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Capitolo 11

Rinascimento
Lo spazio dell’equilibrio

Il legame con il Trecento Dalla Signoria al Principato GUARDA!


Sebbene il termine sia stato scelto per indicare la Il passaggio dal Comune alla Signoria era inizia-
rinascita dell’arte classica a cui si aspira nel Quat- to già nel Trecento, ma nel corso del Quattrocen-
trocento, in contrapposizione alla presunta deca- to il fenomeno cominciò a diffondersi in tutto il
denza medievale, il Rinascimento si pone in re- Centro-Nord portando al potere diverse dinastie,
altà in continuità con il rinnovamento artistico tanto potenti quanto raffinate. Tra le più impor-
avviato già all’inizio del Trecento a opera di Giot- tanti vanno ricordate quelle degli Este a Ferrara, Audio
to [Vol. 1]. dei Gonzaga a Mantova, dei Montefeltro a Urbi- Come si pronuncia?
Fondamentalmente si tratta di un ritorno al- no e dei Malatesta a Rimini.
la rappresentazione del reale, nelle sue corret- Alcune di queste Signorie estesero il loro potere fi-
te proporzioni e nella sua tridimensionalità, che no a creare veri e propri stati regionali. È il caso del
passa attraverso lo studio dell’arte greca e romana. Ducato di Milano, prima sotto i Visconti e poi sot-
Il riferimento alla cultura classica, tuttavia, to gli Sforza, e della Repubblica di Firenze, governa-
non era stato completamente abbandonato nem- ta dai Medici. I territori più estesi, tuttavia, restavano
meno nel corso del Medioevo, specialmente in quelli del Ducato di Savoia, della Repubblica di Vene-
Italia. All’arte antica, infatti, avevano guardato zia, dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli [11.2].
anche l’arte longobarda, quella carolingia, quel- La prima metà del secolo vide Milano, Firen-
la romanica e quella gotica. ze, Napoli e Genova schierate contro Venezia e il
Per questo il Rinascimento è un fenomeno Ducato di Savoia per arginare le mire espansio-
quasi esclusivamente italiano. Perché è qui che nistiche della Serenissima a discapito del Ducato
si sviluppa l’Umanesimo ed è qui che si verifica- di Milano. I conflitti terminarono nel 1454 con la
no quelle particolari condizioni storiche e so- Pace di Lodi, un accordo che pose fine alle ostilità
ciali che favoriscono la nascita di un’arte moder- attraverso una politica dell’equilibrio che durò
na, legata a committenze nuove e culturalmente quasi fino alla fine del secolo e che favorì la piena
avanzate: le Signorie. fioritura del Rinascimento.

La rinascita dell’arte classica

I l termine Rinascimento e la sua


collocazione storica si devono allo
studioso svizzero Jacob Burckhardt
mezzo (questo significa Medio-evo)
che avrebbe interrotto brutalmente
la tradizione artistica degli antichi
turale, contrapposto all’oscuranti-
smo medievale.
Oggi il termine non è usato in
che nel 1860 usa questo termine nel facendola piombare nell’oblio e nel- contrapposizione al Medioevo (del
saggio La civiltà del Rinascimento in la barbarie. quale è stato ampiamente ricono-
Italia per indicare un’epoca – a suo Questa concezione era già pre- sciuto l’alto valore artistico) ma
parere – rivoluzionaria che, attra- sente nel Discorso preliminare all’En- per indicare più in generale l’arte
verso la rinascita della cultura clas- ciclopedia scritto nel 1751 dal filoso- del Quattrocento e dell’inizio del
sica, ha rinnovato l’arte portandola fo Jean Baptiste Le Rond d’Alem- Cinquecento, connotata dall’ispi-
ai livelli più alti raggiunti dalla civil- bert, nel quale il XV secolo era razione all’arte classica, dal natura-
„ 11.1 Sandro Botticelli,
tà occidentale. Naturalmente all’in- indicato come Renaissance in rela- lismo delle immagini, dall’accen- La Primavera, ca 1480.
terno del termine è implicita la con- zione alla rifioritura degli studi clas- tuato chiaroscuro e dall’uso della Tempera su tavola,
danna verso il Medioevo, quell’età di sici e al generale rinnovamento cul- prospettiva. 207×319 cm. Firenze,
Galleria degli Uffizi.
Particolare.

Lo spazio dell'equilibrio 7
Ò 11.2 Gli stati
della penisola italiana Ducato di Ducato di Repubblica Regno di
durante il Quattrocento. Milano di Venezia Inghilterra
Savoia
Milano Verona
Venezia Bruges Sacro
Ò 11.3 Gli stati europei Torino
Padova Gand
Romano
durante il Quattrocento. Mantova Ferrara Fiandre
Genova Impero
Bologna
Rimini
Carte Pisa Firenze Reno
Urbino Norimberga
interattive Siena Parigi
Perugia
Pienza Stato
Pontificio

Roma
Regno di Confederazione
Oceano Svizzera
Regno Francia
Napoli di Napoli Atlantico
Milano Venezia
Torino
Sardegna
Genova
Firenze
Cagliari Navarra
Messina
Palermo
Mar Mediterraneo Aragona
Sicilia
Mar Ionio Mar Mediterraneo Roma

Mecenatismo e propaganda un preciso intento propagandistico nel quale le


Nella prima metà del secolo il rinnovamento arti- Signorie facevano a gara.
stico inizia a Firenze, dove le corporazioni medie- Questo processo subirà una brusca interruzio-
vali, le cosiddette Arti, avevano raggiunto una rile- ne quando le potenti monarchie nazionali di Spa-
vanza sociale tale da potersi permettere di ingaggia- gna e Francia guarderanno all’Italia come possi-
re i migliori artisti dell’epoca per la realizzazione di bile obiettivo per le loro mire espansionistiche.
opere che ne consegnassero alla storia il prestigio. Nel 1494 Carlo VIII di Francia tenta di invadere
Nel momento in cui il potere dei signori si af- l’Italia. Viene respinto da una coalizione formata
ferma stabilmente, questi diventano i maggiori da Austria, Spagna, Milano, Venezia e Stato Ponti-
committenti di opere d’arte. Il loro rapporto con ficio. Ma i Francesi di Luigi XII riusciranno a pren-
gli artisti, però, è diverso da quello della tradizio- dere Milano nel 1499.
ne: nasce il mecenatismo, un fenomeno di reale Nel frattempo, dopo la morte del signore di Fi-
adozione dell’artista da parte di un signore che ne renze Lorenzo il Magnifico nel 1492, i Medici
sostiene l’operato, anche sul piano economico, e vengono cacciati dalla città. L’epoca “felice” delle
crea veri e propri cenacoli intellettuali (il termi- Signorie è al tramonto. Il Rinascimento del Cin-
ne deriva da Mecenate, consigliere dell’imperato- quecento, dunque, assumerà un linguaggio di-
re romano Augusto e protettore di artisti e lettera- verso capace di esprimere, attraverso il colore e la
ti). Questo fenomeno, particolarmente evidente composizione, le inquietudini di un secolo che si
in alcune Signorie, come quella dei Medici a Fi- apre carico di incertezze.
renze e quella degli Este a Ferrara, se da un lato era Un discorso a parte è quello del Rinascimento
la naturale conseguenza degli interessi cultura- nelle Fiandre [11.3]: il termine non allude qui alla
li del signore e del suo desiderio di circondarsi di riscoperta dei classici antichi o a fenomeni di pa-
opere d’arte pregiate, dall’altro era funzionale a tronato delle arti, ma identifica un’epoca di par-

1413-1415 1423-1427
Brunelleschi codifica Donatello,
la prospettiva Il banchetto di Erode
ARTE E CULTURA

1401 1418 1425-1428 1434


Concorso per la Porta Concorso per la Masaccio, Trinità van Eyck, Ritratto
nord del Battistero cupola del Duomo dei coniugi Arnolfini
di Firenze di Firenze
1400 1425
1395 1429 1433
STORIA

Gian Galeazzo Visconti Sigismondo Pandolfo Malatesta Gianfrancesco Gonzaga


è duca di Milano è signore di Rimini è marchese di Mantova
1414-1418
Concilio di Costanza

8 Capitolo 11 | Rinascimento
ticolare ricchezza in questa regione settentriona- Ó 11.4 Francesco di
Giorgio Martini (?), Città
le del Belgio che vide lo sviluppo di una commit- ideale, ca 1495. Olio su
tenza privata, composta soprattutto da mercanti tavola, 131×233 cm. Berlino,
e banchieri, che desideravano mostrare il loro be- Gemäldegalerie.

nessere attraverso la commissione di opere d’ar- Ñ 11.5 Leon Battista


Alberti, Chiesa di San
te, specialmente i loro ritratti. Non mancarono Sebastiano, 1460-1470.
scambi di esperienze e modelli tra gli artisti del Mantova.
Nord Europa e quelli italiani, con grande profitto
da entrambe le parti. GUARDA!

La riscoperta dei Greci e dei Latini


La riscoperta dei classici greci e latini, che con l’Uma-
nesimo aveva riportato l’uomo al centro degli inte-
ressi intellettuali rispetto al Medioevo, nel corso del Video
Quattrocento si estende anche alla sfera artistica Arte e cittadinanza
attraverso la ripresa degli elementi dell’architettu- attiva
ra classica descritti nei trattati di Vitruvio [Vol 1]. A La città ideale
questo si aggiunge lo studio dal vero dell’arte antica e le città sostenibili
(scultura e architettura), che gli artisti eseguono in- a botte, fregi e decorazioni. Questi però vengo-
traprendendo appositi viaggi a Roma. no reinterpretati alla luce di una nuova estetica
L’architettura rinascimentale, dunque, riuti- [11.4]. La loro applicazione, infatti, tende alla ri-
lizza tutti gli elementi di quella classica: timpani, cerca di equilibrio e armonia [11.5] sia negli edi-
cornici, capitelli, pilastri, archi a tutto sesto, volte fici religiosi sia in quelli civili.

1455 1459
Gutenberg Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo
introduce
1453 in Europa 1462 1469 1475
Alberti, la stampa a Marsilio Ficino Decorazione Antonello da Messina, San Girolamo nello studio
Tempio caratteri mobili fonda di Palazzo
Malatestiano l’Accademia Schifanoia 1478 1482/1483 1500
neoplatonica (Ferrara) Sandro Andrea Mantegna, Dürer, Autoritratto
fiorentina Botticelli, Compianto sul Cristo morto con pelliccia
La Primavera
1450 1475 1500
1454 1458 1474 1492 1494
Pace di Lodi Cosimo de’ Medici il Vecchio Federico da Montefeltro Scoperta dell’America Cacciata
è alla guida di Firenze è duca di Urbino Morte di Lorenzo dei Medici
1453 1471 il Magnifico da Firenze
Gli Ottomani prendono Costantinopoli Borso d’Este è duca di Modena e Ferrara
1450 1469
Inizia il dominio degli Sforza a Milano Ascesa di Lorenzo il Magnifico

Lo spazio dell'equilibrio 9
Ò 11.6 Benedetto da
Maiano, Madonna col
Bambino, ca 1490. Marmo,
71,1×54,6×15,2 cm.
New York, Metropolitan
Museum of Art.
Ò 11.7 Ambrogio de Predis,
Ritratto di Bianca Maria
Sforza, 1493. Olio su tavola,
51×32,5 cm. Washington,
National Gallery of Art.
Ò 11.8 Sandro Botticelli,
Pallade e il centauro,
1480-1485. Tempera su tela,
207×148 cm. Firenze,
Galleria degli Uffizi.

Neoplatonismo e bellezza ideale ale soprattutto nelle figure umane. Le scene sacre
Un ulteriore impulso verso la ripresa della classi- sono caratterizzate da una grazia che aspira a es-
cità viene dato dalla nascita del Neoplatonismo, sere essa stessa manifestazione del divino [11.6],
un movimento filosofico fiorito dopo l’arrivo a Fi- mentre per i ritratti si predilige una rappresen-
renze nel 1438 di alcuni studiosi bizantini in pos- tazione idealizzata di profilo, ripresa dai model-
sesso di opere di Platone ancora sconosciute. li antichi [11.7].
Nel 1462 il filosofo Marsilio Ficino fonda l’Ac- La filosofia neoplatonica porta anche al recu-
cademia neoplatonica fiorentina, un cenacolo pero dei miti greci e alla loro rilettura in forma
culturale favorito da Lorenzo il Magnifico che ri- allegorica e moraleggiante [11.8]. È così che Ve-
propone il pensiero di Platone in chiave cristia- nere, da sensuale dea della bellezza corporea, di-
na attraverso il concetto di armonia del creato. venta simbolo di amore sacro e splendore divino.
In campo artistico questa visione si traduce nel- Atena, invece, rappresenta la ragione che vince
la ricerca di perfezione, equilibrio e bellezza ide- sull’irrazionale e sugli istinti bestiali.

La prospettiva come dominio sulla realtà


Il ritorno all’arte classica è accompagnato dallo
sviluppo di uno spirito razionale, che è proprio
del mondo antico, e da un approccio scientifico
alla rappresentazione. La combinazione di questi
due elementi ha portato alla vera novità del Rina-
scimento: la codifica della prospettiva, una pro-
cedura grafica che consente di raffigurare la pro-
fondità spaziale sulle due dimensioni del suppor-
to pittorico [11.9].
Sebbene fosse già apparsa in forma intuitiva
con Giotto, la prospettiva assume nel Quattro-
cento un significato che va oltre quello puramen-
te tecnico: raffigurare la realtà da un punto di vi-
sta umano significa che l’uomo può conoscere
il mondo attraverso la ragione piuttosto che tra-
mite la fede, e dominarlo usando regole matema-
tiche. È un atteggiamento razionale che trasfor-
merà anche la figura dell’artista: non più solo un
valente artigiano, ma un intellettuale completo,
che gode di uno status sociale mai avuto in pre-
cedenza. Molti artisti del Rinascimento sono an-
che dei matematici: cercano le regole della rap-
Ó 11.9 Piermatteo d’Amelia, Annunciazione,1487. Tempera su tavola, 102,4×114,8 cm. Boston,
presentazione e delle proporzioni e le descrivono
Isabella Stewart Gardner Museum. nei loro trattati.

10 Capitolo 11 | Rinascimento
L’uomo misura di tutte le cose Õ 11.10 Giuliano da
Il pensiero neoplatonico vede nell’uomo un mi- Sangallo, Basilica di Santa
Maria delle Carceri,
crocosmo che riproduce il macrocosmo del mon- 1486-1495. Prato. Interno.
do reale; un concetto che echeggia la visione an- Ó 11.11 Basilica di Santa
tropocentrica dell’Umanesimo. Questo concetto Maria delle Carceri. Esterno.
sarà riproposto nell’architettura del Quattrocen- Ó 11.12 Francesco di
to sotto forma di un nuovo antropometrismo che Giorgio Martini, Homo ad
quadratum, 1481. Torino,
riprende quello di Vitruvio: l’uomo, in quanto mi- Biblioteca Reale, Codice
sura di tutte le cose, diventa il riferimento propor- Torinese Saluzziano 148, c. 6v.
zionale per ogni elemento architettonico e per in- Ñ 11.13 Francesco
teri edifici [11.13]. di Giorgio Martini,
Proporzionamento della pianta
Il corpo umano, inoltre, è talmente perfetto da di un edificio sacro in base al
poter essere inscritto nelle due figure perfette per corpo umano, ca 1489-1501.
eccellenza: il cerchio, simbolo del cielo, e il qua- Firenze, Biblioteca Nazionale,
Codice Magliabechiano
drato, simbolo della terra; due forme che portaro- II.I.141, c. 42v.
no all’utilizzo della pianta centrale [11.10], lo sche-
ma più amato dagli architetti del Rinascimento.
Anche queste proporzioni derivano dagli scrit-
ti di Vitruvio, ma nel Quattrocento saranno ripre-
se e illustrate da decine di artisti alla ricerca della
sovrapposizione perfetta [11.12]. Solo Leonardo
da Vinci troverà il modo per fondere armoniosa-
mente la geometria e il corpo umano [> p. 132], ma
sarà già la fine del secolo, quando il Rinascimento
entra nella sua fase più matura.

Lo spazio dell'equilibrio 11
STILI A CONFRONTO

Tra Gotico e Rinascimento


Ð Nonostante il Gotico conti- librate e con elementi tratti pilastro a fascio [b] e ritorna la con figure sinuose tipiche del
nui a essere diffuso anche nel dall’arte romana. Scompare il colonna con il capitello [h] Trecento [c], lasciano il posto a
XV secolo, all’inizio del Quat- verticalismo tipico delle catte- (tuscanico, ionico o composi- composizioni più naturali e
trocento, a Firenze, nasce un drali d’Oltralpe [a] a favore di to). La nuova architettura rina- distese, con un maggiore bi-
nuovo linguaggio che per mol- forme più compatte e armo- scimentale risulta più ritmata lanciamento tra figure e sfon-
ti aspetti è diametralmente op- niose [g]. La volta ogivale e l’ar- e razionale grazie all’uso di for- do [i].
posto a quello gotico. La diffe- co a sesto acuto [b] sono sosti- me geometriche semplici: il Lo stesso cambiamento avvie-
renza fondamentale sta nella tuiti dall’arco a tutto sesto, dai cerchio e il quadrato. ne con le statue. Genere poco
ripresa dell’arte classica, che soffitti cassettonati [h], piani Nei rilievi compare lo stesso praticato in età gotica, la scultu-
porta alla creazione di architet- o a botte, e dalla volta a vela. equilibrio degli edifici: le sce- ra a tutto tondo riguardava nel
ture con proporzioni più equi- Allo stesso modo scompare il ne affollate e drammatiche, Trecento soggetti religiosi (ma
Arte gotica

a Reims, Cattedrale di Notre-Dame, b Rouen, Cattedrale di Notre-Dame, c Giovanni Pisano, Pulpito. Lastra con la Crocifissione,
1211-1275. XI-XV secolo. 1298-1301.
Arte rinascimentale

g Leon Battista Alberti, Chiesa di Sant’Andrea, h Filippo Brunelleschi, Basilica di San i Donatello e collaboratori, Pulpito della Passione. Lastra
progettata nel 1470. Lorenzo, dal 1425. con la Crocifissione, 1456-1466.

12 Capitolo 11 | Rinascimento
talvolta anche i regnanti) raffi- Nella pittura scompaiono il vola si affianca anche la pittura tuttavia, non sono una semplice
gurati in pose ancheggianti e fondo oro e i corpi sinuosi e bidi- a olio e l’uso della tela, entrambi ripresa di racconti dell’età classi-
con panneggi elegantemente mensionali [e] a favore di spazi provenienti dalle Fiandre. ca ma immagini allegoriche
drappeggiati [d]. Nel Rinasci- architettonici profondi resi con I soggetti, come quelli del Tre- che fanno comunque riferimen-
mento, invece, le statue – realiz- la prospettiva, corpi tridimen- cento [f], sono ancora prevalen- to a valori cristiani.
zate spesso per committenze pri- sionali ottenuti con il chiaro- temente sacri e destinati a chie- I ritratti, invece, sono un nuo-
vate – raffigurano personaggi bi- scuro sui panneggi e una luce se e cappelle ma a questi si af- vo genere del tutto profano con
blici anche nudi, con la posa concreta che proietta le ombre fiancano anche nuovi generi il quale la nobiltà in ascesa può
classica del chiasmo e con signi- degli oggetti sui pavimenti [k]. come le scene mitologiche [l] e mostrare il proprio status socia-
ficati simbolici riferiti alle virtù Dal punto di vista della tecni- i ritratti [m] (di profilo o di tre le. Le figure sono idealizzate per
del committente [j]. ca pittorica, alla tempera su ta- quarti). Le scene mitologiche, esprimere grazia e solennità.

d Madonna di Parigi, XIV secolo. e Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione, 1331-1333. f Giotto, Fuga in Egitto, 1303-1305.

j Donatello, David, ca 1435/1440. k Piero della Francesca, Annunciazione, ca 1460-1468. l Andrea Mantegna, m Domenico Ghirlandaio,
Il Parnaso, 1497. Particolare. Ritratto di Giovanna degli Albizzi
Tornabuoni, 1489-1490.

Stili a confronto 13
La prima metà del Quattrocento
GUARDA! Nel segno della geometria La geometria dà forma e ordine anche alla pit-
L’anno 1401 è spesso indicato come inizio ufficia- tura attraverso l’uso della prospettiva, una tecni-
le del Rinascimento perché in quella data venne ca di rappresentazione che simula la visione uma-
bandito a Firenze il concorso per la Porta Nord na, conferendo alla scena una profondità mai vi-
del Battistero, una competizione nella quale si sta prima. La tridimensionalità dei personaggi è
Veduta manifestò un nuovo linguaggio visivo basato su garantita invece da un sapiente chiaroscuro sui
interattiva equilibrio e classicità. corpi e sui panneggi, ottenuto attraverso l’illumi-
Piazza della Signoria Non è un caso che questo sia accaduto a Firen- nazione laterale della scena [11.15].
ze. La città, infatti, sin dall’età romanica, si era già Il linguaggio classico compare pure nella pit-
distinta per il linguaggio razionale, geometrico tura e nella scultura sotto forma di sfondi archi-
e classicheggiante, con cui erano state disegnate tettonici costituiti da archi a tutto sesto, colon-
le maggiori architetture: dal Battistero a San Mi- ne con capitelli e cornici ricche di modanature.
niato al Monte, dalla Cattedrale a Santa Maria No- Allo stesso modo le figure umane sono idealiz-
Ô 11.14 Filippo vella [Vol. 1]. zate come nell’arte antica: i volti sono perfetti e
Brunelleschi, Cappella de’
Pazzi, primi anni Trenta del Equilibrio e classicità, dunque, hanno dato for- le emozioni controllate. I corpi, inoltre, sono ben
Quattrocento-1461. Firenze. ma anche alle prime architetture rinascimenta- proporzionati e spesso disposti secondo l’antico
Ø 11.15 Filippo Lippi, li, edifici la cui armonia si basava sull’uso di mo- chiasmo [Vol. 1].
Annunciazione, 1443/1445. duli proporzionali fondati sul cerchio e sul qua- Il valore riconquistato dall’uomo con l’Uma-
Tempera su tavola,
205,8×187,9 cm. Monaco di drato, le due figure perfette secondo gli artisti del nesimo porta anche all’abbandono definitivo del-
Baviera, Alte Pinakothek. Quattrocento [11.14]. la gerarchia dimensionale: da questo momento
gli uomini comuni sono rappresentati della stes-
sa dimensione delle figure sacre.
Gli iniziatori di questo rinnovamento sono
stati essenzialmente tre: Filippo Brunelleschi
per l’architettura, Donatello per la scultura e Ma-
saccio per la pittura. Accanto a loro ha operato un
folto gruppo di artisti che nella prima metà del se-
colo ha definito ogni aspetto del linguaggio rina-
scimentale indicando nuove iconografie, nuove
scelte cromatiche e nuove composizioni.

14 Capitolo 11 | Rinascimento
Lorenzo Ghiberti Osservando le due formelle, infatti, si può no-
tare come la composizione di Ghiberti [11.17], rea-
(Firenze, 1378-1455) lizzata in un’unica fusione, sia particolarmente ar-
monica: Abramo, a cui il Signore aveva chiesto co-
me prova di fedeltà il sacrificio del figlio, si staglia
al centro seguendo una linea curva; Isacco ripete
Due concezioni per un solo concorso lo stesso andamento, trattenuto dal braccio del pa-
Come tanti artisti rinascimentali, Lorenzo Ghiberti dre. Un angelo entra dal lobo in alto a destra per
Chiave di lettura
è un intellettuale a tutto tondo: architetto, scultore, fermare l’uccisione, mentre sul lato opposto due
È celebre come scultore
orafo, pittore e trattatista. Nato a Firenze nel 1378, servi attendono con un asino. Una roccia separa e autore di due delle porte
avrebbe appreso l’arte orafa nella bottega del patri- diagonalmente i due gruppi di personaggi. bronzee del Battistero
gno. La sua notorietà, però, è legata alla realizzazio- L’insieme ha il ritmo dolce di una danza piutto- di Firenze. Nei suoi rilievi
ne di due monumentali porte [11.16] per il Battiste- sto che la tensione di una tragedia. Ghiberti, d’altra supera il linguaggio
tardo gotico introducendo
ro di San Giovanni, a Firenze [Vol. 1]. parte, è ancora vicino al linguaggio tardo gotico la prospettiva e la classicità.
La prima porta, quella che adesso si trova fatto di grazia e di dettagli raffinati.
sul lato nord dell’edificio, gli fu commissionata La formella di Brunelleschi [11.18], al contrario,
dall’Arte di Calimala, la ricca corporazione fio- è drammaticamente dinamica. Realizzata saldando
rentina che riuniva i mercanti della lana. Per ot- più parti sulla stessa base, è occupata al centro dal
tenere l’incarico, Ghiberti partecipò a un appo- giovane Isacco a cui il padre tiene saldamente la te-
Porta Nord
sito concorso bandito nel 1401, vincendolo. Te- sta mentre sta per sferrargli la pugnalata mortale. Un Lorenzo Ghiberti
ma della competizione: una formella bronzea angelo interviene a bloccare fisicamente il gesto. Alla 1403-1424

quadrilobata con il bassorilievo del sacrificio di base i due servi, che sporgono oltre il bordo della for-
Isacco. La forma, definita compasso gotico, non mella, sono intenti nelle loro attività mentre l’asino,
era casuale ma ripeteva lo schema già utilizzato al centro, bruca l’erba. A differenza dell’opera di Ghi-
nelle formelle della prima porta, realizzata nel berti, qui le figure sono disposte su due diversi piani:
1330 da Andrea Pisano e collocata originariamen- quello dei servi e quello retrostante del sacrificio. Una
te sul lato est (ma poi spostata a Sud). disposizione che anticipa un aspetto tipico del lin-
Al concorso parteciparono i più grandi artisti guaggio rinascimentale, cioè la ricerca di profondità Porta Sud
Andrea Pisano Porta del Paradiso
dell’epoca, tra cui Filippo Brunelleschi, architet- spaziale, sia in pittura sia nei rilievi. 1329-1336 Lorenzo Ghiberti
1425-1452
to e scultore, eterno rivale di Ghiberti. Ma Brunel- La vittoria, in ogni caso, andò a Ghiberti, an-
leschi avrà la peggio: la commissione giudicatrice che perché la sua fusione unica richiedeva meno Ó 11.16 Pianta del
Battistero di San Giovanni
sceglierà la proposta di Lorenzo trovandola pro- bronzo. La realizzazione della porta, alta 5 metri e a Firenze con indicazione
babilmente più in linea col gusto dominante. larga 3, impegnerà l’artista dal 1403 al 1423. delle tre porte.

Ó 11.17 Lorenzo Ghiberti, Il sacrificio di Isacco, 1401. Bronzo parzialmente Ó 11.18 Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, 1401. Bronzo parzialmente
dorato, 45×38 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello. dorato, 45×38 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello.

La prima metà del Quattrocento 15


Ò 11.19 Lorenzo Ghiberti,
Porta Nord del Battistero di
San Giovanni a Firenze,
1403-1424. Bronzo
parzialmente dorato,
506×387 cm. Firenze,
Museo dell’Opera del Duomo,
Sala del Paradiso.
Ò 11.20 Lorenzo Ghiberti,
Annunciazione, ca 1415/1416.
Bronzo parzialmente dorato,
65×57,5 cm. Dalla Porta Nord
del Battistero di San Giovanni.
Firenze, Museo dell’Opera
del Duomo.

Ventotto scene per la Porta Nord Ma in altre formelle compaiono anche nuovi ele-
A dispetto del tema del concorso (un episodio menti rinascimentali, come alcuni espliciti riferi-
dell’Antico Testamento), la porta di Ghiberti avreb- menti all’arte classica o la rappresentazione di sfon-
be avuto come soggetto scene del Nuovo Testa- di in prospettiva. Nella scena della Flagellazione
mento e in particolare la Vita di Cristo. [11.22], per esempio, Cristo è legato a un colonnato
Divisa in 28 riquadri [11.19], esattamente come classicheggiante, con capitelli compositi [11.21], e il
quella di Andrea Pisano, la porta è contraddistinta suo corpo ha l’anatomia perfetta e il chiasmo di una
dalla stessa eleganza tardo gotica già evidenziata in statua greca. Questo potrebbe essere conseguenza
fase di concorso. Questo è particolarmente eviden- del viaggio a Roma compiuto da Ghiberti nel 1416.
te nelle scene naturalmente armoniose, come quel- Nella formella di Gesù tra i dottori [11.23], invece,
la dell’Annunciazione [11.20]. Per rendere ancora più il tempio sullo sfondo è disegnato in perfetta pro-
raffinato l’effetto, Ghiberti aveva rivestito d’oro tut- spettiva, aumentando considerevolmente l’effetto
te le parti in rilievo, lasciando lo sfondo color bronzo. di profondità della scena.

Ó 11.21 Flagellazione.
Dettaglio del capitello
composito.

Ó 11.22 Lorenzo Ghiberti, Flagellazione. Bronzo parzialmente Ó 11.23 Lorenzo Ghiberti, Gesù tra i dottori. Bronzo parzialmente
dorato, 65×57,5 cm. Dalla Porta Nord del Battistero di San Giovanni. dorato, 65×57,5 cm. Dalla Porta Nord del Battistero di San Giovanni.

16 Capitolo 11 | Rinascimento
Ñ 11.24 Lorenzo Ghiberti,
Porta Est del Battistero di
San Giovanni a Firenze, detta
del Paradiso, 1425-1452.
Bronzo dorato, 520×310 cm.
Firenze, Museo dell’Opera del
Duomo, Sala del Paradiso.
Ñ 11.25 Lorenzo Ghiberti,
Storie di Giuseppe. Bronzo
dorato, 79×79 cm. Dalla Porta
del Paradiso del Battistero di
San Giovanni, Firenze, Museo
dell’Opera del Duomo.
Ó 11.26 Lorenzo Ghiberti,
Storie di Giuseppe. Dettaglio
dell’arco e della finestra.

Dieci scene per la Porta del Paradiso Ñ 11.27 Lorenzo Ghiberti,


Incontro al Tempio fra la regina
Forte dell’apprezzamento ottenuto per la sua pri- di Saba e re Salomone,
ma porta, Ghiberti ottiene senza alcun concorso 1425-1452. Bronzo dorato,
79×79 cm. Dalla Porta del
l’incarico per la seconda, l’ultima delle tre porte Paradiso del Battistero di
del Battistero e anche la più importante perché ri- San Giovanni, Firenze, Museo
volta a Est, verso la cattedrale. dell’Opera del Duomo.

Ci lavora dal 1426 al 1452, ma stavolta non ha


più i vincoli della porta precedente. I tempi sono
maturi per una concezione più ariosa e innovativa.
Decide quindi di realizzare dieci grandi pannelli
GUARDA!
quadrati [11.24] al posto dei ventotto compassi go-
tici in modo da poter comporre scene molto più
complesse, con grandi sfondi architettonici in
prospettiva e decine di personaggi in rilievo. Per
Analisi
aumentare il senso di profondità si avvale dello d’opera
stiacciato [> p. 27], una tecnica ideata dallo sculto- Lorenzo Ghiberti,
re fiorentino Donatello, suo contemporaneo, che Porta del Paradiso
consisteva nel diminuire progressivamente il rilie-
vo nelle figure poste in secondo piano. L’effetto d’insieme è straordinario: ormai pienamen-
Queste caratteristiche sono presenti in ogni te rinascimentale, la porta mostra un perfetto con-
pannello. Per esempio, nel riquadro con le Storie di trollo dello spazio di rappresentazione. Le scene
Giuseppe [11.25], Ghiberti inserisce un portico anu- sono ricche ma coerenti, con un mirabile equilibrio
lare raffigurato in prospettiva. Le finestre corona- tra figure e sfondo.
te da timpani triangolari e gli archi a tutto sesto La porta è conosciuta come Porta del Paradiso.
rimandano invece al linguaggio classico [11.26]. Non è chiaro come sia nata questa denominazio-
Nell’Incontro tra Salomone e la Regina di Saba ne ma, secondo il pittore e trattatista Giorgio Vasari
[11.27] la rigida simmetria della struttura a tre na- (1511-1574) [> p. 234], l’avrebbe definita così Miche-
vate, delineata in perfetta prospettiva, è smorzata langelo, che davanti a quelle preziose ante avrebbe
dalla vivace distribuzione dei personaggi, colti in dichiarato «che elle son tanto belle che elle stareb-
pose naturali e ricchi di dettagli. bon bene alle porte del Paradiso».
I dieci pannelli, stavolta interamente dorati, sono Quando la porta fu collocata nella sua sede Ghi-
circondati da una cornice composta da nicchie con berti aveva già 74 anni. A parte alcune sculture e
figure intere, decori vegetali e piccole teste in rilievo. pannelli per fonti battesimali, ha dedicato tutta la
Tra queste anche l’autoritratto di Ghiberti [> p. 15]. vita alle porte del Battistero.

La prima metà del Quattrocento 17


S
L ITNI LGIUAA G
COGN
I OF R
VOI SNI V
TO

La prospettiva
Ð La prospettiva, termine che dalle linee che uniscono i vertici di «porre bene e con ragione le trostante battistero, al punto che
deriva dal latino perspectiva (da dell’oggetto e l’occhio dell’osser- diminuzioni et accrescimenti «pareva che si vedesse el proprio
perspìcere, “vedere meglio”) è una vatore) con un piano verticale che appaiono agli occhi degli uo- vero».
tecnica di rappresentazione che trasparente, cioè il quadro [b]. mini delle cose di lungi e da pres- Nella seconda tavoletta, Bru-
consente di disegnare sul piano Per disegnare in prospettiva ela- so» (come scrisse il biografo An- nelleschi «fece di prospettiva la
bidimensionale la profondità borò un metodo, chiamato co- tonio di Tuccio Manetti), Brunel- piazza del palagio de’ Signori con
dello spazio, la tridimensiona- struzione legittima, che a partire leschi realizzò due tavolette ciò che v’è su e d’intorno»; dise-
lità degli oggetti e la loro posi- dalla pianta e dall’alzato di un og- dimostrative, purtroppo oggi gnò cioè la prospettiva di piazza
zione relativa nello spazio stesso. getto ne restituisce l’immagine perdute. della Signoria vista dall’angolo
Sebbene alcuni esempi di pro- tridimensionale [a]. In questa im- La prima rappresentava in pro- nord-occidentale [d]. In questo
spettiva fossero già apparsi nella magine le linee tra loro parallele spettiva il Battistero di Firenze caso eliminò lo specchio e rita-
pittura romana e in quella di Giot- convergono verso un punto di fu- come poteva essere visto dalla gliò direttamente la sagoma degli
to, il primo a codificarne le regole ga collocato sulla linea d’orizzon- porta della Cattedrale [c]. L’osser- edifici.
fu Filippo Brunelleschi tra il te, una linea virtuale posta alla vatore, poggiando l’occhio sul re- Bastava guardare la sagoma
1413 e il 1415 [> p. 20]. Secondo la stessa quota dell’occhio dell’osser- tro del dipinto e traguardandolo nella giusta direzione perché il
sua teoria la prospettiva deriva vatore. da un piccolo foro, avrebbe visto disegno coincidesse con la real-
dall’intersezione della piramide Per verificare la correttezza coincidere il dipinto riflesso in tà, esattamente ciò che Brunelle-
visiva (cioè il volume generato della procedura che permetteva uno specchio con la vista del re- schi voleva dimostrare.

F2 punto di fuga
pianta del battistero cattedrale
quadro posizione in pianta prospettiva quadro
dell’osservatore del battistero

linea d’orizzonte
piramide
PV visiva

oggetto reale
alzato del battistero
posizione in alzato linea
F1 punto di fuga dell’osservatore d’orizzonte

oggetto in prospettiva

punto punto
di fuga di fuga
PV
F1 F2

a Prospettiva del Battistero di Firenze secondo la costruzione legittima di Brunelleschi. b Teoria della piramide visiva intersecata da un piano verticale trasparente.

tavoletta con
disegno in
prospettiva
e foro per
traguardare tavoletta con
specchio disegno in edifici reali
prospettiva della piazza

direzione
dello sguardo

c Prima tavoletta prospettica di Brunelleschi con il Battistero di Firenze. d Seconda tavoletta prospettica di Brunelleschi con piazza della Signoria a Firenze.

18 Capitolo 11 | Rinascimento
Questa tecnica grafica è chiama- prospettiva centrale [e], la più ti- nardo da Vinci con Il Cenacolo [> p. Non è un caso che questa tecni-
ta prospettiva lineare perché for- pica del Rinascimento, l’osservato- 138]. Se l’osservatore è spostato di ca sia stata ideata nel Rinascimen-
mata da linee e si applica esclusiva- re è al centro e il quadro è parallelo lato ma il quadro rimane parallelo to e non prima. Con la sua impo-
mente alle architetture, in partico- alla parete sul fondo. Tutte le linee al fondo si ha una prospettica cen- stazione razionale e matematica
lare a pavimenti, soffitti e cornici. dirette verso la profondità conver- trale asimmetrica [f]. Quando il e il suo riferimento a un punto di
In base alla posizione dell’osser- gono in un punto di fuga centrale quadro è inclinato rispetto al fon- vista umano rispecchia piena-
vatore rispetto allo spazio e all’in- [h] che spesso gli artisti fanno coin- do si parla invece di prospettiva mente lo spirito del Quattrocento,
clinazione del quadro rispetto alla cidere con la testa del personaggio accidentale [g]. In questo caso i che rimette l’uomo al centro
parete di fondo, si possono distin- principale: Piero della Francesca lo punti di fuga diventano due e stan- dell’universo e il mondo sotto il
guere tre tipi di prospettiva. Nella fa con la Pala Brera [> p. 72] e Leo- no fuori dall’immagine. suo controllo.

linea punto linea punto


d’orizzonte di fuga d’orizzonte di fuga

e Prospettiva lineare centrale di una stanza con pavimento a scacchiera. f Prospettiva centrale asimmetrica.

punto linea punto


di fuga d’orizzonte di fuga

g Prospettiva accidentale.

punto
linea d'orizzonte di fuga

h Prospettiva dell’affresco di Filippo Lippi, Banchetto di Erode, 1452-1465. Prato, Duomo.

La prima metà del Quattrocento 19


Il concorso della rivincita:
Filippo Brunelleschi la cupola del Duomo
(Firenze, 1377-1446) Forte di queste conquiste, Brunelleschi vince il nuo-
vo concorso che l’Arte di Calimala indice nel 1418,
quello per la cupola della cattedrale [11.28]. Santa
Tra geometria e classicismo Maria del Fiore, infatti, era rimasta scoperta per de-
Come Lorenzo Ghiberti anche il fiorentino Filip- cenni perché il progetto di Francesco Talenti [Vol. 1]
po Brunelleschi, nato nel 1377, comincia il suo era stato più volte modificato e questo aveva deter-
Chiave di lettura
percorso come orafo. La sua formazione, inizia- minato l’eccessivo ingrandimento del triconco ab-
Inventore della prospettiva, è
l’architetto che fonda il linguaggio
ta verso la fine del Trecento, include però anche sidale, creando un vuoto di 46 metri di diametro –
rinascimentale basato sul la matematica, la geometria e il disegno. Que- quanto le tre navate – sul quale nessuno sapeva co-
recupero degli elementi classici e sto lo porta a sviluppare un approccio raziona- me edificare la cupola. Le sue dimensioni e la sua
sull’uso di moduli geometrici per le alla rappresentazione che in breve tempo lo altezza dal suolo non consentivano la tradizionale
dimensionare gli edifici.
condurrà a elaborare la teoria della prospettiva costruzione con le centine, né era pensabile altro ti-
[> p. 18], una delle grandi invenzioni che hanno po di chiusura. Ma il progetto di Brunelleschi è au-
GUARDA! cambiato il corso della storia dell’arte e avviato dace: concepisce una struttura autoportante, da
il Rinascimento. edificare cioè senza centine perché in grado di reg-
La sua carriera artistica inizia paradossalmen- gersi da sola anche in fase di costruzione.
te con un pesante fallimento: la sconfitta nel con- Nonostante le polemiche di alcuni detrattori,
corso indetto nel 1401 dall’Arte di Calimala per la la prima pietra venne posata il 7 agosto 1420. L’O-
Analisi
d'opera
realizzazione della Porta Nord del Battistero, ga- pera del Duomo (l’organismo che sovrintendeva
Filippo Brunelleschi,
ra vinta da Lorenzo Ghiberti [> p. 15]. Dopo quel- ai lavori) impose a Brunelleschi di lavorare con
Cupola di Santa Maria lo smacco, Filippo si allontana da Firenze e si reca Ghiberti, che nel concorso aveva ottenuto l’ex
del Fiore con l’amico Donatello per lungo tempo a Roma. aequo. Vasari narra che Brunelleschi riuscì però a
Questo viaggio si rivelerà fondamentale: negli an- escludere il rivale con uno stratagemma: fingen-
Ô 11.28 Filippo ni romani Brunelleschi ha modo di osservare dal dosi malato, lo lasciò solo a dirigere una fase mol-
Brunelleschi, Cupola della vero le antichità classiche e di orientare i suoi inte- to delicata del cantiere. Nel momento in cui Ghi-
Cattedrale di Santa Maria del
Fiore, 1420-1436. Firenze. ressi verso la scultura e soprattutto l’architettura. berti si trovò in difficoltà, Brunelleschi lo screditò
Ø 11.29 Sezione della cupola Da quel momento classicità e rigore geometrico si pubblicamente, e dal 1423 divenne il solo «inven-
di Santa Maria del Fiore. fonderanno nel suo inconfondibile stile. tore e governatore» della cupola.

Ó 11.30 Sezione del Pantheon, 112-124, Roma.

20 Capitolo 11 | Rinascimento
Statica ed estetica di un capolavoro
sfera in rame
La cupola, in effetti, non poteva essere realizza- di 230 cm di diametro
ta da nessun altro se non da Brunelleschi. Le sue
costolone in marmo
competenze tecniche e la sua inventiva gli con- che prolunga il pilastro
sentirono di elevare una struttura che nel suo angolare del tamburo
lanterna
punto più alto arriva a 116 metri e che ancora og- buche pontaie
per le travi
gi è la più grande cupola in muratura del mondo. del ponteggio
Per innalzarla sul vuoto e renderla autoportan- oculo
te Filippo costruì sul tamburo ottagonale (la por- copertura
in tegole di
zione verticale finestrata con oculi) due calot- calotta esterna spessa terracotta
da 130 cm alla base
te separate da un’intercapedine vuota [11.31]. Le a 90 cm in cima
loggetta
due strutture sono tenute assieme da ventiquat- calotta interna incompiuta
spessa 2 metri iniziata nel 1512
tro grandi costoloni, di cui otto in marmo, vi-
sibili all’esterno, e sedici interni. Cinque gran- intercapedine
percorribile
di cerchi di ferro e dieci nervature orizzonta- tamburo
li completano lo scheletro, mentre scale [11.34] e volta
affrescata
passerelle [11.33] consentono di percorrere l’inter- tribuna
morta
capedine e salire fino in cima. costolone
interno
Per edificare la calotta interna, Brunelleschi
utilizzò l’opus spicatum, la tecnica edilizia roma- nervatura
orizzontale
na con i mattoni posti a spina di pesce usata per
le pavimentazioni [ Vol. 1]. Ma la applicò alla mu- cerchio
in ferro
ratura in modo innovativo [11.32]: grazie alla posa
in direzioni perpendicolari, i mattoni si compri-
mono tra loro e non scivolano verso l’interno du-
rante l’elevazione delle vele che compongono la
cupola. La calotta esterna, molto più sottile, dove-
va servire solo a preservare quella interna dall’u-
midità e, secondo le parole di Brunelleschi, a con-
ferire maggiore magnificenza alla struttura.
Pur avendo studiato attentamente il Pantheon
romano e la sua cupola emisferica in calcestruz-
zo [11.30] (di poco più grande di quella di Santa
Maria del Fiore [11.29]), Filippo opta qui per una
volta a padiglione [Vol. 1] con sezione a sesto
acuto [11.31]: questa, oltre a riprendere il linguag-
gio gotico della chiesa e la forma della cupola del
Battistero [11.28, Vol. 1], migliora la stabilità della
struttura e riduce la spinta orizzontale sul tam-
buro. Come ulteriore rinforzo inserisce le cosid-
dette tribune morte, contrafforti semicircolari
posti sotto il tamburo tra le tre grandi esedre del
triconco [11.31].

Ó 11.31 Spaccato della


cupola di Santa Maria del Fiore.
Ñ 11.32 Mattoni a spina di
pesce della calotta interna della
cupola di Santa Maria del Fiore.
Ñ 11.33 Passaggio
praticabile nell’intercapedine
tra le due calotte della cupola di
Santa Maria del Fiore.
Ñ 11.34 Scala
nell’intercapedine tra le due
calotte della cupola di Santa
Maria del Fiore.

La prima metà del Quattrocento 21


Ò 11.35 Giovan Battista
Nelli (attr.), Ipotesi Nuove macchine per il cantiere
ricostruttiva dei ponteggi Consapevole di non essere più un capomastro
interni della cupola di Santa
Maria del Fiore. Da Piante
medievale che ripete schemi già conosciuti, ma
ed alzati interiori ed esterni un progettista capace di ideare forme innovati-
dell’insigne Chiesa di S. Maria ve e risolverne i problemi tecnici, Brunelleschi in-
del Fiore, 1755. Firenze,
Kunsthistorisches Institut. ventò nuovi macchinari necessari a un cantiere
del tutto inedito. Progettò un’impalcatura sospe-
sa [11.35] per consentire agli operai di issare i ma-
teriali in quota. Inserì anche un serie di accorgi-
menti anti-caduta per la sicurezza dei lavoratori.
Ideò una gru girevole [11.36] che permetteva
di sollevare i pesanti blocchi di marmo dei costo-
loni e della lanterna, e inventò un argano azio-
nato da un cavallo [11.37] che poteva funzionare
nelle due direzioni senza dover invertire il senso
di marcia dell’animale, ma solo spostando l’asse
delle ruote dentate.
Ò 11.36 Bonaccorso
Ghiberti, Veduta generale La lanterna postuma
della gru di Brunelleschi, post Il 30 agosto 1436 la cupola era terminata. Manca-
1446. Firenze, Museo Galileo.
va solo la lanterna, il tempietto da cui entra la lu-
Ò 11.37 Mariano di ce nell’oculo superiore (funzione da cui deriva il
Jacopo detto il Taccola,
Veduta generale della gru di nome). Per realizzarla, Brunelleschi partecipa a un
Brunelleschi, prima metà XV altro concorso, vincendolo. Ma non riesce a edifi-
secolo. Firenze, Biblioteca
Nazionale Centrale. Ms.
carla di persona, perché muore poco dopo l’inizio
Palatino 776, c. 10r. dei lavori, nel 1446. La lanterna, alta 22 metri, ven-
ne comunque realizzata secondo le sue indicazio-
Ò 11.38 Cupola di Santa
Maria del Fiore, 1446-1471. ni [11.38] e completata nel 1471 con la posa di un’e-
Lanterna. norme sfera di rame realizzata da Andrea del Ver-
Ø 11.39 Cupola di Santa rocchio [> p. 97].
Maria del Fiore. Intradosso L’interno della cupola, invece, sarà completato
con gli affreschi di Giorgio
Vasari e Federico Zuccari, solo nel secolo seguente con gli affreschi del Giu-
1572-1579. dizio Universale [11.39] dipinti da Giorgio Vasari e
Federico Zuccari tra il 1572 e il 1579.
Queste integrazioni tuttavia non tolgono nulla
all’opera di Brunelleschi, un miracolo di ingegne-
ria racchiuso dentro un essenziale abito in marmo
bianco e terracotta. Una «É struttura sì grande, er-
ta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra
tutti e’ popoli toscani…», come scriverà il suo col-
lega architetto Leon Battista Alberti.

22 Capitolo 11 | Rinascimento
Ñ 11.40 Filippo Brunelleschi,
Spedale degli Innocenti, dal
1419. Firenze. Facciata.

Lo Spedale degli Innocenti,


classico e matematico a/4

Nel 1419, mentre lavora alla cupola del Duomo, a a/2


Brunelleschi è incaricato dall’Arte della Seta e degli a/4
Orafi, di cui è membro, di edificare a Firenze un or- a/4
fanotrofio, lo Spedale degli Innocenti (cioè i bam-
a/2 a/2
bini abbandonati). Qui ha modo di sperimentare
un linguaggio pienamente rinascimentale, basato
sulla ripresa di elementi classici all’interno di una a
concezione matematica dell’architettura.
a a
La parte più innovativa del progetto è la faccia-
ta su piazza Santissima Annunziata [11.40]: questa
Õ 11.41 Schema delle
è formata da un portico a nove arcate, a cui cor- proporzioni della facciata
rispondono altrettante campate coperte da vol- dello Spedale degli Innocenti.
ta a vela, sormontato da un corpo finestrato. Il Ó 11.42 Schema del volume
linguaggio classico emerge nella scelta degli ar- della campata dello Spedale
degli Innocenti.
chi a tutto sesto al posto di quelli ogivali, nell’u-
Ñ 11.43 Spedale degli
so di capitelli compositi [11.44] (opportunamen- Innocenti. Interno del portico.
te ridisegnati e dotati di un piccolo pulvino) e nei
timpani che coronano le finestre.
Ô 11.44 Spedale degli
L’approccio matematico, invece, è quello che Innocenti. Dettaglio del
conferisce equilibrio alla facciata [11.41]. Tutte le capitello composito.
dimensioni, infatti, si basano sul modulo, un’uni-
tà di misura usata nei suoi multipli e sottomultipli
che, in questo caso, corrisponde alla luce dell’arco,
distanza pari a dieci braccia fiorentine (5,84 metri).
L’altezza delle colonne, incluso il capitello, è an-
ch’essa pari a un modulo. Il raggio dell’arco è mezzo
modulo. Ne consegue che all’interno di ogni arca-
ta si possono inscrivere un quadrato e un semicer-
chio. Il medesimo quadrato, con base sull’imposta
dell’arco, dà la quota della cornice su cui poggiano All’armonia del prospetto contribuisce infine
le finestre, alte mezzo modulo. anche la pietra serena, un materiale dal tipico colo-
La stessa proporzione è usata anche all’inter- re grigio con cui Brunelleschi ha realizzato gli archi
no del portico, la cui profondità è pari al modulo che si stagliano sullo sfondo chiaro dell’intonaco,
[11.43]. Ciò significa che ogni campata è costitui- andando a sottolineare la struttura architettonica.
ta da un cubo su cui poggia una semisfera taglia- La facciata sarà completata nel 1445 e arricchi-
ta lungo le quattro facce verticali [11.42]. Le due ta nel 1487 da dieci tondi in ceramica invetriata
forme geometriche create dal modulo, e cioè il cer- con l’immagine di un neonato in fasce realizzati Ó 11.45 Andrea della
Robbia, Neonato in fasce, 1487.
chio e il quadrato, non sono casuali ma rappresen- dallo scultore Andrea della Robbia [> p. 115] e in- Ceramica invetriata. Firenze,
tano le figure perfette nell’arte del Rinascimento. seriti negli oculi posti nei pennacchi [11.45]. Spedale degli Innocenti.

La prima metà del Quattrocento 23


GUARDA! La chiesa modulare pietra serena, è affiancata da due navatelle divise in
Nello stesso periodo in cui iniziò lo Spedale degli campate coperte da volte a vela e illuminate da ocu-
Innocenti, Brunelleschi fu incaricato di ricostruire li. Sotto gli oculi corre una cornice orizzontale che so-
la chiesa ufficiale della famiglia Medici, un edificio vrasta le cappelle laterali, una per campata.
romanico dedicato a San Lorenzo. Il rigore geometrico è massimo: ogni elemen-
Analisi La progettò in forme pienamente rinascimentali, to si raccorda a tutti gli altri attraverso allinea-
d'opera basando pianta e alzato sul modulo quadrato [11.47]. menti e rapporti numerici. L’effetto finale è quel-
Filippo Brunelleschi, All’interno la navata centrale [11.49], coperta da tetto lo di una struttura di grande equilibrio e ariosi-
Sagrestia Vecchia
di San Lorenzo
piano e delineata, anche in questo caso, da cornici in tà. A questo contribuiscono anche le invenzioni
strutturali dell’architetto, come il dado brunelle-
schiano, un alto pulvino cubico [11.48] che sposta
il piano d’imposta dell’arco più in alto del capitel-
lo, dando agli archi slancio e leggerezza.
I lavori però non saranno seguiti da Brunelle-
schi, perché nel 1421 il cantiere subisce una lun-
ga sospensione e riprende solo vent’anni dopo. Nel
1461 verranno completati gli interni ma non la fac-
ciata che, dopo alterne vicende e un progetto di Mi-
chelangelo del 1518, è rimasta incompiuta [11.46].

Ò 11.46 Filippo Brunelleschi, La sagrestia geometrica


Basilica di San Lorenzo, dal Mentre lavorava già alla chiesa, nel 1421, Brunel-
1425. Firenze. Esterno.
leschi viene incaricato da Giovanni de’ Medici di
Ò 11.47 Pianta della Sagrestia Nuova realizzare lungo il transetto una sagrestia da usa-
Michelangelo
Basilica di San Lorenzo. Cappella 1521-1534 re anche come mausoleo di famiglia.
dei Principi

Sagrestia Vecchia
Chiamata Sagrestia Vecchia per distinguerla
Brunelleschi
1421-1428
da quella che Michelangelo realizzerà un secolo
Biblioteca dopo, detta per questo Sagrestia Nuova [> p. 163], la
Laurenziana
Michelangelo cappella è la perfetta sintesi dell’architettura rina-
1519-1534
(piano superiore) scimentale per la sua razionale chiarezza [11.50].
È composta, infatti, da un vano cubico sormonta-
to da una cupola su pennacchi e affiancato da una
scarsella che ne ripete le geometrie [11.53]. Il picco-
Basilica
lo vano absidale ha una pianta quadrata il cui la-
Brunelleschi
1419-1461
to è un terzo del lato del vano maggiore. Ne con-
segue che il prospetto verso l’altare, dominato da
due grandi archi concentrici, è perfettamente tri-
partito [11.52].

Ó 11.48 Basilica di San


Lorenzo. Dettaglio di capitello
con il dado brunelleschiano.
Ò 11.49 Basilica di San
Lorenzo. Interno.

24 Capitolo 11 | Rinascimento
La copertura della sagrestia non è una sempli-
ce cupola semisferica, ma una volta a ombrello
composta da dodici vele. La scelta è soprattutto
funzionale: grazie alla conformazione concava,
ogni vela presenta alla base una porzione di mu-
ratura verticale in cui Brunelleschi ha aperto do-
dici oculi. Una sorta di tamburo fuso con la cupo-
la stessa [11.51].
La cupola della scarsella, invece, è una semi-
sfera decorata con la rappresentazione di un cie-
lo stellato. A differenza dei cieli stellati medie-
vali, come quello del Mausoleo di Galla Placi-
dia [Vol. 1], questo non è un disegno simbolico,
ma la reale raffigurazione astronomica di stel-
le e pianeti visti da Firenze nel luglio del 1442.
Scienza e arte, dunque, si intersecano abbando-
nando le astrazioni del passato.
Come nello Spedale degli Innocenti, ogni ele-
mento è disegnato nello spazio con la pietra sere-
na evidenziando in modo rigoroso le geometrie che
lo conformano. In pietra serena sono anche le lese-
ne corinzie che Brunelleschi modella con grande
libertà, piegandole negli angoli pur di rispettare la
simmetria di ogni parete. Nel 1428 la struttura è
completa. L’ultima aggiunta sono i quattro gran-
di medaglioni posti nei pennacchi e realizzati in
stucco policromo da Donatello [11.54].
Opere come questa hanno influenzato intere
generazioni di architetti. Lo stesso Michelangelo,
quando realizzerà sul lato opposto del transetto
un’altra sagrestia per i Medici [> p. 163], non potrà
fare a meno di riprendere il linguaggio essenzia-
le e rigoroso di Brunelleschi.
Quando la morte lo colse, il 15 aprile 1446, Fi-
lippo aveva iniziato da due anni il progetto del-
la Chiesa di Santo Spirito. Fu sepolto nel Duomo
di Firenze, ma la sua tomba fu ritrovata solo nel
1972, durante alcuni scavi nella cattedrale. Ó 11.50 Filippo Brunelleschi, Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, ca 1422-1428. Firenze. Interno.

Ó 11.54 Donatello, Resurrezione


di Drusiana, 1434-1443. Firenze,
Sagrestia Vecchia di San Lorenzo.

Ó 11.51 Cupole della sagrestia e della Ó Ö 11.52 e 11.53 Sezione e pianta della Sagrestia Vecchia
scarsella. di San Lorenzo.

La prima metà del Quattrocento 25

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