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Nome Cognome Classe

Pietro Vivarelli 1AS

Misura dell’allungamento di una molla.


Scopo esperimento:

Si vuole indagare il comportamento di una molla sotto trazione cercando di


stabilire una relazione quantitativa tra la causa (l’azione sulla molla) e l’effetto
(l’allungamento della stessa); come misura dell’azione della molla
consideriamo semplicemente il numero di corpi che si vanno ad agganciare ad
essa. Si cercherà la relazione tra le grandezze in gioco utilizzando anche la
rappresentazione grafica dei dati nel piano cartesiano.

Strumenti utilizzati:

L’apparato sperimentale era costituito da:


- due molle da laboratorio
- un metro con sensibilità = 0,1 cm
- una bilancia con sensibilità = 0.1 g
- un sostegno rigido per le molle
- vari pesi.

Descrizione:
Se si aggancia un peso ad una molla appesa verticalmente, la trazione dovuta al peso
fa allungare la molla e provoca la comparsa di una forza elastica di richiamo nella
molla che tende a riportarla alla sua condizione iniziale. L’estremo a cui è agganciato
il peso si mette a oscillare sotto l’azione opposta delle due forze. Le oscillazioni via
via diminuiscono e la molla si porta a un nuovo stato di equilibrio. Se il peso non è
troppo grande, cioè tale da deformare in modo permanente la molla, quando viene
sganciato la molla ritorna alla lunghezza iniziale. In questo caso si dice che si è entro i
limiti di elasticità della molla e c’è una legge importante che lega la forza applicata e
l’allungamento della molla.
Per indagare il comportamento di una molla sotto trazione, si sono utilizzate due
molle.
Si è sospesa la prima al sostegno rigido e se ne è misurata la lunghezza a riposo, cioè
senza nessun peso agganciato.
Successivamente si è misurata la massa del primo peso e lo si è appeso alla molla.
Quando questa ha smesso di oscillare, si è misurata la nuova lunghezza e
l’allungamento prodotto come differenza tra la nuova lunghezza e quella iniziale.
Nelle prove successive si è aumentato il numero dei pesi da appendere alla molla. Per
ridurre le incertezze di misura, le loro masse sono state misurate insieme.
Le prove sono state in tutto sette. Si è ripetuto lo stesso procedimento sperimentale
anche per la seconda molla.
Prelievo dei dati sperimentali:
Molla n .1

prova (L-L0) K=P/(L-Lo)


(g) (N) (cm) (cm) (N/cm) (N/cm
P1 50,2 (49 -3 14,2 0,2 33,0 -3
O,7 -3

P2 75,2 (737 -3 22,7 0,2 32,5 -3


0,3 -3

P3 100,3 (983 -3 30,5 0,2 32,2 -3


0,3 -3

P4 120,5 (1181 -3 37,1 0,2 31,8 -3


0,2 -3

P5 150,5 (1475 -3 46,2 0,2 31,9 -3


0,2 -3

P6 170,4 (1670 -3 52,5 0,2 31,8 -3


0,1 -3

P7 195,5 (1916 -3 59,9 0,2 32,0 -3


0,1 -3

Molla n. 2

prova (L-L0) K=P/(L-Lo)


g (N) (cm) (cm) (N/cm) (N/cm
P1 50,2 (492 -3 3,3 0,2 149 -3
9 -3

P2 75,2 (737 -3 4,9 0,2 150 -3


6 -3

P3 100,0 (980 -3 6,7 0,2 149 -3


5 -3

P4 125,2 (1227 -3 8,2 0,2 150 -3


5 -3

P5 165,9 (1626 -3 10,8 0,2 151 -3


3 -3

P6 216,1 (2118 -3 14,1 0,2 150 -3


2 -3

P7 356,6 (3495 -3 23,4 0,2 149 -3


1 -3

Si sono riportati i valori delle grandezze misurate in ciascuna delle sette prove
eseguite con ciascuna molla nelle tabelle “Molla n.1” e “Molla n. 2”, il cui
modello che ci è stato fornito in laboratorio (le prove corrispondono alle righe
delle tabelle mentre le colonne corrispondono alle grandezze misurate
direttamente o indirettamente nelle singole prove).

In particolare :
- nella prima colonna la massa (m ± ∆m) in g;
- nella terza colonna l’allungamento (L−Lo) in cm;
- nella quarta colonna l’errore assoluto dell’allungamento ∆(L−Lo) in cm.

le lunghezze a riposo delle due molle sono rispettivamente:


molla n.1: Lo = (12.0 ± 0.1) cm
molla n.2: Lo = (19.0 ± 0.1) cm
:
molla n.1: Lo = (12.0 ± 0.1) cm
molla n.2: Lo = (19.0 ± 0.1) cm

Elaborazione dei dati sperimentali e valutazione degli errori.


Si sono completate le tabelle con i valori calcolati, per ogni prova, delle altre
grandezze. In particolare:
- nella seconda colonna abbiamo riportato il peso (P±∆P) in N che abbiamo
ottenuto con le formule
P = m × 9.8 × 10¯³ N
∆P = ∆m × 9.8 × 10¯³ N
operando i necessari arrotondamenti;
- nella quinta colonna abbiamo riportato i valori della costante elastica della
molla, che abbiamo ottenuto con la formula:
k = P⁄(L − Lo) in (N/cm);
- nella sesta colonna abbiamo riportato l’errore assoluto ∆k di k, in (N/cm), che
abbiamo calcolato utilizzando le regole per la propagazione degli errori:
∆k = [(∆P/P) + ∆(L−Lo)/(L−Lo)] ⋄ k in (N/cm).
Abbiamo arrotondato i valori di k in base ai corrispondenti valori di ∆k.

Possiamo osservare che per entrambe le molle i valori di k ottenuti nelle singole
prove sono confrontabili entro gli errori e che quindi k è costante. Questo prova
che entro i limiti sperimentali P e (L − Lo) sono direttamente proporzionali.

Abbiamo calcolato il valore medio di k per ciascuna molla con la formula:


k = (∑kⅈ)⧸7 N/cm
e come incertezza abbiamo considerato la semidispersione:
∆k = (kmax - kmin)/2 N/cm.
I valori ottenuti sono i seguenti:
per la molla n.1: k = (32.2 ± 0.6) × 10¯³ N/cm
per la molla n.2: k = (150 ± 1) × 10¯³ N/cm

Per ciascuna molla abbiamo costruito un grafico con (L − Lo) in ascissa e P in


ordinata. La scala che abbiamo utilizzato non ha permesso di rappresentare sul
grafico le incertezze assolute delle misure, che rientrano perciò nelle dimensioni
dei punti rappresentati. Abbiamo ottenuto in entrambi i casi una retta passante
per l’origine, che conferma che tra le due grandezze esiste una proporzionalità
diretta.
Nei due grafici k è uguale alla pendenza (o coefficiente angolare) della retta: k =
P/(L-Lo).
I valori che abbiamo ricavato dai grafici sono:
per la molla n.1: k ≊ 32 × 10¯³ N/cm
per la molla n.2: k ≊150 × 10¯³ N/cm.
Non abbiamo attribuito un errore a tali valori perché non è stato possibile
tracciare le rette di pendenza massima e minima necessarie per valutarlo
graficamente. In ogni caso i valori ricavati dai grafici sono in in perfetto accordo
con i valori ottenuti in via algebrica.

Conclusioni:

L’esperimento ci ha permesso di verificare che, entro i limiti di elasticità della


molla, la relazione tra il peso e l’allungamento della molla è di proporzionalità
diretta.
In base ai valori delle costanti riportati nel paragrafo precedente le leggi
matematiche che legano le due grandezze possono essere espresso così:
per la molla1:
P= (32,2 x 10¯³ ) x (L−Lo) con P in N e (L—Lo) in cm;

per la molla 2:
P= (150 x 10¯³ ) x (L−Lo) con P in N e (L—Lo) in cm,

e possono essere utilizzate negli intervalli sperimentali presi in esame. Negli


stessi intervalli le due rette possono essere prese come rette di taratura delle due
molle.

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