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La verniciatura degli strumenti musicali

A cura di Davide Castellaro

PARTE I

Iniziamo questo breve viaggio nel mondo delle vernici per gli strumenti musicali indicando
quali tipi di vernice esistono in commercio e i loro solventi.
Esistono tre tipi di vernici che si differenziano nel modo in cui essiccano: per evaporazione
per reazione chimica e per fusione.
Del primo tipo fanno parte tutte le vernici della liuteria più tradizionale come le lacche e le
vernici ad oli essenziali siccativi (lino, noce, lavanda ecc.) e alcuni di quei prodotti che possono
essere usati con la pistola ad aerografo come la nitrocellulosa che viene usata nelle finiture
delle chitarre fin dal 1920.
Le vernici di questo gruppo sono solide e si dissolvono completamente nel loro solvente.
A contatto con l’aria il solvente evapora e le resine ritornano al loro stato originale formando
un unico film; sono tuttavia sensibili al loro proprio solvente, anche una volta essiccate, in
quanto le molecole che le compongono sono solo, per così dire, “incollate” e non fuse insieme.
Le vernici di questo tipo si applicano con facilità, asciugano in fretta e si lucidano a specchio;
inoltre sono di facile “riparabilità” poiché si ri-dissolvono non lasciando margini netti intorno al
restauro.

La nitrocellulosa:

Questo prodotto è uno standard sia per la verniciatura dei mobili sia per quella degli strumenti
musicali; è la finitura che dà meno problemi e, una volta raggiunta una certa padronanza
tecnica nell’utilizzo, è possibile applicare lo stesso procedimento di stesura ad altri prodotti,
che sono molto simili.
Esistono in commercio, nel nostro Paese, diversi prodotti denominati NITROCELLULOSA :
• La vernice brillante nitrocellulosa (tipo Akzo Nobel Brianzola) : è un prodotto
brillante da usare con cotone (tampone) o pennello per restauro, cornici, intagli e
come surrogato della gomma lacca nella finitura degli strumenti musicali.
Si diluisce con alcool a 94°.
• La vernice nitrocellulosa propriamente detta (tipo Max Mayer, Sayerlak, Duco ecc.)
Presenta una finitura brillante, resistente, altamente lucidabile; ha bisogno di
essere applicata diverse volte per raggiungere uno spessore sufficiente e si diluisce
con diluente nitro, possibilmente antinebbia.
La “nebbia” è un fenomeno per cui la superficie trattata invece di trasparente, si
presenta opaca e traslucida.
• La vernice Nitrosintetica : di carattere simile a quella sopraccitata, è più morbida e
spessa; necessita quindi di meno applicazioni ed evita il fenomeno del “crackle”
tipico delle vernici troppo dure, assecondando il legno nei suoi piccoli assestamenti.

Vantaggi della nitrocellulosa:


1. è relativamente semplice da usare
2. è diffusa e quindi di facile reperibilità
3. essicca rapidamente
4. si lucida con semplicità
5. presenta caratteristiche acustiche superiori
Svantaggi della nitrocellulosa:
1. Il solvente è molto volatile e la stanza dove viene applicata la vernice
necessita di un buon ricircolo dell’aria.
2. è reattiva, anche dopo essersi essiccata, al suo solvente
3. non ha una resa (intesa come ammontare di superficie verniciata per
prodotto utilizzato) molto elevata
4. non è dura come altri prodotti simili (poliuretanico)

Preparazione del legno:

La superficie da verniciare deve essere preventivamente preparata per poter


ottenere un risultato di ottima qualità.
Innanzitutto è necessario distinguere e dividere la preparazione per i vari tipi di
legno poiché ciascuno necessita di “preparazioni” differenti :

• legno poroso: palissandro, mogano, frassino, walnut (noce) ecc.


• legno non poroso: acero, ontano, tiglio, ebano ecc.

Dopo una levigatura con carta vetrata di grana da 150 a 320 inumidendo leggermente il
legno tra un passaggio e l’altro per ottenere una superficie più levigata, si deve decidere
se colorare il legno oppure lasciarlo naturale.
Per la coloritura si potranno adoperare coloranti naturali, aniline ad acqua o ad alcool,
oppure altri tipi di colorante.
A questo punto il legno deve venire “riempito” per eliminare la porosità (parliamo sempre
di finiture lucide): questo è il reale problema!
Esistono in commercio diversi prodotti dedicati chiamati “turapori” ma nessuno di questi
mi ha mai soddisfatto a pieno.

Turapori alla nitrocellulosa

Questo prodotto è viscoso e traslucido e si ottiene dall’aggiunta di paraffina o


altro lubrificante alla nitro trasparente per renderla carteggiabile con maggiore
facilità.
Solitamente ha bisogno di essere diluita; il mio consiglio è di iniziare con mani
molto diluite (50/60%) e già colorate (se si vuole tingere il legno) per poi
portare a termine il lavoro con stesure meno diluite (20/30%).
Le applicazioni saranno differenti a seconda del tipo di legno, comunque mai
meno di due; per due applicazioni intendo almeno tre mani per volta a distanza
di circa mezz’ora una dall’altra e poi lasciata riposare per una notte e
carteggiata.
Il turapori alla nitro ha il grande vantaggio di creare una superficie liscia in
poco tempo, impedendo alla vernice (alla nitro) di filtrare interamente nei pori
del legno. Ricordate, comunque, che troppo “fondo” indebolisce l’adesione della
finitura e che la sua durezza, diversa da quella della finitura vera e propria, può
provocare delle leggerissime “spaccature” – sempre poco desiderabili in un
lavoro come questo.

Vantaggi del turapori nitro


1. è semplice da applicare e da carteggiare
2. asciuga (essicca) rapidamente
Svantaggi
1. il lubrificante non migliora l’adesione della finitura
2. è più morbido e meno trasparente della finitura e modifica la risonanza
finale del legno dello strumento.

Turapori vinilico

Non conosco l’esistenza in commercio nel nostro paese di un simile prodotto


ma, a giudicare dal fatto che anche Martin lo usa per i suoi strumenti, negli
USA è diffuso e commercializzato.
Dovrebbe trattarsi di una lacca modificata con l’aggiunta di parti viniliche per
aumentarne la resistenza e l’impermeabilità.
Questo tipo di fondo blocca la tendenza, propria di alcune essenze di legno
come il palissandro, padouk ecc., a perdere il loro colore quando vengono
verniciate (macchiando il binding!).

Vantaggi del turapori vinilico


1. garantisce una buona adesione alla finitura
2. è piuttosto resistente
3. è più trasparente del fondo nitro
4. si tinge bene
5. si carteggia ottimamente
Svantaggi
1. ha la tendenza a far affiorare le sostanze oleose presenti nel legno
aumentando l’eventuale “craterizzazione” della finitura.
2. risulta leggermente spesso

Turapori naturale

Questo prodotto è usato fin dai tempi di Stradivari e, secondo la mia opinione,
è il migliore.
Si ottiene facendo sciogliere in acqua a 70° il 25/30% di colla animale,
reperibile nella maggior parte dei negozi di ferramenta.
Penetra molto se applicato tiepido e cristallizza velocemente; tiene su la
maggior parte delle finiture e, se usato in congiunzione con il fondo nitro,
risulta veloce ed efficace.
Si colora con anilina ad acqua o con colori naturali, e con l’aggiunta di alcune
gocce di formaldeide diventa impermeabile e irreversibile.

Vantaggi
1. si reperisce facilmente
2. si stende con facilità
3. non è tossica e si diluisce con acqua
4. non rovina il suono dello strumento
Svantaggi
1. dovendosi applicare a caldo tende a far muovere il legno
2. senza l’aggiunta della formaldeide tende a sciogliersi con il calore
3. non si carteggia altrettanto bene come i turapori chimici e deve essere
usato in congiunzione con questi per facilitare il procedimento.
La verniciatura degli strumenti musicali

PARTE II

La finitura satinata

Per finitura satinata s’intende una vernice opaca o comunque non lucida, e setosa al tatto;
si trova in commercio a base di solventi di tutti i tipi in quanto si ottiene dalla miscela della
vernice lucida con agenti smorzanti (ad esempio, nel caso della vernice poliuretanica, la
paraffina ).
Si può altresì ottenere in modo meccanico, agendo sulla vernice lucida con della lana di ferro
molto sottile (000) o, molto meglio a parer mio, con della semplice carta da carrozziere di
grana fine (1200-1500) accompagnata con acqua e sapone di Marsiglia per evitare di rigare la
superficie. A questo proposito volevo anticipavi un trucchetto interessante, che mi è stato
tramandato dalla persona che mi ha insegnato a verniciare, Giuliano Maino (che conosce tutti i
trucchi della nitro vintage essendo anch’egli “vintage”!): la carta abrasiva deve venire lasciata
nell’acqua tiepida per alcuni minuti prima di essere utilizzata e venire accompagnata sempre
da sapone di Marsiglia; quest’ ultimo deve essere rimosso pian piano con una spugnetta e
asciugato accuratamente con una pelle di daino – il risultato è assicurato!
Questo tipo di finitura presenta alcuni vantaggi :
1. non si deve carteggiare (se si usa una finitura satinata)
2. è scorrevole per parti come il manico o zone di attrito
3. non si deve lucidare
4. si può fare anche “a poro aperto”, risparmiando mani e mal di testa
ma anche i rispettivi svantaggi:
1. non potendosi carteggiare l’ultima mano deve essere praticamente perfetta e
assente da pulviscolo
2. le zone di attrito verranno ben presto lucidate dall’ attrito stesso
3. non potendosi lucidare è di difficile “riparabilità”
4. il “poro aperto” non sempre viene apprezzato e rende il legno più igroscopico
A voi la scelta.

La finitura acrilica

La finitura acrilica ha sostituito alla fine degli anni 50’ la nitrocellulosa nell’industria
automobilistica.
Si presenta di facile stesura e, spesso, catalizzata; in alcuni casi può risolvere i problemi
nel restauro di certi colori vintage dove la nitro non è utilizzabile.
Non ho personalmente un’esperienza molto estesa nell’uso dell’acrilico:
ho utilizzato la finitura lucida catalizzata della Akzo Nobel (tipo Ms) una decina di volte in
passato; l’ho trovata molto semplice all’utilizzo (se muniti di un cilindro graduato per le
soluzioni di catalizzatore e solvente) di un brillante notevole e di una pasta interessante.
Non ho approfondito l’uso della medesima a causa dei costi elevati del prodotto
(sicuramente supportati da una qualità notevole) e dell’essiccazione non proprio rapida
(24h) che provoca – se non si possiedono camere completamente stagne- il deposito di
pulviscolo profondo di difficile rimozione.

La gomma lacca

E’ una vernice naturale ricavata dai bozzoli di alcune coccinelle, viene usata da sempre
nella liuteria classica e nel restauro perchè non interagisce con oli e siliconi, si può
applicare a tampone, pennello o aerografo e usa come solvente l’alcool (94° min).
Poco inquinante, inodore e di semplice reperibilità, alcuni liutai la trovano ottima come
fondo per la nitro (di questo non posseggo una documentazione, ma effettuerò delle prove
prima possibile e vi farò sapere).
In commercio esistono diversi tipi di gomma lacca a seconda del taglio e della purezza.
1. gomma lacca siedlack: la più pura, è sotto forma di blocchi e deve essere triturata e
lasciata decantare per almeno un mese prima di essere utilizzata.
2. la gomma lacca in scaglie: a seconda del colore si divide in lemon, orange, rossa e
rubino; si scioglie sul momento ma è meglio farla decantare per almeno un giorno
3. la gomma lacca decerata: in versione bianca (trasparente) e sole (ambra chiara)

I metodi di stesura non cambiano di molto tranne che per la gomma lacca decerata la
quale, essendo molto dura e priva di sostanze “scivolose” risulta un poco più ardua da
stendere sia a tampone che a pennello.

Per quello che riguarda la diluizione gli americani dicono “1 pound di scaglie in un gallone
di alcool”…. Potrebbe anche andare: il mio consiglio e di partire con una soluzione più
viscosa e man mano invertire le proporzioni di alcool e lacca arrivando nella finitura ad
avere quasi esclusivamente alcool nel tampone.
Il tampone, composto da un batuffolo di cotone o lanetta, racchiuso in una pezzuola di
lino, deve essere imbevuto di soluzione e accompagnato con dell’olio di vaselina o, ancora
meglio, di teack meno “unto” e più semplice da essere rimosso a lavoro ultimato.
Il tampone deve muovesi in senso circolare sempre nello stesso verso e facendo attenzione
a non soffermarsi troppo sullo stesso punto per non “bruciare” la vernice (termine usato
per indicare che il tampone rimuove la vernice sottostante restituendo una superficie
butterata e craterizzata. Se questo dovesse accadere niente panico: aspettate un paio
d’ore, carteggiate con carta ad acqua grana 800 e ripassate il tutto, sarà nuovamente
perfetto!).
Tra una applicazione e l’altra dovrà passare almeno un’ora e non dovranno essere date
moltissime mani in un giorno, per evitare le bruciature.
Il “french polishing” è un ottimo modo per finire uno strumento: lo spessore è
contenutissimo, la risonanza massima e la riparabilità eccellente; di contro si consuma
molto rapidamente e necessita di frequenti riprese di vernice, è poco resistente ai graffi e
tende a fondere a temperature non elevatissime.

Ci vediamo presto con l’articolo relativo agli oli da finitura e alle vernici ad olio.

Davide Castellaro - The Utopia Custom Shop

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