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M
ENSILE

AGOSTO 2014
ITALIA 7,50

Greece 12,00
Portugal (Cont.) 11,95
Spain 12,30

I SSN 1721- 1395

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02 sten:Layout 1

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N128
RIVISTA MENSILE - ANNO XII

AGOSTO 2014

INdice
6

T-72B 1/35
di Fabrizio Pincelli
Ardenne 1944 1/35
di Costantino Sanna

22

Panzer II Ausf. J 1/35


di J. Jorge Porto Del Corral
PT76 1/35
di Gunnar Baumer

38
52
65

14

BT 7 - La paura 1/35
di Ivan Cocker
STORIA Colorazioni veicoli militari tedeschi II GM
di Daniele Guglielmi
Puma 6x6 ISAF 1/35
di Mirko De Vincenzi
PHOTOFILE Veicolo Blindato Leggero Puma
di Daniele Guglielmi
Dizionario dei mezzi militari
di Daniele Guglielmi e Mario Pieri

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44
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HME_210x297_210x297.qxd 08/04/14 16:25 Pagina 1

8
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t voil sono tornato allopera, stavolta spero definitivamente, dopo alcun mesi di assenza dalle pagine della rivista. Lasciatemi fare
prima di tutto un doveroso ringraziamento a chi si preso il disturbo di interessarsi al mio stato di salute e un sentito grazie a chi mi
ha sostituito nel compito di tediarvi con gli editoriali. E adesso veniamo a noi!
Sono stato lontano obtorto collo dalle manifestazioni modellistiche di inizio anno e mi sono perso (mannaggia) anche il Mondiale di Stresa
e me ne dispiaccio molto, soprattutto perch, come ho ripetutamente detto, ritengo che landare per mostre e concorsi, non necessariamente come concorrenti, sia il sale del nostro hobby, anche solo per tenere allacciati i rapporti interpersonali che molto spesso sono limitati a
pochi contatti su FaceBook. Ma sono riuscito ugualmente a tenermi informato sia sullesito dei concorsi medesimi sia sulle novit in uscita. E mi sembra che il prossimo futuro non sar parco di novit per gli appassionati di ruote e cingoli. Probabilmente quello che viene prospettato in uscita non sar tutto di qualit assoluta, ci saranno come di consueto riedizioni e aggiornamenti di modelli gi usciti sul mercato, ma anche golose nuove uscite come i modelli di carri utilizzati durante il primo conflitto mondiale. Se ce lo potevamo aspettare da
qualche nuovo produttore (vedi Takom con i Mark IV Male e Female o Meng con un nuovo Renault FT17), lannunciata uscita da parte di
Tamiya di un fantasmagorico Mark IV segna la realizzazione per la prima volta, se non andiamo errati, da parte del produttore giapponese di un modello di carro antecedente al secondo conflitto mondiale.
Se la realizzazione di questi modelli rientra a mio modesto parere anche nellottica di sfruttare commercialmente un importante anniversario storico come il Centenario della Prima Guerra Mondiale, la preannunciata uscita sul mercato di modelli di carri mai esistiti, i cosiddetti paper panzer mi lascia interdetto. Cos come mi lascia interdetto il vedere sulle pagine di alcune riviste modelli di carri che spesso
non sono arrivati neanche allo stadio di prototipo, con l'aggravante di riportare pure pesanti danni da combattimento. Se la tendenza
dovesse diffondersi sar meglio preventivare per i prossimi concorsi anche la categoria Mezzi Militari Fantasy nella quale collocare questi nuovi X-Files. Sbaglio? Sar che sono un vecchio brontolone che non capisce le nuove mode.
Quando leggerete queste righe, molti di voi staranno gi preparando le valigie, oppure saranno gi sotto lombrellone o in qualche rifugio
di montagna. Come tutti gli anni quindi, a voi tutti da parte della redazione gli auguri di Buone Vacanze.
Vi lascia intanto al numero di Steel Art che avete fra le mani e nel quale troverete il T-72B 1/35 di Fabrizio Pincelli, Ardenne 1944 1/35
di Costantino Sanna, il Pz.Kpfw. II Ausf. J 1/35 di J. Jorge Porto Del Corral, il PT76 in 1/35 di Gunnar Bumer, La paura in 1/35 di Ivan
Cocker, un interessante articolo sulla colorazione dei veicoli militari tedeschi degli anni Trenta e Quaranta a opera di Daniele Guglielmi e
Mario Pieri, il Puma 6x6 ISAF in 1/35 di Mirko De Vincenzi completo di articolo realizzato dallinstancabile Guglielmi. Non mancheranno il Dizionario dei mezzi militari di Mario Pieri e Daniele Guglielmi. Buona Lettura, noi ci sentiamo al ritorno dalle ferie.
Marcello The Legend Marchetti

SteelArt
Direttore Responsabile
Thomas Abbondi
Editore
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Via Bressanone 17/1
16154 Genova
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Capo redattore
Thomas Abbondi (T.A.)
Direttore editoriale
Alessandro Bruschi
Servizi fotografici
Alessandro Bruschi
Grafica
Cristina Bonanno
Consulenti e Collaboratori
Ivan Cocker, Mirko De Vincenzi,
Daniele Guglielmi, Marcello Marchetti,
Silvia Picucci, Mario Pieri, Fabrizio Pincelli,
J. Jorge Porto Del Corral, Costantino Sanna

Sped in A.P. 45% comma 20/B art 2 legge 662/96


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responsabilit per i danni derivanti dallincorretta applicazione delle
tecniche descritte nella pubblicazione.

Created in Italy

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TRUMPETER
1/35
di Fabrizio Pincelli

Continua la costruzione di carri sovietici/russi del dopoguerra con questo bellissimo T-72B della Trumpeter: linea
bassa e affusolata, corazze aggiuntive che gli donano un
senso di maestosit e pericolosit. Dopo aver visto
questa
novit
della
Trumpeter mi sono affrettato
ad acquistarlo e costruirlo stato un vero piacere.

l kit davvero ben fatto.


Con questo nuovo modello la Trumpeter ha fatto
un gran passo avanti. Gli
incastri sono perfetti e tutto
si monta senza troppi problemi; solo in qualche
pezzo si notano bave di
giunzione delle matrici,
abbastanza evidenti. In
questa nuova linea di prodotti (T-90 e T-80) la

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Trumpeter sembra aver


copiato la Dragon. Tanti,
tanti pezzi da staccare,
pulire e incollare che
potrebbe far storcere il
naso ai neofiti ma che spalancano le porte a quelli
che amano il superdettaglio, consentendo di modificare il modello senza troppi interventi. Un super lavoro sono i perni di fissaggio

delle fodere antiradiazioni


sul tetto della torretta: 93
micro dischetti fotoincisi da
staccare, pulire e incollare;
occorre tanta pazienza,
ma alla fine il risultato
super. Per questo kit ho
deciso di affiancare solo la
bellissima, dettagliatissima
canna della RB Model, poich il kit fornito di ottime
fotoincisioni e cingoli

maglia maglia di buona


fattura, assenti da segni
degli estrattori e facilmente
lavorabili. Al kit ho aggiunto dei tronchi nella parte
posteriore e un telo legato
al contenitore destro della
torretta.

Fango
Il progetto prevede la parte
superiore dello scafo rico-

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perta da uno strato di


fango secco e quella inferiore, compreso il treno di
rotolamento, completamente ricoperta di fango umido
misto a erba. Per simulare
la corposit del fango ci
sono tanti metodi e ho preferito quello di aggiungere

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alla colla vinilica diluita


con acqua della sabbia e
dello stucco da muro.
Questo crea la rugosit tipica del fango umido, cui
aggiungo dopo la completa asciugatura una mistura
di colla vinilica, sabbia ed
erba. Il tocco finale quello di verniciare il tutto con
u n a

tonalit
fango
scuro e umido che dona un
tocco di realismo.

Filtri
Questa tecnica consente di
variare le tonalit di un
colore base unico, il quale
sarebbe troppo uniforme e

piatto. In questo lavoro ho


preferito usare i colori acrilici per la loro velocit di
essiccazione. Unico neo,
bisogna essere sicuri della
diluizione, perch la rimozione dopo lapplicazione
quasi impossibile. Questo
carro ha numerose superfici (imbottiture antiradiazioni, blocchetti ERA, portelli e
via di seguito) su
cui agire e dare
spazio alla nostra
fantasia. Non bisogna preoccuparsi se allinizio le tonalit risultano troppo differenti perch dopo
linvecchiamento tutto si
fonder e doner al nostro
modello quella vivacit
altrimenti impossibile da
realizzare con altri metodi.

Conclusione
Allinizio ero spaventato
allidea di costruire questo
modello, visto la sua complessit e la mia poca
conoscenza del carro, ma
alla fine il risultato mi ha
soddisfatto e sono riuscito a
contenere la mia propensione a sporcare tanto i
miei modelli, lasciando
intravedere il lavoro svolto
in precedenza sul colore
base della mimetica. Con
pochi passaggi si riesce a
ottenere un risultato efficace alla portata di tutti. Se
volete visitare il mio blog
questo lindirizzo: fabriziopincellimodeller.blogspot.com
Oppure, questa la mia
pagina facebook: Fabrizio
Pincelli Modeller.

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Per simulare il fango, mescolo della colla vinilica


con sabbia fine, stucco per muro e acqua, depositando il miscuglio nelle parti basse dello scafo e
dietro le ruote.
Damp Earth della AK per
simulare la tonalit del fango umido.
Stessa miscela usata in precedenza tranne che per
lo stucco, che viene sostituito dallerbetta sintetica,
e la deposito sulle ruote e sui cingoli.
Ancora Damp Earth per simulare il fango umido.

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Il modello pronto per la verniciatura, completo di tutti gli accessori.


Dopo unaccurata pulizia con alcool
steso ad aerografo, stendo una mano di
trasparente opaco per uniformare le
superfici tra i vari materiali.

Dopo aver protetto il treno di rotolamento, stendo la vernice base,


composta da XF-67 Nato Green e
X22 Clear.

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Eseguo una leggera modulazione aiutandomi con del cartoncino per le


mascherature aggiungendo al colore
base XF-24; Clear Yellow e X-2 White,
insistendo soprattutto sulle parti alte
e sporgenti del modello. Dopo aver
applicato anche il trasparente opaco
il carro pronto per i filtri.

Usando varie tonalit di verde del range


Italeri forzo mediante luso del pellenno le luci di
questa mimetica monotono. Stessa procedura per
la torretta. Il risultato finale gratificante agli
occhi. Stendo ancora il trasparente opaco per proteggere il lavoro svolto fino ad ora per poi procedere con linvecchiamento.
Lavaggio selettivo con colore a olio Terra di Cassel diluito
con white spirit. Con il colore ad olio Buff diluito comincio
ad applicare un leggero strato di polvere, che mi consente
anche di variare la tonalit base del modello.

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Uso Rainmarks Nato Tanks e Damp Earth AK per


simulare il fango secco nelle parti basse del
carro. Stessa miscela ma diluita per simulare la
polvere sulle protezione laterali in gomma, applicata con un pennello. Con la tecnica dello stecchino simulo gli schizzi di fango secco sulla zona
trattata in precedenza. Damp Earth e Frash Mud
AK per simulare rigagnoli di fango umido nella
zona anteriore. Tecnica dello stecchino per gli
schizzi di fango umido nella parte posteriore.
Un mix di Oil and Grease e Engine Oil AK
diluiti con white spirit per simulare le macchie
di sporco generale sul modello.
Stessa miscela per creare le macchie di olio
e carburante sulle zone interessate.
Stesso prodotto ma meno diluito per simulare
le macchie pi scure. importante stare dentro
le precedenti macchie pi chiare per simulare
lespansione della macchia dolio.

Creo una mistura di colla vinilica,


acqua, sabbia, erbetta sintetica e
acrilici Italeri per simulare i
residui di fango ed erba nei
recessi del carro.
Una volta pronta la applico
spruzzandolo con un pennello e uno stuzzicadenti
per sistemarla al meglio.

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Procedo con il simulare le


scrostature sulle griglie
posteriori, usando i colori
acrilici Italeri per un verde
chiaro usando la tecnica
della spugnetta.
Per le scrostature profonde
stato usato del colore a olio
Terra di Cassel.
Dopo che il fango si asciugato,
procedo con applicare il colore Nato
Tanks per il riscreare le tonalit di
fango secco. alle estremit della macchie.
Il Damp Earth AK stato usato invece per
ricreare il fango umido al centro delle chiazze.

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Lidea di partenza era quella di realizzare un angolo di Ardenne durante loffensiva tedesca nellinverno 1944.
16 Dicembre 1944 28 Gennaio 1945

1/35
di Costantino Sanna

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Wacht am Rhein
(guardia al Reno) era
il nome in codice dato
a questa operazione dai
tedeschi. Hitler sperava in
un successo strategico che
avrebbe portato a suo favore le sorti della guerra utilizzando le truppe migliori
ancora disponibili.
Il territorio scelto per loffensiva era montagnoso e
coperto da foreste, Hitler
sperava sulleffetto sorpresa anche perch la zona
era poco adatta per un
attacco corazzato.
Le truppe tedesche nella
prima settimana registrarono alcune significative vittorie e sfondarono in profondit togliendo ai comandi e
alle truppe alleate quella
sensazione di sicurezza e
superiorit, facendo temere
un sfacelo strategico.
La battaglia dur circa un
mese e alla fine vinsero gli
alleati, con forti perdite da
ambo le parti. Gli angloamericani dovettero revisionare tutti gli schieramenti e
i piani di attacco rallentando cos loffensiva al
cuore
della
Germania, mentre i tedeschi
indebolirono
le riserve di
uomini
e
mezzi favorendo cos
loffensiva
dellArmata
Rossa a est
iniziata il 12
gennaio 1945.

Costruzione
Il kit Tamiya della
Schwimmwagen ha gi
qualche anno ma rimane
sempre un ottimo modello;
per migliorarlo ulteriormente ho usato un set fotoinciso
della Voyager e le ruote in
resina della Def.
Quando si usano set di
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miglioria ricchi di dettagli


come quello Voyager bisogna armarsi di pazienza e
di un saldatore elettrico;
infatti, le saldature a stagno
dei vari pezzi risultano
molto pi resistenti alle
varie manipolazioni.
Prima di saldare i pezzi
consiglio di cartavetrare
leggermente le superfici di

contatto e di usare della


pasta salda per favorire lo
scorrimento dello stagno.
Particolare attenzione va
posta durante lassemblaggio della capote e dei suoi
vari leveraggi, cui vanno
aggiunti vari rivetti riprodotti con un Punch & Die; la
capote vera e propria lho
realizzata con dello stucco

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bicomponente
della
Tamiya.
Anche il kit della moto della
DKW 350 della nipponica Tamiya; non nascondo
che sono particolarmente
affezionato a questa azienda, ho iniziato a modellare
con i suoi kit e da allora li
trovo i pi semplici e con le
istruzioni pi comprensibili
in commercio, mantenendo
sempre un buon standard
di qualit.
Per questo piccolo soggetto
ho addirittura usato due set
fotoincisi, uno della Aber e
uno della nostrana Royal
Model.
Per i vari cablaggi da
aggiungere bene avere
sott'occhio delle foto del
mezzo vero, quindi consigliabile prima di mettersi
alla postazione di lavoro di
procurarsi tutta la documentazione possibile.
Fili elettrici in rame di varie
sezioni mi sono serviti a
questo scopo.
Plasticard in rod e in fogli
serviranno per aggiungere
i vari componenti del motore non presenti nel kit.
Il realismo maggiore nel kit
di motociclette dato dalla
finezza dei raggi; nei kit di
partenza per ragioni di
stampaggio sono sempre
sovradimensionati, quindi li
sostituisco tutte le volte e in
questo caso ho usato quelli
della Royal Model.

Colorazione
Schwimmwagen
Dopo aver lavato il modello
con acqua tiepida e sapone per piatti allo scopo di
eliminare le eventuali tracce di unto a causa delle
varie manipolazioni, ho
steso ad aerografo una
mano di primer della
Vallejo. (foto a)
A colore asciutto sempre
ad aerografo ho dato un
mano di Dark Yellow

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Vallejo. (foto b)
Dopo aver schiarito il colore base con del bianco e il
light brown ho illuminato le
zone del modello soggette
alla luce zenitale; questo
passaggio va ripetuto pi
volte fino a quando non
siamo soddisfatti del risultato raggiunto. (foto c, d)
Dopo aver caricato laerografo con un mix di colori
Vallejo e abbassato la pressione del compressore ho
steso la mimetica. (foto e)
Con vari colori a olio ho

effettuato i filtri. (foto f)


Con il terra di Cassel a olio
ho eseguito un primo leggero lavaggio. (foto g)
Dopo aver colorato a pennello utilizzando sempre
colori Vallejo i vari particolari ho spruzzato sulla
parte inferiore del modello
un mix di stucco e colori a
smalto, prima pi chiaro
per simulare il fango secco
(foto h), poi pi scuro per
simulare il fango ancora
umido (foto i).
Anche le ruote hanno rice-

vuto lo stesso trattamento.

Colorazione
DKW 350
Anche per la moto ho usato
gli stessi trattamenti di colorazione e invecchiamento,
naturalmente cambiando il
colore di base che in questo caso era un grigio
scuro.

Ambientazione
La mia idea era quella di
realizzare un piccolo scor128/14

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cio di Ardenne, nel dicembre del 1944 il fango e il


freddo erano presenti in
quellangolo di Belgio.
Per la struttura della basetta
ho usato una cornice in
legno e della balsa. La
struttura di base in polistirolo ad alta densit.
Il fango e il terreno li ho
realizzati con la pietra
pomice in pasta della
Vallejo mischiata a terre di
colorificio, per la parte
umida del terreno a base
asciutta ho colorato il
fango con il prodotto AK
016 Fresh Mud.
La vegetazione non altro
che origano tritato e poseidonia.
Lalbero autocostruito,
per il tronco sono partito
da uno stecchino per spiedini ricoperto di Das e poi
testurizzato con la lama di
un cutter.
Dopo, con un minitrapano
ho realizzato dei fori sui
quali ho successivamente

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incollato i rami, che non


sono altro che piccole porzioni di asparagina da fioraio.
Lo steccato e il palo delle
indicazioni sono autocostruiti.
Il figurino che guida della
Evolution Miniatures, quello
che indica la strada da
seguire della Stalingrad,
ambedue sono stati dipinti
ad acrilico con colori
Vallejo.

Bibliografia e
webgrafia
Wydawnictwo Militaria 76
VW
Kubelwagen
Schwimmwagen
Schiffer Publishing - VW at
War:
Kubelwagen,
Schwimmwagen: Book 2
Wings
&
Wheels
Publications
WWP
Special Museum Line No.
19: Schwimmwagen in
detail
http://www.zimmerit.com
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di J. Jorge Porto Del Corral

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Sviluppato con la sigla VK-1601, il Pz.Kpfw. II Ausf. J disponeva di


un cannone da 20 mm KwK 38 e una mitragliatrice MG34 da 7,92
mm in torretta. Relativamente corazzato per poter supportare la fanteria, era dotato di un motore Maybach da 150 cv per muovere le sue
18 tonnellate. Solo 22 dei 30 pianificati furono realizzati tra aprile e
dicembre 1942. Il prototipo VK-16901 fu assegnato alla 12. PanzerDivision che stava combattendo in Russia.

Nonostante i suoi anni, il modello Alan non complicato e non presenta difficolt di montaggio. Ho usato il
set di fotoincisioni Eduard per dettagliare e poter rappresentare certe parti danneggiate.

Le maniglie di plastica si sostituiscono con parti in filo metallico.


Le saldature si rifanno con sprue stirato ammorbidito con colla Tamiya e testurizzato con la punta di un cutter. La base dell'antenna stata riposizionata perch le istruzioni sono sbagliate.
Alcune delle parti originali sono state sostituite o dettagliate.

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Sulla torretta le saldature pi fini sono state ottenute semplicemente ammorbidendo gli spigoli con la colla
Tamiya e testurizzando direttamente la plastica con il cutter. Ho aggiunto un rinforzo triangolare sul retro e
rifatto le maniglie dei portelli.
Ho sostituito il cannone da 20 mm e la MG34 con
elementi Aber.

Come al solito do il Metal Primer ad aerografo sulle


parti metalliche per evitare sorprese, poi applico
delle velature di Primer Mr Hobby mescolato 30-70
con il diluente specifico.

Applico una base Tamiya XF-60 corretta con una


punta di bianco e di giallo. Per dare luce al centro
dei pannelli aggiungo pi bianco e pi giallo.

Per il bruno uso una miscela di XF-64, XF-7 e XF-3,


per il verde XF-67 con una punta di XF-3. Applico
velature sottili evitando coperture massicce.

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Un punto debole del modello rappresentato dalle


decal, molto spesse e di scarsa qualit. Ho sfruttato i
trasferibili Archer che invece sono ottimi su base lucida. Una volta applicata un'ulteriore mano di trasparente lucido Tamiya si pu proseguire con ulteriori
trattamenti.

stato applicato un lavaggio selettivo a tutti gli elementi in rilievo del modello con una miscela di Brown
Wash e Dark Wash. Si tratta di un procedimento
molto delicato, che va eseguito con cura. Se il lavaggio cola dove non deve, bisogna rimuovere l'eccesso
con un pennello umido di diluente.

Le scrostature si realizzano con il Vallejo 822 alternando l'uso della spugnetta a quello del pennellino
fine. Le zone interessate sono quelle pi esposte.

Con il Vallejo 976 schiarito si dipingono alcuni dettagli schiarendo le parti pi fini, quelle che non si possono lavorare ad aerografo. Si pu anche esagerare
entro certi limiti, poich i passaggi successivi scuriranno parecchio il modello.

Per prima cosa si inumidisce con il diluente Mig la


zona su cui si lavora, poi si applicano puntini di diversi colori a olio. Dopo qualche minuto si sfumano creando variet cromatica. Si insiste con le tonalit chiare in alto e quelle scure in basso. Sulle superfici verticali si creano striature verso il basso.

La polvere si realizza con i pigmenti Mig Europe


Dust (PS028), Rubber Dust (PS234), Russian Earth
(PS034) e Light Dust (PS027) mescolati in varie proporzioni a seconda delle zone interessate. Come fissativo stato usato semplicemente il diluente Mig.

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L'accumulo di grasso si
riproduce con i colori a
olio asfalto e bitume
mescolati con i pigmenti usati per la polvere.
Se occorre si diluisce
con il diluente Mig e si
sovrappongono diversi
strati.

Ho usato i FriulmodeI ATL-64 spruzzando dapprima


alcune mani di Gunze Metal Primer per favorire l'aggrappaggio del primer, sempre Gunze.

I cingoli si dipingono con una


miscela di 302 e 301 Panzer Aces
Vallejo. Si pu aggiungere un poco
di Brown Orange 981 per variare la
tonalit di qualche maglia. Lo stesso
procedimento ma aggiungendo 950
Black crea ancora pi contrasto.
Un lavaggio con 981 Brown Orange
accentua l'aspetto ossidato.
Con il Mig Black Smoke si accentua
la frizione della gomma delle ruote
sul metallo dei cingoli.

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La polvere dei cingoli deve riprendere


fedelmente quella della base perch il
modello sia correttamente integrato.
Con un poco di carta abrasiva si riporta
in luce il metallo dei cingoli nelle zone a
contatto col terreno.

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di Gunnar Bumer

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Il weathering oramai tutto!

entre anni fa le
riviste
erano
colme di complicate conversioni con resine

e autocostruzioni in plasticard, oggigiorno si trova


tutto
nelle
scatole di
montaggio
e
con
la
loro altissima qualit
l'ago si spostato sul versante
della resa artistica, un concetto che
Franois Verlinden
aveva introdotto a
suo tempo. Da allora le tecniche si
sono enormemente
evolute, anche se il
classico lavaggio, tanto
per fare un esempio, ha
superato il Millennio venendo tranquillamente adoperato ancora oggi.
La base di un buon invecchiamento la documentazione, grazie all'esame di
buone foto possibile esaminare l'effetto degli agenti
atmosferici da riportare sul
modello.

Sono stato particolarmente


colpito da un carro cinese
Type 63-1 impiegato dai
nordvietnamiti (NVA) che il
30 aprile 1975 si apriva la
strada attraverso Saigon.
Il Type 63-1 era un carro
anfibio basato sul PT-76
sovietico, con una torretta
simile al T-54 e un cannone
da 85 mm. Poich questo
carro non (ancora) disponibile come modello, ho
scelto il PT-76 anch'esso
usato dall'NVA.
Vorrei mostrare come ho
riportato sul modello l'impressione tratta dalle foto.
Non necessario rifarsi al
100% allo stesso identico
mezzo, l'importante desumere dalle immagini reali i
diversi effetti che l'ambiente ha esercitato sul veicolo.
Nel caso specifico, tre elementi sono evidenti: la fiancata sinistra annerita, la
parte frontale destra coperta di fango e la torretta
relativamente pulita. Un
attento esame della foto

importante per poter pianificare accuratamente la


sequenza degli interventi,
non facile infatti correggere gli errori. Evito di scrivere un piano d'azione,
piuttosto mi fisso in testa ci
che far e quando lo far;
certo, prendere appunti
non male, ma oggi come
oggi mi trovo bene cos.
Detto questo non tedier
oltre il lettore e quindi possiamo finalmente andare a
vedere come un pezzo di
plastica grigia possa trasformarsi in un carro armato nordvietnamita.

Ringraziamenti
Un particolare ringraziamento va a Phan Thanh
Phuc di Saigon e a Iain
Hamilton di New Haven,
Buffalo, per l'aiuto nella
realizzazione del progetto.

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Il montaggio da scatola ha comportato modifiche minime. I parafanghi sono stati rimossi e sostituiti da un cordone di saldatura; i
cingoli di metallo di Friul rappresentano una notevole miglioria.
Dopo un montaggio a secco il
modello stato sgrassato in
acqua tiepida e sapone, poi ha
ricevuto un fondo di primer
Tamiya. Una paglietta metallica
fine aiuta a correggere gli eventuali difetti superficiali.
Il fondo una miscela di XF-51 e XF-67 schiarita con un quarto di Buff. Il risultato troppo chiaro per essere
un verde sovietico, poco male dato che i successivi passaggi scuriranno il modello.
I rulli si colorano con una miscela di Rubber Black e Wooden Deck Tan. Con una mascheratura si colora l'interno con il verdone sovietico.

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I Tamiya acrilici diluiti con il


Lacquer Thinner assumono una
consistenza estremamente fine,
ci particolarmente importante quando si spruzza il trasparente lucido, che in questo modo
non crea spessore e nemmeno
bucce d'arancia. Il fondo lucido
importantissimo per favorire
l'adesione delle decal.

importante immergere le decal in acqua tiepida, questo le ammorbidisce ed evita che


possano rompersi. I singoli elementi vengono
fatti scivolare in posizione con l'aiuto del
Mr.Mark Softer Gunze, che ne favorisce l'adesione.

Per uniformare le superfici e favorire i successivi processi di weathering applico diverse velature di trasparente satinato Vallejo diluito
con l'Acrylic Thinner AK.

Si applicano diversi filtri, Vibrant Green, Orange, Dark Brown Wash


etc. per differenziare le varie superfici. In caso di errore, grazie al
fondo satinato, si pu asportare tutto con un pennello umido di
diluente.

Con il Dark Streaking Grime AK e un pennello sottile si creano delle colature che vengono poi riprese con
un pennello piatto umido di diluente.

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Un po' di
drybrush non
guasta, un pezzo di
cartone assorbir
l'eccesso di medium
dai colori a olio.

Con una spugnetta e un pennello si creano le scrostature; per un effetto mirato occorre mascherare. Le scrostature profonde si accentuano con il German Camouflage Black Brown Vallejo.

Alcune superfici sono state ulteriormente schiarite con un filtro per simulare l'effetto del caldo sole vietnamita.
Si inizia a realizzare la polvere con un fondo di Worn Effects AK, seguito da una velatura di XF-78 Wooden
Deck Tan diluito in acqua. Si rimuove parzialmente con un pennello bagnato.

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Questa crosta di fango


secco si realizza facilmente e costituisce la
base per ulteriori effetti
creati stavolta con i
colori a olio. Il cartone
assorbe l'eccesso di
medium e favorisce la
finitura opaca.

Il Rain Mark si applica


sulla torretta e sulle
superfici verticali.
Appena asciutte le striature vanno subito sfumate con il diluente, se
si aspetta troppo non
pi possibile lavorarle.

Le superfici orizzontali
vengono ulteriormente
contrastate con i colori
a olio, con tonalit
scure si accentuano le
ombre e si differenziano
i vari pannelli.

Le maglie di scorta si
dipingono con una
miscela di nero e gunmetal.

La parte bassa riceve un fondo per i


pigmenti dei colori caratteristici di
questo teatro, la famosa terra rossa
del Vietnam.

Le maglie dei cingoli ricevono una velatura di ruggine


con l'AK Light Rust Wash.
Con il Rust Streaks AK si creano piccole colature con l'aiuto
di un pennellino; l'effetto viene sfumato con il White Spirit.
Quando si sfuma si decide anche l'intensit dell'effetto.
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Mescolando AK Africa Dust e Vietnam Earth Pigment Mig si ottiene lo


stesso tono del fondo, un poco di gesso contribuisce a dare corpo. La miscela viene prelevata a pennello e
schizzata sul modello con il getto dell'aerografo, poi si tira verso il basso con un pennello morbido umido di
diluente. Il procedimento si pu ripetere pi volte.

I cingoli bruniti si proteggono internamente con il nastro,


poi si spruzzano velature di Tamiya XF-52 Flat Earth che
simulano il tono marrone di questi elementi.

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Con pigmenti, sabbia, Fixer, terra e gesso si crea un


fango denso che asciuga nottetempo, la massa sbriciolata si fissa ai cingoli assieme a molte diverse
tonalit di pigmenti adoperando ulteriore fissativo.
La parte interna viene tirata con un bastoncino
cotonato poich qui che si esercita
l'azione dei rulli.

La terra sbriciolata si adopera


anche per rafforzare l'effetto
fango sulle varie superfici del
carro. Zone umide o comunque
grasse si creano con il pigmento
Track Brown, ottimo sia per la
parte inferiore dello scafo sia per i
rulli del treno di rotolamento.

I cingoli apparivano troppo marroni,


sono stati quindi ripresi con un lavaggio
AK Brown Blue Wash per correggere
il tono.

Le spugnette per il trucco sono ottime


per l'applicazione mirata di pigmenti.
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I cavi di rimorchio si trattano con il nuovo Nature Effects Mig tirato con le dita! Una volta incollati con la
ciano, si riprendono determinate zone con toni ruggine.
Nelle zone di accumulo dell'acqua si creano ulteriori chiazze rugginose.

Colature di olio e carburante si


riproducono con Engine Fuel & Oil
soprattutto sulla cofanatura del
motore. Si creano chiazze diseguali giocando sulla diluizione.

Zone bagnate si simulano con Wet Effects Mig. Anche in questo caso
l'effetto pi o meno intenso si corregge con il white spirit.

Le parti in legno degli attrezzi si


dipingono con una miscela di
ombra bruciata e Siena bruciata a
olio.

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L'eccesso di olio si rimuove con


un pennello appena umido di
diluente.

L'evidente colatura nera sul lato


sinistro si riproduce con una
miscela di pigmenti Black
Smoke, Vietnam Earth e Track
Brown. Il nero puro avrebbe dato
un risultato troppo intenso.

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Con una matita Silver si riprendono gli spigoli degli attrezzi metallici.

Siamo ai ritocchi finali. Con il Gravel and Sand Fixer si incollano alcune
foglioline sulla cofanatura del motore e sulla torretta.
La bandiera americana si ricava da una sfoglia di stagno sui cui si incolla
un trasferibile Verlinden. Una volta fissata sul carro, si riprendono i bordi
con i colori Vallejo e con vari pigmenti per dare l'idea del bruciato.

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LA paura
BT7 TAMIYA
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di Ivan Cocker

"Diorama" significa tante cose, per molte persone


semplicemente il contorno di un modello, per altri
una vera e propria scenetta. Grazie a Shep Paine i
diorami si sono spostati in un'altra dimensione, una
forma d'arte nella quale l'osservatore trova una storia, un messaggio, assieme alle capacit modellistiche dell'autore.
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n un mio recente lavoro


ho voluto sperimentare un
concetto ancora diverso,
pi comunicativo e, se possibile, evocatore di emozioni. L'idea deriva dal mio
diorama "Reunited", l'impatto diretto dato dal
padre/marito soldato che
torna dalla sua famiglia
con il carro e l'ambientazione di sfondo. Ero un po'
scettico su questo approccio, tuttavia il lavoro stato
ben accolto all'Euromiliatre
e sui vari forum, grazie a
ci ho provato ad approfondire il concetto.
Stavolta ho provato a sviluppare emozioni diverse da
quelle solitamente associate
ai soggetti militari. La scenetta sarebbe stata minimalista,
per nulla eroica o romantica. Restando sul tema del
fronte dell'Est, stavolta ho
voluto mostrare qualcosa di
raramente presente nel soldato sovietico: la paura!
Parallelamente ai nazisti, il
regime sovietico sviluppo'
una efficace propaganda
per alzare il morale durante la Grande Guerra
Patriottica.
L'agiografia
mostra la Gloria, il
Sacrificio, l'Eroismo di civili e militari nella difesa
della Madrepatria.

Il 22 giugno del 1941 le


cose tuttavia stavano in
maniera ben diversa. Il
Blitzkrieg era appena stato
scatenato e la conseguenza fu un enorme tracollo
dell'Armata Rossa. Morte e
distruzione, lunghe colonne
di prigionieri e dovunque
equipaggiamenti distrutti.
Uno degli eserciti pi
potenti al mondo in ginocchio e i poveri soldati sovietici nel bel mezzo di questo
inferno, terrorizzati e ben
lontani dall'immagine che i
commissari politici avrebbero voluto mostrare. Ecco
cosa avevo in mente, il
mondo reale: contadini-soldati durante un bombardamento, da soli, la potente
macchina da guerra ridotta
in pezzi, confusione, esplosioni, morte.

L'idea
Preferisco le scene compatte concentrando l'idea con
il contorno minimo indispensabile per non distrarre l'occhio dalla storia principale; come dire, meno
meglio! In virt della compattezza ho evitato i grandi
carri come il KV e il
T34/76, macchine davve-

ro rare all'epoca dei fatti e


largamente insufficienti per
evitare il massacro dei
primi giorni dell'operazione Barbarossa. I candidati
ideali, disponibili in grandi
quantit, erano i piccoli e
leggeri T26 e i carri BT. Ho
scelto proprio un BT7 piuttosto che un T26 poich
pi lungo e bilancia meglio

la base, molto pi prosaicamente ne avevo uno che


oramai era il re dello scaffale da anni, in attesa di
venire completato. Si trattava precisamente di un BT7
early model 1935 della
Eastern Express con tutti i
suoi difetti, il peggiore era
una torretta early con uno
scafo late. Ho dovuto metter mano alla questione e
correggere.
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LA MODULAZIONE - Questo progetto ideale da realizzare in modulazione per accentuare la drammaticit.


Il carro stato colorato con gli acrilici Tamiya con le luci e le ombre realizzate in funzione della posizione
definitiva sul diorama. Per aiutarmi ho posto il carro sotto a una luce in modo da poter studiare l'effetto.
Il verde sovietico 4B0 il Santo Graal del modellismo, ognuno ha la sua verit in tasca. Evito di aprire un vaso
di Pandora con l'esatta tonalit di questo colore, semplicemente adatto la tonalit alla scena visto che, oltre
a tutto, un carro operativo pu cambiare aspetto anche in maniera drammatica con l'invecchiamento.

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IL TERRENO
La basetta semplice, appena sufficiente a contenere il carro rovesciato. Questo viene bilanciato da un
palo telegrafico e da un tronco caduto. I figurini
saranno collocati in una buca scavata sotto al carro,
il terreno ha un aspetto lunare, pieno di crateri,
deformato dal bombardamento.
La buca stata definita con il Milliput e dei sassolini per creare la texture, non mancano radici, rami,
frammenti vari. Il palo telegrafico del range RB, un
eccellente produttore di accessori.

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Numeri dispari bilanciano


meglio le scenette. Ho
convertito i pezzi di
Alexander Zelenkov: soldati sovietici di inizio
guerra, il brand si chiama
Stalingrad.
Questi hanno un aspetto
vissuto e consunto, le
uniformi son del primo
tipo, perfette per la mia
idea. Per rendere la scena
pi compatta sono tutti
addossati uno all'altro
alla ricerca di conforto
nel proprio sergente.
Questo l'unico soggetto
praticamente da scatola,
gli altri hanno subito
modifiche pi o meno
importanti. Gli elmetti
russi Tamiya sono stati
scavati in maniera da
adattarsi naturalmente
alle teste. L'ultimo elemento umano che ho
aggiunto un braccio,
rappresentante la morte,
il resto delle spoglie
sepolto dal terreno.
I figurini hanno ricevuto
un
fondo
Games
Workshop Black e una
luce zenitale spruzzando
il Warhammer White dall'angolo della fonte di
luce. La colorazione
stata fatta con gli acrilici
seguiti dagli oli per gli
incarnati, le luci e le
ombre. Anche se i tre
pezzi indossano la tipica
gymnastrioka russa ho
cercato di creare del contrasto
lavorando
sul
Khaki e sull'ocra. Per gli
incarnati ho mescolato
Mars Yellow, Titanium
White e Burnt Sienna in
varie proporzioni. In particolare sono stati favoriti i
toni pallidi di chi terrorizzato e sono stati curati
gli occhi a palla. La mano
morta ha ricevuto una
tonalit grigiastra.
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di Daniele Guglielmi e Mario Pieri


Gruppo Plastimodellismo Fiorentino

prima parte

Le colorazioni dei veicoli


militari tedeschi nella
seconda guerra mondiale
Prosegue la serie di articoli dedicati ai mezzi militari tedeschi. Stavolta ci occuperemo di colori e
schemi mimetici.
Introduzione
Come accennato nei precedenti articoli, la nostra intenzione quella di fornire le indicazioni di base riferite alle normative dell'epoca, assieme a una serie di esempi riguardanti possibili variazioni sul tema: quelle che, in fin dei
conti, sono le pi ricercate da parte dei modellisti.
Chi ci ha seguito sino a qui pu intuire che neppure largo-

mento delle colorazioni dei veicoli tedeschi nel corso del


conflitto mondiale sia di facile trattazione, a causa delle
numerose modifiche ai regolamenti e delle tantissime eccezioni riscontrate nell'iconografia d'epoca e secondo le
testimonianze reperite. Ma nostro desiderio che quanto
qui proponiamo possa permettere ai lettori maggiori capacit interpretative delle fotografie storiche e di conseguen-

La parte posteriore della


scudatura di un cannone
3,7cm Pak 35/36 mostra
la colorazione mimetica
a tre colori in uso in
Germania a met degli
anni Trenta.

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Alcune autoblindo Sd.Kfz. 222 all'uscita da una


caserma. Il colore grigio scuro e i simboli bianchi
risaltano su questi veicoli in perfetto stato di
pulizia.

za soluzioni modellistiche per lo meno realistiche.


Vale la pena di segnalare che in merito all'argomento esistono differenze, anche notevoli, riguardanti sigle e nomi
dei colori, periodi di adozione e modalit di stesura delle
pitture. Da parte nostra, come gi fatto in passato, abbiamo preferito basarci primariamente sui documenti ufficiali.
L'attento esame delle fotografie d'epoca non sempre risolve i dubbi: il materiale in bianco e nero, anche se di qualit, non permette di distinguere sempre le diverse tonalit
in alcuni casi un veicolo che presenta tre diversi colori
appare come monotono, in altri macchie di sporco e fango
sono state erroneamente interpretate come vere mimetiche
e quello a colori non d un sicuro affidamento.
Innumerevoli sono le variabili rappresentate dalla qualit
dei negativi e delle lastre fotografiche, dall'effetto causato
dalle luci e ombre al momento dello scatto, dal tipo di
stampa, dai cambiamenti cromatici causati a questa dal
passare del tempo.
Un'ultima avvertenza: la stragrande maggioranza dei
mezzi conservati nei musei e nelle collezioni non ha mantenuto la colorazione originale e quindi sarebbe bene che
non rappresentasse una guida sicura, mentre i pochi esemplari arrivati sino al giorno d'oggi senza ritocchi costituiscono un importante elemento di studio e confronto.

attenzione quindi alla versione del catalogo eventualmente


reperita.
Le parti metalliche dei veicoli tedeschi ricevevano in fabbrica una spessa mano di Oxidrot (rosso antiruggine), identificato con la sigla RAL 8012. Il potere aggrappante di questa vernice era molto forte e difficilmente graffi o urti riuscivano a eliminarla, per lo meno su grandi superfici. Sopra
a questo fondo venivano stese a spruzzo due mani di colore mimetico.
Le vernici per i ritocchi erano fornite sotto forma di barattoli da 1 o 2 chilogrammi agli equipaggi dei mezzi e da
20 chilogrammi alle officine campali. La densa pasta in
essi contenuta poteva essere diluita con acqua, carburante
oppure appositi liquidi minerali o sintetici. fondamentale
tenere nella dovuta considerazione il fatto che la tonalit
finale potesse essere diversa, anche di molto, proprio a
seconda della diluizione.

Una colonna di autocarri pesanti Faun L900D567


che trasportano carri Pz.Kpfw. I e II prima di una
parata nell'anteguerra. Sono appena visibili le chiazze in Dunkelbraun sopra il Dunkelgrau di fondo.

Alcune note iniziali


Alla vigilia della seconda guerra mondiale la Germania
utilizzava un sistema di codifica dei colori denominato
RAL, dalla sigla dellente preposto ai controlli di qualit
(Reichsausschuss
fr
Lieferbedingungen
und
Gtesicherung), che si occupava di svariati settori merceologici. Va tenuto presente che il sistema RAL originale degli
anni Venti differisce da quello introdotto negli anni
Sessanta e tuttora utilizzato con continui aggiornamenti:
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Un Panzer III in Olanda


nel maggio 1940. Sul grigio scuro del carro risalta il telo giallo per l'identificazione aerea. La
colorazione appare idonea all'ambiente urbano.
Una lunga colonna di
automezzi di colore
Dunkelgrau; anche in questo caso sono presenti teli
gialli e arancioni. La mimetica non sembra molto
adatta ai terreni aperti.

Periodo prebellico
I tedeschi avevano gi sperimentato alcune mimetiche sin
dalla prima guerra mondiale, nel corso della quale era
apparsa evidente l'esigenza di meglio nascondere o, cosa
diversa, camuffare uniformi e materiali, curando anche
l'andamento, la forma e la grandezza della chiazzatura.
L'accurata scelta dei colori e la loro distribuzione su capi
di abbigliamento, veicoli e altri equipaggiamenti poteva
ritardare l'avvistamento, l'identificazione e il calcolo delle
distanze da parte dell'avversario, come pi volte dimostrato in occasione di alcune prove condotte sul campo.
Nel primo dopoguerra gli studi vennero ripresi e gi nel
1922 furono pubblicate nuove istruzioni riguardanti le
mimetiche, cui fece seguito un programma di standardizzazione all'interno delle fabbriche, che incluse ispezioni condotte al fine di verificare la corretta osservanza delle disposizioni. Veicoli e artiglierie tedeschi ebbero colorazioni in
Erdgelb (giallo terra) RAL 8002, Grn (verde) RAL 6002 e
Dunkelbraun (marrone scuro) RAL 7017.
Dopo l'avvento al potere di Hitler la Germania potenzi
sensibilmente le proprie forze armate. Dal luglio 1937
venne ordinata la nuova livrea basata su larghe strisce tondeggianti in Dunkelbraun sopra il Dunkelgrau (grigio
scuro, denominato in seguito anche Schwarzgrau, grigio
nerastro, e impropriamente conosciuto tra i modellisti come
grigio Panzer) RAL 7021 di fondo, rispettivamente nelle
proporzioni di un terzo e due terzi. In tempi recenti si
avuto evidenza che questa mimetica fosse diffusa pi di
quanto sinora ipotizzato; infatti, come gi accennato, la
presenza di due o pi colori non sempre visibile nelle

fotografie in bianco e nero ed possibile che il solo grigio


scuro apparentemente usato fosse in realt completato con
chiazzature di altra tonalit.
I colori utilizzati erano molto scuri, ma i comandi li ritennero adatti a celare i mezzi nelle parti in ombra a lato di
costruzioni e sotto la vegetazione; in ogni modo, lo schiarimento delle vernici conseguente alla normale usura e alla
copertura con polvere e fango in occasione delle manovre
militari venne ritenuto sufficiente ad attenuare la visibilit.
Oltre che nelle parate ed esercitazioni in madrepatria, i
veicoli mimetizzati apparvero nella guerra di Spagna del
1936-1939 e nel corso dell'occupazione dell'Austria del
marzo 1938 e di quella della Cecoslovacchia esattamente
un anno dopo.
Esistevano reparti tecnici preposti alla mimetizzazione di
strutture statiche e di veicoli, da eseguire seguendo appositi manuali, ma appare evidente che la vocazione offensiva delle unit tedesche prima del conflitto e nella sua prima
parte limit al minimo questo genere di interventi.

Fronte europeo 1939-1942


Il colore base utilizzato nel 1939 dallesercito e dalle SS
tedeschi era il Dunkelgrau. In alcuni casi il colore poteva
essere parzialmente coperto con larghe chiazze in
Dunkelbraun e/o Grn, come avvenuto negli anni precedenti il conflitto.
Una circolare del 31 luglio 1940, quindi a campagna di
Francia terminata, sanc che da quel momento lunico colore previsto in fabbrica fosse il Dunkelgrau, ma nei mesi
seguenti alcuni reparti o singoli equipaggi sperimentarono
Una compagnia di
Pz.Kpfw. I Ausf. A.
Difficile capire se la
mimetica sia nel solo
grigio scuro o anche nel
marrone scuro previsto
dai regolamenti dell'epoca.

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mimetiche basate su vernici reperite sul mercato civile o


catturate al nemico. Questo uso aument dallestate del
1941 con linvasione dell'Unione Sovietica. Per limitare la
visibilit dei colori scuri, come misura provvisoria venne
usato il fango distribuito in maniera irregolare sulle superfici pi in vista.
I materiali di preda bellica immessi in servizio in sempre
maggiori quantit avrebbero dovuto essere riverniciati in
Dunkelgrau, ma non sempre ci avvenne, aumentando cos
le tonalit e i disegni delle mimetiche presenti all'interno
delle forze armate tedesche.

Fronte africano 1941-1943


I mezzi tedeschi arrivarono in nord Africa con la colorazione standard in Dunkelgrau, presto dimostratasi inadatta ai
terreni desertici o sassosi, anche se dopo poco tempo la
polvere e la sabbia che si depositavano sulle superfici
diminuivano la visibilit del colore scuro. Le soluzioni pi
semplici videro anche in questo caso limpiego di fango o
di vernici reperite in loco.
Da met marzo del 1941 fu prescritto ufficialmente uno
schema composto dal Gelbbraun (marrone giallastro) RAL
8000, piuttosto chiaro, e dal Graugrn (verde grigiastro)
RAL 7008, abbastanza chiaro e simile al grigio verde italiano, rispettivamente nelle proporzioni di due terzi e un
terzo. I ritardi nella distribuzione delle latte di tinta non
considerate rifornimenti urgenti rispetto a munizioni,
acqua, viveri e carburante e le vicende belliche impedirono una larga diffusione della nuova mimetica e molti veicoli rimasero in grigio scuro sporco, mentre altri ricevettero mimetiche parziali o non regolamentari. Inoltre, alcuni veicoli vennero riverniciati completamente in Graugrn.
La rapida usura delle vernici sottoposte al sole, alle intemperie e alle tempeste di sabbia port a particolari effetti
mimetici, apprezzati dagli equipaggi.
Dal 25 marzo 1942 la mimetica ufficiale mut in Braun

Uno StuG Ausf. B in Grecia nella primavera 1941. Il


grigio scuro e le insegne sono coperti di polvere, con
un buon effetto mimetico generale.
Sd.Kfz. 250/3
Ausf. A, la versione comando
del diffuso semicingolato corazzato leggero, in
movimento in
Unione Sovietica
nell'estate 1942.
Il Dunkelgrau
stato parzialmente coperto con fango. (BA)
Un Pz.Kpfw. 38 (t)
sul fronte orientale. La parte inferiore del carro
ricoperta di fango
accumulatosi nel
corso della marcia. (BA)

Bastavano pochi giorni


di impiego al fronte per
cambiare l'aspetto dei
mezzi corazzati. Appena
possibile gli equipaggi
dovevano provvedere
alla manutenzione, ai
rifornimenti e anche alla
pulizia dei propri veicoli.

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Un 4,7cm Pak (t) (Sfl.) auf Pz.Kpfw. I ohne Turm del


Pz.Jg.Abt. 605 in Libia nel 1941. Polvere e sabbia
hanno completamente ricoperto le parti pi basse
del piccolo cacciacarri.

Anche se si tratta di una


foto in bianco e nero
ricolorata, l'immagine
permette di mostrare
come si presentava uno
Sd.Kfz. 250/3 Ausf. A in
nord Africa, verniciato
in Braun.
Il trasporto in Libia di uno StuG III Ausf. D dello Sturmgeschtz-Zug (plotone
cannoni d'assalto) 288. Un rapporto britannico relativo a uno di questi esemplari catturati permette di essere certi della colorazione regolamentare in
Gelbbraun e Graugrn, data in Grecia prima del trasferimento. Il Dunkelgrau originale si nota nell'area di solito occupata dai rulli di ricambio. (Detlev Terlisten)

Un Pz.Kpfw. IV Ausf. G
in Tunisia, agli inizi del
1943. Difficile capire
con quali colori sia
stato mimetizzato, ma
possibile che si tratti del
Braun completato con il
Sandgrau. (Thomas
Anderson)

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Una autoblindo pesante Sd.Kfz. 233 catturata dai britannici in Tunisia. Il colore
unico potrebbe essere il Dunkelgelb, all'epoca gi in uso nelle fabbriche tedesche e adatto anche ai terreni nordafricani. La tanica porta una croce bianca,
per indicare il contenuto di acqua. (IWM)

Un sottufficiale statunitense
esamina alcune artiglierie tedesche dopo
la capitolazione in Tunisia delle truppe dell'Asse.
I pezzi appaiono verniciati con varie tonalit di giallo, in alcuni casi completate da
chiazzatura in grigio.

(marrone, ma conosciuto ufficiosamente anche come giallo


Afrika Korps) RAL 8020, piuttosto chiaro, completabile con
strisce o chiazze in Sandgrau (grigio sabbia) RAL 7027,
Dunkelgrau oppure altri colori. La cattura di grandi depositi britannici port all'impiego di vernici di preda bellica,
come il light stone e il pale cream inglesi.
Nel 1943 in Tunisia, dove i terreni verdeggianti sono
numerosi, alcuni mezzi ebbero mimetiche a pi colori
oppure furono verniciati in verde, a volte ottenuto mescolando diverse vernici. Qualche mezzo arriv sul fronte tunisino verniciato in Dunkelgelb (giallo scuro, conosciuto ufficiosamente come giallo sabbia tedesco) RAL 7028.
Le mimetiche africane apparvero saltuariamente anche in
Grecia continentale e insulare, sul fronte orientale e
nellItalia meridionale, in particolare su veicoli inizialmente destinati a essere inviati in nord Africa.

Un Panther Ausf. D in fase di costruzione. Lo scafo


stato verniciato con la vernice rossa antiruggine e
sta per ricevere i cingoli.

Stretto di Messina,
agosto 1943, una
Kubelwagen candida nel
suo Dunkelgelb si avvicina a una motozattera.
(David Zambon)

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Costa dalmata, pochi giorni dopo l'armistizio italiano dell'8 settembre 1943. Un carro italiano L6/40 servito per recuperare un autocarro tedesco caduto in un fiume e il personale sta asciugando le attrezzature (e
se stessi). Il veicolo furgonato appare verniciato interamente in Dunkelgelb. (BA)
Un Pz.Kpfw. IV
Ausf. H della 12.
Kompanie del III.
Abt./Pz.Rgt. 24 della
24. Panzer-Division,
in sosta durante la
marcia tra Bologna
e Firenze poco dopo
la comunicazione
dellarmistizio italiano. Il carro verniciato nel solo giallo scuro dato in fabbrica; il numero del reparto 1252 nero. (Ich kam durch)

Fronte europeo 1943-1945


Con il passaggio della guerra a una fase prettamente
difensiva, i tedeschi adeguarono le proprie mimetiche. Dal
18 febbraio 1943 divent esecutiva una normativa che
prescriveva l'uso generalizzato del Dunkelgelb da parte
delle fabbriche. I reparti potevano lasciare questo colore
da solo oppure completarlo con parti in Olivgrn (verde
oliva) RAL 6003 in origine un colore utilizzato per mimetizzare edifici aeroportuali e Rotbraun (marrone rossiccio, a volte riportato come Schokoladenbraun o
Schokobraun, marrone cioccolato) RAL 8017. Quando
possibile la mimetica veniva realizzata presso le officine
utilizzando pistole a spruzzo, compressori, diluizioni e
disegni prescritti dai manuali. Apparvero chiazze con
forme particolarmente elaborate, a volte con bordi tondeggianti oppure scheggiati e in rari casi con la riproduzione
di vegetazione. Innumerevoli sono le varianti visibili nelle

Un Pz.Kpfw. IV Ausf. G del II. Abteilung del PanzerRegiment 26 della 26. Panzer-Division; si tratta di uno
dei nove carri della 8. Panzer.Kompanie distrutti in
un'imboscata delle truppe statunitensi il 14 settembre 1943 a sud di Salerno. Il carro mostra il rosso
antiruggine con sovrapposti il giallo scuro di fabbrica e tenui chiazze in verde; il nome di donna
Germaine e il numero di reparto 813 sono bianchi.

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Una particolare
mimetica nei tre
colori regolamentari Dunkelgelb,
Olivgrn e
Rotbraun su un
Pz.Kpfw. IV Ausf. H
in azione sul fronte
orientale. (BA)

Il Tiger Ausf. E numero 131 della 1. Kompanie


dello schwere SS-Panzer Abteilung 101 fotografato
il 10 giugno 1944 a Morgny, in Normandia. Il carro
mostra mimetica e
insegne regolamentari eseguite con
cura dall'officina del
battaglione, nelle
tranquille settimane
che avevano preceduto l'invasione
alleata. (TMB)

fotografie dell'epoca.
Non tutti i veicoli prodotti prima della nuova normativa
vennero riverniciati completamente o almeno parzialmente
in Dunkelgelb; inoltre stato appurato che alcune fabbriche continuarono a utilizzare il Dunkelgrau sino allesaurimento delle scorte.
A seguito di una circolare del 19 agosto 1944, la mimetica nei tre colori fu eseguita direttamente in fabbrica, con
colori e forma delle chiazze standardizzate(1).
Contemporaneamente avrebbero dovuto essere utilizzate
tonalit leggermente diverse dellOlivgrn, pi scuro del
precedente, e del Rotbraun, tendente pi al rosso, ma non
tutte le fabbriche si adeguarono al cambiamento. Secondo
alcune fonti il verde era addirittura pi chiaro, il
Resedagrn (verde reseda) RAL 6011.
Dalla fine di agosto sino al termine dellanno apparve, ma
solo presso alcuni stabilimenti e su pochi tipi di mezzi
corazzati, la mimetica Licht-und-Schatten Tarnung, basata
su piccole chiazze di due colori date a pennello su parti
nel terzo colore, in modo da simulare la luce che filtra
attraverso la vegetazione; nel dopoguerra questa mimetica
venne chiamata con la parola inglese ambush (imboscata).
Dal 31 ottobre 1944 fu ordinato di utilizzare il rosso antiruggine come colore di base, allo scopo di risparmiare
tempo e vernici, ma la modifica ebbe una vasta diffusione
solo nelle ultime settimane di guerra; come colori mimetici
secondari erano stati mantenuti il giallo scuro, il verde e il
marrone rossiccio. Un'ulteriore variazione avvenne il 30

novembre, con l'ordine di utilizzare il verde come colore di


fondo e il rosso antiruggine e il giallo scuro a grandi chiazze, ma anche questa disposizione non pare abbia avuto
un largo utilizzo.
Su iniziativa di singole fabbriche apparvero schemi a
bordi netti verticali o diagonali oppure ondulati. Con il
peggiorare della situazione (scarsit di materie prime,
bombardamenti aerei, personale non esperto, avvicinamento della linea del fronte e altro), la qualit della produzione peggior, tanto che alcuni mezzi vennero consegnati senza la verniciatura completata o addirittura mancanti
di alcune componenti.
Si pi volte parlato di mezzi corazzati tedeschi dipinti in
grigio scuro verso la fine della guerra, notizia apparentemente suffragata da alcune immagini che mostrano colorazioni scure e monotono oltre che da rapporti ufficiali britannici, statunitensi e sovietici. In alcuni casi stato appurato che si trattava del colore verde indicato nella circolare del 31 novembre 1944, per il resto non esistono allo
stato attuale prove del ritorno al Dunkelgrau.
Note
(1) Come accennato nei precedenti articoli, nel periodo citato anche alcuni simboli, comprese le Balkenkreuz, vennero realizzati direttamente in fabbrica.

Trattore RSO trovato intatto dalle


truppe statunitensi nell'Italia meridionale. La mimetica nei tre colori
standard; sono inoltre presenti la
targa, le scritte logistiche e il telone
grigio scuro. (Life)

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Iraq, Kosovo o Libano? Nessuno di questi: alla


fine ho ambientato il modello nel teatro afgano,
che ha messo questo veicolo duramente alla
prova prima della sua sostituzione con il Lince.
TRUMPETER
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di Mirko De Vincenzi

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el corso della raccolta della documentazione


mi
sono imbattuto nella versione dotata di torretta Hitrole
prodotta da Oto Melara e
montata su alcuni esemplari. Devo ammettere che la
tentazione di autocostruirla
stata grande, ma alla fine
mi sono indirizzato su un
pi semplice mezzo armato
di Browning calibro 12,7

mm caratterizzato per da
una ricca dotazione di
antenne.

Il modello
Il kit il buon Trumpeter,
immesso sul mercato dopo
quello della versione 4x4 e
del quale mantiene molte
stampate. Lo scafo diviso
in due semi gusci che combaciano alla perfezione,
una passata di colla liquida

L'arma brandeggiabile in resina della Historica


Productions. Il cesto portamunizioni stato
realizzato con avanzi di fotoincisioni e stucco
bicomponente per fare o modificare i teli.
Le ruote del kit in un secondo momento
sono state sostituite con quelle
in resina della Egis.

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Il mitragliere un figurino Allarmi con testa Royal Model, con dello stucco bicomponente sono stati aggiunti
dettagli per adattarlo alla torretta. Il pilota invece un vecchio figurino di scarto usato nella fattispecie solo
come manichino. Come si vede dalla foto luniforme stata ricoperta totalmente di stucco bicomponente e
rimodellata.

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Primerizzato il tutto, ho steso la mimetica NATO a tre toni con colori Tamiya. Sigillato con il semigloss a
bomboletta, ho iniziato il lavoro di lavaggio del modello con oli e pigmenti.

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Le striature di sporco lungo le sponde del mezzo sono


state realizzate con i lavaggi della Mig Production
Terra variando il tono base con un mix di colori ad
olio. Per lumidit stato usato il Vernidas steso
mediante un pennello a setola lunga. Ottimo per
accogliere il colore mentre si stende sulla verticale.
Per la neve stato usato il prodotto Prochima specifico in polvere e diluito con il Vernidas per far presa
sul modello.

nelle giunzioni e il gioco


fatto. La costruzione fila via
liscia senza problemi, vista
la qualit dei pezzi.
Le uniche parti migliorabili
potrebbero essere le ruote,
sostituibili con quelle in resina della Egys o della Def
Model.
Ho utilizzato quelle in
gomma del kit, riproducendo per l'effetto peso
facendo un buco con il trapanino sul punto di contatto
col terreno e inserendo poi
una vite per "tirare" lo
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pneumatico nella posizione


voluta. Bisogna solo far
attenzione che il cerchio
sia ben incollato alla
gomma onde evitare inestetiche fessure tra le parti.
L'unica piccola autocostruzione ha riguardato le
antenne
del
sistema
Jammer e i relativi supporti
con profilati di plasticard e
sprue tirato a caldo.
Numerose foto testimoniano l'utilizzo sul campo di
questi apparati (c' ne
sono persino di spalleggia-

bili) per la difesa contro gli


IED. Ho lasciato smontati i
fari e le relative protezioni
fotoincise per poi fissarli
solo a colorazione finita.
Dopo la colorazione, quindi a lavoro inoltrato, una
foto invernale ha attratto la
mia attenzione...
Ho voluto utilizzare la neve
della Prochima che da troppo tempo era dormiente nel
cassetto, cercando di riprodurre un ambiente freddo
ma secco, nel quale la nevicata si "attacca" ma non

bagna. Gli unici punti


bagnati sono logicamente
sul mezzo intorno alla
calda zona motore.
Per riprodurre le colature
d'acqua ho utilizzato smalti diluiti e il sempreverde
Vernidas, utilissimo anche
per il fissaggio delle microsfere.
I pigmenti, concentrati sulla
parte inferiore del mezzo,
hanno concluso il lavoro.

I figurini
Per i figurini sono dovuto

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ricorrere alla modifica e


all'assemblaggio di diversi
soggetti in commercio. Il
pilota proviene dalla mia
banca pezzi, ho solo modificato il vestiario con il
Magic Sculpt. Il mitragliere
un mix di Allarmi (corpo)
e Royal Model (testa), cui
ho riposizionato le braccia
per adattarle alla nuova
posizione.
Ho colorato i pezzi con gli
acrilici perdendo... qualche grado di vista per
riprodurre le mimetiche
vegetate italiane.
Il cartello rosso che indica
di mantenersi a debita

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distanza dai mezzi una


decal prelevata da un
foglio Historica, un tocco di
colore.
Una semplicissima base
ottenuta da un foglio di
polistirolo espanso (isolante
per edilizia) ha concluso il
lavoro; di poco pi grande
del modello, trovo che non
distolga troppo l'attenzione
da questo mezzo che, visto
con tutte le antenne in posizione, assomiglia a un
grosso scarafaggio ruotato.

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di Daniele Guglielmi
Gruppo Plastimodellismo
Fiorentino

Il VTL Fiat 6614, rimasto


a lungo in servizio in
attesa della sostituzione
con il Puma.

VEICOLO BLINDATO
LEGGERO PUMA

Due viste del Puma 4x4, qui il


primo esemplare arrivato nel
2004 al Reggimento Savoia
Cavalleria (3). La classe ponte
8, mentre quella del fratello
maggiore 9. Il Puma ha ridotte dimensioni e una sagoma valida dal punto di vista balistico.

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Lo sviluppo
All'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso le forze armate italiane ripresero a impiegare veicoli corazzati ruotati di
produzione nazionale. Anche se l'Esercito non appariva
entusiasta di questi mezzi, essendo ancora impegnato nella
meccanizzazione totalmente su cingoli iniziata venti anni
prima, gli esiti di alcune esercitazioni e specialmente la partecipazione ad alcune missioni internazionali (tra le quali di
particolare importanza quelle in Libano e poi in Somalia)
misero in evidenza l'importanza dei corazzati su ruote.
Infatti, la semplicit di guida e utilizzo, le prestazioni su strada e su terreni non troppo difficili e il minor costo di acquisizione e mantenimento sono doti importanti rispetto a un cingolato, riservando quest'ultimo agli impieghi pi gravosi.
L'unico trasporto truppe all'epoca disponibile era il Fiat-Oto
Melara VTL 6614, un 4x4 dotato di una leggera corazzatura bene angolata, e l'Esercito Italiano impieg tutti gli esemplari esistenti, facendoseli prestare anche dall'Aeronautica
Militare, per fornire un minimo di protezione alle truppe
impegnate nei teatri operativi. Non poteva trattarsi che di
una soluzione provvisoria, dato che il 6614, pur apprezzato, non aveva le doti di mobilit e spazio interno richieste a
un moderno trasporto truppe, da utilizzare per svariati compiti. Le esperienze acquisite e i confronti fatti sul campo con
i mezzi in dotazione ad altri Paesi, come il VAB francese,
portarono all'emissione di un requisito ufficiale per dotarsi di
un nuovo modello di veicolo corazzato, che avrebbe dovuto
possedere le migliori caratteristiche riscontrate sui materiali
all'epoca in servizio nel mondo.
Le novit in fatto di organizzazione dell'Esercito Italiano
I lanciafumogeni Galix da 80 mm, gli stessi installati
sull'autoblindo Centauro e su altri moderni corazzati
dell'Esercito Italiano.

Dettaglio dell'armamento standard, la mitragliatrice


pesante Browning M2HB da 12,7 mm.

Il passaruota anteriore destro del modello 6x6. Il sottoscocca non prevede particolari protezioni anti IED.

Un esemplare in azione in Afghanistan con la ISAF


(International Security Assistance Force). Non
stata ancora montata la scudatura a protezione del
mitragliere in ralla; le antenne radio sono tre, l'asta
tranciacavi in posizione estesa. La feritoia laterale
e il portello posteriore sono aperti.

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Un altro Puma in Afghanistan. Si nota il parabrezza


pieghevole a disposizione del pilota quando guida
con la testa all'esterno, naturalmente in assenza di
possibili minacce.

Un Puma in Iraq, poco prima del ritiro del contingente italiano dell'operazione Antica Babilonia.

Sono visibili la postazione scudata aggiunta alla ralla


e i sacchetti di sabbia inseriti nei contenitori aperti
laterali.

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introdotte a partire dalla seconda met degli anni Ottanta,


miranti a ottenere una struttura globalmente pi agile e mobile, introdussero il concetto di fanteria leggera e di forze di
intervento rapido. I mezzi cingolati della famiglia M113 e i
ruotati 6614 non rispettavano le caratteristiche richieste e
l'industria privata present una lunga serie di progetti che
culminarono nel VBL (Veicolo Blindato Leggero) Puma del
consorzio Iveco-Fiat-Oto Melara. L'Esercito aveva chiesto la
produzione di due distinti modelli, accomunati da molte componenti: un 4x4, maggiormente idoneo ai compiti di ricognizione e collegamento, e un pi grande 6x6, destinato al trasporto di una squadra di fanti e come posto comando, di
osservazione, piattaforma per armi e MedEvac (evacuazione sanitaria). Nel 1987 il primo prototipo 4x4 venne esposto nell'ambito dell'esercitazione Etruria 87, seguito da
altri cinque prototipi, l'ultimo dei quali apparso nel 1990;
nello stesso anno fu presentato il prototipo del 6x6.
Una volta arrivati al modello di serie, dopo aver apportato
innumerevoli modifiche al progetto originale, la produzione
avrebbe dovuto iniziare nel 1991. Sempre pi eserciti impiegavano veicoli ruotati di varie dimensioni (a due, tre o quattro assi), protetti e armati in modo simile, ma in Italia tutto si
ferm a causa della mancanza dei fondi finanziari necessari e per lungo tempo i reparti dovettero continuare a utilizzare i vecchi mezzi in dotazione, usurati e non pi idonei alle
necessit del momento.
Le commesse passate all'industria solo alla fine del 1999
prevedevano l'acquisizione di 330 esemplari 4x4, 250 6x6
in seguito modificate in 180 e 380 rispettivamente , alcuni prototipi di varianti specializzate e due kit di corazzature
aggiuntive per condurre sperimentazioni, con consegne tra il
2001 e il 2004; i reparti interessati erano quelli di fanteria
leggera (alpini, paracadutisti, lagunari) per il 6x6 e di cavalleria e aeromobili per il 4x4.

Descrizione tecnica
Il VBL Puma presenta gli organi meccanici nella parte anteriore e il vano di trasporto in quella centrale e posteriore.

La vista dal retro permette di notare il verricello, i


cunei per bloccare le ruote e il portellone posteriore, dotato di blindovetro e portellino per l'uso delle
armi.

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Tre viste degli interni,


che appaiono ingombri
di equipaggiamenti; con
il pieno di munizioni e
viveri lo spazio a disposizione dell'equipaggio
estremamente ridotto. Il
sedile del pilota elevabile in altezza, in modo
da permettere la guida
con la testa all'esterno.

Tranne che in poche parti, le piastre di acciaio balistico sono


angolate; lo spessore sufficiente a proteggere frontalmente
dai proiettili perforanti da 12,7 mm NATO e lateralmente e
posteriormente da quelli perforanti da 7,62 mm NATO, sparati da media distanza. Sono presenti un sistema NBC
(Nucleare, Biologico, Chimico), collegato all'impianto di climatizzazione dell'aria, e uno antincendio, ad azionamento
automatico o manuale.
L'accesso avviene attraverso due portelli laterali, uno posteriore (tutti e tre dotati di finestrino in blindovetro e portellino
per l'uso delle armi individuali), uno superiore per il pilota,
uno sopra il vano di trasporto e la cupola del capomezzo. Il
pilota siede nella parte anteriore sinistra e dispone di tre iposcopi per la visione protetta; per la guida con il portello
aperto disponibile un parabrezza di materiale sintetico,
diviso in tre parti, davanti al quale posta un'asta tranciacavi reclinabile. La cupola centrale dispone di cinque iposcopi con visibilit su 360 e di una ralla per l'uso dell'armamento principale, rappresentato da una mitragliatrice da
5,56, 7,62 o 12,7 mm oppure da un lanciagranate da 40
mm. Tutti gli iposcopi contengono un filtro antilaser, che evita
danni agli occhi; alcuni degli iposcopi possono essere dotati di apparecchiatura per la visione notturna. L'armamento
completato da sei lanciafumogeni Galix da 80 mm, montati
tre per lato; si tratta di artifizi utilizzabili per creare cortine
di mascheramento, valide anche contro i visori laser e infrarossi.
Le comunicazioni avvengono tramite interfono interno e vari

tipi di apparecchi radio. Il motore un Diesel turbocompresso della Iveco DVD, con potenza massima di 180 cv; la trasmissione della tedesca ZF ma prodotta su licenza in Italia
comprende un cambio automatico a 5 rapporti avanti e 1
retromarcia. Il Puma ha un basso livello di rumore e di emissioni termiche. Le sospensioni sono di tipo indipendente; gli
pneumatici sono a prova di proiettile, con toroide interno per
la marcia di emergenza anche con ruote afflosciate. Nel
modello 6x6 i due assi anteriori sono sterzanti, con angolazioni diverse.
Lateralmente sono presenti alcuni contenitori aperti per il trasporto di equipaggiamenti; nel corso dell'impiego in teatro
operativo sono stati spesso montati altri contenitori e protezioni aggiuntive, ricavati anche dal materiale usato per creare bastioni protettivi attorno alle basi.
Nella parte posteriore destra dello scafo presente un verricello elettrico, con capacit di trazione di daN 3000 (con
cavo di 25 metri) sul 4x4 e di daN 4000 (con cavo di 35
metri) sul 6x6.
La maggior parte dei componenti comune sia al modello
4x4 sia a quello 6x6; quest'ultimo pi lungo di 35 cm e
pi largo di 19 cm.
Il Puma non anfibio, ma trasportabile a bordo di numerosi velivoli, come i C27J e C130J dell'Aeronautica Militare
Italiana. L'elitrasporto possibile al gancio baricentrico di
un elicottero medio o pesante; il modello 4x4 pu anche
essere trasportato all'interno di un CH47, previa breve preparazione.
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Il Puma 6x6 dotato di postazione a controllo remoto


Hitrole.

L'impiego
Come visto, lo sviluppo dei Puma fu lentissimo; i primi esemplari impiegati operativamente furono quelli del 9
Reggimento Alpini (25 della versione 6x6) e del 187
Reggimento Paracadutisti della Brigata Folgore (8 6x6), utilizzati per prove operative e in missione rispettivamente in
Afghanistan da marzo e in Iraq da aprile. Seguirono gli
esemplari forniti al 4 Reggimento Alpini Paracadutisti (4x4)
in Afghanistan. La produzione continu con regolarit, nella
speranza che pervenissero anche ordinazioni dall'estero;
infatti, alcuni Puma furono sottoposti a prove e dimostrazioni presso varie forze armate straniere. Ma quelli che venivano richiesti erano veicoli ben protetti dalla minaccia delle
mine e degli IED (Improvised Explosive Device, ordigni esplosivi improvvisati), caratteristiche che il Puma non aveva.
Furono lanciati programmi per tentare di adeguare il mezzo
ai moderni scenari, prevedendo l'adozione di corazzatura
aggiuntive attorno allo scafo e nel sottoscocca, ma i risultati
ottenuti avrebbero portato a pesi e costi aggiuntivi senza
grandi vantaggi. Alcuni attacchi subiti in Afghanistan confermarono la vulnerabilit agli ordigni esplosivi, sempre pi diffusi(1). Inoltre, lo spazio interno dei due modelli si era dimostrato insufficiente al trasporto di ogni cosa potesse servire
agli equipaggi in occasione di pattugliamenti di lunga durata. Nel corso dell'impiego in Afghanistan alcune perdite si
Un esemplare dei Carabinieri Paracadutisti, riconoscibile per la colorazione monotono oltre che per le
scritte.

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Dati tecnici VBL Puma


(tra parentesi i dati del modello 4x4)
Peso in ordine di combattimento
kg 8200 (7000)
Lunghezza scafo
mm 5070 (4760)
Lunghezza fuori tutto
mm 5525 (5085)
Larghezza
mm 2300 (2090)
Altezza scafo
mm 1680
Motore
Iveco turbodiesel
Potenza massima
cv 180, kW 132,3
Trasmissione
ZF idrodinamica,
cambio automatico a 5 marce avanti e 1 retro
Velocit massima
km/h 105 (110)
Autonomia
km 700
Guado
mm 700
Raggio di sterzatura
m 7,5 (7)
Pendenza massima longitudinale 60%
Pendenza massima trasversale
30%
Equipaggio
1 + 6 (1 + 3)
Note
Il peso massimo pu essere superiore a seconda dell'armamento e dei rifornimenti trasportati.

sono registrate tra i militari in ralla a causa di colpi di arma


da fuoco o del ribaltamento del mezzo; a questo scopo su
alcuni esemplari stata installata una postazione a controllo remoto Hitrole dotata di sistema di acquisizione ognitempo stabilizzato e che pu montare diversi tipi di armi. In
mancanza di questa installazione, su alcuni esemplari in
Iraq e in Afghanistan stata montata una scudatura pieghevole simile ma non identica a quella dei VCC2(2).
Una quindicina di esemplari stata consegnata all'Arma dei
Carabinieri, che li ha impiegati in Italia e in Iraq.
La dimostrazione che i due modelli di Puma, pur dotati di ottime caratteristiche di base, non fossero pi idonei ai compiti
previsti ha portato alla riduzione delle commesse, alla sostituzione in teatro operativo con gli LMV Lince e alla cessione
di alcuni esemplari a forze armate e di sicurezza straniere(3).
Parimenti cessato ogni studio relativo a varianti specializzate del Puma, sostituite da quelle basate sul Lince(4).

Un Puma 6x6 in Libano, nel quadro dell'operazione


UNIFIL Leonte XII, Reggimento Savoia Cavalleria
(3). La postazione per l'armiere quella provvisoria.
(Paolo Fanin)

Note
(1) In occasione di questi attacchi gli equipaggi dei Puma subirono morti e feriti; in particolare, la deformazione delle piastre corazzate, il distacco di schegge interne e il
mancato smorzamento della concussione causata dalle esplosioni provocarono gravi
danni agli occupanti, anche senza perforazione della corazzatura.
(2) Il VCC2 una variante italiana del trasporto truppe cingolato M113.
(3) Al momento attuale si tratta di pochi esemplari ceduti ad Argentina e Gibuti e di
20 all'Esercito Libico, ma trattative sono in corso con gli stessi Paesi e con Egitto e
Giordania per cessioni pi consistenti.
(4) Per ulteriori informazioni sui MRAPV (Mine Resistant Ambush Protected Vehicles) e
sulle moderne difese dagli IED si rimanda alla monografia LMV Lince di Luigi Carretta
e Daniele Guglielmi, edito dal Gruppo Modellistico Trentino nel 2013.

Di particolare interesse la livrea bianca delle forze


dell'ONU, il Galix vuoto con la chiusura appesa a
una catenella, l'asta tranciacavi estesa, il parabrezza
del pilota con tergicristallo, i due assi anteriori sterzati, la targa posticcia, la Hitrole nel colore originale. (Paolo Fanin)

Ringraziamenti
Si ringraziano Stefano Calderazzo, Luigi Carretta, Paolo
Fanin e Simone Scupola per le fotografie gentilmente fornite. Un pensiero e un ringraziamento ai militari che operano
a bordo di questi mezzi ogni giorno, con coraggio e abnegazione.

Bibliografia
Notiziario Modellistico, numeri 2/07 e 3/07, Gruppo
Modellistico Trentino di Studio e Ricerca Storica
Rivista Italiana Difesa, vari numeri
Panorama Difesa, vari numeri

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Dizionario tecnico dei veicoli militari


O

continua dal numero precedente

Obice (Howitzer)
Pezzo dartiglieria a canna corta per il tiro
curvo, che pu sparare sia entro il primo arco di
tiro (alzo inferiore a 45) sia entro il secondo
(alzo maggiore di 45). Si differenzia dal cannone perch questo ha canna pi lunga ed effettua un tiro teso (sempre entro il primo arco) e
dal mortaio che invece ha canna ancora pi
corta e spara solo entro il secondo arco con una
parabola molto accentuata.
Esistono anche gli obici-cannoni, gli obici-mortai
e addirittura i cannoni-mortai, il cui tipo di tiro
cambia al variare della carica di lancio e in
alcuni casi del sistema di caricamento (ad avancarica o a retrocarica).
Obice italiano da 75/18 modello 34.

Ogiva (Nose cone, ogive)


Parte anteriore di un proiettile e anche di
missile, bomba aeronautica e altri corpi destinati ad attraversare fluidi , cio quella che
penetra laria e ha una forma affusolata per ottenere i migliori effetti aerodinamici.
Leventuale copertura con funzioni aerodinamiche viene denominata falsa ogiva.
Vedi anche: cappuccio balistico.

Operativit
Capacit di funzionare o agire in accordo con
lorganizzazione, la strategia o le direttive.
Per veicoli, armi, truppe sino ad arrivare a intere unit o eserciti, loperativit un elemento

Testi: Mario Pieri e Daniele Guglielmi


Disegni: Silvia Picucci e Mario Pieri
Gruppo Plastimodellismo Fiorentino
Auriga Publishing S.r.l. Genova, 2012

fondamentale che deve essere sempre assicurato per consentire lefficienza e lefficacia dellattivit militare.
Unelevata operativit (di unarma, un veicolo,
un reparto) rappresenta un elemento moltiplicatore di forze.

Optronica (Optronics)
Detta anche, e pi correttamente, optoelettronica (Optoelectronics) la disciplina che si occupa di sistemi che sfruttano le propriet sia dellelettronica sia dellottica oltre che dei dispositivi da essa derivati. Le sue applicazioni in campo
militare riguardano principalmente i sistemi di
mira.

Orecchione (Trunnion)
Parte sporgente della culla di una bocca da
fuoco che funge da cardine di rotazione per
lelevazione della massa oscillante. Gli orecchioni, posti sui lati destro e sinistro della culla,
poggiano e ruotano su appositi incavi dellaffusto detti orecchioniere.
Vedi anche: canna, cannone.

Organi elastici (Anti-recoil devices)


Si denominano in questo modo i seguenti tre
elementi di un pezzo dartiglieria che collegano
la culla e la massa rinculante e agiscono in
conseguenza del rinculo: il freno (che smorza
leccesso di energia del rinculo), il recuperatore (che assorbe parte dellenergia prodotta dallo
sparo e che provoca il rinculo per poi restituirla
in verso contrario contribuendo a riportare la
canna in batteria) e il controfreno (che ammortizza il moto di ritorno in batteria). In inglese si
dicono rispettivamente recoil brake, recuperator
e brake compensator.
Nelle moderne artiglierie, gli organi elastici
sono di tipo oleopneumatico. Allo scopo di comprenderne il funzionamento, si pensi al recuperatore come composto da due cilindri paralleli
collegati fra loro a formare un contenitore unico;
una quantit di fluido idraulico (in genere olio
lubrificante) racchiusa fra un pistone e un
setto mobile il quale la separa da un gas inerte
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(o aria). Il freno di rinculo a sua volta rappresentato da un unico cilindro ermetico riempito di
fluido denso ma in grado di scorrere attraverso
fori (luci di efflusso) di un pistone interno al cilindro stesso. A riposo, il pezzo in batteria e i
pistoni di entrambi i dispositivi, solidali alla
canna, sono fermi. Nella fase successiva allo
sparo e che corrisponde al movimento di rinculo della canna il pistone del freno si muove
allindietro costringendo il fluido a passare attraverso le luci di efflusso; ci genera una resistenza che favorisce il frenaggio mentre gran parte
dellenergia del rinculo si disperde in calore.
Allo stesso tempo anche il pistone del recuperatore retrocede spostando la massa di fluido
che, a sua volta, comprime il gas. Una volta terminato leffetto del rinculo, tale gas compresso
(eventualmente assistito da una molla) si espande riportando il pezzo in batteria.
Il funzionamento del controfreno analogo a
quello del freno, bench in verso opposto.
Spesso un unico meccanismo a svolgere
entrambe le funzioni.

fascio di luce deviato verso il basso. Oggigiorno,


i sistemi di visione notturna rendono obsoleti
questi sistemi, che comunque continuano a
essere impiegati.
Nota storica. Per far s che il personale amico
potesse comunque distinguere la sagoma di un
veicolo in caso di oscuramento o scarsa visibilit, i bordi dei suoi parafanghi e di altre parti
sporgenti erano spesso verniciati di bianco.
Vedi anche: Notek.
Una motocicletta tedesca con il faro oscurato e il bordo
del parafango dipinto di bianco.

Oscuramento (Blackout, black-out)


Limitazione o soppressione delle luci al fine di
ridurre la possibilit di identificazione nemica di
veicoli, uomini, fabbricati e altri obiettivi.
In passato, i mezzi militari potevano essere
dotati di fanali cosiddetti oscurati; per esempio,
quelli anteriori erano in parte schermati e il

Sequenza schematica
del funzionamento degli
organi elastici, qui visti
in sezione trasversale:
(1) = posizione a riposo;
(2) = dopo lo sparo e
conseguente rinculo.

segue sul prossimo numero


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