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Paola Cipriani 781125

E-tivity di Pedagogia generale.


Commento a “L’istruzione e l’educazione delle scuole deve essere universale” di Comenio.

Per avere un quadro generale, dobbiamo innanzitutto comprendere il contesto in cui si trovava
Comenio dando questo apporto di rilevante importanza per la pedagogia moderna. Infatti, all’epoca
poche persone erano istruite, le scuole non erano molte e l’insegnamento era affidato a maestri poco
preparati e formati. (dalla dispensa R. Mantegazza, G. Seveso, 2006, “Pensare la scuola”, capitolo 1).
Da questa premessa, è decisamente notevole ciò che scrive: “Insegnare tutto a tutti”, e seppur
apparentemente molto utopistico, Comenio richiede questo agli insegnanti e dunque ne consegue una
vera rivoluzione pedagogica.
Un presupposto non esplicitato, ma che è il caposaldo di questa riforma è la formazione professionale,
morale e personale degli insegnanti; non ci si può porre come obiettivo “l’universalità del sapere”
non avendo un curriculum adeguato e una preparazione che è necessaria per questa “missione”.
Invece le due parole chiavi che si notano palesemente sono “tutti” e “tutto”. Inizialmente è importante
cogliere il concetto di un’educazione rivolta a tutti, per ogni individuo; il problema dell’epoca
riguardava l’inclusione delle femmine, le persone con status socio-economico basso e dei portatori di
disabilità all’interno degli istituti (dalla dispensa R. Mantegazza, G. Seveso, 2006, “Pensare la
scuola”, capitolo 2, p.17). Dando uno sguardo alla nostra realtà scolastica questo principio è più che
attuale, infatti la didattica che si rincorre è di tipo inclusivo, cambiando solo i soggetti destinatari;
oggi si ricercano metodi e tecniche più efficaci per tutti, compresi gli individui con disagio sociale o
con disturbi evolutivi speciali e di apprendimento (dalla dispensa A. Manucci e L. Collacchioni,
“Didattica e pedagogia dell’inclusione”). La seconda tematica importante nel brano, dove si pone una
grande attenzione, specificando più volte l’intento finale, è l’insegnamento del “tutto”. Per molti anni
il dibattito tra istruire ed educare, tra scolastico ed extra-scolastico, ha incontrato opinioni diverse,
creando due fazioni di pensiero opposto. (dalla dispensa R. Massa, “Cambiare la scuola. Educare o
istruire?”). Comenio critica questo tipo di schieramento e cito Riccardo Massa dicendo: “La scuola
deve educare, cioè aprire al mondo. Non soddisfare bisogni ma rendere capaci di autonomia e di
desiderio” (ivi, p.76). La “missione”, di cui sopra si parlava, è proprio questa: dare gli strumenti per
conoscere il mondo, non tutte le cose del mondo, ma rendere gli adolescenti ugualmente capaci di
usarle, grazie alla loro formazione. Attualmente si parla molto delle soft skills, quindi tutte le
competenze trasversali individuali richieste nel mondo del lavoro ed il processo per acquisirle inizia
nella scuola, inizia dagli insegnanti ed inizia proprio da quel “tutto”.

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