupazione
di pieno impiego (N) [per straordinari ecc].
- La domanda di lavoro ND e l’o erta di lavoro NS si intersecano nel punto E.
Parliamo di EQUILIBRIO DI SOTTOCCUPAZIONE in quanto l’equilibrio del mercato del
lavoro non coincide con l’occupazione di pieno impiego
(disoccupazione = distanza tra N e N0)
NB: PER SPOSTARE IL SISTEMA VERSO LA PIENA OCCUPAZIONE È NECESSARIO
STIMOLARE LA DOMANDA, così da arrivare in E1.
↑PIL=↑PRODUZ=↑OCC=↑REDDITO=↑CONSUMI=↑PRODUZ=↑D
- S molando la domanda verso dx con poli che monetarie e
scali, dopo la piena occupazione si avrà anche un aumento dei
prezzi, per cui il salario reale (W/P) resterà lo stesso mentre il
salario nominale aumenterà (mo vo per cui nel gra co si ha un
livello di W sempre più alto).
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● la CURVA DI PHILLIPS
NB: PERCHE’ IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DEL MERCATO KEYNESIANO È PIU’ ALTO DI QUELLO DEL MERCATO NEOCLASSICO?
PHILLIPS
Nel ‘92 la lirastudiò l’andamento
si è svalutata del 30%del mercato
rispe del lavoro
o alle monete in Inghilterra
estere. per 100
(Come abbiamo anni.
precedentemente de o,
Al termine
quando dei suoi
una moneta studi, arrivò
si deprezza le mercia due conclusioni
di quel fondamentali:
paese e diventano più compe ve). Cosa è successo nei
1. anniVisuccessivi
due è una relazione inversa della
alla svalutazione (un TRADE
lira? OFF) tra il tasso di disoccupazione (U) e il tasso di
Le merciinitaliane
azione sono diventate
salariale di colpo più compe ve di quelle degli altri paesi, la bilancia dei
(gW).
pagamen Infaitaliana è migliorata passando
, all’aumentare del tassoindiun in anno e mezzo
azione da undiminuisce
salariale, de cit di -70ilmila miliardi
tasso di di lire a un
surplus disoccupazione,
di +70 mila miliardi, e la produzione è aumentata, le esportazioni sono aumentate MA il tasso di
viceversa.
disoccupazione non è migliorato. PERCHÉ? PER LA RIGIDITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO.
2. La velocità di variazione dei salari è di erenziata.
Infa , gli imprenditori Europei sono liberi di assumere lavoratori ma non di licenziarli, mo vo per cui per
Infa , quando il tasso di disoccupazione è basso, i salari decrescono velocemente;
mentre quando il tasso di disoccupazione è alto, i salari decrescono lentamente [i
salari sono VISCOSI].
▪ Il TASSO DI INFLAZIONE SALARIALE (gW) può essere determinato in due modi:
W  −  W − 1
a. gW = [in cui W: salario corrente; W-1: salario del periodo precedente]
W−1
b. gW = – ε (U – Ū) [in cui U: tasso di disoccupazione e e vo; Ū: tasso di disoccupazione di pieno impiego o NAIRU]
Dunque, me endo in relazione le due formule, o eniamo che:
W  −  W − 1
 = – ε (U – Ū) ;
W−1
W – W – 1 = – W – 1 ε (U – Ū) ; W = W – 1 – W – 1 ε (U – Ū);
W = W – 1 [1 – ε (U – Ū)] = EQUAZIONE DELLA CURVA DI PHILLIPS
L’equazione a erma che il salario corrente è uguale al salario del periodo precedente mol plicato per lo scostamento della disoccupazione
rispe o al tasso di disoccupazione di pieno impiego. Dunque:
▫ se U = Ū, allora W = W - 1 [in azione salariale = 0].
▫ se U > Ū, allora W < W – 1
▫ se U < Ū, allora W > W – 1
Abbiamo così o enuto la relazione salario-disoccupazione, da cui deriviamo la relazione salario-occupazione.
1. Sapendo che:
LF  −  N
U= [in cui N: occupazione e e va] (tasso di disoccupazione e e vo = lavoratori potenziali – lavoratori e e vi)
LF
LF  −  Ñ
Ū= [in cui LF: numero di tu i lavoratori; Ñ: TASSO DI OCCUPAZIONE DI PIENO IMPIEGO]
LF
[NB: Nel caso in cui tu lavoratori del paese stessero lavorando, si avrebbe comunque Ñ≠LF, in quanto, nel mercato del lavoro,
dobbiamo dis nguere tre categorie: occupa , inoccupa (coloro che non lavorano e non cercano lavoro) e disoccupa (coloro che
cercano lavoro). Un inoccupato può diventare un disoccupato se, in un momento di boom economico, inizia a cercare un lavoro].
2. Sos tuendo U e Ū nella equazione della curva di Phillips o eniamo:
LF  −  N LF  − Ñ 
W = W – 1 [1 – ε ( – )]
LF LF
LF − N − LF + Ñ −N  + Ñ
W = W – 1 [1 – ε ( )]; W = W – 1 [1 – ε ( )];
LF LF
N − Ñ 
W = W – 1 [1 – ε ( )] = RELAZIONE SALARIO-OCCUPAZIONE.
LF
Dunque, IL SALARIO CORRENTE DIPENDE DAL SALARIO PRECEDENTE E DAL VUOTO OCCUPAZIONALE (occ.
e e va – occ. di pieno impiego).

Gra co: LA FUNZIONE WN


WN è crescente in quanto il salario aumenta
all’aumentare dell’occupazione
- Nel punto E il salario è costante (W=W-1)
- Nei pun superiori a E: N > Ñ, per cui W > W-1
- Nei pun so ostan a E: N < Ñ, per cui W <
W-1

NB: Prendendo un punto E1 (tasso di disoccupazione (N1) e livello di salario (W1) più
bassi), la WN traslerebbe verso destra in WN1 e si tornerebbe in Ñ
[↓W = ↓Prezzi = ↑Y (produzione) = ↑N]

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3. RELAZIONE SALARI -> PREZZI


Sappiamo che:
▫ La produzione è funzione del lavoro e del capitale, ma nel breve periodo il capitale rimane costante, dunque la determinante variabile
per determinare i prezzi è il costo del lavoro.
Y = F(N; K)
▫ La produ vità del lavoro è data dal salario fra o la quan tà di beni che ogni lavoratore produce (W/Q)
Il PREZZO di un bene qualsiasi nel breve periodo è dato dal prezzo del lavoro più tu gli altri cos (indica dalla costante Z):
(1 + Z)W
P=
a
4. RELAZIONE PREZZI -> PRODUZIONE (↑Y = ↑P)
Partendo dalla formula del prezzo, ricaviamo la relazione prezzo-produzione:
1) Sos tuiamo W:

( LF )
(1 + Z)W – 1 [1 – ε  N − Ñ  ]
P=
a
2) Dall’equazione di P, ricaviamo che:
(1 + Z) (W − 1)
P–1=
a

( LF )
N − Ñ 
P = P – 1 [1 + ε ]

3) Secondo la LEGGE DI OKUN, nel lungo periodo vi è perfe a coincidenza fra occupazione di pieno impiego e produzione (N = Y):

( YF )
N − Ñ 
P = P – 1 [1 + ε ] [in cui YF = produzione totale di un paese u lizzando lavoro e capitale al 100%]

4) Ponendo λ = ε / YF:
P = P – 1 [1 + λ (Y – Ŷ) = EQUAZIONE DELL’OFFERTA AGGREGATA

L’EQUAZIONE DELL’OFFERTA AGGREGATA indica che I PREZZI, RISPETTO AL PERIODO PRECEDENTE, AUMENTANO IN BASE A QUANTO
AUMENTA LA PRODUZIONE EFFETTIVA RISPETTO ALLA PRODUZIONE POTENZIALE:
a. Se la produzione e e va è uguale alla produzione potenziale, il prezzo a uale sarà
uguale al prezzo del periodo precedente.
Y = Ŷ -> P = P – 1
b. Se la produzione e e va è maggiore della produzione potenziale, il prezzo a uale
sarà maggiore del prezzo del periodo precedente.
Y > Ŷ-> P > P – 1
c. Se la produzione e e va è minore della produzione potenziale, il prezzo a uale
sarà minore del prezzo del periodo precedente.
Y < Ŷ-> P < P – 1

Gra co: L’OFFERTA AGGREGATA


La AS è crescente in quanto all’aumentare della produzione, aumenta l’occupazione, e dunque
aumenta la domanda di lavoro, aumentano i salari, aumentano i cos e, per sostenerli, aumentano i
prezzi.
↑Y = ↑Occupaz = ↑D = ↑W = ↑CN = ↑P
- in E il prezzo resta invariato (P = P–1)
La cara eris ca della curva è che:
▪ se Y si trova a destra di Y potenziale, i prezzi aumentano;
▪ se Y si trova a sinistra di Y potenziale, i prezzi diminuiscono.

IL SISTEMA IS - AS
QUINDI, AVENDO OTTENUTO LE FUNZIONI DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA
AGGREGATA, RICAVIAMO IL SISTEMA IS-AS:
Gra co: SISTEMA IS-AS
M ̅
La AD è decrescente in quanto ↑ = ↓Y (in realtà è un’iperbole) e subisce
P ̅
spostamen verso dx o sx in base alle poli che monetarie e scali.
La AS è crescente in quanto ↑Y = ↑P
E è il punto di incontro di Y potenziale e il Prezzo uguale a quello

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del periodo precedente

OFFERTA AGGREGATA NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO


NEL BREVE PERIODO, UNO STIMOLO MONETARIO STIMOLA EFFETTIVAMENTE L’ECONOMIA, DUNQUE L’OFFERTA AGGREGATA PRESENTA DEGLI
SCOSTAMENTI (CI SI SPOSTA A DESTRA DI YPOT) MA, CON L’AVANZARE DEL TEMPO, IL SISTEMA SI INVOLVE PER POI RIPOSIZIONARSI LUNGO Y
POTENZIALE (LAS).
Abbiamo dunque due funzioni di o erta aggregata:
- L’OFFERTA AGGREGATA DI BREVE PERIODO, SAS (crescente)
- L’OFFERTA AGGREGATA DI LUNGO PERIODO, LAS (ver cale, coincide con Ypot)

VEDIAMO NELLO SPECIFICO:


1. Par amo da una situazione in cui il punto di equilibrio E, dato dall’intersezione tra la
domanda e l’o erta aggregata, si trova in corrispondenza di Ypot e P0
• NEL BREVE PERIODO
2. Aumentando lo stock di moneta, il livello del reddito aumenta e il tasso di interesse diminuisce, per
cui la AD si sposta verso destra in AD’.
Aumentando la AD, aumentano sia la produzione che i prezzi (Y > Ypot).
[Infa , per soddisfare la domanda, gli imprenditori prima u lizzeranno le scorte, poi aumenteranno
la produzione, facendo e e uare gli straordinari ai lavoratori in cambio di aumen salariali, che
comporteranno un aumento dei prezzi] [↑ = ↑M/P = Y > Ypoy = ↑N = ↑W = ↑C = ↑P]
Si raggiunge così il nuovo punto E1 (Y1; P1)

• NEL MEDIO PERIODO:


3. Dal momento che ci troviamo in una situazione di sovrapproduzione (abbiamo una produzione
maggiore rispe o a quella potenziale), i prezzi con nueranno ad aumentare,
(sappiamo che Y > Ypot = P > P-1)
Dunque, la funzione dell’o erta aggregata trasla verso l’alto in AS1. Nuovo punto E2 (Y2; P2).

• NEL LUNGO PERIODO


4. A questo punto, la domanda sta diminuendo e, dato che P è aumentato, il rapporto M/P inizia a
diminuire, dunque la quan tà di moneta si riduce, diminuisce la domanda aggregata e dunque la
produzione si riduce e così l’occupazione, diminuiscono i consumi e AS trasla ancora in AS2.
[↑P = ↓AD = ↓Y = ↓N = ↓C].
In E3, i prezzi sono aumenta no a P3 e il reddito è diminuito no al reddito potenziale.
QUESTO NUOVO PUNTO DI EQUILIBRIO È UNA NUOVA COMBINAZIONE DI YPOT E P CHE RENDE IL
MODELLO STABILE, INFATTI:
▫ D = O (intersezione fra AD’ e AS2)
▫ Y = Ypot
▫ P=P–1
NB: Quanto appena spiegato (e e o nel lungo periodo) si ritrova nella TEORIA QUANTITATIVA
DELLA MONETA. Infa , come precedentemente analizzato, la teoria a erma che: Y x P = V x M
E, dal momento che Y è il valore potenziale (quindi sso) e che anche la velocità di circolazione
della moneta è stabile:
OGNI AUMENTO DI QUANTITA’ DI MONETA COMPORTA UN AUMENTO DEI PREZZI (↑M = ↑P)

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SHOCK DAL LATO DELL’OFFERTA


(È una situazione inaspe ata che comporta grandi cambiamen , prima era considerata una eccezione, ma al giorno d’oggi si veri ca spesso).
Abbiamo visto come diverse poli che, che in uenzano la domanda aggregata, agiscono sull’equilibrio economico nel breve e nel medio/lungo
periodo. Passiamo ora a considerare le dinamiche che possono essere innescate in un sistema economico da variazioni di o erta aggregata.
Ad esempio, una variazione in aumento dei prezzi delle materie prime, è uno shock che colpisce dire amente l’o erta aggregata. Infa un
aumento del prezzo delle materie prime in uisce sulle dinamiche della determinazione dei prezzi e, perciò, altera l’equilibrio del mercato.
NB: INCREMENTO DEL PREZZO DI UN BENE ≠ INFLAZIONE (AUMENTO GENERALIZZATO E CONTINUATIVO DELL’INFICE GENRALE DEI PREZZI).
[es. negli anni ‘30, l’aumento del prezzo del petrolio (che era alla base di tan ssime produzioni) si è riversato sui prezzi di tu i prodo ]
Integriamo l’equazione del prezzo, o enendo:
(1 + Z)W
P= + ΘPm [in cui Θ: indice di elas cità; Pm: prezzo materie prime]
a
Quindi, il PREZZO DI UN PRODOTTO DIPENDE DA:
▫ Z (cos industriali),
▫ W (costo del lavoro),
▫ a (indice di produ vità)
▫ Prezzo delle materie prime necessarie a produrre una unità di prodo o
Gra co: SHOCK DAL LATO DELL’OFFERTA
- Siamo nel punto di equilibrio di equilibrio E (Y0; P0).
- Una variazione delle materie prime fa aumentare i prezzi, e dunque la funzione di o erta
aggregata trasla verso l’alto in AS1, (per ogni livello di produzione c’è un prezzo più alto),
iden cando un nuovo punto di equilibrio E1 (Y1; P1).
In E1, il livello dei prezzi è più alto mentre il livello di produzione è più basso (perché
aumentando le materie prime aumentano i prezzi; a prezzi più al la domanda diminuisce e
dunque anche l’o erta [↑MP = ↑P = ↓D = ↓O]).
Dunque, QUESTO PROCESSO COMBINA LA DIMINUZIONE DELLA PRODUZIONE CON
L’INFLAZIONE (aumento dei prezzi). Questa par colare relazione viene de nita
STAGFLAZIONE (↑in az e ↓produz).
in E1, i prezzi sono cresciu , mentre i salari no. Ciò sta a signi care che i salari reali (W/P)
sono diminui . [Quindi: è diminuita l’occupazione, è diminuita la produzione e i lavoratori
percepiscono dei salari più bassi].
(+ In alcune situazioni le imprese, per non scaricare tu o sui prezzi, diminuiscono i margini di pro o).
- DA QUESTO PUNTO, in molto tempo, diminuirà l’occupazione, aumenterà la domanda di
lavoro e, pian piano, dato che i salari sono diminui , i prezzi tenderanno a scendere, e
molto lentamente si tornerà alla situazione di partenza. Durante questo processo, le
imprese avranno riportato la produzione a Y0, i prezzi
sono torna al livello P0, MA i salari sono diminui
(svantaggio per i lavoratori).
Lo shock dal lato dell’o erta potrebbe essere fronteggiato da delle POLITICHE ACCOMODANTI:
Lo Stato, a raverso poli che monetarie e scali, cerca di spostare la domanda verso destra, in AD1.
Nel nuovo punto E2, si è evitata la diminuzione della produzione e quindi della disoccupazione (si è rimas in Y0),
MA i prezzi sono aumenta no a P2. A prezzi più eleva corrispondono salari reali inferiori, dunque anche in questo caso i
lavoratori sono danneggia .
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