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n° 101

Bimestrale - Anno XVI

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Bimestrale
Giugno - Luglio 2018

Soggetto Scala Pag.


Eurocopter HH65 A Dolphin di Alessandro Bertolotti 1/48 6 montaggio
Ah-1Z Viper di Kamil Feliks Sztarbala 1/48 14 montaggio
Bell UH-1C Huey, 174th AHC di Claudio De Bellis 1/35 24 montaggio
Sikorsky HO-3S di Sebastiano Tringali 1/48 32 montaggio
Li chiamavano ELICOTTERI di Enzo Maio 40 storia
HSS-1 on USS Corporal di Andrea Paternieri 1/48 48 montaggio
Mil Mi-24 Hind-D di Alessandro Bruschi 1/72 58 montaggio

Rubriche
Scatole 64

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CHOPPER
Ho svolto il servizio militare come radarista in una sezione di artiglieria contraerea leggera armata con i cannoni Bofors 40/70.
Il mio compito era quello di scovare e distruggere i banditi prima che potessero ricambiare il favore... Ma se mi risultava possibi-
le individuare in tempo utile e quindi far abbattere i velivoli ad ala fissa in quanto non potevano nascondersi dietro una nuvo-
la, ben altra faccenda erano gli apparecchi ad ala rotante.
Questi ultimi, sfruttando le loro caratteristiche di volo, erano soliti nascondersi ai miei occhi e a quelli del radar semplicemente
volando bassi, sfruttando la conformazione del terreno come ad esempio colline e filari di alberi; bastavano tre abitazioni e chi
li scovava più… Ricordo che udivo il loro classico flappeggio ma non riuscivo a individuarli in tempo, di colpo guadagnavano
quota e io ero carne da macello.
Non sopportando la classica naia da caserma partecipavo sempre a esercitazioni e scuole di tiro, francamente mi divertivo un
sacco. E poi osservare aerei ed elicotteri nel loro ambiente naturale era ed è sempre per me fonte di gioia. Ricordo le scuole di tiro
aventi come "nemico" l'Aviazione Leggera dell'Esercito, appunto con gli elicotteri. Il mio rapporto di amore e odio con questi veli-
voli è nato in quell'anno.
L'elicottero è nato disarmonico e strutturalmente complesso perché "paga" le prestazioni che gli si chiedono: di essere più pesante
dell'aria e di essere capace di rimanere immobile, librato nello spazio; di sollevarsi e scendere verticalmente e nello stesso tempo
di spostarsi orizzontalmente. Si chiede molto all'elicottero, come a nessuna altra macchina volante, è quindi inevitabile che sia
complicato, costoso, delicato e che rimanga così ancora per molti anni.
È nato come giocattolo nel 1784 in Francia, costruito da due artigiani, Launey e Bienvenu, per far divertire i due figli di Maria
Antonietta; si trattava di un piccolo meccanismo costituito da due elichette quadripale fatte con penne d'uccello applicate alle
estremità di un alberino, sul quale si attorcigliavano due cavetti che tendevano una molla a balestra. Distendendosi, la molla
faceva ruotare le eliche per pochi secondi, quanto bastava per far frullare il giocattolo nell'aria per qualche metro. E i due bim-
betti erano tutti contenti...
Il giocattolo è cresciuto poco a poco e il 24 agosto 1907, a Douai in Francia, un uomo venne sollevato per circa 60 cm dalla rota-
zione di quattro sistemi di rotori mossi da un motore a benzina. Per quanto il marchingegno fosse assolutamente incontrollabi-
le, fu la prima volta che un mezzo più pesante dell'aria sollevava verticalmente un essere umano. Per la cronaca si trattava del
Gyroplane No.1 costruito da Louis e Jacques Breguet, con un peso al decollo di circa 500 kg.
Fu un Mil Mi-24D Monogram 1/48 totalmente reinciso a donarmi il mio primissimo e luccicante trofeo a un concorso modelli-
stico, un argento.
In seguito ho realizzato altri modelli di elicottero e ho avuto la fortuna di ottenere sempre riconoscimenti, ma se e solo se il mio
amico Cesare Pigliapoco non era presente.
Vi esorto a costruire elicotteri, affascinanti macchine volanti.
Buona lettura e buon modellismo.
Gianni Cassi "seek and destroy"
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Eurocopter HH 65 A

L'EUROCOPTER HH 65 DOLPHIN É UNA VARIANTE DELL'EUROCOPTER AS 365 DAUPHIN


UTILIZZATO DALLA GUARDIA COSTIERA DEGLI STATI UNITI COME ELICOTTERO DI SAL-
VATAGGIO AEREO E RECUPERO A CORTO RAGGIO, SOSTITUENDO IL SIKORSKY HH 52A.
TRA GLI IMPIEGHI PREVISTI VI SONO IL PATTUGLIAMENTO COSTIERO, LA LOTTA AL
TRAFFICO ILLEGALE DELLA DROGA, IL CONTROLLO DELL'INQUINAMENTO E OVVIA-
MENTE LE MISSIONI DI RICERCA E SOCCORSO.

di Alessandro Bertolotti

AMB BRESCIA

1/48 TRuMpETER

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MODIFICHE FuSOLIERA
Montaggio
Al primo sguardo il kit si presenta
bene, sembrerebbe che con qual-
che fotoinciso esca un ottimo
modello e invece guardandolo
bene si rivelano necessari diversi
interventi. Con l’incisore rimarco
la pannelatura e correggo la zona
dei gonfiabili d'emergenza anterio-
ri. Corrego la forma del pannello
vicino alla portiera sulla fusoliera
sinistra. Ho rimosso la guida della
portiera sul lato sinistro.
Ho tagliato le portiere lato destro
e sinistro. I trasparenti sembrano
quelli di un giocattolo e necessita-
no di un lavoro di assottigliamen-
to e lucidatura. La finestratura
sulla fusoliera di destra va corret-
ta nella forma. Mancano i gonfiabi-
li di emergenza, che bisogna rico-
struire con stucco Tamiya per i
posteriori, nastro carta Tamiya e
colla cianoacrilata per gli anteriori.

SKYMODEL 101/18 7
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ABITACOLO

L'abitacolo del kit è praticamente


inesistente, c'è da rabboccarsi le
maniche e ricostruirlo quasi da
zero; fortunatamente Eduard ha in
catalogo un fotoinciso che dà un
buon aiuto, soprattutto per la
cabina di pilotaggio. La zona di
carico è da ricostruire, la struttura
portante l'ho fatta in plasticard e
ho aggiunto la strumentazione
ottenuta da lamierino e plasticard.
I seggiolini li ho rifatti perché
quelli forniti sono poco realistici;
la struttura è in plastica e l’imbot-
titura è in stucco bicomponente.
Ho adoperato prodotti Tamiya e
Andrea Miniatures, ultimando il
lavoro con accessori in fotoinci-
sione e autocosturiti.
A questo punto la zona di carico è
vuota, per dare un senso di vissu-
to ho aggiunto l'equipaggiamento,
quasi tutto autocostruito. Le
imbottiture sono in stucco Tamiya
e le cinture in alluminio recupera-
to dai soldi di cioccolato.

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Sulla base del Mr.Surfacer 1200


diluito con acetone e dato ad aero-
grafo ho dato il NATO Black
Tamiya, poi il Gunze H 306 per
tutte le zone grigie e quindi ho rifi-
nito a pennello con il nero opaco
Vallejo.
La cabina di pilotaggio è totalmen-
te nera, per far risaltare i dettagli
ho dipinto le zone più in ombra
con un nero lucido Vallejo e quelle
più in luce con nero opaco corretto con carne dorata. Con bianco e rosso pitturiamo i pulsanti e i comandi.
Con la stessa tecnica ho dipinto il cruscotto; per la strumentazione ho fustellato i quadranti delle decal con il
punch & die, mentre i vetrini sono gocce di Synthaglass Toffano.
Per i seggiolini ho dato un fondo di base in nero, poi ad aerografo ho spruzzato XF14 sulle zone in grigio del-
l'imbottitura, ho ripassato tutti i contorni in nero a pennello e preparato una tavolozza dove posizionare tutti i
colori principali, con tonalità in luce e in ombra.
Ho pitturato il seggiolino con i colori di base: verde per l'imbottitura, nero le cinture, poi ho aggiunto le
ombre e le luci; per le parti metalliche ho usato i prodotti Citadel.
Durante la verniciatura l'interno mi sembrava ancora vuoto; ho quindi aggiunto le borse dell'equipaggio e
una cassa; gli equipaggiamenti sono in colori molto visibili, per dare l’idea del mezzo di soccorso.

COLORAZIONE INTERNI
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ASSEMBLAGGIO
Il trasparente anteriore ha ricevuto dall’interno
una velatura di Smoke H95 Gunze e verde H94
Gunze, per riprodurre la caratteristica
finitura verde.
Ho mascherato col nastro Tamiya i trasparenti e
ho dato il nero opaco sui montanti.
Una volta incollati ho usato lo stucco True Earth,
che essendo all'acqua non rischia
di rovinare la trasparenza.
Ora posso incollare le due semifusoliere e in
seguito stuccare la giuntura.
La zona inferiore va dettagliata con del plasti-
card; il vano carrello anteriore ha una forma sba-
gliata, i vani carrello posteriori sono stati detta-
gliati con plasticard e filo di rame.
Ho dovuto ritagliare i cofani motore e dettagliare
il loro interno.
Dopo la mascheratura ho spruzzato il primer
Mr.Surfacer 1200 diluito e poi il primer bianco
Tamiya usato come fondo.

Il rotore è stato ulteriormente dettagliato con l'aiuto del foglio


fotoinciso Eduard e piccoli pezzi ricostruiti.
Le pale sono in XF69 NATO Black Tamiya e per la zona in
metallo ho usato un Dark Alluminium Alclad. Il mozzo è grigio
H308 Gunze, il carter è bianco lucido H1 Gunze.

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COLORAZIONE
Montaggio

Ho dato il bianco H1 Gloss White della


Gunze, poi con l'aiuto di mascherature ho
pitturato il rosso Red Marder H86 Gunze;
la fascia sulla coda è di un rosso più
scuro e ho utilizzato l’X7 Tamiya, le stri-
sce azzurre sono in X14 Sky Blue.
L'invecchiamento è molto leggero, otte-
nuto con qualche lavaggio con il Blue Dirt
della Mig.
Una volta lucidato il tutto, si applicano le
decal coi prodotti Microscale e poi ho
dato una finitura tipo carrozzeria.

Maschero il modello con il nastro carta Tamiya stando


attento a non lasciare zone scoperte, poi spruzzo
il primer Mr Surfacer 1200 diluito con acetone per unifica-
re la finitura. Quindi passo il primer bianco Tamiya,
che essendo dello stesso colore dell'elicottero va bene
come fondo. Il primo colore è il bianco H 1 Gloss White
Gunze dato su tutto il modello, poi sono passato al rosso
con il Red Marder H 86 Gunze.

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DIORAMA

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Montaggio

La scena rappresenta un atterraggio vicino alla costa del lago Michigan durante un operazione di ricerca.
Con il polistirolo si dà la forma al terreno.
Con corteccia di sughero si crea la zona rocciosa; per il terreno ho utilizzato un impasto di colla vinilica,
gesso, polvere di marmo e pietruzze di varie dimensioni.
Il terreno è stato pitturato con dei marroni Tamiya ad aerografo, poi col dry-brush ocra ho fatto risaltare le
zone in rilievo. Il fondo del lago è in vari toni di nero e verde smeraldo.
L’asfalto è stato riprodotto con il Texture Paint Tamiya, l’erbetta è quella ferroviaria.
Si crea una zona sigillata e poi si cola lo Still Water Vallejo in tre passaggi.
Finisco l'ambientazione aggiungendo altra vegetazione e un guardrail autocostruito in plasticard.
I figurini sono tutti in 3D: fotografo ed equipaggio dell'HH65 sono Redoak e la ragazza è della Maim; sono
stati tutti dipinti con i colori Valleio.

Ringraziamenti
Ad Andrea Paternieri e Alessandro Bruschi per avermi fatto partecipe di questo Speciale, poi ringrazio l'ami-
co Mirko Paglia per le dritte che mi ha fornito la realizzazione del diorama.

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L’elicottero d’attacco Bell AH-1Z Viper è


la variante finale della famiglia dei cobra
“gemelli”, sviluppata per l’US Marine
Corps. Le principale differenze tra gli
‘Zulu Cobra’ e il predecessore AH-1W
sono il rotore quadripala, l’uso di
materiali compositi, le alette ridise-
gnate, la trasmissione migliorata,
un nuovo sistema di puntamento
e ovviamente la doppia motorizzazione. L’AH-1Z ebbe il bat-
tesimo nel 2000, diventando Combat-Ready nel 2010.

di Kamil Feliks Sztarbała

1/48 KITTY HAWK

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DEL 100/18
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Montaggio

Grazie alle canne in metallo torni-


to il cannone a canne rotanti
M197 ha una resa eccezionale.

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La fusoliera è divisa in un grande


numero di parti; per verificare gli
incastri conviene effettuare un
montaggio a secco, con l’aiuto di
nastro Tamiya. Il cockpit è suffi-
cientemente dettagliato, le imbra-
gature fotoincise completano i
seggiolini.
I diversi sottoinsiemi non sono
stati incollati assieme, in modo da
facilitare la colorazione.

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Montaggio

Il cockpit ha ricevuto un fondo di Mr.Color C8 Silver, mentre il pavimento è in


Mr.Color C308 FS36375 Gray. Una volta mascherato il lavoro completato, ho dipinto
il resto con l’XF-1 nero Tamiya. I dettagli sono stati evidenziati con una miscela della base e Mr.Color C334
Barley Gray.

Le prese d’aria del motore richiedono un intervento di rimozione dei segni degli estrattori. Alcune griglie for-
nite in fotoincisione dovrebbero essere poste sopra alle parti in plastica, meglio praticare l’apertura e sosti-
tuire per maggior realismo. Ho ricostruito almeno un abbozzo di strumentazione interna, giusto per non
lasciare il vuoto dietro alle prese d’aria della fusoliera.

L’aspetto metallico delle pale


delle turbine è stato ottenuto con
il Chrome Polishing Powder Uschi
van der Rosten.

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Una volta incollate le semifusoliere ho lavorato sugli scarichi, che sono


stati migliorati con delle palpebre in plasticard. Nel frattempo ho
aggiunto la trasmissione del rotore di coda perlomeno in abbozzo, poi-
ché qualcosa si sarebbe visto dalle prese d’aria.
Lo scarico dell’APU dietro al pilone del rotore è stato affinato e assotti-
gliato.

Le pale del rotore sono state


fissate su un piatto rotante per
un incollaggio perfettamente
in squadra.
La finitura a specchio del visore
è stata ottenuta sfregando
all’interno il pigmento Chrome
Polishing Powder. La zavorra
rappresentata da una pallina di
acciaio va posta all’interno.

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Montaggio

Si preparano altri elementi: il sup-


porto del sensore va svuotato con
la fresa, il rotore di coda riceve un
poco di dettaglio.

La torretta è aperta inferiormente, ho quindi dovuto ricostruire il corpo del cannone da 20 mm con plasticard
e materiale vario. Le canne sono state rimpiazzate con elementi in metallo tornito Master AM.

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Prima cosa: dipingere esternamente di nero i montanti del tettuccio affinché questo colore sia visibile dall’in-
terno. Segue una mano generale di Mr.Color C159 Super Silver e una preombreggiatura scurendo le pannella-
ture e certi dettagli con il Mr.Color C40 German Gray diluito. Alcune rivettature vengono riprese con il
Mr.Hobby H52 Olive Drab (1), evitando simmetrie e zone troppo scure. Segue una mano diluita di Mr.Color
C308 FS36375 Gray. Per creare luci si aggiunge Mr.Color C69 Offwhite, spruzzando meandri e zone chiare
sulla base anche delle foto reali.

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Montaggio

L’effetto viene attenuato con una velatura del colore di base puro. Lo stacco tra i due grigi della mime-
tica si crea con nastro Tamiya e salsicciotti di Blue Tack. Poi si passano diverse velature di Mr.Color
C337 FS35237 Grayish Blue. Si scolora con il Mr.Color C316 FS17875 White e si smorza il contra-
sto con una nuova velatura di Mr.Color C337 FS35237 Grayish Blue. I rimasugli di colla del Blue
Tack vengono rimossi con il white spirit e poi si dà il trasparente semilucido Mr.Top Coat
Semi-gloss Varnish prima di passare alle decal.

Il tocco finale è dato dagli elementi in metallo naturale dipinti con il Mr.Color Super
Metallic SM04 Super Stainless.

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Il lavaggio altro non è che la fase finale della verniciatura perché serve ad accentuare le ombre e i recessi,
presenti anche sul mezzo intonso. Chiaramente, aumentando le dosi serve anche per le sporcature, soprat-
tutto se si lavora su superfici opache che trattengono il pigmento. Si inumidiscono le zone con il white spirit
e poi si applica l’Ammo MIG-1602 PLW Deep Grey con un pennellino, per accentuare pannellature e recessi.
Grazie al diluente si ha un buon controllo anche sulle superfici piane, dove si creano chiazze e colature. Con
l’AK Engine Grime si accentuano le zone attorno ai portelli.
Per creare le tracce dei fumi ho miscelato AK Engine Grime con Fuel Stains e Light Rust Wash, diluendo con
il white spirit, creando effetti molto interessanti sulle zone sporche.

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Montaggio

Gli scarichi sono stati


spruzzati con l’AK Wash
for NATO Camo
Vehicles, che ha una
finitura opaca. Si può
aggiungere AK Light
Dust Deposit, che
è un misto di
smalti e pig-
menti e va
molto diluito.
Le luci sono state dipinte a pennello con gocce di
colori trasparenti lucidi della serie Ammo MiG
Crystal Colors.

L’armamento è stato trattato con un lavaggio AK


Dark Brown Wash: poiché è di colore Olive
Drab, occorreva qualcosa di molto scuro.

Il cannone è stato trattato con AK


Wash for NATO Camo Vehicles e
quindi AK Engine Grime.

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174 AHC th di Claudio de Bellis

Vietnam 1971 1/35 MRC

L’elicottero Bell UH-1 è una delle icone più rappresentative della forza militare ameri-
cana nel conflitto del Vietnam. Utilizzato largamente nella versione D per l’infiltrazio-
ne e il successivo recupero delle truppe sui campi di battaglia, ha trovato impiego
anche in qualità di gunship nella versione C (più corta e leggera della D) quale piat-
taforma di tiro in attesa dell’entrata in servizio del Cobra Ah-1 G, per il quale ha anche
testato e sviluppato sul campo i sistemi d’arma.

La versione C, rispetto alla preceden- coda più lunga ed elevatori più gran- sul modello realizzato, che riproduce
te B, annoverava il nuovo e più per- di, un nuovo filtro dell’aria (necessa- un UH-1C del 174th AHC (Assault
formante propulsore monoturbina rio vista la zona di utilizzo) e un ser- Helicopter Company) “Shark” basato
T53 L-9 (necessario per contrastare batoio carburante maggiorato. Questi in Vietnam nel marzo del 1971.
l’aumento di peso), pale maggiorate, ultimi due elementi sono ben visibili

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Montaggio
IL KIT
Si tratta del vecchio MRC in scala
1/35 dei primi anni Novanta. Sono
state aggiunte le fotoincisioni Eduard
(Big-Ed), alcune decal della Werner’s
Wing per gli stencil in quanto gli origi-
nali sono per lo più inutilizzabili, le
canne tornite per le mitragliatrici
M134 e soprattutto tanto scratchbuilt
con plasticard con l’uso dell’imman-
cabile plotter da taglio.
Il kit risente il peso dell’età, per cui
Per la realizzazione degli interni mi sono procurato il set dedicato della
sono state necessarie parecchie
Eduard (contenuto nel pack Big-Ed). Per prima cosa ho provveduto a
modifiche per renderlo più appetibile.
Il progetto prevede la rappresenta- dare una trama ai cuscini sui sedili dei piloti, utilizzando del comune
zione del propulsore a vista (per cui è nastro medico. Si applicano quindi le svariate fotoincisioni fissandole
necessario separare tre cofani moto- con colla cianoacrilica e si provvede a ricostruire in plasticard piccoli
re su quattro dallo stampo), l’apertu- dettagli. Il plotter da taglio, utilizzato con un programma per disegno
ra del vano sul muso nel quale è CAD molto basilare, permette di risparmiare tempo e di ottenere pezzi
stato inserito l’impianto radio comple- identici e precisi.
tamente autocostruito (in alternativa L’imbottitura dei sedili è stata ricreata con nastro medico. Vengono appli-
al cannone M-5 previsto nel kit ) e l’a- cate le varie fotoincisioni.
sportazione dei carter posteriori a La panca posteriore è stata ricostruita in plasticard quale alternativa
protezione della trasmissione cauda- all’originale, che presenta anche le sedute in stoffa. Le cinghie di ritenu-
le. Gli sportelli dei piloti e i portelloni ta della cassa di munizioni sono state realizzate con nastro Tamiya.
scorrevoli sono invece forniti già La parte anteriore, che sarà ben visibile una volta asportato il cofano,
separati. serve a ospitare l’impianto radio che sarà installato al posto del cannone
previsto dal kit. I pezzi in plasti-
card sono stati progettati al CAD e
tagliati con il plotter.
L’impianto radio è stato ricostruito
con plastica e fotoincisioni di
recupero.

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Con una sagoma di nastro si può


ottenere un modello piano dal
quale ricavare le misure e ottenere
così pezzi precisi da tagliare al plot-
ter. La palpebra è stata completa-
mente ricostruita in plasticard in
quanto l’originale, per motivi sco-
nosciuti, non si posizionava corret-
tamente. Anche la parte posteriore
del cruscotto è stata dettagliata e
verrà in seguito cablata.

La plancia strumenti sul cielo della carlinga. Sono stati ricostruiti gli
spinotti per collegare i caschi alla radio e le luci rosse tattiche not-
turne.
Il cockpit è stato colorato con grigio Gunze H57 e i quadranti in nero
opaco. Dopo una mano di lucido si
aggiungono le etichette, recuperate
tra le decal di avanzo.
La panca posteriore priva di cinture e Sono stati aggiunti vari cablaggi
sedute permette di evidenziare la pre- elettrici realizzati in filo di stagno da
senza della cassa munizioni delle 0,2 mm, dipinti con colori contra-
M134 a canne rotanti. stanti in modo da rimanere eviden-
Le prove a secco sono costantemen- ziati.
te necessarie quando si va a modifi-
care in modo incisivo le parti di un kit.

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Montaggio

Per rappresentare il motore com-


pletamente a vista è necessario
separare tre cofani motore su
quattro dagli elementi stampati sul
kit, in quanto la casa produttrice
non prevede tale facoltà. Solito
discorso per il pannello anteriore e
i carter di protezione della trasmis-
sione al rotore di coda. Sono parti-
to con il calcolo degli ingombri,
realizzando per prima cosa la
paratia che separa il motore dall’a-
bitacolo, utilizzando del plasticard. La paratia è sagomata in modo preciso con del
plasticard. In questo modo sarà più facile poi lavorare su un elemento separato dal
resto del modello.

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Dopo una mano di lucido sono state


aggiunte le varie etichette in decal
ed effettuati i lavaggi con colori a
olio e prodotti della Mig e AK,
entrambi a base sintetica.
Il filtro dell’aria modificato nella versione C di
questo elicottero è stato completamente rico-
struito svuotando i pezzi originali e inserendo
della rete fotoincisa di recupero.
Il gear-box originale è stato dettagliato con resi-
na, fotoincisioni e filo di rame.
Le cuffie sono state ricreate avvolgendo del
teflon da idraulico su del rame arrotolato a spira-
le.

Per realizzare la trasmissione a vista,


dopo avere rimosso con un bisturi
affilato i due carter di protezione
dalle stampate è stato necessario
innanzitutto ricostruire in plasticard i
due pianali di appoggio. Niente di
complicato, misure alla mano, veloce
disegno al CAD e in pochi minuti i
due pezzi sono pronti. Il materiale
utilizzato per il cardano consiste in
tubi di rame forati di diverso spesso-
re, tubo di ottone e un rod forato di
plasticard per realizzare i raccordi
principali. Nastro Tamiya, fascette
fotoincise per automodellismo e
rivetti realizzati al punch servono per
completare l’opera. Il tutto poi dipin-
to in grigio medio e fortemente
invecchiato a olio previa mano di
cera Future a protezione della verni-
ciatura acrilica.

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Montaggio

Il modello presenta forme in generale corrette, rivetti in positivo e linee di pannellature in negativo. Queste
ultime sono state ripassate con un incisore in quanto poco profonde. Purtroppo la qualità generale lascia
molto a desiderare, in quanto il kit risale ai primi anni Novanta. Gli accoppiamenti sono poco precisi e soprat-
tutto i trasparenti combaciano in modo anomalo, lasciando degli scalini difficili da nascondere. Non ho rinve-
nuto aftermarket per i trasparenti, per cui ho cercato di ridurre al minimo il problema. Come dicevo all’inizio,
sono partito asportando tre cofani motore su quattro per realizzare il motore a vista,
ho aperto il vano radio anteriore ed eliminato i carter del cardano. Occorre
procedere con calma in quanto tutte le parti che si separano devono
poter essere riutilizzate. Con un incisore si ripassano le linee di riferi-
mento più volte, per poi affondare dolcemente la lama di un bisturi
medico in modo pulito e graduale. Anche nella fase di assem-
blaggio è necessario realizzare alcune parti con il plotter, spe-
cialmente la parte interna dei portelli motore che, ovviamente,
non presentano dettaglio. Per rilevare le misure precise, essen-
do elementi curvi e bombati, mi sono dovuto servire di una
dima in nastro adesivo come si vede nelle foto a seguire.
I rivetti sul cielo della carlinga sono andati persi durante la
fase di montaggio, perciò li ho completamente sostituiti con
rivetti in resina della Archer.

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Nella pagina a fianco.Il modello,


opportunamente mascherato, ha
ricevuto un paio di mani di primer
acrilico AK steso ad aerografo.
Per la colorazione ho utilizzato il
set acrilico AK costituito da ben
sei tonalità di Olive Drab. Per le
decal mi sono servito di un foglio
aftermarket (Werner’s Wings
WW35-02).
La shark-mouth, l’asso di picche
(Ace of Spades) e le zone bian-
che sono state aerografate con
mascherature ottenute scanne-
rizzando le decal originali e
tagliando ancora una volta al
plotter le parti necessarie.
Ho poi provveduto ad aerogra-
fare alcune tonalità terrose con
acrilici Gunze (dal beige al mar-
rone) molto diluite con comune
alcool rosa allo scopo di virare leg-
germente il colore in modo casuale su
tutta la superficie del modello.
L’invecchiamento è stato quindi realizzato
con colori a olio per artisti e prodotti Mig e AK,
già pronti in varie tonalità. Le parti metalliche
sono state colorate con Alclad e AK Xtream
Metal e invecchiate con il solito procedimento.
Completano l’opera alcune polveri terrose stese
a pennello secco sui pattini dell’elicottero.

Per ricreare i lanciarazzi vuoti ho uti-


lizzato dei tubetti di rame e le fotoinci-
sioni Eduard. Questi sono stati assot-
tigliati all’interno con una limetta a
ferro rotonda; il rame è molto morbido
e non ci sono problemi.
Le mitragliatrici a canne rotanti sono
after-market, mentre il nastro munizio-
ni è presente nel set Eduard. Ho scel-
to questa configurazione di armi per
poter realizzare il vano radio al posto
del cannone centrale. Infatti l’accop-
piamento di questo tipo di lanciarazzi
con le mitragliatrici M134 a canne
rotanti esclude la possibilità di instal-
lare anche l’M5 frontale.

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Montaggio

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Il Sikorsky HO3S-1 era la versione militare del modello civile R5/S-51. Fu il


primo elicottero operativo a essere utilizzato in Corea sia dalla US Navy sia
dai Marines, che lo impiegarono come tuttofare con compiti di
search&rescue, evacuazione medica, ricognizione, trasporto. La US Navy
in particolare costituì due Helicopter Utility Squadron, l'HU-1 e l'HU-2.
Dotato di verricello di recupero, questo elicottero operava imbarcato sulle
portaerei come "plane guard" per il soccorso dei piloti coinvolti in inciden-
ti durante le fasi di decollo e appontaggio.

L'elicottero era interamente a struttu- La cabina possedeva enormi fine- run”, è molto ben realizzato con det-
ra metallica, con rotore principale tri- strature in plexiglass e poteva ospita- tagli nitidi e pannellature incise; cat-
pala in allumino azionato da un moto- re fino a quattro persone compreso il tura molto bene le linee generali del-
re stellare Pratt & Whitney Wasp Jr. pilota. l’elicottero. La scatola contiene
450 HP R-985 AN-7 installato oriz- anche una lastrina fotoincisa e le
zontalmente al centro della fusoliera IL MODELLO maschere adesive per i finestrini,
e sormontato da un'enorme ventola oltre a un ricco foglio decal per varie
di raffreddamento. Il rotore posteriore Il kit, in scala 1/48, è il primo della versioni (US Navy, Marines e US
anti-coppia aveva le pale in legno neonata AMP, dinamica casa model- Coast Guard).
compensato stratificato. listica ucraina. Stampato in “short

di Sebastiano Tringali

1/48 AMP

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Montaggio
COSTRUZIONE
Raccolta un po’ di documentazione in
rete su esemplari restaurati e qual-
che foto d’epoca, sono partito con la
costruzione del modello.
Quando affronto un nuovo modello,
in genere, comincio analizzando tutti
i pezzi e ricostruendo quelli che per
esigenze di stampaggio appaiono
sovradimensionati e tozzi. Questo
lavoro a mio avviso alla fine restitui-
sce al modello un aspetto più legge-
ro e reale.
Partendo dalle due portiere laterali di
accesso alla cabina, stampate in tra-
sparente con una plastica dallo spes-
sore imbarazzante, le ho rifatte con
un sandwich di lamierino di ottone e
plasticard.
Quando voglio ricostruire un partico-
lare come questo, sono solito ridise-
gnarlo prima al computer con un soft-
ware CAD, per poi trasferire tutto sul stampo direttamente sul plasticard anche altri software più semplici.
plasticard con il seguente metodo: ma di solito su carta con una comu- Realizzata la parte interna dei nuovi
perdo un di tempo all'inizio nella pro- nissima laser e trasferisco il disegno portelli come sopra descritto, l’ho
gettazione delle parti, ma poi vado sul plasticard usando un solvente, ad rivettata dall’interno con gli appositi
molto più veloce e preciso. esempio la colla Humbrol o la Revell utensili in modo che i rivetti sulla fac-
Realizzato il disegno in scala della Contacta. cia esterna risultassero in positivo.
parte che voglio autocostruire, non Mi spiego, se si cosparge di solvente Per dargli la stessa curvatura della
il lato posteriore del disegno (spen- fusoliera ne ho fatta una copia identi-
nellandolo e aspettando che evapori ca ma in lamierino di ottone, con gli
la colla) e poi lo appoggi sul plasti- scassi dei finestrini leggermente più
card esercitando una certa pressione larghi per poi alloggiare il trasparen-
(per esempio col retro del taglierino), te.
il solvente trasferirà alla plastica il Per riportare il disegno sul lamierino
toner fissato sulla carta. Per finire di ottone l’ho incollato con il Micro
devo solo staccare delicatamente e Metal Foil, una sorta di colla bianca
rapidamente il foglio di carta dal pla- della Microscale che viene utilizzata
sticard e il gioco è fatto. per applicare le pellicole metalliche
La spiegazione sembra complicata sui modelli. Per ritagliare le parti
ma nella pratica è semplicissimo, si metalliche le incido col taglierino e le
tratta solo di fare un po’ di pratica per piego delicatamente con l’aiuto di
prendere la mano e i tempi giusti. una pinza piatta, fino a separarle.
Ovviamente, se il disegno CAD non è Le parti ricavate vanno incollate con
simmetrico deve essere specchiato la cianoacrilica sulle corrispettive in
in fase di stampa, altrimenti sul pla- plasticard e poi curvate fino ad adat-
sticard lo si ritrova al contrario. Chi tarle perfettamente alla superficie
non è pratico col CAD potrà utilizzare bombata della fusoliera.

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Ho anche rifatto i sedili posteriori con la tipica sedu-


ta in tela e lo schienale a rete, utilizzando del lamieri-
no di ottone e profilati tondi Plastruct. Il kit offriva
solo un divano posteriore imbottito tipico della ver-
sione civile.

La paratia posteriore originale era spesso imbottita


con tessuto insonorizzante, per simularlo ho inciso
un disegno a rombi su un foglio di plasticard da 0,10
mm con una punta arrotondata e l’ho poi incollato
sul pezzo originale.

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Montaggio

Alla fine ho assemblato gli interni aggiungendo


le cinture fotoincise del pilota, mentre per quel-
le dei passeggeri ho rimediato con striscioline
di lamina di piombo e le intramontabili fotoinci-
sioni della Reheat (spero che qualcuno le rifac-
cia prima o poi).

Ho anche aggiunto qualche ulteriore dettaglio


autocostruito o di recupero come la struttura
interna della fusoliera, la radio, la cuffia e una
sacca medica.
Per diminuire lo spessore delle pareti della
fusoliera in corrispondenza dei varchi di acces-
so ho riquadrato questi ultimi con sottili strisce
di plasticard da 0,25 mm.

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Le mascherature adesive fornite dal kit non erano


precise e il materiale adesivo non mi convinceva
troppo, quindi le ho sostituite rifacendole con nastro
giallo Kabuki sagomato seguendo con un taglierino
affilato il frame delle finestrature. Ne ho fatte due
serie, che ho applicato sia dal lato interno sia all’e-
sterno del trasparente.

Verificato che tutte le parti andassero insieme senza pro-


blemi all’interno della fusoliera e dopo un’adeguata dose di
pallini di piombo per evitare che una volta completato il
modello resti con il naso all’insù, ho cominciato la vernicia-
tura degli interni partendo da una base nera di Mr.Surfacer
1500 diluito (60% diluente 40% colore) con il Leveling
Thinner, sempre Gunze.
Questa tecnica, conosciuta con il termine “black base”, è
una recente alternativa al classico pre-shading e consiste
nell’applicare una serie di velature di colore via via più
chiaro e diluito nelle zone esposte alla luce lasciando più
scure quelle in ombra fino a ottenere l’effetto desiderato.
Ho adoperato i Vallejo Air; sono molto pratici e hanno un’e-
norme varietà di tinte, ma per evitare intasamenti dell’aero-
grafo questi colori devono essere necessariamente diluiti
con il loro diluente e con l’aggiunta di qualche goccia di
Airbrush Flow Improver.

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Montaggio

Prima di chiudere le fusoliere e cominciare la verniciatura ho rifatto altri


piccoli particolari come le gambe del carrello, usando tubi coassiali di
rame, ho dettagliato la testa del rotore principale e rifatto il verricello di
recupero.

Per simulare l’antisdrucciolo sulle alette inferiori del carrello, prima ho


mascherato la parte e poi ho passato una mano a pennello di stucco
liquido ritornandoci su prima che asciugasse, sfruttando le setole del
pennello per creare l’effetto rugoso.

A questo punto, chiuse le fusoliere e aggiunti altri dettagli esterni come


le griglie fotoincise e i predellini in filo di ottone saldato a stagno,
siamo pronti per la fase più divertente ossia la verniciatura.

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Personalmente, non ho mai amato il Glossy Sea Blue, tipico degli aerei ed elicotteri US Navy imbarcati degli
anni 50, ha una resa piuttosto piatta che penalizza molto il risultato finale del modello in tutte le scale scala.
Nel tentativo di vivacizzare questa tinta ho deciso di provare ad adottare anche in questo caso la tecnica
della “black base”.

Personalmente non ho mai amato il Glossy Sea Blue, tipico degli aerei ed elicotteri US Navy imbarcati degli
anni Cinquanta: ha una resa piuttosto piatta che penalizza molto il risultato finale del modello in qualsiasi
scala. Nel tentativo di vivacizzare questa tinta ho deciso di provare ad adottare anche in questo caso la tecni-
ca della “black base”. Sono partito stendendo come base il primer nero della Gunze e poi ho iniziato una
serie di passaggi successivi:
1 - Dark Gull Gray (8 parti) + Black Gray RLM66 (2 parti) 2 - Zinch Chromate Green
3 - Light Blue (5 parti) + Blue X-4 (1 parte) 4 - Blue X-4 puro
5 - H55 Midnight Blue (1 parte) + H54 Navy Blue (7 parti) + Blue X-4 (2 parti).

In ogni passaggio, sempre per velature di colore successive e semitrasparenti, sono andato a schiarire le
zone del modello maggiormente esposte alla luce e l’interno
dei singoli pannelli, lasciando scure le parti meno esposte e le
linee di demarcazione dei pannelli. Con l’intento, alla fine, di
cercare di ottenere una variazione cromatica del blu con sfu-
mature di verde, celeste e blu intenso, che dessero volume al
modello rendendolo più vivo.
Devo dire di essere rimasto soddisfatto di questa tecnica (che
sicuramente merita ulteriori approfondimenti) anche se era la
prima volta che la usavo, ma lascio al lettore il giudizio in meri-
to al risultato finale.

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Montaggio

Per spezzare ulteriormente la monotonia della colorazione ho deciso di applicare su tutto il modello i rivetti
trasferibili della HGW.
Questi rivetti, di colore argento, si applicano come una comune decal ma hanno la particolarità di non avere
il classico supporto trasparente ma solo una sorta di pellicola plastica che li tiene insieme; una volta tagliati
in strisce della lunghezza occorrente, applicati e asciutti si rimuove la pellicola e rimane solo la singola fila di
rivetti. Il lavoro alla fine si è dimostrato particolarmente impegnativo, facendomi perdere moltissimo tempo. I
rivetti hanno uno spessore quasi nullo, cosi ho deciso di non verniciarli lasciandoli in argento, attenuando il
contrasto con leggere velature di blu. Prima di completare la verniciatura ho preferito dipingere le insegne di
nazionalità e i codici perché non forniti per la versione da me scelta. Ho realizzato i codici con il computer, li
ho stampati e incollati sopra una striscia di nastro giallo Kabuki. Con un taglierino affilato le ho tagliate rea-
lizzando cosi le mascherature, che ho poi applicato sul modello e spruzzato con il bianco.
Applicate le decal e fatti i soliti lavaggi con una tonalità grigio scuro, ho sigillato tutto con un trasparente
satinato ottenuto mescolando 60% H20 opaco e 40% H30 lucido della Gunze.

Il rotore principale e le pale sono stati colorati con allumino AK479 Extreme Metal su base nera lucida, men-
tre per il rotore posteriore ho dovuto simulare il legno stratificato delle pale partendo da una base di H79
Sandy Yellow (10 parti) + X-8 Lemon Yellow (1 parte); su questa base ho realizzato con un pennello piatto a
setole rade delle striature di marrone Vallejo, a simulare le venature del legno.

Per aggiungere un po’ di realismo, alle ruote ho cercato di simulare le


scanalature del battistrada verniciando dapprima l’intera
gomma con il NATO Black e poi, dopo aver applicato
sull’intera circonferenza una serie di sottili stri-
sce di nastro alternate, ho spruzzato
varie velature di grigio scuro.

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li chiamavano di Enzo Maio

ELICOTTERI
Si dice che la nostalgia, quando ti viene a trovare, non è per la
mancanza di persone, luoghi, emozioni, ma proprio per la loro
presenza. Dev'essere quello che ho provato lo scorso gennaio,
nell'entrare nuovamente nella mia vecchia scuola superiore, in
occasione di una delle tante giornate dedicate a "scuole aperte"
ma soprattutto per la tanto gradita quanto inaspettata sorpresa
che ho trovato nell'hangar che negli anni ha ospitato – e tutt’ora
ospita – molte vecchie glorie del volo.
LA GENESI a tempo perso dei progetti di “cosi”
DELL' ELICOTTERO che si sarebbero dovuti alzare in volo
con una elica che si avvitava nell'a-
… che all'inizio non si chiamava affat- ria. Nel 1861 l'inventore e linguista
to così. Semplicemente, era un'altra francese Gustave d'Amécourt creò
strada sperimentale del volo battuta dall'antico greco la nuova parola “eli-
Debothezat, 1923. copter” per il suo aggeggio in allumi-
dall'Uomo, parallela a quella dell'ala
fissa. Stiamo parlando del volo verti- nio con eliche controrotanti e motore
cale. Millanta secoli fa esisteva un a vapore. Non riuscì mai ad alzarsi in
giocattolo cinese composto da un’eli- volo, ma il nome rimase per sempre
chetta sopra un legnetto, sfregata ripreso paro paro nella maggior parte
velocemente con le dita si alzava in delle lingue del pianeta. Molti model-
volo (ci abbiamo giocato tutti da loni dalle forme più bizzarre con eli-
bimbi). Leonardo da Vinci ebbe un'in- che/ali che sbattevano l'aria e propul-
tuizione valida ma impraticabile sione a elastico, vapore, elettrica o a
materialmente: la vite aerea. Dal set- pistone, si sollevavano verticalmente
tecento altri scienziati matti (il termi- ma al massimo potremmo dire che
ne pionieri è esagerato) svilupparono vincevano (per poco) la forza di gra-
vità, però non erano controllabili. Al
contrario del cugino aeroplano, l'eli-
cottero ebbe tante prime volte molto
Breguet Gyroplane, 1907 (notare sfumate tra di loro. Nel 1907 ce ne
che la formula aerodinamica del furono altre due: il Gyroplane n. 1 dei
volo è assolutamente identica ai fratelli Breguet (un antesignano dei
moderni droni radiocomandati).
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40 a 47 maio storia elicotteri_20 a 25 fiat g55 16/05/18 13:44 Pagina 41

Storia
moderni droni quadricotteri) si solle- scenza tecnica. Mentre gli aeroplani convenzionale con il rotore, ma il
vò dal suolo di 60 cm per oltre un volavano sempre più in alto, sempre rotore non è motorizzato, le pale gira-
minuto, ma era trattenuto alle estre- più veloci, su distanze sempre mag- no da sole per effetto del vento,
mità perché molto instabile; viene giori, con maggiori carichi utili e generando portanza come le ali di un
considerato il primo volo vincolato di migliore sicurezza, il progresso delle aliante. Mai l'espressione “Ala
un elicottero con pilota a bordo. macchine a decollo verticale era fru- Rotante” fu più azzeccata. Dall'inizio
Seguì Paul Cornù con il suo coso a strante. Non posso dimenticare degli anni Trenta gli autogiro ebbero
due rotori, si sollevò fino a due metri Corradino d'Ascanio (quello della una discreta popolarità. Non poteva-
ma riusciva solo a salire e scendere Vespa), che col suo D'AT3 del 1930 no decollare e atterrare verticalmente
come un ascensore (non aveva risol- risolse per primo i problemi di stabili- (tranne controvento con vento robu-
to bene il problema dello spostarsi tà e controllo sui tre assi, con un sto), ma in un vero fazzoletto di terra.
orizzontalmente), però viene ricorda- nuovo record di prestazioni: ben 18 Tuttavia la loro semplicità, affidabilità,
to come il primo volo libero di un eli- metri di altezza. Il suo elicottero a economicità e robustezza si dovette
cottero con pilota a bordo. Nel 1920 rotori coassiali poteva già alzarsi e scontrare con un limite insormontabi-
Pateras Pescara inventò due cose atterrare verticalmente, andare avan- le: l'impossibilità di crescita ulteriore.
che costituiranno la base per l'evolu- ti e indietro, virare a destra e sinistra. Rimane un giocattolo divertentissimo
zione dell'elicottero: il passo ciclico e Però, con la mancanza di lungimiran- e maneggevolissimo, come lo ha
il passo collettivo. La sua prima mac- za che contraddistinsero la Regia dimostrato James Bond in un suo film
china si alzava verticalmente e si Aeronautica e il regime, non ottenne (Airfix ringrazia riconoscente). Però,
poteva muovere liberamente in tutte nessun finanziamento da Roma e Heinrich Focke, che aveva acquista-
le direzioni, ma all'altezza di pochi dovette chiudere la baracca.
metri e sbandando come un ubriaco.
Questo non gli impedì di conquistare L'AUTOGIRO
successivamente il record del primo
elicottero (con due rotori coassiali) Alla fine si dimostrò un binario morto
che riuscì a compiere, alla meno peg- dell'evoluzione del volo, ma ebbe un
gio, un volo di 1 chilometro su circui- inizio così promettente (e una scor-
to chiuso. Furono anni pionieristici di ciatoia per molti problemi tecnici) che
tentavi, successi e fallimenti. Grosse tutti ci si buttarono sopra. Visto ester-
aspettative venivano premiate da namente, sembra un ibrido tra un
modesti passi in avanti nella cono- aeroplano senza ali e un elicottero Paul Cornu, 1907.

Corradino D'Ascanio D'AT3, 1930.

Hélicoptère Pescara 4S, 1929.

Elicottero Pescara 2R (1921) 3 2F (1923).

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US Marine Corps Pitcairn XOP-1 autogiro, circa 1932.

formance pubblicitaria che fece


Kellet YO-60, 1942. Hanna Reisch atterrando allo stadio
di Berlino davanti al Fürher nel 1938.
In realtà faceva solo meglio e di più le
stesse cose basiche che in qualche
modo altre macchine avevano dimo-
strato in precedenza. Si trattava solo
di un test bed, non possedeva una
potenzialità di crescita né un utilizzo
militare o civile, ma fu un altro passo
in avanti. Spianò la strada al succes-
sivo Fa.223 Drache del 1941, che uti-
lizzava la formula dei due rotori late-
rali controrotanti (che eliminavano il
problema dell'autorotazione) ma
senza elica spingente e con una
cabina di carico. Nelle intenzioni
della Luftwaffe doveva diventare il
primo elicottero da trasporto, salva-
taggio, ricognizione ect., invece rap-
presentò un incubo: fecero il passo
più lungo della gamba, la tecnologia
dell'epoca non appariva ancora
matura. Era una macchina molto fra-
gile, delicata, con terribili vibrazioni,
rumorosissima, poco affidabile, dal
to la licenza di produzione del Cierva a un autogiro con gli estrogeni, ma pilotaggio difficile e dalla manutenzio-
C.30, intuì che le limitazioni intrinse- poteva fare con scioltezza molto di ne estremamente onerosa. I prototipi
che dell'autogiro si potevano supera- più. Sollevarsi e decollare vertical- cadevano a terra che era una bellez-
re motorizzando il rotore principale, mente, rimanere fermo in volo stazio- za. Ma quando funzionava era spet-
anzi, mettendoci due rotori. nario, fare retromarcia e girare come tacolare. Poteva trasportare carichi
una trottola a punto fisso. Stabilì bellici verticalmente, atterrare sul
I PRECURSORI nuovi record di altezza (3427 metri) cocuzzolo di una montagna e avere
velocità (112 km/h) e autonomia (230 un'autonomia di trasferimento di ben
Il Focke-Wulf Fw.61 del 1936 è con- km). Viene considerato (per me esa- 700 km. I tedeschi non lo sapevano
siderato un'altra pietra miliare della geratamente) come il primo elicottero ancora, ma la formula dei due rotori
storia, anche se costruito in due soli funzionale. È stato sovrastimato a controrotanti funziona molto meglio
esemplari. Esteticamente somigliava livello mediatico per la grandiosa per- se sono disposti lungo l'asse della

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Storia

1
DOPPI ROTORI CONTROROTANTI
Il primo elicottero funzionante con rotori controrotanti fu costruito dal
russo Nicolas Fiorine nel 1927, il Fiorine II (1) Ebbe l'intuizione giusta
di piazzare i due rotori in tandem ma la tecnologia dell'epoca (e le sue
risorse limitate) non portarono a una macchina operativa. I tedeschi
nel Fa.223 Drache misero invece i due rotori lateralmente, senza sape-
re ancora che si sarebbero cacciati in un vicolo cieco. Anche il primo
elicottero americano della categoria, il Platt-LePage XR-1 (2), ebbe la
stessa sorte. Fu un altro slavo, Frank Piasecki, a ritornare nella confi-
gurazione in tandem con il HPR Rescuer del 1945, in servizio operativo (3). Seguirono lo Piasecki H-25
(4), lo H-21 Swanee conosciuto come “Flying Banana” (5), il Ch-46 Sea Knight (6) e il CH-47 Chinook
(8). Degno di menzione è il gigantesco russo Mil V-12 Homer del 1968 (9). Il progetto originario prevede-
va i due rotori in tandem, ma

2
numerosi problemi tecnici impo-
sero di scegliere la scorciatoia dei
più semplici rotori accoppiati late-
ralmente. Anche se alla fine, dopo
una genesi tormentata, volò con
successo, ne costruirono solo
due e vennero abbandonati ulte-
riori sviluppi.

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fusoliera (tipo il moderno Chinook) e era stroncato già sul nascere. Inoltre
non alle due estremità laterali. Un era sempre delicato, costoso, inaffi-
aneddoto di come il Fw.223 non dabile e complicato. Pur facendo fare
fosse ancora una macchina matura un altro passo in avanti nella storia
per un impiego militare si ebbe nel dell'elicottero, la formula dei rotori
settembre del 1943, durante il prepa- intersecanti non ebbe un brillante
rativi per l'Operazione Quercia, il raid futuro (come fu dimostrato anche dal
sul Gran Sasso. Otto Skorzeny vole- Kaman HH-43 Huskie americano
va usare inizialmente un Fw.223 per negli anni Cinquanta). In entrambi i
uno sbarco verticale davanti all'hotel, casi i tedeschi ebbero delle intuizioni
liberare Mussolini e scappare via col brillantissime, ma non seppero svi-
bottino. Nonostante le rimostranze lupparle adeguatamente in macchine
dei piloti in merito all'inaffidabilità del- operative più concrete.
l'unico elicottero disponibile in quel
momento, fece valere i suoi ordini da SIKORSKY R-4 HOVERFLY
Berlino. I poveracci decollarono dalla
Germania e si schiantarono sulle Alpi Viene universalmente riconosciuto
durante il volo verso l'Italia. Anche il come il primo vero elicottero costrui-
Flettner Fi.283 Kolibrì del 1941 to in serie, omologato da una forza
conobbe gli stessi successi e falli- aera, adottato in servizio operativo in
menti. Aveva due rotori controrotanti, prima linea in tutto in mondo e impie-
ma intersecanti. Un po’ meno proble- gato in operazioni militari oltre le
matico del precedente, era più bril- linee nemiche già nel corso del
lante come prestazioni ma aveva una secondo conflitto mondiale. Se dob-
limitazione basica di progetto: mono- biamo stabilire delle tappe di riferi-
posto in una cabina aperta e carico mento nella storia, questa è una. Il
utile irrisorio. Il potenziale di crescita russo Igor Sikorsky, naturalizzato
americano, già negli anni Trenta
Dall’alto in basso aveva intuito che per rendere sempli-
- Manovre dell’US Army, coopera- ce una cosa già complicata per natu-
zione tra mezzi terrestri e autogiro ra come un elicottero bisognava cer-
nel 1940. care di semplificare le cose anziché
- Focke-Wulf Fw.61V2 con Hanna complicarle ulteriormente. Nel suo
Reischt ai comandi, 1936. VS-3000 del 1939 ebbe la genialità di
- Flettner Fl.282 Kolibri, 1941. usare un solo rotore principale qua-
- Sikorsky VS-300, il primo elicot- dripala per tutte le fasi del volo e un
tero moderno dotato di rotore piccolo rotore anticoppia posteriore
anticoppia, in versione sia terre- per evitare la coppia di reazione. La
stre sia anfibia, 1940. sua macchina non era la prima in
- Sikorsky R-4 Hoverfly, con Igor assoluto che poteva atterrare e
Sikorsky al verricello di salvatag- decollare verticalmente e muoversi
gio, 1942. liberamente sui tre assi, ma era la
- R-4 in servizio operativo su un prima che potesse farlo con affidabi-
cutter della US Coast Guard. lità meccanica e operativa mai viste
prima. Il VS-3000, che era solo poco
più di un prototipo, ebbe anche il
record di essere il primo elicottero ad
ammarare sull'acqua con dei galleg-
gianti al posto delle ruote. Le poten-
zialità di crescita della nuova formula
erano impressionanti e l'industria
americana buttò tutto il suo peso nel
successivo R-4 del 1942, che dimo-
strò da subito le sue capacità. Per la
prima volta i miliari ebbero a disposi-
zione un aeromobile sul campo di
battaglia che potesse fare qualcosa
di utile. Certo, rispetto alla potenza
bellica dei caccia e dei bombardieri
dell'epoca l'Hoverfly era poco più che
un Piper Cub o uno Storch in grado di
atterrare verticalmente e restare in
volo stazionario, ma le cose grandi
iniziano sempre da quelle piccole.
Prima del VJ-Day la Sikorsky produs-
se oltre 400 macchine di vari modelli.
Tutta la storia dell'elicottero, al con-

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Storia

1 2
DUE ROTORI CONTROROTANTI INTERSECANTI
Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi
avevano puntato molto sul Flettner Fl.282 Kolibri,
senza sapere ancora che si stavano infilando in
un altro vicolo cieco. Questa formula consente di
usare tutta la potenza solo per il sollevamento,
senza spreco di energia per il rotore anticoppia.
I due rotori così vicini creano un'eccellente
portanza ed una straordinaria capacità di hovering

3
a punto fisso. Gli svantaggi sono una velocità
modesta, un carico utile irrisorio per il delicatissi-
mo baricentro, l'impossibilità di decollare e
atterrare veramente verticalmente ma con una
sensibile inclinazione. Nonostante tutto gli
americani ci provano e il Kaman HH-43 Huskie
del 1953 venne accettato in servizio operativo (1),
ma fu lo stesso vicolo cieco del progenitore
crucco. L'unica cosa che sapeva fare benissimo
era l'hovering (difatti soccorse il maggior numero
di piloti in Viet-Nam) ed era un antincendio
eccezionale, ma i rotori intersecanti non possono
fare l'attacco, il trasporto, gli scout, ect.

DUE ROTORI CONTROROTANTI COASSIALI


L'idea originale dei rotori coassiali è del russo Mikhail Lomonosov nel lontano 1754. Praticamente metà
dei precursori dell'elicottero usavano questa configurazione, semplicissima da capire ma difficilissima
da realizzare sul piano pratico. Non a caso il boom avvenne grazie al semplice rotore singolo con un
piccolo rotore anticoppia. Nel dopoguerra fu un altro russo, Nikolai Ilyich Kamov, a dedicarsi anima e
corpo a rendere efficiente i coassiali con un successo tuttora insuperabile. Dal Ka-25 Hormone del
1958 (2), al Ka-27 (3) (4) fino al Ka-52 Alligator del 1997 (5), mentre la configurazione a due rotori in tan-
dem è un'eccellenza dell'industria americana, quella a due rotori coassiali è un monopolio dell'industria
russa. Il bagaglio di conoscenze scientifiche, tecniche e meccaniche di ogni configurazione non è tra-
sferibile nell'altra. Chinook è l'elicottero da trasporto per eccellenza, Kamov è sinonimo di elicottero
navale antisom per piccole unità.

4 5

FORZA BRUTA o POTENZA ALLO STATO PURO (6, 7, 8)


Il Sikorsky CH-54 Tarhe ha una configurazione classica, con rotore principale e anticoppia. Ma quello
che lo rende diverso da tutti gli altri elicotteri da trasporto è la mancanza di una fusoliera cargo e della
rampa. Non trasporta persone o cose, è un generoso sollevatore. Non un kg della sua struttura è spre-
cato per il superfluo: è la gru volante. Come rapporto peso/potenza è tutt'ora imbattuto.

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ta dai tedeschi e dagli statunitensi) è


R-4 in servizio operativo come un motore a reazione che
su un Cutter della US muove un'elica o un rotore, ma
Coast Guard. dimensioni, pesi e parti in movimento
sono ridottissimi. L'affidabilità
aumenta alla grande e la potenza
erogata sale alle stelle. Molto appros-
simativamente, la turbina moltiplica
per un fattore 4 le prestazioni di qua-
lunque elicottero. Un esempio per
tutti: lo Huey.

ATTACK HELICOPTER
I primi esperimenti di armi a bordo si
ebbero in Corea: bazooka, missili,
razzi, mitragliatrici fisse in caccia o
brandeggiabili dai portelloni. Per fun-
zionare funzionava tutto, ma quello
che difettava era la precisione di
mira. Fu una cosa abbastanza sem-
plice e naturale dotare gli UH-1 in
trario del cugino aeroplano, è stata Viet-Nam di armamento di lancio,
segnata da tanti piccoli passi e da però l'effetto sul bersaglio era quello
progressi molto lenti e molto compli- di sparare con la lupara: dove cojo,
cati. Dopo la guerra mondiale, nella cojo. Lo Huey era (anzi è ancora)
nuova avventura industriale si butta- una splendida macchina polivalente,
rono altre aziende come Bell, ma faceva il trasporto truppe oppure
Piaseki, Hiller, Kaman, ect., dopo che lo strafing: non poteva occuparsi di
si era scoperto l'uovo di Colombo del tutte e due le cose assieme. Inoltre il
rotore anticoppia. La guerra di Corea pilota era sovraccarico di lavoro,
"La prima missione operati- del 1950-53 è passata nell'immagina- dovendo usare contemporaneamen-
va di guerra di un elicottero rio collettivo per il primo impiego te le mani, i piedi e gli occhi. Quindi si
militare. Il 21 aprile 1944, in massiccio dell'elicottero: evacuazio- pensò: "Perché non facciamo un eli-
Birmania, la contraerea ne feriti, salvataggio in mare, recupe- cottero semplice ed economico spe-
giapponese abbatté uno ro oltre le linee nemiche, trasporto e cializzato solo per l'attacco?". E così
Stinson L-1 con quattro ricognizione. Lentamente, l'ala rotan- nacque lo Hueycobra biposto. Per la
militari a bordo, che fece te causò la quasi estinzione di due prima volta il pilota poteva pensare
un atterraggio di fortuna categorie di aeroplani: gli idrovolanti solo a pilotare e un cannoniere era lì
dentro le linee nemiche in per il soccorso in mare aperto e quel- solo per sparare; e l'armamento fisso
una zona impervia, inadatta li con le imbarcazioni paracadutabili. e di lancio era già integrato nella cel-
agli aerei leggeri. Il Lt. L'elicottero negli anni Cinquanta lula sin dalla progettazione iniziale.
Carten Hartman si trovava passò dall'infanzia all'adolescenza. Anche se esternamente non sembra,
nell'area per compiere un Con tante piccole invenzioni tecni- ha circa il 90% di componenti in
ciclo di collaudi in ambien- che, nel corso degli anni si poterono comune con il cugino Huey. Nato
te caldo e umido con un migliorare/aumentare tutte le presta- come elicottero transitorio easy &
Sikorsky YR-4B di preserie. zioni. Con maggiori possibilità mec- cheap in attesa di sviluppare macchi-
Si offrì volontario per com- caniche si inventarono macchine ne più sofisticate, il Cobra fu un suc-
piere la missione di salva- sempre più specializzate e/o più poli- cesso di produzione ininterrotto per
taggio, anche se con una valenti. Ma un altro grosso (ma che 30 anni, a dimostrare la bontà delle
macchina disarmata e spe- dico, enorme) balzo in avanti si ebbe macchine pensate con la filosofia
rimentale. Compì due viag- con un'invenzione motoristica aero- degli Sherman e dei T-34. Al contra-
gi e portò in salvo tutti i spaziale. rio, i più sofisticati e bellissimi AH-56
quattro feriti. Non fu la Cheyenne e S-67 Blackhawk furono
prima volta che un aviatore LA TURBINA A GAS dei fiaschi. Dobbiamo aspettare quel
salvava dei compagni, ma pesante mostro corazzato dell’AH-64
fu la prima volta con un eli- Molto banalmente, la storia degli eli- Apache per la successiva generazio-
cottero: la prima di una cotteri si può dividere in prima e in ne di elicotteri d'attacco americani. I
lunga serie infinita. Il dopo di questo motore. Fu uno spar- russi presero un'altra strada con il
Pentagono fu molto impres- tiacque. Dopo, tutto cambiò in meglio Mil-24, volendo disporre di un'unica
sionato, ma si decise di e alla grande. Fino ad allora i motori macchina con una capacità di tra-
tenere segreta la cosa per utilizzati erano di derivazione aero- sporto truppe e d'attacco, ma con l'e-
non svelare all'Asse che nautica, radiali o in linea: affidabilissi- quipaggio in tandem come il Cobra.
l'America possedeva già mi ma ingombranti, pesanti e asseta- Lo Hind è una macchina grossa,
nel 1944 degli elicotteri ti di carburante. La turbina a gas pesante, che compensa la sua poca
operativi al fronte." (un'invenzione francese di un inge- agilità con una potenza di fuoco leg-
gnere polacco ebreo, poi perfeziona- gendaria. La sua diffusione e longevi-

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Storia
tà è stata pari a quella dello Huey. I mento ottimale della potenza motrice sono i più sicuri nel volo, ma anche i
successivi Mil-28 Havoc e Ka-50/52 per un elicottero da trasporto specia- più costosi. Ma ogni elicottero imbar-
si dimostrarono macchine più sofisti- lizzato. Infatti, nemmeno un’oncia di cato sarà comunque meno economi-
cate, più problematiche e meno HP va sprecata per evitare l'effetto co della sua controparte terrestre:
riuscite. Il nostro piccolo, leggero e coppia con il rotore anticoppia. Tutta deve avere necessariamente la coda
affidabile A-129 Mangusta si colloca l'energia viene utilizzata al 100% solo e le pale ripiegabili, per essere stiva-
vicino alla categoria Scout come per la sostentazione, ma il rovescio to a bordo, inoltre è sempre preferibi-
peso. L'Eurocopter Tiger... beh, non della medaglia è una minor velocità le la formula bimotore. Se un mono-
vorrei volarci sopra, per la scarsa affi- di crociera rispetto a un rotore solo. motore ha un guasto sulla terraferma
dabilità che ha dimostrato. Tutti i può cercare di atterrare nel primo
nuovi elicotteri d'attacco sudafricani, NAVAL HELICOPTER spiazzo che trova, ma se vola di
cinesi e indiani perseguono la conso- notte in mezzo all'oceano “two
lidata formula monorotore biposto in L'elicottero imbarcato deve essere motors is megl che uan”. Concludo la
tandem, dato che oramai l'architettu- polivalente per natura. Deve effettua- mia storia con un aneddoto. Che dif-
ra è collaudata bene in questa confi- re missioni di salvataggio in mare, ferenza c'è tra i piloti navali e terrestri
gurazione. caccia ai sommergibili, trasporto di di tutto il mondo? I primi hanno il ter-
uomini e cose, rifornimento verticale. rore di volare sulla terraferma, piena
TRASPORT HELICOPTER Anche le unità minori come le corvet- di ostacoli come alberi, pali della
te possono ospitare gli utilissimi frulli- luce, campanili, montagne, uccelli e
Nella fascia bassa troviamo macchi- ni. Una delle soluzioni è la formula ponti: sul mare, anche di notte a tutta
ne dalla configurazione convenziona- dei rotori coassiali, molto popolare (e velocità e a bassa quota, sei sicuro di
le, come Huey, Puma, UH-60, Mil- inefficiente) agli albori della storia eli- non andare a sbattere contro qualco-
8/17. Tutti questi possono svolgere cotteristica e adesso il marchio di sa. I secondi hanno il panico a volare
anche missioni di strafing con pod fabbrica della russa Kamov dagli anni sull'acqua, priva di qualsiasi punto di
esterni opzionali. Nella fascia media Cinquanta. I vantaggi sono un ridotto riferimento per orientarsi e mancante
ci sono CH-47 Chinook, CH-53 e EH- diametro delle pale, più silenziosità, di un posto solido per atterrare in
101 (con limitate capacità offensi- l'annullamento del rischio di incidenti emergenza: ma come fanno i marinai
ve/difensive). Nella fascia alta trovia- al personale di terra causati dal roto- da millanta secoli ad andare da un
mo CH-54 e Mil-26: due macchine re anticoppia, una maggiore efficien- posto all'altro del pianeta senza
enormi da lavoro pesante, in cui ogni za nella sostentazione e nel volo a usare dei cartelli stradali? L'oceano è
kg della cellula è dedicato solo al tra- punto fisso. Gli svantaggi sono un sempre tutto uguale, pure pieno di
sporto di carichi speciali. Da rimarca- maggior ingombro in altezza, un squali, bbrrrrrr.
re che la formula di due rotori contro- maggior costo di progettazione/fab-
rotanti in tandem, inaugurata dal bricazione e una maggiore delicatez-
Piasecki HRP Rescuer del 1945, za/manutenzione dell'intero rotore.
consente tuttora il massimo sfrutta- Intrinsecamente i rotori coassiali

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Nell’aprile del 1956 l’equipaggio dell’elicottero HSS-1 Bu.No 137855, in cari-


co al reparto sperimentale VX-1 della US Navy e composto dal Cdr, W. F.
Culley e dal Lt. J. K. Johnson, era impegnato in una missione di volo per la
taratura di strumenti antisommergibile col sottomarino USS Corporal (SS-
346).
La missione era al largo di Key West, quando a circa 10 miglia alla costa
l’elicottero si trovò improvvisamente in emergenza per un’anomalia mec-
canica al sistema di trasmissione.

L’equipaggio era pronto alla procedu- licottero e la larghezza del ponte cal- Forse gli standard di sicurezza con-
ra di ammaraggio e abbandono del pestabile non concedeva errori, per- temporanei non permettono manovre
velivolo e le squadre di soccorso a ché erano disponibili solo 2 pollici azzardate simili, con rischi intrinseci
terra erano già in partenza per il (circa 5 centimetri) per parte! sia per l’elicottero sia per il sottomari-
recupero degli uomini in mare. Stranamente un evento del genere, no, ma poco importa, il periodo in
Con l’equipaggio del sub venne coor- forse unico nella storia documentata esame erano gli anni Cinquanta.
dinato rapidamente un eccezionale dell’aviazione, non è molto noto; un A questo punto la scelta dei soggetti
tentativo di recupero in mare, pen- equipaggio su un elicottero in avaria vien da sé e purtroppo vediamo già
sando di fare appontare l’elicottero che apponta su un sommergibile con che avremo poco margine d’azione
sullo strettissimo ponte del sottomari- precisione millimetrica merita atten- nel colore, dato che l’elicottero è blu
no. zione ed è così che ho preso spunto scuro lucido senza particolari fregi e il
La differenza tra la carreggiata dell’e- per un diorama molto originale. sommergibile nero.
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Montaggio
Dovremo gestire bene il tutto quando serve a noi, ho rimediato cannibaliz-
sarà il momento di colorare, evitando zando le gambe del Wessex Italeri; di Andrea Paternieri
di finire in un insieme buio e cupo. continuando, occorerà eliminare la
Data la presenza del motore a pisto- mensola alla base del parabrezza
ni, che, con tutto il rispetto per le tur- sinistro che serviva a schermare le

1/48
bine, conserva sempre grande fasci- sfiammate del motore dallo scarico
no meccanico, immaginiamo che il rialzato che avrebbero potuto abba-
vano motore sia stato aperto dall’e- gliare il pilota; riempire le cavità dei
quipaggio solo per una rapida ispe- predellini d’accesso semicircolari e

Set e modelli
zione visiva, senza ovviamente inciderli in forma rettangolare; realiz-
smontare parti e senza intervenire zare la zona di uscita della sonda
all’interno con alcun utensile. sonar nella parte ventrale; eliminare
la supportazione separata delle luci
CONVERSIONE di navigazione laterali.
Si aggiungono poi i consueti dettagli Kit Gallery Models
L’esemplare scelto appartiene al di interni, vano di carico e soprattutto 64102, dedicato alla
primo lotto di produzione e non ripor- diversi particolari meccanici quali
versione H-34 da con-
vertire in HSS-1
ta diversi dettagli introdotti successi- riduttori e rinvii, che saranno poco
vamente. Questo aiuta ad avere linee visibili ma pur sempre visibili, tra le
più pulite e una costruzione più sem- innumerevoli griglie di grandi dimen-
plice. Per conversione e dettaglio sioni presenti. Kit Wessex Italeri 2720
dovremo provvedere ad autocostrui- Pensando alla colorazione degli per integrazione di
alcune piccole parti
re il sistema sonar presente all’inter- interni dietro alle griglie, che saranno
no del vano di carico, utilizzare il col- dello stesso colore degli esterni per
lettore anulare singolo del motore non danneggiare le delicatissime
con un solo punto di scarico e il cor- fotoincisioni nella manipolazione e Fotoincisioni Eduard
rispondente portello motore destro per realizzare una colorazione più 49662
(parti disponibili nel kit, non in uso pulita, pensiamo di colorare gli interni
Ruote ResKit 480054
per l'H-34 ma utili alla nostra versio- e le griglie a parte, per montare le
ne), autocostruire diverse antenne seconde alla fine.
soprattutto nel ventre, modificare il
carrello da struttura a “V” a struttura Maschere finestrini
tubolare. Gallery Models produce un Montex 48407
kit della versione col carrello che

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Il kit fornisce le due pareti laterali del vano con la struttura in rilievo; i due pezzi però appesantiscono troppo il
Pareti Interno vano di carico

tutto aumentando lo spessore in modo esagerato, se pensiamo che nella realtà era presente solo una lamiera
di pochi millimetri rivettata all’ossatura! Appianiamo i dettagli in rilievo nella parte interna delle semifusoliere
e recuperiamo solo i condotti di condizionamento dalle pareti del kit che scartiamo.
Aggiungiamo le diverse ossature utilizzando profili Evergreen, fili di rame e fazzoletti romboidali ritagliati da
fogli in plasticard sottile.

Alcuni particolari sono ripetitivi e li realizziamo autocostruendo un master per lo stampo in resina (resina
Dettagli ripetitivi interni

“Prochima Sintafoam” in stampi di gomma silionica “Shaller & Vannucchi”) nelle quantità volute; riproducia-
mo in questo modo le estremità del condotto di condizionamento ai fianchi dei piloti, la leva di comando late-
rale omessa nel kit ma recuperata dal Wessex Italeri e gli alloggiamenti dei gradini di accesso a scomparsa.

Il kit fornisce diversi pezzi per realizzare un assieme molto ben articola-
Struttura e compartimentazioni interne

to che riproduce le compartimentazioni dei vani motore, trasmissione,


zona di carico, cockpit.
Le misure e gli incastri sono perfetti ma occorre arricchire con diversi
dettagli, soprattutto in quelle zone che saranno visibili tra le griglie appe-
na dietro e a fianco del motore.
Queste griglie erano necessarie per lo sfogo dell’aria di raffreddamento
prodotta da una ventola calettata sull’asse del motore, aria che andava
quindi espulsa radialmente verso l’esterno. Eliminiamo le panchine del
kit e le autocostruiamo seguendone gli ingombri: la struttura è in tondo
Evergreen e le tele sono in nastro adesivo di alluminio pretagliato.
Sono presenti diverse imbottiture che realizziamo in foglio di alluminio
e fissiamo con colla cianoacrilica.
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Montaggio
Autocostruiamo il modulo sonar crean-
Modulo sonar

do un master in plasticard e stampan-


dolo con resina epossidica trasparente
(Prochima “Effetto Acqua E30”), nella
quale anneghiamo il verricello e la
sonda pre-verniciate. Lo stampo è rea-
lizzato con la stessa gomma utilizzata
per i pezzi in resina poliuretanica. Il
vantaggio della resina trasparente sarà
quello di poter realizzare l’oblò di ispe-
zione senza dover ricorrere a fogli di
plastica trasparente da incollare senza
sbavature.

Numerose prove a secco di assemblaggio degli


Prove a secco

interni sono necessarie tra le diverse parti e le semi-


fusoliere, perché avendo eliminato le pareti del kit
mancheranno alcuni riscontri. Gestiamo comunque
il montaggio senza problemi.

Il kit fornisce un bellissimo motore a pistoni scomposto in più parti; è basato sullo R-2800 usato sui caccia USN
Motore a pistoni

della seconda guerra mondiale ma con una sola corona di pistoni, diventando così lo R-1820.
Assembliamo il tutto e aggiungiamo alcuni piccoli dettagli, ma sostituiamo il corpo centrale del kit, perché trop-
po grosso, con quello di un set Aires dedicato a questo motore. Modifichiamo anche la forma della lamiera
attorno alla parte centrale, che dovrà avere più sfaccettature: rimediamo con lime e stucco bicomponente.
All’inizio dei lavori non avevo notato che lo scarico era in un solo tubo nella parte bassa, utilizzando erronea-
mente i pezzi per la configurazione alta a tre tubi; ho corretto successivamente utilizzando le parti del kit non
dedicate allo H-34 ma utili alla nostra versione.

Il kit fornisce la parte frontale chiusa su cui applicare


Struttura griglia dietro motore

le fotoincisioni, ma ovviamente senza la necessaria


profondità.
Eliminiamo il tutto lasciando una piccola cornice in
sottosquadro come battuta per il futuro fissaggio
delle griglie. Realizziamo le centinature forate su cui
saranno fissate le griglie alla fine; occorre fare molta
attenzione perché si tratta di una struttura fragile e in
una zona esposta durante le manipolazioni.

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Altre griglie alla base e alla sommità della deriva


Rinvii trasmissione rotore di coda

mostrano gli organi di trasmissione del rotore di


coda; li riproduciamo con tondi Evergreen di diversi
diametri.

Il kit fornisce i portelli del motore ma la struttura


Portelli vano motore

interna è troppo sottile e non riproduce l’andamento


corretto. Autocostruiamo quindi la struttura interna
con profili quadri Evergreen e riempiamo con stucco
Milluput le metà inferiori, dove è presente una lamie-
ra al di sopra della struttura.

Il diametro del rotore principale non ha mai subito


Rotore principale

variazioni nella storia e tra le versioni standard di


questo elicottero. Molto banalmente lo calcoliamo
dalle schede tecniche e scopriamo che le pale sono
troppo corte di 11 mm. Italeri le riproduce di misura
corretta sul Wessex, ma preferiamo modificare quel-
le del kit perché presentano un migliore dettaglio
nella zona di fissaggio alla parte centrale.
Stampiamo quindi una porzione abbondante dell’e-
stremità di una pala in resina in quattro unità e le fis-
siamo alle quattro pale, dalle quali rimuoviamo solo
la porzione arrotondata. Uniformiamo la finitura
spruzzando strucco spray Tamiya, che carteggiamo
alla fine.
Eliminiamo invece le piastre di fissaggio delle pale ai
mozzi perché troppo sottili e corte, ne autocostruia-
mo una e ne stampiamo 8 (una sopra e una sotto per
ogni pala).
Dettagliamo poi con nervature e altro il riduttore
principale e il mozzo, pezzi comunque proposti egre-
giamente dal kit.

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Montaggio
I finestrini quadrati del vano di carico presentano
Trasparenti

una deformazione dovuta a ritiri superficiali, che


potrebbero creare una
fastidiosa distorsione.
Li carteggiamo fino a
eliminare l’avvalla-
mento e li lucidiamo
con compound
Tamiya.

Il kit fornisce un fantastico pezzo della cofanatura posteriore della trasmissione con finissime fessure ma che
Cofanatura posteriore trasmissione

dobbiamo correggere. Innanzitutto assottigliamo lo spessore delle lamelle ed eliminiamo gli inframezzi.
Questa sorta di griglia arrotondata deve presentare 13 lamelle, di cui le prime due davanti chiuse e le restanti
aperte. Il kit realizza 12 lamelle aperte; realizziamo quindi la prima lamella chiusa con profilo triangolare e
stucchiamo la seconda. Nelle restanti applichiamo gli inframezzi radialmente con listelli di plasticard sottile,
incollati dall’interno e facendo estrema attenzione al loro allineamento e simmetria. Questo pezzo sarà colo-
rato e montato alla fine come tutte le altre griglie, perché la sua mascheratura per proteggere l’interno sareb-
be pressoché impossibile.

Stendiamo una mano di nero


Pittura interni

semilucido Tamiya X-18 come


fondo sull’intera superficie, cui
facciamo seguire Gunze
Aircraft Grey H-57 in 3-4 pas-
sate leggere e lasciando tra-
sparire le ombre nei recessi.
Lumeggiamo con altre velature
di H-57 sempre più dilui-
te e schiarite con bian-
co lucido H-1.
Profiliamo i dettagli con
lavaggi in grigio scuro a
olio e pitturiamo i detta-
gli in rilievo a pennello
con acrilici Vallejo. I
compartimenti motore e
trasmissione sono in alluminio
Alclad 101, sempre su base
nera. Applichiamo alcuni effetti
personali quali zaini, sacche,
cassette e blocco note per
dare vita all’insieme.

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Assembliamo la fusoliera e la coda; stucchiamo e carteggiamo alcune


Montaggio fusoliera e rivettature

piccole fessure e procediamo alla rivettatura. Sono presenti rivetti in


rilievo che riproduciamo facilmente con rivettatori Dousek “Rosie the
riveter”, di passo adeguato e a fila singola e doppia.
Rivettiamo l’intera superficie seguendo foto e disegni originali e ser-
vendoci di nastri Dymo e dime di diverso genere come guida.
Alla fine non dovremo carteggiare e appianare ma lasceremo i crateri
creati dall’utensile per dare il senso di rilievo, che la finitura lucida fina-
le enfatizzerà, mentre il forellino si perderà, per effetto degli strati di pit-
tura e di prodotti per l’invecchiamento. Occorre fare attenzione, proce-
dendo lentamente anche per riposare la mano. Avevo pensato alle
decal in rilievo ma la loro misura è eccessiva presentando un diametro
esagerato e fuori scala, oltre a un costo che sarebbe improponibile date
le quantità.

Il kit fornisce un bellissimo pezzo molto articolato che com-


Trasparenti cockpit

prende struttura trasparente fissa, telaio e parti scorrevo-


li; le finestre bombate sono a parte. Volendo rappresen-
tare tutto aperto occorre separare i telai scorrevoli,
partendo da un solco con un incisore seguito dal
taglio con una lametta da barba. Serve utilizzare
lame sottili per esercitare minore pressione perché il
pezzo è molto fragile e si potrebbe crepare in modo
irreparabile. Completiamo con la scatola di comandi
superiore, arricchita di cavi, interruttori e dettagli superfi-
ciali.

Nel ventre sono presenti diverse antenne, da autocostruire


Antenne e sensori ventrali

seguendo attentamente le fotografie originali.


Autocostruiamo anche la zona di uscita
della sonda sonar, che purtroppo reste-
rà pressoché invisibile a modello
finito e fissato alla base.

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Montaggio

I trasparenti fissi presentano una


Fissaggio trasparenti fissi

lamiera sagomata di raccordo,


appena accennata nel kit lungo i
fianchi ma assente nella parte
superiore. Creiamo un profilo
sagomato in plasticard sottile per
riprodurre l’andamento in rilievo
nella parte frontale e raccordiamo
con Milliput bianco facendo estre-
ma attenzione a non graffiare i tra-
sparenti.

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Il nostro esemplare ha vissuto solo 4 anni, era un elicottero di servizio e non era un combat-
Pittura

tente che riporta i segni della battaglia o dell’usura; dovremo quindi rappresentare un velivolo
ben tenuto e quasi nuovo, facendo però attenzione a non cadere nell'effetto giocattolo.
Il blu è il classico colore utilizzato sui velivoli negli anni Cinquanta e durante la guerra di Corea,
lo FS-15042; avendo recentemente realizzato un Panther utilizziamo lo stesso colore elaborato
allo scopo, quindi mescolando 4 parti di Gunze H55 con 1 parte di H95. Diluiremo il colore con
un mix 1:1 di Lacquer Thinner Tamiya e Levelling Thinner Mr. Hobby, conferendo alla mescola
maggiori proprietà “laccanti” e livellanti. Iniziamo da una base con un azzurro lucido Gunze
H323, che ci permette di evidenziare le irregolarità superficiali, cosa che il lucido evidenzia
parecchio. Dove necessario interveniamo carteggiando e stuccando.
Stendiamo poi la base FS-15042 e successivamente lumeggiamo con due grigi elaborati a par-
tire dalla mescola di base con aggiunta di bianco lucido per creare due diversi livelli di luce.
Differenziamo alcuni pannelli mascherando con nastro adesivo, facendo estrema attenzione a non eccedere
con il colore per non sconfinare in contrasti irreali.

Non esistono fogli decal dedicati o assimilabili alla versione scelta e gli stencil del kit sono inutilizzabili per-
Insegne e Decal

ché di scarsa fattura; in 1/48 gli stencil devono essere leggibili, a maggior ragione quando sono bianchi su
fondo scuro. Recuperiamo gli stencil da decal di avanzo da modelli aeronautici con la stessa livrea, quindi
Hellcat, Panther e simili. Realizziamo insegne di nazionalità e numeri disegnandoli al CAD e stampando
maschere adesive con plotter da taglio.

Il kit fornisce griglie fotoincise ma orientate a 45°; devono invece essere verticali ed è per questo che utiliz-
Fissaggio griglie

ziamo quelle del set Eduard, più fini e orientate correttamente. Coloriamo le griglie a parte secondo lo stesso
processo della fusoliera e le fissiamo utilizzando colla cianoacrilica in gel perché non crea vapori, non corre
per capillarità e solidifica più lentamente permettendo posizionamenti accurati. Per non graffiare i telai lucidi
rivestiamo le punte della pinza con nastro adesivo. La sequenza costruttiva scelta mostra i suoi risultati: l’in-
terno è ben visibile attraverso le griglie e la colorazione del tutto risulta davvero pulita.
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Montaggio

Stendiamo una base in nero semilucido Tamiya sul motore e sulle parti
Pittura motore e parti meccaniche

meccaniche, seguita da Alclad 101 senza insistere nei recessi.


Coloriamo i dettagli con Acrilici Vallejo, seguiti da lavaggi mirati tramite
prodotti True Earth per profilare i dettagli e creare ombre e accumuli. Il
collettore dei fumi di scarico dai cilindri appare cotto e arrugginito per
effetto del calore; lo coloriamo stendendo una mano di trasparente
opaco a pennello e picchiettiamo pigmenti color sabbia, ruggine, terra,
grigio e grigio fumo all’uscita, tramite un pennello. Fissiamo i pigmenti
appoggiando gocce di fissativo, che per capillarità bagnano tutta la
parte interessata.
La cofanatura in Interior Green è colorata a parte utilizzando una base
Gunze H58 lumeggiata con giallo e
bianco lucidi della stessa marca.
Pannellature, Screpolature e

Utilizziamo colore terra di Cassel


Ritocchi

a olio diluito in essenza di petro-


lio, stendendolo con un pennelli-
no lungo le pannellature e aspor-
tando l’eccesso con un panno di
cotone dopo poche ore per per-
mettere al colore di rapprendere.
Pochissime screpolature potran-
no essere realizzate in corrispon-
denza dei predellini di accesso e
del telaio dei finestrini scorrevoli.
Mascherando dove necessario, applichiamo tramite una spugnetta con porosità fine un colore argento
Vallejo: la spugnetta non deve essere troppo intrisa in modo che lasci segni leggeri e avendo l’accortezza di
non creare motivi ripetitivi.
In alcuni punti sono necessari ritocchi a pennello, cosa fattibile perché la base è scura ma impensabile su
basi chiare. Utilizziamo il blu Lifecolor UA047, che si presta perfettamente allo scopo.

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di Alessandro Bruschi

1/72 HASEGAWA

Vi sono numerose foto di questi giganti abbandonati in enormi


piazzali sparsi nel vasto territorio russo. L’ispirazione per questo
lavoro viene proprio dall’immagine di un elicottero nel Khodynka
Aerodrome vicino di Mosca. Pannelli sostituiti, impietosi segni
del tempo, tracce lasciate dalle intemperie sul velivolo rappre-
sentano un mix irresistibile per riprodurre questo famoso elicot-
tero in stato di ibernazione durante i lunghi e spaventosi inverni
russi.
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1 2
Montaggio

3 4

5 6

1) Le parti del kit pronte per la verniciatura. 2) Per gli interni usiamo un grigio azzurro
Mr.Color steso ad aerografo e puliamo i punti di incollaggio della fusoliera con il sol-
vente Laquer per eliminare residui di colore. 3) Montiamo, stucchiamo e mascheriamo
con il Maskol i trasparenti, in modo da poter procedere alla verniciatura. 4) Stendiamo
una base di Buff Tamiya come fondo. 5) Su questo, aiutandoci con delle mascherine,
applichiamo una serie di grigi acrilici del range Italeri e Agama dati a sfumatura. 6)
Il tronco posteriore della fusoliera sarà mascherato e dipinto di
color Silver della Vallejo. 7) Applichiamo uno strato di

7
lacca per capelli e completiamo la colorazione di
fondo con i grigi acrilici stesi in modo leggero
mediante l’aeropenna a doppia azione, crean-
do una trama fitta di ghirigori col colore e
ottenendo così la vernice di base della
mimetica.

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Con dell’acqua stesa a pennello


riattiviamo lo strato di lacca sotto-
stante l’ultimo strato di colore e
con uno stecchino di legno creia-
mo delle scrostature leggere sugli
sportelli e sui punti di possibile
sfregamento. Possiamo usare
anche della paglietta metallica per
ottenere un effetto di frizione sui
pannelli di ispezione. A lavoro
ultimato stendiamo una mano di
trasparente per “congelare” il
lavoro fatto fino a quel momento,
per non intaccarlo con i passaggi
successivi.

A questo punto cambiamo tipologia


di prodotti per stendere il secondo
colore della mimetica. Usiamo i lac-
quer della Gaia Color diluiti con il
solvente apposito. Usiamo l’aerogra-
fo a pochi mm dal modello togliendo
il copriduse per evitare vortici di
colore. In questo modo creare
amebe di colore sarà molto sempli-
ce, anche per le caratteristiche di
finezza del pigmento di questi colori.

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Montaggio

Con un pennello a setola corta spruzziamo delle goccioline di alcool sul colore già seccato. Il lacquer anche
da asciutto viene intaccato dall’alcool, mentre gli acrilici comuni no; sfruttiamo questa caratteristica per crea-
re delle macchie e delle colature solo sulla parte mimetica verde. Su alcuni punti creiamo delle abrasioni di
colore per portare in primo piano quello sottostante mediante della carta abrasiva di grana 1000. Alcuni pan-
nelli sono stati “lavati” con il colore acrilico grigio chiaro molto diluito e a pennello per ottenere dei cambi di
tono di intere pannellature. Tutto questo sarà armonizzato dai lavaggi che seguiranno. Per prima cosa abbia-
mo messo in evidenza le pannellature principali con del nero a olio diluito con white spirit. Un secondo giro
di lavaggi più diluito è stato eseguito su ogni rivetto, pannellatura o anfratto del soggetto. Sono stati usati i
colori a olio terra di Cassel, seppia e nero, cioè dei toni medi e scuri senza la presenza del rosso visto che la
ruggine su un elicottero di alluminio è molto rara.

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Realizziamo dei ritocchi a pennel-


lo con un tono di grigio legger-
mente più chiaro o più scuro per
contrasto. Per farlo usiamo un
piccolo pennello piatto, cercando
di realizzare dei bordi molto geo-
metrici.

Torniamo a usare i colori a olio,


questa volta non per i lavaggi ma
per dare corposità alla geometria
dei pannelli aggiungendo lo spor-
co. Stendiamo il colore dall’alto al
basso e poi sfumiamolo con un
pennello inumidito di white spirit.
Per realizzare i finestrini lungo la
fusoliera applichiamo con un pen-
nello delle gocce di Vernidas che
per capillarità formeranno una
membrana lucida e trasparente,
ottima per ricreare questo detta-
glio.

Il telo plastificato per proteggere la calotta trasparente dell’abitacolo è stato realizzato con carta da sigarette
colorata. Per legarlo alla fusoliera è stato usato filo elastico per calze di nylon.
Il ripostiglio sul lato del diorama è stato autocostruito con del plasticard. Per creare la trama del legno è stata
usata una spazzola di metallo; il tetto è stato riprodotto con il foglio d'alluminio.

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Montaggio

La base in blocchi di cemento è stata realizzata in gesso. Il tutto poi è stato colorato con i colori acrilici.
Le macchie d’olio sono state realizzate con i prodotti sintetici AK Interactive. Abbiamo usato la neve in polve-
re della Prochima per finire il nostro diorama, stesa sul terreno dopo averlo reso appiccicoso con la lacca
per capelli.

Lo stesso procedimento è stato


impiegato per l’elicottero. In que-
sto caso l’eccesso vene tolto
mediante un pennello.

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L’hangar
Profipack. Gli strumenti sono forniti sia in
fotoincisione precolorata che in decal, a
SE.5a Wolseley Viper tutto vantaggio delle preferenze del modelli-
sta. Due piccoli difetti sono il pannello stru-
menti, in un beige poco convincente che
sarà bene ridipingere in color legno, e le
EDUARD 1/48 cinture a bretella, usate perlopiù nel dopo-
guerra: sembra che durante la Grande
Guerra gli inglesi usassero cinture subad-
PROFIPACK
ART. 82131 dominali simili a quelle degli aerei di linea.
Anche il motore, dotato di un ottimo detta-
Il Royal Aircraft Factory S.E.5a fu, assieme glio di base e che può essere lasciato a
al Sopwith Camel, il principale aereo da vista, è presente sia nella versione Viper
caccia britannico del 1917-18. Il potente con trasmissione diretta che Hisso con
motore Hispano Suiza da 200 HP lo spinge- riduttore. Come detto, ci sono i radiatori per
va abbondantemente oltre i 200 km/h, tutta- le due versioni. Pur trattandosi di elementi
via l’aereo raggiunse un’affidabilità soddi- complessi, pieni di flabelli e griglie, la ripro-
sfacente solo con il motore Wolseley Viper, duzione di questi è migliore di quanto visto
versione costruita su licenza ma migliorata finora, anche in scale maggiori, e gli incon-
dell’”Hisso”. tentabili possono acquistare separatamente
La Eduard torna al “vecchio amore” per i le parti in resina e fotoincisione della serie
biplani con una riproduzione di altissima Brassin.
qualità della versione del caccia inglese con Le mitragliatrici, Vickers in fusoliera e Lewis
il Viper. In realtà le stampate contengono sopra l’ala, sono pure di notevole livello. Le
anche le parti destinate all’”Hisso” quali il gambe del carrello sono di entrambi i tipi uti-
radiatore, il motore e le eliche. lizzati, metallico e in legno. Delle tre eliche
Gli interni sono completissimi, degni di un proposte, bipala destrorsa, bipala sinistror-
kit dell’ultima generazione: più che con il sa e quadripala sinistrorsa, solo la prima va
Roden nella stessa scala, modello più che utilizzata sugli esemplari proposti, che ave-
dignitoso ma decisamente meno hi-tech, il vano il motore con presa diretta.
paragone calza con il blasonato Wingnut L’aspetto più impressionante di questo kit è
Wings in 1/32. Dove non arriva la finezza il dettaglio superficiale. Gli aerei britannici
dei pezzi in plastica intervengono le fotoin- erano caratterizzati da vistose cuciture sulle
cisioni, immancabili nelle confezioni centine della velatura e qui sono riprodotte
con maestria. Anche la tela ha un effetto
leggermente rugoso che forse non sarà per-
fettamente in scala, ma dovrebbe assicura-

re una buona resa dopo la pittura.


C’è però qualcosa che non mi convince: sul-
l’ala superiore, andando dal pianetto centra-
le verso l’estremità alare, si incontrano subi-
to due leggeri rilievi delle centine, con in
mezzo una cucitura. Guardando le foto d’e-

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L’hangar
F8038 “15 Bianco”, 25th Aero Squadron,
novembre 1918. S.E.5a americano battez-
zato “Tunis” impiegato negli ultimissimi gior-
ni di guerra. Solita livrea inglese con deriva,
ruote e muso bianchi. La caricatura di un
boia con scure è dipinta in fusoliera.
C1149 “W Bianco”, Capt. D. W. Grinnell-
Milne, No.56 Squadron, Bethencourt,
Francia, gennaio 1919. Questo S.E.5a sfog-
gia un’inconsueta fusoliera rossa. Il pilota
battezzò l’aereo “Schweinhund” riferendosi
agli insulti ricevuti in un campo di prigionia sia il Mercedes D.III che il più potente
tedesco. D.IIIaü, entrambi utilizzati sul Roland: la
www.eduard.com scelta dell’esemplare da riprodurre comin-
Mauro Murta cia perciò già in questa fase. Anche qui non
ci si può lamentare, tuttavia alcuni accesso-
ri in resina come le molle delle valvole e le
candele prodotte dalla Taurus Models pos-
Roland D.VIa sono fare la differenza. Come detto, le
mitragliatrici LMG08/15 hanno i manicotti
forati in ottone fotoinciso ma, per i più pigri,
c’è anche la versione interamente in plasti-
ca.
Passando all’esterno, impressiona la mae-
WINGNUT WINGS 1/32
WWW.WINGNUTWINGS.COM stria con la quale si è riprodotto il rivesti-
mento Klinkerrumpf della fusoliera. La niti-
dezza degli strati sovrapposti, assieme alla
ART. 32022
completa chiodatura, ne fanno il pezzo forte
La LFG Roland realizzò alcuni fra i più ele-
ganti aerei della Grande Guerra, dei quali il
più celebre fu il ricognitore biposto C.II
“Walfisch”. Il caccia D.VI era caratterizzato
dalla fusoliera rivestita da listelli di legno
parzialmente sovrapposti, come il fasciame
delle barche. Sebbene dotato di buone pre-
stazioni, venne oscurato dalla fama del
poca e degli esemplari restaurati, le cucitu- Fokker D.VII, che era superiore sotto quasi
re sono sopra le centine, senza niente in tutti gli aspetti. I 350 esemplari costruiti furo-
mezzo. Può darsi che ci fossero esemplari no usati principalmente come “tappabuchi”
come quello riprodotto da Eduard, l’S.E.5 in attesa dei richiestissimi Fokker.
non è immune da sottovarianti poco docu- La Wingnut Wings ha in catalogo le due ver-
mentate, ma anche usando la logica una sioni del caccia Roland: la D.VIa con moto-
cucitura in mezzo a due centine mi sembra re Mercedes, qui esaminata, e la D.VIb con
poco credibile: temo che il diavoletto della il Benz. Sulla sopraffina qualità dei kit di
fretta abbia colpito ancora. questa marca si è già detto abbondante-
Le finestre triangolari per ispezionare le mente. Giova ripetere che, a parte l’eccel-
pulegge dei cavi di comando sono in plasti- lenza del dettaglio, il vero punto di forza è lo
ca trasparente con cornici fotoincise. La sforzo di rendere il montaggio il più sempli-
stampata dei trasparenti include anche due ce e robusto possibile, compatibilmente con
parabrezza, la finestra sopra la fusoliera, il l’intrinseca complessità dei biplani.
mirino a cannocchiale e la bussola. L’abitacolo è ricchissimo e, incredibilmente,
Anche il dettaglio della fusoliera è superbo, con il solo utilizzo della plastica: le uniche
completo com’è di cuciture, cerniere e viti fotoincisioni sono per le cinture e i manicot-
dei pannelli. ti delle mitragliatrici. Ho visto delle fotoinci-
La pittura di ruote e trasparenti è agevolata sioni destinate a questo kit e posso assicu-
dalle sempre gradite mascherine adesive. rare che se ne può fare tranquillamente a
Le decals, stampate da Cartograf, sono di meno: quando i dettegli sono ben fatti, non
alta qualità. Cinque gli esemplari proposti: c’è niente di meglio dei pezzi stampati nella
C1096 “3 Bianco”, Lt. H. J. Burden, No.56 cara vecchia plastica. Il sedile può essere
Squadron, Valheureux, Francia, primavera montato con cuscino o senza, nel caso il
1918, con superfici superiori in verde scuro pilota usasse il paracadute, mentre i qua-
e inferiori in tela verniciata. L’elica ha una dranti degli strumenti sono ottimamente
vistosa banda bianco-rossa mentre le ruote realizzati con decalcomanie. La stampata
sono a quarti bianco-blu. del motore è identica a quella che ho già
F8146 “9 Bianco”, 27th Aero Squadron, visto sul Pfalz D.IIIa e permette di costruire
USA, 1922. Le superfici superiori sono
Olive Drab, quelle inferiori in tela. Muso,
ruote e coda sono bianchi, le coccarde sono
quelle degli anni ’20 con stella bianca in
campo blu e pallino rosso al centro.
Un’aquila bianca sopra un cerchio blu orna
la fusoliera: una livrea inusuale e decisa-
mente elegante.
F8953 “V Bianco”, 2nd Lt. S. C. Elliot, 85th
Squadron, Ascq, Francia, dicembre 1918.
Esemplare abbastanza anonimo, verde
sopra e tela sotto.

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L’hangar
stencils. Oltre alle insegne, includono il rive- depositaria della verità assoluta su un argo-
stimento a losanghe per ali e impennaggi, mento tanto nebuloso. Per quanto mi riguar-
da tagliare a misura, nonché i nastri di da, in mancanza di dati certi e non essendo
rinforzo per le centine, a losanghe oppure in un entusiasta della moda di super-desatura-
color tela naturale, da impiegare a seconda re qualunque modello, le losanghe fornite
dell’esemplare scelto. Lo schema è quello a mi sembrano pienamente utilizzabili.
4 colori, il più usato sui Roland, anche se Si può scegliere fra sei esemplari.
non mancavano esemplari a 5 colori o addi- Purtroppo la scarsa diffusione del velivolo fa
rittura misti: occorre consultare attentamen- sì che non fossero molti quelli documentati
te la documentazione. I colori sono più bril- a sufficienza.
lanti di quanto ci si aspetti di solito, infatti 1.3612/18, Hans Jungwirth (?), Jasta 78b
altri marchi hanno in catalogo decals con (?), 1918. L’attribuzione di quest’aereo non
toni più sbiaditi. Wingnut Wings, corretta- è certa e si basa sulla similitudine con un
mente, dichiara di avere studiato accurata- Fokker D.VII pilotato da Jungwirth. La fuso-
mente la documentazione disponibile per liera è blu e si ipotizza che le superfici infe-
ottenere una rappresentazione soddisfa- riori fossero azzurre, anche se questa
cente della tela nuova, pur non ritenendosi impressione potrebbe essere dovuta ad un
riflesso visibile nell’unica foto disponibile. La
foto mostra anche i resti di un’insegna can-
cellata che potrebbe essere stata la stessa
farfalla bianca dipinta in seguito sul D.VII.
La farfalla è fornita, nel caso si desiderasse
applicarla.
2.3615/18, 1918. Esemplare fotografato
nuovo di fabbrica, senza alcuna insegna
personale o di reparto. Ottimo per cimentar-
si nella riproduzione della livrea lignea della
fusoliera.
3.Matricola sconsciuta, Otto Kissenberth,
Jasta 23b, 1918. Si tratta di uno dei primi
esemplari, ancora con le croci a bracci curvi
sulle ali. È decorato con una grossa stella
alpina sulla fusoliera nera, mentre la coda è
bianca.
4.1222/18, Ludwig Marchner, Jasta 32b,
1918. Questo D.V ha la fusoliera a strisce
bianche e blu scuro che seguono i bordi del
fasciame. I piani di coda e i pannelli metalli-
ci del muso sono blu, mentre l’ogiva è bian-
ca.
5.Matricola sconosciuta, Jasta 23b, 1918.
Questo aereo, fotografato in mano agli
americani dopo l’armistizio, aveva la parte
posteriore della fusoliera nera con fascia
bianca in coda. La banda dietro l’abitacolo,
fra due strisce bianche, potrebbe essere
nera oppure rossa. La fusoliera è color
legno dall’abitacolo in avanti.
6.Maticola sconosciuta, Emil Koch, Jasta
32b, 1918. Ha una decorazione simile al
1222/18 ma il colore delle strisce in fusolie-
ra, proposto in diverse opzioni, è in realtà
del tutto ignoto.
Mauro Murta

del modello. Per contro, le feritoie di sfiato


dei portelli d’ispezione circolari abbisogna-
no di un’incisione per simularne l’apertura.
La velatura ha bordi d’uscita molto sottili e
una completa dotazione di cuciture sulle
centine, mentre i montanti alari, anch’essi
perfettamente in scala, sono in due versio-
ni. Gli attuatori di alettoni, timone ed eleva-
tori sono in plastica e, viste le dimensioni,
richiedono una certa attenzione nel montag-
gio e nell’accoppiamento con i cavi.
Due piccoli parabrezza trasparenti comple-
tano questo kit, che non ha moltissimi pezzi
ma è estremamente completo.
Le decals, stampate dall’italiana Cartograf,
sono come sempre di alto livello e ricche di

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C’È UN MODO PIÙ FACILE PER ”PERSONALIZZARE” I VOSTRI AEREI

Grafica Roberto Carena


DECALS - KITS IN PLASTICA E RESINA - FIGURINI - ACCESSORI
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NOVITA’ TAURO DECALS LINE


Per ricevere il catalogo a colori Tauro Model Line, inviare Euro 16,70

TM72/2102 - scala 1/72


Italian C-130 H Volant rodeo winner 1984

TM72/2103 - scala 1/72


Italian C-119 G Operazione Congo
TM48/553 - scala 1/48 TM48/2102 - scala 1/48
TORNADO Operazione F-35 B Marina Militare Italiana
Locusta - F-104 S ASA
L.V. 37° Stormo
scala 1/48
Ristampa riveduta e
corretta
Questi tipi di decalcomanie sono prodotte in modo artigianale e
hanno la pellicola unica, per usarle il modellista deve procedere TM72/2104 - scala 1/72
seguendo le istruzioni allegate all’articolo.
F-35 B Marina Militare Italiana

Per ricevere il catalogo di vendita, inviare Euro 9,50


1:72
MCDONNELL DOUGLAS
PHANTOM FG.1™

A06016
MCDONNELL DOUGLAS
PHANTOM FG.1™
• Undercarriage can be posed up or down
• Poseable flaps and slats
• Canopy open or closed
• Wings folded or unfolded
• Optional open nose and radar
• IFR probe stowed or unstowed
• Three different build configurations

MCDONNELL DOUGLAS PHANTOM FG.1™


No.892 Naval Air Squadron, HMS Ark Royal, 1974-1975.

MCDONNELL DOUGLAS PHANTOM FG.1™


No.767 Naval Air Squadron, Royal Naval Air Station Y eovilton,
Somerset, England, 1971.

MCDONNELL DOUGLAS PHANTOM FG.1™


Naval Air Support Unit, Royal Naval Air Station Yeovilton,
Somerset, England, 1969.

Length 244mm Width 162mm Pieces 162

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