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L’OMBRA E LA GRAZIA.
I METAXÙ DI SIMONE WEIL
Pensiamo per un sol secondo alla parte più oscura, caotica, indistinta,
mescolata della materia, al dionisiaco, alla Nύξ più lunga che possa
esistere, alla pesantezza dei corpi che si oppone manicheisticamente
alla parte più chiara, iridescente, formata, apollinea, alla lievità del
giorno più pacifico, serafico che possa esservi. Secondo la Teogonia di
Esiodo la Notte aveva generato tre figli (ed altri): i primi due Αἰθήρ ed
Ἡμερα , ovvero la luce e il giorno, contrapposti a θάνατος, la morte.
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Ci esorta all’agonia che è “la suprema notte oscura, della quale anche i
perfetti hanno bisogno per l’assoluta purezza. Per questo meglio che sia
amara” (Weil, 2011).
Riferimenti
Weil, Simone. 2011. L’ombra e la grazia (1940-42). Milano: Bompiani.
DOI 10.17605/OSF.IO/9EUB8
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